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Dettaglio seduta n.173 del 10/09/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Hanno chiesto ed ottenuto congedo i Consiglieri Curci, Giovana Debenedetti per la seduta di questa mattina, il Presidente Calleri pure per questa mattina.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

L'ordine del giorno reca al punto primo: "Approvazione verbali delle precedenti sedute".
I processi verbali delle sedute del 26 luglio sono stati trasmessi per posta ai singoli Consiglieri. Vi sono in proposito osservazioni? Allora pongo in approvazione i processi verbali delle sedute del 26. Chi li approva è pregato di alzare la mano.
I verbali sono approvati.


Argomento: Varie

Interpellanza dei Consiglieri Nesi, Calsolaro ed altri sui fatti recentemente verificatisi a Bardonecchia e in tutta la Val di Susa (rinvio)


PRESIDENTE

Punto secondo dell'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze".
Interpellanza dei Consiglieri Nesi, Calsolaro, Fonio, Simonelli, del 24 maggio relativa ai fatti verificatisi recentemente a Bardonecchia e per tutta la Val di Susa, culminati nella minaccia di morte al Sindaco.
Gli interpellanti hanno da aggiungere qualche considerazione, ad illustrazione dell'interpellanza? No. Allora l'Assessore Borando, che ha competenza per la materia, è pregato di rispondere.



BORANDO Carlo, Assessore alla polizia urbana e rurale

Chiedo scusa, ma non sono in grado di rispondere.



PRESIDENTE

A me è stato passato un elenco di interpellanze ed interrogazioni in cui questa figurava al primo posto.
Comunque, gli interpellanti non hanno obiezioni a che la discussione sia rinviata ad altra seduta? Allora, restiamo intesi così.


Argomento: Artigianato - Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Nesi e Calsolaro sull'attività di una Società Assicuratrice privata nei confronti degli artigiani di Torino e provincia per la pensione d'invalidità e vecchiaia


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Nesi e Calsolaro del 22 giugno, relativa a: "Comportamento di una Società assicuratrice privata e azione informativa nei confronti degli artigiani affinché siano a conoscenza del sistema delle assicurazioni sociali che li interessano".
Competente a rispondere è l'Assessore Petrini. L'interpellante ha qualcosa da aggiungere al contenuto dell'interpellanza? Allora, la parola all'Assessore.



PETRINI Luigi, Assessore all'industria e artigianato

Signor Presidente e signori Consiglieri, al fine di avere dettagliate precise informazioni in ordine al fatto, indubbiamente grave, denunciato dai Consiglieri Calsolaro e Nesi con l'interpellanza in discussione l'Assessorato ha ritenuto suo dovere sentire le organizzazioni confederate più rappresentative operanti in Torino. Da questi contatti è emerso quanto ora vi esporrò.
Quasi tutte le associazioni sindacali artigiane hanno stretto e stringono con le maggiori Compagnie di assicurazione degli accordi che garantiscono una vasta gamma di previdenze a favore della categoria artigiana: dalla polizza per la bottega artigiana a quella per gli infortuni dell'artigianato, da quella per l'approvigionamento e la conservazione delle scorte a quella integrativa della pensione sociale. Le stesse associazioni sindacali forniscono gratuitamente informazioni e assistenza a tutti gli artigiani che intendono sottoscrivere polizze di salvaguardia.
Tutto questo, però, deve avvenire, e normalmente avviene, nell'ambito del più assoluto volontariato; le Associazioni sindacali sono state concordi nel dichiarare che, in genere, nessuna pressione viene usata nei confronti degli artigiani interessati.
Ora, la condotta delle Società di assicurazioni non è stata sempre conforme a questa linea: le organizzazioni sindacali hanno infatti dichiarato che in qualche caso le polizze sono state approntate con riprovevole disinvoltura, in modo cioè da far apparire la sottoscrizione assicurativa come obbligatoria per l'artigiano.
Questo metodo è certamente colpevole, e la Giunta regionale l'Assessorato in particolare, nel prenderne atto, s'impegna a compiere ogni opportuna azione, sia per una effettiva tutela degli artigiani, sia anche per salvaguardare la validità del sistema di assicurazioni in argomento che le assicurazioni di categoria ritengono di notevole importanza.
Come richiesto, quindi, dai colleghi interpellanti, si provvederà pertanto immediatamente a segnalare il fatto al Ministero dell'Industria del Commercio e dell'Artigianato, quale organo di vigilanza sulle società di assicurazione, e contemporaneamente con le Camere di Commercio, le Commissioni provinciali per l'Artigianato e le Associazioni di categoria si studierà e si promuoverà una idonea azione informativa nei confronti dei singoli artigiani, al fine di consentire, per quanto possibile, una migliore conoscenza da parte dei medesimi dei provvedimenti legislativi che li riguardano.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore e mi dichiaro soddisfatto per la risposta, che accoglie l'istanza avanzata attraverso l'interrogazione.


Argomento: Turismo: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Bono sulla qualifica di azienda autonoma di C.S.T. del lago d'Orta (rinvio)


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Bono del 22 giugno, relativa a: "Qualifica di Azienda autonoma di C.S.T. del lago d'Orta".
La risposta compete all'Assessore Debenedetti, ma poiché egli ha chiesto congedo per questa mattina occorre aggiornare la discussione.
Segue una interpellanza del Consigliere Viglione, il quale, sapendo che non avrebbe potuto giungere per l'ora d'inizio della seduta, mi ha pregato di non farla decadere: se arriverà prima dello scadere dell'ora che dedichiamo alle interrogazioni, la discuteremo, altrimenti la aggiorneremo ancora.


Argomento: Viabilità

Interpellanza dei Consiglieri Berti, Lo Turco, Rivalta, Vecchione sulla responsabilità degli Enti preposti alla manutenzione, del crollo del ponte di Venaria in seguito alla piena delle acque della Stura


PRESIDENTE

Interpellanza del 19 luglio dei Consiglieri Berti, Lo Turco, Rivalta Vecchione relativa a: "Responsabilità da parte degli Enti preposti alla manutenzione del ponte di Venaria crollato in seguito alla piena delle acque della Stura".
Gli interpellanti desiderano illustrare l'interpellanza? Risponde allora, l'Assessore Falco.



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità e infrastrutture

I colleghi Berti e Lo Turco, Rivalta e Vecchione hanno interpellato urgentemente la Giunta per conoscere: 1) se risulti vero che il ponte sulla Stura ad Altessano era stato più volte nel passato riconosciuto pericolante 2) se si debbano pertanto riconoscere responsabilità da parte degli enti preposti alla manutenzione ed alla sicurezza della viabilità 3) se risulti vero che lungo il corso del fiume sono aperte ed operanti cave di ghiaia e se tali cave possano aver influito sulla intensità e modalità di erosione del fondo da cui può essere stato originato il disastro.
A tale riguardo, si fa presente che l'Amministrazione provinciale di Torino ha competenza sui ponti e sulle strade provinciali e che sullo scottante problema del ponte di Altessano sono state presentate al Consiglio provinciale il 23 luglio due interrogazioni, una da parte comunista, una da parte democristiana.
Il ponte di Altessano è stato costruito nel 1870 dalla Marchesa di Barolo; da oltre trent'anni ne cura la manutenzione l'Amministrazione provinciale di Torino. Circa i controlli periodici, risulta che vi è stata una visita dell'Ingegnere capo-sezione il 25 maggio 1973, del geometra di zona il 12 luglio e del cantoniere il 13. L'ultimo sopralluogo del capo cantoniere è avvenuto alle ore 17,45 del 14 luglio, pochi minuti prima che si verificasse il crollo. E' stato già precisato, in sede di dibattito al Consiglio provinciale di Torino, che le chiusure al traffico del ponte sono avvenute sempre in relazione a lavori di consolidamento del ponte stesso.
In particolare, nel 1947 era stata realizzata una briglia a valle, con spesa di 2 milioni; nel 1957 erano state fatte iniezioni di calcestruzzo nelle fondazioni, 15 milioni; e nel 1968 erano state costruite due dighe di massi a valle, per un importo complessivo di 20 milioni.
Circa le responsabilità da parte degli enti preposti alla manutenzione ed alla sicurezza della viabilità, informo gli interroganti che il Presidente della Provincia di Torino, rispondendo alle due interrogazioni di cui sopra, ha significato che l'evento era totalmente imprevedibile, che la sua origine risiede in cause di forza maggiore. L'eccezionalità dell'evento meteorologico è comprovata, tra l'altro, dalla quantità di pioggia registrata dall'Osservatorio dell'Ufficio idrografico del Po, di ben 100 mm, in dodici ore, mentre la precipitazione mensile media nella zona è di 70 mm. La causa dell'evento andrebbe ricercata nella improvvisa spinta idrostatica esercitata dalle acque in piena contro le massicce strutture portanti del manufatto; spinta eccedente ogni limite di sicurezza e resa maggiormente deleteria dal trasporto di materiale solido e dall'accumularsi di tronchi d'albero attraverso le pile.
Lungo il fiume Stura effettivamente sono aperte cave di ghiaia e sabbia, autorizzate dall'Ufficio del Genio Civile di Torino, il quale ha significato che l'influenza delle cave non si fa sentire al di là di determinate distanze, 300-400 metri. Nella zona del ponte crollato la più vicina è a due chilometri a monte, mentre a valle non ve ne sono per altri quattro chilometri. Le concessioni per gli scavi vengono assentite dal Genio Civile non a seconda delle esigenze dei privati ma a seconda delle condizioni dei fiumi.
Gli interpellanti chiedono inoltre di sapere quale indagine la Giunta Regionale intenda svolgere per avere oggettiva misura delle cause indirette che possono aver reso precaria la stabilità del ponte. A tale riguardo informo che è in corso una inchiesta giudiziaria e che la Giunta Provinciale avrebbe preferito rinviare la risposta alle interrogazioni in attesa delle conclusioni della Magistratura.
Informo inoltre che il Presidente dell'Amministrazione provinciale di Torino, rispondendo ai Consiglieri interroganti, ha comunicato che allo stato degli atti e della conoscenza della situazione acquisita è da escludere di dover assumere iniziative per l'accertamento di responsabilità, pur assicurando la massima collaborazione che venisse richiesta dalle competenti autorità.
In relazione a quanto sopra, è ovvio che la Giunta Regionale non ha veste per indagare sull'operato dell'Amministrazione Provinciale di Torino anche perché ciò costituirebbe mancanza di fiducia nei confronti dell'Amministrazione stessa e lederebbe così i principi basilari di autonomia che ispirano l'attività degli Enti locali.
Si tenga ancora presente che i lavori di sistemazione del ponte non sono mai stati finanziati dalla Regione.
Relativamente all'ultimo punto dell'interpellanza, informo i presentatori che per il passato gli interventi della Regione sono stati indirizzati esclusivamente nei confronti delle Amministrazioni comunali e delle Amministrazioni provinciali per la sistemazione ed il potenziamento della viabilità minore e delle relative infrastrutture. A vantaggio delle iniziative autostradali la Regione non ha disposto alcun intervento.
Assicuro ancora gli interpellanti che per il futuro la Regione terrà presenti i suggerimenti e le raccomandazioni esposte dagli stessi nell'interesse dei Comuni e delle Amministrazioni provinciali del Piemonte.



PRESIDENTE

Chi degli interpellanti chiede di parlare? Ha facoltà di parlare il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

La risposta dell'Assessore Falco ci lascia perplessi.
Intanto, perché l'Assessore ha chiamato in causa ancora una volta la fatalità: l'ineluttabile che si abbatte sugli uomini senza che essi possano fare alcunché per evitarlo. Mi pare che questo sia un alibi troppo comodo un alibi cui troppo spesso si aggrappano le forze che hanno responsabilità di governo. Non è pensabile che opere dell'uomo possano sfuggire al suo controllo; ci vuole una inconcepibile ristrettezza mentale per sostenere che non sia possibile verificare e controllare costantemente la stabilità di un ponte; se così fosse, dovremmo essere in pericolo tutte le volte che transitiamo su un ponte.
Mi sembra, ripeto, veramente inammissibile il ricorso ad una giustificazione di questo genere nei confronti del problema del ponte di Venaria. E d'altra parte, proprio il fatto che l'Amministrazione provinciale abbia dovuto, in questi ultimi trent'anni, intervenire, su un ponte costruito già da più di settant'anni, con opere di manutenzione non ordinaria ma straordinaria, ci indica che il problema era noto e che una maggior considerazione della sua gravità avrebbe dovuto indurre a maggior prudenza, ed a provvedimenti che avrebbe consentito di evitare l'accaduto.
Nella nostra interpellanza non abbiamo certamente posto, né intendiamo farlo ora, il problema delle responsabilità personali. Siamo convinti che l'Ingegnere-capo della Provincia di Torino è un tecnico valido e che nel prendere le sue decisioni avrà valutato tutta una serie di elementi di cui a quel momento pareva opportuno tener conto. Ci sembra necessario, se mai porre in evidenza la struttura attraverso la quale le persone e gli uomini addetti a questo controllo sono costretti ad operare: il modo cioè con cui si raccolgono gli elementi di giudizio. Il controllo di un ponte si pu fare con tecniche estremamente avanzate, che ci possono precisare in qualsiasi momento la situazione di stabilità. Certamente, non è sufficiente, direi anzi che è addirittura ridicolo, ed indice della più assoluta imprevidenza, pensare di risolvere problemi di tale natura mandando il cantoniere qualche ora prima del disastro, mentre l'onda di piena sta avvicinandosi, a vedere se il ponte regge: è un atteggiamento che denota come tecnicamente e strutturalmente la Provincia non sia in grado di affrontare situazioni di questo genere, e come, quindi, sia permanentemente rischioso l'attraversamento di ponti nella provincia di Torino, e forse nella intera nostra regione, soprattutto nel caso della viabilità minore alla quale non sono certo dedicate cure assidue.
Ci sono poi altri elementi che vengono ad aggravare questa deficienza strutturale e di intervento tecnico da parte della Provincia di Torino.
Proprio qualche settimana dopo il sinistro, del quale ci stiamo occupando è bastata una pioggia intensa per creare difficoltà alla viabilità nella stessa zona di Venaria: un pullman è uscito di strada perché lungo la strada non erano state previste le feritoie per il deflusso dell'acqua.
Ecco quindi, in generale, una situazione precaria che non può non coinvolgere responsabilità della Provincia né ammettere da parte della Regione atteggiamenti di disinteresse. Oltremodo strano è proprio il punto di vista sostenuto dall'Assessore Falco, secondo cui la Regione non pu indagare su problemi di questa natura perché così facendo mancherebbe di fiducia nell'Ente provinciale: io credo che il rapporto tra Regione ed enti locali, Ente provinciale in questo caso, debba comportare una acquisizione di fiducia attraverso le collaborazioni, gli apporti e gli aiuti tecnici che debbono essere dati proprio perché non si verifichino situazioni d'inefficienza di questa natura. E altrettanto banale mi sembra la giustificazione che, non essendo il ponte finanziato dalla Regione, la Regione non se ne interessa. A questa stregua, potremmo addirittura giungere a svuotare il quadro delle competenze che la Costituzione ha attribuito alla Regione.
Ma ci sono altri motivi di carattere più generale che inducono ad insistere sulla responsabilità non di singole persone ma della struttura amministrativa competente in materia. Intanto, tutta la questione della sistemazione idrogeologica. La spinta dell'acqua nei fiumi si può anche regolare attraverso la sistemazione idrogeologica. Non si può pertanto parlare di fatalità: i disastri si verificano fatalmente quando si lascia che la spinta si eserciti liberamente lungo i corsi, per esempio trascurando di preoccuparsi della conservazione dei boschi, ignorando la situazione degli argini.
Occorre controllare sistematicamente non soltanto le strutture statiche del ponte ma il fondo su cui esso poggia; proprio nel caso di Venaria pare ci sia stato un cedimento del terreno su cui il ponte poggiava, e tale fenomeno non è istantaneo; i cedimenti avvengono a conclusione di un processo che si è protratto a lungo nel tempo. Questo è proprio uno dei controlli che è più facile eseguire, per cui esistono strumenti adeguati.
Così, ad esempio si esita ad avviare i rilievi aero-fotogrammetrici, che possono consentire invece, proprio un controllo anche della sistemazione idrogeologica del terreno e dei fiumi.
Si è creata una situazione precaria generale che non consente ad alcuno di sgravarsi delle proprie responsabilità. Lasciamo all'inchiesta giudiziaria la verifica delle responsabilità tecniche e delle responsabilità penali; quello che qui va detto è che una corretta amministrazione deve, strutturalmente, attraverso un controllo operato nei termini corretti che la tecnica ci consente, scongiurare questi eventi.
L'ultima domanda contenuta nella nostra interpellanza si riferiva al quadro di conoscenza della viabilità minore. Proprio perché gli elementi di responsabilità che io ho rilevato possono gravare su tutta la struttura della viabilità minore, noi chiediamo che sia fornito un quadro di conoscenza della situazione della viabilità minore nella nostra Regione soprattutto nelle province esterne a Torino, che sono state abbandonate anche nei confronti della soluzione dei problemi più essenziali di mobilità. Si sono accentrati tutti gli investimenti finanziari, per quel che riguarda la viabilità, sulla struttura delle autostrade, sulla struttura della viabilità avente riferimento radiale e concentrico su Torino, abbandonando completamente la viabilità minore, che ha una importanza sostanziale per la risoluzione dei problemi di movimento nella nostra Regione, ed anche per impedire che le concentrazioni di attività e le concentrazioni di popolazione su Torino abbiano a continuare.
Per cui noi chiediamo - e su questo punto non ci è stata data risposta che la Regione si accerti, e non in modo generico, della situazione della viabilità minore del Piemonte; si proceda ad una analisi accurata della situazione, e formuli un piano d'interventi in modo da orientare le spese di bilancio della Regione e degli altri enti locali, in particolare delle Province, verso una soluzione globale della questione dei ponti e della viabilità minore e periferica piemontese.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Commercio

