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Dettaglio seduta n.158 del 24/05/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta Hanno chiesto congedo i Consiglieri Besate, Garabello e Giovana. Il congedo è concesso.


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

L'ordine del giorno reca al primo punto: "Approvazione verbale precedente seduta Il processo verbale della seduta del 21 maggio è stato distribuito. Vi sono in proposito osservazioni da parte dei Consiglieri? Qualcuno chiede di parlare? Nessuno. Allora il verbale si intende approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro sulla tutela dell'occupazione alla Manifattura Gallo


PRESIDENTE

Passiamo al secondo punto dell'o.d.g.: "'Interpellanze e interrogazioni".
Interrogazione presentata dai Consiglieri Menozzi, Bertorello, Giletta in data 5 aprile '73: "Pressione in sede di Governo nazionale onde il valore del terreno espropriato al coltivatore sia accertato con convinzione e giustizia".
E' necessario aggiornare l'interrogazione in quanto è assente l'Assessore Benzi, cui compete rispondere.



RASCHIO Luciano

Veramente, di tutta la Giunta è presente un Assessore.



PRESIDENTE

Benché io ripeta quasi a tutti gli inizi di seduta la raccomandazione di massima puntualità, anche questa mattina le Commissioni si sono insediate tardivamente, e ciò ha comportato un ritardo nell'inizio dei nostri lavori.
Colgo l'occasione per dire ai Consiglieri che devono partecipare alle riunioni di Commissione nel pomeriggio che occorre siano puntuali per le 15, perché alle 16 riprendono i lavori dell'assemblea, con le relazioni degli Assessori Vietti e Armella in merito ai problemi dell'assistenza e della sanità, dopo di che avrà inizio il dibattito sull'argomento.
Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro del 17 aprile '73: "Intervento presso la GEPI e l'Amministrazione Comunale di Cossato a tutela dell'occupazione della Manifattura Gallo".
La risposta compete all'Assessore Visone, che ha facoltà di parlare.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, signori Consiglieri, penso che le vicende della Manifattura Gallo siano sufficientemente note al Consiglio perché io debba qui riepilogarle.
Sono in corso trattative per la ripresa dell'attività negli stabilimenti della ex Gallo di Cossato, con la partecipazione della Giunta.
E' un problema alla cui soluzione la Giunta Regionale non ha mai trascurato di dedicare il massimo impegno.
La situazione è in questi termini. Sono in corso due tipi di trattative. Una per l'attività nel settore tessile che dovrebbe iniziare occupando circa duecento dipendenti, con la partecipazione diretta di capitale GEPI. Ed è in fase di esame il progetto presentato dal partner, un industriale che dovrebbe appunto concludere questo accordo con la GEPI.
Ancora ieri sono stato alla GEPI ed ho appreso che il problema è giunto ad uno stadio abbastanza avanzato. Sono trattative indubbiamente molto lunghe e complesse. Comunque, si era in attesa della presentazione di questo progetto: esso sarà esaminato nella prossima settimana e c'è da sperare che, per lo meno per quanto riguarda la fase preparatoria, cioè di approvazione del progetto, e la definizione del tipo di compartecipazione possa procedere rapidamente.
C'è poi un secondo progetto, ad uno stadio ancora meno avanzato, per che prevede l'inserimento negli edifici della ex Manifattura Gallo di un'altra attività di vendita su ordinazioni: le vendite per corrispondenza.
Dovrebbe garantire inizialmente l'occupazione di un numero assai minore di dipendenti: però via via - poiché si intenderebbe anche poi impiantare un settore di produzione, sempre nello stesso campo - si potrebbero avere ulteriori sviluppi.
Mentre per il primo progetto, ripeto, si e già giunti ad una fase abbastanza avanzata, per cui si potrebbe arrivare in un lasso di tempo piuttosto breve ad una soluzione positiva, la seconda trattativa non è ancora molto ben definita.
Posso assicurare che non si mancherà, da parte della Giunta, di seguire e di sollecitare la definizione e la soluzione rapida di questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore Visone per la sollecitudine con cui porta avanti il gravissimo problema della Manifattura Gallo, che ha condotto alla disoccupazione, se non vado errato, di 800 dipendenti in Cossato. Ricordo che circa un mese e mezzo fa questi dipendenti dovevano ancora riscuotere l'indennità di licenziamento e che non erano neppure in cassa integrazione.
Non soltanto, quindi, erano rimasti disoccupati, ma non ricevevano assistenza di alcun genere. Da ciò deriva, evidentemente, l'urgenza di provvedere in merito.
Sarò pertanto grato all'Assessore per gli interventi che vorrà fare presso la GEPI affinché almeno in parte il problema dei dipendenti della ex Manifattura Gallo di Cossato venga risolto, a sollievo della disoccupazione che in quella valle ha assunto proporzioni piuttosto rilevanti.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro sugli inviti pervenuti ai Consiglieri regionali dal Prefetto di Torino in occasione della visita del Presidente della Repubblica


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro del 17 aprile '73: "Formalità in merito ad inviti pervenuti ai Consiglieri regionali dal Prefetto di Torino in occasione della visita del Presidente della Repubblica" La risposta compete all'Assessore Borando, che ha facoltà di parlare.



BORANDO Carlo, Assessore alla polizia urbana e rurale

Signor Presidente, signori Consiglieri, in relazione all'interrogazione presentata dai Consiglieri ragionali Nerio Nesi e Corrado Calsolaro abbiamo opportunamente interpellato l'Ufficio competente della Prefettura che in merito si è così espresso: "Per prassi a tutti i livelli, di organi ed uffici amministrativi l'impiego della 'lettera', per diramare inviti in forma collettiva, non è più necessariamente richiesto. Oggigiorno, per consuetudine diffusa, è invalso l'uso del cartoncino-invito a stampa senza firma autografa, ove inoltre, non sono previste particolari formalità come per la corrispondenza mediante lettera.
Tali precisazioni, congiuntamente ad esigenze di ordine pratico ed organizzativo, giustificano tale forma di comunicazione - peraltro consueta usata anche in quella occasione e che per nessun motivo dev'essere considerata scortese o irriguardosa nei confronti delle personalità invitate, ospiti graditi ed illustri della Prefettura di Torino".



PRESIDENTE

La parola all'interrogante.



CALSOLARO Corrado

Non posso evidentemente dichiararmi soddisfatto della risposta che il Prefetto ha inviato a mezzo dell'Assessore Borando. Se il signor Prefetto è avvezzo a comportarsi in questo modo verso i propri dipendenti, continui pure a farlo, ma abbia la cortesia di non seguire questa consuetudine nei confronti del Consiglio Regionale e dei suoi componenti.
Respingo recisamente questo atteggiamento, perché ritengo che la difesa del prestigio del Consiglio Regionale e dei Consiglieri regionali vada effettuata anche sul piano degli "snobbamenti" del rappresentante del Governo.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa Sospendendo ora per pochi minuti la riunione del Consiglio, convoco nel mio studio i Consiglieri Carazzoni e Curci e subito dopo l'Ufficio di Presidenza.



(La seduta, sospesa alle ore 10,45, riprende alle ore 11)


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Menozzi ed altri sul valore del terreno espropriato al coltivatore


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Avevo dovuto accantonare, dopo averla annunziata, l'interrogazione del 5 aprile '73 dei Consiglieri Menozzi, Bertorello, Giletta per l'assenza dell'Assessore Benzi: essendo l'Assessore giunto nel frattempo, gli dò la parola per la risposta.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica

La determinazione dell'indennizzo non commisurato al prezzo di mercato è costituzionalmente legittima, stando alla consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale. Questa, infatti, più volte ha avuto modo di pronunciarsi nel senso che l'espressione "indennizzo" non debba intendersi nel significato meramente etimologico di "rendere indenne", così che se ne deduca la spettanza al proprietario espropriato dell'integrale risarcimento, ma deve intendersi come il massimo di retribuzione e di riparazione che nell'ambito degli scopi di generale interesse la pubblica amministrazione può garantire all'interesse privato (si vedano in proposito le sentenze n. 61 del 1957, n. 41 e n. 67 del 1959, n. 5 del 1960, n. 22 del 1965 e n. 63 del 1970).
Si può, del resto, osservare che già in precedenza è stato ripudiato il principio che l'indennizzo per l'espropriazione dovesse venire regolato secondo il metodo dell'aggancio puro e semplice al valore venale del bene espropriato: così, nella legge per il risanamento della Città di Napoli (2892/1885) l'indennità veniva determinata in base alla media tra il valore di mercato e il coacervo degli affitti percepiti nell'ultimo decennio; così pure nel R.D. 6/7/1931 n. 981 per il Piano regolatore generale di Roma.
Ora, per quanto riguarda la determinazione del valore del terreno non edificato, si è seguito, nell'elaborazione della legge 22/10/1971 n. 865 un metodo non dissimile da quello adottato per la zona industriale di Padova, dall'art. 4 della legge 4/2/1958 n. 158 (gioverà ricordare che di questa legge è stata sostenuta l'illegittimità costituzionale e che il Consiglio di Stato, IV Sezione, 28/6/1967 n. 243 in Riv. Giur. Edil.
1967/1/1029 ha respinto la questione).
L'articolo di cui sopra statuisce che l'indennità è ragguagliata al valore venale del terreno agricolo, indipendentemente dalla sua attuale edificabilità e prescindendo da ogni incremento di valore che si sia verificato o possa verificarsi, direttamente o indirettamente, in dipendenza dell'esecuzione di opere pubbliche o di ogni altra operazione che si riconnetta comunque all'impianto e alla sistemazione della zona industriale.
Sarà quindi utile sottolineare come sin d'ora un indennizzo così concepito non abbia ricevuto una specifica sanzione né sotto il profilo politico ne sotto il profilo costituzionale.
Da parte dei Consiglieri Menozzi, Bertorello, Giletta si chiede di interrogare il Presidente della Giunta Regionale per sapere se non intenda fare opera di opportuna pressione nei confronti del Governo nazionale onde ottenere che l'indennizzo corrisposto in occasione dell'esproprio di terreni, attuato ai sensi della legge 865/1971, venga riportato al valori reali e sia tenuto debito conto degli investimenti che l'operatore agricolo ha compiuto nell'azienda.
Preliminarmente sarà necessario emarginare tre ordini di problemi: a) la legge 865 è legge dello Stato a tutti gli effetti, e quindi pu essere modificata o abrogata da un'altra legge dello Stato che disciplini diversamente la materia in questione (oppure mediante la procedura referendaria di cui all'art. 75 primo comma della Costituzione) b) è pur vero che la legge 865/1971 può incorrere nella declaratoria di illegittimità costituzionale: occorre tuttavia tener presente che il relativo procedimento si esplica in via di eccezione, cioè tale questione può essere sollevata e risolta solo qualora si innesti in un giudizio già in corso. E' necessario, quindi, che vi sia un giudizio di qualsiasi genere, civile, penale o amministrativo c) il ricorso contro una legge dello Stato da parte di un Ente regionale e proponibile entro 30 giorni dalla pubblicazione della legge o dell'atto impugnati e dev'essere preceduto da una delibera della Giunta Regionale che autorizzi il Presidente ad impugnare la legge o l'atto avente forza di legge dello Stato; è però evidente che un'azione di tal genere non è più possibile, essendo trascorso oltre un anno dall'entrata in vigore della legge 865.
I Consiglieri sunnominati chiedono inoltre "se la Giunta non intenda discutere e portare all'approvazione del Consiglio un progetto di legge che in via sussidiaria ed integrativa permetta alla Regione di intervenire concretamente al fine di rendere meno gravoso sacrificio imposto ai coltivatori" In effetti, questa è l'unica via proposta dal Costituente nel secondo comma dell'art. 21 della Costituzione che permetta alla Regione di far sentire la propria esigenza in campo legislativo nazionale agli organi parlamentari.
Al proposito, però, sarà opportuno tenere presente come le norme sull'indennizzo in generale debbano essere considerate come espressione evidente di un indirizzo di riforma economico sociale, sotto il duplice profilo del servizio pubblico e del regime patrimoniale dei beni privati.
Nel sistema del nostro diritto costituzionale le modificazioni che abbiano carattere di riforma economico sociale determinano effetti particolari nei rapporti tra Stato e Regioni per quanto attiene all'esercizio del potere legislativo. Le riforme, infatti, costituiscono un limite alla competenza legislativa esclusiva o primaria delle Regioni a statuto speciale e ordinario. Le stesse norme di riforma costituiscono di per se i principi fondamentali delle leggi dello Stato.
Nel nostro caso, sulla base delle interpretazioni date dalla Corte Costituzionale (sulla questione si può confrontare Corte Costituzionale n.
1-2, 1964 n. 4, 6 1968 n. 60, 1969 n. 160), si può affermare che l'art. 16 della legge 865/1971 costituisce norma fondamentale di una riforma della proprietà dei suoli, in quanto ne sancisce l'espropriazione con fortissima compressione della rendita fondiaria, la quale fino al momento della riforma manteneva integro il suo peso. E ciò è presente sia dal punto di vista dell'incidenza nella posizione economica del soggetto espropriato sia da quello degli scopi di attuazione dei fini sociali voluti dalla Costituzione.
Dalla qualificazione, dunque, della norma contenuta nell'art. 16 comma terzo, quarto, quinto della nuova legge come norma fondamentale di una riforma economico-sociale derivano non pochi problemi sull'incidenza stessa della legge sulla legislazione regionale.
Problemi che possono essere riassunti nella considerazione che il limite posto dalle leggi di riforma è un limite mobile e dinamico, che supera i limiti di competenza per materia tracciati dagli Statuti e consente un'occupazione da parte delle norme statali di aree altrimenti riservate alla competenza regionale.



