Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.172 del 26/07/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Interventi fondiari - Enti di sviluppo e organismi fondiari

Disegno di legge n. 95 sul fondo per gli interventi straordinari in agricoltura


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Essendosi conclusa stamani la discussione sul testo della legge, do inizio alla votazione per singoli articoli.
"Art. 1 - E' aperto presso un'azienda di credito di cui all'art. 5 della legge 7 marzo 1938 n. 141, esercente attività nel territorio della Regione Piemonte un conto corrente, intestato al Presidente della Regione Piemonte, al quale verrà fatta affluire la somma di un miliardo e dal quale saranno prelevate le somme occorrenti per consentire, in caso di danni alle colture agrarie causati da eccezionali avversità atmosferiche e calamità naturali, gli interventi previsti da questa legge.
L'apertura del conto è disposta con deliberazione della Giunta Regionale".
A questo articolo è proposto un emendamento sostitutivo dai Consiglieri Ferraris e Marchesotti che suona: Sostituire alla cifra "un miliardo", la cifra "due miliardi".
Se nessuno chiede di parlare su questo emendamento, lo metto in votazione.
Chiede di parlare il Consigliere Ferraris, ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Le ragioni che sostengono questo emendamento io le ho già ampiamente svolte stamattina, ci preoccupiamo cioè di garantire la copertura delle provvidenze previste nella legge e anche quelle che suggeriamo come miglioramento.
Non avrei altro da dire se non mi fossero stati offerti due argomenti: uno è relativo alla dimostrazione che l'Assessore ha cercato di dare in Commissione e qui sulla congruità degli stanziamenti. Egli dice che sono adeguati, però quando si tratta di riprendere l'argomento in relazione all'art. 3 dimostra che si potrebbe creare un monte di 5.000 domande mentre non c'è la possibilità che si abbiano migliaia di domande.
L'altro argomento è quello relativo agli interventi non dovuti dalla Regione.
Io mi ricordo che discutendo sulla legge farmaceutica il nostro Capogruppo aveva fatto una precisa affermazione alla quale il Presidente della Regione aveva risposto che il concetto che noi dobbiamo limitare l'intervento in materie che non sono di nostra competenza è valido, però ci sono determinate esigenze che devono essere coperte.
Per coprire queste esigenze in modo più adeguato noi sosteniamo la necessità dell'aumento da uno a due miliardi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

La Giunta, per i motivi che sono già stati ampiamente illustrati stamane, di carattere tecnico-finanziario, non può accogliere l'emendamento e insiste pertanto sul miliardo.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento per alzata di mano. L'emendamento non è approvato.
Metto in votazione per appello nominale il testo dell'articolo di cui ho dato lettura.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 28.
Hanno risposto SI 21 Consiglieri.
Si sono astenuti 7 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
"Art. 2 - Le provvidenze di cui alla presente legge sono concesse secondo le modalità stabilite nei successivi articoli, quando si verificano eccezionali avversità atmosferiche ed altre calamità naturali, i cui effetti sulle colture abbiano gravemente compromesso i bilanci delle aziende agricole.
L'esistenza del carattere di eccezionalità è dichiarata in relazione a ciascun evento entro 30 giorni con decreto del Presidente della Giunta.
Entro i successivi 60 giorni sono ammessi eventuali decreti di rettifica, su istanza degli interessati o d'ufficio.
Gli accertamenti dei danni vengono effettuati dagli Ispettorati provinciali dell'agricoltura e, per le zone montane, dagli Ispettorati dipartimentali delle foreste, competenti per territorio, sentite le Amministrazioni Comunali e Provinciali interessate".
E' stato presentato un emendamento dal Consigliere Bianchi, di carattere prevalentemente tecnico perché suona: Aggiungere dopo il sostantivo "colture" al primo comma, l'aggettivo "agrarie". Per cui suonerebbe "i cui effetti sulle colture agrarie abbiano gravemente compromesso i bilanci delle aziende agricole".
Do la parola all'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Emerge una particolarità d'ordine tecnico sulla fissazione del termine di 30 giorni per l'emissione del decreto del Presidente della Giunta.
Noi abbiamo già l'impegno, in base alla legge 364, di comunicare entro 30 giorni al Ministero i rilevamenti accertati dagli uffici tecnici comunque ci possono essere dei motivi di carattere specifico per cui il termine di 30 giorni non può essere rispettato. Si chiede quindi la riproposizione della dizione proposta in sede di Giunta e cioè: "L'esistenza del carattere di eccezionalità è dichiarata in relazione a ciascun evento con decreto del Presidente della Giunta".



PRESIDENTE

L'emendamento proposto consisterebbe in questo: la sostituzione del secondo comma proposto dalla Commissione con il secondo proposto dalla Giunta.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Sì, e al primo comma, dopo la parola "colture" specificare che si tratta di "colture agrarie".



PRESIDENTE

Se qualcuno chiede di parlare in proposito, ne ha facoltà.
La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Il termine di 30 giorni non l'ho proposto io, però ho detto che doveva esserci un termine. La legge nazionale fa obbligo al Ministero di un termine di 50 giorni, noi abbiamo chiesto che si stabilisse un termine poteva essere di 50 giorni come di 45 o anche meno, però doveva esserci.
Trenta giorni sono inadeguati, lo penso anch'io, gli uffici possono anche farlo in 25, ma il Presidente ha diritto di controllare, l'Assessore anche; il Ministro si è preso 50 giorni, è vero che non ha mai rispettato il termine, ma crediamo che in sede di Regione (su questo l'Assessore era d'accordo) si possa rispettare. Mettiamo 45 giorni, mettiamone 50, ma mettiamo un termine altrimenti questi provvedimenti faranno la fine che ho detto questa mattina.
Cerchiamo di essere seri, diamoci un termine non iugulatorio per nessuno, ma diamocelo.



PRESIDENTE

Ha la parola il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io capisco tutte le ragioni che consigliano di fare, il più rapidamente possibile, questi decreti di delimitazione delle aree colpite da calamità naturali, però bisogna che siamo estremamente seri in queste cose, tenuto conto che tutti gli adempimenti possono conseguire nella misura in cui si rispetta l'adempimento iniziale, che è quello della delimitazione.
Il Consigliere Ferraris ha detto che il Ministero ha 50 giorni. Si è constatato che normalmente questi 50 giorni sono di fatto disattesi, spesse volte vengono superati. Io faccio presente che siccome all'esatto rispetto dei tempi tecnici di realizzazione della legge consegue tutta una serie di adempimenti, che sono poi quelli di erogare i contributi previsti dalla legge stessa, è estremamente pericoloso, perché se per caso non si riesce per una qualunque ragione, ad inserire entro i 30 giorni prescritti tutti i Comuni colpiti da calamità naturali, non c'è nemmeno la possibilità eventuale di un aggiornamento.



FERRARIS Bruno

Sessanta giorni.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No, "entro i successivi 60 giorni", il che prevede che ci siano i precedenti e non si riesce più ad avere quel minimo di elasticità che rende legittimi i provvedimenti successivi. Io faccio anche presente che se per caso si volesse utilizzare per rendere difficile l'applicazione della legge, qualunque rinvio, mettendo una limitazione di questo genere è chiaro che basterebbe superare i 30 giorni perché nessun adempimento successivo potesse essere fatto.
A mio giudizio è estremamente pericoloso mettere questo perché, o lo mettiamo come termine generico, così come ha sempre fatto, nell'attuazione della legge, il Ministero e allora non ha nessuna serietà metterlo o non metterlo, perché è evidente il carattere di urgenza e nell'attuazione della legge è chiaro che si vuole essere urgenti, ma se lo mettiamo, a mio giudizio rendiamo più difficile tutto l'iter successivo e ne possiamo anche compromettere l'attuazione.
Io richiamo quindi l'attenzione dei colleghi Consiglieri per la migliore agibilità della legge, sulla necessità di non costringere a dei termini, perché questi sono, secondo me, molto preoccupanti e pericolosi.
Prego quindi un momento di meditazione, perché è assolutamente necessario migliorare una dizione che, per la verità, non era stata messa.



FERRARIS Bruno

E' un tempo più ampio.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non è un problema di tempo, può anche essere prima e si cercherà di fare il più in fretta possibile, ma non è da escludersi che si possano inserire in un secondo tempo, fatte delle valutazioni, degli altri Comuni allargare, restringere; quindi prego di fare molta attenzione.



FERRARIS Bruno

Ci sono i decreti di rettifica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchesotti, ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico

Mentre il Presidente della Giunta esprimeva il suo parere mi chiedevo e credo che ce lo dovremmo chiedere tutti, se non è vero anche il contrario di ciò che andava affermando. Infatti se il Presidente della Giunta emette il decreto entro i 30 o i 40 giorni (occorre fissarli) e non può includere in tale periodo un certo numero di Comuni, c'è sempre la possibilità del ricorso dei coltivatori diretti e quindi di una correzione. Esiste questa possibilità, la legge lo prevede, 60 giorni per il ricorso dei coltivatori diretti.
Il Presidente afferma che in relazione al decreto vi sono tutti gli adempimenti di legge, è quindi vero che il decreto del Presidente della Giunta, nei tempi e nei modi in cui viene redatto, diventa arbitro dell'applicazione della legge. Se non si fissasse il termine di emissione potrebbe succedere che il decreto non venisse emesso (non vi sarebbe l'obbligo nella legge di emettere un decreto) e nel caso in cui non venisse emesso, è chiaro che la legge non sarebbe applicata. Faremmo cioè una legge inutile.
A me pare che il rischio minore sia quello di mettere un termine al quale il Presidente e gli uffici tecnici dell'Assessorato e della Regione devono attenersi. Se mai ci fosse un errore nel decreto è possibile risolverlo con i ricorsi degli interessati entro 60 giorni.
Non faccio il processo alle intenzioni a nessuno, lei signor Presidente ha sicuramente l'intenzione di fare il decreto, ma lei non sarà certamente Presidente a vita, può darsi che le succeda qualcuno che non lo voglia fare e non avendo i tempi fissati non lo fa e la legge non viene applicata.
Questo non è serio né di fronte al Consiglio né di fronte ai contadini.
Se i 30 giorni sono pochi fissi la Giunta il termine che vuole e ce lo proponga, ma è chiaro che deve essere fissato. A meno che non si metta questo comma nell'art. 2 e si dica che si applica il decreto del Ministero.
Ma in questo caso non vengono applicate le volontà della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fonio.



FONIO Mario

Da parte nostra non abbiamo obiezioni da opporre alla proposta di togliere il termine, ma non perché non ci stia a cuore un impegno ed un sollecito svolgimento della procedura. Noi non abbiamo formalizzato alcun emendamento in tal senso, ma siccome in ogni caso la Regione autorizza gli istituti solo dopo l'emanazione dei decreti ministeriali, fare una questione sul termine di 30 giorni in rapporto a quanto ho già detto stamane ci sembrerebbe una sfasatura, o è valido un pensiero o è valido l'altro. Perciò, dato che stavamo per proporre l'eliminazione di questi comma, non vediamo ragioni di opposizione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Dotti, ne ha facoltà.



DOTTI Augusto

Non sarebbe il caso di sospendere un momento per trovare un accordo su questo punto? Io capisco le esitazioni del Presidente della Giunta, ma capisco anche che un termine si potrebbe mettere, altrimenti ci potrebbe essere un accavallamento di avversità che porrebbero la Giunta stessa in difficoltà.
Io credo che il terzo comma non debba essere interpretato come censura alla Giunta di non aver saputo e potuto emettere in tempo questi decreti, è solamente una proroga del termine. Non voglio fare una discussione, perch non sono intervenuto in questa legge, però ritengo che un lasso di tempo sufficiente potrebbe garantire alla Giunta un'efficacia della propria azione. Non vorrei suggerire nulla, ma secondo me il terzo comma non è un ricorso vero e proprio, è un contributo ad un completamento dei provvedimenti che la Giunta intende prendere, quindi il termine praticamente non sarebbe neanche di 30 ma di 90 giorni; io l'interpreterei così, ma siccome ho sentito il Presidente della Giunta interpretarlo in modo diverso, può darsi che io sbagli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Vorrei tentare di convincere il Presidente della Giunta dell'erroneità della sua posizione; è sempre difficile, ma cercherò di farlo.
Qui siamo in termini di carattere processuale, vi è un termine per il decreto e poi vi sono 60 giorni per la rettifica su istanza dell'interessato: o si tolgono i due comma e le cose vanno, perché vi è l'emissione del decreto senza termine, oppure si deve per forza mettere un termine per fare il ricorso, non c'è discussione. Non vi è possibilità di uscire da questo dilemma: se si dà la possibilità del ricorso si deve mettere il termine esatto entro il quale ricorrere, oppure si devono togliere i comma.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Il problema non è sui termini della rettifica, è sui 30 giorni per fare il decreto di limitazione delle zone calamitate.



VIGLIONE Aldo

Allora è chiaro.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La mia opinione è di non mettere un termine, se invece si vuole metterlo, mettiamolo.



VIGLIONE Aldo

Aumentiamolo.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io lo aumenterei.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

La soluzione salomonica sarebbe quella di sostituire la dizione "entro 30 giorni" con "entro 50 giorni".



