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Dettaglio seduta n.174 del 10/09/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Hanno chiesto congedo per questo pomeriggio i Consiglieri Curci e Debenedetti.


Argomento: Commercio

Dibattito sul problema dell'aumento del costo della vita (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto dell'o.d.g.: "Dibattito sul problema dell'aumento del costo della vita".
Ho annunziato questa mattina che vi è una mozione presentata dal Gruppo comunista, che vi è un'interrogazione presentata dal Gruppo socialista, e vi è una relazione che a nome della Giunta l'Assessore Borando si predispone a fare. I presentatori della mozione intendono illustrarla esonerandosi dal darne lettura, o preferiscono che prima si dia lettura della mozione, poi parli l'Assessore Borando, il quale eventualmente potrebbe poi replicare alle osservazioni che saranno fatte dai Consiglieri?



BERTI Antonio

Riterremo opportuno illustrarla.



PRESIDENTE

Allora, le darei la parola per l'illustrazione, pregandola di leggerne il testo nel corso dell'intervento.



BERTI Antonio

Signor Presidente, signori Consiglieri, le misure adottate dal Governo per frenare l'ascesa dei prezzi di alcuni generi alimentari sono un aspetto importante, ma non l'unico, degli interventi necessari per far uscire il Paese dai guasti provocati dalla politica governativa, in particolare nel periodo del centro-destra, fautore di una politica di contrapposizione frontale nei riguardi del movimento dei lavoratori.
La politica del centro-destra ha portato il Paese sulla strada dell'inflazione, lo ha portato ad una crisi economica molto grave, di carattere strutturale, che si riflette negativamente sui contenuti delle questioni che caratterizzano la nostra società, in primo luogo la questione meridionale. Una situazione drammatica, dunque, le cui conseguenze sono pagate essenzialmente dalle masse dei lavoratori, che vedono diminuito il proprio potere d'acquisto, minimizzate le conquiste ottenute attraverso lunghe e dure lotte, essenzialmente dalle categorie più disagiate del nostro Paese.
Per questo, il nostro partito, le forze sindacali, protagonisti nei mesi scorsi di possenti lotte per far cadere il Governo di centro-destra hanno assunto, com'è noto, una posizione costruttiva nei confronti del nuovo Governo: è noto in proposito l'atteggiamento del nostro partito in rapporto agli impegni che il Governo Rumor si è assunto. Estremamente preoccupati per il precipitare della situazione, noi avevamo fatto quanto era nelle nostre forze e possibilità, così come i lavoratori, diretti dalle loro organizzazioni sindacali, per sgomberare il terreno nel nostro Paese dalla presenza di un Governo che ha provocato, come ho detto, guasti gravissimi sul terreno della situazione economica, guasti di carattere strutturale, che aggravano tutti i nodi profondi del nostro Paese, sul terreno dei rapporti politici, sul terreno della valorizzazione delle istituzioni. Già in occasione di altri dibattiti, abbiamo denunciato in quest'aula questo stato di cose quando il nostro Consiglio Regionale, così come anche le altre Regioni, sia pure con accenti e sfumature diversi hanno assunto, di fatto, un atteggiamento di opposizione nei confronti di un Governo che, a tutti gli altri aspetti negativi, assommava anche quello di antiregionalista nei fatti.
Non è nostra intenzione tracciare un giudizio dell'attività di questo Governo: si tratta di verificare i risultati dell'azione fino ad oggi svolta, per avere le idee chiare su quello che è stato fatto, per determinare nuove iniziative in rapporto alle scadenze che ci attendono per svolgere tutta l'attività politica indispensabile a dare un seguito all'azione intrapresa, per portare intanto al successo questa azione e per affrontare la data del 31 ottobre, fissata per la scadenza del blocco sui generi alimentari, e quella della fine dell'anno, in cui terminerà il blocco degli affitti degli immobili...



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Il blocco dei fitti scade il 31 gennaio.



BERTI Antonio

Scadenze cui occorre giungere avendo le idee chiare sulla situazione e su quel che si deve fare, sulle forze che queste iniziative possono ed hanno la volontà politica di portare avanti.
Noi non abbiamo mancato di dichiarare il nostro apprezzamento per le pur limitate misure parziali assunte dal Governo, in cui abbiamo riconosciuto alcune delle proposte formulate dal nostro partito e dai sindacati. Abbiamo sottolineato con decisione l'esigenza di avviarci verso un nuovo tipo di sviluppo, fondato sulla difesa e l'allargamento del potere reale di acquisto dei salari, dei redditi di lavoro, dei redditi fissi, di puntare all'aumento dell'occupazione, all'avvio a soluzione di problemi fondamentali quali quello dell'Italia meridionale, dell'agricoltura, di operare per lo sviluppo dei consumi sociali e pubblici. E avevamo sostenuto con vigore l'esigenza di assumere alcune misure immediate per frenare l'inflazione galoppante, per frenare l'aumento vertiginoso dei prezzi dei generi di consumo - e non soltanto di questi - che ha fatto nascere il problema del carovita, uno dei problemi più angosciosi, per il modo drammatico in cui incide sui bilanci delle famiglie più disagiate, per la questione politica che solleva; un problema che non può lasciare indifferenti i lavoratori, i quali, dopo aver conquistato, com'è noto, con dure lotte un nuovo contratto di lavoro, che contempla consistenti aumenti salariali, si son visti immediatamente ridurre considerevolmente i risultati di questa azione, e quindi l'esigenza di riproporci ulteriori iniziative che, per essere valide, non possono trascurare i grossi problemi di carattere nazionale di fronte ai quali ci troviamo.
La nostra astensione in Parlamento ha voluto significare presa d'atto di questi elementi di novità positivi nell'azione di governo incoraggiamento ad ogni sia pur piccolo tentativo di inversione di tendenza, e, insieme, impegno vigilante ed attivo per vincere, intanto, la battaglia dei prezzi. Noi abbiamo sottolineato con forza l'esigenza di un'azione che fondasse la propria capacità di successo, la possibilità di successo sulla richiesta di contributo del movimento democratico, delle istituzioni, degli enti locali, delle Regioni. Noi ci siamo proposti di vigilare, di operare perché questa azione contro il carovita abbia successo, consci come siamo che contro le iniziative intraprese è sempre pronta, e già sta lavorando l'azione reazionaria delle forze economiche e politiche interessate al ripristino della vecchia politica. La verifica della situazione fa emergere considerazioni e problemi che vanno affrontati al fine di risultati immediati. Per giungere a questi, per fronteggiare con profitto le scadenze che con la fine del blocco attendono il Governo e il Paese, noi diciamo, proprio per l'atteggiamento responsabile che abbiamo assunto, che intendiamo misurare l'azione del Governo, delle forze democratiche, dai fatti; diciamo che le scadenze che attendono il Governo costituiscono un banco di prova della sua volontà di affrontare veramente i problemi gravi che sono aperti nel nostro Paese.
Sul piano economico, vi è l'assoluta esigenza di passare da una politica di blocco dei prezzi ad una politica di controllo democratico non solo dei prezzi, ma anche del credito, dell'esportazione e dell'importazione di capitali. Si tratta di operare con convinzione, non burocraticamente, perché queste iniziative siano affrontate, come, dicevo prima, con tutte le forze interessate, siano affrontate bene, per ottenere i risultati necessari, colpendo a livello giusto, controllando a livello delle forze reazionarie che vorrebbero far fallire questo tentativo occorre operare perché all'arresto delle tendenze attuali corrisponda un fisiologico e normale processo di un sano organismo economico e sociale.
Per questo noi abbiamo posto l'esigenza di collegare subito queste misure ad una politica di riforma e di programmazione, senza la quale anche i problemi più immediati non potrebbero trovare soluzione.
Signor Presidente, avanzo a questo punto, a nome del mio Gruppo, una prima richiesta. Sulla base delle considerazioni, che ho succintamente svolto, noi siamo convinti che i problemi aperti nel nostro Paese hanno stretta connessione con scelte economiche, con misure di riforma in tale campo che devono essere assunte, e pertanto noi riteniamo che il nostro Consiglio Regionale debba essere convocato quanto prima per un dibattito che verifichi la situazione economica del Piemonte in rapporto a quella generale, alle misure che sono state assunte, in rapporto ai problemi della programmazione. E la nostra proposta è che, in concomitanza con la conclusione dei lavori della I Commissione, cioè al termine delle consultazioni sul piano di sviluppo economico regionale, occorra affrontare un dibattito che faccia la sintesi dei problemi emersi, che li verifichi alla luce delle tendenze attuali, che proponga per il piano in questione le iniziative, le direttive nuove che il dibattito stesso farà apparire idonee. Noi non presenteremo una richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio, ma proponiamo questo dibattito perché la stessa discussione odierna, che pure affronta, come ho detto all'inizio, un aspetto importante della questione, problemi immediati, non può essere effettivamente valida per predisporre la nostra Regione, le forze politiche, gli enti locali, ad affrontare la situazione, le scadenze: a tal fine, occorre avere delle idee in un contesto molto più ampio, quello che appunto ho proposto.
La prima richiesta che rivolgo a lei ed al Presidente della Giunta è dunque di un dibattito su come si presenta oggi la situazione economica in Piemonte. Sarà così possibile operare per quanto riguarda quanto meno il nostro piano, ma suggerire anche, per quanto riguarda le scelte a livello nazionale, indicazioni il più possibile precise e collegate alle esigenze delle masse lavoratrici, delle categorie produttive del Piemonte.
Noi abbiamo voluto, con questo dibattito, per intanto, porre l'accento su alcune questioni di carattere immediato: primo, giungere ad una verifica di come si applica in Piemonte il blocco dei prezzi di ventun generi alimentari che il Governo ha deciso e che è stato approvato dalla maggioranza parlamentare, quali ne sono i risultati, quali problemi ne sono emersi. Insieme, vogliamo proporre, con la nostra mozione (che illustrer dettagliatamente, dopo questa premessa) una serie di rivendicazioni che la Regione Piemonte deve presentare al Governo per le questioni che sono sul tappeto, che sono presenti, a cui occorre dare una risposta la più immediata possibile, circa le pensioni, sociali e minime, l'aumento e l'estensione dell'indennità di disoccupazione, gli assegni familiari ed altre misure che vedremo in concreto illustrando la mozione.
Per quanto riguarda il primo aspetto, che è anche quello che ci è più presente, più vicino in questo momento, il problema del blocco dei prezzi qual è la situazione, quali considerazioni si possono fare, quali misure occorre assumere? In effetti, a nostro giudizio, anche se il Governo continua a ripetere che il blocco funziona, e anche se qualche piccolo risultato parziale si è ottenuto, nella realtà il problema del carovita è tutt'altro che risolto, nella realtà continuano a salire i prezzi all'ingrosso e i prezzi delle merci non bloccate; oppure, come ha dimostrato l'iniziativa della Confesercenti torinesi, si inganna il consumatore, e il dettagliante, modificando la confezione: dando, cioè allo stesso prezzo minor quantità di prodotto. I dati parlano in modo molto chiaro: nel mese di giugno, i prezzi all'ingrosso hanno registrato un incremento del 2,3 per cento, quelli al dettaglio dello 0,9 per cento; nel mese successivo, cioè in luglio, il fenomeno non si è arrestato: più 2,4 per cento all'ingrosso, più 0,6 per cento al dettaglio. E, a quanto si dice in questi giorni, la scala mobile, nel prossimo trimestre novembre dicembre, gennaio scatterà di 4 punti; il che rappresenta un progresso rispetto ai 7 punti dell'ultimo trimestre ma dimostra ancora una tendenza ascensionale dei prezzi. In effetti, i prezzi all'ingrosso non si sono fermati: in questo settore si continuano a verificare gli aumenti.
Noi denunciamo una situazione che minaccia di diventare molto seria.
Vogliamo porre un problema, cioè, che interessa i piccoli commercianti, che interessa essenzialmente i dettaglianti. Perché, se, come dimostrer all'ingrosso si verificano gli aumenti, e, come è invece possibile dimostrare, al dettaglio i prezzi sono contenuti, anzi si accrescono le difficoltà, sono in aumento i fallimenti e le cambiali in protesto, in una situazione in cui si aggiungono le sanzioni di carattere amministrativo che assumono un carattere ingiustamente punitivo. Credo, al di là di singole responsabilità, nei confronti delle quali tuttavia la legge agisce senza alcuna indulgenza, a quanto appare da queste prime esperienze, si possa dire che il blocco ha agito a senso unico. In effetti, le industrie prima del 16 luglio si erano già cautelate, ritoccando i prezzi; i dettaglianti, non sapendo di questi aumenti, non hanno riveduto i loro listini e sono rimasti danneggiati. Possiamo portare alcuni esempi fornitici dalle organizzazioni cooperative: il prezzo d'acquisto per il dettagliante dell'olio di semi vari da giugno a luglio è passato da 272 a 413 lire il litro, mentre il prezzo di vendita bloccato al 16 luglio varia dalle 320 alle 360 lire; l'olio di semi di arachide ha avuto un aumento di 70 lire il litro; l'olio d'oliva toscano di 90 lire; l'olio d'oliva extra vergine di 70 lire; la pasta ha avuto aumenti dall'11 al 17 per cento. E potrei moltiplicare gli esempi. Pressoché tutti i generi alimentari di più largo consumo hanno avuto, a livello del dettagliante, aumenti nei prezzi da pagare al produttore.
E' ovvio che i dettaglianti, vedendo scaricati sulle proprie spalle questi aumenti, si siano visti costretti, o per non incorrere in errore alcuni perché terrorizzati, a non acquistare merce, con conseguente perdita delle vendite e diminuzione del volume di affari. Nella stragrande maggioranza, i colpiti sono piccoli operatori economici, che si sentono ingiustamente colpiti e reagiscono, come ha dimostrato l'ultima assemblea dei commercianti, tenuta presso la Camera di Commercio, in un modo che palesa esasperazione, sfiducia, in alcuni casi anche volontà di reagire in maniera qualunquistica e pericolosa. E' una situazione che essi non meritano, nei confronti della quale occorre intervenire rapidamente, anche per affrontare meglio proprio quella scadenza del 31 ottobre per la quale è prevista un'esplosione dei prezzi, con conseguenze facilmente immaginabili e per le categorie interessate del commercio e per la classe operaia, che non potrebbe fare a meno di reagire nel senso facilmente prevedibile. La rabbia, l'esasperazione della categoria dei dettaglianti è determinata dal modo burocratico con il quale si affrontano queste questioni; anche perch essi possono costatare che non vengono colpite con lo stesso rigore, con la stessa inflessibilità, le grandi ditte produttrici, i grossisti, i primi responsabili, che di queste situazioni approfittano per tentare grosse speculazioni. Da questo punto di vista, il caso della Barilla è certamente il più illuminante: si sono mossi in diversi perché si raggiungesse un accordo con la Barilla, ma questa ditta non ha rispettato quanto concordato, ha continuato a mantenere i prezzi alti, anche se recentemente ha tentato di dare dei premi cosiddetti di produzione.
C'è poi tutto il settore dei generi non alimentari - articoli di abbigliamento, telerie, cartoni, derivati dal legno, casalinghi - che fa registrare aumenti degli articoli non inferiori al 20 per cento, con punte massime del 150 per cento come nel caso dei cartoni. Questi prodotti non sono compresi tra i ventuno bloccati e le aziende che li producono pare non raggiungano il fatturato di 10 miliardi l'anno, quindi sfuggono a qualsiasi controllo. Ed è chiaro che tutto ciò contribuisce a provocare il generale rincaro del costo della vita, nonostante le misure predisposte dal Governo che noi abbiamo giudicato positivamente, correttamente indirizzate, ma che se non sono effettuate nel modo giusto, se non sono esercitate con un controllo democratico, rischiano di tradursi in un intervento che non consegue i risultati sperati, crea degli scontenti, non abbassa il prezzo dei generi alimentari e degli altri e provoca una situazione molto grave estremamente grave, quanto meno per le scadenze che ci stanno di fronte.
Signor Presidente, ho fatto questa premessa per entrare nel merito delle proposte che abbiamo avanzato con la nostra mozione al Consiglio Regionale. Già avevamo presentato, verso la metà e la fine di luglio un'interpellanza in forma urgente, in cui però si ponevano essenzialmente i problemi di intervento sulle strutture commerciali, sui sistemi di distribuzione in genere, come elemento, insieme con altre iniziative (forniture di carni eccetera) per andare nella direzione che è anche oggetto di questo nostro dibattito. Tuttavia, i problemi che si sono aperti poi con le misure del Governo, in rapporto della situazione odierna con i problemi più generali di sviluppo economico del nostro Paese (e in questo senso va la proposta di dibattito che ho fatto prima) ci hanno già consigliato di far anticipare la ripresa di attività del Consiglio Regionale con un dibattito su queste questioni, per proporre una serie di interventi, da effettuare con carattere prioritario; interventi che attengono alla realizzazione del blocco dei prezzi in senso positivo riguardano misure che occorre chiedere all'intervento del Governo e del Parlamento, riguardano proposte che attengono a settori di intervento quali casa, scuola, trasporti ed altro, agricoltura, che sono direttamente collegati ai problemi che investono il carovita e incidono profondamente sui bilanci familiari.
In prima istanza, noi avanziamo la richiesta di ricondurre al controllo di strutture democratiche, democraticamente costituite, la pratica attuazione delle misure adottate, come è detto nella nostra mozione, dalla quale leggo testualmente, come lei mi ha invitato a fare: "In modo da rilevare e combattere i processi di speculazione nella formazione dei prezzi, che si determinano nell'intero arco che va dalla produzione al consumo, individuando gli effettivi responsabili dei rincari, onde evitare che la responsabilità venga unicamente ricercata, ed anche ingiustificatamente attribuita, alla categoria dei dettaglianti". Che cosa chiediamo, in sostanza? Che per le iniziative di controllo che il Governo ha assegnato ai prefetti, a questi rappresentanti del Governo, agli organi dello Stato si affianchi l'azione di comitati democratici. Diciamo, cioè che a questo punto della situazione occorre un intervento politico attraverso la responsabilizzazione di tutte le categorie interessate al funzionamento del blocco.
In questo senso, con la nostra proposta chiediamo alla Giunta di costituire un comitato regionale, del quale siano chiamate a far parte le forze politiche e sociali nonché quelle dei commercianti, dei coltivatori diretti, dei cooperatori e degli artigiani; quindi di promuovere e invitare esplicitamente i Comuni a riprodurre a livello dei Comuni l'iniziativa delle Regioni. Certo, ogni comune è libero, comunque, di assumere iniziative di questo tipo, ma noi pensiamo che se la Regione interverrà con una sua iniziativa in questo campo immediatamente i Comuni trarranno esempio per muoversi sullo stesso piano. Noi pensiamo che questi comitati così costituiti, consultando i sindacati, lavorando a contatto collaborando con gli organismi dello Stato, possano intraprendere tutte le iniziative necessarie, verificare le situazioni localmente, andare a scoprire coloro che oggi devono essere perseguiti. Per quelle cifre, per quei dati che ho citato prima, per le denunce che qua e là leggiamo anche sui giornali, per quanto vengono dicendo le organizzazioni - dobbiamo qui porre in risalto l'iniziativa della Confesercenti, che certo si è imposta all'attenzione dell'opinione pubblica piemontese, degli artigiani e dei dettaglianti - occorre intervenire per colpire, come dicevo prima, i grossisti, i produttori. E' un campo in cui la Guardia di Finanza, la Magistratura troveranno molto lavoro da svolgere.
Questo non vuol dire assolvere completamente i dettaglianti, i piccoli commercianti dall'obbligo di osservare le leggi e il blocco. Ma il blocco non può andare in senso unico. La nostra proposta tende, quindi, ad un'azione molto più vasta, ad una maggiore partecipazione delle forze interessate per cogliere i responsabili, proporre le misure, intervenire nel luogo giusto.
Questa è la prima proposta che noi facciamo. E' chiaro che comitati così fatti possono svolgere una positiva azione di controllo, ma possono anche sollecitare l'adozione di iniziative che, come abbiamo indicato nell'interpellanza, come indichiamo ancora qui, come più volte nel dibattito abbiamo proposto, possono intervenire a livello di distribuzione comunale, comprensoriale, regionale.
Credo di poter dire che la nostra proposta non cala in questo Consiglio Regionale senza alcun'altra esperienza. Noi abbiamo avuto anche rapporti con i nostri compagni dell'Emilia, per esempio, e abbiamo appreso da essi che queste esperienze là si vanno realizzando, ed ottengono risultati positivi. Penso di non sbagliare se dico che persino qualche prefetto possa essere contento di essere appoggiato in questa azione dalle istituzioni e dagli organismi e dalle categorie interessate.
Sono note le vicende che interessano i cereali, essenzialmente le scorte dei cereali (io mi limito a proporre qui i problemi: altri nostri compagni interverranno nel merito specifico di alcune questioni, salvo una sottolineatura particolare in rapporto a questo, che è fin troppo noto). Il mancato conferimento dei cereali può provocare nel campo dei prodotti confezionati (pasta ed altro di questo tipo) situazioni molto gravi.
Abbiamo appreso che il Governo autorizzerebbe l'uso, per la pasta, del grano tenero anziché duro, il che ci riporterebbe alla situazione del periodo bellico. Non credo che la situazione sia tale da ridurci a questo punto: penso invece che sia necessario fare anche in rapporto a questo dei controlli.
Noi sappiamo che ci sono anche dei piccoli contadini che non conferiscono il grano in questo momento: la cosa è comprensibile tenuto conto del basso prezzo in rapporto agli alti costi di produzione, del fatto che i mangimi costano più del grano, e anche della speranza fondata e giusta di poter, resistendo, ottenere un aumento del prezzo del grano. Il maggior danno viene però dalle speculazioni di coloro che hanno ammassato il grano, magari prendendolo ai coltivatori diretti, pagandolo al mercato libero anche 6-7 mila lire soltanto, e che potrebbero realizzare fortissimi guadagni conferendolo adesso, con premi, com'è noto, di 2.500 lire per ogni quintale.
Ecco, abbiamo anche visto come l'operazione speculativa sia favorita dalle banche: anche se l'intervento del Governatore della Banca d'Italia ci è sembrato andare nella direzione giusta, il problema è di vedere come, in effetti, queste indicazioni vengano seguite. Noi pensiamo che la Giunta Regionale, da sola, o con il concorso del Consiglio, o ancora, costituendo quel comitato, con il comitato, sfruttando le possibilità che ha di intervenire anche a livello di banche piemontesi, controlli se operazioni speculative di questo tipo avvengono con i soldi messi a disposizione dalle banche, veda se le decisioni del Governatore della Banca d'Italia sono osservate dalle banche del Piemonte. Proponiamo altresì, proprio ad evitare quella che chiaramente appare una speculazione che può incidere anche seriamente in altri settori, che la Giunta intervenga, con i Consorzi agrari, con altri strumenti - ci limitiamo a porre qui il problema dichiarandoci disponibili a ricercare insieme la soluzione -, a fare il censimento delle scorte di cereali in Piemonte, per accertare quanto è trattenuto da coltivatori diretti, quanto invece non è portato all'ammasso da coloro che contano di avvalersi del momento loro favorevole per compiere grosse speculazioni.
Signor Presidente, nella nostra mozione noi proponiamo all'attenzione del Consiglio un secondo aspetto di interventi, interventi con carattere di priorità: che il nostro Consiglio Regionale, le Commissioni, la Giunta per quanto possibile, compiano delle scelte di lavoro che vedano tutti quanti impegnati in una direzione, in una serie di direzioni, e cioè una serie di iniziative coerenti con una politica di difesa del costo della vita, contro l'aumento dei prezzi, che possano contribuire al raggiungimento di un obiettivo, ripeto ancora, essenziale ad evitare che si aprano gravi problemi. Noi sottolineiamo "la necessità di sostanziare le misure di controllo e di blocco sia con provvedimenti di natura amministrativa, sia e soprattutto, con scelte economiche con le quali avviare contestualmente l'insieme di riforme strutturali capace di eliminare gli squilibri e le arretratezze settoriali e territoriali nonché di promuovere l'utilizzo di tutte le risorse disponibili ai fini dello sviluppo dei settori economici produttivi che oggi versano in grave crisi, quali l'agricoltura, ed ai fini dello sviluppo del Meridione e delle zone depresse della nostra regione".
Cioè, inseriamo a questo punto della nostra mozione quello che io molto schematicamente ho detto all'inizio e che ho richiesto di ampliare in un dibattito successivo.
Tuttavia, è possibile in questo contesto assumere alcune misure, e noi ve le proponiamo. Prima di precisarle, vorrei fare un inciso. Abbiamo detto prima qual è la posizione del nostro partito nei confronti del Governo. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità, perché eravamo, e siamo coscienti che la situazione è drammatica e che essa si ripercuote sulle spalle dei lavoratori, delle categorie più indigenti. Noi siamo abbastanza preoccupati per il modo con il quale si intende risanare il bilancio dello Stato. Le dichiarazioni fatte ieri alla radio dal Ministro del Tesoro, on.
La Malfa, non ci rassicurano. Noi siamo convinti che il deficit dello Stato è molto grave, che la finanza pubblica è in una situazione certamente assai precaria, che occorre adottare misure che valgano a ridurre questo deficit ma ciò non può avvenire con misure deflazionistiche, e soprattutto non si può ammettere che, come ha annunciato ormai chiaramente il Ministro del Tesoro, debbano essere ridotte le spese che investono i consumi pubblici.
Ci preoccupa il fatto che il Ministro, enunciando questa linea, abbia poi detto: "Speriamo che Comuni, Province e Regioni non operino poi diversamente". Già è stata rilevata questa mattina la gravità del fatto che gli stanziamenti in agricoltura verranno ridotti, che i fondi per le Regioni verranno ridimensionati, nell'ambito della concreta attuazione di una serie di misure (che meglio risulteranno dal bilancio dello Stato) sulle quali non ci sentiamo di esprimere oggi un giudizio positivo. Il dibattito è aperto, il tema dovrà essere certamente approfondito, ma è indubbio che è lecito il sospetto che persino quei ripensamenti in merito alla legge regionale di integrazione della Regione al Fondo nazionale per le calamità atmosferiche siano dovuti ad un intervento che tende a limitare, prima ancora della presentazione del bilancio dello Stato, gli interventi finanziari delle Regioni, vedi caso, nel settore dell'agricoltura. E' un problema che io pongo, che ritengo debba essere adeguatamente vagliato, sul quale si richiede una presa di posizione netta del nostro Consiglio Regionale. Noi siamo per il risanamento delle finanze dello Stato, ma vogliamo scelte giuste, vogliamo un controllo delle entrate, oltre che delle spese; altrimenti, si finirà con il controllare soltanto le entrate dei redditi fissi. Il problema, ripeto, merita di essere affrontato, perché si operi conseguentemente alle dichiarazioni ed alle intenzioni espresse un mese e mezzo fa.
Le misure che intendo indicare sono per lo più urgenti: l'aumento dei minimi di pensione, la loro perequazione tra le categorie, il loro adeguamento ai salari. Sappiamo che il discorso è aperto. Noi chiediamo che il Consiglio Regionale esprima con una sua mozione, con un ordine del giorno, la richiesta al Governo che in questo senso si marci rapidamente si agisca con giustizia verso quelle categorie del Paese che dell'inflazione hanno più gravemente sofferto e nei confronti delle quali occorre andare, non soltanto per motivi di solidarietà ma come condizione per una ripresa del Paese. Chiediamo che il Consiglio Regionale si esprima per il blocco dei prezzi amministrati dallo Stato. Chiediamo - e questo è un altro banco di prova per il Governo - che non sia aumentato il prezzo della benzina, per i riflessi, diretti e indiretti, che tale aumento avrebbe inevitabilmente sull'economia del nostro Paese, del Piemonte in particolare.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Dove si andrebbero a prendere i capitali occorrenti, allora?