PRESIDENTE

Degli interroganti, chiede di replicare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Pur non avendo afferrato per intero la risposta dell'Assessore per il brusio in aula, penso di aver inteso a sufficienza per potermi dichiarare soddisfatto, ovviamente, per le tesi sostenenti la legittimità dei provvedimenti legislativi del presente e del passato (l'amico Assessore ha persino citato la legge di Napoli n. 2892 del 1855): però non posso dichiararmi altrettanto soddisfatto riguardo al contenuto politico della nostra interrogazione. (Mi dispiace che si tratti di un'interrogazione, e non di un'interpellanza, in quanto questa forma consente soltanto una breve replica). Desidero, pertanto, richiamare l'attenzione della Giunta e di tutto il Consiglio su una questione che sta assumendo proporzioni veramente preoccupanti, visto che le aziende, soggette a vincoli, sono migliaia e migliaia nel nostro Paese e centinaia e centinaia nella nostra Regione.
Il discorso è maggiormente grave quando si pensi che per cinque anni coloro che sono assoggettati al vincolo, in un'epoca in cui si parla a getto continuo di programmazione, ed anche di programmazioni aziendali in agricoltura, dovranno rimanere in uno stato di incertezza, con la spada di Damocle sospesa sul capo, inerti, fermi, senza poter provvedere al sia pur minimo processo di programmazione aziendale.
Quanto alla valutazione, la legge, lo sappiamo bene, fissa determinati prezzi. Ma le 291 lire fissate per i seminativi al metro quadrato e le 400 e rotti per i seminativi arborei non rispecchiano il costo reale, non solo ma, quel che è più grave, non tengono in alcuna considerazione il costo dell'avviamento aziendale, il costo dei fabbricati, delle infrastrutture e delle strutture; e non dimentichiamo che si tratta di terreni che per il 90 per cento sono condotti a colture orticole od ortofrutticole, con investimenti notevolissimi; senza contare l'aspetto morale, oltre che politico, del non sapere questa gente, che non può realizzare neppure il prezzo reale della sua proprietà e che non si vede risarcito l'avviamento aziendale, cosa andare a fare, perché si tratta, per lo più, di proprietari produttori giunti in un'età in cui i collocamenti in altra attività non sono assolutamente più possibili. Per non parlare degli affittuari, ai quali, a mente dell'art. 20, di fronte alla procedura d'urgenza di esproprio, non è riconosciuta neanche quell'indennità che è riconosciuta in base all'art. 17 ai proprietari; e siccome la disponibilità della conduzione e i capitali messi nell'azienda sono degli affittuari, questi si vengono a trovare in condizioni ancora peggiori.
Altri motivi vi sarebbero, ma mi limito a porre un interrogativo, ed e su questo che si deve fermare la nostra riflessione, meditazione e considerazione di natura politica: è mai possibile che di fronte ai discorsi della pubblica utilità, quale che essa sia, da qualsiasi parte avvenga l'esproprio, Stato, Regione o altri enti locali, debbano essere sempre solo gli stessi a sopportare le conseguenze? Se c'è necessità di far diminuire i costi, di incentivare certi sviluppi economici, come nella fattispecie, se c'é necessità di incrementare l'edilizia abitativa, perch non vengono chiamati anche altri settori a concorrere, a sopportare la loro parte di sacrificio? Forse che per fare la case occorrono solo i terreni sui quali ubicarle? Non devono intervenire anche i produttori di mattoni di ferro, di cemento? Perché allora le relative, industrie non sono chiamate a sostenere anch'esse i relativi sacrifici? Nel 1865, nelle caratteristiche economiche e sociali del nostro Paese di allora, si poteva concepire che ci fosse di mezzo un solo settore, perché il Paese annoverava soltanto quello. Ma io penso che dal 1865 ad oggi parecchia acqua sia passata sotto i nostri ponti.
Per concludere, sostengo che il progresso civile ed economico non dev'essere ostacolato, nella misura però in cui tutti siano chiamati equamente a concorrervi. Per cui noi denunciamo non solo le profonde sperequazioni che la legge in discussione contempla ma anche i gravi aspetti morali di un andazzo che deve indubbiamente finire. Gli uffici finanziari, gli uffici amministrativi e fiscali proprio di questi giorni invitano certi produttori, che hanno comperato terreni magari nelle stesse zone che oggi sono assoggettate ad esproprio, a pagare per il passaggio di proprietà: per determinare l'imposta di compravendita, l'imposta sul valore aggiunto e tutti gli altri carichi fiscali valutano il terreno cento; poi quando in un domani questi terreni venissero espropriati, la valutazione non sarebbe che di dieci. Sono valutazioni e metodi che non mi pare si possano accettare.
Per questo mi dichiaro soddisfatto delle giustificazioni di carattere giuridico che l'Assessore ha addotto, molto meno soddisfatto per le considerazioni politiche che mi attendevo da quella risposta e che non sono state fatte.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interrogazione dei Consiglieri Nesi ed altri sulla presenza dell'on. Almirante all'inaugurazione ufficiale del Teatro Regio


PRESIDENTE

Interrogazione presentata il 17 aprile '73 dai Consiglieri Nesi Calsolaro, Fonio, Simonelli, Viglione, relativa alla presenza del Segretario del partito fascista all'inaugurazione ufficiale del Teatro Regio.
La parola all'Assessore Borando per la risposta.



BORANDO Carlo, Assessore alla polizia urbana e rurale

L'interrogazione è stata rivolta al Presidente della Giunta Regionale per sapere se sia a conoscenza che all'inaugurazione ufficiale del Teatro Regio, alla presenza del Presidente della Repubblica e dei rappresentanti del Parlamento e del Governo, era presente il Segretario del partito fascista, Giorgio Almirante, e per sapere quale autorità abbia assunto l'iniziativa di invitare la persona di cui sopra ad una cerimonia ufficiale a Torino, città medaglia d'oro della Resistenza.
L'interrogazione, così com'è stata formulata, ci pone nell'insolita situazione di non poterla svolgere, considerato che la Regione non pu esercitare alcun sindacato di merito nei confronti di un ente ad essa non subordinato qual è quello del Teatro Regio. Ove invece si volesse configurare l'interrogazione in relazione ad esigenze di ordine conoscitivo, indipendentemente dalla scarsa rilevanza che l'indagine su tale fatto possa assumere in questa sede, assolvo il compito affidatomi dal signor Presidente riferendo agli interroganti che da informazioni assunte si è appreso che l'on. Giorgio Almirante non era compreso nell'elenco degli invitati alla manifestazione al Teatro Regio e pertanto può ritenersi attendibile l'ipotesi secondo cui un invitato abbia voluto offrire il proprio biglietto al predetto parlamentare.



PRESIDENTE

La parola ai Consiglieri interroganti. Chiede di parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Il Gruppo socialista si dichiara soddisfatto. Noi volevamo soltanto che fosse assodato e dichiarato ufficialmente che nessuna autorità pubblica di questa Regione, di questo territorio si fosse assunta la responsabilità di invitare a Torino, per una cerimonia ufficiale, alla presenza del Presidente della Repubblica, il Segretario del partito Fascista.



CURCI Domenico

Guarda che è invitato normalmente al Quirinale.



NESI Nerio

Visto che questo è stato appurato - e sono grato all'Assessore Borando di averlo detto con molta chiarezza -, il Gruppo socialista si dichiara soddisfatto.



PRESIDENTE

Le interrogazioni sono discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Il Vicepresidente Sanlorenzo, insieme all'Assessore Gandolfi ed al Consigliere Marchesotti e Capigruppo Vera e Zanone, si è incontrato ieri con una delegazione di rappresentanti sindacali del settore tessile. La delegazione ha sollecitato un intervento di solidarietà da parte del Consiglio Regionale mediante approvazione di un documento sul problema del rinnovo del contratto dei tessili; ha anche chiesto un'indagine della Regione tendente ad accertare la consistenza quantitativa del fenomeno in Piemonte del lavoro a domicilio nonché lo svolgimento di un convegno regionale su questo tema. Da ultimo, la delegazione ha sollecitato il sostegno della Regione Piemonte alle proposte di legge regionale già presentate al Parlamento per la modifica della normativa vigente in materia di lavoro a domicilio.
Mi è poi pervenuto un documento ciclostilato e non firmato sull'argomento: "Stroncare immediatamente l'eversione reazionaria, avviare subito un nuovo corso politico nel Paese". Devo dire che, se la sostanza di questo documento mi trova personalmente d'accordo, non lo posso comunicare in forma ufficiale al Consiglio perché non vi è traccia di una sua autentica provenienza, e il documento non è scritto. Appunto perché questa circostanza si verifica abbastanza di frequente, sono venuto infatti nella determinazione, quando mi trovo di fronte ad una forma apocrifa di tal genere, di non considerare il documento che ricevo come documento autentico: bisogna sempre che ci sia qualcuno che si responsabilizzi responsabilizzando il Presidente del Consiglio di fronte al Consiglio al quale lo comunichi.


Argomento: Trattamento economico dei membri del Comitato di controllo

Esame del disegno di legge n. 46 "Determinazione dell'indennità di presenza e del rimborso spesa ai componenti del Comitato regionale di controllo e delle sue Sezioni decentrate"


PRESIDENTE

L'ordine del giorno reca al punto quinto: "Esame del disegno di legge n. 46 relativo a determinazione dell'indennità di presenza e del rimborso spesa ai componenti del Comitato regionale di controllo e delle sue Sezioni decentrate" (Relatore Beltrami) e della relazione della Giunta sull'attività del Comitato di controllo e delle sue speciali Sezioni decentrate.
Mi è stato comunicato che attualmente non vi sono ancora le condizioni obiettive per poter trattare questo punto all'ordine del giorno, che pertanto viene rinviato. Vorrei soltanto che mi si precisasse se l'argomento può essere portato alla seduta di giovedì venturo o se deve essere depennato e reinserito nell'ordine del giorno, di martedì.



VIGLIONE Aldo

Vorrei precisare che la Giunta sta predisponendo il suo documento con tutti gli allegati e che lo deve trasmettere alla Commissione. Se la Giunta ritiene di trasmettere il materiale questa settimana quale Presidente dell'VIII Commissione convoco la Commissione lunedì perché discuta sulla base dei documenti e giovedì prossimo la proposta di legge potrebbe essere portata in Consiglio. Vorrei soltanto sentire se la Giunta trasmette questo documento con gli allegati.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ritengo di non potere.



PRESIDENTE

Allora lo reinseriamo in un prossimo ordine del giorno, ma non va automaticamente alla prossima seduta.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente, non è che io ci tenga eccessivamente a fare questa relazione perché era all'ordine del giorno, ma non potremmo disgiungere le due cose? Mi pare che non ci sia un nesso fra i due provvedimenti, l'uno è semplicemente un'assunzione di responsabilità da parte della Regione nel conferire una liquidazione dei pagamenti a chi presta delle attività a favore di un organo che si dice regionale, l'altro è una relazione che investe un giudizio politico; non penso che una cosa sia legata all'altra per cui alla fine se la relazione è provata si debba procedere anche al riconoscimento di una giusta remunerazione a chi presta l'opera sua a favore dell'Ente Regione.
Se fossimo d'accordo io insisterei perché il provvedimento possa andare avanti.



PRESIDENTE

Il Consigliere Berti ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Io a questo punto sono d'accordo con Beltrami, a meno che mi si indichino le difficoltà intervenute. Noi riteniamo che la discussione sulla relazione dell'attività dei Comitati di controllo sia più che mai importante, anche per il modo come sono considerati questi Comitati e per quello che secondo me occorre apportare di nuovo nella loro attività affinché il Comitato Regionale non abbia ad essere considerato il responsabile di atteggiamenti fiscali nei loro confronti.
La discussione è più che mai necessaria ed urgente, bisogna vedere quali sono gli elementi che rendono impossibile una discussione a tempi ravvicinati.
Io non chiedo un impegno tassativo del giorno, ma che la discussione venga fatta al più presto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta, ne ha facoltà.



CALLERI , Presidente della Giunta Regionale

Io mi rimetto alle decisioni del Consiglio per quanto riguarda la discussione del disegno di legge circa l'indennità ai membri delle Commissioni di controllo ed in particolare mi rimetto alle valutazioni del Presidente dell'VIII Commissione.
Condivido le valutazioni che sono state fatte dal Consigliere Berti per quanto riguarda la relazione sugli organi di controllo e la non stretta connessione tra le due cose. E' appunto in considerazione delle valutazioni politiche da farsi sull'attività svolta dagli organi di controllo - anche in ordine agli adeguamenti legislativi che noi riteniamo debbano essere assunti a livello nazionale per quanto riguarda la Costituzione di questi organi di controllo e la loro funzionalità - che la Giunta ha chiesto di poter ritardare la remissione degli atti alla Commissione, proprio per poter svolgere una valutazione approfondita, collegata con l'attività effettuata da questi organi, ma anche desumibile dall'esperienza che si è avuta in questo periodo.
Quindi, per quanto riguarda la Giunta non vi è obiezione se si ritiene di discutere ed approvare il disegno di legge relativo alle indennità e che questo venga disgiunto dalla discussione sulla relazione. Comunque mi rimetto a quanto decide il Consiglio.



PRESIDENTE

Noi ci riuniamo martedì 29. Mi pare di aver sentito che l'argomento relativo agli Enti di sviluppo non sarà pronto, faremo quindi una seduta scarsamente produttiva. Ci sono, come abbiamo già visto, degli impedimenti per alcuni altri giovedì, abbiamo già scelto delle altre date. Mi permetto di fare presente che siamo verso la fine di maggio e alla fine di luglio penso che tutti vorranno prendere un po' di riposo, se noi non occupiamo questo periodo di tempo per portare innanzi alcuni disegni e proposte di legge che sono nelle Commissioni, certamente non arriveremo a sfornarle come leggi approvate dal Consiglio.
La proposta sarebbe perciò quella di portare in discussione la prima parte, tralasciando invece il dibattito sulla relazione della Giunta relativamente all'attività del Comitato di controllo e alle Sezioni, ad altra prossima seduta e cioè quando la Giunta stessa dichiarerà di essere disponibile.
Concorda il Consiglio su questa proposta? Il Consigliere Bianchi chiede di parlare, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Vorrei solo dire su che concordo perché non so se ho capito bene. Mi sembra che, dal punto di vista politico, sia opportuno affrontare il disegno di legge per le indennità in modo separato e poiché si è pronti affrontarlo subito. E' questo che voleva il Presidente?



PRESIDENTE

Se volete che lo si faccia stamattina.



BIANCHI Adriano

Senza spostare nulla si va avanti, si fa la relazione e si approva la legge. E' questo che io propongo.



