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Dettaglio seduta n.165 del 05/07/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Hanno chiesto ed ottenuto congedo per la seduta odierna i colleghi Consiglieri Borando, Calleri, Franzi, Gandolfi, Giovana, Nesi, Minucci.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Procediamo nei lavori secondo l'ordine del giorno. Punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali delle sedute del 22 e del 28 giugno '73 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima della seduta. Credo abbiano avuto modo e tempo di vederli. Ci sono in proposito osservazioni? Allora li metto in votazione. Chi approva è pregato di alzare la mano.
I verbali sono approvati.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanze del Consigliere Simonelli e dei Consiglieri Marchesotti e Raschio sulla richiesta del Comune di Acqui di tutela dell'occupazione cittadina in riferimento alle richieste della Società MIVA


PRESIDENTE

Punto secondo dell'o.d.g.: "Interpellanze e interrogazioni".
Vi è anzitutto l'interpellanza, già letta in Consiglio del Consigliere Simonelli, e quella Marchesotti, Raschio, che unirei nella discussione data l'impostazione omogenea: "Richiesta d'azione a sostegno del Comune di Acqui a tutela dell'occupazione cittadina, al fine di esaminare la richiesta della Società MIVA di porre in termini ultimativi la cessione di un terreno".
Purtroppo il Consigliere Simonelli, unico presentatore di una delle due interpellanze, non è presente: sarebbe spiacevole dover discutere poi partitamente il suo documento. Comunque, decideremo il da farsi.
Il Consigliere Raschio ha chiesto la parola, immagino per illustrare l'interpellanza. Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Infatti, desidero illustrare brevemente l'interpellanza.
Signor Presidente, colleghi, la nostra interpellanza, rivolta in data 21 maggio alla Giunta e all'Assessore al Lavoro e all'Industria, riguarda una questione a nostro giudizio molto delicata e grave, che interessa il Comune di Acqui e la Saint Gobain, industria vetraria di Acqui.
La Saint Gobain sta facendo da tempo pressioni su un comune di Acqui per ottenere, contro versamento di 14 milioni in tre rate, la cessione di un terreno di circa 3000 metri quadrati, limitrofo alla fabbrica stessa sul quale da tempo esistono edifici della nettezza urbana comunale e del Macello civico di Acqui, chiedendo lo sgombero totale di tali edifici. Si dice intenzionata a costruire, su questo terreno, un capannone per il magazzinaggio di bottiglie prodotte dalla ditta stessa. Non dà però alcuna assicurazione di ampliamento dell'attività lavorativa, e dichiara in modo abbastanza esplicito che qualora non potesse acquisire questo terreno ripeto, 3000 metri quadrati in zona centrale della città, per 14 milioni non potrebbe dare alcuna garanzia circa il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
La cosa ha interessato ampiamente la città di Acqui, il Consiglio comunale, le forze sindacali. Mesi addietro è stata tenuta una riunione del Consiglio comunale aperta, in cui questi temi sono stati ampiamente dibattuti, e in seguito alla quale l'Amministrazione comunale ha offerto all'Azienda una soluzione alternativa, precisamente un altro terreno sempre limitrofo alla fabbrica stessa, di circa 15.000 metri quadrati completamente sgombro da ogni vincolo urbanistico, che offrirebbe alla fabbrica stessa una notevole possibilità d'ampliamento, chiedendo di contro (su questo vi era stata concordanza praticamente unanime dei presenti) un allargamento dell'attività dello stabilimento, con garanzie precise sul terreno dello sviluppo occupazionale. Tutto questo non ha fino ad oggi assolutamente interessato la Saint Gobain, la quale continua a richiedere il terreno di 3.000 metri quadri e non si pronuncia assolutamente per quanto concerne la situazione dell'occupazione e dello sviluppo di Acqui.
Per non dilungarmi eccessivamente, mi limiterò a ricordare ai colleghi del Consiglio Regionale che la Saint Gobain è un'industria a prevalente capitale belga, che possiede in tutto il mondo oltre 144 vetrerie, con una maestranza complessiva di 64 mila dipendenti, ed ha visto i suoi profitti denunciati aumentare dal '67 al '70 - secondo i bilanci ufficiali presentati dalla Saint Gobain attraverso la "Gazzetta Ufficiale" - da 160 miliardi a 300 miliardi. Siamo davanti ad uno sviluppo notevolissimo della produzione del vetro in Italia. Ad esempio, facendo 100 nel '66, abbiamo nel '67-115, nel '70-145, nel '71-150, e nel primo bimestre del '72-161. A questo sviluppo notevole della produzione vetraria si contrappone una situazione di flessione per quanto riguarda la situazione occupazionale in Italia ed alle Vetrerie MIVA. In Acqui, poi, particolarmente, la situazione si fa drammatica in rapporto a queste richieste della Saint Gobain. A circa 2 miliardi all'anno ammontano le somme che tramite i salari vengono introitate dai lavoratori della Saint Gobain: di contro, è già stata più volte denunciata come grave la situazione economica acquese, per le ricorrenti alluvioni, per gli smottamenti e le avversità atmosferiche.
Appunto facendosi carico completamente di quanto precaria sia la situazione economica, l'Amministrazione comunale di Acqui ha offerto alla Saint Gobain, con senso di responsabilità, una soluzione alternativa.
Dev'essere però detto ben chiaro che non è possibile, a giudizio nostro e non solamente nostro ma direi di tutta la popolazione acquese, portare avanti un discorso ricattatorio come l'ha impostato la Saint Gobain nei confronti del Comune: prevedere, senza alcuna contropartita di garanzia occupazionale, lo smantellamento di un macello civico, che, se anche indubbiamente vecchio, ha comunque un valore d'uso per un sufficiente funzionamento, e lo smantellamento dell'impianto per la nettezza urbana che ha invece una sistemazione funzionale e moderna. Il Comune, secondo la Saint Gobain dovrebbe ricevere 14 milioni (badate in tre rate) per questo terreno, e dovrebbe poi costruirsi in altra zona nuovamente il macello civico, ed i servizi di nettezza urbana, con un costo che, minimo minimo si aggira dai 500 ai 600 milioni! Questo è un esempio macroscopico dei casi in cui un monopolio - di questo si tratta, in quanto è notorio come la Saint Gobain sia in campo vetrario una delle forze dominanti sul mercato internazionale ed italiano cerca di far pesare sul Comune, e quindi su tutti i contribuenti, una sua volontà di scelta nell'ambito dello stabilimento stesso, rifiutandosi di prendere in considerazione proposte alternative.
Questi in sostanza, i termini del problema. Noi nella nostra interpellanza, (e credo che lo stesso valga per il collega Simonelli, che non vedo presente) dopo avere in modo sintetico denunciato tutta questa situazione ed evidenziato l'apporto del Comune, delle forze sindacali delle forze politiche, unitariamente espresse anche in riunione aperta del Consiglio comunale, abbiamo inteso far presente l'esigenza di un intervento immediato da parte della Giunta Regionale, dell'Assessore al lavoro e anche dell'Assessore all'industria, perché la Giunta, in accordo pieno con l'Amministrazione comunale di Acqui, convochi qui, nella sede della Regione Piemonte, la direzione italiana del gruppo Saint Gobain per un esame approfondito di questo problema al fine di ottenere garanzie concrete per quanto concerne la situazione occupazionale. Il comune di Acqui deve essere da noi difeso perché non deve sopportare gli oneri finanziari derivanti dalle scelte della Saint Gobain.
Vorrei fare un'ultima considerazione. Per la Saint Gobain, nel nostro Paese, non costituiscono una novità operazioni di questo tipo: da alcuni anni in altre parti d'Italia ha venduto terreni abbastanza centrali di sua proprietà, dopo opportuna lottizzazione, realizzando ottime speculazioni edilizie, e costruendo in altre sedi stabilimenti nuovi a tutto scapito della collettività ed a tutto suo vantaggio. Non vorrei che questa insistenza per avere proprio quel terreno di 3000 metri quadrati, (il che comporterebbe come ho già detto una spesa di 500-600 milioni per l'Amministrazione comunale di Acqui, senza dare garanzie di sviluppo del livello occupazionale) celasse un intendimento ultimo: chiudere nel giro di qualche anno lo stabilimento di Acqui perché obsoleto, utilizzando, questi 3000 metri quadrati aggiuntivi, all'attuale sua proprietà, non assumersi per scritto alcun impegno nel campo occupazionale e poi vendere tutto realizzando una rilevante speculazione nel campo delle aree fabbricabili.
Su questo punto noi chiediamo pertanto una risposta precisa dall'Assessore al lavoro. Siamo rammaricati del fatto di non poter avere una risposta- anche dall'Assessore all'industria, perché questo non è certamente un tema e un problema che possa interessare solamente l'Assessorato al lavoro, ma tocca direttamente anche l'Assessorato all'industria, perché riguarda insediamenti industriali nel quadro di un piano che, se ancora non è varato, comunque già da oggi dev'essere da parte nostra attentamente esaminato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, signori Consiglieri, in relazione alle due interpellanze sulla MIVA, desidero svolgere brevissimamente alcune considerazioni.
La situazione alla MIVA è una situazione alquanto complessa, com' anche emerso dall'intervento del collega interrogante, e si basa sulla richiesta da parte della MIVA di un terreno per l'ampliamento dello stabilimento, terreno che è utilizzato per altre attività, nel Comune di Acqui.
La Giunta si è interessata del problema della MIVA sia in riferimento a questa permuta di terreno sia in rapporto alle garanzie dei livelli occupazionali. Ancora ieri ho parlato con il Sindaco di Acqui, chiedendogli se ritenesse necessario che convocassi urgentemente l'Azienda: egli mi ha pregato di soprassedere ad una tale iniziativa in quanto e in attesa che giunga a conclusione una trattativa diretta che è, in corso tra il Comune e l'Azienda per una soluzione che riguarda, tra l'altro, anche macello, di cui s'interessa, mi ha detto, il Veterinario provinciale; quando sarà definito questo problema e si potrà prospettare una soluzione alternativa alla MIVA, sarà utile tenere l'incontro, per chiedere la garanzia dell'occupazione.
Aspetto pertanto che il Sindaco di Acqui mi dica quello che devo fare.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante.



RASCHIO Luciano

Innanzitutto, questa interpellanza ha avuto un suo sviluppo immediato il 21 maggio: ora siamo nella prima decade di luglio. Evidentemente, la pressione popolare, lo schieramento unitario che si è sviluppato in Acqui hanno costretto la Saint Gobain ad un giudizio diverso da quello che veniva da essa esposto mesi addietro.
Però, anche se, in modo responsabile, il Sindaco di Acqui ha fatto presente questo momento nuovo - perché tale è - di trattativa, io vorrei sapere se corrisponde a verità che la Giunta Regionale alcune settimane addietro, e quindi successivamente alla presentazione della nostra interpellanza, abbia assicurato il Comune di Acqui che la Giunta sarebbe disposta a stanziare 160 milioni, da destinare al Comune di Acqui perché li utilizzi nella costruzione di un nuovo macello. Se la notizia è esatta - mi scuso di riportare qui semplicemente una voce, senza avere alcun elemento sicuro per affermare che sia fondata -, mi pare che non sia questo il modo migliore, intanto, di utilizzare il denaro pubblico, in secondo luogo di portare avanti una trattativa concreta, che non può assolutamente vedere soccombente la parte pubblica - in questo caso il Comune -, perché il fondo di 150 o 160 milioni non sarebbe altro che un terzo, o un quarto addirittura, di tutta la spesa che verrebbe a ricadere sulla collettività di Acqui, senza alcuna garanzia nell'ambito occupazionale e nell'ambito dello sviluppo stesso dello stabilimento.
La risposta dell'Assessore al lavoro mi lascia quindi largamente insoddisfatto, perché è troppo superficiale; addirittura paradossale, ci pare, l'impostazione che egli ha dato alla questione, tale da disimpegnare notevolmente la Giunta da un esame approfondito. Noi ci siamo permessi d'indicare come utile un contatto con l'Amministrazione comunale di Acqui al fine di chiamare in causa la Saint Gobain. Il modo invece di affrontare il discorso che l'Assessore ci ha illustrato poc'anzi ci pare però troppo semplicistico in rapporto all'importanza della questione, ed alla probabile speculazione sulle aree da parte della Saint Gobain tanto più avendo presente l'esempio della I Commissione permanente del Consiglio Regionale che in queste settimane ha aperto una trattativa, proprio per iniziativa dei suoi componenti, guidati dal Presidente Garabello, con i più grandi stabilimenti del nostro Piemonte, esaminando con i massimi esponenti aziendali l'arco degli intendimenti di sviluppo di queste grandi aziende traenti, non solamente a livello piemontese ma addirittura a livello nazionale ed internazionale. Perché non prende l'iniziativa, la Giunta Regionale, attraverso il suo Assessorato all'industria, in collaborazione torno a ripetere, con l'Assessorato al lavoro, di chiamare presso la sede regionale i responsabili della Saint Gobain ad esporre i loro piani per quanto concerne l'attività dell'industria nel Piemonte, ed in particolare ad Acqui? La risposta che abbiamo ricevuto, lo ripeto, non ci soddisfa menomamente.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa. Devo considerarla decaduta nei confronti del collega Simonelli, che è assente: vuol dire che l'interpellante prenderà atto della risposta data dall'Assessore ai Consiglieri Raschio e Marchesotti.


Argomento: Opere pubbliche - Viabilità

Interrogazione dei Consiglieri Fassino, Gerini, Rossotto, Zanone sull'attraversamento del Comune di Pecetto alla tangenziale Est di Torino


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Fassino, Gerini, Rossotto, Zanone in data 2 maggio relativa all' "attraversamento a luce scoperta del territorio del Comune di Pecetto della costruenda tangenziale Est di Torino".
La parola all'Assessore Falco per la risposta.



