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Dettaglio seduta n.156 del 17/05/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Commemorazioni

Cordoglio per l'odierno attentato di Milano


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, loro come me avranno appreso con profonda tristezza, rammarico e sdegno, la notizia di quanto questa mattina è accaduto a Milano, ancora una volta sulla scia di quella violenza che il Consiglio Regionale del Piemonte ha non soltanto deplorato, deprecata e condannata, ma che vuole esaminare in profondità nelle cause per cercare quali sono le radici che la suscitano e la determinano.
Un'altra creatura assolutamente innocente ha pagato con la vita questa espressione di violenza, e oltre trenta persone hanno segnato nelle loro carni le tracce dell'azione di questa gente che non crede in altro che nel valore delle bombe, che noi rifiutiamo e ripudiamo.
L'episodio ha una rilevanza del tutto particolare per la circostanza che l'ha determinato: si ricordava la figura di un servitore dello Stato il Commissario Calabresi, il quale era stato barbaramente trucidato sulla soglia della casa propria, uscito appena dal saluto della moglie e dal commiato dei propri figli, che si avviava al suo posto di lavoro di alta responsabilità e di altissima rischio.
Si onorava la memoria di questo servitore dello Stato e a farlo era il Ministro degli Interni. La celebrazione avveniva negli uffici della Questura di Milano.
L'atto barbaro è stato compiuto lì, sulla soglia di quello che dovrebbe essere il luogo che ospita gli uomini i quali hanno la gravosa responsabilità di essere i tutori dell'ordine pubblico. La sfida è stata pertanto particolarmente temeraria, tale da suscitare sdegno; ma essa comporta anche una profonda ragione di meditazione da parte di tutti gli uomini i quali hanno una certa responsabilità nell'ordinamento della vita del Paese.
Milano è ancora una volta al centro di questa vicenda barbara (non mi sembra che si possa trovare una definizione diversa da questa) che crea corruccio, che crea preoccupazione, sdegno ma che induce tutti e ciascuno di noi ad approfondire quelle ragioni che determinano il verificarsi della violenza, che fanno chiedere al cittadino esterrefatto come un ricercato per delitti compiuti abbia questa larga possibilità di movimentò per arrivare da Marsiglia ieri a Milano, e per collocarsi sicuro e temerario dinanzi al palazzo della Questura.
Noi non possiamo in questa sede, privi ancora di notizie precise, fare altro che esprimere ancora una volta il nostro proposito di contrastare la violenza, ma non soltanto alla superficie, bensì alla radice di ciò che determina questi episodi e questi fatti; che associarci al corruccio che certamente il popolo milanese in questo momento sente; che esprimere l'augurio più fervido perché i feriti (alcuni dei quali sembrano, piuttosto gravi) possano rimettersi presto in salute e chinando il nostro pensiero reverente di fronte a quella fragile creatura di 23 anni che ha pagato con la propria vita il tributo a questa difficoltà nella quale il nostro Paese si dibatte per riemergere da una crisi che ci agita e agita tutti e che deve, penso, trovare sempre più concordi gli uomini di tutte le parti per arrivare ad un minimo di intesa per la ricostruzione del Paese e che deve soprattutto lo dico con assoluta tranquillità e fermezza richiedere al Governo un intervento che sia radicale e decisivo per stroncare tutti i motivi e tutte le ragioni che possono determinare il ripetersi di episodi di questo genere.
Noi condanniamo l'atto di violenza in sé, ma condanniamo tutta la violenza; noi ci inchiniamo davanti a coloro che hanno pagato con la vita e con il sacrificio del sangue questo atto di barbarie, ma diciamo (come mi era occorso di dire nell'incontro di Palazzo Madama) non soltanto il "basta" sdegnato di tutti i cittadini, ma il "basta" che è accompagnato dalla esigenza dell'approfondimento che in una prossima riunione appositamente convocata, del Consiglio Regionale, cercheremo di fare per estirpare, per allontanare tutte le ragioni che portano alla estrinsecazione della violenza. Con la violenza non costruiremo niente.
Ripeto quello che è un mio concetto: non con la violenza fisica, non con le bombe, non col pugnale, nemmeno con la violenza che diventa coercitiva della volontà degli altri e del nostro prossimo, potremo fare qualcosa di concreto.
Credo di potere rendermi interprete del pensiero del Consiglio Regionale, telegrafando alla famiglia della vittima l'espressione del nostro cordoglio ed esprimendo agli organi responsabili di Governo la vivissima preoccupazione del Consiglio Regionale del Piemonte e questo proposito di non restare in superficie, ma di andare a fondo per scovare recidere, tagliare le radici che portano alla estrinsecazione della violenza.
Vi prego signori Consiglieri di volere con me, per un momento, unirvi nel ricordo di quella creatura di 23 anni che paga per tutti e che deve essere, non dico vendicata, ma ricordata come ultima espressione di un episodio così grave come quello che è accaduto oggi. Un minuto di silenzio in piedi.