PRESIDENTE

Se sono d'accordo io sono disponibilissimo. In questo caso diciamo soltanto che il punto quinto resta scisso, che la seconda parte dell'argomento viene aggiornata mentre si procede con la prima parte.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Io sono d'accordo a discutere il disegno di legge sull'indennità rapidamente, se c'èe la possibilità. Ricordo però che unimmo i due problemi proprio per espresso invito del Presidente della Giunta, in relazione anche ad una serie di lamentele e di critiche che vi furono sugli organismi di controllo e che erano culminate nella questione della Provincia di Torino.
Data la posizione attuale del Presidente della Giunta noi accediamo a questa proposta, ma credo sia opportuno esaminare al più presto i due argomenti anche se non c'é un nesso logico giuridico fra loro, perché si sente l'esigenza di un dibattito approfondito.



PRESIDENTE

Allora procediamo all'esame del disegno di legge n. 46.
Il Consigliere Vecchione chiede di parlare, ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

Dato che questa legge investe anche un periodo in cui ero membro del Comitato di controllo, vorrei che fosse fatto dare atto a verbale della mia assenza dal Consiglio durante il dibattito e durante la votazione.



BERTI Antonio

E' importante che sia assente dalla votazione o anche durante il dibattito.



PRESIDENTE

Le interpretazioni più fiscali dicono che si deve essere assenti completamente e totalmente se si ha parte in qualche misura. Questa è l'interpretazione più fiscale, ma è quella che garantisce meglio.
Il Consigliere Beltrami ha la parola per illustrare la sua relazione.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Pochissime parole a integrazione della relazione sul disegno di legge n. 46 che è stata rimessa ai colleghi Consiglieri e quindi ritengo di poter essere dispensato dal rileggerla. Ritengo di poter considerare per acquisiti i documenti che accompagnano il progetto, ricordando come all'art. 15 del Regolamento, votato in allora dal Consiglio Regionale fosse prevista un'indennità da corrispondere ai membri dell'organo di controllo anche con riferimento ai diversi capitoli di spesa ai quali imputare gli oneri relativi al funzionamento dell'organo stesso. In sede di controllo sugli atti della Regione il progetto di regolamento provvisorio ha formato oggetto di riserve in ordine alla modalità di corresponsione dell'indennità anzidetta.
La Giunta oggi, responsabilmente, ripropone la disciplina in questione attraverso lo strumento della legge regionale e con ciò prosegue nell'impegno di attuazione e di perfezionamento degli istituti regionali.
Nel disegno di legge, all'art. 1, è prevista l'attribuzione di un'indennità di presenza per ogni giornata di partecipazione alle sedute del Comitato regionale di controllo e delle sue speciali Sezioni decentrate; al riguardo, rileva la distinzione tra esperti eletti dal Consiglio Regionale e altri componenti (indennità di presenza lire 20.000) ed il Presidente (indennità di presenza L. 30.000). La posizione del componente supplente è assimilata a quella del componente effettivo. La parificazione dell'indennità per tutti i componenti del Comitato, con la sola e giusta variante rivolta al Presidente, rappresenta un correttivo e costruttivo apporto della Commissione rispetto all'iniziale formulazione del disegno di legge, è stata accolta dalla Giunta Regionale e riconduce il provvedimento all'originario indirizzo contenuto nel menzionato art. 15 del Regolamento in allora proposto dalla Giunta, peraltro acquisito come criterio da molte altre Regioni. Il rimborso delle spese di viaggio per i componenti del Comitato e delle Sezioni decentrate aventi residenza in Comune diverso da quello in cui ha sede il Collegio del quale i medesimi fanno parte, è regolato nell'art. 2, dove partitamente si considerano le ipotesi di utilizzazione dei mezzi di trasporto pubblici ovvero di mezzi di trasporto privato o propri.
La precisazione che le indennità ed i rimborsi spesa vengono corrisposti al lordo delle ritenute fiscali è contenuta nell'art. 3, nel quale altresì e individuato il momento di decorrenza della corresponsione nella prima seduta cui partecipa ciascun componente del Comitato o delle Sezioni.
Le modalità di finanziamento della spesa sono disciplinate, infine nell'art. 4, con riferimento ai fondi attribuiti alla Regione Piemonte ai sensi della legge n. 281 del 1970 ed al provento dei Tributi di cui alla legge regionale n. 1 del 1971.
Non aggiungo altre considerazioni e per quanto posso invito i colleghi a confortare con il loro voto il disegno di legge proposto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

La parola all'avv. Viglione.



VIGLIONE Aldo

Nell'approvare il funzionamento degli organi di controllo, la Commissione prima ed il Consiglio Regionale poi immisero anche il problema dell'indennità che già in allora venne parificato tra i membri cosiddetti di diritto e quelli cosiddetti esperti e cioè nominati dal Consiglio Regionale.
Il Regolamento, in sede di tutela, trovò un unico punto di rilievo un po' confuso, ma che in sostanza voleva dire questo: richiamare il Consiglio a formulare una legge per l'indennità ai membri dei Comitati di controllo.
La Commissione su questo punto ebbe un solo dubbio, non sull'ammontare della somma, dal momento che il quadro cooperativo che abbiamo fatto con tutte le altre Regioni ci dà quasi un'identica soluzione delle 20.000 lire per seduta, ma nella differenziazione tra le indennità da corrispondersi ai membri di diritto e agli esperti. La Commissione si trovò così divisa: una parte della Commissione ritenne che vi dovesse essere una differenziazione un'altra parte invece, la maggioranza, non vedeva il motivo per cui ad uguale lavoro non dovesse corrispondere un'uguale retribuzione. Ciò anche a seguito di una decisione della Corte dei Conti, resa nota anche in Commissione, che sanciva il principio dell'identità delle retribuzioni di fronte ad identità di lavoro. D'altronde non si vede perché (anche in Commissione venne rilevato) i funzionari della Provincia e della Prefettura incaricati di questo lavoro dovessero percepire un'indennità diversa da quella degli esperti nominati dal Consiglio, pure funzionari dello Stato per esempio a Cuneo quasi tutti i membri sono funzionari dello Stato abbiamo un dipendente dell'istruzione pubblica, un dipendente del Tesoro uno della Previdenza sociale, tutti dipendenti pubblici quindi che operano nel Comitato di controllo, perché fare una differenziazione tra quelli di nomina del Consiglio e quelli di nomina di diritto? La Commissione quindi ha ritenuto, sia pure a maggioranza, di dare questa indicazione; 20.000 lire per seduta sia gli esperti che a quelli nominati di diritto e mantenere le 30.000 lire al Presidente. Una buona metà delle Regioni del nostro Paese hanno sancito questo principi o dell'uniformità del trattamento ai fini dell'indennità e questo è l'intento che ha animato la Commissione e che naturalmente rassegna al Consiglio.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Marchesotti, ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico

Già i Consiglieri che mi hanno preceduto hanno fatto la storia di questo disegno di legge. Il Consiglio ricorderà che il Gruppo comunista quando si è discusso del regolamento sui Comitati di controllo, aveva espresso parere negativo sull'indennità ai componenti delle Sezioni del Comitati di controllo nominati. D'accordo invece per le 30.000 lire al Presidente e per le 20.000 lire ai membri eletti.
Dobbiamo dire, come Gruppo comunista, che la proposta della Giunta all'art. 1 e cioè 30.000 al Presidente, 20.000 agli eletti e 12.000 lire ai componenti nominati, ci metteva in condizione di esprimere un nostro voto di astensione rispetto alle 12.000 dei membri nominati, approvando invece le altre due cifre. La correzione che la maggioranza della Commissione VIII ha voluto apportare alla proposta della Giunta, ci vede costretti a riconfermare la nostra posizione precedente nel senso che in linea di principio chiediamo anche oggi l'applicazione della legge Scelba n. 62 che precisa che non debbono essere fissate indennità per i membri nominati, in quanto già stipendiati quali dipendenti dello Stato.
Noi chiediamo che la legge sia applicata, tanto più che vi è una contraddizione palese all'art. 2 e i membri della Commissione e della Giunta in questo caso lasciano lire 36 al Km. per il trasporto macchina e l'uso di mezzi propri, quando è chiaro per tutti che le 36 lire sono inadeguate. Quindi, per quanto riguarda i nominati, si propongono da 0 a 20.000 lire per ogni seduta, mentre per gli eletti si lasciano lire 36 al Km. Bisognerebbe che un minimo di coerenza vi fosse. Se non si vogliono applicare le leggi bisogna non applicarle né nell'un caso né nell'altro.
Noi chiediamo che siano applicate. Si lascino quindi le 36 lire, ma si vada a zero o al massimo a lire 12.000 per i nominati.
Invitiamo inoltre il Consiglio ad una riflessione (è una questione sulla quale dovremo discutere con la relazione della Giunta) per quanto riguarda l'attività dei Comitati di controllo): con la costituzione di quattro circondari e di quattro nuove Sezioni di controllo, più quella di Casale in discussione, andiamo a dodici tra sezioni e Comitato regionale.
Credo che le spese della Regione, per ogni delibera controllata, siano già abbastanza alte (qualcuno le calcola sulla base di 10/12.000 per ogni delibera) oltre ai problemi di carattere politico e...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Un po' alte!



MARCHESOTTI Domenico

Forse non lo sono ancora abbastanza, si tratterà di calcolare meglio.
Comunque è certo che con dodici sezioni non sarà sicuramente alta, anzi aumenterà signor Presidente, si potrebbe essere soddisfatti se il limite fosse sulle 12.000 lire. Pertanto non c'è soltanto un problema di spese perché se il lavoro fosse fatto in un certo modo, la spesa sarebbe anche un sostegno ad un'organizzazione democratica, ma così non è. Non vediamo quindi perché debbano essere accettate tutte le pressioni che vengono da coloro che hanno già stipendi assai elevati e che in questi ultimi tempi si sono battuti ottenendo dall'attuale governo, non ancora dal Senato che li ha rifiutati, aumenti notevoli per l'alta dirigenza. D'altra parte questi fanno parte.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Non ne fanno parte, o se ne fanno parte già fruiscono del trattamento dell' alta dirigenza, quindi è onnicomprensivo.



MARCHESOTTI Domenico

Allora, visto che ne facciano parte o no lo stipendio che percepiscono e onnicomprensivo, dovrebbe essere onnicomprensivo anche delle 12 o delle 20.000 lire che voi gli volete dare.
Concludendo, la nostra posizione è questa. Noi concordiamo sulle 30.000 lire di indennità al Presidente delle Sezioni e del Comitato e sulle lire 20.000 agli esperti eletti. Non concordiamo con le 20.000 ai nominati perché ci sembra che non vengano applicate le leggi della Repubblica creando una palese ingiustizia e creando dei privilegi che dovrebbero, a nostro avviso, essere negati dal Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

L'osservanza fatta dal Consigliere Marchesotti sull'indennità chilometrica è giusta, vi pesò un problema. Lo Stato corrisponde 36 lire (mi pare che sia già in corso di aumento o l'abbia già aumentato a... lire ma non ne sono sicuro): ...legislazione regionale non deve... casi, da quella statuale, ci siamo attenuti... lire. Però è giusta l'osservazione perché 36 lire al Km. sono inadeguate a coprire le spese, per chi abita a 40/50 Km.
Io non ho difficoltà a modificare 36 lire in 56 lire che mi paiono più adeguate. Se non vi è opposizione da parte delle altre forze che hanno votato questa proposta di legge... difficoltà a proporre di portare a 56 lire l'indennità chilometrica.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri.... parlare sull'argomento? La Giunta chiede di intervenire.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale.

No, si rimette al relatore.



PRESIDENTE

Se nessuno chiede di parlare, passo alla votazione.



VIGLIONE Aldo

Con questo..... però.



PRESIDENTE

Dovrebbe essere formalizzato per iscritto, quando arriveremo a quell'articolo lo vedremo.
La parola al Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente, Signori colleghi, dichiaro l'astensione del nostro Gruppo dei singoli articoli e sul complesso della legge, astensione che trae motivo dalla discriminazione che a suo tempo, allorché furono costituite le Sezioni di controllo, fu attuata nei nostri confronti quando per una dichiarazione... di posizione del Gruppo socialista... posizione che coinvolse, come sempre avviene tutti quanti gli altri Gruppi - la nostra parte fu esonerata dal partecipare alla composizione delle Sezioni di controllo, così come era stato previsto nel progetto iniziale fatto dall'allora Presidente dell'assemblea on. Vittorelli.



PRESIDENTE

Ci sono altre dichiarazioni di voto? La parola al Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Io chiederei per l'art. 1, per chiarezza, una votazione per comma, in quanto intendiamo esprimere il nostro voto contrario sulle lire 20.000 per i nominati. E' possibile?



PRESIDENTE

Ma è un comma unico.



