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Dettaglio seduta n.170 del 19/07/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Parchi e riserve

Esame delle proposte di deliberazione della Giunta Regionale circa l'acquisizione della Mandria


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Si passa all'esame del punto quinto dell'ordine del giorno: "Esame della proposta di deliberazione della Giunta Regionale, circa l'acquisizione della Mandria".
Informo il Consiglio che mi è pervenuta, indirizzata, oltre che a me al Presidente della Giunta, all'Assessore alla tutela dell'ambiente, al Presidente della V Commissione e ai Capigruppo, una lettera del Presidente della Pro Natura Torino, di questo tenore: "La Pro Natura Torino, preso atto con soddisfazione che la Regione Piemonte intende perseguire una politica di pubblicizzazione di aree verdi intorno alla città di Torino, quali La Mandria, Stupinigi, le Vallere e augurabilmente le rive dei corsi d'acqua, il sistema collinare e così via manifesta tuttavia il timore che, concentrandosi tutti gli sforzi sulla acquisizione di queste aree, vengano trascurate, soprattutto per mancanza di fondi, numerose zone di minore estensione ma di non meno grande importanza dal punto di vista naturalistico..".



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Pur con tutto il rispetto per la Pro Natura, direi di discutere prima la questione della Mandria, per la quale esiste una deliberazione della Giunta. All'ordine del giorno c'è questo argomento.



PRESIDENTE

Questo è ovvio. Ho voluto solo dar notizia al Consiglio di questa lettera, affinché nella discussione si possa tener conto anche di queste richieste e dare una risposta quale è giusto sia data alla Pro Natura, che esprime dei suoi pensieri ma naturalmente si assoggetta alle delibere del Consiglio Regionale. La Pro Natura osserva che "in particolare, la tenuta de La Mandria è sottoposta a vincolo paesistico, che la Regione ha l'autorità e la forza di far rispettare, per cui l'acquisto può essere anche differito o diluito in un certo numero di anni. Fa quindi voti affinché lo stanziamento 1973 per l'acquisizione di zone naturalisticamente interessanti da tutelare non venga interamente assorbito dai grandi parchi pubblici a cui si è fatto cenno ma venga almeno in parte destinato alla conservazione di altre zone che in mancanza di interventi urgenti corrono serio pericolo di scomparire, con grave danno al patrimonio naturalistico scientifico, paesaggistico ed ecologico della Regione".
Il mio pensiero personale è che l'operazione Mandria non possa certamente riassumere tutta l'attività della Regione in questo campo, ma che non si debba perdere neanche un minuto per realizzare, per intanto questa acquisizione, ovviamente avendo occhio anche alla soluzione di altri problemi.
Debbo scusare l'assenza alla seduta di oggi dell'Assessore Chiabrando che è stato chiamato urgentemente a Pinerolo, per motivi familiari.
La Giunta intende illustrare questa proposta di delibera? Chiede di parlare il Presidente: ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente signori Consiglieri, credo sia stata distribuita a ciascuno di loro, in particolare ai componenti la competente Commissione la proposta di deliberazione stesa dalla Giunta per la realizzazione del disegno, che già era stato esposto in questo Consiglio, mirante a costituire un sistema di parchi regionali nell'area metropolitana di Torino; area metropolitana che è da tutti noi considerata un po' l'area problema della Regione, nella quale, evidentemente, non debbono essere collocati tutti gli interventi ma nella quale credo debbano avere priorità alcuni interventi dell'Amministrazione regionale. Proprio per la soluzione di questi problemi che abbiamo ritenuto prioritari, la Giunta Regionale si è mossa, dopo le indicazioni emerse da vari dibattiti nell'interno del Consiglio Regionale, per dare una prima attuazione alla realizzazione di questo sistema di parchi dell'area metropolitana.
Non credo occorra aggiungere molto a quanto già si è detto ed a quanto d'altra parte, è espresso nella deliberazione, che contiene tutti gli elementi utili a consentire ai signori Consiglieri di valutare approfonditamente la proposta della Giunta: con specificazione delle varie trattative che sono state condotte e che la Giunta non ritiene di poter portare a conclusione senza essere sostenuta nel suo operare dal voto deliberativo del Consiglio.
Come già ho detto, con questo intervento non si pretende di risolvere tutti i problemi relativi alla tutela di aree interessanti il patrimonio paesaggistico e la difesa della natura in Piemonte. La Giunta semplicemente propone un primo intervento che dà una qualificazione, per quanto riguarda l'assetto del territorio, alla politica e alle indicazioni che il Consiglio Regionale ha assunto. Ed è una iniziativa che la Giunta è lieta di aver avviato positivamente e che oggi sottopone all'attenzione del Consiglio chiedendo un voto favorevole perché questo primo intervento possa essere rapidamente concretizzato.
Per quanto riguarda tutte le fasi successive, che non concernono soltanto, evidentemente, l'acquisizione di queste aree ma anche la loro utilizzazione, la Giunta si riserva di fare proposte concrete al Consiglio dopo aver approfondito il problema. D'altra parte, la Giunta ritiene che all'Amministrazione di questo sistema di parchi dell'area metropolitana così come per altri parchi che potranno essere acquisiti al patrimonio regionale, debbano essere cointeressati i Comuni sul cui territorio i parchi gravitano. Non sono oggi in condizioni di poter avanzare proposte concrete. Dobbiamo dire con chiarezza che la Giunta non ha ancora idee precise e desidera, fra l'altro, sentire l'opinione del Consiglio Regionale e verificare anche con i Comuni interessati quali potranno essere le modalità da seguire per gestire, nel modo migliore, questo patrimonio. La deliberazione che viene oggi sottoposta apre dunque anche questo problema e la Giunta auspica che da parte del Consiglio vi sia un dibattito su questo argomento e che comunque vengano date idee, indicazioni, che andranno successivamente elaborate e poi attuate.
La linea di tendenza lungo la quale vorremmo camminare è quella che io ho sommariamente illustrato al Consiglio e che ritengo possa essere una linea positiva per fare in modo che l'acquisizione di questo bene alla Amministrazione regionale possa veramente servire a risolvere i problemi che ci si propone di risolvere, e nel migliore dei modi, che serva cioè non solo ad assicurare alla collettività una dotazione di verde pubblico, ma anche a far crescere nella nostra comunità regionale l'amore per questi esempi di particolare pregio paesaggistico quali La Mandria, Stupinigi, le Vallere, costituendo parchi di carattere regionale che siano utilizzati nel rispetto della natura e rispondano veramente alle esigenze che il Consiglio Regionale si è proposto di risolvere.
Mi rimane da aggiungere solo una breve risposta alla lettera della Pro Natura. Quando ci si approssima ad una qualche realizzazione, capita quasi sempre di sentirsi dire che quello che si sta per concretizzare non va più bene, di vedersi spostare i termini del problema. Tutti noi siamo consapevoli che evidentemente l'acquisizione della Mandria, o di Stupinigi o di un sistema di parchi regionali nell'area metropolitana non potrà risolvere il problema della tutela della natura in Piemonte. Ma credo che si debba comunque cominciare a fare qualcosa. Pertanto, a questa lettera credo che dobbiamo rispondere che, se ci sono proposte concrete da fare si facciano, anziché restare nel generico come si capisce chiaramente da questa lettera: l'Amministrazione regionale, il Consiglio Regionale, la Giunta Regionale sono disponibili ad esaminarle. Devono essere, per ripeto, proposte concrete, non indicazioni di carattere generale il cui unico scopo sembra essere quello di dire: forse non è necessario acquisire La Mandria, ma è necessario rivolgersi in qualche altra direzione. Ritengo sia bene dire questo con chiarezza, perché non vorrei che, come spesso capita, per essere amici del meglio si diventi nemici del bene.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, la proposta di deliberazione della Giunta per l'autorizzazione all'acquisto di una prima parte della tenuta La Mandria viene assunta in adempimento all'ordine del giorno votato all'unanimità dal Consiglio Regionale nella seduta del 23 maggio scorso.
L'acquisizione al Demanio Regionale di una prima parte del complesso che è senza dubbio di notevole ampiezza e di rilevante valore naturalistico, costituisce il primo intervento concreto per la graduale costituzione del sistema di parchi regionali, ai fini della tutela dell'ambiente naturale e dell'impiego del tempo libero nel comprensorio dell'area metropolitana torinese.
La eventuale possibilità di destinare ad altri usi pubblici altre importanti aree di proprietà demaniale site nel Comune di Venaria l'auspicato restauro del castello di Venaria e il ripristino del Borgo vecchio di Venaria promettono un intervento complessivo di grande significato in uno dei più rilevanti centri storici dell'area metropolitana torinese.
Nella riunione dell'11 luglio della V Commissione permanente, il Presidente della Giunta e l'Assessore Regionale al Turismo hanno dato assicurazione che all'intervento di cui alla presente delibera faranno prossimamente seguito, come è stato poc'anzi confermato dal Presidente della Giunta, altre iniziative, a cominciare da quella concernente l'acquisizione al Demanio regionale dei boschi di Stupinigi.
Quanto al complesso fondiario di cui alla presente deliberazione, dopo che la superficie sarà stata acquisita alla proprietà pubblica, si porranno problemi di riordinamento e di attrezzatura del complesso in questione, che comprende zone di particolare valore paesaggistico e dotate di un patrimonio faunistico cospicuo. Si prospetta, quindi, un compito delicato ed anche innovativo, per l'Ispettorato regionale delle Foreste, purtroppo numericamente falcidiato nei suoi quadri direttivi, per quanto mi risulta dai recenti provvedimenti per la burocrazia.
Occorre pertanto prevedere, ad avviso della V Commissione, che la Regione pervenga in futuro alla emanazione di un proprio regolamento per l'ordinamento e la gestione dei parchi regionali, in modo da tener conto delle diverse destinazione alle quali ciascuno di essi dovrà corrispondere.
Per il finanziamento degli oneri derivanti dal provvedimento in oggetto si farà ricorso al fondo per il programma di sviluppo assegnato alla Regione in base all'art. 9 della legge finanziaria 16 maggio 1970 n. 281.
La Giunta ha dichiarato alla V Commissione di ritenere che l'intervento rientri nelle materie indicate dal CIPE nelle direttive per l'esercizio in corso e che esso possa quindi essere assunto con atto amministrativo. La copertura finanziaria che viene proposta per far fronte agli oneri conseguenti alla deliberazione lascia intatto lo stanziamento di 500 milioni iscritto al capitolo 1346 del bilancio preventivo per l'esercizio 1973, e che riguarda l'acquisto, o l'affitto, di terreni destinati alla formazione di riserve naturali. Mi pare quindi possibile rassicurare in questo senso l'Associazione naturalistica richiamata dalla comunicazione del Presidente, che in data 16 luglio poneva appunto il problema di adoperarsi affinché lo stanziamento per l'acquisizione delle zone naturalisticamente interessanti da tutelare non venisse interamente assorbito da questo intervento ma si lasciasse una certa possibilità di bilancio per la conservazione di zone minori che corrono rischio di scomparire e che siano di particolare valore naturalistico o paesistico.
Considerato quanto sopra, la V Commissione, nella riunione dell'11 luglio, si è trovata concorde sulla opportunità di procedere alla acquisizione del complesso della Mandria al Demanio regionale, e pertanto all'unanimità dei presenti ha espresso parere favorevole all'approvazione della proposta di deliberazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calsolaro, ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, i Consiglieri socialisti hanno sottoscritto e votato l'ordine del giorno del 24 maggio scorso, relativo all'esigenza di costituire un sistema di parchi regionali per l'area metropolitana, del quale La Mandria è una delle componenti essenziali unitamente a Stupinigi e alle Vallere. Non esiste quindi alcun problema di adesione alla iniziativa della Giunta: essa corrisponde allo spirito e alla lettera dell'ordine del giorno votato all'unanimità dal Consiglio.