Interpellanza dei Consiglieri Berti, Ferraris, Rivalta e dei Consiglieri Nesi, Viglione e altri, mozione dei Consiglieri Rivalta, Revelli e altri sul problema dell'aumento del costo della vita


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Berti, Ferraris, Rivalta, del 26 luglio circa: "Iniziative già in atto e misure adeguate per garantire la difesa dei salari in tema di carovita".
Io proporrei, prima di tutto agli interpellanti e poi al Consiglio, di trasferire la discussione di questo specifico argomento sul tema generale che è all'ordine del giorno, perché evidentemente questa difesa è fatta in tanto in quanto si garantiscono determinate prese di posizione per i prezzi, eccetera.
E', tra l'altro, pervenuta una interrogazione del Gruppo socialista non ancora annunciata, in materia di prezzi. Proporrei al Consiglio ed al Gruppo che l'ha presentata di volerla discutere nell'ambito del tema generale.
Questo per due fatti dei quali il Consiglio spero vorrà tener conto: è stato presentato venerdì sera il testo di una mozione a firma dei Consiglieri Berti, Rivalta, Ferraris, Marchesotti, Revelli, Sanlorenzo, che prospetta parecchi argomenti relativamente al tema dei prezzi, allargando notevolmente l'impegno; la Giunta, attraverso l'Assessore Borando illustrerà un suo proprio documento.
Riterrei pertanto opportuno unificare il contesto di questi vari elementi, se non vi sono, naturalmente, opposizioni fondate, e fare su tutto questo una discussione unica complessiva, partendo dalla premessa della relazione della Giunta, dalla lettura della mozione del Gruppo comunista, e sua eventuale illustrazione, e della interrogazione del Gruppo socialista.
Vi sono opposizioni a questa mia proposta? Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Noi siamo d'accordo. Vorrei solo che fosse chiarito in che modo si apre questa discussione, fosse precisato, cioè, se l'intervento dell'Assessore si limita agli elementi contenuti nell'interpellanza, o comprende anche quelli contenuti nella nostra mozione, che amplia il quadro, poiché nel primo caso l'introduzione del dibattito non corrisponderebbe alle intenzioni con le quali noi abbiamo avanzato la nostra richiesta, ed allora dovrei chiedere di poter illustrare la mozione comunista.



PRESIDENTE

L'Assessore Borando vuol dare la precisazione richiesta, cioè se il suo intervento sarà soltanto di risposta all'interpellanza presentata precedentemente o abbraccerà anche il tema della mozione?



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Sarà di risposta all'interpellanza.



PRESIDENTE

Non contiene un argomento che la Giunta porti innanzi per conto suo?



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Sì, ma senza trattare gli argomenti della mozione presentata oggi, per lo meno senza trattarli tutti.



BERTI Antonio

Noi nella mozione facciamo una serie di richieste e di proposte che dovrebbero ricevere risposta da parte della Giunta. Se il dibattito si apre con una risposta dell'Assessore essenzialmente sui contenuti della nostra interpellanza le questioni da noi poste rischiano di non ottenere una risposta.



PRESIDENTE

Direi allora di discutere ora l'interpellanza, e successivamente, al punto fissato dell'ordine del giorno, la mozione. Il Gruppo socialista potrebbe incardinarsi con la sua interrogazione, che oggi non potrebbe ricevere risposta perché non era pervenuta in tempo e quindi nessuno della Giunta è pronto a rispondere, mentre, ampliandosi il discorso, potrebbe venire assorbita.



NESI Nerio

Scusi, Presidente, se mi permetto di interloquire. Vorrei chiedere all'Assessore Borando se è pronto a rispondere anche all'interrogazione socialista.



PRESIDENTE

Non è compresa nell'elenco delle risposte pronte. Se però l'Assessore ritiene di poter rispondere...



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Sì.



PRESIDENTE

Allora, unifichiamo interpellanza e interrogazione. Successivamente passeremo all'illustrazione della mozione.



BERTI Antonio

Ho interpellato anche i miei compagni: essi temono che il dibattito possa spezzettarsi troppo in questo modo. In considerazione di ciò, accetto la sua proposta di unificare la discussione.



PRESIDENTE

Allora, questa interpellanza sarà discussa unitamente alla mozione ed alle dichiarazioni che farà l'Assessore.
Interrogazione del Consigliere Simonelli del 22 giugno relativamente a: "Disagio degli abitanti della zona nord del Comune di Ovada contro il grave inquinamento prodotto dal frantoio dell'impresa Robbiano &Gentile".
L'Assessore Chiabrando potrebbe rispondere, ma è assente il Consigliere Simonelli, e pertanto debbo dichiarare decaduta l'interrogazione.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro sulla sostituzione del Presidente del Patronato scolastico di Torino e sul funzionamento del Consiglio d'Amministrazione


PRESIDENTE

Interrogazione Nesi, Calsolaro del 22 giugno: "Sostituzione del Presidente del Patronato scolastico di Torino e funzionamento del Consiglio d'Amministrazione".
La risposta compete all'Assessore Visone, che ha facoltà di parlare.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Patronato scolastico di Torino dal giugno 1971, in seguito alle dimissioni del presidente del Consiglio d'Amministrazione, ha funzionato sotto la presidenza della Consigliera più anziana. Alla surroga del presidente avrebbe dovuto provvedere il Consiglio stesso, promuovendo gli atti necessari per la sostituzione del membro dimissionario ai sensi dell'art. 11 dello statuto dei patronati scolastici.
Con decreto del 5/4/'72 n. 52 il Presidente della Giunta Regionale, in attesa di un'organica regolamentazione dell'assistenza scolastica, ha autorizzato i patronati scolastici a continuare l'espletamento delle competenze attribuite dalla vigente legislazione statale.
Al fine, comunque, di normalizzare la situazione del Patronato stesso con l'elezione del nuovo presidente, è stato subito provveduto ad invitare il Provveditorato agli Studi di Torino ed il Consiglio d'Amministrazione del Patronato scolastico a promuovere gli atti necessari a tale scopo.
Secondo la comunicazione del Provveditore agli Studi, in data 2 luglio il Consiglio d'Amministrazione del Patronato scolastico ha eletto il nuovo presidente nella persona della signora Doretti Ricci Andreina, ispettrice scolastica.
In merito al secondo punto dell'interrogazione, preciso che gli organi preposti all'approvazione degli atti deliberativi e dei bilanci hanno provveduto alle loro incombenze nei confronti degli atti presentati dal Consiglio d'Amministrazione del Patronato scolastico di Torino. Risulta infatti che i bilanci di previsione sono stati approvati a tutto l'anno scolastico 1972-'73 e quelli consuntivi al 30/9/'71; quello relativo al consuntivo '71-'72 è in corso di esame.
Per quanto riguarda la posizione dei soci in seno al Consiglio d'Amministrazione del Patronato scolastico, comunico che la presenza dei loro rappresentanti, prevista dallo statuto dei Patronati scolastici ogni cento soci, non è indispensabile per la validità del Consiglio d'Amministrazione. Pertanto, le assemblee dei soci avvengono al di fuori del Consiglio d'Amministrazione del Patronato e nel loro seno viene nominato il loro rappresentante nel Consiglio stesso.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore e mi dichiaro soddisfatto, soprattutto per il fatto che a seguito di questa interrogazione e dell'intervento dell'Assessore è stato provveduto alla regolare elezione del Presidente del Patronato scolastico.



PRESIDENTE

Vi sarebbe ora l'interrogazione del Consigliere Cardinali del 5 luglio circa: "Progettazione delle circonvallazioni esterne alle località di Varano e Borgosesia".
Chiede di parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

La discussione non è più necessaria poiché ho ricevuto risposta scritta d all'Assessore Falco, di cui lo ringrazio vivamente.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.) - Difesa idrogeologica

Interrogazione dei Consiglieri Besate, Ferraris, Marchesotti, Rivalta sull'approvvigionamento idrico per le popolazioni del Monferrato e dell'Astigiano


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Besate, Ferraris, Marchesotti, Rivalta del 12 luglio relativa all'approvvigionamento idrico e garanzia prioritaria alle popolazioni del Monferrato e dell'Astigiano a seguito dello sfruttamento delle falde in località Giarrea di Crescentino.
L'Assessore Chiabrando ha facoltà di parlare.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla sistemazione idrogeologica e forestale

L'interrogazione riguarda il noto problema dell'approvvigionamento idrico della Fiat di Crescentino che viene ad interessare anche l'approvvigionamento degli acquedotti della zona.
Nel 1970, il 5 ottobre la Fiat ha richiesto la concessione per derivare cinque moduli, vale a dire 500 litri al secondo mediante emungimento di cinque pozzi già trivellati in terreno di proprietà della stessa Fiat, in territorio del Comune di Crescentino, con restituzione, previa depurazione nel fiume Dora Baltea.
La portata di altri cinque moduli (altri 500 litri al secondo) da prelevare invece da un serbatoio interrato della capacità di circa 350.000 mc, sito sullo stesso terreno della Fiat di Crescentino, alimentato dalla falda freatica sottostante, con restituzione pressoché integrale di questi 500 litri di acqua nello stesso serbatoio.
L'acqua così derivata, doveva essere utilizzata per gli usi industriali dello stabilimento di fonderia che la Fiat aveva ed ha in fase di avanzata realizzazione in territorio del Comune di Crescentino.
La Fiat, nel pieno rispetto della legislazione vigente, ha potuto trivellare i cinque pozzi in argomento, senza la preventiva autorizzazione prescritta dal T.U. delle leggi sulle acque, impianti elettrici n. 1775 soltanto perché la zona ove trovasi questo comprensorio non è mai stata dichiarata soggetta alla tutela della pubblica amministrazione. Tuttavia non appena l'acqua è stata scoperta, la Fiat ha informato l'ufficio del Genio Civile di Vercelli chiedendone la concessione con la domanda del 5 ottobre 1970. L'ufficio del Genio Civile di Vercelli, non appena constatata l'entità delle portate che potevano essere emunte dai cinque pozzi e per salvaguardare quanto disposto dal piano regionale degli acquedotti, ha iniziato l'istruttoria per la dichiarazione di pubblicità delle acque scoperte della Fiat, così come prescritto dall'art. 1 del citato T.U. 1775.
Intanto lo stesso ufficio portava avanti la prescritta istruttoria formale nei riguardi della domanda 5/10/1970 della Fiat.
Le due istruttorie quindi per la concessione dell'acqua e per la pubblicità di queste acque, hanno però avuto delle opposizioni da parte del Consorzio dei Comuni dell'acquedotto del Monferrato, del Consorzio Acquedotto Valtiglione, Comune di Asti, Comune di Canelli, Comune di Nizza Monferrato e di un altro centinaio di piccoli Comuni del Monferrato.
Il Consorzio dell'Acquedotto del Monferrato si è opposto alla concessione richiesta dalla Fiat per tutelare i propri diritti precostituiti, essendo proprietario dei pozzi trivellati a monte del comprensorio Fiat, siti in regione Giarrea del Comune di Saluggia. Tutti gli altri enti si sono opposti invece per salvaguardare i propri diritti sanciti dal piano degli acquedotti, in vista anche di un eventuale incremento della portata da prelevare ad uso potabile. Gli stessi enti si sono opposti anche all'iscrizione delle acque pubbliche nell'apposito elenco della provincia di Vercelli, sostenendo che questa procedura era superflua, visto che il piano degli acquedotti sarebbe già un elenco di acque pubbliche.
Contemporaneamente il Consorzio dell'Acquedotto del Monferrato, il Consorzio Valtiglione e altri, con istanze presentate fra giugno e luglio '71, hanno chiesto di derivare ad uso potabile la stessa acqua che pu essere punta dai cinque pozzi Fiat. L'ufficio del Genio Civile, avendo constatato che le suddette domande sono state presentate al di là dei termini prescritti dal T.U. 1775 e che essendo le stesse incompatibili fra loro e con la domanda della Fiat, ma che tendono tutte ad uno speciale motivo di interesse pubblico, ha proposto che esse possano essere ammesse all'istruttoria e dichiarate concorrenti fra loro in base all'art. 10 sempre del T.U.
Successivamente, con domanda in data 30 gennaio 1973, la Fiat ha chiesto l'autorizzazione provvisoria per utilizzare la portata di 300 litri al secondo, sempre da prelevare dai cinque pozzi per i quali ha chiesto l'autorizzazione nel '70.
Il Ministero dei LL.PP. si è espresso favorevolmente all'accoglimento di questa domanda di attingimento provvisorio della Fiat, proponendo di concedere la portata di 300 litri in via precaria ed a scopo del tutto sperimentale, imponendo alla Società richiedente, mediante un disciplinare di concessione, tutte quelle clausole ed obblighi che possono garantire i diritti delle utenze precostituite, nonché quelli prescritti dal piano degli acquedotti.
L'Amministrazione regionale, in base al decreto 15/1/12 n. 8, è stata chiamata ad esprimere il proprio parere sulla complessa istruttoria sopra citata. L'Amministrazione regionale ha già espresso il proprio parere in merito alle seguenti istruttorie (ne ho già dato comunicazione in una riunione tenutasi presso la Giunta regionale qualche mese fa). Il parere è stato dato in merito all'iscrizione nell'elenco delle acque pubbliche della provincia di Vercelli, proposta dal Genio Civile, in quanto questo è l'unico mezzo stabilito dalle norme vigenti che consenta alla pubblica amministrazione di controllare e regolamentare l'uso delle acque scoperte dalla Fiat. L'Amministrazione regionale, infatti, non è del parere che il piano degli acquedotti debba intendersi con un elenco di acque pubbliche così come asserito dagli oppositori, perché in tal caso dovrebbero ritenersi abrogati alcuni articoli del T.U. 1775 che regolamentano la materia. Ciò non è ammissibile in quanto sono acque pubbliche non solo utilizzate ad acqua potabile, ma anche utilizzate per altri scopi.
La Regione quindi ha dato parere favorevole alla dichiarazione di acque pubbliche di questi pozzi e a che fosse dichiarata la concorrenza delle domande incompatibili fra loro con quelle della Fiat presentate dagli enti sopra elencati; ciò perché l'Amministrazione regionale ritiene che l'uso potabile delle acque sia di prevalente e speciale motivo di interesse pubblico.
Anche alla domanda del gennaio '73 della Fiat è stato dato parere favorevole, perché in tal modo, con le clausole e gli obblighi che saranno imposti dal relativo disciplinare di concessione e con le opportune indagini che stanno effettuando gli organi preposti (in merito c'è un'indagine in corso da parte dell'Ires su incarico della Regione) sarà possibile stabilire se le preoccupazioni espresse dagli oppositori sono giustificate.
In merito alla domanda della Fiat del 5 ottobre la Regione non ha ancora espresso alcun parere in quanto è in attesa delle risultanze delle indagini dell'Ires.
Non risulta che la Fiat abbia chiesto di utilizzare, prima della concessione definitiva, le acque del laghetto artificiale cui si è già accennato.
Su quanto dichiarato dall'ing. Geri, direttore dello stabilimento, non si è in grado di esprimere alcun giudizio in quanto, non avendo questo funzionario rapporti con la Regione, la nostra Amministrazione non pu rispondere delle sue dichiarazioni.
L'Amministrazione regionale può assicurare gli interroganti che nelle opportune sedi quanto stabilito dalle norme vigenti affinché siano tutelati non solo i diritti delle utenze precostituite, ma anche e soprattutto i vincoli stabiliti dal piano degli acquedotti, al fine di garantire l'approvvigionamento idropotabile delle popolazioni interessate.
In una riunione della Giunta ho avuto modo di dare informazioni e assicurare che avevamo in mano la situazione; posso aggiungere che la situazione continua ad essere sotto controllo ed i pareri che sono stati dati non compromettono alcuna decisione che dovrà essere presa in seguito ai risultati che l'Ires ci fornirà; questi sondaggi sono stati finanziati dalla Regione per permettere di fare degli accertamenti il più approfonditi possibile. Non appena in possesso di questi dati saremo in grado di informare il Consiglio e nel contempo di concludere le varie pratiche che sono in corso, nel modo migliore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

