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Dettaglio seduta n.171 del 26/07/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Informo il Consiglio che hanno chiesto ed ottenuto congedo i Consiglieri: Fabbris, Gandolfi, Giovana, Menozzi (che ha dovuto presenziare ad un intervento urgente subito da sua moglie, gli abbiamo fatto già gli auguri e glieli rinnoviamo).


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Approvazione verbali precedenti sedute. I processi verbali delle sedute del 19 luglio sono stati distribuiti ai singoli Consiglieri. In proposito ci sono delle osservazioni da fare? Nessuno chiedendo la parola pongo in votazione l'approvazione dei verbali: chi li approva è pregato di alzare la mano.
I verbali sono approvati.


Argomento: Commercio

Interpellanza urgente del Consigliere Viglione sul problema dei prezzi dell'uva moscato


PRESIDENTE

Interpellanze ed interrogazioni.
C'è un'interpellanza urgente del Consigliere Viglione: allevamento bovini e prezzi uve moscato prossimo raccolto (praticamente sono due), alle quali risponde l'Assessore Franzi.
Trattiamo prima quella del moscato.
La parola all'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

In ordine all'interpellanza del Consigliere Viglione, preciso che il problema è stato posto all'attenzione dell'Assessorato all'agricoltura fin dalla fine dello scorso mese di giugno dalla Federazione Coltivatori diretti di Asti, dal Centro di coordinamento delle cooperative e Cantine sociali nelle forme associative fra i viticoltori dell'Associazione Coltivatori diretti di Cuneo e dall'Alleanza contadina.
Lo scrivente in data 4 luglio ha invitato i predetti organismi associati, nonché le più rappresentative aziende industriali: Gancia Cinzano, Riccadonna, Cora, Martini &Rossi, per un incontro presso gli uffici della Regione per studiare in via preventiva le possibilità di conseguire una specifica intesa con le industrie predette sul prezzo da liquidare ai produttori per le uve moscato di produzione 1973.
Alla riunione del 13 sono intervenute tutte le associazioni di categorie agricole, mentre per gli industriali erano presenti solo i rappresentanti della Cinzano e della Gancia; assenti quelli della Cora e della Riccadonna, mentre la Martini &Rossi, con una lunga lettera con la quale dimostrava il proprio scetticismo sull'iniziativa, declinava l'invito a partecipare.
Nel corso della riunione, dopo una lunga illustrazione delle reciproche posizioni, gli industriali presenti, pur se rammaricati per le significative assenze di importanti aziende industriali del settore dichiaravano la propria disponibilità di massima ad un'intesa. Tra le tesi dei produttori e quelle degli industriali fu convenuto di indire una riunione generale ad Asti a cui invitare, in forma ufficiale, il consorzio dell'Asti spumante, oltre che le principali industrie del ramo, unitamente alle rappresentanze agricole.
Da quanto mi risulta, dopo la riunione predetta, e sempre che non si raggiunga un accordo fra le parti in tale sede, è stato assunto l'impegno di dare la più ampia adesione e partecipazione per coordinare le iniziative a livello sindacale. Questa è una questione che deve essere vista fra produttori e industriali per cui, se la trattativa non dovesse giungere ad una soluzione soddisfacente, subito dopo le ferie, comunque prima della stagione vendemmiale, ci ritroveremo per trovare un punto d'incontro.
In altre parole, si è deciso di costituire un Comitato interprofessionale per le trattative, l'intervento della Regione si verificherà solo nel caso di mancato accordo.
A settembre avremo modo di verificare quanto le organizzazioni professionali avranno potuto concordare con gli industriali del moscato nel corso del mese di agosto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Io ringrazio l'Assessore della sua risposta, ma vorrei puntualizzare che il problema del moscato interessa una quantità di agricoltori assai numerosa, che va dal limite della provincia di Cuneo fino a parte dell'astigiano. Non è quindi, come afferma l'Assessore, soltanto una questione di natura sindacale, ma è un rapporto che deve interessare anche la Regione.
Io prendo atto dell'iniziativa dell'Assessore di promuovere una serie di incontri fra le parti per addivenire ad un risultato soddisfacente e chiedo che la cosa sia pubblicizzata al massimo, in modo che gli agricoltori si sentano tutelati. Questo è molto importante anche dal lato psicologico.
Per ora, come forma interlocutoria, mi dichiaro soddisfatto della risposta e prego l'Assessore entro il mese di agosto di assumere queste iniziative, perché se le stesse fossero assunte a ottobre non servirebbe a nulla ed il moscato sarebbe compravenduto a prezzi assai bassi e non remunerativi per gli agricoltori.


Argomento: Commercio

Interpellanze dei Consiglieri Viglione, Menozzi, Bertorello, Giletta Ferraris, Berti e altri sulla situazione determinatasi dai recenti ribassi delle carni bovine e del latte al consumo


PRESIDENTE

L'altra interpellanza con carattere di urgenza è relativa al problema dell'allevamento bovino.
Qualcuno chiede di illustrarla? Nessuno. La parola all'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Unitamente all'interpellanza del Consigliere Viglione, ne sono state presentate altre dai Consiglieri Menozzi, Bertorello, Giletta in data 1 giugno; Ferraris, Berti, Raschio in data 22 giugno. Questi documenti erano già stati iscritti all'ordine del giorno da oramai almeno tre Consigli passati e non li abbiamo discussi.



PRESIDENTE

Se non me le date pronte io non posso metterle in discussione.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Io direi di dare una risposta unica a tutte e tre.



PRESIDENTE

Io non ho niente in contrario, basta che me le facciate avere. Sempre che tutti gli interpellanti siano d'accordo.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Trattano lo stesso argomento.



PRESIDENTE

Interpellanza del 4 giugno Menozzi, Bertorello, Giletta.
Siete d'accordo che si risponda congiuntamente?



GILETTA Giuseppe Chiaffredo

Sì, siamo d'accordo.



PRESIDENTE

Interpellanza del 28 giugno Ferraris, Berti, Raschio, Revelli.
Sono d'accordo che ci sia una risposta unica?



BERTORELLO Domenico

Sì, siamo d'accordo, ma vorrei illustrarla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertorello per l'illustrazione.



BERTORELLO Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri, alcune brevi considerazioni si rendono necessarie per illustrare l'interpellanza testé enunciata, che intende richiamare l'attenzione di questa Assemblea sulla gravissima situazione in cui versano i mercati del Latte e della carne in Piemonte ed il conseguente disagio economico che ne deriva ai produttori agricoli.
Siamo in un momento in cui, anche in ragione della crisi monetaria in atto a livello europeo e del non allineamento della nostra moneta a quelle degli altri Paesi CEE, di fatto, si ha una situazione nella quale il prezzo del latte alla stalla percepito dai produttori non è assolutamente remunerativo con prospettive di incertezza assoluta per l'avvenire.
Oggi molti allevatori si orientano a chiudere le loro stalle per molteplici ragioni: i costi produttivi in Italia sono più elevati che negli altri Paesi la situazione monetaria internazionale favorisce l'importazione di latte estero (anche se questo non è latte fresco, bensì "stanco", avendo subito una prima pastorizzazione) i mangimi sono notevolmente aumentati, in alcuni casi, anche quadruplicati - come nel caso della soia - così come sono aumentati i costi di lavoro per l'allevamento, macchine, ecc.
non vi è una regolamentazione del latte a seconda delle sue qualità organolettiche vi è assoluta difficoltà di collocazione della produzione, con incertezza conseguente in ordine al risultato economico del produttore vi è ancora mancanza di strutture corporative tra loro coordinate in mano ai produttori per la commercializzazione del latte inoltre, un regime fiscale con l'Iva che di fatto, mentre da una parte riconosce all'allevatore al momento della vendita del suo latte il 6 per cento, viene poi a comprimere il prezzo di mercato del prodotto, non avendo quest'ultimo alcun potere contrattuale.
Tutte queste cause, come ho detto, inducono l'abbandono delle stalle ed alla conseguenza irreversibile di un'ulteriore riduzione del patrimonio bovino, con conseguenza anche per il settore carne.
Pare incredibile che gli industriali del settore non collaborino con gli allevatori - più deboli contrattualmente - per il superamento di questo momento contingente, poiché non è pensabile che possano continuare - in avvenire - ad assicurarsi il loro approvvigionamento nei soli mercati esteri.
D'altra parte, sarà ben difficile che i produttori si convincano, una volta rinunciato alla stalla con le fatiche che essa comporta, a ricostituirla.
Analogo discorso vale per il settore carne, laddove si verifica una stagnazione nei mercati del Piemonte, veramente preoccupante - non solo i prezzi tendono a diminuire costantemente, ma non si riesce neppure più a collocare il prodotto.
D'altra parte, è a tutti noto quale è la situazione al consumo laddove invece si è verificata una progressiva tendenza alla lievitazione.
Per tutte queste ragioni, i colleghi Menozzi, Giletta e chi vi parla hanno inteso presentare tale interpellanza non solo per denunciare la situazione in un settore vitale della produzione (laddove la nostra bilancia commerciale ogni giorno ne subisce in termini monetari le conseguenze), ma chiedere altresì alla Giunta, ed in particolare all'Assessore all'agricoltura di intervenire prontamente per un'eventuale possibile azione di mediazione con gli industriali lattiero-caseari e con altri, eventuali iniziative che si riterranno opportune. Quali, ad esempio una commissione consiliare che approfondisca il problema per il settore carne, tenendo conto sia delle esigenze dei produttori che dei consumatori ed esaminando, altresì, tutti i passaggi che la produzione subisce fino al consumo. Anche per garantire al consumatore stesso la genuinità della produzione, impedendo che venga di fatto venduta per vitello piemontese la carne congelata.



PRESIDENTE

Il Consigliere Ferraris chiede di illustrare, a sua volta l'interpellanza. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Io condivido sostanzialmente le osservazioni già esposte dal collega Bertorello.
Anche la nostra interpellanza affronta due problemi specifici e non per la prima volta, i colleghi, il Presidente, e l'Assessore ricorderanno quante volte in passato abbiamo sottolineato all'attenzione della Giunta e del Consiglio ciò che entro quest'anno la più volte rinviata entrata in funzione del libero mercato (la direttiva dei provvedimenti regolamento del MEC, che avrebbe liberalizzato il mercato del latte), avrebbe determinato per il nostro Paese ed in particolare per la nostra Regione.
In tutte quelle occasioni abbiamo formulato una serie di proposte invitando l'Assessore e la Giunta a prendere in considerazione le varie richieste presentate in più incontri da parte delle organizzazioni sindacali dei lavoratori ed in particolare delle organizzazioni professionali in rappresentanza dei Coltivatori diretti, affinché ci si affrettasse a resistere a quell'ondata d'urto che inevitabilmente sarebbe stata provocata dai prezzi del latte. Purtroppo le richieste, che riguardavano intanto un intervento in relazione all'attuale gestione e direzione della Centrale del latte di Torino per avviare un processo di regionalizzazione delle Centrali del latte non hanno avuto esito.
Il collega Bertorello parla di una Commissione che si occupi dei prezzi, da altre parti sono in corso tentativi di determinare una normativa che possa valere per il latte e per altri prodotti, io penso alla prossima questione del prezzo delle uve moscato (ogni tanto assistiamo a scontri fra gli industriali del settore ed i viticoltori moscatari indifesi, alcune Regioni hanno già compiuto qualche passo in questa direzione, per esempio per i prodotti ortofrutticoli). Che cosa è questa normativa? Riuscire con l'influenza, con l'impegno, con il peso che ha la Regione a costringere attorno ad un tavolo gli industriali di questo o di quell'altro settore per concordare i prezzi, in base naturalmente alle qualità organolettiche del prodotto e via di seguito.
Per tornare al caso del latte, l'unica difesa di fronte all'invasione di latti speciali non può che essere data dalla valorizzazione delle caratteristiche organolettiche di freschezza ecc. Ma se questa è un'azione importante da svolgere sul piano politico e che può portare ad un risultato, bisogna anche pensare alle strutture.
Per quanto riguarda i prezzi della carne, essi rientrano nel più grande contesto dell'inflazione galoppante, della crescita del costo della vita però c'è l'assurdo che mentre i prezzi della carne al consumo continuano a salire, insieme a tutto il resto, assistiamo ad una caduta del prezzo della carne alla stalla, mentre per il produttore vi è stata una crescita, anche più tumultuosa rispetto al livello generale, del costo dei mangimi. Non parliamo della soia, che è passata da 8.000 lire al quintale dell'anno scorso (più o meno in questa stagione) a 32/34.000 lire, si è parlato anche di 40/50.000 lire. Sappiamo tutti quanto l'alto potere proteico della soia incida nel corso complessivo dell'alimentazione del bestiame. Ma è anche aumentato il mais. Insomma, come sempre, l'agricoltura più paga e più porta le conseguenze di questa fallimentare politica comunitaria.
Quindi anche per il settore della carne si chiedono dei provvedimenti si chiede una linea soprattutto e qui rientra il discorso dei 17 importatori che manovrano qualcosa come tre o più miliardi al giorno; anche questo però è un discorso vecchio, attendiamo quindi di sapere quali iniziative ha assunto la Giunta, quali abbia in corso ed in particolare dal momento che il pericolo, già denunciato da Bertorello, di uno smantellamento ulteriore delle stalle e soprattutto della piccola stalla che rappresenta, l'80 per cento (e quando dico piccola stalla mi riferisco non ai 5/10 capi, ma anche ai 20/30/50/100 capi che sorreggono ancora per il 70/80 per cento la produzione nazionale) è gravissimo, oltre interventi immediati occorre finalmente decidersi ad affrontare il problema nel più organico possibile, in modo coerente all'impegno contenuto nella relazione di maggioranza sul bilancio, che invocava un piano organico per lo sviluppo degli allevamenti. Non c'è il Presidente Calleri, ma credo che l'Assessore sia la persona più competente per dirci qualcosa circa quell'impegno assunto dalla Giunta nel corso della discussione sul bilancio di fronte alla prima proposta presentata e che il Presidente Calleri, in più colloqui con il nostro Capogruppo ed anche con me, ha assicurato che era disposto a portare in discussione al più presto; anzi, in uno dei tanti comunicati dei Capigruppo, che spesse volte non leggiamo con attenzione, era previsto che si dovesse tentare di discuterne ancora prima delle ferie estive. Siamo ormai alla vigilia della chiusura, occorre un impegno preciso perché le questioni della zootecnia ed altre ancora siano poste in discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, io non vorrei che l'Assessore Franzi mi rispondesse come per il moscato, che cioè interessa le due parti ed è quindi un problema sindacale.
Per il moscato ha detto che gli industriali hanno in mano il mercato, i contadini non possono trasformare il prodotto perché non ne hanno le strutture e quindi diventa un problema di conflittualità fra il produttore ed il grosso industriale (Martini &Rossi, Gancia); la carne, seguendo questa linea, diventa oggetto di scontro tra l'allevatore e l'industriale che la trasforma o il commerciante che la commercia.
Ci siamo chiesti, signor Presidente, in questi mesi, perché la carne all'origine è diminuita; se abbia rivendicato l'agricoltura come competenza primaria esclusiva della Regione, penso che l'Assessore sarà informato e potrà darci una risposta.
All'origine la carne è diminuita in alcuni casi di 100/150 lire ed invece, quando l'abbiamo ritrovata commerciata, abbiamo visto aumenti fino al 30/40 per cento. Le importazioni di granoturco e di grano, sia dalla CEE che da paesi extra europei sono a prezzi internazionali, a prezzi così detti normali. Parliamo in specie della base prima della mangimistica granoturco o soia, importati in certa misura a prezzi ragionevoli: il granoturco l'abbiamo visto por commerciato a 9/9.500 ed anche a 10.000 lire al quintale.
A questa situazione fa riscontro quella dei contadini che hanno subito un doppio onere, perché la carne è diminuita mentre i mangimi, che costituiscono la base dell'allevamento, sono aumentati del 30/40 per cento se poi andiamo ai prodotti base, questi sono aumentati anche di 4/5 volte come da statistiche recenti.
A questo punto non basta più, Assessore Franzi, una risposta generica che il governo regionale piemontese seguirà la vicenda, ma si scontano tutti gli errori fatti in questi ultimi due anni dal governo regionale piemontese settorializzando tutti i problemi.
Per l'agricoltura bisogna fare un discorso alle forze della Coltivatori diretti (che stanno alle mie spalle): si sono visti spesso degli interventi che potevano anche essere giusti, ma di carattere assistenziale, senza contrapporre un piano per l'agricoltura ed uno per la zootecnia.
Ci sono delle proposte di legge per la zootecnia, l'Assessore ci deve dire che fine hanno fatto, che cosa ha fatto il governo regionale piemontese per predisporre un piano che servisse ad aumentare il patrimonio, a modernizzare il sistema di allevamento. In provincia di Cuneo, che è quella che in Piemonte ha il maggior numero di bovini, dalle 6/700.000 unità oggi sono diminuiti, mi dicono, di un buon 10 per cento.
Avevamo un patrimonio nazionale bovino di 10 milioni di unità se non vado errato ed oggi le ultime statistiche lo danno di otto milioni e mezzo, non so se sono giuste le ultime statistiche.
Non basterà, Assessore Franzi, dire delle frasi generiche di fronte alla drammaticità di questa situazione, che sta per scoppiare nei mercati vogliamo sì o no comprenderlo questo? Quindi non basteranno le affermazioni dell'Assessore che è un conflitto tra le parti, che tra gli agricoltori e i commercianti ci sarà un punto d'incontro, perché la legge di mercato è saltata, non c'è. Qui ci troviamo di fronte a speculazioni colossali ed a mancanze di iniziative da parte del governo regionale. Se noi abbiamo rivendicato alla Regione la competenza esclusiva e primaria nell'agricoltura, se abbiamo criticato il governo Andreotti perché aveva varato, come Ministero dell'Agricoltura, dei provvedimenti di circa 500 miliardi quando avrebbe dovuto distribuirli alle Regioni, ora non bastano più i palliativi, non potete più venire a dire che il problema è alla vostra attenzione. Il problema sui mercati di Cuneo, di Moncalieri, di Chivasso sta per scoppiare, avrete fra poco qualche cosa che probabilmente vi indurrà a muovervi diversamente da come vi siete mossi oggi.
La critica quindi è di fondo all'opera che avete condotto finora ed all'opera settoriale che noi spesso non abbiamo approvato e che ha impegnato decine di miliardi nel futuro; se invece avessimo condotto una politica unitaria, una politica programmata di intervento nell'agricoltura probabilmente avremmo risolto il problema.
Quindi vorrei sentire dall'Assessore non più soltanto delle parole di conforto per gli agricoltori, ma vorrei sapere quale programmazione nell'agricoltura, in specie per il settore zootecnico che sta diventando sempre più importante, egli intende fare nel futuro a nome del governo regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Franzi per la risposta.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Certo che la gamma delle considerazioni fatte e in modo particolare quelle del collega Viglione, richiederebbero come risposta alle interpellanze presentate una dovizia di elementi.
Quando l'amico Viglione dice che si è sbagliato sul piano della programmazione agricola, che si sono spesi miliardi per gli interventi in agricoltura, devo rispondergli che con quel provvedimento che ha impegnato qualcosa come 40/45 miliardi, abbiamo voluto chiudere un capitolo della storia degli interventi agricoli che interessava più di tremila aziende della nostra Regione che avevano presentato domande entro il 31 dicembre 1971.