Esistono invece dei problemi di ordine generale legislativo e altri ancora di carattere particolare, relativi alla utilizzazione del complesso patrimoniale da acquisire, per i quali ci sembra opportuno fare alcune considerazioni che non toccano la sostanza del problema, che non mirano quindi a spostarlo.
Siamo d'accordo sull'introduzione fatta dal Presidente della Giunta soprattutto nella parte finale: ci sembra che sia un modo serio e responsabile di porre in concreto i problemi relativi all'istituzione dei parchi regionali, senza il rinvio a quegli altri parchi che, in ipotesi dovrebbero essere istituiti.
Il primo problema, quello legislativo, che comporta poi una raccomandazione alla Giunta, è che manca una legge regionale sul demanio o sul patrimonio regionale che, giuridicamente, dovrebbe considerarsi pregiudiziale rispetto all'atto formale di acquisizione. Difatti l'art. 119 della Costituzione stabilisce che la "Regione ha un proprio demanio e patrimonio, secondo le modalità stabilite con legge della Repubblica".
Questa legge generale non esiste, esiste però l'art. 11 della legge finanziaria che stabilisce, un po' sommariamente, certe norme, attribuendo alla Regione certi immobili del demanio dello Stato e attribuendo al patrimonio indisponibile della Regione altri beni del patrimonio indisponibile dello Stato. Quindi ci sembrerebbe opportuno suggerire alla Giunta la presentazione di un disegno di legge sul demanio e sul patrimonio regionale. Esso potrebbe essere portato dalla Giunta all'attenzione del Consiglio entro termini relativamente brevi ed essere, entro termini altrettanto brevi, approvato dal Consiglio Regionale. Una legge che faccia richiamo alle leggi statali e a quelle del Codice civile relative al demanio e al patrimonio indisponibile fissando al tempo stesso le specifiche attribuzioni di competenza di cui all'art. 39 dello Statuto regionale, che preveda l'inventario dei beni e la consegna degli stessi ad agenti responsabili. E' una raccomandazione che viene fatta alla Giunta per dotare la Regione di una legge sul demanio e sul patrimonio.
I problemi particolari riguardano invece l'utilizzazione del complesso una volta acquisito.
La tenuta insiste sul territorio di cinque Comuni. La porzione che la Regione dovrebbe acquistare è pari a circa il 40% dell'intera tenuta, e cioè 1150 ettari su 2700, e non su 1300 come si dice nella deliberazione.
Questa infatti suppone l'esistenza di un unico proprietario dell'intera tenuta, mentre si tratta di un proprietario al quale appartengono 1300 ettari. Il resto appartiene ad altri proprietari.
Intanto c'è il problema degli accessi. Non si tratta di una questione di poco conto, considerando che l'afflusso dei visitatori, soprattutto nella fase iniziale dell'apertura e nei giorni festivi, potrebbe interessare alcune decine di migliaia di persone. Ho letto qualche tempo fa che al parco di Caserta nei giorni festivi vanno dai 50 ai 100.000 visitatori. Il parco della Mandria potrebbe assumere una dimensione di questo tipo, con evidenti conseguenze per l'ingorgo che migliaia di visitatori con relativi autoveicoli provocherebbero. Conseguentemente bisognerebbe prevedere una serie di parcheggi per una capienza di almeno diecimila autovetture. Non si può del resto pretendere che il costo della viabilità e dei parcheggi sia addossato ai Comuni interessati direttamente Venaria e Druento. Si dovrà pertanto provvedere ad una molteplicità di ingressi. Quello principale è, per sua natura, posto nel prolungamento di Corso Regina Margherita, e porterebbe direttamente sul Castello della Mandria. Altre entrate potranno essere aperte nel territorio di Druento sul prolungamento di Corso Ferrara e lungo la direttissima delle Valli di Lanzo. La direttissima, a sua volta, dovrà essere prolungata fino allo svincolo della tangenziale di Borgaro, secondo gli accordi intervenuti fra la Provincia di Torino, il Comune di Venaria e la ATIVA. Ad ogni ingresso dovrà corrispondere un parcheggio proporzionato. Attualmente mi pare che l'unica entrata possibile sia quella che in Venaria corre attraverso gli stabilimenti della Fiat. Il flusso dei visitatori domenicali potrebbe essere di misura tale per cui tutta la viabilità di Venaria verrebbe sconvolta, e al limite potrebbe addirittura provocare un provvedimento dell'amministrazione comunale per determinare il blocco dell'entrata al parco.
Per questa, e per altre ragioni che vedremo, mi sembra che non sia assolutamente possibile aprire il parco al pubblico prima che le strutture necessarie a rendere agibile il parco siano realizzate.
Un secondo problema particolare è quello relativo alla sorveglianza.
L'attuale tenuta, ha ora alle sue dipendenze un certo numero di guardiacaccia, la cui utilizzazione, come guardiaparco, dovrà porsi come obiettivo quello della conservazione, anzi dell'incremento della selvaggina, oltre naturalmente all'obiettivo più generale di sorvegliare la grande massa di visitatori del parco per evitare, con estrema cura ed attenzione, ogni minima alterazione dell'ambiente naturale, animale e vegetale.
E' chiaro quindi che il numero dei guardia-parco dovrà necessariamente essere numeroso e soprattutto bene addestrato.
Al problema della sorveglianza, si collega quello della manutenzione e ad esso la sorte delle numerose famiglie degli agricoltori alle dipendenze della tenuta.
Se l'agricoltura, come sembra probabile, non verrà più praticata dovranno essere curati la silvicoltura, i prati con alternanza di macchie di sottobosco e così via, proprio per quella conservazione dell'ambiente naturale che deve costituire il motivo primo ed essenziale dell'esistenza del parco regionale, come oasi di respiro per i cittadini dell'area metropolitana.
Non è un'ipotesi azzardata supporre che le famiglie attualmente insediate come agricoltori nella tenuta non siano sufficienti per la manutenzione del parco e che anche la loro riconversione professionale da agricoltori in agricoltori-giardinieri non riesca a colmare le esigenze.
Sarà quindi probabilmente necessaria l'assunzione di una certa aliquota di personale la ricerca del quale potrà indirizzarsi - secondo il concetto dell'agricoltura intesa anche come presidio dell'ambiente naturale e quindi come fatto di tutela ecologica - verso giovani agricoltori che nel parco potranno maturare esperienze preziose nella prospettiva di un impiego a più largo livello.
Altro problema (lo accenno solo di sfuggita) è quello delle attrezzature di cui dovrà essere dotato il parco (faccio l'esempio del Tivoli di Copenaghen e dello Skansen di Stoccolma), attrezzature che potranno comporre gli interessi più diversi, da quelli più specificatamente turistici a quelli culturali, a quelli sportivi (intendendo naturalmente per interesse sportivi non il motocross, tanto per evidenziare un fatto negativo).
Questi problemi, che si pongono in relazione alla Mandria, si porranno anche in relazione agli altri parchi, cioè quelli cui ha accennato prima il Presidente della Giunta delle Vallere e di Stupinigi sono problemi che potranno anche risolversi in modi diversi se, per esempio, si intendesse dare a ciascuno di questi tre parchi caratteristiche diversamente qualificanti, ma che si propongano per tutti e tre nello stesso modo per quanto riguarda i fini che la gestione deve raggiungere: che sono quelle di conservare gelosamente il loro ambiente naturale, di fare di essi una palestra viva dell'educazione dei cittadini e di creare attorno ad essi un modo di vita civile al servizio dell'area metropolitana.
Raccogliamo anche l'invito che ha fatto il Presidente della Giunta circa l'opportunità di esaminare i criteri da adottare per la manutenzione del parco. Per affrontare questo compito ci sono la Giunta, la V Commissione, ci saranno gli esperti che la Giunta riterrà opportuno chiamare perché diano il loro contributo di studio. Mi pare che ci siano organi sufficienti per occuparsi di questa questione.
L'acquisizione della Mandria ripropone il problema, già sollevato in occasione della discussione sull'Università (in particolare con riferimento alla sua ristrutturazione), sull'opportunità del blocco delle aree ritenute più idonee e che per una fortunata coincidenza vengono a trovarsi in relazione di contiguità con quelle dei parchi regionali. In particolare per quanto riguarda La Mandria, ci si trova in presenza di un'area contigua come quella demaniale dell'ex aeroporto di Venaria, che con l'eventuale insediamento di istituzioni universitarie, o del Politecnico, provocherebbe la rivitalizzazione culturale di quel centro storico e consentirebbe, nello stesso tempo, di predisporre una vasta area di servizi sociali a favore della collettività metropolitana. Il rapporto preliminare dell'IRES non contiene grosse indicazioni sul problema delle aree verdi. Più diffusamente se ne occupa il programma economico nazionale 1971/75 che prevede l'istituzione con legge regionale, nel quadro dei principi che verranno fissati dalla legge quadro nazionale, degli stessi parchi nazionali, in forza appunto dell'attribuzione costituzionale alle Regione della materia relativa all'agricoltura, alle foreste, al turismo e all'urbanistica; il ruolo primario da esercitarsi da parte delle Regioni in merito all'assetto del territorio, l'esigenza di stabilire uno stretto rapporto fra gli organismi con funzioni di tutela e di conservazione dell'ambiente naturale e le collettività regionali e locali, in modo da evitare e risolvere eventuali contrasti.
Il programma nazionale fa altresì esplicito riferimento all'opportunità dell'istituzione di parchi naturali regionali che indica, per il Piemonte in quello di Valdieri e del Gran Bosco; oltre a quelli, nazionali di Val Grande e delle Langhe.
Il Consiglio Regionale ha già puntualizzato le linee di intervento operativo per l'area metropolitana di Torino e non possiamo non considerare positivamente la sollecitudine con cui l'iniziativa è stata portata avanti sulla via di una realizzazione che ci auguriamo il più possibile vicina.
Con l'occasione che verrà offerta dall'approvazione del piano di sviluppo regionale sarà necessaria la predisposizione di un programma di individuazione e di istituzione di parchi regionali che vada al di là della stessa area metropolitana per investire l'intero territorio della Regione con la determinazione dei diversi gradi di tutela e della varietà delle attrezzature, e con una previsione apposita del territorio proprio che non potrà essere inferiore a quel parametro del 5% che è già stato adottato dalla Regione Autonoma del Trentino Alto Adige.
Esiste naturalmente un problema di costi che variano, evidentemente, a seconda del livello di impegno protezionistico e che vanno, secondo le statistiche, da 2500 lire all'ettaro a 10/15.000 lire, comprensivi della tutela e della riqualificazione ambientale, dell'organizzazione dei servizi, della ricerca scientifica e dell'organizzazione turistica, oltre agli oneri per gli impianti delle aree naturali protette consistenti prevalentemente nell'acquisizione dei terreni in successive fasi e da definirsi mediante programmi pluriennali.
A fronte di questi costi, i molteplici benefici sociali, anche se difficilmente quantificabili, sono indotti dalla razionale utilizzazione delle riserve fisico-naturali, che promuoverà un turismo qualificato dalla minima distruttività delle risorse primarie e consentirà di dare lavoro a numerose unità direttamente occupate nelle attività dei parchi e delle riserve naturali, e di promuovere fortemente l'occupazione nei servizi connessi.
Il saldo, fra benefici sociali e costi di gestione dovrebbe così risultare largamente positivo, a tutto vantaggio della collettività.
Per questi motivi pensiamo di poter responsabilmente concordare con la deliberazione presentata dalla Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta, ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