PRESIDENTE

Ho due emendamenti proposti per questo articolo. Il primo è di carattere tecnico e vorrei metterlo in votazione, visto che sono tutti d'accordo. Si tratta dell'aggiunta dell'aggettivo "agrarie" al sostantivo "colture".
Metto in votazione questo emendamento presentato dal Consigliere Bianchi. L'emendamento è approvato.
Il secondo emendamento propone di sostituire al secondo comma le parole "entro 30 giorni" con la dizione "entro 50 giorni". Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Lo metto in votazione per alzata di mano. L'emendamento è approvato.
Metto in votazione l'articolo così emendato per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 32.
Hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
"Art. 3 - L'Amministrazione regionale, dopo l'emanazione dei relativi decreti interministeriali di riconoscimento e delimitazione, che prevedono la concessione delle provvidenze di cui all'art. 5 comma secondo, della legge 25/5/1970 n. 364, autorizza gli istituti ed enti esercenti il credito agrario ad anticipare agli aventi diritto il previsto contributo statale.
L'importo del contributo è graduato in rapporto al danno subito e comunque non può superare le lire 500.000 per azienda.
E' a carico dell'Amministrazione regionale l'intero interesse della somma anticipata per il periodo compreso tra l'emanazione dei decreti interministeriali e l'effettiva erogazione del contributo da parte dello Stato.
Tale periodo comunque non può superare i 24 mesi.
L'Amministrazione regionale, qualora ricorrano i presupposti per l'applicazione dei benefici previsti dagli artt. 5 e 7 della legge statale 25/5/1970 n. 364, in attesa dell'emanazione dei decreti ministeriali concede contributi sugli interessi per prestiti, della durata massima di 12 mesi, erogati da Istituti ed enti esercenti il credito agrario alle aziende agricole danneggiate.
Il tasso a carico dei beneficiari è pari a quello previsto dagli artt.
5 e 7 della legge 25/5/1970 n. 364".
Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Lo metto in votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 34.
Hanno risposto SI 25 Consiglieri.
Si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
E' stato presentato un emendamento che, se approvato, diventerebbe l'art. 3 bis. Ne do lettura: "Ad integrazione delle agevolazioni prestiti quinquennali all'1 per cento previsti per i coltivatori diretti, coloni e compartecipanti singoli ed associati, di cui al comma secondo dell'art. 7 legge 25/5/1970 n. 364 la Regione Piemonte interviene accollandosi una quota pari al 40 per cento del capitale originariamente mutuato, mediante la concessione degli istituti di credito ed enti finanziari di un contributo annuo costante, per l'intera durata dell'ammortamento, nella misura di lire 8 per ogni 100 lire di capitale concesso a prestito.
I prestiti di cui al comma precedente, quando si tratti di persone singole, sono assistiti dall'intervento della Regione solo fino alla concorrenza della somma di lire un milione del capitale.
Il Presidente della Giunta è autorizzato a stipulare le apposite convenzioni con gli istituti di credito od enti finanziari".
Questo emendamento è presentato dai Consiglieri Ferraris e Marchesotti.
Qualcuno chiede di parlare? Ha la parola il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Vorrei prendere la parola solo per ricordare come questo sia effettivamente il provvedimento integrativo della Regione chiesto dalle organizzazioni; per smentire ancora una volta le cifre astronomiche presentate dall'Assessore; per affermare e dimostrare la disponibilità da parte nostra di apportare eventualmente qualche modifica a questo emendamento in modo che contenga l'onere a carico della Regione in una cifra sopportabile, quella appunto di 150/200 milioni all'anno.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare su questo emendamento? La parola all'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

La Giunta non può accettare l'emendamento proposto per i motivi d'ordine tecnico e finanziario che sono già stati ampiamente illustrati questa mattina.



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede di parlare, metto in votazione per alzata di mano l'emendamento di cui ho dato lettura.
L'emendamento non è accolto.
"Art. 4 - A favore delle aziende agricole che abbiano subito, per le cause previste da questa legge, gravi danni nelle produzioni di colture intensive non arboree e non arbustive, non previste all'art. 1 del D.L. 30 agosto 1969 n. 917, convertito con modifiche nella legge 21/10/1968 n.
1088, possono essere concessi contributi regionali per prestiti di esercizio ad ammortamento quinquennale secondo le modalità previste all'art. 2 della legge 14 febbraio 1964 n. 38 e successive modificazioni ed integrazioni.
Il danno subito non deve essere inferiore al 40 per cento della produzione, esclusi gli allevamenti, e comunque deve essere tale da compromettere il bilancio dell'azienda agricola.
Il tasso a carico dei beneficiari che esercitano l'attività a titolo principale è stabilito nella misura dell'1,50 per cento riducibile allo 0,50 per cento per coltivatori diretti, mezzadri, coloni e compartecipanti singoli ed associati".
E' stato presentato un emendamento sostitutivo dai Consiglieri Ferraris e Marchesotti che suona: "Al terzo comma, terza riga, sostituire le parole e la cifra 'dell'1,50 per cento' con le parole e la cifra 'del 3 per cento' ".
La parola per l'illustrazione dell'emendamento al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Vorrei solo fare presente all'Assessore e alla Giunta che questa è un'occasione che offriamo loro per risparmiare qualcosa, visto che c'è stata la preoccupazione di caricare troppo la Regione. Si può risparmiare qualcosa non facendo un grosso regalo a coloro cui per Statuto non abbiamo previsto di farlo e restando nell'ambito della legislazione nazionale la quale prevede, all'art. 7, che il contributo a carico dei non coltivatori sia del 3 per cento e non dell'1,50 per cento.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? La parola all'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

La legge ha un carattere di intervento in favore di tutti coloro che possono subire danni alle colture agrarie, dalle avversità atmosferiche e dalle calamità naturali. I produttori agricoli sono anche i coltivatori diretti che hanno i 100/150 ettari, per cui non vediamo per quale motivo si debbano inserire delle differenziazioni nel momento in cui si intende venire incontro alle esigenze dell'agricoltura.
Per cui, se l'1,50 per cento può sembrare eccessivamente ridotto rispetto al 3 per cento praticato dallo Stato, tuttavia teniamo conto che il tutto è a carattere preferenziale nei confronti dei coltivatori diretti.
D'altra parte l'agricoltura piemontese non ha vaste dimensioni superficiali, ma tende a valorizzare sempre più la figura dell'impresa a carattere familiare.
La meccanizzazione, in modo particolare nelle zone cerealicole, che sostituisce giorno per giorno il lavoro manuale, crea quella caratterizzazione di azienda ottimale che attraverso le indicazioni programmatiche della Regione e della CEE dovrebbe insediarsi a livello non solo regionale, ma nazionale.
Per questi motivi crediamo che venire incontro anche a questo tipo di azienda agricola non sia un errore, ma sia una condizione di vantaggio nell'interesse dell'agricoltura regionale.



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede la parola, metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento.
L'emendamento è respinto.
Prima di mettere in votazione l'art. 4, do la parola al Consigliere Dotti che l'ha chiesta.



DOTTI Augusto

Io sono molto perplesso sulla formulazione del comma secondo di questo articolo dove dice "e comunque deve essere tale da compromettere il bilancio dell'azienda agricola".
Mi sembra che il bilancio di un'azienda agricola possa già essere compromesso con un danno intorno al 30 per cento. Quindi, per non invogliare gli ispettori che debbono andare a controllare che il danno non sia inferiore al 40 per cento, a constatare cose non vere, mi sembrerebbe che un più rigido e veritiero controllo si potrebbe fare intorno a un danno del 30 per cento che comunque compromette gravemente l'andamento dell'azienda agricola. Mi pare che rientreremmo maggiormente nella realtà perché portare queste cose a livelli superiori, vuol dire indurre a rilevazioni non veritiere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Le considerazioni del Consigliere Dotti hanno un fondamento di logica e di verità, però devo dire che già nel passato la legislazione nazionale faceva riferimento al 40 per cento dei danni, riferimento ripreso nella legge 364 per la liquidazione dei danni, ai sensi dell'art. 5 della stessa legge.
Io pensavo che Dotti anziché di bilancio dell'azienda agricola mi parlasse di conto economico, perché effettivamente non esiste il bilancio economico, mentre esiste il bilancio aziendale.
Il danno del 40 per cento è vero che potrà richiedere maggiore impegno però siamo convinti che come per il passato non siamo mai caduti in abusi o per lo meno ci siamo trovati nelle condizioni di poter superare tutte le difficoltà, anche nell'applicazione di questa legge ci si possa adeguare a quella che è l'esperienza del passato.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? Nessuno.
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 37.
Hanno risposto SI 26 Consiglieri.
Si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
"Art. 5 - I prestiti di cui agli artt. 3 e 4 sono concessi con riferimento ad un importo massimo di lire 8 milioni e con precedenza a coltivatori diretti, coloni, mezzadri.
L'Amministrazione regionale concorre nel pagamento degli interessi di cui alla presente legge, secondo le modalità previste dall'art. 2 della legge 14 febbraio 1964 n. 38 e successive modificazioni ed integrazioni.
Per i prestiti di cui ai precedenti articoli si applicano le disposizioni di cui al D.L. 28 luglio 1927 n. 1509 convertito con modificazioni nella legge 5/7/1928 n. 1760, nonché quelle di cui al D.L.
30/8/1968 n. 917, convertito con modificazioni nella legge 21/10/1968 n.
1088.
Per le garanzie sussidiarie del Fondo interbancario di garanzia si applicano le norme di cui all'art. 36 della legge 2/6/1966 n. 910, nonch art. 10 della legge 25/5/1970 n. 364".
A questo articolo è stato presentato, dai Consiglieri Ferraris e Marchesotti, un emendamento sostitutivo che suona: sostituire le parole "8 milioni" con le parole "5 milioni".
Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Metto in votazione l'emendamento.
L'emendamento non è accolto.
Metto in votazione l'art. 5 testé letto.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 37.
Hanno risposto SI 26 Consiglieri.
Si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
"Art. 6 - A favore delle Cantine sociali che, in conseguenza di eccezionali avversità atmosferiche e calamità naturali che hanno colpito le colture delle aziende associate, lavorano minori quantità di uve, sono concessi contributi in conto capitale per compensare le maggiori spese di gestione.
I minori conferimenti, conseguenti ad eccezionali avversità atmosferiche e calamità naturali accertate e riconosciute secondo le procedure di cui al precedente art. 2, devono essere non inferiori al 40 per cento e sono calcolati sulla base della media dei conferimenti dell'ultimo quinquennio, con esclusione dell'annata peggiore e dell'annata migliore.
Il contributo in conto capitale può essere concesso fino alla misura massima di L. 400 per ogni quintale di uva conferita in meno.
Per le Cantine sociali ove lo Statuto prevede il totale conferimento delle uve da parte dei soci il contributo può essere elevato fino a L. 600 per ogni quintale di uva conferita in meno".
A questo articolo è stato proposto un emendamento, sostitutivo e soppressivo, dai Consiglieri Ferraris e Marchesotti: "Al secondo comma quinta riga, sostituire la cifra 40 per cento con 30 per cento; alla sesta riga, sostituire le parole 'dell'ultimo quinquennio' con le parole 'dell'ultimo triennio', sopprimendo il seguito; al terzo comma, sostituire la cifra 400 con la cifra 500; al quarto comma, penultima riga, sostituire alla cifra 600 la cifra 700".
La parola al Consigliere Ferraris per l'illustrazione dell'emendamento.



FERRARIS Bruno

Desidero illustrare, sia pur brevemente, questo emendamento in tutte le sue componenti.
Intanto, chiediamo di ridurre la cifra dal 40 al 30 per cento per due motivi. Anzitutto, perché si tratta di una forma già ricorrente nella legislazione: l'Assessore, che conosce molto bene la legislazione e le circolari interpretative, saprà senz'altro che la circolare 11, quella in applicazione del fondo, quando parla appunto delle provvidenze, in rapporto alla cooperazione, alle cantine e via dicendo, fa riferimento al 30 per cento. C'è poi un altro metro di valutazione, che attiene alla pratica: sappiamo tutti che, per lo stato in cui si trovano le Cantine, i conferimenti, sia in quelle a conferimento totale sia in quelle a conferimento parziale, ormai da tempo raggiungono poco più del 50 per cento della capienza, a volte anche meno; quando avviene una riduzione del 30 per cento del conferimento, si arriva al 30 per cento e a volte al 20 per cento della capacità lavorativa. Mi pare, quindi, che per una Cantina - ove oltre tutto, non si possono imbrogliare le carte in quanto è possibile un controllo dei conferimenti - sia già assai grave una riduzione del 30 per cento, per cui ci si debba limitare a questa percentuale, sia in forza della giurisprudenza in atto sia in forza della reale situazione di fatto.
Il secondo emendamento, che si riferisce alla media del quinquennio, mi viene suggerito da questo fatto. Se poniamo mente all'ultimo quinquennio risalendo dal 1972 al 1968, troviamo: 1968, grandinate terribili, lo stesso nel '69, ancora grandinate nel '70, nel '71 annata buona, di piena produzione, nel '72 un'altra annata nera; scartando ora l'unica annata buona e togliendo le due annate peggiori, la media si fa sui conferimenti più bassi che ci sono stati, il che fa ridurre ulteriormente il modesto contributo che diamo. Ecco perché noi sosteniamo l'esigenza di limitare la media ai tre anni.
Con il terzo e il quarto comma vorremmo anche qui, accogliendo le richieste presentate dalle Cantine sociali e dalle loro organizzazioni vedere aumentata la cifra che viene erogata dalla Regione per ogni quintale di uva conferito in meno: da L. 400 a L. 500, da L. 600 a L. 700. E mi pare che questo sia uno degli interventi di maggior rilevanza di questa legge sotto diversi aspetti, anche sotto l'aspetto di intervenire, sia pure in relazione e delle cause come quelle di eventi atmosferici, a sostegno della cooperazione, che diciamo sempre che vogliamo risanare, che vogliamo rilanciare.
Credo che le argomentazioni addotte meritino attenta valutazione da parte dei colleghi, perché, se le modifiche saranno accettate, renderanno la legge assai più efficace.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

In ordine a questi emendamenti, e a quello da me presentato, che per non illustro in via anticipata, mi sembra accettabile l'abbassamento della percentuale di minor conferimento richiesta dal 40 al 30 per cento, poich in questo caso si tratta di calcolarla su dati obiettivi, matematici e non affidati ad interpretazioni con largo margine di opinabilità e quindi con incertezze operative, come avviene in relazione ai danni che riguardano le colture.
Invece, il secondo comma, che regola il periodo cui deve essere fatto riferimento, cioè il quinquennio, mi pare inoppugnabile dal punto di vista direi, teorico ed obiettivo. Solo le considerazioni che sono state fatte in relazione ad un fatto contingente possono portare ad accertare il criterio del triennio, però non in via permanente e costante, bensì come criterio transitorio, il che è oggetto dell'emendamento che si potrà eventualmente illustrare dopo che sarà stato letto.
Dichiaro pertanto che voteremo a favore del primo emendamento e non dei tre successivi.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta potrebbe avere qualcosa da dire in proposito.