Argomento: Comunita' montane

Esame del disegno di Legge n. 65 "Delimitazione delle zone montane omogenee. Costituzione e funzionamento delle Comunità montane" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo la discussione. Do la parola al Consigliere Beltrami che l'ha richiesta.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa discussione sulle Comunità montane era veramente attesa; essa nasce forse più in là delle previsioni e certamente dischiude nuove prospettive, apre alle popolazioni montane una nuova e non più ripetibile possibilità di risolverne i problemi, addirittura diviene elemento di garanzia per una decorosa sopravvivenza.
E' un provvedimento che lascia alle spalle altre esperienze, è una legislazione che sin dal T.U. del 1923 e dopo quella legge della bonifica integrale del 1933 e quella più ampia del 1952 (991) alla quale si fa richiamo per la determinazione dei territori montani, si è sforzata di ricercare un modello di soluzione ottimale atto a dare un nuovo volto organizzativo, strutturale, giuridico a questo problema.
Perveniamo a questa discussione a conclusione di un dibattito che si è svolto all'interno degli Enti locali e che ha registrato l'assunzione di atteggiamenti diversificati, particolarmente là dove si passa a tradurre operativamente l'art. 3 per quanto attiene alla "Ripartizione dei territori montani in zone omogenee in base a criteri di unità territoriale economica, sociale".
E' un problema che ha toccato a volte lo scrupolo (perché molti di noi vivono in zone di montagna, devono riconoscenza (e non semplicemente elettorale alla gente della montagna) quando si è trattato delle dimensioni, in sede di delimitazione, da attribuire alle Comunità.
E' stato un dibattito all'interno degli Enti locali che non è nato solo in dipendenza di questa legge regionale, ma risale nel tempo ed ha visto appassionati interventi (vedi ad esempio quelli che si sono susseguiti negli ultimi anni attorno alla comunità Ossolana, alle sue dimensioni ed alla quale erano interessati 38 Comuni con 80.000 abitanti).
D'altro canto, fatta salva e data per scontata la serietà delle intenzioni, in più occasioni ci si è chiesto se era giusto varare anche la costruzione di Comunità dalle dimensioni ridotte, le cosiddette "mini comunità" in ossequio alle caratteristiche della legge (omogeneità, unità territoriale, economica e sociale) o se non era il caso di stabilire delle forzature, costringendo i Comuni ad una più larga partecipazione.
Sono problemi che evidentemente non appartengono ad un solo gruppo politico o ad una sola zona, ma investono un po' tutti, gruppi politici e Regioni, in una seria, pulita, tormentata, a volte sofferta ricerca della soluzione più giusta. Lo stesso progetto dell'opposizione, anche se nella sostanza arriva ad esprimere un numero di Comunità corrispondente all'incirca alla metà di quello previsto dalla Giunta, rappresenta certo una strada di mezzo del conflitto fra la proposta delle grosse Comunità e di altre più piccole, più modeste. Per quanto ne sono, sono le stesse difficoltà che hanno caratterizzato il dibattito anche in altre Regioni.
D'altra parte eventuali distorsioni, se di distorsioni si può parlare rispetto alla legge dello Stato, in sede di traduzione operativa regionale non si possono totalmente ascrivere ad una contrapposizione di criteri e di scelte, ma anche alla obiettiva constatazione che la legge statale configurante la qualifica di territorio montano, propone un quadro talvolta ricco di scompensi e di contraddizioni, tali da impedire una sostanziale e vera omogeneità tra gli enti territoriali componenti la Comunità.
Non intende esemplificare, ma esistono Comuni che rientrano tra quelli riconosciuti come territori montani, magari in forza di un tenue aggancio ad uno degli elementi qualificanti (quali ad esempio una certa superficie legata ad una certa altitudine, il dislivello tra le quote altimetriche) quando invece la caratteristica tipica del Comune, magari reclamizzata in Italia e all'estero, è quella di una zona altamente turistica. E' lo stesso problema che ha sfiorato il collega Menozzi stamani sulla media collina.
Esistono Comuni più modesti, ma dalla giacitura più legata al territorio montano, che se non rientrabili nei parametri delle disposizioni di legge che si trovano estromessi e creano vere e proprie soluzioni di continuità per delle organizzazioni comunitarie montane che queste soluzioni invece non dovrebbero avere.
E' un aspetto che non può essere ignorato nel pronunciare un giudizio d'assieme per delle zone dall'andamento geomorfico complesso, per una diversa proposta di attività tipica, circoscritta ad una limitatissima parte del territorio. C'è da augurarsi che in futuro possano superarsi queste difficoltà con una revisione della stessa legge statale.
Ci sono poi delle Comunità montane aventi tutte le caratteristiche e i requisiti dell'art. 3 della Legge 1102 che, pur con dimensioni veramente tenui, hanno disperatamente voluto e ricercato la erezione in Comunità montane, proprio per difendere una caratterizzazione naturale in quanto il modo di vivere, la stessa civiltà e non un caparbio spirito campanilistico non potevamo ammettere uno squilibrio tra uomo e ambiente, rivolgendosi quindi, attraverso l'autonomia, alla salvaguardia di un proprio ambiente montano non fine a sé stesso, ma impostato e legato alla misura dell'uomo che in quell'ambiente vive. Un binomio uomo-ambiente legato al costume di vita che consente alla montagna di offrire qualcosa di diverso dal semplice sfogo del tempo libero per gli abitanti della città, per il week-end, che vuole sottrarsi al caos edilizio che pure ha investito non pochi centri montani; un binomio che con un grosso respiro umano propone però la montagna non come un complesso da conservare per gli sfoghi alternativi che offre, non come un mondo nel quale nulla muovere, ma dove tutto è chiamato a rivivere e a trasformarsi. Solo una seria sperimentazione sul piano gestionale delle costituende Comunità, consentirà di soppesarne i risultati, correggerne gli eventuali errori e, se del caso, sollecitare la confusione in entità più ragguardevoli. Da sempre, e in tutte le cose, è sempre stato più facile riunire e accorpare accrescendole le piccole entità, che sedersi attorno ad un tavolo per spartire eventualmente quelle più grosse.
D'altronde, per altri fini, non tipicamente seguiti dalle Comunità montane, può sempre darsi luogo alla costituzione di consorzi tra gli enti locali, mentre lo stesso art. 4 della 1102 prevede che "ai fini della preparazione ed esecuzione dei piani zonali, le Comunità potranno prevedere il funzionamento di un proprio ufficio e Comitato tecnico". Il che non chiude la strada a soluzioni di diverso tipo, quindi all'associazionismo.
Intanto le Comunità montane non nascono dall'anno Zero, ma si sovrappongono, o meglio, si sostituiscono a quegli istituti volontaristici per certi aspetti coraggiosi, che sono i Consigli di Valle, i quali se è vero che dopo 120 giorni di entrata in vigore della legge regionale si estinguono, lasciano però alle spalle un patrimonio di esperienze che hanno visto i rappresentanti degli Enti locali operare entro strutture carenti con paurosa mancanza di mezzi economici, ma che attraverso la attenta ricerca della collaborazione con altri Enti locali, sono in grado di trasmettere studi ponderosi, oculati, quali sono costituiti ad esempio per il nord della Provincia di Novara dai Piani di sviluppo della Valle Anzasca, Strona, Vigezzo, Antrona, del Vedefor che tocca il Veglia che qui abbiamo ricordato quando si è trattato del Parco naturale, della Val Formazza, estremo territorio montano incuneato nel territorio svizzero.
Sono zone che hanno chiesto di costituirsi autonomamente in Comunità montane.
Sono state dette e scritte tante parole sulla programmazione e sul ruolo che deve svolgere nella vita comunitaria, ma se un'importanza va sottolineata dalla legge statale 1102 e di quella regionale in discussione è proprio quella di delineare il ruolo e la funzione delle Comunità montane, a modificazione dell'assetto territoriale della montagna, creando un interlocutore valido alla Regione, individuando uno strumento idoneo il Piano di sviluppo - per una politica di sviluppo unitario del territorio montano, per una politica di programmazione.
Fissando le finalità ed i mezzi per il loro raggiungimento, l'art. 2 della 1102 precisa che "la realizzazione degli interventi va fatta attraverso Piani zonali di sviluppo da redigersi e attuarsi dalle Comunità montane e da coordinarsi nell'ambito dei Piani regionali di sviluppo".
La legge precisa ancora: "Al Piano di sviluppo economico-sociale della zona, così formulato, debbono adeguarsi i piani degli altri enti operanti nel territorio della Comunità, delle cui indicazioni tuttavia si terrà conto nella preparazione del piano di zona, stabilendo gli opportuni collegamenti". Il Piano di sviluppo è indicativo nel senso che nel rispetto e nel coordinamento con le autonomie degli altri Enti locali, limita solo in parte tale autonomia e solo ove necessario limita le libere decisioni degli operatori privati. Ma nello stesso tempo è dotato di "imperatività".
E', quest'ultimo, un aspetto qualificante dei piani di sviluppo, piani che dovranno prevedere le concrete possibilità di sviluppo dei vari settori economici, produttivi, sociali, dei servizi, tenendo conto degli strumenti urbanistici esistenti a livello comunale o intercomunale, della stessa Comunità montana e dell'eventuale piano generale di bonifica montana.
Quindi non semplice e meccanica elencazione di opere pubbliche di cui la montagna ha pur tanto bisogno, ma si deve affrontare nella globalità tutto l'assieme dei problemi che si presentano nelle nostre vallate, nelle zone di montagna per le quali la carenza di infrastrutture può essere la base di una proposta, ma non il tutto, ad evitare che ancora una volta la molla del bisogno sospinga le singole componenti ad una corsa per la maggiore acquisizione di quote nel riparto dei fondi.
E' l'offerta di una nuova dimensione al problema della montagna verso la quale non ci si rivolge più con la tradizionale seppur valida politica del rimboschimento, o del contributo in genere, o con pur meritevoli interventi settoriali ed episodici, ma con una visione globale delle esigenze e delle aspirazioni, aperti al superamento degli errori, anche di quelli che potrebbero insorgere con la costituzione di questa legge regionale, proprio per non deludere la grande attesa delle nostre popolazioni.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto, ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Legge 3 dicembre 1971 n.
1102 all'art. 2 comma c) ha un'espressione leggermente romantica, dice che questa legge serve a riconoscere i diritti di quelle genti che hanno solo una funzione di servizio che svolgono a presidio del territorio. Pu sembrare un termine carico di valori del passato e non proiettato verso il futuro. Mi pare che fu proprio Vanoni, ricordando le sue genti di montagna a dire che in quei paeselli sperduti giungeva poche volte il postino portando la cartella delle tasse o la cartolina precetto, per ricordare il servizio che queste genti dovevano fare ed era l'unico rapporto che spesso veniva a stabilirsi fra le genti di montagna e lo Stato. E le lapidi sui muri, sulle chiese, sui Comuni, in una drammatica e, lunghissima sequenza di nomi in paese spopolati, ricordano l'impegno con cui queste genti seppero sempre pagare di persona i doveri verso la comunità nazionale che fu sempre avara nei loro confronti.
Indubbiamente questa legge dello Stato che noi attuiamo anche se in ritardo, cercando ancora all'ultimo momento di raggiungere l'intesa di tutto il Consiglio regionale, delle forze politiche, ha indubbiamente un valore, prima di tutto (come è già stato ricordato dai Colleghi) di superamento di tutta quella legislazione che era stata attuata dal '52 in avanti per venire incontro, in maniera inefficiente, alle necessità della montagna. E' una legge che ha un'importanza per la Regione Piemonte sia sotto l'aspetto quantitativo che qualitativo. Quantitativo perché quasi il 45% dei Comuni della nostra Regione è investito da questo provvedimento legislativo, cioè ben il 7% dei Comuni dell'intero territorio nazionale.
Questo è l'eccessivo spezzettamento che la nostra Regione, il nostro tessuto amministrativo rappresenta nelle sue unità comunali, quasi come frutto di una maggiore partecipata democrazia che le nostre terre hanno sempre avuto e che indubbiamente oggi riflette carattere negativo proprio per l'eccessiva frammentarizzazione di territori e per la carenza di forze vive che possano partecipare alla vita democratica. Comuni con 200/300 abitanti non rappresentano il più delle volte quella partecipazione di elementi validi che possono assumere la responsabilità che oggi la dinamica dei tempi e la gravità dei problemi impongono.
Qualitativo perché con questa legge si accetta e si codifica il modo nuovo di amministrare che pone alla base una politica di programmazione in cui le Comunità montane possono realizzare un quadro di riferimento globale, democraticamente determinato dagli Enti locali che le costituiscono, col duplice scopo di dare origine e disciplina alle iniziative pubbliche e private.
Oggi a queste Comunità montane che sorgono, come già ebbi a ricordare nel mio intervento sul bilancio, è necessario che la Regione dia in pieno la propria attenzione perché è un nuovo modo di amministrare, è un tentativo di allargare le responsabilità di territorio a coloro che sono costretti ad amministrare in condizioni finanziarie drammatiche e anche di allargare il rapporto tra le Comunità e gli enti comprensoriali (sui quali abbiamo anche avuto un dibattito in questo Consiglio e sui quali è ancora necessario fare da parte nostra una ricerca a livello culturale per poter afferrare esattamente gli effetti positivi che un certo tipo di gestione può determinare tra le comunità montane che vengono a crearsi ed i consorzi di bonifica che ancora rimarranno operanti ed i consorzi forestali, cioè con tutte quelle attività che, pur essendo di attività legislativa primaria del Consiglio Regionale, a loro dovranno fare riferimento quando dovremo diventare veramente esecutivi per poter agire.
Questa mattina il Presidente della Giunta, nel rapporto di approvazione degli statuti delle Comunità montane, ha fatto riferimento all'approvazione da parte del Parlamento nazionale degli statuti regionali, creando così l'analogia con il Consiglio Regionale, giusta sede di approvazione degli statuti.
Le comunità montane sono un qualche cosa di nuovo che avrà bisogno da parte del Consiglio Regionale, da parte delle forze politiche e della Giunta della massima attenzione proprio perché permettono per la prima volta, agli amministratori, di avere una maggiore responsabilità per poter operare e di avere maggiori possibilità di incidere su questo nuovo strumento che è la programmazione di cui si è tanto parlato; forse se ne è tanto parlato e poco operato perché culturalmente non era ancora entrata a fondo nelle menti di coloro che sono gli operatori pubblici.
Si sono avute lunghe polemiche di cui indubbiamente anche la forza politica che io rappresento si è fatto carico ed ha le sue responsabilità su quelli che potevano essere i significati negativi di un giudizio di programmazione. Bisogna renderci conto di quanto succede a livello di gente che interpreta l'amministrazione come una gestione normale, quando invece i problemi che alla stessa si impongono, proprio per il degrado che hanno raggiunto le zone e le collettività affidatele è necessario che culturalmente la collettività possa rendersi conto di quale enorme strumento la legge concede.
Diceva giustamente questa mattina il relatore Dotti che sullo schema di programma che verrà realizzato dalle Comunità sarà allora possibile continuare ad erogare, in funzione delle 45 Comunità; interventi finanziari ed effettuare determinate scelte per porre certi obiettivi, per poter aiutare certe soluzioni che da queste Comunità sarà ritenuto giusto evidenziare. Ecco quindi la necessità di valutare, anche per l'aspetto funzionale (ed è stato anche oggetto di critica in un lungo dibattito in sede di Commissione e ancora stamattina vi si è fatto riferimento) l'ampiezza di queste Comunità.
Io ritengo che indipendentemente dal fatto che già la Legge 1102 diceva all'art. 3, ultimo comma, che queste delimitazioni dovevano essere aggiunte d'intesa, è parso che il legislatore nazionale abbia preferito lasciare questo problema sulle spalle di coloro che dovevano poi effettuare le delimitazioni stesse. Quindi, a parte la difficoltà di poter determinare in certi momenti la coartazione della volontà espressa liberamente dai Comuni io ritengo che, anche se da un punto di vista prettamente tecnico l'ampiezza maggiore di queste Comunità avrebbe consentito immediatamente una più ampia visione dei problemi programmatori di piani indubbiamente più efficienti, dobbiamo dire che c'è qualche cosa di nuovo e quindi il raggruppare unità più piccole, riunirle in una vita comune, costringere amministratori a ragionare con una mentalità che non sia campanilistica è più facile se la questione dell'ampiezza è ancora recepibile. E questo potrà essere anche un momento di formazione di un nuovo modo di amministrare che la legge impone e che, come dicevo in precedenza, si chiama accettare una politica di programmazione. Questo fa parte del lento travaglio per cui lunghi anni di assenteismo in molti settori del nostro Paese hanno determinato degli squilibri ai quali oggi con modestia dobbiamo cercare di porre rimedio affinché non siano origine di un successivo scivolamento. In questo modo ancora una volta potremo dimostrare nei confronti di coloro che hanno visto sorgere la Regione come un qualche cosa che si poneva tra lo Stato e la loro e che in certi momenti li può avere delusi, e nei confronti anche del governo centrale, quella credibilità che è fondamento essenziale per poter ottenere di più, per poter successivamente fare di più.
In questo quadro, con gli ovvi scontri che ci sono stati anche proprio per le carenze legislative, con il grosso impegno che ci assumiamo oggi nel rispetto dello statuto e dello ampio dibattito che deve seguire ogni volta che si determina una approvazione d'ordine di piano che vuol dire programmazione, che vuol dire nello stesso tempo impegno di realizzare gli obiettivi che vengono evidenziati e di portare l'esame dei piani all'approvazione del Consiglio Regionale, si pone anche l'altro termine molto ristretto per cui, non essendosi pronunciata la Regione, questo piano diventa operativo, con le successive, ovvie e gravi conseguenze che potrebbe determinare per il mancato raffronto con il piano di sviluppo regionale che non essendo ancora formato potrà in certi casi essere in contrasto con le Comunità.
Stamattina è stato accettato il giusto e rispettoso adempimento delle norme statutarie che impongono che tutto ciò che è politica di piano sia il risultato di una deliberazione dopo un ampio dibattito delle forze consiliari: oggi prendiamo un impegno ulteriore, che è impegno di fatica e che dovremo, proprio per credibilità, rispettare ampiamente. Se avremo ottenuto il risultato di efficientismo e nello stesso tempo di un'ampia partecipazione democratica delle forze che sono in Consiglio regionale, il risultato sarà ottimale. Ad un certo momento, forse nel timore che questa ampia partecipazione potesse giocare in contrasto all'efficienza, si era pensato di evitare di portarlo in Consiglio per non rischiare un'interpretazione troppo letterale e troppo causidica della norma di legge.
Con questo riconoscimento di validità per quella che è l'ampiezza che il territorio montano rappresenta nei confronti della totalità della Regione Piemonte e con l'Impegno da parte nostra di profonda attenzione ai problemi che sorgeranno dal lavoro delle comunità montane, debba, come già annunciato in Commissione, dichiarare il voto favorevole del mio gruppo a questo disegno di legge.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Io non starò a ripetere quanto hanno già detto altri colleghi sull'importanza di questa legge regionale e sugli aspetti positivi che essa dovrebbe avere per l'economia delle Comunità montane della nostra Regione.
Ne hanno già parlato tutti i colleghi che mi hanno preceduto, a cominciare dal presidente della II Commissione, Consigliere Dotti, alla cui pazienza alla cui attenta e lunga opera anche di mediazioni di contrasti, di pareri difformi, va dato atto di avere, attraverso questo lungo travaglio, portato la legge in aula.
E' evidente che la legge regionale sulle Comunità montane risente dei limiti e delle contraddizioni della legge nazionale 1102 nel cui quadro essa nasce. Il fatto importante e fondamentale di avere condizionato la delimitazione delle zone montane d'intesa con i Comuni interessati, fa sì che la carta delle Comunità montane nel nostro Piemonte nasca estremamente variegata, spezzettata, simile graficamente a certe carte storiche del basso medioevo, con una frammentazione e una divisione di zone montane che difficilmente un giudizio obiettivo permette a quella politica di pianificazione e di sviluppo che è uno dei compiti attribuiti dalla legge.
Noi abbiamo assistito, nel corso della consultazione dei Comuni all'esibizione di motivi campanilistici, di motivi locali che non possono non essere considerati come estremamente deteriori e sono precisamente quelli che hanno portato a questa frammentazione da me valutata negativamente. Tuttavia l'interpretazione della legge non ha consentito al Consiglio Regionale del Piemonte di arrivare a quella divisione razionale delle zone montane della nostra Regione che era auspicata dalla Commissione e che si è cercato, nel corso delle consultazioni, di attivare attraverso il consenso purtroppo mancato, dei Comuni interessati.
E' già stato ricordato questa mattina dal Presidente Dotti che un contributo a questa spinta verso la frammentazione è venuto purtroppo anche dall'annunciata intenzione della Giunta, con il suo progetto di legge, di attribuire a qualsiasi Comunità montane (quale che fosse l'estensione del numero dei Comuni di essa) parte del 20%, dei contributi, il che in una certa misura ha senz'altro dato un'ulteriore spinta a queste tendenze campanilistiche e di divisione locale.
Diamo atto tuttavia alla Giunta di avere, sia pure tardivamente rinunciato a questa impostazione, per accettare l'impostazione di divisione dei contributi che era emersa a larghissima maggioranza nell'ambito della Commissione.
Quello che ci auguriamo per l'avvenire di questa legge è che attraverso successive fasi operative della vita delle Comunità montane si possa arrivare, con il consenso dei Comuni, a quel raggruppamento di Comunità montane in organizzazioni di territorio montano più razionali che la Commissione aveva auspicato.
Un punto ancora purtroppo negativo (e anche questo non per colpa della Regione, ma per colpa di una impostazione legislativa al di là della quale noi non possiamo andare) è rappresentato da un certo numero di Comuni che non hanno potuto essere incorporati nelle Comunità montane in quanto non riconosciuti come comuni montani, alcuni di questi hanno fatto pervenire al Consiglio Regionale le loro proteste. Nel caso del Comune di Rocca Canavese sono senz'altro giustificate trattandosi di un Comune che ha le stesse caratteristiche di altri confinanti che sono invece denominati comuni montani.
E' un problema che a quanto mi risulta può essere risolto non dal Consiglio Regionale, ma soltanto da una legge dello Stato e quindi non resta che farne argomento di lamentela, ma non abbiamo concretamente possibilità di porvi rimedio.
Concludendo, io ritengo che, pur con questi aspetti negativi, la legge sulle Comunità montane rappresenti ugualmente un fatto positivo e lo potrà tanto maggiormente rappresentare se la vita, se l'attività delle Comunità montane si imposterà su due elementi che sono poi la sostanza della legge stessa che ha dato loro vita; sul concetto di un'organizzazione pianificata dello sviluppo del territorio, naturalmente collegato e inquadrato nel piano regionale di sviluppo e soprattutto su uno spirito oltre che su un costume di cooperazione tra i Comuni, al di là di quelle che possono essere le rivalità di campanile che purtroppo abbiamo visto emergere al momento della consultazione, spirito di cooperazione che permetterà alle popolazioni montane di usufruire nel senso più completo e pregnante della parola di quelle che il collega Rossotto ha chiamato formule nuove di amministrazione e che tali indubbiamente sono e maggiormente potranno essere operanti se accompagnate da altre forme nuove di organizzazione dell'amministrazione, locale al di là dei limiti non soltanto di territorio ma anche delle possibilità delle attuali strutture di amministrazione locale di cui tutti noi riconosciamo la vetustà e ravvisiamo le esigenze di superamento.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Fonio. Ne ha facoltà.