BERTI Antonio

So qual è l'obiezione: come si possono allora aumentare le pensioni? Noi diciamo, allora, che, per esempio, è possibile aumentare le pensioni restituendo all'INPS quanto dall'INPS è stato fatto per interventi di altra natura. Non vorrei aprire qui il dibattito, ma se l'osservazione viene fuori anticipo una delle risposte che immediatamente possono essere contrapposte. Stiamo attenti, non andiamo a cercare cavilli speciosi per sottrarci a necessità essenziali: occorre intervenire, e noi siamo nelle condizioni di farlo, il Paese è in grado di rispondere positivamente. Si tratta di scelte, evidentemente.
Chiediamo altresì la riduzione della tassazione IVA sui generi di più largo consumo. Chiediamo, infine, il controllo e la determinazione dei prezzi delle grandi imprese, respingendo le pressioni della Confindustria per un aumento generalizzato.
Queste le richieste che noi avanziamo perché si concretizzino in un ordine del giorno da presentare al Parlamento, al Governo, da far conoscere come manifestazione di volontà politica della Regione tesa ad intervenire positivamente nella situazione.
Infine, proponiamo un terzo ordine d interventi: quelli già contemplati nell'interpellanza, che chiameremo "interventi sulle strutture della distribuzione". L'applicazione della 426, assicurando l'erogazione di contributi finanziari, appropriate forme di assistenza e consulenza tecnica ai Comuni ecc. ecc., alla vecchia e dibattuta questione della riorganizzazione e ristrutturazione dei mercati generali all'ingrosso, con particolare riferimento a quelli di Torino, per eliminare le diverse intermediazioni esistenti al loro interno, allo sviluppo dell'associazionismo fra dettaglianti, con centri di vendita controllata ad un intervento che, in accordo con l'AEMA ed i maggiori enti locali della Regione, assicuri un adeguato rifornimento di derrate alimentari al consumo a prezzo bloccato, ad interventi strutturali nel settore agricolo raccordabili alla programmazione regionale ed ai piani di sviluppo, con particolare attenzione ai problemi della zootecnia e delle produzioni alimentari.
Sono misure che possono anche non avere uno sbocco immediato, che richiederanno qualche settimana in più: l'importante è che si faccia, ed in proposito attendiamo di sentire esporre dall'Assessore che cosa è stato fatto, tenuto conto che queste questioni sono oggetto di un ordine del giorno votato all'umanità dal Consiglio Regionale un anno fa, se non sbaglio. Sarà possibile su questo terreno controllare, verificare quello che si è compiuto e decidere, comunque, quello che si vuol porre in atto da oggi in avanti.
Infine, un ultimo settore: riguarda l'intervento della Regione in settori di spesa che hanno incidenza grave sui bilanci familiari, quelli cioè, della scuola, della casa, e in altri che, come l'agricoltura, hanno notevole incidenza sulla ripresa produttiva. Da questo punto di vista noi proponiamo, signor Presidente, al Consiglio Regionale di lavorare assiduamente, possibilmente in modo prioritario, su un complesso di leggi che già sono state approntate in Consiglio Regionale, al fine di accelerarne l'iter in modo da poter consegnare al Piemonte, ai lavoratori del Piemonte, nel giro di un mese, un mese e mezzo al massimo, un complesso di leggi regionali che affrontino questioni coerenti con la lotta contro il carovita.
Anzitutto, il problema della scuola. Abbiamo a questo proposito la proposta di legge dei Comuni perché sia garantito il diritto allo studio e all'assistenza scolastica, che affronta problemi anche più generali.
Abbiamo già dibattuto questa questione, e c'è l'impegno ad affrontarla il più sollecitamente possibile. Prioritariamente noi chiediamo alla Giunta di affrontare la questione degli ulteriori finanziamenti rispetto a quelli previsti (abbiamo indicato genericamente una cifra di due miliardi, in più di quelli già previsti nel bilancio regionale '73) per garantire la gratuità completa dei libri di testo dall'obbligo all'infanzia. Abbiamo fatto alcuni calcoli e ci siamo convinti che il problema può essere affrontato, poiché tra le somme stanziate dalla Regione (su questo punto seguirà un intervento dettagliato) e quelle che già i Comuni oggi spendono per intervenire in questo campo, circa tre miliardi di spesa siano già ora scontati. Se è vero, come si afferma, che la spesa complessiva per garantire questa gratuità completa si aggira sui 4 miliardi, 4 miliardi e mezzo - cifre che occorre verificare, indubbiamente - noi pensiamo che, con uno sforzo non eccezionale, noi, come Regione Piemonte, possiamo intervenire in un modo direi notevole proprio nel mese di ottobre, quando i bilanci delle famiglie, già messi a dura prova dall'aumento dei generi di consumo, subiscono gravi falcidie per l'acquisto dei libri di testo.
Chiediamo che la Giunta ponga allo studio - noi potremo contribuire con nostre proposte al riguardo - la più ampia diffusione, attraverso promozione e contributi ai Comuni, ai Consorzi di Comuni, direttamente, se è il caso, laddove i Comuni non intervengono, per i problemi che si riferiscono ai trasporti degli allievi, alle refezioni scolastiche, in modo prioritario per quanto concerne gli alunni che frequentano le scuole dipendenti dallo Stato, dalle Province, dai Comuni.
Secondo settore di intervento è quello della casa. Credo, anche per non dilungarmi troppo, non sia necessario che io riprenda qui i temi che più volte abbiamo sviluppato su questo grave e grosso problema. Mi limito ad accennare, quanto a proposte di legge che sono giacenti presso le rispettive Commissioni, a due testi: la legge regionale che stanzia fondi per contributi ai Comuni per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria in attuazione della 865, cioè per la costruzione di case sui terreni della 167. Anche sulla base delle discussioni già avvenute, noi chiediamo che la Giunta voglia esaminare il più rapidamente possibile le proposte aggiuntive che il nostro Gruppo ha formulato, che non dovrebbero pesare molto sul bilancio della Regione rispetto alla cifra già prevista ma che dovrebbero garantire un intervento anche più organico di quanto non risulti essere quello contemplato dalla legge nell'attuale stesura. Questa potrebbe venire rapidamente esaminata in Commissione, portata in Consiglio ed entrare in vigore nella nostra Regione la legge presentata dalla Giunta per lo stanziamento di 10 miliardi ai fini della costruzione di case in riferimento al risanamento dei centri storici.
E' una legge che comunque interviene in un campo, quello dell'edilizia e della casa, certamente interessante. Noi abbiamo osservazioni di merito da fare: riteniamo che un impegno costruttivo in questo senso potrebbe consentirci di concludere rapidamente anche l'iter di questa seconda legge e sarebbe un secondo intervento della Regione nel campo della casa infine, proponiamo un intervento certamente nuovo, interessante, che potrebbe avere ripercussioni, sul piano economico, estremamente valide: quello dell'anticipazione dei fondi Gescal, stabiliti per il Piemonte in 63 miliardi, attesi da lungo tempo, e che la Regione potrebbe, nella misura consentita dalle possibilità di bilancio, o mediante accordo con le banche mettere immediatamente a disposizione. Noi ci riferiamo, nel proporre questa possibilità, anche alla risposta che il Ministro Ferrari-Aggradi ha dato ad una delegazione di coltivatori diretti dell'Astigiano, in presenza del Consigliere Marchesotti: in tale occasione, in riferimento alla legge per le calamità atmosferiche, il Ministro ha detto che, per quanto riguarda le anticipazioni (è già anche stato scritto nella nota aggiuntiva) non si muovono osservazioni. Non credo che incorreremmo nei rigori del Commissario del Governo se decidessimo che la Regione - ripeto, dopo avere svolto gli opportuni accertamenti e aver preso possibili accordi con le banche anticipi il maggior numero possibile dei 63 miliardi destinati al Piemonte.
Avremmo, in sostanza, per il settore della casa, tre interventi: due di carattere legislativo ed uno di carattere amministrativo, che, è nostra convinzione, produrrebbero effetti estremamente interessanti in un settore che indubbiamente ha un diretto rapporto con il problema del costo della vita.
Proponiamo, infine, di prendere in considerazione il problema di un altro settore, quello che riguarda l'agricoltura, generalmente indicato per tutti i riflessi che ha, cioè valido in sé per le condizioni di reddito delle categorie interessate, ma valido altresì per tutte le sue connessioni: distribuzione e via dicendo. Facciamo riferimento per questo ancora ad un'iniziativa legislativa già presente in Consiglio Regionale: è già stata proposta da parte nostra una legge che prevede un piano organico quinquennale per lo sviluppo della zootecnia in Piemonte. Tutti, credo siamo convinti che occorre ricorrere a misure di carattere organico per quanto è possibile. Sappiamo che la Giunta ha messo a punto in una sua riunione - lo abbiamo appreso dai giornali - un programma di interventi.
Noi pensiamo che sia possibile, stante l'impegno di operare sulla base delle indicazioni emerse, delle proposte che emergono dal nostro progetto di legge, arrivare rapidamente alla formulazione di una proposta del Consiglio, della Giunta e delle altre forze che intendono collaborare a ciò. In tal modo si darebbe, per quanto riguarda l'agricoltura, oltre agli interventi sulle strutture distributive di cui si parla nell'interpellanza che interessano, direttamente o indirettamente, anche l'agricoltura, e che hanno e possono avere effetto immediato, anche un intervento veramente organico sulle strutture; in questo caso una struttura importante come la zootecnia, certamente va nella direzione giusta per produrre dei risultati se non immediati, senz'altro importanti.
L'ultimo punto della nostra proposta riguarda il problema dell'artigianato, una categoria che risente anch'essa duramente della situazione. Ci riferiamo alle conclusioni dell'ultima seduta del Consiglio in cui questo ha unanimemente deciso di impegnare la VII Commissione a lavorare sui testi delle proposte presentate dal nostro Gruppo, sul testo della proposta presentata dalla Giunta, per arrivare ad una o due leggi, mi sembra, che intervengano a favorire concretamente, tangibilmente quest'altro settore.
Sono, come vedete, tutti interventi di carattere prioritario, che compongono un programmino di un mese: misure di carattere politico, misure di carattere amministrativo, misure di carattere legislativo. Se vorrà accogliere, per quanto possibile, questi ed altri suggerimenti che potranno venire dagli altri Gruppi, noi pensiamo che il Consiglio Regionale potrà dare concretamente un positivo contributo al modo in cui si affrontano i problemi attuali ed anche alle soluzioni necessarie.