La delibera di cui oggi discutiamo e che mette in esecuzione l'ordine del giorno approvato dal Consiglio Regionale nel maggio scorso, è certamente uno di quegli atti che vanno contrassegnati con il segno positivo. Non si tratta quindi di discutere la natura del segno, come spesso ci capita, tra opposizione e maggioranza; tuttavia pur ponendoci nel giudicare dallo stesso verso, noi vogliamo analizzare i limiti in cui questo segno positivo emerge, nonché il contesto dal quale emerge. E questo non per amore di polemica, ma per cogliere tutti gli elementi critici che un atto di questo genere, così importante (è il primo che si compie nella nostra regione in questa direzione) deve promuovere. Si tratta di delineare un insieme organico di decisioni al fine di dare una risposta compiuta e non parziale ai problemi che riguardano il tempo libero e le attrezzature a verde.
L'acquisto della Mandria è un atto positivo in quanto è una risposta ad una esigenza che è largamente sentita. Oggi la domanda di verde ha assunto dei significati non meramente connessi a ragioni estetiche di carattere fisico-ambientali, ne è propria di ristrette elites, ma ha assunto il carattere di una rivendicazione sociale e culturale a livello di massa. La dilatazione del tempo libero dal lavoro (che deve essere annoverata come la faticosa conquista di una lunga successione di lotte sindacali, e contemporaneamente come il risultato delle trasformazioni realizzate nella struttura produttiva), insieme con una maggiore coscienza e ragione culturale e politica del rapporto uomo-società, pongono oggi gli spazi verdi come un elemento importante della stessa vita sociale, della possibilità dell'individuo di promuovere la propria formazione culturale di realizzare in forme nuove l'esercizio e l'affermazione delle proprie capacità creative sotto i vari profili della conoscenza, della ricreazione dell'arricchimento spirituale, emotivo ed intellettivo.
La domanda di verde quindi prende fondamento dalla evoluzione storica della nostra società; il processo storico che l'ha generata sembrerebbe quindi porla, sotto questo profili, al di fuori di responsabilità che ci possono coinvolgere direttamente. In realtà, anche se i processi storici generali attribuiscono carattere di oggettività ai fenomeni specifici che essi stessi hanno determinato, o tendono per lo meno a caratterizzarli sotto questa luce, noi non possiamo esimerci dal cogliere invece le responsabilità dirette che ci coinvolgono; saremmo dei cattivi analizzatori e dei cattivi valutatori dei processi storici se non andassimo a cogliere gli elementi soggetti che hanno influito su di essi.
Non possiamo, cioè, fare velo al modo in cui con il nostro comportamento abbiamo caratterizzato e condizionato al di là dei processi oggettivi la domanda e l'esigenza di verde, di cui oggi stiamo discutendo.
La domanda di verde, difatti, oggi ha assunto aspetti di drammaticità non in ragione semplicemente dei processi di limitamento, ma a causa del modo con cui tali processi si sono manifestati. E' sufficiente, per evidenziare questo aspetto, ricordare che la carenza di verde è un dato che presenta dimensioni diverse da città a città, quindi c'è una caratterizzazione soggettiva nella determinazione di questa esigenza; ci sono una molteplicità di città in cui la domanda di verde ha già trovato una soluzione sul piano quantitativo e si è già posta in termini di domanda qualitativa, da cui sono già derivate risposte ai problemi di organizzazione e di gestione dello spazio verde.
La domanda di verde è un dato che si colloca all'interno dei processi storici che hanno prodotto profonde trasformazioni nella struttura della nostra società. L'inurbamento, l'industrializzazione, la concentrazione dell'attività e delle popolazioni hanno negato la campagna, hanno negato l'ambiente naturale; ma questi processi per la caratterizzazione soggettiva che è stata data ad essi, e per il modo con cui si è proceduto alla formazione della città, hanno messo in atto una reazione contraria, per cui la negazione della natura e del verde sta diventando, oggi, un elemento che mette in crisi la vita della città. La dotazione di spazi verdi è un problema che non può più essere eluso.
Richiamo qui alcuni dati quantitativi di dotazione del verde in città straniere a dimostrazione che la situazione di carenza presente nelle nostre città ha dei riferimenti ben precisi sul piano delle responsabilità: le statistiche dicono che la città di Stoccolma dispone (intendendo Stoccolma non soltanto come centro comunale ma come interland) di 100 mq di verde per abitante; la città di Londra, o meglio il territorio di quella che è chiamata la grande Londra, dispone di 80 mq; in Olanda le disposizioni legislative impongono uno standard di 30 mq per abitanti; in Svizzera lo standard legislativo impone 25 mq per abitante.
Questi sono dati relativi a città occidentali, in cui vige un regime di tipo capitalistico, fondato sulla proprietà. Non voglio porre qui in contrapposizione i dati delle città o dei paesi socialisti che non sono certo da meno di quelli che ho citato, anzi, in alcune grandi città, basta far riferimento a Mosca, il dato quantitativo è anche superiore.