L'Assessore Chiabrando ci ha detto che la situazione è sotto controllo e mi è facile riallacciarmi all'interpellanza discussa prima, ove veniva messo in evidenza che il ponte di Venaria era sotto controllo; spero che i controlli siano effettuati in modo più accurato e che ci garantiscano per il futuro.
La nostra interrogazione non parte da posizioni preconcette, ma da una preoccupazione che credo tutti dobbiamo avere nei confronti di un problema come quello dell'acqua. Le situazioni drammatiche esplose in questi giorni in Italia ci dicono come un problema come quello della risorsa idrica elemento basilare per la condizione igienica e sanitaria delle nostre popolazioni, sia fondamentale per il vivere civile.
Mi riallaccio anche, nel sostenere l'importanza e la gravità che questo problema assume, ad alcune dichiarazioni che sono state fatte dall'azienda dell'Acquedotto municipale di Torino sulla sua rivista, dove viene denunciato il fatto che per l'area torinese non esiste più possibilità di sfruttamento di acque sotterranee, e bisognerà ricorrere in futuro alle acque superficiali. La scarsità delle risorse idriche non è certamente un fatto che riguarda soltanto l'area torinese, ma è di carattere generale stiamo discutendo di una questione fondamentale per la vita della comunità.
Che cosa è successo? Voglio richiamare alcuni fatti per poter chiarire la nostra posizione nei confronti della risposta dell'Assessore Chiabrando.
Egli ci dà le più ampie garanzie che la Fiat avrebbe chiesto 300 litri al secondo in via del tutto provvisoria.
Sta di fatto che la Regione Piemonte ha dato un parere favorevole a questa concessione, senza avere portato a termine tutti gli esami necessari per avere la sicurezza di quello che può succedere in futuro in quel bacino idrico. Nel marzo del '73, dopo che il Consiglio Regionale aveva ribadito l'esigenza di più approfonditi sondaggi sulle disponibilità idriche della zona, l'Assessorato ha dato una risposta favorevole a questo attingimento seppure in via provvisoria, precostituendo così di fatto un privilegio per la Fiat nei confronti di altri concorrenti, come il Consorzio dei comuni del Monferrato, che richiedono di poter attingere maggiori quantità d'acqua per gli acquedotti della propria zona e per quelli della zona dell'astigiano. Minime garanzie per le prospettive non ce ne sono; anche qui, si fanno solo valutazioni intuitive. Lo stesso servizio idrografico del Po, a cui l'Assessorato si è appoggiato per poter dare parere favorevole, ha espresso un giudizio, negli anni passati, sulla potenzialità di queste falde, basato su un quadro di conoscenza quanto mai limitato, che non può fornire alcun elemento di prova, tant'è che la stessa relazione dell'Istituto idrografico del Po, a motivo della scarsità dell'informazione su cui ha operato, introduce elementi d'incertezza sul giudizio espresso.
Ciò nonostante la Regione ha dato parere favorevole all'attingimento e questo oltre tutto senza sentire la Commissione che sta approfondendo il problema assieme all'IRES (capofila del lavoro di ricerca, e che ci ha promesso per la fine dell'anno delle valutazioni probanti). Quindi un elemento di scorrettezza nei rapporti all'interno del Consiglio scorrettezza che si accompagna ad un modo di procedere quanto mai incauto e direi anche interessato.
La situazione del Consorzio del Monferrato è intanto di assorbimento di 360 litri al secondo; la Fiat quindi attinge oggi (ha avuto il permesso d'attingimento provvisorio) la stessa quantità di acqua che attinge attualmente il Consorzio del Monferrato. Ma il piano degli acquedotti ha già assegnato altri 560 litri di acqua all'Acquedotto del Monferrato, il che farà salire all'approvvigionamento del Consorzio del Monferrato a 920 litri. Di questi 560 litri, 530 sono già stati richiesti in concessione con domanda del 31 maggio '71, dal Comune di Asti per 348 litri, dal Comune di Canelli per 49,2 litri, dal Comune di Nizza per 42,4 litri, dal Consorzio di Valtiglione per 90,6 litri. Il Consorzio dei Comuni del Monferrato ha inoltre richiesto l'11 giugno '71 un ulteriore attingimento di 678 litri, il che dovrebbe far salire l'attingimento a 1618 litri al secondo. Si tratta di quantità di notevole entità, rispetto agli attuali attingimenti; che devono essere salvaguardate a beneficio dei Comuni e dei loro abitanti; può darsi che i 300 litri che la Fiat oggi attinge, ed a maggior ragione i mille che si proponeva di attingere, possano mettere in crisi le esigenze delle popolazioni.
Si tenga presente che la situazione dei Comuni del Monferrato è già precaria oggi. Porto, ad esempio, un'esperienza personale: ho vissuto una settimana nel mese di agosto in una frazione di Casale e per una settimana è mancata l'acqua tutti i giorni per dodici ore. E' una situazione precaria che può anche dipendere soltanto dagli impianti, ma che indica come siano necessari interventi e che pone comunque il problema di un maggiore attingimento immediato da parte del Consorzio dei Comuni del Monferrato.
L'uso delle acque è questione delicata che va affrontata con tutte le cautele necessarie.
Ad un'altra domanda che abbiamo posto nell'interrogazione non ci è stata data conveniente risposta ed è quella che fa riferimento all'atteggiamento della Fiat. E' vero che noi abbiamo fatto l'interrogazione facendo riferimento a quanto riportato dalla stampa sull'intervista all'ing. Geri, responsabile delle fonderie di Crescentino.
L'intervista non è attendibile? Penso che sia responsabilità dell'amministrazione andarsi a cercare le fonti sicure, e dirette d'informazione; non si può rispondere mettendo in dubbio la validità di un'intervista.
Intanto discutiamo i 300 litri al secondo concessi in via provvisoria.
Dalle parole dell'ing. Geri non c'è assolutamente da stare tranquilli poiché egli dice che già oggi la Fiat attinge 500 litri al secondo ogni qualvolta ne ha bisogno, contravvenendo quindi ai patti. E la cosa ha una sua ragione d'essere perché il riciclo dell'acqua che era stato promesso dalla Fiat come condizione per mantenere l'attingimento a 300 litri al secondo, non funziona; i nostri compagni che lavorano in fonderia ci dicono che il riciclo non funziona perché la quantità di inquinanti prodotti dalle lavorazioni è tale da impedire alle strutture apposite di depurare l'acqua.
Sorge quindi una serie di problemi, gli impegni che la Fiat aveva assunto in merito all'inquinamento e alle condizioni ambientali non sono rispettati. E qui va rilevata un'altra carenza dell'Assessorato e della Commissione che dovevano portarci un quadro completo della situazione ambientale entro il mese di maggio. Oggi la salubrità dell'ambiente di lavoro è stata messa in dubbio dal fatto che il riciclo non funziona per la carica di detriti non prevista che viene assorbita; il che significa che nell'ambiente di lavoro c'è una quantità imprevista di sostanze inquinanti.
Ecco quindi una serie di altre ragioni che richiedono un'attenzione maggiore di quanto è stata posta dall'Assessorato nel corso di queste settimane e che ha consentito di dare una risposta insufficiente stamane un atteggiamento meno passivo avrebbe comportato una risposta per lo meno portatrice di proposte di interventi.
Noi richiediamo quindi, dichiarandoci del tutto insoddisfatti della risposta data dall'Assessore, che venga riunita al più presto la Commissione speciale per Crescentino, per prendere in esame la situazione delle condizioni ambientali interne alla fonderia e per valutare le garanzie che sono state fornite, per esaminare la conclusione della prima fase del lavoro che l'Ires ha fatto attorno al problema degli inquinamenti e per fare il punto sulla questione delle risorse idriche. E' quella l'opportuna sede in cui dobbiamo discutere e recuperare le valutazioni che stamane sono mancate; la riunione della Commissione diventa quindi indispensabile.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro sulla ripresa dei corsi di addestramento professionale sospesi presso l'Istituto Cesare Lombroso


PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.
Ne resta ancora una. Se gli interroganti Nesi e Calsolaro e l'Assessore Visone che dovrebbe rispondere la contengono nei cinque minuti di tempo che abbiamo ancora, la facciamo.
"Ripresa degli esami conclusivi dei corsi di addestramento professionale sospesi presso l'istituto Cesare Lombroso" del 26 luglio '73.
La parola all'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, signori Consiglieri, la Giunta Regionale e l'Assessorato all'Istruzione professionale in particolare, sono venuti subito a conoscenza del fatto avvenuto all'Istituto Opera Pia Cesare Lombroso che l'esame finale relativo al corso speciale n. 647, non è stato sostenuto in quanto i minori ospitati hanno dovuto essere urgentemente dimessi dall'istituto. Ciò è dovuto al fatto che è venuta a mancare loro l'assistenza necessaria in quanto, la sera precedente l'esame del 25 luglio, i sei assistenti educatori hanno abbandonato l'istituto stesso.
Il Presidente dell'Istituto, nel dare comunicazione il giorno successivo 26 luglio agli uffici dell'Assessorato, di quanto avvenuto, ha pure presentato richiesta al fine di poter ottenere un'apposita sessione autunnale degli esami in favore degli allievi del corso.
La Giunta Regionale, ben considerando il caso particolare e in via del tutto eccezionale, in considerazione che gli esami non sono stati sostenuti non per volontà degli allievi, ma per cause di forza maggiore, in data 4 settembre ha deliberato la nomina di una Commissione in favore del corso in oggetto per gli esami da tenersi nel corrente mese di settembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Io mi dichiaro soddisfatto della risposta perché era ciò che noi volevamo. Emerge però un fatto: dice l'Assessore che i sei assistenti hanno abbandonato l'Istituto la sera prima degli esami. Non riesco a capire perché, mi sembra piuttosto insolita una procedura di questo genere.
Per quanto riguarda ciò che invece ha fatto la Giunta perché gli esami possano riprendere nel loro giusto modo, non posso che dichiararmi soddisfatto.