PRESIDENTE

E' ora iscritto a parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, credo che, dopo il responsabile e serio intervento del collega Berti, che ha posto alcuni problemi di carattere generale, il Consiglio non possa esimersi dal fare un'analisi e di carattere generale e di carattere particolare sull'andamento dei prezzi in Italia. Io mi limiterò alle questioni di carattere generale, lasciando che sia il collega e compagno Viglione a svolgere l'intervento sulle proposte specifiche.
Vorrei anzitutto osservare che le ragioni dell'aumento dei prezzi vanno molto al di là dei nostri confini nazionali. Infatti, l'incremento dei costi delle principali materie prime e quello della domanda di prodotti alimentari di largo impiego hanno esercitato ripercussioni sui prezzi in tutti i Paesi industrializzati, nessuno dei quali è sfuggito alla morsa dell'inflazione, più o meno accentuata. Ho qui alcuni dati abbastanza interessanti, anche perché assai recenti, che riguardano il mese di giugno '73 in riferimento al giugno '72. L'aumento dei prezzi al consumo nei maggiori Paesi è risultato: del 5 per cento negli Stati Uniti, del 7 per cento in Belgio, del 7 per cento in Svezia, del 7 per cento in Francia, del 7 per cento nella Germania occidentale, dell'8 per cento in Canada, dell'8 per cento in Olanda, del 21 per cento in Jugoslavia. Di questi ultimi giorni, quindi assolutamente aggiornato, è il dato per gli Stati Uniti: i provvedimenti assunti dal Presidente Nixon, che, com'è noto, ha a sua disposizione una delle equipes più importanti di economisti del suo Paese non ha sortito alcun effetto, e l'inflazione negli Stati Uniti ha fatto un balzo in avanti del 6,4 per cento nel mese di luglio, il più grave, in un mese, dal 1945 a questa parte. D'altronde, la disoccupazione negli Stati Uniti si è avvicinata, nel mese di luglio, alla famosa soglia del 5 per cento, anche questo il livello più alto a partire dal 1945. E' quindi una situazione di carattere generale, che ha investito tutti i Paesi, europei ed extraeuropei, occidentali (naturalmente è difficile fare paragoni di questo genere con i Paesi socialisti, anche perché il concetto di prezzo nei Paesi socialisti è risaputamente molto diverso da quello nei Paesi occidentali).
Mi limiterò a fare brevi considerazioni per quanto riguarda i prezzi al consumo in Italia, agevolato anche dal fatto che alcuni dati li ha già forniti Berti. L'indice dell'ISTAT (volendo dare all'ISTAT una credibilità totale, che d'altra parte sarebbe difficile non dare visto che è l'unico istituto statale che ci possa dare orientamenti di questo genere) per i prezzi al consumo è passato dai 107 punti (rispetto ai 100 del 1970), del febbraio '72 a 117 nel febbraio del 1973. Questo aumento è imputabile soprattutto al prezzo dei servizi ed a quello dei generi alimentari. Nel primo semestre del '73 la dinamica dei prezzi al dettaglio è stata contrassegnata da un costante rialzo, e contemporaneamente - questo è il dato più significativo - da un volume di domanda totalmente insoddisfacente, cioè di diminuzione. Evidentemente, il rallentamento della domanda è da porsi in relazione diretta alla continua lievitazione dei prezzi, che ha ridotto il potere d'acquisto dei consumatori; lievitazione che ha influito a sua volta negativamente sulla domanda, e in questo modo si è innescato il processo inflazionistico. Se ci soffermiamo, poi, su quello che viene chiamato normalmente l'indice del costo della vita, o come dice L'istat, l'andamento dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, vale a dire per le famiglie dei prestatori d'opera subordinati, quelli che hanno reddito fisso, dato 100 nel 1970 riscontriamo che esso è passato a 115 nel dicembre '72 e a 121 a fine maggio '73 vedremo poi i dati per giugno e luglio, che sono abbastanza significativi.
Basterebbero questi dati a far dire che il rialzo è di tale rilievo da annullare di fatto la rivalutazione delle retribuzioni dovuta alla cosiddetta "scala mobile".
Nel primo semestre del '73 le variazioni maggiori si sono riscontrate anche in questo caso, nei prezzi dei generi alimentari, che sono aumentati di circa il 7 per cento rispetto all'ultimo mese del '72, mentre si sono attestati su valori inferiori gli spostamenti degli indici di altri beni ma perché erano già aumentati prima del dicembre '72.
Per quanto riguarda il mese di luglio, abbiamo dati piuttosto significativi. L'andamento dell'aumento dei prezzi al consumo è stato questo, nei primi mesi di quest'anno: in gennaio dell'1 per cento in più rispetto al mese precedente; nel febbraio ancora dell'1,2 per cento in più nel marzo dell'1 per cento, sempre in rapporto al mese precedente nell'aprile dell'1 per cento in più; nel maggio dell'1 per cento. In giugno i prezzi hanno cominciato ad aumentare in misura minore e si è avuto lo 0,9 per cento in più. Nel luglio l'aumento è stato dello 0,6 per cento rispetto al mese di giugno precedente.
Questo ci porterebbe a dire - lo ha già rilevato il collega Berti dando in questo modo atto degli sforzi compiuti dal Governo - che i decreti adottati dal Governo stesso intorno alla metà di luglio (mi pare siano del 16 luglio) abbiano avuto effetti psicologicamente positivi (non possiamo certo pensare che decreti emanati intorno al 15 luglio abbiano avuto effetti economicamente positivi già alla fine di luglio). Si è rivelato, a mio parere, soprattutto efficace il blocco del listino-prezzi delle grandi industrie, anche se ci suscita non poche preoccupazioni la dichiarazione del Ministro dell'Industria, secondo il quale sono presenti in questo momento richieste di aumenti di prezzo da parte delle stesse industrie.
Questi non dovrebbero riguardare molte aziende, ma aziende particolarmente significative: cioè le società petrolifere ed alcune aziende alimentari soprattutto nel settore della pasta.
Secondo me, i problemi più gravi sono tuttora quelli nel settore alimentare, in quanto ci troviamo qui di fronte alla somma degli effetti negativi della situazione strutturale della nostra agricoltura con quelli nascenti dell'andamento di alcune colture e in Italia e fuori del nostro Paese. E' difficile realizzare, in qualsiasi Paese ad economia capitalistica, un insieme di interventi che si inseriscano organicamente in una politica economica capace di controllare l'inflazione nei tempi lunghi senza un adeguato rilancio degli investimenti, in una prospettiva che privilegi l'espansione dei consumi sociali.
Noi riteniamo che la difesa del salario reale, che credo sia l'obiettivo al quale tende il Governo nazionale, al quale devono tendere tutti i governi regionali, possa realizzarsi soltanto attraverso riforme capaci di rendere meno gravosi gli oneri che incidono, riducendoli, sui salari reali: quelli riguardanti l'istruzione, l'assistenza sanitaria, i trasporti, oneri che, proprio per la loro inefficienza, pesano sui lavoratori.
Da tutto ciò consegue che è soprattutto a livello di organi statuali che si deve condurre la lotta al carovita. Questo non vuol dire naturalmente, che non vi debba essere un'iniziativa delle Regioni, che si colloca su un piano di grande importanza: vuol dire, però, che questo intervento delle Regioni dev'essere impostato con il concorso e con la consultazione di tutte le categorie interessate di utenti del prezzo, vale a dire dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali, delle organizzazioni cooperativistiche. Abbiamo esempi di questo genere: altre Regioni si sono mosse su questo stesso piano; abbiamo in particolare alcuni esempi che ci vengono da Regioni dell'Italia centrale.
Questo tipo di intervento non è possibile in questo momento negli stessi termini nella nostra Regione: il collega Viglione dirà poi sul piano specifico che cosa pensiamo che si possa fare. Ma è possibile pensare ad un complesso di leggi e di provvedimenti che, come diceva giustamente il collega Berti, possono essere coerenti con la linea di attacco al sistema dei prezzi. E' chiaro, per esempio, che una legge regionale per l'attuazione dei piani comunali di sviluppo e di ammodernamento della rete distributiva è coerente con una linea di attacco all'aumento dei prezzi. E così la realizzazione dei piani comunali attraverso un coordinamento fra comuni limitrofi, che è nei poteri della Regione fare, è in questa linea.
Io credo che, se ci metteremo su questa strada - e penso che tutti i Gruppi che fanno parte del Consiglio possano essere indotti a fare questa scelta dalla drammaticità della situazione -, avremo largo spazio anche nella nostra Regione.
Io credo, signor Presidente, signori Consiglieri, che questo tipo di attività, cui peraltro il Gruppo socialista è particolarmente favorevole non possa farci dimenticare che la situazione di fondo è quella di carattere nazionale. Noi ci siamo sempre dichiarati favorevoli ad una politica economica capace di espandere i livelli occupazionali e di perseguire contemporaneamente gli obiettivi del potenziamento del sistema produttivo del Paese insieme alle riforme sociali. Il prezzo di una politica di questo genere può anche essere un moderato tasso di inflazione l'abbiamo detto ripetutamente, a cominciare dalla direzione del nostro partito, al Ministro del Bilancio -, purché questo sia collegato ad un'adeguata crescita dei salari reali. Nessuno di noi griderebbe allo scandalo se un moderato e controllato effetto inflazionistico fosse accompagnato da una coerente politica di ristrutturazione del nostro apparato produttivo, e di una ristrutturazione e un potenziamento della situazione generale ed economica del Paese conseguiti attraverso le riforme. Questa è la linea di fondo alla quale ci vogliamo e ci dobbiamo attenere, se vogliamo essere degni di essere chiamati partiti di governo e non partiti che sono per il "tanto peggio tanto meglio".
Un giornale torinese, mi pare "La Stampa", nelle sue edizioni di questa mattina ha un titolo che suona molto strano, ed è tuttavia significativo: "In Italia ci sono più malattie infettive che in un Paese africano". Pu essere un titolo demagogico, ma la realtà è che anche questo tristissimo aspetto, dei casi di infezione colerica presentatisi in alcuni centri dell'Italia meridionale, mette in evidenza una così macroscopica deficienza del sistema sanitario nazionale da preoccupare tutti noi vivamente. I sindacati hanno espresso in modo molto chiaro e molto coerente questa preoccupazione, chiedendo al Governo attuale di fare quello che non hanno fatto i Governi che l'hanno preceduto, cioè una politica meridionalistica e di effettivo miglioramento delle condizioni dei lavoratori.
Signor Presidente, in questi giorni si riaprono le vertenze per l'aumento delle pensioni, per i contratti dei metalmeccanici (a tutt'oggi non ancora firmati, come ella, Presidente, ricorderà), quella per i ferrovieri, che sta assumendo proprio in questi giorni, vorrei dire in queste ore, aspetti pesanti. Contemporaneamente, il Ministro del Tesoro ha indicato quali sono, a suo giudizio, i metodi di risanamento del bilancio dello Stato. Abbiamo contemporaneamente assistito ad una restrizione del credito, la quale si proponeva di favorire le piccole e le medie industrie mentre è impressione generale che non abbia raggiunto un tale risultato.
C'è stata una presa di posizione, in questi giorni, che non è sfuggita agli organi di stampa, ma è sfuggita, a quel che pare, a molti uomini politici dell'organizzazione ospedaliera italiana, della FIARO, che ha fatto presente che la restrizione del credito, se riguardasse ancora gli ospedali, come sta riguardando, provocherebbe il caos di quelle amministrazioni, già ridotte ad una situazione intollerabile per il mancato pagamento delle rette da parte dei grandi istituti previdenziali.
Noi riteniamo che una situazione che, senza voler usare parole grosse può diventare drammatica (e noi, che viviamo in una delle Regioni più significative, in questo senso, del nostro Paese, dobbiamo sempre pensare alla situazione nell'Italia meridionale) richieda sì un alto senso di responsabilità nella classe lavoratrice, nei sindacati, ma richieda un ancor più alto senso di responsabilità e un alto senso del dovere nella classe dirigente del Paese, che, proprio perché è classe dirigente e, come dicono gli inglesi, ha il privilegio di detenere il potere, deve anche assumersi gli oneri connessi a questo potere e il compito di dare al Paese in un momento così difficile, delle soluzioni.
Io credo che questo Consiglio Regionale, che rappresenta cinque milioni di piemontesi, e quindi una parte importante del nostro Paese, abbia tutti i titoli per dare indicazioni al Governo nazionale, al Parlamento nazionale, e abbia anche tutti i titoli per chiedere alla classe lavoratrice piemontese tutti i sacrifici che le si dovranno chiedere. Ma dobbiamo anche dire, in aggiunta a questo, ma contemporaneamente a questo che nel momento in cui ci avviciniamo ad un inverno per il quale non si possono certo fare previsioni ottimistiche, noi - gli organismi regionali le Province, i Comuni, tutti coloro che hanno delle responsabilità in questa nostra regione - dobbiamo prendere in mano la situazione.
In un momento in cui le prospettive della nostra vita regionale, della vita dell'intero nostro Paese appaiono assai oscure, la classe dirigente della quale noi, bene o male, più o meno, abbiamo coscienza di far parte governo e opposizione, maggioranza e minoranza - con responsabilità che ci riguardano tutti, perché, come ho avuto già occasione di dire in questa sede, le popolazioni piemontesi non giudicano l'operato della maggioranza o della minoranza dell'organo regionale ma l'attività della Regione Piemonte in quanto tale - deve saper dimostrare che il Consiglio Regionale del Piemonte, che gli uomini più rappresentativi di questa Regione non si risparmiano nella ricerca delle soluzioni che sono sulla linea che abbiamo indicato e che io credo la Giunta dovrà far propria, sia pur migliorandola o modificandola.
Concludo lasciando che, come ho già annunciato, sia il collega Viglione a precisare il parere del nostro partito sui provvedimenti specifici.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.
Risultano poi ancora iscritti i Consiglieri Gandolfi, Revelli Cardinali, Zanone. Prego quanti altri desiderano iscriversi di farlo subito, anche perché si possa avere una panoramica degli interventi.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, incoraggiato dalle parole del collega Nesi, mi appresto a dire, meno bene di lui, quale sia la posizione del nostro Gruppo su questo importante problema.
Ha fatto bene il Gruppo comunista a sollevare una questione così importante, richiedendo per dibatterla la convocazione dell'odierna seduta.
Si tratta di una questione di vitale importanza, che io non avrei, il signor Presidente mi permetta questa piccola osservazione, sintetizzato nell'espressione "discussione sui prezzi", ma avrei ampliato, come poi in effetti è avvenuto da parte dei presentatori della mozione, nella più appropriata dizione di "Esame del processo economico inflazionistico nel nostro Paese".



PRESIDENTE

Le faccio presente che l'iscrizione all'ordine del giorno era avvenuta prima della presentazione della mozione, e su quella richiesta specifica: per questo l'ordine del giorno reca tale dizione.



VIGLIONE Aldo

La mia osservazione non era diretta a lei, ma in senso generale. La discussione, d'altronde, ha riportato la trattazione sui suoi giusti binari.
Già in rapporto agli ordini del giorno del 2 dicembre '71 e del 14 settembre '72, che erano stati approvati all'unanimità, l'argomento era stato in parte qui dibattuto. Certamente, l'Assessore competente per la materia, Borando, ci vorrà dire che cosa è avvenuto dal 2 dicembre '71 e dal 14 settembre '72 ad oggi in ordine a così perentori principi, che egli aveva accettato allora in nome del Governo regionale. In quei due ordini del giorno si era sottolineata l'urgenza di provvedere alla riorganizzazione dei mercati generali, alla promozione dei mercati alla produzione, valorizzando e privilegiando la presenza delle forme associative dei produttori agricoli e dei commercianti alla loro gestione e tanti altri punti. L'Assessore Borando mi vorrà dire come in questi due anni il suo Assessorato si sia comportato in materia, oltre che per quanto riguarda gli orari dei negozi, che probabilmente l'hanno assillato molto di più di questo problema principale.
Oltre a questo, signor Presidente, ella aveva dato questo tema al dibattito televisivo, l'ultimo, se non vado errato, cui fu chiamata la Regione, in cui duellammo aspramente con il Vicepresidente Fassino, che in allora diceva che la questione non era poi così grave e che si sarebbe potuto certamente ricondurla alla normalità, e con l'Assessore Gandolfi che invece si richiamava a principi astratti di programmazione lamalfiana che in allora avevano lasciato il tempo che avevano trovato. Già allora la Presidenza del Consiglio era evidentemente preoccupata del processo economico inflazionistico che tormenta il nostro Paese.
Ahimè, signor Presidente, tutte queste cose non hanno avuto alcun seguito, tutto è rimasto come prima. Il rapporto cosiddetto di governabilità - che noi allora andavamo invocando e abbiamo invocato in più occasioni, che vuol dire che praticamente la pubblica istituzione che esiste, ed è nominata ed eletta, in quanto tale riesce a dominare una situazione, a prevederla, ad agganciarla, a portarla su binari corretti cui fa richiamo il nuovo Governo di centro-sinistra in sede nazionale evidentemente è sfuggito completamente di mano, perché abbiamo visto che questo processo ha avuto un seguito, tal che dobbiamo dire che, ci fossimo stati o no, le cose sarebbero andate perfettamente come dovevano andare.
Diceva il vecchio Giolitti: "Non prendertela, tanto le cose per tre quarti vanno come devono andare, per un quarto ci pensano gli altri"; e gli altri nel nostro Paese, il signor Presidente della Giunta sa perfettamente chi sono.
La situazione, dunque, vi è sfuggita di mano, forse un po' anche per motivi emotivi, passionali, vorremmo dire: cioè, ad un certo momento avete perduto di vista l'obiettivo che si doveva perseguire, che era quello di un corretto rapporto con le masse popolari, e avete preferito ancorarvi anche qui, alla Regione Piemonte, ad un rapporto non corretto, quello di un governo tecnicistico. Ci siamo domandati più volte - sarà poi la storia a pronunciarsi in proposito, signor Presidente, non possono ancora giudicare oggi gli uomini, perché oggi questa è ancora cronaca - se tutto ciò non sia stato conseguenza di una politica; cioè, praticamente non sia lecito il sospetto che le cose non siano state affatto ingovernabili, ma che si sia adottato il metodo di lasciarlo andare per i tre quarti come devono andare come diceva Giolitti, mentre per un quarto ci dovevano pensare gli altri.
Questo dubbio è tutt'altro che dissipato, oggi. La storia, ripeto certamente ne parlerà negli anni che verranno. Il non far niente, il non prevedere, il non intervenire, il non operare correttamente per una politica nuova, riformatrice, rinnovatrice, equivale anche a fare una politica.
Se noi vogliamo soffermarci ad approfondire quale sia stata l'esca, la prima spinta, il fiammifero di tutta questa vicenda, arriviamo ad individuare tutto ciò nelle grosse speculazioni finanziarie che hanno preceduto il crollo della situazione economica. Il Presidente della Giunta che è un eminente economista e che dirige non pochi organismi finanziari e pertanto ha sicuramente modo di sentire il polso della situazione, non potrà negare che questa spinta è venuta da grossi gruppi economici del nostro Paese: tanto per fare qualche nome, i Sindona, la Anna Bonomi Bolchini, il gruppo che agisce attorno alla Centrale, la Invest, la Immobiliare Roma, ed anche la Toro. Qualche mese addietro, parlavo con il Presidente della Giunta a proposito dell'ascesa in borsa delle azioni Toro il nostro titolo torinese assicurativo. Il Presidente ne prevedeva l'aumento delle quotazioni fino a 35.000: ebbene, sono salite a 52.000, a conclusione di una speculazione enorme. Con tutta un'operazione che ha coinvolto un gruppo di queste società è stata rastrellata una somma certamente non inferiore ai 300-400 miliardi. E se scattassero alcune operazioni di aumenti di capitale che si muovono proprio attorno a quelle società che poc'anzi io ho menzionato, e che, voglio sperare, non saranno autorizzate dalle competenti autorità finanziarie, una massa di altri 500 miliardi verrebbe ancora rastrellata. Però, contro questo processo, che è stato il fiammifero della situazione ed ha reso alle società centinaia e centinaia di miliardi, impoverendo tutta una massa di risparmiatori, i quali hanno avuto la dabbenaggine di prestarsi a queste manovre speculative, nulla è stato fatto. Il primo dato che dobbiamo aver presente è certamente questo.
Su questo tema è caduto il Governo. Contro tutte le sue previsioni signor Presidente della Giunta, visto che lei preconizzava lunghi anni al Governo di centro-destra, era stato, anzi, l'iniziatore, direi, di questo nuovo corso. Certamente lei non pensava che in pochi mesi il governo Andreotti-Malagodi, che con tanta forza aveva sostenuto (ho visto recentemente in una rivista piemontese che ella lo sostiene ancora adesso proponendo una formula pentapartitica, cui si addice bene l'espressione di "fantapolitica" che si accompagnava alle sue dichiarazioni) sarebbe naufragato. Si è aperto, quindi, il nuovo governo di centro-sinistra. A questo punto il discorso si allarga. Un po' di autocritica non sarebbe fuori luogo qui dentro, perché senza qualche piccola autocritica, da parte nostra ma anche molto da parte vostra, tutto diventa molto difficile perché è arduo condurre un discorso sensato e produttivo, allargato a grossi temi politici, economici e finanziari, senza considerare ciò che è stato, senza badare a quelli che sono nella realtà i rapporti politici, le volontà politiche. Proprio per questo, probabilmente, è finito nel nulla il dibattito sui due ordini del giorno del 2 dicembre '71 e del 14 dicembre '72, in rapporto ai quali attendo dall'Assessore Borando l'illustrazione delle iniziative, indubbiamente validissime, che egli avrà preso, ma di cui io non sono minimamente a conoscenza. E si finisce poi sempre col vedere la parte più immediata, più macroscopica, cioè quella dell'aumento dei prezzi in specie di quelli dei generi alimentari, che non è quella vera. Con il soffermarsi su questo fenomeno, che è il più evidente, perché interessa ogni giorno ciascuno di noi e le nostre famiglie, si finisce con il perdere il filo logico del discorso e con il trascurare quello che invece dovrebbe essere un autentico processo riformatore del nostro Paese, che solo potrà portare a conclusioni positive, potrà far uscire dalla crisi il nostro Paese.
Il governo di centro-sinistra, direi per unanime riconoscimento, è partito bene da questo punto di vista. Ha detto il nostro compagno on.
Giolitti che la politica del blocco dei prezzi per cento giorni non è sufficiente a far maturare nel Paese un nuovo processo che possa contenere l'inflazione, che possa finalmente difendere il risparmio ed i salari reali nel nostro Paese. Siamo ormai a metà dei cento giorni previsti per il blocco dei prezzi: rimangono ancora cinquanta giorni. Ma certamente già ora dobbiamo dire che questa è una misura puramente momentanea, perch nell'attuale regime di mercato la politica del blocco dei prezzi può durare lo spazio d'un mattino, ma sicuramente dovrà essere modificata. Ecco perch il nuovo governo ha mutato sostanzialmente la natura dei rapporti che esistevano nei due anni scorsi tra il Governo ed il Paese: ha instaurato un nuovo tipo di dialogo con le masse popolari, con i sindacati, con l'opposizione comunista (e direi che non sarebbe male che anche qui, alla Regione Piemonte, si modificassero i rapporti con l'opposizione socialista visto che in campo nazionale sono stati modificati addirittura con l'opposizione comunista).
Siamo consci che questi provvedimenti tecnici non avranno alcun effetto se non si accompagneranno ad una modificazione strutturale della realtà socio-economica e politica del nostro Paese, se i Sindona eccetera potranno continuare tranquillamente a portare capitali dall'estero all'Italia o viceversa, se seguiteranno a piombare masse tali di eurodollari da schiacciare la nostra moneta, se i cambi varieranno sempre a favore degli altri Paesi, com'è accaduto fino a poche settimane addietro. Siamo convinti altresì che il problema non può essere soltanto un problema di puro costo della vita, inteso come problema alimentare, ma naturalmente deve coinvolgere tutto un discorso molto più ampio: è un discorso che noi dobbiamo fare qui in Regione, oggi, del quale è investita la Regione nei suoi poteri diretti (intervenendo là dove può intervenire) e indiretti (facendo pressioni sul Governo con una serie di azioni, di voti, di discussioni, perché si giunga ad una modifica anche dei rapporti strutturali che ancora sussistono all'interno del nostro governo nazionale).
Uscendo dalla fase puramente tecnica, direi, forse troppo semplicistica, dell'aumento dei prezzi dei generi alimentari, dobbiamo investire pertanto il problema cosiddetto economico-inflazionistico in tutto quello che è il rapporto della vita umana, che non è soltanto puramente alimentare ma è un rapporto assai più complesso.
Berti ha parlato prima della casa. Signor Presidente, lei sa che il rapporto tra l'edilizia pubblica e l'edilizia privata è ancora diminuito a svantaggio dell'edilizia pubblica: probabilmente, se facessimo un calcolo troveremmo che oggi l'incidenza dell'edilizia pubblica rispetto a quella privata non è nemmeno del 3-4 per cento. Il discorso qui si amplia: non è sufficiente chiedere lo sblocco dei modesti fondi che esistono - 63 miliardi, contro i 1.050 che comporterebbero le richieste oggi sul tappeto nella Regione Piemonte -; è necessario affrontare un problema assai più generale, quello del regime dei suoli. Com'è possibile ad un operaio, ad un lavoratore, accedere oggi alla casa quando si parla di 300-400-500 mila lire al metro quadrato? Quand'anche si potesse disporre dei 50-60 miliardi che sono a disposizione della Regione, come si potrebbe sbloccare una situazione del genere? La Regione in questo può intervenire: l'urbanistica a questo punto può entrare in gioco. Voi mi direte che la regolamentazione del regime dei suoli non spetta ancora oggi alla Regione, ed anch'io sono perfettamente convinto che si tratta di un problema di carattere nazionale: certo, però, una spinta in quella direzione può contribuire alla soluzione del problema. Siete voi, del governo regionale piemontese, disposti a premere in sede governativa per una legge che finalmente regoli il regime dei suoli, renda espropriabili da parte dei Comuni tutti i suoli che sono nelle aree cittadine, ai prezzi stabiliti dalla 865? Oppure noi ci ancoriamo alla ricerca soltanto di determinati suoli, ci riferiamo alla 167, in applicazione della legge sulla casa, che prevede soltanto l'espropriazione di piccole unità di suolo che si va a scegliere, oltre tutto, nei luoghi meno belli, più disagevoli, meno serviti dal punto di vista dei trasporti, tanto per non danneggiare nessuno? Io penso che il Presidente della Giunta vorrà rispondermi su questo punto, vorrà dire se è disposto.
Soltanto in questo modo si potrà avviare a soluzione il problema della casa, che ha un'enorme incidenza sul costo della vita: tutti certamente sapete che oggi nelle città i fitti, per tre camere, ammontano a 60-70 perfino 80 mila lire.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Non solo a causa del prezzo dei terreni, Viglione.