BIANCHI Adriano

Essendo stato concordato questo atteggiamento con la Giunta, opinavo che vi fosse pieno accordo.



PRESIDENTE

La Giunta chiede di parlare? No. Allora, a me non resta che mettere in votazione la proposta di emendamento, che però va formalizzata.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

La Giunta è d'accordo di accettare la proposta formulata congiuntamente dai Consiglieri Ferraris e Bianchi di un emendamento con il quale si riduce la misura del calo di conferimento dal 40 al 30 per cento.
Quanto all'altro emendamento, relativo alla presa in considerazione dell'ultimo quinquennio o dell'ultimo triennio, chiederei una sospensione della seduta di qualche minuto prima che si passi alla votazione.



PRESIDENTE

Viene chiesta una sospensione: concedo cinque minuti di sospensione perché sia possibile formulare l'emendamento.



(La seduta, sospesa alle ore 17,30, riprende alle ore 17,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende, ha facoltà di parlare l'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Dopo esserci consultati con la Commissione, la Giunta ha deciso di accettare gli emendamenti proposti, nel senso di ridurre la percentuale dal 40 al 30 per cento e modificare il termine di quinquennio in triennio cancellando le parole, all'ultima riga del secondo comma, "con esclusione dell'annata peggiore e dell'annata migliore".
La Giunta mantiene invece ferma la sua posizione sulla quantificazione dei contributi in L. 400 e in L. 600.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare sulla proposta dell'Assessore Franzi?



FERRARIS Bruno

Rimane un problema, dal punto di vista formale: l'emendamento va formalizzato.



PRESIDENTE

Eh sì, va formalizzato attraverso la presentazione.



FERRARIS Bruno

Quindi, si mette in votazione la prima parte dell'emendamento, nel testo precisato ora dall'Assessore; poi ci si pronuncerà sugli altri due punti, che saranno respinti dalla maggioranza.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non avete accettato tutto il contesto generale?



PRESIDENTE

Mi pare che il Consigliere Ferraris intenda proporre sostanzialmente questo: che i tre comma che compongono l'emendamento sostitutivo e soppressivo che ha presentato siano messi in votazione singolarmente, visto che è stato raggiunto un accordo per la sostituzione della cifra dal 40 al 30 per cento e la sostituzione delle parole "dell'ultimo quinquennio" con le parole "dell'ultimo triennio", sopprimendo il seguito.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Nelle buone società si cerca sempre si mettersi d'accordo. Siccome per di più siamo alla vigilia delle ferie ed è ovviamente desiderabile per tutti lasciarci con i saluti cordiali al termine di questa seduta, direi di introdurre fin da questo momento un'atmosfera di maggior cordialità decidendo di fare fifty-fifty, metà e metà, 450 anziché 500 e 650 anzich 700.



FERRARIS Bruno

Con queste variazioni l'emendamento può essere posto in votazione nel suo complesso.



PRESIDENTE

Do allora lettura, apportando le correzioni indicate, dell'emendamento presentato dal Consigliere Ferraris e lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento è in questi termini: "Al secondo comma, quarta riga, sostituire la cifra 40 per cento con 30 per cento; alla sesta riga, sostituire le parole 'dell'ultimo quinquennio' con 'dell'ultimo triennio', cancellando quanto seguiva, e cioè 'con esclusione dell'annata peggiore e dell'annata migliore'; al terzo comma sesta riga, sostituire la cifra 400 con la cifra 450; al quarto comma penultima riga, sostituire la cifra 600 con 650"..
Se nessuno chiede di parlare, metto in votazione questo emendamento per alzata di mano.
L'emendamento è approvato.
L'art. 6 viene pertanto posto in votazione, per appello nominale, con tutte le correzioni di cui abbiamo dato lettura in relazione all'emendamento. Spero di potermi esimere dal leggerlo nuovamente inserendovi le varianti, dal momento che testo e modifiche sono a conoscenza di tutti i Consiglieri.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 Consiglieri hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 6 è pertanto approvato.
"Art. 7 - Ai Consorzi volontari di produttori agricoli - costituiti e costituendi a livello provinciale per la difesa attiva e passiva delle produzioni intensive anche non espressamente indicate all'art. 14 della Legge 25/5/1970 n. 364, contro la grandine, le gelate e le brinate - pu essere concesso un contributo di costituzione da L. 500.000 a L. 1.000.000.
Agli stessi Consorzi sono inoltre concessi contributi d'avviamento nella misura del 3 per cento del valore della produzione assicurata per il primo anno, del 2 per cento per il secondo e dell'1 per cento per il terzo.
Le stesse provvidenze, escluso il contributo di costituzione, sono concesse alle cooperative di produttori agricoli di primo e di secondo grado ed ai Consorzi di produttori che, previa modifica del proprio statuto, ottengano il riconoscimento previsto al successivo art. 9 a svolgere identica attività dei Consorzi".
Non sono stati proposti emendamenti. Qualcuno chiede di parlare su questo articolo? Allora, si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
"Art. 8 - I Consorzi di cui al precedente art. 7 sono costituiti per l'attuazione d'iniziative di difesa attiva e passiva da realizzare con mezzi tecnici tradizionali o con quelli che la moderna tecnica sarà in grado di apprestare".
Non sono stati proposti emendamenti. Qualcuno chiede di parlare su questo articolo? Allora, si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
"Art. 9 - I Consorzi di cui all'art. 7, costituiti con atto notarile sono retti da uno statuto deliberativo dall'assemblea dei soci con il voto favorevole della maggioranza degli associati.
Lo statuto deve indicare la denominazione, la sede, il patrimonio, la durata, che non può essere inferiore ai 10 anni, e gli scopi sociali del Consorzio, e deve contenere precise norme sull'ordinamento e l'amministrazione del Consorzio.
Lo statuto deve altresì prevedere: a) il diritto all'ammissione per tutti i produttori agricoli della zona che esercitano l'attività agricola a titolo principale, con esclusione di coloro che fanno parte di altri organismi analoghi, salvo il diritto di opzione b) il sistema d'elezione degli organi sociali attraverso l'elezione diretta e con voto singolo capitario, limitato ai due terzi dei seggi da attribuire c) il diritto di ricorso, contro gli organi statutari, al Presidente della Giunta Regionale d) l'obbligo dei versamenti dei contributi annualmente deliberati dagli organi statutari e) la nomina del collegio dei revisori dei conti.
I Consorzi sono riconosciuti con decreto del Presidente della Giunta Regionale".
Non sono stati proposti emendamenti. Qualcuno chiede di parlare su questo articolo? Allora, si proceda alla votazione, per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
"Art. 10 - Ai Consorzi tra produttori agricoli costituiti ai sensi dell'art. 7 della presente legge, ai Consorzi costituiti ai sensi dell'art.
14 della legge 25 maggio 1970, n. 364, ed enti pubblici, possono essere concessi contributi in conto capitale fino alla misura massima del 50 per cento delle spese tecniche sostenute per la difesa contro le avversità atmosferiche".
Non sono stati proposti emendamenti. Qualcuno chiede di parlare su questo articolo? Allora, si proceda alla votazione, per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
"Art. 11 - Le spese per le provvidenze stabilite con la presente legge regionale sono considerate obbligatorie.
All'onere di 1 miliardo derivante dall'attuazione della presente legge si provvede, a carico del fondo iscritto al capitolo 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1972, istituendo nel bilancio per l'anno medesimo il capitolo n. 741, denominato 'Fondo per gli interventi straordinari in agricoltura', con una dotazione di pari ammontare. Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
A decorrere dall'esercizio 1973, le somme prelevate dal fondo dell'anno precedente saranno annualmente reintegrate fino alla concorrenza di 1 miliardo mediante il loro prelievo dal fondo di riserva per le spese obbligatorie e la loro iscrizione nel capitolo n. 741, che sarà istituito nello stato di previsione della spesa dei relativi bilanci".
Non sono stati proposti emendamenti. Qualcuno chiede di parlare su questo articolo? Allora, si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 11 e approvato.
"Art. 12 - Le provvidenze previste dalla presente legge si applicano agli eventi di danno provocati da eccezionali avversità atmosferiche e calamità naturali verificatesi dopo il 1º aprile 1972.
Per la concessione delle provvidenze previste dalla presente legge in relazione a danni verificatisi prima della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte si fa riferimento ai decreti ministeriali previsti dall'art. 2 della legge 25 maggio 1970, n. 364".
All'art. 12 è stato proposto dai Consiglieri Ferraris e Marchesotti un emendamento aggiuntivo, che verrebbe a costituire un terzo comma, di questo tenore: "Limitatamente all'esercizio 1973, e per fini di cui agli artt. 6 e 7 della presente legge, al conto corrente intestato al Presidente della Regione Piemonte di cui all'art. 1 viene fatta affluire una somma aggiuntiva di L. 500 milioni".
Qualcuno chiede di parlare? Ha facoltà di parlare il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

La proposta di emendamento è motivata dal fatto che si deve tener conto anche delle avversità del 1972: se il fondo di un milione è stato ritenuto adeguato per il complesso di anni di durata di questa legge, è indubbio che, dovendosi far fronte - perché si parla dell'aprile - ad una annata come quella dell'anno scorso, soprattutto per le Cantine sociali, ed anche per i Consorzi che sono previsti al 7^ articolo, sia indispensabile, almeno per l'avvio, avere questo contributo aggiuntivo, che non occorrerà ripetere per i successivi esercizi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Non vorrei apparire monotono, ma devo ripetere per la quarta volta oggi le stesse considerazioni: non è per cattiva volontà, ma per reali impossibilità di bilancio, che la Giunta non ritiene di poter accogliere la richiesta di aumentare la dotazione del fondo.



RASCHIO Luciano

Non è credibile che non vi sia disponibilità di 500 milioni!



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Non ci sono, le assicuro: glielo potrà confermare l'Assessore alle finanze.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? La parola al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Siccome il problema del finanziamento è strettamente collegato con la gestione dei due bilanci, '72 e '73, noi abbiamo fatto riferimento alle insufficienti possibilità di prelievo sul fondo di riserva del 1973, credo.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Del 1972 e del 1973. Con il '72 sono due miliardi.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non è questo il problema: il problema è di sapere adesso dall'Assessore Paganelli, se sul fondo di riserva del 1972, che abbiamo ancora in gestione, è possibile questo prelievo. Se è possibile non c'è motivo per non farlo.



PRESIDENTE

Penso sia opportuno sospendere cinque minuti la seduta per arrivare ad una completa definizione del problema. La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18, riprende alle ore 18,15)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

L'emendamento aggiuntivo proposto dai Consiglieri Ferraris e Marchesotti è di questo tenore: "Limitatamente allo stato di previsione della spesa per l'anno 1972, e per i fini di cui all'art. 6 e all'art. 7 della presente legge, al conto corrente intestato al Presidente della Regione Piemonte, di cui all'art. 1 viene fatta affluire una somma aggiuntiva di L. 100 milioni".
Per quanto attiene al dovere di consultazione della I Commissione per il benestare finanziario, il Presidente che cosa può dire?



GARABELLO Enzo

Questa mattina la I Commissione ha espresso parere favorevole sul testo concordato. Ora, avuta conferma da parte della Giunta dell'esistenza di un residuo sufficiente a coprire i 100 milioni, ritengo di poter dichiarare appunto il parere favorevole della Commissione, di cui ho interpellato singolarmente i componenti.



PRESIDENTE

E' possibile precisare da quale articolo di bilancio si propone di effettuare il prelievo?



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione e bilancio

L'art. 1018 del bilancio 1972.



PRESIDENTE

Devo ancora sospendere brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 18,20, riprende alle ore 18,30)



PRESIDENTE

Pregherei l'Assessore Paganelli, che è autore della stesura definitiva dell'emendamento, di darne lettura.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione e bilancio

L'emendamento, con gli opportuni ritocchi, dovrebbe suonare così: "Limitatamente al periodo dal 1º aprile 1972 al 31 dicembre 1972, e per i fini di cui all'art. 6 e 7 della presente legge, al conto corrente intestato al Presidente della Regione, di cui all'art. 1, viene fatta affluire una somma aggiuntiva di L. 100 milioni, alla cui copertura si provvede a carico del fondo iscritto al cap. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1972. Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio".