MARCHESOTTI Domenico

Comunque la nostra posizione è chiara ed il nostro voto contrario all'art. 1 è motivato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami



BELTRAMI Vittorio, relatore

Prendo la parola perché ho avuto il mandato di presentare la relazione anche se il collega Viglione ha seguito più da vicino la pratica. Devo dire che le riserve sul rimborso del percorso chilometrico possono anche cadere ma ho il dovere di esprimere un certo scrupolo; non mi pare che a livello di amministrazione statale sia già stato perfezionato questo provvedimento.
Non vorrei che fosse un ulteriore elemento di arresto per il progetto di legge, tuttavia possiamo inserirlo se il Consiglio, la maggioranza e la Giunta accettano la proposta.
Io capisco la tentazione che è in ognuno di noi di aprire il discorso sul come viene effettuato il controllo, sull'interpretazione della volontà del costituente che in sede di formulazione della Costituzione della Repubblica aveva stabilito un certo indirizzo in materia di controllo.
Direi che il tema è aperto alle più ampie discussioni, discussioni che avremo la possibilità di affrontare non appena sarà rassegnata la relazione alla quale si è accennato stamattina, però tutti dobbiamo toglierci uno scrupolo; la questione è già stata approfondita e discussa in Commissione per cui i temi proposti dal collega Marchesotti sono gli stessi che ebbe a proporre in sede di Commissione, ma vorrei tornare a precisare, che una certa sentenza della Corte dei Conti del '69 recitava in questo modo "i dipendenti statali e gli estranei all'amministrazione dello Stato componenti degli organi di guida e di controllo degli enti pubblici sovvenzionati dallo Stato, esplicano nell'ambito di detti organi, anche se a diverso titolo, pari funzioni, per cui deve essere tutta la responsabilità quanto il corrispettivo dell'attività svolta".
L'esemplificazione che ha portato Viglione è relativa alla città di Cuneo, potrebbe essere trasferita ad altri Comitati di controllo. Io non ho il quadro panoramico esatto delle singole componenti nelle diverse province per poter dire se veramente c'è un aggancio all'alta dirigenza o, meno, si sa comunque, senza entrare nel merito del problema, che là dove funzionari già legati a questi mandati, a loro volta legati ad altri dirigenti che dovessero partecipare attivamente agli organi di controllo, avrebbero il trattamento sanzionato nel provvedimento di legge che oggi è in discussione a livello parlamentare attorno all'alta dirigenza. Ritengo che sia un atto di giustizia quello della parificazione nei trattamenti e ritengo soprattutto che sia un atto di giustizia il pervenire al più presto, al di là del giudizio che possa essere pronunciato sulla materia dei controlli al giusto riconoscimento di una posizione che non è semplicemente di remunerazione, ma di doveroso rapporto di coloro che sono prestatori d'opera nei confronti dell'Ente Regione.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri chiedono la parola per dichiarazione di voto? Metto in votazione il disegno di legge n. 46 "Determinazione dell'indennità di presenza e del rimborso spese ai componenti del Comitato regionale di controllo e delle sue Sezioni decentrate".
"Art. 1 - Ai componenti sia effettivi che supplenti del Comitato e delle Sezioni è attribuita un'indennità di presenza per ogni giornata di partecipazione alle sedute dei predetti collegi nelle seguenti misure: L. 30.000 al Presidente L. 20.000 agli esperti eletti dal Consiglio Regionale e agli altri componenti".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 37 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
All'art. 2 è presentato dal Consigliere un emendamento soppressivo e conseguentemente sostitutivo. Il Consigliere Viglione propone che alla parola "36" venga sostituita la parola "50".
Qualcuno chiede di parlare sull'emendamento? Nessuno.
Lo metto in votazione per alzata di mano. L'emendamento è approvato.
Leggo quindi l'art. 2 emendato: "Art. 2 - Ai componenti del Comitato e delle Sezioni decentrate, aventi residenza in Comune diverso da quello in cui ha sede l'organo di controllo del quale i medesimi fanno parte, è corrisposto il rimborso delle spese di viaggio, se il trasporto è effettuato con mezzi pubblici, o l'importo di L.
50 al chilometro se il trasporto ha luogo con l'utilizzazione dei mezzi propri, calcolando in tal caso la distanza stradale fra il Comune di residenza e quello sede dell'ufficio".
Se nessuno chiede di parlare metto in votazione l'art. 2.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 37 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Art. 3 - Le indennità ed il rimborso spese di cui ai precedenti articoli 1 e 2 si intendono al lordo delle ritenute fiscali e la loro corresponsione decorre dalla prima seduta alla quale ciascun componente del Comitato e delle Sezioni ha partecipato".
Qualcuno chiede di parlare? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 37 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

L'art. 4, che è quello degli oneri finanziari, fu concordato anche con la I Commissione la quale diede parere di conformità.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io pregherei il Consigliere Segretario di darne lettura prima.



PRESIDENTE

"Art. 4 - Agli oneri finanziari derivanti dall'applicazione della presente legge, previsti in 10 milioni per l'anno 1971 ed in 200 milioni per l'anno 1972, si fa fronte con i fondi attribuiti alla Regione Piemonte ai sensi degli articoli 7 e 16 della legge 16 maggio 1970, n. 281, e con il provento dei tributi di cui alla legge regionale 29 dicembre 1971, n. 1, a carico del capitolo 20 del piano di riparto per l'anno 1971, del capitolo 20 del piano di riparto per il primo trimestre 1972 e del capitolo 130 del bilancio per l'anno finanziario 1972.
A partire dal 1° gennaio '73, agli oneri finanziari derivanti dall'applicazione della presente legge, previsti in 200 milioni annui, si fa fronte con i fondi attribuiti alla Regione Piemonte, ai sensi dell'art.
7 della legge 16 maggio 1970, n. 281, e con il provento dei tributi di cui alla legge regionale 29 dicembre 1971, n. 1, a carico del capitolo iscritto nel bilancio di previsione per il funzionamento del Comitato regionale di controllo e delle relative Sezioni decentrate".



VIGLIONE Aldo

A me sembra corretto.



PRESIDENTE

Io debbo sapere se posso metterlo in votazione o no.
Concorda la Giunta?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sì.



PRESIDENTE

Metto in votazione (penso senza doverne ridare lettura) l'art. 4.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 39 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Metto in votazione l'intero testo della legge. Qualcuno chiede di parlare? La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Noi abbiamo votato contro alcuni articoli per i motivi che abbiamo esposto e che inizialmente riguardavano essenzialmente il trattamento ai funzionari della Prefettura, ma si aggiunge adesso un'altra valutazione che riguarda il rimborso spese. Questa legge sarà certamente rinviata perch non è possibile stabilire 50 lire al Km. quando la legge dello Stato ne stabilisce 36. Oltre tutto riteniamo assurdo parlare a casaccio di 50 lire perché, in base a quali calcoli? Noi siamo seriamente preoccupati anche perché il proliferare delle Sezioni di controllo, come abbiamo detto all'atto della costituzione di nuove sezioni, carica sul bilancio della Regione delle spese non indifferenti, in una situazione in cui il controllo dovrebbe essere eliminato al massimo.
Ecco perché anche per questo modo, abbastanza superficiale di passare da 36 a 50 lire senza approfonditi esami del costo effettivo e stante le leggi attuali in vigore di cui usufruisce anche il Consiglio Regionale, poi contro tutta la legge. E desidero che risulti a verbale la questione delle 50 lire.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io non vorrei che facessimo una polemica in ordine alle 50 lire, però è un problema di carattere giuridico ed è un problema di cifra. La questione di carattere giuridico credo sia superabile in quanto le 36 lire sono in riferimento a quanto stabilito da leggi dello Stato, che peraltro sono considerate, da tutti, inadeguate all'aumento del costo della vita e, delle spese relative all'ammortamento degli automezzi, alla benzina, ecc. Io ritengo che il riprendere la cifra di 36 lire, quando già a livello nazionale vi è la proposta di modificazione e di adeguamento, sia commettere un errore; dal momento che ci è data l'occasione di fare una legge mi sembra opportuno procedere a questa modificazione che non pu inficiare la legittimità-della legge stessa.
Per quanto riguarda la cifra stabilita, penso che semmai l'adeguamento è per difetto e non per eccesso e mi pare non si possa ritenere che si tratta di una valutazione di carattere superficiale; da parte di tutti coloro che hanno il rimborso spese per l'uso di automezzi propri c'è una richiesta che riguarda anche funzionari regionali, provinciali e comunali: questi enti non possono stabilire una cifra, ma devono adeguarsi alle leggi dello Stato. In realtà le cifre proposte sono superiori alle 50 lire perché le valutazioni che sono state fatte sulla base dei parametri usati a suo tempo dallo Stato per stabilire la cifra di 36 lire, se ben ricordo portano ad una cifra che dovrebbe avvicinarsi alle 62 lire.



BERTI Antonio

Scusi se l'interrompo, ma lei tutte queste valutazioni le ha fatte in cinque minuti, tanté che la proposta era di 36 lire.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Noi avevamo proposto 36 lire ritenendo di non poter modificare la legge dello Stato; questa è la ragione. Siccome però, in altri disegni di legge regionali, il rimborso spese è stato regolarmente approvato sulla base di cifre superiori, devo dire che la preoccupazione che avevamo avuto, di mantenere la stessa cifra dello Stato per non fare rinviare la legge, è superata. Non sono valutazioni fatte ora, ma emerse nel corso delle riunioni, perciò non posso ammettere che questa cifra venga accettata superficialmente; in realtà essa è ancora inferiore, rispetto a quella proposta a livello statale e quindi abbastanza adeguata.



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede di parlare in proposito prego di procedere all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 37 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri La legge n. 46 è approvata.
Piano di riparto dei finanziamenti per gli asili nido per l'anno 1972



PRESIDENTE

All'ordine del giorno, punto sesto abbiamo "Piano di riparto dei finanziamenti per gli asili nido per l'anno 1972".
Ha facoltà di parlare l'Assessore Vietti



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali.

