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Dettaglio seduta n.163 del 22/06/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Interpellanze dei Consiglieri Vera, Menozzi ed altri, Ferraris ed altri Nesi ed altri sui provvedimenti a favore delle popolazioni danneggiate dalle grandinate e sulle inadempienze della società "Winchester" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta. E' iscritto a parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Signor Presidente, signori Consiglieri, pur avendo presentato un'interpellanza immediatamente dopo il verificarsi degli eventi dell'8 giugno, ho rinunciato a parlare per primo, questa mattina, secondo la proposta del Presidente del Consiglio, pensando che non abbiano importanza le questioni di priorità o di merito, ma sia essenziale invece svolgere in Consiglio Regionale un serio dibattito, da cui emerga il serio impegno auspicato dal Presidente dell'Assemblea, di un intervento della Regione nei confronti dei problemi prospettati dai lavoratori della terra qui convenuti questa mattina. Nell'interpellanza, il cui testo avevo steso frettolosamente il giorno stesso in cui la calamità colpiva soprattutto le zone dell'Astigiano, mi rivolgevo poi al Presidente della Giunta ed all'Assessore competente per sapere quali provvedimenti intendessero assumere per alleviare le difficoltà agli operatori economici delle zone danneggiate.
All'Assessore Franzi, che ha risposto questa mattina alla mia interpellanza, devo dare atto con gratitudine dell'interessamento personalmente dimostrato in rapporto a questi problemi, partecipando attivamente ad una serie di riunioni piemontesi e romane. Mentre sono pienamente soddisfatto dello zelo evidenziato e dell'attività profusa dall'Assessore Franzi, sono solo parzialmente soddisfatto delle decisioni prese dalla Giunta in presenza di una situazione d'emergenza come questa.
Nella notte di venerdì 8 giugno, in meno di un'ora, tra l'una e le due i produttori agricoli e vitivinicoli del nostro Piemonte, di alcune zone almeno, hanno subito danni il cui ammontare, come abbiamo appreso dalla valutazione data dall'Assessore questa mattina, è nell'ordine dei dieci miliardi (la cifra indicata è lievemente inferiore, ma sappiamo benissimo che un approfondimento delle valutazioni in questi casi porta quasi sempre ad una certa lievitazione).
Come politici, e soprattutto come Consiglieri regionali, a questo danno valutario arrecato dal flagello che ha colpito il Piemonte nella notte dell'8 giugno va aggiunto quello di una profonda diminuzione di credibilità della classe politica democratica da parte di una categoria come quella dei lavoratori della terra, che - l'ho sentito dire più volte questa mattina sta per perdere la caratteristica di una profonda, direi secolare ancestrale, pazienza nei confronti del potere politico, che non sempre si è interessato dei suoi problemi, e la fiducia in esso dopo le ultime esperienze. E' stato ricordato che nel 1972 già una grave calamità aveva colpito varie zone del nostro Piemonte: ebbene, i fondi promessi per aiutare i danneggiati di quelle avversità sono ancor oggi da erogare, il che certamente non depone a favore della burocrazia statale, ministeriale ed anche locale, che avrebbe dovuto provvedere ad affrettare le pratiche per l'assegnazione di questi fondi. A questo fatto, già gravemente lesivo della credibilità dello Stato italiano nei confronti di questi lavoratori si aggiunge oggi l'episodio della grandinata dell'8 giugno '73, con le speranze che erano state suscitate, forse a sproposito, forse in misura eccessiva e troppo affrettatamente, nei confronti di un tipo di difesa attiva promosso dalle Province piemontesi, cui la Regione dava un suo rilevante contributo finanziario ed anche un contributo di credito avallando un certo tipo di convenzione stretta con la Società Winchester che purtroppo nella notte dell'8 giugno del corrente anno non ha potuto operare.
Non voglio qui addentrarmi nell'esame delle vicende, delle giustificazioni, delle contraddizioni che le varie dichiarazioni di responsabili e non della Società interessata hanno fatto dopo gli eventi della notte dell'8 giugno. Però ritengo non si possa non rilevare come questo insieme di dichiarazioni, di giustificazioni per la mancata entrata in funzione in quella notte dell'apparato protettivo antigrandine, che era stato presentato come il non plus ultra della difesa attiva - tanto che, a quanto dicono i giornali piemontesi, una parte degli agricoltori addirittura non aveva rinnovato l'assicurazione contro questo tipo di danni non spieghi a sufficienza per quali ragioni questo tipo di difesa attiva non sia scattato quella notte. Può essere che, come ha dichiarato qualcuno, ci si sia trovati di fronte ad un cataclisma naturale di tali proporzioni che nessuno avrebbe potuto tentare qualcosa per fronteggiarlo può essere che vi fossero effettivamente difficoltà burocratiche. Certo al di là delle possibili giustificazioni, questo insieme di circostanze ha diminuito la credibilità di una classe politica agli occhi di una vasta categoria, una categoria meritoria, di lavoratori quale è quella dei coltivatori delle zone agricole del Basso Piemonte.
A questo punto ci si pongono alcuni problemi, che io dividerei in tre gruppi: la prosecuzione o non degli esperimenti del tipo di difesa attiva adottato: gli interventi immediati da adottarsi nei confronti dei gruppi di cittadini della nostra Regione che sono stati danneggiati dalla calamità dell'8 giugno; le prospettive in ordine a questo settore di attività e in ordine ai pericoli che calamità naturali propongono a questo tipo di attività.
Quanto al primo punto, mi rendo benissimo conto che il tipo di difesa attiva che è stato proposto dalla Winchester attraverso questo bombardamento delle nubi grandinifere con ioduro d'argento ha un carattere sperimentale, come ci è stato dichiarato questa mattina dall'Assessore. Se noi osserviamo quel che succede in una società di tecnologia estremamente avanzata quali sono gli Stati Uniti, vediamo che, pur essendovi indubbiamente negli Stati Uniti un sistema di controllo meteorologico che è certamente il più progredito del mondo e che permette quindi la rilevazione di ogni mutamento meteorologico con estrema tempestività, pur essendovi tutta una serie di metodi di difesa attiva, di interventi per cercar di bloccare calamità meteorologiche che possono colpire la vita agricola ed in genere l'economia degli Stati Uniti, anche negli Stati Uniti si verificano spesso non solo grandinate ma cicloni, tornadi, che arrecano gravi danni all'economia di quel Paese. Comprendiamo anche, con un certo spirito provinciale che, diciamolo francamente, in senso autocritico, anima indubbiamente società tecnologicamente meno avanzate quale può essere la nostra, come si possano accettare come convalidati scientificamente quelli che negli Stati Uniti sono considerati fatti sperimentali, quale può essere anche quello di questo tipo di difesa antigrandine, e che quindi occorra una certa misura per valutare questo e soprattutto occorra un certo discernimento nell'evitare di avallare speranze che possono anche non essere fondate.
Quello che però riteniamo debba essere considerato da questo Consiglio Regionale, se si è d'avviso di proseguire questo tipo di esperimenti, è la necessità comunque di un'indagine sul come si sia arrivati a questo accordo con la Società Winchester e sul modo in cui ha operato, nell'ambito di questo contratto, detta Società. Un tipo di indagine, questo, che a nostro avviso può essere condotto soltanto mediante una Commissione d'inchiesta.
A questo punto delle cose, sentite anche le spiegazioni che ci ha dato questa mattina l'Assessore, non riteniamo né sufficiente né opportuno che l'indagine sia portata avanti unicamente dai Presidenti delle Amministrazioni provinciali interessate, ma siamo dell'avviso che a questo tipo di indagine o vadano interessate tutte le forze, tutte le componenti della società piemontese che sono entrate in questo problema (da un lato la Regione, dall'altro le categorie economiche, le associazioni di categorie economiche, di agricoltori, categorie sindacali, che sono indubbiamente interessate al problema, come pure gli enti locali piemontesi), o si impegni l'Unione delle Province, la Regione, a costituire una Commissione di indagine "per l'accertamento delle responsabilità del mancato funzionamento dell'esperimento difensivo, includendo in detta Commissione la rappresentanza delle diverse componenti politiche, allo scopo di poter adottare le misure e decisioni più adeguate a tutela degli interessi delle Province interessate e delle rispettive popolazioni". E' una frase prelevata dall'ordine del giorno approvato dal Consiglio Provinciale di Asti, che ho qui sotto mano. Anche una delle Province più direttamente interessate, quale la Provincia di Asti, chiede una Commissione ampia comprensiva di esperti, di forze politiche, di forze sindacali. Ed analogo mi pare sia, contrariamente a quanto qualcuno ha affermato, il parere espresso dalle altre Amministrazioni Provinciali. Se vogliamo essere sicuri di un'estrema obiettività su questo problema, possiamo costituire - e mi pare che lo Statuto della Regione ce ne dia facoltà - una Commissione regionale di indagine, come abbiamo fatto in altri casi, che oltre ad offrire garanzie di obiettività, attraverso lo strumento della partecipazione, e quindi della consultazione di tutte le categorie, dà veramente la possibilità di far sentire nell'ambito della Commissione e quindi di recepire a livello di relazione finale dell'inchiesta, le voci delle varie categorie.
Sul piano, poi, della difesa attiva contro queste calamità naturali io penso che varrebbe la pena di considerare un'idea che è stata proposta da alcune amministrazioni locali delle zone colpite: quella di impegnare lo Stato ad utilizzare le strutture ed attrezzature di cui dispone, cioè le attrezzature e le strutture del Ministero della Difesa, cioè attrezzature a terra e attrezzature d'aria, come avviene per esempio negli Stati Uniti d'America, ai fini di una difesa attiva contro le calamità meteorologiche.
Esaurita questa parte, che riguarda il primo problema, quello di una difesa attiva evidentemente proiettata nel futuro, veniamo agli interventi immediati nei confronti delle categorie e delle zone danneggiate. Gli enti locali, le associazioni, i sindacati della zona dell'Astigiano hanno fatto pervenire a me, come credo a molti altri Consiglieri regionali, tutto un elenco di rivendicazioni, che sono state qui richiamate questa mattina anche se non dettagliatamente citate, certamente a conoscenza dei Consiglieri regionali, rivendicazioni che in parte coinvolgono lo Stato e in parte la Regione, che vanno dalla delimitazione delle zone colpite ad un intervento integrativo, agganciandoci alla 364, precisamente al suo art. 7 per quanto riguarda gli interventi per i danni del 1972 e così via. Tutte richieste che mi sembrano estremamente realistiche e concrete, che hanno una caratteristica che torna indubbiamente ad onore degli agricoltori della nostra Regione che le hanno avanzate, perché non equivalgono alla richiesta nei confronti dei pubblici poteri di una sorta di aiuto caritativo per venire incontro a popolazioni colpite da una calamita di questo genere ma significano invece la richiesta che il potere pubblico metta questi operatori economici in condizione di preservare i loro strumenti di lavoro cioè i loro poderi, i loro vigneti, e quindi di poter riprendere a lavorare. A me pare che sarebbe grave errore da parte nostra non tener conto di questo carattere estremamente concreto e realistico degli agricoltori della Provincia di Asti e non venire loro in qualche modo incontro, attraverso una proposta legislativa, il che a me pare sia il minimo che il Consiglio Regionale possa fare. Ho sentito questa mattina l'Assessore Franzi parlare appunto di un disegno di legge che verrebbe proposto dalla Giunta Regionale; egli non si è addentrato molto nei dettagli di questo disegno di legge: forse sarebbe stato meglio se noi ci fossimo trovati questa mattina di fronte ad un iter legislativo affrettato e quindi già portato qui con un risultato conclusivo, di un intervento concreto della Regione che, in attesa ed a fianco dell'intervento dello Stato, portasse un aiuto agli operatori, ai lavoratori della Regione colpiti dalla calamità.
E' senz'altro positiva, ed io l'ho apprezzata molto nell'intervento dell'Assessore Franzi, l'assicurazione che il disbrigo delle pratiche burocratiche sarà estremamente sveltito. Mi pare che questa fosse una delle preoccupazioni dei lavoratori dell'Astigiano, dopo la triste esperienza fatta per il 1972, che ancor oggi attendono di ricevere i fondi erogati per le calamità del 1972. Vorrei in quest'ambito segnalare una richiesta che è stata avanzata da parecchi Amministratori di Comuni dell'Astigiano, e in particolare, a nome loro, mi pare, dal Sindaco di Montaldo: riguarda una possibilità di aiuto che potrebbe essere dato con un onere non eccessivo da parte della Regione (inviterei l'Assessore Franzi a prenderlo in considerazione), con la realizzazione di un trattamento contro la peronospora, praticato, mi pare, con una convenzione con la Società Caffaro, consistente in dieci trattamenti di una certa zona, per il quale la Regione ha erogato l'anno scorso un contributo grosso modo del 10 per cento del costo e che già si potrebbe effettuare per l'anno in corso, per venire incontro non tanto a quella che è evidentemente una necessità immediata, perché ormai in queste zone i vitigni sono stati completamente rovinati e i danni sono dell'ordine del cento per cento, ma proprio per salvaguardare i vitigni per ciò che concerne le possibilità di produzione dell'anno successivo. Il costo del trattamento, a quanto mi si dice, si aggira sui 32 milioni: con un contributo dell'ordine del 100 per cento o di poco inferiore la Regione, dichiarano gli Amministratori dei Comuni interessati, potrebbe recare un concreto aiuto agli agricoltori di questa zona.
Esiste indubbiamente, poi, un problema che riguarda il futuro, che in parte ho cercato di vedere in ordine ad una difesa passiva, ma che soprattutto, tenendo conto che i tipi di difesa attiva sono dei tipi sperimentali di difesa attiva, come ha riconosciuto lo stesso Assessore, è da vedere nel campo delle provvidenze, nel caso, estremamente frequente purtroppo, ed estremamente probabile, che le calamità si verifichino ugualmente. Da un lato, questo tipo di prospettiva riguarda il Governo, per ciò che concerne il potenziamento della 364 con un'accentuazione delle provvidenze da tale legge previste, secondo quanto è stato richiesto da tutte le popolazioni interessate, dall'altro riguarda gli oneri assicurativi. Perché, in fondo, se vogliamo essere estremamente realistici vediamo che l'unico modo di mettere al riparo gli agricoltori di queste zone dal pericolo di danni per la grandine consiste in un'assicurazione che nel caso del verificarsi della calamità provveda ad indennizzarli.
Gli agricoltori della zona, da quanto ho costatato, chiedono che sia resa obbligatoria l'assicurazione contro la grandine, in modo da assicurare, attraverso i premi, un notevole rimpolpamento del fondo, che il termine dell'assicurazione sia ridotto a cinque anni, e soprattutto auspicano un intervento degli enti locali e della Regione in aiuto agli agricoltori per metterli in grado di far fronte all'onere assicurativo. Mi pare che, pur rendendoci conto dell'esigenza di continuare in una sperimentazione di difesa attiva, sia comunque opportuno prevedere la possibilità che la calamità, nonostante questo tipo di difesa, si verifichi ugualmente e che quindi sia un dovere del Consiglio Regionale prendere iniziative per far sì che i lavoratori abbiano un risarcimento del danno subito.
Queste sono le richieste che noi rivolgiamo alla Giunta e che riteniamo rappresentino il minimo che il Consiglio Regionale possa fare di fronte ad un disastro di queste proporzioni. Riteniamo che questo tipo di intervento non significhi soltanto venire incontro alle esigenze di lavoro degli agricoltori, con l'assicurare prospettive migliori per l'avvenire loro e delle loro famiglie, ma significhi anche assicurare un avvenire produttivo ad una zona di estrema importanza per l'economia piemontese quale è quella dell'Astigiano, purtroppo colpita periodicamente da questo tipo di disastri; significhi evitare lo spopolamento delle zone agricole per l'esodo degli abitanti verso la metropoli, fenomeno che da sociologi ed economisti del nostro Paese è considerato una iattura per la società non soltanto piemontese ma italiana; significhi favorire un tipo di produzione quale quello realizzato nel Piemonte meridionale, che torna ad onore della Regione piemontese e che ha una forte incidenza sul complesso dell'economia piemontese, non soltanto nell'ambito nazionale ma anche in quello internazionale: basti pensare, ad esempio, al budget pubblicitario della Martini, che ha nelle zone dell'Astigiano il centro della sua attività negli Stati Uniti d'America, uno dei più grossi budget pubblicitari di società che operano nel territorio nord-americano.
Nei confronti di queste categorie di lavoratori, di queste zone operative economiche del nostro Piemonte, che sono all'avanguardia nel far apprezzare in Europa, e anche nel mondo, il lavoro e la produzione italiani, io ritengo che il Consiglio Regionale abbia dei doveri ai quali non può sottrarsi, e debba quindi prendere urgentemente provvedimenti che valgano sia ad accertare responsabilità in ordine a quanto è successo sia ad assumere deliberazioni ed anche interventi presso il potere centrale nazionale per cercar di sanare i danni che sono stati prodotti e soprattutto ad assicurare che per l'avvenire questi danni ricorrenti all'economia del nostro Piemonte, se non potranno essere evitati in modo assoluto, potranno essere per lo meno sanati con un intervento degli enti pubblici capace di restituire fiducia ai lavoratori agricoli del nostro Piemonte verso la classe politica regionale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Fonio. Ne ha facoltà.