FALCO Giovanni, Assessore ai lavori pubblici

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rispondo all'interrogazione con la quale i colleghi Fassino, Gerini, Rossotto e Zanone, "viste le recenti notizie apparse sulla stampa concernenti la costruenda tangenziale Est di Torino, il cui tracciato sembrerebbe dover attraversare a luce scoperta buona parte del territorio del Comune di Pecetto, una delle poche zone verdi rimaste pressoché intatte nella cintura torinese", chiedono di conoscere quali azioni intenda esperire la Giunta Regionale per far sì che il nastro d'asfalto della strada in questione venga allontanato dal territorio di detto Comune, che, non avendo industrie, non ha particolare interesse all'opera, per essere fatto passare nel territorio di altri Comuni più direttamente interessati all'arteria.
Dalle informazioni assunte in proposito presso la Società Autostrada Torino, Alessandria, Piacenza (SATAP), l'arteria in questione non è la Tangenziale Est di Torino bensì il completamento dell'Autostrada Torino Piacenza. Il progetto presentato dalla SATAP, ed approvato dall'ANAS, è da considerarsi di larga massima. E' da tener presente a tal riguardo che le Società concessionarie di autostrade, ai sensi della legge n. 287 del 28/4/1971 hanno dovuto stipulare, con il Ministero dei Lavori Pubblici nuove convenzioni, alle quali, secondo quanto prescritto dall'art. 3 di detta legge, occorreva allegare nuovi progetti di massima aggiornati e nuovi piani finanziari.
La scala del predetto progetto - 1:25.000 - non consente di individuare con esattezza la zona interessata dal tracciato di massima, che scorre in una parte bassa del territorio, sul confine tra i Comuni di Pecetto e di Chieri.
Prima che venga varato il progetto esecutivo dell'opera saranno sentite così è stato esplicitamente assicurato dalla SATAP - le Amministrazioni dei Comuni interessati, nonché quelle della Provincia e della Regione.
Eventuali azioni a difesa dell'ambiente o degli interessi d'Amministrazioni locali, pertanto, potranno essere esperite al momento delle consultazioni di cui sopra.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare uno dei Consiglieri interroganti, il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Le dichiarazioni dell'Assessore confermano la gravità del problema e la necessità che gli organi della Giunta che sento saranno interpellati da parte dell'Ente autostradale si adoperino per quanto possibile affinché sia tutelato il territorio di Pecetto, proprio perché questa azione di difesa rientra in un quadro generale di politica della tutela della collina di Torino che viene portato avanti sia dal Comune di Torino che dagli altri Comuni interessati, e ciò al fine di evitare che ciò che non viene compiuto dalla speculazione privata venga compiuto, in tono e in modo più offensivo ancora per la tutela paesaggistica, da attività pubbliche. Grazie.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interrogazione del Consigliere Carazzoni sulla costruzione della bretella Vergiate-Invorio per l'autostrada dei Trafori


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dal Consigliere Carazzoni in data 10 maggio: "Costruzione dell'Autostrada dei Trafori e intervento perché venga costruita al più presto la 'bretella' di Vergiate-Invorio fino all'innesto con la Voltri-Gravellona.Toce".
Anche questa risposta è di competenza dell'Assessore Falco, che invito a prendere la parola.



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità

Signor Presidente, colleghi, rispondo all'interrogazione con la quale il collega Carazzoni, con riferimento allo stato dei lavori ed ai tempi d'esecuzione della costruenda Autostrada dei Trafori, chiede di conoscere: 1) quando si prevede che entrerà in esercizio il primo tronco, Voltri Alessandria 2) quando si prevede che entrerà in esercizio il secondo tronco Alessandria-Stroppiana 3) quali ragionevoli previsioni si possono fare, al momento, circa la volontà e le concrete possibilità di costruzione del terzo tronco, di Km.
118 (Stroppiana-Gravellona Toce), considerato che - secondo recenti notizie di stampa - a tutt'oggi si sarebbe ancora fermi alla progettazione esecutiva per il tratto Stroppiana-Invorio ed addirittura alla semplice progettazione di studio per il tratto Invorio-Gravellona Toce.
L'interrogante chiede inoltre di conoscere "se, in conseguenza dei gravissimi ritardi già accumulati dall'Autostrada dei Trafori e delle ormai insopportabili condizioni di viabilità venutesi a creare lungo la sponda occidentale del Lago Maggiore, la Regione Piemonte non ritenga di dover intervenire con estrema decisione presso l'ANAS onde venga costruita al più presto almeno la 'bretella' Vergiate-Invorio sino al punto d'innesto - se e quando ciò avverrà - con la Voltri-Gravellona Toce".
Si sono assunte informazioni, in merito ai primi tre punti direttamente presso la Concessionaria Società Autostrade di Roma e la S.P.E.A. di Milano che cura la progettazione dell'Autostrada in questione.
Ritengo di dover sottolineare che le notizie fornite dalle due società sono sostanzialmente concordanti e pertanto da ritenersi maggiormente attendibili.
Da dette informazioni è risultato che normalmente dall'inizio dei lavori di costruzione di un tronco autostradale di quella portata all'entrata in esercizio del medesimo intercorre un periodo di tempo di circa quattro anni (tre anni per l'esecuzione dei lavori da parte dell'impresa principale ed un anno per lavori di completamento).
Poiché i lavori sul primo, tronco sono stati iniziati da un anno e quelli sul secondo tronco sono stati assegnati di recente (per essere iniziati quanto prima), si prevede che il tratto Voltri-Alessandria possa entrare in funzione nei primi mesi del 1976, mentre quello tra Alessandria e Stroppiana possa entrare in esercizio verso la fine del 1976 o l'inizio del 1977, in quanto le caratteristiche del relativo tracciato potrebbero consentire un completamento anticipato dei lavori.
Per l'intero tronco Stroppiana-Gravellona Toce, e non soltanto per il tratto Stroppiana-Invorio, è in corso la progettazione esecutiva, che si prevede sarà pronta entro la primavera del 1974.
E' opportuno ricordare, in proposito, che si sono incontrate, e permangono, difficoltà di vario genere (passaggio sul lago, interventi a tutela del paesaggio, richieste di nulla osta ecc.). Il collega avv.
Simonelli, ad esempio, il 25 settembre 1972 presentava un'interpellanza con la quale chiedeva alla Giunta l'adozione di provvedimenti a salvaguardia dei beni ambientali nel territorio interessato alla costruzione dell'Autostrada Voltri-Sempione, specie nel tratto appenninico e nella Valle dell'Orba.
Definita la progettazione, comunque, per poter appaltare lavori occorrerà provvedere al relativo finanziamento. A tale riguardo occorre tener presente che i fondi vengono reperiti facendo ricorso al mercato finanziario all'interno del Paese, previa autorizzazione della Banca d'Italia. Potrebbe anche rendersi necessario ricorrere al Mercato estero od alla B.E.I.
Relativamente all'ultima domanda dell'interrogante (intervento della Regione presso l'ANAS per la costruzione della 'bretella' Vergiate-Invorio) si ricorda che la predetta Azienda non è stata trasferita, alle Regioni con il D.P.R. 15 gennaio 1972 n. 8, e continua a dipendere dal suo Consiglio d'amministrazione - Roma - del quale è Presidente il Ministro dei Lavori Pubblici. L'intervento della Regione, pertanto, più che come ordine ad un ufficio dipendente, dev'essere espresso sotto forma di cortese sollecitazione ad un Ente non legato a noi da rapporto di subordinazione.
Si assicura un sollecito intervento in tal senso della Regione presso l'ANAS e l'interrogante sarà tenuto debitamente informato delle iniziative della Giunta in proposito e delle relative risposte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



CARAZZONI Nino

Ringrazio l'Assessore per la sua risposta, che, cortese nella forma, è però deludente ed elusiva nella sostanza, così da costringermi a dichiarare la mia insoddisfazione. L'Assessore, infatti, se è stato in grado di indicare con sufficiente approssimazione la data di entrata in esercizio dei tronchi Voltri-Alessandria e Alessandria-Stroppiana, nulla di concreto ha saputo o potuto dire per rendere meno oscure di quanto siano attualmente le previsioni di realizzazione del tronco conclusivo Stroppiana-Gravellona Toce.
Ha sottolineato l'Assessore che informazioni attendibili fanno prevedere la conclusione della progettazione esecutiva entro la primavera del 1974, lasciandosi peraltro in sospeso e impregiudicato il successivo reperimento dei fondi per la realizzazione dell'opera. Quanto all'attendibilità e alla credibilità di queste informazioni, mi permetto di ricordare che già in una precedente seduta di Consiglio Regionale avevo sollevato questo problema dell'Autostrada dei Trafori, soprattutto della sua conclusione nella parte nord della Regione. Ora, negli atti consiliari relativi a quella seduta, trovo che l'Assessore Falco già in allora aveva detto che "per il resto - cioè per il tratto Stroppiana-Gravellona Toce sono in corso ed in fase avanzata i rilievi per la determinazione del tracciato, per il quale si sono avute piccole divergenze con i Comuni interessati e con la Sovrintendenza ai monumenti. Mi è stato assicurato diceva sempre l'Assessore Falco - che il progetto sarà pronto entro l'estate del 1972". Ora, siamo giunti all'estate del 1973 e ci viene adesso comunicato che questa progettazione compirà il suo lungo e faticoso iter forse, nella primavera del '74.
Devo allora sottolineare come sul progetto dell'autostrada dei Trafori che già ha infranto la credibilità di tutta una classe dirigente, sempre larga e sollecita di promesse e di assicurazioni, soprattutto nelle vigilie elettorali, e le ha regolarmente disattese ad elezioni celebrate, si sta oggi pregiudicando la credibilità dello stesso istituto regionale. Infatti quale peso possiamo attribuire, quale doverosa attenzione possiamo prestare ad assicurazioni che si rivelano promesse del tutto vuote e disattese? Tutto questo porta a concludere che, mentre ragionevoli previsioni ci inducono a credere che il completamento del tratto fra Voltri e l'innesto diciamo, con l'autostrada Torino-Milano potrà essere realizzato a breve scadenza, nulla di concreto e di fondato è ancora possibile sperare per il proseguimento verso Nord dell'autostrada stessa. Sorge qui legittimo il sospetto che si pensi di concludere l'autostrada dei Trafori nel momento stesso in cui, con un collegamento autostradale, punta al Centro e al Nord Europa attraverso i già esistenti trafori del Monte Bianco e del Gran San Bernardo, trascurando e dimenticando completamente il valico del Sempione.
Questa è la fondata preoccupazione di tutta una provincia, in particolare di una zona di questa provincia, che all'autostrada aveva affidato le speranze di una sua sopravvivenza prima e più ancora che di una sua rinascita.
Veramente deludente è poi l'assicurazione data circa l'intervento che, siamo perfettamente d'accordo, Assessore, può essere fatto soltanto in forma di sollecito cortese - nei confronti dell'ANAS, non passata alle dipendenze della Regione, per il completamento della bretella Vergiate Feriolo. L'assurdo è questo: già in quella seduta di Consiglio Regionale cui mi sono richiamato prima, esattamente la seduta del 29 novembre '71 lei mi aveva comunicato che " il progetto del raccordo da Vergiate alla statale 32 è pronto, ma per la realizzazione si attende che siano definiti gli atti relativi all'ultimo tronco, e cioè al tronco Stroppiana-Gravellona Toce". Che vuol dire questo? Fino a quando non sarà stato elaborato il progetto esecutivo dell'Autostrada da Stroppiana a Gravellona Toce non potrà essere realizzata la bretella Vergiate-Feriolo. E poiché abbiamo or ora preso atto che questo tronco Stroppiana-Gravellona Toce è al di là delle speranze e delle attese, anche il prolungamento della Milano-Laghi diventa del tutto aleatorio e lasciato nel vago e nell'incerto.
Mi pare di poter dire che veramente, a questo punto, per le popolazioni della provincia di Novara e dell'alto Novarese, al danno della mancata realizzazione dell'Autostrada dei Trafori viene ad aggiungersi la beffa della sfumata possibilità di risolvere, sia pure in via transitoria e provvisoria, il gravissimo problema della viabilità lungo la sponda del Lago Maggiore.
E' certo questo un problema di estrema gravità e di estrema preoccupazione per una parte, forse non sempre considerata con la dovuta attenzione, della Regione Piemonte, ed io, nel prendere atto con profondo rammarico di quanto mi è stato comunicato, non posso non sottolineare ancora la mia insoddisfazione.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazioni dei Consiglieri Nesi, Calsolaro e Besate sul trasferimento della S.p.A. Kimberly Clark Italiana da Torino a Melzo