PRESIDENTE

Per osservare la forma, mi userete poi la cortesia di consegnarmi il testo sottoscritto.
L'emendamento va inserito come secondo comma del testo dell'articolo dopo le parole "dopo il 1º aprile 1972".
Porrei ora in votazione, per alzata di mano, l'emendamento nel testo letto testé dall'Assessore Paganelli. Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Pongo allora in votazione l'intero articolo con l'emendamento aggiuntivo collocato dopo il primo capoverso testé approvato. Se nessuno chiede di parlare, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
"Art. 13 - La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Ci sono dichiarazioni di voto? Chiede di parlare il Consigliere Ferraris, ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Mi limiterò a motivare in termini telegrafici la nostra astensione rendendomi conto di aver abusato oltre misura della cortesia dei colleghi.
Noi confermiamo il nostro giudizio di incongruità della legge rispetto a quei punti di riferimento che avevo prima indicato. D'altra parte prendiamo atto dei miglioramenti che sono stati apportati al testo originario della legge, prima in sede di Commissione, e anche, almeno limitatamente a due o tre nostri emendamenti - qualificante quello dell'art. 6 - in aula.
Credo di poter richiamare qui un impegno che aveva assunto l'Assessore: egli aveva, in sede di Commissione, garantito che, se i finanziamenti si fossero rivelati inadeguati, la Giunta sarebbe intervenuta con un rifinanziamento durante i lavori della Commissione. Così almeno io avevo interpretato un'affermazione dell'Assessore. Penso che se la Giunta metterà in pratica questa affermazione potrà ancora migliorare la possibilità di soddisfare le esigenze che noi abbiamo sostenuto nel corso di questa giornata.



PRESIDENTE

Nessun altro chiedendo di parlare, pongo in votazione l'intera legge.
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione sulla legge nel suo contesto ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Artigianato - Consorzi artigianali - Cooperazione artigiana

Esame delle proposte di legge n. 57 e n. 58 presentate dai Consiglieri Raschio, Berti e altri sugli interventi a favore dei Consorzi e delle Cooperative artigiane di garanzia, e sui contributi (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto dell'o.d.g.: "Esame della proposta di legge n.
57 presentata dai Consiglieri Raschio e Berti ed altri, relativa a: 'Interventi a favore dei Consorzi e delle Cooperative artigiane di garanzia' ".
A questo proposito, devo informare l'Assemblea che, sia in relazione alla proposta di legge n. 57 che a quella successiva n. 58, presentata ancora dai Consiglieri Raschio, Berti ed altri, relativa a "Contributi in conto ammortamento mutui a favore delle imprese artigiane per crediti a medio termine per il potenziamento e la qualificazione delle loro strutture", il Presidente della VII Commissione ha fatto pervenire una dichiarazione dalla quale risulta che la Commissione stessa, investita in data 5 luglio '73, in un momento in cui la Commissione era impegnata notevolmente anche per altri lavori, non ha potuto dedicare a queste due importanti proposte di legge tutta l'attenzione che era necessaria, attesa anche la rilevanza delle proposte, per cui chiede che, tenendo conto di questa impossibilità di compiere una istruttoria in tempi particolarmente brevi, che contrasterebbe addirittura con le finalità che si propongono i presentatori delle due proposte di legge, alla Commissione sia concesso un più ampio lasso di tempo, così che essa possa alla ripresa, dopo la pausa di agosto, curare il necessario completamento dell'iter delle due proposte attraverso le consultazioni e il necessario approfondimento del problema in tutti i molteplici ed interessanti aspetti.
Su questa proposta d'aggiornamento della discussione a dopo che si sia compiuto questo iter chiede di parlare il Consigliere Raschio. Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, signori Consiglieri, pur essendo l'ora tarda ritengo giusto intrattenere il Consiglio sulla esigenza che la Commissione s'impegni a trattare, non appena si riunirà dopo le ferie, in modo ampio articolato, responsabile, oltre a quanto già le due leggi indicano, il problema dell'artigianato in tutto il suo insieme, andando cioè al di là del contenuto di questi due disegni per leggi che già poc'anzi il Presidente del Consiglio ha definito importanti seppur settoriali, e soffermandoci anche su altri nuovi elementi che si sono affacciati in seno alla stessa VII Commissione e che riguardano in particolar modo il fondo di garanzia.
Intendo però rimarcare, davanti al Consiglio Regionale, che nella dichiarazione del Presidente della VII Commissione ing. Cardinali, al quale ritengo doveroso dare riconoscimento di obiettività e di correttezza nell'esporre davanti all'assemblea i problemi che queste due leggi per parte loro venivano ad investire, era indicato che già nelle due relazioni alle leggi, particolarmente per una di esse, veniva evidenziata da parte del Gruppo comunista la esplicita richiesta alla Giunta ed al Consiglio Regionale di un intervento per la risoluzione del problema delle garanzie.
Quindi, nulla di nuovo, direi, sotto il sole del Consiglio, che anche il problema del fondo di garanzia rientri nell'ampio quadro del contesto generale di un intervento che la Regione Piemonte intende svolgere nei confronti dell'artigianato. Non a caso l'Assessore Petrini, in una riunione ancor recentissima cui ha partecipato presso la VII Commissione, facendoci una introduzione abbastanza ampia su tutta la problematica dell'Assessorato, per quanto riguardava l'artigianato aveva già indicato essere volontà precisa della Giunta Regionale, sulla base di queste due leggi che il Gruppo comunista l'8 novembre '72 aveva presentato al Consiglio Regionale, di procedere, direi in pieno accordo anche con le due leggi presentate, per arrivare ad un provvedimento organico sull'intervento della Regione con la concessione di crediti all'artigianato; non solo, ma aveva indicato l'esigenza anche di un convegno per l'artigianato promosso dalla Regione in questo anno, ed esaminato anche l'opportunità di giungere ad una regolamentazione nuova dell'artigianato attraverso le Commissioni provinciali e la Commissione regionale.
Non intendo soffermarmi oltre su tutta questa problematica, che appassiona, direi, l'Assessore Petrini, al quale devo dare atto di essersi interessato ampiamente e ripetutamente di questa questione, ma appassiona particolarmente il Gruppo al quale io appartengo.



BERTI Antonio

Siamo in vena di scambio di mazzi di fiori.



RASCHIO Luciano

Non si tratta di mazzi di fiori: si tratta bensì di un rapporto democratico di responsabilità, a cui noi abbiamo dedicato attenzione non solamente, compagno Berti, in occasione del bilancio del 1972 ma anche di quello del 1973, dove sempre, puntualmente, fra tutti gli altri problemi abbiamo richiamato soluzioni urgenti e precise per l'artigianato.
Per quanto concerne il fondo di garanzia che già prospettavamo necessario nelle relazioni, mi permetto di evidenziare alcuni aspetti che dovrebbero essere presenti anche alla Giunta nella preparazione, che si dice ormai prossima, di questo progetto che dovrà essere portato poi all'esame della VII Commissione.
Direi che bisogna garantire con un apposito fondo l'istituzione di un credito. Bisogna che la garanzia sia di natura sussidiaria e possa anche giungere a coprire l'intero ammontare del mutuo.
I rapporti, poi, tra Regione ed istituti di credito relativi alle prestazioni di garanzia devono essere, a nostro avviso, disciplinati da apposite convenzioni approvate dalla Regione stessa. La Regione dovrebbe provvedere direttamente alla gestione del fondo, depositato in apposito conto presso il Tesoriere regionale e costituito dagli stanziamenti del bilancio regionale, da contribuzioni degli enti pubblici e privati, dagli interessi maturati sulla disponibilità del fondo.
Inoltre, l'ammissione alla garanzia richiesta dalle imprese artigiane dovrebbe essere deliberata dalla Giunta, che però dovrebbe avvalersi dell'opera di un comitato consultivo per esprimere un parere proprio sulle richieste d'ammissione al fondo di garanzia. E questo comitato consultivo dovrebbe essere costituito presso la sede di ogni Amministrazione provinciale e composto da rappresentanti degli artigiani, designati dalle associazioni maggiormente rappresentative, e da esperti in scienze economiche e finanziarie designati dal Consiglio Regionale e dal Consiglio Provinciale. Sono indicazioni, queste, che nascono da una esperienza che già, ad esempio, in campo ligure è maturata con una decisione unanime presa dal Consiglio Regionale della Liguria il 17 giugno di quest'anno.
Un'ultima considerazione mi permetto di fare alla Giunta e al Consiglio Regionale. Abbiamo perso, purtroppo, tempo prezioso. Due leggi, sia pur perfettibili, che costituivano una offerta costruttiva di intervento immediato sulla problematica dell'artigianato che veniva data dal Gruppo comunista al Consiglio Regionale ed alla Giunta stessa, dall'8 novembre '72 sono rimaste nei cassetti della VI Commissione, non certamente per scarsa sensibilità da parte della Commissione ma perché questa era gravata di una serie d'impegni onerosi in merito ad altri problemi. Avrebbero potuto avere un'efficacia, queste due leggi, nei primi mesi dell'anno; oggi siamo a fine luglio del '73 senza alcun provvedimento assunto dal Consiglio e restiamo ancora in attesa del progetto della Giunta per il fondo di garanzia.
La questione è quindi della massima urgenza! Riteniamo pertanto indispensabile che con il mese di settembre si affronti e si porti a termine uno dei problemi più qualificanti del nostro lavoro regionale in direzione di una categoria così importante come è quella dell'artigianato che conta nella Regione Piemonte circa 370 mila lavoratori ad essa legati con circa 108 mila aziende.
Non intendo con questo mio intervento esaltare la funzione dell'artigianato a scapito di altre categorie. Però - Garabello ne è testimone, come Presidente della I Commissione - facendo le consultazioni attorno al piano Ires ci siamo resi conto "de visu" di quanto importante sia il patrimonio lavorativo, culturale, economico che l'artigianato piemontese dà allo sviluppo della nostra Regione, di quanto importante sia questo settore in collegamento alle piccole e alle medie aziende in Piemonte, e quindi di quanto importante sia un discorso direi originale proprio dell'artigianato nel quadro del piano di sviluppo del Piemonte abbiamo nella nostra Regione un artigianato in gran parte non succube della grande industria ma che ha una propria funzione ed una propria collocazione e che deve essere incentivato da un opportuno sostegno finanziario politico, economico, da parte della Regione Piemonte. Non a caso, anche nel quadro della politica urbanistica del territorio, quando ci soffermiamo ad esaminare l'esigenza di una necessaria diversificazione industriale nel territorio, troviamo richiamata da più parti l'esigenza di una politica di aree attrezzate da assegnare all'artigianato, e quindi vediamo come sia necessario un discorso completo che investa l'artigianato e la piccola e media industria non solo sul terreno del credito di esercizio. Mi rifiuto quindi di accettare in sede di Consiglio Regionale un discorso settoriale sull'artigianato perché questo non è mai stato un problema settoriale, ma deve sempre essere collegato con tutta l'economia ed il tessuto del territorio.
Chiedo pertanto all'Assessore Petrini un impegno preciso a che ci si ponga in grado di giungere rapidamente, nel mese di settembre, alle consultazioni con le categorie, sui nostri progetti di legge e su quello della Giunta. In tal modo avremo un grosso apporto anche da parte dei sindacati artigiani per la costruzione di un'unica legge comprendente sia il fondo di garanzia che le leggi per i consorzi e per le cooperative e il credito a medio termine per le aziende artigiane. Ci consta in modo chiaro e lampante che la VII Commissione, se avesse già avuto oggi il progetto di legge della Giunta insieme ai due progetti di legge, presentati, ripeto nel novembre '72 dal Gruppo comunista, sarebbe stata in grado di spedire il materiale alle organizzazioni sindacali per affrontare nella prima decade di settembre già le consultazioni con le categorie.
Noi attendiamo pertanto con urgenza questo materiale che la Giunta intende elaborare per il fondo di garanzia, al fine di fare un unico provvedimento, che affronti in campo creditizio generale tutta la situazione dell'artigianato, comprendendo anche i provvedimenti di carattere immediato settoriale che noi avevamo proposto tempo addietro.



PRESIDENTE

Prego il Consigliere Revelli di voler venire a fungere da Segretario perché, assentandosi dal banco della Presidenza il Consigliere Segretario Gerini, che desidera intervenire, resto sguarnito di segretari .
Pregherei coloro che debbono ancora intervenire, siccome mi par di capire che vi sia accordo sull'opportunità del rinvio di queste due leggi di essere estremamente concisi.