FONIO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il problema che stiamo affrontando è uno dei tanti, tanti e importantissimi, che travagliano la nostra agricoltura, la quale ha nelle calamità atmosferiche e nei danni che da esse derivano una specie di cancro che sembra non debellabile e che certamente non è l'ultimo dei mali che sul piano psicologico hanno influito sull'esodo delle nuove generazioni dalle campagne.
E' proprio sul piano psicologico che occorre ancora una volta porre una pregiudiziale al nostro discorso. Le calamità naturali, le avversità atmosferiche portano fuori dal mondo contadino direttamente interessato un effetto psicologico simile a quello delle sciagure stradali: di grande choc nell'immediatezza dell'evento, ma di facile oblio appena il tempo incomincia a trascorrere. Gli appelli che giungono al Consiglio Regionale dalle Province piemontesi, coi quali si lamenta come finora non abbiano trovato riscontro le loro istanze, relative ai danni dell'autunno 1972 sono, in fondo, la denuncia di quanto ho appena detto.
In verità, anche da parte dello Stato si è verificato un avvio al superamento della vecchia, tradizionale situazione, e ad una reale e concreta lotta al male con la legge che nel maggio del 1970 ha istituito il Fondo di solidarietà nazionale in agricoltura contro le avversità atmosferiche. E' stato il primo passo - per il quale c'é stata una notevole spinta socialista - per uscire da una situazione anacronistica e mortificante per l'agricoltura, che ha pure il diritto, per il ruolo importante che recita nell'economia nazionale, per i problemi di struttura e di organizzazione che sta affrontando, per i bassi redditi dei suoi addetti, ad un impegno predeterminato e preciso dello Stato, che non pu rimanere spettatore passivo, se non vuol correre il rischio di subire gravi ripercussioni in tutti gli altri settori, dall'ulteriore ritardo del progresso agricolo. E' stato un primo passo in rapporto alla situazione preesistente, che di fronte ad ogni evento calamitoso richiedeva apposita iniziativa legislativa, con tutti i tempi che sono necessari perch un'iniziativa legislativa diventi meglio operante e per la sua esecuzione.
Ma proprio perché oggi, perfetta o imperfetta che sia, c'é la legge n.
364, non trovo alcuna giustificazione al fatto che non abbiano avuto esito le procedure relative al 1972, e devono avere tutta la nostra comprensione e il nostro appoggio le domande rivolteci in ordine ai danni provocati dalla grandine il 7 giugno nelle province di Asti, Alessandria, Vercelli e Novara.
Noi prendiamo atto dell'impegno profuso dall'Assessore e delle assicurazioni che egli ha raccolto ai vari livelli romani, ampiamente illustrate a noi nella sua relazione. Ma, al di là dell'impegno dell'Assessore, di cui gli diamo atto, per quanto riguarda lo Stato, sulla base delle esperienze ancora vive (vedi il 1972), resta più che evidente lo stato di tensione e di sfiducia del mondo agricolo, che si manifesta in tutti i modi possibili, compresa la massiccia presenza di oggi in questo Consiglio di suoi esponenti. Perciò veramente noi dobbiamo dire forte e responsabilmente che ogni lentezza nell'applicazione della legge 364 è assurda e inconcepibile ed annulla ogni motivo per cui la legge stessa è stata fatta. Tanto valeva, allora, ricorrere a provvedimenti di carattere speciale ogni qual volta si fosse verificata una qualche calamità o avversità atmosferica.
All'insegna di questo principio, e delle sacrosante ragioni delle popolazioni colpite, la Regione deve farsi paladina delle richieste giunte tramite i Consigli provinciali e le categorie interessate, e che si compendiano nell'applicazione immediata ed integrale della legge n. 364 richieste, quindi, che vanno dall'emanazione immediata del decreto di delimitazione delle zone danneggiate nel più breve tempo possibile all'intervento con un contributo in conto capitale per le maggiori spese di gestione all'applicazione dell'art. 5 della stessa legge, alla garanzia di esecuzione immediata, alla sospensione per ventiquattro mesi della riscossione del pagamento delle rate riferentisi ai mutui e prestiti contratti nei periodi precedenti, nei contributi mutualistici e pensionistici, alla sospensione della tassa di famiglia. Per il 1972, del pari un contributo alle Cantine sociali di 600 lire il quintale sul prodotto conferito mediamente nei tre anni precedenti, escluso naturalmente il '72, e sempre con l'applicazione dell'art. 5. Infatti, se non vi è luogo all'applicazione degli articoli 3, 4, 5, oltre che dell'art. 7 della legge 364 in queste contingenze, davvero non sapremmo dire quando tali disposizioni di legge dovrebbero essere applicate, tanto ingente e diffuso è il danno che qui molti, a cominciare dall'Assessore, hanno già ricordato e specificato. Si chiede inoltre alla Regione di predisporre concreti interventi integrativi dell'intervento statale e di prendere inoltre iniziative perché si possa giungere ad integrazioni e miglioramenti della legge 364.
Anche l'interpellanza presentata da noi socialisti è riferita a queste necessità. Abbiamo sentito l'Assessore, nella sua esposizione, attribuirci erroneamente la richiesta della nomina di una Commissione d'inchiesta sul fatto della Winchester: per la precisione, questa richiesta non è partita da noi, tuttavia non ho difficoltà a dichiarare che anche noi siamo ad essa favorevoli. Non ci persuade affatto, invece, la risposta che la competenza sarebbe soltanto delle Province: infatti pensiamo che la Regione, oltre a concorrere per il 50 per cento dell'ammontare della spesa, debba assumersi il compito di un'azione di coordinamento, di una più netta attività partecipativa ed anche di vigilanza.
Per quanto concerne l'inadempienza della Winchester, il mio Gruppo mentre resta in attesa di poter prendere visione, secondo quanto ci è stato oggi promesso, del contratto, rileva come dal dibattito odierno sia già emersa tutta l'assurdità della situazione creatasi, per definire la quale coloro che mi hanno preceduto già hanno esaurito tutti i possibili aggettivi: è veramente paradossale che si spendano centinaia di milioni per lottare contro le nubi portate dal vento e che poi all'atto pratico non ci si muova a causa della mancanza di un pezzo di carta burocratico, senza che su quel pezzo di carta indispensabile fosse richiamata l'attenzione delle parti interessate, che sono poi espressione del pubblico potere. Abbiamo sentito proprio oggi specificare dal Consigliere Menozzi che ci sarebbe nel contratto un art. 3 che richiama appunto la necessità di segnalare le difficoltà burocratiche alle Province committenti.
Certamente, di fronte ai risultati ottenuti affidandosi alla Winchester ed anche tenendo conto delle condizioni finanziarie delle nostre Amministrazioni, a noi pare più che giustificata, logica e sensata la richiesta contenuta nell'ordine del giorno dell'Amministrazione provinciale di Asti, che per la difesa attiva assuma un'iniziativa globale - decentrata a livello regionale - lo, Stato, impegnandovi il Ministero dell'Agricoltura, visto che ne ha la competenza, e lo stesso Ministero dell'Aeronautica, come ricordava anche il collega che mi ha preceduto.
Così, forse, si potrà fare qualcosa di più razionale ed efficiente.
Direttamente alla Regione sono state chieste anticipazioni sui contributi statali in ritardo, e pensiamo che sia opportuno, concederle.
Crediamo inoltre che la Regione, in tema di difesa attiva contro la grandine, possa disporre contributi e sovvenzioni che integrino quelli di cui all'art. 14 della 364, sia per i consorzi previsti da tale articolo sia per i singoli produttori.
Siamo tutti consapevoli del problema delle competenze che sta alla base di iniziative legislative regionali, ma, visto che è stato approvato il nostro Statuto, che non contiene soltanto l'art. 2 citato dall'Assessore ma anche l'art. 5, che recita: "La Regione adotta misura di salvaguardia dalle calamità naturali ed atmosferiche", pensiamo che ci si debba senz'altro porre su questa strada, con la miglior buona volontà possibile.
Quanto alle iniziative per un miglioramento della legge nazionale 364 noi pensiamo che si possa tra i vari Gruppi trovare un accordo per presentare una proposta di legge al Parlamento per una riforma della legge 25 maggio '70 che ampli gli stanziamenti, perfezioni e migliori le singole provvidenze. Abbiamo detto che la legge 364 è stato il primo indispensabile ed indilazionabile passo da parte dello Stato. La legge non ha bisogno di miglioramenti quantitativi, ma non può sfuggire ad una sua evoluzione con riferimento a quei principi generali per i quali i socialisti si erano già battuti in Parlamento. Il collega Menozzi dice che non vi sarebbero carenze di principi ma soltanto di fondi, e che soltanto con il passare del tempo si può giungere al perfezionamento di certe disposizioni legislative. Io non sono tanto d'accordo su queste sue affermazioni per quanto riguarda la legge del maggio 1970 che sta alla base delle nostre discussioni, perché si tratta soprattutto di mancanza di volontà politica che era già in atto al momento dell'elaborazione e della votazione della legge stessa da parte del Parlamento. Allora, infatti, noi eravamo portatori di alcuni di quei principi generali che non sono stati accolti, che diventano sempre più di attualità, primo fra tutti quello che non è possibile, in una legge sul fondo di solidarietà, tutelare la produzione agricola e trascurare la tutela primaria ed essenziale dei lavoratori agricoli, quella del compenso del lavoro o reddito vitale, compromesso da eccezionali calamità naturali cioè garantire la produzione agricola e non tutelare i lavoratori che hanno visto compromesso il frutto del loro lavoro. In una Repubblica fondata sul lavoro non dovrebbe essere difficile vedere accettato il principio della sicurezza del reddito vitale e del compenso del lavoro prestato. Il risarcimento sta al coltivatore come il sussidio di disoccupazione sta all'operaio. Questi discorsi erano già maturi durante la discussione del 1970, ma non era matura allora la D.C. per accettarli.
Un secondo punto di ordine generale e di principio attiene proprio alla sfera delle rivendicazioni delle Regioni, ed è quello afferente alla determinazione delle zone danneggiate ed alla quota da prelevarsi sul fondo di solidarietà. La legge è del 25 maggio '70. Eravamo quindi proprio in piena campagna per le elezioni regionali per la nomina dei primi Consigli Regionali. Fu presentato un emendamento da parte del Gruppo socialista alla Camera, che chiedeva che il decreto del Ministero dell'Agricoltura e Foreste fosse emesso d'intesa con i Presidenti delle Giunte Regionali da instaurare. Anche questo emendamento, da coloro che - come ho appena accennato - non erano ancora maturi, né per la solidarietà nazionale né per l'istituzione delle Regioni come noi le vedevamo fin dal primo momento, è stato respinto. Nella legge approvata si dice soltanto: "Sentiti i Presidenti regionali". Come tutti sapete, colleghi, vi è una notevole differenza fra il "sentire" e il "raggiungere un'intesa", al di là di quello che dovrebbero rappresentare le Regioni per essere essenzialmente più vicine alla conoscenza della realtà oltre che alla capacità di affrontarla. Abbiamo appena visto la nostra legge sulla montagna - stando a ciò che riferiscono i giornali - puntualizzata proprio per la differenza fra la "intesa" e il "sentito", per non saper valutare l'importanza che ha e che poteva avere anche nella legge per la solidarietà nazionale. Prevalse allora, io penso, sulla volontà dei Gruppi parlamentari, la volontà accentratrice di alcune vecchie forze burocratiche del Ministero dell'Agricoltura, antiregionaliste più per interesse che per convinzione.
Ora, le Regioni ci sono e per non mancare al loro dovere devono prendere tutte le iniziative possibili di competenza propria e nel contempo interessare il Parlamento ad una modificazione della legge per arrivare a norme più moderne, capaci di incidere nella realtà e soprattutto più rispondenti alle esigenze della nostra agricoltura, della nostra gente dei campi, che, per essere troppo seria, concreta ed abituata a lavorare duramente, rifugge da tutto ciò che è patetico e demagogico, sapendo fin troppo bene che le parole sono foglie, e che di foglie ce ne sono anche troppe, mentre i fatti che sono i frutti, sono purtroppo molto più scarsi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente e signori Consiglieri, credo inutile, a questo punto del dibattito, dilungarmi su temi che già molti oratori hanno toccato: la gravità di questo momento per la vita degli agricoltori delle province del sud del Piemonte, acuita dal fatto che alla serie continua di calamità atmosferiche che ogni anno si ripropongono si aggiunge il comportamento grandemente dilatorio della burocrazia ministeriale, che ha fatto sì che agli agricoltori non siano state ancora corrisposte le indennità loro spettanti in virtù della legge relativa alle calamità atmosferiche del 1972. Questo è uno dei fatti più preoccupanti che credo giustifichino ulteriormente la creazione delle Regioni a statuto ordinario, che devono vedere le Regioni a statuto ordinario estremamente decise nel denunciare i metodi e i tempi con i quali la pubblica amministrazione a livello statale viene gestita.
Fatte queste doverose considerazioni, che sono quelle che in sostanza danno una cornice di particolare gravità a questo momento della vita agricola regionale e provocano atteggiamenti del tipo di quelli, più che legittimi sul piano psicologico, assunti dagli agricoltori delle province di Asti e di Alessandria in queste settimane, penso che dobbiamo dare atto al collega Assessore Franzi di aver fatto tutto quanto doveva e poteva per intervenire a tutti i livelli e per proporre a tutti i livelli i tipi di provvedimento che possono speditamente alleviare, se non risolvere, la condizione nella quale ci troviamo. Il disegno di legge che l'Assessore Franzi ha proposto alla Giunta Regionale nei giorni scorsi prevede una serie di provvedimenti che mi sembrano atti a risolvere in gran parte i problemi che si sono presentati in questa settimana. Sono certo, pertanto che quando questo disegno di legge verrà in discussione in Consiglio Regionale, molte delle perplessità e dei motivi di malcontento che serpeggiano nelle nostre campagne avranno possibilità di confrontarsi con un tipo di intervento della Regione che è certamente il massimo che la Regione possa fare nell'attuale situazione di poteri legislativi e amministrativi.
C'è, peraltro, nel dibattito che stiamo conducendo, un altro elemento che certamente dobbiamo considerare, e cioè la sensazione che attorno all'episodio ultimo ci siano stati dei fatti di responsabilità, o per lo meno certamente di leggerezza, che hanno comportato la mancata attuazione della difesa attiva nella notte in cui si è abbattuta l'ultima grandinata.
Credo che tutte le forze politiche debbano concordare sulla necessità di arrivare ad un chiarimento su questo episodio, ad un'acquisizione di elementi di valutazione che non lasci dubbi di alcun tipo sulla classe politica e sugli amministratori che hanno dovuto affrontare i problemi dell'organizzazione della difesa attiva.
E' stata proposta in questa sede una Commissione d'indagine. Alla parte politica che rappresento sembra che l'obiettivo al quale si deve arrivare sia un futuro dibattito in cui il Consiglio Regionale, anche su queste questioni - le forme di difesa contro la grandine e quello che è accaduto in questa circostanza e le responsabilità oggettive dell'accaduto - possa pronunciarsi con chiarezza, al di fuori di qualsiasi spirito polemico o tentativo di speculazione.
Direi pertanto che l'obiettivo minimo che bisognerebbe raggiungere a conclusione dell'odierna discussione è che quanto meno la Commissione competente del Consiglio Regionale, nell'affrontare il tema dei provvedimenti a favore dell'agricoltura che la Giunta si è impegnata a predisporre e il problema più generale della difesa attiva e passiva contro la grandine, possa acquisire tutti gli elementi necessari allo svolgimento di un successivo dibattito in Consiglio Regionale, in cui si affrontino a fondo questi problemi nel loro complesso e in tutta la loro articolazione e quindi anche per quel che riguarda l'episodio sul quale tante polemiche ci sono state in questa settimana.
Se l'Unione delle Province, nella sua autonomia, vuole svolgere una sua inchiesta, benissimo: a me sembra però che il Consiglio Regionale debba anche su questo ordine di problemi, arrivare ad un'acquisizione di elementi e ad un'eventuale discussione. Se si vuol fare la Commissione d'indagine per parte mia sono perfettamente d'accordo: ma mi sembra che, essendoci una Commissione competente, forse la soluzione più idonea per riprendere questa discussione in un clima meno teso e più costruttivo sia quella di portare tutti gli elementi della questione in seno alla VI Commissione.
Comunque, per quanto riguarda la posizione del partito repubblicano riconfermo la piena disponibilità a concordare, a conclusione di questo dibattito, una posizione che trovi, al di là delle polemiche, tutte le forze del Consiglio impegnate verso uno sbocco positivo e costruttivo di questa questione e che soprattutto valga a ricreare un minimo di fiducia verso la classe politica in generale e verso gli organi della Regione su questo delicato problema.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le manifestazioni di questo periodo, e anche di ieri, la presenza numerosa, attiva, consapevole, seria severa e attenta dei contadini in quest'aula sono da una parte espressione della delusione, dell'amarezza, della collera, dei sentimenti provocati dalla consapevolezza di un'atroce ingiustizia sociale, ma nello stesso tempo di una fiducia che l'unità della categoria, l'unità delle forze politiche, l'unità democratica possa dare uno sbocco positivo alle esigenze che in questi giorni emergono tanto drammaticamente nel nostro Piemonte.
Vale forse la pena di riprendere, sia pure sinteticamente, per fare un discorso un po' organico e logico, alcune verità elementari.
Una delle caratteristiche dei prodotti della terra è quella di avere per tetto il cielo, e il cielo, si sa, è mutevole, per ora non controllabile né governabile. Non per niente si dice: che il cielo ce la mandi buona! E a nessun caso questa espressione si attaglia quanto al lavoro dei contadini, per la situazione di estrema incertezza e precarietà nella quale vivono gli agricoltori. La scienza ha fatto molti progressi, ha persino inventato l'ombrello atomico, un ombrello del quale si farebbe tanto volentieri a meno; però, non è ancora stata in grado di inventare un ombrello molto più semplice, capace di proteggere dai danni della meteora del tempo, o del maltempo, se si vuole, il prodotto delle fatiche dei lavoratori della terra. La conseguenza di tutto questo è l'incertezza nei raccolti: si sa ciò che si semina, ciò che si spende, quanto si fatica, ma non si sa quello che potrà poi essere raccolto e immagazzinato. E all'incertezza del raccolto si aggiunge l'incertezza di poter ricavare un compenso adeguatamente remunerativo. Gli agricoltori sanno per certo che troveranno prezzi sempre più alti per i concimi, gli anticrittogamici, i diserbanti, i macchinari e tutto quanto è utile e necessario per l'agricoltura. Specie oggi che la lira zoppica, i prodotti importanti raddoppiano di prezzo e sono strumento di speculazione; e nel pacchetto delle importazioni i prodotti alimentari e quelli per l'agricoltura costituiscono la parte maggiore nella speculazione e nella spesa. Quindi quando si parla di problemi dell'agricoltura non si parla di un problema settoriale, ma di un problema che investe alla base l'economia nazionale la stessa consistenza, i problemi della moneta e l'intero nostro sistema sociale. Comunque, la conseguenza di questa situazione è che milioni di persone nelle campagne non sanno se alla fine della stagione, dopo aver faticato e lavorato, dopo averci profuso i propri risparmi, ricaveranno un frutto proporzionato al proprio lavoro. Questa insicurezza è alla base del fenomeno di fuga dalle campagne. Certo, vi sono anche altri motivi, ma questa è la base fondamentale.
Mi pare che possa essere anche ricordato, in via incidentale, che lo spopolamento produce conseguenze che portano, come qualcuno ha già ricordato, all'abbandono dell'ambiente al caso e alla speculazione, e quindi al degrado economico, sociale, umano e intere piaghe delle nostre regioni (mentre la coltura dei campi è la base fondamentale, attiva, di difesa dell'ambiente), oltre a provocare l'affollamento delle città di gente proveniente dalle campagne e dalla montagna. Riflettiamo un momento su quel che ciò significa: la congestione delle città frustrerà anche le migliori leggi di riforma della casa, della scuola e della sanità.
I contadini, ai quali, collega Menozzi, questa mattina, ad un certo punto del tuo intervento, ti sei rivolto con toni che sembravano riecheggiarne altri non più uditi da oltre un quarto di secolo e che sembravano sepolti per sempre..