ZANONE Valerio

In compenso mancano gli alloggi.



RIVALTA Luigi

Ci sono anche gli alloggi e ci sono per tutti in eguale misura. Forse non sei stato bene informato dal tuo collega Rossotto che ha fatto un viaggio in questi ultimi tempi in Unione Sovietica.



BERTI Antonio

Forse mancano gli alloggi, ma c'è il terreno e il verde per costruirli qui invece mancano gli alloggi e non c'è il terreno.



RIVALTA Luigi

La popolazione sovietica gode di uno standard di nove mq per abitante di superficie abitabile al netto dei servizi e dei muri: in Italia ci sono degli standards per alcuni ceti molto più ampi, ma per altri ceti non ci sono neanche in nove mq.
Tornando all'argomento degli spazi verdi, i dati che ho citato possono sorprendere se confrontati con la dotazione di cui dispongono le nostre città; riporto soltanto due dati, quello dei due mq per abitante di Milano e quello dei 2,1 mq di spazio verde che è la dotazione della città di Torino. C'è quindi una situazione di carenza che ha assunto un aspetto di drammaticità assoluta, e che in relazione ai significati di merito di cui ho detto all'inizio, ci pongono veramente in una situazione di estrema arretratezza. Tutto ciò richiama precise responsabilità politiche ed amministrative.
La domanda di verde che è presente nella nostra città comporta pertanto in giudizio critico sul modo di amministrare lo sviluppo della città.
Questa denuncia e questa critica è alla base dell'azione rivendicativa sviluppatasi per la conquista di questo bene. Questa reazione popolare è già sotto molti profili una risposta alla questione che qui è stata posta dal Presidente della Giunta e dal Collega Calsolaro, in merito all'esigenza di educare la popolazione alla fruizione e al rispetto del "verde". E' questa una maturità che la popolazione già ben mostra di possedere, dal momento che ha rivendicato e rivendica la soluzione del problema. E' piuttosto questa una questione da addebitare a chi ha governato lo sviluppo della città.
L'amministrazione e la direzione politica della città e della provincia di Torino in questi anni, gli organismi cioè che potevano avere per importanza e per possibilità di intervento una funzione positiva, non hanno certo brillato né per visione, né per atti concreti. E oggi, se possiamo parlare del parco La Mandria, se possiamo porci il problema della sua acquisizione, non è certo in ragione di una maturità conseguita all'interno delle forze e delle persone che ci hanno amministrati. Se oggi possiamo parlare ancora di possibilità di acquisizione della Mandria ciò è dovuto a quella crescita di coscienza che è avvenuta nella popolazione all'attenzione da essa posta ai problemi della città, e alla forza con cui è stata rivendicata la soluzione del problema.
E' quindi a questo tipo di rivendicazione che noi vogliamo ricondurre gli aspetti positivi della deliberazione che oggi assumiamo; è per l'attenzione che è stata portata dalle forze sociali, dalle organizzazioni sindacali (e voglio dire, senza che ciò possa apparire presuntuoso, per l'attenzione che ha portato anche il movimento mosso dal nostro partito) che oggi possiamo intervenire con una delibera per acquisire almeno parte della Mandria; è a ciò che si deve se La Mandria non è stata completamente lottizzata ed edificata, e se solo in parte è occupata da funzioni diverse da quelle che ci prefiggiamo di attribuirgli. La delibera della Regione che noi sosteniamo (e non potrebbe essere che così), è quindi da valutare come risposta all'azione rivendicativa condotta per molti anni dalle popolazioni; sarei cattivo e non obiettivo testimone di questa lunga azione rivendicativa se non riconoscessi che il documento è una conquista di questo movimento popolare. E' proprio per le resistenze che questo movimento ha posto che oggi La Mandria non è completamente distrutta.
Ed a riconoscimento del significato e del valore di questa rivendicazione popolare, voglio richiamare qui alcuni momenti salienti di quel processo di aggressione che se non fosse stato contrastato avrebbe avuto il sopravvento sull'intera Mandria: nell'unità ambientale rappresentato dalla Mandria è stata dislocata negli anni passati la pista di prova della Fiat, negli anni '66/'67 è stata portata avanti con molta determinazione l'iniziativa di destinare terreni della Mandria per la costruzione di una nuova Università piemontese, strutturata in forma di campus, comprendente le strutture di carattere didattico e gli alloggi degli allievi (è stata soprattutto l'azione popolare e l'azione che il nostro partito ha svolto all'interno delle assemblee elettive che ha impedito che ciò avvenisse; la conferma della giustezza delle nostri posizioni, che riguardavano non soltanto la conservazione e la difesa del patrimonio della Mandria, ma anche i contenuti a cui deve informarsi ogni azione tendente a risolvere il problema dell'università, l'abbiamo avuta dalle posizioni che sono maturate in questi ultimi mesi all'interno dell'assemblea regionale intorno ai problemi dell'Università).
Nel 1968 altra tappa di questo tentativo di aggressione della Mandria.
L'istituto agrario Bonafous - che possedeva aree collocate all'interno di un'altra zona di interesse per gli spazi verdi; quella del Parco della Pellerina, che già nel '59 a seguito di un rapido quanto furtivo mutamento di destinazione del piano regolatore di Torino in iter di adozione, aveva ceduto aree alla Fiat - si poneva il problema di cedere alla Fiat, per l'ampliamento degli stabilimenti ivi costruiti, la residua parte della proprietà. Per rendere possibile tale disegno, indisse un concorso ad inviti per la costruzione del nuovo istituto all'interno del territorio della Mandria. Anche qui c'è stata la nostra ferma opposizione: nelle assemblee elettive, e nel Consiglio di amministrazione del Bonafous, ove senza l'attenta presenza del nostro rappresentante sarebbe risultato vincente l'iniziativa di costruire l'istituto Bonafous all'interno della Mandria.
Ma forse il fatto più singolare e anche più pesante per le conseguenze che ha avuto, lo si colse dopo le elezioni del '70, quando al Comune di Druento si è formata una amministrazione di sinistra e si venne a conoscenza che all'interno della Mandria era in corso un tentativo di lottizzazione. Purtroppo tale lottizzazione in parte è andata in porto: investe più di 300 ettari, per la costruzione di ville di lusso. Una specie di cittadella dei ricchi racchiusa all'interno della Mandria, n accessibile, né visibile: forse per evitare le invidie di chi transita in quella zona e ha di queste aspirazioni, e le maledizioni di chi pretende il verde, si tratta di qualche centinaio di villette con piscine, campi da golf, maneggi, cioè tutte quelle attrezzature per lo sport che sono invece carenti per la maggior parte delle popolazioni. E certo qui, in queste ville, le superfici di solaio per abitante non sono quelle che si ritrovano nell'Unione Sovietica, ma mentre i Unione Sovietica ci si pone il problema di dare nove mq, e in prospettiva 12 mq, netti a tutti i 240 milioni di abitanti, qui ci si pone soltanto il problema di dare a qualche centinaio di famiglie, fra le più ricche di Torino, la possibilità di vivere in abitazioni in cui il rapporto è magari di 100/150 mq di superficie di solaio per abitante. E questa non è forse neanche l'unica abitazione di queste famiglie, probabilmente neanche la seconda, ma la terza o la quarta fra quelle di cui tali famiglie dispongono per i vari usi nel corso della settimana.
Il 19 maggio del '70 il Ministro Lauricella ha intimato la sospensione delle costruzioni perché superavano l'indice di 0,10 mc/mq consentiti dalla "legge ponte". Il Comune di Druento (uno dei tre interessati alla lottizzazione), dopo la elezione del '70, ha negato la licenza di costruzione, ha bloccato i lavori abusivi di trasformazione di alcune strutture rurali all'interno della Mandria, ricadenti nel proprio territorio comunale, e ha denunciato al pretore di Torino il Marchese Medici e l'impresario che eseguiva tali lavori; il Comune di Fiano, invece dove l'elezione del '70 non aveva portato le sinistre a reggere il Comune altrimenti avremmo avuto anche qui un atto di difesa della Mandria infischiandosi delle disposizioni del Ministro Lauricella, ha continuato a concedere licenze; nel periodo che va dal 25.2.1970 al 30.7.1970 ne ha concesse 39 e altre sono seguite successivamente e ben al di là dello 0,10 mc/mq imposto dalla legge ponte - ad esempio è noto che la villa del prof.
Biancalana risultava con un indice di 0,18 mc/mq, e che altre ville risultavano addirittura con 0,30 mc/mq; si è poi dovuto ricorrere all'accorpamento di altre aree per ricondurre queste edificazioni nei limiti dello 0,10. Ecco a quali appetiti è stata sottoposta La Mandria.
Credo, pertanto, che sia giusto e corretto sottolineare che la possibilità di poter ancora discutere per acquisire parte della Mandria, è una condizione il cui merito va attribuito alla mobilitazione popolare.
Da quanto ho detto credo possa derivare una risposta alla lettera della Pro Natura che qui è stata richiamata. Noi dobbiamo acquisire intanto e subito La Mandria, perché dobbiamo togliere di mezzo qualsiasi possibilità che le aggressioni abbiano ulteriori sbocchi; per evitare ciò l'unica maniera è quella di acquisirla al patrimonio pubblico e di gestirla pubblicamente.
Sorge, a questo punto, il problema di che cosa possiamo ancora acquisire della Mandria. Oggi troviamo la tenuta in parte intaccata. Nel 1869 lo storico Bertolotti diceva che la Mandria era un gran parco e il terreno cinto da muro risultava di 3367 ettari, di cui 2700 destinati a prato, a gerbido, a bosco. Il bosco era prevalentemente un querceto di notevole valore; solo 360 ettari erano a campi e ad orti. Noi oggi ci troviamo ad acquisire soltanto 1150 ettari, cioè poco più di un terzo di quello che era il patrimonio originale.
La Mandria presentava, e presenta tuttora, altre caratteristiche di valore, come il carattere di unitarietà e di omogeneità all'interno dell'intero suo complesso, e sia per il valore ambientale paesaggistico sia per il significato storico, un'unità e omogeneità con il complesso di Venaria. Essa è sorta in relazione al castello di Venaria. Con l'acquisizione di questi 1150 ettari dobbiamo porci l'obiettivo di ricostituire e dare al patrimonio pubblico l'intero complesso unitario e omogeneo della Mandria e di Venaria; dobbiamo considerare questo atto come un primo passo a cui ne devono seguire immediatamente altri per acquisire al patrimonio pubblico l'intera unità. Intanto dobbiamo acquisire all'uso pubblico la restante parte della Mandria, ancora non compromessa: i 500/700 ettari del patrimonio della marchesa Bolchini, adiacenti a quelli che la Regione intende acquisire (essi rappresentano già un'alienazione fatta dai Medici); il castello della Mandria, con quei 150 ettari che ha attorno. Il castello della Mandria è costruito su disegno del Juvarra, ha quindi specifici valori ambientali e monumentali oltre ai valori che derivano dalla sua integrazione al parco.
La sua acquisizione deve costituire un obiettivo, assieme a quello dell'acquisizione del patrimonio della marchesa Bolchini. Per quanto si riferisce alla edificazione delle ville in una parte della Mandria, va rilevato che ci sono delle responsabilità che toccano anche la Regione nella misura in cui quella lottizzazione ha ricevuto l'autorizzazione da parte del Presidente della Giunta. Ancora è possibile rimediare, almeno in parte, impedendo che da alcune decine di villette già costruite non si passi a qualche centinaio; è necessario intervenire, tenendo conto che ci sono specifiche competenze della Regione che lo consentono.
Il Presidente della Giunta ha posto sin dall'inizio questo programma di acquisizione di aree nell'ambito di un piano territoriale dell'area metropolitana torinese. Ebbene, la destinazione d'uso di parti del territorio indicate dal piano territoriale diventano impositive per gli strumenti urbanistici comunali, i quali, modificati sulla base delle indicazioni del piano territoriale, a loro volta modificano le convenzioni e le lottizzazioni fatte; è una possibilità consentita dalla legge, che sarebbe grave non utilizzare.
La delibera di oggi deve essere il punto di partenza per un'azione più vasta di ricupero del verde e di ristrutturazione dell'area torinese, come d'altra parte è stato detto dallo stesso Presidente della Giunta; e come è stato richiamato dalla V Commissione e dallo stesso collega Calsolaro.
L'obiettivo quindi è l'acquisizione dell'intera Mandria, e l'acquisizione di Stupinigi e delle Vallere; ed aggiungo, per organizzare un tessuto verde continuo, capillare che penetri nella città e si estenda nella campagna al di fuori dell'area torinese, l'acquisizione di altre aree ancora. Cito quelle che sono già state oggetto di attenzione e di studi: la collina torinese; la collina che va da Rivoli al lago di Avigliana, con riferimento a Venaria e a Mandria, i Quadrati e lo stesso castello di Venaria; le aree verdi che nei piani regolatori di Collegno, Grugliasco e Rivoli sono indicate come aree a verde e per le attività di tempo libero, di interesse intercomunale e che sono disposte grosso modo lungo l'attuale direttrice della tangenziale. Queste ultime aree possono realizzare un anello continuo di verde collegate ai parchi citati nella deliberazione: Mandria Stupinigi, Vallere. Tale anello di verde intersecherebbe inoltre quella che deve essere la attrezzatura verde che penetra nella città, e cioè i parchi che devono realizzarsi lungo gli assi fluviali che penetrano all'interno del tessuto urbano torinese: la Stura, la Dora, il Sangone. In questo modo si darebbe vita ad un sistema verde, unitario e continuo, all'interno dell'area torinese.
Ma direi anche, come ha detto il collega Calsolaro, che il problema non può essere limitato a questa visione torinese; il verde non può essere un privilegio di fruizione ambientale e anche culturale, da attribuire al capoluogo torinese: deve essere uno strumento di diffusione di opportunità di valori e di benefici sull'intero territorio regionale.
Un'azione analoga a quella che stiamo per iniziare con riferimento all'area torinese deve essere portata avanti per altre aree del Piemonte tenendo conto della ricca presenza di zone, di valore ambientale o paesaggistico, ed intervenendo per la loro salvaguardia. Mi riferisco in particolare alle zone montane, a quelle che oggi sono sottoposte a processi di degradazione ambientale e a tentativi continui di aggressione e di speculazione edilizia del tipo di quelli che ho citato per la Mandria. Vale la pena richiamare, soltanto a titolo di esempio, quanto sta avvenendo nel Comune di Valle Strona; il Comune, a favore di una società per la costruzione di insediamenti turistici, aliena un'area di 62 ettari, di proprietà pubblica, a lire 25 al mq, cioè ad un prezzo che non è neanche quello dell'esproprio agricolo previsto dalla 865, e che è ben lontano dai pur non elevati prezzi con cui si pensa di acquisire l'area della Mandria.
Operazioni di questo tipo, significative anche per il carattere degradante del comportamento dell'assemblea elettiva, sotto altri profili più o meno analoghi si stanno portando avanti in altre valli del Piemonte: a Paesana ad Acceglio, a Robilant in provincia di Cuneo e in altre zone della provincia di Torino.
Anche qui la Regione ha delle responsabilità, e se vogliamo essere coerenti con il discorso che iniziamo oggi, è necessario che a questa delibera seguano degli atteggiamenti coerenti in direzione della salvaguardia ed acquisizione di ampie zone e parco in tutta la nostra Regione. Le competenze che ci responsabilizzano sono legate alla materia dell'urbanistica e del turismo; occorre in questi settori una politica diversa da quella sin ora svolta, con obiettivi diversi, che dia la possibilità di intervenire sulla falsariga indicata oggi con la delibera sulla Mandria.
D'altra parte il problema del verde deve essere affrontato in riferimento anche a strutture di carattere strettamente urbano: il problema del verde nell'area metropolitana torinese deve essere visto anche sotto questo profilo. Rispetto alla conurbazione torinese, la Mandria, Stupinigi e le Vallere, le aree collinari corrispondono per caratteristica e per relazione funzionale a quello che viene chiamato parco extra urbano; per fare un riferimento alle disposizioni legislative, assolvono a quello standard minimo di 15 mq per abitante di parchi di interesse territoriale stabilito dal decreto interministeriale del 2 aprile '68 all'art. 5. Esiste il problema del recupero di una dotazione di verde di quartiere (quello che dallo stesso decreto è richiamato all'art. 3 e che è prescritto nella misura di nove mq di verde attrezzato per abitante) che non può essere posto al di fuori del tessuto urbano; è un tipo di verde che dà la possibilità di una fruizione quotidiana; dà la possibilità di esercitare attività di tipo ricreativo, di tipo culturale, negli spazi di tempo di cui il cittadino dispone, liberi nell'arco di ogni giorno. Dobbiamo renderci conto che una struttura organizzata di attrezzature deve partire intanto dagli spazi verdi di quartiere, deve essere possibile trovare nel raggio di 200/300 metri dall'abitazione, e devono quindi esistere a livello di ogni concentrazione di 10.000 abitanti circa, una dotazione di aree verdi attrezzate di tre mq per abitante; sono spazi verdi di dimensioni di circa tre ettari. L'attrezzatura di livello immediatamente superiore è costituita dai parchi urbani interni all'abitato; dimensione una ventina di ettari disposti entro un raggio che non deve superare il chilometro circa dalle abitazioni. A queste funzioni potrebbero rispondere: il parco del Valentino; le Vallere; le attrezzature che si potrebbero recuperare lungo il corso della Dora per il tratto interno alla città nel caso in cui si allontanassero alcune fabbriche ivi dislocate (in quest'ultimo caso, lungo la Dora, esistono aree nelle quali sarebbe possibile realizzare le attrezzature verdi ed anche, integrate con queste, le unità ospedaliere, i complessi scolastici di vario livello, anche universitario, di cui la città e la zona necessitano).
Il livello superiore di attrezzatura verde è infine costituito dai parchi extra urbani, quelli con più di mille ettari: è nell'ambito di questo livello che vanno collocati la Mandria e Stupinigi.
La classificazione che ho esposto in termini schematici che certo non può essere tradotta in termini così rigidi nella realtà, è una classificazione comunque indicativa dei compiti che abbiamo davanti se si vuole realizzare un organizzazione degli spazi verdi soddisfacente.
Cito ad esempio, che nell'interland di Londra, la dotazione di verde è di 80 mq per abitante, così articolati: 7 mq per il gioco e lo sport dei bambini e dei ragazzi fino a 14 anni; 6 mq per la creazione di spazi di riposo e di tranquillità in ogni quartiere; 17 mq per il gioco e lo sport oltre i 15 anni; i rimanenti 50 mq costituiscono i grandi parchi pubblici di carattere intercomunale ed extra urbano, con praterie, zone a bosco orti botanici, zoo, attrezzature sportive quali campi di golf e maneggi ecc.....
La Mandria è quindi un primo passo positivo, ma che affronta un solo livello delle attrezzature verdi, tale passo deve essere considerato un avvio alla soluzione del problema del verde (di qui la ragione dei rilievi critici nell'individuare i limiti di questo atto); dobbiamo impegnarci a compiere anche 2 passi successivi a quello di oggi.
Sul prezzo di acquisizione. Credo che ci dobbiamo rammaricare che si sia persa la tradizione, forse un po' aristocratica, delle donazioni: una volta i marchesi, non so se soltanto per avere il nome su una lapide, erano larghi di donazione; donavano almeno i beni di valore e carattere monumentale e storico: quelli cioè che non erano utilizzabili venalmente.
Oggi invece si vendono anche questi e si vendono dopo aver fatto delle speculazioni. La lottizzazione iniziata porterà forse ai proprietari anche più di quanto è segnato nella nostra delibera per l'acquisizione della parte ancora libera; la donazione non sarebbe neppure stata un grosso atto di generosità quindi avrebbe solo ripagato la collettività di un maltolto.
Comunque, stante questa propensione a fare soldi in ogni caso, che è propria degli aristocratici di oggi, ci pare che dovendo accettare questo taglieggiamento.



VIGLIONE Aldo

Solo i marchesi!!



RIVALTA Luigi

Speriamo che il conte Calleri sia proprietario di tenute e le doni! E' una sollecitazione!!



VIGLIONE Aldo

Adesso i conti donano delle idee!!