FONIO Mario

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, la legge 3 dicembre '71 n.
1102 è nata con lo scopo fondamentale di far partecipare la montagna alla dinamica dello sviluppo del Paese, che nel suo recente passaggio da una economia agricola a una economia industriale ha visto il suo progresso avverarsi senza la partecipazione della montagna, rimasta così la vittima quasi naturale dell'evolversi dei tempi.
La nuova legge statale ha, quindi, come presupposto la presa di coscienza del processo involutivo in cui sono state coinvolte in genere le zone montane, sia dal punto di vista economico che da quello dei rapporti sociali.
Quando tale legge era ancora in elaborazione nel Parlamento italiano noi nel luglio '71, in quest'aula, avevamo unitariamente approvato una mozione ai fini della quale la discussione anticipò molti degli argomenti che avrebbero riguardato, e che oggi infatti riguardano, l'impostazione della nostra legge regionale. La legge dello Stato ha raccolto in generale giudizi favorevoli, che sono stati ribaditi ancora qui stamani. In quella della nostra Regione, che stiamo discutendo, dopo le correzioni e le ultimissime modifiche apportare ancora qui stamani per quanto riguarda l'approvazione degli Statuti e dei piani di sviluppo, permane tuttavia un grosso difetto: quello della errata determinazione delle zone montane proposte in numero di ben 45. Certamente, questo è un tema fondamentale per la discussione odierna, come fondamentale e primario è il compito della Regione di pervenire appunto alla ripartizione dei territori montani superando, come prescrive la legge statale, quelle già eseguite ai sensi dell'art. 12 del Decreto del Presidente della Repubblica 10/6/'55 n. 986.
La stessa legge statale, inoltre, individuando il fine precipuo di delimitare zone che consentano la elaborazione e la attuazione della programmazione sovracomunale, indica la necessità di individuare le organizzazioni dei territori montani legandola a quei problemi territoriali e della ricerca di aree di intervento che rappresentino la dimensione intermedia fra la Regione e il Comune.
La ripartizione in 45 zone montane che la maggioranza ci propone è in così evidente contrasto con le finalità, le indicazioni della legge e le necessità della programmazione, che la stessa relazioni del presidente Dotti sente il bisogno di rilevare che "una informazione più capillare meditata e profonda sulle finalità della legge avrebbe fatto scaturire probabilmente, comunità più consistenti territorialmente e quindi più valide per portare avanti in un minor lasso di tempo iniziative di più ampia portata." La relazione medesima si fa carico di prospettare un ripensamento che porti nei prossimi anni a fonderà comunità oggi divise per la legge che è al nostro esame. E' stato questo il punto sul quale maggiormente si è sviluppata la discussione, sia in sede di Commissione sia nella consultazione. Gli argomenti addotti dalla Giunta e dal suo rappresentante a sostegno delle molte frazionate comunità erano essenzialmente due, e su di essi non possiamo fare a meno di spendere ancora oggi qualche considerazione, dal momento che va pure giustificata la nostra disapprovazione della ripartizione in zone così come contemplato dalla legge.
Sosteneva, e sostiene, la Giunta che la previsione della creazione dei comprensori comprendenti diverse comunità montane lascia spazio ad una comunità montana come rappresentanza dell'area meno sviluppata in rapporto dialettico con la realtà dell'intero comprensorio e come entità più idonea a risolvere le più tradizionali e specifiche carenze delle nostre valli alpine. Aggiunge inoltre, e ne fa quasi una questione pregiudiziale, che dovendo le delimitazioni essere fatte d'intesa con i Comuni interessati era praticamente impossibile superare l'esito della prima consultazione fatta dal Comitato interassessorile sulla base delle proposte della Giunta stessa.
Cominciamo da quest'ultima organizzazione, come abbiamo già detto posta quasi pregiudizialmente. Essa trova già la sua condanna nella stessa relazione Dotti là dove, come già ricordato, si scrive che "una informazione più capillare e meditata" sulle finalità della legge avrebbe fatto scaturire comunità più consistenti. Non si comprende come una maggioranza possa scrivere un così severo giudizio e portare avanti imperterrita quanto oggetto dello stesso giudizio negativo e per la prima legge tanto importante come quella in discussione ai fini di quell'assetto territoriale nel quale abbiamo sempre individuato uno dei compiti fondamentali della Regione. Noi non abbiamo mai concepito delle soluzioni e delle scelte fatte a tavolino, e meno che mai concepiamo un subcentralismo esercitato dalla Regione. Siamo propugnatori sinceri delle autonomie e delle scelte fatte direttamente dalle popolazioni interessate. Sappiamo però anche che la Regione ha, fra i tanti, il compito e il dovere di operare in senso informativo ed evolutivo verso gli enti minori, e non diversamente.
L'intesa con i Comuni interessati doveva avere come presupposto un approfondimento delle finalità delle leggi e l'opportunità di superare la delimitazione dei vecchi consigli di valle, e non piuttosto la difesa di tutto ciò che a questi ultimi è legato. I Comuni sono in buona fede: si vedono arrivare un progetto della Giunta con una ripartizione fatta secondo i vecchi schemi e i vecchi campanilismi. Per la maggioranza non rispondono: sono ben 367 Comuni su 463 quelli che non rispondono, e quando si trovano in sede di consultazione fatta dalla Commissione e sentono fare dei discorsi coerenti con le finalità della legge, con la necessità di integrare l'economia montana in quella generale, per risolvere i problemi loro, delle popolazioni di montagna, e di concepire la comunità come una unità di programmazione, pensano che siano solo discorsi strumentali proprio quelli fatti per lo più dall'opposizione, per l'opposizione.
Dall'opposizione che assurdamente, su tale china, finirebbe con lo spingersi contro l'autonomia dei Comuni.
Di contro, automaticamente, o anche maliziosamente, la Giunta, nella sua impostazione ristretta, campanilistica, difensiva dei vecchi Consigli di valle, può anche apparire ai più sprovveduti la più rispettosa delle autonomie locali.
Ecco, noi vogliamo ribadire che la pretesa intesa con i Comuni interessati si è basata innanzitutto su di una completa disinformazione per quanto era in dovere e in competenza della Regione di fare e sull'equivoco esistente da sempre del "chi tace acconsente". Il silenzio di 367 Comuni avrebbe dovuto preoccupare il Comitato interassessorile, ai fini di tutti quei compiti della Regione sui quali tante volte ci siamo intrattenuti, e non servire da copertura per una soluzione anacronistica, soluzione che poi si è consolidata, per mancanza di obiettività e di serenità, nella valutazione del discorso apertosi tra le forze politiche.
Noi siamo convinti che il tempo ci darà ragione contro l'impostazione della maggioranza, che ha incoraggiato la micro-zonizzazione cristallizzando le situazioni attuali. Così facendo, la maggioranza pu anche aver fatto sorgere l'illusione pericolosa di risolvere i problemi dello sviluppo ottenendo un riequilibrio nell'ambito delle attuali dimensioni territoriali, per esempio, per portarne uno fra i più vicini alla mia zona, della Valstrona con quattro Comuni e 2642 abitanti. Ma tosto sarà evidente che è inutile parlare di problemi specifici di valle e di razionalizzazione delle risorse interne quando tali risorse sono del tutto inesistenti. E ciò vale per la maggioranza delle Comunità, al di là del caso limite che ho citato. Così come vale, io credo, il discorso che abbiamo sempre fatto - e di questo almeno ci si vorrà dare atto - che i problemi connessi alle acque, alle foreste, alla difesa del suolo, alla sistemazione idrogeologica, richiedono il superamento delle dimensioni delle vecchie organizzazioni per raggiungere quelle di bacino e di sub bacino. Invece, anche stamani abbiamo sentito qui indicare i compiti delle Comunità come legati essenzialmente ai problemi che ho appena citato, oltre a quello, naturalmente, agricolo, per poi difendere la costituzione di Comunità che si suddividono la stessa vallata. Compito della Regione era quello inverso, e cioè di operare soprattutto per spezzare l'isolamento delle singole valli in modo da renderle complementari tra loro e il restante territorio. Al contrario, e a titolo esemplificativo, proprio la Regione, nata come espressione di uno Stato da ristrutturare secondo le più moderne e democratiche esigenze, non ha saputo neppure formalizzare quello che circa trent'anni fa la spontaneità e la volontà popolare avevano già indicato come la più omogenea delle Comunità del Piemonte, quella ossolana intesa nel suo insieme, come solo si può intendere, da Ornavasso alla Svizzera alle sue valli laterali. Questo è ancora un esempio, ma valido perché penso che il carattere di omogeneità deve far riferimento anche ai rapporti funzionali degli abitanti dell'area montana, e cioè l'area entro la quale abitano, hanno il loro posto di lavoro, e vi sono i servizi base come quello sanitario, quello scolastico, quello commerciale, di vita associata eccetera; per cui concepire un'area montana senza il suo fondovalle appare particolarmente assurdo in ordine alla legge, che ha per finalità intanto il superamento della vecchia formula dei semplici consorzi di comuni per creare, invece, un soggetto autonomo di programmazione ai fini di una politica generale di riequilibrio economico-sociale nel quadro delle indicazioni del programma nazionale e dei programmi regionali.
Anche se pure da parte nostra si era dovuto prendere atto di alcune serie difficoltà per il superamento di certi frazionamenti, specie per la già criticata impostazione delle cose sul loro nascere, è certo che il passaggio dalle 46 Comunità originariamente previste dalla Giunta alle attuali 45 è conseguenza delle consultazioni piuttosto che indice di buona volontà della Giunta di superare certe posizioni.
Sotto questo profilo, pur essendo stati rimossi stamani, per la parte normativa, i motivi di attrito che avevano diviso in Commissione maggioranza e minoranza, non ci si deve meravigliare se rimaniamo contrari alle delimitazioni come previste dall'art. 1 della legge. In fondo, l'art.
4 della legge prevede due punti diversi, fra gli altri: quello di delimitare le zone e quello di emanare le norme (di cui al secondo comma).
La Regione avrebbe benissimo potuto emanare due diverse leggi: una per la delimitazione, l'altra per dettare la normativa. Noi, disapprovando il modo in cui è stata fatta la delimitazione scindiamo le due questioni, facendo distinzione fra quelli che potevano, o magari dovevano, essere due provvedimenti diversi da parte della Regione.
Prendiamo atto delle dichiarazioni fatte stamani, che hanno portato al superamento, come ho detto, dei contrasti che esistevano sull'art. 10 e sull'art. 11 della legge, sui quali pertanto mi asterrò dall'intrattenermi.
Prendiamo atto ancora che nelle ultimissime ore è stato accettato, per l'art. 14, sui finanziamenti, la proposta del Gruppo socialista di adottare il criterio di fissare un 50% in riferimento al territorio e un 50% in riferimento alla popolazione non senza sottolineare che se la Giunta l'avesse accettata in partenza, senza fissarsi sul principio di voler premiare sé e per sé la costituzione di ogni unità con l'assegnazione automatica di una parte dei finanziamenti forse il discorso per approdare a Comunità più vaste sarebbe stato più facile.
Concludo riallacciandomi proprio all'argomento col quale avevo iniziato il mio discorso. Avevamo atteso a lungo una legge nazionale per la montagna che fosse capace di dare anche a noi il modo per scuotere realmente le vecchie strutture, per risollevare tutta l' economia montana, e che facendoci uscire dalla solita impostazione, fornisse gli strumenti ed i mezzi per utilizzare tutte le risorse disponibili e per valorizzare tutto l'ambiente economico-sociale, non solo, ma per integrare l'economia montana in quella generale attraverso la programmazione generale. E' venuta una legge che poteva costituire una piattaforma, un punto d'appoggio, sul quale la Regione Piemonte, una delle più interessate ai problemi dei territori montani, avrebbe avuto modo di far leva per portare avanti ulteriormente verso la soluzione più moderna e più evoluta i problemi della nostra gente di montagna. Quante volte si è qui proclamato che se solo si fosse avuto il punto d'appoggio di una legge-quadro che avesse dato in qualche potere alla Regione chissà quali cose si sarebbero fatte. Ahimè, le parole spesso sono figlie e i fatti sono frutti: la legge-quadro questa volta c'é, ma ha trovato la Giunta in fase di evoluzione, legata ad interpretare in modo restrittivo la legge nazionale, con concezioni un po' arcaiche in ordine ai problemi da risolvere.
La Giunta si è salvata sul filo di lana del traguardo stamattina eliminando, ripeto, con le proposte fatte dal Presidente i motivi di maggior dissenso emersi in Commissione sulla parte normativa, che ci avrebbero impedito di approvare anche questa parte della legge sulla quale le Comunità si devono reggere. Ha così fatto salvo anche il principio statutario del Consiglio Regionale come suprema espressione della volontà e della gestione popolare. Proprio perché sappiamo troppo bene che la montagna non può aspettare, proprio per il nostro attaccamento alla gente delle nostre valli, che lotta per il miglioramento delle sue condizioni economiche e sociali, noi daremo il nostro voto favorevole alla legge nel suo complesso, rimanendo tuttavia contrari, come già spiegato, alla delimitazione stabilita per le zone montane per tutti i motivi esposti, che le fanno non corrispondenti alle finalità poste dalla stessa legge statale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà. Non avrei altri iscritti.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, a questo punto della discussione molti degli argomenti sono stati opportunamente inquadrati dai Colleghi, per cui io aggiungerò soltanto, puntualizzando alcuni aspetti, un paio di elementi che ritengo di un certo rilievo.
Anzitutto, vorrei dire in accordo con tutti quelli che già l'hanno affermato che la legge 1102, che è intesa certo a coprire una coerenza, una deficienza, giunge con molto ritardo per quanto riguarda la vita della gente di montagna, poiché è noto che le zone di montagna da troppi anni vedono fuggire le loro popolazioni. Per cui diventa sempre più difficile anche con provvedimenti adeguati, risolvere un problema che in parte purtroppo, si è risolto da solo, negativamente. Non possiamo comunque non rilevare gli aspetti positivi della 1102 e di riflesso quelli che si sono riversati nella legge regionale.
Un primo lato positivo della legge nazionale è quello che essa avvia i Comuni per la strada della programmazione, per la strada di una integrazione dei loro bilanci con fondi provenienti dall'esterno, dallo Stato, dalla Regione, per affrontare alcuni problemi, con l'intenzione di non affrontarli in termini episodici, caso per caso, molte volte dopo che sono avvenute sciagure, ma nella loro globalità. E' indubbiamente positivo che si diano più mezzi economici, vincolandoli però ad una spesa inquadrata in un piano organico, in una vera programmazione territoriale.
Il secondo aspetto positivo, che tutti rileviamo, anche per l'elemento che ci dà di carattere legislativo, atto ad orientarci verso le soluzioni dei problemi territoriali in maniera analoga, con i comprensori, è la ricerca e la legalizzazione di un potere sovracomunale che finalmente si affaccia alla realtà della nostra legislazione, della nostra vita amministrativa. Il livello sovracomunale, intercomunale, costituisce certamente un qualche cosa che noi dovremo seguire con estrema attenzione proprio in una visione sperimentale di una nuova ripartizione della realtà territoriale della Regione.
Questa ricerca di autogoverno, con organismi di secondo grado, che garantisce la presenza sicura dei Consigli Comunali, cioè degli organismi di primo grado eletti direttamente dal popolo, dovrebbe essere una forma che nel domani, non appena ci accingeremo a ricercare le formule nuove di organizzazione del nostro territorio per una seria programmazione di carattere economico e di carattere urbanistico, potrà darci delle indicazioni concrete.
Indubbiamente, la legge statale, e almeno in parte per conseguenza diretta quella regionale, hanno degli aspetti negativi, da tutti sottolineati: quelli che hanno portato, cioè, ad un tipo di delimitazione delle zone che in ultima analisi può rappresentare una frustrazione del principio fondamentale della Legge 1102, quella della programmazione avendo consentito una forma di agglomeramento fra i Comuni delle singole zone montane che non costituisce un minimo di base efficiente per una seria programmazione.
Dalla relazione che ci ha distribuito poco fa l'assessore Chiabrando si rileva che la media degli abitanti per zona montana è dell'ordine di 13.500 unità, essendovi 600 mila abitanti e rotti in 45 zone.



BIANCHI Adriano

Ma è una media trilussiana..