VIGLIONE Aldo

Naturalmente. Dovremo parlare, e siamo disposti a farlo anche subito dei vari tipi di rendita di posizione, di rendita parassitaria, e in particolare dei fitti e del blocco dei fitti. Soltanto affrontando questo discorso, e con chiarezza, si potrà uscire da questa morsa. Nessun governo riuscirà a superare il problema inflazionistico e del costo della vita se non operando in modo da colpire le rendite cosiddette parassitarie, di posizione, e naturalmente riconducendole nell'alveo naturale. Senza questa azione di affiancamento, con i 63 miliardi riusciremo a costruire, se tutto va bene, una decina di case, ma non avremo poi la possibilità di andare oltre.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Per costruire una casa non basta il suolo: occorre anche edificare. Per essere obiettivi, bisogna parlare di tutte le componenti del problema.



VIGLIONE Aldo

E le altre componenti quali sono? Le imprese. Ma queste hanno ormai superato la questione: ormai il vero imprenditore ha superato la questione quando si è parlato di questa legge. L'aveva già superata, la questione della proprietà del suolo, perfino Umberto Agnelli: è possibile che non la superi tu? Non voglio pensare che tu abbia una mentalità più arretrata di quella di Umberto Agnelli.
Se non si fa questo discorso con chiarezza tutto il resto è pura teoria.
Abbiamo detto che sul costo della vita incide oggi in misura determinante il fitto d'un alloggio. Noi vorremmo sapere, signor Presidente, se ella è d'accordo che si attui un blocco dei fitti in modo generalizzato, senza esclusioni, sia per le attività produttive, sia per le attività professionali, sia infine, per uso abitazione. Siamo disposti a sostenere questo blocco per un periodo di almeno cinque anni? In questo modo si fermerebbe l'aumento del costo della vita, si bloccherebbe immediatamente un processo inflazionistico grave. Bisogna avere il coraggio di dirlo, di scriverlo.
C'è poi il problema dei trasporti pubblici, che è, direi, problema tipicamente regionale, poiché la Regione ha competenza in questo campo e può quindi incidere in misura determinante. In questi giorni si parla di un probabile aumento del prezzo della benzina: se si innescasse questa miccia dell'aumento di venti lire il litro, si metterebbe in moto immediatamente un nuovo movimento al rialzo dei prezzi. Vogliamo allora, nell'ordine del giorno che sicuramente voteremo a conclusione di questo dibattito affermare che il Consiglio Regionale piemontese è contro l'aumento della benzina, che innescherebbe un nuovo processo inflazionistico? Vogliamo dire, quindi, che siamo per una nuova regolamentazione del regime dei suoli, per il blocco generalizzato dei fitti,contro l'aumento della benzina? Questi sono modi indiretti per aiutare la soluzione del problema.
Qualcosa già abbiamo dichiarato ufficialmente di voler fare per eliminare l'intermediazione parassitaria sui mercati, nel commercio. Quali iniziative sono state prese in effetti? Vogliamo saperlo. Vogliamo sapere quali interventi abbiamo svolto sui mercati generali delle grandi città che distribuiscono il 70-80 per cento dei generi di prima necessità, cosa abbiamo fatto per stroncare l'attività parassitaria di coloro che standosene al telefono nei mercati generali, raddoppiano o triplicano il prezzo dei beni che giungono da tutte le regioni d'Italia. E' stata almeno svolta un'indagine? Si è giunti a qualche conclusione? Ce lo dirà sicuramente l'Assessore.
E così, il problema della rete di distribuzione, del frazionamento del commercio, del pericolo che gli stessi supermercati oggi rappresentano, pur costituendo in determinate occasioni dei fatti positivi, in quanto la creazione dei supermercati - che hanno caratteristiche, oggi, chiaramente di emanazioni del potere economico e capitalistico, dato che sono stati assunti ormai dalle grosse holding - non viene controbilanciata con l'aiuto alla cooperazione, al movimento cooperativo di vendita e distribuzione. Si è fatto qualcosa? L'Assessore dovrebbe anche dirci, visto che sono sorte delle iniziative, e la questione l'abbiamo dibattuta molte volte, per i gruppi di acquisto nel commercio che rappresentano una parte dell'eliminazione della rendita cosiddetta dell'intermediazione parassitaria. E così pure quel che è stato fatto per i gruppi d'acquisto che uniscono molti piccoli dettaglianti, molti piccoli commercianti, e che fanno in modo che si saltino tutte le intermediazioni parassitarie e il dialogo avvenga soltanto con l'acquisto, così da portare la merce con un unico passaggio direttamente al consumatore. Questo è un compito che la Regione può svolgere, un campo in cui l'Assessorato può intervenire. A questo punto vorremmo, in sostanza, sapere qualcosa su questo terreno.
Così dicasi per gli interventi in agricoltura. Proprio questa mattina un geometra della nostra pianura, che fa molte pratiche per quanto riguarda la zootecnia, mi diceva: da lunghi mesi non c'è più una lira, non c'è più un fondo. L'Assessore Franzi ci ha chiamato in altre occasioni a discutere su questo terreno: vorrà dirci che cosa si è fatto per il piano zootecnico quali interventi noi faremo affinché la zootecnia nel nostro Paese progredisca rapidamente.
Ancora un ultimo argomento, prima di concludere: è un argomento scottante, sul quale spesso non si sofferma con piacere chi deve rispondere come maggioranza di fronte al Paese. Occorre chiamare i Comuni, le Province, le Leghe cooperative, come movimento, direi, di massa popolare, a sostegno di questa politica, certamente non chiedendone l'intervento soltanto nel momento in cui, come oggi, il pericolo è gravissimo, ma dialogando in continuazione, assumendo le decisioni che scaturiscono dal basso. Allora veramente noi potremo liquidare quelle rendite di posizione che hanno fino ad oggi depauperato il nostro Paese.
Infine, bisognerà pur anco che ne discutiamo, visto che abbiamo sempre discusso per uscire dalla crisi economica bisognerà pure assumere certe decisioni rispetto ad una tassa sul patrimonio. Si è parlato spesso di IVA si parla sempre di IGE, si parla sempre di tasse sui consumi, ma nel nostro Paese una tassa sul patrimonio (l'unica avutasi era stata imposta alla fine della guerra; poi abbiamo ancora discusso gli ultimi ricorsi circa vent'anni dopo): è giusto che coloro che negli ultimi venti-venticinque anni hanno accumulato ingenti fortune siano chiamati quanto meno a rispondere, visto che il processo inflazionistico ha raddoppiato triplicato, quadruplicato, a volte decuplicato il valore di determinati beni, specialmente immobiliari, nel nostro Paese, e non è stato fatto fino ad oggi, con la riforma tributaria, un processo che colpisca i valori salvo che al momento della vendita, raramente al momento in cui questi beni sono tenuti ancora in proprietà. E' dunque, questo, un discorso che si dovrà pur fare, anche se è un discorso molto spiacevole, e che non ha mai reso nulla al nostro Paese.
Su queste indicazioni, che a me pare siano indicazioni di fondo indicazioni che possono far uscire il Paese dalla crisi, ma non per un mese, avviandolo ad una ripresa, come si è detto oggi (perché una ripresa in atto c'è, oggi, ma è una ripresa drogata dall'inflazione, drogata da fatti inflazionistici, e che potrebbe essere fermata in ogni momento).
Questo processo rinnovatore, riformatore, dev'essere visto nel tempo, nei decenni che verranno.
Solo in questo modo, evidentemente, noi potremo fare qualcosa di buono per uscire dall'attuale tragica situazione. Una situazione che avevamo già esaminato qualche tempo addietro, ed io avevo ad un certo punto osservato che se si fosse proseguito di quel passo ci saremmo trovati a non poter più mangiare, al che il Presidente aveva manifestato, guardandomi ironicamente il suo dissenso. La situazione ora è tale che c'è il rischio di non mangiar più non perché manchino i prodotti ma perché non riusciremo più a procurarceli, se non si fermerà questo processo inflazionistico che sembra vicino a scoppiare. Solo intervenendo nella direzione che ho indicato potremo sicuramente uscire dalla crisi economica che travaglia il nostro Paese.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, mi sembra sia giusto che tutte le componenti del Consiglio si pronuncino sui tre elementi che costituiscono fondamentalmente la mozione portata dal Gruppo comunista all'attenzione del Consiglio Regionale.
Nella prima parte di questa mozione il Gruppo comunista propone alla Giunta di dare uno sviluppo in certa misura logico all'indirizzo assunto dal Governo in materia di controllo dei prezzi, quello di creare un rapporto diretto tra l'opinione pubblica, i lavoratori, le classi sociali del Paese e le autorità politiche che hanno competenza al controllo sui generi di prima necessità. Essa suggerisce cioè di affiancare l'azione dei Prefetti con la creazione di comitati di base, per dir così, regionali o locali, che in una certa misura appoggino lo sforzo di controllo dei prezzi e il meccanismo che si è determinato con i decreti che il Governo ha emanato lo scorso mese di luglio.
Secondo me, bisognerebbe peraltro essere un pochino cauti nell'avanzare proposte in questa materia. Dico questo riferendomi non tanto alla proposta del Gruppo comunista quanto a quella che potrebbe essere un'iniziativa della Giunta Regionale in questa materia. I meccanismi che sono stati realizzati nel mese di luglio per il controllo dei prezzi traggono la loro forza da decreti aventi valore di legge che ha emanato il Governo: se noi proponiamo delle iniziative di appoggio, di affiancamento, di questo tipo andiamo ad interferire certamente in un meccanismo che è sancito per legge e che è riferibile all'autorità ed all'autonomia del governo del Paese. Se vogliamo fare delle proposte, dobbiamo essere ben attenti a che esse in qualche misura non si prestino a rilievi, quali ne sono già stati fatti, ad esempio, in sede di commento al rinvio della legge che abbiamo discusso questa mattina, di sovrapposizione di competenze e di poteri rispetto a quelli dello Stato, ad evitare di trovarci, dopo aver lasciato, magari in modo clamoroso, un certo tipo di proposte, di fronte ad un atteggiamento di diniego delle autorità centrali - atteggiamento all'ordine del giorno, si direbbe, in questi ultimi tempi in tema di rapporti fra Stato e Regioni che ci metta obiettivamente in una situazione difficile e che, tutto sommato, faccia rivolgere alla Regione un'accusa di azione intempestiva ritardata rispetto a quella del Governo, e, oltretutto, di parziale sovrapposizione, tentativo di interferenza rispetto all'azione dei Prefetti. Quindi, questo problema mi sembra che dovremmo discuterlo confesso di non avere ora per quanto mi riguarda le idee molto chiare in proposito -soprattutto per cercar di evitare atteggiamenti di rifiuto che abbiano una loro motivazione oggettiva da parte dei Prefetti in quanto rappresentanti del Governo in sede locale.
La mozione comunista, poi, si incentra su due ordini di problemi ben precisi: uno è una valutazione sulla situazione economica e produttiva del nostro Paese, e, quindi, degli impegni che il Governo nazionale deve assumere in questo momento; l'altro è, come logica conseguenza, una serie di richieste alla Giunta Regionale per iniziative che, nel quadro di questo giudizio e di questa impostazione di politica economica nazionale precisino il comportamento dell'Amministrazione regionale e degli organi regionali nei confronti di una serie di problemi specifici.
Su questi problemi io vorrei soffermarmi in modo particolare, perch se è vero che ad un certo giudizio sulla situazione economica e sociale del Paese deve seguire un atteggiamento coerente degli organi della Regione in materia di provvedimenti di specifica competenza della Regione, mi sembra che questo sia il problema fondamentale che noi dobbiamo affrontare in questo dibattito, e affrontare, direi, su un duplice fronte: di una valutazione globale di tutte le implicazioni del problema dei prezzi, che ci riconduce poi a considerazioni di carattere generale sulla situazione economica del Paese, dalle quali far discendere degli interventi coerenti sul piano delle iniziative regionali.
In rapporto a questo arco di problemi a me sembra che le valutazioni che qui sono state espresse sul processo di inflazione e sulle sue cause siano in qualche misura imprecise, o incomplete. Imprecise e superficiali nella misura in cui si limitano, come mi sembra abbia fatto il Gruppo socialista, a centrare il problema sugli aspetti riguardanti, in linea generale, il fenomeno inflazionistico internazionale, che certamente c'è ma che ha negli altri Paesi un rilievo di ordine compreso fra un minimo di 6 e un massimo del 10 per cento di aumento in un anno, ben distante dal 20 per cento raggiunto in Italia, il che sta a significare, all'evidenza, che oltre a condizioni obiettive dell'economia di tutti i Paesi capitalistici del mondo occidentale, ci sono in Italia condizioni oggettive, specifiche italiane che noi dobbiamo assolutamente riuscire a valutare e ad affrontare in maniera adeguata. Imprecise e superficiali nella misura in cui si è voluto, come mi sembra abbia fatto il collega Viglione, centrare tutto il discorso sui fenomeni speculativi, sulle rendite parassitarie, che certamente esistono nel nostro Paese, ed hanno anche avuto un rilievo eccezionale, che peraltro mi sembra, almeno in certe componenti, il governo di centro-sinistra stia combattendo in forma adeguata: noi non possiamo far risalire i problemi che abbiamo di fronte, nella loro complessità e gravità, esclusivamente a queste componenti, la cui portata è soltanto marginale, comunque complementare rispetto ad altri elementi di maggior rilievo.
Il Gruppo comunista ha citato questi altri elementi, ma noi dobbiamo riuscire ad analizzarli in maniera, secondo me, più approfondita. Questa inflazione che ci investe, che ha assunto aspetti così preoccupanti e drammatici dall'inizio di quest'anno ad oggi, ha sostanzialmente, così almeno mi sembra, due tipi di componenti. Per quanto riguarda il settore produttivo, essa deriva da un aumento dei costi, che è stato particolarmente sensibile in questi ultimi due anni, e che ha avuto tutta una serie di effetti di particolare rilievo: riduzione dei margini di autofinanziamento delle aziende, riduzione dei livelli di utilizzazione degli impianti e via dicendo. Altrettanto importante è l'altra componente quella su cui il Gruppo comunista si è soffermato in modo particolare: quella che deriva dalla situazione della spesa pubblica nel nostro Paese che è andata aumentando in maniera considerevole in questi ultimi anni rispetto alle entrate derivanti dai compiti finanziari del settore pubblico, e che ha determinato di volta in volta, a seconda delle situazioni, vuoi un aumento del ricorso al mercato finanziario, con sottrazione di risorse al settore produttivo, che maggiormente ne aveva bisogno, vuoi con il processo classico della fabbricazione di moneta nuova il tipico processo destinato ad avere immediati riflessi di carattere inflazionistico. Sono queste due componenti che noi congiuntamente dobbiamo riuscire ad analizzare nella loro portata e nella loro incidenza.
Per quanto riguarda il settore della finanza pubblica, perché oggi siamo arrivati alla situazione drammatica che è stata denunciata? Perché in questi anni si è determinata una rigidità spaventosa del bilancio degli enti pubblici nel loro complesso, dello Stato in particolare, che ha visto privilegiate le spese correnti, le spese derivanti da pure erogazioni o trasferimenti di denaro ad altri enti, ed in concomitanza una riduzione degli investimenti nel settore della spesa pubblica. Se oggi si indica un limite invalicabile nel bilancio dello Stato è perché si è arrivati alla conclusione che un ulteriore aumento del deficit dello Stato, in un momento estremamente delicato, in cui sono compresenti fenomeni di inflazione e fenomeni di recessione, cioè di mancanza di nuovi investimenti in posti di lavoro, può significare sottrazione al mercato finanziario di fondi o risorse assolutamente indispensabili a far riprendere gli investimenti nel nostro Paese. Questo è il punto delicatissimo di equilibrio che bisogna riuscire a ricreare nel nostro Paese.
Ma evidentemente, se noi vogliamo (e questo mi sembra sia il problema fondamentale cui accennavo) rallentare l'inflazione e riprendere una politica di espansione dell'economia, all'interno della quale si possano poi collocare legittimamente i discorsi sulle riforme, dobbiamo stare estremamente attenti a contenere i meccanismi inflazionistici e cercare di dare spazio a quelli che possono far aumentare il reddito nazionale senza fenomeni inflazionistici.
Quali sono i meccanismi tipicamente inflazionistici? Ovviamente, quelli che tendono a far aumentare eccessivamente, rispetto al volume globale di beni e di risorse che il Paese ha a disposizione, il reddito monetario senza una contropartita di aumenti di produzione globale e di servizi globalmente offerti all'interno della comunità nazionale. Da questo punto di vista, anche il discorso che è stato fatto da più parti, di aumento del reddito reale delle classi lavoratrici, è un discorso che deve vederci estremamente attenti. Perché ci sono due modi di far aumentare il reddito dei lavoratori. Uno è quello di farlo aumentare su aspetti esclusivamente monetari, di soldi in tasca alle classi lavoratrici (per esempio, con l'eliminazione dei costi di trasporto sui mezzi pubblici, o con la concessione gratuita dei libri agli alunni che frequentano le scuole dell'obbligo); è solo apparente il beneficio di questi provvedimenti per le classi lavoratrici, perché, se noi diamo più soldi, in termini di minori esborsi, alle classi lavoratrici, ma poi facciamo ritrovare ai lavoratori i servizi di trasporto pubblico, di edilizia scolastica, in condizioni deficitarie come le attuali, in realtà aumentiamo le condizioni inflazionistiche del nostro Paese, perché poco vale l'aumento del reddito monetario sé fra sei mesi o un anno ci si verrà a trovare in condizioni di inflazione ancor più gravi.
Un altro, da distinguere nettamente, è quello che può essere esemplificato dalla piattaforma rivendicativa presentata dai ferrovieri. Le organizzazioni dei ferrovieri hanno richiesto in questi mesi consistenti aumenti salariali (ci sarebbe da domandarsi perché li richiedano in misura maggiore dei postelegrafonici: ma sorvoliamo ora su questo aspetto).
Ebbene, questa è stata forse l'unica categoria che ha avanzato un preciso programma di investimenti massicci in infrastrutture al Governo e al Ministero dei Trasporti. E' stata, credo, soprattutto l'azione di massa dei sindacati dei ferrovieri a determinare la decisione presa in questi giorni dal Governo di varare un primo stanziamento di duemila miliardi sul piano poliennale. Questo è il modo giusto, secondo me, di venire incontro ad un certo tipo di aspettative, ad un certo tipo di spinte di base; il modo sbagliato, invece, è andare incontro ad altri tipi di richieste, torno a ripeterlo, quella dei trasporti gratuiti, e anche dell'assegnazione gratuita dei libri nelle scuole medie. Noi, nel nostro bilancio regionale abbiamo previsto stanziamenti per gli alunni bisognosi. Ma io mi domando perché, nell'attuale situazione della finanza pubblica, dobbiamo riproporre con carattere prioritario l'esigenza di dare indiscriminatamente a tutti i ragazzi dagli undici ai quattordici anni i libri di studio in forma gratuita. (Questo, almeno, mi sembra fosse il succo della mozione, che mi pare riprendesse alcune richieste avanzate dai sindacati: se avessi inteso male, accettate comunque l'esempio a titolo di chiarimento).
Ci sono, ripeto, tanti modi per cercar di venire incontro ad un certo tipo di richieste, per arrestare il meccanismo inflazionistico, per far riprendere il meccanismo degli investimenti nel nostro Paese. Noi dobbiamo essere estremamente attenti a scegliere le soluzioni giuste ed a scartare con ferma decisione, con assoluto rigore quelle sbagliate. Sul piano scolastico, sarebbe logico che i sindacati chiedessero un impegno deciso per l'eliminazione con la massima celerità di alcune situazioni ancora gravosissime in certi comuni, come quella dei doppi e tripli turni all'interno delle scuole, con programmi di edilizia scolastica: è questa la direzione giusta nella quale muoversi. Limitandoci a garantire semplicemente ai lavoratori un maggior reddito monetario, sostituendoci come poteri pubblici negli esborsi che i lavoratori devono compiere per affrontare certe spese durante l'anno scolastico, diamo una risposta sbagliata, manteniamo, al limite incentiviamo, le tendenze inflazionistiche nel nostro Paese.