RIVALTA Luigi

Stante questa propensione a far soldi il prezzo, che è quello fissato dalla legge 865, ci pare incontestabile. L'applicazione di tali prezzi deve essere un esempio a cui attenersi nella politica di acquisizione delle aree verdi e per servizi. Il prezzo della 865 deve essere quello che consente di regolare correttamente ed in ogni caso, il rapporto fra l'ente pubblico, in questo caso la Regione, e i proprietari delle aree. Si deve quindi, oggi sancire un principio inderogabile.
Sulla sistemazione e la gestione dei parchi non voglio dilungarmi; si è già espresso il collega Calsolaro del quale condivido le indicazioni date.
Penso però che sarà necessario, al di là di questi primi approcci, tornare sulla questione della gestione dei parchi e in questo senso sostengo la richiesta formulata dalla V Commissione.
Dico soltanto che la Regione deve mostrarsi capace di dare seguito a questo atto di acquisizione di una parte del patrimonio della Mandria al demanio pubblico, con un atteggiamento culturalmente valido nel momento della sistemazione.
Sotto questo profilo, credo che si tratti di operare al massimo livello culturale consentito. Ai tempi della costruzione di Stupinigi e di Venaria i padroni di allora (e in questo caso, devo riconoscerlo, si comportavano in termini positivi) chiamavano lo Juvarra, l'Alfieri a lavorare per loro chiamavano cioè i massimi esponenti della cultura; facevano venire dalla Francia, per sistemare il bosco di Stupinigi (in carrozza), i massimi esperti di sistemazione dei giardini: il Francesco Bernard, ad esempio.
Io credo che dobbiamo anche in questo senso mostrare una capacità di presenza innovativa, nel momento in cui si definirà l'utilizzo di questi patrimoni. Lo richiedono d'altra parte le stesse caratteristiche ambientali, i valori culturali che questi patrimoni ci trasmettono; basti pensare alla sistemazione dei giardini di Stupinigi, al rapporto tra gli spazi interni della palazzina e gli spazi esterni da cui è derivata una stretta unità tra l'architettura dell'edificio e quella delle strutture verdi. Io credo che dobbiamo prendere come esempio positivo quello che è stato fatto dai padroni di allora, e metterci nelle condizioni di produrre interventi di valore culturale significativo.
La Regione ha anche un altro compito oltre questo di natura culturale che ho voluto sottolineare, e cioè: a differenza in questo caso di quanto hanno fatto i padroni di allora, dobbiamo operare con spirito democratico favorendo la partecipazione. E qui viene in ballo il rapporto con i Comuni con le assemblee locali. Abbiamo letto dai giornali che il presidente della Giunta ha già avuto un rapporto con i rappresentanti delle amministrazioni interessate; dobbiamo realizzare rapporti operativi concreti: è necessario mostrare che è possibile fare opere e interventi di valore culturale, del tipo di quelli fatti in passato, attraverso processi democratici, che facciano intervenire direttamente le popolazioni, che valorizzino le assemblee elettive. Quindi bisogna investire, per i problemi di gestione e di sistemazione a fianco della Regione, anche i Comuni, delegando ad essi tutte le funzioni che sono delegabili; responsabilizzarli, farli partecipi di tutte le decisioni che riguardano la sistemazione e la gestione; farli partecipi della formazione di quel regolamento di carattere generale, che è richiesto dalla V Commissione. Farli partecipi della formulazione dei regolamenti e dei progetti d'uso, affinché diventino essi stessi gli artefici della vita e della gestione dei parchi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, ovviamente siamo favorevoli alla deliberazione proposta, vorremmo soltanto formulare alcune osservazioni marginali perch la discussione ha già visto ben altri interventi che hanno approfondito l'argomento.
La prima osservazione (mi rifaccio un po' all'ultima parte dell'intervento di Rivalta) è che non si vede perché nell'ambito dell'acquisto non sono tenuti presenti anche il castello e le altre strutture che lo compongono perché se un significato ha l'acquisizione della Mandria, non è soltanto quello della acquisizione di una parte dei terreni da attrezzare a verde pubblico, ma quello dei valori storici di quanto vi è annesso e connesso. Proprio quelle strutture videro la parte migliore della vita di Vittorio Emanuele II che in quel castello visse ore probabilmente per lui indimenticabili e dove ebbe una serie di interessi che forse andarono al di là di quelli puramente di Stato.
Siamo anche favorevoli perché il nostro partito ha sempre dato un grosso contributo al problema dell'ecologia in senso globale, non a caso nel Governo che andiamo a costituire in questi giorni al Partito socialista è stata assegnata proprio l'ecologia e a Capo Gabinetto è andato un magistrato coraggioso come il magistrato Amendola che in tutti questi anni in Roma, e con contributo di studi, ha portato avanti la battaglia contro gli inquinamenti per una società migliore, per un ambiente migliore.
Siamo anche favorevoli a Stupinigi e alle Vallere, non a caso stamattina abbiamo ricordato, signor Presidente, che ella ebbe amabilmente l'occasione di cambiare idea sulle Vallere. Ma quello che rende diversa una città italiana da una città per esempio dell'est o anche del resto Europa sta proprio in questo concetto del verde pubblico: chi giunge a Stoccolma o a Parigi, o a Londra, anche soltanto dall'aereo ha una visione immediata di che cosa voglia dire un parco pubblico, un verde pubblico. Chi giunge invece in una città come Torino immediatamente ha l'idea di che cosa voglia dire la speculazione che ha distrutto e liquidato tutto quanto.
Detto questo, signor Presidente, dobbiamo passare all'altra parte che non è soltanto un "cahier des doleances " come si dice, oppure una serie di rimproveri per il governo regionale, dobbiamo dire che la soluzione che ci si propone oggi non ci soddisfa affatto. Quando anche volessimo l'area metropolitana di Torino circondata dai tre parchi di Stupinigi, Vallere e La Mandria, non sarebbe di nostra soddisfazione perché il problema è molto più ampio.
Io non voglio ritornare sugli argomenti che sono stati toccati da Calsolaro e da Rivalta, ma noi continuiamo con una politica del giorno per giorno. Giustamente lei signor Presidente oggi ci porta la delibera della Mandria, probabilmente ci porterà anche quella delle Vallere e di Stupinigi, ma che cosa vuol dire tutto questo? Non vuol dire assolutamente niente, perché o la Regione si pone come protagonista, anche in questo campo, con tutte le altre forze sociali e gli altri enti sociali che agiscono nell'ambito della regione, o non si farà nulla. Si ha ragione quando si dice che se non si individuano esattamente le aree di intervento basta soltanto un guasto di un'area di due milioni di mq per non farne più niente. Basta una strada che abbia tagliato una cava che abbia distrutto, e non si fa più niente. Tutto questo deve avvenire attraverso una legge che individui esattamente quelle che sono le aree di intervento e naturalmente dia al Presidente la possibilità di bloccarle con proprio decreto, in attesa degli interventi che si faranno dopo.
Quindi è soltanto un piano quello che ci può fare uscire da questa vicenda, ci sono dei problemi immensi ma la Regione Piemonte da sola non può risolverli tutti. E' inutile che noi ci mettiamo in testa, come oggi avviene con questa deliberazione, di regalare alla Regione Piemonte 11 milioni di mq di terreno, nell'area metropolitana, questo non dice assolutamente niente, il rapporto che deve esistere fra la Regione, i Comuni e le Province deve essere preordinato, non successivo; noi non comperiamo La Mandria per poi andare alla Provincia a vedere se l'amministrazione farà qualcosa, e poi ai Comuni di Druento, Venaria o che so io, questo non è un rapporto corretto, la Regione non può fare niente se non suscita nelle forze sociali e nelle forze che rappresentano anche esternamente le popolazioni, degli interessi per poter collaborare.
Calsolaro ha detto: abbiamo preso 11 milioni di mq di terreno bisognerà pure mettere un corpo di guardie che sia almeno di cento unità non si potrà mica lasciare un parco aperto costantemente; i parchi di Parigi sono attrezzati, aperti in determinate ore e chiusi in determinate altre e hanno una costante sorveglianza. Non si possono lasciare 11 milioni di mq di terreno senza sorveglianza, senza un'attrezzatura che è costosissima. E se questo lo vogliamo riportare al parco che si andrà a costituire a Stupinigi, o alle Vallere o da qualche altra parte, la Regione da sola non potrà farlo soltanto da un punto di vista finanziario, ma neanche da un punto di vista di autentica collaborazione.
Si è detto più volte che le riforme (e questa non è una riforma, è un'acquisizione di area), non si regalano, le riforme sono recepite dal vertice per un'istanza di base e naturalmente sono custodite e portate innanzi dalla base.
Io vorrei che nella sua risposta il Presidente ci desse almeno qualche indicazione, qualche idea (visto che ci siamo riferiti alle idee con una battuta in precedenza dicendo che i conti oggi non donano più nulla, solo idee). Signor Presidente, io amerei tanto sentire che cosa vogliamo fare di tutti gli altri parchi; ad esempio vedo che il Parco del Gran Paradiso ha delle difficoltà, non riesce ad avere i fondi necessari, il bracconaggio esiste perché non vi è una custodia sufficiente, il parco di Valdieri è di un consorzio, il quale consorzio non riesce ad andare avanti; sabato scorso l'Assessore Debenedetti è stato accompagnato al parco di Valdieri con gran codazzo, ma più che discorsi o codazzi (almeno dalle mie informazioni) o qualche pranzo mi pare che altro non abbia fatto, sono stati fatti dei discorsi aulici (come avviene all'Ente del turismo di Cuneo perché il suo presidente ha veramente le qualità per questi discorsi) ma i problemi non sono stati risolti. Né abbiamo sentito parlare della soluzione dei problemi dei parchi all'esterno delle province, quelli cioè che possono avere caratteristiche provinciali, interprovinciali come il parco delle Langhe il quale dovrebbe coprire un'area che potrebbe anche interessare le Province.
D'altronde, signor Presidente, dovrebbe dirci anche qualcosa di molto più impegnativo, come il rapporto di cui ha parlato Rivalta. Io non credo al rapporto dei 100 mq per abitante, non mi risultano neanche da recenti statistiche relative a Stoccolma, si trattava di una cifra inferiore bisogna vedere come è computato. Ma anche se vogliamo calcolare se non i cento metri, i 60 metri che costituiscono una base assai vicina alla realtà odierna, bisognerà acquisire 300 milioni di mq di terreno, cosa che la Regione con le proprie forze non potrà fare.
Oggi per esempio molti Comuni trovano la via per risolvere il problema con l'affitto, oggi la rendita padronale dei terreni non è più tale da invogliare.
Noi parliamo di giornate piemontesi, in certe zone la legge di riforma dell'ultimo centro sinistra, che il centro destra non riuscì a bocciare del tutto, può essere ripresa: non dà una grossa rendita padronale, si aggira intorno alle 15.000 lire, in certe zone di pianura, per giornata, in altre zone invece è di 7/800 lire. L'acquisizione per affitto, con opzione per l'acquisto nel tempo, potrebbe essere un buon sistema per riuscire ad avere delle aree verdi; se andiamo ad acquisire in città periferiche le 10/20 giornate, i 10/20 ettari che costituiscono un parco, costano alla Regione o agli enti interessati 200/300/400.000 lire all'anno, non è un gran peso per la collettività, l'acquisto invece vediamo che per la sola Mandria costa due miliardi e mezzo e non potremo mai sognare di spendere ogni anno due miliardi e mezzo, tre o quattro miliardi per acquisire delle aree, se pure sarebbe necessario.
Anche questa è una risposta che dovrà darci.
Nei comprendiamo che non si può fare tutto domani mattina, siamo noi i primi a rendercene conto, se come che si vedranno nel tempo, si vedranno con dei piani, con una programmazione, con un indirizzo; e l'indirizzo qual è? Ce lo deve dire signor Presidente; sarà una collaborazione con i Comuni sarà una legge che potrà dare, attraverso strumenti economici ed urbanistici, alle Province, ai Comuni e alle Regioni la possibilità di operare insieme, sarà una legge che darà la possibilità di collaborare con lo Stato? Il discorso si fa molto ampio.
L'ultima lagnanza è che dobbiamo rilevare che tutti gli interventi (e questo non è campanilismo, ce lo permetta signor Presidente) si fanno soltanto nell'area metropolitana di Torino; esternamente, dei veri autentici interventi difficilmente riusciamo a farli. E' vero che si possono fare anche degli interventi di natura contributiva; mi diceva oggi l'Assessore Franzi: a Cuneo abbiamo dato 800 milioni per l'agricoltura. Se calcoliamo che la provincia di Cuneo è tutta agricola, questi 800 milioni non costituiscono un granché.
Il mio "cahier des doleances" sta per finire e chiedo scusa all'Assessore Franzi se mi sono permesso di citarlo, ma soltanto per dire che i problemi vanno anche visti esternamente. Non si tratta quindi soltanto di un problema di Torino, noi comprendiamo che l'area torinese per due milioni di abitanti è congestionata, chiunque scenda dall'aereo in una giornata chiara vede che tutto è distrutto, abbiamo il vecchio Valentino di quando eravamo studenti, abbiamo la piccola zona del nuovo Valentino e poi indicatemi altre aree che abbiano una consistenza in città. Aveva ragione Rivalta, il verde non deve essere dato a Carmagnola, non deve essere dato a Racconigi, il verde è un fenomeno connesso non soltanto allo scatolame domenicale, oppure ai rifiuti domenicali, ma è un fatto autentico immediato, è una città, nel verde, è una città che posa nel verde, che costantemente si immerge nel verde. Se noi diciamo che il verde c'è allora devo dire come diceva un liberale illuminato: "Ma perché i comuni devono prendere delle aree verdi attrezzate? Non vedi (e guardava la pianura) quanto verde abbiamo?". Guardando la collina potremmo anche vederlo, ma non è quel verde, la città deve essere nel verde. E' questo che chiediamo e quindi prego il Presidente di non prenderla soltanto come una lagnanza continua del Consigliere Viglione, ma come un problema reale che va risolto.