VIGLIONE Aldo

Sono 300.000 le aziende.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Sono tremila le aziende e ci sono 1500 milioni per 30 anni, un miliardo e mezzo l'anno.
Quali sono i bisogni dell'agricoltura, dice ancora Viglione. Devo dire che sono di circa 10 miliardi solo per l'elettrificazione, di 30/35 miliardi per le case, di 50 miliardi per la viabilità minore, senza calcolare la ristrutturazione del settore cooperativo. Io non credo che la Regione abbia queste possibilità economiche di intervenire con il proprio bilancio a fronteggiare questo volume di spese che purtroppo rappresentano i bisogni dell'agricoltura nella sola Regione Piemonte.
L'amico Viglione saprà anche che a livello governativo un anno e mezzo fa è stato presentato un provvedimento per il rifinanziamento del piano verde che, guarda caso, è carente da tre anni, non c'è più una lira per l'agricoltura. Noi quindi dobbiamo fronteggiare i fabbisogni dell'agricoltura piemontese con quelle poche possibilità che purtroppo abbiamo. La responsabilità di chi è? Del governo piemontese? Se può fare comodo possiamo dire che la responsabilità è dell'amministrazione regionale piemontese, ma se vogliamo essere obiettivi dobbiamo riconoscere che la realtà in cui ci troviamo è un'altra.
Se mi è permesso vorrei ora fare delle considerazioni di carattere più generale che non quelle specifiche fatte finora.
Espletate le necessarie indagini d'ordine statistico sull'andamento dei prezzi all'origine con particolare riferimento ai prezzi praticati nel maggio 1972, raffrontati con quelli medi del maggio-luglio 1973, si pu affermare che i fatti evidenziati nelle interpellanze hanno, entro certi limiti, il loro obiettivo fondamento. Infatti, non sussistono dubbi che i prezzi dei mangimi hanno subito notevoli incrementi.
Giova, però, porre nel giusto rilievo che l'aumento dei prezzi dei mangimi non è tanto un fenomeno legato ad operazioni speculative manifestatesi sul mercato nazionale, quanto all'andamento generale della campagna cerealicola mondiale, caratterizzata da notevoli cali produttivi verificatisi specialmente in Russia ed in Cina, concomitanti con raccolti inferiori a quelli avutisi nel 1971 negli Stati Uniti, in Brasile ed in Australia.
La situazione tra l'ottobre del 1972 ed il febbraio-marzo del 1973 accentuò i suoi aspetti negativi in coincidenza dei forti acquisti di cereali operati dall'Unione Sovietica sul mercato internazionale (segnatamente in USA) che si sommarono, data la pessima annata risicola avutasi in India e Cina, con massicce importazioni di questo prodotto da parte di tali paesi.
In particolare la Cina, paese esportatore di soia, ne è diventato importatore destinandolo in prevalenza all'alimentazione umana in sostituzione o in aggiunta al riso. E' opinione diffusa che su queste situazioni obiettive di tensione dei prezzi dei cereali, si sia anche innestata la speculazione di grossi operatori in quanto fin troppo facile si presentava la previsione di notevoli rialzi di prezzo nel settore. Alla base, però, del fenomeno permane la pessima annata cerealicola dell'Unione Sovietica, Cina ed India e la non eccellente produzione degli Stati Uniti Australia e Brasile che sono tra i più forti produttori di cereali del mondo.
Inoltre, non si può ignorare che tutto il settore dei prezzi dei cereali è interdipendente e conseguentemente alla carenza di un determinato prodotto base (nel caso in esame grano o riso) corrisponde un'immediata ripercussione su tutta la gamma dei cereali maggiori e minori.
Ovviamente la situazione venutasi a creare su scala mondiale nel settore dei cereali principali, non poteva non avere immediate ripercussioni sull'intero settore della mangimistica. Né, a nostro avviso il settore potrà conseguire rapidi riequilibrii tra produzione e consumi anche se è vero che - specie negli Stati Uniti ed in Brasile - si tende ad un incremento eccezionale delle superfici destinate a soia.
Le maggiori disponibilità di cereali minori, infatti, saranno rapidamente assorbite dagli incrementi considerevoli degli allevamenti di bestiame per soddisfare la crescente domanda di carne dei paesi ad alto sviluppo economico dell'Occidente e, in parte, degli stessi paesi dell'Est.
In conseguenza dell'aumento di prezzi dei mangimi, anche il prezzo del latte in polvere destinato all'uso zootecnico e all'alimentazione umana ha subito notevoli aumenti. Ha influenzato l'andamento dei prezzi anche la critica situazione alimentare venutasi a creare in molti territori africani verso i quali sono in atto esportazioni di forti quantitativi di latte in polvere.
Da quanto procede appaiono chiari i motivi che stanno alla base dei rincari che si sono verificati nei costi dei prodotti zootecnici.
A nostro avviso, inoltre, constatato un lieve calo nei prezzi del bestiame bovino e delle carni avutosi essenzialmente nel mese di maggio conseguenza, pare, di una certa azione concorrenziale esercitata dalle carni suine e dal pollame, nonché da una coincidente contrazione dei consumi, l'intero comparto del bestiame e delle carni segnerà ulteriori spinte per compensare appunto l'accresciuto costo dei mangimi. Non si ritiene, in ogni caso, che le contenute flessioni dei prezzi all'origine del bestiame possano accentuarsi o permanere; si ritiene, invece, che trattasi di fenomeno transitorio, coinciso con i fenomeni stagionali (maggiore disponibilità di bestiame da macello) e con la presenza più massiccia, propria dei mesi primaverili estivi, di generi sostitutivi delle carni bovine (uova, pollame e - in misura minore - pesce).
Per meglio evidenziare il settore mangimistico ed il relativo andamento dei prezzi di questo settore, si riportano, rapportandoli percentualmente i prezzi dei mangimi fondamentali praticati agli agricoltori nel mese di maggio 1972 e nel corrispondente mese del 1973: farina di arachide: maggio 1972 L. 8.500 al q.le - maggio 1973 L. 22.900 al q.le - luglio 1973 L. 45.000 al q.le farina di colza: maggio 1972 L. 5.400 al q.le - maggio 1973 L. 12.200 al q.le - luglio 1973 L. 23.000 al q.le farina girasole al 35 per cento: maggio 1972 L. 6.200 al q.le - maggio 1973 L. 10.800 al q.le - luglio 1973 manca farina di girasole al 45 per cento: maggio 1972 L. 9.500 al q.le - maggio 1973 L. 20.600 al q.le - luglio 1973 L. 21.800 al q.le farina di soia: maggio 1972 L. 9.250 al q.le - maggio 1973 L. 24.000 al q.le - luglio 1973 L. 47.000 al q.le farina di erba medica disidratata: maggio 1972 L. 6.000 al q.le - maggio 1973 L. 6.700 al q.le - luglio 1973 L. 6.700 al q.le farina di sesamo: maggio 1972 L. 8.200 al q.le , maggio 1973 L. 22.300 al q.le - luglio 1973 manca farina di pesce: maggio 1972 L. 14.500 al q.le - maggio 1973 manca luglio 1973 manca.
Abbiamo degli aumenti che vanno dal 230 per cento al 510 per cento, dal 330 per cento al 530 per cento.
Sono situazioni anomale alle quali non è certo la Regione Piemonte che può far fronte. Non credo che la Regione possa intervenire sull'"embargo" dichiarato dagli Stati Uniti per quanto riguarda la soia, come non credo possa intervenire sull'"embargo" dichiarato dal Perù e dal Cile per quanto riguarda le farine di pesce. Vorrei che la Regione potesse decidere qualcosa, ma non penso abbia un peso determinante nei confronti dei mercati internazionali.
Per quanto concerne specificatamente gli aumentati costi della soia l'incidenza degli sfarinati di soia nella mangimistica interviene per una percentuale che va dal 15 al 20 per cento, per cui, considerando un prezzo base di 47.000 lire (quotazione dell'altro ieri) incide con un aumento che va da 4.500/6.000 lire al quintale rispetto ai prezzi dell'altro anno.
In aggiunta a questi, si deve considerare la lievitazione dei prezzi dei cereali foraggeri di produzione anche nazionale: il grano è andato a 10.000 lire, il mais vicino alle 10.000 lire. L'aumento è di circa il 25 per cento per i cereali nazionali e del 530 per cento per i prodotti mangimistici di importazione.
Se ci sono delle ditte mangimistiche che possono avere speculato, devo dire che ci sono anche delle ditte che hanno chiuso e stanno chiudendo proprio per mancanza di materia prima.
Le prospettive dei prossimi mesi quali sono? Che i contratti a termine che si stanno sottoscrivendo in queste settimane per forniture di soia nel mese di gennaio, prevedono una riduzione del 50 per cento. Questo significa che le previsioni per i prossimi sei mesi non sono per nulla incoraggianti anzi, avremo un ulteriore appesantimento delle condizioni di mercato nei mesi di settembre-ottobre.
Come emerge chiaramente dai dati sopra riportati, i mangimi che hanno subito il più forte incremento sono: la farina di soia, quella di arachide la farina di semi di girasole, di sesamo, di colza e di pesce, mentre più contenuti sono gli aumenti dei prezzi degli sfarinati di erba medica, di mais e di altri cereali.
Tali mangimi, più degli altri, hanno subito l'influenza dell'andamento mercantile internazionale.
Se si osserva, invece, l'andamento dei prezzi del bestiame da macello rapportando quelli medi del 1972 ai prezzi medi dei primi mesi del 1973 si ha una situazione meno catastrofica, anche se non certamente soddisfacente.
Siamo sugli stessi livelli dei prezzi dello scorso anno, pertanto la produzione non è riuscita ad assorbire e a rimbalzare sul prezzo di vendita i maggiori costi di allevamento. La situazione è veramente delicata ed ha ragione Bertorello quando dice che si vanno chiudendo le stalle.
Ma ci sono delle preoccupazioni anche per quanto riguarda il settore del latte. Pochi giorni fa ho promosso un incontro con i rappresentanti delle organizzazioni professionali e gli industriali lattiero-caseari (riunione tenutasi a Novara ed alla quale la stampa ha dato ampio risalto) e vi comunico i rilievi che sono stati fatti: a Milano arriva latte dalla Baviera a 91 lira franco banchina, quando lo stesso latte è pagato alle Latterie bavaresi a 126 lire, cioè gli importatori godono di una quota compensativa di 35 lire al litro; a Novara arriva latte dalla Francia a 92,70 franco banchina, con una quota compensativa di 0,16 franchi, pari a 55 lire. Sono situazioni, queste, che mettono in estrema difficoltà i nostri produttori. Ed è vero ciò che dice Bertorello: in Italia viene venduto latte fresco quando non lo è. Se c'è una truffa naturalmente non sarà la Regione Piemonte a potere intervenire, anzi, devo dire che un mese fa ho invitato il servizio repressioni frodi a fare degli accertamenti nei confronti delle ditte che immettono al consumo latte alimentare che pare sia rigenerato. Non ho ancora i risultati delle analisi perché i campioni che sono stati prelevati sono ancora al laboratorio.
La verità è che il latte che arriva dalla Francia, dalla Baviera e anche dall'Irlanda, è latte pastorizzato alla partenza e che viene ripastorizzato in Italia e venduto come latte pastorizzato; si tratta di latte vecchio che non potrebbe più essere immesso al consumo.
Ieri ho telefonato al Ministro Ferrari Aggradi perché vogliamo andare ad esporgli le nostre doglianze. Penso che nei primi giorni della prossima settimana mi riceverà assieme all'Assessore Campagnoli della Regione Lombardia e ad una delegazione dei rappresentanti delle organizzazioni professionali: Associazione allevatori, Associazione agricoltori Coltivatori diretti, Alleanza contadina.
Questa è una situazione che le Regioni non possono fronteggiare per impossibilità operativa perché oltre tutto il settore dell'alimentazione è stato mantenuto di competenza del Ministero dell'Agricoltura.
Dall'esame dei dati sopra riportati si può agevolmente rilevare che gli aumenti dei prezzi del bestiame da macello di più diffuso consumo sono del tutto inadeguati all'aumento dei costi verificatisi nel solo comparto dei mangimi e ciò sta a dimostrare, se pure ve ne fosse bisogno l'inadeguatezza del reddito degli allevatori.
Se agli aumentati costi dei mangimi, si aggiungono gli aumenti salariali, delle macchine agricole e dei costi generali, si può affermare senza tema di smentite, che il settore zootecnico versa in condizioni di marcata difficoltà.
Peraltro, la Regione non possiede diretti strumenti di intervento nel settore dei prezzi in quanto - attraverso il Comitato interministeriale dei prezzi e, più ancora, attraverso il CIPE - lo Stato si è riservato integralmente la competenza in materia di prezzi.
Conseguentemente, alla Regione non è dato di potere intervenire direttamente in questa vasta e complessa materia legata, oltre che ai due predetti Comitati interministeriali, anche al Comitato per il Credito ed alla politica delle importazioni e delle esportazioni (Ministeri dell'Industria e Commercio, del Commercio con l'Estero, dell'Agricoltura e Foreste ed Istituto Commercio Estero).
Ma al di là di queste considerazioni meramente tecniche meriterebbe soffermarsi a valutare le condizioni in cui si trovano ad operare le nostre aziende agricole rispetto a quelle degli altri Stati, alla luce dei provvedimenti adottati in questi ultimi giorni dal Consiglio dei Ministri.
Quando si denuncia all'opinione pubblica che il settore zootecnico si trova di fronte alla più grave crisi di mercato di quest'ultimo decennio che i prezzi del latte sono inferiori del 25 per cento rispetto a quelli dello scorso anno a pari data, che gli allevatori di bovini non riescono a collocare i prodotti, che il gorgonzola si vende a 670/700 lire al chilo mentre al consumo è 2.200/2.300 lire al chilo, c'è veramente da chiedersi quali provvedimenti il Governo intende contemporaneamente adottare per evitare di aggravare ulteriormente la già pesante situazione nel comparto della zootecnia.
Per quanto riguarda i prodotti alimentari agricoli: carne, latte ortaggi, riso, non si può certo addebitare ai produttori responsabilità inflazionistiche, per cui è necessario chiedere che il Governo ed il Parlamento adottino immediate misure per il rilancio del settore produttivo e, soprattutto, intervenire con fermezza nei confronti di tutti quegli speculatori che con artifici di ogni genere possono intervenire con le iniziative pubblicistiche adottate.
Si deve stroncare con fermezza ogni forma di speculazione collegata all'intermediazione, capace di fare lievitare artificiosamente i prezzi come pure sono necessari interventi per assicurare ai produttori tutti i beni agricoli di cui abbisognano, a prezzi stabili e controllati.
I produttori agricoli ancora una volta potranno essere chiamati ad altri sacrifici, tuttavia è necessario evitare che sul loro sacrificio si innestino iniziative che possano turbare lo sforzo della nostra società.
Io credo di avere risposto esaurientemente alle considerazioni oggetto delle interpellanze, e anche se al collega Viglione non piace, io debbo riconfermare che per quanto riguarda la Giunta essa segue attentamente giorno per giorno, la situazione che si è venuta a creare.
Circa gli investimenti a favore della zootecnia, come abbiamo già dovuto rilevare nell'esame del bilancio 1973, sono stati iscritti due miliardi che si stanno spendendo. Indubbiamente i benefici i produttori non li possono ricavare da un giorno all'altro e al di là degli interventi che la Regione può fare, fintanto che arriva latte dalla Baviera, dalla Francia, dall'Inghilterra a 90 lire al litro quando i costi di produzione in Italia sono dell'ordine delle 110 lire al litro, indubbiamente gli allevatori piemontesi non possono affrontare quel tipo di concorrenza.
Queste sono considerazioni comunque che vanno al di la delle nostre competenze, ma sono considerazioni che mi auguro di poter fare la prossima settimana con il Ministro dell'Agricoltura Ferrari Aggradi, sollecitando il provvedimento dei 430 miliardi già approvato alla Camera, per rifinanziare l'agricoltura; il mio auspicio è che possa essere sollecitamente approvato anche dal Senato.