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dai Consiglieri Nesi, Calsolaro in data 29 maggio ed altra del Consigliere Besate in pari data: "Trasferimento della S.p.A. Kimberly Clark Italiana da Torino a Melzo. Provvedimento a tutela dei posti di lavoro". La parola all'Assessore Visone per la risposta.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, signori Consiglieri, com'è noto a parecchi dei presenti, agli interroganti ed anche al Consigliere Garabello, che aveva accompagnato da me, un mese fa, una rappresentanza dei lavoratori di questa Azienda, la Kimberly Clark ha deciso da tempo di trasferirsi in un nuovo stabilimento a Melzo. Questa decisione, a detta dell'Azienda, è motivata da ragioni di carattere tecnico, economico e commerciale, in quanto la Direzione italiana della Società, che ha carattere multinazionale, ha sede a Milano, e qui gli impianti sono sistemati in un garage di strada Altessano.
L'Azienda dice di aver preannunciato con molto anticipo il trasferimento, che si realizzerà entro un anno, proprio per permettere ai lavoratori attualmente alle sue dipendenze, che sono un centinaio, di trovare un'altra occupazione. La Giunta Regionale, interessata al problema ha promosso incontri con i Sindacati in data 14 giugno, per conoscere il punto di vista di questa parte sulla situazione, con i rappresentanti legali della Kimberly Clark il 18 giugno, e ancora con i Sindacati il 25 giugno. Il proposito era di giungere ad un incontro collegiale per un approfondito esame di questi problemi: i Sindacati non hanno finora accolto la proposta in quanto vorrebbero preventivamente una dichiarazione dell'Azienda con la quale questa s'impegni a non trasferirsi, dichiarazione che l'Azienda non intende rilasciare.
Permettete che vi legga una lettera che ho ricevuto proprio ieri sera da parte dell'Azienda: "E' con molto rincrescimento che ho appreso la reazione negativa delle organizzazioni sindacali alla sua proposta d'incontrarsi con la nostra Azienda per esaminare concretamente le possibilità di soluzione del problema venuto a crearsi in seno alla nostra Azienda in seguito all'annuncio del trasferimento. Con la presente lettera desidero richiederle formalmente di adoperarsi per cercar di organizzare un incontro in qualsiasi sede con le organizzazioni sindacali. Ritengo che una possibile soluzione al problema in corso possa solo scaturire da uno scambio di vedute direttamente con gli interessati. Ben pronto in qualsiasi momento a dar seguito ad una eventuale sua convocazione, la ringrazio anticipatamente per quanto vorrà fare. Colgo l'occasione ecc. ecc.".
Oggi stesso provvederò a portare a conoscenza di questa lettera le organizzazioni sindacali. Mi auguro che si possa addivenire almeno ad un incontro in cui potremo approfondire meglio i problemi in relazione al trasferimento o anche alla possibilità che l'Azienda mantenga ancora una sua sede in Piemonte.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere interrogante Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

La Società Kimberly racconta un mucchio di frottole, perché non è affatto vero che i lavoratori, come si sostiene nella lettera, siano stati avvertiti molto tempo prima del trasferimento dell'Azienda da Torino e Melzo. Ne è riprova il fatto che pochi mesi fa l'Associazione Piccole e Medie Industrie ebbe a rassicurare i lavoratori, preoccupati per le voci di trasferimento dell'Azienda, con queste testuali parole: "Siamo autorizzati dall'Azienda in questione ad assicurarvi che nulla esiste in tal senso".
Questa dichiarazione dell'Associazione Piccole e Medie Industrie smentisce dunque quanto la Kimberly oggi sostiene.
La verità è che ci troviamo di fronte ad uno dei consueti, ricorrenti attacchi all'occupazione operaia, attuato nella fattispecie da una Società multinazionale che ha sempre ignorato nel proprio interno l'esistenza delle organizzazioni sindacali, delle rappresentanze dei lavoratori, e che, come fanno tutte le Società multinazionali, dimostra il più assoluto disprezzo per i lavoratori, trattando il Paese che la ospita, nella fattispecie il nostro Paese, come se si trattasse di una colonia.
A questo punto io mi domando se queste aziende multinazionali sanno che nel nostro Paese esiste una legge che va sotto il nome di Statuto dei diritti dei lavoratori, e vorrei sapere come s'intendono garantire i diritti dei lavoratori di fronte a simili atteggiamenti. Vorrei poi sapere quale significato abbia nei confronti di queste Società la politica della programmazione nazionale e della programmazione regionale. Queste aziende che vengono, assumono operai, si trasferiscono, spezzano la loro attività in tronconi, uno qui uno là, vanificano veramente non soltanto lo Statuto dei diritti dei lavoratori, che è legge dello Stato italiano, ma la stessa politica della programmazione.
Non è affatto vero che i Sindacati si siano rifiutati di parlare con i dirigenti della Kimberly: la verità è che i dirigenti della Kimberly hanno dichiarato esplicitamente che il provvedimento da essi assunto non era n revocabile né modificabile, e che un tentativo fatto dallo stesso Sindaco di Melzo nei confronti dell'Azienda perché una parte almeno dell'attività e quindi dell'occupazione, fosse conservata a Torino è stato esplicitamente respinto dall'Azienda. I lavoratori non si sono rifiutati di parlare con l'Azienda: hanno proposto - e questa proposta la giro formalmente all'Assessore - che si promuova un incontro fra Regione e altre Aziende cartotecniche, indicate anche nominativamente nella Rancing Bugnone di Rivoli, la Monoservizio di Settimo e la Cartotecnica di Chieri, per vedere se sia possibile il loro assorbimento in un settore analogo, affinché essi possano continuare a valersi delle esperienze tecniche già acquisite anziché finire in una catena di montaggio Fiat, tanto per fare un esempio.
Potrebbe essere una forma d'intervento della Regione per il caso in cui la Kimberly non intendesse recedere dalla decisione di abbandonare l'area torinese.
Il fatto che la Kimberly racconti bugie e tenga un atteggiamento piuttosto singolare è dimostrato da un curioso documento, che, se non fosse per la drammaticità della situazione, si dovrebbe definire grottesco ridicolo in sommo grado: una lettera che i lavoratori hanno ricevuto dalla Direzione della Kimberly dopo che questa era intervenuta per far sgombrare la fabbrica, occupata dai lavoratori (non per rivendicazioni salariali, ma in difesa del posto di lavoro e di quella che è, secondo noi, una proprietà sociale).
In questa lettera, firmata dal direttore della Società, e accompagnata da un biglietto da visita con la scritta: "With the compliment of Kimberly Clark Italiana S.p.A.", si legge: "A tutti i dipendenti. Con il presente comunicato si conferma quanto già affermato sabato scorso, ed in particolare si dà atto ai dipendenti che hanno partecipato all'occupazione del loro comportamento corretto durante l'occupazione, comportamento che ha assicurato la protezione e la salvaguardia delle cose ed attrezzature all'interno dei locali, e della rapida ripresa dell'attività questa mattina. Allo stesso tempo, si dà atto anche alle organizzazioni sindacali (che non sono mai state ammesse all'interno dell'Azienda) - di aver contribuito in questo senso".
Credo sia sufficiente la lettura di un documento di questo genere per avere un'idea precisa sul modo di comportarsi di questa Società.



PRESIDENTE

Non ho voluto interromperla, collega Consigliere, però devo ricordare a tutti che gl'interventi che si fanno dopo la risposta di un Assessore ad una interrogazione debbono limitarsi alla dichiarazione di soddisfazione o insoddisfazione per la risposta ricevuta.
Ha facoltà di parlare l'interrogante Consigliere Besate.



BESATE Piero

Appare chiaro, dopo quanto il collega Calsolaro ha dichiarato e documentato, che la comunicazione fatta dall'Azienda all'Assessore regionale costituisce una ennesima falsificazione e deformazione della realtà. L'Azienda ha adottato questo atteggiamento non soltanto nei confronti della Regione ma anche nei confronti dell'Assessore al Lavoro della città di Torino; Fantino, e dell'Assessore al Lavoro della provincia di Torino, Bozzello, anch'essi richiesti di interessarsi alla questione.
Soprattutto falso è quanto la Società asserisce in riferimento ai Sindacati: i Sindacati sono pienamente disponibili per un incontro che lasci aperta la possibilità di salvaguardia anche solo parziale dei posti di lavoro, e lo hanno dichiarato ufficialmente.
Se ho esattamente interpretato la risposta data dall'Azienda, letta poco fa in aula dall'Assessore-Visone, a questo punto l'Azienda dichiara una certa disponibilità a riconsiderare la propria posizione: un passo avanti, della cui consistenza bisognerà accettarsi.
Nella mia interrogazione io mi sono rivolto alla Giunta per sapere che cosa intenda fare per la salvaguardia dei posti di lavoro. Siccome concluso il mio intervento, dell'argomento, almeno per il momento, non vi sarà più occasione di parlare, per ragioni di regolamento, invito la Giunta ad intervenire energicamente nei confronti dell'Azienda, ponendosi dal punto di vista della salvaguardia dei posti di lavoro. Questo è l'impegno centrale che in questo momento intendiamo chiedere alla Giunta: che essa intervenga prendendo posizione in favore della salvaguardia dei posti di lavoro, e intervenga rapidissimamente, con la massima energia, Come è stato fatto a suo tempo per la Rumianca, che voleva pure trasferirsi a Milano, un episodio che ha dimostrato come con l'azione congiunta della Regione, degli enti locali di Torino, dei Sindacati, si possano ottenere risultati concreti e positivi in fatto di salvaguardia dei posti di lavoro in Piemonte, anche nell'ambito di una necessaria ristrutturazione delle aziende.
Del resto, la scelta dell'Azienda di trasferire lo stabilimento a Melzo, in una zona sovraffollata d'industrie (poiché non si tratta certo di una zona depressa o di una zona del Meridione) è in funzione puramente aziendalistica, con ogni probabilità nemmeno esaminata con la dovuta cura dal punto di vista sociale: mentre l'interesse sociale, come prescrive la Costituzione e come vuole la legge italiana, dev'essere considerato primario anche dalla Kimberly-Clark, da questa grande Azienda multinazionale, legata alla Lines, la grande industria cartaria igienica.
Concludo rinnovando il richiamo alla Giunta ad intervenire con immediatezza ed in modo energico, non con interventi di mediazione ma assumendo come obiettivo principale la salvaguardia dei posti di lavoro.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Ritengo di dover dare risposta in merito alla richiesta che è stata avanzata.



PRESIDENTE

La Giunta risponderà a suo tempo. E' una richiesta fuor di luogo perché....



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Presidente, visto che ha permesso agli interroganti di diffondersi a loro piacimento, permetta a me di replicare.



PRESIDENTE

Il regolamento non me lo consente.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Però non consente neanche che gli interroganti sviluppino ampiamente i loro temi dopo che l'Assessore ha dato la sua risposta.



PRESIDENTE

Li ho richiamati esplicitamente, Assessore: non posso consentire ora una ulteriore violazione del Regolamento.
Prendo occasione da questo caso per ribadire che le repliche alle interrogazioni debbono essere limitate, come dispone il Regolamento che ci siamo dato, alla dichiarazione se si è o no soddisfatti della risposta avuta.



BESATE Piero

Sarà pur lecito motivare la soddisfazione o meno.



PRESIDENTE

Non si può però ampliare il tema e chiedere impegni alla Giunta. Questo si può fare con un ordine del giorno, una mozione, una interpellanza, non con una interrogazione.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interrogazione dei Consiglieri Nesi, Calsolaro e altri sulla consistenza del personale regionale


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dai Consiglieri Nesi, Calsolaro, Fonio Simonelli, Viglione in data 22 giugno, "per conoscere l'entità del personale in forza presso la Regione, l'entità del personale trasferito e la distribuzione del personale assunto direttamente nei vari livelli funzionali".
La parola all'Assessore Chiabrando per la risposta.



CHIABRANDO Mauro, Assessore al personale

La mia risposta sarà molto sintetica, anche perché si ridurrà praticamente ad una elencazione di numeri.
I Consiglieri, nella loro interrogazione, che reca la data del 13 giugno, chiedono di conoscere la consistenza del personale a quella data.
Ecco la situazione aggiornata al 15 giugno.
Il personale dipendente, come i Consiglieri sapranno, è suddiviso in tre gruppi: trasferiti dallo Stato, comandati dallo Stato e da enti locali avventizi assunti direttamente. Alla data indicata vi era la seguente situazione: trasferiti dallo Stato 741 - (il numero comprende 220 elementi che operano nel campo dell'Istruzione professionale, essendo i veri trasferiti solo 540), dei quali 115 direttivi, 306 di concetto, 218 esecutivi, 102 ausiliari comandati dagli enti locali e dallo Stato 199 -- dei quali 52 direttivi, 47 di concetto, 70 esecutivi, 30 ausiliari avventizi 215 - dei quali 22 direttivi, 31 di concetto, 146 esecutivi 16 ausiliari.
Sommando i tre gruppi: 741 più 199 più 215, si ha il totale generale del personale in servizio presso la Regione Piemonte, cioè 1155 unità.
Faccio notare che in questi ultimi due o tre mesi il numero è leggermente diminuito, in quanto non si è provveduto a sostituire neppure coloro che hanno cessato l'attività.
Il personale avventizio, assunto direttamente dalla Regione, che ammonta, come ho detto prima, a 215 unità, è così diviso: carriera direttiva 22, di concetto 31, esecutiva 146, ausiliare 16.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione, a nome dei Consiglieri interroganti.



VIGLIONE Aldo

Veramente, l'interrogazione era diretta unicamente all'accertamento del personale attualmente in servizio e alla raccomandazione di evitare la proliferazione degli avventizi. Il numero di 215 avventizi assunti direttamente, per chiamata, dalla Regione mi pare già rilevante. Comunque la cifra di 1155 dipendenti mi pare sia già più che sufficiente per gli adempimenti istituzionali dell'Ente Regione.
Più ampio discorso merita, direi, la questione della ripartizione dei compiti. Abbiamo visto che alcuni settori del Governo sono assolutamente inadeguati ai compiti loro assegnati: nel campo dell'urbanistica, per esempio, abbiamo richieste dei Comuni per espropri, in previsione della realizzazione di determinate opere, pendenti da gennaio e febbraio. Assai indicativo il caso del comune di Cuneo, che ha ancora esattamente sette pratiche presso l'ufficio che non vengono in alcun modo evase.



PRESIDENTE

Consigliere Viglione, sono costretto a richiamarla al rispetto del Regolamento: solo pochi minuti fa abbiamo detto e ripetuto.....