GARABELLO Enzo

Infatti, ben 29 aree sono al di sotto di questa media, e di queste almeno la metà sono notevolmente al di sotto, cioè hanno meno di 2000 abitanti, e una dozzina meno di 5-6 mila. Immaginiamo che sia veramente difficile, su un territorio di questa natura - e trascuro di considerare l'entità territoriale - fare una vera programmazione.
Del resto, io do atto alla Giunta di aver dichiarato stamani attraverso la relazione del l'Assessore Chiabrando, che si è cercato di rispettare il più possibile la volontà delle Amministrazioni locali, dei Comuni, al fine di raggiungere quella "intesa" che è auspicata dalla legge 1102, pervenendo in tal modo a delimitare zone più piccole di quelle che la Giunta e la Commissione avevano in programma. Avremo, quindi, delle Comunità che non potranno affrontare certi temi di programmazione sovracomunale perché di entità insufficiente. Ma siamo convinti che con la omogeneità economica territoriale e sociale che la legge 1102 voleva (e che è sicuramente stata raggiunta) esse avranno la solidità, lo slancio e l'efficienza necessari per raggiungere e realizzare gli obiettivi che si propongono. La Giunta ha, insomma, accettato una situazione di fatto, pur cercando di uscirne su un piano di auspici e di belle parole, comprese "slancio ed efficienza" (manca solo il termine "entusiasmo" per completare l'euforia della dichiarazione).
Si è interpretata la Legge 1102 in termine di "intesa" - e, per quanto ci risulta, la interpretazione restrittiva viene confermata dall'Autorità centrale in sede di approvazione delle leggi. Però, noi ci siamo trovati ad un certo punto ad un bivio; perché una cosa è coartare la volontà dei Comuni, fissando delle delimitazioni che non corrispondono alle loro intenzioni, altra cosa è invece prestabilire un certo tipo di azione affinché quello che non poteva essere immediatamente da loro recepito e percepito come un elemento di sviluppo in vista della programmazione sia apportato dall'esterno, non con imposizione ma in libera discussione. E' una tesi che parecchi Colleghi hanno già sostenuto, e che mi pare valida.
Ora, il punto è questo: noi siamo giunti a questa situazione, ed abbiamo, quindi, in ultima analisi, una via obbligata proprio in rapporto a questa mancanza di precedenti informazioni e dibattito di chiarimento sugli scopi della legge, e successivamente alla necessità di non correre il rischio di farci bocciare la legge per una imposizione nostra dall'alto che oltre tutto potrebbe essere vista anche in funzione anti-autonomista (come se l'autonomia consistesse semplicemente nella possibilità di volere qualsiasi cosa, anche in una visione retriva e campanilistica, e non piuttosto in un qualcosa di molto grosso, da giocarsi in una visione molto più valida, molto più moderna, più culturalmente avanzata, più significativa politicamente.
Questa mattina è stato ricordato come la mancanza di una adeguata azione informativa e formativa a proposito della legge 991 nei confronti delle Comunità e dei Consigli di valle e la conseguente non presa in considerazione del contenuto di questa legge, se ha determinato un avanzamento organizzativo dei Comuni alla ricerca di un loro migliore assetto, alla ricerca di un collegamento, ha consolidato certe consuetudini che forse hanno in qualche zona creato una visione che pur meno campanilistica rispetto al paese, può esserlo nei confronti della valle o di una realtà locale. Non è avvenuto, cioè, quello che avrebbe anche potuto avvenire. Noi ad un certo momento ne abbiamo dovuto prendere atto, per cui non credo che sia oggi obiettivamente possibile, su questa base, respingere la legge proposta. Penso, però, che dobbiamo fare in modo da lasciare aperta, formalmente, la possibilità di modificare le cose con un'altra legge. Ma mi pare che abbia un suo significato politico affermare l'apertura verso la modificazione possibile della delimitazione delle aree fissate attraverso un apposito richiamo nel corpo della legge. In proposito io mi sono permesso di presentare un emendamento che non innova gran che sul piano sostanziale, o meglio, se vogliamo, sul piano formale, perch ribadisce due concetti che si possono mutuare facilmente dalla legge 1102 e dallo Statuto regionale. Ritengo sia giusto, comunque, che noi affermiamo il significato politico di non aver definito con questa legge in maniera ultimativa la delimitazione delle aree montane, e quindi diciamo nel primo articolo (se questo emendamento sarà accolto, come mi pare di aver compreso questa mattina, nella riunione finale della Commissione 2°) che vi è una possibilità di modificare le aree.
L'emendamento è in questi termini: "Per la modifica delle delimitazioni stabilite con la presente legge l'iniziativa spetta alla Regione, d'intesa con i Comuni interessati". (non si dice niente di più di quanto è detto nella legge l'iniziativa ma si ricorda che esiste la possibilità). "L'iniziativa stessa può essere esercitata anche su proposta dei Consigli delle Comunità montane interessate, secondo le norme dello Statuto regionale". (Anche qui non si aggiunge niente di formalmente significativo, però mi pare significativo lo spirito politico che pervade l'emendamento).
Una volta che questa legge, approvata, sia entrata in attuazione dovremo cercare di esaminare attentamente le risultanze: ci saranno certamente delle esperienze positive, ce ne saranno altre meno positive può darsi che, specialmente nelle aree più piccole, si manifestino altre forme di campanilismo locale. A queste noi dovremo cercare di opporci non in forma repressiva ma in forma di sviluppo, di aiuto alla comprensione dei problemi della programmazione di montagna.
Ritengo che noi incorreremo in un grave errore se ritenessimo, una volta varata la legge per la montagna, di avere assolto il nostro compito e di poter lasciare che siano le popolazioni locali ad arrangiarsi, paghi di aver dato nuovi mezzi per poter risolvere i propri problemi. La legge ha significato specialmente se é, per la Regione, oltre che per il livello nazionale del potere politico, un impegno a non ritenere tutto risolto. Il Piano regionale di sviluppo dovrà tenere nel debito conto la realtà delle zone di montagna, dovrà andare oltre le determinazioni che con questa legge vengono anche in termini di distribuzione di mezzi economici e di aiuto tecnico, lasciando le decisioni al potere politico locale, col dare mezzi e aiuto tecnico perché i problemi che si sono evidenziati, sia nell'assetto idrogeologico, sia nell'assetto economico e sociale, sia nello sviluppo dei consumi sociali di servizi la cui attuale scarsità nelle zone montane alimenta la tendenza alla fuga degli abitanti. Se il Piano regionale terrà nel debito conto queste situazioni, la montagna non sarà più abbandonata, e questo strumento che oggi approviamo, pur con le sue insufficienze e manchevolezze, potrà dare risultati positivi.
La modifica intervenuta stamani di due articoli, che pone il Consiglio Regionale sulla strada approvativa degli atti fondamentali delle Comunità montane, cioè dei loro statuti e dei piani di sviluppo che esse adotteranno, mi pare che, oltre ad accogliere alcune richieste avanzate con vigore all'interno della Commissione, dà al Consiglio Regionale una maggiore responsabilità: non essendo più semplicemente gli atti successivi provenienti dalle singole zone dei puri atti amministrativi, quasi burocratici, ma avendo il significato di decisioni politiche, il Consiglio Ragionale deve sentirsi responsabile, insieme alla Giunta, che dovrà gestire tutta la parte amministrativa, nel seguire l'andamento di questa legge e i problemi dei finanziamenti dei singoli piani che verranno presentati.
Io penso che se noi, tutti insieme, seguiremo con attenzione lo svolgersi della vita delle Comunità montane, anche cercando di dare ulteriori indicazioni di razionalizzazione agli studi, alla programmazione delle aree stesse, quella maturazione che non si è potuta avere finora, di una agglomerazione di zone più ampie, si potrà avere in seguito. Secondo me, una giusta applicazione di questa legge dovrebbe portare ad ampliamenti di orizzonti le singole comunità montane, il rapporto con le Comunità vicine, all'inserimento, non appena saranno in qualche modo determinati i comprensori in cui le aree stesse hanno sede, della visione comprensoriale.
In questo senso, oltre che allo sviluppo economico delle zone alpine, si sarà giunti ad un avanzamento, umano da un lato, politico dall'altro. Se la Giunta Regionale, nello svolgere i suoi compiti, se il Consiglio Regionale nell'ambito delle sue prerogative, agiranno con questi obiettivi, questa legge potrà - e nel giro di pochi anni ne potremo valutare concretamente gli obiettivi raggiunti - dare un concreto contributo, effettivo, sia alle zone montane, sia, attraverso esse, alla intera Comunità regionale.



PRESIDENTE

La discussione generale è chiusa, nessuno più chiedendo la parola.
Ci sono dichiarazioni di voto? Ha facoltà di parlare il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

In questi mesi il nostro Gruppo, dopo aver presentato una proposta di legge per la costituzione delle Comunità montane, ha partecipato alla discussione in Commissione, che ha avuto come punto di riferimento la proposta della Giunta, con lo spirito unitario con cui il Giunta, che dovrà gestire tutta la parte amministrativa, nel seguire l'andamento di questa legge e i problemi dei finanziamenti dei singoli delle popolazioni che vivono nelle zone montane.
Attraverso la legge nazionale, con questo obiettivo, ci si era posto il problema non soltanto di creare degli strumenti atti ad affrontare i problemi specifici che derivano dalla natura geografica e morfologica delle zone montane, ma di dare degli strumenti con i quali le popolazioni montane, le comunità montane possano affrontare la globalità dei problemi che riguardano la propria vita, portare ad ampliamenti di orizzonti le singole Comunità montane, al rapporto natura montana di queste zone ma la globalità dei problemi che interessano la vita della comunità, e quindi problemi di occupazione, di servizi, di infrastrutture, di relazioni fra queste popolazioni che vivono nelle Comunità montane e le popolazioni che vivono al di fuori.
Lo strumento indicato dalla legge nazionale per questo tipo di valutazione che le popolazioni montane devono fare, attorno al quale devono operare, era quello della politica di piano, attraverso cui giungere all'utilizzazione dei finanziamenti in maniera omogenea e coordinata, ma capace al tempo stesso di consentire alle popolazioni delle Comunità montane di prendere coscienza globale dei problemi che le investono con il tentativo di integrare la propria vita alla vita del resto del Paese.
Proprio questa impostazione avrebbe dovuto portare ad una ricerca di definizione delle zone delle Comunità montane: la ricerca di omogeneità doveva essere orientata a questo metodo di intervento, che la legge nazionale introduceva. La zonizzazione che è emersa non risponde a questi criteri. Nata purtroppo - come è stato denunciato da molti Consiglieri oggi in quest'aula - da una visione campanilistica, molto ristretta, di difesa di interessi locali, assolutamente non viene incontro alle aspettative che la legge nazionale aveva motivato.
Dobbiamo anche sottolineare il fatto che questo risultato, di una zonizzazione estremamente parcellizzata, non rispondente a questi principi di politica di piano, è anche dovuto al modo con cui la Giunta si è mossa in anticipo rispetto alla Commissione, cristallizzando una visione ristretta degli interessi locali, che poi soltanto marginalmente è stato possibile modificare al momento delle consultazioni operate dalla Commissione; anche se poi le consultazioni hanno mostrato in modo molto chiaro che senza questo preventivo intervento della Giunta sarebbe stato possibile portare assai più avanti il discorso sotto questo profilo.
Sulla base di queste considerazioni, noi rifiutiamo il tipo di zonizzazione che è stato proposto ed esprimiamo un voto negativo sull'art.
1 della legge, che presenta appunto la zonizzazione. Pensiamo che questa zonizzazione non vada considerata definitiva, ma punto di partenza, e che si debbano stimolare tutte le azioni che possono provocare le aggregazioni più opportune per raggiungere i fini che con la legge nazionale ci si prefiggeva.
Per il resto, la legge presentata si è ridotta essenzialmente a definire i termini attraverso cui si istituiscono formalmente le Comunità montane. Il dibattito in Commissione ha eliminato alcuni elementi di rigidezza e di vincolo che erano nella proposta della Giunta e che avrebbero ridotto la possibilità da parte delle Comunità montane di dar vita in forma democratica all'esercizio dei loro poteri, e sotto questo profilo riteniamo che un risultato positivo sia stato conseguito dal lavoro nella Commissione e che la legge, pur non esaurendo tutta la problematica che poteva contenere, pur tuttavia risponda a principi che riteniamo validi.
Nella nostra proposta di legge avevamo aggiunto indicazioni specifiche per il tipo di attività, di pianificazione, sia urbanistica sia economica che queste Comunità avrebbero dovuto svolgere. Noi siamo del parere che sarebbe stato necessario fornire indicazioni di questo tipo: la Giunta non le ha però volute accettare.
La posizione del nostro Gruppo, nonostante gli elementi di critica chiaramente negativa nei confronti del problema della zonizzazione nonostante il giudizio limitatamente positivo che diamo all'articolato della legge successivo all'art. 1, si estrinsecherà in un voto favorevole a quella legge, in quanto riteniamo che da questo momento si dovrà e potrà operare, pur partendo da questa visione limitata che nella legge è contenuta, all'interno delle Comunità montane, per riempire, attraverso una partecipazione democratica delle Comunità alla loro vita, i vuoti che qui sono emersi e che non si è voluto colmare.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare per dichiarazione di voto? Il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà



NESI Nerio

Signor Presidente, molte delle considerazioni che ha svolto ora il collega Rivalta rispecchiano anche il nostro punto di vista.
Nella legge si possono rilevare elementi positivi, e positiva e politicamente assai importante è il fatto che la Giunta abbia accettato alcune delle proposte delle opposizioni, proposte tendenti a rafforzare la posizione del Consiglio, come è d'altra parte avvenuto anche nelle altre Regioni italiane, sia in ordine alla approvazione degli statuti sia in ordine all'approvazione dei piani sia in ordine ai finanziamenti.
Altri punti qualificanti contenuti nelle proposte del nostro Gruppo non compaiono peraltro nel testo ora in discussione. Il più rilevante, a nostro parere, era la definizione di Comunità montana da noi data: "Le Comunità montane rappresentano, nell'ordinamento regionale del Piemonte, l'organo intermedio di decentramento amministrativo ed organizzativo tra la Regione e il comprensorio, da una parte, e i Comuni dall'altra". Dicevamo inoltre: "La Regione deve tener conto, nella formulazione del piano di sviluppo, dell'adozione del programma pluriennale e di quelli di settore nella articolazione territoriale rappresentata dal le Comunità montane".
Non è stato tenuto in considerazione neppure un altro punto qualificante, che ripete la sua derivazione dall'art. 1: quello del coordinamento con il comprensorio. In una discussione avuta ancora questa mattina, il relatore Dotti ha sostenuto la tesi che non si può parlare di Comprensorio in quanto il Comprensorio non esiste ancora. Peraltro, il Comprensorio è esplicitamente contemplato nello Statuto regionale, e io credo che il tener conto di esso possa servire anche come strumento di pressione per arrivare finalmente, in un secondo tempo, alla sua definizione.
Non siamo d'accordo, altresì, sulla "possibilità" e non "obbligatorietà" dell'approntamento di piani urbanistici zonali. Nel progetto in esame, poi, non si parla della funzione degli organi tecnici che erano considerati nel nostro programma.
A mio avviso, sarebbe stato molto più opportuno da parte nostra istituire, a somiglianza di quanto ha fatto la Regione Lombardia, o la Regione Lazio, un fondo regionale per la montagna. Il Gruppo socialista si darà, lo preannuncio, carico di preparare il disegno di legge perché ci sia proprio una legge regionale in questo senso e non semplicemente un'applicazione di legge nazionale.
Sulla ripartizione parcellizzata del comprensorio mi pare di non aver nulla da aggiungere a quello che ho sentito dire or ora dal collega Rivalta, e che probabilmente ha detto prima il collega e compagno Fonio.
Noi siamo contrari all'art. 1 della legge, perché 45 Comunità montane ci sembra un numero assolutamente sproporzionato all'entità e alla possibilità di fare realmente una programmazione che venga dal basso. Pertanto, noi voteremo contro l'art. 1 della legge. Voteremo invece a favore della legge nel suo complesso. Anche per una ragione di fondo sulla quale desidero soffermarmi brevemente.
Sento il dovere di dire - esternando un mio pensiero personale, che non credo corrisponda all'orientamento generale del mio partito - che io non ho più molta fiducia nella programmazione dall'alto. L'esperienza di questi dieci anni ci ha insegnato che, in una economica sempre più internazionalizzata, i condizionamenti di carattere internazionale e nazionale sono talmente forti che anche un Governo di gran lunga più energico e solido dell'attuale e di quello che probabilmente ad esso succederà non sarebbe in grado di fare una programmazione reale. Una programmazione che tenga conto dei dati di fatto reali è una programmazione che non può esimersi da rapporti di carattere internazionale, che dovrebbero comprendere per lo meno una programmazione europea, di cui non c'è in questo momento in Europa la possibilità, proprio per la diversa conformazione politica dei Governi europei e dei Governi internazionali.
Credo per contro sempre più nella utilità di una programmazione che nasca dal basso. Il relatore Dotti mi obiettava poco fa, in uno scambio di opinioni personali, che le Comunità montane ci proporranno il Liceo classico a Torre Pellice o il Liceo scientifico in un piccolo paese. Ben venga anche una simile proposta, anche se inizialmente creerà uno scontro fra Comunità e Comunità, fra Comprensorio e Comprensorio: perché soltanto da questo tipo di scontro deriverà la giusta soluzione globale. Sono concetti che non mancherò, di esporre anche in seno alla Commissione economica nazionale del mio partito. Io credo che soltanto partendo da questi scontri, accompagnati dalle lotte della classe operaia nelle fabbriche, scontri derivati dal cozzare fra loro di piccoli interessi, là dove gli uomini si trovano tutti uniti, o disuniti, non a seconda del partito ma a seconda della piccola zona in cui abitano o della piccola fabbrica in cui lavorano, potremo arrivare a riprendere il discorso della programmazione, che, così com'é adesso, si rivela sempre di più - come diceva giustamente Fanfani - un "libro dei sogni".
Questa è la ragione di fondo per cui io do il mio voto sinceramente favorevole a questa legge, pur consapevole dei suoi limiti; perché vedo in essa, intanto, un abbozzo di quello che potrà essere il futuro comprensorio (in questa legge ci sono molti elementi che potranno esserci utili nella creazione dei comprensori) e poi perché credo che proprio da questo tipo di scontro, da questo tipo di programmazione dal basso potrà nascere quella programmazione che risalirà poi da Comunità montana a Comprensorio, da Comprensorio a Provincia, da Provincia a Regione, arrivando infine alla programmazione di carattere nazionale.
Il Gruppo socialista, dunque, signor Presidente, voterà contro l'art. 1 per la parcellizzazione che abbiamo denunciato, ma a favore della legge nel suo complesso.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare, per dichiarazione di voto, il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, attraverso la relazione del consigliere Dotti l'intervento dell'Assessore e gli altri interventi dei miei colleghi che si sono diffusi non solo a commentare la legge ma anche ad esaminare le prospettive future di vita e di sviluppo delle Comunità che andiamo costituendo, è già stato ampiamente espresso l'orientamento del mio Gruppo e a me non resta altro compito che di annunciare il voto favorevole.
Desidero però aggiungere qualche breve considerazione. Per il nostro Gruppo, l'approvazione di questa legge, come è emerso dalla discussione non è certo un momento che esaurisce il compito che ci siamo assunti, ma sottolinea le responsabilità che da oggi dovranno essere affrontate per dare a queste realtà un contenuto.
La discussione sul problema della zonizzazione è stata molto interessante. Si sono scontrati, essenzialmente, due principi quello della razionalità, tutti riconoscendo il principio aprioristico che voleva queste Comunità molto più ampie, per rispondere alle esigenze di una attività di programmazione; e quello, chiamiamolo così, storico, comunitario, vitale che non poteva non riconoscere queste realtà, che in parte sono in fase di modificazione, alcune, forse, troppo, di dissolvimento, ma che meritano un riconoscimento e meritano una fase di passaggio, che noi dovremo operare in modo che si proceda rapidamente verso la fase di successiva razionalità. I limiti della legge non ci consentivano di passar sopra la opinione, la volontà, l'autoriconoscimento di costituire Comunità, di certi Comuni e di certe zone geografiche. La nostra azione ci consentirà di passare alla seconda fase più rapidamente.
In quanto ai piani di sviluppo, è certo che dovrà essere prestata la massima assistenza a queste Comunità da parte degli Enti locali: delle Province, che hanno già una qualche struttura, ma, certo, principalmente dalla Regione. Così per i piani urbanistici. Anch'io avrei voluto vedere scritto che "devono", ma non potevamo andare contro ed oltre la dizione della legge istitutiva nazionale, che parla di "possibilità". Potremo però, in sede di azione per così dire amministrativa, sollecitare in ogni modo la formazione dei piani urbanistici, che avranno un carattere di piano direttore rispetto ai piani regolatori che i Comuni appronteranno o dei programmi di fabbricazione, concorrendo così ad ovviare allo scempio che si va compiendo su quella parte di territorio, regionale in questo caso finora meno compromesso rispetto a quello delle pianure ed urbano.
Così ancora, per l'attività di stesura degli statuti, io penso che rispettando l'autonomia delle Comunità, la Regione dovrebbe e potrebbe farsi carico di uno studio informativo, di una raccolta di tutti i documenti in un fascicolo, per consegnare gli strumenti operativi che consentano a queste Comunità di decidere con conoscenza di tutti gli elementi che possono contribuire a rendere questi statuti agili efficienti, rispondenti alle esigenze.
E ancora per il piano, che conterrà come uno dei suoi elementi un piano di zona agricolo, con il problema dei rapporti, o dei possibili conflitti di competenza con l'istituendo Ente di sviluppo agricolo.
Poiché ci sarà una successione anche temporale nella applicazione di queste leggi, penso che dovremo studiare la formula migliore perché ogni conflitto venga prevenuto e perché, anzi, si consideri come un elemento estremamente positivo che la costituzione di questi piccoli comprensori possa essere un termine di riferimento per una più rapida e valida realizzazione della esigenza di programmazione.
Concludo, quindi, riaffermando l'impegno del nostro Gruppo a considerare questo come un punto di partenza per far sì che questa realtà che riguarda metà del nostro territorio ed una così larga parte delle nostre popolazioni possa dar luogo a momenti di maggior ottimismo creativo e di avvio ad una autonomia concreta che certo non si è verificata nei piccoli Comuni che han conosciuto la mortificazione dell'impotenza amministrativa e dell'impotenza decisionale.