PRESIDENTE

L'interpellanza ha richiesto molto tempo, come illustrazione e come risposta. Mi pare che la cosa abbia una sua logica, anche perché siamo in un momento in cui la valutazione del contenimento dei prezzi ha indubbiamente rilevanza ed importanza. Debbo però far presente che abbiamo incominciato questa trattazione alle 9,55 e praticamente essa ha assorbito il tempo che dovrebbe essere dedicato a parecchie interrogazioni e a parecchie interpellanze.
Pregherei pertanto gli interpellanti i quali hanno già illustrato il documento presentato di volersi limitare a dichiarare se sono soddisfatti o meno della risposta data dall'Assessore. Altrimenti, non sarà più possibile portare innanzi neppure un'altra interrogazione.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Prendo atto dell'ampia risposta dell'Assessore, forse egli ha voluto con essa implicitamente smentire delle critiche che gli avevo rivolto in passato.
Nulla da eccepire su questa analisi dei prezzi, accurata e puntuale, e non molto sulle cause contingenti della situazione. Avevo detto prima che essa rientra in questo processo inflattivo, che ha cause di carattere monetario internazionale, ivi compresi gli embarghi eccetera.
Alla Regione noi non ci siamo certo rivolti per chiederle di intervenire sugli Stati Uniti, o sulla Cina, o sul Cile, bensì di approfittare di questa occasione per premere sul Governo, attraverso la delegazione, richiedendo con forza una revisione generale della politica comunitaria, la quale ci interessa. A questo proposito la risposta è stata carente. E' chiaro che questa situazione mette in rilievo le disastrose conseguenze della politica dei prezzi e sollecita l'esigenza di un passaggio alla politica delle strutture, con il correttivo dell'integrazione diretta dei redditi. Se avessimo condotto a tempo debito una politica delle strutture, certamente non ci troveremmo in questa situazione. I prezzi dei cereali in Italia dimostrano ancora quanto siano assurde le integrazioni del MEC. Ma anche qui è soltanto sul piano dell'azione, dell'impegno. Nell'interpellanza noi chiedevamo qualcosa di più concreto e di più preciso, soprattutto in relazione a quello che pu fare subito la Regione, con risultati anche poi da trarre soltanto nel tempo, in relazione ai due settori: del latte e della zootecnia. Con la Centrale del latte di Torino, con il problema delle Centrali, decidiamo di muoverci nella direzione sollecitata dalle organizzazioni professionali dei Coltivatori diretti, dei contadini e dei sindacati agricoli? E' un problema che abbiamo posto già un anno o due fa, all'inizio dei lavori di questo Consiglio. Vogliamo superare il modo in cui si è speso fino ad oggi nel campo della zootecnia, e spendere in modo nuovo? E' vero che siamo già intervenuti, come Commissione Agricoltura, a dare un parere per l'utilizzo di quei due miliardi e si è ottenuta qualche modifica agli indirizzi ed agli orientamenti; ma questa situazione fa emergere l'esigenza di varare al più presto questo piano globale, organico, pluriennale per la zootecnia.
Certo, i risultati non potranno aversi fra tre mesi o fra sei, e per questo abbiamo chiesto, almeno per il latte, la normativa; ma diventa un modo di innestare una marcia diversa, e il modo per offrire la prospettiva agli allevatori, soprattutto ai piccoli allevatori, della possibilità di uscire da questa situazione, per assicurare loro che ci sarà un impegno non generico della Regione Piemonte, ma pieno e concreto, con i mezzi che il bilancio consente. Sotto questo aspetto io non posso assolutamente dichiararmi soddisfatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertorello.



BERTORELLO Domenico

Ritengo che l'Assessore, su una discussione così impegnativa, abbia detto e promesso tutto ciò che era nelle sue possibilità. Ho apprezzato anche l'accenno alla sua intenzione di incontrarsi con il Ministro, che a mio avviso dev'essere impegnato in prima persona.
Vorrei però insistere sulla mia richiesta della Commissione. Fra i due sindacati, quello agricolo e quello operaio, i quali non si sono mai incontrati ma sempre solo scontrati (loro chiedono la diminuzione, noi chiediamo l'aumento) la Regione deve interporsi a far da tramite per un dialogo, a beneficio di tutti. Tra i due litiganti il terzo, in questo caso il commercio terziario, ha sempre goduto, da venticinque anni a questa parte, solo perché non si riesce a trovare un punto d'incontro fra produzione e consumatori.
Per questo motivo mi dichiaro parzialmente soddisfatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, accogliendo le sue raccomandazioni alla brevità dirò semplicemente che dichiaro al signor Assessore la mia totale insoddisfazione per la sua risposta.
Con il permesso del Presidente racconterò un fatterello che mi è capitato tre anni fa. Eravamo stati convocati a Canale per la crisi delle pesche: gli organi regionali erano invitati a dare indicazioni agli agricoltori seguendo le quali fosse possibile pervenire negli anni successivi alla soluzione del problema. Un tecnico ha detto che la pesca gialla non era più molto gradita, per cui sarebbe stato più opportuno produrre la qualità bianca. Un altro ha proposto di far giungere a maturazione le pesche con un certo anticipo, subito smentito da qualcuno che si è pronunciato per una maturazione più tardiva. Da ultimo, un tecnico se n'è uscito con questa bella trovata: la cosa migliore è tagliare tutte le piante di pesco e sostituirle con vitigni del nebbiolo. Dopo di che siamo andati a casa.
Quanto ha detto l'Assessore oggi mi riporta alla discussione di Canale.
Noi non pretendevamo che la Regione risolvesse con i suoi mezzi tutto il problema dell'agricoltura del Piemonte: la Regione ha compiti promozionali.
Ma dobbiamo essere in grado di dire agli agricoltori con ragionevole approssimazione che cosa sarà opportuno fare negli anni che verranno.
Ieri l'Assessore mi diceva, per quanto concerne il suo settore: bisognerebbe creare un ufficio che fosse un ufficio di piano di marketing stabilire esattamente quello che sarà richiesto e come andrà il mercato fra sei, dieci anni. Oggi tutto questo è possibile. Dall'Assessore noi ci aspettavamo proprio questo indirizzo: non che egli si limitasse a dire che occorrono cento miliardi. Questo indirizzo è mancato totalmente, per cui le cose continueranno ad andare come sono andate fino ad oggi: perché abbiamo detto che il grano non doveva essere più coltivato, perché la battaglia del grano era finita, che il mais non rendeva più; e alla fine ci siamo ritrovati senza grano, senza mais, senza carne, senza niente.
Signor Presidente, è importante questa discussione, anche se ci fa perdere qualche minuto ancora, perché se no a mezzogiorno e stasera non mangeremo più, quindi non esisteremo più e tutte le altre discussioni che abbiamo fatto non serviranno più.



PRESIDENTE

Non le sembra di essere un po' catastrofico?



VIGLIONE Aldo

Ma è questa la previsione. Ci rendiamo conto, in questa assemblea, che rappresenta quattro milioni e 600 mila abitanti del Piemonte, che le cose stanno esattamente in questi termini? Dobbiamo dire che il piano Mansholt è fallito, quel piano che voleva dare 125 mila lire per l'abbattimento delle mucche, e per incrementare la silvicoltura in Europa. Perché non vogliamo almeno riconoscere questi errori? Ecco perché la mia insoddisfazione è totale, completa.



PRESIDENTE

L'Assessore vuole ancora aggiungere qualcosa alla sua risposta. Lo pregherei di contenere il suo intervento supplettivo in termini di estrema brevità.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Non ho sotto mano il testo dell'interpellanza del collega Viglione.
Però mi pare che nella sua replica egli abbia spostato completamente il tema del discorso.
L'art. 75 dello Statuto della Regione Piemonte parla di programmazione e, per quanto riguarda l'agricoltura, di "piani zonali di sviluppo".
Ebbene, io ho la documentazione, già richiesta due anni fa all'Ires - l'ho avuta l'altro ieri in forma ufficiosa dal dott. Maspoli e penso di poterla presentare al Consiglio in settembre-ottobre - sulla quale innestare i Comitati per lo studio e per il varo di quei piani programmatici per l'agricoltura. Saranno quei piani che dovranno indicare, partendo proprio dalla volontà della base, che tipo di agricoltura si dovrà fare in Piemonte.
Quindi, è tempo di finirla di far parole dall'altra parte della sponda: bisogna fare considerazioni che denotino senso di responsabilità. Io la documentazione ce l'ho, ufficiosa fin che si vuole, però richiesta due anni fa, predisposta dall'Ires, l'Istituto Ricerche della Regione Piemonte; a settembre-ottobre al massimo, se l'Ires la renderà ufficiale, la consegner al Consiglio perché sia realizzato lo strumento della programmazione per insediare i piani e per varare i piani di sviluppo per l'agricoltura del domani, quel tipo di agricoltura che ci potrà sfamare.



MARCHESOTTI Domenico

Per questo lei è così soddisfatto, perché non è più solo...


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Le tre interpellanze sono discusse.
Informo il Consiglio che, a parte un'interrogazione di carattere urgente, che penserei di mettere ancora in discussione, vengono rinviate tutte le altre interpellanze e interrogazioni, e precisamente: l'interpellanza presentata in data 24 maggio dai Consiglieri Nesi Calsolaro, Fonio, Simonelli su "Gravi fatti verificatisi recentemente a Bardonecchia, in Val di Susa", sulla quale era pronto a rispondere l'Assessore Borando, che però è arrivato in ritardo per cui quella che era la prima in ordine di tempo non ha potuto essere discussa all'inizio della seduta l'interpellanza Nesi, Calsolaro del 22 giugno: "Comportamento di una Società assicuratrice privata e azione informativa nei confronti degli artigiani" l'interpellanza del Consigliere Bono: "Qualifica di azienda autonoma del Lago d'Orta"; l'interpellanza Viglione: "Costruzione di un casello sul raddoppio dell'autostrada Torino-Savona" l'interpellanza Berti, Lo Turco, Rivalta, Vecchione su: "Responsabilità da parte degli enti preposti alla manutenzione del ponte di Venaria" l'interrogazione Cardinali su: "Progettazione della circonvallazione esterna in località Varallo e Borgosesia" l'interrogazione Viglione, Calsolaro, Conti, Garabello su: "Interventi immediati a favore dei danneggiati dal tornado del 17 luglio nella zona di Chieri" l'interrogazione Nesi, Calsolaro, Conti, Garabello: "Iniziative a salvaguardia del posto di lavoro dei dipendenti della Compensati di Carmagnola".


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione urgente di tutti i Gruppi sulle difficoltà che si presentano per la puntuale realizzazione degli investimenti sostitutivi della Montefibre in Piemonte, specie a Mergozzo


PRESIDENTE

Metterei ancora in discussione, se il Consiglio concorda, superando di qualche minuto l'ora che solitamente destiniamo alla discussione delle interrogazioni ed interpellanze, ormai praticamente scaduta l'interrogazione urgente di cui dicevo, che, tra l'altro, recando la firma mi pare, di tutti i Gruppi, potrebbe essere brevissimamente portata all'esame della Giunta, che si dichiara disposta a rispondere, e con dichiarazioni rapide da parte degli interroganti.
Recita questa interrogazione urgente: "I sottoscritti Consiglieri regionali interrogano con urgenza l'Assessore alla programmazione sulla natura e sulla portata delle difficoltà che si presentano per la puntuale realizzazione degli investimenti sostitutivi della Montefibre in Piemonte, con particolare riferimento alla situazione di Mergozzo.
Gli interroganti fanno presente che da quasi tre mesi un primo scaglione di lavoratori di Verbania è già entrato in cassa integrazione e chiedono quindi quali iniziative l'Assessore alla programmazione abbia assunto ed intenda svolgere per concorrere all'attuazione dell'accordo 7 aprile scorso tra la Montefibre e le organizzazioni sindacali, accordo raggiunto anche con il contributo della Regione Piemonte".
L'interrogazione reca le firme: Garabello, Berti, Bono, Bianchi, Fonio Cardinali, Gerini, Beltrami. L'Assessore Paganelli è pronto per rispondere.
Chiede di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà, se si tratta di intervento sulla procedura.



GARABELLO Enzo

Per sveltire la trattazione di tutta questa materia, proporrei, per quanto mi riguarda - e credo che i Consiglieri socialisti siano dello stesso avviso -, agli Assessori competenti di dare in giornata risposta scritta alle due interrogazioni che abbiamo presentato, pur disgiuntamente sullo stesso argomento, cioè quella sul Chierese e l'alluvione e quella sulla Compensati Carmagnola. In tal modo ci riterremo soddisfatti.



PRESIDENTE

E' un problema esterno al Consiglio, che gli interroganti devono discutere direttamente con i singoli Assessori.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Io posso dar corso alla richiesta domani.



GARABELLO Enzo

Benissimo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Paganelli per la risposta all'interrogazione urgente.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione

Signor Presidente, signori Consiglieri, ringrazio per questa interrogazione che mi offre lo spunto per una puntualizzazione.
L'accordo intercorso tra la Montedison e le organizzazioni sindacali il 7 aprile scorso, mentre concludeva positivamente la definizione del piano di ristrutturazione della Montefibre, ha aperto a sua volta nuovi ordini di problemi.
Da un lato occorre infatti garantire che gli impegni assunti con quell'accordo vengano concretamente realizzati, nei tempi e nelle modalità concordate, da un altro si devono fronteggiare per tempo le conseguenze che portano con sé i nuovi insediamenti previsti.
Si tratta di problemi di natura urbanistica e di assetto del territorio, di modifica dei flussi di traffico e quindi del sistema dei trasporti, della riqualificazione dei lavoratori e della formazione professionale nelle aree interessate da nuove attività produttive e più in generale degli effetti della ristrutturazione della Montefibre sul sistema industriale piemontese, e quindi su di una componente fondamentale del quadro di riferimento della politica di programmazione regionale.
Nella misura in cui abbiamo valutato positivamente l'accordo del 7 aprile, che per parte nostra abbiamo contribuito a raggiungere nelle sue indicazioni fondamentali, ci sentiamo ora impegnati a concorrere alla sua piena e puntuale attuazione; valutando appieno la sua rilevanza e nell'immediato - suo piano occupazionale - e per le stesse possibilità di sviluppo civile ed economico di consistenti aree della nostra Regione.
In questa prospettiva, l'Assessorato alla programmazione ha promosso tutta una serie di riunioni ed ha tenuto un costante contatto con i Comuni con le organizzazioni sindacali, con la Montefibre.
Data la molteplicità di settori e di competenze interessate, abbiamo associato alla nostra azione, oltre all'Assessore Petrini, che ha seguito il problema sin dall'inizio, anche gli Assessorati al lavoro all'urbanistica ed ai trasporti. Alcuni di questi sono impegnati sin d'ora altri a scadenza più lunga, ma sin dall'inizio abbiamo teso a realizzare un ampio coordinamento delle iniziative per garantire il massimo di unitarietà, di efficacia e di tempestività all'operare della Giunta.
Ricordo brevemente gli incontri più significativi che si sono avuti a questo riguardo. Il 15 maggio abbiamo tenuto una prima riunione con i Comuni di Ivrea, di Verbania, di Vercelli ed i sindacati a livello regionale e provinciale. Si è fatta allora una prima valutazione dell'accordo e del piano di ristrutturazione, si sono individuati, in linea di massima, i problemi nuovi che si aprivano e che dovevano essere approfonditi, delineando l'iniziativa che la Regione può assolvere, sia nella parte di attività amministrativa - per quanto è di sua diretta competenza - che in quella di iniziativa politica più generale per seguire l'attuazione dell'accordo.
Il 4 giugno ci siamo nuovamente incontrati con le Amministrazioni comunali di Ivrea, Verbania e Vercelli, esaminando soprattutto i problemi di localizzazione e di urbanizzazione.
Successivamente, si è avuta il 13 giugno una riunione con il Consorzio per lo sviluppo del Basso Toce, esaminando in modo approfondito la situazione di Mergozzo, e sempre con riferimento a Mergozzo abbiamo convocato il 2 luglio il Consorzio e la Montefibre.
Nel frattempo, e dal 2 luglio ad oggi, gli uffici della programmazione hanno mantenuto una continuità di collegamenti e di presenza su questi problemi.
Per Vercelli e per Ivrea si son potuti definire rapidamente i problemi di localizzazione che si presentavano: a Vercelli la Montefibre acquisisce un'area indicata dal Comune e prevista come area industriale dal Piano regolatore della città ad Ivrea, mentre, inizialmente la Montefibre era orientata ad utilizzare l'area ove già sorgono gli stabilimenti della ex Chatillon, successivamente ha deciso di localizzare i nuovi impianti in una zona che il Comune intende destinare ad insediamenti produttivi, e si stanno ora avviando le necessarie procedure urbanistiche. Nell'uno e nell'altro caso, non esistono comunque particolari difficoltà ed una puntuale realizzazione dell'accordo del 7 aprile.
Più complessa, invece, si presenta la situazione di Mergozzo.
L'indicazione data sin dal dicembre scorso dal Comune di Verbania e dal Consorzio per lo sviluppo del Basso Toce di un'area indicata appunto nel Comune di Mergozzo è stata accolta dalla Montefibre, ma numerosi sono gli ostacoli da superare per un suo pronto utilizzo.
Intanto, del milione di metri quadrati necessari a realizzare i quattro insediamenti Montefibre (Centro ricerche tessili, pantalonificio, fabbrica di moquettes, produzioni di nylon) solo 400-450.000 metri quadrati sono nella disponibilità del Consorzio, mentre per la parte restante occorre avviare la procedura di esproprio, ex art. 27 della legge 865, nei confronti di oltre 750 proprietari; e su questi espropri sono in atto notevoli polemiche, cui fa cenno anche un giornale nelle edizioni odierne.
Il Comune di Mergozzo, peraltro, è attualmente sprovvisto degli strumenti urbanistici che costituiscono il presupposto per l'applicazione dell'art. 27 della legge per la casa, ed ha assunto l'impegno - dichiarato nella riunione del 2 luglio - di approntare per il 31 luglio il piano di fabbricazione. Non sappiamo se questa scadenza, anche per insorte difficoltà amministrative, potrà essere rispettata.
Al di là delle difficoltà esistenti sul piano amministrativo ed urbanistico, vi è un gravoso problema di assetto e di difesa idrogeologica dell'area, che è costeggiata dal Toce - privo di arginatura - e che costituisce un bacino di raccolta delle acque che scendono dal monte Orfano, richiedendo perciò la costruzione di un canale scolmatore e di un sistema di drenaggio. Infine, si rende necessario lo spostamento di due linee ad alta tensione dell'ENEL e poi l'urbanizzazione dell'area stessa.
Prescindendo dalle opere di urbanizzazione in senso proprio, gli oneri per rendere agibile l'area sono valutati intorno al miliardo di lire, e di questi la massima parte è rappresentata dall'arginatura del Toce per un tratto di quattro-quattro chilometri e mezzo, con un costo stimabile tra gli 800 ed i 900 milioni.
La puntuale realizzazione degli impianti Montefibre a Mergozzo è legata alla soluzione di questi problemi, non nel senso che tutto debba essere fatto prima che inizino i lavori di costruzione degli impianti, ma che mentre si procede alla loro costruzione vengano anche iniziate le opere di difesa idrogeologica necessarie.
Nella riunione del 2 luglio si è esaminata la questione in tutti i suoi aspetti, giuridici, tecnici e soprattutto finanziari: la Montefibre ha dichiarato che, mentre non intende sottrarsi agli oneri di urbanizzazione non ritiene che fra questi possa rientrare l'arginatura del Toce; il Consorzio, a sua volta, è disposto a realizzare il canale scolmatore, ma non è in grado di sostenere un impegno elevato come quello richiesto dall'arginatura; la Regione, infine, in questa materia si trova priva di competenze e quindi di possibilità di spesa.
L'organo competente è da ravvisarsi nel Ministero dei Lavori Pubblici come si è convenuto da parte di tutti -, ma si deve ricordare che attualmente il Genio Civile di Novara dispone per queste opere di poco più di 20 milioni, a fronte degli oltre 800 necessari.
Inoltre, al momento esiste solo un progetto di massima, non ancora inoltrato al Magistrato del Po e che il Genio Civile di Novara dichiara inidoneo, risolvendosi in una canalizzazione del Toce, con alterazioni del regime idrico a valle. Ora si è avviata la stesura di un progetto esecutivo che dovrebbe tener conto di queste osservazioni.
In definitiva, quindi, occorre predisporre questo progetto, ricevere l'approvazione del Magistrato del Po e soprattutto ottenere lo stanziamento necessario.
Sia da parte del Consorzio che da parte nostra sono già stati assunti contatti con il Ministero dei Lavori Pubblici, che dovrebbero concretarsi nei prossimi giorni in specifici incontri. Non mancheremo di far valere tutto il peso e l'iniziativa della Regione perché vi sia questo stanziamento e i lavori siano iniziati sollecitamente, non nascondendosi però quali sono i tempi tecnici occorrenti.
Auspichiamo che il Ministero dei Lavori Pubblici voglia rendersi conto dell'urgenza dell'intervento e voglia considerare il presente invito a subito operare che anche da ogni parte di questo Consiglio viene rivolto.
Nel complesso, credo risulti chiaro che Mergozzo presenta problemi rilevanti, della cui portata, senza creare allarmismi, si deve essere per pienamente consapevoli.
Voglio infine assicurare i Consiglieri interroganti che come in questi mesi ci siamo impegnati seriamente, prima per giungere ad un piano di ristrutturazione positivo per tutta la Comunità regionale, poi nel seguirne l'attuazione al fine di rimuovere gli ostacoli che si presentavano, con altrettanto impegno e serietà stiamo affrontando i non facili problemi che sono ancora aperti.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere interrogante Garabello.



GARABELLO Enzo

Ringrazio l'Assessore Paganelli per la sua relazione, breve ma chiara nei suoi dati.
La decisione di presentare l'interrogazione è maturata quando, chiamato il gruppo Montedison a discutere di fronte alla I Commissione, nell'ambito delle consultazioni sul piano, i problemi dello sviluppo del gruppo abbiamo appreso che, in rapporto alle prospettive che si ponevano nella nostra Regione, esisteva qualche problema che, se non affrontato contemporaneamente anche a livello politico, non avrebbe trovato un'idonea soluzione.
Al termine di quella consultazione fu preso di comune accordo l'impegno per ulteriori incontri, a livello di Giunta, attraverso gli Assessori alla programmazione e all'industria, con la Montedison, soprattutto per il problema di Mergozzo. Ciò perché noi tutti, sia quelli che conoscono più approfonditamente il problema, in particolare i Consiglieri regionali della provincia di Novara, sia quelli che, pur non appartenendo alla provincia di Novara, hanno avuto modo di seguire in tutte le sue fasi questa vicenda, ci siamo resi conto che era abbastanza esplicita la conferma da parte della Montedison degli impegni che potremmo definire politico-programmatici mentre sussisteva un grosso punto interrogativo per quanto riguarda la sistemazione e la disponibilità dell'area di Mergozzo. Cioè, in una certa fase gli impegni politici possono e debbono avere un significato per stabilire un rapporto esatto; in un'altra fase, quella della realizzazione debbono trasformarsi in impegni concreti di natura amministrativa, di natura finanziaria, di natura tecnico-esecutiva. E i problemi allora sollevati, rispetto sia all'esproprio delle aree che alla loro urbanizzazione che soprattutto a quelle imponenti opere - imponenti in rapporto al comprensorio - di difesa idrogeologica sono, a quel che ci sembra, ancora allo stato fluido.
La Giunta, sono lieto di poterlo dire, si è dimostrata, tramite gli Assessori competenti, particolarmente attiva, perché non si è più lasciata sfuggire il controllo della situazione: bisogna che si continui in questo modo, tendendo però ad una concretizzazione attraverso un concreto unitario, incisivo intervento sul Ministero dei Lavori Pubblici, indicato dall'Assessore come l'unica sede idonea a concedere finanziamenti.
Vorrei anche far rilevare che noi ci troviamo di fronte ad un tipo di opere, particolarmente quelle di difesa, la cui progettazione ed attuazione, anche sul piano della tradizione amministrativa esecutiva nel nostro Paese, avviene sempre con grande lentezza. Pertanto, invito la Giunta a perseverare nei suoi contatti con il Ministero dei Lavori Pubblici, per aprirli in una maniera chiara, soprattutto ponendo in aperto risalto che se non si addiverrà sollecitamente alla soluzione di questo problema si comprometterà in modo forse irrimediabile la realizzazione dell'accordo intervenuto fra Montedison, i Comuni e le forze sindacali auspice la Regione, accordo che è incentrato sull'area di Mergozzo. Non vorremmo che lungaggini e complicazioni, consentissero in un prossimo futuro alla Montedison di dire: in base all'accordo, per la parte urbanistica (in termini generali) ed idrogeologica dobbiamo rinviare il discorso a coloro che hanno assunto la responsabilità di risolvere questo aspetto; pertanto, noi siamo liberi da impegni fin quando l'area non sia stata resa disponibile. Sarebbe davvero una grave iattura, sia perch evidentemente, con questo tipo di impostazione di completa ristrutturazione degli stabilimenti di Verbania non c'è da pensare che la Montedison, se non forse marginalmente, affronterebbe i problemi fuori dell'area di Mergozzo e, tutto sommato, essendo intervenuto in tal senso un accordo che tutti hanno siglato, non si può imputare questo stato di cose a quella che possiamo ancora vedere come controparte, per cui, soprattutto per questo motivo, è fondato il timore che i meccanismi di salvaguardia dell'occupazione - Cassa integrazione eccetera - ad un certo momento vengano meno.
Devo dire che il discorso fatto dalla Montedison in sede di I Commissione rispetto ai tempi di attuazione, particolarmente per la parte riguardante Verbania, mi ha lasciato delle perplessità, essendo tutto regolato a sei mesi, con scadenze cioè che si susseguono a brevissima distanza, il che fa sì che se viene meno il congegno fondamentale l'intero progetto cade nel nulla.
Riconosciamo che da parte di tutti gli amministratori locali interessati, appartenenti ai Comuni del Consorzio, si è fatto e si fa tutto il possibile per rendere operante l'accordo, direi responsabilmente, ma siamo fortemente preoccupati per le prospettive dell'occupazione nella zona, rendendoci conto della difficile impasse in cui è finita la questione. Ho constatato - e gliene do atto con piacere - che l'Assessore si è ampiamente documentato sulla sostanza del problema. Però, al punto cui siamo giunti bisogna andare oltre ad un'azione di vigilanza, che tuttavia non deve venir meno in alcun momento. L'attuazione dipende da possibilità finanziarie che non possiamo garantire né noi né, tutto sommato, a quanto è stato detto, gli enti locali, date le dimensioni degli impegni. (Peraltro su nostra domanda, da parte della Montedison era anche stato detto che il Gruppo non poteva andare al di là di un certo impegno, che comprendeva l'urbanizzazione tradizionale delle aree e non le grandi opere).
Pertanto, auspico un'azione incisiva, non posposta alle ferie estive bensì immediata, di intervento a livello ministeriale, e soprattutto un'azione concorde, unanime affinché una questione di questa ampiezza non si disperda in mille rivoli, il che sarebbe certamente molto pericoloso.
In rapporto a quanto ha detto l'Assessore ed al suo impegno, mi dichiaro soddisfatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.
Prego tutti di volersi attenere alla norma regolamentare della dichiarazione se si è soddisfatti o non soddisfatti. Altrimenti ripetiamo i discorsi all'infinito.



CARDINALI Giulio

Desidero porre in risalto alcuni aspetti che, trattati nella risposta dell'Assessore in senso globale, hanno in realtà tempi successivi e momenti diversi. Io credo che in questo momento sia essenziale rimuovere gli ostacoli di tipo urbanistico, e credo che sotto questo punto di vista l'Assessorato all'urbanistica debba essere estremamente sollecito, anche a costo di ricorrere a soluzioni sostitutive nell'ipotesi di Comuni che ritardassero l'attuazione dei propri programmi. Perché quando noi avessimo sgomberato il campo da questo problema certamente ci troveremmo di fronte ad altre questioni, che però possono avere fasi concomitanti, cioè un avvio di inizio di lavori e contemporaneamente l'attuazione di tutte le altre opere.
Mi dichiaro soddisfatto per quanto ha detto l'Assessore Paganelli, e soprattutto per aver potuto costatare che il problema è seguito in termini unitari dall'Assessorato alla programmazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bono. Ne ha facoltà.



BONO Sereno

Ringrazio l'Assessore per avere ribadito qui, in sede di Consiglio tutta una serie di impegni che erano stati già confermati anche nella citata riunione del 2 luglio con il Consorzio e con la Montefibre.
Non starò a riprendere i temi già toccati dal collega Garabello circa la dimensione ed il carattere regionale di questo problema, che non è una questione che interessa solo le popolazioni locali ma investe l'intero piano occupazionale della Regione. E nemmeno sto a richiamare, direi così la novità che emerge dalla risoluzione di questa vertenza, novità in senso assoluto, forse la prima a livello regionale o addirittura a livello nazionale: di fronte ad un programma di smobilitazione aziendale, noi ci troviamo delle proposte dei lavoratori e degli enti locali tese ad un processo di ristrutturazione capace di impedire la smobilitazione in una zona già per tanti versi gravemente colpita.
Io posso assicurare, per le informazioni che ho avuto all'inizio di questa settimana, che tutti i tempi tecnici e gli impegni che sono stati assunti dal Consorzio saranno assolutamente rispettati, compresi i tempi per la redazione del piano di fabbricazione di Mergozzo, che dovrebbe essere ultimato, mi pare, entro la fine di questo mese. Da questo punto di vista, faccio mie le osservazioni del Consigliere Cardinali circa la necessità di un'accelerazione di tutti gli altri tempi di carattere amministrativo. Se non vi si è già addivenuti in queste ultime ore, vorrei sollecitare l'Assessore all'urbanistica e il Presidente della Giunta all'approvazione del decreto che autorizza i tecnici del Consorzio ad introdursi nelle proprietà private per poter fare tutti i rilievi e gli studi necessari, sia in relazione al piano di insediamento Montedison sia per fare la stima dei valori degli immobili e delle eventuali colture in atto in quella zona. Mi risulta che questa richiesta è già presso la Regione da una quindicina di giorni: occorre che all'approvazione si giunga con la maggior possibile sollecitudine.
Altrettanto urgente è intervenire presso il Ministero dei Lavori Pubblici per la risoluzione, possibilmente prima delle ferie, della questione relativa alla costruzione dell'argine.
Vorrei infine ricordare che noi ci troviamo - e mi ricollego a quanto ho iniziato a dire - di fronte ad un problema di notevoli dimensioni superiori certamente alle possibilità e alle competenze del Consorzio per l'area del Basso Toce, un problema che richiede un forte impegno in tutte le forze politiche, che richiede il massimo di unità di tutte le forze politiche, proprio perché si deve rimuovere e superare, facendo leva su questa unità, tutti gli eventuali ostacoli. Sarebbe quindi essenziale invitare le forze politiche a livello locale a questo impegno unitario, ad evitare che insorgano ulteriori difficoltà in aggiunta a quelle oggettive che già esistono.
Mi pare che questo richiamo ad un totale senso di responsabilità, non nell'interesse di questa o di quella forza ma nell'interesse dei lavoratori e per la soddisfacente soluzione del grosso problema che abbiamo di fronte sia assolutamente indispensabile per il superamento di questo momento, così difficile ed impegnativo.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? L'interrogazione è discussa.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Senza voler fare un discorso, mi sembra opportuno, colleghi Consiglieri, che all'inizio dei nostri lavori deliberativi ricordiamo tutti insieme, la data del 26 luglio 1943. Era il primo giorno in cui gli italiani, dopo la caduta del fascismo, riprendevano a lavorare nella prospettiva di quello che sarebbe stato ancora l'impegno notevole per la lotta di liberazione, per il riscatto, per la conquista della democrazia e della libertà.
Ci ricolleghiamo idealmente a quanto ieri ha dichiarato il Capo dello Stato in occasione della visita a lui resa dai rappresentanti dell'Associazione politica dei perseguitati politici, accompagnata e presentata dal presidente on. Terracini; ci richiamiamo alle dichiarazioni del Capo del Governo, e le facciamo nostre, assumendo l'impegno di continuare questa nostra attività di amministratori della cosa pubblica nello spirito della lotta di liberazione, della Resistenza, per dare alle popolazioni piemontesi quanto di meglio è in ciascuno di noi per la difesa della libertà, per il progresso civile.
Informo che ho ricevuto notizia dal Commissario di Governo che, per gli effetti dell'art. 11 della legge 10 febbraio '53, è stato apposto il visto sulla legge 22 giugno '73, concernente il personale in servizio presso la Regione Piemonte per la prima costituzione degli uffici, e che inoltre il Governo ha dato il suo consenso alla dichiarazione di urgenza della legge in parola.
E' stato presentato il 20 luglio il disegno di legge n. 100: "Proposta di legge al Parlamento della Giunta Regionale del Piemonte per il credito agevolato al settore commerciale." E' stato assegnato in data 23 luglio alla VII Commissione.
E' stata presentata una proposta di legge in data 20 luglio dai Consiglieri regionali Nesi, Calsolaro, Fonio, Simonelli, Viglione: "Concessione di un contributo annuo per il finanziamento dell'Istituto universitario di studi europei di Torino". E' stata assegnata alla III Commissione in data odierna.
E' stato presentato in data 24 luglio dalla Giunta Regionale il disegno di legge n. 102: "Costruzione di case per i nuclei familiari che risiedono in alloggi da abbattere o da sistemare ai fini della realizzazione di un programma di interventi urbanistici di competenza regionale volti in particolare al risanamento e alla ristrutturazione di centri storici di Comuni del Piemonte". In data odierna è stato assegnato alla II Commissione. Per questo disegno di legge è stata richiesta la procedura abbreviata.
All'ordine del giorno dei lavori di oggi, secondo gli accordi intervenuti a suo tempo con i Presidenti dei Gruppi, avrebbero dovuto essere iscritte anche le proposte di legge n. 62: "Fondo di solidarietà regionale a favore delle aziende agricole colpite da eccezionali avversità atmosferiche", che, se non vi sono opposizioni da parte del Consiglio potrebbe essere discussa insieme alla n. 95, che è iscritta all'ordine del giorno di oggi, e la n. 81: "Contributi regionali a Comuni, a Consorzi di Comuni ed a Comunità montane per la formazione dei piani urbanistici previsti dalle leggi 17 agosto '42 n. 1150, 18 aprile '62 n. 167 e successive modificazioni ed integrazioni, e dall'art. 7 della legge 3 febbraio 1971 n. 1102", ma non vi è stata la possibilità di apprestarle a tempo debito.
Informo che è iniziato a Praly un incontro di studiosi e raccoglitori di documenti relativi alla lotta di liberazione svoltasi in Italia, al quale conto di intervenire sabato, rappresentando anche il Consiglio Regionale. Vi prendono parte studiosi inglesi, americani, francesi, oltre che, naturalmente, italiani. Mi pare giusto e doveroso, anche nello spirito delle celebrazioni che noi stiamo promuovendo, incoraggiare il proseguimento di questi lavori, nella speranza che si possano raccogliere elementi e documenti, dei quali probabilmente l'America è largamente dotata perché, avendo occupato questa nostra Regione, ha potuto acquisirli documenti che possono essere di ausilio nella definitiva stesura di una storia di questo fenomeno.
Domani, alle 17,30, alla sede del Consiglio Regionale, in via Maria Vittoria 18, verranno in visita alcuni piemontesi emigrati in Argentina giunti in Italia per la celebrazione della festa del Piemonte. Consegner loro copia dello Statuto della Regione Piemonte, con gli atti preparatori e le discussioni. Quanti fra i Consiglieri, e soprattutto i Capigruppo avessero disponibilità di tempo, farebbero certamente cosa gradita a questa delegazione piemontese-argentina presenziando all'incontro.
Informo che è stata data risposta scritta all'interrogazione della Consigliera Fabbris da parte dell'Assessore Armella circa la situazione dell'Ente ospedaliero "Ospedale degli Infermi" di Biella.
Sono pervenuti alla Presidenza vari documenti. Sottolineo, come di particolare rilievo, quello con cui il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati e Procuratori di Ivrea sollecita l'appalto relativo alla costruzione del nuovo carcere di Ivrea al fine di ovviare ad una situazione ormai non più sostenibile. Voglio sperare che non si ripeterà ad Ivrea quello che si è verificato a Cuneo: che i lavori destinati a fronteggiare l'esigenza di un trattamento umano nei confronti dei detenuti, una volta iniziati, sono rimasti fermi per anni, mentre i muri eretti restano lì abbandonati, ad invecchiare alle intemperie. Ho preso in proposito contatto con le autorità competenti, e ne ho dedotto che vi è da sperare che questo appalto possa essere portato innanzi per il prossimo mese di settembre.
Pregherei il Consigliere Segretario Gerini di voler dare lettura degli altri documenti pervenuti alla Presidenza.