RIVALTA Luigi

C'é chi rimane fermo.



BESATE Piero

Ma le rane, alle quali il collega Menozzi si è paragonato per il suo gracidare, saltano, anzi, in America si fanno persino le corse delle rane.
Oltre un quarto di secolo fa si agitava davanti ai contadini lo spauracchio che l'affermarsi di certe ideologie politiche li avrebbe condotti a perdere la vacca, la terra. Oggi, invece, siamo ridotti al punto che le vacche non ci sono più, perché ci vuole dell'eroismo a continuare nell'allevamento del bestiame bovino sapendo che, dopo avere speso e faticato per allevare un animale, non se ne ricava un utile ragionevole e dal negoziante si paga la bistecca almeno quattro volte tanto di quello che dovrebbe costare in rapporto a quel che ne ha avuto l'allevatore. Siamo arrivati al punto, dicevo, che non c'é più la vacca da prendere: sono gli stessi contadini ad abbandonare la terra, che più nessuno vuol coltivare neanche chi ha il trattore, un trattore che, in realtà, non è tanto di sua proprietà quanto di proprietà della banca, del credito agrario, perché sa che prima ancora di aver finito di pagare le cambiali per un trattore dovrà indebitarsi nuovamente per un'altra macchina agricola, e poi per tenersi aggiornato con le attrezzature.



PRESIDENTE

Devo richiamare ancora il pubblico: se non mi si darà ascolto sar costretto a far sgombrare l'aula.



BESATE Piero

In questa situazione di insicurezza, di sfruttamento, sull'agricoltura che è diventata una riserva di caccia delle banche, della grande industria dei concimi e dei macchinari, si abbattono disastri come questi, delle grandinate e delle calamità naturali. Ogni anno, in Piemonte, si ripete puntualmente il dramma della distruzione dei raccolti, e ogni anno si sfogliano gli articoli della legge 364 e si dice ai contadini che la Regione non ha poteri (il che è vero, perché il Ministero si è trattenuto tutti i poteri, e, con i poteri, anche i fondi). Poi, in definitiva, che cosa avviene? Che all'atto pratico, dopo che sono state fatte perizie, dopo che gli Ispettorati agrari si son dati da fare, e magari andando davvero a scarpinare per i campi infangati per rendersi conto dei danni, tutto si perde nelle sabbie mobili di via XX Settembre a Roma, dove c'è il Ministero dell'Agricoltura, retto ora da Natali, ora da un altro titolare, il più arrugginito e arretrato tra gli arretrati Ministeri che abbiamo in Italia.
Persino l'emissione dei decreti di delimitazione delle zone viene ritardata di anni interi.
Si dice che la 364 è carente. E' vero. Ma chi l'ha voluta così? Avete forse dimenticato che quando si discusse, a lungo, sui problemi del fondo di solidarietà nazionale, una parte delle forze della Democrazia Cristiana sembrava più preoccupata della sorte delle Società di assicurazione che non di quella dei contadini, di che cosa sarebbe avvenuto se si fosse fatta una seria legge di difesa contro le calamita naturali, contro le grandinate? Così, è venuto fuori quell'aborto di legge, inapplicabile, brutto, carente ancora peggiorato nell'applicazione e che rivela tutte le sue manchevolezze, in quanto, quando si tratta di mettere in pratica quel poco che può esserlo, mancano i fondi, ecco la tragedia.
Ho qui, sotto mano, e desidero leggervene alcuni passi, non l' "Unità" ma un altro giornale, che non è certamente sospettabile di essere vicino ai comunisti. E' una copia di "Stampa Sera", nella cui prima pagina fa spicco una bella fotografia di Andreotti che esce dal Quirinale dopo aver annunciato le dimissioni al Presidente Leone. Il giornalista dice: "Questo Governo - questo secondo Governo Andreotti, perché non dobbiamo dimenticare che Andreotti era succeduto a se stesso.."



VISONE Carlo

Come l'araba fenice.