PRESIDENTE

Non ci sono altre dichiarazioni di voto? Passiamo allora all'esame degli articoli e alla votazione articolo per articolo.
Diamo lettura dell'art. 1.
"TITOLO I - Zone montane omogenee - Art. 1 - I territori montani della Regione Piemonte, già classificati in applicazione degli articoli 1 14 e 15 della legge 25/7/1952 n. 991 e dell'articolo unico della legge 30/7/'57 n. 657 sono ripartiti, ai sensi dell'art. 3 della legge 3/12/1971 n. 1102, nelle seguenti zone omogenee: nella provincia di Alessandria 1) Comuni della Val Curone: Avolasca, Brignano Frascata, Castellania Costa Vescovato, Dernice, Fabbrica Curone, Garbagna, Gremiasco, Momperone Montacuto, S. Sebastiano Curone 2) Comuni della Val Borbera: Albera Ligure, Arquata Scrivia, Borghetto Borbera, Cabella Ligure, Cantalupo Ligure, Carrega Ligure, Grondona Mongiardino Ligure, Roccaforte Ligure, Rocchetta Ligure, Serravalle Scrivia, Stazzano, Vignole Borbera 3) Comuni dell'alta Val Lemme e dell'alto Ovadese: Bosio, Casaleggio Borro, Franconalto, Lerma, Mornese, Tagliolo Monferrato, Voltaggio 4) Comuni dell'alta Valle Orba e della Valle Erro: Cassinolle Malvicino, Molare, Ponzone Nella provincia di Cuneo: 5) Comuni delle Valli Po, Bronda e Infernotto: Bagnolo Piemonte, Barge Brondello, Crissolo, Envio, Gambasca, Martiniana Po, Oncino, Ostana Paesana, Pagno, Rifreddo, Sanfront, Verzuolo.
6) Comuni della Valle Varaita: Bellino, Brossasco, Busca Casteldelfino, Costigliole Saluzzo, Frassino, Isasca, Melle, Piasco Pontechianale, Rossana, Sampeyre, Valmala, Venasca.
7) Comuni della Valle Maira: Acceglio, Canosio, Cartignano, Celle Macra, Dronero, Elva, Macra, Marmora, Prazzo, Roccabruna, S. Damiano Macra Stroppo, Villar S. Costanzo.
8) Comuni della Valle Grana: Bernezzo, Caraglio, Castelmagno, Cervasca Montemale, Monterosso Grana, Pradleves, Valgrana, Vignolo.
9) Comuni della Valle Stura: Aisone, Argentera, Borgo S. Dalmazzo Demonte, Gaiola, Moiola, Pietraporzio, Rittana Roccasparvera, Sambuco Valloriate, Vinadio.
10) Comuni delle Valli Gesso, Vermenagna Pesio: Boves, Chiusa Pesio Entracque, Limone Piemonte, Peveragno, Roaschia, Robilante, Roccavione Valdieri, Vernante.
11) Comuni delle Valli Monregalesi: Frabosa Soprana, Frabosa Sottana Magliano Alpi, Monasterolo Casotto, Monastero Vasco, Montaldo Mondovì Pamparato, Roburent, Roccaforte Mondovì, S. Michele Mondovì Torre Mondovì Vicoforte, Villanova Mondovì.
12) Comuni della Valle Tanaro: Alto, Bagnasco, Battifollo, Briga Alta Caprauna, Garessio, Nucetto, Ormea, Perlo, Priola.
13) Comuni delle Valli Mongia e Cevetta: Castelnuovo Ceva, Ceva Lesegno, Lisio, Mombasiglio, Montezemolo, Priero, Sale S. Giovanni Scagnello, Viola.
14) Comuni dell'alta Langa Montana: Arguello, Belvedere Langhe Bergolo, Bonvicino, Borgomale, Bosio Bossolasco, Camerana, Castellino Tanaro, Castino, Castelletto Uzzone, Cerreto Langhe, Cissone, Cortemilia Cravenzana, Feisoglio, Gorzegno, Gottasecca, Igliano, Lequio Berria Levice, Marsaglia, Mombarcaro, Monesiglio, Murazzano, Niella Belbo Paroldo, Perletto, Pezzolo Valle Uzzone, Prunetto, Roascio, Sale Langhe Saliceto, San Benedetto Belbo, Serravalle Langhe, Somano, Torre Bormida Torresina.
Nella provincia di Novara 15) Comuni della Valle Antigorio e Formazza: Baceno, Crodo, Formazza Premia.
16) Comuni della Valle Vigezzo: Craveggia, Druogno, Malesco, Re, Santa Maria Maggiore, Toceno, Villette.
17) Comuni della Valle Antrona: Antrona Schieranco, Montescheno Seppiana, Viganella.
18) Comuni della Valle Anzasca: Bannio Anzino, Calasca Castiglione Ceppo Morelli, Macugnaga, Vanzone con S. Carlo.
19) Comuni della Valle Ossola: Anzola D'ossola, Beura Cardezza Bognanco, Crevoladossola, Domodossola, Masera, Mergozzo, Montecrestese Ornavasso, Pallanzeno, Piedimulera, Pieve Vergonte, Premosello Chiovenda Trasquera, Trontano, Varzo, Villadossola, Vogogna.
20) Comuni della Val Strona: Germagno, Loreglia, Massiola, Valstrona.
21) Comuni del Cusio e del Mottarone: Armeno, Arola, Baveno, Casale Corte Cerro, Cesara, Gignese, Gravellona Toce, Madonna del Sasso, Massino Visconti, Nebbiuno, Nonio, Omegna, Quarna Sopra, Quarna Sotto, Stresa.
22) Comuni della Val Grande: Aurano, Cambiasca, Caprezzo, Cossogno Intragna, Miazzina, S. Bernardino Verbano, Vignone.
23) Comuni dell'alto Verbano: Bee, Ghiffa, Cannero Riviera, Oggebbio Premeno, Trarego Viggiona.
24) Comuni della Val Cannobina: Cannobio, Cavaglio Spoccia, Cursolo Orasso, Falmenta, Gurro.
Nella provincia di Torino 25) Comuni della Val Pellice: Angrogna, Bibiana, Bobbio Pellice Bricherasio, Luserna S. Giovanni, Lusernetta, Rorà, Torre Pellice, Villar Pellice.
26) Comuni delle Valli Chisone e Germanasca: Fenestrelle, Inverso Pinasca, Massello, Perosa Argentina, Perrero, Pinasca, Pomaretto, Porte Pragelato, Prali, Pramollo, Roreto Chisone, Salza di Pinerolo, San Germano Chisone, Usseaux, Villar Perosa.
27) Comuni del Pinerolese Pedemontano: Cantalupa, Cumiana, Pinerolo Piossasco, Prarostino, Roletto, S. Pietro Val Lemina, S. Secondo di Pinerolo.
28) Comuni della Val Sangone: Coazze, Giaveno, Sangano, Trana Valgioie.
29) Comuni della bassa Valle Susa e della Val Cenischia: Almese Avigliana, Borgone, Bruzolo, Bussoleno, Caprie, Caselette, Chianocco Chiusa S. Michele, Condove Mattie, Meana di Susa, Mompantero, Moncenisio Novalesa, Rubiana, S. Ambrogio, S. Antonino di Susa, S. Didero, S. Giorio Susa, Vaie, Venaus, Villardora, Villarfocchiardo.
30) Comuni dell'alta Valle Susa: Bardonecchia, Cesana, Chiomonte Claviere, Exilles, Giaglione, Gravere, Oulx, Salbertrand, Sauze di Cesana Sauze d'Oulx, Sestriere.
31) Comuni della Val Ceronda e Casternone: Fiano, Givoletto, La Cassa Val della Torre, Vallo, Varisella.
32) Comuni delle Valli di Lanzo: Ala di Stura, Balangero, Balme Cafasse, Cantoira, Ceres, Chialamberto, Coassolo, Corio, Germagnano Croscavallo, Lanzo, Lemie, Mezzenile, Monastero Lanzo, Pessinetto, Traves Usseglio, Viù.
33) Comuni dell'alto Canavese: Canischio, Cuorgné, Forno Canavese Pertusio, Prascorsano, Pratiglione, Rivara, S. Colombano Belmonte Valperga.
34) Comuni delle Valli Orco e Soana: Alpette, Ceresole Reale Frassinetto, Ingria, Locana, Noasca, Pont Canavese, Ribordone, Ronco Sparone, Valprato Soana.
35) Comuni della Valle Sacra: Borgiallo, Castellamonte, Castelnuovo Nigra, Chiesanuova, Cintano, Colleretto Castelnuovo.
36) Comuni della Valchiusella: Alice Superiore, Brosso, Issiglio Lugnacco, Meugliano, Pecco, Rueglio, Trausella, Traversella, Vico Canavese Vidracco, Vistrorio.
37) Comuni della Dora Baltea Canavesana: Andrate, Carena, Nomaglio Quassolo, Quincinetto, Settima Vittone, Tavagnasco.
Nella provincia di Vercelli 38) Comuni della Valsesia: Alagna, Balmuccia, Boccioleto, Borgosesia Breia, Campertogno, Carcoforo, Cellio, Cervatto, Civiasco, Cravagliana Fobello, Mollia, Pila, Pide, Quarona, Rassa, Rima S. Giuseppe, Rimasco Rimella, Riva Valdobbia, Rossa, Sabbia, Scopa, Scopello, Valduggia Varallo, Vocca.
39) Comuni della Valle Sessera: Ailoche, Caprile, Coggiola, Crevacuore Guardabosone, Portula, Postua, Pray Biellese, Soprana, Trivero.
40) Comuni della Valle Mosso: Bioglio, Callabiana, Camandona, Mosso S.
Maria, Pettinengo, Pistolesa, Selve Marcone, Vallanzengo, Vallemosso, Valle S. Nicolao, Veglio.
41) Comuni delle Prealpi Biellesi: Cerretto Castello, Cossato, Crosa Lessona, Mezzana Mortigliengo, Piatto, Quaregna, Strona, Valdengo, Vigliano Biellese.
42) Comuni dell'alta Valle del Cervo: Campiglia Cervo, Piedicavallo Quittengo, Rosazza, San Paolo Cervo.
43) Comuni della bassa valle del Cervo: Andorno Micca, Biella Miagliano, Pralungo, Ronco Biellese, Sagliano Micca, Tavigliano, Ternegno Tollegno, Zumaglia.
44) Comuni dell'alta Valle dell'Elvo: Donato, Graglia, Muzzano, Notro Pollone, Sala Biellese, Sordevolo, Torrazzo.
45) Comuni della bassa Valle dell'Elvo: Camburzano, Mongrando Occhieppo Inferiore, Occhieppo Superiore." Per questo articolo sono stati presentati alcuni emendamenti.
Un emendamento è stato posto dai Consiglieri Marchesotti e Bianchi: al paragrafo 1, alla dizione "Comuni della Valle Curone" sostituire: "Comuni delle Valli Curone, Grue e Ossona". Ci sono obiezioni?



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e alla sistemazione idrografica e forestale

Non ho nulla in contrario ad apportare questa modifica. Tengo però a precisare che all'art. 9 della legge è previsto che ogni Comunità, al momento di darsi lo statuto, decida anche la denominazione che intende assumere.