GERINI Armando, Segretario

Dall'Associazione nazionale stampa agricola, un ordine del giorno votato all'unanimità dal Consiglio direttivo dell'Associazione circa l'informazione agricola attraverso la radio e la televisione dalla città di Biella, il verbale della discussione consiliare su mozione auspicante la rapida approvazione della proposta di legge regionale relativa alla tutela del patrimonio linguistico e culturale dal Personale dell'Ispettorato provinciale per l'agricoltura di Vercelli un documento che sollecita il rapido inquadramento del personale trasferito, con decorrenza 1º aprile '72 dall'UNCEM, il testo di due ordini del giorno relativi rispettivamente all'attuazione delle leggi regionali sulla montagna e alla direttiva comunitaria per l'agricoltura in montagna dal Consiglio di fabbrica della Pininfarina, un ordine del giorno di protesta per l'intenzione della Giunta Regionale di sopprimere le classi a tempo pieno in funzione nel Comune di Grugliasco dai Professori della Scuola media "Cruto" di Piossasco, una mozione circa i contenuti ed i compiti della Scuola media dal Consiglio Provinciale di Pisa, un ordine del giorno sulla situazione economica del carovita; infine, dal Comune di Gargallo, il testo di una deliberazione assunta in merito ad alcuni problemi interessanti gli alunni della scuola dell'obbligo e le loro famiglie.



PRESIDENTE

Comunico ancora che anche il Consigliere Nino Carazzoni ha chiesto congedo per la seduta di oggi.
Ha chiesto di parlare sulle comunicazioni il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Se ho ben capito, la Giunta ha richiesto la procedura d'urgenza per la legge 102. E' una richiesta che credo debba essere votata dal Consiglio. Io vorrei intervenire per dichiarare l'atteggiamento del mio Gruppo sull'accettazione o meno di tale procedura. Devo farlo ora o la mia dichiarazione può essere rimandata, come ritengo sarebbe meglio, perché al testo della legge ho potuto dare appena una rapida scorsa?



PRESIDENTE

Potremmo vedere questo argomento nel pomeriggio. D'accordo? Prego allora ricordarmi che nel pomeriggio dev'essere votata la richiesta della Giunta per la procedura d'urgenza.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Interventi fondiari - Enti di sviluppo e organismi fondiari

Esame del disegno di legge n. 95 sul fondo per gli interventi straordinari in agricoltura


PRESIDENTE

Dovendomi fra breve assentare per un impegno che riguarda tutti quanti i Consiglieri - ho finalmente ottenuto l'incontro che sapete per oggi a mezzogiorno -, proporrei questo programma di lavoro: proseguire questa mattina fino alle 13, o poco oltre se le circostanze lo richiedessero, per riprenderli poi nel pomeriggio alle 16.
E' pronto, per l'esame e la votazione, il disegno di legge n. 95 presentato dalla Giunta Regionale, relativo a: "Fondo per gli interventi straordinari in agricoltura".
I signori Consiglieri hanno ricevuto il testo di questo disegno di legge, che reca a fronte la primitiva stesura e dalla parte destra quella elaborata dalla Commissione. Il testo elaborato dalla Commissione è stato approvato, accettato, accolto dalla Giunta; vi sono però stati dei dissensi in sede di Commissione, per cui sulla forma data ad alcuni articoli in qualche parte almeno la minoranza non concorda. Per evitare lungaggini procedurali avrei bisogno di sapere se la minoranza accetta che si discuta articolo per articolo, sul testo della Commissione, o se ritiene che si debba dare lettura del testo di legge iniziale e di quello della Commissione, per poi scegliere per la votazione?



BERTI Antonio

Per quel che ci riguarda, possiamo attenerci al testo della Commissione.



PRESIDENTE

Nessuna opposizione a che si proceda in questi termini? Il testo dovrebbe essere accompagnato da una relazione, che però non è stato possibile elaborare per iscritto. Il Consigliere Bianchi si dispone a relazionare oralmente.
Chiede di parlare sulla procedura il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, ho avuto già occasione di scriverle una lettera a proposito di un modo di procedere che mi sembra difetti molto di serietà non degno di un grande istituto.
Questo testo io, Consigliere regionale, l'ho avuto questa mattina; non è ben chiaro su quale testo dobbiamo discutere; manca la relazione accompagnatoria. Neanche a livello comunale si procede in modo così abnorme.



PRESIDENTE

Accetto il suo rilievo, anche per la parte che può riguardare una minor diligenza dell'Ufficio di Presidenza nel sollecitare le Commissioni a fornire tempestivamente le relazioni ed i testi.
Anch'io, come lei, ho avuto il documento questa mattina, perché il lavoro è stato concluso soltanto ieri sera.
Poiché a questo disegno di legge si annette grande rilevanza ed urgenza, accettando la sua segnalazione, e disponendo perché per settembre siano ulteriormente richiamate le Commissioni a voler osservare, oltre tutto, una norma regolamentare, che - cito a memoria ma credo di non sbagliare - stabilisce che i documenti siano depositati almeno quarantotto ore prima della seduta in cui dovranno essere discussi, proprio per consentire ai singoli Consiglieri di prenderne visione e di analizzarne il contenuto, la pregherei di voler consentire, fatta questa rimostranza, a che si proceda egualmente nell'esame del disegno di legge.
Se lei rinuncia a sollevare un'opposizione formale darò la parola al Consigliere Bianchi per la sua relazione.



NESI Nerio

Sta bene.