BESATE Piero

..nel quadro della svolta a destra della Democrazia Cristiana - sarà ricordato soprattutto per: 1) la legge che ha concesso i super-stipendi agli alti burocrati 2) gli aumenti di stipendio agli alti ufficiali delle Forze Armate 3) le super-liquidazioni concesse ai funzionari statali per invogliarli ad andare in pensione 4) la nomina di un blocco di "Consiglieri di Stato" ecc. e continua di questo passo fino al disegno di legge Quartulli, alle nomine alla TV eccetera.
In questi casi non si è studiato molto a prendere le decisioni. Quando si tratta invece di problemi dei contadini, o di altri problemi sociali tutto procede molto a rilento e non si arriva in un anno ad emettere i decreti di delimitazione delle zone.
L'Assessore questa mattina ci ha informato che, bontà sua, il Ministro il 13 di giugno ha finalmente emesso i decreti di delimitazione delle zone per i danni del 1972. Forse sono state queste ultime grandinate a farlo decidere: sarebbe stato veramente scandaloso non emanare neppure i decreti del '72; o forse, visto che doveva lasciare la poltrona ministeriale dato che il Governo era dimissionario, ha pensato che sarebbe stato giudicato inconcepibile ed inqualificabile il suo operato se non avesse nemmeno fatto questo primo passo dopo che aveva ricevuto - almeno per quanto riguarda la mia provincia lo so per certo - tutta la documentazione da parte degli Ispettorati, anche se già è inconcepibile ed inqualificabile così enorme ritardo. Tra l'altro, non ho ancora ben capito, e vorrei che l'Assessore me lo precisasse, se questi decreti riguardano i danni per l'intero 1972 o soltanto (come a me è parso di capire dall'insieme delle notizie, che io però non posso controllare, non avendo ancora tutti gli elementi) la primavera e una parte dell'estate. Anche il collega Menozzi, in un inciso del suo intervento, ha detto che i danni provocati dall'andamento atmosferico avverso nella tarda estate e nell'autunno ha forse provocato danni ancor più gravi di quelli arrecati dalle grandinate stesse avutesi in precedenza.
Perché bisogna chiarire anche questo fatto: quando si parla di risposte tranquillanti non vorrei si fosse nella stessa condizione del novembre del 1972, quando i dirigenti della Coldiretti delle zone vitivinicole, Asti e via dicendo, non parteciparono alle manifestazioni unitarie indette motivando la loro astensione col dire che il Ministro aveva dato assicurazione che i provvedimenti erano già in corso di emanazione. Oggi ci rendiamo conto che quelle assicurazioni erano assolutamente pretestuose non avrebbero dovuto esser prese per buone per rompere l'unità d'azione in quel momento. Ecco, ora si parla di risposte tranquillanti di un Ministro che può dire tutto quel che crede visto che sarà presto sostituito. E' vero, c'é una continuità funzionale e burocratica; ma non di politica e di responsabilità personale nella direzione di un Governo, che dipende poi sempre, ricordiamolo, dal Presidente del Consiglio, essendo i Ministri dei semplici collaboratori del Presidente del Consiglio; questa muta: altrimenti non comprenderemmo proprio perché Andreotti sia stato fanfanizzato e al suo posto vada Rumor e chi altri. Non siamo di fronte al fatto che perché è morto un papa se ne fa un altro, dal momento che anche il mutamento della persona di un Sommo Pontefice porta le sue conseguenze nell'andamento della vita della Chiesa, molto diverso in un momento rispetto a un altro.
E veniamo al progetto dei Comuni del Vercellese di cui tanto si è parlato. Nell'agosto dello scorso anno i contadini delle risaie vercellesi hanno vissuto un dramma agghiacciante, sul tipo di quello di cui siamo testimoni in questi giorni: in una zona tutto era andato perduto. Abbiamo veduto allora i Comuni e le popolazioni della zona mobilitarsi popolazioni, non solo contadini. Tutti i cittadini erano con i Coltivatori diretti, perché si trattava veramente di una tragedia biblica. E infine gli enti locali hanno elaborato, e presentato in novembre, poi, un progetto di legge. La Giunta, recentemente, un mese fa, un mese e mezzo fa, è venuta nella determinazione di richiedere un rinvio dell'esame di quella legge. I rinvii possono essere anche utili se sono necessari per la miglior definizione di un provvedimento, e, perfino, in questo caso, magari renderlo più rapido. Però, se si tratta di una manovra elusiva, il problema diventa un altro.
L'Assessore ha qui annunciato stamattina che la Giunta intende a sua volta presentare un progetto di legge, dopo quello dei Comuni e dopo quello del Gruppo comunista. E' vero, noi prendiamo atto di questo. Ma la realtà è che non bisogna aspettare che i buoi siano scappati dalla stalla per intervenire: bisogna chiuderla prima, la stalla. Si sa che questi fenomeni grandinigeni, questi fenomeni di calamità naturali si verificano tutti gli anni.
A questo punto dovremmo discutere sul come applicare i provvedimenti già adottati, pur nei limiti dei poteri e dei mezzi della Regione. Ecco dovremmo discutere questo, non sulle cose che dobbiamo ancora fare, che, se mai, andrebbero migliorate. C'è un forte ritardo, c'è una grossa carenza in questa Giunta di centro-destra nell'affrontare questi problemi sociali, che sono fondamentali per la vita del nostro Piemonte. Ho detto e ripeto che non si tratta di problemi settoriali: si tratta di problemi che coinvolgono l'intero equilibrio della comunità regionale.
Si è detto che quel progetto non era perfetto, che prevedeva troppo e via dicendo. In primo luogo, è arduo che si abbiano progetti perfetti perché non si ha una raccolta di dati, alla Regione, non si ha la possibilità di un'elaborazione dei dati (e non sto a ritornare qui sul discorso del Centro di informativa): facciamo leggi senza nemmeno poterne determinare il costo, cosa molto importante agli effetti della positività della nostra attività. E ci sono gli aspetti giuridici, per cui hanno fatto un miracolo quegli enti locali a presentare un progetto di legge senza nemmeno il sussidio di strutture di uffici legislativi della Regione che le potessero mettere al corrente di tutti gli addentellati e di tutte le espressioni connesse. Andiamoci cauti, quindi, a criticare quei progetti.
Quante volte noi stessi, che siamo addentro ai problemi, ci troviamo in estrema difficoltà nell'elaborare i nostri progetti di legge, ivi compresi quelli della Giunta che molte volte sono stati modificati dalle Commissioni, proprio anche dal punto di vista formale.
Credo però che, al di là di questi aspetti, vada considerato il fatto che quel progetto, se mai, esprimeva un'esigenza di fondo per l'agricoltura piemontese: quella di avere uno strumento di difesa, che consentisse questo è il concetto - ai contadini ed agli agricoltori medi di poter raccogliere il frutto del proprio lavoro grazie ad interventi tali per cui al termine della stagione le famiglie dei contadini potessero tirare un bilancio normale, così come possono fare gli altri lavoratori (anch'essi sono dei lavoratori, non imprenditori capitalisti, lavoratori manuali, il cui capitale è in realtà frutto dei risparmi di generazioni e generazioni ivi compresa la terra, quando ne sono proprietari - perché non di rado sono affittuari e devono quindi anche pagare l'affitto della terra), valutando le disponibilità che hanno per sé e per i propri figli, per il rinnovamento del macchinario, per pagare le cambiali, per pagare le anticipazioni avute da mediatori.
Non andava bene così com'era? In sede di Commissione, come si è fatto per altri progetti di legge, la Giunta avrebbe dovuto intervenire ad esporre i suoi motivi di dissenso, a suggerire le modifiche che riteneva opportune, non aspettare a muoversi dopo il verificarsi del disastro. Si sarebbe potuto disporre oggi di uno strumento applicabile, che, sia pur limitato, ci avrebbe potuto consentire di dare una risposta immediata sulla base di un'esperienza anche modificabile e migliorabile, partendo proprio dall'iniziativa degli enti locali e dei contadini di una parte del Piemonte.
Invece, oggi che cosa si risponde alle sollecitazioni che vengono da ogni parte? Si cerca di tergiversare, dicendo che la delimitazione verrà fatta, ma che la Regione non ha il potere di provvedervi direttamente mandando i contadini da Erode a Pilato, senza possibilità di trovare una via d'uscita da questa situazione, così che essi finiscono con il pagare di tasca propria, come sempre: la colpa è della Winchester, la Regione ha competenze troppo limitate, il Governo non fa il suo dovere applicando tempestivamente le leggi. Tutti questi discorsi ai contadini non bastano più dopo anni e anni di esperienze negative essi ora sanno benissimo da quale parte rivolgersi: nella loro amarezza, nella loro giusta collera sanno che è possibile, con la loro unità e con l'unità delle forze democratiche degli enti locali, ottenere degli sbocchi positivi. Nessuno si sogni di strumentalizzare questo stato d'animo dei contadini: la loro è una collera salutare e democratica, che deve dare frutti salutari e democratici. Essi sono consapevoli che il Governo si è trattenute le competenze, i fondi, e pertanto non chiedono miracoli alla Regione: chiedono però, in primo luogo, che venga riformata la legge statale e che le competenze in materia e i relativi fondi siano dati alle Regioni chiedono che la Regione si muova, si faccia promotrice di una grande azione unitaria, nell'ambito regionale, ma se possibile operando anche d'intesa con le altre Regioni, per iniziative che portino ad una riforma dell'attuale insostenibile legge nazionale.
Per l'immediato, essi chiedono, intanto, che la legge sia applicata rapidamente e con il massimo di efficienza e di ampiezza possibili: parametri, delimitazione zone ecc. ecc. Essi chiedono che si attui un'iniziativa (è stato affermato anche nella manifestazione di Nizza, e ribadito nella manifestazione di Asti soltanto ieri) della Regione per presentare rapidamente una leggina al Parlamento per il rifinanziamento della 364 per il Piemonte, così come sta avvenendo per la Lucania (ho qui sotto gli occhi la proposta di legge n. 1984 dei deputati comunisti, la proposta di legge n. 1981 dei deputati democristiani, il disegno di legge del Governo presentato da Andreotti-Rumor-Valsecchi, cioè il Governo testè caduto eccetera, presentato il 28 maggio, aventi tutti come titolo: "Rifinanziamento della legge 364 ecc. ecc. per le calamità della Basilicata".
Cominciamo con il mandare avanti subito due, tre provvedimenti. Non costa nulla alla Regione il farlo. D'accordo che dovremo tener conto di tutti gli aspetti, oltre che economici e finanziari, anche giuridici, ma iniziative di questo tipo sono possibili, e possono e debbono essere fatte unitariamente. Che cosa osta all'adozione di provvedimenti di questo tipo? Non per dare una risposta elusiva ai contadini, ma per premere sul Governo sulle forze politiche, in modo democratico ed unitario, come tappe per andare verso la riforma della legge sul fondo nazionale di solidarietà? C'è poi da provvedere al rifinanziamento, oltre che dell'art. 3 della legge 364, anche dell'art. 8 della cosiddetta legge del Piano verde, sulle spese di gestione per le Cantine sociali. C'é già un progetto per l'art. 8 che parla di 5 miliardi. Se teniamo presente, però, che nel 1971, dello stanziamento di 6 miliardi, per effetto delle priorità che vigono in Italia, non giunse in Piemonte neanche una piccola goccia di quella pioggia, con 5 miliardi soltanto, ragionando matematicamente, saremo ancora più lontani, considerata anche la diminuzione del potere d'acquisto della nostra moneta. Occorre, quindi, avanzare una proposta di legge a questo proposito, come Consiglio Regionale, su iniziativa della Giunta (se la presenta l'Assessore è cosa presto fatta), o elaborata insieme con la VI Commissione. Ci sono già anche dei precedenti del genere in Parlamento. Ma occorrerebbe muoversi subito, perché è urgentissimo dare soluzione a questo problema.
In attesa, poi, che la legge statale sia riformata, e come momento anche per attuare la riforma, la Regione potrebbe intervenire con proprio provvedimento urgente ed efficace in aiuto di tutti i danneggiati, non soltanto di una parte, cioè di quelli consorziati o facenti parte delle Cantine sociali, che sono una parte purtroppo minima dei contadini piemontesi, superando ogni remora burocratica e fondando la propria azione sui Comuni e sulle associazioni di categoria, oltre che sugli uffici preposti. L'Assessore ha parlato a questo proposito, se non vado errato, di 700 milioni. Mi pare che di fronte all'imponenza del danno del '72, e purtroppo all'imponenza del danno del '73, questa sia una limitazione quantitativa che rispecchia anche un limite politico. Occorre intervenire con le anticipazioni, come ho detto, per tutti i danneggiati, trovando modo, con opportune manovre di bilancio che gli esperti in materia di bilancio sapranno certamente suggerire, accendendo se del caso mutui, di mettere a disposizione dei danneggiati dei miliardi. Non è una questione di demagogia, ma si tratta di non sciupare nemmeno i 700 milioni, perché se la si disperde in gocce la pioggia di centinaia di milioni non bagnerà nessuno: occorrendo irrigare, lo si faccia almeno per quel tanto che il terreno, le piante ne traggano un beneficio, non con una bagnatina leggera leggera che serve soltanto a inumidire la polvere, scaldando vieppiù anziché rinfrescare, l'atmosfera, e non lascia trapelare la più piccola traccia di umidità a venti centimetri dalla superficie.
L'Assessore ha parlato di quindici giorni, e noi lo prendiamo in parola, ma in questo senso, in questi termini, con questi contenuti, con queste cifre. Certo, per quanto riguarda il Ministro stentiamo a credergli perché non c'é più un Ministro; e siamo dubbiosi anche se i quindici giorni impegnano gli uffici ministeriali e l'ordinaria amministrazione (ammesso che si tratti nel caso specifico di ordinaria amministrazione), perch abbiamo sempre in mente quello che avvenne nel novembre del '72, quando da certe assicurazioni il collega Menozzi fu indotto a non partecipare alla manifestazione, e poi quelle assicurazioni non vennero rispettate e soltanto oggi abbiamo avuto la notizia da parte dell'Assessore che quei provvedimenti sarebbero stati adottati, sia pure, a mio avviso parzialmente, insufficientemente, il 13 giugno '73. Comunque, lo prendiamo in parola, e chiediamo un'azione della Giunta, cioè del Governo regionale soprattutto un'azione unitaria della Regione con gli enti locali, con le associazioni contadine, per far rispettare all'Esecutivo centrale, al Governo, i suoi impegni, così come insisteremo perché l'Esecutivo regionale mantenga gli impegni che ha assunto davanti al Consiglio.
Noi proponiamo, in altre parole, uno sviluppo, un rafforzamento dell'azione unitaria su questa base. E proponiamo, quindi, che venga rafforzata l'azione dei contadini e quella degli enti locali, con la Regione al centro in funzione promotrice. Non vogliamo che la Regione diventi un'associazione contadina, ma essa è evidentemente, per le funzioni che ha in agricoltura, l'elemento di riferimento di prim'ordine oggi in Italia: d'altronde, la Regione si deve conquistare le sue funzioni, le sue prerogative costituzionali, dimostrandosi all'altezza della situazione sempre, e soprattutto quando si presentano situazioni drammatiche come questa, con il dare uno sbocco rapido e concreto alle necessità emergenti.
Perciò, io considero, politicamente parlando, collega Menozzi sciagurato che, invece, i dirigenti della Coldiretti di Asti abbiano imboccato una strada separatista e scissionista, di rottura dell'unità d'azione, in contrasto con la spinta e la realtà dei contadini e dei Comuni: non si rompe l'unità d'azione dei contadini, ridotti a mani vuote da un disastro come questo, non si risponde con atti di scissione quando c'é il massimo bisogno di unità! Che c'entra l'attività di alcuni elementi che non si sa bene cosa rappresentino e cosa siano, con il movimento sindacale? E' pretestuoso rompere l'unità d'azione sindacale della categoria dei contadini prendendo a pretesto qualche sortita di qualcuno che non appartiene nemmeno alle forze politiche presenti in Parlamento. Non è concepibile, collega Menozzi, che si prenda a pretesto l'atteggiamento di questo o quell'elemento, invece che il comportamento di organizzazioni sindacali, come tu stamattina hai esplicitamente fatto intendere, non solo come Consigliere regionale ma anche come dirigente contadino di una grossa organizzazione contadina. Quali motivi hanno dato le altre organizzazioni contadine per giungere alla rottura dell'unità d'azione dei contadini? Il problema è quello dell'unità di categoria, delle organizzazioni professionali, del movimento associativo dei contadini: il resto è secondario, e quindi pretestuoso. Quell'atto affonda le radici in un terreno che è sepolto da alluvioni di unità e di democrazia che sono venute avanti nell'ultimo quarto di secolo. Se fossero in gioco soltanto rapporti fra dirigenti sindacali e dirigenti politici non ci sarebbe di che preoccuparsi troppo, ma il fatto grave è che queste posizioni di rottura danneggiano i contadini. E questo non si deve verificare. L'unità va ricostituita al massimo grado, perché c'è bisogno estremo di unità.
Rendiamo omaggio al senso di responsabilità dimostrato dalle Amministrazioni locali, dai Comuni, dalle Province le quali hanno realizzato un tessuto unitario che va difeso e rafforzato. Rendiamo omaggio a quei parroci, a quei rappresentanti politici e sindacali, di base e provinciali, che si prodigano per unire il movimento. Valga per tutti l'episodio commovente di quel parroco di un Comune dell'Astigiano che ha rinviato persino la processione nella solennità del Corpus Domini invitando i parrocchiani, i contadini del proprio paese ad andare alla manifestazione unitaria di Asti. Senza strumentalizzazione, ma con profonda e sincera partecipazione umana e sociale.
Infine, noi proponiamo che in questa circostanza assolutamente eccezionale e drammatica per il Piemonte, all'elaborazione del documento conclusivo di un dibattito così importante come quello odierno - che dovrà essere in ultima analisi approvato dal Consiglio, l'organo sovrano autonomo e indipendente - partecipino non soltanto i Capigruppo ma anche una sotto-delegazione (perché non è possibile far partecipare tutta la delegazione tanto numerosa) di contadini presenti. Non è un fatto formale questo, o di omaggio o di demagogia, ma sostanziale e doveroso, proprio nello spirito dello Statuto della nostra Regione, dell'operato del nostro Consiglio, che si è qualificato proprio nel fondare sulla partecipazione attraverso le Commissioni, ed anche attraverso l'Ufficio di Presidenza gran parte della sua attività.
Ancora qualche parola sull'episodio Winchester. La Giunta, a quanto abbiamo appreso, ha deciso di spendere in questo esperimento la bellezza di 600 milioni, senza nemmeno discuterne in Consiglio. Forse si è pensato che questo fosse un modo di procedere efficientistico, ma in realtà non c' efficienza senza democrazia, e in effetti questo sistema tecnocratico burocratico ha portato al risultato che, mentre la grandine cadeva, i velivoli rimanevano al suolo. Certo, avrà grandinato anche sull'Emilia e Romagna, collega Menozzi, ma là almeno si sarà potuto sperimentare l'efficacia del metodo dell'inseminazione di ioduro d'argento. Qualche cosa almeno ha funzionato. Qui, invece, niente. Ma come ha potuto la Giunta decidere la spendita di 600 milioni senza sottoporre preventivamente la decisione al Consiglio? Non sono cifre irrisorie. Si fa tanto rumore per i 700 milioni da assegnare ai contadini danneggiati, e poi 600 milioni vengono spesi addirittura senza passare al vaglio del Consiglio, per assicurarsi le prestazioni della Winchester S.p.A. Forse è quell' S.p.A.
che rende tutto più facile.



RASCHIO Luciano

Così, non ci è stato dato modo neppure di esaminare il capitolato.



BESATE Piero

L'Assessore ha detto: la Regione "si limita a dare 600 milioni". Come "si limita"? Siamo i maggiori contribuenti e ci limitiamo alla funzione di ufficiale pagatore? Ma noi dobbiamo essere i promotori, non i controllori fiscali, di un'attività, di una politica tanto importante. E far partecipare i contadini.
Si parla di sperimentazione. D'accordo, si esperimenta, ma mica in laboratorio, in provetta o in vitro: qui si esperimenta a spese dei contadini, e, a quanto pare, si esperimenta in modo alquanto avventuroso.
Noi comunisti non mitizziamo niente, sappiamo quanto sia arduo il cammino della scienza, ma sappiamo anche proprio per questo che le ricerche, le sperimentazioni danno risultati seri solo se condotte seriamente. Può anche darsi che alla fine della sperimentazione ci risulti che quella non è la strada da seguire, ma se si va avanti così non si saprà nulla. Per sperimentare occorre un programma, occorrono metodi, contenuti, strutture decidere con chi si esperimenta, come si controlla. Qui si tratta di sperimentazione applicata, di una ricerca applicata vera e propria, su vasta scala, in pieno campo, nella società. Non si può andare avanti così avventurosamente, in questo campo, in termini di commercio e di profitto.
Se invece che un miliardo e duecento milioni occorressero due miliardi diamo due miliardi, ma che le cose siano fatte seriamente: non si buttino i quattrini pubblici dalla finestra in questo modo. Quindi, l'indagine avvenga nei termini indicati dal compagno collega Ferraris, per determinare, oltre alle responsabilità, a chi deve pagare - perché qualcuno dovrà pur pagare - i contenuti, i metodi, le strutture della sperimentazione.
Il presidente della Società Winchester ha detto alla Televisione che deve sperimentare anche la burocrazia. Ma come, spendiamo un miliardo e duecento milioni perché quel signore ci venga a dire che deve sperimentare anche la burocrazia italiana? La sperimentiamo ogni giorno noi, e i contadini ne hanno una secolare esperienza. Si deve operare in modo serio: invece qui siamo nel campo dello squallore più assoluto.
Colleghi, ho terminato. Le proposte che abbiamo fatto: iniziativa del Consiglio Regionale per riformare la legge iniziativa del Consiglio Regionale per un rifinanziamento immediato della 364 per il Piemonte, similmente a quanto avviene per la Lucania iniziativa del Consiglio Regionale per il rifinanziamento dell'art. 8 del Piano verde, oltre che delle provvidenze dell'art. 3 della 364, per le spese di gestione delle Cantine sociali intervento immediato della Regione, non nei limiti di 700 milioni ma, dicevo, con opportuna manovra di bilancio, in termini adeguati a coprire il fabbisogno di tutti i colpiti, o una parte almeno del fabbisogno di tutti i colpiti in maniera sostanziale, e non soltanto limitatamente ai Consorzi, alle Cantine sociali, noi le ribadiamo qui, insieme con quelle già avanzate dal collega e compagno Ferraris, sottoponendole all'esame del Consiglio, perché si possa concludere in termini positivi questa tornata di lavori del Consiglio, termini che, anche se non saranno soddisfacenti perché dopo una mazzata come quella che hanno ricevuto nessuno tra i contadini danneggiati potrà mai essere soddisfatto - permettano almeno di ristabilire un legame, un collegamento democratico, unitario di lotta tra i contadini, tra le loro organizzazioni e gli enti locali, che veda la Regione al centro dell'azione promozionale in difesa di tanta parte del nostro Piemonte.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Sanlorenzo, ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Io rinuncerei Presidente, per dare la possibilità all'Assessore di essere esauriente nella replica.



PRESIDENTE

Lei quindi rinuncia alla parola.
Anche il Consigliere Zanone rinuncia a parlare.
La discussione è chiusa.
La parola all'Assessore Franzi per la replica.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Indubbiamente il dibattito che si è svolto stamani e oggi pomeriggio ha toccato punti importanti, ma soprattutto ha avuto risvolti e toni che non sempre sono stati corretti nella dialettica e che non hanno centrato il tema che siamo chiamati a discutere.
Le mozioni e le interpellanze sulle quali ho fatto una prima relazione riguardavano esclusivamente i danni causati dalla grandine dell'8 giugno indipendentemente da tutti gli altri problemi di carattere economico che ne sono stati considerati come conseguenza.
Vorrei rispondere singolarmente alle varie considerazioni che sono state poste in discussione, incominciando da quelle del collega Gerini.
Il Consigliere Gerini dice che ogni anno ci si deve soffermare ad esaminare i danni provocati dalla grandine. Purtroppo è una triste realtà.
Quando troveremo il sistema per evitare la caduta della grandine sarà indubbiamente motivo di soddisfazione non solo per i coltivatori diretti ma anche per coloro che lo avranno trovato.
L'iniziativa piemontese è partita dalle Amministrazioni provinciali ed è stata portata avanti in collaborazione con l'Amministrazione regionale.
Nel 1969 è partita da Asti in collaborazione col Consiglio nazionale delle ricerche e per il primo triennio ha pagato l'Amministrazione provinciale di Asti; nel '72 è stata portata avanti in collaborazione con la Regione Piemonte e quest'anno si è allargata all'Unione delle Province.
Queste dichiarazioni non sono di oggi e coloro che hanno preso parte agli incontri ad Asti del Comitato per la difesa contro le calamità atmosferiche (ai quali ho partecipato almeno tre o quattro volte) lo sanno sono dichiarazioni che ho fatto anche l'11 giugno a Caselle in occasione dell'incontro con i rappresentanti dei produttori agricoli, delle organizzazioni sindacali e quando non si prevedeva la grandinata dell'8 giugno, né altre grandinate. Quel giorno ho detto: "L'iniziativa che si sta per presentare segna il primo e vero momento di incontro operativo fra la Regione e le Province". Per la Giunta è stato un momento di partecipazione con gli enti locali, con le Amministrazioni provinciali. Mi pare di ricordare che la stessa Costituzione all'art. 118 dica che la Regione deve amministrare con la collaborazione degli enti locali. Questo è un atto amministrativo e credo che la Giunta sia stata rispettosa se non dello Statuto quanto meno della Costituzione della Repubblica italiana.
Dicevo ancora: "E' però vero che l'iniziativa ha trovato il suo primo inizio lo scorso anno....".