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Le interrogazioni sono discusse e poiché il tempo è scaduto, passo all'altro punto all'ordine del giorno "Comunicazioni del Presidente".
Signori Consiglieri, ho il rammarico di dover annunciare al Consiglio la scomparsa di un parlamentare piemontese, il dr. Maina, nato a Poirino il 3 ottobre 1929, che fu Consigliere Provinciale dal 1965 al 1970 Consigliere comunale di Torino e Capogruppo consiliare del MSI dal 1970.
Egli dalle elezioni del 7 maggio 1972 era deputato per la circoscrizione di Torino, Novara e Vercelli. Rientrava a Torino dal Parlamento la sera del 31 luglio e nella notte del 1° agosto tragicamente decedeva in un incidente automobilistico.
Io porto le condoglianze del Consiglio Regionale, così come in altre occasioni era stato fatto quando il lutto ha colpito famiglie di parlamentari piemontesi, e rinnovo il rammarico per la sua scomparsa in questo stesso momento.
Associo un ricordo ai morti (una trentina sembra ormai) dell'infezione colerica che ha in questi passati giorni molto angustiato la vita del nostro Paese, creando anche dei motivi di turbativa nelle zone non direttamente colpite.
Il ricordo di queste persone scomparse lo faccio perché si ricollega il problema del colera, ad un problema di rapporto Regione-Stato. Ci siamo sentiti investiti, in questo periodo di tempo, e qualche volta anche criticati, addebitati, specialmente le Regioni dove l'infezione colerica si è sviluppata più intensamente, per una non tempestiva, piena, completa presenza dell'Ente Regione e vi è stato un palleggio di responsabilità, di competenze tra la Regione e l'organo centrale statale.
La circostanza mi dà modo di ricordare al Consiglio, a quanti non l'avessero potuta vedere direttamente, una recentissima intervista concessa dal Ministro delle Regioni Toros, che vorrei brevemente richiamare all'attenzione del Consiglio Regionale, per essere in un certo senso autorizzato a compiacermi con il Ministro Toros per le affermazioni estremamente chiare e coraggiose, precise che ha fatto circa la carenza dei rapporti che debbono essere stabiliti a livello di Governo, di Parlamento degli organi centrali con le Regioni.
Fatte salve alcune citazioni floristiche che possono trovarci o non trovarci totalmente consenzienti (nel mondo dei fiori non ci sono soltanto le orchidee, ci possono essere anche delle bellissime rose, magari con delle spine) su un giudizio che è stato di adesione, di affezione a quello che viene considerato il fiore più bello, l'intervista del Ministro delle Regioni Toros dà affidamento io credo (ecco perché lo sottolineo al Consiglio) che qualche cosa dovrebbe - e anche rapidamente - mutare.
A prescindere dalla dichiarazione che nei prossimi giorni convocherà a Roma i Presidenti delle Regioni (non si specifica se il Presidente della Regione come Presidente della Giunta o se anche i Presidente di Consiglio la cosa ha la sua importanza, lo si chiarirà) ad un certo momento fa un discorso che è estremamente valido. All'intervistatore che gli dice: "Ma le competenze sono precise, i compiti delineati" risponde quello che parecchie volte è stato detto in questo Consiglio: "Compiti, competenze, funzioni parole prive di contenuto; fino a quando le Regioni non siano attuate nella loro completezza, non si può sperare di risolvere i mali di uno Stato rimasto per cento anni accentratore. Mettiamo le Regioni in grado di funzionare, provvederanno alla politica del verde e le alluvioni saranno scongiurate, attuiamo la riforma sanitaria e con le Regioni in funzione si provvederà a debellare i malanni endemici del Paese"; che purtroppo non sono soltanto quelli del colera.
All'intervistatore che gli chiede che cosa si deve fare, il Ministro ha assunto queste dichiarazioni di precisazione e di impegno: "Per prima cosa c'è da ricordare che i decreti delegati per il trasferimento dei poteri alle Regioni non hanno due anni di vita; elencare ciò che ancora non è stato fatto; le leggi cornice non sono state predisposte; non si è pensato con la nascita delle Regioni, a riformare i Ministeri, a ristrutturarli evitando che le loro competenze interferiscano con il lavoro delle Regioni è assente qualsiasi strumento di collegamento tra potere centrale e potere periferico, tra Regione ed enti locali".
E continua ancora: "Non voglio con questo fare il difensore d'ufficio delle Regioni, che non ne hanno bisogno, è bene però parlare con chiarezza e per il resto dare tempo al tempo".
Un'ultima dichiarazione che mi sembra debba essere rilevata, è quella che osserva come non si potrà fare certamente tutto e non ci si devono soprattutto fare delle illusioni; vorrebbe che si arrivasse ad un accordo sulle carenze più vistose; spingere le leggi cornice più urgenti; rivedere la legge finanziaria, i fondamentali controlli di Stato e Regione, la riforma di alcuni Enti il cui carattere nazionale appare inconciliabile con il regionalismo; le Regioni debbono essere in grado di costituire delle finanziarie per il credito alle piccole industrie, ai lavori pubblici ed esplicare tutte queste attività nel quadro di una programmazione. Per la finanza regionale è emerso a chiare lettere, dall'indagine conoscitiva della Commissione bilancio del Senato, che i mezzi attribuiti alle Regioni sono scarsi e che il fondo comune è inadeguato alle funzioni regionali.
Conclude l'intervista con un accenno ai problemi di natura europeistica.
Mi sembra che il Consiglio possa consentire con me perché io gli esprima il compiacimento per questa presa di posizione e perché si cammini rapidamente su questa strada.
Ieri, con il Vicepresidente del Consiglio Sanlorenzo, ho partecipato a Varallo Sesia alla cerimonia nel corso della quale il Capo dello Stato ha conferito al gonfalone di quella cittadina la medaglia d'ora al merito della Resistenza.
Nel corso di questo mese si realizzeranno due altre iniziative, quella di un incontro a Boves per la celebrazione dell'eccidio del settembre 1943 (sarà certamente presente il Vicepresidente Fassino, già delegato per impedimenti nostri); e la realizzazione del primo pellegrinaggio dei giovani piemontesi, indicati dai vari Comuni, a Mathausen, con la partecipazione anche (per lo meno da me sollecitata) di un rappresentante per ogni gruppo del Consiglio Regionale piemontese.
Il Commissario del Governo ha apposto il visto alle leggi relative alla delimitazione delle zone montane omogenee, costituzione e funzionamento della Comunità montana. Sono in corso i primi approcci da parte dei vari Consigli comunali che nel termine di 30 giorni debbono procedere alla designazione dei componenti il Consiglio d'Amministrazione di queste Comunità montane.
Ha approvato la legge relativa all'istituzione del circondario di Casale Monferrato; quella relativa all'assegno integrativo di natalità alle coltivatrici dirette in caso di parto o di aborto spontaneo o terapeutico quella relativa all'assegno integrativo di natalità alle esercenti attività commerciali in caso di parto o di aborto spontaneo o terapeutico; quella relativa all'assegno integrativo di natalità alle esercenti attività artigiane in caso di parto o di aborto spontaneo o terapeutico; quella relativa ai contributi per il rinnovo del materiale rotabile delle imprese concessionarie di autoservizi per viaggiatori, con alcune osservazioni sulle quali potrà eventualmente dare ulteriori delucidazioni l'Assessore competente; quelle relative alle norme per l'esercizio della caccia nella regione Piemonte, legge che è al centro di vivaci polemiche, con larghissimi consensi e con taluni dissensi; quella relativa ai contributi degli oneri di esercizio delle imprese concessionarie di autoservizi ancora con delle osservazioni che sono all'esame dell'Assessore competente.
Ha invece negato il visto per la legge regionale "Fondo per gli interventi straordinari in agricoltura" e ci interesseremo più specificamente, al di là di quelle che sono le comunicazioni del Presidente, della materia perché è all'ordine del giorno.
La Commissione di controllo ha consentito l'ulteriore corso per le delibere consiliari relative all'esame della proposta di deliberazione della Giunta Regionale circa l'acquisizione della Mandria e l'esame della proposta di deliberazione della Giunta regionale circa la tutela sanitaria nei luoghi di lavoro.
Nel corso di questo periodo sono stati presentati: una proposta di legge n. 104 relativa ad interventi per la prevenzione ed estinzione degli incendi forestali, che è stata presentata il 27 luglio '73 dai Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini, Rossotto; è stata da me assegnata alla V Commissione il 30 luglio '73; un disegno di legge n. 105 relativo all'intervento regionale per agevolare l'accesso al credito agrario di conduzione, presentato dalla Giunta Regionale il 1° agosto 1973 e assegnato alla VI Commissione il 3 agosto.
Sono state date delle risposte scritte ad interrogazioni del Consigliere Revelli, da parte dell'Assessore Gandolfi in ordine alla soppressione dei passaggi a livello a Robilant.
Un argomento che angustia in questi giorni tutti quanti noi è quello relativo al personale. Abbiamo avuto venerdì una giornata di sciopero al quale hanno partecipato, in larghissima misura, i dipendenti della Regione.
Vi è stata una lettera dei sindacati in relazione ad un ordine di servizio che è stato predisposto e che è stato al centro di questo motivo polemico dello sciopero. Devo ritenere che l'argomento sia ripreso molto rapidamente, augurandomi che si arrivi anche ad una conclusione. I colleghi Consiglieri notano qual è il servizio di aula che ha delle indicazioni estremamente chiare sull'insufficienza del nostro personale in relazione alla mole delle esigenze e sull'impossibilità di farlo funzionare per il servizio del Consiglio, attese le ore in cui il Consiglio lavora e protraendosi qualche volta molto al di là di quello che sarebbe il limite temporale di servizio che debbono prestare i nostri dipendenti.
Un altro argomento al quale accenno (brevemente per dare spazio alla discussione del resto, ma che è necessario ch'io vi accenni intanto in quanto ho ricevuto anche una lettera del Capogruppo socialista al quale ho personalmente risposto) è una lettera dell'avv. Agosti che chiede al Consiglio Regionale e meglio forse alla Giunta Regionale che cosa in definitiva si possa, si voglia e s'intenda fare per un'eventuale acquisizione, per i servizi del Consiglio Regionale, della sede di Palazzo Carignano.
I Consiglieri avranno avuto conferma di quello che avevamo riferito precedentemente al Consiglio stesso, dello stato veramente precario in cui si trova Palazzo Carignano, attraverso ad una lettera che il dr. Agosti ha mandato ad un giornale cittadino che l'ha largamente ripresa e riportata con dei commenti. Palazzo Carignano è, come tanti altri, tra i palazzi che hanno bisogno di profondissimi restauri, ma restauri che impegnano le finanze pubbliche (nel caso concreto, se la Regione dovesse acquisire quelle regionali) per l'ordine di grandezza di decide e decine di milioni soltanto per il riassetto del tetto; si sa che poi dal tetto l'acqua scende giù e ci sono degli altri guasti. Per cui il problema deve essere visto con molta attenzione. Il Consiglio sa che un empasse abbiamo avuto per la duplicità di Presidente della Camera di Commercio e Agricoltura di Torino per cui non era possibile stabilire un discorso su un doppio binario, e non sapendo chi conduceva la locomotiva al porto ministeriale da dove deve venire l'autorizzazione alla trattativa privata. Mi sembra di avere appreso dai giornali (mi riservo in questi giorni di approfondire la cosa) che il caso dovrebbe essere risolto ed io non mancherò di riprendere il contatto eventualmente proponendomi di andare anche a Roma direttamente a prospettare al Ministro questa particolare urgenza che è stata da tutti sottolineata.
Non ho mancato di occupare lo spazio vuoto in questo periodo, anche sollecitando la cortesia di un collega Consigliere regionale, l'arch.
Rivalta, perché non lasciasse passare del tutto questo periodo senza dare un pensiero a quella che potrebbe essere la maniera per sistemare l'aula consiliare che potrebbe essere iniziata rapidamente; vorrei augurarmi a sperare entro la fine di questo anno.
I sindacati edili hanno fatto pervenire un loro documento con il quale denunciano la situazione in cui si sono venuti a trovare i sindacati stessi, la difficoltà dell'organizzazione del lavoro nei cantieri ed io informo il Consiglio anche di questa presa di contatto che è indubbiamente delicata e grave. Mi si chiede anche un incontro ed io non mancherò di organizzarlo.
Da ultimo, il Preside del Politecnico di Torino, mentre ringrazia per l'interessamento che il Consiglio Regionale ha dato al problema, aggiunge "non le nascondo che comunque la situazione è sempre grave anche perché il Ministero esita ad inviarci altro personale di carriera direttiva che possa tra l'altro sostituire il direttore amministrativo in periodi di sua forzata assenza e ciò sta paralizzando nel mese corrente (eravamo ad agosto) la vita amministrativa del Politecnico".
Noi come Consiglio Regionale abbiamo fatto quanto potevamo fare qualche rimedio è stato apportato, auguriamoci che possa arrivare rapidamente una soluzione che metta il mondo scolastico in condizioni di riprendere con una certa fiducia ed una certa tranquillità il tempo degli studi.
Le mie comunicazioni sono terminate. Qualcuno chiede di parlare.
Il Consigliere Rivalta, ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Ho chiesto la parola con riferimento alla questione della sede. Io credo sia necessario riprendere i lavori della Commissione per poter mettere a fuoco alcuni problemi, partendo da quanto già si era deciso.
Circa la lettera di cui lei ci ha dato comunicazione, mandata dal prof.
Agosti, credo che dovremmo assumere un atteggiamento molto aperto; Palazzo Carignano è uno dei maggiori monumenti del Piemonte e finora non ha subito le conseguenze di una generale disattenzione. Penso che la Regione debba preoccuparsi della sorte di questo Palazzo e provvedere ad una sistemazione generale, tenendo conto anche dell'esigenza del Museo del Risorgimento, che può benissimo stare all'interno dell'edificio insieme alla dislocazione di uffici della Regione. Ma questa sarà materia di discussione in sede di Commissione.
Vorrei anche rispondere al Presidente in relazione al riferimento che ha fatto circa il mio intervento. In realtà io non ho dato concreta risposta al suo invito: ho semplicemente preso contatto con Tibaldi; sono comunque disponibile per dare il contributo che mi è possibile. Tengo a precisare che questo mio intervento non cancella l'opposizione di principio di carattere generale più volte da noi espressa in merito alla soluzione di Palazzo Lascaris.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Paganelli, ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione e bilancio

In riferimento all'intervista del Ministro Toros, ho sentito che al termine del sunto di questa intervista lei ha detto di voler esprimere il compiacimento al Ministro per le affermazioni fatte. Io sono d'accordo che lei esprima questo compiacimento, ma penso che l'azione delle Regioni, se vorranno continuare ad esistere e ad operare, dovrà svilupparsi con azioni che siano qualche cosa di più del compiacimento ad un'intervista, che pure ho apprezzato.
I colleghi devono sapere (lo sanno forse già da notizie giornalistiche) che in questi giorni si è tenuta la Commissione interregionale della programmazione (alla quale, come sempre, ho partecipato) alla presenza di cinque Ministri. Mi spiace che non ho qui i miei appunti, ma non pensavo che si parlasse di questo. I colleghi debbono sapere che nel bilancio dello Stato di quest'anno i Ministeri dei LL.PP. e dell'Agricoltura hanno una cifra di spesa superiore a quella che avevano all'inizio del 1972, prima del trasferimento delle competenze alle Regioni. E' anche opportuno sapere (e questo l'ho appreso dai giornali di ieri) che il Fondo di sviluppo delle Regioni, per cui abbiamo fatto una lunga battaglia e tutta l'azione conoscitiva presso il Senato, che l'anno scorso era di 140 miliardi quest'anno dovrebbe essere di 120 miliardi. Non conosciamo ancora esattamente la cifra che verrà trasferita alla nostra Regione, ma ho voluto dare queste notizie perché il Consiglio abbia già presenti i limiti ed il travaglio di chi in questo momento sta operando per la predisposizione del bilancio.
Ripeto, d'accordo per il compiacimento, ma questo non deve essere altro che l'inizio di un'azione decisa per la stessa esistenza della Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Non ho sentito la sua dichiarazione perché ero al telefono, però mi rifaccio a quanto ha detto l'Assessore Paganelli: lei vuole esprimere il compiacimento al Ministro Toros.
Come ho già avuto modo di dire in una dichiarazione alla stampa (maciullata, resa quasi irriconoscibile) noi prendiamo atto del fatto che un Ministro in carica si sia espresso in questi termini a proposito della situazione delle Regioni e si aggiunga alla foltissima schiera dei regionalisti che da tempo invocano, pretendono un intervento preciso dello Stato nei confronti del Parlamento.
Io collego queste dichiarazioni a quelle fatte dal Capo del Governo Rumor nella sua dichiarazione programmatica, in cui ha parlato di decollo delle Regioni (argomento che riprenderemo in occasione del primo dibattito di politica generale che faremo in questo Consiglio); anche quelle dichiarazioni si prestano ad alcune interpretazioni che potrebbero non avallare il senso di positività che immediatamente invece ne emerge. Lì si dice che l'esistenza delle Regioni di fatto hanno portato tutti a trascurare la presenza dei Comuni e delle Province. Il tema non è posto nei termini esatti, occorre affermare che l'autonomia dei Comuni e delle Province si sviluppa insieme con quella delle Regioni a cui occorre dare il massimo dei poteri ecc.
Devo aggiungere che noi (e sono d'accordo con Paganelli) per quanto le dichiarazioni siano apprezzabili nel senso che pongono un problema politico di fronte al Governo, non possiamo non prendere atto del rovescio della medaglia e cioè delle cose dette da Paganelli, ossia delle leggi respinte da questo Governo. La legge che andremo a discutere sulle calamità atmosferiche è stata rinviata con delle argomentazioni che sono di fatto contrarie ai poteri che la Costituzione affida alle Regioni.
Non solo, lo Stato ha una grande occasione di fronte a sé per dimostrare di voler fare decollare le Regioni: il Bilancio dello Stato. In realtà non conoscevo l'entità delle cifre, ma una rivendicazione delle Regioni era che a fronte della situazione attuale (20.000 miliardi bilancio dello Stato, 700 miliardi bilancio delle Regioni messe tutte assieme con l'impossibilità di operare se non a livello di grandi posizioni politiche) sta l'esigenza di modificare questo rapporto elevando notevolmente la quota del bilancio dello Stato a favore delle Regioni proprio in relazione alle competenze che le Regioni hanno.
Da quanto mi risulta il Governo non ha recepito le istanze delle Regioni e il bilancio dello Stato rimarrà tale e quale. E se devo prendere per oro colato quello che ha dichiarato La Malfa ieri (è un argomento che mi ripromettevo di riprendere oggi) a proposito della finanza dello Stato devo dire che le notizie non sono niente affatto incoraggianti. Quindi esprimiamo apprezzamento signor Presidente, ma non manchiamo di sottolineare che le parole non incantano nessuno, che le parole sono valide se alle stesse seguono i fatti concreti e i fatti concreti sono le risposte positive all'esistenza delle Regioni, la possibilità di farle effettivamente operare. E' un problema politico.