BIANCHI Adriano, relatore

Signor Presidente, colleghi, riferisco verbalmente, e me ne scuso preventivamente, per due ordini di ragioni: la prima è che il relatore incaricato è divenuto indisponibile per una seria questione familiare, che ci auguriamo si risolva rapidamente e favorevolmente; la seconda è che questo disegno di legge è stato presentato a tamburo battente, affrontato con procedura urgentissima, ma, stante la sua portata ed importanza, è stato oggetto egualmente, di un - consentitemi l'aggettivo - duro lavoro in sede di Commissione, per coloro che vi hanno partecipato in modo diretto in sede di Commissione. Del resto, il disegno di legge della Giunta era già accompagnato da una relazione, che sostanzialmente, con qualche modifica corrispondente alle varianti suggerite per il testo, credo sia già di per sé valida ad illustrare la portata generale ed i contenuti specifici della normativa.
Tutti ci siamo sensibilizzati sul problema delle conseguenze che le avversità atmosferiche, le calamità naturali hanno sulle colture agricole nella nostra Regione; sull'incidenza che questi fatti hanno, non solo rispetto all'economia delle singole aziende, ma proprio rispetto alle condizioni di vita di popolazioni di vaste zone, con sopravvenienza di stati d'animo non dico di rivolta, che qualche volta sono segno di vita ed anche di fiducia nell'avvenire, ma di stati di cupa rassegnazione che preludono poi a decisioni disastrose e ad abbandoni precipitosi della campagna ed a fatti che sono non solo economicamente, ma socialmente assolutamente da parare e da impedire.
Il giorno 28 giugno questo Consiglio approvava un ordine del giorno a seguito di incontri con rappresentanti delle categorie che erano state per un'ennesima volta colpite da una grandinata di vastità eccezionale verificatasi per di più in un contesto che portava a vivaci, giustificate polemiche in ordine ai tipi di mezzi da adottare per affrontare e combattere il flagello. L'ordine del giorno, tra l'altro, prendeva atto dell'impegno assunto dalla Giunta di presentare con procedura d'urgenza un disegno di legge per la costituzione di un fondo congruo che, pur negli attuali limiti dei poteri legislativi, consentisse, costatata la lentezza dello Stato a provvedere all'erogazione delle provvidenze che in genere vengono disposte e che la legge 364 dispone. La concessione di contributi per concorso nelle spese di gestione delle Cantine sociali, alcune già in continua precarietà di vita, che per effetto delle calamità si vedono diminuire ulteriormente la quantità di prodotto conferito e quindi devono registrare un'incidenza di costi generali sproporzionata, che mette in forse la loro esistenza. L'attribuzione di incentivi a consorzi volontari per la difesa passiva ed attiva, costituiti e da costituirsi, nella constatazione che, mentre dal punto di vista tecnico, scientifico, di atteggiamento anche verso i fenomeni che incidono sulla vita umana, sono da incoraggiare tutti gli studi e le sperimentazioni in ordine alla difesa attiva, l'esperienza avrebbe insegnato che lo strumento e il mezzo atto a dare serenità, tranquillità, possibilità di continuità di programmi, di vita e di lavoro alle popolazioni rurali è principalmente quello della difesa passiva.
Sulla scorta di questo ordine del giorno la Giunta ha presentato un suo disegno di legge, nel quale vengono recepite le sollecitazioni ed interpretate in via d'urgenza appunto alcune delle indicazioni delle categorie interessate, con un provvedimento che è ancora una volta, se si vuole, di supplenza. Tutti quanti diciamo che è tempo di porre dei traguardi e dei limiti. Dobbiamo considerare questi tipi di intervento come un fatto occasionale, che non deve diventare la norma, non deve diventare il modo di operare, di agire, di intervenire della Regione (ancora stamane si è discusso sui modi, sui termini, sui tempi con cui si deve invece dar fiducia e prospettive alle campagne). Il progetto di legge si colloca peraltro correttamente nel quadro della legislazione nazionale, secondo una linea, una visione di queste cose che questa Regione ha perseguito in questi anni, e credo sia una delle scelte anche tecnicamente valide atte a collocare in modo efficace i provvedimenti che si assumono.
Vi è stata, malgrado fosse già effettuata preventivamente un'ampia discussione con i rappresentanti dei coltivatori, dei contadini, degli agricoltori, anche formalmente, una consultazione sul disegno di legge, che è stata contenuta in termini molto brevi, ma che è stata rivelatrice di preparazione, e anche, possiamo dire, di estremo equilibrio da parte di coloro che hanno espresso il loro giudizio sull'iniziativa regionale.
Vi sono state, innanzitutto, indicazioni molto importanti, ma, come si suol dire, de iure condendo, in prospettiva. Si è sollecitata la Regione a promuovere proposte di legge da inoltrare al Parlamento per la riforma della legge 364, che ha rivelato alcuni limiti, alcune incongruenze, alcune lentezze, alcune difficoltà di applicazione; ma è stato anche controsservato che già giacciono in Parlamento, con provenienza da varie parti politiche, progetti di riforma di questa legge.
Sono state poi rilevate alcune difficoltà di applicazione anche della legge che viene proposta, e soprattutto, come sempre avviene in casi analoghi, si è ritenuto che la misura proposta per gli stanziamenti sia insufficiente, e quindi con sollecitazione ad ampliarli.
L'Assessore, seguendo questi lavori a nome della Giunta, affiancando assiduamente i lavori della Commissione, quasi integrandosi in essa, ha approfondito i termini della sufficienza dei mezzi posti a disposizione dando assicurazioni al riguardo ed accettando, come vedremo, anche degli emendamenti, delle modificazioni rispetto alla proposta contenuta nel disegno di legge.
La relazione della Giunta può, quindi, essere recepita, e ai fini della verbalizzazione la faccio mia, con le modificazioni che ho apportato alla stessa e che non sto a leggere; esplicitazione in termini discorsivi delle modificazioni che la Commissione ha accolto ed ha apportato in sede di elaborazione, d'accordo con l'Assessore, del testo.
Venendo al testo, e quindi alla sostanza, v'è da dire che il fondo da costituirsi per provvedere agli interventi, che sono di due ordini di indirizzo - il primo è quello dell'anticipazione, che è stata sollecitata soprattutto dagli agricoltori, per poter disporre tempestivamente degli interventi che lo Stato con la sua legge prevede, l'altro quello dell'integrazione, secondo lo spirito ed il contenuto dell'ordine del giorno che abbiamo letto - l'art. 1, nel testo della Commissione, testo accettato da chi ha l'iniziativa legislativa, eleva il fondo da 700 milioni a un miliardo, che viene ritenuto importo congruo per l'avvio degli interventi.
Vi è poi un altro argomento, assai importante. Si è fatta anche della filologia, da parte del Consiglio, in ordine al significato delle cause del danno. Intanto, i danni cui si provvede sono quelli che toccano esclusivamente le colture agricole, non le strutture, non gli impianti, con menomazione ai prodotti oltre un certo limite, che è quello del 40 per cento, un limite ormai classico; inoltre deve trattarsi di danni causati da calamità naturali. Ovviamente, le calamità naturali possono derivare in modo mediato, non in modo immediato, anche da comportamenti umani, o da comportamenti del contesto sociale, che fungono da presupposto scatenante gli eventi che poi diventano naturali: così, il disboscamento è operato dall'uomo, ma le sue conseguenze possono tradursi in calamità naturali che colpiscono le colture. Così, l'uso di determinate tecniche - non dico di più, non pronuncio a ragion veduta il termine specifico, ma so di essere inteso - per preservare alcune colture, può provocare in modo mediato, non prevedibile, non controllabile, non riferibile a responsabilità specifiche di persone, danni ad altre colture e ad altre zone. E noi riteniamo che anche per questi danni, che rientrano sostanzialmente nelle conseguenze di calamità che divengono, se non lo sono all'origine, naturali, si debba provvedere con queste disposizioni di legge.
L'art. 2 ha introdotto, reso esplicito, un comportamento che già era osservato in linea di fatto, cioè quello che in sede di accertamento dei danni gli ispettorati dovessero utilizzare l'esperienza e la partecipazione delle Amministrazioni Comunali e Provinciali interessate. L'inciso dice: "Sentite le Amministrazioni Comunali e Provinciali".
All'art. 3 i mutamenti sono solo di forma, ma una forma che tocca un pochino anche il contenuto, perché laddove non sono previsti degli iter di accertamento, e quindi delle valutazioni che hanno anche un contenuto discrezionale, si è sostituito al verbo "potere" e a tutti gli aspetti di mera possibilità espressi con il futuro, il presente e il verbo essere: "può", "concede", "è", e non "potrà", "può essere" e così via. Questo non significa che si introduca un automatismo immediato e diretto secondo il quale basta avere la legge in mano per ottenere automaticamente il provvedimento, ma significa che vi è un carattere di obiettività e di generalità nel disporre di queste provvidenze.
L'art. 4 resta immutato rispetto al testo del disegno di legge.
L'art. 5 reca nel testo della Commissione una riduzione, anche qui in accoglimento, forse senza totale soddisfazione dei richiedenti, di una proposta, venuta in sede di discussione in Commissione, di abbassare questo limite degli otto milioni di prestito per l'intervento. La riduzione è stata accompagnata da una precisazione in ordine alla precedenza da dare nell'erogazione di questi prestiti a coltivatori diretti, coloni e mezzadri, per quanto obiettivamente, quando si produce un danno alle colture, questo danno è generale, generalizzato e proporzionale alle superfici investite. Ma poiché l'intervento della Regione tende soprattutto a sovvenire alle situazioni che investono famiglie, che investono popolazioni rurali, che investono un mondo già in crisi, già in gravi difficoltà, si è ritenuto che non suonasse discriminatoria la distinzione proposta.
Al fine della costituzione, poi, di cui all'art. 7: "Incentivo per la costituzione di Consorzi volontari di difesa", si è accentuato, elevandolo da 500 mila lire ad un milione, il contributo per le spese generali di costituzione e determinando i contributi per l'avviamento in modo che siano più elevati, con il 3 per cento nel primo anno, il 2 per cento nel secondo l'1 per cento nel terzo. Infine, all'art. 9, si è resa esplicita una norma che fissa il limite di due terzi per le votazioni per la costituzione degli organi direttivi.
Ho constatato che, anche se la Commissione è giunta a conclusioni sostanzialmente concordi sull'intelaiatura, sulla struttura della legge, vi sono alcuni emendamenti, presentati, credo, dal Consigliere Ferraris e da altri, sui quali non è il relatore che deve pronunciarsi, ma sui quali egli si riserva, nella sua qualità di rappresentante di un Gruppo, di fare delle dichiarazioni, sentita anche la Giunta, a mano a mano che questi argomenti verranno all'esame del Consiglio.
Concludo sottolineando ancora - ma penso che non ve ne sarebbe bisogno come con grande tempestività, anche se, ancora una volta, con tecnica un po' artigianale, siamo arrivati alla soglia dell'approvazione di un disegno di legge che sottolinea la capacità della Regione di corrispondere con tempestività ad esigenze che riguardano la vita delle nostre popolazioni.
Credo, cioè, che anche questa volta si realizzi il costante contatto fra amministrati ed amministratori.
Non ci nascondiamo le difficoltà ed i problemi giuridici che questa legge può proporre, ma non possiamo che riaffermare la nostra volontà politica di sostenerle e di condurle avanti, sia attraverso la legislazione regionale, sia attraverso l'azione di stimolo, di sollecitazione, che pu essere rivolta agli organi dello Stato, al Parlamento e al Governo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, colleghi, anzitutto, una breve premessa, che mi par doveroso fare, anche nella mia qualità di facente funzione pro tempore di presidente della Commissione. In questa veste, se devo recepire interamente l'appunto mosso dal collega Nesi, fondamentalmente valido, perché è opportuno che sia posto fine al malvezzo di portare le proposte di legge all'ultimo minuto, non posso non far presente che veramente la Commissione e non soltanto il collega Bianchi, si è trovata nella pratica impossibilità di soddisfare questa esigenza. Il collega Bianchi è più che giustificato di non aver potuto presentare la relazione scritta, in quanto, come ha già detto egli stesso, questa proposta di legge della Giunta, che è stata presentata il 12 luglio, è venuta ad aggiungersi ad altre due proposte di legge già presentate precedentemente, e la Commissione, che non ha voluto rinunciare alla consultazione, risultata effettivamente utile, come ha già detto il relatore, ed apportatrice di notevoli contributi (purtroppo, non interamente accolti poi dalla Commissione nella sua globalità), che ha comportato anche una fase successiva di valutazione delle risultanze della consultazione, pur lavorando a ritmo serrato, per giungere ad un testo che tenesse conto delle altre proposte di legge presentate, che corrispondesse nel modo più adeguato possibile agli impegni che il Consiglio si era assunto, ha potuto terminare la sua elaborazione solo ieri sera.
Dato atto di questo per obiettività, rientrando nella veste che mi è più consueta, quella, se mai, di relatore di minoranza su questi problemi esporrò le critiche che ancora rimangono valide da parte del Gruppo comunista.
Per le stesse ragioni che ha indicato il collega Bianchi, non abbiamo presentato una relazione di minoranza, anche se il giudizio negativo sulla proposta di legge inizialmente presentata dalla Giunta ci avrebbe costretto a farlo, anche se il testo rielaborato dalla Commissione, migliorato in alcune sue parti, e sotto l'aspetto formale - portando a maggior chiarezza precisione di termini -, e sotto l'aspetto sostanziale, non ci soddisfa interamente, e quindi non ci induce a modificare il nostro giudizio negativo, a meno che non venga ulteriormente emendato.
Certamente, è positivo il fatto, innanzitutto, che questo dibattito si svolga a meno di un mese dall'assunzione da parte nostra dell'impegno nei riguardi dei contadini contenuto nell'ordine del giorno del 28 giugno, dopo l'infuocato dibattito del 21, che aveva visto per la prima volta la presenza di centinaia e centinaia di contadini nelle tribune di quest'aula a testimoniare che i contadini avevano finalmente scoperto la Regione e avevano aperto - come del resto essi stessi hanno dichiarato nella loro piattaforma rivendicativa - una vertenza nei confronti dello Stato e nei confronti della Regione, per ottenere dalla Regione un apporto concreto, un sostegno totale delle loro rivendicazioni nei confronti del Governo -, non dimenticando, come ha già detto il collega Bianchi, che questa materia il Governo ha voluto trattenerla per sé, e dovrebbe quindi provvedervi nel modo più adeguato - e nello stesso tempo un contributo integrativo, e quindi qualcosa di fattivo, di sostanziale, di concreto.
La pressione portata avanti dai contadini ha dunque determinato un concreto risultato. Certo, dobbiamo prendere atto che vi è stata sensibilità da parte di tutti, che la Giunta ha mantenuto fede agli impegni, presentando il suo progetto di legge. E' un impegno che però aveva assunto più di una volta, in ripetuti contatti e incontri con le organizzazioni, fin dall'ottobre-novembre, e anche prima, del '72, poi ancora nel dicembre, poi ancora successivamente: soltanto in queste ultime settimane si è giunti all'effettiva presentazione del progetto e la Commissione ha potuto quindi operare.
Ora, il problema è quello di valutare se questo disegno di legge soddisfa le richieste che ci sono state formulate, se soddisfa gli impegni assunti dal Consiglio nell'ordine del giorno già citato dal collega Bianchi, l'ordine del giorno del 28 giugno.
Anche noi apprezziamo - e del resto abbiamo concorso, credo in modo determinante, a promuoverli, senza escludere evidentemente il contributo di alcuno - i miglioramenti cui già ha fatto cenno il collega Bianchi. Ha il suo valore l'aver elevato da 700 milioni a un miliardo l'importo disponibile, anche se a nostro avviso, come ha riconosciuto anche Bianchi questo continua ad essere assolutamente inadeguato, e vedremo poi il perché.
Ritengo che abbia un grande valore l'aver inserito, credo per la prima volta nella legislazione della nostra Regione, e forse anche nella legislazione nazionale, la norma, già presente nella legislazione di molte Regioni, di un'effettiva preferenza ai contadini nei finanziamenti. In tutte le leggi, dal Piano verde 1 al Piano verde 2 e in genere in quelle emesse in questi ultimi anni è prevista questa precedenza; però ciò non ha mai impedito che, di preferenza, gli investimenti siano andati invece alle aziende degli agrari, se vi infastidisce l'espressione "grandi imprenditori", che, insomma, abbia sempre piovuto sul bagnato. Se a questa scelta si sarà coerenti, facendo seguire precise istruzioni agli Ispettorati, ai funzionari che devono applicare la legge, potrebbe forse e questo sperano i contadini, i coltivatori diretti, le loro organizzazioni risultare invertito l'attuale senso di marcia, come già avviene in altre Regioni: prima i coltivatori diretti, i coloni, i mezzadri, cioè coloro che della propria azienda, del lavoro della terra fanno la propria attività fondamentale; poi gli altri, a seconda della disponibilità dei fondi.
Importante anche l'eliminazione dei tanti "si può" di cui sono infarcite le leggi nazionali, ivi compresa la 364, per cui tutto è facoltativo, cosicché a volte i parlamentari - ma non intendo rivolgere una critica ai parlamentari, è il Governo in questione - arrivano, come con il Piano verde, a prevedere un contributo, per esempio alle Cantine sociali del 90 per cento nelle spese di gestione, ma in concreto, con la riserva del "si può", i presidenti delle Cantine sociali non hanno mai ricevuto più del 4-5 per cento. L'aver precisato che la Regione "farà", e non "potrà fare", "darà", e non "potrà dare" e via dicendo equivale ad un altro indubbio miglioramento, che noi riteniamo sostanziale e che si tratterà poi di tradurre nella più ampia ed organica legislazione regionale che andremo a costruire.
Così, ha la sua importanza l'aver sostituito, come ha pure già detto Bianchi, al termine "avversità" quello di "calamità", che può consentire di coprire danni, sempre alle colture, non conseguenza diretta degli eventi atmosferici ma provocati da ignoti. Certo, è bene perseguire gli ignoti (mi riferisco alla situazione di Camino, di tutta quella fascia di Comuni sulle sponde del Po, in prossimità delle risaie, e via dicendo). Ciò pu consentire di far fronte ad altre "calamità ", appunto come è detto specificamente nella legge.
Valutiamo pure positivamente le norme introdotte per quanto attiene ai contributi ai Consorzi, in quanto almeno, dal momento che si fa questa scelta, sono state precisate le norme che devono regolare, come del resto regola la legge nazionale, la democraticità nell'elezione degli organismi dirigenti, quindi la presenza delle minoranze; soprattutto si è modificato nel senso che almeno si dà qualcosa ai consorzi già costituiti, perch altrimenti c'era il rischio di prevedere contributi per cose che devono venire, che neppure sappiamo se verranno.
Fatte tutte queste valutazioni positive, veniamo ai motivi che ci impediscono di esprimere un giudizio positivo su questa legge.
Noi riteniamo che la valutazione di merito della legge, per essere rigorosa e obiettiva, debba essere fatta - e così noi l'abbiamo fatta, e questo giudizio non positivo l'abbiamo dato in relazione a questo tipo di valutazione - basandoci sostanzialmente su tre punti di riferimento.
Primo punto, la congruità degli stanziamenti e delle provvidenze previste in rapporto alle richieste - non diciamo rispetto alla necessità alla vastità dei danni - formulate dalle organizzazioni, dai contadini danneggiati, dagli enti locali che hanno sostenuto e che sostengono queste rivendicazioni, e rispetto anche a quell'ordine del giorno che qui abbiamo approvato in data 28.
Secondo punto, la congruità degli stanziamenti rispetto alle stesse provvidenze previste nel testo della Giunta, ancora previste nello stesso testo rielaborato da tutta la Commissione.
Infine, l'aderenza del provvedimento allo spirito ed alla lettera dello Statuto nella nostra Regione in fatto di politica agraria, di scelta dei destinatari prevalenti dei finanziamenti della Regione. E ricordo qui a me stesso, per ricordarlo anche a tutti i colleghi, che a questo proposito l'art. 4 dello Statuto della nostra Regione è molto chiaro, senza possibilità di equivoci o di mistificazioni: parla di una scelta prioritaria in direzione dell'azienda coltivatrice, singola ed associata, a conduzione familiare.
Per quanto riguarda il primo punto di riferimento, cioè la congruità dei provvedimenti rispetto alle richieste formulate dalle organizzazioni dagli enti locali, e rispetto agli impegni propri che ci siamo assunti noi dirò subito che il provvedimento di legge non è del tutto soddisfacente non è congruo, salvo che in alcune parti. Riconosco - l'abbiamo riconosciuto in Commissione, e anche con riferimento allo stesso testo della Giunta - che la prima parte dell'art. 3, salvo a verificare poi i finanziamenti disponibili, ha accolto interamente un punto delle rivendicazioni dell'ordine del giorno: quello dell'anticipazione del contributo a fondo perduto, fino a 500.000 lire, dopo un iter che la legge prevedeva abbastanza rapido e semplice ma che i fatti hanno dimostrato non essersi mai concluso prima di diciotto, venti, ventiquattro mesi, a volte anche oltre.
Sempre per quanto riguarda l'art. 3, oltre all'impegno ad erogare queste anticipazioni - la cui assegnazione, badate, non sarà per immediata, perché sarà sempre indispensabile seguire una certa procedura occorrerà l'emanazione di un decreto: si era garantito che sarebbe stato emanato, se non sbaglio, nel volger di trenta giorni, quindi entro luglio ma così non è stato, perché, dopo che il Ministro Natali l'ha firmato, la crisi, questa salutare crisi, ha impedito che venisse controfirmato comunque, anche in questo senso deve adoperarsi la Regione - c'è un comma correttivo, nella seconda parte del testo, con il quale si prevedono prestiti di esercizio annuali per tutti coloro che hanno diritto alle provvidenze di cui agli artt. 5 e 7 della 364, agli stessi tassi.
E' pure accolta, almeno nel concetto, la richiesta di contributi alle Cantine sociali per i danni subiti. Ma anche qui è giudizio di merito: si tratta di vedere la congruità, la modalità di erogazione, se risponde a quelle aspettative.
Non ritengo che sia invece accolta e soddisfatta la richiesta che le organizzazioni hanno sostenuto di misure per una certa fascia soprattutto di aziende, di contadini, quella che più d'ogni altra veniva a soddisfare ad esaurire in parte il concetto di un'integrazione vera e propria della Regione, visto che le altre sono fondamentalmente anticipazioni. E' vero che l'art. 4 prevede contributi sui prestiti a favore delle colture non arboree, non arbustive, cioè delle colture erbacee, che si dice, e in parte è vero, non sono esplicitamente coperte dalla legge 364, soprattutto non sono coperte negli articoli che prevedono i contributi a fondo perduto. Ma è proprio questo, a nostro avviso, a mio avviso in particolare, l'articolo più discutibile dell'intero progetto di legge presentato dalla Giunta discutibile non tanto nel suo complesso (noi non ci siamo mai dichiarati in sede di Commissione, contrari in modo preconcetto a questo articolo, e tanto meno mi ci opporrò in questa sede); ma è indubbio che quell'articolo così come è congegnato, e soprattutto come era congegnato - con quel limite massimo di dieci milioni - nel testo originale predisposto dalla Giunta più di ogni altro distorce lo spirito dello Statuto, e, tutto sommato prevede un intervento che rischia di essere non integrativo ma sostitutivo almeno per quanto riguarda le piccole aziende, delle provvidenze previste dalla 364, e ripetitivo invece per le grandi aziende. In questo, secondo me, si difetta di congruità, di aderenza allo spirito dello Statuto.
Per chiarire meglio questi concetti dovrà, mio malgrado, addentrarmi in un'esposizione alquanto arida.
E' vero, l'ho già detto prima, che la legge 364, almeno nel suo art. 5 esclude le colture arboree dal contributo a fondo perduto fino ad un massimo di L. 500.000 quando il danno superi il 60 per cento, o il 40 per cento se l'azienda è comprensiva di stalla, cioè di allevamenti. Lo stesso discorso vale per i prestiti allo 0,50, rimborsabili al 60 per cento del capitale prestato, che è la parte più consistente, più appetita, che più di ogni altra, di quella legge 364 del fondo, viene ad accogliere, anche se in minima parte, l'istanza di base avanzata in relazione ai danni prodotti dalla grandine, che è quella di un indennizzo, di una quota di risarcimento, non soltanto di messa a disposizione di credito, perché qui si tratta di un reddito che è andato disperso, distrutto. Con questo articolo si concede qualche cosa, che non viene concesso invece, in genere per le altre colture. E' però vero che l'art. 7 della 364 prevede prestiti quinquennali con una certa larghezza anche di mezzi, e senza eccessive formalità, tanto è vero che all'interno delle zone delimitate le pratiche vengono espletate direttamente dalle banche, senza neppure l'istruzione presso gli Ispettorati agrari. Questo art. 7 prevede il tasso al 3 per cento, riducibile a favore dei soli coltivatori diretti, coloni e mezzadri e allo 0,50 per le cooperative. Questa forma di prestito agevolato, come dicevo, viene concessa per tutte le colture, e viene concessa nella misura di L. 120.000-130.000, a seconda delle province, ad ettaro, quando i danni superano il 30 per cento (nella legge si parla anche del 40, ma nella pratica è il 30 per cento).
Ora, da parte nostra, mentre non abbiamo mosso alcuna opposizione all'art. 4, salvo suggerire emendamenti migliorativi, abbiamo per ritenuto, proprio in aderenza allo spirito, alle rivendicazioni contenute nella piattaforma presentata dalle organizzazioni professionali, che sarebbe stato possibile, con spesa non insostenibile, non superiore certo a quella prevista per l'art. 4, compiere un intervento effettivamente integrativo, nel senso di migliorare, integrare l'art. 7, cioè le provvidenze previste dall'art. 7 della legge, nel senso di applicarle a tutti coloro che ricevono prestiti quinquennali sulla base dell'art. 7 naturalmente soltanto se coltivatori diretti e se il danno subito sia del 40 per cento, cioè che rientrano in quella fascia del 10-15 per cento che generalmente, e per la politica della lesina, e per tante altre ragioni cioè l'inadeguata messa a disposizione di fondi da parte del Governo sulla legge 364, in particolare sull'art. 5, vengono sistematicamente esclusi dal contributo fino alle 500.000 lire, o anche dal prestito allo 0,50 per cento, e restituibile soltanto nella misura del 60 per cento.
Noi abbiamo sostenuto, quindi, e sosteniamo anche ora, in aggiunta o in alternativa all'art. 4 della legge presentata dalla Giunta, del testo rielaborato dalla Commissione, un articolo che preveda l'intervento della Regione per la restituzione di una parte del capitale concesso in prestito però fino alla concorrenza soltanto di un milione, nella misura del 40 per cento, ovviamente per tutte le colture, arbustive, arboree, erbacee e via di seguito. L'accoglimento di questa rivendicazione si dovrebbe concretare secondo noi, e secondo la nostra proposta, attraverso l'emendamento che ancora intendiamo sostenere - in un contributo della Regione pari al 40 per cento di questi piccoli prestiti, e quindi nella misura di 400.000 lire in cinque anni per azienda, ossia di 80.000 lire l'anno. L'onere potrebbe essere complessivamente valutato in 200-250 milioni.
Non riusciamo a comprendere come su questo terreno si sia voluto dar prova di un'ottusità senza precedenti: si dice che non è possibile intervenire in questo quinquennio con 80 mila lire, il che significa poi otto lire ogni cento lire (dico otto lire perché l'interesse, in questo caso, è in parte a carico dello Stato in parte a carico del contadino), a favore dei coltivatori diretti, quale che sia l'entità dell'azienda, e poi senza batter ciglio, si concede, e si insiste che è giusto concedere, fino ad un certo punto, anche 6-7 lire (perché questa sarà la realtà) per ogni 100 lire su un prestito di 10 milioni, poi ridotto a 8 (il che vuol dire per la Regione oltre 2 milioni nel quinquennio; adesso, limitato a 8 significa sempre un milione e 900 mila lire nel quinquennio, quindi in ragione di 360-370.000 lire l'anno per cinque anni). Questa sordità mi è sembrata assurda, inaccettabile, soprattutto in questo io denoto mancanza di aderenza allo spirito e alla lettera dello Statuto.
Io credo che in merito non sia il caso - soprattutto poi in riferimento al massimale di questi 10 milioni, pur ridotti ad 8 - che io anticipi qui il giudizio di larga parte delle categorie, delle organizzazioni, dei gruppi 3 P, ad esempio, dei giovani coltivatori, che ancora recentemente hanno avanzato la richiesta dell'assoluta precedenza, priorità a favore della categoria ed hanno sollevato con forza questo problema. Lo stesso direttore regionale della Coltivatori diretti ha chiesto, a nome della sua organizzazione, che almeno il limite di questi prestiti così agevolati (perché siamo di fronte a prestiti che lo Stato per adesso ha concesso soltanto nella misura del 3 per cento a favore delle aziende non coltivatrici: noi per loro scendiamo all'1,50, accollandoci il 6 e mezzo e anche più, il 7, fino a quel massimo di 10 milioni sia ridotto). Lo stesso Presidente della Commissione - mi spiace menzionare un assente -, che oggi è impossibilitato a presenziare a questa seduta per le ragioni già dette dal collega Bianchi, in un promemoria che ci ha lasciato, chiede a sua volta quanto meno la riduzione a 5 milioni. In questo modo è chiaro che si tratta di un tipo di finanziamento che è destinato a privilegiare l'azienda più piccola.
Non sono riuscito a comprendere - a meno che si voglia portare avanti una linea anche sotto questo aspetto in contrasto con lo spirito dello Statuto, una linea che va oltre le cose che chiede lo stesso piano - perch in una recente intervista il Presidente della Confagricoltura, per gli agrari, aveva chiesto che ci sia credito abbondante, dichiarando già sufficiente una riduzione del tasso del 5 per cento. Certo, l'azienda capitalistica ha altre possibilità di quelle dell'azienda contadina. Non si vuole, dunque, accettare il principio che la 364 è una legge fatta per dare in qualche modo qualcosa che risarcisca almeno la famiglia contadina per il lavoro perduto, per il capitale impiegato.
L'ultimo elemento di valutazione - ormai ho già parlato dei primi due congruità e Statuto - cui ancora voglio riferirmi è quello che riguarda i finanziamenti. Rientra nella logica del progetto della Giunta e rientra nella logica del progetto modificato dalla Commissione con il nostro concorso. Ho detto prima che sono molto soddisfatto che siano stati tolti di mezzo tanti "si può" per sostituirli con altrettanti "si deve" (a parte uno che ci era sfuggito e che vedremo se si può eliminare). Però, se "si deve", e se non c'è mistificazione, gli stanziamenti devono essere adeguati. Per le anticipazioni, secondo calcoli fatti non solo da me ma anche dallo stesso Presidente della Commissione, occorrono almeno 300 milioni. L'Assessore ritiene che sia una valutazione eccessiva, ma se guardiamo alle stesse richieste da lui fatte al Governo e se miriamo a che il Governo rispetti quelle richieste, soddisfi quei fabbisogni, ci vogliono prestiti per il 5 e per il 7, che è quello che mandiamo avanti per il primo anno. E' vero che se il Governo adottasse sollecitamente i provvedimenti si ridurrà la nostra esposizione. Ma l'esperienza che abbiamo è quella che è, e una valutazione di 200 milioni è la minima che si possa fare. Le domande per quanto previsto dall'art. 4 per le Cantine sono più che convinto che saranno numerosissime, dati i vantaggi che esso assicura, se è vero, come mi risulta, che gli istituti hanno ormai esaurito tutti i fondi messi a disposizione con il primo ed ultimo provvedimento che abbiamo adottato in materia di credito agrario. Quindi, altri 200-300 milioni.
Quanto poi all'art. 6, si deduce da tutti i calcoli che abbiamo fatto con le Cantine sociali, che ha fatto l'Assessore con i rappresentanti delle Cantine sociali, delle organizzazioni di categoria che le rappresentano, un monte di richieste sui 450-500 milioni. Questo in ordine ai danni del '72.
Questa legge vuol far fronte, giustamente, ai danni del '72 e del '73: abbiamo altre cinque, sei, o dieci cantine, o più ancora, colpite, alcune gravemente, con la perdita quasi totale della produzione dei soci, e per le quali, quindi, l'intervento dovrà essere massiccio. Noi valutiamo questo fabbisogno appunto sui 500 milioni.
Poi, ci sono i contributi previsti per i Consorzi. Noi avevamo sostenuto che con questa legge sarebbe stato giusto recuperare anche i fondi che vengono utilizzati in altro modo, per la difesa attiva sperimentale, in modo da avere un quadro organico. L'Assessore ha respinto questa tesi sul piano tecnico : evidentemente, non è qui questione di scelta, non è questione di politica, è essenziale invece che si faccia (si tratterà poi di verificare con la Commissione d'indagine).
Da questi dati mi sembra sia già emerso, senza tener conto degli emendamenti che ancora noi presenteremo, come i contributi stanziati non siano adeguati. Per cui, se non vogliamo che questo sia - nonostante l'eliminazione dei "si può" e l'introduzione dei "si deve" - un altro provvedimento alla fin fine mistificatorio, dobbiamo modificare lo stanziamento nel suo complesso, per soddisfare le previdenze previste, e diciamo noi, per accogliere alcuni miglioramenti, soprattutto per quanto riguarda le Cantine sociali e l'integrazione, di cui dirò più avanti quando illustrerò gli emendamenti, aumentandolo, se non altro - e questo problema lo pongo non in alternativa - in relazione al primo anno di entrata in funzione di questa legge, che deve far fronte alle conseguenze delle calamità, delle avversità verificatesi nel corso di questa prima parte della campagna agraria della stagione, e deve provvedere per i danni ancora maggiori, sia pure non sul piano dell'intensità ma della generalità avutisi nell'annata '72, con particolare riferimento alle Cantine sociali verso le quali c'è stato un impegno preciso.
Riprenderò la parola in un secondo momento per illustrare i nostri emendamenti, che riguardano la quantità degli stanziamenti, l'integrazione alcuni miglioramenti di stanziamenti e l'articolazione dei contributi a favore delle Cantine sociali.
Prima di concludere, consentitemi, colleghi - mi consentano soprattutto il Presidente e l'Assessore - di dire che noi non dobbiamo dimenticare il dibattito che abbiamo avuto il 21 di giugno, senza soffermarci a considerarne le fasi più infuocate; non dobbiamo dimenticare gli impegni che in quell'occasione abbiamo assunto (parlo di azione, di funzione politica). C'era stato, se ricordo bene, l'impegno da parte nostra di sostenere nei confronti del Governo l'accelerazione di tutte le procedure l'emanazione del decreto (non c'è ancora, interessiamoci quindi vivamente perché venga emesso con immediatezza), il rifinanziamento, tenendo presente che nella misura in cui vanno avanti delimitazioni, finanziamento ed eventuale rifinanziamento della legge la Regione risparmia fondi che potrà quindi utilizzare meglio all'interno, visto che non si è voluto, come io avevo pure chiesto, separare lo stanziamento per ogni singolo provvedimento (certo, la nostra proposta determinava una maggiore rigidità, questo lo capisco, mentre la proposta della Giunta, così generale, favorisce una certa vischiosità, fa sì che i contributi possano andare in misura maggiore verso quelli che arrivano prima ad accaparrarseli, ma fortunatamente abbiamo in parte la garanzia di sbarramento a favore dell'azienda contadina); lo svolgimento di un'azione della nostra Regione, sollecitando in proposito l'impegno delle altre Regioni, di un radicale miglioramento della legge 364. E' vero, ci sono già due o tre proposte al Parlamento; ma è vero che le proposte al Parlamento presentate dai vari Gruppi, quando ad esse non si affianca la proposta del Governo, devono affrontare un iter piuttosto lungo prima di essere prese in esame. Ora, un'iniziativa, com'è stata ancora una volta sollecitata nel corso della consultazione, che vada a concertare con le altre Regioni una proposta di legge regionale, pu aprire la strada ad un più rapido successo.
Naturalmente, tale proposta non deve essere quello che vogliamo noi bensì deve accogliere lo spirito, il significato delle istanze che muovono i contadini e le loro organizzazioni, deve inserirsi in modo da allargare quella parte del fondo che prevede appunto un maggiore e consistente intervento come indennizzo, come risarcimento del danno subito. E per questo sono necessarie iniziative precise, concrete, da parte della Giunta ulteriori delegazioni, pressioni, capaci appunto di far inserire questa grossa questione nei prossimi provvedimenti del nuovo Governo.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Fonio, ne ha facoltà.