BERTI Antonio

Non avete rispettato lo Statuto e lo dichiari!!



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Se non abbiamo rispettato lo Statuto, abbiamo rispettato la Costituzione, che sta al di sopra sicuramente dello Statuto.



FERRARIS Bruno

Né l'uno né l'altra avete rispettato!!



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Caro Ferraris, io ho ascoltato educatamente tutto quanto hai detto oggi, prego altrettanta educazione da parte tua.
"E' però vero - dicevo a Caselle - che l'iniziativa ha trovato il suo primo inizio lo scorso anno allorché la Provincia di Asti ritenne opportuno sperimentare un nuovo sistema di difesa attiva contro la grandine". E continuavo plaudendo alla sensibilità dei presidenti delle Amministrazioni provinciali e soprattutto all'iniziativa che ci dava modo di sperimentare un nuovo sistema di intervento per contenere i danni della grandine, così da poter difendere un milione e 500.000 ettari di territorio della Regione Piemonte. Questo era ed è l'esperimento più vasto che si sta portando avanti su tutta la faccia del globo terracqueo. Noi avevamo ed abbiamo tutta la volontà di trovare il modo di difendere dalla grandine le colture agrarie più importanti: 95.000 ettari a vitigno, 96.000 ettari a risaia 250.000 ettari a grano, 26.000 ettari di frutteti, 131.000 ettari di mais 380.000 ettari di foraggiere. Riusciremo nel nostro intento? Era un interrogativo che ponevo a me ed a coloro che erano presenti quel giorno.
E' un interrogativo a cui potremo dare una risposta solo fra tre anni, cioè al termine del programma triennale.
La volontà e la fiducia non mancano, ma oltre a credere nella capacità dell'uomo e della tecnica moderna crediamo soprattutto nella missione divina che è quella di asservire la natura al conseguimento dei beni umani.
Queste dichiarazioni dimostrano come già fin da allora fosse in noi non la certezza di riuscire a debellare le meteore grandinifere, ma la volontà di trovare un rimedio per contenere i danni della grandine. Non siamo stati fortunati.
Si dice che ci sono delle responsabilità da parte di terzi che devono essere accertate. Certo, queste cose sono state dichiarate il 12 giugno ad Asti, non resta altro che confermare quello che io stesso ho chiesto fosse fatto da parte delle Amministrazioni provinciali per quel rispetto che è dovuto agli enti locali che sono stati i promotori di questa iniziativa.
Se poi la Regione deve partecipare, così come partecipa, alla spesa e alla Commissione di indagine (non di inchiesta) questo è un aspetto che si potrà verificare nelle soluzioni proposte dal collega Gandolfi.
Ma continuo con le considerazioni dell'amico Gerini. Solo nel 1950 dice, si è arrivati al fondo di solidarietà nazionale, nato male e con pochi mezzi. Amico Gerini, una certa risposta e già venuta dal collega Menozzi quando ha dichiarato che la legge sul fondo di solidarietà, così come è stata concepita nel 1970, è la sola ed unica legge che esiste fra i vari Stati democratici o meno democratici che intervengono in casi di avversità atmosferica e di calamità naturali. In nessuna parte del mondo sia chiaro, né negli Stati dell'Est né in quelli dell'Ovest, lo Stato o gli enti pubblici intervengono per indennizzare i danneggiati dalla grandine.
Dove esiste l'economia libera sono gli stessi produttori, gli stessi imprenditori che devono garantirsi contro i danni della grandine mediante assicurazione autonoma; dove non esiste l'iniziativa privata è lo Stato che garantisce, in quanto non c'è la libera disponibilità del prodotto. In Italia - Stato ad economia libera - abbiamo la forma dell'intervento pubblico con finanziamenti a bassissimo tasso (0,50 per cento) soprattutto quelli ai consorzi per la difesa attiva e passiva contro la grandine iniziativa che non esiste in nessun'altra parte.
Che la legge si debba migliorare è vero, ma tutto è perfettibile, non c'è niente di perfetto e credo che la volontà politica sia a livello nazionale che regionale sia concorde sulle sollecitazioni che sono state fatte oggi di giungere ad un miglioramento della legge 364.
All'amico Gerini e agli altri intervenuti devo fare presente un altro aspetto: nel momento in cui abbiamo esaminato le proposte di delega per i problemi dell'agricoltura, si ricorderà che la Giunta propose che per il fondo di solidarietà nazionale, proprio per assicurare l'immediatezza degli interventi, si trovasse il modo di anticipare alle Regioni, all'inizio di ogni anno, una certa disponibilità finanziaria. La richiesta non è stata accettata ed il tutto è rimasto di esclusiva competenza statale, per cui non resta che trovare altro modo per rendere la legge 364 più adeguata alle esigenze dei produttori.
I consorzi sono nati sotto la sfiducia. Caro Gerini, la questione della sfiducia o della fiducia non riguarda solo i coltivatori diretti, non è il risultato di meditazione personale, che è stata volutamente inculcata nella mente dei coltivatori diretti una psicosi di sfiducia contro i consorzi contro la legge, contro le iniziative che venivano portate avanti. Queste cose me le sono sentite dire ad Asti e le ho rilevate oggi parlando con alcuni coltivatori diretti.
Io vorrei sapere chi si è assunta la responsabilità politica e sindacale di consigliare ai coltivatori diretti di non aderire ai consorzi previsti dall'art. 14 e seguenti della legge 364, perché gli si è detto che ancora una volta si creavano "greppie". Queste cose sono state dette nelle assemblee in certe province dove è nata la psicosi di sfiducia nei confronti dei consorzi agrari.



FERRARIS Bruno

Questo non è un discorso da Assessore, è un discorso da direttore della Coltivatori diretti.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Ripeto, caro Ferraris, io ho ascoltato educatamente...



(Voce di protesta dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

Esca dalla sala, altrimenti sono costretto a fare uscire tutti. Mi usi la cortesia di uscire.
Assessore Franzi, non continui. E lei, esca dalla sala.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18,20, riprende alle ore 18,21)



PRESIDENTE

La persona che prima ha parlato dalla tribuna del pubblico è uscita quindi viene meno la ragione della sospensione e la seduta riprende.
Assessore Franzi, continui pure.



REVELLI Francesco

Come Assessore però!!



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Prego il Consigliere Ferraris ancora una volta di ascoltare educatamente come io ho ascoltato lui.



FERRARIS Bruno

Prego l'Assessore di parlare come Assessore!!



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

E' questione di educazione caro Ferraris.



FERRARIS Bruno

E a te manca l'educazione.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Tu sei un villano che interrompi ineducatamente!!



BERTI Antonio

Ma chi credi di essere tu che dai del villano ad un Consigliere comunista!?



PRESIDENTE

Per cortesia, un po' di calma!



BERTI Antonio

In tre anni è la prima volta che prendi la parola!! Vieni fuori a dare del villano e te lo dò io!!



PRESIDENTE

Ma stiano tranquilli!! Sono delle espressioni..



BERTI Antonio

Lo richiami all'ordine signor Presidente, se è imparziale.



PRESIDENTE

Io richiamo all'ordine tutti perché delle villanie in questa seduta ne sono venute da molte parti. Prego di essere molto calmi e sereni.



FERRARIS Bruno

Quella mummia egiziana non ha mai parlato in tre anni e adesso mi dà del villano!!



BERTI Antonio

E' un asino calzato e vestito che non ha mai parlato qui dentro e dà del villano ad un Consigliere comunista.



PRESIDENTE

Consigliere Berti!!



BERTI Antonio



PRESIDENTE

Ecco, vede il sistema? Abbiano la cortesia di essere tutti tranquilli.



BERTI Antonio

Bisogna avere senso di responsabilità quando ci si rivolge da questa parte.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa .
(La seduta, sospesa alle ore 18,25, riprende alle ore 19)



PRESIDENTE

La seduta è riaperta.
Signori Consiglieri, i Presidenti dei Gruppi che si sono riuniti presso di me hanno convenuto sull'opportunità di una rigorosa applicazione delle norme del Regolamento, che è quello che comanda a tutti e a ciascuno di noi, pertanto l'aula deve essere sgomberata totalmente da coloro che non sono Consiglieri regionali. Ci sono evidentemente dei problemi particolari sui quali mi farò scrupolo di riunire i Capigruppo per esaminare la questione e per risolverla in termini positivi. Tutti sanno perfettamente quello che capita alla Camera dei deputati ed al Senato, l'aula è per i deputati, è per i senatori e perfino per accedere alle tribune del pubblico ci sono dei biglietti d'invito. Lo stesso nostro Regolamento, a leggerlo bene, dovrebbe intendersi in questa direzione.
Tutti i Capigruppo hanno in un certo senso consentito sulla mia liberalizzazione di Presidente nell'accettare questa mattina che vi fossero nella sala delle persone estranee, in considerazione essenzialmente della particolarità del caso. Vi era uno stato di particolare agitazione da parte dei contadini, degli agricoltori, dei viticoltori del Piemonte e soprattutto della regione astigiana che è stata così duramente provata sembrava che fosse in un certo qual modo anche opportuno lasciare che con la loro massiccia presenza qui ciascuno di noi si rendesse ancora più icasticamente conto della gravità del problema. La cosa è andata contro il Regolamento, ma quello sarebbe il meno, il peggio è che ha caricato tutti e ciascuno di noi involontariamente di una certa dose di elettricità per cui si sono usati dei toni che hanno caratterizzato il dibattito di una certa asprezza inconsueta in questa nostra aula. Vi sono anche state delle interruzioni e delle espressioni, evidentemente sfuggite nella foga del momento, che devono essere considerate ricomposte attraverso ai chiarimenti e alle precisazioni che sono state date, per cui queste interruzioni dei lavori, che mi auguro non abbiano più a verificarsi almeno per il tempo ch'io avrò ancora la responsabilità di presiedere questo Consiglio, debbono considerarsi chiuse definitivamente.
Il dibattito prosegue con l'ultima parte della risposta dell'Assessore Franzi dopo di che, essendo stati presentati due ordini del giorno, uno a firma Bianchi, Menozzi, Bertorello, Giletta, Soldano, Garabello e l'altro a firma Gerini, Zanone, Fassino, Rossotto e siccome nella riunione dei Capigruppo si è detto che si sarebbero riuniti tre o quattro Presidenti di Gruppo, o meglio, i tre o quattro maggiormente interessati al problema, per discuterne, li passerei a chi prende l'iniziativa di riunire queste tre o quattro persone che mi auguro e spero escano con un documento che raccogliendo le istanze di tutti possa essere accettato dal Consiglio Regionale come espressione veramente unitaria dei propositi che sono in definitiva emersi dai diversi interventi.
Pregherei però che fossero proprio soltanto tre i Consiglieri che si riuniscono per la stesura di questi testi perché io avrei da fare alcune comunicazioni, talune anche di rilievo a mio giudizio particolarmente importante e vorrei potere ancora di questa sera concludere l'esame del disegno di legge che riguarda essenzialmente i dipendenti della Regione aggiornando, se non riusciremo a farcela, l'esame del disegno di legge sul Circondario di Casale alla riunione già convocata per il 28 di questo mese.
E' stato presentato un terzo ordine del giorno a firma Ferraris Besate, Revelli, Raschio..



VERA Fernando

Vorrei solo dire, signor Presidente, facendo seguito a quanto detto nella riunione dei Capigruppo, che noi non abbiamo presentato nessun ordine del giorno, però riteniamo che (anche se questo significa sguarnire l'aula di quattro o cinque persone) all'incontro per la formulazione di un ordine del giorno unitario debba partecipare almeno uno per Gruppo.



PRESIDENTE

Uno per Gruppo va bene, ma non più di tanto.
Vorrei precisare al Consigliere Besate che mi sono fatto scrupolo di esaminare con i Presidenti di Gruppo la sua proposta relativa alla partecipazione a questa riunione di Capigruppo di una sub-delegazione della delegazione. La cosa non è stata vista compatibile con le norme del nostro Regolamento, il che non esclude che le persone le quali compileranno l'ordine del giorno possano eventualmente sentire, al di là di quella che è la riunione ufficiale, i delegati per la stesura dell'ordine del giorno.



BESATE Piero

Sono pienamente soddisfatto.



PRESIDENTE

Io darei al collega Bianchi, che è uno dei presentatori, i tre testi sui quali dovranno discutere.
La parola all'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Spiace anche a me l'accaduto che forse in un momento di particolare tensione ha portato al di là delle intenzioni. Comunque, collega Ferraris devo fare questa considerazione: veniamo tutti e due dalla campagna e si sa che in termini rinascimentali in certe poesie - lo ricordava poco fa il collega Vera - si parla di "gentil villano". Siamo dei villici, di conseguenza vediamo di interpretare quell'aggettivo in chiave umanistica.



PRESIDENTE

C'é anche la "villanella" di Leopardi!