REVELLI Francesco

Ma paga la stessa classe...



GANDOLFI Aldo

No, non è che paghi la stessa classe...
Ripeto, dovete rispondere a questo tipo di osservazioni. Una cosa giusta, ribadisco, è, specialmente con riferimento all'inflazione, non al reddito reale attuale dei lavoratori, preoccuparsi del reddito reale dei lavoratori fra uno, due o tre anni; cioè, muoversi nel senso di prendere provvedimenti che migliorino la situazione degli investimenti pubblici, e non aggravando la situazione della finanza pubblica con provvedimenti che fanno ritrovare oggi ai lavoratori più soldi in tasca ma domani condizioni di servizi sociali, di investimenti di carattere sociale, nettamente peggiorate.
Questo è il tipo di considerazioni di carattere generale che mi sembra noi dobbiamo riuscire a fare. Se oggi c'è una situazione della finanza pubblica che costringe per il bilancio del 1974 a livello nazionale a porre un limite invalicabile ed a sacrificare, o dilazionare nel tempo, degli investimenti di carattere sociale, la nostra preoccupazione dev'essere quella di ricreare queste condizioni per gli investimenti sociali, di farli quando ce n'è la possibilità. Auguriamoci, a livello di bilancio regionale di riuscire a ricreare questo tipo di condizioni: preoccupiamoci, quindi di contenere al massimo tutte le erogazioni per spese correnti nei bilanci pubblici, cerchiamo di ricreare quelle condizioni che nell'ambito dei bilanci pubblici possono far riprendere gli investimenti, quindi la creazione di posti di lavoro, la messa in moto di dinamiche di carattere molto più ampio che quella semplicemente della domanda per effetto di una maggiore liquidità sul mercato dei beni di consumo.
Queste, a mio avviso, sono le considerazioni che noi dobbiamo fare.
Tutto questo, sul piano degli interventi della Regione, che cosa pu significare? Come dicevo prima, sarò lieto di prendere atto di eventuali chiarimenti, ma sul piano scolastico non mi sembra che il problema prioritario che noi dobbiamo porci sia quello di...



REVELLI Francesco

I quattro miliardi che sono a bilancio...



GANDOLFI Aldo

Può anche darsi che tu abbia ragione: ne discuteremo all'atto della presentazione del nuovo bilancio, e cercheremo allora di muoverci in questa direzione. Ma, ripeto, per quanto riguarda le spese per servizi scolastici dobbiamo cercare di contenere al massimo questo tipo di erogazioni, e, che so io?, con la Finanziaria regionale - se riusciremo a realizzarla rapidamente - di mettere in moto, invece, dei fatti istituzionali che, ad esempio, permettano di venire incontro alle esigenze degli enti locali con programmi di edilizia scolastica, cioè di creazione di infrastrutture scolastiche di un certo tipo, se questa è una possibilità da perseguire.
Lancio un'idea: consideratela a titolo puramente esemplificativo.
Il discorso della casa, della messa in moto di meccanismi per la creazione di costruzioni di edilizia residenziale non speculativa, è discorso fondamentale, sia in termini di creazione di nuovi posti di lavoro, e quindi di rilancio di una dinamica, sia in termini di creazione di condizioni che alla lunga determinano quell'effettivo miglioramento delle condizioni del salario reale dei lavoratori.
Su questi temi io ho preso alcuni spunti unicamente per dare un contributo di carattere esemplificativo al dibattito che stiamo facendo. Se noi ci muoveremo con questo spirito, se ci sarà concordanza di vedute su queste linee di carattere generale, certamente, al di là della discussione che faremo oggi, la discussione del bilancio regionale, che faremo nei prossimi mesi, sarà un elemento importante, anche per verificare un'effettiva capacità della Regione di muoversi nel senso che tutti auspichiamo. Ma, direi, e questo mi sembra l'elemento importante, noi dobbiamo farci carico di un grosso problema, anche a livello regionale: quello di riuscire a depurare una serie di richieste e di rivendicazioni di tensioni che oggi sono sul tappeto, e di riuscire a valutare quali siano le componenti che effettivamente si muovono nella direzione di ridurre l'inflazione, di far riprendere gli investimenti, e avere il coraggio di dire un "no" reciso a quel tipo di componenti che non farebbero che gravare sul bilancio regionale, come sul bilancio degli enti pubblici, spese di pura erogazione che non avrebbero altro effetto se non quello di incentivare a lunga scadenza le componenti inflazionistiche della nostra economia.
Se ci faremo carico di queste preoccupazioni e di questo tipo di considerazioni, certamente riusciremo a produrre, a livello regionale qualcosa di significativo per il prossimo anno.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Minucci, ne ha facoltà.



MINUCCI Adalberto

Prendo la parola solo per fare qualche brevissima considerazione che giustifichi o ampli la giustificazione che già il mio Capogruppo Berti ha offerto al Consiglio del significato che le misure proposte dal nostro Gruppo vengono ad assumere nella situazione attuale, soprattutto sotto il profilo del collegamento che noi vogliamo stabilire e fare emergere con molta evidenza tra misure immediate, o congiunturali, e misure di prospettiva o strutturali.
Io su un punto soltanto, dei tanti che ha trattato, sono d'accordo con quanto ha detto il collega Gandolfi, quando, riferendosi in particolare agli interventi dei compagni socialisti a proposito delle cause dell'inflazione, ha rilevato che non si possono ridurre le origini del fenomeno inflattivo nel nostro Paese ad una congiuntura internazionale. In effetti è vero che mediamente i paesi occidentali hanno avuto un tasso di svalutazione della moneta attorno al 7-8 per cento e nel corso dell'ultimo anno in Italia nel giugno scorso il tasso di svalutazione superava il 20 per cento; siamo cioè in presenza di un fenomeno internazionale di grandi dimensioni che è collegato in grande misura alla crisi del dollaro e alla collocazione nuova che viene assumendo l'economia americana nello scacchiere mondiale, ma siamo in presenza anche di fenomeni ben più non dico catastrofici, ma certamente di natura patologica, nel nostro Paese che attengono direttamente alla struttura ed alla storia della nostra economia. Ed è facile individuare, fra questi motivi patologici interni all'economia italiana, quelle cause strutturali che sono all'ordine del giorno del resto, soprattutto negli ultimi anni, anche attraverso le grandi lotte, i grandi dibattiti che tutti conosciamo.
Questi costi da che cosa derivano? Da un mercato del lavoro irrazionale che è soprattutto aggravato dall'arretratezza delle regioni meridionali dai costi supplettivi che ciò rappresenta, dai costi di congestione nelle aree industriali, dall'arretratezza dell'agricoltura, dal sistema distributivo dei grandi servizi pubblici che sono fattori diretti di inflazione. Su questo credo che nessuno abbia dei dubbi.
Ma se è vero questo, io credo che a maggior ragione risulti inaccettabile la riproposizione che avviene in via diretta e indiretta soprattutto attraverso la voce oracolare dell'on. La Malfa a cui si riferisce così spesso l'amico Gandolfi, della vecchia teoria dei due tempi cioè della necessità di un'azione congiunturale che rimetta in sesto il bilancio dello Stato e le cose più urgenti e poi passeremo, una volta sistemate le cose, a misure di ordine strutturale che affrontino questi nodi che tutti siamo d'accordo nel rilevare sono alla base dei fenomeni inflattivi.
Questa è la cosa inaccettabile e purtroppo noi stiamo assistendo ad un fatto: il governo è diviso sulla teoria dei due tempi, se è necessario unire l'azione riformatrice all'azione congiunturale o meno; ci sono dei ministri e dei settori della maggioranza governativa che più o meno sostengono la nostra tesi che occorre integrare strettamente i due piani di iniziativa, tuttavia questa divisione fa di nuovo passare di fatto la pratica dei due tempi. Si ritorna cioè alla vecchia concezione che è costata così cara per vent'anni all'economia italiana, alla società italiana, per cui le riforme si faranno sempre in un secondo tempo; le grandi trasformazioni di cui ha bisogno l'economia italiana si vedrà quando verrà il momento favorevole per farle.
Se c'è un fatto che non coglierlo sia conseguenza non dice più neppure di motivazioni ideologiche, ma di pura e semplice miopia politica, se c'è un fatto chiaro è che non esiste in Italia, in questo momento, proprio per quelle ragioni patologiche strutturali che dicevo prima, una congiuntura in sé. Non c'è niente vorrei dire di strettamente congiunturale che non abbia una connessione immediata, una natura strutturale. Questo è il punto di partenza da cui dobbiamo muovere.
E del resto basta vedere ciò che sta accadendo in questi giorni. C'è un rischio che grava su tutta la democrazia italiana, non solo sull'economia e in primo luogo su chi crede (non ci crediamo noi, sia chiaro, ma ci credono forze con cui in qualche modo simpatizziamo all'interno della maggioranza governativa) nell'esperimento di questo governo, nel tentativo di questo governo di rappresentare in qualche modo un'inversione di tendenze. Se andiamo a vedere, ci sono delle misure congiunturali, soprattutto per quanto riguarda appunto la lotta contro l'inflazione, il controllo dei prezzi. I giudizi sugli esiti di queste misure possono essere contrastanti noi li giudichiamo contraddittori, parziali, ma certamente in qualche modo vanno in una direzione giusta, almeno come principio. Ma se andiamo a vedere, contemporaneamente agli esiti più o meno positivi di queste misure avvengono nell'economia e nella società italiana processi gravemente negativi che alla lunga possono riprodurre in dimensioni aggravate le crisi e le conseguenze gravi che abbiamo visto in questi anni.
Andiamo a vedere. C'è una ripresa produttiva in alcuni settori industriali, anche nel nostro Piemonte, una ripresa, non nascondiamocelo largamente drogata dall'inflazione e quindi da una temporanea facilitazione delle esportazioni verso l'estero. Questa ripresa, in ogni caso, senza risolvere i problemi di fondo di cui l'industria italiana soffre, che sono appunto problemi di struttura, di grandi scelte strutturali, si sta di nuovo esprimendo in una ripresa dei flussi migratori. Tutti i giornali ci informano che ci sono già due-trecentomila lavoratori meridionali pronti con le loro valigie di cartone a ripartire per il Nord; e se andiamo alla stazione di Porta Nuova cominciamo a rivedere l'arrivo di migliaia di immigrati dal Mezzogiorno.
E del resto le condizioni del Mezzogiorno sono quelle che anche il colera ci sta dimostrando ogni giorno e quindi non ci sorprende certo che ci sia questa situazione.
Nello stesso tempo, anche qui, per un effetto di miopia veramente incredibile, i responsabili dell'industria del Nord, dopo aver fatto tanti propositi, tante autocritiche soltanto un anno fa, nei momenti più duri della crisi, oggi si dimenticano tutto e dicono: ma come, voi volete fermare l'immigrazione? Ma qui c'è bisogno, qui le industrie tirano, il mercato tira, le industrie hanno bisogno di vendere, fate pur venire gli immigrati; al massimo chiederemo alla Regione di fare le "aree attrezzate" (fra l'altro ridotte a questa concezione di dormitori per l'industria anziché a fattori di riequilibramento dell'economia regionale). Ben vengano gli immigrati! Senza capire che l'immigrazione di oggi non avrà più nessuno di quegli effetti del passato perché è cambiata la sua composizione sociale e professionale, perché è cambiata la situazione in cui gli immigrati arrivano nel Nord, perché nel giro non di pochi anni, ma di pochi mesi ci ritroveremo con una situazione nelle aree di immigrazione come Torino più acuta di quella che abbiamo già conosciuto, con effetti sui fenomeni inflattivi ancora più catastrofici.
Ma altri fenomeni, altri processi vanno visti bene. Qualche giornale ha scritto con ottimismo sul fatto che alla produzione i prezzi di certe carni, soprattutto dei pollami, sarebbero diminuiti. Sul mercato al dettaglio, per la verità, queste diminuzioni credo che nessuno le abbia constatate. Ma se si va a vedere questa riduzione dei prezzi alla produzione di certe carni, soprattutto, ripeto, dei pollami, deriva dal fatto che i contadini, gli allevatori sono costretti a distruggere gli allevamenti di polli e le stalle perché i mangimi stanno costando un occhio, sono aumentati del 50, del 100 per cento in questo ultimo anno.
Quindi ci ritroveremo con una zootecnia ancora più ridotta, con un dramma dell'agricoltura italiana che invece di avviarsi a soluzione si sta aggravando. Fra qualche mese, non fra qualche anno, ci troveremo a pagare lo scotto di questa tendenza.
L'altro elemento serio che va visto, caro Gandolfi, è quello del mercato interno. Nesi ha detto una cosa che mi dispiace tu non l'abbia colta in tutta la sua importanza: egli ha detto che la domanda interna di consumo sta cadendo, si è ridotta progressivamente in questi mesi, per effetto, ovviamente, dell'aumento dei prezzi. Ma noi abbiamo detto fin dall'inizio - e non siamo stati solo noi comunisti, anche altre forze politiche, anche il convegno di Perugia della D.C., qualche volta anche La Malfa l'ha detto - che una ripresa produttiva seria, solida non avrà luogo nel nostro Paese senza un mutamento di quell'equilibrio fra esportazione e mercato interno che ha dominato negli ultimi vent'anni, cioè senza una revitalizzazione del mercato interno, senza un aumento della capacità di consumo delle categorie più disagiate; ecco il senso, il valore della domanda del movimento sindacale nostro di un aumento immediato e consistente delle pensioni, soprattutto di quelle più basse. Non è soltanto un'azione di umanità, non è soltanto un'opera di riparazione necessaria a cui nessuno può umanamente sottrarsi, ma è anche una considerazione economica. Il mercato interno non si revitalizza senza una maggiore capacità, una maggiore domanda da parte delle grandi categorie disagiate sono milioni di uomini: i pensionati, i disoccupati, le categorie a sottosalario e così via. Ecco le rivendicazioni preminenti che oggi presenta il movimento sindacale, con grande responsabilità.
Certo, se il ragionamento di Gandolfi fosse valido, bisognerebbe dire: ma perché aumentare le pensioni, non serve a niente in questo momento anzi, magari il pensionato che certo se gli dai 10.000 lire in più non si potrà comprare l'automobile o il frigorifero o si comprerà una bistecca in più alla settimana, quello addirittura non serve, ci danneggia perché ci imporrebbe di aumentare l'importazione della carne...



GANDOLFI Aldo

Io ho detto che non serve a niente dare i libri gratis alla scuola dell'obbligo.



MINUCCI Adalberto

E' lo stesso ragionamento caro Gandolfi.
Per i trasporti non c'è niente da fare, o noi andiamo a una torsione decisa del problema, a un mutamento del rapporto fra trasporto pubblico e trasporto privato, ma questo comincia intanto da un nuovo tipo di affezione della gente al trasporto...



GANDOLFI Aldo

Devi fare degli investimenti per far questo.



MINUCCI Adalberto

Certo, ma finora la logica a cui avete obbedito voi, è rincarare le tariffe dei trasporti pubblici e contemporaneamente far decadere la struttura del trasporto pubblico, per cui i trasporti sono sempre peggiori come funzionalità e costano di più.



GANDOLFI Aldo

Questo è vero.



MINUCCI Adalberto

Questa è la logica. Rovesciarla, significa rovesciarla su tutti e due i fronti, fare del trasporto pubblico un autentico servizio sociale.
Intanto è dimostrato, e se vuoi va a vedere le cifre del Comune di Torino e dell'azienda di trasporto, non è con le tariffe che si risolvono i problemi dei trasporti, senza una riforma complessiva del sistema; la realtà è che bisogna agire su entrambi i fattori, dare gratuità dei trasporti, certo, questo è l'orientamento che prende piede in tutte le società moderne. Non a caso ci sono dei grandi Comuni, delle città italiane (se permetti fra le meglio amministrate, lo ha riconosciuto anche il Ministro delle Regioni Toros nell'intervista a "La Stampa" il quale non ha avuto l'accortezza di mettere il Piemonte fra le Regioni meglio amministrate, ma ci ha messo l'Emilia Romagna) dove si va a questo tipo di misure sociali che sono al tempo stesso misure di revitalizzazione del mercato interno, cioè mettere a disposizione delle categorie più disagiate una maggiore possibilità di domanda di consumo che oggi è decisiva se vogliamo risolvere i problemi dell'economia nazionale.
E la stessa cosa vale per i libri di testo, qui fra l'altro c'è anche un problema di giustizia, di diritto minimo, uno Stato democratico come noi lo vogliamo non può obbligare un cittadino a fare una cosa senza dargli i mezzi per farla, non può istituire una scuola dell'obbligo e poi costringere quello che è obbligato ad andare a scuola a pagarsela, quando voi sapete che costa 30/35.000 lire per pagare i libri.



GANDOLFI Aldo

Gli dai i libri gratis però poi gli fai fare i doppi e i tripli turni.



MINUCCI Adalberto

Bisognerebbe fare entrambe le cose. Non c'è un problema di scelta come pensi tu, non è la storia dei due fratelli, caro Gandolfi, la storia dei due fratelli di La Malfa si è dimostrata fallimentare per vent'anni...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Erano tre i fratelli!