Signor Presidente, signori Consiglieri, a nome della Giunta Regionale riferisco sul piano per la costruzione, l'impianto e l'arredamento e per la gestione degli asili nido relativamente ai fondi previsti per il 1972.
Lo stanziamento relativo ammonta complessivamente a L. 2.820.368.593 di cui L. 1.092 000.000 proveniente dal fondo INPS conseguente all'aumento dello 0,10 per cento dell'aliquota contributiva dovuta dai datori di lavoro per il fondo di adeguamento pensioni, L. 728. 368.593 dal contributo a carico dello Stato e 1 miliardo a carico del bilancio regionale, come previsto dall'art. 18 della legge regionale 15/1/'73 n. 3.
Con tali stanziamenti è possibile concedere contributi per la costruzione di 64 nuovi asili nido di L. 40 milioni ciascuno più due altri contributi per il completamento di asili nido in costruzione e per il contributo di gestione per il 1973 di lire 20.000.000 per tutti gli 11 asili nido, attualmente esistenti in Piemonte, gestiti direttamente dai Comuni fin dall'1/1/1973.
I contributi di gestione di L. 20 milioni previsti sono i seguenti: Valenza contributo di 40 milioni per 2 asili nido comunali Collegno contributo di 20 milioni per 1 asilo nido comunale Ivrea contributo di 20 milioni per 1 asilo nido comunale Rivoli contributo di 20 milioni per 1 asilo nido comunale Biella contributo di 120 milioni per 6 asili nido comunali.
Come sono invece assegnati i contributi per la costruzione dei nuovi 64 asili nido? L'art. 3 della legge regionale 15/1/1973 n. 3 prevede che nella definizione del piano degli asili nido si debba tener conto della necessità della diffusione sul territorio del servizio, del numero della popolazione fino a tre anni di età, del livello dell'occupazione femminile e dell'incremento della popolazione infantile nell'ultimo quinquennio.
Ci si è quindi prefissati di finalizzare gli interventi per garantire che l'istituzione degli asili nido fosse diffusa sul territorio ad evitare che tale importante servizio sociale venisse istituito solo nelle grandi città e che intere aree della Regione ne fossero escluse.
Per realizzare tale obiettivo si è innanzitutto ripartita l'assegnazione dei contributi secondo le aree e sub-aree ecologiche dello studio dell'Ires, tenendo conto del numero dei posti di asili nido esistenti, del numero dei bambini dagli 0 ai 3 anni residenti nella sub area ecologica e della percentuale delle donne che svolgono attività extracasalinga sul totale della popolazione.
I dati sono riferiti al 31/12/1971 e sono stati richiesti ai Comuni poiché non esistono dati ufficiali da cui attingere tali notizie.
La ripartizione dei contributi tra le aree e sub-aree ecologiche è avvenuta al fine di garantire la dotazione di una certa percentuale di posti di asili nido sul numero dei potenziali utenti, fissata progressivamente in rapporto al livello dell'occupazione femminile.
Scegliendo questo criterio non si vuole per certo accogliere il principio che l'asilo nido debba accogliere solo i figli delle donne lavoratrici poiché l'asilo nido deve invece essere un servizio sociale aperto a tutti i bambini dagli 0 ai 3 anni; si vuole esclusivamente prendere atto che, in modo particolare, il servizio è indispensabile per le madri lavoratrici le quali devono avere la garanzia che, durante le ore di lavoro, il proprio bambino si trova in un ambiente igienicamente sano socializzante ed affidato a personale professionalmente qualificato.
Si è garantita, con il piano sugli stanziamenti del 1972, la seguente percentuale di posti sui potenziali utenti per ogni area o sub-area ecologica: del 3 per cento ove il livello dell'occupazione giunge fino al 10 per cento sul totale della popolazione - del 3,50 per cento fino al 12 per cento - del 4 per cento fino al 13 per cento - del 4,50 per cento fino al 18 per cento - del 5 per cento oltre il 18 per cento.
Lo studio relativo ha dato i seguenti risultati: subarea di Torino città 11 asili nido - subarea di Torino cintura 8 asili nido - Chivasso 2 - Villanova d'Asti 1 - Carmagnola 2 - Vinovo 1 Giaveno 1 - Bassa Valle Susa 2 - Ciriè 1 - Valli di Lanzo 1 - Canavese 1 Ivrea 2 - Pinerolo 2 - Vercelli 1 - Santhià 1 - Borgosesia 1 - Biella 3 Novara 4 - Borgomanero 1 - Domodossola 1 - Verbania 1 - Arona 1 - Cuneo 3 Saluzzo 1 - Alba 1 - Mondovì 1 - Asti 2 - Alessandria 2 - Tortona 1 - Novi Ligure 1 - Ovada 1 - Casale Monferrato 2.
I Comuni su elencati sono i capoluoghi delle subaree ecologiche.
Per le aree ecologiche di Ivrea e di Biella si è ritenuto che, almeno per questo primo intervento, fossero da escludere i dati relativa alle due città capoluogo poiché i posti esistenti nella città di Ivrea e di Biella da soli, avrebbero saturato i posti da assegnarsi alle intere aree ecologiche e non si ritiene giusto escludere dal contributo importanti Comuni delle due vaste aree ecologiche, esclusivamente perché Ivrea e Biella, nel passato, hanno fatto sforzi notevoli ed encomiabili per dotare del servizio i propri cittadini.
L'assegnazione dei contributi nell'ambito delle aree e subaree ecologiche è avvenuta tra i Comuni che hanno fatto domanda in base ai criteri stabiliti dall'art. 3 della legge regionale e precisamente: per la subarea di Torino città è stata scelta la localizzazione secondo le priorità fissate dalla delibera del Consiglio Comunale. Il contributo pertanto è per i seguenti asili nido: due nella zona E18, in corso Francia, al confine ovest, su un'area destinata a materna; due abbinati a scuola materna tra le vie Ravizza, Tronzano, Poggio, Garlandi due nelle zone comprese tra le vie Montenovegno e Castelgomberto; uno nella zona E10, Città Giardino; uno nella zona E13 Mirafiori; uno tra le vie Passo Buole, Cesana, Vian; uno come ricupero della palazzina ex A.A.M. in corso Principe Oddone, 54; uno come ricupero della sede ex dopolavoro postelegrafonici in via Macallè.
Per quanto invece riguarda le altre aree per Torino cintura: Rivoli Moncalieri, Grugliasco, San Mauro, Rivalta, Beinasco, Orbassano, Caselle.
Per la subarea ecologica di Chivasso: Crescentino, Gassino; per quella di Villanova: Villanova d'Asti; per la subarea di Carmagnola: Carmagnola Santena; per quella di Vinovo: Vinovo; per quella di Giaveno; Giaveno; per la Bassa Valle Susa: Avigliana e Bussoleno; per la zona di Cirié: Nole; per le Valli di Lanzo: Lanzo; per il Canavese occidentale: Cuorgne; per l'area di Ivrea.: Strambino e Caluso; per quella di Pinerolo: Pinerolo e Luserna San Giovanni; per quella di Vercelli Vercelli; per la zona di Santhià: Livorno Ferraris; per quella di Borgosesia: Vavallo; per quella di Biella Trivero, Gaglianico, Candelo; per quella di Novara: Novara, Trecate Ghemme, Bellinzago; per la zona di Borgomanero; Gozzano; per quella di Domodossola: Domodossola; per quella di Verbania: Gravellona Toce; per quella di Arona: Arona; per quella di Cuneo: Cuneo, San Dalmazzo, Busca per quella di Saluzzo: Verzuolo; per la zona di Alba: Alba; per quella di Mondovì: Mondovì; per la zona di Asti: Asti, Moncalvo; per quella di Alessandria: Alessandria, Felizzano; per la subarea di Tortona: Tortona per quella di Novi Ligure: Arquata Scrivia; per quella di Ovada: Ovada; per quella di Casale Monferrato: Casale Monferrato e Trino Le domande per la costruzione presentate per il 1972 erano di 177 Comuni per n. 327 asili nido.
E' evidente che l'inclusione di un Comune nel piano degli asili nido sia per la costruzione che per la gestione, ha valore come promessa di contributo che diventerà operante: a) per la costruzione degli asili nido, in seguito all'approvazione dei progetti relativi da parte degli Uffici del Genio Civile, sentito il parere dei Medici Provinciali, i quali dovranno verificare che i progetti corrispondano, sia per localizzazione che per struttura edilizia, ai criteri stabiliti dagli artt. 4, 5, 6, 7, 8 della legge regionale b) per la gestione, che la struttura edilizia sia conforme alla legge regionale e che il Comune abbia deliberato il Regolamento relativo alla partecipazione delle famiglie e delle formazioni sociali organizzate nel territorio, in base all'art 11 della legge regionale, oltrechè nido abbia un organico di personale conforme a quanto previsto dall'art. 15 della suddetta legge.
Esaminando l'elenco dei Comuni ammessi al contributo per la costruzione, si noterà che non sono compresi nel piano alcuni Comuni che hanno una consistente entità demografica; ciò e dovuto al fatto che essi sono già dotati di posti di asili nido ed avendo potuto raggiungere mediamente soltanto la percentuale del 4,2 per cento dei potenziati utenti essi già superavano tale percentuale.
Per alcuni di essi sarà presumibilmente possibile la concessione del contributo con gli stanziamenti del 1973 che noi speriamo di poter deliberare prima del 30 ottobre, termine stabilito dalla legge, e che ci permetteranno di raggiungere percentuali più elevate di dotazione di posti.
Non si può ancora con precisione stabilire quante siano le domande per il corrente anno perché il disservizio postale ha causato notevoli ritardi.
Si presume che le domande riguardino un centinaio di Comuni, per circa 20 asili nido.
Con gli stanziamenti previsti nel bilancio 1973 di lire 3.061.042 312 sarà possibile concedere contributi per altri 76 nuovi asili nido.
Pertanto, in previsione del piano pluriennale per gli asili nido previsto dall'art. 2 della legge regionale, è opportuno fare alcune previsioni sugli impegni di spesa necessari per il raggiungimento dell'obiettivo di dotare la Regione di un adeguato numero di posti di asili nido.
Dalle nostre indagini presso i Comuni risulta che il totale dei bambini dagli 0 ai 3 anni al 31/12/1971 residenti in Piemonte è di 214.043 unità.
Tenendo conto del rilevante ringiovanimento della popolazione residente, soprattutto nell'area torinese, si può presumere che al 31/12/1976 essi raggiungeranno certamente i 230 mila. Pertanto, per conseguire una dotazione media del 10 per cento di posti sui potenziali utenti, saranno necessari 23.000 posti e, per conseguire una dotazione media del 15 per cento, 34.500 posti.
Si può rilevare come i dati emersi non sono concordi con quelli previsti dallo studio preliminare dell'Ires, sia perché tale studio prevede la necessità dell'istituzione degli asili nido esclusivamente in rapporto alla concentrazione demografica, mentre io ritengo che tale dato, pur avendo una sua incidenza, non può essere l'unico parametro di riferimento dovendosi tener conto del livello dell'occupazione femminile e che quindi alcuni centri della cintura, dell'eporediese e del biellese, necessitano di raggiungere una percentuale di posti pari a quelli della città di Torino.
La difformità del risultato è poi soprattutto conseguente al notevole aumento del numero dei minori dai dati del censimento '61, che registravano la presenza di 144.338 bambini dagli 0 ai 3 anni residenti in Piemonte, ai dati raccolti dai Comuni al 31/12/1971, che fanno salire tali presenze a 214.043 unità (solo nella città di Torino vi è un aumento da 41.254 a 71.665 unità).
Pertanto, poiché il numero dei posti degli asili nido è attualmente di 5.057, che dovrebbe salire a 13.457 posti con i contributi concessi sul bilancio '72 e '73 per un totale di 140 asili nido con una media di 60 posti ciascuno, per raggiungere entro il '76 il 10 per cento dei posti sui potenziali utenti si dovrebbero istituire altri 9.543 posti corrispondenti a 159 asili nido con una media di 60 posti ciascuno e per raggiungere il 15 per cento dei posti sarebbero necessari altri 21.043 posti corrispondenti a 350 asili nido.
Il contributo statale ed il fondo INPS per gli anni 1974-75-76 si pu presumere ammonterà a lire 6.800.000.000, su cui sempre più incideranno i contributi per la spesa di gestione che nel triennio si può prevedere in L.
5 miliardi (20 asili nido nel '74, 80 nel '75, 150 nel 1976): la cifra rimanente per contributi di costruzione risulta quindi di soli 1.800.000.000 che permetteranno contributi per la costruzione di 45 asili nido.
Ritenendo che possano essere costruiti altri 6 asili nido con i contributi della legge della Casa, sarebbe necessario reperire nel triennio L. 4.320.000.000 per dotare la Regione del 10 per cento dei posti e di L.
11.960.000.000 per raggiungere il 15 per cento dei posti sui potenziali utenti.
Ci si potrà certamente avvicinare al raggiungimento del primo obiettivo poiché la Regione non diminuirà di certo l'impegno di spesa di 1 miliardo all'anno, corrispondente nel triennio a 3 miliardi; più arduo sarebbe conseguire l'obiettivo di dotare entro il 1976 il territorio regionale del 15 per cento dei posti sui potenziali utenti.
E' comunque auspicabile un aumento dei fondi stanziati sul bilancio dello Stato.
Concludendo, ritengo che con il piano che ho presentato e con il prossimo, relativo al 1973, si colmeranno le più gravi carenze in questo importante settore, per dotare la nostra comunità di un servizio che permetta la partecipazione delle famiglie e delle organizzazioni sociali alla sua gestione e che dia un avvio concreto alla possibilità della donna alla libera scelta tra attività casalinga ed attività extracasalinga secondo le proprie aspirazioni ed attitudini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Vorrei solo fare osservare che la relazione è stata letta ora e i dati consegnati poco prima, quindi una seria discussione su questo argomento non può essere fatta. Pregherei l'Assessore Vietti di voler distribuire la relazione per farne oggetto di discussione in una seduta successiva.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali.

I dati fondamentali sulla divisione dei contributi per aree ecologiche vennero consegnati 15 o 20 giorni fa ai Capigruppo, pertanto mi pare che vi potrebbe già essere stata ampia possibilità di prendere conoscenza del problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Vorrei chiedere se con la relazione l'Assessore introduce già gli elementi per l'impostazione del piano pluriennale o se si riserva di intervenire ancora, se l'introduzione comprende il giudizio sulla ripartizione e i criteri per l'impostazione del piano pluriennale e se per i problemi generali dell'assistenza è prevista un'altra relazione.
Noi sentiamo tutta l'urgenza di dare il via alla distribuzione di questi fondi, che per motivi diversi arrivano soltanto adesso, i Comuni premono da troppo tempo e quindi siamo contrari ad iniziative che tendono a rimandare nel tempo, al limite si approvi oggi questo piano, perché devo dare atto che i Consiglieri che hanno sollevato la questione non erano presenti ad un incontro che l'Assessore ha avuto con i Capigruppo, nel corso del quale sono stati esposti i criteri che hanno portato alla ripartizione all'interno delle aree ecologiche.
Io sono quindi dell'avviso di approvare questo rapidamente e di aprire un dibattito sui criteri formativi del piano pluriennale di cui abbiamo alcuni dati, ma che occorre completare con altre indicazioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

Io ritengo sia opportuno prendere atto di questo riparto per dare il via alla concessione dei contributi, come ha sostenuto il Consigliere Berti. Il problema dell'assistenza sarà oggetto di un'altra relazione.
Per quanto riguarda i criteri per i piani pluriennali, poiché nella legge si afferma che il piano degli asili nido sarà un piano settoriale del piano regionale, confesso che mi diventa difficile stabilirli ora. Io ho fatto delle previsioni sul numero dei posti di cui dovrà essere dotata la Regione e sulla cifra che bisognerà impegnare per raggiungere l'obiettivo.
Ritengo, tuttavia, che i criteri fondamentali per l'assegnazione dei contributi dovranno pur sempre essere quelli stabiliti nella legge e cioè: livello dell'occupazione femminile, numero dei bambini, incremento del numero dei bambini nell'ultimo quinquennio. Il Consigliere Berti ha, in un altro intervento, messo in rilievo come per far fronte alle necessità che saranno previste dal piano pluriennale bisognerà costituire un fondo cui far affluire anche contributi da parte del Comune di Torino, della Provincia e dei datori di lavoro.
Per quanto riguarda il Comune di Torino deve già affrontare un notevole impegno di spesa per la realizzazione del piano della Regione in discussione, perché nessuno si nasconde che il contributo di 40 milioni per la costruzione non coprirà certamente l'intera spesa. Nella città di Torino la costruzione di un asilo nido richiederà la spesa di almeno 100 milioni pertanto già per gli undici asili nido previsti per la città, di Torino nel piano relativo agli stanziamenti del bilancio 1972, il Comune dovrà stanziare almeno 600/700 milioni e altri impegni ancora dovrà assumere negli anni futuri, in rapporto alla concessione da parte della Regione di ulteriori contributi per nuovi asili nido.
Certo, sarebbe auspicabile che i datori di lavoro contribuissero, ma in genere contribuiscono più facilmente alle spese del Comune in cui ha sede la propria industria piuttosto che far affluire denaro ad un fondo generale; bisogna poi tener conto che sono già gravati, in base alla legge dello 0,10 per cento sui salari, come aumento del fondo adeguamento pensioni. Non so la Provincia di Torino quali possibilità avrà di contribuire.
A me pare che, essendo il piano pluriennale degli asili nido specificazione settoriale del piano di sviluppo regionale, nella discussione del piano generale, si potrà ampliare il dibattito; tuttavia i criteri fondamentali saranno pur sempre quelli di cui ho parlato ed i primi dati obiettivi li ho già indicati; attualmente mi diventerebbe difficile approfondire ulteriormente i criteri per una programmazione regionale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Fabbris.



FABBRIS Pierina

Io penso sia giusto approvare immediatamente il piano per il '72 perché, come già diceva l'Assessore, siamo enormemente in ritardo. I motivi sono diversi e se andiamo ad approfondirli la discussione diventa lunga.
Comunque ritengo che non si possano concedere altri rinvii all'approvazione del piano di riparto perché numerosissime sono state le sollecitazioni in questi ultimi tempi da parte dei Comuni.
Io credo tuttavia che una cosa sia la discussione delle notizie forniteci dall'Assessore sul come si è arrivati alla determinazione del piano di riparto per il '72, e altra cosa sia il discorso relativo ai criteri non solo per il piano del '73, ma in modo particolare per la definizione del piano pluriennale che in base all'art. 2 della nostra legge regionale siamo tenuti ad approvare. Su questa seconda parte può essere opportuno un rinvio per un esame più approfondito.
A me pare infatti che tra i parametri che dobbiamo tenere presenti per definire il piano pluriennale, il quale dovrà costituire il piano settoriale della programmazione generale dei servizi, bisognerà tenere conto non solo dei dati sull'occupazione femminile, sul numero dei bambini ma anche del legame tra questo servizio per la prima infanzia e altri servizi, come ad esempio la scuola materna e l'opportunità di una sua diffusione in relazione all'aspetto del territorio.
Mi sembra inoltre che il discorso, riferito al piano pluriennale che si propone, vada inquadrato nell'assetto generale del territorio e quindi nella prospettiva di una nuova politica per l'infanzia e del servizio sociale che andiamo a creare. Mi rendo conto che in questo senso il discorso si allarga per cui proporrei di rinviarlo (volendo possiamo fare una discussione preventiva in Commissione) perché necessita di un ulteriore approfondimento.
Per quanto riguarda il riparto del fondo per il 1972, credo che i criteri che sono stati adottati siano validi nel senso che non potevamo con i fondi a disposizione, fare di più. Il problema è vedere come riusciamo ad attrezzarci per fare di più in relazione al fabbisogno che è stato ricordato ancora un momento fa dall'Assessore, è molto e le sollecitazioni sono grandi.
A questo proposito però abbiamo altri compiti da affrontare come Regione: mettere i Comuni nelle condizioni di fare gli asili nido.
Significa che immediatamente questi enti si devono proporre come farli funzionare; ne risulta quindi per la Regione un compito immediato per quanto riguarda la formazione del personale.
Io credo che dovremmo rapidamente preparare un progetto di legge, o lo presenta la Giunta o lo presentiamo noi come minoranza, ma non si può.....



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

Mi scusi, ma non l'ho seguita.