PRESIDENTE

Ci sono altre osservazioni? Chi approva l'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato. Il Consigliere Viglione ha proposto due emendamenti, uno soppressivo, nel senso di togliere, al paragrafo 5, il Comune di Verzuolo dalla elencazione dei Comuni delle Valli Po, Bronda e Incornotto, e aggiuntivo, cioè al paragrafo 6 inserire questo stesso Comune fra quelli della Valle Varaita.
Chiede di parlare l'assessore Chiabrando. Ne ha facoltà.
CHIABRANDO, Assessore alla tutela e alla sistemazione idrogeologica e forestale Devo dichiarare, a nome della Giunta, di non poter accogliere questo emendamento. Abbiamo svolto ampie consultazioni, così da approfondire sufficientemente l'argomento, e la conclusione è stata che Verzuolo debba rimanere nella ripartizione proposta dalla Giunta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto, Relatore

Ribadisco l'opinione della Giunta che questa classificazione non pu essere toccata. Ormai abbiamo deliberato questa discussione all'infinito e siamo venuti nella proporzione di mantenere questa suddivisione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il proponente Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Non si spiega il fatto che il Comune di Verzuolo, che si trova al termine della Val Varaita, debba essere inserito nella Comunità della Valle del Po, saltando addirittura Manta e Saluzzo, per essere aggregato a comunità dai cui componenti dista di 40 e anche 50 chilometri.
Mi diceva or ora il consigliere Giletta che sono gli altri Comuni del Varaita a non voler accettare Verzuolo nella loro Comunità, non si sa bene storicamente, per quali gravi motivi di conflitto, nonostante che Verzuolo con deliberazione del Consiglio comunale, con tutta una serie di interventi, con dibattiti, abbia chiesto esplicitamente di farne parte. Ma una tale spiegazione è inaccettabile: non ha alcuna validità giustificativa il fatto che gli altri componenti della Comunità non vogliono avere con loro Verzuolo.
Io mi appello pertanto al Consiglio. Non è ammissibile che con un diktat si calpestino le aspirazioni delle popolazioni di Verzuolo e le deliberazioni del locale Consiglio comunale, e non si sa neppure bene in nome di quale principio, perché questo non ci è stato precisato: il Consigliere Dotti, come l'assessore Chiabrando, ha detto esclusivamente che la decisone è stata presa "dopo aver approfondito". Che cosa si è approfondito? Che la posizione geografica di Verzuolo è mutata, per effetto di uno sconvolgimento tellurico che l'ha trasportato verso la Valle Po? O che il Monviso o il Po si sono spostati L'unica giustificazione plausibile sarebbe questa. A questa stregue, si potrebbe anche decidere di immettere Sampeyre, magari rifiutato dagli altri Comuni della sua valle di appartenenza, nella Valle Maira.
Io chiedo che il Consiglio prenda una posizione realistica su questo fatto e che non ratifichi quella che sarebbe una imposizione dall'alto visto che il Consiglio comunale di Verzuolo, all'unanimità, senza una voce discorde, si è pronunciato in questo senso, dell'appartenenza alla Comunità del Varaita.
E' enorme, inconcepibile, da un punto di vista geografico, che si escluda dalla Comunità del Varaita Verzuolo quando vi si include per esempio Busca, che si trova vicino a Cuneo, quasi davanti l'imbocco della Valle Stura, e vi si immette Costigliole.



PRESIDENTE

Siamo in fase di discussione di emendamento soppressivo e di emendamento aggiuntivo. -La proposta non è accolta dal relatore del disegno di legge e non è accolta dalla Giunta.



VIGLIONE Aldo

La Giunta deve spiegare il motivo del rifiuto.



PRESIDENTE

Chiede infatti di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Questo problema è stato esaminato anche in sede di Giunta, ma si è concluso che Verzuolo debba rimanere nella Comunità cui è stato accorpato secondo l'indicazione contenuta nella legge.
Le motivazioni che il Consigliere Viglione ha qui addotto a sostegno della sua tesi sono all'apparenza estremamente razionali, dal punto di vista della collocazione dell'abitato di Terzuolo. Tuttavia, se si guarda una carta geografica del Comune di Verzuolo, si rileva come il confine della sua zona montana sia contiguo ai Comuni della vallata del Po. E' abbastanza ovvia l'esigenza che questa contiguità, che non vi è per nulla con il territorio dell'altra vallata, venga rispettata dovendosi poi, nel quadro dello sviluppo della Comunità montana, fare dei piani di forestazione, di utilizzazione del territorio montano, dei piani silvo pastorali.
Le ragioni di carattere programmatorio ed economico che militano a favore di questa collocazione del Comune di Verzuolo sono, a nostro giudizio, preminenti rispetto alle regioni che il consigliere Viglione ci ha qui riferito, basate sulla collocazione geografica dell'abitato del Comune di Verzuolo.
Con questa spiegazione, che a noi sembra logica, razionale e rispondente agli interventi anche di pianificazione attraverso gli strumenti amministrativi di pianificazione, attraverso quegli interventi di carattere programmatorio che tradurranno in atto gli interventi finanziari nell'ambito delle Comunità montane, la Giunta dichiara di non poter accogliere la proposta di emendamento del Consigliere Viglione. La risposta che la Giunta dà è dunque una risposta fondata sulla necessità di obbedire ad un criterio logico e razionale, che noi crediamo più logico e più razionale di quello che ha suggerito l'emendamento del Consigliere Viglione.



PRESIDENTE

Pongo allora ai voti i due emendamenti, uno di soppressione e l'altro aggiuntivo, che sono contestuali, proposti dal consigliere Viglione, testè letti, non accolti né dalla Giunta né dal relatore. Chi è favorevole agli emendamenti è pregato di alzare la mano. Gli emendamenti non sono accolti.
C'è ancora un emendamento modificativo al paragrafo 12 dell'art. 1 proposto dai Consiglieri Revelli, Ferraris e Berti. Propone di unificare i punti 12 e 13 con questa dizione: "Comuni dell'alta Val Tanaro e delle Valli Mongia e Cevetta, che comprende i Comuni di Alto, Bagnasco, Battifollo, Briga Alta, Caprauna Castelnuovo Ceva, Ceva, Gareggio, Lesegno, Lisio, Mombasiglio, Montezemolo Nucetto, Ormea, Perlo, Priero, Priola, Sale S. Giovanni, Scagnello, Viola".
Chiede di parlare, per illustrare l'emendamento, e ne ha facoltà, il Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Dopo la prima consultazione, fatta dalla Giunta, in cui erano stati ribaditi i due normali Consigli di Valle, ma era stata già sollevata, mi pare, da parte di Ceva la richiesta che fossero mantenuti nel suo ambito alcuni Comuni che, vicinissimi a Ceva, sono stati inseriti nella Comunità montana dell'Alta Langa, nel corso della successiva consultazione fatta dalla Commissione tutti i rappresentanti del Consiglio di Valle Mongia e Cevetta e dell'alta Val Tanaro avevano optato decisamente per l'unificazione. Il 9 gennaio, la presidenza del Consiglio di valle del Cevetta e Mongia ha scritto una lettera alla Giunta il cui contenuto, forse non molto chiaro, ha dato luogo ad una interpretazione errata. In essa data per scontata l'unificazione Tanaro-Cevetta-Mongia, il presidente del Mongia, Anfossi, chiedeva che in questa Comunità venissero inclusi anche quei Comuni di cui dicevo, passati alla Comunità dell'alta Langa.
Evidentemente, il fatto che nella lettera si chiamasse Comunità montana il Consiglio di valle ha ingenerato un equivoco.
In questi giorni, avendo io risposto proprio al presidente Anfossi che mi aveva personalmente domandato, nel corso di un dibattito, perché si fossero mantenute divise le Comunità in questione, che si era deciso così in relazione a quanto affermato nella sua lettera, egli mi ha fatto presente che sicuramente le sue parole erano state equivocate. Per maggior certezza, poco fa l'assessore Chiabrando ed io abbiamo telefonato al presidente del Consiglio di valle Cevetta e Mongia, il quale ha ribadito la volontà di tutti i Sindaci di giungere alla unificazione, premurandosi di spedire un telegramma che dovrebbe essere in arrivo per confermare questa interpretazione.



PRESIDENTE

Qualcuno desidera parlare sull'emendamento? Ha facoltà di parlare l'assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e alla sistemazione idrogeologica e forestale.

Signor Presidente, le chiedo di sospendere brevissimamente la seduta per aver modo di riunire la Commissione, dal momento che sono intervenuti fatti nuovi, tra cui un chiarimento sulla interpretazione da dare ad una lettera che si prestava ad essere intesa in due modi opposti, cioè per l'unificazione o per la separazione.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per pochi minuti



(La seduta, sospesa alle ore 18,20 riprende alle ore 18,30)



PRESIDENTE

La seduta è riaperta. Ha facoltà di parlare l'assessore Chiabrando, per riferire sui risultati dell'incontro.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e alla sistemazione idrogeologica e forestale

La Giunta dichiara di accettare l'emendamento proposto dal Consigliere Revelli. Per la Commissione, non conosco il parere del presidente



DOTTI Augusto, Relatore

Sono anch'io d'accordo.



PRESIDENTE

Nessuno più chiede di parlare? Allora, pongo in votazione l'emendamento, nel senso che vengono unificati i punti 12 e 13, nel modo che ho testè letto. Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità.
C'è infine una proposta di emendamento dei Consiglieri Bono, Fonio Cardinali, relativamente al paragrafo 19: togliere il Comune di Mergozzo dalla Comunità della Valle Ossola.
La proposta di emendamento richiede illustrazione? Il Consigliere Bono ha facoltà di parlare.



BONO Sereno

La proposta di emendamento scaturisce soprattutto dalla volontà espressa dal Comune di Mergozzo, con precisa delibera del Consiglio comunale, di aderire alla Comunità montana del Cusio e del Mottarone.
Il problema non è solo di ordine formale: vi sono ragioni di carattere sostanziale ben più consistenti. Il Comune di Mergozzo fa parte di un Consorzio per l'area di sviluppo industriale del Basso Toce, e proprio nel suo territorio si dovrà installare il nuovo stabilimento Montedison che dovrebbe essere sostitutivo delle Fabbriche che vengono riorganizzate ristrutturate. Inoltre, il Comune di Mergozzo fa parte di un Consorzio per tutta una serie di servizi (impianti di incenerimento, trasporti, raccolta di rifiuti solidi urbani eccetera) che è composto da Comuni appartenenti alla Comunità del Cusio e del Mottarone. Abbiamo, quindi, un momento di programmazione che è rappresentato da questo nucleo di Comuni facenti parte del Consorzio, con, direi così, la opportunità della coincidenza di questi Comuni in una unica Comunità montana e non in Comunità montane distinte e separate.
Si dice che vi è una fettina piuttosto prolungata del territorio del Comune di Mergozzo che si protende verso l'Ossola, ma chi conosce quella località sa che la parte principale del territorio del Comune di Mergozzo che comprende circa duemila abitanti, gravita essenzialmente sull'area del Basso Toce, intorno a Gravellona Toce, intorno a Verbania, e che la strisciolina di terreno, compresa fra il fiume Toce e montagne di 1500-2000 metri di parete rocciosa, senza assolutamente niente all'infuori di due frazioncine, Albo e Gandoglia, ne costituisce una parte estremamente esigua.
Visto che il Comune stesso richiede di far parte di quella determinata Comunità, essendo anche confinante con gli altri Comuni che fanno parte della Comunità del Cusio e del Mottarone, non si comprende perché debba essere invece preso di peso e inserito in una comunità diversa.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Dotti. Ne ha facoltà.



DOTTI Augusto, relatore

Questo argomento è stato lungamente dibattuto in seno alla Commissione signor Presidente. Questi dubbi e queste complicazioni si presentano sempre, per i Comuni di fondovalle.
Il fatto che il Comune di Mergozzo si sia collegato in consorzio con altri Comuni per certi servizi è ottima cosa, che noi auspichiamo avvenga sempre; ma i servizi, per se stessi, avranno certamente dimensioni che scavalcheranno le stesse Comunità montane, saranno anzi motivo di unione fra di esse.
Però, se noi dobbiamo tener conto dell'art. 3 della legge, che propone di ricercare soprattutto l'omogeneità territoriale delle zone che si costituiscono in Comunità montana, Mergozzo appartiene indubbiamente alla Val d'Ossola, e noi non possiamo pertanto inquadrarlo nella Comunità di cui fanno parte i Comuni del Lago Maggiore. Come il Comune di Mergozzo, altri Comuni desideravano appartenere ad una Comunità piuttosto che ad un'altra e noi non abbiamo, per prevenire queste personalizzazioni di appartenenza ad una Comunità piuttosto che ad un'altra, e quindi per evitare di suscitare altri gravi problemi, del tipo di quello di Verzuolo, abbiamo ritenuto di adottare come criterio principale quello territoriale.
Per questo la Commissione, a maggioranza, evidentemente non alla unanimità, ha ritenuto che sia, secondo la legge, giuridicamente valido riconoscere che l'unità territoriale di Mergozzo appartenga appunto alla Valle d'Ossola.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Fonio.



FONIO Mario

Vorrei aggiungere poche cose a quello che ha già detto il collega Bono e cioè che su questo punto veramente si mostra la corda sulla strumentalizzazione di quel principio di "intesa" con i Comuni, perch oltre a quello che è sembrato diventare il punto principale, e cioè dell'accordo intervenuto per un consorzio di servizi, c'è da tener presente la deliberazione del Consiglio comunale.
Senza voler muovere rilievi ad alcuno, ricordo di avere in sede di commissione, allorché ci si dedicò all'esame del problema di Mergozzo e di quello di Ornavasso, personalmente prospettato elementi determinanti dei Consigli comunali che portavano a inserire Ornavasso nella Comunità dell'Ossola e Mergozzo in quella del Cusio. La determinazione poi adottata dalla Giunta è stata quindi un po' una sorpresa. Potranno essere non sufficientemente valide le ragioni in punto ai Consorzi per i servizi, ma quella famosa pregiudiziale "d'intesa con i Comuni" andrebbe rispettata tanto più di fronte a delibere di Consigli comunali.
Proprio non si capisce perché si sia optato per certe soluzioni, in contrasto con le decisioni già prese in Commissione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e alla sistemazione idrogeologica e forestale

La Giunta si associa, al parere e alle argomentazioni già portate dal presidente Dotti, aggiungendo però, in relazione a quanto detto dal Consigliere Fonio, che in Commissione si era, ad un certo punto, pensato di includere in questa Comunità del Cusio e Mottarone sia Mergozzo che Ornavasso. Ricordo di aver detto allora che questo spostamento aveva un senso se entrambi i Comuni potevano essere inclusi: venuto a mancare Ornavasso, Mergozzo si trova un po' fuori gioco, cioè si trova con un territorio che esula dalla zona omogenea del Cusio e del Mottarone



PRESIDENTE

Allora, pongo in votazione l'emendamento, presentato come unico emendamento, peraltro con il codicillo che dovrebbe portare alla modificazione dell'alto punto, per comprendere Mergozzo nei Comuni del Cusio e Mottarone.
Se i proponenti dell'emendamento consentono, metterei in votazione l'uno, che esclude praticamente l'altro. Non vi sono opposizioni? Allora l'emendamento è proposto al voto. Chi lo approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento non è approvato.
C'è infine, un emendamento aggiuntivo presentato dal Consigliere Garabello: "Per la modifica delle delimitazioni stabilite con la presente legge l'iniziativa spetta alla Regione, d'intesa con i Comuni interessati.
L'iniziativa stessa può essere esercitata anche su proposta dei Consigli delle Comunità montane interessate, secondo le norme dello Statuto regionale".
E' talmente chiaro che non mi pare richieda illustrazione. Qual è il parere della Giunta in proposito?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta è d'accordo



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento, che è accettato dalla Giunta. Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto.
L'intero articolo 1, di cui ora passiamo alla votazione, si intende pertanto completato da questo emendamento aggiuntivo, che viene collocato al termine del testo, già modificato per effetto dell'emendamento precedentemente accolto. Posso esimermi dal rileggere il testo dell'articolo con queste varianti?



FERRARIS Bruno

Ci sarebbe da modificare tutta la numerazione, dal punto 13 in poi.