PRESIDENTE

Sono ancora iscritti a parlare i Consiglieri Garabello e Bianchi.
Prima di assentarmi dall'aula, per dovere di rappresentanza, lasciando a presiedere il prosieguo dei lavori il Vicepresidente Fassino, desidero dichiarare, perché ne dia dato atto a verbale, che a questa delibera do piena e completa adesione, per la sostanza, per i contenuti e soprattutto per quello che essa significa come presa di posizione per lo sviluppo ulteriore di quella crescita di verde di cui tutti abbiamo parlato. Perch tengo a che nella votazione si dia atto di questa mia partecipazione positiva alla approvazione della delibera presentata dalla Giunta e illustrata dal Presidente della Giunta stessa.
Sono reduce da una visita a Norimberga, ad un campo di concentramento che è stato completamente smantellato ed al cui posto sorgono ora sei enormi palazzi. Devo dire peraltro che sono rimasto vivamente ammirato per il modo in cui è stata ricostruita quella città, che io vidi rasa al suolo si ebbero 110 mila morti nella sola notte dall'1 al 2 gennaio 1945 hanno saputo riedificarla veramente in modo esemplare, come città a dimensione d'uomo, ivi compresa la dotazione di verde. Ho sentito portare ad esempio Stoccolma ed altri centri: ho voluto citare a mia volta questa città della Germania ricostruita, in cui effettivamente il problema del verde è stato risolto in termini assolutamente positivi.
La parola al Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, un osservatore esterno potrebbe eccepire sul fatto che questo Consiglio Regionale impieghi ore per dire un sì. Ma - come è stato rilevato già anche da altri colleghi della minoranza, che mi hanno preceduto, e che hanno dichiarato, ciascuno per la sua parte, una valutazione positiva, quale effettivamente questa deliberazione merita anche con una ampiezza di valutazione culturale del problema che io ritengo non sia fuor di luogo - questo sì, che diciamo tutti molto volentieri, è un sì che parte da lontano e che soprattutto punta concretamente, come atto positivo, ad un qualcosa di estremamente valido per il futuro della nostra Regione.
Credo di dovere, al di là della valutazione e della dichiarazione di voto che farà il mio Capogruppo, avendo aperto l'argomento io stesso con una interpellanza che risale ad alcuni mesi fa, di natura decisamente critica, quando ci fu la discussione del problema delle Vallere, dare da parte mia atto in maniera concreta e convinta che i passi che si sono susseguiti da quel momento su questo problema sono stati passi positivi: mi riferisco alla discussione, all'ordine del giorno votato dal Consiglio Regionale, mi riferisco anche alle dichiarazioni che successivamente, in vari modi, il Presidente della Giunta ebbe a fare sul problema e che vede oggi una prima concretizzazione estremamente valida.
Questa deliberazione, nella sua parte narrativa, fa riferimento a quelle altre due aree che, insieme alla Mandria, costituirono l'elemento base della discussione e dell'ordine del giorno del Consiglio Regionale, e mentre ci informa che, per quanto riguarda l'area di Stupinigi, di proprietà dell'Ordine Mauriziano, è emersa dalle prime conversazioni disponibilità e apertura da parte di quella Amministrazione, esprime rammarico (e io unisco il mio rammarico) per il fatto che finora, per quanto riguarda le Vallere, i contatti non abbiano ancora potuto trovare una concretizzazione. Io ritengo che ciò sia anche dovuto alla natura della proprietà delle Vallere, diversa da quella di Stupinigi, e diversa da quella della Mandria - la Mandria, è vero, è privata come le Vallere, per indubbiamente vi è una situazione obiettiva diversa.
Anch'io ritengo che la delibera di oggi abbia un significato innovativo valido soltanto se vista in una impostazione di sistema del verde nella nostra Regione. In una recentissima visita dell'intercommissione per l'Università, sul cui esito non farò anticipazioni anche per non mancare di correttezza nei confronti degli altri Colleghi che la compongono, ci siamo resi conto - lo dico mettendomi per primo, come torinese che non conosceva nelle sue dimensioni di insieme e nelle sue caratteristiche paesaggistiche la proprietà Mauriziano di Stupinigi - di come effettivamente (al di là di quello che può essere il motivo immediato che ci porta a compiere l'operazione - in quel momento la visita era in vista di una eventuale alternativa a Santena per Agraria e Veterinaria, che peraltro troverebbe anche delle soluzioni interessanti, sulle quali non voglio ora soffermarmi ) il problema di questi grandi parchi che noi vogliamo recuperare abbia un significato veramente profondo e possa costituire elemento serio di riqualificazione del nostro territorio se le operazioni sono unitarie e riguardano gli interi complessi.
Mi rendo conto che, come è stato osservato prima da Rivalta con un calore particolare, che, al di là della sua visione politica del problema può essere anche dettato in particolare dalla sua competenza sul piano specifico come urbanista, il castello della Mandria ha un suo collegamento con il resto del parco, fatto questo che è estremamente evidente proprio a Stupinigi, dove tutto il parco è in funzione della palazzina, per cui ad un certo momento il non stabilire una continuità di discorso all'interno di questi parchi impedirebbe di avere una visione completa.
E' chiaro che la visione regionale in cui oggi noi consideriamo questi parchi, quella di restituirli ad una fruizione pubblica sempre più larga, è ben diversa da quella che prima veniva ricordata, di tipo aulico, di famiglie reali o aristocratiche che li creavano per la loro residenza, o eventualmente come luogo ove invitare una ristrettissima elite. La caratteristica del parco di Stupinigi, che è comune a quello della Mandria è di essere stato inserito fra la palazzina e il bosco, in certo modo.
Conoscendo meno La Mandria, ho un po' più di difficoltà ad aderire senz'altro in termini pratici: mi pare però che il discorso culturale regga benissimo, per cui una valutazione di questo problema in visione unitaria mi pare auspicabile per l'avvenire.
Per quanto riguarda Stupinigi, mi pare che il discorso sia apertissimo e sia chiarissimo. Il fatto di avere come controparte un ente pubblico dovrebbe facilitare enormemente le cose. Del resto, a quella Commissione con molta franchezza il Presidente dell'ordine ricordava che i problemi fondamentali che l'Ordine ha sono di disporre dei mezzi per far fronte alle altre esigenze proprie della sua legge istitutiva, che è legge costituzionale trattandosi di una norma speciale della Costituzione.
Ritengo che, essendo fuori discussione il lucro privato e la speculazione un discorso di rapporto economico fra la Regione e quell'ente, soprattutto per il suo aspetto ospedaliero, possa trovare concrete realizzazioni. Tanto più che proprio nell'ambito di una fruizione studiata e approfondita di parchi come questo, certi scopi che sono propri dell'Ordine Mauriziano potrebbero essere attuati tranquillamente dalla Regione, particolarmente nell'ambito culturale, dell'istruzione e via dicendo.
Ho fatto questa digressione, spingendomi da La Mandria fino a Stupinigi, per dire che, visto che ormai si è cominciato ad affrontare questo problema, bisogna andare avanti fino alla sua completa soluzione, in qual modo proporrà la Giunta, con un discorso unitario - penso che almeno i Consiglieri che l'altro giorno erano con me a Stupinigi saranno del mio stesso avviso - che abbracci anche Stupinigi e tutti i suoi aspetti agricoli e forestali.
Il problema delle Vallere è indubbiamente più complesso. Le proprietà fra l'altro, vi sono parecchio suddivise; a parte un significativo accorpamento per una delle proprietà, per il resto siamo a livello di utilizzazione orticola addirittura, e quindi a livello di coltivatori diretti. La questione dev'essere trattata con molta delicatezza. Per ritengo che, proprio per dare significato e concretezza a quanto è detto nel discorso generale che introduce la deliberazione, la Giunta debba far avere quanto prima al Consiglio Regionale concreti atti per condurre innanzi il discorso.
E' stato citato, se non vado errato, dal collega Calsolaro, il Piano di sviluppo regionale, e la citazione non è fuori luogo, in quanto la stessa Giunta, per quanto concerne i fondi per affrontare la spesa, fa riferimento ai fondi dati dallo Stato per il Piano regionale di sviluppo. Mentre non ho nulla da eccepire sulla attribuzione, perché ritengo che queste cose facciano parte del Piano regionale di sviluppo, mi domando se fosse il caso di fare una operazione di questa entità, in un momento per giunta in cui il denaro per i piani di sviluppo è ancora piuttosto fermo, con denaro fresco e non fosse meglio accendere eventualmente dei mutui. Pur senza voler sollevare una questione di natura formale sulla delibera, osservo che, a mio avviso, operazioni di questa natura, fatte tutte con denaro fresco assottigliano le possibilità che avremo al momento in cui, passando all'attuazione del piano, ci sarà necessario disporre di molto denaro.



BERTI Antonio

L'importante è che diamo del denaro svalutato.



GARABELLO Enzo

D'accordo, però la questione io la pongo in termini generali: grosse operazioni, quando è possibile, specie di tipo patrimoniale, dovrebbero essere compiute con i mutui. Non è comunque una riserva, la mia, che mi impedisca di approvare la delibera.
Ora, il piano di sviluppo regionale, per cui anche la I Commissione sta portando a termine i suoi lavori, lunghi ma piuttosto faticosi e impegnati indubbiamente, nell'assegnare come uno dei termini fondamentali proprio un elemento di arresto del processo di polarizzazione di Torino e del suo hinterland, può contenere con estrema facilità il concetto che, per bloccare qualsiasi minaccia sulle aree, uno dei modi, specialmente quando le aree sono qualificate in insieme, di tipo urbanistico significativo come un parco, è appunto quello di arrivare al possesso patrimoniale.
Non per muovere una critica che oltre tutto sarebbe ingenerosa, ritengo che la Regione in questo tipo di politica deve mirare a fare in modo che a queste operazioni si giunga prima, non dopo che i fattacci sono avvenuti: Fiano per La Mandria, Candiolo per il Parco del Mauriziano di Stupinigi sono elementi, che, tutto sommato, ci fanno dire che siamo arrivati dopo per una parte. Trattandosi di puntare ad utilizzazioni unitarie di questi parchi, evidentemente, se non avessimo perso da una parte 160 ettari a Stupinigi e dall'altra quel che si è perso a Fiano, nei dintorni della Mandria, evidentemente sarebbe stato meglio.
Quello che il Presidente della Giunta ha dichiarato più volte, e che mi pare debba essere rimarcato, e già lo è stato, è che questi grandi parchi non isolati ma presi in una visione d'assieme (e qui anche Rivalta è stato molto preciso in proposito), debbono costituire un tutto unico collegato anche fisicamente (si è ricordata la questione delle penetrazioni determinate dai fiumi, dai corsi d'acqua, tutti argomenti che non possono non trovare tutti quanti consenzienti). Del resto, era uno degli elementi credo, più validi e meno contestati proprio di quel progetto di piano intercomunale che ha avuto avversa fortuna non essendo stato accolto da tutti con favore, ed a cui, tutto sommato, dobbiamo dedicare, anche se mestamente perché è defunto, una parola di omaggio proprio perché la difesa del parco della Mandria in particolare vi era stata chiaramente affermata.
Le tre operazioni fondamentali di cui si parla nella delibera comportano un insieme di verde (non tanto per quanto previsto nella delibera), per un totale di circa 30 milioni di metri quadrati. La delibera si riferisce a 11 milioni e mezzo di metri quadrati, cui si potranno aggiungere i 19 milioni di metri quadrati di Stupinigi e 200 delle Vallere.
Con il verde esistente, soprattutto con questi collegamenti, che comprendono parte della collina, che comprendono zone di territorio che sono già state citate, mi pare che si potrebbe, attraverso un piano che logicamente non sarà attuato in poco tempo ma che può avere senz'altro un orientamento chiaro fin d'ora, un livello che può superare anche complessivamente, nella conurbazione torinese, i 40 milioni di metri quadrati. Quel giorno non saremo ai 100 o oggi 80 metri per abitante, per di fronte ai 2 milioni di abitanti della conurbazione torinese, saremo a livelli di oltre 20 metri quadrati per abitante, il che indubbiamente tenuto conto dei meridiani a cui viviamo e della temperie generale, non soltanto atmosferica, sarebbe tutt'altro che disprezzabile.
Soprattutto, mi pare che il problema che qui è stato evidenziato, e al quale d'ora innanzi la Giunta, proprio sul piano operativo, deve porre un'attenzione del tutto particolare, sia quello dei modi di fruizione: studiare il piano di utilizzazione di questo verde, le funzioni che questo verde deve assolvere, i progetti di attuazione dei singoli parchi. E' un elemento, questo, su cui deve esercitarsi la nostra attenzione insieme a quella degli amministratori comunali interessati, che possono darci più direttamente il loro contributo. Perché soltanto da un progetto, da una impostazione di utilizzazione dei parchi si potrà avere veramente una fruizione che faccia penetrare questo verde, non lontano fisicamente ma certo non sulla porta di casa, nell'interno della città.
E' stata ricordata da Viglione e da altri la necessità che non pensiamo soltanto a Torino, e io, pur torinese, condivido pienamente questo tipo di discorso. Perché si punta su Torino? Perché, lo sappiamo, i problemi di Torino sono quelli che condizionano maggiormente la vita dell'intera Regione, in questo e in altri campi. Sono stato di recente con il collega Petrini e la collega Fabbris, che sono biellesi, a vedere il meraviglioso parco della Burcina, appena fuori di Biella: uno di quelli, Rivalta, donati non da aristocratici, da nobiltà del sangue, ma da nobiltà del lavoro perché è stato l'industriale Piacenza, ad offrire alla città di Biella questa possibilità estremamente valida, di cui i biellesi hanno da tempo imparato a fruire in maniera sempre più vasta e continua. Con quella visione negli occhi, io spezzo volentieri, insieme agli altri Colleghi, una lancia affinché soprattutto nelle aree delle città più importanti, più significative della nostra regione, particolarmente là dove in piccolo ritroviamo i problemi che vediamo esaltati purtroppo nella città di Torino della mancanza di misura d'uomo nel modello di vita, la creazione di parchi trovi da parte della Regione concreta attuazione. Per far questo sono d'accordo che non si debba andare tanto a valutare i problemi singoli di ogni singola città, ma che si richieda una visione organica di piano regionale, che del resto è stata preannunciata. Vorrei però che il Presidente della Giunta, che ad un certo punto ha dilazionato questo problema portando avanti il discorso dell'area metropolitana, ci precisasse se concorda sull'opportunità che in un secondo tempo, nei termini tecnici più opportuni, questo discorso venga allargato alle altre città principali della nostra Regione.
Il mio sì a questa delibera è convinto e di ampio riconoscimento. Molti colleghi hanno posto qualche problematica, qualcuna mi sono permesso di prospettarla io, perché è un atto di inizio, questo, per una operazione di vastissimo raggio, che deve contare nella vita delle nostre popolazioni.
L'altro giorno si diceva, proprio durante la visita a Stupinigi: se la Regione, durante questa legislatura, lavorasse concretamente ad assicurare alla proprietà pubblica, e quindi all'inizio di una progettazione di attuazione dei parchi, proprio queste aree di cui abbiamo discusso oggi segnerebbe un qualche cosa che ha un significato capace di imprimere un marchio su tutta quanta la legislatura. Perché su certe cose è più difficile identificare la continuità e l'impegno; ma anche su questioni di questo genere, estremamente concrete, estremamente semplici, si misura la capacità realizzativa di un ente pubblico.
Ritengo quindi che la decisione che stiamo per prendere nella giornata di oggi sia qualificante, ne do atto alla Giunta e mi auguro che dagli auspici, dalle richieste che qui sono venute, con spirito, se vogliamo critico, ma sempre di critica estremamente costruttiva e positiva, la Regione possa prendere l'avvio per fare ulteriori passi innanzi. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Le mosse per l'acquisizione del parco della Mandria, come di quello di Stupinigi, sono partite da un ordine del giorno votato da questo Consiglio Regionale, che recava tra le altre la firma del collega e compagno Cardinali, e ovviamente il nostro Gruppo è favorevole alla delibera che viene proposta alla nostra approvazione.
Desidero però fare alcune osservazioni, che purtuttavia non scalfiscono minimamente l'importanza che sottolineava un momento fa il collega Garabello dell'atto che compie oggi la Regione Piemonte.
L'onere che la Regione Piemonte si assume con questo atto, come con gli altri successivi che sono in cantiere (alludo a quello per Stupinigi e a quello per le Vallere), è certamente rilevante. Vorrei aggiungere che il 10 per cento di premio che viene concesso ai proprietari dei due appezzamenti di terreno - che, se non sbaglio, è il massimo previsto dalla legge anche se forse non sono dello stesso parere i rappresentanti dei Medici del Vascello, pare a me eccessivo nei confronti di terreni destinati a verde agricolo e di redditività piuttosto scarsa. Ma evidentemente coloro che hanno condotto le trattative - non so chi materialmente, dato che nella delibera si parla genericamente di Giunta - hanno valutato, con quella sensibilità che si ha sempre in queste trattative, quali erano le possibilità di ottenere l'acquisto con il minimo di spesa per la Regione tenendo conto anche dei tempi eventualmente occorrenti per l'esproprio, e della possibilità attraverso l'acquisto di disporre immediatamente di questo terreno.
Esiste, naturalmente, il problema, che da questo momento diventa essenziale, della messa in opera e della attrezzatura del parco della Mandria, ad evitare - diceva l'altro giorno qualcuno - che questa si trasformi in una specie di Tombolo torinese; trattandosi di un terreno di così vaste dimensioni, è un pericolo effettivo, che occorre scongiurare. Ma non è tanto un problema di moralità pubblica che ci deve preoccupare quanto quello di assicurare ai cittadini una completa fruizione di questo verde, non lasciandolo allo stato di verde puro e semplice ma facendolo diventare attrezzato. Direi che le spese fatte dalla Regione a questo scopo, al di là dell'onere per l'acquisto, anche se rappresentano un ulteriore carico, saranno senz'altro spese produttive.
Il problema, evidentemente, va integrato in una prospettiva generale che riguarda però soprattutto l'area metropolitana torinese, Viglione, non perché Torino sia nei nostri cuori ma perché l'area metropolitana torinese come è già stato ricordato, e quella della quale la speculazione urbanistica ha fatto maggiormente scempio, rendendo più pressante l'esigenza di zone...