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Appunto. Penso quindi che il tutto sia chiarito e che non ci debbano essere rancori perché al di là di quelle che possono essere le divergenze di ordine politico ritengo che si debbano sempre mantenere salvi i rapporti umani, soprattutto i valori della correttezza che deve intercorrere fra noi.
Continuare la replica su quanto è stato detto stamattina indubbiamente non è cosa facile né semplice. Certo che le considerazioni di vario genere che sono state fatte e di cui molto è stato travasato negli ordini del giorno a cui ho avuto modo un momento fa di dare una prima visione dimostrano che il problema dei danni e degli interventi che la Regione è chiamata ad operare è particolarmente sentito e c'é molta attesa da parte delle popolazioni.
Circa i dubbi sul comportamento della Winchester, cui hanno accennato il Consigliere Gerini e parecchi altri colleghi, sono emersi già in altre occasioni ed è necessario chiarire quali sono state le ragioni per le quali i dirigenti della Winchester non hanno disposto la difesa attiva nella deprecata notte dal 7 all'8 giugno.
Per quanto riguarda i pagamenti delle quote dovute alla Winchester per la sperimentazione, devo chiarire che finora ne sono stati pagati appena 130 e non 260 come dispone il contratto firmato a suo tempo il quale prevede un triplice pagamento di 130 milioni per ogni scadenza; per quanto concerne la Regione abbiamo liquidato finora alle Amministrazioni provinciali solo la quota relativa al 1972, mentre ho sospeso il pagamento della quota per il 1973 che era stata deliberata dalla Giunta in cento milioni come prima liquidazione. Questo proprio per accertare le responsabilità della Winchester e soprattutto per verificare in quali termini amministrativi e finanziari ci dobbiamo regolare con quella società.
Per quanto riguarda la costituzione della Commissione vorrei rifarmi alle considerazioni del collega Gandolfi e a quelle che sono state trascritte in un ordine del giorno in cui si chiede che la Giunta, nella presentazione del proprio disegno di legge per gli interventi sulle calamità naturali, presenti anche una relazione sugli aspetti passati e presenti dei rapporti correnti con la Winchester, dopo di che sarà tratta la dovuta conclusione a livello di Commissione per l'agricoltura.
Penso che questa sia la soluzione più corretta perché si avrà modo in un'altra sede di rivedere e ridiscutere semmai il problema alla luce di una nuova dimensione e di nuovi elementi che potranno essere forniti.
Per quanto concerne le considerazioni che sono state fatte in modo particolare dal collega Ferraris sul fatto che la Regione deve schierarsi a fianco delle Province, soprattutto a fianco dei coltivatori diretti, devo dire che le mie dichiarazioni del 12 giugno nella sala consiliare dell'Amministrazione provinciale di Asti sono state la più valida testimonianza dell'impegno, almeno da parte della Giunta, di essere vicina ai coltivatori diretti e non solo alle Amministrazioni provinciali.
Negli incontri che abbiamo avuto a Roma chi fu presente ha avuto modo di ascoltare ciò che è stato concordato, in ogni caso ho la possibilità di riprendere le dichiarazioni che in parte ho fatto stamattina e soprattutto vorrei riconfermare che il Ministro ha dichiarato che non appena saranno presentate le proposte da parte delle Regioni, entro il termine di 10/15 giorni si potranno emettere i decreti.
Stamani è stato detto che l'illustrazione delle proposte deve essere fatta dall'Assessore o meglio ancora dal Presidente della Giunta. Si tratta di spiegare agli uffici tecnici del Ministero come sono stati elaborati gli accertamenti, per evitare che si verifichi quanto si è purtroppo verificato in occasione dei danni di settembre e ottobre quando, in collaborazione con le Amministrazioni provinciali e le organizzazioni sindacali, dopo esserci riuniti due o tre volte in sede regionale, abbiamo trasmesso al Ministero dell'Agricoltura i nostri elaborati tecnici sui quali dal Ministero sono state sollevate parecchie contestazioni. Per evitare che si verifichi la triste esperienza di qualche mese fa, ho disposto - e questa è l'intesa che abbiamo assunto con gli uffici del Ministero - che si rechino a Roma il Capo dell'Ispettorato compartimentale e i due Ispettori agrari per l'illustrazione degli elaborati tecnici e degli accertamenti che sono stati fatti nelle varie zone e nelle varie province.
Per quanto riguarda i termini di scadenza dei prestiti agrari, rate di mutui e cambiali agrarie, ho dato notizia stamattina che sarà assunto il provvedimento per la sospensione di 24 mesi. Per quanto concerne l'interpretazione della circolare n. 11, cioè la determinazione del limite (nell'arco dalle 300 alle 600.000 lire per ettaro) per la concessione dell'indennità a fondo perduto, è compito della Regione e già per lunedì ho convocato i capi degli Ispettorati provinciali dell'agricoltura per avere con loro un primo chiarimento.
Anticipazioni della Regione. Questo è un discorso sul quale ci siamo soffermati con il Ministro per accertare come la Regione può surrogarsi (questa è la richiesta fatta da Ferraris e da Menozzi) al Ministero nelle more delle emissioni dei decreti per quanto riguarda le provvidenze soprattutto quelle previste dagli artt. 5 e 7 della legge 364.
Nella proposta di legge che presenteremo al Consiglio lunedì o martedì della prossima settimana, prevediamo anche qualcosa che possa soddisfare i produttori agricoli, cioè la liquidazione il più sollecitamente possibile degli indennizzi che attraverso le procedure ministeriali sicuramente potranno tardate.
Abbiamo anche esaminato, a livello ministeriale, la possibilità di far partecipare la Regione ai contributi a favore dei consorzi per la difesa attiva e passiva contro la grandine previsti dall'art 19. Esistono particolarità d'ordine giuridico che devono anzi essere rlvedute e corrette ed in tal senso abbiamo avuto l'assicurazione del Ministro.
Si è detto che è un Ministro dimissionario, d'altra parte noi non potevamo parlare con altra persona che potesse impegnare il Ministero .....entrante, però abbiamo avuto l'assicurazione del Ministro uscente il quale, checché se ne dica, oggi rappresenta ancora il Governo, che il provvedimento sarà esaminato per fare in modo che la partecipazione al fondo di solidarietà nazionale sia uguale a quella corrispondente ai contributi versati dai soci, più i contributi di eventuali altri enti.
Questa soluzione la consideriamo valida anche perché molte Province si trovano in difficoltà a partecipare con il contributo dell'1,50 per cento data la situazione dei loro bilanci.
Ho già detto stamattina circa gli interventi a favore delle Cantine sociali. Si potrà esaminare il provvedimento attraverso il rifinanziamento dell'art. 8 del Piano verde secondo. Mi richiamo alle considerazioni fatte dal collega Besate quale dice che i quattrini sono pochi e che bisognerebbe intervenire con una legge regionale; se interveniamo con una nostra proposta sicuramente arriveremmo dopo le iniziative d'ordine parlamentare così se non altro abbiamo il provvedimento già approvato dalla Camera dei deputati, metà dell'iter legislativo è già stato compiuto per cui credo che i 25 e i 27 miliardi di cui si dispone sull'art. 8, seppure nei tre esercizi '73/74/75, siano più che sufficienti per soddisfare le esigenze della Regione Piemonte.
Ma al di là delle iniziative d'ordine parlamentare, con il disegno di legge della Regione Piemonte si prevedono specifici contributi per le Cantine sociali la cui entità sarà differenziata secondo che lo statuto della cantina sociale preveda l'obbligo del conferimento totale delle uve oppure il conferimento parziale.
Il collega Menozzi dice che l'Astigiano ha il triste primato dei danni della grandine. Purtroppo è una spiacevole situazione che verifichiamo già da alcuni anni e veramente vorremmo trovare il modo di mettere la provincia di Asti in condizioni di minore rischio.
Il collega Menozzi dice che il Ministro non poteva darci altre assicurazioni di quelle che ci ha dato. Questa purtroppo è la realtà, siamo in una situazione di crisi parlamentare, siamo anche in un momento di rielaborazione della compagine politica governativa per cui altre possibilità di intervento non ci erano concesse.
Il collega Vera dice che l'indagine deve essere aperta a tutte le rappresentanze della società politica del Piemonte. Amico Vera, ho già detto che il problema merita di essere rivisto nella sua entità giuridica e operativa a livello di VI Commissione, però una considerazione penso di poterla fare; i contraenti nei confronti della Winchester sono le Amministrazioni provinciali. Noi abbiamo dato la nostra adesione in forma partecipativa, le Province hanno assunto totalmente la responsabilità del rapporto contrattuale per cui a loro spetta l'iniziativa della costituzione della Commissione di indagine; noi potremo affiancarci a loro perché queste sono le intese che ho già assunto con il Presidente Andriano, delegato della Commissione provinciale, e che dovranno essere perfezionate nella prossima settimana allorché sarà varata la Commissione.
Per quanto riguarda il disegno di legge la Giunta lo ha già approvato nella riunione di mercoledì.
Circa il disbrigo delle pratiche relative ai ritardi del 1972 debbo fare presenti alcuni particolari di ordine tecnico: nel 1972 la verifica dei danni era diversa, si trattava di valutare danni in conseguenza di un ciclo climatico avverso, non di un fatto specifico, per cui siamo stati costretti ad attendere il termine del raccolto per verificare la reale entità dei danni. Oggi invece abbiamo la possibilità di intervenire immediatamente come accertamento. L'anno scorso abbiamo avuto almeno tre riunioni con le Amministrazioni provinciali, con i tecnici degli Ispettorati agrari, con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali con i rappresentanti delle organizzazioni cooperative per verificare tutti assieme l'entità dei danni.
I tempi che ci sono concessi dalla legge per la presentazione delle proposte sono di 30 giorni, i tempi concessi al Ministero per l'emanazione dei decreti sono di 50 giorni. Il Ministero dell'Agricoltura ha rispettato questi termini? No. Queste cose le abbiamo denunciate apertamente al Ministro giovedì della scorsa settimana. Ora, addebitare ulteriori responsabilità al Ministero dell'Agricoltura dopo queste dichiarazioni mi pare che vada al di là di ogni senso logico.
La risposta che devo dare al collega Fonio è che ci sono degli aspetti psicologici negativi sulle possibilità di intervento in base alla legge 364, mentre le popolazioni agricole, in modo particolare i coltivatori diretti che hanno prevalentemente dei redditi di lavoro, si attendono maggiore tempestività nell'emanazione dei provvedimenti di carattere governativi. Mi auguro che la futura compagine governativa, il futuro Ministro abbia polso per far rispettare i termini previsti dalla legge sul fondo di solidarietà nazionale. Questa lentezza è assurda, dice il collega Fonio; io direi che è ingiustificata.
Il collega Besate ha rilevato che i prezzi per la produzione agricola sono in continuo aumento, mentre quelli dei prodotti sono in continua diminuzione. Mi pare che questo discorso non abbia nulla a che vedere con il dibattito relativo ai danni causati dalla grandine. Su tale questione di carattere economico penso che ritorneremo quanto prima discutendo l'interpellanza presentata dai colleghi Menozzi, Bertorello e Giletta che chiedono quali provvedimenti intende prendere la Giunta per contenere la caduta dei prezzi dei prodotti agricoli e soprattutto come vuole intervenire per la difesa dei redditi delle categorie, in modo particolare dei coltivatori diretti.
Circa il progetto della provincia di Vercelli, se la Giunta doveva esprimete un proprio parere o meno, mi pare che tenendoci scrupolosamente a quella che è l'interpretazione dello Statuto regionale, la Giunta è organo esecutivo e non legislativo, la competenza è del Consiglio, quindi bene ha fatto secondo me a dare un'interpretazione in chiave giuridica alla VI Commissione e non credo che fosse compito della Giunta interferire nelle specifiche competenze della Commissione stessa.
Credo di avere risposto, seppure in modo disarticolato, alle varie considerazioni che sono state fatte questa mattina ed oggi pomeriggio.
Indubbiamente il problema merita tutta la nostra attenzione.
Il Consigliere Fonio raccomanda di non tradire le attese della popolazione agricola. Voglio augurarmi che tutti (e quando dico tutti mi riferisco alle varie compagini politiche) si sia concordi nel sostenere le esigenze del mondo rurale e dei coltivatori diretti in particolare. I momenti sono difficili, le condizioni economiche dell'agricoltura stanno attraversando momenti di ricostituzione aziendale, di ricomposizione fondiaria che meritano tutta la nostra attenzione.
Per quanto riguarda gli impegni della Giunta li ho già ampiamente illustrati nella relazione di questa mattina. Riconfermo quanto ho dichiarato e ribadisco che la Giunta assicura la propria solidarietà a tutti i coltivatori diretti danneggiati della Regione Piemonte ed a tutta la categoria dei produttori agricoli.


Argomento:

Interpellanze dei Consiglieri Vera, Menozzi ed altri, Ferraris ed altri Nesi ed altri sui provvedimenti a favore delle popolazioni danneggiate dalle grandinate e sulle inadempienze della società "Winchester" (seguito)

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

La discussione è chiusa.
Mentre i tre Consiglieri stanno elaborando l'ordine del giorno io proseguirei nei lavori. Passerei pertanto al punto terzo dell'ordine del giorno che prevede: "Comunicazioni del Presidente".
Ve ne sono alcune di notevole interesse, altre che rimando alla seduta del 28 per non impegnare troppo tempo.
La prima comunicazione si riferisce alla raccomandata inviata al Presidente del Consiglio Regionale dal Commissario del Governo in data 19 giugno e pervenuta il 20.
"Con riferimento alla legge indicata in oggetto (è la legge sulle Comunità montane) qui pervenuta il 21 maggio scorso, informo che la stessa non può essere vistata a sensi e per gli effetti di cui all'art. 11 della legge 10/2/'53 n. 62 e dell'art. 45 dello Statuto di codesta Regione, per i seguenti motivi fatti presenti dalla onorevole presidenza del Consiglio dei Ministri Ufficio Regioni, con telegramma che trascrivo: 'Riferimento nota 23 maggio scorso n. 215 relativa legge Regione Piemonte, data 17 maggio '73 concernente delimitazione delle zone montane omogenee costituzione funzionamento delle Comunità montane, in ordine a detta legge governo habet rilevato: lettera a) art. 1: stabilisce ripartizione territorio montano in zone omogenee, senza fare riferimento at preventiva intesa con Comuni interessati espressamente richiesta all'art. 3 della legge statale n. 1102 1971 b) art. 8: attribuisce at Presidente Giunta Regionale controllo sostitutivo su organi Comunità montane che est di pertinenza organi dello Stato come affermato in sentenze n. 40 e 164 del 1972 della Corte Costituzionale con riguardo at controllo su Comuni cui disciplina sono soggette Comunità montane quali Consorzi di Comuni. Per questi motivi governo habet rinviato legge regionale predetta at nuovo esame Consiglio Regionale a sensi art. 127 della Costituzione' ".
La notizia è stata comunicata altresì per conoscenza al Presidente della Giunta Regionale. Ritengo pertanto che l'Assessore che era stato relatore della legge conosca gli estremi e penso che non vi siano delle grosse difficoltà di carattere sostanziale e nemmeno di carattere procedurale perché queste formalità siano adempiute, se fosse possibile nella seduta del 28 di questo mese.
E' pervenuta altresì dal Commissario del Governo, un'altra comunicazione relativa alla legge regionale 24/5/1973. La lettera informa che a sensi dell'art. 11 della legge 10/2/'53 il Commissario appone il visto su questa legge concernente la determinazione dell'indennità di presenza e del rimborso spese ai componenti del Comitato regionale di controllo e delle sue Sezioni decentrate.
Vi è però una precisazione sulla quale richiamo l'attenzione dei signori Consiglieri. Nell'occasione il Governo ha peraltro rilevato, in merito all'art. 1 della citata legge, che l'attribuzione dell'indennità di presenza ai componenti supplenti, si intende riferita ai casi in cui i componenti medesimi intervengano alle sedute in sostituzione dei rispettivi membri effettivi a sensi dell'art. 55 della legge 19/2/'53 n. 62.
Il richiamo alla norma di legge è tale che difficilmente consente di muovere dei rilievi e delle opposizioni, anche se lo spirito che ci aveva mossi era uno spirito diverso.
Debbo informare il Consiglio Regionale che in questi giorni ho avuto degli incontri con i capi della Corte di Appello di Torino e quindi praticamente del Piemonte, il primo Presidente Prato, il P.G. Colli, con il Presidente del Tribunale di Torino Martino e con il P.G. La Marca e con il Pretore capo Consigliere Brunetti, i quali mi hanno messo al corrente della drammatica situazione nella quale viene a trovarsi l'amministrazione della giustizia in tutta la circoscrizione regionale del Piemonte, a seguito dell'applicazione del D.P.R. 30/6/'72 n. 748 "Disciplina funzioni dirigenziali nell'amministrazione dello Stato" che è stata incidentalmente richiamata nell'intervento del Consigliere Besate quando rappresentava alcuni degli elementi non positivi del Governo che ha cessato le sue funzioni.
I capi dell'amministrazione della giustizia del Piemonte, denunciano una situazione gravissima nel senso che non solo dovranno essere ridotte le Sezioni della Corte d'Appello e del Tribunale, ma non vi saranno magistrati e cancellieri in numero sufficiente per poter affrontare la situazione forse nemmeno nel periodo estivo, che è sempre già un periodo abbastanza limitato.
Tutto questo evidentemente incide sull'amministrazione della giustizia ed ha dei riflessi ai quali il Consiglio Regionale non può certamente non porre attenzione appena che si tenda l'orecchio a quello che capita per esempio nelle carceri, ivi comprese le carceri di Torino.
Il fenomeno, che interessa tutta quanta la nazione, ha però una pregnanza maggiore nella circoscrizione piemontese perché questa ha avuto una crescita, nello spazio brevissimo di anni, di 600/700.000 cittadini venuti da altre parti d'Italia e che evidentemente hanno creato o creano dei problemi di amministrazione della giustizia. Non vi fu un adeguamento con questa crescita di fruenti del servizio della giustizia, per cui il problema drammatico per tutta la nazione diventa addirittura drammaticissimo per la regione Piemonte.
Negli stessi giorni ho avuto degli incontri con il Rettore dell'Università, prof. Sasso e con il Rettore del Politecnico, prof.
Rigamonti, i quali si riservano di riferire dettagliatamente all'Intercommissione che funziona, su questo argomento (peraltro il Rettore Sasso mi ha passato anche il testo di alcuni documenti che sono stati presi in esame dal corpo accademico) e denunciano la stessa identica situazione: carenza di dirigenze, paralisi quasi certa dei servizi di carattere amministrativo. Mi hanno dato delle statistiche che per amore di brevità non leggo qui ma che saranno invece prese in attenta considerazione dall'Intercommissione sui problemi universitari e il Rettore Sasso è arrivato al limite di esprimere un'impossibilità di bandire l'apertura dell'Università, che oggi è gravata da una presenza di oltre 30.000 studenti, mentre circa 10.000 sono gli studenti del Politecnico, se entro il 31 luglio, data alla quale scade il termine per la dichiarazione di apertura dell'anno accademico 1973/74, non si sarà in qualche maniera rimediato. E il Rettore Sasso espone anche un modo per porre rimedio a questa situazione; modo che consisterebbe nel rendere attuabile a livello regionale il bandire dei concorsi, aperti a tutti i cittadini italiani che abbiano il titolo per poter partecipare al concorso, in maniera da raccogliere personale che attualmente non c'é.
Sono stato invitato da questi vertici del mondo della giustizia e del mondo della scuola universitaria a rendere edotto il Consiglio Regionale che peraltro conosce il problema, di questa drammaticità, contando su una qualche presa di posizione del Consiglio stesso al fine di sbloccare la situazione con la maggiore rapidità possibile. I dati precisi e concreti potranno essere conosciuti alla data del 30 giugno, che è il termine massimo entro il quale deve scattare la norma del D.P.R. 30/1/'72.
Mi sono permesso di fare presente a questi responsabili dei due mondi della scuola universitaria e della giustizia, che il Consiglio Regionale potrà sì esprimere una sua preoccupazione, sollecitare degli interventi, ma che la cosa è di squisita competenza del Parlamento perché l'unico rimedio possibile, accanto a quello del bandire i concorsi regionalmente, sarebbe quello di trattenere in servizio alcune di queste persone che hanno chiesto di andarsene a casa, con il trattamento di grosso favore che hanno andandosene a casa, con qualcosa di più di quello che percepivano essendo in servizio e non lavorando, oltre che con un'indennità detta di buona uscita.
Il Consiglio Regionale è stato da me ampiamente informato di questo problema e mi dirà che cosa si potrà fare e rispondere.
Mi riservo di riferire alla riunione dei Capigruppo le conclusioni alle quali sono arrivato in occasione di un incontro con l'Intendente di Finanza per un altro problema che riguarda i singoli Consiglieri regionali.
Avrei altre comunicazioni, le farò nella seduta del 28 in maniera da poter passare adesso, se tutti consentono e prima che arrivi l'ordine del giorno, all'esame del provvedimento.