PRESIDENTE

Sì, ma si tratta di un lavoro di coordinamento che può essere fatto poi dagli uffici. Mi consta che in altre sedi parlamentari ci si regoli in questo modo per le rettifiche puramente formali.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e alla sistemazione idrogeologica e forestale

Dovrei ancora proporre un emendamento di carattere tecnico, per ovviare ad un errore. Soltanto nei giorni scorsi abbiamo appreso, attraverso documenti, che il Comune di Fiano, in provincia di Torino, non è più Comune montano, in quanto la parte del suo territorio più prettamente montana è passata ad altro Comune. Va pertanto depennato dall'elenco dei Comuni indicati al punto 31.



PRESIDENTE

E' un emendamento da proporre nelle dovute forme, per iscritto, poich non è solo tecnico: si tratta di escludere un Comune.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e alla sistemazione idrogeologica e forestale

Basta dire che lo si esclude perché non ha requisiti per essere compreso in una Comunità montana.



PRESIDENTE

E' presentato, dunque, un emendamento soppressivo: cancellare il Comune di Fiano, in provincia di Torino, dalla Comunità della Val Ceronda e Casternone, perché, mancando della qualifica di Comune montano, non ha le caratteristiche per far parte di una Comunità montana.
Pongo in votazione l'emendamento. Chi lo approva è pregato di alzare la mano. L'emenda mento è accolto.
Si passi allora alla votazione dell'intero articolo, così come risulta dopo quanto concordato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 43 Consiglieri Hanno risposto SI n. 28 Consiglieri Hanno risposto NO n. 15 Consiglieri L'articolo 1 è pertanto approvato.
Articolo 2: "In ciascuna zona omogenea è costituita, tra i Comuni che in essa ricadono, la Comunità montana, ente di diritto pubblico. Sono organi della Comunità montana: il Consiglio, la Giunta, il Presidente".
Qualcuno chiede di parlare? Nessuno? Si passi allora alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha dato il seguente esito: Presenti e votanti n. 43 Consiglieri Hanno risposto SI n. 43 Consiglieri L'art. 2 è quindi approvato.
Articolo 3: "Il Consiglio della Comunità montana è costituito dai rappresentanti dei Comuni ad essa appartenenti.
Ad ogni Comune spettano tre rappresentanti, due di maggioranza e uno di minoranza, eletti nel proprio seno da ciascun Consiglio comunale.
In caso di scioglimento di un Consiglio comunale i tre rappresentanti del Comune restano in carica sino alla loro surrogazione da parte del nuovo Consiglio comunale, e ciò anche nel caso di gestione commissariale".
Qualcuno chiede di parlare? Nessuno? Si passi allora alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha dato il seguente esito: Presenti e votanti n. 43 Consiglieri Hanno risposto SI n. 43 Consiglieri L'art. 3 è quindi approvato.
Articolo 4: "Il Consiglio della Comunità montana elegge tra i propri membri, con votazioni separate ed a maggioranza assoluta dei voti, il Presidente, il Vice Presidente e la Giunta.
Ai fini della validità di tale seduta è richiesta la presenza dei due terzi dei componenti il Consiglio della Comunità montana.
Per l'elezione del Presidente e del Vice Presidente, qualora anche dopo la seconda votazione la maggioranza non venisse raggiunta, si procede a ballottaggio fra i due candidati che abbiano riportato il maggior numero di voti nella seconda votazione.
Per l'elezione dei membri della Giunta, se anche dopo la seconda votazione non si è raggiunta la maggioranza assoluta, risultano eletti i candidati che hanno riportato il maggior numero di voti.
La carica di Presidente, di Vice Presidente e di membro di Giunta è incompatibile con quella di Deputato, Senatore, Consigliere regionale e Consigliere provinciale".
Questo articolo ha una proposta di emendamento aggiuntivo presentato dal Consigliere Bianchi, che recita: "Le dimissioni della maggioranza dei componenti la Giunta comportano la decadenza dell'intera Giunta. Il Presidente e la Giunta cessano dalla carica in caso di approvazione di una mozione di sfiducia con il voto della maggioranza dei componenti il Consiglio, espresso per appello nominale e con voto palese".
L'emendamento è di per sé molto chiaro, credo non sia necessaria un'illustrazione.
La Giunta e la Commissione cosa pensano a questo proposito? Il Consigliere Dotti ha facoltà di parlare.



DOTTI Augusto, relatore

Io sono d'accordo, ma vorrei aggiungere un'altra lieve modifica. Al secondo capoverso, invece di "tale seduta" mettere "della prima seduta".
E' un emendamento di carattere formale. Ci siamo già riuniti in Commissione per decidere questa modifica.



PRESIDENTE

Mi permetta, ma potrebbe nascere l'equivoco: nella prima seduta non si fanno le nomine...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No no, ha un significato diverso e faccio presente che non è accoglibile da parte della Giunta perché contravviene alla legge comunale e provinciale alla quale ci richiamiamo per le Comunità montane. Nella seduta in cui si elegge il Presidente, nella prima seduta ci vogliono sempre i due terzi dei Consiglieri.



DOTTI Augusto, relatore

Siamo d'accordo anche noi, nella prima sì, ma in altre sedute pu essere valida un'altra maggioranza, quella assoluta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Dicendo così mi pare che sia fatto salvo il principio della legge comunale e provinciale.



PRESIDENTE

Non c'è dubbio, è chiarissimo.



DOTTI Augusto, relatore

Non mi sembra.



PRESIDENTE

Sull'emendamento proposto dal Consigliere Bianchi il collega Dotti che cosa ha da dire?



DOTTI Augusto, relatore

Siamo d'accordo anche noi, però nel contempo suggerivo questo emendamento al secondo capoverso: "della prima seduta" invece che "di tale seduta".



PRESIDENTE

Se lei insiste lo devo mettere ai voti, ma.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Mettendo "della prima seduta" vuol dire che le volte successive in cui si dovesse eleggere il Presidente, non occorrono più i due terzi, tanto più introducendo l'emendamento delle dimissioni se durante la fase della legislatura della Comunità montana il Presidente e la Giunta in carica danno le dimissioni e devono essere rieletti, è chiaro che se mettiamo "della prima seduta", questa "prima seduta" è quella in cui si svolge l'elezione del Consiglio di Comunità montana e della Giunta. Quindi bisogna lasciare la frase così com'è.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Io concordo nel senso che la dizione "della prima seduta" è piuttosto equivoca. Lo scopo che si era proposta stamani la Commissione era questo analogamente a quanto avviene per l'elezione del sindaco, secondo la legge comunale: nella prima seduta di votazione del sindaco è richiesta la maggioranza e la presenza dei due terzi dei Consiglieri, nella seduta successiva (abbiamo un esempio abbastanza recente, quello delle elezioni del sindaco di Torino) è sufficiente soltanto più la maggioranza assoluta dei presenti. Si voleva evitare che una minoranza che disponga di un terzo dei Consiglieri della Comunità montana potesse attuare un boicottaggio delle elezioni del Presidente della Giunta impedendone indefinitamente l'effettuazione. Se si richiede per l'elezione del Presidente, del Vice Presidente e della Giunta che siano presenti i due terzi dei Consiglieri della Comunità montana, se un terzo più uno ritengono di non partecipare mai per qualche ragione, per qualche falda locale magari (abbiamo visto che è un caso abbastanza frequente in queste piccole Comunità) non si riesce ad effettuare l'elezione.
Che il dire "della prima seduta" non sia del tutto esatto posso anche essere d'accordo, si tratta di trovare una dizione che permetta, se nella prima seduta non si raggiunge la presenza dei due terzi, che nella seconda seduta, con la semplice maggioranza assoluta si possa procedere ugualmente all'elezione.



PRESIDENTE

La Giunta a questo proposito?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

A me pare che, soprattutto quando parliamo degli statuti delle Comunità montane, il punto di riferimento, in carenza di indicazioni nostre, finisce di essere la legge comunale e provinciale. Se quando vi sono venuti questi dubbi li aveste esternati, non ci troveremmo in pieno Consiglio a dover fare degli emendamenti. Se vogliamo fare una stesura di questo genere dobbiamo sospendere la seduta per mezz'ora. Io non ho niente in contrario ma mi pare che quando c'é il riferimento alla legge comunale e provinciale è abbastanza evidente che siccome non ci può essere carenza di organi, se questi organi non riuscissero ad eleggersi, essendoci il potere sostitutivo di intervento sugli organi......



PRESIDENTE

Ci sarà pure una norma che prevede l'eventuale scioglimento no? Se non arrivano ad avere una maggioranza dei due terzi vuol dire che c'è qualche cosa che non funziona.
Facciamo più presto a sospendere un momento, trovatevi e proponete qualcosa.
Sospendo qualche minuto la seduta.



(La seduta sospesa alle ore 19, riprende alle ore 19,20)



PRESIDENTE

Vogliamo riprendere i nostri lavori? All'art. 4 che è stato letto dal Consigliere Segretario, è proposto un emendamento soppressivo e sostitutivo; soppressivo del secondo capoverso "Ai fini della validità di tale seduta è richiesta la presenza dei due terzi dei componenti il Consiglio della Comunità Montana" che viene sostituito con questa nuova dizione "Le elezioni di cui al comma precedente non sono valide se alla prima seduta non intervengono i due terzi dei componenti il Consiglio delle Comunità montane" C'è bisogno di illustrarlo? No? Allora pongo in votazione l'emendamento. Chi lo approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
Il testo dell'emendamento dell'art. 4 viene posto in votazione con questo emendamento che ho testé letto. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri Hanno risposto SI n. 40 Consiglieri L'articolo 4 è approvato.
Articolo 5: "La Giunta, oltre che dal Presidente, è composta: a) da 4 membri, nel caso in cui la Comunità montana sia costituita da non più di 8 Comuni b) da 6 membri nel caso in cui la Comunità montana sia costituita da 9 a 14 Comuni c) da 8 membri, nel caso in cui la Comunità montana sia costituita da oltre 14 Comuni".
Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 41 Consiglieri Hanno risposto SI n. 41 Consiglieri L'articolo 5 è approvato.
Articolo 6: "Il Presidente rappresenta la Comunità montana, convoca e presiede le riunioni del Consiglio e della Giunta".
Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri Hanno risposto SI n. 40 Consiglieri L'articolo 6 è approvato.
Articolo 7: "Il Consiglio della Comunità montana decade con lo scioglimento della maggioranza dei consigli dei Comuni che la costituiscono.
Il Presidente e la Giunta rimangono in carica per l'ordinaria amministrazione." Qualcuno chiede di parlare? No.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 39 Consiglieri Hanno risposto SI n. 39 Consiglieri L'articolo 7 è approvato.
Articolo 8: "La competenza ad esercitare il controllo delle Comunità montane è attribuito alla sezione decentrata del Comitato regionale di controllo nella cui circoscrizione ha sede la Comunità.
Il controllo sostitutivo sugli organi della Comunità montana è esercitato dal Presidente della Giunta Regionale, sentita la Giunta stessa.
Come Presidente vorrei soltanto chiedere all'Assessore Chiabrando un po' di luce su questo testo.
"Il controllo sostitutivo sugli organi della Comunità montana......" Che cosa vuole significare.