VIGLIONE Aldo

Concludo immediatamente: il concetto del personale è legato evidentemente, alla sua funzionalità, e pertanto mi pare che un accenno a questo problema possa anche essere fatto.
Raccomando quindi all'Assessore al personale di voler disporre in conseguenza, non lasciando che alcuni settori siano totalmente scoperti mentre altri sono ultracoperti, per cui il personale non viene utilizzato convenientemente.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Informo il Consiglio che il 3 luglio si è riunita la conferenza dei Presidenti dei Gruppi. Nel corso di questa riunione sono state prese decisioni che ritengo opportuno portare a conoscenza del Consiglio.
Intanto, si è deciso di iscrivere con carattere d'urgenza - ed ho provveduto con telegramma - all'ordine del giorno della seduta di oggi il disegno di legge sulla caccia; poi, si è organizzato il programma di lavori per il mese di luglio, che prevede, oltre a quella di oggi, sedute nei giorni 12, 19 e 26 luglio, ed eventualmente altre che si rendessero necessarie per l'espletamento dei lavori.
Il programma di massima fissato - non ancora dettagliatamente definito perché mancano alcune prese di posizione da parte di Commissioni e anche da parte della Giunta - è il seguente: nella seduta del 12 luglio si dovrebbe esaminare la proposta di legge del Comune di Collegno e di altri Comuni sull'assistenza scolastica due disegni di legge della Giunta sui trasporti il piano di riparto degli asili-nido per il 1973 (questo evidentemente, se l'Assessore sarà in condizioni di fornire tempestivamente gli elementi per poterlo discutere) una proposta di deliberazione della Giunta Regionale circa la tutela sanitaria nei luoghi di lavoro una proposta di deliberazione della Giunta Regionale circa l'acquisizione della Mandria per la seduta del 19 luglio è prevista l'iscrizione all'ordine del giorno di un disegno di legge che la Giunta ha preso impegno di presentare sul problema della grandine due proposte di legge del Gruppo comunista circa interventi a favore dell'artigianato, che, ove non potessero essere discusse in tale seduta perché non pronte, verrebbero rinviate alla seduta del 26; sono in grado di riferire, in proposito, anche che, non avendo la VI Commissione ancora iniziato i lavori circa i problemi dell'artigianato, queste due proposte passano senz'altro automaticamente alla VII Commissione, che è invitata ad accelerare i tempi dell'esame per poterle portare il più sollecitamente possibile in aula un disegno di legge della Giunta circa contributi ai Comuni per le opere d'urbanizzazione per la seduta del 26 luglio è previsto un dibattito generale sul problema delle deleghe agli enti locali l'esame di una proposta di legge del Gruppo comunista sulla zootecnia (evidentemente, anche questo in tanto in quanto sia passato attraverso le Commissioni e sia pronto) l'esame di due documenti trasmessi dalla Giunta relativi ad una proposta della Regione Piemonte per il piano poliennale delle Ferrovie e ad un progetto di potenziamento dei trasporti pendolari su ferrovia nell'area metropolitana torinese una proposta di legge d'iniziativa degli enti locali, relativa ad interventi in caso di calamità naturali, che reca il n. 62, e un'altra per contributi ai comuni ai fini della redazione dei piani urbanistici contraddistinta dal n. 81.
Sono, anche questi, argomenti che dovranno essere iscritti all'ordine del giorno per adempiere un preciso obbligo di legge in questa materia: se le Commissioni saranno pronte a riferire in merito seguirà la discussione.
Nella stessa riunione dei Presidenti di Gruppo è ritornato all'esame il problema relativo alla sede. Mentre si è unanimemente riconosciuta l'opportunità di proseguire le trattative dirette all'acquisizione di Palazzo Lascaris, pur prevedendo anche la possibilità di un inserimento dell'aula consiliare in quelle sede, si è ritenuto opportuno invitare il Presidente della Giunta a continuare le trattative, attualmente già avviate, in maniera da poter avere in uso, possibilmente con carattere di continuità, l'aula grande di Palazzo Madama, con qualche altro piccolo locale, in maniera da rendere agibile l'aula stessa come sede delle riunioni del Consiglio Regionale. Se potrà essere raggiunto un accordo in tal senso, come è auspicabile, l'aula grande di Palazzo Lascaris avrà una diversa destinazione; costituirà una sede disponibile per incontri diversi, mentre la sede del Consiglio Regionale assumerebbe una caratteristica esterna sua propria.
Mi è occorso di visitare nei giorni scorsi alcune sedi di Consigli Regionali, e anche per l'ampiezza e per la possibilità delle collocazioni dei servizi ho visto che tutti hanno sistemazioni molto migliori di quella appunto del Consiglio Regionale del Piemonte.
Pregherei ora un Consigliere Segretario di voler dare lettura dei documenti pervenuti alla Presidenza.



MENOZZI Stanislao, Segretario

Dalla Camera confederale del Lavoro di Novara e provincia, copia della mozione conclusiva approvata dall'8^ Congresso di quella Camera del Lavoro dall'Associazione contadini biellesi, una lettera in cui si evidenziano i gravi danni derivanti dalla grandinata del 7-8 giugno e si chiedono interventi immediati dal Comune di Calamandrana, un ordine del giorno circa i danni causati da tale grandinata; analogo documento è stato inviato dai lavoratori della Ditta SISA di Asti dal Consiglio Regionale toscano, il testo di una proposta di legge al Parlamento relativa al credito agevolato al settore commerciale e il testo della risoluzione approvata da tale assemblea sui principi ispiratori di una democratica riforma radio-televisiva dalla Regione Toscana - Ripartimento sicurezza sociale - il testo di due leggi relative a "Norme transitorie per il piano ospedaliero" e "Norme per l'esercizio dell'emodialisi domiciliare" dal Consiglio Regionale dell'Enal-Caccia alcune osservazioni circa il disegno di legge della Giunta sulla caccia dall'Unione Donne Italiane, il testo della relazione introduttiva e del documento conclusivo votato al Convegno nazionale sulla scuola e sull'infanzia dal Presidente della Comunità montana Alta Valle Susa un ordine del giorno circa i provvedimenti giudiziari che scelgono Comuni di tale valle quali sedi di domicilio coatto dal Comune di Vanzone con San Carlo, un ordine del giorno sulla situazione occupazionale nella zona dell'Ossola dalla Federazione nazionale trasporti pubblici Enti locali, l'ordine del giorno approvato al termine del 6^ Convegno nazionale sulla nuova dimensione dei trasporti locali nella realtà regionale dal Consiglio Regionale del Lazio i documenti conclusivi sulla Conferenza regionale su "Regioni e programmazioni, ruolo delle partecipazioni statali per lo sviluppo economico del Lazio" dall'Amministrazione Provinciale di Alessandria, un voto per la modifica dell'art. 3 comma quarto della legge n. 336 del 14/5/'70 ed uno per l'assunzione a carico dello Stato del Personale non insegnante addetto agli Istituti tecnici ed ai Licei scientifici dalla Città di Arona, copia dell'ordine del giorno relativo all'esame del Piano regolatore generale; dal Consiglio Regionale delle Marche, un ordine del giorno sulla situazione finanziaria degli Ospedali di quella Regione dal Consiglio Regionale lombardo, il testo di una proposta di legge al Parlamento in materia di credito agevolato al Commercio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare sulle mie comunicazioni, per una precisazione l'Assessore Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

Mi ero impegnata a presentare il piano di riparto degli asili nido entro il mese di luglio poiché nutrivo speranza di avere tempestivamente com'era avvenuto per lo scorso anno - dal Ministero della Sanità la comunicazione relativa al fondo presunto a carico dei datori di lavoro, che deve affluire all'I.N.P.S. Invece, anziché questa comunicazione, ne è pervenuta un'altra, con la quale si invita a ridimensionare il piano per il 1972, in quanto si afferma che il fondo I.N.P.S. affluito alle casse dello Stato non è di 15 ma di poco più di 10 miliardi.
Dichiaro subito che la Giunta non è certamente intenzionata a rivedere il piano, anche perché ciò sarebbe, a mio avviso, tecnicamente impossibile.
Penso però che attualmente non potremmo che fare un piano riferito esclusivamente ai fondi della Regione e ai fondi a carico dello Stato quindi un piano necessariamente parziale. Noi dobbiamo esprimere la volontà che si possa fare il riparto di tutti i fondi che erano stati previsti: penso però che si dovrà almeno attendere il termine di scadenza stabilito dalla legge (il 31 ottobre, ma potrebbe anche avvenire prima). Nel frattempo io avrò contatti con le altre Regioni e con il Ministero della Sanità. Mi sembrerebbe ora inopportuno proporre per l'approvazione un piano, senza aver avuto una comunicazione ufficiale, prima del termine di scadenza stabilito dalla legge sugli asili nido.



PRESIDENTE

Chiede di parlare sulle comunicazioni la Consigliera Fabbris. Ne ha facoltà.



FABBRIS Pierina

Prendo atto con disappunto della comunicazione che ci dà l'Assessore in questo momento circa la riduzione dello stanziamento per la legge sugli asili nido da 15 a 10 miliardi. Condivido le sue preoccupazioni circa la possibilità di andare a perfezionare il piano per il '73. Penso tuttavia che la nostra Regione, insieme con le altre, debba farsi promotrice di un passo nei confronti del Governo affinché i fondi, che sono già stati dichiarati da tutti insufficienti per lo svolgimento di questo servizio per il quale era stata accertata la necessità di 3800 asili nido mentre in effetti i fondi stanziati bastano per la costruzione di duemila soltanto non subiscano un'ulteriore decurtazione. Sarebbe opportuno che la nostra Regione formulasse, unitamente alle altre Regioni, una protesta nei confronti del Governo: non possiamo accettare di essere messi in condizione di dover ridurre per il '73 stanziamenti che già si sono dimostrati ampiamente insufficienti. Eventualmente, possiamo esortai il Governo a ricercare esso stesso il meccanismo da mettere in moto per far sì che la cifra non venga decurtata, caso mai abbreviando il periodo di validità della legge in modo da mantenere intatta l'entità del fondo a disposizione delle Regioni.
Concordo pertanto con l'Assessore sull'opportunità di prendere un po' di respiro, nel senso di verificare quella che sarà la cifra reale della quale potremo disporre, senza però assolutamente che questo debba portarci a superare i termini previsti dalla legge, del 31 ottobre. Per cui dobbiamo fin da ora esprimere la nostra volontà nei confronti del Governo e invitare le altre Regioni a fare altrettanto perché tali termini possano essere rispettati, approntando un piano non sulla base della cifra decurtata ma che preveda almeno la cifra che abbiamo avuto per il 1972, che è il minimo occorrente perché la nostra e le altre Regioni possano portare avanti questo loro importate compito.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame dei disegni di legge 78-79-80, concernenti rispettivamente: Assegno integrativo di natalità alle coltivatrici dirette, alle artigiane, alle esercenti attività commerciale in caso di parto e di aborto spontaneo e terapeutico