BERTI Antonio

E quello della sanità?



PRESIDENTE

Quello mi riservavo di leggerlo alla fine, ma possiamo anche farlo adesso.
In relazione all'ordine del giorno che era stato votato dal Consiglio Regionale, il 18 giugno si sono riuniti i Capigruppo e la IV Commissione permanente con gli Assessori alla sanità e alla sicurezza sociale e sono pervenuti alle prime seguenti conclusioni: viene preso atto che la situazione delle amministrazioni ospedaliere, denunciata nell'incontro con la FIARO, è momentaneamente migliorata, anche per l'intervento della Regione, pur permanendo tutte le preoccupazioni espresse sul futuro della gestione economica degli enti ospedalieri.
La IV Commissione viene chiamata a prendere in esame le diverse ipotesi risolutive attraverso l'esame di una proposta che la Giunta Regionale trasmetterà alla Commissione entro la prima decade di luglio per quanto attiene alle circoscrizioni sanitarie.
Circa il piano ospedaliero e sanitario le Commissioni tecniche scientifiche, che sono state costituite dall'Assessorato alla sanità per esprimere le indicazioni sulle necessità di unità di diagnosi, di cura, di servizi, di scuole professionali para-mediche, concluderanno rapidamente i propri lavori ed il Consiglio ne sarà informato. Entro il 15 luglio l'Assessore trasmetterà gli studi che gli perverranno alla IV Commissione che li esaminerà assieme al piano territoriale ospedaliero, rassegnato a suo tempo dall'IRES al CRPO.
Centro tumori professionali. La pratica è già istruita e sarà oggetto di prossima deliberazione della Giunta. I primi esami investiranno i lavoratori dell'IPCA di Ciriè.
Unità di base, medicina preventiva del lavoro. Saranno costituite sulla base delle indicazioni emerse nella Commissione paritetica Regione sindacati. Entro una settimana l'Assessore alla sanità trasmetterà alla IV Commissione la proposta di deliberazione consiliare.
Assistenza sociale. L'Assessore presenterà col prossimo ottobre un disegno di legge regionale riguardante l'assistenza domiciliare, al fine di realizzare un'alternativa al ricovero in istituto in particolare per gli anziani.
Queste sono le conclusioni a cui sono pervenuti i Capigruppo e i membri della IV Commissione.
L'Assessore Armella chiede di fare una dichiarazione, ne ha facoltà.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Solo per comunicare che il Centro di medicina sociale per la ricerca e la cura dei tumori professionali è già stato istituito nell'ultima riunione della Giunta e il lavoro è già iniziato per quanto riguarda la tutela dei lavoratori che hanno prestato servizio presso l'IPCA.
Per quanto concerne il resto dell'ordine del giorno va tutto bene, al di fuori di quel riferimento al CRPO perché i lavori fatti dall'IRES a noi risultano fatti adesso, anzi, li paghiamo come lavori fatti adesso e non ai tempi del CRPO, con tutto il riguardo che si deve al CRPO e all'IRES.



PRESIDENTE

Allora vogliate consentire che depenniamo questa parte e finiamo con le parole "rassegnato a suo tempo dall'IRES".
Il Consigliere Besate chiede di parlare, ne ha facoltà



BESATE Piero

Vorrei dire qualcosa in ordine alla questione dell'Università.
Per quanto ci riguarda noi dichiariamo che è da respingere nel modo più assoluto la prospettiva di una non apertura dell'iscrizione per il nuovo anno accademico dell'Università di Torino, quali che siano le motivazioni addotte perché in primo luogo si tratta di un'abrogazione di fatto, al di là delle intenzioni, del diritto allo studio e dell'accesso all'Università.
E' la sola Università che abbiamo in Piemonte (ed anche se non fosse la sola sarebbe lo stesso) e creerebbe una situazione inaccettabile socialmente e politicamente; si avrebbe il dirottamento degli studenti verso altre Università. Certo, con ogni probabilità si risolverebbero alcuni problemi di edilizia, ma non quello dell'Università tenendo anche presente che la non iscrizione comporta di per sé il servizio militare quindi con l'interruzione del corso degli studi, con lo sconvolgimento della vita di migliaia di giovani. La chiusura porterebbe anche acqua al mulino di chi mira ad istituire Università private o comunque corsi universitari privati.
I problemi sono ben più ampi di quelli degli impiegati amministrativi anche se si sono fatti molto scottanti e urgenti. Quindi la chiusura diventerebbe anche un diversivo che creerebbe polverone politico nel quale pescherebbero chissà quali forze e chissà con quali conclusioni.
Il problema esiste, c'è una responsabilità governativa ed accademica però noi comunisti riteniamo che esista la possibilità di un'azione comune delle forze politiche, delle istituzioni, degli studenti, dei sindacati delle forze sociali per ottenere alcuni provvedimenti stralcio di riforma sul diritto allo studio, sul governo dell'Università.
Infine sono in grado di comunicare, in questo caso però in veste di Presidente della III Commissione incaricata di coordinare i lavori dell'Intercommissione, che per accordi con il Rettore e su sua richiesta lunedì 25 giugno alle 17,30, nella sede di Via Maria Vittoria i Consiglieri membri dell'Intercommissione si incontreranno con il Rettore per esaminare il problema. Le risultanze di questo incontro saranno portate a conoscenza dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio e di tutti i Gruppi.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame del d.d.l. "Personale in servizio presso la Regione Piemonte per la prima costituzione degli uffici"


PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Non essendoci ancora l'ordine del giorno passiamo all'esame del disegno di legge n. 94 presentato dalla Giunta Regionale in data 20/6/1973 con la richiesta di urgenza.
Il disegno di legge è stato esaminato dall'VIII Commissione urgentemente. Se il Presidente dell'VIII Commissione ritiene di illustrare il tenore della legge, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Consiglio è oggi chiamato ad occuparsi di un problema di grande importanza e la cui soluzione riveste carattere di urgenza.
La presente legge riguarda infatti il problema del personale della Regione Piemonte, tema questo che ormai da circa un anno occupa con continuità i lavori di una Commissione composta dall'Assessore competente da alcuni membri del Consiglio, dalle organizzazioni sindacali e dai delegati del personale. I lavori della Commissione possono oggi ritenersi in fase avanzata.
Pertanto, avendo ormai raggiunto un accordo di massima sui punti più importanti del documento, quali il trattamento economico e la normativa giuridica, si è ritenuto di accogliere le richieste pervenute che hanno evidenziato l'urgenza di corrispondere un acconto lordo mensile sui futuri miglioramenti economici derivanti dall'inquadramento nel ruolo organico della Regione.
Il personale regionale infatti presta attualmente il suo servizio in condizioni che certamente non possono definirsi ottimali, sia a causa dell'incertezza di collocazione, in particolare per il personale comandato ed avventizio non ancora inquadrato nei ruoli regionali, sia per la notevole differenza di livelli retributivi, livelli che per alcuni dipendenti creano situazioni di notevole danno economico non potendo più percepire tutta una serie di emolumenti che gli enti di provenienza concedevano.
Per contribuire ad eliminare la presente situazione di disagio, la Giunta ha predisposto la deliberazione n. 7 del 20/6/1973 con la quale viene concesso un compenso speciale per il primo semestre del 1973; tale compenso verrà poi assorbito con l'applicazione della legge oggi all'esame del Consiglio.
La presente legge, per la quale è stata chiesta la procedura d'urgenza è articolata secondo due punti fondamentali: l'assicurazione dell'inquadramento nei ruoli dei dipendenti trasferiti, comandati e comunque in servizio presso la Regione; la corresponsione di un acconto sui miglioramenti economici.
La legge si compone di 5 articoli.
Nel primo articolo è riconosciuto al personale di ruolo dello Stato e degli enti pubblici, distaccato o comandato ai sensi della legge 10/2/'53 n. 62 il diritto all'inquadramento nel ruolo regionale.
Nel secondo articolo è previsto l'inquadramento del personale non di ruolo comunque in servizio presso la Regione, previo accertamento dell'idoneità alla mansione ricoperta, secondo le modalità che verranno successivamente stabilite in conformità alle disposizioni della legge regionale concernente l'ordinamento degli uffici, lo stato giuridico ed il trattamento economico del personale.
L'art. 3 prevede la decorrenza e la misura dell'acconto pro-capite al lordo delle ritenute erariali, differenziato secondo la provenienza del personale regionale.
L'art. 4 prevede l'attribuzione della spesa in parte agli appositi capitoli del bilancio preventivo '73, in parte mediante una riduzione del fondo globale previsto al capitolo 1018, in parte mediante storni dai capitoli 12 e 132 del bilancio stesso.
L'art. 5 infine contiene la dichiarazione d'urgenza e le conseguenti modalità di pubblicazione della legge.
La procedura adottata ha carattere eccezionale, derivante dalla complessità della materia e dalle difficoltà obiettive incontrate per l'elaborazione della legge organica.
Ai sensi dell'art. 7, comma primo, secondo stralcio di norme di regolamento delle Commissioni del Consiglio è stato richiesto parere della Commissione I che si è espressa favorevolmente.
Pertanto la Commissione ha ritenuto di poter sottoporre al Consiglio il presente testo di legge con alcuni emendamenti che abbiamo già depositato alla Presidenza e si permette di segnalarne l'urgenza dell'approvazione consapevole delle aspettative di tutto il personale.
Ritiene infine di dover precisare che la presente legge costituisce soltanto un primo passo verso la definitiva organizzazione di tutto il personale che si concretizzerà con la legge relativa all'organico definitivo della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della I Commissione che deve avere visto la questione anche ai fini della disponibilità finanziaria.



GARABELLO Enzo

Per quanto previsto dallo Statuto e dal Regolamento delle Commissioni confermo che la I Commissione ha dato la sua adesione dal punto di vista tecnico rispetto al bilancio, al progetto di legge preparato e presentato dalla Giunta e visto dalla Commissione VIII.



PRESIDENTE

Ringrazio i due Presidenti ed i membri delle Commissioni per la sollecitudine con la quale hanno esaminato il testo di questa legge.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Vecchione, ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

Il Gruppo comunista in ordine a questa legge ha alcune precisazioni da fare.
Innanzi tutto per quanto attiene alla procedura di carattere eccezionale che è stata determinata essenzialmente dalla situazione economica del personale, situazione economica che aveva avuto sbocco in una delibera della Giunta Regionale che prevedeva un premio in deroga per il personale e che è stata bocciata dal Commissario del Governo. Vi era una sola possibilità di uscita concordata fra le organizzazioni sindacali e la Giunta nel fissare un compenso speciale. In tal senso c'è stata la delibera n. 7 del 20/6/1973 con la quale l'acconto speciale veniva dato al personale dipendente. Questa deliberazione copre l'arco dall'1/1/'73 al 30/6/'73 e dato che si tratta di un compenso speciale le organizzazioni sindacali non ritenevano ci fosse garanzia alcuna che una seconda delibera in questi termini sarebbe passata all'organo di controllo. Di qui l'esigenza manifestata dalla Giunta, di passare all'emanazione di una legge con il profilo di un'anticipazione sui miglioramenti in ordine a quello che sarebbe stato il futuro inquadramento.
Ebbene, noi in questa situazione, in modo particolare in relazione al personale più basso in grado nella Regione, i cui stipendi sono abbastanza modesti rispetto ad altri, abbiamo ritenuto che questa procedura eccezionale fosse possibile nel senso che la legge passasse in una stessa giornata al Consiglio, previo parere della Commissione. Questa però è una procedura che ovviamente vale esclusivamente per questa legge, non rientra nel modo normale della presentazione delle leggi e quindi soltanto per andare incontro alle giuste esigenze di alcuni dipendenti, soprattutto di quelli più sacrificati, non ci ha trovati discordi.
Quella in esame è una legge toppa che sostanzialmente rappresenta un'accusa specifica per il ritardo con cui si arriva alla predisposizione ed alla formazione di una legge organica del personale ed è, questa, una responsabilità che cade ovviamente sul governo regionale e di cui il Governo si deve far carico anche in questa fase. E' urgente quindi arrivare ad una legge generale per quanto riguarda il personale.
Nella relazione della Giunta si parla di fase avanzatissima del progetto di legge; nella relazione della Commissione si parla di fase avanzata. Io credo che la Giunta affermi una cosa abbastanza utopistica; la Commissione parla di fase avanzata, però non può fare a meno di dire che nell'ambito della legge, dell'iter che la stessa sta seguendo, vi sono, e non vi potevano non essere, non lievi difficoltà ed intoppi proprio per la costruzione che si intende dare all'organizzazione degli uffici ed all'organizzazione ed al trattamento economico del personale. Ebbene, ci sono dei punti apertissimi e non bisogna confondere quindi il voto che andiamo a dare su questa legge (che il Gruppo comunista dà favorevole su tutti gli articoli, ad eccezione dell'art. 3) con quella che è invece la posizione che il nostro Gruppo assume in ordine ai lavori preparatori del progetto di legge della Giunta, in ordine ai problemi centrali quali sono i dipartimenti, i parametri, qual è l'interdisciplinarietà (altro argomento essenziale) qual è lo sviluppo orizzontale delle carriere. Questi sono punti aperti sui quali continuiamo a portare avanti il nostro discorso e che dovremo riprendere ovviamente nell'ambito della Commissione VIII.
Ebbene, occorre spiegare a questo punto la ragione per la quale noi ci asteniamo sull'art. 3, laddove si prevedono i tagli dei compensi, delle anticipazioni sui futuri miglioramenti di carattere economico per il personale. Noi rivediamo in questo articolo una diversificazione fra le categorie inferiori dei dipendenti regionali e le categorie superiori.
Questa è una situazione di fatto che noi non possiamo accettare, contro la quale ci siamo battuti e sulla quale intendiamo aprire nell'opportuna sede cioè nella Commissione VIII, tutte le consultazioni necessarie in ordine ad una legge tanto importante.
Concludendo quindi, il nostro Gruppo non solleva obiezioni in questa fase sulla procedura di carattere eccezionale, pur tenendo fermo che questa è l'unica volta che è possibile giungere ad un certo tipo di procedimento in quanto le esigenze dei lavoratori più sacrificati nell'ambito della Regione meritano una risposta precisa. Questa procedura non può costituire alcun precedente, è stata disposta al solo fine di venire incontro alle esigenze del personale di grado più basso e per le ragioni dette (e questa è una dichiarazione di voto) ci asteniamo sull'art. 3. Si voterà favorevolmente sulla legge nel suo complesso.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? La parola all'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore incaricato per i problemi del personale

Io non intendo leggere la relazione della Giunta che è allegata al disegno di legge e che è stata da me predisposta.
In sostanza condivido la relazione fatta dal Presidente dell'VIII Commissione che rispecchia le volontà della Giunta. Desidero soltanto precisare al collega Vecchione che la diversificazione nelle cifre (a parte il fatto che è stata concordata anche con i sindacati) tra gradi alti e bassi, è stata praticata in base ai futuri miglioramenti che si verificheranno con la nuova legge.
Devo aggiungere che se una proporzionale c'é non è una proporzione perfetta in quanto i gradi bassi contrariamente a quelli alti hanno un acconto che è molto vicino al miglioramento che realizzeranno. Quindi tutto sommato, si può dire che l'acconto che viene dato è più favorevole ai gradi bassi che a quelli alti se lo riferiamo alle cifre che verranno fuori dalla legge regionale in corso di preparazione.