PRESIDENTE

Io sono lieto di avere determinato questa presa di posizione da parte dell'Assessore Paganelli e del Capogruppo comunista, che credo sia larghissimamente condivisa dai Consiglieri ed è condivisa da chi vi parla proprio per avere motivo di non limitarmi all'aspetto esterno dell'apprezzamento e del compiacimento, ma per poter corroborare tale presa di posizione con questa altra che viene determinata dalle ragioni che hanno non soltanto una validità di espressione critica, ma di accertamento di quelle che sono le situazioni delle quali evidentemente il Ministro delle Regioni non può che dispiacersi vivissimamente.
La parola all'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Su richiesta d'informazione di alcuni Consiglieri, in particolare del Gruppo consiliare del PCI, ritengo doveroso informare il Consiglio dell'intervento della Regione nella materia di cui or ora il Presidente ha parlato e relativa alla situazione che nel Paese si è verificata per l'infezione colerica.
Ho diviso gli argomenti raccogliendo dei dati che possono già dare il quadro della situazione dei nostri interventi e della situazione generale della Regione. Particolare cura è stata espletata per avere a disposizione i quantitativi di vaccino sufficienti, pur non nascondendoci che il vaccino fatto all'ultimo momento può avere un'efficacia limitata, o può non essere sufficiente a fronteggiare la situazione.
Alla Regione sono pervenute 90.000 dosi di vaccino, di cui 40.000 fornite dal Ministero direttamente all'Assessorato regionale e ritirato dallo stesso affinché potessero pervenire con l'urgenza necessaria.
Il quadro della distribuzione e dell'utilizzazione del vaccino è il seguente: su richiesta e con fornitura diretta all'Assessorato, 40.000 dosi; su richiesta e con fornitura diretta al medico provinciale di Novara 10.000 dosi; al medico provinciale di Alessandria mille dosi; Cuneo 200 dosi; Torino 11.800 dosi. Richieste fatte direttamente dai medici provinciali alle prime avvisaglie dell'infezione. In totale 63.000 dosi acquistate successivamente e poche pervenute perché c'è stato il blocco da parte del Ministero di tutti gli stabilimenti fornitori di vaccino in Italia, nonché il blocco per le forniture che potevano venire dall'estero.
Questo evidentemente per fronteggiare la situazione di Napoli e per garantirsi anche la validità del vaccino che entrava nel Paese. Soltanto 3200 dosi sono state acquistate dall'Amministrazione regionale a Berna e all'Istituto sieroterapico Sclavo di Siena, su ordinazione dei medici provinciali di Alessandria e di Asti.
Dal comune di Torino sono state acquistate 20.000 dosi dall'Amministrazione provinciale di Vercelli 4000 dosi. In tutto sono circa 90.000 dosi, quelle di cui ho parlato all'inizio.
Il vaccino è stato così distribuito: Alessandria 7200 dosi, persone vaccinate 6000; Asti dosi 6200, persone vaccinate 4000; Cuneo dosi 5400 persone vaccinate 3500; Novara dosi 15.200, persone vaccinate 13.000 Torino dosi 47.800, persone vaccinate 45.000; Vercelli dosi 8400, persone vaccinate 7000.
Questi sono i dati di venerdì sera. In totale 90.000 dosi assegnate e 78.500 persone vaccinate.
Il Ministero della Sanità ha fornito all'Amministrazione regionale 40.000 siringhe in plastica a perdere.
Da notizie in nostro possesso la fornitura del vaccino è praticamente disponibile senza limitazioni in caso di ulteriori necessità.
Antibiotici. Il Ministero ci ha fornito 9600 compresse di uso corrente che aggiunte a prodotti già in dotazione ai Medici provinciali (2500) e a quelli del Comune di Torino (15.000) rappresentano una disponibilità di 27.000 così distribuite: 1.000 ad Alessandria, 2.000 ad Asti; 1.000 a Cuneo; 1.500 a Novara; 20.000 a Torino; 1.500 a Vercelli. Il Medico provinciale di Cuneo ha richiesto altre 2.000 dosi.
Sulfamidici. Il Ministero ne era sprovvisto. Un'indagine fatta direttamente presso gli stabilimenti ha consentito di accertare la possibilità di distribuire sulfamidici nella misura che si poteva richiedere. Il Ministro ha comunicato in data 8 c.m. che ha spedito 20.000 dosi per cui non si ritiene necessario un ulteriore acquisto da parte nostra.
Ad ogni modo le eventuali necessità sono assicurate per i quantitativi che sono già in deposito presso i Medici provinciali, i quali hanno distribuito le compresse in questa misura: 1000 ad Asti; 14.000 a Cuneo mille a Novara; 1000 a Torino; mille a Vercelli.
Si è rappresentata immediatamente, con i Medici provinciali, l'esigenza che il vaccino fosse distribuito e si procedesse alla vaccinazione di alcune categorie che potevano venire a contatto più facilmente di portatori o di ammalati, in primis del personale ospedaliero nell'eventualità che si dovesse fronteggiare un afflusso di persone contagiate, con la necessità d'immediati ricoveri.
Nella Regione la vaccinazione delle categorie esposte a questo rischio è stata fatta con questi criteri di priorità: personale ospedaliero addetto al servizio di pronto soccorso; accettazione; reparti infettivi lavanderia; cucina e stazione di disinfezione; personale esposto degli uffici sanitari provinciali e comunali; dipendenti della Croce Rossa e Croce Verde addetti al trasporto degli infermi; personale dei Comuni addetti alle fognature ed ai servizi di nettezza urbana; personale viaggiante delle Ferrovie e delle Poste; Vigili del fuoco; Forze di polizia addette ai nuclei di primo intervento; personale delle Forze di polizia e delle dogane nei posti di frontiera; persone dirette alle zone infette per motivi di lavoro o turismo; turisti stranieri diretti ai luoghi di origine turisti italiani diretti all'estero; persone dirette agli stabilimenti per cure termali.
La vaccinazione è stata praticata dagli uffici d'igiene dei Comuni gratuitamente; sono state fatte pagare le 1250 lire di legge soltanto per le vaccinazioni dei certificati internazionali, cioè quelle che si allegano ai passaporti di coloro che si recano all'estero.
Tutti gli enti mutualistici hanno offerto la disponibilità dei propri ambulatori forniti di personale medico sufficiente, il solo che pu praticare la vaccinazione, per lo meno sotto la cui direzione deve avvenire la vaccinazione.
Finora soltanto nella città di Torino si è ricorso all'uso di due ambulatori dell'INAM, uno dell'ENPAS e uno dell'Ispettorato ferroviario. E' confermato peraltro che tutti gli altri ambulatori sono a disposizione nel caso fosse necessario, (cosa che per il momento non pare prevedibile) la vaccinazione di massa.
Da rilevare che in questa prima fase hanno provveduto alla vaccinazione nei propri ambulatori le Forze armate, nonché gli ospedali e altri piccoli istituti, aeroporto ecc.
Misure profilattiche, oltre a quello che è già stato detto. Nel campo della distribuzione e vendita dei generi alimentari, è stata data piena attuazione alla nostra ordinanza che vietava la vendita e impone la distribuzione dei frutti di mare. Le ordinanze sono state emesse dai Sindaci che anche in forza della comunale e provinciale, art. 153, devono provvedere a provvedimenti contingibili e urgenti. Abbiamo invitato i Medici provinciali, quali ufficiali dipendenti dalle Regioni, a invitare tutti i Sindaci a provvedere direttamente, con ordinanze alla popolazione sia per le misure profilattiche generali in materia di alimenti, sia per le misure relative all'igiene dell'abitato. La maggior parte dei Sindaci, su invito dei Medici provinciali e degli ufficiali sanitari quali organi periferici della Regione, ha emesso ordinanze che vietano la vendita di alimenti che possono essere causa di diffusione, in particolari momenti come è avvenuto per gelati, creme, latte crudo, panna non pastorizzata ecc.
I Medici provinciali dal canto loro hanno intensificato il controllo sugli acquedotti, sulla distribuzione e preparazione del latte, sugli esercizi pubblici; tra l'altro è stato vietato in molti centri l'uso degli asciugamani collettivi.
Sono stati sottoposti a controllo i cittadini provenienti da regioni infette, in parecchi casi si è proceduto alla chemioprofilassi con tetraciclina e sulfamidici, controlli che tuttora continuano almeno per quanto le persone ritengono di presentarsi o attraverso un'opera che si fa discretamente e senza creare eccessivi allarmi che sarebbero ingiustificati in questo momento, ma comunque per assicurare che le persone che vengono dalle zone che sono state colpite dal morbo possono trovare successivamente le cure necessarie che pare, a livello delle conoscenze scientifiche, siano più utili delle chemioterapie.
In tutta la provincia sono stati allestiti uno o più reparti di isolamento dove vengono ricoverate le persone sospette che possono essere colpite da infezione colerica. Finora nessun caso di colera è stato accertato nella regione Piemonte.
La situazione della regione a questo proposito è la seguente: Alessandria posti letto disponibili 25, nessuna persona ricoverata; Casale Monferrato, 20 posti, nessuna persona ricoverata; Tortona, 21 posti, nessun ricovero; Asti 14 posti aumentabili a 45, nessun ricoverato; Cuneo 40 posti, due persone ricoverate; Novara 30 posti, cinque persone ricoverate Torino all'Ospedale Amedeo di Savoia specializzato per infettivi 65 posti 60 persone ricoverate; San Luigi cento posti, nessun ricoverato; Vercelli 25 posti; Biella 25 posti, 20 ricoverati. In totale 365 posti disponibili e 94 persone ricoverate, per lo più inviate da altri ospedali, con sintomi di gastro-enterite o malattie di questo genere, ma il vibrione negli ospedali non è stato accertato in nessuno di questi casi.
La possibilità di garantirsi le analisi è assicurata da tutti i laboratori di igiene e profilassi della regione, laboratori dipendenti dalle amministrazioni provinciali ma sotto la vigilanza dei Medici provinciali. Inoltre gli ospedali a livello provinciale hanno laboratori in grado di fare analisi di questo genere; ad Asti l'Ospedale Civile, a Cuneo l'Ospedale Santa Croce, a Novara il Maggiore della Carità, a Vercelli l'Ospedale Civile, idem a Biella, le Opere Pie ospedaliere di Alessandria e a Torino diversi ospedali, cliniche ed istituti universitari.
Abbiamo seguito il criterio di preoccuparci prima per non piangere dopo e abbiamo tenuto la situazione sotto controllo.
Non ci nascondiamo che ci possono ancora essere delle possibilità negative e che il pericolo pertanto non è interamente fugato. Non ci nascondiamo neppure che la situazione non è sufficientemente forte a garantire, in ogni caso, che non si diffondano infezioni che se non sono quelle di colera possono essere quelle di tifo, paratifo, epatite virale ed altre forme che possono anche raggiungere un grado epidemico.
Una situazione di questo genere c'impone un'attenta sorveglianza che noi continueremo a disporre con i mezzi a nostra disposizione e abbiamo trovato nel quadro dei nostri uffici un'effettiva, costante e impegnativa collaborazione. E' l'occasione che ci permette di valutare quali deficienze vi sono nell'ambito soprattutto dell'igiene degli abitati, acquedotti fognature, clorazione delle acque, garanzie affinché le acque vengano opportunamente depurate, affinché non avvenga che i veicoli d'infezione in particolari momenti possano raggiungere un livello di particolare pericolosità.
In questa azione la Regione proseguirà augurandosi di dare a tutti gli amministrati la certezza di non essere lasciati soli in un rischio che potrebbe anche essere mortale per il nostro Paese.


Argomento: Interventi fondiari

Rinvio della legge regionale del 26 luglio 1973 sul fondo per gli interventi straordinari in agricoltura - Provvedimenti conseguenti


PRESIDENTE

Il Consiglio prende atto di queste dichiarazioni e credo che non ci sia motivo di discutere.
Passiamo al punto quarto dell'o.d.g. "Rinvio della legge regionale approvata il 26 luglio 1973. Fondo per gli interventi straordinari in agricoltura. Provvedimenti conseguenti".
Leggo il testo della legge con la quale il Commissario del Governo per la Regione del Piemonte ha comunicato che non può essere vistata la legge.
"Il Governo ha infatti - dice - rilevato che la legge eccede dai limiti della competenza regionale in quanto costituisce duplicazione di normativa in ordine al Fondo di solidarietà a favore delle aziende agricole danneggiate da calamità naturali, riservata agli organi dello Stato ai sensi dell'art. 4 del D.P.R. n. 11 del 1972.
Il Governo ha ancora osservato che la normativa regionale può essere ammissibile per disciplinare il pronto intervento di anticipazione delle provvidenze a favore degli aventi titolo, ai sensi della legge statale e nei limiti delle somme assegnate agli organi dello Stato, nonché per apportare eventuali adattamenti alla normativa statale necessari in rapporto alle correnti esigenze locali.
Quanto sopra esimerebbe dal rilevare che la costituzione del Fondo regionale mediante versamento in conto corrente bancario della somma di un miliardo, da reintegrare annualmente a carico del fondo di riserva delle spese obbligatorie, si configura anche alla luce delle successive disposizioni di legge come gestione fuori bilancio, contrastante con i principi in materia di contabilità dello Stato.
Il Governo ha pertanto rinviato la legge precitata a nuovo esame del Consiglio Regionale.
Seguono, con lettera a parte, ulteriori osservazioni, al fine del riesame".
Fino a questo momento la lettera a parte non è pervenuta alla Presidenza del Consiglio Regionale.
Faccio presente per quanto opportuno alla discussione, che il preannuncio di questa lettera che avrebbe "ulteriori osservazioni" è importante in quanto sono tali queste osservazioni da essere prese in considerazione "al fine del riesame". Per cui il riesame potrebbe essere, o apparire non completo, cioè limitato ai punti che sono denunciati come motivo di non apposizione del visto, ma potremmo trovarci successivamente di fronte ancora ad altre osservazioni che comunque il Consiglio dovrebbe esaminare e discutere.
Pervenuta questa comunicazione ed informatone l'Ufficio di Presidenza ho ritenuto opportuno di rimettere immediatamente alla Commissione competente il testo della lettera stessa perché potesse essere in grado di fornire al Consiglio delle indicazioni in merito alle specifiche due osservazioni, in attesa che l'argomento possa successivamente allargarsi.
Devo rilevare che, sotto un profilo di correttezza procedurale, è un po' difficile risolvere in questi termini la questione, cioè "eccepisco questo e questo, ma mi riservo ancora di eccepire altro, del che ti dar notizia successivamente e fin d'ora peraltro ti avverto che il riesame richiesto e sollecitato deve tenere anche conto di quelle altre osservazioni".
Il Consiglio si trova quindi di fronte ad un caso nuovo, io non ho mancato di sottolineare la cosa alla Commissione perché anche sotto il profilo procedurale esaminasse tale aspetto particolare del problema.
Dalla Provincia di Vercelli è pervenuto il testo di un ordine del giorno votato da quella Commissione consiliare per l'agricoltura, con il quale si rileva un certo stupore per questa reiezione, o non apposizione di visto, si manifesta la preoccupazione per il grave disagio che la decisione arreca ai produttori agricoli che sono stati colpiti dalle avversità atmosferiche e conclude facendo voti perché il Consiglio Regionale, con tutti i mezzi a sua disposizione e con l'indipendenza legislativa che gli è propria, riproponga nel più breve termine il provvedimento a suo tempo adottato.
Io mi limito a sunteggiare questo ordine del giorno e quello di cui dirò dopo, intendendo però che sia recepito come lettura integrale agli atti del Consiglio, in maniera che costituisca integralmente parte di quelle che sono le manifestazioni degli enti pubblici che sono, fino a questo momento, pervenute al Consiglio.
L'altro ordine del giorno è della Provincia di Asti, il Presidente lo trasmette con sua lettera dell'8 settembre (la precedente era del 7 settembre ed era trasmessa dal Presidente prof. Villa).
La Giunta provinciale di Asti ancora solleva espressioni di protesta si fa interprete delle esigenze delle popolazioni agricole astigiane sottolinea l'improrogabile necessità d'interventi finanziari a favore degli agricoltori colpiti e rivolge il suo vivo, accorato appello agli amministratori della Regione Piemonte perché previo riesame, con procedura d'urgenza da parte del Consiglio, salve le necessarie modifiche formali ripropongano alle superiori autorità di governo il provvedimento di legge.
A questo ordine del giorno della Giunta provinciale di Asti, il Presidente dr. Andriano allega anche altri ordini del giorno di agitazione dei contadini astigiani ed alessandrini e un altro documento conclusivo della riunione del 7 settembre sul mancato visto governativo alla legge regionale da parte di gruppi consiliari, rappresentanti di organizzazioni sindacali, professionali della provincia di Asti che nel contesto non vengono dettagliatamente indicati ma in sostanza sono le rappresentanze sindacali del luogo. (Per gli o.d.g. vedi pagg. 5366-5367).
Questi ordini del giorno che, ripeto, saranno consacrati a verbale nella loro integrità, evidentemente possono essere tenuti in conto nella sostanza che io ho riassunto di protesta e di invito al Consiglio Regionale, per procedere con urgenza nel corso del dibattito che io apro ripetendo all'attenzione di ciascun Consigliere il fatto che la lettera del Commissario del Governo si conclude così: "Seguono con lettera a parte ulteriori osservazioni (non pervenute) al fine del riesame".
E darei, se si concorda, la parola al Presidente della Commissione, al quale abbiamo rimesso il tutto, perché ci dica qual è stato l'esame fatto dalla Commissione, dopo di che intervengono i singoli Consiglieri che ne abbiano motivo.
Su questa procedura non vi sono dissensi? Allora darei la parola al Presidente della Commissione, Menozzi.



BERTI Antonio

Si Vede che vuole fare un discorso di critica al Governo e si mette nei banchi del P.S.I.