MINUCCI Adalberto

Questa storia non è più riproponibile, abbiamo imparato tutti questi trucchi ormai, sono trucchi verbali.
Quando Borando chiede, giustamente perché è una domanda più che legittima: i soldi per aumentare le pensioni se non si aumenta la benzina dove li troviamo? Io ti dico che se aumenti la benzina i soldi vanno alle compagnie petrolifere e queste non mi sembra che abbiano nel loro programma l'aumento delle pensioni in Italia.
Non solo, ma andiamo a vedere come si amministra questo famoso denaro pubblico. Mi ha colpito il fatto che la televisione, (che in fatto di cautela sul colera in questi giorni mi sembra abbia battuto tutti i record e ha trovato che tutto è sotto controllo. Ha ragione il "Corriere della Sera" di dire che in Italia l'unica cosa sotto controllo è la televisione) persino la televisione dicevo ha fatto venir fuori delle testimonianze davvero impressionanti: viene fuori che nel golfo di Napoli esiste solo un grande collettore costruito nel 1900, 73 anni fa, non ce ne sono altri; voi avete visto dalle immagini dove si scarica questo liquame, l'immondizia di Napoli, di una città che ha triplicato la popolazione nell'ultimo mezzo secolo.
Andarvi a dire, come vi abbiamo detto dieci anni fa, cinque anni fa due anni fa che era necessario costruire dei collettori, che era necessario farla finita con le speculazioni, che era necessario smetterla di distruggere il giardino di quella villa del '700 (dove è morta quella bambina a San Giorgio a Cremano, impressionante per due cose, perché questa villa stupenda, una delle più belle del napoletano ha avuto questo grande parco distrutto dalla lottizzazione e la vecchia villa, al centro del parco, è diventata invece un rottame dove dormono queste famiglie) è inutile. Al governo, a La Malfa (meridionalista se ce n'è uno) abbiamo detto: che cosa aspettate a investire questi 50/60/100 miliardi per disinquinare il golfo di Napoli, per dare una sistemazione a questa città disastrata e che in vent'anni è stata ridotta ad una cosa impossibile? Ci è stato detto: ma dove troviamo i cento miliardi? Intanto vedevamo centinaia di miliardi che venivano trovati per trafori ecc. Andate in Abruzzo a vedere queste quattro o cinque autostrade che sono sorte, perché ogni ministro abruzzese ha voluto la sua autostrada. I soldi si trovano sempre quando ci sono gare di questo tipo in gioco.
Ma adesso quanto costa all'economia nazionale e napoletana l'epidemia di colera? Poteva essere evitata facendo appunto i collettori e risanando.
Quanto costa in vaccini, in misure di emergenza, senza risolvere nessuno dei problemi di fondo della città? Adesso quei 70/100 miliardi necessari a risanare Napoli diventeranno 300 di spese urgenti e senza dare nessuna prospettiva alla città. Il problema non è dove trovare i soldi, ma come spenderli, quali scelte fare per spenderli. I soldi si trovano sempre quando si tratta di spenderli male in Italia e oggi lo riconoscono tutti.
Vogliamo continuare su questa strada? Non vogliamo capire invece che dobbiamo arrivare a queste misure che aiutano da una parte grandi masse popolari a sopportare il costo di un'inflazione così grave? Parliamoci chiaro, per una famiglia operaia, o di un piccolo commerciante, di un artigiano che cosa significa spendere fra un mese 30.000 lire per il figlio che va alla scuola dell'obbligo? Vuol dire un gravame serio. Noi aiutiamo queste famiglie, certo, allentiamo una tensione sociale, facciamo vedere una possibilità positiva, al tempo stesso però diamo un contributo a dare tensione al mercato interno per indirizzarlo verso consumi nuovi, verso una domanda nuova. Non è una questione di dieci miliardi che se vanno da una parte non possono andare da un'altra; è bastato che Carli facesse qualche telefonata e si scopre che migliaia di miliardi possono essere fermati mentre si accingono ad andare all'estero. Perché di questo si tratta, il nostro è un Paese dove migliaia di miliardi all'anno si involano verso altri Paesi.
Vogliamo discutere seriamente su queste questioni? Le proposte che vi abbiamo fatto sono estremamente responsabili, sono davvero da forza di governo. E io non capisco come ci sia qualcuno che non voglia cogliere quest'occasione, che non voglia capire che un'operazione come quella oggi in atto in Italia può riuscire, può avere dei risultati positivi, pu consolidare la democrazia oltre che risolvere certi problemi economici che travagliano il Paese solo se si affronta con spirito nuovo i problemi che stanno di fronte a tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, il collega Viglione nel suo intervento di poco fa ha ricordato un dibattito televisivo che ebbe luogo nel novembre del '72 su questo medesimo argomento, addebitando al collega Fassino, che allora intervenne per il Gruppo liberale, di avere in quella circostanza sottovalutato la gravità della lievitazione dei prezzi che si andava profilando.
Devo dire invece che, come risulta dallo stenoscritto di quel dibattito, il collega Fassino in quella circostanza pose il problema dell'aumento dei prezzi in tutta la sua gravità, collegandolo peraltro ad analoghe tensioni che stavano avvenendo, come stanno tutto avvenendo, negli altri Paesi. E direi che se non abbiamo letto male i giornali di stamattina e i dati che essi pubblicano sull'aumento dei prezzi negli Stati Uniti nel corso del mese di luglio, quella che fu allora l'osservazione iniziale dell'intervento del collega Fassino non era certo destituita di fondamento.
D'altra parte il collegamento dell'indice dei prezzi alla situazione internazionale (anche se è vero, come sosteneva poco fa il Consigliere Minucci, che sulla situazione italiana giocano fattori tipicamente nostri che richiedono un'analisi di tipo particolare) spiega perché, sebbene il meccanismo del blocco dei prezzi non concordi con la logica tradizionale dell'economia di mercato, oggi anche nei regimi più tipicamente capitalisti il controllo dei prezzi anche attuato attraverso provvedimenti di tipo autoritativo appaia come una necessità ricorrente, sia pure per durate di breve periodo.
Il Consigliere Berti ha ritenuto di dover attribuire una responsabilità particolarmente grave al passato governo di centralità, ma io desidero ricordare che il Ministro liberale del Tesoro del governo Andreotti ha dichiarato alla stampa nel mese di luglio, senza essere smentito da nessuno, che un provvedimento di blocco dei prezzi di listino industriali e di controllo dei prezzi alimentari era stato preparato anche dal governo di centralità fin dal dicembre scorso. E non dipende certo dalla passata gestione del Tesoro se allora non si raggiunse, in sede politica quell'accordo che è stato poi raggiunto dalla troika governativa della politica economica del governo Rumor.
Noi crediamo quindi che la questione del blocco dei prezzi debba essere valutata realisticamente per quanto riguarda i limiti di validità di questo tipo di intervento. Mi pare che fra le cose interessanti che sono state citate nell'intervento del Consigliere Nesi, vi sia anche quella che a luglio (cioè quando sono stati emanati i decreti) la spinta all'aumento si stava già decelerando, almeno per quanto riguarda i prezzi al consumo.
Io non ho dati aggiornati al mese di giugno come quelli che sono stati ricordati dal collega Nesi, ma per quanto riguarda un raffronto fra il maggio '72 ed il maggio '73 mi pare che i prezzi al consumo siano cresciuti in misura assai inferiore ai prezzi all'ingrosso, il che dovrebbe indurci a fare giustizia di certe critiche troppo facili che vengono rivolte nei confronti della categoria degli esercenti al dettaglio, che finiscono di essere le vittime più che i responsabili di questa situazione; e d'altra parte dimostra nuovamente il peso che sulla lievitazione dei prezzi è esercitato dalla variabile esterna attraverso le importazioni.
Volendo, senza scendere a polemiche di carattere antisindacale, si potrebbe ricordare che secondo stime che riconosco essere di parte, ma che tuttavia non devono essere molto lontane dal vero, mentre dal maggio '72 al maggio '73 i prezzi al consumo sono aumentati circa dell'11 per cento e i prezzi all'ingrosso circa del 15 per cento, il costo del lavoro nell'industria è aumentato del 27 per cento. Alcune statistiche possono essere più benevole di quella che sto citando, ma non credo si possa mettere in discussione che l'incidenza dell'aumento del costo del lavoro è certamente un fattore indiscutibile della situazione che ora è in esame.
Sono d'accordo con il Consigliere Nesi sul fatto che i decreti di blocco, nel corso di quest'estate, hanno assunto un'influenza positiva soprattutto dal punto di vista psicologico, contro tendenze speculative ed incettazioni che sarebbero state anche troppo facili. Credo vada aggiunto a questa constatazione anche il fatto che proprio per la scarsa durata in cui il blocco ha potuto esprimere i suoi effetti, si deve avere una visione di più lungo periodo e si deve anche riconoscere ciò che oggi viene troppo spesso e troppo facilmente dimenticato, vale a dire che le cause dell'inflazione di cui l'aumento dei prezzi è soltanto un effetto, non risalgono né al governo in carica né a quello che lo ha preceduto, ma ad una gestione di politica economica di periodo molto più lungo; per intenderci alla politica economica dell'ultimo arco dei governi di centro sinistra dal '69 al '72. Rispetto alla quale, se non temessi di urtare qualche suscettibilità, dovrei dire che sia la politica economica del governo di centralità, sia la politica economica del nuovo governo di centro-sinistra, rispondono ad una filosofia comune. Questi due governi solitamente rappresentati come le due opposte facce della luna, viceversa per quanto riguarda il recupero di alcune tendenze negative della politica economica degli anni '69/'71 stanno rivelando, alla prova dei fatti elementi comuni.
Ora ci si trova ormai vicini alla scadenza dei decreti e si pone quindi il problema di quali dovranno essere gli interventi successivi, la seconda tappa di questa politica economica.
A noi pare che se anche per il futuro dovrebbe essere possibile un controllo sull'aumento dei prezzi, soprattutto nel senso di graduare nel tempo con una certa programmazione quegli aumenti che si riveleranno giustificati da ragioni oggettive, sarebbe invece illusorio pensare che il blocco possa perpetuarsi senza scadenze, perché è chiaro che su un periodo più lungo la pura e semplice repressione della tensione all'aumento potrebbe essere mantenuta soltanto a spese della produttività.
Io ritengo che ad esempio l'Associazione dei commercianti della provincia di Alessandria, quando ha pubblicato un suo manifesto in cui chiede al governo di prendere atto che occorre combattere non solo gli effetti, ma anche le cause dell'inflazione, abbia fatto un ragionamento difficilmente contestabile.
Evidentemente quindi una politica di questo genere non può prevedere soltanto il controllo dei prezzi, dovrebbe prevedere anche ciò che è assai meno popolare, cioè un controllo dei costi, ivi compresi alcuni costi essenziali, ad esempio il costo del lavoro su cui già ho avuto modo di riferire qualche dato e il costo del denaro che è anch'esso galoppato all'aumento in questo periodo.
Il collega Minucci ha fatto una brillante demolizione di quella che è stata chiamata da alcuni la politica delle compatibilità, tuttavia dobbiamo chiederci se davvero si può ritenere che una serie di obiettivi (che, dal punto di vista della loro legittimità politica, sono condivisi da tutti) possano essere condivisi contestualmente e non si pongano, se si collocano tutti contestualmente come obiettivi da perseguire senza una selezione di priorità, su un piano di incompatibilità di fatto.
Mi chiedo se si può perseguire nel medesimo tempo l'attuazione delle riforme, cioè essenzialmente un'espansione degli investimenti pubblici; la politica dei grandi trasferimenti sociali di reddito (ad esempio a favore dei pensionati meno assistiti) ossia una politica di espansione della spese corrente, un rilancio degli investimenti produttivi come quello che pure occorrerebbe a sostegno dell'occupazione e del contenuto reale dei redditi di lavoro; una riapertura dei processi rivendicativi, che ormai è già in atto quanto meno a livello aziendale; e, insieme a tutti questi obiettivi anche la stabilità dell'indice generale dei prezzi.
E' evidente che se si punta a fondo su una o più di queste variabili bisogna concedere una proporzionale flessibilità a una o più delle altre. E questo mi pare essere un limite della mozione presentata dal partito comunista per quanto riguarda le sollecitazioni che essa rivolge al governo nazionale. La mozione presentata dal Gruppo comunista chiede al governo nazionale al tempo stesso di aumentare le pensioni, di bloccare i prezzi amministrati (fra cui se capisco bene dovrebbero anche esserci molte tariffe pubbliche che sono già gestite sottocosto), di bloccare i prezzi industriali con le ovvie ripercussioni che ciò avrebbe sulla produttività e insieme di ribassare l'IVA su determinati prodotti, che sono poi quelli di più largo consumo, cioè di deprimere quella che è oggi la voce centrale, il maggior cespite del sistema tributario.
E' opportuno chiederci, nonostante il diverso avviso del collega Minucci, se l'insieme di queste richieste sia davvero mutuamente compatibile.
A me pare sia giusto riabilitare in questa sede un documento che sembra inspiegabilmente destinato alla clandestinità e che è l'opera postuma e finora inedita del nostro amico e Ministro del Tesoro on. Malagodi contenuta nel libro bianco sulla spesa pubblica. Nel libro bianco non pubblicato e diffuso in edizione clandestina per pochi amatori, si citano in materia di distribuzione del reddito e di constatazioni sulle ragioni dell'inflazione, alcuni dati apprezzabili. D'altra parte proprio ieri, in sede di formulazione di bilancio dello Stato, il successore di quello sfortunato Ministro del Tesoro ha dato una dimostrazione che non poteva essere più clamorosa sul grado di rigidità raggiunto dalla spesa pubblica.



MINUCCI Adalberto

La tua insolita difesa di Malagodi......



ZANONE Valerio

Compete agli infelici la difesa d'ufficio in determinate situazioni.



MINUCCI Adalberto

Hai dimenticato che avete criticato gli aumenti ai superburocrati.



ZANONE Valerio

Sì, certo, abbiamo criticato gli aumenti ai superburocrati, senza per dimenticare che la ragione di questo aumento risiedeva in un provvedimento legislativo varato dai governi precedenti.



MINUCCI Adalberto

Quando si parla di priorità, c'è da porre non in contrasto due priorità buone...



ZANONE Valerio

Le priorità positive con quelle negative? Purtroppo non sempre quantitativamente le misure corrispondono; mi chiedo se con le liquidazioni che sono state pagate ad alcune migliaia di funzionari sarebbe ad esempio possibile aumentare, anche solo di mille lire, i minimi delle pensioni. Io accetto il discorso da un punto di vista di valutazione politica, nel senso che se si è nella necessità di chiedere determinati sacrifici al Paese bisogna iniziare a chiederli a quelle categorie che possono più facilmente sostenerli. Però sta di fatto che la fonte legislativa rispetto alla quale il governo Andreotti ha emanato determinate disposizioni in sede amministrativa, risaliva al governo precedente e quindi la scelta politica era già stata fatta prima, "a monte", come si suol dire.



MINUCCI Adalberto

Mi scuso col Presidente, ma la polemica mi sembra giusta. La mia polemica sulle priorità non è fra riforme e aumento dei prezzi, è fra riforme e i 7.000 miliardi spesi nel Mezzogiorno a favore di enti clientelari e parassitari.



ZANONE Valerio

Credo che in difesa degli enti clientelari potranno parlare altre parti politiche, visto che la mia non è mai stata troppo tenera nei loro confronti.



PRESIDENTE

Io pregherei di non trasformare l'intervento in un dialogo, altrimenti non concluderemo più il dibattito.
Prego il Consigliere Zanone di proseguire.



ZANONE Valerio

Desidero ricordare, accogliendo il cortese rimprovero del Presidente che già negli interventi che lo stesso collega Fassino e gli altri Consiglieri del mio Gruppo hanno pronunciato sul problema dei prezzi nei dibattiti dell'anno scorso, noi ci siamo sempre dichiarati favorevoli ad una politica che anche in sede amministrativa faccia uso dei poteri regionali in vista di una serie di obiettivi. Certamente noi non ci opporremo mai a provvedimenti della Regione o degli enti locali, presi in forma anche più o meno assembleare, che comunque possano essere veramente utili per reprimere determinati fenomeni speculativi e di carattere parassitario. Saremo certamente d'accordo (e forse questa inflazione sarebbe per questo aspetto quasi un evento provvidenziale) se si traesse da questa circostanza un'occasione per intervenire davvero nel settore della razionalizzazione del sistema distributivo con quel coraggio politico che la legge 426 purtroppo ha dimostrato non sussistere nei fatti.
Non siamo certamente contrari, anche se non abbiamo interessi organizzativi di partito in merito, ad una vigorosa diffusione dell'associazionismo dei produttori e dei consumatori; sono tutti obiettivi che già nel dibattito dell'anno scorso mi pare sono stati condivisi e fissati negli ordini del giorno del Consiglio.
Vorrei soltanto fare alcune osservazioni di dettaglio al testo della mozione comunista.
Per quanto riguarda i costituendi comitati che dovrebbero funzionare come organi di salute pubblica per contenere l'aumento dei prezzi, premesso che mi sembra eccessivo articolarli a livello di tutti i Comuni della Regione, mi pare comunque un segno di parzialità escludere da questi comitati proprio quello che viene in altre parti segnato a dito come il maggiore imputato: se è vero che sono le forze della produzione industriale quelle che sono maggiormente coinvolte e responsabili di questo processo mi chiedo perché in questi comitati dovrebbero esservi accanto ai rappresentanti degli enti pubblici, degli artigiani, dei contadini e dei cooperatori, non anche i rappresentanti di queste categorie, se non altro per esprimere direttamente in quella sede le loro responsabilità. Ma questa è un'osservazione di dettaglio.
Maggiori perplessità confesso di avere per quanto riguarda le competenze che la Giunta Regionale dovrebbe assumersi per intervenire sulle banche per fare rientrare gli eventuali finanziamenti dati agli speculatori. Penso che il Presidente della Giunta, che è anche un esperto di problemi bancari, vorrà dire se effettivamente la Giunta Regionale ritenga di poter fattivamente intervenire in questa direzione, al di fuori delle iniziative che già su molto propagandata deliberazione del Ministero del Tesoro sono state assunte alla Banca d'Italia.



BERTI Antonio

Non abbiamo parlato di competenze, era un'iniziativa politica.



ZANONE Valerio

L'iniziativa politica c'è già stata da parte del Ministero del Tesoro e le critiche a questa iniziativa non sono state anche qui di ordine politico, sono state di ordine operativo nel senso che alcuni commentatori economici e a quanto pare, in privato, anche alcuni funzionari della Banca d'Italia, hanno espresso l'opinione che si chiudevano le stalle quando i buoi ormai erano scappati; ma se vogliamo prendere una posizione politica possiamo farlo, salvo il fatto di vedere poi qual è il grado di efficacia di questi interventi. Il giudizio su ciò è molto variabile.
Infine, per quanto riguarda gli interventi più direttamente di competenza della Regione, cioè gli interventi legislativi che si dovrebbero portare avanti nel settore della casa, in quello della scuola dell'agricoltura, dell'artigianato e così via, su alcuni dei quali, come su quello dell'assistenza scolastica, si indicano anche delle cifre e quindi degli impegni finanziari che si dovrebbero assumere, bisognerà porsi il problema della copertura di questi oneri.
La mozione comunista è certamente un inventario molto diligente di interventi che si possono assumere e finanziare a cura della Regione, per credo che non vada dimenticato (è una notizia di ieri) il fatto che in sede di formazione del bilancio 1974 questo governo che si dichiara fortemente regionalista, certo più regionalista del nefasto governo di centralità, ha pensato bene di aumentare le dotazioni dei Ministeri che dovevano essere scorporati con l'istituzione delle Regioni e invece di ridurre il fondo di sviluppo da destinarsi alle Regioni. Per cui, se nel 1973 si erano avuti per il fondo di sviluppo, per quanto riguarda il Piemonte, pochi miliardi credo che anche per il 1974 non si andrà oltre 5/6 miliardi di dotazione. E mi chiedo se l'Assessore Paganelli avrà i poteri magici occorrenti per contenere in questo piccolo fondo di 5/6 miliardi l'insieme delle richieste che vengono avanzate in questa mozione.
Su questo il nostro Gruppo attende le dichiarazioni della Giunta la quale ha il compito istituzionale non solo di proporre al Consiglio le scelte di priorità, cosa che è in facoltà di tutte le forze politiche di fare, ma anche di dimostrare il grado di compatibilità delle medesime.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Io non so se il compagno Cardinali che aveva chiesto la parola sia da considerarsi decaduto o no, comunque non cercherò di rubare le cose che voleva dire, anche perché le ignoro, cercherò di dire brevemente quello che è il pensiero del mio Gruppo su questo argomento. Io ho l'impressione che dibattiti di questo genere, su temi di questa vastità (non voglio fare un appunto a nessuno, è una questione di metodo che anche il Consiglio Regionale deve esaminare) rischino di diventare una cosa poco seria portati così, senza un'adeguata preparazione, all'ordine del giorno. Forse avrebbero guadagnato da un lavoro preparatorio che non c'è stato. E' una questione di metodo che penso abbia qualche importanza.



RIVALTA Luigi

Basta studiare.



VERA Fernando

Non è mica un appunto che faccio a voi, lo faccio a tutti noi.



RIVALTA Luigi

Lo fai a te stesso.