VIGLIONE Aldo

Non ci vorrete far pagare la speculazione.



VERA Fernando

.di zone di verde di cui altre città e altre zone, anche per ragioni di carattere demografico, dispongono in maggiore misura.
La pianificazione generale deve però tener conto, come sostiene giustamente Viglione, di tutto il Piemonte, e non soltanto dell'area metropolitana. Non vorremmo, cioè, che ad un certo punto si procedesse in modo disorganico, in modo estemporaneo all'acquisto di alcuni pezzi di terreno alla Mandria, a Stupinigi, alle Vallere, senza avere tutto un piano di parchi regionali nel quale questi possano essere integrati.
Mi pare che, oltre a tutto, ci si debba preoccupare delle possibilità di ampliamento di queste aree di verde. Non mi pare che tutta l'area della Mandria sia compresa nell'acquisto. Vorrei sapere dall'Assessore all'Urbanistica, che vedo interessato a problemi sportivi, se è esatto che esiste ancora tutta una area, nella Mandria, di proprietà mi pare della famiglia Bassetti, che può essere ulteriormente acquisita onde allargare la zona di parco acquistata dalla Regione Piemonte.
Dev'essere posta cura anche ad evitare che la speculazione, che siamo parzialmente (dico parzialmente, perché sappiamo tutti benissimo quel che è avvenuto in una zona della Mandria situata nei comuni di Fiano e Robassomero) riusciti a scacciare dalla Mandria, si realizzi poi attorno alla tenuta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma tu, Vera, ci sei stato a vedere questa enorme speculazione di Fiano e di Robassomero?



VERA Fernando

Non è necessario che ci sia stato: le notizie si possono acquisire anche senza una perlustrazione di carattere personale. Non vorrei che la speculazione si sviluppasse attorno a queste aree della Mandria, di Stupinigi eccetera, proprio sollecitata e valorizzata dalla esistenza dei parchi. Penso sia quindi opportuno che la Regione, in particolare l'Assessorato all'Urbanistica, studino anche la possibilità di imporre vincoli sui terreni che circondano questi parchi, ad evitare che le zone limitrofe circostanti diventino a loro volta oggetto di un particolare tipo di speculazione, perché evidentemente non sarebbe nei nostri programmi avere un bellissimo parco verde circondato da grattacieli di zone residenziali, o, peggio, di zone a carattere industriale.
Fatte queste osservazioni, ribadisco che l'atto compiuto dalla Giunta attraverso l'acquisizione della tenuta La Mandria, con i propositi preannunciati nella delibera in ordine a successive acquisizioni rappresenti un fatto importante nella politica urbanistica della Regione Piemonte e meriti l'approvazione di questo Consiglio.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Non entro nel merito perché i colleghi hanno già totalmente sviscerato l'argomento (trattandosi di un parco si potrebbe dire che l'hanno interamente pettinato e non arato, perché sarebbe un delitto).
Una deliberazione di questa importanza, indicativa di una scelta di un indirizzo qualificante, credo debba anche ricevere la dichiarazione esplicita di approvazione e di compiacimento a nome dell'intero Gruppo della Democrazia Cristiana.
Credo che, date per acquisite e per ferme tutte le giustificazioni e le motivazioni contenute nella deliberazione che viene proposta, e integrate dalle osservazioni qualificate di altri rappresentanti del Gruppo che hanno anche una conoscenza e una esperienza diretta rispetto a questa realtà valga la pena di aggiungere solo due considerazioni: questa politica è valida se, come ci viene assicurato, verrà proseguita con coerenza, nel modo di utilizzo, di conservazione, di gestione, nel modo di concepire questi beni e questi valori, con coerenza nella diffusione programmata di queste iniziative a livello regionale. Siamo consapevoli che la realtà metropolitana torinese è la prima a proporre in termini drammatici queste esigenze, ma questa politica ha da essere estesa in modo organico ed armonico a tutta la Regione, per il che confidiamo che così nobile inizio abbia seguito adeguato.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Darò una risposta molto breve a tutti gli interventi, prendendo atto del consenso unanime da parte del Consiglio Regionale, almeno nelle dichiarazioni che sono state fatte, per questa operazione di acquisizione.
Sono stati mossi rilievi in ordine al fatto che questo è un episodio staccato rispetto ad altri episodi che dovranno ancora seguire; si inquadra in un piano che è stato approvato con un ordine del giorno del Consiglio Regionale di cui questa deliberazione è una prima attuazione. Mi corre anche l'obbligo di richiamare l'attenzione dei signori Consiglieri sul fatto che l'acquisizione, così come viene portata avanti, presenta, in assenza del piano territoriale di coordinamento, ma nella previsione della sua approvazione, alcuni elementi di aleatorietà. Di fatto, la Regione ha intavolato una trattativa con la proprietà Medici sulla base di una dichiarazione fatta da chi vi parla, per la Mandria e anche nei riguardi dell'ordine Mauriziano, secondo la quale nell'ambito del piano territoriale di coordinamenti, quell'area sarebbe stata vincolate a verde pubblico e che pertanto, se si volevano anticipare i tempi per l'acquisizione, la Regione era disponibile.
Analogo discorso - dico in risposta al collega Garabello, che ha sollevato il problema, ma anche ad altri colleghi - ha ovviamente meno valore, per quanto riguarda l'area delle Vallere, in quanto questa destinazione non è ancora stata approvata: ne deriva che i proprietari fino a quando esistono dichiarazioni di questo genere, se non si vogliono assoggettare ad una trattativa bonaria, fatta fra l'altro a prezzi di esproprio, evidentemente possono non farlo ed hanno tutto il quadro giuridico a loro favore. Nella valutazione globale del problema va tenuto conto di questo aspetto, che è anticipatore rispetto ad una destinazione che noi sappiamo già emersa dalla volontà del Consiglio Regionale, a verde pubblico di queste aree.
Certamente, la trattativa non è una trattativa facile, e devo anche qui dire - in risposta alle valutazioni fatte sia da Garabello che da Rivalta che io condivido in certa misura il loro punto di vista, che in queste acquisizioni va tenuto conto del valore complessivo ambientale e quindi, il fatto di tenere probabilmente fuori dalla trattativa il castello è un fatto, se non errato, quanto meno dimostrativo di una carenza rispetto ad una acquisizione di carattere generale, globale - ma ritengo che il fatto di non procedere all'acquisto ora non compromette nulla rispetto alla possibilità di una acquisizione futura. Allo stato attuale delle cose è stato ritenuto da parte mia, nell'approccio ad una trattativa che è stata ovviamente una trattativa bonaria, di tenere anche conto di esigenze che la proprietà aveva manifestato, e quindi, direi, di venire incontro anche al desiderio dei marchesi Medici di conservare la proprietà del castello e di un'area attorno ad esso. Se la Commissione e dei Consiglieri vorranno recarsi sul posto per una visita, anche per avere un quadro più esatto potranno constatare come alcuni dei problemi che qui sono stati posti siano di fatto risolti nelle cose.
Per quanto riguarda il prezzo, io credo, Consigliere Vera (gliel'ho detto in sede di commissione e glielo ribadisco qui) che si possa arrivare ad una trattativa, in cui, fra l'altro, i proprietari si dichiarino disponibili ad accettare il prezzo di esproprio, senza dare applicazione alla 865, che prevede che, quando i proprietari assumono un atteggiamento così conciliante, va loro riconosciuto il diritto ad avere un 10 per cento in più di quanto fissato nelle valutazioni fatte dall'Ufficio tecnico erariale. Questo 10 per cento, contrariamente a quanto è stato dichiarato al collega Vera - e forse sta in questa l'equivoco - è la cifra che spetta ai proprietari che accettano bonariamente l'esproprio, e conseguentemente è ciò che la legge ammette, e che noi riteniamo sia giusto applicare in questo caso, perché è stato accettato il prezzo di esproprio. Fra l'altro devo dire che, anche in sede poi di trattativa per quanto riguarda gli immobili, questo è un fatto che giocherà nella valutazione globale. Devo anche dichiarare al Consiglio regionale che ritengo che, in effetti l'esborso per la Regione sarà inferiore ai due miliardi e mezzo:, in sede di valutazione, per quanto in contraddittorio sulla valutazione dei boschi ecc, ecc., ci sarà senza dubbio una puntualizzazione anche per quanto riguarda la cifra. La Giunta ha ritenuto di proporre questo limite per avere un minimo di margine di operatività e poter quindi svolgere questa trattativa serenamente, senza dover poi tornarvi successivamente.
Non mi resta che ripetere che questo è il primo di una serie di interventi che riguarderanno evidentemente anche Stupinigi e le Vallere.
Come accennato nella delibera, con l'Ordine Mauriziano sono in corso, per la verità, soltanto dei pour parler, non ancora delle trattative in termini concreti e decisi; però, da quanto i rappresentanti dell'Ordine Mauriziano hanno dichiarato parlando con i rappresentanti della Intercommissione, si deduce un'ampia disponibilità a venire incontro alle esigenze espresse dal Consiglio Regionale e dalla Giunta Regionale. Anche per quanto riguarda il comprensorio del Mauriziano, credo che dovremo vederlo in tutta la sua unitarietà, compreso anche il problema della palazzina e il problema delle cascine dell'Ordine Mauriziano. Come idea di carattere generale, è a mio giudizio opportuno, probabilmente, che si faccia anche una strada di derivazione collaterale, in modo da chiudere e conservare veramente questo ambiente come un territorio la cui dimensione, la cui articolazione è, in un certo senso, perfetta e va conservata così.
Si è parlato, poi, della gestione di questi parchi e del fatto di cointeressarvi le Amministrazioni locali. Su questa linea la Giunta, come ho anticipato nella introduzione di questa discussione e confermo a conclusione, è perfettamente d'accordo: d'accordo circa la regolamentazione, d'accordo sulla opportunità di studiare insieme tutta una normativa che consenta una gestione di questo sistema di parchi che sia soddisfacente, che responsabilizzi anche le Amministrazioni locali più direttamente interessate.
Su un ultimo punto desidero soffermarmi. Ho detto all'inizio che questo tipo di interventi è fatto nell'area metropolitana torinese in quanto la riteniamo prioritaria rispetto ad altre aree essendo la vera ed autentica area-problema della nostra Regione. Ciò non vuole assolutamente precludere anche nel corso della presente legislatura, la possibilità di interventi al di fuori dell'area metropolitana torinese, quando se ne presenti l'opportunità: l'Amministrazione forestale si sta interessando alla acquisizione al patrimonio regionale, di altri rilevanti appezzamenti di terreno, che hanno caratteristiche di tipo paesaggistico e boschivo di pregio particolare e che meritano di essere conservate e tutelate dall'Amministrazione regionale.
Questi pochi chiarimenti, che non risolvono, me ne rendo ben conto, i problemi, ma danno ad essi una impostazione di carattere generale, ho voluto dare in risposta ai signori Consiglieri che sono intervenuti con dovizia di argomentazioni, in appoggio a questo intervento proposto dalla Giunta Regionale. Ad essi rivolgo il mio ringraziamento per tutti i suggerimenti che ci hanno dato, assicurando che da parte della Giunta vi è la massima disponibilità non solo ad apprezzare ed accogliere questi suggerimenti, ma anche ad elaborarli in una normativa che consenta di dare una sistemazione organica a questo problema dei parchi regionali, che è un problema che sta a cuore a tutti e sul quale la Giunta intende qualificare la propria azione politica.