FABBRIS Pierina

Mi riferivo alla preparazione del personale che dovrà essere impiegato negli asili nido. E' uno dei primi problemi che i Comuni si pongono nel momento in cui devono operare per fare gli asili nido, assieme a quello relativo all'approntamento delle aree, del progetto e di tutte le altre questioni di carattere pratico.
Il compito immediato della Regione quindi è quello di procurare il personale. Come prepariamo questo personale, di che tipo di personale pensiamo di avere bisogno, chi deleghiamo per gestire i corsi per la preparazione del personale idoneo, come vogliamo che venga formato questo personale tenendo conto che si tratta di un servizio non di custodia, bensì di promozione dei valori individuali del bambino? E' tutta una serie di problemi per i quali è assolutamente necessario che rapidamente, prima della sospensione dei lavori per le ferie, si appronti una legge o un provvedimento che consenta già nel prossimo anno scolastico di avere qualcosa di concreto perché nel giro di pochi mesi vi saranno molte richieste in proposito.
Un'altra questione che mi pare importante è quella del rapporto con i Comuni. Abbiamo detto, quando si è discusso della legge, che si tratta di un'occasione nella quale la Regione può stabilire un modo nuovo di operare nei confronti dei Comuni, che non sia un rapporto burocratico. Ad esempio se l'approntamento di questo piano fosse avvenuto in un rapporto democratico con i Comuni, questi probabilmente alcune cose che io richiamavo stamattina le avrebbero già sollecitate e la Regione oggi si troverebbe a discutere, insieme col piano, magari anche della legge per la formazione del personale.
Un'altra sollecitazione che avremo certamente dai Comuni è quella che riguarda la gestione. Nella nostra legge parliamo della gestione e in tutta la discussione abbiamo sempre fatto presente la necessità di una gestione sociale di questo nuovo servizio. Anche questo è un compito qualificante per i Comuni ai quali la Regione può dare un contributo notevole per incominciare a dimostrare come si possa operare in modo nuovo nell'amministrare questo servizio per la prima infanzia.
Infine due parole sulla questione del finanziamento.
Se riusciamo a coinvolgere un numero maggiore di forze ad iniziative e attività che ci portino a collegarci con i Comuni, le Province e tutte le altre forze sociali a partire dai sindacati, dalle forze politiche, ecc.
riusciremo non solo a fare comprendere meglio come sia possibile reperire altri mezzi per far fronte ai bisogni esistenti nella Regione, ma faremmo sì che ci sia la possibilità di costituire un fondo al quale possono concorrere non solo la Regione, ma anche gli enti pubblici, i quali ancora lo ricordo, continuano a non dover versare neanche lo 0,10 per cento che sono tenuti a versare i datori di lavoro privati.
Valutando l'entità del fabbisogno che si viene a determinare sulla base del numero sempre crescente di bambini, ci rendiamo conto che i mezzi a disposizione sono veramente insignificanti. D'altra parte se dobbiamo accogliere le richieste, ponendoci l'obiettivo di far sì che non sia un servizio di assistenza, ma un servizio sociale qualificante, io credo che dobbiamo reperire tutti i mezzi possibili per mettere la Regione e i Comuni nelle condizioni di assolvere nel migliore dei modi questo compito primario.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto, ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

I criteri adottati dall'Assessore sono stati dallo stesso illustrati stamattina e in aderenza allo spirito della legge regionale istitutiva degli asili nido il mio Gruppo approva il progetto di riparto.
Del dibattito di stamattina la parte più importante riguarda il futuro.
Le esigenze in questo specifico campo, come già era stato rilevato in occasione dell'approvazione della legge, sono veramente ingenti: abbiamo 327 domande di asili nido per il '72, alle quali se ne aggiungono altre 220 nell'anno in corso il tutto per un totale di 547 e con una percentuale, nei rapporti della popolazione infantile, del 10/15 per cento di sistemazione di posti. Gli impegni eccessivi di spesa pongono la necessità per il futuro non soltanto di attendere le richieste da parte dei Comuni, proprio per le loro ridotte disponibilità finanziarie, ma anche di poter utilizzare questo strumento per fare realmente una politica di programmazione e di ristrutturazione dell'assetto territoriale della nostra Regione. Di qui la necessità di affrontare uno studio più approfondito onde stabilire indipendentemente dalle istanze che sorgono dai Comuni che richiedono gli asili nido, quanto di queste poche disponibilità debbano essere negate indiscriminatamente a favore dei Comuni e non già secondo le necessità di incentivare oppure di non incentivare le loro localizzazioni sul nostro territorio.
Indipendentemente da questo problema c'è quello del reperimento dei fondi, perché quanto oggi è disponibile per l'istituzione dei nuovi asili verrà domani assorbito, sempre in misura maggiore, dalle spese di gestione degli asili stessi e quindi si ridurranno le disponibilità per realizzare nuovi insediamenti.
E' un problema quindi di scelte anche per quel che riguarda il reperimento dei mezzi finanziari, in relazione agli oneri che lentamente stanno cadendo sulle spalle della Regione in relazione anche a quanto è stato nella passata seduta esposto dall'Assessore Paganelli circa il rapporto dialettico con lo Stato per ottenere maggiori disponibilità finanziarie. Tutto ciò rientra nel quadro generale di un'organica politica di investimenti per un riassetto territoriale del Piemonte.
Ultimo problema è quello del personale specializzato, proprio per il nuovo tipo di rapporto che ci deve essere con i ragazzi, in aderenza ai problemi di educazione dei bambini che sono stati posti in rilievo, anche in modo critico con quanto realizzato da parte dell'Istituto nazionale maternità e infanzia.
Il Gruppo liberale a questo proposito si riallaccia a quanto avevo già detto in occasione dell'approvazione del bilancio 1973: quando sollecitavo corsi specifici di preparazione professionale. Il problema è vasto e va visto indipendentemente dal particolare oggetto che da stamattina stiamo esaminando, in quella che deve essere la ristrutturazione di tutta quanta l'istruzione professionale e degli interventi da parte della Regione in questa materia.
Io penso che una specifica legge relativa alle operatrici che si occuperanno ai vari livelli negli asili nido sia troppo settoriale e non risponda al carattere generale di responsabilità legislative che abbiamo.
Occorre una riorganizzazione in cui venga messa chiaramente in luce, anche attraverso alcune indicazioni precise, la necessità di un totale riassetto dell'istruzione professionale regolata da infinite norme nazionali sulle quali oggi lavoriamo recependo fonti legislative tra di loro disparate e rispondenti a logiche difformi. Si impone la necessità di personale specializzato adatto agli asili nido per venire incontro a quelle che saranno le esigenze a cui i Comuni s'esporranno nel momento in cui dovranno realizzarli; il che presuppone una revisione totale dell'istruzione professionale ed io ritengo che si debbano realizzare dei corsi specializzati che permettano ai Comuni della nostra Regione di trovare facilmente il personale che le esigenze di gestione loro imporrà.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Vorrei sottolineare, nel momento in cui viene presentato questo piano di ripartizione di fondi per gli asili nido, come il Consiglio sia immediatamente pronto a rilevare gli aspetti positivi di un piano purch scaturiscano da criteri oggettivi. Un ricordo particolarmente gradito è che in una discussione di Giunta di alcuni mesi fa, il Presidente affermò che nelle scelte erano i criteri oggettivi che dovevano prevalere, là dove l'oggettività è pur tuttavia affidata anche alla discrezionalità umana.
Questo modo di intendere le decisioni e le scelte ci trova perfettamente consenzienti, nel momento in cui approviamo il piano di ripartizione presentato dall'Assessore Vietti per gli asili nido.
Per quel che riguarda il futuro è evidente che ogni problema è legato alla reperibilità di fondi e cioè a quel discorso che abbiamo fatto in sede di bilancio relativo alla dilatazione delle entrate per potere a nostra volta dilatare le spese.
Quindi, a nome del PSDI, chiedo che il piano di ripartizione sia approvato sollecitamente per dare il via alla ripartizione dei fondi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Anche noi daremo parere favorevole a questa ripartizione. Rileviamo però - e io insisto ancora presso l'Assessore - che il dare adempimento di legge per quanto riguarda gli asili nido comporta come abbiamo già rilevato in altre occasioni, un piano generale che non sia temporaneo, che non sia soltanto la meccanica trasposizione di un anno dei fondi disponibili, ma sia un piano di intervento che possa elevarsi a piano di programmazione.
Questo volevamo dire nel nostro intervento quando chiedevamo di poter studiare la relazione dell'Assessore, per poter dare un giudizio più preciso, più fondato. Giustamente sono state delineate in precedenza nella riunione dei Capigruppo quelle che potevano essere le scelte, ma ciò va visto in un quadro molto più generale della programmazione.
Oggi o domani si svolgerà il dibattito sul problema dell'assistenza e della sanità; anche questa sarà l'occasione per creare le linee di base e di fondamento per l'ulteriore sviluppo della materia relativa agli asili nido che va vista nel quadro di quella che noi chiamiamo sicurezza sociale e che voi ancora oggi chiamate assistenza. Ella, signor Presidente, la chiamerà ancora beneficenza, alcuni sono già arrivati a chiamarla.....



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Carità.