GERINI Armando

Signor Presidente, il fatto che sia stato proposto al Consiglio Regionale l'esame dei disegni di legge Raschio ed altri, n. 57 e n. 58 anche se esso verrà aggiornato, ci induce a considerare quali e quanti siano ancora i problemi irrisolti relativi alla categoria artigianale.
L'Assessore Petrini, alla VII Commissione, ha presentato ultimamente una documentata relazione sui problemi della piccola e media industria, cui sono connessi anche problemi interessanti la categoria artigianale: ha dimostrato di avere così recepito le osservazioni fatte sulla materia in questa sede durante i vari dibattiti svolti, e specialmente in occasione della discussione dei bilanci regionali, ove chi vi parla ebbe occasione con altri colleghi, e specialmente il collega Raschio, di intrattenersi sui problemi della categoria.
Finora, per le imprese artigiane - che, giova ricordarlo, sono più di centomila in Piemonte, delle quali ben il 90 per cento sono imprese individuali - non si è avuta l'occasione di intervenire in modo acconcio forse perché è in corso di elaborazione la legge che istituirà l'ente di sviluppo artigianale. L'Assessore finora ha elargito per l'artigianato contributi per mostre e manifestazioni, ma i problemi urgenti, quelli del credito, dell'associazionismo eccetera, evidenziati nelle relazioni delle proposte di legge 57 e 58 ed elaborato nell'articolato, necessitano di una soluzione in tempi non lontani. Noi riteniamo che questi ed altri provvedimenti debbano essere adottati con legge, senza attendere l'ente di sviluppo, che potrebbe entrare in funzione a tempi forse lunghi e che in definitiva è un ente di programmazione economica.
Perciò, se la Giunta intende, come pare, integrare o assorbire le proposte di legge 57 e 58, lo dovrebbe fare con una certa sollecitudine all'inizio della sessione autunnale, in concomitanza con il Convegno per l'Artigianato che intende promuovere e nel quale emergeranno i problemi più volte evidenziati, che non sono soltanto quelli del credito ma anche, con molto maggiore attualità, quelli delle varie forme di finanziamento e di insediamento.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, vorrei rivolgere una richiesta alla Giunta, senza intrattenermi sui problemi generali dell'artigianato né su problemi specifici.
Ritengo anch'io che a questo punto la sollecitazione che è venuta al Consiglio Regionale ed alla Giunta con la presentazione di queste proposte da parte del Gruppo comunista potrà trovare rapido accoglimento nell'elaborazione da parte della Giunta di disposizioni legislative di più vasta portata.
Debbo dire che sui problemi dell'artigianato abbiamo interpellato già più volte, in consultazioni sui bilanci e sul piano la categoria. Queste oltre ad evidenziare i vari problemi, hanno portato noi tutti, e particolarmente quelli fra noi che non hanno una specifica preparazione ed esperienza, a rendersi conto della notevole dimensione del fenomeno nella nostra Regione, che riguarda ben 370 mila addetti e 108 mila aziende, come hanno ricordato prima Raschio e Gerini. Rispetto al fenomeno, a mio parere il Consiglio Regionale è nel suo complesso sostanzialmente impreparato da un punto di vista conoscitivo.
Il termine "artigianato" comprende una gamma amplissima di applicazioni nel campo di produzione, nel campo dei servizi, abbraccia un numero enorme di addetti; all'artigianato tradizionale, di tipo familiare, di un'attività produttiva o di servizio, si affiancano altre forme, di maggiore respiro ed anche con maggior numero di addetti. Su questo problema si dovrebbero e si potrebbero accentrare, non per un ritorno a forme romantiche, ma sul piano concreto, reali e concrete attività di formazione professionale anche dei giovani. In considerazione della conoscenza molto nebulosa che tutti, fatta eccezione per coloro che possono avere una preparazione più specifica un'esperienza più diretta, abbiamo di questo problema, ho sentito più volte caldeggiare dai rappresentanti della categoria un'inchiesta conoscitiva perché si possano acquisire e mettere insieme dei dati precisi che ci diano l'effettiva fotografia dell'artigianato nella nostra Regione.
Pertanto, concludo questo intervento, che l'ora tarda mi ha indotto a fare in modo estremamente stringato, dicendo che, visto che alla base della soluzione di ogni problema ci dev'essere una sufficiente conoscenza, una sufficiente fotografia della situazione, sarei molto grato all'Assessore Petrini, che so, come già riconosciuto anche da colleghi dell'opposizione estremamente attento a questi problemi, se volesse tener presente la necessità di un'inchiesta conoscitiva generalizzata dell'artigianato in Piemonte, che per tutti noi costituisce un elemento fondamentale per poter prendere delle decisioni; senza di essa rischieremmo di basarci su impostazioni che al limite potrebbero essere approssimative mentre invece interessano in maniera così diretta una parte rilevantissima della popolazione piemontese. Circa quattrocentomila persone impegnate nell'artigianato vuol dire quasi il 10 per cento dei piemontesi.
Sarei lieto che l'Assessore, se darà una risposta sintetica ai problemi posti, mi potesse dire qualcosa in merito a quanto ho suggerito; se non lo farà, mi auguro che abbia preso nota di questa richiesta, in una visione più ampia dei problemi dell'artigianato, che il Consiglio Regionale dovrà presto affrontare.



PRESIDENTE

Non penserei di dare la parola all'Assessore perché prenda impegni su disposizioni di legge che non intendiamo passare in votazione questa sera.
La discussione doveva essere limitata all'accordarci sul passaggio o meno alla discussione.



RASCHIO Luciano

Una risposta dell'Assessore, però, non guasterebbe!



PRESIDENTE

Porterebbe, come al solito, a fare due volte la stessa discussione.
Darei ora la parola al Consigliere Calsolaro, pregandolo di rimanere in termini di assoluta stringatezza.



CALSOLARO Corrado

La dichiarazione del Presidente della VII Commissione collega Gerini trova pienamente consenziente il Gruppo socialista.
Il mio Gruppo fa tuttavia rilevare la necessità che, parallelamente all'esame delle proposte di legge n. 57 e n. 58 presentate dal Gruppo comunista, ed attribuite, per lo spostamento della materia, alla VII Commissione, si proceda - sempre da parte della stessa Commissione, cioè la VII - anche all'esame della legge istitutiva dell'Ente di sviluppo per l'artigianato.
L'Ente di sviluppo dell'Artigianato è già stato oggetto di esame da parte della VI Commissione, almeno per quanto riguarda il disegno di legge n. 55 della Giunta regionale del 18-19 ottobre 1972. Successivamente, in data 29 maggio 1973, è stata presentata dal Gruppo socialista la proposta di legge n. 91, relativa alla istituzione dell'Ente. Questa proposta non è ancora stata esaminata dalla VI Commissione.
Esistono, evidentemente, ragioni di connessione fra il disegno di legge della Giunta e la proposta di legge socialista relativi all'istituzione dell'Ente per lo sviluppo dell'artigianato, e fra questi e le due proposte di legge n. 57 e n. 58. Non solo, ma fra la stessa proposta di legge socialista sull'Ente di sviluppo dell'Artigianato e il disegno di legge Petrini per quanto si riferisce, per esempio, ad una delle finalità dell'ESAP, e cioè la creazione di infrastrutture produttive attraverso la promozione di aree industriali attrezzate, dotate di moderni servizi sociali.
Il procedere per comparti separati, con il rischio di una produzione legislativa disorganica, con la previsione certa di disposizioni non coordinate ed intersecantesi, e magari anche contraddittorie, suggerisce, a nostro avviso, l'opportunità di procedere con un minimo di razionalità: il disegno di legge Petrini, l'Ente di sviluppo dell'artigianato e le due proposte di legge, 57 e 58, devono procedere lungo binari paralleli ed arrivare alla conclusione dell'iter legislativo, se non proprio contemporaneamente, almeno in un contesto cronologico così circoscritto da consentire la creazione di un corpo organico di leggi predisposte al fine di risolvere i più urgenti e vitali interessi del settore artigiano.
La proposta si articola pertanto in questo modo: trasmissione del disegno di legge e della proposta di legge sull'Ente di sviluppo dell'Artigianato dalla VI Commissione alla VII; impegno della VII Commissione a concludere l'esame relativo all'istituzione dell'Ente di sviluppo dell'Artigianato, del disegno di legge Petrini e delle due proposte del Gruppo comunista entro un termine che potrebbe essere fissato in linea di massima, a metà ottobre; discussione ed approvazione delle quattro leggi entro lo stesso mese di ottobre.
Tutto ciò, sempre che la VI Commissione non dichiari di essere pronta a mandare in aula la legge sull'Esap, nel qual caso, però, si pone il problema della proposta socialista sullo stesso Ente, che si discuterebbe in aula come proposta alternativa al disegno di legge della Giunta, già esaminato dalla VI Commissione.
Quello che mi sembra essenziale è che l'istituzione dell'ESAP va collocata, dal punto di vista dei contenuti programmatici, come antecedente logico di ogni ulteriore intervento nel settore, appunto per evitare una legislazione frammentaria, in contrasto con ogni logica programmatoria come già è stato fatto rilevare a proposito delle diverse leggi agrarie presentate in Consiglio.
Del resto, sulla urgenza e sulla necessità di una legislazione regionale sull'artigianato non è il caso di convincere alcuno.
L'obbligo legislativo a carico della Regione è chiaramente fissato dal decreto delegato n. 2, di cui le varie proposte di legge non rappresentano altro che la concreta attuazione.
E' di qualche giorno fa la proposta d'iniziativa parlamentare del Gruppo socialista per una nuova definizione giuridica dell'artigianato e della sua azienda; per consentire alle Regioni di legiferare, con pienezza di poteri, sulle questioni di loro competenza in forza dell'art. 117 della Costituzione.
La resistenza e le incertezze che si sono manifestate in questa direzione hanno contribuito non poco a rendere precaria la situazione degli artigiani: alle difficoltà congiunturali e strutturali del momento, che hanno avuto ed hanno una forte incidenza sulle realtà aziendali - si sono aggiunte quelle derivanti dal fatto che la categoria è ancora costretta a muoversi nell'ambito di una legge, quale la 860, obiettivamente superata.
Emerge, quindi, l'esigenza di una riforma che realizzi la più ampia convergenza della categoria tenendo conto di alcuni aspetti particolarmente qualificanti del problema.
Le proposte di legge che verranno esaminate dalla Commissione con la partecipazione consultiva di tutte le categorie interessate al settore, e che successivamente saranno discusse in Consiglio, consentiranno di affrontare una problematica di più ampia prospettiva rispetto a quella, pur importante, degli strumenti creditizi, che non sono evidentemente il solo problema degli artigiani, ma che in un quadro d'insieme potranno trovare la più opportuna ed efficace collocazione.
Il termine che viene richiesto dal Presidente della VII Commissione per un approfondimento dei problemi consentirà, quindi, un'indagine attenta e responsabile dei bisogni generali, permetterà di rilevare le possibilità effettive d'intervento della Regione in direzione di una politica di reale sostegno dell'artigianato, e di predisporre, di conseguenza, gli strumenti operativi necessari.



PRESIDENTE

Nessun altro dei Consiglieri chiedendo di parlare, do la parola all'Assessore Petrini.