VERA Fernando

Anche a me stesso evidentemente.
Ci troviamo di fronte ad una preoccupante spinta inflazionistica in atto nel Paese e ad una volontà comune di tutti i responsabili politici di porvi rimedio, a cui naturalmente corrispondono posizioni difformi o quanto meno differenti quando si tratta di esaminare il tipo di politica, di interventi, che occorre usare? Si tratta di intervenire in un campo nel quale operano delle leggi economiche che non sono facilmente addomesticabili nei confronti delle volontà politiche.
E' nostro parere che la spinta all'aumento dei prezzi sia comunque un problema non risolvibile soltanto con delle misure calmieristiche. Questo lo abbiamo detto anche al Comune di Torino recentemente, quando si è trattato di presentare un programma al momento dell'elezione del sindaco.
Anche allora abbiamo detto, come partito, che riteniamo che soltanto intervenendo sul processo produttivo e soprattutto su quello distributivo sia possibile arrivare ad un contenimento dei prezzi, cosa che semplici misure calmieristiche non hanno possibilità di realizzare con efficacia.
Anche un certo tipo di processo nei confronti di una categoria di operatori economici, quella dei commercianti, che ci pare si sia stabilito nell'opinione pubblica e nella stampa in questi ultimi tempi, se da una parte può avere qualche giustificazione, operato in questa maniera indiscriminata rischia di essere una sorta di linciaggio morale che tiene conto soltanto di certe colpe e non di colpe molto più grandi, di speculazioni molto più grandi che esistono alle spalle di questa categoria che è l'ultimo anello di una catena distributiva.
Altro fatto che penso vada rilevato è quello di una pressione pubblicitaria che viene esercitata sull'utente in maniera pesante indiscriminata, soprattutto sulla povera gente nello stesso momento in cui (e questa mi pare una grossa contraddizione) si vorrebbe instaurare nel Paese un clima di austerità.
Mi rendo conto che in regime di libertà può essere difficile contenere questo tipo di azione, però quando viene esercitato per esempio attraverso canali quali quelli della RAI-TV, che nel contempo invita (attraverso la voce responsabile di ministri), un'austerità, la cosa ci appare quanto meno grottesca.
La mozione il Gruppo comunista l'ha presentata quest'oggi e questo Rivalta, scusami, non è che ne renda molto facile l'esame e lo studio, il fatto di aver potuto conoscere soltanto oggi un documento di questo tipo rende estremamente difficile un esame da parte nostra, anche perché si tratta di un documento articolato ed interessante in cui ci sono degli aspetti positivi che tutti, a mio parere, dovrebbero condividere, altri che richiedono una maggiore ponderazione.
E' indubbiamente un dibattito che non credo possa (sentiremo poi il parere della Giunta) esaurirsi questa sera assumendo un atteggiamento di approvazione o di ripulsa. E' pure elemento di interesse e di esame l'intervento veramente notevole del collega Minucci. Per cui ritengo che a tutti gioverebbe (compresi i presentatori del documento) un esame rinviato di qualche tempo, in modo da permettere anche alla Giunta di discutere in modo altrettanto valido.
Mi soffermerei soltanto su un punto del documento comunista, quello che riguarda i libri di testo. Mi rendo conto che non è il più importante, ma è quello che, a mio parere, presenta maggiori elementi di discutibilità intanto in relazione alla cifra che si ritiene necessaria per garantire la gratuità dei libri, dei trasporti, delle refezioni scolastiche, ecc. per la scuola dell'obbligo, in quanto ricordo (anche perché facevo parte allora della III Commissione) alcuni elementi numerici che ci aveva dato l'Assessore Visone, che portavano l'onere finanziario di un intervento in questo settore a cifre ben maggiori da quelle qui indicate. Del resto proprio in occasione dell'elaborazione dei documenti riguardanti il Comune di Torino di cui parlavo prima abbiamo visto in una discussione fatta a Roma (ce lo diceva l'ex sindaco Porcellana) che soltanto per il Comune di Torino e solo per i libri di testo l'onere sarebbe molto superiore alla cifra che viene qui indicata per tutta la Regione Piemonte.
Ma a parte questo, che è un elemento accertabile, la mia preoccupazione è che in questo modo si faccia quello che Minucci accusava il governo di fare con l'aumento della benzina. In realtà i miliardi che spenderemmo per dare gratuitamente i libri di testo agli studenti, servirebbero sì ad alleviare l'onere delle famiglie, ma servirebbe soprattutto a favorire una speculazione editoriale che chiunque abbia un pochino di pratica del settore sa quanto sia massiccia, esercitata oltre tutto con un tipo di concorrenza tra le varie case editrici che credo difficilmente si potrebbe definire corretto.
Quindi, se è giusto preoccuparsi dell'incidenza che ha il libro di testo sulla gratuità o meglio sulla non gratuità della scuola dell'obbligo, è molto più doveroso occuparsi di quanto esiste a monte del problema, cioè della speculazione editoriale di cui vediamo già adesso all'inizio della stagione scolastica, le avvisaglie attraverso il rincaro dei libri, sempre più lussuosamente rilegati, sempre più arricchiti di inutili fotografie e di inutili pagine a colori, che mirano non certo a rendere dei risultati didatticamente migliori nell'ambito della scuola, ma unicamente ad impinguare una speculazione editoriale che giudico estremamente deplorevole.
In conclusione, io sono del parere che i problemi posti dal dibattito di oggi e soprattutto quelli posti dalla mozione sottoposta alla nostra attenzione, vadano seriamente meditati dal Consiglio e anche dalla Giunta alla quale compete l'onere di accettare o non accettare, o comunque di proporre delle alternative, in ordine alle proposte presentate.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Revelli, ne ha facoltà.



REVELLI Francesco

Voglio precisare alcune cose in merito alla proposta sulla scuola inserita nella mozione che abbiamo presentata.
E' già stato risposto dal collega Minucci all'obiezione del Consigliere Gandolfi e adesso rispondo io a quelle sollevate dal collega Vera: è chiaro che la riforma della scuola non deve diventare uno spreco nazionale. Si è già detto che se spenderemo in cinque anni 11.000 miliardi per l'edilizia scolastica, 9.000 miliardi per la gratuità ecc. con le leggi attuali porteremo veramente un'inflazione enorme al Paese.
Ma il problema è sì quello di vedere i due tempi collegati, ma è anche quello di razionalizzare al massimo già oggi la spesa pubblica in questi settori, liberando certi fondi di bilancio dall'impostazione corporativa settoriale per annullare tutte le posizioni di rendita che non saranno direttamente parassitarie in certi casi, ma che sono rendite di sottogoverno, di mal costume politico, di spreco costante delle risorse che noi portiamo avanti anche nei nostri bilanci.
Nel discutere il bilancio preventivo del '73, molto in ritardo, non abbiamo fatto delle richieste trascendentali, abbiamo detto soltanto che qualora non si volessero aumentare gli stanziamenti, che non sono sufficienti, è necessario giungere ad una diversa normativa. Perché gli attuali 4 miliardi e 400 milioni che si spendono su tutta una serie di capitoli, più alcuni previsti dall'Assessore Vietti (per esempio i 600 milioni per le colonie) oggi li stiamo spendendo molto male, con ritardi enormi, alimentando tutta una serie di ingranaggi che sono uno degli elementi fondamentali dello spreco. Per cui si può calcolare dall'esperienza dello scorso anno (l'Assessore Visone ci ha portato i conti in Commissione due mesi fa) che lo stanziamento di due miliardi vale sì e no per uno al punto in cui siamo oggi. I discorsi generali che qui sono stati fatti, le buone intenzioni di cui abbiamo lastricato il nostro cammino, mandando ordini del giorno a destra e a sinistra, invitando il governo a fare certe cose, diventano degli alibi troppo comodi per non impostare realmente il problema.
Questo è un primo dato di fatto. Il secondo è che bisogna partire dalla concretezza delle dichiarazioni che qui sono state fatte. Tutti hanno riconosciuto che senza una profonda riforma della scuola non abbiamo un processo di ripresa economica. Non a caso il nostro partito, pur sottolineando la necessità di tutte le riforme, indica alcune priorità parla di Mezzogiorno, di agricoltura e di una profonda e radicale riforma dei processi scolastici di base formativa in generale e questo per non dover constatare quei fenomeni che ricordava il Consigliere Minucci e relativi agli indirizzi di risorse umane e materiali sbagliati al Sud.
Basta pensare ai risultati della scuola di oggi, alla creazione delle professioni inutili, alla disoccupazione intellettuale e via discorrendo.
Ed è chiaro che questo non può essere visto soltanto nel momento terminale bisogna cominciare a vederlo dalla scuola dell'obbligo.
Quindi, quando parliamo di una politica di maggiore spesa nel bilancio del '73, cercando tutti insieme la possibilità di reperire i fondi dove sono ancora disponibili, anche se non dell'entità richiesta, la nostra proposta non è disgiunta dall'altra contenuta nel nostro documento che chiede l'impegno della III Commissione ad andare avanti nell'esame dei progetti di legge presentati (che non sono soltanto quelli dei Comuni, ma anche quelli del nostro partito) in merito alla gratuità della scuola dell'obbligo e dell'infanzia. La mozione si richiama anche al controllo delle strutture democratiche, al processo dell'aumento dei prezzi ecc.
Quale migliore controllo ci potrebbe essere nel campo dei libri in cui si verificano dei processi di speculazione enormi, se non attraverso le deleghe conferite agli enti locali che le esercitano con una partecipazione sociale, con un collegamento nuovo e diverso tra scuola e società? Perch questi progetti di legge giacciono inevasi e si risponde che non è compito della Regione, che i fondi non ci sono, che lo deve fare lo Stato? Non si può fare (è scorretto anche politicamente) salvo che nella provincia di Cuneo, la maggioranza e l'opposizione al tempo stesso. E non si può neanche venire qui con la faccia tosta (mi si passi il termine) con cui verrà domattina l'Assessore Visone, il quale scappa sempre quando sente parlare della scuola, bisognerebbe che fosse Consigliere regionale il suo segretario, poiché si occupa lui di tutto. E' l'unico interlocutore che abbiamo, non riusciamo mai a bloccare l'Assessore.
Quando non si vuole arrivare ad un modo diverso di spendere i fondi, si incorre in errori molto gravi, l'abbiamo già visto per quanto concerne le spese dello scorso anno e di quest'anno, tanto è vero che quest'anno, se non si eliminavano alcune false Commissioni inventate per democratizzare gli interventi, lasciando andare avanti i canali tradizionali, i pochi libri di testo gli alunni bisognosi, li avrebbero ricevuti in giugno.
Come mai diventa un problema così grande per lo stesso Comune di Torino discutere sul Patronato scolastico o su alcune di queste altre strutture? Non so che razza di interessi ci possano essere per non riuscire a smuovere niente in questo campo, quando invece si favorirebbe l'aumento di intervento da parte di Comuni amministrati dalle sinistre come dalla D.C. e che oggi si trovano impossibilitati, se non hanno il minimo di garanzia per una piccola immissione di fondi, ad effettuare la refezione scolastica e altri servizi.
Per quanto riguarda il campo dell'editoria scolastica questo ha un grosso giro d'affari, è vero, ma nel settore operano un gran numero di aziende (annualmente si impongono circa 5.000 titoli)? In questo settore vi è la speculazione più bassa, favorita da quegli stessi apparati burocratici cui è legato il meccanismo di finanziamento. Dalle esigenze effettive della scuola, si arriva, attraverso la cassa scolastica, e a tutta una serie di volontà congiunte, a questo tipo di speculazione.
Il modo diverso di dare il libro, di usufruirne collettivamente e anche altre cose più volte ripetute in questo dibattito, servirebbe a ridimensionare la spesa e al tempo stesso ad aiutare una ristrutturazione del settore.
Per quanto riguarda l'assistenza scolastica della Regione Piemonte noi dovremmo provvedere a fornire i libri, secondo la legge attuale, a circa 160.000 studenti dei tre anni delle scuole medie. Dando un buono libro di 10.000 lire arriveremmo ad una spesa che non supera, in concorso con quanto spendono i Comuni e con i contributi versati ai Patronati scolastici, i cinque miliardi. E non operando una gratuità totale, ma selezionando le esigenze. Quando abbiamo presentato delle richieste ci è sempre stato risposto che il problema non era di nostra competenza. Anche questo governo sta sbagliando, non solo perché non si è pronunciato in proposito, ma perché in realtà decide di aumentare le pensioni utilizzando 90 miliardi del fondo per la formazione professionale. E domani mattina l'Assessore Visone verrà a dirci che dovremo fare dei tagli, ma a chi? A tutti questi enti che proliferano, anche ad alcuni enti sindacali e parasindacali che sono fin troppo ben forniti di finanziamenti di questo genere? O invece andremo a farli a quelle iniziative concrete, come io mi aspetto mi venga a dire domani mattina l'Assessore, che portano avanti un discorso più valido? Allora non ci sarà più niente per le 150 ore, non ci sarà niente per le richieste sacrosante dei sindacati.
E' chiaro che occorre andare verso una politica di riforma e lo si fa intanto riformando le materie che ci sono state assegnate, con delle leggi regionali. Questo è improrogabile, non si può andare avanti in questo modo.
Il 17 per cento del bilancio regionale speso per la scuola generale certamente non figura in pratica e ha, come risultato, soltanto una grande confusione e dispersione dei fondi. L'intervento che proponiamo dei due miliardi, deve servire a mettere in moto quella serie di iniziative che già sono in atto in molti Comuni per effettuare dei servizi che vengano ad incidere sul costo della vita nel campo della scuola, a difesa del salario dei lavoratori. Si tratta di servizi che i salariati riceverebbero in termini di aumento di reddito, con beneficio immediato, si otterrebbe così una maggiore espansione dell'occupazione liberando la manodopera femminile che altrimenti rimane compromessa, se no si ritorna a far venire gente del Sud. Per esempio il Comune di Chieri e il Comune di Pinerolo quest'anno, se non ci sarà un minimo di appoggio da parte della Regione, non saranno in grado di portare avanti un finanziamento maggiore che hanno già a bilancio per la refezione scolastica.
L'esperienza ha dimostrato che quanto è stato fatto da alcuni Comuni ha costituito un calmiere, anzi, un intervento sul reddito dei lavoratori che non è stato intaccato dall'inflazione proprio perché l'hanno goduto in termini reali. Basti pensare a cosa vuol dire poter mandare i figli alla scuola materna e alla scuola dell'obbligo. I sottoccupati i figli alla scuola dell'obbligo non li mandano.
So che nella maggioranza c'è chi è intenzionato ad andare in questo senso, ma so anche che c'è una resistenza sorda perché quando il Presidente Calleri ha detto in linea generale (non pretendiamo che sia competente su ogni argomento) che bisognava andare, a più o meno breve scadenza, verso questo tipo di intervento, e dopo che sono stati presi impegni per fare delle modifiche a certe delibere, l'Assessore Visone ha continuato come se niente fosse, come se le prese di posizione della Giunta e gli impegni che si assume non servissero a niente. Noi chiediamo un intervento in questo senso da dirottare immediatamente sui Comuni e di affrontare immediatamente la questione delle legge perché il bilancio preventivo '74 lo state formando e tornerete a formarlo nel vecchio modo. I Comuni non avendo chiarezza della situazione non potranno più mettere a bilancio entro il mese di ottobre i fondi per continuare l'attività da gennaio a giugno del prossimo anno scolastico. Il problema quindi si dimostra in tutta la sua urgenza, come ha detto all'inizio il compagno Berti.
In secondo luogo vorrei chiedere che si ascoltino questi Comuni, non è gente noiosa, non si deve negare la possibilità di discussione. C'è stata una richiesta di incontro da parte dei comitati dei sindaci torinesi e di altri sindaci della Regione per discutere e mettere a fuoco il problema e per indicare anche...



VISONE Carlo, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Non ho mai rifiutato incontri, mi hanno chiesto una riunione per martedì, ma se sono a Roma non li posso ricevere...