FONIO Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'hanno fatto i colleghi degli altri Gruppi e certamente è ancora più giusto da parte mia precisare che l'obiezione venuta dal collega Nesi si riferiva ad una questione di principio molto generale, tanto più che aveva appena inviato alla Presidenza del Consiglio una lettera in proposito, ma non certo con riferimento all'iter di questa legge, che anzi da tutti noi è stata voluta a tamburo battente, ed è stata portata avanti in condizioni di tutta fretta per soddisfare le esigenze del mondo agricolo.
Ed è proprio a seguito delle disastrose grandinate che si erano verificate in numerose nostre province all'inizio del mese di giugno, che causarono tra l'altro danni per circa 10 miliardi, che affrontammo il dibattito del 28 giugno in questo Consiglio votando un ordine del giorno che tra le altre cose impegnava proprio la Giunta a presentare il disegno di legge da essa preannunciato per la costituzione di un fondo di solidarietà straordinario in agricoltura.
A meno di un mese di distanza, siamo qui a discutere la legge che la Giunta ha presentato puntualmente, bisogna dirlo, e che la Commissione ha ampiamente discusso ed elaborato, non senza avere adempiuto anche all'impegno della consultazione.
Gli agricoltori piemontesi, che con tanta attesa avevano subito guardato alla Regione dopo gli eventi della prima decade di giugno, possono intanto essere soddisfatti soprattutto per i tempi con cui si è lavorato e in definitiva pensiamo che saranno soddisfatti anche per i contenuti.
La Regione ha saputo così affrontare anche il problema nel suo risvolto psicologico che, come ho già avuto occasione di dire, non è certamente l'ultima delle cause della crisi in agricoltura e dell'esodo dalle campagne delle ultime generazioni; mi riferisco a quel radicato convincimento nel mondo contadino che di fronte alle calamità cui è soggetta l'agricoltura non si riesca di solito ad andare al di là delle solidarietà verbali create dall'onda emotiva nell'immediatezza degli eventi dannosi, per ricadere poi nel facile oblio e nel concetto di un'insormontabile fatalità.
Avevamo anche dato atto che già lo Stato da parte sua aveva saputo compiere un primo passo con la legge 25 maggio 1970 n. 364, con la quale finalmente assumeva un impegno predeterminato (senza dover ricorrere sempre, in ogni occasione di calamità, ad apposite iniziative legislative il cui primo effetto è ovviamente ed ineluttabilmente quello dell'intempestività) nell'interesse non solo dell'agricoltura, ma dell'intera economia nazionale di cui l'agricoltura è una notevole parte.
Ma avevamo anche sottolineato che era quasi inutile che lo Stato si fosse dato uno strumento come la legge 364 per poi rimettere ogni provvidenza alle lungaggini che venivano di solito a verificarsi quando si doveva ricorrere, per ogni evento dannoso, a provvedimenti di carattere speciale e straordinario. Ne scaturiva logicamente la richiesta non solo di iniziative per l'applicazione immediata ed integrale della legge 364, ma di una ben più importante iniziativa regionale perché sul piano nazionale si pervenisse ad un miglioramento della legge sul fondo di solidarietà nazionale per l'agricoltura e ad un suo adeguamento alle esigenze anche delle competenze regionali.
Contemporaneamente la Regione, sensibile alle pressanti richieste dei produttori agricoli piemontesi, ha sentito la necessità, scaturita dal precedente ampio dibattito, di sopperire all'intempestività ed incompletezza dell'intervento statale. Di qui la legge che stiamo discutendo oggi.
Il testo, a nostro avviso, rispetta sufficientemente le richieste che emersero dal dibattito del 26 giugno e che furono poi fissate in quell'ordine del giorno votato nella stessa seduta. Gli scopi sono già stati ampiamente ricordati dal relatore e da coloro che mi hanno preceduto sono quelli di ovviare ai ritardi dell'intervento statale provvedendo ad anticipare, con i mezzi della Regione, gli aiuti di cui alla legge sul fondo di solidarietà nazionale; di estendere le provvidenze statali a colture non contemplate dalla legge 364; di dare un concreto sostegno alle Cantine sociali che dall'eccezionalità degli eventi calamitosi vengono a trovarsi in situazioni di grave disagio per la loro conduzione; di estendere la costituzione dei consorzi anche per le colture intensive non arboree ed arbustive.
Abbiamo appena sentito dal collega Ferraris esaminare a fondo anche le parti in ordine alle quali, soprattutto il suo Gruppo, è rimasto insoddisfatto, con particolare riguardo all'art. 4 e all'art. 5 della legge.
Abbiamo avanzato anche noi delle riserve e del tutto soddisfatti non siamo neppure noi, però non possiamo non sottolineare, non riconoscere che con l'art. 4 si viene ad ovviare a quelle colture che dalla legge statale erano escluse e per quanto riguarda l'art. 5 e l'importo di otto milioni ritenuto esagerato dal collega Ferraris, non possiamo non prendere atto che nella legge è inserita una precedenza ai coltivatori diretti per cui tutto quello che pure ha un suo fondamento di preoccupazione per il collega viene attutito da questa preferenza data; inoltre una diminuzione ulteriore dell'importo, mantenendo la preferenza, veramente viene troppo ristretto, a nostro parere, il campo di intervento in rapporto all'interesse generale dell'agricoltura al quale ci siamo rifatti per la valutazione della legge presentata.
Quindi, trovata in definitiva, anche sul contenuto del provvedimento una certa accettazione, ci pare che rimangano altri tipi di preoccupazioni che sono quelle che ci hanno sempre animato: innanzitutto che non si ritenga (come abbiamo avuto più volte occasione di ricordare) esaurito il nostro impegno con questa legge, ma si operi davvero efficacemente per la soluzione nazionale alla quale ha già fatto ampio riferimento anche il collega che mi ha preceduto, in modo razionale, per un perfezionamento ed un adeguamento della 364 assumendo, a spinta di tutte le proposte che già giacciono in Parlamento, iniziative utili in tal senso.
Abbiamo già avuto modo di auspicare che un'evoluzione legislativa nazionale porti a recepire quei principi che già nel 1970 la nostra parte indicava come fondamentali, cioè che una legge sul fondo di solidarietà non può limitarsi alla tutela della produzione agricola e trascurare il principio della sicurezza del reddito vitale dei lavoratori e del compenso del lavoro prestato.
Così come c'è da rivedere la competenza regionale soprattutto in riferimento alla determinazione delle zone colpite dalle avversità atmosferiche e alla quota da prelevarsi dal fondo comune.
Ma in connessione a queste aspirazioni, anzi, nel quadro stesso di quelle che vogliamo chiedere allo Stato, nascono delle preoccupazioni per un buon esito della nostra legge in ordine alla sua approvazione.
Dichiaratamente, all'insegna di tali preoccupazioni, il nostro comportamento è stato sempre improntato alla massima prudenza, non perdendo di vista il carattere piuttosto contingente della presente legge e l'impegno di operare soprattutto per quella revisione radicale della legislazione statale. E' una preoccupazione che sentiamo soprattutto nell'interesse degli agricoltori, perché non venga vanificato il nostro sforzo e possano davvero ricevere gli aiuti che vogliamo loro dare.
La legge ha già subito parecchie limature, oltre a quelle già indicate in punto a quantificazioni e sui principi ricordati dal collega Ferraris anche in ordine a quelle preoccupazioni delle quali io mi sto in questo momento occupando. Personalmente, anche se con questo non ritengo che possa essere di ostacolo all'approvazione della legge, ho le mie perplessità sull'introduzione del concetto anche di "calamità" nella legge. Noi siamo sempre stati (questo è giusto ricordarlo) per le rivendicazioni, ma appunto vogliamo evitare che la legge trovi degli ostacoli sul suo cammino.
Già nel precedente dibattito avevamo ricordato che in sede di discussione in Parlamento della legge nazionale, nel maggio del 1970, il Gruppo socialista si era battuto perché alla vigilia delle elezioni regionali la presenza immediata, dopo l'approvazione della legge, delle Regioni, fosse tenuta più in evidenza da parte del legislatore, e come ci fossero stati degli emendamenti da parte del partito socialista, che chiedevano che anche le procedure per l'impiego del fondo, per la dichiarazione dell'eccezionale avversità atmosferica, per la delimitazione dei comprensori, fossero fatte d'intesa con i Presidenti delle Regioni e non già soltanto sentiti.
Dopo che abbiamo sempre portato avanti queste rivendicazioni e non siamo mai stati per l'abbandono di quella che deve essere la competenza regionale, rimaniamo alquanto perplessi quando nell'art. 2 è scritto "L'esistenza del carattere di eccezionalità è dichiarata in relazione a ciascun evento entro 30 giorni con decreto del Presidente della Giunta.
Entro i successivi 60 giorni sono ammessi eventuali decreti di rettifica su istanza degli interessati o d'ufficio".
All'art. 3 si dice: "L'amministrazione regionale, dopo l'emanazione dei relativi decreti interministeriali di riconoscimento e delimitazione, che prevedono la concessione delle previdenze di cui all'art. 5 ecc. autorizza gli istituti ed enti esercenti il credito agrario ad anticipare agli aventi diritto il previsto contributo statale".
Orbene, a noi sembra che nello stesso tempo in cui andiamo rivendicando, nell'ambito della legge statale, che si modifichi l'art. 2 della 25 maggio '70 n. 364, con la nostra legge si anticipano quelle che devono essere le modifiche stabilendo una facoltà al Presidente della Giunta di emanazione di quel decreto che è di competenza interministeriale facendo nascere un conflitto di competenza per cui la legge potrebbe trovare delle difficoltà.
Io mi riservo di proporre un emendamento che chieda l'eliminazione del secondo e del terzo comma dell'art. 2, che del resto non mi paiono essenziali, e l'eventuale loro eliminazione nulla toglie al complesso della legge, tanto più che quando si è stabilito il principio dell'intervento con l'art. 3, lo si deve fare dopo che sono stati emanati i decreti del Ministro dell'Agricoltura. Fatte queste precisazioni, con riserva appunto dell'emendamento al quale ho accennato, noi riteniamo che sia un primo passo verso delle scelte concrete che si stanno facendo. Il tutto, secondo noi, come è emerso anche dalle consultazioni, dovrebbe viaggiare sulla strada dell'estrema semplificazione, semplificazione che deve trovarsi soprattutto in quella che è la difesa passiva; abbiamo visto quali esperimenti si sono fatti in tema di difesa attiva e quali esperienze soprattutto sulla scorta delle relazioni di coloro che si occupano profondamente di queste cose, ci viene sempre di più il convincimento che una soluzione seria, molto semplice, sia quella di intervenire allo scopo di diminuire al massimo i premi di assicurazione e garantire così attraverso la difesa passiva, una certa tranquillità al mondo dell'agricoltura.
E su questa strada delle cose concrete, superando alcune incertezze e perplessità, noi riteniamo di poter accettare la legge dando una risposta positiva al mondo che qui si è presentato il 28 giugno con tutte le sue istanze e le sue aspirazioni.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gerini, ne ha facoltà.