PETRINI Luigi, Assessore all'industria e artigianato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio tutti gli intervenuti in questo breve dibattito, che mi auguro efficace, soprattutto in prospettiva.
L'artigianato - come è stato ricordato - diffuso capillarmente in quasi tutti i settori della produzione, ha un peso rilevante nel nostro sistema economico e, credo, contribuisce in maniera significativa alla formazione del reddito nazionale, all'attività della bilancia commerciale, e soprattutto alla creazione di nuovi posti di lavoro.
E' indubbio, tuttavia, che, per conservare e rinsaldare questo ruolo nell'economia, l'artigianato regionale deve poter costantemente essere al passo con le crescenti esigenze poste dallo sviluppo tecnologico e dalla dimensione dei mercati; ciò comporta la necessità di un costante adeguamento di conoscenze tecniche, di strutture e di potenzialità umane e finanziarle.
Ora, se consideriamo che le aziende artigiane hanno quasi sempre una conduzione a carattere familiare e che quindi non possono contare, per coprire i loro fabbisogni finanziari, né sul mercato dei valori mobiliari né sull'autofinanziamento, che oggi è reso particolarmente difficile da una continua erosione dei margini di profitto, emerge che il problema del credito al settore è senza dubbio il più importante nodo da sciogliere per consentire su basi realistiche il necessario sviluppo del settore medesimo.
Va però ricordato che, in questo campo, opera, ed è noto l'Artigiancassa: questo ente che, con la legge dell'agosto '71, ha avuto una ristrutturazione regionale; è stata, tra l'altro, prevista l'istituzione di uffici della Cassa in ogni capoluogo di Regione, nonch l'istituzione dei Comitati tecnici regionali, ai quali spetta deliberare la concessione dei contributi sugli interessi.
Il Comitato tecnico regionale del Piemonte, entrato in funzione nel luglio dello scorso anno, a tutt'oggi ha approvato 3618 operazioni, per un totale, in Piemonte, di investimenti di oltre 24 miliardi e mezzo. Questi investimenti, è poi da ricordare, hanno comportato un aumento della forza lavoro di quasi quattromila unità in Piemonte.
Pur dando atto della rilevanza dei dati citati, e quindi del notevole risultato conseguito, penso, dal Comitato tecnico regionale, occorre per mettere in luce che, sul totale delle imprese artigiane operanti in Piemonte, quelle che hanno goduto di un credito agevolato sono relativamente poche. E' quindi evidente la necessità di ampliare questo canale creditizio.
In questo quadro, dunque, le proposte di legge presentate dal Gruppo comunista e rivolte a favorire l'accesso al credito, sia a medio termine che di esercizio, alle imprese artigiane piemontesi hanno un'indubbia importanza e validità. (Dico questo non soltanto per ricambiare i mazzi di fiori al collega Berti). Le proposte di legge di cui sopra, come ha riferito il Presidente della VII Commissione, ing. Cardinali, al Presidente Oberto, presentano indubbiamente degli aspetti interessanti. A nostro giudizio, esse hanno però anche dei limiti che, ai fini di un'efficace politica di incentivazione del settore da parte della Regione, devono evidentemente essere superati. Le iniziative di cui alle leggi in argomento manifesterebbero altrimenti una scarsa operatività, come d'altro canto ricordava giustamente il collega Raschio. In particolare, la proposta di legge per la concessione di contributi in conto ammortamento mutui per crediti a medio termine ci sembra necessiti di perfezionamento. La proposta di legge consente sì di abbassare il tasso di interesse pagato dall'artigiano, ma non risolve, come ricordava Raschio, il problema delle garanzie e la posizione contrattuale dell'artigiano nei confronti dell'Istituto di credito, il che rappresenta invece, secondo gli orientamenti espressi a più riprese dalle associazioni di categoria e dagli enti e organismi direttamente interessati al settore, la maggiore difficoltà che l'artigiano incontra nell'accedere al credito.
E' soprattutto in ordine a questo problema che la proposta di legge richiede, a mio avviso, un perfezionamento. Occorre, in altre parole, che il problema delle garanzie sia idoneamente risolto, se si vuole che la legge trovi effettiva e concreta applicazione in punto ad ogni suo obiettivo, non ultimo quello, a nostro giudizio, molto valido, di far sì che ogni azienda, avendo la possibilità di ottenere dei finanziamenti agevolati (per intervento dell'Artigiancassa e per intervento della Regione) per un importo superiore ai 15 milioni (che è l'importo che attualmente rappresenta il limite massimo del fido concedibile dell'Artigiancassa) possa pienamente realizzare i propri programmi e le proprie iniziative.
Tralasciando altri aspetti, che pure necessitano di opportuni correttivi al fine di una migliore snellezza del provvedimento e per mettere soprattutto a disposizione degli artigiani le somme richieste con celerità e con snellezza di procedura, ci sembra che la proposta di legge in esame presenti un altro limite che dev'essere superato. Riteniamo cioè che la legge debba espressamente prevedere una utilizzazione programmata delle somme disponibili. In altri termini, la legge deve consentire d'individuare annualmente, ai fini di una priorità nella concessione dei finanziamenti agevolati, quei settori e quelle iniziative che meritano di essere incentivati in quanto effettivamente contribuiscono al progresso dell'autentico artigianato piemontese.
Riteniamo, poi, che anche la proposta di legge sulle cooperative artigiane di garanzia richieda un'ulteriore considerazione da parte di tutti. In particolare, noi sosteniamo che la partecipazione regionale nella formazione del patrimonio sociale di queste cooperative dev'essere più efficace di quello previsto. In effetti, è dall'entità del patrimonio sociale che dipende la possibilità di una più o meno ampia operatività di una cooperativa. Quanto maggiore, pertanto, sarà l'integrazione regionale tanto più ampia potrà essere per gli artigiani soci la possibilità di accedere al credito di esercizio, e quindi, per la legge, di raggiungere il proprio obiettivo.
Sulla base di queste osservazioni, la Giunta regionale, ritenendo di migliorare, possibilmente, e completare le iniziative di cui ai progetti di legge in esame, sta predisponendo, come si è qui ricordato, un proprio disegno di legge, che affronta, come momento unico, il problema del credito artigiano, sia di esercizio sia a medio termine.
Per quanto sopra, e per quanto è stato dichiarato qui dal Presidente della VII Commissione, ing. Cardinali, mi associo anch'io alla richiesta di ritiro dei progetti di legge. Si potrà così concordare un unico testo, sul quale la Commissione competente potrà aprire un'ampia consultazione con la partecipazione della categoria interessata. Io credo che da essa il Consiglio trarrà le utili indicazioni e i validi orientamenti per l'approvazione definitiva, alla ripresa autunnale dei propri lavori, di un valido ed efficace provvedimento.
In merito, poi, alle osservazioni generali sul settore fatte da alcuni colleghi, dirò subito che l'Amministrazione regionale crede nell'avvenire dell'artigianato, e guarda con grande interesse a questo settore, per le possibilità che esso offre al potenziamento delle moderne attività produttive, anche di natura industriale e per il contributo che esso fornisce alla soluzione dei problemi dell'occupazione, specie nelle zone meno favorite dal progresso economico. Da qui l'assicurazione che il settore dell'artigianato non sarà trascurato a vantaggio di altri settori in quanto, riteniamo, costituisce una componente essenziale del mondo della produzione e del lavoro, oltre a rappresentare un fattore civile e sociale di primaria importanza.
Lo sviluppo della nostra regione, va poi sottolineato, non può attuarsi se non con la contemporanea propulsione di tutte le componenti dell'attività economica, mettendo in evidenza proprio la necessità di un potenziamento del settore artigiano nel quadro di una diversificazione economica del Piemonte, richiesta dal rapporto preliminare al piano di sviluppo regionale, ma, soprattutto, richiesta dalla necessità di un migliore assetto economico e sociale della nostra regione.
Non ricorderò ora, per ragioni di tempo, dato che l'ora è troppo tarda la politica delle cose e cioè: l'azione dell'Amministrazione regionale a favore del mondo artigiano, con le numerose iniziative prese dalla Giunta con le iniziative legislative prese dal Consiglio e dalla stessa Giunta con i provvedimenti in programma, anche a breve scadenza, annunciati in sede di Commissione consiliare competente, tra cui - vorrei tranquillizzare il collega Garabello - l'indagine conoscitiva del settore da lui richiamata, che è un preciso impegno dell'Assessorato alla ripresa autunnale.
In relazione alla specifica richiesta del collega Calsolaro in ordine alle competenze della VII Commissione ad esaminare il disegno di legge per la costituzione dell'Ente di sviluppo dell'artigianato, dirò il mio parere: l'avere iniziato l'iter - con le consultazioni, con la nomina del relatore e con altri provvedimenti, tra cui l'esame della stessa legge - alla VI Commissione, consiglierebbe che la conclusione dell'esame fosse lasciata alla Commissione medesima, per non perdere ulteriormente tempo prezioso. E ciò senza tacere il fatto che quando ci fu il passaggio della materia dell'artigianato dalla VI alla VII Commissione vi fu - almeno così mi è stato detto - una chiara intesa perché l'esame già iniziato da parte della VI Commissione, per quanto riguarda appunto il disegno di legge in parola fosse concluso dalla Commissione medesima.
Concludendo questo mio breve intervento, signor Presidente e signori Consiglieri, dirò che è mia convinzione che la Regione sta predisponendo con serio impegno ogni accorgimento valido a risolvere per il meglio tutti i problemi cui si è fatto cenno, in modo da giungere ai risultati voluti.
Voglio sperare che ciò possa realizzarsi al più presto, o quanto meno in tempi brevi. Questo è un augurio e una certezza, per lo sviluppo e il miglioramento della vita civile e per il progresso sociale degli artigiani ma direi, in ultima analisi, per lo sviluppo dell'attività e della stessa economia piemontese.



PRESIDENTE

Nessun altro chiedendo di parlare, porrei in votazione la richiesta del Presidente della Commissione d'aggiornamento della proposta di legge n. 57 e n. 58 di cui ai punti 5 e 6 dell'ordine del giorno. Chi approva l'aggiornamento è pregato di alzare la mano.
L'aggiornamento è concordato.


Argomento:

Esame delle proposte di legge n. 57 e n. 58 presentate dai Consiglieri Raschio, Berti e altri sugli interventi a favore dei Consorzi e delle Cooperative artigiane di garanzia, e sui contributi (rinvio)

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Stamane abbiamo sospeso per un momento la procedura relativa alla richiesta d'urgenza avanzata dalla Giunta con la presentazione del disegno di legge regionale n. 102 "Costruzione di case per i nuclei familiari che risiedono in alloggi da abbattere o da sistemare".
Il Consigliere Berti aveva chiesto di parlare su questo argomento.
Siccome dobbiamo procedere alla votazione sull'urgenza da concedersi o meno, lo pregherei di prendere la parola.



BERTI Antonio

Che su una legge del genere si debba concedere senza esitazioni l'urgenza sembrerebbe ovvio, se non risultasse da una lettura ancora affrettata della legge che si propongono, nel meccanismo di applicazione della stessa, delle misure sulle quali occorre discutere a fondo; il mio timore è che la fretta in questo caso sarebbe una cattiva consigliera, ci ridurremmo a fare una legge che, giusta nelle sue intenzioni e nella direzione, propone un meccanismo nettamente contrario allo Statuto della Regione Piemonte e all'autonomia dei Comuni.
Io non entro nel merito, mi limito ad affermare che in questa legge il sindaco è considerato pressoché alla stregua di un ufficiale giudiziario che deve emettere delle ordinanze, persino la Commissione comunale per l'assegnazione degli alloggi che saranno costruiti è presieduta da un funzionario del Genio Civile di cui fa parte anche il sindaco del Comune alla faccia dell'autonomia dei Comuni tanto chiaramente conclamata.
Si tratta quindi di una legge giusta nelle intenzioni, ma che ha bisogno di un meccanismo totalmente diverso che salvaguardi l'autonomia e la funzione dei Comuni, tanto più importante dopo le recenti dichiarazioni del Capo del Governo Rumor che in un passo del suo discorso (che leggerò in sede di discussione, a suo tempo) propone, con accenti per me preoccupanti per la vita della Regione, le iniziative che occorre assumere per lo sviluppo delle autonomie locali.
Considerato il mese di agosto inattivo, un'urgenza concessa oggi praticamente renderebbe impossibile osservare poi i termini prescritti dal regolamento.
Saremmo quindi contrari a dare l'urgenza adesso affinché sia preso in maggiore considerazione il meccanismo della legge.



PRESIDENTE

La Giunta su questa presa di posizione? Il Presidente Calleri ha facoltà di parlare.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta è d'accordo di non adottare la procedura d'urgenza per ovvi motivi di carattere regolamentare, perché una volta che si è adottata, la Commissione deve licenziarla con il tempo prescritto dal regolamento.
Quindi accetta senz'altro la richiesta, che significa discutere la legge nel mese di settembre prossimo.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni - Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame della proposta di legge n. 92 del Comune di Collegno sulle norme per l'esercizio delle funzioni previste dal decreto della Repubblica del 14/1/'72 n. 3, di delega delle stesse agli enti locali e di istituzione del fondo regionale per la gratuità della scuola


PRESIDENTE

Allora il disegno di legge verrà da me passato alla Commissione competente, senza dar corso alla procedura d'urgenza.
Si passa all'esame del settimo punto all'ordine del giorno "Proposta di legge n. 92 del Comune di Collegno, relativa a norme per l'esercizio delle funzioni previste dal decreto della Repubblica 14/1/'72 n. 3 di delega delle stesse agli enti locali e di istituzione del fondo regionale per la gratuità della scuola".
Debbo informare, prima di dare la parola, che altri Comuni hanno chiesto di associarsi a queste proposte di legge che non hanno ancora potuto formulare nelle maniere richieste dal nostro Statuto e dal nostro regolamento.
La Giunta su questa proposta di legge n. 92 ha qualcosa da dire al Consiglio prima che si inizi la discussione? Il Presidente della Commissione chiede di parlare, ne ha facoltà.