VIGLIONE Aldo

....alcuni di voi sono già arrivati a chiamarla assistenza, è già un passo avanti, noi invece la definiamo sicurezza sociale, cioè un arco completo nel quale anche gli asili nido dovrebbero trovare una propria collocazione.
Nel dare il voto favorevole a questa ripartizione, che chiamiamo puramente ripartizione meccanica dei fondi, vorremmo fossero tenuti presenti, anche a seguito del dibattito che si svolgerà oggi o domani quelli che saranno i criteri generali dell'intervento nuovo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta, ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Il mio Gruppo, come già ha dichiarato la collega Fabbris, esprime un giudizio positivo sulla ripartizione che è stata effettuata. Per la verità ci troviamo in una situazione di così macroscopiche carenze nel settore degli asili nido che il rischio di commettere errori è in questo momento estremamente limitato. Il giudizio positivo deriva dal fatto che la Giunta ha operato la ripartizione scegliendo parametri che hanno un carattere di oggettività; consentono cioè una ripartizione che pone fuori discussione qualsiasi interesse di carattere campanilistico, qualsiasi giudizio di carattere soggettivo, in questo consolidando la prassi, che era stata instaurata proprio dal collega Cardinali nel momento in cui si era proceduto alla ripartizione dei fondi del CER. E' questa la strada da battere, la strada che dobbiamo seguire per ogni ripartizione di bilancio che dev'essere fatta.
Mi preme, però, sottolineare che questa ripartizione giunge pressoché a metà anno 1973, pur riferendosi a stanziamenti del bilancio del '72. Ci sono certamente ragioni che hanno imposto inizialmente dei ritardi, ma su questi si sono poi sovrapposti altrettanto certamente ritardi dovuti alla lentezza con cui la Giunta ha affrontato questi problemi. A me sembra pertanto importante, al di là della polemica che può essere aperta su quanto è avvenuto, valutare come oggi si può procedere senza provocare altre dilazioni, e pongo il problema di come i Comuni - gli stessi Comuni che qui sono stati indicati come soggetti di questa ripartizione - possano essere messi in grado di utilizzare rapidamente i fondi e costruire realmente e rapidamente questi asili. Sappiamo tutti per esperienza quali lungaggini burocratiche abbiano contraddistinto l'applicazione degli investimenti e dei finanziamenti fatti nel passato nei vari settori di intervento pubblico. Credo che la Regione debba preoccuparsi che ciò non avvenga nel momento in cui interviene a gestire dei fondi pubblici e nel momento in cui introduce proprie sovvenzioni.
Penso che sia opportuno, ad esempio, che l'Assessorato competente predisponga incontri con i Comuni che hanno avuto l'assegnazione di fondi per la costruzione degli asili, per fissare i criteri e le procedure, e per valutare quali possono essere gli intoppi che si frappongono ad una rapida esecuzione delle opere. E' necessario fare un programma per rendere la procedura di attuazione degli asili nido chiara e rapida. Devono essere dibattuti i contenuti da porre alla base della realizzazione di questi asili nido, nonché tutti gli aspetti di carattere burocratico. Appare inoltre opportuno richiamare il fatto che non solo ci sono stati i ritardi per il '72, ma stanno creandosene anche per il 1973: una voce di bilancio ha impegnato fondi della Regione per interventi in questo settore. Ho sentito parlare di piano predisposto per il mese di ottobre. Io penso che non sia accettabile che si protragga fino al mese di ottobre la predisposizione di questo piano: il piano di ripartizione del 1973 deve essere, a mio avviso, portato a conclusione prima delle prossime ferie entro il mese di luglio: ci sono due mesi di tempo, e dovrebbero essere sufficienti per procedere ad una ripartizione sulla base degli stessi criteri che si sono seguiti nel '72; direi che si dovrebbe addirittura poter procedere con immediatezza, come coda della ripartizione già fatta per il 1972. Chiedo quindi che questo piano venga portato rapidamente in discussione al Consiglio, in modo da guadagnare un po' di tempo anche nell'applicazione degli interventi del 1973.
Ribadito il nostro atteggiamento positivo riguardo al modo con cui si è proceduto alla ripartizione del 1972, e con il quale si deve procedere alla ripartizione per il 1973, è necessario però porre attenzione al fatto che dall'anno venturo noi dovremo operare ai sensi della legge regionale attraverso un piano pluriennale di intervento; piano pluriennale che - è detto anche nella dizione normativa - dev'essere parte settoriale integrante del piano regionale. Questo non vuol dire che noi dobbiamo aspettare le indicazioni del piano regionale per promuovere i criteri attraverso cui si interviene settorialmente; anzi, direi che la definizione dei criteri per un intervento settoriale è un contributo necessario, non soltanto occasionale, per giungere a definire globalmente i criteri secondo cui dev'essere impostato il piano regionale. Eppure, i criteri da usare per il piano quinquennale non possono essere gli stessi che abbiamo adottato nella situazione del '72 e del '73, che dobbiamo ritenere eccezionale. Mi pare giusto che questi criteri comincino fin d'ora ad essere indicati, come la collega Fabbris ha richiesto, e che pertanto sia tempo che la Giunta li precisi e li sottoponga alla discussione ed alla possibilità di contributo da parte di tutti, in particolare da parte della Commissione.
Mi preme qui indicare alcuni di questi criteri, quelli che riteniamo necessari e fondamentali, e che individuiamo partendo anche dalle critiche che all'interno del giudizio positivo che abbiamo espresso si possono pur muovere alla ripartizione che è stata fatta per il 1972.
Nella ripartizione del 1972 è stato introdotto come uno dei parametri certamente oggettivi, quello della percentuale delle donne lavoratrici. E' una valutazione che noi oggi riconosciamo come positiva, nel senso che tiene conto della situazione di fatto e che pone l'esigenza dell'asilo nido in relazione alla condizione di donna lavoratrice. Vogliamo però fare un appunto per il futuro, nel senso che non riteniamo che questo parametro possa essere posto alla base di una politica di piano e di programmazione della costruzione di questa struttura di servizio. Intanto, perché da un punto di vista concettuale e generale non possiamo ritenere l'asilo nido soltanto come la struttura che soccorre le donne che lavorano: le funzioni di carattere pedagogico che sono indispensabili, necessarie, tipiche di una struttura come quella dell'asilo nido, devono esser emesse in relazione a tutta la popolazione infantile ed a tutte le famiglie, indipendentemente dal fatto che le donne lavorino o no. Ma, al di là di questa impostazione di carattere generale, che vuol legare in una funzione di formazione pedagogica e culturale fin dai primi anni di vita tutti i bambini con strutture di questo tipo, c'è anche da tener presente il fatto che se noi operassimo sempre e soltanto alla luce di un parametro che coglie già la presenza delle donne lavoratrici nel mondo del lavoro non parteciperemmo attraverso la costruzione di questi asili nido, ad una promozione dell'attività lavorativa da parte delle donne, e non ci affiancheremmo ad un'azione di promozione, e di creazione, di posti di lavoro in luoghi in cui oggi questi non esistono. Ci pare, quindi, che un primo punto da tenere in considerazione per la formulazione dei criteri del programma futuro sia quello di non basare in modo così determinante, per il programma di finanziamento quinquennale, su un parametro come quello costituito dalla percentuale di donne lavoratrici.
Un altro aspetto che si presta ad una valutazione critica dei parametri utilizzati in questa fase è quello che introduce, a scalare della quantità di posti in asili nido necessari nei vari Comuni, gli asili nido che sono già costruiti. Capisco che, in questa fase in cui noi operiamo con un'azione limitata - gli interventi sul bilancio '72-'73 si pongono come interventi di tamponamento - questo possa essere un criterio valido, e l'abbiamo approvato. Ma non può essere ritenuto altrettanto valido come criterio o programmazione, anche perché porta a punire Comuni che di propria iniziativa, con sacrificio, finanziario, si sono impegnati nella costruzione di un asilo nido. Un atteggiamento di questo tipo finirebbe tra l'altro, con lo scoraggiare, sia per questo settore sia per altri che potrebbero essere affrontati in maniera analoga, l'intervento autonomo del Comune; cosa che noi dobbiamo assolutamente evitare perché non possiamo certamente illuderci che la Regione riesca a coprire da sola tutto il fabbisogno di asili nido: abbiamo bisogno che i Comuni si adoperino per soddisfare essi stessi questa esigenza, maturino, anche là dove non è ancora maturata la coscienza dell'esigenza di questa struttura di servizio e in base a questa coscienza, nei loro programmi, nella loro politica amministrativa, trovino condizioni per intervenire. Ecco quindi un altro elemento, che secondo me va visto criticamente in una visione di programmazione: certo, si deve tenere considerazione del fabbisogno, e quindi delle attrezzature che già esistono, ma di fronte alle carenze che comunque persistono non si può scalare completamente la quantità dei posti già in essere, almeno di quelli costruiti autonomamente dai Comuni, perch questo sarebbe veramente un atteggiamento vessatorio verso quei Comuni che tendono ad operare autonomamente.
L'obiettivo, nei confronti dei Comuni, di averli partecipi, con la Regione, alla creazione del servizio di asilo nido, deve essere perseguito anche attraverso una responsabilizzazione dei Comuni nel momento in cui si formula il piano quinquennale. Non possiamo neanche pensare, sia perché non dobbiamo lasciare uno spazio di delega e di assenteismo dei Comuni, sia perché vogliamo si instauri un rapporto corretto tra Regione ed enti locali, che per questo problema degli asili nido, o altri analoghi. La Regione si sostituisca o si sovrapponga ai Comuni. Mi pare, quindi necessario che la Regione chiami costantemente i Comuni a cooperare a questa iniziativa di soluzione del problema degli asili nido. Già nel momento della formulazione del piano quinquennale deve esservi un intervento responsabile e cosciente dei Comuni: il piano quinquennale va approntato con la partecipazione responsabile dei Comuni. In che modo si potrà giungere a ciò? Non fornendo loro un piano quinquennale già fatto, in cui la Regione ha già deciso quali sono le condizioni di maggior bisogno e gli interventi da effettuare, ma promuovendo il piano quinquennale attraverso le proposte che i singoli Comuni debbono esprimere, sulla base dei problemi comunali esaminati in una prospettiva di intervento quinquennale. I Comuni ci devono precisare le esigenze di asili nido che sono presenti all'interno delle proprie comunità, indicando anche diversificazioni possibili dal punto di vista della percentuale di scolarizzazione. Dobbiamo anche tener conto che in alcuni Comuni, proprio perché si sono presentati problemi dal punto di vista del lavoro, problemi culturali in merito, e non solo quelli pratici, sono maturati più rapidamente, traducendosi in una domanda di scolarizzazione maggiore, e quindi dobbiamo consentire ad essi di partecipare all'individuazione delle proprie esigenze in relazione alla realtà che al loro interno si è creata e vagliare anche queste differenziazioni. Dobbiamo quindi chiedere ai Comuni di partecipare attivamente alla formulazione di questo piano quinquennale specificando la loro visione in base alla prospettiva quinquennale che vogliono darsi all'interno della propria dimensione comunale, indicando d livello di scolarizzazione che è già maturato in quel Comune, le sue prospettive di incremento. Inoltre deve essere definito anche il modo con cui questo servizio verrà distribuito all'interno del Comune, in connessione con una politica urbanistica. Non possiamo consentire che i soldi che vengono dati dalla Regione vengano poi utilizzati in modo non corretto dal punto di vista urbanistico. Il piano quinquennale, quindi, dovrà tener conto di questi criteri, del modo con cui il servizio si integrerà nella struttura urbana e nello sviluppo urbano.
Donde una serie di domande, di esigenze che devono essere fatte maturare all'interno dei singoli Comuni e che devono tradursi in proposte per la formazione del piano quinquennale.
Aggiungo ancora che dobbiamo portare i Comuni a vedere questi servizi non isolatamente fra loro, ma integrati a tutto il sistema dei servizi comunali; a considerare il problema dell'aggregazione e integrazione dell'asilo nido con le altre strutture scolastiche, come peraltro previsto nella nostra legge regionale; a vedere il piano quinquennale degli asili nido, che potrà essere promosso dal singolo comune, integrato con piani quinquennali di altri servizi con le scuole materne, con le altre strutture scolastiche, le strutture di carattere ricreativo. Deve inoltre essere precisato il programma di massima temporalmente articolato secondo cui questi Comuni intendono realizzare gli asili nido in relazione allo sviluppo previsto della popolazione. Sono tutte questioni, queste, che noi riteniamo debbano esser fatte maturare all'interno dei Comuni, attraverso la richiesta di un esame e dell'elaborazione di una proposta.
Per tutte queste ragioni, per questi criteri che lo sommariamente proprio soltanto come titoli, e certamente in maniera non esauriente, ho esposto, riprendendoli dalla proposta di articolo aggiuntivo che a questo proposito noi avevamo fatto in sede di discussione in Commissione della legge regionale, a cui rimando, ribadisco che occorre affrontare per tempo la definizione dei criteri per la formulazione del piano quinquennale.
Sollecito pertanto la Giunta a formulare una propria posizione che tenga conto di quel che abbiamo qui detto e di quanto era contenuto nella nostra proposta di legge, ed a sottoporre tale proposta - alla discussione della Commissione e del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà



CARAZZONI Nino

Il criterio di ripartizione fondi per la costruzione di asili nido è stato formulato in aderenza allo spirito e al contenuto della legge statale. Ne prendiamo atto e annunciamo pertanto il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Desidero aggiungere alcune considerazioni a quelle che sono già state fatte e che in larga parte condivido.
Non ho niente in contrario ad approvare subito il piano di ripartizione, dato anche il suo carattere di urgenza. Vorrei però far presenti alcune perplessità circa i rischi che si possono incontrare nell'affrontare il problema degli asili nido unicamente come un problema di attuazione di un piano inteso a far realizzare costruzioni e ad erogare finanziamenti per il funzionamento. Da quanto ho già udito la volta precedente per quello che riguardava il dibattito sugli asili nido e da quanto anche è emerso dalla discussione in corso mi sono formato la convinzione che sia necessario inquadrare gli asili nido, più che nel grande tema dell'assistenza sociale - perché penso che allora non se ne capirebbe più niente -, nel dettaglio, in modo specifico nell'ambito di una politica per la prima infanzia e per la famiglia che ha prole che si trova nella prima infanzia. Altrimenti, diventa estremamente difficile orientarsi anche sugli stessi criteri di ripartizione che hanno presieduto all'assegnazione dei fondi.
Sono state svolte considerazioni da parte del Consigliere Rivalta sulle quali io concordo pienamente. Per esempio, il criterio di incentivare l'asilo nido là dove esiste una forte occupazione femminile, come criterio rigido, oppure l'altro criterio, di incentivare la creazione di asili nido soprattutto in quei Comuni ove finora non esiste alcuna struttura del genere. Anche perché questi dispositivi possano attuarsi convenientemente occorre che il problema generale degli interventi nell'educazione nell'assistenza per la prima infanzia sia convenientemente sollevato e agitato, anche perché i Comuni si possano orientare ad avanzare le richieste adeguate. Non vorrei, per esempio, che si arrivasse a degli eccessi per cui l'asilo nido fosse unicamente concepito come aiuto a chi non può fare da mamma, oppure a chi non vuole fare da mamma; perch evidentemente l'asilo nido, a mio avviso, è innanzitutto fatto per chi lo deve frequentare ed oggetto delle cure, cioè per il bambino, attorno al quale deve ruotare tutto il resto.
E' molto importante, a mio avviso - è un suggerimento che mi permetto di dare -, che, come è già anche stato detto dal collega Rivalta per gli aspetti più tipicamente edilizi, la Giunta segua tutto l'iter attuativo di questa organizzazione degli asili nido, ma sotto tutti gli aspetti e non unicamente sotto quello, per esempio, di un'esigenza di locali, di un adattamento, di una proprietà di attrezzature. Evidentemente, ci sono altri problemi che maturano attorno alla costruzione di asili nido, che vanno convenientemente seguiti ed anche adeguatamente studiati sulla base delle proposte di carattere generale nel senso che dicevo prima, atteso che i servizi sociali possono funzionare adeguatamente soltanto se si ha una crescita globale di sensibilità per quello che riguarda la comunità soltanto se la comunità viene in qualche modo mobilitata intorno ai principi, alle finalità, agli scopi, ed è disponibile a collaborare per il funzionamento di queste iniziative. Sarà bene pensare già fin da adesso all'importanza di organizzare qualcosa per controllare gli effetti che queste istituzioni andranno man mano producendo, quali sono i benefici, o gli inconvenienti, che si verranno a mano a mano a registrare.
Quanto alla formazione del personale, condivido l'opinione che non si debba fare una legge apposita soltanto per questo tipo di personale. La necessità della formazione del personale idoneo per gli asili nido ci pone davanti al problema della possibilità da parte della Regione di intervenire nel campo della formazione professionale post-diploma, problema che va convenientemente trattato con i Ministeri competenti in modo da ottenere tutte quelle garanzie di riconoscimento, di agibilità di questi corsi.
Dunque, il problema della formazione professionale, posto dall'evidenza di dotare gli asili nido del personale occorrente, ci mette davanti qualcosa di molto più ampio, che potrebbe dare spazio alla Regione anche per interventi in altri settori. D'altra parte, se il problema della formazione del personale non si colloca nel quadro di una mobilitazione, per così dire, della pubblica opinione, della sensibilità della comunità dell'interesse della comunità sui problemi, in questo caso, della prima infanzia e della famiglia con prole nella prima infanzia, anche la formazione del personale rimarrà sicuramente una formazione, diciamo, non adeguata, perché priva di riferimenti ad esigenze concrete, che soltanto una mobilitazione generale potrebbe far emergere, priva di tutta quella carica, diciamo, di impegno, di adeguatezza di intervento che soltanto una mobilitazione generale della sensibilità potrebbe favorire.
Non ho, anche atteso l'urgenza della questione, niente in contrario a dare il mio voto favorevole a questa ripartizione,purché per i piani successivi si tengano in considerazione gli elementi che io ho detto e anche altri elementi che io condivido, che sono già stati sollevati, e che ritengo, diciamo, concorrenti ed integranti in una politica degli asili nido, rispondente alle necessità.



PRESIDENTE

Ci sono ancora due iscritti a parlare: i colleghi Lo Turco e Bianchi che hanno assicurato di voler fare degli interventi molto brevi. Ritengo si possa pertanto, e sia opportuno, concludere, con la replica dell'Assessore il nostro dibattito entro la mattinata.
Ricordo ancora, per coloro che dovessero assentarsi in questo scorcio di seduta, che per le 15 sono convocate le Commissioni V, VI, VII e VIII, e invito i componenti di esse a trovarsi puntuali, anche se concluderemo con un leggero ritardo rispetto al solito la seduta del mattino.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Lo Turco.