PRESIDENTE

Dovrebbe mettersi vicino al Capogruppo.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rivolgendomi subito all'amico Berti, osservo che quando si è tesi ad esprimere giustificati rilievi con assoluta imparzialità, che ci si trovi nei banchi della maggioranza o in quelli della minoranza è la stessa cosa.
Prima di rispondere alla specifica domanda rivoltami dal Presidente, mi ricordo ancora dell'amico Ministro Toros. Anch'io ne condivido le dichiarazioni, ma sarei estremamente grato all'amico Toros se, quando si trova, assieme ai restanti ministri e uomini di governo in genere, nelle condizioni di dover spiacevolmente rinviare una legge (come nel caso in discussione), avesse almeno la sensibilità e la premura di rinviarla con le deduzioni totali e complete, mettendo così i Consigli nelle condizioni di riesaminare il provvedimento rinviato con estrema celerità e tempestività.
Vorrei anche osservare che, come se la grandine non fosse già di per s una disavventura, altre se ne sono aggiunte (questo per maggiore informazione del Consiglio).
La prima disavventura l'abbiamo accusata per il ritardo col quale è stato emanato il decreto di delimitazione delle zone danneggiate, decreto che ci attendevamo verso fine luglio. Nel frattempo, però, c'è stato l'avvicendamento degli uomini di governo, per cui quel decreto di delimitazione l'abbiamo conosciuto soltanto il 1° settembre, quando cioè è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Comunque questa disavventura ormai è superata e, se il tutto si fosse limitato a questo ritardo, non ci sarebbe stato nulla di pregiudizievole.
A questa doveva far seguito, però, la seconda e più grave disavventura quella del rinvio da parte del Governo della legge approvata da questo Consiglio il 26 luglio scorso.
E' indubbio che la Commissione, incaricata di esaminare la nuova situazione, ha potuto soltanto esternare dei giudizi su delle ipotesi o generiche anticipazioni, proprio perché mancano le osservazioni che, come è detto nell'ultimo capoverso della comunicazione del Commissario di Governo saranno trasmesse a parte.
La Commissione, riunitasi il giorno 7, con giudizio scaturito dopo ampia discussione e che penso di poter dichiarare quasi unanime, si è associata alle rimostranze ed alle preoccupazioni che l'annuncio di detto rinvio ha suscitato. Il Presidente ci ha dato lettura di alcuni ordini del giorno; altri siamo certi che ne perverranno nei prossimi giorni da tutte le Province del Piemonte e, come era naturale, principalmente dalla Provincia di Asti, la quale, come avevamo ad osservare in questa stessa sede in altra occasione, fra i suoi tristi primati, purtroppo, ha anche quello della grandine. Difatti sono preannunciate riunioni di Consigli comunali convocati espressamente per l'esame di questo problema.
L'amico Toros, per bocca del Presidente Oberto, ci ha ricordato che manca una legge quadro o cornice. Anche di questo prendiamo atto. Ma già nel 1972, quando ci trovammo ad esaminare gli schemi di decreti delegati avevamo osservato che sarebbe stato molto meglio che, alla base di quegli schemi, ci fossero delle leggi quadro, o cornice, che dir si voglia; i Consigli avrebbero potuto con maggiore obiettività esprimere dei giudizi.
Non sempre questa vi è stata, perché ci siamo trovati ad esaminare un mosaico non facilmente componibile, le cui difficoltà conseguenti non dovevano tardare ad arrivare. Conseguenze ne abbiamo registrate in passato altre ne registriamo di fronte alla legge che è stata rinviata. Il problema sta a monte perché, se è vero come è vero, che la materia in esame è rimasta di competenza dello Stato, è altrettanto vero che non solo noi, ma lo stesso Governo non conoscendo i precisi limiti giuridici delle competenze proprie e delle Regioni non saprà formulare delle precise osservazioni in merito.
Non vorrei che il ritardo nell'inviarci le osservazioni fosse determinato proprio dalla mancanza di una legge quadro.
E' indubbio però, senza essere costituzionalisti (lo rilevammo nella Commissione di venerdì 7, lo avevamo rilevato nella discussione svoltasi precedentemente, alla presentazione in aula del disegno di legge della Giunta) che il disegno di legge, così com'era stato formulato, ci lasciava quanto meno temere che osservazioni per parte del Governo ne sarebbero sorte. E fu in base a quei timori che, prima ancora del licenziamento da parte della mia Commissione e conseguente presentazione in aula del disegno di legge in parola, riportammo nuovamente il problema ai commissari e prendemmo anche l'iniziativa di presentare una bozza di progetto col quale si intendeva stralciare una parte dei contenuti di quel documento, e precisamente quella relativa alle anticipazioni, perché, se il nostro timore si fosse concretizzato, almeno una parte di quelle rivendicazioni che dalle organizzazioni professionali e soprattutto dai diretti interessati erano state invocate, avrebbero potuto continuare il loro cammino e non pregiudicare la brevità di quei tempi tecnici che erano il traguardo primo che ci si poneva nel devolvere le provvidenze a favore dei danneggiati. Ciò che paventavamo si è concretizzato con l'avvenuto rinvio della legge. L'unica cosa che ci conforta, anche se allo stato attuale delle cose non è una grande consolazione, è che, nella lettera che ci è stata letta, - se quella proposta di progetto avesse avuto miglior fortuna e avesse potuto tramutarsi in progetto di legge e successivamente in legge è detto chiaramente che sarebbe stata accolta perché, nonostante che le osservazioni non siano in nostro possesso, il Governo, bontà sua, ha voluto già specificarci che il discorso sulle anticipazioni e sui pronti interventi in generale avrebbe potuto essere accolto.
E anche su questo la Commissione, venerdì scorso, si è particolarmente intrattenuta.
Chi vi parla si è permesso di porre all'attenzione dei colleghi di Commissione l'opportunità di riprendere in esame la possibilità offertaci da quella bozza di progetto di legge per tramutarla in progetto vero e proprio. Senonché è stato rilevato che la parola compete alla Giunta.
Le conclusioni, a cui è pervenuta la Commissione, sono le seguenti: esaminare la possibilità di invitare la Giunta, come stiamo facendo in questo momento, a voler esprimere un proprio giudizio in merito, per cautelarci e garantirci che le provvidenze di cui alla 364 possano essere destinate ai danneggiati il più presto possibile. Si presupponeva che le anticipazioni della Regione potessero essere erogate nel novembre-dicembre di quest'anno. C'è però stato il ritardo di un mese circa nella pubblicazione del decreto di delimitazione delle zone. Essendoci 90 giorni di tempo, entro i quali gli interessati debbono inoltrare le domande, se la Giunta e con essa il Consiglio Regionale venisse nella determinazione di inoltrare celermente la legge per le anticipazioni, si potrebbero evitare quei ritardi che inevitabilmente si verificherebbero se noi ci mettessimo invece a disquisire su tutte le osservazioni che ci saranno inviate in rapporto al provvedimento globalmente intero e soprattutto se pensassimo di rinviare così come è la legge approvata il 26 luglio.
E qui mi permetto di richiamare l'attenzione di tutti i colleghi del Consiglio. I risentimenti sono fatti umani giustificabilissimi. Io per inviterei il Consiglio a rendersi conto che dimostreremmo di non essere dei buoni politici se, in nome di teorizzazioni e di disquisizioni tecnico giuridiche, seppur notevoli ed importanti, non cercassimo di ottenere oggi ciò che è già possibile ottenere. Non bisogna dimenticare che la legge varata non contemplava solo la questione delle anticipazioni, ma anche quella sui contributi in conto spese di gestione alle Cantine sociali rientranti nelle zone danneggiate, la possibilità di intervento a favore delle colture oggi non protette e non espressamente contemplate dal Fondo nazionale di solidarietà e altri interventi di natura creditizia soprattutto attraverso la concessione di prestiti quinquennali.
Le osservazioni della Commissione, che sottoponiamo alla vostra attenzione, in sintesi sarebbero queste: stralciare il capitolo che attiene alle anticipazioni nella speranza, direi nella certezza, perché già è stato anticipato nella lettera del Commissario del Governo, di cautelarci intanto per quel che riguarda la possibilità di intervento a favore singolarmente della totalità dei danneggiati e dei grandinati; approfondire maggiormente il discorso affinché questo progetto oltre che alle anticipazioni possa anche contemplare gli aiuti sotto forma di contributi alle Cantine sociali e ciò perché il Ministro dell'Agricoltura, all'uopo interpellato recentemente da una delegazione recatasi appositamente a Roma, e sabato sera a Torino ove si è recato per presenziare ad un convegno dei gruppi giovani coltivatori, ha ribadito che da parte sua è pronto a sostenere, nel discorso dei pronti interventi, gli aiuti alle Cantine sociali, senza remore di natura giuridica o costituzionale.
E' anche, però, opportuno ricordare che un mese fa una legge sarda sulla cooperazione è stata respinta perché non contemplava espressamente il parere di conformità di cui all'art. 93 comma terzo del Trattato di Roma cioè quel parere di conformità che deve essere emesso da Bruxelles.
Se vogliamo procedere con assoluta certezza, limitiamoci a presentare un nuovo progetto e conseguentemente una nuova legge che contempli le anticipazioni, nella speranza che arrivino le definitive osservazioni, per riprendere poi il dibattito generale e conseguentemente adottare quelle decisioni che il Consiglio riterrà più opportune.
Dobbiamo, d'altro canto, riconoscere che il contenuto della legge 26 luglio quanto meno non è del tutto ortodosso. Infatti, se, pure, c'è il desiderio in tutti di arrivare alla revisione della 364, quella legge presentava delle sostanziali anticipazioni in tal senso. I tempi per una revisione di quella legislazione statale saranno indubbiamente lunghi; è implicito, però, che la Commissione ha inteso, anche nella citata riunione del 7, accelerare il discorso sullo stralcio di legge per le anticipazioni non certamente rinunciare ai restanti contenuti da affrontarsi separatamente per arrivare eventualmente anche alle estreme conseguenze, se ciò si rendesse necessario e con tutte le cautele che il caso richiede costringendo ad un eventuale pronunciamento la stessa Corte Costituzionale.
Queste sono state le osservazioni mosse dalla Commissione che ho l'onore e l'onere di presiedere.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, colleghi, non insisterò sull'opportunità di considerare con estrema cautela gli impegni di certi ministri in fatto di regionalismo, dal momento che, come aveva già prima fatto rilevare il nostro Capogruppo, come ha ancora ribadito or ora il Presidente della Commissione VI Agricoltura, i fatti s'incaricano il più delle volte di smentire anche le più promettenti dichiarazioni.
Porrò l'accento invece sul fatto che il nostro Gruppo, appena avuto notizia del rinvio della legge approvata il 26 luglio, chiese la convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio, che avesse questo argomento all'ordine del giorno, e ciò nella speranza, anzi nella convinzione, che in questa seduta sarebbe stato già possibile fare qualche passo avanti anziché limitarsi, come purtroppo siamo costretti, ad un semplice dibattito, sia pure chiarificatore, sia pure occasione per puntualizzare la volontà dei singoli Gruppi e dei singoli colleghi sull'argomento.
Non è stato possibile fare dei passi avanti, certamente, perché il Commissario di Governo non si è ancora deciso a far pervenire le preannunciate osservazioni aggiuntive, ma anche perché - devo dirlo, avendo fatto già questo appunto in VI Commissione - il giorno 7 ci siamo trovati ad esaminare la prima parte delle osservazioni del Commissario di Governo ed a concertare un primo atteggiamento in sede di Commissione in assenza dell'Assessore, e, soprattutto, in assenza di una posizione della Giunta.
Ed è ovvio che, in una materia come questa, senza una precisa conoscenza della posizione della Giunta non sia stato possibile - anche perché la rappresentanza della maggioranza nella Commissione non ha accettato di farlo - assumere immediatamente una posizione definitiva, posizione che si sarebbe potuto precisare già in quella seduta, in modo da fare, con l'attuale dibattito, un passo avanti.
Indubbiamente, e del resto è già stato fatto rilevare (la lettura degli ordini del giorno provenienti dalla Provincia di Asti, da quella di Vercelli, dalle organizzazioni contadine, dai Comitati di agitazione e di lotta, che rappresentano l'eco, le conseguenze delle ripercussioni provocate dall'atteggiamento del Governo fra coloro che avevano riposto tante speranze nell'attesa legge della Regione), il rinvio rappresenta un duro colpo per i contadini, e per le motivazioni addotte, per lo stesso metodo adottato (non dimentichiamo che la lettera del Commissario di Governo che annuncia il rifiuto del visto alla legge è arrivata l'ultimo giorno, direi anzi nella seconda parte del pomeriggio dell'ultimo giorno incompleta, con il preannuncio di un seguito che, trascorsi ormai quattordici giorni, non si è ancora avuto, ad ennesima riprova della risaputa lentezza della burocrazia centrale), costituisce un serio e grave attacco all'autonomia regionale, e riconferma, a mio avviso, un atteggiamento anti-contadino che fu già dei precedenti Governi.
La lentezza di movimento del Commissario del Governo, che non ha ancora provveduto a far giungere il seguito della sua nota, fa il paio con la lentezza dimostrata dai Ministri competenti nell'emissione dei decreti di delimitazione dei territori danneggiati e nell'accreditamento dei mezzi finanziari necessari per avviare l'erogazione delle provvidenze. In merito desidero sottolineare, come è già stato fatto, che non soltanto il decreto di delimitazione è apparso soltanto il 1° di settembre - non il 30 giugno né il 15 giugno, né il 15 luglio, né il 30 luglio -, ma che da esso sono esclusi i territori della provincia di Torino colpiti da eventi atmosferici calamitosi, cioè dalle grandinate del 28 maggio e dell'8 giugno. Avevano ragione le organizzazioni contadine della mia provincia a non ritenersi paghe dei primi parziali impegni del Ministro Natali e a decidere pertanto di agire in modo da ottenere maggiori garanzie.
La situazione di fatto di fronte alla quale ci troviamo impone una immediata presa di posizione. Il problema di fondo è decidere che fare di fronte al "no" del Governo (perché sostanzialmente si tratta di un no) e se dobbiamo interpretare che il Commissario di Governo, per conto del Governo intenda che la Regione si limiti unicamente alla anticipazione delle provvidenze. Il movimento che ha preso avvio dopo le grandinate dell'8 giugno, e che, strutturandosi anche nei Comitati di agitazione e di lotta ha aperto una vertenza nei confronti dello Stato e nei confronti della nostra Regione, alla quale ha chiesto appoggio anche nei confronti del Governo per ottenere subito, in modo integrale, la erogazione delle provvidenze, e quindi l'anticipazione, ma anche una integrazione eccedente l'anticipazione, e per ottenere, con l'appoggio politico della Regione, un miglioramento radicale della legge, indubbiamente non ha fatto molti progressi.
Di fronte a questo "no" del Governo, un no che conferma, come ho già detto, due atteggiamenti - da una parte un atteggiamento teso a respingere il miglioramento del fondo, teso a respingere l'integrazione da parte della Regione, e nello stesso tempo un atteggiamento che suona come una inaccettabile limitazione delle prerogative della Regione - occorre assumere una precisa posizione.
Quanto al secondo aspetto, d'inaccettabile limitazione delle prerogative della Regione, indipendentemente dalle osservazioni contenute nella lettera del Commissario, vorrei che noi tenessimo presente che è vero che la legge 364 del 25/5/70 non è stata trasferita, ma è pur sempre e assai più vero che l'agricoltura è una materia riservata dalla Costituzione alla competenza legislativa pressoché esclusiva delle Regioni. Per cui stando alle caratteristiche di un determinato territorio, ad una situazione oggettiva, è evidente che dev'essere riservato un margine d'intervento all'azione della Regione; altrimenti ciò potrebbe rappresentare un'incidenza assai negativa per lo stesso avvio di processi di ristrutturazione nelle nostre campagne. Infatti, per le nostre zone, per assicurare soprattutto alle zone vitate del Monferrato, delle Langhe, come alle coltivazioni specializzate e pregiate di altre zone una determinata garanzia, non essendo ancora possibile fare sicuro affidamento sulla difesa attiva, che, giunta all'attuale fase di sperimentazione, non ha dato i risultati auspicati, è indubbio che la strada resta quella della difesa passiva. In questo campo lo Stato ha riservato a sé il compito d'intervenire, ma non ha voluto ancora far fronte, non si è ancora impegnato ad operare miglioramenti.
L'intervento della Regione può essere quindi indispensabile proprio per l'avvio della sua stessa azione programmatoria e di un intervento nuovo in politica agraria. Se così è, già sulla base di questa prima osservazione è possibile e doveroso da parte nostra respingere l'osservazione del Commissario di Governo.
Si potrebbe ancora, entrando nel merito, rilevare che, intanto, non pare che si possa interpretare la nostra legge come una duplicazione di normativa rispetto al Fondo di solidarietà, a meno che con questo s'intenda (si tratterà poi di esaminare le successive osservazioni) censurare la possibilità che abbiamo previsto del decreto del Presidente della Regione.
Ma, per il resto, la legge regionale interveniva ad anticipazione interveniva ed interviene ad integrazione di articoli previsti ma non applicati, come quello delle Cantine sociali, o a copertura di colture non coperte dalla legge nazionale. Una azione, quindi, che avviene all'interno della legge 364, che è stata da noi, dal Consiglio Regionale, interpretata a guisa di una legge-quadro all'interno della quale sono stati operati alcuni interventi, da noi considerati non del tutto adeguati, non corrispondenti alle reali esigenze, non corrispondenti alle richieste che ci erano pervenute dalle organizzazioni dei contadini, unitarie, che ci erano pervenute dai contadini danneggiate, in nome loro ed in nome degli altri che purtroppo sono stati danneggiati in passato e possono esserlo in futuro. Ma era, comunque, un passo avanti in quella direzione.
E allora, il problema di fondo è quello del che cosa fare. Alla luce di quanto son venuto dicendo, l'atteggiamento più coerente potrebbe essere quello della riadozione integrale della legge. Se questo è l'atteggiamento che si vuol decidere, è quasi del tutto superfluo attendere ulteriori osservazioni. Noi, però, e prima di oggi, nel corso dei lavori della Commissione, e prima ancora anche in dichiarazioni sulla stampa, ci siamo dichiarati disponibili, pur senza alcuna flessibilità nel respingere l'attacco all'autonomia ed alle prerogative del Consiglio, a confrontarci con gli altri Gruppi, con la Giunta, per cercare una soluzione; una soluzione, però, che consenta da una parte di operare immediatamente sul terreno delle anticipazioni, obiettivo che fa parte di quelli posti per l'immediato dal movimento contadino al centro della sua vertenza, ma in parte già frustrato, perché, essendo i decreti stati emessi con il noto ritardo e non conoscendosi ancora l'accredito finanziario, sarà arduo per i contadini danneggiati ottenere finalmente, una volta tanto, in base a quanto stabilito dalla legge, l'erogazione delle provvidenze in coincidenza con la fine della campagna agraria, qualsiasi cosa noi facciamo; se ne parlerà in epoca assai più lontana, dopo gennaio, forse febbraio, e anche oltre per Torino, che non è ancora neppure inclusa nel decreto di delimitazione.
Nonostante questo, noi siamo disponibili a scomporre la legge che abbiamo approvato il 26 luglio nel senso che preciserò subito, ad alcune condizioni.
Noi riteniamo che si possa scomporre la legge in due distinti provvedimenti, proprio per poter venire incontro, per quanto è ancora possibile, all'esigenza di dare subito almeno un poco. Chiediamo, quindi che si affronti immediatamente il problema di presentare un progetto che preveda e l'anticipazione e il pronto intervento a favore delle Cantine sociali, per presentare a parte, ma contestualmente, gli altri provvedimenti previsti dalla legge del 26 luglio, che, dal momento che si deve rivedere la legge, affermiamo l'esigenza di ulteriormente migliorare.
In questo modo avremo una procedura più spedita e le interpretazioni che si danno degli orientamenti recepiti da coloro che hanno avuto contatti con il Ministro Ferrari-Aggradi farebbero pensare che per la prima parte si potrebbe avere l'immediato assenso. Il braccio di ferro, se dovrà esservi si avrà sulla restante parte della legge. Secondo me, è ora che da parte nostra si arrivi anche a questo braccio di ferro, lasciando al Governo la responsabilità d'impugnare questa seconda legge regionale di fronte alla Corte Costituzionale.
A dimostrare che le argomentazioni addotte dal Commissario non reggono stanno, oltre alle considerazioni già citate, gli esempi delle altre Regioni, non soltanto quelle a Statuto speciale, che sono tutte intervenute, in tempi diversi ed in misura assai più massiccia, a migliorare, integrare, ampliare le previdenze previste dalla 364. Per quanto riguarda, poi, la censura circa il fatto che avremmo ecceduto le nostre competenze, io mi domando il perché di due pesi e due misure, visto che nulla è stato eccepito nei confronti della legge della nostra Regione e di numerose altre, in materia di assistenza farmaceutica, chi in misura più massiccia chi in misura minore, come nulla è stato eccepito per quanto attiene all'intervento della nostra Regione, e di numerose altre, circa l'assegno di natalità, e nulla è stato eccepito nei confronti non della nostra ma di altre Regioni che sono intervenute, per esempio, nel settore commerciale con leggi che hanno previsto contributi per la rapida adozione e formazione dei piani di adeguamento e ristrutturazione della rete commerciale, per lo sviluppo dell'associazionismo fra i dettaglianti, per la formazione di nuove strutture e centri commerciali gestiti o da gestire dalla cooperazione, un campo che né per decreto delegato né per Costituzione è stato affatto assegnato alle Regioni. E' legittimo il sospetto, che del resto ho evidenziato in Commissione e in articoli sulla stampa, che ci sia una chiusura di carattere politico per quanto riguarda tutto il discorso che dobbiamo portare avanti, anche in base all'impegno preciso che abbiamo assunto con l'ordine del giorno del 28 giugno nei confronti dei contadini piemontesi, per quanto riguarda la vertenza per il miglioramento del Fondo di solidarietà nazionale, ed anche il sospetto che forse oggi questa chiusura fa parte della politica del risanamento del bilancio.
Anche noi vogliamo il risanamento del bilancio, ma diciamo che si parte male, che questo Governo parte male, se si vuol incominciare a bloccare la spesa pubblica prendendo le mosse dalle categorie che meno hanno, che già si trovano in maggiori difficoltà, ponendo ostacoli, oltre tutto, al rilancio della nostra agricoltura, che, come ancora la situazione di questi mesi dimostra, è uno dei punti fondamentali delle tensioni inflazionistiche esistenti nel nostro Paese, del caro-prezzi, del passivo della bilancia commerciale, uno dei settori fondamentali, insieme ad altri, su cui occorre puntare se si vuol fare uscire il Paese dall'attuale situazione economica.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gerini. Ne ha facoltà.