BESATE Piero

La Commissione ha proceduto all'esame del progetto di legge al quale si sono associati numerosi altri enti locali e Comuni del nostro Piemonte.
Secondo il dettato dello Statuto ha sentito i rappresentanti del Comune di Collegno per l'illustrazione del documento alla Commissione; ha proceduto alla consultazione dei Comuni capoluogo di provincia e dei Comuni capoluogo di area ecologica delle province del Piemonte e tutti i Comuni che hanno preso la parola hanno espresso la loro adesione all'iniziativa del Comune di Collegno, mentre altri hanno già annunciato di avere approvato il progetto di legge che è in corso di approvazione presso il CO.RE.CO.
I Comuni hanno sottolineato l'urgenza di pervenire all'approvazione per la regolamentazione della materia nella nostra Regione, esprimendo l'opinione che qualora i tempi tecnici non consentissero di pervenire all'approvazione per l'applicazione del progetto entro l'anno scolastico '73/74, sarebbe utile pervenirvi entro settembre, al massimo entro la metà di ottobre per dar modo ai Comuni che prepareranno i loro bilanci per l'anno '73/74 di prevedere gli stanziamenti e gli interventi idonei integrativi in rapporto al tipo di legge che verrà approvato dal Consiglio Regionale.
Questo a condizione - è stato detto dai Comuni - che le disposizioni amministrative che la Giunta ha emanato ed emanerà, concernenti i vari aspetti di questo settore, si ispirino se non proprio alle norme comunque ai concetti contenuti nel progetto di legge di Collegno.
La Commissione ha proceduto ad ulteriori esami e ad un certo momento, a maggioranza, la Commissione ha ritenuto di non potere ancora formulare un parere da consegnare all'Ufficio di Presidenza in quanto ha ritenuto che siano necessari ulteriori approfondimenti e l'acquisizione di altri dati che consentano un giudizio più puntuale sul progetto stesso e su quello definitivo da presentare al Consiglio Regionale. Va tenuto presente che i Comuni hanno espresso l'opinione che la Commissione può fare tutte le modificazioni che ritiene necessarie, sulla base delle indicazioni fornite dai Comuni stessi.
A seguito di queste consultazioni c'è stato anche un incontro nelle sale di questo palazzo, tra un gruppo di sindaci della provincia di Torino ed il Presidente della Giunta (presenti taluni Consiglieri). I sindaci hanno espresso le stesse opinioni che avevano esternate nella consultazione. Non spetta certo a me dire quale è stato e quale sarà l'atteggiamento del Presidente della Regione, a nome della Giunta, su questo aspetto della questione.
L'altro ieri mattina con l'Assessore Visone, in sede di Commissione abbiamo soprasseduto all'esame ulteriore del progetto di legge in quanto la materia è stata oggetto di decisioni da parte della Giunta nell'ultima sua riunione. Quali siano state le determinazioni prese non spetta a me dirlo.
La Commissione è del parere di proseguire l'esame del progetto di legge secondo l'indicazione fornita dai Comuni durante la consultazione. Tutti i Commissari della III Commissione ritengono sia necessario arrivare entro settembre-ottobre all'approvazione di un progetto di legge che regolamenti la materia della nostra Regione, dando le deleghe agli enti locali per l'esercizio delle funzioni. Sarebbe la prima vera legge di delega in attuazione del dettato costituzionale e del dettato statutario. Auspichiamo di poterci arrivare con tutto l'impegno della Commissione e con la collaborazione della Giunta soprattutto per la ricerca di quei dati, di quelle informazioni che sono ritenute necessarie dalla maggioranza della Commissione al fine di addivenire alla formulazione di un parere.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, signori Consiglieri, il problema che stiamo trattando è estremamente complesso e soprattutto necessita di profonda meditazione perché per risolverlo sono necessarie, anche dal punto di vista finanziario, notevolissimi sforzi.
Il progetto di legge al quale ha fatto riferimento il Presidente della III Commissione è indubbiamente una traccia, la Giunta l'ha detto chiaro, è un progetto che va profondamente rivisto e quindi dovrà essere oggetto di confronto e di discussione.
Io pertanto vorrei dare alcune indicazioni al Consiglio sullo stato dei lavori nel settore dell'assistenza scolastica e dico "assistenza scolastica", anche se è un termine che non piace a nessuno, perch purtroppo dobbiamo constatare che alle Regioni non è stato trasferito quanto era stato auspicato in quest'aula, ma soltanto l'assistenza scolastica.
Se il Consiglio me lo consente vorrei articolare il mio intervento in due settori ai quali l'opinione pubblica è più sensibile e su cui si sono scatenati, nel decorso anno scolastico, dei dibattiti, dei confronti, delle prese di posizione: la fornitura dei buoni per i libri gratuiti alla scuola dell'obbligo ed alle scuole superiori, e l'assistenza scolastica più generica (trasporto, contributi alle casse scolastiche ed ai patronati scolastici).
Il Ministero della P.I., nel trasferire alle Regioni le funzioni inerenti all'assistenza scolastica, ha fatto pervenire alle Regioni stesse la circolare n. 970 del 15 gennaio 1972, contenente la normativa, i compiti istituzionali, gli adempimenti ed i criteri per l'assegnazione dei contributi da destinare agli interessati che operano nel settore dell'assistenza scolastica.
Per quanto riguarda le modalità di ripartizione dei buoni libro in favore degli alunni di disagiate condizioni economiche della scuola media inferiore e superiore, la relativa forma di assistenza è prevista dagli artt. 15 e 16 della legge 31/10/'66 n. 94 e consistente nella concessione di buoni libro del valore unitario rispettivamente di lire 10.000 e 15.000 ciascuno.
Gli adempimenti adottati dal Ministero della P.I. per il riparto, e riportati nella citata circolare n. 970 consistevano: nell'80 per cento del fondo iscritto nell'apposito capitolo di bilancio che veniva suddiviso fra tutte le province in relazione del numero degli alunni frequentanti le scuola menzionate; il 20 per cento del fondo stesso veniva ripartito tra le province in relazione alle condizioni socio-economiche delle province stesse.
L'Amministrazione regionale, nello stendere la delibera n. 6510688 del 20 giugno, relativa alla ripartizione della somma iscritta al capitolo 256 e 258 del bilancio '73 di lire 750 milioni per la scuola media inferiore e 250 milioni per la scuola media superiore, ha seguito gli stessi criteri adottati dal Ministero in quanto ha stabilito l'80 per cento di ognuno degli stanziamenti conformi alla popolazione scolastica dell'anno '72/73 e ripartendo il rimanente 20 per cento in relazione alle condizioni socio economiche particolarmente depresse delle province medesime.
In tal senso le tabelle predisposte per la ripartizione dell'80 e del 20 sono le seguenti: Alessandria per l'80 per cento 55 milioni per il 20 per cento 19 milioni, totale 74 milioni, pari ai 7450 buoni libri che sono contemplati nella delibera presa dalla Giunta; Asti 27 milioni e 14 milioni e 500.000, pari a 41 milioni e 500.000 per 4150 buoni libro; Cuneo 74 milioni e 24 milioni, totale 98 milioni, pari a 9800 buoni libro; Novara 66 milioni e 15 milioni e 500.000, pari a 8150 buoni libro; Torino 330 milioni e 60 milioni e 500.000, pari a 39.050 buoni libro; Vercelli 48 milioni e 16 milioni, pari a 6400 buoni libro.
Scuole medie superiori: Alessandria 21 milioni e 7.125.000 pari a 1875 buoni libro.



REVELLI Francesco

Noi vogliamo una risposta sola: coma ha fatto le ultime delibere di Giunta.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Seguendo i criteri adottati dallo Stato.



REVELLI Francesco

E la Commissione?



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

La Giunta aveva previsto una Commissione per poter suddividere nell'ambito delle province, fra le singole scuole, ma dato che la suddivisione era fatta dal Provveditorato, la suddivisione stessa verrà fatta dall'Assessorato.



REVELLI Francesco

L'impegno è nella direzione dei Comuni o nella direzione.



PRESIDENTE

Vorrei pregare il Consigliere Revelli di lasciare concludere l'Assessore, dopo di che potrà parlare, altrimenti instauriamo un dialogo che non agevola di certo la conclusione del nostro dibattito.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Per le scuole medie superiori sono assegnati: ad Alessandria 1875 buoni, Asti 725, Cuneo 2055, Novara 2035, Torino 8631, Vercelli 1345.
I Provveditori agli studi, a loro volta, nel ripartire le somme assegnate dal Ministero, seguivano i criteri stabiliti dalle circolari 413 e 419 del 31.10.66 che prevedevano la percentuale maggiore del 60 per cento per le scuole medie inferiori, 70 per cento per le superiori, conforme alla popolazione scolastica di ogni scuola, la rimanente percentuale rispettivamente del 40 e del 30, tenendo conto delle condizioni socio economiche, particolarmente depresse, delle famiglie degli alunni.
La Giunta, tramite l'Assessorato, adotterà, per la distribuzione dei buoni libro alle casse scolastiche nell'ambito di ciascuna provincia, gli stessi criteri stabiliti dal Ministro della Pubblica Istruzione attraverso le citate circolari. A tale scopo l'Assessorato è già in possesso dei dati statistici delle scuole di ogni ordine e grado del Piemonte, relativi all'entità della popolazione scolastica dell'anno '72/73.
Sulla scorta di questi dati l'Assessorato provvederà all'assegnazione della quota di buoni libro che è determinata dall'applicazione delle rispettive percentuali del 60 e del 70 per cento, relative all'entità della popolazione scolastica.
Le circolari n. 1 e 2 del 6.6.73 che questa amministrazione ha diramato a tempo debito, hanno lo scopo di fornire all'Assessorato competente attraverso la conoscenza del numero dei buoni libro necessari, gli elementi indispensabili per meglio valutare le condizioni di depressione socio economico in cui opera la scuola. Tale conoscenza permette di applicare la rimanente percentuale rispettivamente del 40 e del 30 per cento ai fini di completare l'assegnazione dei buoni libro alle casse scolastiche interessate.
Ad assegnazione avvenuta, l'Assessorato s'impegna a comunicare tempestivamente il numero dei buoni assegnati alle singole scuole, ai Comuni interessati, affinché gli stessi possano predisporre eventuali integrazioni di buoni libro.
A questo punto ritengo rendere edotto il Consiglio regionale dei dati statistici relativi alla popolazione scolastica delle scuole medie inferiori e superiori del Piemonte.
Per la scuola media inferiore gli alunni sono: ad Alessandria 15.454 Asti 7.539, Cuneo 20.857, Novara 18.531, Torino 93.021, Vercelli 13.690 per un totale di 169.092.
Per la scuola media superiore la lettura è più complessa perché mentre la scuola media ha un unico indirizzo, la scuola superiore è articolata in vari tipi d'istituto, per cui leggerò solo i totali: Alessandria 13.151 Asti 5.231, Cuneo 11.914, Novara 14.540, Torino 69.974, Vercelli 9.454 totale 124.264. Da notare che in questi sono compresi gli allievi delle scuole statali e non statali che però hanno diritto, per legge, ai buoni libro.
Il motivo per cui l'amministrazione aveva programmato di avvalersi di una Commissione provinciale a titolo sperimentale limitatamente al corrente anno, era soltanto per trovare un tipo di collaborazione e per giungere ad una valutazione il più oggettiva possibile in merito alla conoscenza della situazione socio-economica della popolazione scolastica.
Comunque non ci avvarremmo più di questa Commissione perché il riparto verrà fatto direttamente dalla Giunta tramite l'Assessorato, in base a questi criteri.
Per quanto riguarda il riparto degli altri fondi, l'Amministrazione regionale nell'assegnare i fondi agli enti sia per il decorso anno scolastico '72/73, sia per quanto già disposto per il primo trimestre '73/74, ha seguito i parametri adottati dagli organi centrali e periferici dello Stato; in particolare per l'anno scolastico '72/73 sono stati i Provveditorati agli Studi che hanno predisposto piano di intervento per quanto attiene all'assegnazione agli enti interessati dei contributi per il trasporto degli alunni e per l'assistenza scolastica, secondo l'importo allora assegnato all'Amministrazione regionale nell'identica misura predisposta in precedenza dal Ministero della P.I. Infatti con la circolare n. 970 già citata, il Ministero della P.I., nel comunicare le normative e gli adempimenti adottati in questo settore, ha altresì allegato due tabelle contenenti il riparto dei contributi assegnati alle province del Piemonte nell'anno scolastico '72/73 in merito al trasporto alunni scuola dell'obbligo, ai buoni libro, all'assistenza scolastica tramite le casse scolastiche, all'assistenza generica tramite i Patronati scolastici l'assistenza ai Consorzi dei Patronati scolastici, l'assistenza ai collegi scuole e convitti e borse di studio.
Sulla scorta di questa assegnazione che ha tenuto conto per la ripartizione degli stanziamenti per l'assistenza scolastica in favore dei Patronati e delle casse scolastiche del numero degli alunni frequentanti la scuola e delle condizioni economico-sociali delle province stesse, questa Amministrazione ha proporzionatamente maggiorati i contributi secondo l'aumento degli stanziamenti iscritti a bilancio. Mentre per i buoni libro ho riferito a parte, per le borse di studio, non avendo il bilancio '73 previsto alcun aumento negli stanziamenti in questo settore, l'assegnazione per provincia è stata effettuata nella stessa misura predisposta dal Ministero della P.I.
Per quanto attiene ai trasporti della scuola dell'obbligo l'assegnazione ad ogni provincia per l'anno scolastico '72/73 è stata predisposta nella stessa entità stabilita dal Ministero con l'aggiunta, per quanto riguarda il primo semestre '73, di una quota maggiorata in proporzione all'entità del primitivo contributo concesso dal Ministero della Pubblica Istruzione conforme alle maggiori disponibilità del relativo capitolo di bilancio.
Per il primo trimestre dell'anno scolastico '73/74, facente parte economicamente del bilancio '73, seguendo gli stessi criteri adottati dal Ministero della Pubblica Istruzione e contenenti nella tabella allegata alla citata circolare 970, sono stati assegnati alle varie province i contributi da destinare al trasporto degli alunni della scuola dell'obbligo e della scuola materna, nonché quelli per l'assistenza scolastica proporzionalmente aumentati secondo le rimanenze della somma stanziata a bilancio.
Per queste assegnazioni agli enti interessati, la Giunta e per essa l'Assessorato, si varrà della collaborazione dei consorzi provinciali e dei Patronati scolastici i quali, seguendo il criterio ministeriale ripartiranno la rispettiva assegnazione tra gli enti organizzatori del servizio (Patronati scolastici e Comuni) in relazione al fabbisogno indicato da ciascuno in misura proporzionale alla disponibilità complessiva.
La quota di contributo per l'assistenza scolastica è stata ripartita tra le varie province con gli stessi criteri adottati dal Ministero della Pubblica Istruzione e cioè per l'80 per cento in rapporto diretto alla popolazione scolastica e per il 20 per cento in rapporto inverso alle condizioni socio-economiche delle province stesse.
Gli stessi criteri saranno adottati dai Consorzi provinciali dei patronati scolastici nei confronti dei Patronati scolastici nell'ambito della provincia di loro competenza.
Concludendo, ritengo di dover precisare che per quanto concerne i criteri e i parametri del riparto dei fondi stanziati per il bilancio regionale nei vari capitoli, per l'assistenza scolastica sino ad oggi l'Assessorato non ha portato innovazioni a quelli già seguiti in precedenza dal Ministero della Pubblica Istruzione; l'Assessorato tiene nella dovuta evidenza il complesso problema in attesa di addivenire ad un'organica normativa regionale.
Ogni possibile proposta d'innovazione, sia regolamentare, sia legislativa, sarà comunque portata, a cura della Giunta, all'esame del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Revelli, ne ha facoltà.