PRESIDENTE

Con la replica del Presidente della Giunta si conclude così il dibattito sulla proposta di deliberazione, che viene quindi posta in votazione per alzata di mano, sempre che nessuno chieda ancora la parola per dichiarazione di voto.
Non ritengo di dover dare lettura della proposta di deliberazione presentata dalla Giunta, dato che tutti i Consiglieri hanno il testo davanti a sé. Non ci sono proposte di emendamento. Se il Consiglio concorda metto in votazione la delibera per alzata di mano. La proposta della Giunta è quindi approvata.


Argomento:

Esame delle proposte di deliberazione della Giunta Regionale circa l'acquisizione della Mandria

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Punto sesto dell'ordine del giorno: "Esame del disegno di legge n. 95 presentato dalla Giunta Regionale e relativo al fondo per gli interventi straordinari in agricoltura." Il Presidente della Commissione mi comunica che si è deciso di rinviare la discussione su questo punto.
Mi comunica il Vice Presidente Sanlorenzo che fra i Capigruppo si è concordato di rinviare alla prossima seduta del Consiglio anche la discussione dei punti 7 e 8, relativi all'esame della proposta di legge n.
57 e della proposta di legge n. 58 presentate dai Consiglieri Raschio e Berti, per interventi la prima a favore dei consorzi e delle cooperative artigiane, la seconda per interventi in conto ammortamenti mutui a favore delle imprese artigiane.
Non essendo pervenuta alla Presidenza alcuna indicazione neppure per i punti successivi dell'ordine del giorno, propongo al Consiglio di rinviare alla seduta del 26 corr. quanto rimane all'ordine del giorno, per consentire una discussione più ampia e più approfondita di tutti questi problemi. Non ci sono obiezioni? Allora tutto quanto segue è rinviato (dar lettura successivamente dell'ordine del giorno della prossima seduta).


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Ordine del giorno dei Consiglieri Berti, Bianchi, Viglione e altri di sollecitazione al Governo al fine di predisporre organici interventi di riforme nei settori dell'assistenza sanitaria, previdenziale e sociale


PRESIDENTE

Mi è stato comunicato che c'è un ordine del giorno di cui era stata data lettura dal Presidente Oberto il 5 luglio e che non era stato posto ai voti. Fino a questo momento non mi è stato presentato, anche se prima era stato portato alla Presidenza: se non viene consegnato non posso ovviamente metterlo in votazione.
Chiede di parlare, e ne ha facoltà, il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, l'ordine del giorno era già stato presentato e letto al Consiglio e doveva solo essere messo in votazione: si tratta dell'ordine del giorno stilato a conclusione del dibattito sui provvedimenti di legge inerenti all'assegno integrativo di natalità alle lavoratrici e via dicendo.
Con il passare dei giorni, il testo allora concordato è diventato in qualche parte superato, per cui occorre aggiornare l'ultima parte, ove si faceva invito alle formazioni Politiche che trattavano per la formazione del Governo di inserire nei programmi.... La modifica che proporrei, fermo restando tutto il resto; è questa: "Il Consiglio Regionale, considerato inoltre che è in corso di investitura il nuovo Governo (dato che il Governo è ormai stato formato), lo sollecita (anziché "sollecita le forze politiche che partecipano alle trattative" visto che le trattative sono ormai concluse), "ad inserire come scelta prioritaria nel programma", (dato che il programma è già stato approntato presentato, addirittura votato dalle Camere) alla realizzazione delle riforme suddette".
Se i firmatari sono d'accordo, potrei consegnare il testo così modificato alla Presidenza.



PRESIDENTE

Allora, il Consigliere segretario dà lettura dell'ordine del giorno così corretto come enunciato dal Consigliere Bianchi.



GERINI Armando, segretario

"Il Consiglio Regionale del Piemonte, a conclusione del dibattito sui provvedimenti di legge inerenti ad assegno integrativo di natalità alle lavoratrici autonome e coltivatrici dirette, artigiane ed esercenti le attività commerciali in caso di parto o di aborto spontaneo o terapeutico preso atto che l'urgenza dei problemi emergenti rende necessaria la adozione di iniziative che, essendo settoriali, portano alla sovrapposizione di interventi senza venire in concreto alla soluzione definitiva considerato che è necessario realizzare al più presto la parità assistenziale tra lavoratori autonomi e dipendenti ribadisce l'esigenza di predisporre organici interventi di riforma nei settori dell'assistenza sanitaria, previdenziale e sociale, in conformità al dettato costituzionale e agli impegni più volte assunti dai passati Governi con le organizzazioni sindacali dei lavoratori e le forze sociali.
Il Consiglio Regionale, considerato inoltre che è in corso di investitura il nuovo Governo, lo sollecita alla realizzazione delle riforme suddette".



PRESIDENTE

Metto in votazione l'ordine del giorno di cui è stata data lettura. Chi lo approva? L'ordine del giorno è approvato.


Argomento:

Ordine del giorno dei Consiglieri Berti, Bianchi, Viglione e altri di sollecitazione al Governo al fine di predisporre organici interventi di riforme nei settori dell'assistenza sanitaria, previdenziale e sociale

Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)


PRESIDENTE

Sono pervenute alla Presidenza le interrogazioni e interpellanze di cui do per sintesi lettura: ordine del giorno presentato dal Consiglio di fabbrica della Pininfarina che invita le forze politiche dell'arco costituzionale presenti in Consiglio Regionale a sostenere le richieste dei lavoratori e le esigenze dell'intera società italiana, già manifestate a livello nazionale regionale e comunale dalle organizzazioni sindacali e sostenute dalla lotta dei lavoratori; dopo aver rivendicato l'immediata costituzione di un fondo finanziario, la estensione del tempo pieno a tutta la Regione, la gratuità dei libri di testo, l'abolizione del patronato scolastico, la costruzione di strutture scolastiche e la istituzione della mensa gratuita in tutte le scuole interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro, che interrogano il Presidente della Giunta per sapere se sia a conoscenza dei gravi danni arrecati alle colture dei Comuni di Pavarolo, Sciolze e Marentino dalla recente tromba d'aria interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro, che interrogano il Presidente della Giunta e l'Assessore competente per conoscere quali iniziative intendono assumere in ordine alla salvaguardia del posto di lavoro dei dipendenti della Compensati di Carmagnola, minacciati di licenziamento interrogazione urgente dei Consiglieri Garabello e Conti, che interrogano il Presidente della Giunta per conoscere quali iniziative intenda assumere la Regione a favore dei danneggiati dal maltempo abbattutosi sulle colline del Chierese il 17 luglio u.s.
interpellanza urgente dei Consiglieri Berti, Lo Turco, Rivalta e Vecchione per conoscere se risulta vero che il ponte recentemente crollato era stato più volte nel passato riconosciuto pericolante e se si debbono pertanto individuare responsabilità da parte degli organi preposti alla manutenzione e alla sicurezza della viabilità; se risulti vero che lungo il corso del fiume sono aperte ed operanti cave di ghiaia, gli interpellanti chiedono di sapere, ove tali dati di conoscenza non siano a disposizione della Regione quali indagini la Giunta Regionale intenda svolgere in proposito interpellanza urgente del Consigliere Viglione, che chiede al Presidente della Giunta di precisargli quali provvedimenti la Giunta intenda assumere a favore dei coltivatori diretti e dei vitivinicultori della zona circostante Alba, e in particolare dei Comuni di Corneliano, Piobesi Monticello, Priocca d'Alba, Guarene e Vezza d'Alba a seguito del recente maltempo.


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)

Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Non mi resta che dare comunicazione dell'ordine del giorno per la seduta di giovedì, giorno in cui il Consiglio è convocato in questa sede alle ore 9,30 e alle 16: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Interpellanze e interrogazioni 3) Comunicazioni del Presidente 4) Esame del disegno di legge 95: "Fondo per gli interventi straordinari in agricoltura" 5) Esame della proposta di legge n. 57, presentata dai Consiglieri Raschio e Berti : "Interventi a favore dei Consorzi e delle cooperative artigiane e di garanzia" 6) Esame della proposta di legge n. 58, presentata dai Consiglieri Raschio e Berti ancora per i "Contributi ammortamento mutui a favore delle imprese artigiane per crediti a medio termine" 7) Esame della proposta di legge n. 92 del Comune di Collegno, relativa a "Norme per l'esercizio delle funzioni previste dal decreto 14/1/'72 e delega delle stesse agli enti locali ed istituzione del fondo regionale per la gratuità della scuola dell'obbligo" 8) Esame del disegno di legge presentato dalla Giunta relativo ai provvedimenti a favore dei Comuni per agevolare la realizzazione di opere pubbliche relative all'urbanizzazione primaria delle aree destinate alla edilizia pubblica e residenziale e delle opere necessarie ad allacciare le aree stesse ai pubblici servizi 9) Esame di mozioni e ordini del giorno: ordine del giorno presentato in data 5 aprile dai Consiglieri Curci e Carazzoni; mozione presentata dai consiglieri Nesi, Calsolaro e Fonio ordine del giorno presentato il 19 aprile dai Consiglieri Curci e Carazzoni; ordine del giorno presentato in data 21 maggio dai Consiglieri Curci e Carazzoni.
Se nessuno chiede la parola, dichiaro chiusa la seduta.



(La seduta ha termine alle ore 18,50)



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