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto dell'o.d.g.: "Esame dei disegni di legge 78-79 80, concernenti rispettivamente: Assegno integrativo di natalità alle coltivatrici dirette, alle artigiane, alle esercenti attività commerciali in caso di parto e di aborto spontaneo e terapeutico".
E' relatore su questi disegni di legge il collega Consigliere Vittorio Beltrami, che ha facoltà di parlare per illustrarli.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione è stata tempestivamente rimessa ai colleghi, e pertanto mi ritengo dispensato dal darne lettura.
Nella sostanza, noi affrontiamo tre disegni di legge di iniziativa della Giunta Regionale e di fatto anche un quarto disegno, ad iniziativa dei colleghi del Gruppo comunista. La Commissione si è avvalsa dell'art. 6 del regolamento, che consente l'esame abbinato dei disegni di legge quando gli stessi vertono su identica materia.
A maggioranza, la Commissione ha ritenuto di convergere l'adesione e l'attenzione in particolare sui tre disegni di legge della Giunta Regionale, anche se, per la verità, non esistevano sostanziali divergenze attorno anche all'altro progetto di legge, presentato dal Gruppo comunista salvo pochi, tenui punti di diversificazione.
Viene precisato nella relazione il carattere integrativo dell'intervento, che tende a colmare il vuoto, a superare gli scompensi nel trattamento fra queste categorie di lavoratrici autonome (coltivatrici dirette, artigiane e commercianti) rispetto alle altre categorie di lavoratori dipendenti, offrendo loro una collocazione più dignitosa entro il loro mondo del lavoro. Segue, di fatto, questo intervento un altro più impegnativo e sostanzioso rivolto qualche mese fa dalla Regione Piemonte sempre verso le stesse categorie attorno al problema dell'assistenza farmaceutica e integrativa.
Da qualche parte sono state sollevate perplessità circa questo modo di intervenire settorialmente, in chiave anche di episodicità, verso le categorie che pure invocano una loro soluzione di giustizia, ritenendo per taluni aspetti questi interventi dispersivi. E' un'osservazione che ci è stata rivolta da qualche parte, ed ha anche una radice di aggancio ad un qualche cosa che risponde a verità, e, se mai, ci conduce, sul piano della constatazione, a conclusioni piuttosto amare attorno al vuoto dei pubblici poteri, là dove precise responsabilità affidano ad altri e non alla Regione il compito di intervenire su questi settori. L'intervento della Regione Piemonte, però, si rifà a precisi richiami dello Statuto ad una concorde volontà politica, rilevata peraltro nel più recente dibattito svoltosi in quest'aula, sui temi della sanità e della sicurezza sociale, e consente di evidenziare maggiormente la richiesta di tutte le forze sociali del Consiglio Regionale per una radicale, più impegnativa, riforma dell'attuale sistema previdenziale e sanitario. Costituisce, da ultimo, questo intervento, un invito per i coltivatori diretti, creando per essi condizioni più dignitose, a resistere accanto alla terra, a non abbandonarla (il problema è stato più volte denunciato anche in quest'aula), per gli artigiani ed i commercianti a perfezionare un loro discorso, la loro volontà di difendere con minor disagio la loro autonomia essi non possono appagarsi unicamente del fatto di essere lavoratori autonomi e di differenziarsi per certi aspetti da quelli che lavorano sotto terzi.
La legge 1204 dello Stato, alla quale si fa richiamo con i tre provvedimenti di legge, prevede un assegno di natalità di 50.000 lire per le coltivatrici dirette, artigiane ed esercenti attività commerciali, che nelle intenzioni del legislatore tende a colmare lo scompenso rispetto ad altre categorie, come è stato detto: non arriva certamente, questo intervento, a superare la sperequazione esistente, però tenta di operare un accostamento fra le categorie.
La somma che si presume di poter corrispondere annualmente si aggira sulle 60.000 lire per ogni evento, da versare, presumibilmente, a 3.000 coltivatrici dirette (con un impegno sulle 60.000 lire si arriverebbe ad una spesa annuale di 180 milioni), a 1200 artigiane (importo presunto: 72 milioni), a 1.500 esercenti attività commerciali (importo presunto: 90 milioni).
I tre disegni di legge si compongono ciascuno di sei articoli: il primo prevede l'erogazione di un assegno di natalità alle lavoratrici autonome in caso di parto o di aborto spontaneo o terapeutico il secondo fissa i punti e i centri di erogazione della somma - le Casse mutue comunali per i coltivatori diretti, le Casse mutue provinciali per gli artigiani e i commercianti, non avendo queste ultime due categorie una presenza a livello di Cassa mutua comunale -. La scelta, di fatto consente un meno dispersivo e costoso intervento sul piano organizzativo dell'erogazione e si rifà, di fatto, agli stessi centri di erogazione che la legge 1204 prevede. Si evitano, infatti, affidando l'erogazione alle Casse mutue comunali e provinciali, due istruttorie, due interventi, due punti di erogazione. Un diverso discorso si era fatto per l'assistenza farmaceutica, pur pervenendo alla stessa conclusione l'art. 3 prevede che la legge abbia applicazione a partire dagli eventi verificatisi dopo il 1^ gennaio 1973 e cessi di avere validità quando quell'intervento possa essere adeguatamente aumentato, e fa indicazione precisa, come elemento di riferimento, agli assegni corrisposti alle lavoratrici mezzadre e colone: quando l'intervento della Regione a favore di queste tre categorie di lavoratrici autonome raggiungerà o supererà quello delle mezzadre e delle colone, l'applicazione verrà a cessare gli artt. 4 e 5 prevedono che la Giunta Regionale si avvalga, per ripartire il contributo, della Cassa mutua provinciale di Torino l'art. 6 fissa, da ultimo, il costo totale dell'iniziativa, che è di 180 più 72 più 90 uguale 342 milioni, posto a carico del bilancio della Regione, dove trova una precisa collocazione.
Si ha motivo di sperare nella concorde adesione del Consiglio Regionale su questi disegni di legge, che costituiscono un'ulteriore espressione di solidarietà verso le categorie interessate, riproponendo, come è stato detto, il vuoto e le zone d'ombra della legislazione vigente, e nel contempo un alto richiamo da parte di questo consesso, che, oltre a consolidare la volontà riformatrice della Regione Piemonte, determini un ulteriore dispiegarsi delle forze politiche sensibili al problema per un decisivo avvio alla più completa ed organica riforma della sicurezza sociale.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare per la discussione generale? I Consiglieri Fassino, Fabbris, Viglione.
La parola al Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Brevemente sulla relazione del collega Beltrami e sulle tre leggi che sono state presentate e anche come dichiarazione di voto per non doverla ripetere per accelerare i lavori di questo Consiglio.
Come giustamente ha fatto rilevare il collega Beltrami nella sua relazione, queste iniziative della Regione hanno un triplice obiettivo: dare innanzi tutto ampio riconoscimento dei meriti che la categoria dei lavoratori autonomi vanta nei confronti della società; riconoscere che tra questa categoria e le altre categorie di lavoratori esiste ancora un grosso scompenso nel settore della sicurezza sociale; preludere ad una radicale riforma dell'attuale sistema previdenziale e sanitario.
Alla luce quindi di queste considerazioni e in sintesi degli obiettivi di socialità, di perequazione cui i provvedimenti in esame si ispirano, il Gruppo liberale non può che votare a favore delle tre leggi che sono state presentate.
Tuttavia, a nome sempre del Gruppo, desidero cogliere questa occasione per sottolineare quanto già altre volte, anche da miei colleghi e da colleghi di altri Gruppi politici, era stato in proposito sottolineato e cioè che la tendenza ormai chiara per molte ragioni ad attuare una politica di interventi meramente integrativi dell'azione svolta dallo Stato, oltre a porre costantemente in dubbio il ruolo dell'autonomia regionale da tutti rivendicata, dovrebbe farci domandare più spesso se in alcuni casi e talvolta in molti casi non sarebbe invece preferibile sollecitare lo Stato ad ampliare i propri interventi mediante la presentazione di proposte di legge di iniziativa regionale al Parlamento che possano farci ottenere quanto desideriamo senza ottenerli invece mediante interventi integrativi.
Quel che intendo dire è che appare contraddittorio rivendicare dallo Stato maggiori assegnazioni di fondo per destinarle poi ad un'azione paratela a quella dello Stato e in direzione dei trasferimenti verso le famiglie anziché ad interventi di natura programmatoria.
Questa è la tesi nostra, che penso sia condivisa anche da altri colleghi. Provvedimenti continui, integrativi, a nostro avviso non fanno che spezzettare il tutto senza darci una visione completa di quello che dobbiamo fare.
Altre volte era già stata sollecitata una meditazione su questo, io ritengo opportuno approfittare della dichiarazione di voto favorevole per risollecitarla ai colleghi una seconda volta e chiudo per dare la possibilità ad altri Consiglieri di intervenire, riconfermando il voto favorevole e richiamando a questa meditazione



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i tre progetti di legge presentati dalla Giunta Regionale per la corresponsione di un assegno integrativo alle coltivatrici dirette e alle esercenti attività commerciali ed alle artigiane in caso di parto e di aborto spontaneo e terapeutico costituiscono certamente un argomento che merita tutta l'attenzione di questo Consiglio.
Infatti queste iniziative legislative investono una larga fascia di categorie di donne lavoratrici che da tempo si trovano in una situazione molto difficile sotto il profilo dell'assistenza sociale, sia a causa della generale lentezza con la quale in ogni settore si realizzano provvedimenti atti a garantire le necessarie forme di previdenza, sia perché sono occupate proprio nei settori dell'artigianato, del commercio e dell'agricoltura che necessitano, da tempo, di una ristrutturazione globale. Tali interventi dovranno tendere alla salvaguardia dell'occupazione e ad un aggiornamento nei metodi e nelle forme di produzione e realizzare globalmente forme di intervento che garantiscano la donna, che è invece, oggi, l'elemento che più risente della mancanza di interventi organici.
La legge 1204 del 30/12/'71 per la tutela della lavoratrice madre, ha costituito non soltanto per la donna, prima e diretta interessata, ma per tutta la società civile un momento significativo di una nuova coscienza sociale, perché in questa legge la maternità viene intesa come un valore che tocca tutta la comunità e pertanto deve essere garantita e salvaguardata. Questa legge è infatti attuativa dei principi espressi dalla Costituzione agli artt. 31 e 35, di conseguenza la donna lavoratrice deve essere tutelata non soltanto quando presta il suo lavoro in modo produttivo, ma anche quando la naturale funzione della maternità non le consente più di realizzare uguali livelli produttivi.
Ma la legge non risolve tutti i problemi, in particolare il Titolo III che tratta delle lavoratrici autonome, coltivatrici dirette, artigiane ed esercenti attività commerciali, contiene degli elementi di carattere negativo per la disparita di trattamento con le lavoratrici dipendenti che risultano molto più garantite.
L'art. 23 della legge 1204 prevede infatti la corresponsione, una volta tanto, di L. 50.000 in caso di parto o di aborto spontaneo o terapeutico.
Questo tipo di intervento lascia dunque sussistere un grave disagio per le lavoratrici di queste categorie che, essendo costrette ad interrompere la loro attività per un notevole periodo di tempo, non ricevono tuttavia un'adeguata risposta a tutti quegli oneri sociali ed economici che la maternità comporta.
Pertanto la Regione, a cui la Costituzione demanda competenze specifiche nei tre settori indicati, ha giustamente rivolto la sua attenzione a questi problemi. In quale modo può intervenire la Regione? L'obiettivo di fondo è certamente affrontare la riforma globale della sicurezza sociale della sanità e non soltanto attraverso interventi settoriali come ha detto anche il relatore che però non offre delle altre soluzioni, ne fa solo una lieve critica, attraverso un'azione costante di iniziativa e di stimolo che la Regione Piemonte dovrebbe cercare di realizzare anche alla luce di quanto è emerso nel recente dibattito svoltosi in Consiglio Regionale.
E' chiaro che sussistono dei livelli intermedi di intervento per cercare di integrare e di ovviare, almeno in parte, alle carenze che la citata legge 1204 contiene, carenze a suo tempo evidenziate dalle organizzazioni sindacali e dalle forze sociali che più erano sensibilizzate in merito.
I tre disegni di legge oggi in discussione, a nostro avviso sono l'espressione di questa soluzione intermedia data l'urgenza di provvedere a realizzare, fra diverse categorie di lavoratrici, in relazione soprattutto alla natura del fenomeno della maternità di fronte al quale non devono sussistere in una società civile, differenze di trattamento e di assistenza.
Se quindi condividiamo e comprendiamo i motivi che hanno spinto la Giunta a presentare iniziative legislative in questo senso non possiamo tuttavia accettare alcune affermazioni contenute nella relazione della Giunta, là dove dice che queste forme di intervento rappresentano un avvio ad una politica tendente a garantire la sicurezza sociale. Mi permetta Assessore Vietti questa critica, ma evidentemente il dare 50.000 lire pro capite non rappresenta ancora un passo verso la sicurezza sociale.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

Può essere un passo di pochi centimetri.



VIGLIONE Aldo

Questi passi ce li vieni sempre a dire ma mai vengono realizzati, non abbiamo ancora visto delle cose concrete.
Infatti non sarà certamente attraverso l'erogazione di questi contributi che potranno realizzarsi quelle garanzie sociali che soltanto interventi di carattere globale possono raggiungere. Né il ruolo della Regione deve fermarsi ad esprimere solidarietà (la vecchia parola "solidarietà" che ritroviamo sempre anche nelle vostre dichiarazioni) ad alcune categorie di lavoratrici, come invece è detto sempre nella relazione della Giunta. Infatti già nel passato si è rilevata l'inidoneità di una politica che affronta i problemi settorialmente.
Quale sarà dunque il nostro atteggiamento di fronte a questi disegni di legge? Lo abbiamo già detto, auspichiamo riforme di carattere globale sulla sanità e assistenza ai lavoratori, tuttavia comprendendo che sussistono dei problemi urgenti e delle situazioni ingiuste fra diverse categorie di lavoratori, non possiamo dichiararci contrari a questi disegni di legge per cui il nostro voto sulla legge, nel suo complesso, sarà favorevole.
Passando poi ad un esame sul merito, riteniamo che comunque il testo dei diversi articoli debba essere modificato; per garantire una maggiore democraticità nella corresponsione e nel controllo di questo assegno integrativo, riteniamo che debba essere l'ente comunale e non le varie casse mutue di categoria ad esercitare direttamente la gestione. Perch vogliate sempre riferirvi a queste casse mutue che sono in via di eliminazione, anche per vostra dichiarazione, non lo so. L'Assessore alla sanità ha auspicato l'eliminazione totale, poi improvvisamente che le casse mutue sono potenziate con degli interventi della Regione.
Riteniamo inoltre che la somma da erogare debba già essere fissata nei testi di legge che sono già stati presentati e sui quali il Consiglio Regionale è chiamato ad esprimersi. Auspichiamo tuttavia che la Regione con questo intervento che il relatore ha definito coraggioso e tangibile non intenda di avere esaurito il suo compito in questo settore. La Regione a nostro avviso, dovrà svolgere un'azione di stimolo costante verso il governo centrale e direttamente, per le sue competenze, dar vita ad una radicale attività legislativa riformatrice che deve costituire la caratteristica qualificante delle funzioni che questo nuovo ente è chiamato a svolgere, senza ripiegare su interventi che talvolta possono considerarsi tradizionali e clientelari.
Nonostante questo abbiamo già detto, salvo gli emendamenti che abbiamo proposto, il nostro voto nel suo insieme, sarà favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare la Consigliera Fabbris, ne ha facoltà.