REVELLI Francesco

Io sarò veramente molto breve, al contrario dell'Assessore il quale ha dato un'infinità di dati che conosciamo e che erano già riportati nell'interpellanza e nella mozione che abbiamo presentato, sulla scorta di quanto ha detto prima il Consigliere Besate e cioè la precisa richiesta dei Comuni: si rinvii la legge, la si approfondisca, si veda di migliorarla in qualsiasi modo, però a patto che da quest'anno alcune cose cambino. Erano state prese delle deliberazioni di Giunta escludendo il potere regolamentare del Consiglio, adesso si è detto che la Commissione è stata tolta e non sono stati sottoposti criteri e parametri al giudizio del Consiglio, come fanno correttamente altri Assessori (l'ultimo esempio è stato quello della delibera sulla sanità); infine ci è stato detto che tutto resta come l'anno scorso.
Noi vogliamo avere dall'Assessore una risposta a due domande alle quali il Presidente Calleri ha già risposto: 1) pur restando tutto com'è e togliendo dalla delibera la Commissione famosa che andava nel senso opposto a quello detto dai Comuni, vogliamo sapere se l'Assessore condivide il parere del Presidente della Giunta il quale di fronte ai Comuni, ai Comitati di quartiere e a coloro che sono venuti a questo incontro, ha detto approfondiremo la legge, però è chiaro che andiamo verso la delega ai Comuni. Questa è anche l'opinione dell'Assessore Visone, sì o no? La Giunta ed il suo Assessorato si muoveranno per arrivare a settembre con proposte loro insieme alla legge dei Comuni e a quelle che altri gruppi potranno presentare come innovazione partendo dai principi già esposti in quella dei Comuni? 2) E' veramente transitoria la strada che ancora quest'anno si segue, posto che è un indirizzo di cui non siamo affatto soddisfatti perché i criteri ed i parametri potevano essere discussi in Commissione, poi in Consiglio e deliberati in modo che si potesse fare un piano di riparto diverso? Se è transitoria, a fine agosto-inizio settembre verrà l'Assessore con il piano di riparto? Noi dobbiamo e vogliamo prendere atto delle cose che si fanno perch ovviamente non ci fidiamo, fino ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna risposta concreta che ci permetta di avere fiducia sia nel Presidente che nell'Assessore.
Vorrei sapere perciò se questa è la strada che si segue, dopo tutto il discorso di questa sera che fra l'altro noi, anticipando forse (non me ne voglia l'Assessore) avevamo messo nella mozione e nell'interpellanza in modo più sintetico e forse più leggibile di quanto è stato riferito qui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Visto che siamo in tema di domande all'Assessore, proprio per poter dare soluzioni più confacenti e convenienti a questo importantissimo problema dell'assistenza scolastica e del diritto allo studio, prendendo le mosse da quanto è stato anticipato dal Presidente della Commissione, vorrei sapere dalla Giunta che cosa intende fare per tenere sotto controllo, nei suoi aspetti quantitativi e qualitativi, il fenomeno dell'assolvimento dell'obbligo e degli ostacoli che si frappongono a questa frequenza, al fine di potervi adeguare gli interventi. Mi sembra indispensabile che non ci si accontenti di riparti massicci di cifre, fatti con criteri che sono evidentemente sommari, senza andare poi a preoccuparci di verificare che cosa è capitato per quel che riguarda il diritto allo studio, la frequenza alla scuola, segnatamente la frequenza dell'obbligo, attraverso i provvedimenti che si sono posti in essere.
Io ritengo che soltanto in questo modo si prenda coscienza della natura del fenomeno a cui bisogna in qualche modo provvedere anche agli effetti conoscitivi, interpretativi, da un punto di vista politico ed amministrativo e non soltanto quantitativo così esteriore, di valutazione estemporanea. Se non viene considerato anche questo aspetto, dubito molto che riusciremo, nonostante l'aumento massiccio di intervento, a fare una politica del diritto allo studio e dell'assistenza scolastica che sia veramente pertinente e risolutiva dei problemi connessi.



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede di parlare, do la parola all'Assessore Visone per la replica.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

La mia non vuole essere una replica, ma una brevissima risposta prima di tutto alle due domande del Consigliere Revelli, il quale ha chiesto se c'è discrepanza di vedute fra Assessore e Presidente: io rispondo di no perché evidentemente gli impegni che il Presidente si è assunto saranno portati avanti.
Per quanto riguarda la suddivisione è evidente che in base a questi parametri, prendendo i capitoli di bilancio e applicandoli, la suddivisione è fatta, non è che ci siano dei grossi problemi in quanto, ripeto, abbiamo continuato, per l'inizio dell'anno scolastico '73/74, ad applicare gli stessi parametri che aveva applicato il Ministero della P.I.
Il problema sollevato dal Consigliere Conti è indubbiamente molto grave. Egli ha accennato a massicci stanziamenti, io direi che invece sono palesemente insufficienti, però è indubbio che il problema sollevato, dal punto di vista legale è al di fuori delle competenze della Regione, ma ce lo dobbiamo porre e muovere tutte quelle forze che si preoccupano e si occupano dei problemi scolastici e dell'elevazione culturale per promuovere un'indagine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti perché quella dell'Assessore non è stata una vera e propria replica, ma una risposta.



BERTI Antonio

Il Consigliere Revelli ha fatto due domande, ad una è stato risposto il che vuol dire che l'impegno che il Presidente Calleri si è assunto nell'incontro con i sindaci e cioè che la legge che andrà a settembre si basa sulla presenza dei Comuni e sarà portata a termine.
Però Revelli ha chiesto se questo riparto di cui ha parlato verrà portato in Commissione. Io ero convinto che oggi, secondo un precedente impegno, avremmo votato le delibere, invece non sono state presentate, ma ora vorremmo una risposta precisa.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io ho ricevuto una delegazione di sindaci che avevano assunto l'iniziativa di una proposta di legge le cui finalità, mi sembra, siano quelle di coinvolgere le Amministrazioni comunali in una presenza, non dico più attiva, ma più responsabilizzata per quanto riguarda i problemi dell'assistenza scolastica, tenuto conto che, ai sensi di legge, essa ha come veicolo naturale i Patronati scolastici i cui Statuti, secondo l'approvazione del Ministero, comminano di fatto l'impossibilità di eleggere nell'interno dei propri Consigli di amministrazione dei Consiglieri comunali e pertanto sottraggono ad una direttiva, ad un indirizzo delle Amministrazioni comunali la gestione dei fondi che i Patronati scolastici hanno.
Il problema legislativo è quindi aperto, si tratta di vedere se deve essere legislativo in senso lato o se possano essere delle norme regolamentari, atteso che queste disposizioni la legge le aveva demandate all'emanazione regolamentare del Ministero della P.I. e quindi di fatto, ai sensi della costituzione del nostro Statuto, sono demandate all'approvazione del Consiglio Regionale, trattandosi di norme regolamentari.
Io dovrei intrattenervi qui sugli indirizzi di carattere generale che ritengo possano essere assunti, per fare in modo che la normativa regionale riesca di fatto a coinvolgere la responsabilità dei Comuni e vedere come inquadrare tutto questo in un disegno di legge. Se dicessi che ho le idee già assolutamente chiare su questo direi un'inesattezza e mi esporrei a dire delle cose imprecise. L'impegno che ho con i Comuni è in questa direzione ed io lo riconfermo. Abbiamo già avuto un incontro con l'Assessore Visone a questo proposito e mi pare che non ci siano delle differenze di vedute. A settembre, quando sarà possibile, presenteremo questo disegno di legge.
Per quanto riguarda la seconda parte faccio presente che, avendo adottato con esattezza i criteri di riparto che facevano parte della normativa che abbiamo avuto trasferita e tenuto conto della necessità di procedere con la massima rapidità all'erogazione di questi fondi, mi pare che la deliberazione del Consiglio Regionale non sia necessaria. Se questa esigenza di parlarne in Commissione è conciliabile con l'esigenza della rapidità, non esistono problemi, tenuto conto del fatto che, se non sbaglio, abbiamo tutti un certo desiderio di andare in ferie e non essendoci dei problemi di grave momento nel senso che la ripartizione segue dei criteri predeterminati e che nell'applicazione di questi criteri siamo abbastanza rigorosi, altrimenti andiamo fuori a delle normative che debbono essere assolutamente applicate, credo che non sia il caso di procedere ad ulteriori ritardi, bensì si debba andare avanti.
Io lascerei alla valutazione dell'Assessore se vi sono motivi di urgenza per procedere.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Vorrei solo richiamare l'attenzione del Consiglio sul fatto che le scuole aprono il l° ottobre e che noi dobbiamo fornire a tutti i ragazzi il buono-libro; quindi dobbiamo essere in grado di distribuirli alle singole scuole almeno verso la metà di settembre e questo è stato il nostro impegno, idem per le cifre messe a disposizione per il trasporto, almeno per quanto riguarda il primo trimestre del 1973/74.
L'anno scorso abbiamo visto le code dei librai che per mesi non riuscivano ad avere il pagamento proprio per i ritardi nella consegna dei buoni libro perché il bilancio è stato approvato quando è stato approvato.
Sono meccanismi che devono essere messi in movimento mesi prima.
Dato che dobbiamo predisporre il bilancio '73/74 (mi auguro che le cifre varieranno per cui l'impegno della Regione sarà maggiore) per il prosieguo dell'attività scolastica proiettata nell'anno scolastico '73/74 potremo con più calma vedere parametri nuovi e discuterne in Commissione.



PRESIDENTE

Sono spiacente Consigliere Revelli, ma ha già parlato una volta altrimenti continuiamo il dialogo e non concludiamo più la nostra discussione.



REVELLI Francesco

Vorrei solo si constatasse che con questo movimento abbiamo contribuito ad accelerare le cose, perché se andavamo avanti come prima, caro Presidente, i buoni libro li prendevano a maggio del prossimo anno con quella bella Commissione.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Mi spiace ma non è vero.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Gliene do atto.



PRESIDENTE

Con questa presa d'atto io penso che si possa considerare chiuso il dibattito sul punto settimo all'ordine del giorno.
Credo anche che si possano considerare aggiornati alla prossima sessione dei lavori di questo Consiglio l'esame e la votazione sulla legge n. 92, sempre che tutti concordino su questo rinvio per le cause enunciate prima dal Presidente della Commissione III che ha esaminato la legge.


Argomento:

Esame della proposta di legge n. 92 del Comune di Collegno sulle norme per l'esercizio delle funzioni previste dal decreto della Repubblica del 14/1/'72 n. 3, di delega delle stesse agli enti locali e di istituzione del fondo regionale per la gratuità della scuola

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Passo al punto ottavo del nostro ordine del giorno che riguarda l'esame del disegno di legge n. 67 presentato dalla Giunta Regionale, sui provvedimenti a favore dei Comuni per agevolare la realizzazione di opere pubbliche relative all'urbanizzazione primaria delle aree destinate all'edilizia pubblica residenziale e di quelle opere necessarie ad allacciare le aree stesse ai pubblici servizi.
Relatore il Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto, relatore

Noi siamo pronti a discutere questa legge, però ritengo che se il Consiglio desidera rinviare e la Giunta è d'accordo, si può lasciare una maggiore meditazione al Consiglio durante le vacanze.



PRESIDENTE

C'è una proposta da parte del relatore di rinvio.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta e d'accordo.



PRESIDENTE

Penso che tutto il Consiglio concordi e che non sia necessario metterlo in votazione.
E' rinviato quindi l'esame della legge n. 67.
Al n. 9 del nostro ordine del giorno c'è l'esame delle mozioni che da parecchio tempo ci portiamo dietro. Vedo che i Consiglieri Curci e Carazzoni non sono presenti e quindi non le prendiamo in considerazione.
C'è una mozione presentata dai Consiglieri Nesi, Calsolaro, Fonio Simonelli, Viglione i quali concordano nel rinviarla alla prossima sessione.



REVELLI Francesco

Poiché i Consiglieri Curci e Carazzoni non sono presenti possono essere dichiarate decadute.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori

Argomento:

Interpellanze e interrogazioni (annuncio)


PRESIDENTE

Fino a questo momento non abbiamo mai dichiarato decaduto nulla quindi penso sia opportuno rinviare anche perché è l'ultima seduta di questa sessione del Consiglio.
Tenuto conto che si è esaurito l'ordine del giorno, a me non resta che dare comunicazione ai Consiglieri di quanto è pervenuto all'Ufficio di Presidenza: una proposta di legge regionale da parte dei Consiglieri Fonio, Nesi Calsolaro, Simonelli, Viglione "Provvedimenti per la depurazione delle acque reflue" interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro che chiedono al Presidente della Giunta ed all'Assessore se sono a conoscenza del fatto che gli esami conclusivi dei corsi di addestramento professionale svoltisi presso l'istituto C. Lombroso sono stati sospesi e quale azione la Giunta intenda svolgere interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro che chiedono al Presidente ed all'Assessore competente se corrisponda al vero la notizia secondo cui la Sacra di San Michele sarebbe nuovamente ed ancora in pericolo a causa dei lavori di cava che disgregano il Monte Pirchiriano - e se corrisponde al vero che tali lavori provocano gravi disagi agli abitanti della zona interpellanza urgente con tutta la documentazione allegata presentata dai Consiglieri Berti, Ferraris, Rivalta che chiedono se la Giunta è a conoscenza delle proposte presentate dai sindacati unitari e dai movimenti femminili alla Giunta Regionale per un intervento concreto da parte della Regione in ordine all'applicazione della legge nazionale per la riforma della distribuzione ecc.
Dopo aver formulato i migliori auguri di buone vacanze ai Consiglieri che ancora sono rimasti in aula, con preghiera che a nome della Presidenza li trasmettano anche a quelli che l'hanno già lasciata, dichiaro chiusa la seduta e la sessione.
I Consiglieri saranno convocati a domicilio. La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,15)



< torna indietro