PRESIDENTE

Il Consigliere Berti chiede di parlare, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Sentendo l'Assessore mi è venuto un dubbio; egli dice che questi acconti praticamente sono dati in ragione degli stipendi che la nuova legge stabilirà. Se le cose stanno così l'approvazione di questa legge anticipa una decisione che non è ancora avvenuta in questo Consiglio: la legge presentata dalla Giunta, che è oggetto della riunione sindacati-Giunta personale, ha come parametro massimo 460 o 430 ed è in base a questo parametro che si stabilisce l'acconto di massima; tuttavia non è scontato al cento per cento che quello debba essere il parametro.
Non vorrei che andassimo con una legge a decidere un acconto che è valido in rapporto a quel parametro massimo, ma che potrebbe non esserlo se per esempio il parametro massimo fosse 360. Chiedo di saperlo esattamente perché potrà incidere sulla futura legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore.



CHIABRANDO Mauro, Assessore incaricato per i problemi del personale

Posso senz'altro precisare che queste cifre non sono venute fuori da una proporzione fatta in base ai futuri miglioramenti, ma è venuta fuori forfetariamente. Io ho solo detto che da conti che abbiamo fatto in via privata, in riunione, risulta che se i futuri miglioramenti saranno quelli prospettati, i gradi bassi realizzeranno una buona parte del miglioramento mentre quelli alti ne saranno lontani; siamo al di sotto del limite della guardia dei parametri ancora in discussione, come ha già precisato anche il Consigliere Vecchione. Siamo largamente dentro ogni precauzione.



PRESIDENTE

Con questa precisazione possiamo passare alla votazione della legge o ci sono ancora delle dichiarazioni? La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Farei solo presente che nel corso della votazione vi saranno alcuni emendamenti.



PRESIDENTE

C'è tutto qui.
Se il Segretario Consigliere Gerini vuole leggere l'art. 1.



GERINI Armando, Segretario

"Art. 1 - Al personale di ruolo dello Stato e degli enti pubblici distaccato o comandato ai sensi dell'art. 65 della legge 10 febbraio 1953 n. 62 presso gli uffici della Regione Piemonte ed ivi in servizio senza demerito alla data di approvazione della presente legge, è riconosciuto il diritto ad essere inquadrato, a domanda, nel ruolo regionale; tale diritto è riconosciuto anche al personale eventualmente richiamato dalle Amministrazioni di provenienza.
La domanda deve essere presentata, a pena di decadenza, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge concernente l'ordinamento degli uffici, lo stato giuridico ed il trattamento economico del personale regionale.
Sono fatti salvi i diritti acquisiti dal personale trasferito dallo Stato e dagli enti di diritto pubblico in base ai decreti delegati.
Al personale di cui al primo comma sono estesi i benefici previsti dalla legge per il personale dello Stato trasferito alla Regione in applicazione dei decreti delegati."



PRESIDENTE

Sull'art. 1 c'é un emendamento soppressivo.
Si propone di sopprimere il periodo alla settima riga "tale diritto è riconosciuto anche al personale eventualmente richiamato dalle Amministrazioni di provenienza".
La proposta di emendamento soppressivo è firmata dai Consiglieri Viglione e Beltrami.
Mi pare che non ci sia bisogno di illustrazione.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Poiché si tratta di personale che potrebbe essere richiamato dall'Amministrazione di origine, si era pensato di conservargli il diritto ma si verrebbe a toccare una sfera che non è più di competenza della Regione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento soppressivo.
L'emendamento è accolto.
Si passi alla votazione dell'art. 1 come letto ed emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.



GERINI Armando, Segretario

"Art. 2 - A favore del personale non di ruolo comunque in servizio presso la Regione Piemonte alla data di approvazione della presente legge ed in possesso di tutti i requisiti richiesti per l'ammissione agli impieghi regionali, ad eccezione del limite massimo di età, è riconosciuto il diritto di cui al precedente articolo, subordinatamente all'accertamento dell'idoneità in esito a concorso interno.
La disposizione del comma precedente non si applica nei confronti di coloro che siano stati incaricati di svolgere la loro attività presso l'Amministrazione regionale, ai sensi dell'art. 81 - comma quinto e sesto dello Statuto della Regione Piemonte".



PRESIDENTE

All'art. 2 c'è un emendamento sostitutivo.
Dove, alla riga ottava, si dice: "in esito a concorso interno" si propone di sopprimere l'espressione "interno" e di aggiungere questo periodo: "secondo le modalità che saranno determinate dalla legge regionale concernente l'ordinamento degli uffici, lo stato giuridico ed il trattamento economico del personale".
Sono ancora i Consiglieri Viglione e Beltrami che lo propongono.
Qualcuno vuole parlare? La Giunta è d'accordo.
Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
L'emendamento è accolto.
Si passi alla votazione dell'art. 2 emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.



GERINI Armando, Segretario

"Art. 3 - Con decorrenza dal 1° gennaio 1973 e cessazione alla data di inquadramento nel ruolo regionale, al personale di cui ai precedenti due articoli è attribuito, salvo conguaglio, un acconto lordo mensile sui futuri miglioramenti economici derivanti dall'inquadramento nel ruolo organico della Regione.
La misura pro-capite dell'acconto viene così stabilita, al lordo delle ritenute erariali: per i dipendenti provenienti dall'Amministrazione dello Stato e dai disciolti INAPLI, ENALC ed INIASA: carriera direttiva L. 80.000 carriera di concetto L. 70.000 carriera esecutiva L. 60.000 carriera ausiliaria L. 50.000 per i dipendenti dell'Amministrazione regionale provvisoriamente assunti per particolari esigenze di carattere transitorio: carriera direttiva L. 70.000 carriera di concetto L. 60.000 carriera esecutiva L. 50.000 carriera ausiliaria L. 40.000 per il personale proveniente da enti locali od altri enti: carriera direttiva L. 60.000 carriera di concetto L. 50.000 carriera esecutiva L. 40.000 carriera ausiliaria L. 30.000 L'acconto non spetta al personale che per qualsiasi motivo, ha cessato o cesserà il servizio prima dell'inquadramento nel ruolo regionale l'Amministrazione si riserva di procedere al recupero delle somme corrisposte per il presente titolo ai dipendenti che non verranno inquadrati nel ruolo regionale.
L'acconto viene correlativamente ridotto o sospeso nei casi di riduzione o di sospensione dello stipendio.
Per il personale cui vengono corrisposti gli assegni previsti dall'art.
4 della legge 16/2/1967 n. 14, l'entità dell'acconto è commisurata al beneficio derivante al personale stesso dall'attribuzione delle agevolazioni di carriera disciplinate dall'art. 68 del D.P.R. 30/6/1972, n.
748".



PRESIDENTE

C'é un emendamento soppressivo e sostitutivo.
Le ultime quattro righe dell'articolo, dove incomincia "commisurata al beneficio....." si propone di sostituirle in questi termini: "l'entità dell'acconto è contenuta nei limiti del beneficio derivante al personale stesso dalla promozione alla qualifica superiore, o dall'attribuzione di cinque aumenti periodici di stipendio, come previsto dall'art. 68 del D.P.R. 30/6/1972 n. 748".
L'emendamento reca ancora la firma Viglione e Beltrami.
Qualcuno chiede di parlare? La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Vorrei fare una precisazione.
Il personale, trasferendosi alla Regione, ingloba determinate indennità, per cui rimane favorito rispetto all'altro personale.
Nel commisurare l'acconto, il premio, la somma che viene erogata bisogna tener conto di questa situazione di beneficio che una ventina di dipendenti hanno nei confronti degli altri dipendenti. La parola "commisurata" non avrebbe espresso esattamente il concetto, per cui pensiamo sia meglio dire "contenuta".
Praticamente vi saranno dei dipendenti che percepiranno di meno perch avranno avuto, col trasferimento, un beneficio maggiore.



PRESIDENTE

La Giunta accoglie l'emendamento?



CHIABRANDO Mauro, Assessore incaricato per i problemi del personale

Sì.



PRESIDENTE

Nessun altro chiedendo di parlare, metto in votazione l'emendamento per alzata di mano.
L'emendamento è accolto.
L'art. 3 viene quindi messo in votazione con l'emendamento test votato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.



GERINI Armando, Segretario

"Art. 4 - All'onere di 980 milioni, derivante dall'applicazione della presente legge, si fa fronte: quanto alla somma di 130 milioni con gli stanziamenti di cui ai capitoli 4, 12, 132, 270, 620 e 836 del bilancio per l'anno 1973 quanto alla somma di 550 milioni mediante riduzione di pari importo dello stanziamento di cui al capitolo 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1973 e l'iscrizione di tale somma al capitolo 14 per la quota di 50 milioni al capitolo 134 per la quota di 70 milioni al capitolo 310 per la quota di 45 milioni al capitolo 400 per la quota di 45 milioni al capitolo 580 per la quota di 20 milioni al capitolo 660 per la quota di 155 milioni al capitolo 710 per la quota di 105 milioni e al capitolo 748 per la quota di 60 milioni quanto alla somma di 300 milioni, mediante gli storni di 150 milioni dal capitolo 12 e di 150 milioni dal capitolo 132 del bilancio per l'anno 1973 e l'iscrizione di tale somma nel capitolo 530 dello stesso bilancio.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".



PRESIDENTE

C'é un emendamento aggiuntivo al primo capoverso: "All'onere di 980 milioni, derivante dall'applicazione della presente legge" aggiungere "per l'anno 1973 si fa fronte".
Nessuno chiede di parlare? Lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento è accolto.
Si passi alla votazione dell'art. 4 con l'emendamento testé approvato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 30 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.



GERINI Armando, Segretario

"Art. 5 - La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione".



PRESIDENTE

Nessuno chiedendo di parlare pongo in votazione l'art. 5 per appello nominale



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Pongo in votazione, se nessuno chiede di parlare, l'intera legge per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri.
Ia legge è approvata.
Sospendiamo la seduta in attesa dell'ordine del giorno.



(La seduta, sospesa alle ore 20,25, riprende alle ore 20,50)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è riaperta. La parola al Consigliere Fonio.



FONIO Mario

A nome del gruppo di Consiglieri dei vari partiti che ha discusso fino adesso su un ordine del giorno unitario, devo informare che siamo arrivati molto avanti nei lavori, ma essendo ovviamente il lavoro stesso troppo impegnativo, in rapporto a quello che è stato il dibattito e con tutti gli argomenti che erano inseriti, siamo nell'impossibilità di presentare materialmente il documento definito in tutti i suoi particolari.
Siccome la stanchezza potrebbe portare a un ordine del giorno, in rapporto all'importanza del dibattito, non adeguatamente ponderato, si è deciso di riprendere i lavori in occasione di una delle ultime sedute della VI Commissione e di venire formalmente a presentare l'ordine del giorno alla prossima seduta di giovedì 28.
Preghiamo quindi la Presidenza di tenere conto di questo per l'ordine dei lavori della seduta del 28.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Non mi rimane che riconfermare quanto dichiarato dal collega Fonio.



PRESIDENTE

Allora il Consiglio non fa che prendere atto di queste dichiarazioni non è possibile questa sera giungere alla votazione di un ordine del giorno, la VI Commissione ha tempo di elaborarlo e di portarlo alla prossima seduta.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e mozioni (annuncio)


PRESIDENTE

Dò ora rapidamente notizia delle interrogazioni ed interpellanze giunte alla Presidenza.
C'é una dichiarazione del Consigliere Revelli che intende accettare risposta scritta alla sua interrogazione del 17/4/'73 fatta all'Assessore Armella, quindi ne diamo notizia all'Assessore interessato.
Interrogazione del Consigliere Gerini per conoscere dall'Assessore alla viabilità notizie circa la manutenzione e l'ammodernamento della strada statale 494 detta della Val Cerrina.
Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro al Presidente ed all'Assessore competente per sapere se sono al corrente dell'illegittimo comportamento dell'Unione editori che di fatto impedisce ai cartolibrai la vendita dei quotidiani e di ogni altro giornale.
Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro sul problema estremamente importante e delicato del quale il Consiglio Regionale dovrà prendere coscienza sul Museo di antropologia e di etnologia che si è inaugurato nella nuova sede l'altra sera e che se non troverà un qualche aiuto il 30/9/1973 si chiuderà recando un grosso danno alla cultura torinese, piemontese e italiana.
Interrogazione dei Consiglieri Zanone e Fassino sui problemi denunciati dal Sindaco di Entracque (canali di gronda) che deve però considerarsi esaurita questa mattina.
Interrogazione del Consigliere Carazzoni che chiede risposta scritta relativamente alla fonderia nel Comune di Borgolavezzaro. E' stata dibattuta stamattina.
Altra interrogazione del Consigliere Carazzoni che chiede risposta scritta per sapere che cosa intenda fare la Regione nei contatti col Genio Civile di Cuneo per la difesa ecologica della Valle Gesso e soprattutto in relazione alla domanda di sfruttamento dell'Enel di quelle acque.
Interrogazione urgente dei Consiglieri Calsolaro, Simonelli, Nesi Viglione, Fonio per sapere che cosa, in relazione alle minacce e alle ingiurie di chiaro stampo fascista di cui è stato vittima l'avv. Guido Fubini, intenda fare la Giunta e quale iniziativa voglia assumere il Presidente in proposito.
Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro per sapere se corrisponde al vero che Patronato scolastico di Torino si trova dal giugno '71 senza presidente e che cosa si intenda fare in proposito.
Interrogazione del Consigliere Simonelli che denuncia il grave inquinamento prodotto dal frantoio e dagli impianti di bitumazione dell'impresa Robbiano &Gentile nel torrente Stura e che cosa la Giunta creda in proposito di fare.
Interrogazione del Consigliere Bono per sapere se la Giunta è in grado di fornire le ragioni che hanno fino ad ora ostato alla costituzione dell'Azienda autonoma del Lago d'Orta.
I Consiglieri Nesi, Calsolaro, Fonio, Simonelli e Viglione interrogano il Presidente della Giunta per sapere se alla luce delle conclusioni del Congresso nazionale della D.C. la Giunta non ritenga l'urgenza e la necessità di promuovere un dibattito in Consiglio sulla situazione politica.
Un'interpellanza Calsolaro, Nesi relativa all'esistenza di una certa quantità di agenti o procacciatori di affari di una società assicuratrice privata che si presentano agli artigiani sottoponendo la sottoscrizione di polizze che recano il titolo "Attestato di ammissione alla pensione integrativa di vecchiaia. Condizione speciale riservata agli artigiani" che non sembra sia molto corretta.
Una mozione dei Consiglieri Nesi, Calsolaro, Fonio, Simonelli e Viglione con la quale si propone che gli organi competenti dispongano che gli istituti di credito concedano mutui agli enti ospedalieri onde metterli in grado di fronteggiare l'attuale situazione di assoluta carenza di liquidità e che detti mutui siano garantiti dai beni patrimoniali dei singoli enti mutualistici entro i limiti dei crediti che ciascun ente ospedaliero vanta nei confronti di ciascun ente mutualistico.
I Consiglieri riceveranno il testo delle interrogazioni, interpellanze e mozioni, come di consueto.
Chiudo la seduta riconvocando il Consiglio per le ore 10 e 16 del 28/6/'73 con all'ordine del giorno: 1) Approvazione verbale sedute precedenti 2) Interpellanze e interrogazioni 3) Comunicazioni del Presidente 4) Esame dell'ordine del giorno che sarà proposto in relazione a quanto è oggetto dell'art. 4 dell'ordine del giorno di oggi 5) Esame del disegno di legge n. 82 "Istituzione del Circondario di Casale Monferrato " 6) Esame delle mozioni e ordini del giorno che sono iscritti al punto settimo dell'ordine del giorno di oggi e quant'altro fosse possibile aggiungere ancora.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21)



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