GERINI Armando

Ci sembra corretto, signor Presidente, attendere le ulteriori osservazioni annunciate dal Commissario di Governo prima di riesaminare la legge per il Fondo di intervento straordinario approvata dal Consiglio Regionale il 26 scorso (il disegno portava il numero 25). Riteniamo invece urgente e necessario portare, così come si convenne nella discussione di venerdì scorso alla VI Commissione, approvazione del Consiglio fin dalla prossima seduta una legge-stralcio, chiamiamola così, che disciplini il pronto intervento, le anticipazioni, le provvidenze, a favore di coloro che hanno diritto di fruirne in base alla legge 364. Questa urgenza viene evidenziata ancora oggi dagli ordini del giorno che ci sono pervenuti da parte di molte Amministrazioni comunali e Amministrazioni provinciali specialmente quella di Asti. Questo, grosso modo, a noi pare che voglia la logica delle cose, anche per non causare ulteriori ritardi e danni agli agricoltori colpiti, specialmente nell'evento disastroso dell'8 giugno, ed infine per l'orientamento a cui è pervenuta la VI Commissione.
Tutto questo, signor Presidente, non vuol dire che il Consiglio Regionale debba abdicare agli impegni unitari assunti nel noto ordine del giorno; impegni che si riferivano specialmente alle anticipazioni e concessioni di contributi in conto capitale alle Cantine sociali per il concorso nelle spese di gestione derivanti dai mancati conferimenti di uve e, all'attribuzione di incentivi ai consorzi per la difesa passiva contro le calamità che, in definitiva, dovrebbe, a mio pere con gli opportuni accorgimenti, rivelarsi il mezzo più idoneo per far fronte ai danni che periodicamente si verificano.
Questo mio concetto è convalidato dagli ultimi eventi calamitosi che si sono verificati a fine agosto ad Envie, nel Saluzzese (con circa un miliardo di danni, a quanto mi è stato detto, ai frutteti) ed a Montiglio di Asti alcuni giorni fa, per danni che oltrepassano i 200 milioni. In entrambi gli eventi, purtroppo, non è stato dato di rilevare, si dice alcun intervento positivo della flotta aerea della Winchester.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Fonio. Ne ha facoltà.



FONIO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, penso abbia ragione l'amico e collega Ferraris quando dice che questa situazione offre l'occasione ai partiti soprattutto per fare il punto della loro posizione in ordine a questi problemi. Rivolgendomi proprio, bonariamente, amichevolmente all'amico Ferraris, e facendo richiamo alla discussione precedente su questa legge, vorrei proprio fare il punto del partito socialista italiano in rapporto ai problemi della nostra agricoltura, dato che egli mi aveva in un certo senso domandato con meraviglia come mai il P.S.I. avesse votato a favore di quella legge quando ancor di recente non aveva approvato la deliberazione di uno stanziamento per i miglioramenti fondiari.
Proprio perché, soprattutto nei nostri confronti, certi malintesi non devono esistere, io non posso non ricordare che da parte nostra non avevamo visto favorevolmente la legge sui miglioramenti fondiari che stanziava 1500 milioni l'anno per trent'anni, fino al 2003, per tremila domande solamente del 1971, proprio nel momento in cui stiamo tentando di varare un ente regionale di sviluppo agricolo, i cui compiti preminenti saranno quelli di studiare i piani zonali e di far operare la Regione in modo organico e razionale per la riforma delle nostre strutture, per l'individuazione degli indirizzi produttivi più idonei ad un rilancio dell'agricoltura.
Finanziando quelle domande già predisposte da tempo, soltanto per il '71 procedevamo un po' a tentoni, impegnando in modo veramente esorbitante il bilancio regionale senza fare alcunché in rapporto ai principi programmatori ai quali ci richiamavamo. Abbiamo votato invece calorosamente, voglio ricordarlo, a favore di questo fondo di solidarietà regionale, tendente a far uscire la nostra agricoltura, tutta l'agricoltura del nostro Piemonte, da una situazione mortificante, facendo così una ben netta distinzione tra provvedimenti di carattere settoriale e una legge di valore essenziale ed importante Nel dibattito che abbiamo avuto qui il 22 giugno, alla presenza, come tutti ricorderete, di una folta rappresentanza di agricoltori, conclusasi con l'impegno di approntare quella legge, sul rigetto della quale oggi discutiamo, ebbi modo già di dichiarare che noi tutti siamo consapevoli del problema delle competenze che sta alla base di iniziative legislative regionali. Ma, visto che è stato approvato il nostro Statuto, che non contiene soltanto l'art. 2 citato dall'Assessore, ma anche l'art. 5, che recita: "La Regione adotta misure di salvaguardia dalle calamità naturali ed atmosferiche", pensiamo che ci si possa senz'altro porre su questa strada con la miglior buona volontà possibile.
Nella seduta, poi, nella quale discutemmo la legge, a giustificazione di quelle incomprensioni che spero che con oggi siano del tutto spazzate via, avemmo modo di dire testualmente: "Ma in connessione a queste aspirazioni (che avevamo anche noi, certo, in rapporto a molti principi e questioni di merito) anzi, nel quadro stesso di quello che vogliamo chiedere allo Stato, nascono delle preoccupazioni per un buon esito della nostra legge in ordine alla sua approvazione. Dichiaratamente - leggo dal resoconto consegnato dalla Segreteria -, all'insegna di tale preoccupazione, il nostro comportamento è stato sempre improntato alla massima prudenza, non perdendo di vista il carattere piuttosto contingente della presente legge e l'impegno di operare soprattutto per quella revisione della legislazione statale. E' una preoccupazione che sentiamo in particolare nell'interesse degli agricoltori, perché non venga vanificato il nostro sforzo ed essi possano davvero ricevere gli aiuti che vogliamo siano loro dati. Noi siamo sempre stati - questo è giusto ricordarlo - per le rivendicazioni, ma vogliamo appunto evitare che la legge trovi ostacoli sul suo cammino". E concludevamo dicendo: "Su questa strada delle cose concrete, superando alcune incertezze e perplessità che avevamo in comune con i compagni del partito comunista, noi riteniamo di poter accettare la legge dando una risposta positiva al mondo agricolo che qui si è presentato il 28 giugno con tutte le sue istanze e le sue aspirazioni".
In quel momento forse non fummo del tutto compresi, o può anche essere sembrato che la nostra sensibilità fosse sintonizzata con certi settori, i più arretrati, della parte governativa, mentre in realtà il nostro scrupolo era soltanto quello di difendere con tutta serietà l'interesse degli agricoltori, evitando tutto ciò che avrebbe potuto dilazionare la concessione di provvidenze che ritenevamo tanto necessarie.
Adesso siamo ancor più consapevoli, proprio perché già lo avevamo previsto, del male che deriva ai nostri contadini dal rigetto di questa legge. E vedo con piacere che anche da parte dei compagni comunisti si è propensi, sia pure sempre con i miglioramenti richiesti da Ferraris, sulla base delle due iniziative parallele, a riprendere il discorso.
A questo punto, per sintetizzare al massimo il mio intervento, desidero far rilevare un aspetto della questione che non mi pare sia stato fin qui messo in luce e a proposito del quale ho avuto modo di trovarmi d'accordo nei colloqui preliminari avuti con l'Assessore Franzi. Non solo si impone un esame approfondito del testo definitivo delle osservazioni del Governo quando ci sarà pervenuto, ma anche quello del contenuto della lettera a nostre mani del rappresentante del Governo. In essa si dice: "Il Governo ha ancora osservato che la normativa regionale può essere ammissibile per disciplinare il pronto intervento di anticipazione delle provvidenze a favore degli aventi diritto ai sensi della legge statale e nei limiti delle somme assegnate dagli organi dello Stato". Ora, è un fatto risaputo che non si riesce mai a conoscere l'entità degli stanziamenti statali. Mancando di tale conoscenza, che è basilare, come potremmo noi, anche volendoci attenere a questa osservazione, operare con la concretezza e la serietà alle quali mi richiamavo? Leggo ancora: "Nonché per apportare eventuali adattamenti alla normativa statale necessaria in rapporto alle correnti esigenze locali". E' necessario che il Governo ci precisi quali sono i limiti che pone, che non sono però invalicabili in quanto indicano la possibilità di operare in un qualche modo. Come abbiamo riconosciuto tutti in Commissione, a cominciare dal Presidente Menozzi, dovremo attendere che pervengano quelle benedette deduzioni definitive per poter iniziare un discorso serio.
Con la stessa serietà, con la stessa concretezza che ci ha portato ad accettare la legge testé bocciata, noi diciamo, sempre avendo di mira prioritariamente di venire incontro agli interessi e di dare aiuto nel modo più concreto e sollecito possibile agli agricoltori, che siamo senz'altro favorevoli a mandare avanti una leggina-stralcio, quale già, bisogna dargliene atto, aveva predisposto, ancor prima del passaggio in Consiglio di questa legge, il Presidente Menozzi; così come saremo senz'altro disposti, al di là dei miglioramenti o meno, ma a ragion veduta, una volta a conoscenza delle definitive argomentazioni del Governo, alla battaglia per le rivendicazioni in rapporto alla legge che ci è stata rimandata.