REVELLI Francesco

Sei sempre via, viaggi troppo. Ad ogni modo li riceverà il Presidente Calleri se non andrà via, o qualcun altro. Bisogna farlo altrimenti questi interventi non riescono ad essere portati a termine.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Garabello, ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, durante la fase calante del precedente Governo così detto Andreotti-Malagodi, vi erano dei sostenitori del centro-sinistra che forse con un certo cinismo, dicevano: i guai stanno piovendo tutti sulla schiena di questo Governo, meno male, così il centro-sinistra potrà partire dopo che saranno state superate certe situazioni di notevole difficoltà per cui la ripresa dovrebbe essere più facile.
Infatti i guai sono capitati sulle spalle di quel Governo e, vuoi per una non sufficiente capacità politica di scrollarseli dalle spalle, vuoi per la natura stessa dei guai, il Governo è cambiato e quello di centro sinistra, che molti di noi hanno richiesto per molto tempo, si è trovato di fronte a difficoltà estreme che quest'oggi sono state qui illustrate e anche se c'è stata una certa ripresa, la stessa non dà sufficiente fiducia e tranquillità poiché due elementi devono continuare a rimanere fissi nella prospettiva politica dell'impegno delle forze governative e di tutte le forze responsabili: da un lato la difesa dei livelli di occupazione (il che implica tutto un discorso sugli investimenti e sulla soluzione della questione del Mezzogiorno, doppio problema fondamentale dal quale non si può sfuggire, altrimenti la semplice operazione anticongiunturale non avrebbe basi sicure); dall'altro lato vi è la necessità, che in questi ultimi tempi è maggiormente esplosa, di sostenere e garantire il potere di acquisto dei salari dei lavoratori.
Bisogna dire che questo Governo, partito con la "fase uno" relativa ai prezzi e alla difesa del potere d'acquisto della lira e dei salari dei lavoratori, per unanime riconoscimento ha cominciato bene, soprattutto (e lo notava Nesi secondo me molto giustamente) perché è riuscito ad attuare un'azione anche di carattere psicologico che è andata forse al di là della stessa operatività messa in atto nella prima fase, tant'è che la risposta a quest'azione psicologica è stata immediata ed ha consentito quelle pur lievi riduzioni nella spirale di aumento dei prezzi.
Oggi dobbiamo esserne soddisfatti democraticamente, anche se non è una soddisfazione che possa limitarsi lì, perché non si vive sempre in momenti di calda emergenza, quando è più facile, magari cambiando un po' il metodo di azione, ottenere dei risultati di adesione pubblica, ma si sente e lo notiamo e penso che democraticamente tutti coloro che vogliono la difesa delle nostre istituzioni debbano in qualche modo esserne soddisfatti; per questo tipo di azione e per la tempestività attuata, vi è una notevole tendenza popolare favorevole al governo che ritengo abbia dei motivi che si possono ritrovare nella sostanza e anche nei metodi di azione che il governo ha usato in questa prima fase, ma è anche dovuta al fatto che ha trovato una disponibilità alla trattativa, alla discussione, al dialogo da parte dei sindacati che rappresentano certamente larga parte dell'opinione pubblica più vasta dal punto di vista numerico, anche se di più limitato potere economico.
Bisogna dire però che questa disponibilità dei sindacati, come anche quella di forze politiche impegnate direttamente nel governo (e vorrei dire anche di forze politiche che stanno svolgendo all'esterno del governo un'attiva azione di opposizione democratica) ha un "ma" ed è che vi è una richiesta esplicita di non separazione, di non dicotomia fra congiuntura e struttura, cioè attraverso le riforme si debbono legare questi due momenti.
Ci rendiamo conto tutti che dire che bisogna condurre avanti l'azione congiunturale e l'azione di riforma contemporaneamente, potrebbe sembrare in termini economici, quasi una contraddizione. D'altronde dobbiamo anche dire che le forze politiche, il governo, la maggioranza devono avere la capacità di operare le scelte fondamentali e avere il coraggio di presentare quelle priorità che in un qualche modo consentono di legare i due elementi.
In questo discorso come si possono inserire le Regioni? Io rilevo come questa mattina il Presidente del Consiglio, relativamente all'intervista del Ministro Toros e l'Assessore Paganelli e quei pochi che hanno parlato chiosando questa posizione, ci hanno detto che indubbiamente certe dichiarazioni dei ministri della Repubblica non possono essere colte che come dichiarazioni positive di accettazione, ma nello stesso tempo le Regioni devono svolgere la loro parte, devono saper porre i propri problemi in modo da costringere i poteri centrali a risposte concrete, proprio quelle risposte che poneva il Ministro Toros sui temi dei poteri effettivi delle leggi quadro, dei fondi di bilancio, della disponibilità operativa da parte delle Regioni stesse.
In questo senso le Regioni hanno un campo di sviluppo delle loro azioni, del loro decollo in cui debbono agire contemporaneamente a un tentativo che devono continuare a portare avanti. Io credo che con questa concordia-discorde che ha caratterizzato sempre i dibattiti del nostro Consiglio, abbiamo cercato di acquisire sempre maggiore capacità di risposta concreta, anche con la nostra operatività, ai problemi che vengono posti dalle singole popolazioni regionali.
E oggi dobbiamo dire che il problema più sentito dalle nostre popolazioni è proprio quello del costo della vita nelle sue varie componenti, non soltanto nel settore degli alimentari, così fondamentale ma non esclusivo.
Mi pare che nel riassumere il fondo di questo dibattito, Viglione abbia avuto una frase felice quando ha detto che le Regioni debbono fare direttamente quello che possono, coi loro poteri, dopo di che debbono fare da cassa di risonanza politica per sollecitare quello che altri più in alto o, se vogliamo, più in basso, negli enti locali, debbono fare nel campo delle proprie attribuzioni.
A me pare che a questo dibattito la risposta della Giunta dovrebbe contenere uno stringato programma, da attuarsi a tempi brevi, delle cose che si possono fare direttamente. Io penso che se questo dibattito fosse iniziato con una relazione della Giunta, saremmo di fronte ad una proposta programmatica di azione per i tempi brevi, per cercare di attuare direttamente quello che la Regione può fare.
Invece di partire da una relazione della Giunta, il dibattito è partito da una mozione; i colleghi comunisti, che sono stati così diligenti ed attivi, riconosceranno la difficoltà di condensare in una giornata un documento che contiene una ventina di singole proposizioni di un certo rilievo.
Noi riteniamo che sia un elemento positivo questa puntualizzazione delle proposte con un po' di tempo a disposizione (non un rinvio sine die ma nel giro di una settimana) anche perché la mozione comunista affronta un panorama vastissimo, chiama in ballo, come è logico, il governo regionale e singole Commissioni perché mettano a punto (anche qui occorre l'accordo con la Giunta) argomenti di notevole importanza già sul tappeto da qualche tempo. Pertanto penso che esprimendo da parte della Giunta un giudizio meditato, concreto, sulle proposte che sono state avanzate, vi potrebbe essere una seconda e più ristretta fase di dibattito in cui si tirano le conclusioni.
Io non entro nel merito di polemiche che qui sono avvenute, su singoli elementi. Mi pare che nel documento comunista vi siano argomenti di largo interesse e di larga convinzione, altri di maggiore difficoltà obiettiva altri ancora solo accennati e che hanno certamente delle difficoltà ad essere attuati. Non sarebbe serio, né responsabile, di primo acchito accettare o respingere, a scatola quasi chiusa; fra l'altro il documento non è stato distribuito a tutti i Consiglieri, non c'è stato il tempo per un esame definitivo, per consentire sia alla Giunta che ai Gruppi di assumere determinazioni finali, per cui mi pare che lo possiamo definire onestamente un atto collaborativo che non può essere responsabilmente prepermesso, la cui risposta non può essere affrettata e abborracciata in questa seduta.
Io credo di esprimere anche il punto di vista della D.C.: apprezziamo il dibattito che si è svolto, certi elementi di carattere generale che sono stati portati qui con estrema capacità e conoscenza di causa da parte di molti colleghi di varie parti politiche, apprezziamo anche la presentazione del documento del Gruppo comunista che non respingiamo aprioristicamente chiediamo di poterlo approfondire e diciamo alla Giunta che sarebbe necessario un breve rinvio per poter dare risposte concrete alla ventina di proposizioni contenute nel documento e su quanto possa essere venuto oggi stesso o possa venire in una prossima seduta.
Parimenti potranno essere ulteriormente chiarite ed approfondite cose che non riguardano direttamente l'operatività della Regione, ma di cui la Regione può farsi altoparlante verso i poteri centrali e anche verso l'opinione pubblica, al fine di dare al dibattito la migliore conclusione possibile.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti.
Chiede di parlare il Presidente della Giunta, ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, il dibattito che oggi si è qui svolto parte da una constatazione che mi pare accomuni tutti i Gruppi politici qui rappresentati ed è la constatazione di una situazione indubbiamente preoccupante per quanto riguarda il rincaro del costo della vita. E' un interrogativo che tutti insieme ci dobbiamo porre ed è bene sia stato chiesto quali sono le concrete azioni che la Giunta ed il Consiglio Regionale possono svolgere nel campo della loro competenza, per intervenire anch'essi in questa linea politica che è stata adottata dal governo e che con alcune varie definizioni anche di fantasia "la politica dei cento giorni", "del primo, secondo terzo tempo" ha comunque lo scopo di intervenire in questa situazione congiunturale e strutturale insieme, per contenere l'aumento dei prezzi, per rilanciare l'economia del nostro Paese su basi più tranquillizzanti.
Mi pare sia stato da tutti riconosciuto che i poteri delle Regioni non sono negativi, cioè non sono dei poteri di intervento di contenimento, ma sono semmai positivi nel senso di intervenire con alcuni strumenti per vedere di indirettamente alleviare i riflessi negativi dell'aumento del costo della vita. Ed io, in attesa di esaminare il documento che è stato presentato, mi colloco nella direzione in cui ha collocato il proprio intervento il collega Garabello a nome della D.C., cioè di esaminare, a livello di Giunta, questo complesso di problemi.
Ma evidentemente la Giunta non poteva non cogliere questa occasione che deriva dagli importanti interventi che qui sono stati fatti in ordine ai programmi ed alle proposte di interventi concreti da parte del governo regionale e del Consiglio Regionale.
Io voglio semplicemente integrare questo intervento in una valutazione che, mi sembra, tutti quanti insieme dobbiamo fare. Non possiamo non cogliere con molta soddisfazione, delle dichiarazioni che sono state fatte a livello di governo in ordine al contenimento dei fondi per le Regioni.
Credo che le preoccupazioni che hanno dettato questo indirizzo siano obiettive; credo però sia giunto anche il momento di dire qualcosa di nuovo in ordine alla differenza ormai tradizionale che si fa tra spese correnti e spese di investimenti.
Io credo che difficilmente si possano chiamare spese correnti quelle che si fanno nel campo della scuola non soltanto per la costruzione di aule scolastiche, ma anche per quanto riguarda l'educazione e l'elevazione del livello di istruzione. Sono "correnti" secondo una terminologia ufficiale ma sono indiscutibilmente spese di investimento, certamente a lunga redditività, ma sono spese di investimento.
Credo pertanto che in questo settore, come in altri, si stia già ormai manifestando, a livello di studiosi dei problemi di economia, una tendenza correttiva rispetto a questa classificazione che peraltro ha un peso estremamente rilevante nella redazione del bilancio nazionale e conseguentemente anche dei bilanci degli enti pubblici.
Io penso seriamente però che sia difficile dire che esiste una rigidità del bilancio per quanto riguarda le spese di investimento e quindi un'incapacità del bilancio di intervenire nello sviluppo dell'economia del Paese, se si continua a partire dalla tradizionale distinzione tra spese correnti e spese di investimento. Allora, in questo modo, anche le spese per la ricerca scientifica finiscono per essere delle spese correnti e pertanto si devono restringere. Io credo che oggi nessun imprenditore nessun gran manager potrebbe accettare di considerare come spese correnti le spese per la ricerca scientifica, quando tutto il processo di sviluppo è ovviamente collegato all'elevazione ed alla crescita della cultura e della ricerca.
Ecco pertanto che, inquadrate in questa cornice, le proposte che la Giunta intende non soltanto accettare e fare proprie, ma intende proporre con tutto il carattere di un'approfondita meditazione rispetto all'ampiezza degli oneri che le stesse comportano, sono evidentemente volte a garantire quello che è stato chiamato il diritto allo studio e quindi una maggiore presenza della Regione come aspetto indiretto della sua lotta contro il carovita.
Noi ci rendiamo conto che l'alleggerire i bilanci familiari, già peraltro piuttosto ristretti, con un intervento diretto dell'ente pubblico volto a consentire l'acquisizione gratuita di libri scolastici, possa dimostrare in modo concreto e fermo quale sia in definitiva l'indirizzo che noi vogliamo dare alla presenza dell'istituto regionale.
La Giunta ovviamente chiede - ed io credo che il Consiglio non possa non consentire - che l'argomento venga valutato in tutta la sua ampiezza finanziaria, perché le cifre che si fanno sono approssimative e, per varare un disegno di legge, occorre avere dei riferimenti molto precisi. Con l'Assessore siamo d'accordo di indirizzarci su questa linea. D'altra parte già l'anno scorso avevamo fatto un significativo progresso rispetto ai fondi che erano normalmente stanziati dallo Stato. Quest'anno vogliamo fare un'avanzata ancora maggiore e collocarci nella direzione della gratuità di questo servizio. Anche nel settore dei trasporti abbiamo operato in modo da alleggerire notevolmente i bilanci delle aziende di trasporto con leggi che sono state approvate da questo Consiglio e che credo siano venute largamente incontro a quelle difficoltà di investimento di fronte alle quali si trovano le aziende pubbliche.
Vi è già stata un'iniziativa da parte di forze politiche interne del Consiglio e da parte della Giunta su altri problemi relativi allo sviluppo dell'agricoltura ed in una prossima riunione della Giunta, vi sarà l'esame di un disegno di legge che verrà presentato al Consiglio nel quadro di una collaborazione che io avevo già anticipato, rispetto alla proposta di legge che è stata presentata dal Gruppo comunista. Si tratta di trovare i tempi le modalità, gli strumenti per intervenire in modo concreto nell'aiutare lo sviluppo della zootecnia, settore dell'agricoltura particolarmente importante e rispetto al quale, come voi sapete, la nostra economia si colloca in una posizione di tributarietà verso l'estero veramente pesante se è vero, come è vero, che vi sono tre miliardi, tre miliardi e mezzo al giorno di importazioni.
Non solo, ma stiamo assistendo alla smobilitazione di una serie di allevamenti, smobilitazione che, soprattutto in Piemonte, non può non lasciarci estremamente preoccupati proprio perché si tratta di uno dei settori che nella nostra Regione può essere sostenuto con notevoli possibilità di successo economico.
Non mi dilungherò sugli altri problemi, però sarò molto lieto se le iniziative prese dalla Giunta relativamente al contributo ai Comuni per quanto attiene alle opere di urbanizzazione e all'altro disegno di legge che è stato proposto in merito al risanamento dei centri storici (con la costruzione attraverso l'IACP di case popolari per un importo di dieci miliardi) saranno discusse dalle Commissioni e portate in Consiglio con rapidità.
All'amico Viglione vorrei dire che noi non abbiamo nessuna preoccupazione di assumere delle precise posizioni per quanto attiene al blocco dei fitti. Credo che possiamo sostenere tutti come, di fronte ai bilanci delle famiglie depauperate di una notevole aliquota della propria potenzialità di acquisto nel corso di questi ultimi mesi, il problema dell'acquisto sia uno di quelli che si colloca in termini più drammatici e più impegnativi; pertanto non abbiamo nulla in contrario a sollecitare il governo perché la data di scadenza venga prorogata per i tempi che si giudicheranno quanto meno necessari.
Non abbiamo altresì nessuna difficoltà a dire chiaramente la nostra contrarietà all'aumento del prezzo della benzina; per quanto personalmente mi riguarda non ho avuto difficoltà a sostenere questa tesi a livello di direzione nazionale del mio partito e non ne ho a sostenerla qua; sono convinto che sarebbe un grave errore, proprio per il movimento progressivo di aumento che avvierebbe in tutta una serie di settori, soprattutto in quelli della distribuzione, mentre non solleverebbe dai loro oneri nemmeno le società petrolifere le quali hanno dimostrato di avere così larghi utili da poterli impiegare in tanti altri settori che petroliferi non sono e che hanno anche dimostrato di saper perdere con una notevole capacità e disinvoltura.



MINUCCI Adalberto

Compreranno qualche quotidiano in meno.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io non lo so, non abbiamo qui esempi di quotidiani che dipendano da loro.
Tutto questo nostro dibattito certamente comporta un confronto tra le forze politiche impegnate a livello di Consiglio Regionale e lo comporta anche sul regime dei suoli, caro collega Viglione; detto così "regime dei suoli" non ha molto significato; sarebbe più opportuno che venissero, da parte del partito socialista - che per la verità è stato al governo per tanto tempo ed ha avuto ed ha tuttora, soprattutto in materia urbanistica una grande competenza - delle proposte concrete.
Sono lieto che il collega Viglione abbia voluto riconoscere che la Regione non può intervenire in aspetti di questo genere, nonostante le sue competenze in materia urbanistica, perché si tratta di altra materia che urbanistica non è ed è quindi di competenza regionale. Per quanto riguarda la mia posizione particolare, ritengo che da parte del partito socialista venga una proposta che consenta ai Comuni l'esproprio in tutte le aree di espansione previste dai piani regolatori comunali.



VIGLIONE Aldo

Lei è d'accordo?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io sono perfettamente d'accordo e non da oggi; lo sostengo senza nessuna difficoltà. Ho l'impressione che le difficoltà arrivino da altre parti.
Tutto ciò premesso, credo di poter cogliere dalla dichiarazione che, a nome della D.C., ha reso il collega Garabello, la richiesta di rinviare alla prossima seduta del Consiglio Regionale l'approvazione della mozione in modo da giungere ad un documento che non pregiudizialmente, ma secondo uno schema che abbiamo sempre adottato in sede di Consiglio, possa vedere la confluenza dell'arco più ampio possibile delle forze politiche qui rappresentate. Ed è in questo senso che chiedo al Consiglio di votare.



PRESIDENTE

La discussione è chiusa.
La richiesta della Giunta è di aggiungere questo argomento alla prossima seduta che è già fissata per norma statutaria al 18 settembre martedì (mi pare che abbiamo già provveduto alla convocazione).
Non vi sono dei dissensi da parte di Gruppi, quindi considero come accettata ed accolta la richiesta della Giunta e l'argomento sarà pertanto riproposto all'ordine del giorno della riunione di martedì 18, che avrà luogo alle ore 10 e alle ore 16, avendo all'ordine del giorno anche il punto quarto che abbiamo stamane aggiornato alla stessa riunione per prendere in proposito delle determinazioni.


Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Pur avendo ancora delle comunicazioni da fare, approfitto per ripetere che il Consiglio è convocato martedì 18 alle ore 10 e alle ore 16 con all'ordine del giorno: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Interrogazioni ed interpellanze 3) Comunicazioni del Presidente 4) Rinvio della legge regionale approvata il 26 luglio 1973 "Fondo per gli interventi straordinari in agricoltura. Provvedimenti conseguenti" 5) Dibattito sul problema dell'aumento del costo della vita, cioè ulteriore completamento di questo dibattito; e quant'altro i Capigruppo mi suggerissero di mettere all'ordine del giorno, posto che gli stessi sono convocati presso la sede di Via Maria Vittoria, 18 alle ore 15 di mercoledì 12 (credo abbiano già avuto la convocazione scritta, ma la ripeto qui avendone informato anche il Presidente della Giunta). In quella riunione i Capigruppo determineranno anche una linea di condotta, fissando semmai un'apposita riunione, per stabilire quali saranno gli argomenti da verificarsi nel corso della prossima sessione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, fin dal 20 giugno il Gruppo socialista aveva chiesto un dibattito in Consiglio Regionale sulla situazione politica generale.
Dicevamo allora "al fine di pervenire a soluzioni che corrispondono alla svolta politica che si sta delineando a livello nazionale".
Poiché questa svolta è diventata realtà, il Gruppo socialista intende insistere sulla definizione del momento e dei termini di questo dibattito e chiede alla Giunta ed al suo Presidente di esprimersi al riguardo.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta è in grado di dare una risposta questa sera? Sì, allora gli do la parola.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io chiedo alla cortesia del collega Nesi di voler prendere atto che la D.C., a livello del proprio Congresso nazionale prima e regionale poi, ha espresso un preciso indirizzo in ordine al problema che egli ha posto e che mi sembra come Presidente della Giunta di non essere autorizzato ad anticipare, anche perché non potrei anticipare ciò che il mio partito ha all'esame.
Chiedo pertanto al collega Nesi di voler lasciare che gli organi responsabili della D.C. esaminino la questione che, come egli sa, è all'ordine del giorno di riunioni che si svolgeranno nei prossimi giorni.
Io non sono questa sera in condizioni di poter dare una risposta in merito; posso però richiamare la sua attenzione su ciò che già la D.C. ha detto in ordine a questo problema.


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)


PRESIDENTE

Debbo ora passare alla comunicazione delle interrogazioni e interpellanze come d'uso.
Interpellanza dei Consiglieri Fonio e Nesi sul riordino fondiario dei terreni siti nei Comuni di Castelletto Cervo, Brusnengo e Masserano, per conoscere come la Giunta consideri il problema in relazione alle necessità di individuare per la zona gli indirizzi produttivi più confacenti.
Io sintetizzo tutte le interrogazioni e le interpellanze, che sono molte, per poterle trasmettere alla Giunta e avere poi tempestive risposte.
Interrogazione Nesi, Calsolaro relativa alla delicatissima situazione in cui versa l'azienda dolciaria De Coster di Torino, per sapere quali interventi urgenti e quali contatti con la GEPI e con la SME la Giunta intenda prendere.
Interpellanza urgente dei Consiglieri Fabbris, Ferraris e Besate che interrogano l'Assessore all'agricoltura per sapere se sia a conoscenza del piano del Consorzio di bonifica della Baraggia Vercellese e se non crede di intervenire per far ritirare l'attuale piano di esproprio.
Interrogazione del Consigliere Simonelli che ripropone la stessa interrogazione dichiarata decaduta questa mattina per la sua momentanea assenza, relativa alla zona del Comune di Ovada adiacente al torrente Stura, dove l'impresa Robbiano &Gentile sta emettendo fumi ecc. che possono determinare uno squilibrio.
Interrogazione dei Consiglieri Zanone, Rossotto, Fassino, Gerini ancora relativa al Consorzio di bonifica della Baraggia Vercellese.
Interrogazione del Consigliere Viglione che chiede al Presidente della Giunta ed all'Assessore al personale i motivi che hanno portato all'emanazione di un ordine di servizio senza prima consultare le organizzazioni sindacali ed il Consiglio Regionale.
Interrogazione Gerini, Fassino che chiedono la ragione per cui non si è addivenuto all'adeguamento degli stipendi dei sanitarl condotti e delle ostetriche condotte.
Interrogazione Zanone, Fassino, Gerini, Rossotto in relazione all'istituzione dei tribunali amministrativi regionali, per sapere dal Presidente della Giunta quali iniziative intende intraprendere per far sì che questi importanti organismi di giustizia amministrativa possano entrare in funzione tempestivamente.
Interrogazione del Consigliere Viglione relativa all'iniziativa presa per le trasmissioni su Regione Piemonte a mezzo della S.r.l. Canale 3 senza che sia stato informato in proposito il Consiglio Regionale circa l'entità della spesa e la scarsa partecipazione visiva.
Analoga interpellanza è presentata dai Consiglieri Berti, Sanlorenzo Rivalta.
Interrogazione Viglione per conoscere che cosa si pensi di fare da parte della Giunta e dell'Assessore competente in relazione alla pubblicazione avvenuta su "Sole" e "24 Ore" del 2 agosto che indica come un altro ramo secco delle nostre ferrovie la Cuneo-Ventimiglia restauranda.
Interrogazione del Consigliere Zanone relativa al problema del Ferrante Aporti. Chiede di conoscere se la Giunta non ritenga opportuno sollecitare l'immediata integrazione del personale e che cosa crede la Giunta di poter fare come iniziative per fare in modo che l'assistenza sia meno parziale e precaria ai minori deviati.
Interrogazione del Consigliere Fonio che chiede perché non siano stati corrisposti ancora gli emolumenti ai medici veterinari della Regione.
Interrogazione urgente dei Consiglieri Lo Turco e Vecchione i quali chiedono di conoscere dalla Giunta e dall'Assessore alla sanità quali provvedimenti e quali iniziative abbiano preso o stiano per prendere affinché vengano rimossi tutti gli ostacoli alla realizzazione del servizio medico specialistico odontoiatrico istituito dalla Cassa mutua di malattia per i dipendenti dell'Enel.
Interpellanza urgente dei Consiglieri Nesi e Simonelli che chiedono di sentire se la Giunta non intende invocare la più ampia ed esauriente indagine su tutti gli aspetti della vicenda relativa all'arresto e alla detenzione per la durata di nove giorni di cinque ragazzi sorpresi a Viguzzolo di Alessandria ad asportare meloni da un campo.
Interrogazione dei Consiglieri Nesi, Calsolaro, Fonio, Simonelli Viglione che chiedono alla Giunta e all'Assessore competente se siano a conoscenza dell'indagine condotta dalla Tecneco sulla situazione del patrimonio artistico nazionale, se la Regione Piemonte ha collaborato a quest'indagine, quale situazione sia stata messa in evidenza per quanto riguarda i beni culturali della Regione Piemonte, quali iniziative la Giunta intenda prendere per collaborare per la parte di sua competenza alla cura del patrimonio esistente alla Regione.
Ai Consiglieri interroganti (a uno almeno) potrei dare in dotazione un volume che produce tutta un'attività svolta in passato dalla Provincia di Torino "Piemonte da salvare". E' una documentazione conoscitiva. Ce ne sono solo poche copie e diventa una preziosità, ma siccome c'è un'interrogazione al Consiglio Regionale ne metto una a disposizione.
Interpellanza urgente dei Consiglieri Marchesotti, Raschio relativa alla pretestuosa crisi della fabbrica Mossi &Ghisolfi di Tortona. Chiedono che la Giunta assuma iniziative per salvaguardare, assicurare i livelli di occupazione e chiedono ancora che operi allo scopo di mettere a conoscenza gli operai, gli impiegati, l'opinione pubblica sulle precise responsabilità sia dei singoli soci, sia di chi ha diretto e dirige ancora adesso l'azienda.
Interrogazione del Consigliere Ferraris relativa ad un esposto presentato da abitanti del Comune di Frinco contro l'insediamento di una fonderia a fusione di metalli (piombo) e chiede come la Giunta ritenga di intervenire con la massima urgenza in proposito.
Interpellanza del Consigliere Viglione che chiede cosa intenda fare la Giunta relativamente alla progettazione da parte dell'Enel di canali e gallerie di gronda in Valle Gesso che altererebbero l'equilibrio ecologico della valle.
Interrogazione urgente del Consigliere Revelli circa i danni verificatisi all'acquedotto municipale ad Ormea e che cosa la Giunta creda e possa fare intervenendo per una soluzione globale del problema che ne deriva.
Interrogazione del Consigliere Revelli che interroga l'Assessore all'urbanistica e l'Assessore ai trasporti per sapere se non ritengano opportuno intervenire presso le FF.SS. e presso il Comune di Robilante in merito ad un passaggio a livello di Via Montasso, in località Robilante e acclude degli ordini del giorno che in proposito sono stati votati.
Infine un'interpellanza ancora dei Consiglieri Nesi e Calsolaro che chiedono di interpellare il Presidente della Giunta e l'Assessore competente per sapere quali siano i motivi che hanno portato al grave fatto della perquisizione avvenuta il 24 luglio a Bussoleno, ai danni di Bruno Alpe e Pier Luigi Richetto.
La seduta è tolta. Il Consiglio è convocato per il 18.



(La seduta ha termine alle ore 20,15)



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