FABBRIS Pierina

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i progetti per il provvedimento regionale in discussione oggi, integrativi della legge nazionale di tutela delle lavoratrici madri, riprendono la richiesta avanzata circa un anno fa dal mio Gruppo in occasione della discussione dell'estensione dell'assistenza farmaceutica alle categorie di lavoratori autonomi.
In tale occasione sottolineammo le lacune della legislazione nazionale in materia sanitaria che non garantisce il diritto a tutti i cittadini ad avere tutelata la salute come fondamentale diritto dell'individuo, così come previsto dalla Costituzione, ma mantiene anzi un'inaccettabile situazione di discriminazione. Mettemmo anche in rilievo come non solo per l'assistenza farmaceutica vi sia disparità di trattamento, ma anche in materia di tutela della maternità, come poc'anzi ricordava il Consigliere Viglione. Merita infatti sottolineare come la legge 1204 di tutela delle lavoratrici madri approvata nel dicembre 1971, che unita alla 1044 modifica la precedente legge 860, migliora sostanzialmente gli impegni sociali in considerazione del fatto ormai acquisito che la maternità è oggi riconosciuta come valore sociale, questo particolarmente per quanto riguarda la creazione del servizio sociale per la prima infanzia, argomento del quale ancora un momento fa abbiamo parlato in relazione alla comunicazione dell'Assessore Vietti in merito al piano degli asili del 1973. Pur avendo un significato nuovo e positivo, quello contenuto dalla legge 1204; essa presenta dei limiti che mantengono una situazione di ingiustizia. Non possiamo infatti dimenticare ad esempio che la nuova legge, pur estendendo il beneficio di alcuni diritti (mantenimento, del posto di lavoro e della propria qualifica; protezione fisica della madre e del bambino, assistenza ospedaliera e astensione obbligatoria retribuita) a tutte le categorie di lavoratrici, dipendenti che prima ne erano escluse (vedi ad esempio le salariate, le braccianti agricole, - le mezzadre, le colone ecc.) non li riconosce alle lavoratrici autonome, le quali conservano una disparità soprattutto dal punto di vista del trattamento economico. Le lavoratrici autonome, pur essendo state incluse nella nuova legge tra le categorie destinatarie, cosa che non avveniva con la 860, di fatto però sono soggette ad un'incomprensibile discriminazione nei confronti delle lavoratrici dipendenti.
Con i provvedimenti che approverà questa mattina, è chiaro che la Regione non intende assolutamente sostituirsi ai compiti dello Stato al quale anzi propongo che, a conclusione della discussione, venga inviata una sollecitazione da parte del nostro Consiglio affinché provveda rapidamente ad effettuare la riforma della sanità, dell'assistenza e della previdenza per creare un sistema di sicurezza alla portata di tutti i cittadini; credo comunque che i provvedimenti della Regione siano tesi ad attenuare le ingiuste disparità di trattamento, partendo dalla considerazione che gli stessi vanno incontro a situazioni di categorie che negli ultimi anni hanno incontrato notevoli difficoltà di carattere economico del nostro Paese che ha visto da una parte espulsi dalla terra milioni di contadini e ridotti i margini di guadagno degli artigiani e dei commercianti i quali sono sempre più oppressi dalla politica delle grandi imprese monopolistiche.
Infine a me pare che questi provvedimenti rappresentino una concreta testimonianza dell'impegno che la Regione Piemonte si è assunta a suo tempo a livello statutario nei confronti dei lavoratori autonomi in riferimento alla necessità di un'azione che tenda alla promozione economica e sociale delle categorie.
Noi abbiamo presentato due emendamenti a questi provvedimenti insieme con il Gruppo socialista; il primo è diretto a quantificare l'entità dell'assegno integrativo, cosa che non appare nell'articolato dei progetti di legge, ma è meglio specificato nella relazione. Pare a noi che sia necessario che questo venga espresso chiaramente nell'articolato.
Il secondo è relativo alla gestione che secondo noi non deve essere affidata alle mutue, bensì ai Comuni, perché soprattutto in vista della riforma sanitaria, previdenziale assistenziale alla quale ho fatto riferimento, è chiaro che le mutue sono tagliate fuori da questo discorso riformatore; il discorso nuovo che si deve fare è basato sul potere decisionale all'ente locale, il quale si deve organizzare in maniera da poter coprire i bisogni di tutti i cittadini attraverso la struttura dell'unità locale dei servizi sociali ed assistenziali per poter effettuare una politica globale di sicurezza sociale e di difesa della salute di tutti i cittadini.
Gli emendamenti saranno ulteriormente illustrati nel momento in cui verranno messi in votazione. Noi confidiamo comunque nella possibilità di una loro accettazione, soprattutto in riferimento al fatto che andiamo ad adottare un provvedimento che qualifica e che a nostro avviso deve qualificare la Regione anche nell'ambito di una volontà che si deve esprimere seguendo una linea di riforma di tutto il settore assistenziale previdenziale e sanitario.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Menozzi, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, premetto che non sarò io a prolungare il corso di questo dibattito, vista anche l'apprezzabile celerità dei colleghi che mi hanno preceduto.
Come presentatore di uno dei primi progetti di legge, tendente a vedere integrato il premio di natalità alle lavoratrici autonome, non possiamo che compiacerci di vedere finalmente realizzato il provvedimento invocato anche se viene soltanto in minima parte a superare le notevoli sperequazioni ed ingiustizie che categorie dei lavoratori autonomi debbono malauguratamente registrare. Non è il caso qui di elencarle perché abbiamo già avuto occasione di farlo in passato. Ci limitiamo soltanto ad osservare che sono ingiustizie che si manifestano dalla nascita alla morte, anzi direi dalla pre-nascita alla post-morte. Basti vedere le sperequazioni esistenti in riferimento al trattamento di cui possono beneficiare altre lavoratrici nel periodo pre-parto, cosa di cui non godono le lavoratrici autonome. Per non parlare di quelle post-mortem. Si prenda, ad esempio, in esame la legislazione sulle pensioni di reversibilità, che fino a ieri presentava delle ingiustizie macroscopiche e che ancora ne presenta oggi.
Ciò nonostante dobbiamo fare rilevare che i 342 milioni di spesa prevista, proprio per il significato sociale che vengono ad avere, superano di gran lunga il valore puramente venale dei milioni previsti nel documento in esame. Ed è soltanto per questi motivi che anche in passato noi siamo intervenuti.
Mi piace che non vi sia il collega Zanone il quale uscì, in quella occasione con una battuta, vedendo in noi coloro che intendevano portare avanti una campagna demografica, cosa alla quale non abbiamo mai creduto neanche quando nel nostro Paese era esaltata. Basterebbe pensare agli eventi che si registrano: tremila parti nel campo delle lavoratrici coltivatrici, 1.500 tra le operatrici commerciali, 1.200 tra le operatrici artigiane. Sarebbe una causa persa anche per quanti nostalgicamente la vanno seguendo ancora.
Sistema dell'erogazione. Già in passato, discutendo sull'estensione dell'assistenza farmaceutica alle stesse categorie, avemmo modo di precisare il nostro punto di vista che è quello di avvalersi degli organismi oggi esistenti, amico Viglione. Se l'estensione di un sistema che dall'assistenza possa arrivare, come è nei voti di tutti, alla sicurezza sociale vera e propria e se ciò comporterà la fine delle mutue in quanto definizione specifica di una determinata organizzazione, nulla da eccepire in quel momento si riesamineranno i problemi ed è augurabile che in quel momento lo Stato sia in grado di poter assolvere compiutamente ai suoi compiti, liberando così la Regione da attività non di sua specifica competenza. Oggi però l'organizzazione mutualistica esiste (e meno male perché la riforma sanitaria è di là da venire) per i motivi già precisati in passato condividiamo il sistema di erogazione indicato nel disegno di legge della Giunta che si avvale delle rispettive casse mutue provinciali.
Concludo rinnovando l'augurio che lo Stato abbia per l'avvenire ad essere più sensibile, decidendosi ad intervenire nei settori di propria competenza.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, precisiamo subito il nostro atteggiamento anticipando che il Gruppo del M.S.I. darà voto favorevole ai tre disegni di legge per l'elevazione di un assegno integrativo di natalità alle esercenti attività commerciali, alle artigiane e alle coltivatrici dirette.
L'approvazione che ci accingiamo a dare nasce e deriva dalla considerazione oggettivamente fondata, che la mancata realizzazione della riforma sanitaria nazionale lascia vuoti amplissimi nell'organizzazione statale dell'assistenza e quindi dal conseguente riconoscimento che si possono accettare, almeno in via interlocutoria, interventi regionali i quali, portati al nostro esame, sembrano essere rivolti a stimolare ed a favorire l'elaborazione di una legislazione più moderna e più avanzata in campo previdenziale e sanitario.
Pertanto questi tre disegni di legge diventano appunto accettabili in termini provvisori e fino al momento in cui si giungerà all'istituzione del servizio sanitario nazionale.
Tuttavia a questo punto, e pur ripetendo il nostro voto favorevole in linea di massima, vogliamo e dobbiamo rilevare che interventi di questo tipo da parte della Regione devono avere necessariamente un carattere del tutto eccezionale, non essendo compito di questa finanziare l'assistenza mutualistica. La Regione infatti ha come suo fine istituzionale, quello di intervenire in materie e in situazioni che interessino la generalità dei cittadini e che pertanto si rivolgano al conseguimento di fini di carattere generale e non assumano l'aspetto di provvedimenti di tipo settoriale. La Regione cioè deve essere un centro di promozione di sviluppo degli interessi dell'intera collettività, evitando di polverizzare le sue attività in una sorta di iniziative per così dire particolaristiche e non coordinate.
Vorremmo ancora aggiungere un accenno circa il problema finanziario dicendo in particolare e con riferimento al merito di questi tre disegni di legge, che non ci è possibile tacere le nostre perplessità, perplessità che peraltro abbiamo sentito avanzare anche da altre parti politiche, circa la scelta delle mutue provinciali come strumento di erogazione del contributo.
E questo diciamo perché ci sembrava e ci sembra più giusto e più corretto che nel momento in cui la Regione viene ad erogare dei fondi, acquisti anche la possibilità di un controllo più diretto sulla spesa.
Questo nel merito particolare, ma in generale restando al discorso che facevamo prima se è vero, come annotavamo, che la Regione deve operare avendo di mira l'interesse generale, è altresì vero che i mezzi disponibili devono essere impiegati per il conseguimento di fini di carattere generale e non per provvidenze a più o meno ristretti nuclei sociali.
Comunque, pur con queste ripetute perplessità, noi confermiamo il nostro voto favorevole ai tre disegni di legge, soprattutto riconoscendone la loro qualificante caratterizzazione di atto di giustizia nei confronti delle coltivatrici dirette, delle esercenti attività commerciali e delle artigiane.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Conti per dichiarazione di voto.
Preferisce farla dopo che ha parlato l'Assessore Vietti?



CONTI Domenico

Si.



PRESIDENTE

Ci sono già state praticamente delle dichiarazioni di voto, ma darei comunque la parola all'Assessore Vietti



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

La Giunta concorda integralmente sulla relazione del Presidente della IV Commissione Beltrami che recepisce lo spirito con cui la Giunta ha presentato i tre disegni di legge.
La legge statale 30/12/'71 n 1204 è certamente un passo avanti verso l'adempimento del precetto costituzionale che garantisce alla donna condizioni di lavoro che le permettano di adempiere ai suoi fondamentali compiti familiari ed è inoltre un passo in avanti per la libera scelta del proprio lavoro da parte della donna, anche come occasione di crescita e di espressione della propria personalità.
Ha certamente significato positivo l'art. 23 perché, per la prima volta, si riconosce un assegno di natalità alle lavoratrici autonome e pertanto si riconosce la maternità come un fatto sociale e si tende, anche se in modo inadeguato, ad armonizzare gli interventi sociali tra le varie categorie di lavoratrici.
D'altronde non si potrebbe nemmeno comprendere come provvedimenti di indubbio valore umano e sociale, si limitino alle lavoratrici dipendenti e non trovino applicazione anche per le lavoratrici autonome che tanto sovente hanno condizioni economiche e sociali inferiori. Tuttavia l'assegno di L. 50.000 è insufficiente, perché non adeguato a compensare l'impresa coltivatrice, artigiana e commerciale del diminuito reddito per l'assenza temporanea dal lavoro della lavoratrice madre. Perciò ritengo sia opportuno che la Regione integri l'assegno di natalità, anche se concordo con quanto affermato dalla Consigliera Fabbris che dobbiamo vedere il provvedimento come un intervento transitorio ed auspicare un adeguamento dell'assegno di natalità da parte della legislazione statale, augurandoci che i disegni di legge in discussione possano essere quanto prima superati.
Noi tuttavia riteniamo che, malgrado quanto affermato da Viglione, se pure in modo modesto, i provvedimenti proposti rappresentano un atto di solidarietà verso i lavoratori autonomi che rivestono una notevole importanza nella vita economica e sociale della nostra Regione ed anche se auspichiamo interventi radicali nel campo della sicurezza sociale, non li possiamo attuare in mancanza di una legge quadro, come il Consigliere Viglione ben sa.
E' stato poi da alcuni messo in rilievo come non sia opportuno intervenire attraverso le Casse Mutue che forse saranno superate dalla riforma sanitaria; può darsi che questo intervento attraverso le Casse Mutue diventi superato, tuttavia riteniamo che tali enti siano organismi gestiti dalle categorie interessate e attualmente agendo loro tramite armonizziamo gli interventi con la legislazione statale ed evitiamo una duplicazione di pratiche poiché, mentre la Cassa mutua corrisponde alla lavoratrice madre l'assegno di natalità per conto dello Stato, potrà corrispondere contemporaneamente l'assegno a carico della Regione.
Ringrazio dunque tutti coloro che sono intervenuti nel dibattito affermando che avrebbero votato in favore dei disegni di legge e ritengo che pur trattandosi di provvedimenti integrativi possano avere un loro significato sociale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Conti per dichiarazione di voto.



BERTI Antonio

Io ritengo che si possano fare anche dopo gli emendamenti.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Disegno di legge n. 78 "Assegno integrativo di natalità alle coltivatrici dirette in caso di parto o di aborto spontaneo e terapeutico"


PRESIDENTE

Allora, se vogliamo adottare questo criterio, che mi sembrerebbe più corretto, prima della votazione complessiva della legge tutti possono fare la dichiarazione di voto, il che tiene conto anche di modifiche che possono essere apportate.
Il Consigliere Conti e d'accordo? Benissimo.
L'art 1 - Assegno integrativo alle coltivatrici dirette in caso di parto o di aborto spontaneo o terapeutico - recita: "La Regione. Piemonte corrisponde, secondo le modalità ed i limiti stabiliti dalla legge 30/12/'71, n. 1204, un assegno integrativo di natalità, una volta tanto per ogni evento, in caso di parto o di aborto spontaneo o terapeutico alle coltivatrici dirette iscritte, quali unità attive, alle Casse mutue di malattia per i Coltivatori diretti, ai sensi della legge 22 novembre 1954, n. 1136".
Vi è la proposta di un emendamento che reca la firma dei Consiglieri Fabbris, Viglione e Ferraris che proporrebbe, dopo le parole "assegno integrativo di natalità" questa dizione "non inferiore a L. 50.000".
La Giunta a questo proposito?