GERINI Armando

Signor Presidente, la Giunta ha mantenuto l'impegno che era scaturito dall'ordine del giorno del 28 giugno a firma di tutte le componenti politiche del Consiglio, che l'impegnava a presentare con procedura d'urgenza la legge che stiamo per approvare. Tuttavia l'impegno presupponeva la costituzione di un fondo per interventi straordinari in agricoltura, in caso di avversità atmosferiche, che fosse congruo, mentre a nostro parere ed a parere di tutti gli organismi consultati, questo fondo congruo non è. Diamo atto alla Giunta di averlo adeguato ad un miliardo mentre nel disegno presentato veniva stanziata una cifra di 700 milioni.
Poiché nella prima parte della legge il concetto informatore è quello dell'anticipazione più che dell'integrazione di provvidenze, resta per noi valido l'assunto che la Regione entro l'anno provveda a proporre una legge al Parlamento nazionale che modifichi, naturalmente in meglio, la legge 25 maggio 1970 n. 364.
Il problema, oltre ad essere di viva attualità per il territorio piemontese, che è particolarmente soggetto ad avversità atmosferiche e calamità naturali, è pure sentito in molte altre Regioni, come viene dimostrato da alcune proposte di legge giacenti al Parlamento.
L'Assessore dell'agricoltura ha espresso in sede di Commissione il personale parere che la legge sarà presto modificata. Ce lo auguriamo vivamente, ma se ciò non avvenisse entro quattro mesi dovremo licenziare la proposta che prima richiamavo. E', questa, un'altra esigenza emersa chiaramente nel corso della consultazione e che venne affermata nell'ordine del giorno più volte menzionato.
E' stato osservato, nelle discussioni presso la VI Commissione, e anche in aula, che la presente legge, pur avendo un fondo limitato, vuole operare benefici che potrebbero non trovare sbocco adeguato o che potrebbero non verificarsi nel tempo prefissato. Alludo ai contributi da erogare ai consorzi di difesa costituiti e costituendi che, oltre al contributo per la costituzione del Consorzio, prevedono contributi nell'arco di tre anni in misura decrescente dal 3 all'1 per cento sulla produzione assicurata.
Naturalmente a questi contributi dovranno aggiungersi quelli dello Stato e delle Province.
Noi del Gruppo liberale siamo favorevoli a questo concetto, anche se il problema non appare urgentissimo e anche se vorremmo che un giorno la Regione si sostituisse, nell'elargizione di codesti contributi, alle Province che oggi hanno bilanci deficitari. Siamo favorevoli perché con questi criteri diamo più spazio alla difesa passiva rispetto alla difesa attiva. Non è da oggi la mia perplessità circa gli effetti della difesa attiva e, del mio avviso, si sono espressi molti organismi consultati.
I risultati poco brillanti ottenuti con l'esperimento Winchester mi confortano, purtroppo. Inoltre, incentivando ed aiutando i consorzi volontari di difesa, speriamo in una maggiore presa di coscienza da parte dei produttori che dovrebbero abbandonare quel senso di sfiducia che finora, specie nella provincia di Alessandria, li ha irretiti e resi perplessi, avuto riguardo anche al vincolo decennale di appartenenza ai consorzi.
L'avere ridotto l'ammontare di cui agli artt. 3 e 4 di questa legge da dieci a otto milioni, con precedenza ai coltivatori diretti, ai coloni e mezzadri, permette di soddisfare le esigenze di un maggior numero di produttori in relazione al fondo stanziato, anche perché l'emendamento apportato in Commissione, che esclude gli allevamenti dal danno patito amplia ulteriormente la spesa di intervento.
Riteniamo infine che l'emendamento concordato in Commissione, tendente a chiarire che le provvidenze di cui alla presente legge sono concesse non solo al verificarsi di eccezionali avversità atmosferiche, ma anche al verificarsi di altre calamita naturali, possa comprendere tutti quei danni patiti recentemente dalle colture dei Comuni del Monferrato posti ai confini della risaia vercellese.
Con questa certezza che mi esime dal presentare l'emendamento che avevo preannunciato in risposta ad una mia interpellanza all'Assessore all'agricoltura, discussa nella seduta del 12 luglio, pur con le riserve che ho espresso circa l'inadeguata dotazione del fondo per gli interventi straordinari, anche a nome del Gruppo liberale annuncio voto favorevole alla legge.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri Consiglieri che intendono chiedere la parola, la darei all'Assessore Franzi per la replica.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

A questo punto la Giunta non può non prendere atto con soddisfazione delle dichiarazioni fatte dai rappresentanti dei vari Gruppi, che sostanzialmente sono favorevoli all'impostazione del progetto presentato dalla Giunta stessa.
Mi devo anche compiacere per il lavoro serio ed approfondito svolto dalla VI Commissione, nelle cui sedute si sono sviscerati tutti i problemi connessi agli aspetti tecnici della questione ed in modo particolare sull'applicazione del fondo di solidarietà nazionale, in correlazione alle proposte presentate dalla Giunta.
Dal documento che è stato consegnato ai signori Consiglieri, pu sembrare che ci sia stata una completa riedizione degli articoli. Io devo dire che ha pesato in modo determinante il pensiero del "latinista" Bianchi il quale ha corretto, giustamente, alcune frasi che potevano avere dissonanza con il testo iniziale. Sostanzialmente però il testo è rimasto quello che era. Devo dire che ho imparato molto dall'amico Bianchi e vedr di farne tesoro, per quanto mi riguarda, in occasioni analoghe.
Ed ora vorrei rispondere alle considerazioni che da più parti sono state fatte.
Siamo tutti convinti dell'esigenza di integrare la legge dello Stato nei punti dove è carente, come siamo tutti convinti dell'esigenza di modificare la legge sul fondo di solidarietà nazionale che gli intervenuti hanno richiamato all'attenzione della Giunta. Devo dire a questo riguardo che ci sono già delle intese con i colleghi Assessore dell'agricoltura delle Regioni della Valle Padana, per un incontro, subito dopo le vacanze estive, per esaminare i suggerimenti e le proposte di iniziativa regionale da mandare avanti.
Siccome le Regioni della Valle Padana sono le più interessate ai danni relativi alle avversità atmosferiche, abbiamo preso l'impegno di fare questi incontri per cui rispondo a tutti che entro il mese di settembre penso di poter avere elementi più precisi da sottoporre anche all'attenzione del Consiglio.
Abbiamo rispettato il voto del Consiglio del 28 giugno, certo, era un dovere morale ma soprattutto era un dovere morale rispondere alle attese dei produttori agricoli. Già l'anno scorso avevamo avuto sollecitazioni da parte di varie rappresentanze professionali e soprattutto dai produttori agricoli alle quali non potevamo restare insensibili.
L'unica considerazione sulla quale, purtroppo, non possiamo dichiarare il nostro assenso è quella che riguarda l'aumento della disponibilità del fondo richiesto da tutti coloro che sono stati consultati.
So che non è una risposta simpatica e non è una risposta facile da dare, ma la responsabilità dell'amministrazione regionale ci impone di insistere sull'assegnazione del fondo nella misura di un miliardo: ieri sera in sede di Commissione abbiamo voluto sentire quali sono le disponibilità del bilancio residuo 1972 e del bilancio 1973, ma non possiamo andare oltre il miliardo. Mi auguro che in un prosieguo di tempo si possa fare di più, per ora non è possibile.
Il collega Ferraris dice che la Giunta non ha accettato di introdurre il principio del contributo ai coltivatori diretti nella misura dell'8 per cento, il che significa, in cinque anni, un milione e 400 mila lire; se noi accettassimo un'impostazione del genere ci troveremmo al terzo anno nell'ipotesi, che non possiamo scartare, che ci siano altri danni, e pur tenendo conto di un minimo di indennizzo a 5.000 aziende coltivatrici dirette, a dover soddisfare un fabbisogno di un miliardo e 200 milioni superiore alla dotazione del fondo stesso, al quarto anno 1 miliardo e 400 milioni ed al quinto anno due miliardi.
Per quanto riguarda l'articolo 5, non è stata accettata la riduzione richiesta a cinque milioni perché, come ho già detto in Commissione trattasi di finanziamenti di carattere eccezionale in occasione di danni che hanno distrutto totalmente il raccolto, quanto meno hanno causato un danno superiore al 40 per cento del raccolto agricolo, con pregiudizio del bilancio aziendale, per cui dobbiamo verificare la possibilità di allargare un pochino la disponibilità dell'intervento .
Oltre tutto va anche rilevato che un finanziamento di otto milioni significa intervenire in favore di aziende della dimensione di 160 giornate piemontesi, pari grosso modo a 65 ettari, e 65 ettari nelle zone a colture cerealicole sono coltivati da coltivatori diretti.
Queste sono due delle considerazioni sulle quali ci siamo soffermati a lungo anche in sede di Commissione, però devo dire che per quanto riguarda la prima non lo possiamo fare per motivi finanziari, perché se accettassimo potremmo anche cadere nel pericolo di essere tacciati di cattivi amministratori e denunciati per bancarotta fraudolenta; circa la seconda sostanzialmente interveniamo solo ed unicamente per dei coltivatori diretti autentici.
Il collega Fonio chiede come avviene il meccanismo dell'applicazione degli artt. 2 e 3 e perché è previsto il decreto del Presidente della Giunta comma secondo e terzo dell'art. 2. Devo dire che se manca il decreto del Presidente manca il supporto legislativo per la spesa; noi abbiamo tre tipi di interventi, che sono quelli indicati al successivo art. 3 (l'anticipazione delle 500.000 lire, l'anticipazione dei prestiti allo 0,50 per cento, l'anticipazione dei prestiti art. 7 al 3 per cento, 1 per cento e 0,50 per cento per le Cantine sociali) sono tre anticipazioni diverse che si ricollegano anche a condizioni diverse; l'anticipazione delle 500.000 lire è collegata al decreto del Presidente che deve delimitare la zona, le anticipazioni invece in base all'art. 7 si possono fare sul presupposto dell'esistenza del danno e in effetti non sono altro che quelle proposte che la Giunta fa nei termini dei trenta giorni dal verificarsi dell'evento al Ministero. Ecco l'esigenza del decreto del Presidente della Giunta perché così tutte le spese vengono legittimate.
Sia Gerini che Fonio dicono che bisogna dare più spazio alla difesa passiva. Sono d'accordo con loro, perché dare più spazio all'assicurazione significa dare la sicurezza che i danni della grandine sono indennizzati ma non potevamo certo rinunciare ad un'esperimentazione di tipo nuovo qual era quella dell'intervento in forma diretta per combattere la grandine. C'è stata una situazione infelice sulla quale quanto prima la Commissione potrà indagare e dare una risposta, ma non potevamo rinunciare.
Detto questo, dovrei suggerire un emendamento. Credo si tratti più che altro di un errore di copiatura: all'art. 2, si deve parlare di "colture agrarie" cioè precisare a quali colture si riferisce.
Abbiamo introdotto anche il principio delle calamità naturali e voglio leggere quello che Bianchi dice a questo proposito: "L'avversità è costituita da un andamento climatico atmosferico che rende difficile, ostacola e pregiudica il normale sviluppo delle colture.
La calamità è un evento straordinario che assume effetti disastrosi o distruttivi generalizzati, atti a colpire uomini e cose. L'avversità atmosferica, quando assume intensità e violenze concentrate tali da portare effetti distruttivi estesi, costituisce essa pure calamità".
Abbiamo voluto introdurre anche la condizione della calamità, ma solo ed unicamente quando c'è il danno alle colture agrarie e non anche il danno agli immobili ed alle infrastrutture.
Non credo di avere altro da dire, se non ringraziare tutti coloro che hanno partecipato al dibattito ed all'esame di questo progetto di legge che penso possa soddisfare abbastanza, se non totalmente, le attese delle popolazioni agricole.



PRESIDENTE

Prima di sospendere la seduta, ricordo che alle ore 15 è convocato l'Ufficio di Presidenza.
La seduta è tolta e riconvocata oggi pomeriggio alle ore 16. Raccomando la puntualità per l'intensità dei lavori che ancora ci attendono.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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