PRESIDENTE

Desidera parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Nel rileggere, questa mattina, per correggerne le bozze, il testo della mia relazione sulla legge che abbiamo approvato il 26 luglio, ho rilevato che anche in quella circostanza avevo fatto presenti le preoccupazioni che avevamo in ordine all'iter di questo provvedimento legislativo.
La volontà unitaria del Consiglio si espresse tuttavia, per varie considerazioni, nel senso della formulazione di una legge. Innanzitutto per un motivo di ordine politico, di rappresentanza di interessi, di sollecitazioni che salivano in modo univoco, che venivano interpretate dal Consiglio in relazione ad interessi ed a situazioni sociali ed economiche specifiche della nostra Regione; in secondo luogo suonava, sempre in sede politica, come sollecitazione a riconsiderare le carenze e le insufficienze della vigente legislazione nazionale; ancora, tendeva a presentare con la maggiore organicità possibile una serie di interventi atti ad affrontare il problema; infine, costituiva un atto di rivendicazione di competenze in un settore strettamente riservato alla competenza regionale.
Avevamo però ben presente che in relazione ai decreti delegati, al quadro giuridico in cui operiamo, avremmo incontrato difficoltà per l'approvazione dalle autorità centrali. Ora, con una procedura che lascia adito a qualche perplessità, è stata preannunciata all'ultimo momento, in forma generica, un'impossibilita di apporre il visto, e sono state dichiarate imminenti altre osservazioni. Non vogliamo fare gli avvocati fuori sede mettendoci qui a disquisire sulla discutibilità o l'ammissibilità di una simile procedura: ci atterremo a considerazioni di carattere politico. Rimangono, a mio avviso, perfettamente validi i motivi che ci hanno sollecitati a proporre quella soluzione legislativa. Le ragioni di concretezza, di realismo, di praticità che hanno sempre presieduto all'attività di questo Consiglio, alle quali anche il mio Gruppo si è sempre attenuto, ci avevano indotti ad accettare la soluzione dopo aver valutato le conseguenze che sarebbero derivate dalla possibile reiezione della legge con osservazioni del Governo: i tempi ci consentono infatti, senza pregiudizio per le categorie interessate, di adeguarci ora a quelle osservazioni con un significato che è diverso da quello che avrebbe avuto a mio avviso allora un'autolimitazione, con stralcio di alcuni provvedimenti, per il che avremmo subito svalutato, accantonandolo immediatamente, tutto il resto (non so se lo dovremo ugualmente fare in relazione ad una dura situazione giuridico-politica o se potremo ottenere risultati migliori).
Noi siamo, poi, dell'avviso che si possa predisporre - e credo che sia la Giunta che lo debba fare - un progetto-stralcio. Ne esiste già uno, del resto, e sappiamo chi lo ha elaborato. Può essere ripreso in considerazione e riproposto dalla Giunta il disegno di legge-stralcio per provvedimenti che quasi sicuramente non troverebbero ostacoli ed obiezioni da parte del Governo. Nel frattempo, dovrebbero pervenirci le osservazioni ulteriori e consentirci un riesame approfondito, attento, con tutte le motivazioni delle altre norme, per ripresentarle, senza oltranzismi inutili che ci farebbero andare incontro facilmente a bocciature, ma anche non rinunciando di fronte a possibili rischi, anche quello che la legge possa essere mandata, al limite, alla Corte Costituzionale. Ritengo che in questo modo svolgeremmo correttamente la funzione politica di stimolo rispetto agli organi centrali, di rappresentanza degli interessi che ci sono affidati e di rivendicazione delle competenze regionali, che, in assenza delle tanto spesso menzionate leggi-quadro, si vanno definendo attraverso anche questo contenzioso. Non è un problema di opposizione preconcetta nei confronti dello Stato, di tensione permanente, ma, direi, una certa conflittualità un certo contrasto con lo Stato in questo quadro è anche strumento indispensabile onde pervenire alla definizione e limitazione delle competenze, in questo caso acquisizione delle competenze, che ci spettano.
In sostanza, propongo che la Giunta stessa si faccia promotrice della presentazione tempestiva, urgente, del disegno-stralcio. Se ne ha i poteri le facoltà, il Presidente della Giunta (penso che tocchi a lui farlo) solleciti, prospettando tutte le riserve che sono state sollevate in Consiglio su questo modo di procedere, le ulteriori osservazioni del Governo, sulle quali ci applicheremo per vedere se sarà consentita quella contestualità che anch'io riterrei in linea generale opportuna, ma che potrebbe invece scontrarsi in ordine ai tempi necessari, da un lato per approvare una leggina-stralcio che serva a dare determinate garanzie alle categorie interessate ed in attesa e, dall'altro per approfondire seriamente delle questioni giuridiche di carattere generale, di carattere addirittura costituzionale, così da presentare le ulteriori norme che già fecero oggetto della legge che oggi viene respinta in un modo serio organico, predisponendoci una volta tanto, non in deroga ma, in fondo, in coerenza con la nostra linea, anche ad un conflitto di carattere costituzionale, che questa Regione peraltro non ha mai ricercato come metodo di confronto con lo Stato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Signor Presidente, ho chiesto ancora la parola perché desidero che la posizione di noi comunisti sia chiarita nel modo più completo. Mi sembra che le proposte del mio collega Ferraris non siano state considerate in tutta la loro importanza dagli altri Gruppi, e poiché ci si propone di intervenire subito su questa questione ritengo sia bene che le nostre proposte siano perfettamente intese.
Ricorderete le circostanze in cui si giunse all'approvazione della legge, e ricorderete quindi che noi votammo contro quella legge. La nostra opposizione era in relazione al fatto che non concordavamo sui contenuti di alcuni articoli, perché volevamo più di quanto in effetti quella legge prevedeva: l'andamento della discussione dimostrò che concordavamo sul principio ispiratore dell'intervento.
Proprio per questo, non appena giunta la notizia del rinvio da parte del Commissario di Governo, siamo intervenuti per sollecitare una ripresa del dibattito che portasse alla riapprovazione delle decisioni adottate.
(Devo dire, per inciso, che due giorni prima dell'arrivo della lettera di rinvio le notizie pervenute, credo, da Roma, erano di un'approvazione della legge, tanto che - non è un segreto - il nostro compagno Ferraris aveva già preparato una dichiarazione per il giornale in cui riaffermava, facendo presenti i motivi che avevano determinato la nostra opposizione, la validità sostanziale del provvedimento, che interveniva urgentemente, in forme nuove, nei confronti dei contadini danneggiati. Dico questo per sottolineare che è probabile che ripensamenti dell'ultima ora, sui quali probabilmente non vi era concordanza nello stesso Consiglio dei Ministri o, qualcuno dice, all'interno della burocrazia statale, abbiano all'ultimo momento fatto trionfare le tesi antiregionaliste, in questo caso anti contadine).
Il nostro primo impulso è stato di proporre la riadozione della legge così come era stata votata dalla maggioranza del Consiglio con posizione criticamente costruttiva da parte nostra, perché condividevamo e condividiamo i punti di vista che ha esposto or ora il collega Bianchi: la legge ci sembrava organica, rifacendoci alla Costituzione le competenze ci venivano completamente affidate, c'erano precedenti di altre Regioni in cui il problema era stato affrontato praticamente allo stesso modo senza opposizioni, c'era un intervento innovativo, c'era la dimostrazione che quando lo vogliono i pubblici poteri possono anche intervenire rapidamente nei confronti delle categorie produttrici che hanno bisogno di provvedimenti immediati di sostegno, anche per acquisire maggior fiducia nelle istituzioni.
Abbiamo successivamente elaborato la proposta che ha fatto Ferraris, di spezzare la legge in due. Intanto, abbiamo pensato che non si può chiedere ai coltivatori diretti di unirsi a noi nel braccio di ferro con il Governo: occorreva pertanto un provvedimento che venisse immediatamente incontro almeno per la parte concernente le anticipazioni, alle esigenze dei coltivatori diretti, senza rinunciare neanche un minuto a quel braccio di ferro con il Governo che mi sembra emerga da un esame anche solo del documento ufficiale.
Non abbiamo bisogno di ulteriori spiegazioni: il documento con il quale si annuncia il rinvio della legge ci sembra sufficientemente chiaro per consentirci di esprimere in merito ad esso un giudizio negativo e consigliarci la riadozione della legge così come l'abbiamo votata l'altra volta. L'unica differenza è che, invece di una, proponiamo di presentare contemporaneamente e contestualmente due leggi, una delle quali concerne il meccanismo di anticipazione, che, a quanto pare, può avere immediatamente corso, venendo incontro alle necessità dei contadini coltivatori diretti mentre l'altra contempla tutto il resto, cioè la parte innovativa d'integrazione da parte della Regione, tradotto in un progetto di legge singolo approvato dal Consiglio. Da quel momento noi condurremo una battaglia non più soltanto nel merito dei contenuti, ma una battaglia regionalista, sostenuti, se lo si riterrà, da un ministro che si è detto convinto che occorre andare verso questo tipo d'intervento. In questo senso la Regione conduce una battaglia che si fonda su contenuti concreti, che può avere l'appoggio dei contadini coltivatori diretti e delle altre categorie produttive, una battaglia che si rifà alla Costituzione, ad un certo punto.
La legge non può essere disattesa: noi non lo tollereremmo, a meno che la maggioranza ci costringesse a ciò; tanto più oggi che c'è un nuovo Governo. Noi ci rifacciamo alla Costituzione, mettiamo in causa i decreti delegati, che devono essere immediatamente riveduti, richiamiamo o precedenti. Al limite, noi difendiamo, riconoscendo in esse un contenuto nuovo, quella parte della legge che pure non avevamo votato perché volevamo ancor di più.
Secondo me, ci sono le condizioni per potere, in un volgere rapidissimo di tempo, riadottare quella legge. (Consentitemi una piccolissima battuta polemica: è vero che tutti avevamo il diritto di riposarci, ma un po' di tempo nel mese di vacanza potevamo anche dedicarlo tutti a studiare la questione, magari standosene all'ombra di una pianta). La nostra proposta è che nella prossima seduta, o in una seduta convocata a scadenza ravvicinata, si presentino in Consiglio Regionale, contestualmente, due provvedimenti di legge: anticipazioni da una parte, elementi integrativi della Regione dall'altra.



PRESIDENTE

L'Assessore Franzi ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Ho già avuto modo di dichiarare alla stampa che la notizia della mancata approvazione della legge votata da questo Consiglio mi ha lasciato veramente molto amareggiato. Non tanto perché ho visto così frustrato il lavoro che ha assorbito per un certo periodo di tempo funzionari dell'Assessorato, o membri della Commissione, il Consiglio stesso, ma proprio perché è venuta meno la possibilità di intervenire immediatamente in favore di quei produttori agricoli che, danneggiati dall'avversità atmosferiche, erano in attesa di una iniziativa immediata, della Regione che potesse soddisfare soprattutto l'ordine del giorno votato il 28 giugno in cui si richiamava l'impegno della Giunta a presentare con procedura d'urgenza un disegno di legge per anticipare i fondi, ai sensi dell'art. 5 e dell'art. 7 della legge 364, concedere contributi per il concorso nelle spese di gestione alle Cantine sociali che operano nelle zone delimitate adottare altre possibili misure integrative a favore delle aziende coltivatrici per il 1972 e per il '73, e poi ancora assegnare incentivi ai Consorzi volontari per la difesa passiva ed attiva, costituiti o da costituirsi.
Era un'impostazione, quella data con quell'ordine del giorno, che veramente ci portava ad innovare nella materia degli interventi per la solidarietà in favore dei produttori agricoli.
La nostra amarezza, oggi, trova la propria matrice in questo aspetto umano, di vedere disattesi i nostri sforzi per orientare la legislazione regionale a soddisfare le esigenze sociali delle nostre popolazioni secondo quanto chiaramente indicato nel nostro Statuto.
Ma, al di là di queste considerazioni, che possiamo considerare anche sentimentali, è il caso anche di soffermarci, sia pur brevemente, sugli aspetti giuridici che l'iniziativa governativa coinvolge.
Il testo letterale del provvedimento offre molti elementi di giudizio ed assume, più che altro, un carattere di provvedimento interlocutorio.
Insisto su una particolarità: la lettera del Commissario di Governo, così come estesa, riproduce (ne ho avuto conferma la scorsa settimana a Roma) il testo di un telegramma fatto pervenire al Commissario di Governo, dopo che il Ministero dell'Agricoltura aveva fatto premure presso il Ministero del Tesoro (perché sulla legge deve esprimere un parere anche il Ministero del Tesoro). Dato che ci sono state lungaggini burocratiche presso il Ministero del Tesoro, all'ultimo minuto al Ministero dell'Agricoltura ci si è limitati a redigere un telegramma, che il Commissario di Governo ha fatto suo. Ora, per coloro ai quali ancora non ho avuto occasione di riferire in merito, dirò che il fascicolo che riguarda la legge della Regione Piemonte l'altro ieri era ancora sul tavolo del Capo di Gabinetto del Ministro dell'Agricoltura e non era ancora stato esaminato dall'Ufficio legislativo.
Ho avuto modo d'incontrare in questi giorni parecchie persone, sia a Roma, al Ministero, che in sede regionale (tra l'altro, ho potuto avere un abboccamento con il Ministro, non però con il Capo di Gabinetto): nel corso di questi scambi di vedute ho potuto concordare un incontro per giovedì pomeriggio, cui dovrebbe presenziare anche il Ministro, se non ne sarà impedito da altri impegni, con la presenza assicurata, comunque, del suo Capo Gabinetto, del Direttore generale dell'Ufficio degli Affari legislativi del Ministero, per un esame approfondito del provvedimento adottato dal Consiglio della Regione Piemonte il 26 luglio '73.
Questa risposta interlocutoria, con rinvio ad osservazioni più dettagliate che dovrebbero giungere in queste settimane, ci pone indubbiamente in condizioni di estremo disagio. Dobbiamo però tener conto mi è stato fatto osservare, della situazione in cui si sono trovati gli ambienti romani nella prima quindicina del mese di agosto, completamente assorbiti dalla necessità di affrontare tutta la questione del carovita, il grosso problema di mettere a disposizione dei pastai, e dei fornai, grano tenero, e duro, il problema dei rifornimenti per l'alimentazione delle città di Napoli, Roma ed altre.
Ora, io mi propongo di chiarire nell'incontro che avrò, giovedì, alcuni aspetti che sono stati sufficientemente ponderati. E' vero che l'art. 4 del D.P.R. n. 11, che delega le competenze alla Regione, e l'art. 13, sempre dello stesso D.P.R., riservano alla competenza dello Stato gli interventi per quanto riguarda il Fondo di solidarietà. Però, se noi approfondiamo gli aspetti di carattere giuridico, e se verifichiamo qual è la consistenza di questi interventi sul Fondo di solidarietà, vediamo che si tratta quasi unicamente di interventi per il credito agrario - credito di conduzione e di esercizio - e di contributi per quanto riguarda i settori che si riferiscono alla costituzione dei Consorzi, art. 14 e seguenti.
In correlazione all'art. 1 dello stesso D.P.R. n. 11, costatiamo che le competenze, per quanto riguarda la cooperazione e l'associazionismo, sono state attribuite alle Regioni, e il comma f dell'art. 1 dice precisamente che "gli incentivi a favore della cooperazione e delle forme associate in agricoltura sono trasferite alla Regione". Lo stesso vale per quanto riguarda gli interventi per l'accesso al credito agrario, ivi compresi i rapporti con gli istituti. Ebbene, se il Fondo di solidarietà si struttura essenzialmente nell'erogare credito alle aziende agricole e contributi per facilitare la costituzione di consorzi, mi pare che, proprio in stretta connessione e in combinazione con queste nostre competenze, noi possiamo fondatamente legiferare ed esprimere una nostra volontà politica che soddisfa quell'inciso che nella lettera del Commissario di Governo è posto al termine del secondo comma, cioè: "Nonché per apportare eventuali adattamenti alle normative statali necessari in rapporto alle correnti esigenze locali". E' la considerazione che ha già fatto anche l'avv. Fonio.
La situazione, indubbiamente, oggi non è facile da deliberare.
Comunque, è semplice per una decisione di carattere politico. Si è chiesto qual è il pensiero della Giunta: il pensiero della Giunta non si pu ovviamente discostare dal pensiero dell'organo sovrano, che è il Consiglio Regionale, cioè noi ci rendiamo perfettamente conto della esigenza d'intervenire immediatamente in favore dei produttori agricoli, che sono in attesa di queste anticipazioni.
Devo ancora dare notizia che venerdì il Ministro ha firmato il provvedimento per una prima assegnazione di fondi in attuazione al decreto di delimitazione e di riconoscimento delle avversità atmosferiche pubblicato sulla "Gazzetta Ufficiale" del 1° settembre, che riguarda appunto i territori danneggiati nei mesi di maggio e giugno di quest'anno.
Non vi so dire quando avverrà l'assegnazione effettiva di questi fondi: penso che potranno essere accreditati entro una quindicina di giorni. Certo è che questi fondi non soddisferanno tutte le richieste che perverranno da parte dei produttori, come è anche certo che i tempi lunghi per la presentazione delle domande e i tempi per la presentazione di eventuali ricorsi ci porteranno verso la fine dell'anno.
Questa situazione determina non solo il nostro atteggiamento favorevole alle considerazioni che sono state fatte da coloro che sono intervenuti ma la nostra adesione più piena e completa alla proposta di sdoppiare il provvedimento, presentandone anzitutto uno che riguardi esclusivamente l'applicazione dell'art. 3 della legge, eventualmente inserendovi (mi riservo di verificare l'opportunità di tale inserimento anche a livello di Capigruppo) un secondo articolo che recepisca l'art. 6 della nostra legge quello relativo ai contributi alle Cantine sociali; e questo per non incappare nuovamente in una riserva da parte del Governo che faccia rinviare ancora la legge, o correre il pericolo ancora più preoccupante di un rinvio della nostra legge a Bruxelles per averne un parere di congruità ai sensi dell'art. 91 e del 93 del Trattato di Roma. Potremmo esaminare a livello di Capigruppo in che modo strutturare questa proposta di legge, che la Giunta, se deve presentarla, ovviamente si riserva di poterlo fare entro otto giorni, al fine di avere la possibilità di riunirsi, di elaborare il testo e di presentarlo al Consiglio Regionale.
Queste le considerazioni, ovviamente un po' disarticolate, con le quali ho inteso informare ampiamente il Consiglio dell'attività, o dell'interessamento della Giunta presso il Ministero dell'Agricoltura e direttamente presso il Ministro.
Devo ancora dire che il giorno 9 agosto, allorché mi sono trovato a Roma con rappresentanti delle organizzazioni dei produttori a interessare il Ministero per problemi attinenti anche alla delimitazione delle zone danneggiate ed alla emanazione del provvedimento che da tempo si attendeva ma soprattutto per quanto riguardava i provvedimenti da adottare nel settore zootecnico, la legge della Regione Piemonte non era ancora stata esaminata, oltre ai termini ed ai modi che vi ho già specificato.
Sono a completa disposizione dei Capigruppo, se essi ritengono di convocarsi, adesso o alla ripresa dei lavori, questo pomeriggio, per decidere se convenga recepire nel provvedimento di legge solo l'art. 3 oppure anche l'art. 6.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. Resta aperto un aspetto formale, al quale mi riservo di dedicare un po' di attenzione prima della ripresa dei lavori alle 16. Noi abbiamo una legge votata dal Consiglio, che non ha ottenuto il visto dalle autorità centrali, per la quale si richiede al Consiglio di assumere un certo atteggiamento: questa legge deve o essere riadottata, o essere dichiarata non più votata dal Consiglio Regionale.
Sono state avanzate proposte concrete e mi pare che tutti si sia venuti nell'ordine di idee di presentare, dal punto di vista giuridico, non uno stralcio di legge, ma una o due nuove leggi. Troveremo la maniera per far decadere questa legge, perché non rimanga in sospeso (è una circostanza che credo nessun Consiglio Regionale abbia fino a questo momento dovuto affrontare, perché di solito le leggi respinte o si riadottano, o si rimandano con le opportune correzioni, o si accetta quel che deve succedere). L'art. 44 dello Statuto consente che in caso di urgenza sia la Giunta sia il Consiglio o i Consiglieri proponenti possano invocare una procedura d'urgenza, così da abbreviare addirittura l'iter per l'esame e l'approvazione di un progetto di legge, e direi che questo possa essere un caso in cui ciò è particolarmente opportuno, soprattutto per esonerare la Commissione dal dovere che avrebbe di svolgere una nuova consultazione acquisendo come motivo di conoscenza quello che era stato fatto prima. Le due leggi potrebbero essere presentate contemporaneamente al Presidente, il quale le assegnerebbe immediatamente alla Commissione, che, svolto rapidamente il suo iter, le risottoporrebbe al Consiglio.
Quello che in questo momento più mi preoccupa è come cancellare il provvedimento che abbiamo votato. Per cui vi chiederei di non concludere l'argomento, consentendomi di riportarlo in aula alla seduta del giorno 18 per definire formalmente la questione. Nello stesso tempo la Giunta, se crederà di prendere l'iniziativa, o qualche Consigliere, mi presenterà le due nuove leggi, che io provvederò ad inoltrare alla Commissione.
Siamo d'accordo in questo senso? Sta bene. I lavori sono per ora sospesi: riprenderanno alle ore 16 di oggi.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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