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

La Giunta si dichiara favorevole ad accettare l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione, per alzata di mano, la proposta di emendamento.
L'emendamento è accolto all'unanimità.
Si passi alla votazione dell'art. 1 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato all'unanimità.
"Art. 2 - All'erogazione dell'assegno provvedono le Casse mutue comunali di malattia per i Coltivatori diretti, competenti per territorio a seguito di domanda da presentarsi in carta libera a cura dell'interessata, entro 90 giorni dalla data del parto o dell'aborto.
Alla domanda deve essere allegato, in caso di parto, il certificato di nascita o il certificato di assistenza al parto, di cui al RDL 15/10/1936 n. 2128; in caso di aborto un certificato medico attestante il mese di gravidanza alla data dell'aborto ".
All'art. 2 vi sono delle proposte di emendamento, uno soppressivo e due aggiuntivi, a firma dei Consiglieri Fabbris, Viglione e Ferraris.
Si propone la soppressione dell'intero primo comma e la sostituzione con il seguente testo: "L'assegno integrativo di cui all'art. 1 della presente legge viene corrisposto - in un'unica soluzione dal Comune di residenza dell'avente diritto e su apposita domanda da presentarsi in carta libera, a cura dell'interessata, entro i 90 giorni successivi all'avvenuto parto o aborto". Si intende illustrare questo emendamento? La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Ad illustrazione di questo emendamento porterò tre argomenti, uno di ordine pratico funzionale e due che definirei di principio. Quelli di principio sono noti perché in parte già sviluppati anche dalla compagna Fabbris e in parte già dibattuti, come ricordava il collega Menozzi.
La Costituzione e lo Statuto prevedono che la Regione operi attraverso le Province, i Comuni ed altri enti. Evidentemente il discorso si riferisce alle deleghe, ma intanto io constato che fino ad oggi la Regione opera attraverso tutti meno Comuni, Province ed enti locali.
E' in atto un dibattito culturale politico che però ha già approdato a precise proposte di legge; anche se è vero che per responsabilità degli ultimi governi la riforma sanitaria non è ancora stata attuata è per chiaro che lo sarà attraverso le unità sanitarie locali ed i Comuni.
Dal momento che la Regione si sostituisce allo Stato utilizzando risorse che più utilmente avrebbero potuto essere impiegate per sopperire appunto a questo colpevole ritardo, sarebbe almeno utile finalizzare questi mezzi ed avviare il sistema che pure dovrà essere incentrato sulle unità sanitarie locali gestite dai Comuni. Ma a queste argomentazioni so che la maggioranza è sorda, anche se non riesco a darmene ragione.
Un argomento di carattere pratico che venne svolto nel corso del dibattito del luglio dello scorso anno, quando discutemmo le proposte di legge per la farmaceutica respinte dalla maggioranza, è stato ripreso ancora questa mattina dall'Assessore Vietti ed è questo: dando alle mutue la gestione di quelle leggi e oggi di queste, si sarebbe sveltito tutto.
Io non so se i colleghi lo sanno, ma un anno fa approvammo tre leggi con le quali decidemmo di rimborsare le spese farmaceutiche. Avete voluto limitarle ai soli pensionati, avete voluto far gestire quei fondi dalle mutue perché i soldi arrivassero prima, ebbene, trovatemi un coltivatore diretto o artigiano, che a un anno di distanza abbia ricevuto una lira di rimborso.
L'assistenza, farmaceutica avrebbe potuto entrare in funzione subito con il rimborso ogni tre mesi, o addirittura con la prestazione gratuita pagando la farmacia attraverso il Comune, ma non è avvenuto. L'unica legge di un certo valore è ancora senza risultato. Ho qui i giornali della Coldiretti che sollecitano la Regione e questa sollecita le mutue causa di questa situazione.
Per l'assegno di parto le cose sarebbero molto più semplici perché è chiaro che se nasce un bambino lo si va a denunciare allo Stato civile ed i Comuni nostri, purtroppo, sono in grado di fare poche cose, ma una cosa che tutti riescono ancora a fare funzionare è lo Stato civile. Sarebbe stato assai semplice mandare una volta al mese gli estratti degli atti di nascita, ricevere dalla Regione la somma equivalente e operare l'assegnazione. Io non riesco proprio a capire i motivi che possono portarvi a respingere questo emendamento. Vorrei che non si arrivasse al voto così, ma che ci deste ragione di tanta sordità per una cosa così semplice e logica.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Menozzi, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Riconfermo quanto sostenuto circa la validità dell'erogazione, in contrapposizione al collega Ferraris, dal quale mi aspettavo il riferimento fatto, che ha avuto un po' il sapore della denuncia sulla mancata assegnazione dei contributi per le spese farmaceutiche sostenute dai pensionati.
Io debbo una semplice precisazione: le Casse mutue provinciali hanno già ricevuto le somme loro spettanti e si stanno accingendo in questo momento a predisporre i relativi rimborsi



FERRARIS Bruno

A un anno di distanza.



MENOZZI Stanislao

Non dimentichiamoci che si trattava di rimborsare il secondo semestre del 1972 e il secondo semestre è cessato con il 31 dicembre, che alcune note sono pervenute anche in gennaio e in febbraio (e mi riserverò di comunicare all'amico Ferraris da parte di chi) e che comunque i rimborsi sono di prossima emissione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Curci, ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, il Consigliere Carazzoni in sede di discussione generale ha prospettato le perplessità della nostra parte circa la determinazione degli enti che dovrebbero erogare i contributi proposti nei tre disegni di legge. Sulla base di tali perplessità, e ravvisando le necessità che i contributi stessi vengano erogati dai Comuni perché la Regione possa esercitare un più diretto controllo, noi daremo voto favorevole all'emendamento proposto, riservandoci di astenerci in sede di votazione sull'articolo qualora esso venisse rigettato.



PRESIDENTE

La Giunta su questo emendamento?



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

La Giunta è contraria all'emendamento. Noi riteniamo sia giusto che l'assegno venga corrisposto attraverso le Casse mutue che, come ho già detto, sono organismi rappresentativi delle categorie interessate. Il problema potrà essere superato in sede di riforma sanitaria, ma attualmente gli enti che svolgono questa attività sono le Casse mutue.
Vorrei riferirmi a quanto ha detto il collega Ferraris: io ho affermato che l'intervenire attraverso le Casse mutue è un'esigenza anche di ordine pratico e direi che questa esigenza è maggiore ancora che per l'erogazione dei medicinali in quanto le Casse mutue già ora versano alle lavoratrici madri le 50.000 lire per conto dello Stato. Pertanto se il certificato di nascita dovesse essere presentato al Comune, dovrebbe essere fatta una pratica al Comune per la cifra assegnata dalla Regione e per di più bisognerebbe espletare un'altra pratica alla Cassa mutua per il contributo dello Stato, mentre mi pare molto più semplice che la lavoratrice madre rivolga una sola domanda alla Cassa mutua.
Mi pare che ci sia quindi anche un motivo di ordine pratico di intervenire attraverso le Casse mutue: quello di far fare all'interessata una pratica sola, che serva sia per l'assegno dello Stato, sia per l'assegno integrativo della Regione. Pertanto noi insistiamo nel chiedere l'approvazione degli articoli come sono stati presentati nei disegni di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Vorrei soltanto ricordare che questa discussione ha già avuto un approfondimento notevole a suo tempo, quando si è trattato il tema dei centri di erogazione in sede di approvazione dei disegni di legge sull'assistenza farmaceutica, della quale sono state rilevate qui le conseguenze operative. Ma quando si è affermato in quella sede una certa scelta, la si è individuata come soluzione di principio. E' evidente che se ci sono delle carenze, dei vuoti, delle zone d'ombra nella gestione da parte delle Casse mutue, la Regione ha titolo per richiamare queste ultime ad affinare le loro armi di intervento per superare le difficoltà, ma la scelta era sul principio che fosse l'una piuttosto che l'altra.
Direi però che non è più possibile riproporre in questa sede quell'argomento che venne superato da una legge, semmai bisognerà superare gli errori.



FERRARIS Bruno

Bisogna superare le mutue.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Questo è un altro discorso, mica lo deve fare il Consiglio Regionale.
Per quanto attiene a questo aspetto particolare, l'ha già ricordato la dott.ssa Vietti: l'art. 24 della legge 1204 dello Stato fa richiamo preciso, come centro di erogazione, alle Casse mutue comunali per la Coldiretti e alle altre due Casse mutue provinciali per altre due categorie di lavoratori autonomi.
Per un intervento che di fatto è dell'ordine di 50.000 lire da parte dello Stato e di circa 60.000 lire, si presuppone, da parte della Regione (il certificato di nascita normalmente viene rilasciato dal Comune e comunque andrebbe rilasciato anche per la prima destinazione dell'erogazione statale) far correre l'interessata presso due centri di erogazione direi che non è il caso. Se il discorso era proponibile (per noi non lo era neppure allora) per l'assistenza farmaceutica, per questo aspetto particolare c'è già la legge dello Stato che fissa un'erogazione e non mi pare sia il caso di creare ulteriori difficoltà nella gestione di un intervento che ha carattere integrativo e non è risolutore della sicurezza sociale.



PRESIDENTE

La discussione sull'emendamento è chiusa.
Pongo in votazione la proposta di emendamento, non accolto dalla Giunta, del quale dò rilettura: "L'assegno integrativo di cui all'art. 1 della presente legge viene corrisposto in un'unica soluzione dal Comune di residenza dell'avente diritto e su apposita domanda da presentarsi in carta libera a cura dell'interessata, entro i 90 giorni successivi all'avvenuto parto o aborto".
Chi approva l'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento non è accolto.
C'é un altro emendamento che chiede di inserire, dopo il secondo comma: "Il Comune provvede d'ufficio all'accertamento dei requisiti di cui all'art. 1 per la corresponsione dell'assegno integrativo".
Viene mantenuta questa proposta di emendamento, o era collocato nella logica del primo emendamento proposto?



VIGLIONE Aldo

Viene mantenuto.



PRESIDENTE

Va bene. C'é bisogno di illustrarlo?



VIGLIONE Aldo

No.



PRESIDENTE

La Giunta accoglie l'emendamento?



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

No, non l'accoglie.



PRESIDENTE

Passo alla votazione. Chi approva l'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento non è accolto.
Ve ne è un terzo aggiuntivo come ultimo comma: "In caso di contestazione o di diniego da parte del Comune l'interessata può inoltrare ricorso al Presidente della Giunta tramite il Sindaco entro 30 giorni dalla reiezione della sua domanda".
Mi pare che la logica dica che non è più un emendamento da porre in votazione.



MARCHESOTTI Domenico

Può darsi che qualcuno cambi idea.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento. Chi lo approva è pregato di alzare la mano.



CURCI Domenico

Chiedo la parola per dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Mi spiace; ma ormai siamo in votazione.
L'emendamento non è accolto.
Pongo pertanto in votazione l'art. 2 nel testo originale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
"Art. 3 - La presente legge si applica agli eventi verificatisi successivamente al 1° gennaio 1973 e cesserà di avere vigore allorché la somma complessiva dell'assegno di natalità corrisposta alle coltivatrici dirette sarà superiore a quella corrisposta alle lavoratrici mezzadre e colone".
Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
C'é una proposta di emendamento aggiuntivo da parte dei Consiglieri Curci e Carazzoni che proporrebbero un secondo comma: "Per gli eventi verificatisi nel periodo intercorrente tra il 1 gennaio 1973 e la data di entrata in vigore della presente legge, la domanda e la documentazione di cui al precedente art. 2 dovranno essere presentate entro il termine di 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge presente".
Mi pare che non ci sia bisogno di illustrazione, comunque se vogliono lo possono illustrare.



CURCI Domenico

Signor Presidente, con questo emendamento, che si riferisce a tutti e tre i disegni di legge in esame, abbiamo inteso colmare una lacuna tecnica formale che abbiamo ravvisato nella formulazione dei tre disegni di, legge lacuna che ove non venisse corretta e i tre disegni di legge passassero nella formulazione originaria priverebbero tutte quelle lavoratrici che hanno avuto un parto o subito un aborto spontaneo o terapeutico nel periodo intercorrente fra la data dell'1/1/73 e la data di entrata in vigore della legge, del contributo previsto dai tre disegni di legge.



PRESIDENTE

La Giunta sulla proposta di emendamento aggiuntivo?



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

La Giunta è d'accordo.
La lacuna è dovuta al fatto che le leggi erano state presentate all'inizio dell'anno, pertanto è un'aggiunta che diventa necessaria per la data in cui le leggi vengono approvate.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare sull'emendamento? Nessuno.
Pongo in votazione per alzata di mano la proposta di emendamento che vale per la legge n. 78, perché bisognerà che ad ogni singolo articolo sia fatta.
L'emendamento è accolto.
Si pone pertanto in votazione l'art. 3 con l'aggiunta di questo secondo comma.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato all'unanimità.
"Art. 4 - Per ripartire il contributo tra le singole Casse mutue comunali per i coltivatori diretti, in base agli eventi verificatisi in ciascun anno, la Giunta Regionale si avvale degli uffici della Cassa mutua provinciale di malattia per i coltivatori diretti di Torino, ai sensi dell'art. 68 dello Statuto e senza ulteriori oneri per il bilancio regionale".
C'è, a proposito dell'art. 4 e anche dell'art. 5 (lo dico soltanto per la sistematica della valutazione) una proposta di emendamento soppressivo dell'intero articolo, presentata dai Consiglieri Fabbris, Viglione e Ferraris, che penso non vorranno mantenerlo perché nella logica di un presupposto che è caduto, non avendo......



BERTI Antonio

Se non lo vogliamo mantenere lo decidiamo noi.



PRESIDENTE

Io ho detto "credo" che per la logica stessa.....



BERTI Antonio

Sono tutte considerazioni che facciamo noi queste.



PRESIDENTE

Scusi, ma chi dirige la votazione è il Presidente, il quale deve illustrare quali sono le situazioni che vengono a crearsi per la votazione.



BERTI Antonio

L'avevamo già capito da noi.