PRESIDENTE

LO TURCO Giorgio



PRESIDENTE

Premetto che non intendo sollevare obiezioni sui criteri per il piano di riparto.
Ho però qualche perplessità. Anzitutto, scorrendo il piano, non vi ho trovato alcuna previsione, fra i Comuni della cintura torinese, per la città di Settimo. Questa esclusione può indurre a pensare che si sia orientati a punire, anziché ad incoraggiare, quei Comuni che hanno assunto o assumono iniziative autonome il Comune di Settimo ha infatti in costruzione due asili, per la spesa di 300 milioni, potendo contare su un contributo di duecento milioni strappato dai lavoratori agli industriali.
Si tratta di uno fra i Comuni della cintura di Torino, come comprova la vasta campagna di stampa che in merito è stata impostata, che hanno avuto il più forte incremento demografico, in cui vivono un'infinità di bambini.
E' un'esclusione, quindi, che non riesco a spiegarmi. Penso che l'Assessore Vietti nella replica mi darà i necessari chiarimenti.
Un'altra ragione di perplessità è il fatto di non aver rilevato nella relazione alcun cenno sulle intenzioni e le previsioni che fa la Giunta per ciò che concerne l'ONMI. La Regione dovrebbe farsi parte diligente per ricercare le possibilità di convenzione con l'ONMI per la gestione democratica di questo ente e di tutto questo sevizio perché senza un'iniziativa concreta da parte del centro e della Regione in questo senso non si può procedere. Gradirei una risposta anche su questo problema.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Con la presentazione di questo piano, adottato dalla Giunta, si è raggiunto un risultato concreto, uno tra i primi di notevole rilevanza sul piano regionale, e lo si è fatto attraverso l'adozione di un metodo che sembra aver incontrato l'approvazione di tutte le forze politiche. Si tratta ora di dare ad esso concreta attuazione.
Mi pare sia esatta l'indicazione secondo la quale bisogna verificare con i mezzi più rapidi la disponibilità, la capacità, le difficoltà che hanno gli enti locali destinatari di questi interventi a realizzare le opere. Ci sono poi state altre indicazioni valide, che non so se debbano trovare più conveniente collocazione in questa sede, nell'approvazione dell'ordine del giorno con il quale si chiuderà questa prima parte del dibattito, o se possano trovarla più logicamente a conclusione del dibattito sull'assistenza.
Io avevo preparato, e vi leggo, un ordine del giorno molto sintetico riguardante esclusivamente questa prima fase della discussione, ma non sono alieno dall'integrarlo con l'inserimento di qualche argomento che sia più ampio e meno attinente alla discussione sui problemi dell'assistenza.
Ecco il testo che propongo: "Il Consiglio Regionale prende atto del piano degli asili nido 1972 adottato dalla Giunta ed approva la relazione della Giunta stessa contenente i criteri informativi del piano".



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Mi riferisco alla proposta di ordine del giorno del Consigliere Bianchi. Noi siamo d'accordo di arrivare ad un ordine del giorno che riguardi essenzialmente la ripartizione, rinviando ad un'eventuale mozione o ordine del giorno quel che ci sarà da dire sui problemi che attengono all'assistenza in generale: però, vorremmo integrare l'ordine del giorno con alcune nostre proposte.
Proporrei pertanto di votare l'ordine del giorno oggi pomeriggio, per aver modo di formulare a ragion veduta e sottoporre alla vostra attenzione i pochissimi inserimenti che chiediamo.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Questo è un ordine del giorno che concerne semplicemente l'approvazione del piano di riparto. Le eventuali interpolazioni potranno essere, più giustamente, collegate ad altro documento.



BERTI Antonio

Però esse sono strettamente collegate all'attuazione di questo primo riparto. Le elenco, impegnandomi a darne illustrazione adeguata.
Sono tre i punti che vorremo fossero inseriti nell'ordine del giorno.
Il primo attiene ai tempi sempre piuttosto lunghi che intercorrono fra il momento in cui i Comuni decidono lo stanziamento e quello del passaggio alla costruzione effettiva degli asili nido. Ci sono degli iter burocratici molto lunghi, c'é un problema di disponibilità di strumenti tecnici dei Comuni, di piani urbanistici eccetera. La nostra proposta è che la Giunta convochi tutti i Comuni cui sono stati assegnati i fondi, per verificare i reciproci impegni ed eventualmente rimuovere gli impedimenti di carattere burocratico. Il fissare questo punto nell'ordine del giorno costituisce, a mio avviso, un impegno importante per il Consiglio, dà all'ordine del giorno il carattere di un documento in cui si afferma la volontà di operare subito perché il piano entri immediatamente in funzione il secondo è l'impegno, se la Giunta può assumerlo, ad operare in modo che il piano di ripartizione per il '73 sia presentato ancora in questa sessione: anche questa proposta è diretta ad accelerare i tempi il più possibile un terzo punto fermo, che non ho ancora esplicitato per iscritto riguarda impegni relativi a quella che pare a questo punto la questione più grossa, quella del personale.
L'aggiunta di questi tre punti all'ordine del giorno completerebbe secondo me, questa presa d'atto della ripartizione. Proporrei, quindi, di trovarci nel primo pomeriggio per accordarci su queste integrazioni dell'ordine del giorno, che potremmo approvare all'inizio della seduta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare, per la sua replica, l'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

Replicherò molto velocemente, non prima di avere però ringraziato tutti coloro che hanno espresso giudizi positivi sul riparto dei fondi.
Il collega Rivalta ha messo in rilievo come il piano venga presentato con notevole ritardo. Mi pare si debba tener conto che la legge regionale sugli asili nido è diventata operante soltanto nel febbraio scorso e che la nostra e stata la prima Regione a statuto ordinario ad avere la legge approvata. Non si tratta, pertanto, di un ritardo molto rilevante.
Accolgo la richiesta avanzata dai Consiglieri Rivalta e Berti di convocare una riunione di Sindaci per cercar di accelerare i tempi di procedura affinché i contributi promessi possano tramutarsi presto in realizzazioni. Già avevo affermato, Consigliere Rivalta, nella mia relazione, che era nostra intenzione approvare il piano '73 prima della scadenza del 30 ottobre, termine stabilito dalla legge. Certamente, non era possibile farlo prima d'ora, perché la legge stabilisce che le domande dei Comuni devono essere presentate entro il 30 aprile. Con lo sciopero delle Poste evidentemente numerose domande sono arrivate in ritardo. Tuttavia è mia precisa intenzione approvare il piano prima del termine stabilito dalla legge e l'ho anche affermato. Pertanto sono disponibile ad accettare la richiesta del Consigliere Berti di includere nell'ordine del giorno la dichiarazione della volontà di approvare il piano '73 entro il mese di luglio; mi pare sia un impegno che potrò mantenere.
L'architetto Rivalta, insieme con il Consigliere Conti, ha ribadito un altro concetto che mi pare fosse già stato espresso nella mia relazione: che cioè il fatto di aver graduato la percentuale dei posti da assegnarsi in rapporto alla presenza delle donne lavoratrici non accettasse implicitamente il principio che l'asilo nido sia un servizio soltanto per le donne lavoratrici, perché certamente dev'essere un servizio per la famiglia, aperto a tutti i bambini. Però ho affermato che bisogna prender atto dell'attuale realtà, e che perciò in questo primo intervento, di fronte a carenze così gravi, mi è parso fosse necessario tener conto della percentuale di presenza delle donne lavoratrici, anche perché, d'altronde è un criterio che abbiamo fissato nella legge.
Per quanto riguarda il rilievo sia dell'architetto Rivalta che dei colleghi Conti e Lo Turco, che non è giusto punire i Comuni che hanno fatto sforzi notevoli per costruire l'asilo nido......



CONTI Domenico

Per la verità, io non ho parlato di punizione.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

L'espressione è stata usata non da lei ma da altri, tuttavia lei ha espresso con altre parole lo stesso concetto, ha raccomandato di non essere rigidi in questo campo. Noi abbiamo sempre sostenuto la necessità di diffondere su tutto il territorio i servizi: perciò, almeno nel primo intervento, bisognava tener conto dei servizi che già esistevano.
Preciso - prima avevo dimenticato di dirlo - che noi in effetti non siamo stati molto rigidi nell'applicazione di questo criterio, perché per considerare saturo un Comune, cioè per non includerlo in graduatoria abbiamo elevato la percentuale di posti da assegnarsi nell'area del 35 per cento: ossia una volta stabilita una percentuale di posti da assegnarsi per ogni area, per stabilire l'esclusione di un Comune dalla graduatoria abbiamo fatto lievitare tale percentuale del 35 per cento. In questi casi si è ritenuto che ci fosse già una prima presenza del servizio sociale, e pertanto tali Comuni sono stati esclusi proprio per poter servire altri Comuni in cui il servizio era del tutto inesistente.
Nel caso specifico del Comune di Settimo, è vero che si tratta di un Comune che ha avuto un notevole incremento, però una volta che saranno entrati in funzione i due asili nido ora in corso di costruzione, pur facendo lievitare la percentuale dell'area del 35 per cento, Settimo risultava satura. Così come sono risultati saturi Chieri, Collegno, Ciriè ed altri centri che, a differenza di Settimo, che ha due asili nido in costruzione, hanno un solo asilo nido. Mi rendo conto che Settimo è una città che certamente ha bisogno di questo servizio e prendo atto con compiacimento degli sforzi che ha fatto. Io ritengo che potendo quest'anno aumentare la percentuale di posti da istituire, probabilmente - non lo posso dire con certezza perché ancora non ho effettuato i calcoli relativi questi Comuni potranno trovare inserimento nel piano. D'altronde, la percentuale dei posti attribuiti sui potenziali utenti, oscilla dal 3 al 5 per cento, pertanto non si tratta di un'oscillazione decisiva e determinante.
Per quanto attiene alla richiesta della collega Fabbris che si sensibilizzi l'opinione pubblica, concordo nel considerare tale problema un aspetto importante della questione, anche per sollecitare la partecipazione delle famiglie; non basta che la legge o che il Regolamento comunale stabiliscano che le famiglie devono partecipare alla gestione del servizio bisognerà certamente sensibilizzare l'opinione pubblica.
Per quanto riguarda il grosso problema del piano, che dovrà essere certamente riferito alle altre strutture scolastiche, al problema dell'assetto del territorio, ho dato soltanto alcuni dati per evitare di addentrarmi troppo nei dettagli, data la vastità dell'argomento. Mi sono cioè limitata alle indicazioni sul numero dei posti da istituire ed agli impegni di spesa necessari. Certo, alla stesura di questo piano bisognerà far concorrere e i Comuni e le forze sindacali. Evidentemente, tuttavia non si potranno mai abbandonare del tutto, per la concessione dei contributi, i criteri stabiliti dalla legge. Il piano potrà tener conto di tanti altri problemi, evidentemente, però, nell'assegnazione dei fondi bisognerà pur sempre rimanere ancorati ai principi stabiliti dalla legge.
Questo vorrei dire anche al Consigliere Viglione. Certo, si vorrebbe un piano di più ampio respiro, che prevedesse tanti altri elementi evidentemente, però, al momento dell'erogazione dei contributi bisogna essere coerenti sia alla legge statale che alla legge regionale, che prevede la domanda dei Comuni, che prevede l'applicazione di determinati criteri.
Un grosso problema è certamente quello della preparazione del personale. Concordo sull'osservazione del collega Conti che non si deve fare una legge ad hoc, che il problema è più vasto. D'altronde, già nell'approvazione della legge era stato messo in rilievo come le scuole dovessero ancora essere regolamentate dalla legge dello Stato. Tuttavia accolgo il principio che la formazione del personale dovrà rispondere a criteri diversi dagli attuali: non preparazione esclusivamente sanitaria ma soprattutto psicologica e pedagogica, proprio in funzione del nuovo tipo di asilo nido, che deve superare l'aspetto prettamente sanitario per assumere la funzione di educazione del bambino e di promozione sociale.
Il problema del personale dovrebbe essere affrontato a partire dal prossimo anno scolastico, in quanto, anche se ci sono delle deroghe per quanto concerne, il titolo di studio per i primi tre anni, è pur necessario iniziare immediatamente la preparazione di personale qualificato. Ho già avuto in proposito contatti, che dovrò riprendere per cercar di giungere a risultati più concreti, con i dirigenti della Clinica pediatrica dell'Università, soprattutto per un potenziamento dei corsi e una modificazione dei programmi al fine di accentuare l'aspetto sociologico psicologico e pedagogico della preparazione.
Ringrazio il collega Cardinali per quanto ha affermato.
Il Consigliere Lo Turco mi ha rivolto un'altra grossa domanda: quella relativa all'ONMI. Noi abbiamo avuto numerosi incontri per cercar di facilitare la stipulazione di una convenzione fra l'ONMI e i Comuni affinché i Comuni potessero gestire direttamente i loro asili nido: sarebbe stato un passo avanti ed anche una sperimentazione maggiormente diffusa sul territorio. L'ONMI nazionale è disposta a concedere la gestione degli asili nido ai suoi Comitati comunali anziché a quelli provinciali; i Comuni non intendono invece accettare questa condizione e l'ONMI nazionale rifiuta di concedere il finanziamento nel caso in cui l'asilo nido sia dato in gestione diretta al Comune. Arrivati a questo punto, non c'é intervento della Regione che possa sbloccare la situazione.
Penso che oggi, nella discussione sull'assistenza, ribadiremo ancora una volta la necessità dello scioglimento degli enti nazionali per poter avere una diversa possibilità di intervento. Nell'attuale situazione non è possibile far altro che prendere atto di una realtà: i Comuni che vorranno gestirsi direttamente l'asilo dell'ONMI, anche se proprietari del locale e questo capita in molti casi -, dovranno rinunciare al contributo dell'ONMI. Certamente non vi sarà alcun Comune che vorrà assumersi l'onere per non gravare eccessivamente il proprio bilancio. Comunque il problema rientra nel più grosso discorso della riforma dell'assistenza.
Concludendo, ringrazio anche il Consigliere Bianchi dell'ordine del giorno che ha presentato. Ritengo che tutte le proposte del Consigliere Berti possano essere accettate, beninteso dopo averle discusse e concordate nella loro formulazione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Ho cercato di concretizzare rapidamente l'inserimento nell'ordine del giorno dei concetti sostenuti dal Consigliere Berti, così da non dover rinviare al pomeriggio l'approvazione dell'ordine del giorno introducendovi quanto mi sembrava compatibile con il tipo di discussione e di deliberazione che stiamo per prendere.
Eccone la formulazione: "Il Consiglio Regionale prende atto del piano asili nido 1972 adottato dalla Giunta ed approva la relazione della Giunta stessa contenente i criteri informativi del Piano la invita a prendere immediato contatto con i Comuni destinatari per i tempestivi adempimenti operativi a presentare il piano '73 entro la corrente sessione ed a presentare con la possibile sollecitudine i criteri per la formazione del piano pluriennale".
Ogni altra materia sarà trattata in altra sede.



PRESIDENTE

Se il Consiglio concorda, porrei in votazione l'ordine del giorno di cui ha dato lettura il Consigliere Bianchi.
Metto in votazione l'ordine del giorno per alzata di mano.
L'ordine del giorno è approvato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,40)



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