PRESIDENTE

Allora era superfluo che lo dicessi, bastava che qualcuno avesse detto "l'emendamento non è più proposto"



FERRARIS Bruno

Lei ha voluto anticipare i tempi, ma noi ci eravamo già consultati per ritirarlo non in quanto siano cambiati i nostri convincimenti, anzi, questi sono sempre tali, ma proprio perché riteniamo di doverlo ritirare per sveltire i lavori.



PRESIDENTE

La proposta di emendamento cade perché ritirata dai proponenti. L'art.
4 pertanto viene, se non vi sono richieste di parola, posto in votazione nel testo testé letto.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 42 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
"Art. 5 - La Cassa mutua provinciale per i coltivatori diretti di Torino iscriverà gli assegni integrativi di natalità, corrisposti alle coltivatrici dirette del Piemonte, in una contabilità separata. Il rendiconto delle concessioni è presentato annualmente alla Giunta Regionale per l'approvazione".
Anche per questo articolo vi è un emendamento soppressivo. Chiedo se l'emendamento viene rinunciato. E' rinunciato.
Qualcuno chiede di parlare sull'art. 5? Nessuno.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
"Art. 6 - All'onere di L. 180.000.000 derivante dall'attuazione della presente legge, per l'anno 1973 si provvede mediante la corrispondente riduzione dello stanziamento di cui al capitolo 1018 del bilancio di previsione per l'anno medesimo.
Il Presidente della Giunta Regionale, è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio.
A decorrere dall'anno 1974, alla spesa annua di lire 180.000.000 si provvede con l'iscrizione di apposito capitolo nel bilancio preventivo della Regione".
Nessuno chiedendo di parlare pongo in votazione l'articolo.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Qualcuno chiede di parlare per dichiarazione di voto? La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Nell'esprimere il voto su questa legge, noi vogliamo anche considerare l'opportunità altre volte in questa sede espressa di meditare su iniziative di carattere legislativo che intervengono in settori di competenza dello Stato.
E' anche nostra preoccupazione farci carico del fatto che si possano evitare iniziative di carattere legislativo che abbiano non solo carattere settoriale, ma anche sostitutivo e integrativo dello Stato, mentre siamo per interventi di carattere produttivo (per le cantine sociali, per la zootecnia ecc.), per evitare di disperdere i fondi della Regione in mille rivoli, anche se ognuno di questi, preso a sé, ha la sua importanza.
Nel merito della legge abbiamo già esposto i motivi che ci fanno dire no alla proposta della Giunta di affidare il servizio alle Casse mutue comunali. Abbiamo già detto e ribadiamo anche in occasione di questa legge i concetti già espressi e cioè che, al di là degli elementi giustificativi che si portano, ci risulta incomprensibile come nel portare avanti una nuova iniziativa di carattere legislativo, non si vogliano anticipare i tempi della riforma sanitaria; veramente non riusciamo a capire, se non per un'estrema difesa di istituzioni che sono anche un buon tramite elettorale per il partito di maggioranza; l'affidamento a questi enti del servizio in oggetto.
Partendo da questa considerazione possiamo anche capire l'arrampicarsi sui vetri del Presidente della IV Commissione Beltrami costretto, in occasione di leggi come questa, a sancire la validità dell'intervento delle Casse mutue in occasione di pronunciamenti sulla riforma sanitaria, anzich esprimere l'esigenza di istituire un servizio che escluda di fatto istituti di questo genere. Noi siamo invece più conseguenti e per questo....



BELTRAMI Vittorio, relatore

Le Casse mutue potranno essere soppresse in sede di iniziative di riforma sanitaria, oggi sono una realtà concreta, sono i veicoli più facili e noi cerchiamo di migliorarli. I Comuni dovrebbero provvedere a queste erogazioni attraverso l'ECA, mettendo le coltivatrici dirette nell'elenco dei poveri a fare la coda per ritirarle.



BERTI Antonio

Il Consigliere Beltrami ha fatto un intervento che io ho ascoltato con molta pazienza, anche perché lo stimo, ma si è nuovamente arrampicato sui vetri. Occorre tuttavia prendere in contraddizione la gente quando, per motivi di opportunità politica, si esprime una volta in un modo e una volta in un altro. Secondo me bisogna essere coerenti sempre ed è falso dire che l'erogazione da parte dei Comuni colloca i coltivatori diretti nell'elenco dei poveri, questa è una cosa ridicola che non è degna di questo Consiglio Regionale, forse lo sarà per il Consigliere Beltrami.
Devo quindi annunciare il nostro voto favorevole alla legge.....



BELTRAMI Vittorio, relatore

Ma qui non siamo all'asilo nido, io mi ribello.



BERTI Antonio

Ribellati, ne hai tutto il diritto.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Tu puoi trattare i tuoi in questo modo, io non accetto di essere trattato così; va bene?



BERTI Antonio

Ne prendo atto.
Ho visto per la prima volta un elemento di vivezza nel Consigliere Beltrami, ne sono molto lieto. Se vuole continuare faccia pure.



BELTRAMI Vittorio, relatore

A me non piace essere preso in giro.



PRESIDENTE

Andiamo Consigliere Berti, concluda.



BERTI Antonio

Io dico che sono contento che anche il Consigliere Beltrami dimostri che ha del sangue nelle vene.



PRESIDENTE

Lui non potrebbe dire altrettanto di lei, che per la prima volta ha una manifestazione di vivezza!



BERTI Antonio

Io sono pronto a prendere in seria considerazione gli avversari politici che nelle loro tesi sono sempre conseguenti. In questo momento invece constato la doppiezza nelle impostazioni politiche.
A parte questo, annuncio il voto positivo sulla legge con la distinzione che facciamo sull'affidamento alle Casse mutue dei coltivatori diretti, che riteniamo un errore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Conti ne ha facoltà.



CONTI Domenico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per incarico del mio Gruppo annuncio voto favorevole della D.C. per quanto attiene alla legge. Il motivo di questo voto favorevole è soprattutto derivato dalla situazione di giustizia e di grave insicurezza sociale in cui versano le categorie a favore delle quali il provvedimento intende agire.
Nel medesimo tempo però non posso non sollevare, sempre a nome del mio Gruppo, alcune perplessità su questo tipo di provvedimento: innanzi tutto circa la natura dell'intervento sostitutivo (già è stato detto ma giova ripeterlo) da parte della Regione, nei confronti di compiti e di responsabilità che sono proprie dei poteri centrali dello Stato. Non è infatti sostituendo lo Stato che le Regioni potranno affermare proficuamente il loro ruolo, senza contare poi gli effetti economici e finanziari all'interno del bilancio che simili provvedimenti sostitutivi finiscono necessariamente di avere, data la relativa modestia delle cifre a disposizione della Regione.
Ancora perplessità circa il pericolo che interventi di questo tipo facciano perdere alla Regione il punto di vista e di azione per ciò che attiene alla sanità, alla sicurezza sociale, cosa che sarebbe necessario adottare sempre più fermamente e cioè un'azione di pressione politica e di proposte generali nella direzione di poteri centrali, governo e Parlamento.
Ancora perplessità circa la settorialità spicciola con la quale la Regione continua a considerare i problemi sanitari sociali, anche quelli dei lavoratori autonomi.
Concludendo, sento l'esigenza di riaffermare la necessità a che si proceda il più presto possibile con una visione programmatoria anche nell'operare interventi settoriali, una visione che consideri in primo luogo lo sviluppo economico e sociale in modo da assicurare in prospettiva a tutti i lavoratori autonomi, e segnatamente agli agricoltori, le condizioni strutturali e infrastrutturali che possano favorire sempre di più la dignità effettiva di operatori economici e sociali qualificati senza che più si moltiplichino interventi che agiscono unicamente nella direzione della loro sopravvivenza.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, già ho espresso nel mio intervento l'opinione che queste leggi hanno un carattere intermedio nella vicenda della soluzione dei problemi cui la Regione è chiamata costituzionalmente ad operare.
Non senza dubbi noi siamo giunti a dare voto favorevole a queste leggi nel loro complesso, però rileviamo costantemente il carattere settoriale delle vicende che accompagnano in genere la presentazione di questi disegni di legge. In precedenza non abbiamo espresso voto favorevole su un'altra legge, in questo caso riteniamo che la fattispecie meriti di essere esaminata diversamente. Però riproduciamo esattamente lo Stato. Continuando di questo passo fra non molto avremo esaurito tutte le disponibilità che la Regione ha di poter operare e quindi riproduciamo e copiamo l'azione, il bilancio dello Stato condotto fino ad oggi.
L'altro giorno ho letto che nel bilancio dello Stato sono iscritti ben 4.500 miliardi di contributi che partono da cento anni addietro e che vi sono iscritti costantemente. Su un bilancio che ha 20.000 miliardi nel suo complesso, circa un quarto e destinato già con leggi precedenti ad interventi di carattere settoriale che vanno da un milione dato all'Opera Pia chissà dove a 150.000 lire date invece ad un'altra associazione.
Nelle stesse dichiarazioni del Presidente della Giunta vi era la volontà di cambiare radicalmente, di introdurre un nuovo modo di operare della Regione Piemonte. Continuando così quando affronteremo i problemi più generali dell'economia della Regione, a 400/500 milioni iscritti nel bilancio per ogni legge, ci troveremo a non poter fare assolutamente nulla.
Ecco perché rileviamo che questa situazione viene ad incidere in modo negativo e pur dando voto favorevole alla legge nel suo complesso manteniamo integre le nostre riserve in ordine alla distribuzione delle somme a mezzo delle Casse mutue.



PRESIDENTE

Nessun altro chiedendo di intervenire, dò la parola al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

In varie dichiarazioni di voto mi pare di aver colto, accanto al voto favorevole, delle perplessità relativamente all'impegno di spesa che la Regione va assumendosi nella direzione delle tre leggi che sono state presentate, considerandole come interventi settoriali che non si collocano in una visione globale.
Io vorrei dire che dobbiamo essere tutti conseguenti, possiamo essere d'accordo o no sui singoli provvedimenti, ma abbiamo dei limiti legislativi da un lato e possiamo collocare la nostra operatività nell'ambito di alcune grandi indicazioni che fanno parte integrante delle possibilità operative della Regione.
I settori dell'artigianato, dell'agricoltura, del commercio (i primi due di più, il commercio di meno) sono competenze o legislative o amministrative che sono state demandate alla Regione, sono dei settori che in una Regione come la nostra, a prevalente economia industriale, sono rimasti indietro nello sviluppo, hanno un reddito più limitato. Certamente occorre fare dei piani di intervento sulle strutture di questi settori, ma tutto ciò che concorre all'elevazione del loro reddito, credo che si collochi in una visione programmatica. Per cui non riesco a capire le perplessità qui espresse.
Certo, non bisogna esagerare, non bisogna dare solo questi interventi.
Ciò di cui, semmai, si può criticare lo Stato, è di non avere mai collocato questi interventi in una politica più generale di sostegno dello sviluppo di questi settori ed è esattamente ciò che noi dobbiamo correggere, ma non si può non valutare l'opportunità di creare delle situazioni di incremento o comunque di reddito e di possibilità per questi settori operativi.
Io ritengo quindi che questa sia una visione che si inquadra nelle linee della programmazione regionale Noi facciamo questo tipo di interventi anche perché è l'unico che riusciamo a collocare in un ambito legislativo attese le limitazioni legislative che la Regione ha.
E vorrei dire al Consigliere Berti, al di là delle polemiche e delle valutazioni, che io credo siano ingenerose nei confronti del collega Beltrami per le motivazioni che egli ha portato, che esistono motivi di fondo per cui si sono scelte le Casse mutue ed è che, dovendo noi legiferare nell'ambito di principi generali (e sappiamo come lo Stato interpreta questi principi generali), facendo un intervento integrativo all'intervento dello Stato, è evidente che dobbiamo adottare le stesse modalità che adotta lo Stato, anche perché i due interventi si sommano e sembrerebbe davvero strano, sul piano dell'efficienza......



BERTI Antonio

Chissà perché nelle altre Regioni si può fare attraverso i Comuni e qui no.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Dovendo fare degli interventi di integrazione, mi pare sia logico utilizzare delle strutture che già li fanno per conto dello Stato.



BERTI Antonio

Ma li fanno male



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

E' fuori discussione che queste strutture fanno questo tipo di interventi per conto dello Stato. Se la Regione integra questi interventi non vedo davvero perché, la stessa madre che va a prendere il contributo dato dallo Stato attraverso un certo organismo, per il contributo dato dalla Regione debba rivolgersi ad un altro organismo.



BERTI Antonio

Intervenendo noi possiamo innovare rispetto a un modo....



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma noi non innoviamo niente.



BERTI Antonio

E' vero, non innovate niente.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

In questo modo noi introduciamo semplicemente un elemento di confusione, perché per lo stesso evento su cui si verificano due interventi, uno dello Stato e uno della Regione, troviamo due veicoli diversi di erogazione, lo Stato attraverso le Casse mutue e la Regione attraverso i Comuni. Mettere il cittadino di fronte alla necessità di presentare le domande a due enti diversi, mi pare che non risponda ad una logica operativa. E' questa la logica attraverso la quale ci si è mossi e questo è un dato di fatto che non può non essere valutato. Comunque questa è la motivazione che ha presieduto alla scelta di questo veicolo che sono le Casse mutue.
Ecco la ragione per cui non ritengo si possa dire che è una scelta incoerente o che può fare comodo per motivi di carattere elettoralistico credo sia una scelta seria al fine di rendere il più semplice possibile il servizio che si dà al cittadino.
Questo mi sembrava di dover dire per portare un elemento di valutazione anche a coloro che non sono d'accordo; credo si possa dire tutto, tranne che non vi sia coerenza in questa scelta.



PRESIDENTE

La discussione e chiusa. Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
La legge è approvata.
Il Consiglio crede di andare avanti sulle altre due leggi che posso pensare richiedano meno tempo come discussione, o vogliono aggiornarsi alle 16? Va bene, aggiorniamo alle ore 16.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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