CHIABRANDO Mauro, Assessore

Quando gli organi non funzionano.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare? Nessuno? Si passi alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri Hanno risposto SI n. 40 Consiglieri L'articolo 8 è approvato Titolo III Statuto della Comunità montana Articolo 9: "Lo Statuto della Comunità montana, in armonia con la legge 3.12.1971 n. 1102, con la legislazione sull'ordinamento comunale e provinciale, con le norme dello Statuto regionale della presente legge stabilisce tra l'altro: a) denominazione e sede della Comunità b) compiti e funzioni della Comunità c) funzionamento e competenze del Consiglio e della Giunta d) funzioni del Presidente e) indennità di carica al Presidente della Comunità f) modalità per la convocazione delle sessioni ordinarie e straordinarie del Consiglio e per le riunioni della Giunta g) modalità per la nomina del Segretario della Comunità, sue funzioni h) modalità per la nomina del Tesoriere i) modalità per la redazione e l'approvazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo e per lo storno dei fondi da capitolo a capitolo l) modalità per l'elezione dei revisori dei conti, numero dei membri e loro funzioni m) modalità per la nomina dei rappresentanti della Comunità presso altri enti ed organismi n) modalità per l'organizzazione degli uffici, per l'assunzione, lo stato giuridico e trattamento economico del personale o) modalità per la determinazione di oneri a carico dei Comuni p) norme relative al demanio e al patrimonio della Comunità montana q) modalità per l'assunzione di oneri finanziari r) modalità per la consultazione e la partecipazione degli enti e delle associazioni operanti sul territorio della Comunità s) modalità per regolare i rapporti della Comunità con altri enti operanti nel suo territorio t) modalità per l'integrazione o modifica allo Statuto stesso." Ci sono delle richieste di parola? Nessuna? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri Hanno risposto SI n. 40 Consiglieri L'articolo 9 è approvato.
Articolo 10: "Lo Statuto della Comunità montana, adottato dal Consiglio con la maggioranza assoluta dei componenti, è trasmesso al Comitato regionale di controllo entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge. Su conforme parere di legittimità del Comitato regionale di controllo, lo statuto della Comunità montana è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale.
Con analoga procedura sono approvate le modifiche e le integrazioni allo statuto della Comunità montana.
Vorrei avere il testo dell'emendamento dell'art. 10, scritto. Io comunque lo leggo, poi lo formalizzerete: "Lo Statuto della Comunità montana è adottata dal Consiglio della Comunità stessa, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale, su conforme deliberazione del Consiglio Regionale.
Con analoga procedura sono approvate le modifiche e le integrazioni dello Statuto della Comunità montana".
L'emendamento è stato recepito, è verbalizzato, prego però di formalizzare la cosa.
Metto in votazione l'approvazione dell'emendamento. Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Se nessuno chiede di parlare metto in votazione l'articolo 10.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 41 Consiglieri Hanno risposto SI n. 41 Consiglieri L'articolo 10 è approvato.
Titolo IV Piano di sviluppo economico-sociale.
Articolo 11: "La Comunità montana entro un anno dalla sua costituzione appronta un piano pluriennale di sviluppo economico-sociale della propria zona ai sensi dell'art. 5 della legge 3.12.1971 n. 1102.
Il piano di sviluppo economico-sociale della Comunità montana è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale, su conforme parere della Giunta stessa, entro 60 giorni dal ricevimento. Trascorso tale termine il piano si intende approvato.
C'è una proposta di emendamento soppressivo e sostitutivo al secondo capoverso che recita: "Il piano di sviluppo economico-sociale della Comunità montana è approvato dalla Giunta regionale, su conforme parere del Consiglio Regionale, entro 60 giorni dal ricevimento.
Trascorso tale termine il piano si intende approvato".
Qualcuno chiede di parlare sull'emendamento? Nessuno.
Lo pongo in votazione. Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Se nessuno chiede la parola, si passi alla votazione dell'intero articolo.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 41 Consiglieri Hanno risposto SI n. 41 Consiglieri L'articolo 11 è approvato.
Articolo 12: "Sulla base del piano pluriennale di sviluppo la Comunità montana provvede a definire ogni anno un programma-stralcio contenente la indicazione degli interventi da realizzare e le relative previsioni di spesa.
Tale programma deve essere trasmesso alla Giunta Regionale entro il 30 settembre." Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 41 Consiglieri Hanno risposto SI n. 41 Consiglieri L'articolo 12 è approvato.
Articolo 13: "La Comunità montana può redigere, ai sensi dell'art. 7 della Legge 3.12.1971 n. 1102, piani urbanistici del proprio territorio quali strumenti operativi del piano di sviluppo." Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 41 Consiglieri Hanno risposto SI n. 41 Consiglieri L'articolo 13 è approvato.
Titolo V Norme finanziarie Articolo 14: "I fondi, assegnati alla Regione o altrimenti disponibili ai fini della Legge 3.12.1971 n. 1102, sono ripartiti fra le Comunità montane, per la redazione e l'attuazione dei piani di sviluppo, secondo i seguenti criteri: a) 5/10 in proporzione diretta alla popolazione residente nella zona montana con riferimento ai dati dell'ultimo censimento b) 5/10 in proporzione diretta alla superficie delle zone montane.
Con proprio decreto il Presidente della Giunta Regionale, su conforme parere della Giunta stessa, provvede al finanziamento dei piani di sviluppo e dei programmi-stralcio." Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri Hanno risposto SI n. 40 Consiglieri L'articolo 14 è approvato.
Titolo VI Norme transitorie Articolo 15: "Entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge i Comuni della Comunità montana provvedono alla nomina dei propri rappresentanti al Consiglio della Comunità stessa dandone immediata comunicazione al Presidente della Giunta Regionale.
Per la prima convocazione del Consiglio della Comunità i rappresentanti dei Comuni retti da gestione commissariale sono nominati dal Commissario prefettizio tra i componenti del disciolto Consiglio comunale secondo i criteri del 2^ comma dell'art. 4." Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri Hanno risposto SI n. 40 Consiglieri L'articolo 15 è approvato.
Articolo 16: "Entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge il Presidente della Giunta Regionale fissa la sede provvisoria della Comunità montana e convoca la prima seduta del Consiglio della Comunità stessa, presieduta dal Consigliere presente più anziano di età. Funge da segretario della seduta il segretario del Comune della sede provvisoria.
Nel corso della prima riunione il Consiglio elegge il Presidente e la Giunta." Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 41 Consiglieri Hanno risposto SI n. 41 Consiglieri L'articolo 16 è approvato.
Articolo 17: "La Comunità montana subentra in ogni rapporto patrimoniale e amministrativo agli enti costituiti ai sensi dell'art. 13 del D.P.R. 10.6.1955 n. 987. Tali enti sono estinti dopo 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge.
Ove il territorio di uno degli enti di cui al comma precedente del presente articolo si estenda a più Comunità montane il Presidente della Giunta Regionale regola con proprio decreto, su conforme parare della Giunta stessa, i rapporti patrimoniali e amministrativi fra gli interessati." Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri Hanno risposto SI n. 40 Consiglieri L'articolo 17 è approvato.
Articolo 18: "La presente legge è dichiarata urgente, ai sensi dell'art. 45 - sesto comma dello Statuto regionale, ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione." Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri Hanno risposto SI n. 40 Consiglieri L'articolo 18 è approvato.
Abbiamo votato un emendamento aggiuntivo all'art. 1 proposto dal Consigliere Garabello. Il secondo periodo di quell'emendamento aggiuntivo nel testo presentato recitava: "L'iniziativa stessa può essere esercitata anche su proposta dei Consigli delle Comunità montane interessate, secondo le norme dello Statuto regionale".
Ai sensi dell'art. 40 del nostro Regolamento che consente che prima della votazione finale ogni Consigliere possa richiamare l'attenzione del Consiglio sopra le correzioni di forma o le modificazioni di coordinamento che giudichi opportune, nonché sopra quelle disposizioni già approvate che sembrano in contrasto tra loro o inconciliabili con lo scopo della legge ravviserei la opportunità che si specificasse "L'iniziativa stessa pu essere esercitata anche su proposta dei Consigli comunali delle Comunità montane interessate, secondo le norme dello Statuto regionale".
Pongo in votazione questo emendamento ai sensi dell'art. 40, con questa precisazione.
Chi lo approva è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità per cui interpretando la legge mi esima dal fare riapprovare tutto l'articolo per appello nominale.
Dobbiamo ora procedere alla votazione del testo complessivo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri Hanno risposto SI n. 40 Consiglieri La legge è approvata nel suo contesto.
Signor Presidente della Giunta, colleghi Consiglieri, mi consentano nonostante l'ora molto tarda e gli adempimenti che abbiamo ancora da portare innanzi, di esprimere la mia personale soddisfazione per l'approvazione di questa legge che io chiamo la legge sulla montagna piemontese.
E' stato sempre un mio chiodo affermare che non si può parlare di una montagna italiana, ma che si deve parlare di diverse montagne essendo diverse le loro caratteristiche.
Mi consentano di dire che questa sera abbiamo adempiuto a una norma che è dettata dalla carta costituzionale, ci rifacciamo quindi al 1948. Noi ci proponiamo, come Consiglio, di sottolinearla questa importanza della carta costituzionale.
L'art. 44 fin da allora stabiliva che "la legge determina provvedimenti per le zone montane". Vorrei rispettosamente sottolineare questo aspetto di "zona montana" che è estremamente diverso da Comune montano. E oggi noi abbiamo trasformato anche quei Consigli di valle che, come è stato opportunamente sottolineato da qualcuno stamattina nell'intervento, avevano avuto nella Regione Piemonte una crescita veramente notevole perché eravamo arrivati a creare 34 Consigli di Valle i quali, aiutati e potenziati dalle Province, le quali si erano fatte anticipatrici di quella che sarebbe stata poi la realtà della Regione, hanno qualche cosa prodotto. Vi furono addirittura dei Consigli di valle creati ante litteram, prima cioè della legge del 1955 che ne prevedeva la costituzione.
Mi pare che questo valga la pena di essere sottolineato nel momento in cui, adempiendo ad un precetto costituzionale, ed applicando la prima legge cornice-quadro (che io chiamo invece legge di principio) che sia stata data dall'organo centrale, Parlamento italiano, alla Regione, noi diamo qualche cosa a questa nostra montagna che attende.
E ancora qui sottolineo quello che è stato detto, non dare soltanto la legge (che mi auguro non abbia degli intoppi nella sua approvazione, mentre sottolineo la opportunità di averla dichiarata urgente per poter provvedere con rapidità alla sua attuazione) ma dare quella che è stata chiamata la volontà politica perché la legge sulla montagna piemontese renda ai suoi cittadini la titolarità di cittadini in parità con tutti gli altri, non considerandoli più cittadini di seconda categoria, o di categoria B.
Uno scrittore certo largamente conosciuto, Rudyard Kipling, in uno dei suoi bei libri fa dire ad un santone dell'Asia questa espressione che mi sembra felicissima: "Chi va alla montagna torna da sua madre".
Il Consiglio Regionale, con l'approvazione di questa legge, questa sera è andato alla montagna, è tornato a sua madre. Mi auguro che i Comuni montani abbiano ad essere grati al Consiglio per quanto è stato fatto.


Argomento: Trattamento economico dei membri del Comitato di controllo

"Determinazione dell'indennità di presenza e del rimborso spese ai componenti del Comitato Regionale di controllo e delle sue Sezioni decentrate"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto dell'ordine del giorno "Esame del disegno di Legge n. 46 relativo a: 'Determinazione dell'indennità di presenza e del rimborso spese ai componenti del Comitato regionale di controllo e delle sue Sezioni decentrate".
Relatore Beltrami.
Mi pare che si chieda l'aggiornamento della discussione.



VIGLIONE Aldo

Il Presidente della Giunta ha già quasi preparato la relazione e quindi l'VIII Commissione, appena ne sarà in possesso, la esaminerà.
Vorrei però esprimere un desiderio della Commissione che è quello di avere anche le relazioni che i singoli Comitati hanno mandato, anche per avere numericamente dei dati tecnici sui quali poter lavorare perché ognuno di noi non può sapere se Torino ha avuto 200.000 pratiche, se le ha espletate e come e quindi alla relazione della Giunta è opportuno unire anche questi allegati.
Questo è stato l'orientamento della VIII Commissione per poter dare un parere.



PRESIDENTE

Il Consiglio prende atto e rimandiamo alla prossima seduta la trattazione di questo argomento.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Modifiche relative alle competenze ed alla composizione delle Commissioni permanenti


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesto dell'ordine del giorno "Proposta di modifica del II Stralcio del Regolamento del Consiglio per quanto attiene alle competenze delle Commissione permanenti - Composizione delle Commissioni permanenti".
La proposta di modifica è relativa alla necessità di distribuire meglio le materie di competenza delle singole Commissioni permanenti.
C'è la proposta di modificare, nell'art. 1 del II Stralcio di Regolamento, in base ad intese stipulate nella conferenza dei capigruppo nel senso che la V, VI, VII Commissione abbiano competenza sulle seguenti materie, modificando quindi quella che è l'attuale dicitura attributiva di competenze: V Commissione - Problemi dell'ambiente; difesa idrogeologica sistemazione idrica e forestale; uso delle acque; inquinamenti; parchi naturali.
VI Commissione - Problemi economici del settore agricolo.
VII - Commissione Problemi economici del settore industriale artigianale e terziario; turismo; industria alberghiera: sport e tempo libero; caccia e pesca; cave e torbiere; acque minerali e termali; fiere e mercati.
E' aperta la discussione.
Chiede di parlare il Consigliere Menozzi, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, signori Consiglieri, io sono grato al proponente delle modifiche testé lette perché già in passato avevamo avuto occasione di far rilevare che la VI Commissione stava per essere eccessivamente oberata di lavoro. Per contro però vorremmo avanzare una richiesta: siccome la VII Commissione (bontà sua) recepisce parecchi compiti che erano prima affidati alla VI, chiediamo alla VII che per una certa analogia e logicità riconosca alla VI Commissione oltre all'agricoltura anche la caccia e pesca.
Non sto ad illustrare i motivi che hanno suggerito questa richiesta perché l'analogia dei due settori è tale che mi dispensa dal fare commenti in proposito.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? C'è allora richiesta fatta dal Consigliere Menozzi di spostare la caccia e pesca dalla VII alla VI Commissione.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io sono contrario a questa modifica dopo di avere, nella riunione dei capigruppo, deciso in altro modo. Noi abbiamo avuto, nella riunione dei capigruppo, una richiesta dell'Assessore al turismo (che ora si è allontanato). Egli ha fatto rilevare che il settore della caccia e pesca per quanto attinente a problemi dell'agricoltura in particolare per quanto riguarda le riserve (che non sono però l'aspetto più importante del settore della caccia) è essenzialmente un problema di tempo libero; e che occorre fare corrispondere le competenze dell'assessorato, per quanto è possibile alle competenze della Commissione corrispondente. Evidentemente tutti i capigruppo hanno ritenuto convincenti le richieste dell'assessore.
Bisognerebbe ora che mi si dimostrasse che ciò è sbagliato.



PRESIDENTE

La parola al Presidente del la Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Mi spiace che non sia presente il Vice Presidente Debenedetti. Io direi che il problema va rivisto, perché non c'è dubbio che ci sono delle ragioni a favore della richiesta di Menozzi. Per quanto attiene ai compiti di carattere amministrativo non vi è dubbio che tutto il settore della caccia è sempre stato sotto il controllo degli Ispettorati agrari conseguentemente ha una connessione maggiore con tutta la legislazione agricola. Noi avevamo dato un'impostazione diversa nella costituzione delle Commissioni all'atto della formazione del nostro Regolamento.
Io condivido abbastanza le idee formulate dal Consigliere Menozzi per cui chiederei, se non è una decisione che emerge unanime da questo Consiglio, di lasciare in sospeso solo questo punto sul quale potremo decidere, con una certa brevità, la prossima volta; per il resto mi pare che si possa essere tutti d'accordo nel senso di demandare l'industria e l'artigianato ad altra Commissione.



BERTI Antonio

Adesso rimane alla VII...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Certo, adesso resta dov'é.



PRESIDENTE

Vale a dire che stasera io pongo in votazione la modifica del Regolamento che deve essere fatta per alzata di mano, non attribuendo a nessuna Commissione, per il momento, la materia della caccia e pesca.



BERTI Antonio

No no, adesso resta alla VII.



PRESIDENTE

Va bene, allora rimane alla VII, salvo successiva modifica.
Chi approva le altre modifiche apportate è pregato di alzare la mano: 27. Sono approvate.
A norma dell'art. 3 del II Stralcio del Regolamento ed in base agli accordi che sono stati stipulati nella conferenza dei capigruppo, comunico i nomi dei Consiglieri designati dai gruppi a far parte di ciascuna delle otto Commissioni permanenti: programmazione bilancio, finanze e patrimonio: Borando, Dotti Garabello, Minucci, Raschio, Sanlorenzo, Nesi, Benzi, Rossotto, Curci Gandolfi problemi della pianificazione territoriale, urbanistica infrastrutture, trasporti, comunicazioni, viabilità: Bianchi, Dotti Garabello, Berti, Marchesotti, Rivalta, Fonio, Vera, Rossotto, Carazzoni problemi del lavoro e dell'occupazione, formazione professionale cultura, pubblica istruzione, assistenza scolastica: Conti, Giletta Soldano, Besate, Lo Turco, Revelli, Calsolaro, Benzi, Fassino, Gandolfi problemi della salute, sanità, igiene, sicurezza sociale: Beltrami Conti, Falco, Berti, Fabbris, Lo Turco, Viglione, Cardinali, Fassino problemi dell'ambiente, difesa idrogeologica, sistemazione idrico forestale, uso delle acque, inquinamenti, parchi naturali: Armella Giletta, Bono, Visone, Fabbris, Giovana, Simonelli, Vera, Zanone problemi economici del settore agricolo: Bertorello, Bianchi Menozzi, Ferraris, Marchesotti, Revelli, Fonio, Debenedetti, Gerini problemi economici del settore industriale, artigianale, terziario turismo, industria alberghiera, sport e tempo libero, caccia e pesca, cave torbiere, acque minerali e termali, fiera e mercati: Bertorello Chiabrando, Soldano, Bono, Ferraris, Raschio, Calsolaro, Cardinali, Gerini Carazzoni problemi istituzionali affari generali e dell'organico, enti locali: Beltrami, Paganelli, Vietti, Giovana, Sanlorenzo, Vecchione, Viglione Debenedetti, Zanone, Curci.
Si è addivenuti anche a questa intesa, dalla quale informa il Consiglio, che la VI Commissione, pur essendo cambiata, per alcuni aspetti nella competenza delle materie, porti egualmente a termine l'esame del disegno di legge della Giunta, concernente l'istituzione dell'ente per lo sviluppo dell'artigianato piemontese, e delle proposte di legge relative agli interventi a favore dei consorzi e cooperative artigiane di garanzia e i contributi in conto ammortamento mutui a favore delle imprese artigiane per credito a medio termine per il potenziamento e la qualificazione delle loro strutture.
Nessuno opponendosi, resta così inteso da parte del Consiglio Regionale.
La composizione di queste Commissioni ha vigore dal giorno 24 maggio.
Per la loro costituzione, cioè per la elezione del Presidente e del Vice Presidente, a norma dell'art. 3 del Regolamento delle Commissioni, queste ultime, nella loro nuova composizione, sono convocate per il giorno 24 maggio in Piazza Castello con questo calendario (lo comunicheremo anche per iscritto): ore 9 I Commissione; ore 9,15 II Commissione; ore 9,30 III Commissione; ore 9,45 IV Commissione.
Al pomeriggio: ore 15 V Commissione; 15,15 VI Commissione; 15,30 VII Commissione; 15,45 VIII Commissione.
C'è una rettifica da fare: Fonio è alla V Commissione e Simonelli è alla II Commissione.


Argomento:

Modifiche relative alle competenze ed alla composizione delle Commissioni permanenti

Argomento:

Interpellanze e interrogazioni (annuncio)


PRESIDENTE

Ci sono delle interrogazioni che io enuncio molto rapidamente e poi verranno mandate, come di consueto, ai Consiglieri e alla Giunta perché si disponga per le risposte: di Sanlorenzo e Fonio relativa all'insediamento di una fonderia di piombo della Ditta Sarti nel basso novarese una con richiesta di risposta scritta dei Consiglieri Fassino Gerini, Rossotto, Zanone relativa ad un accordo italo-francese sulle acquaviti che riconosce il diritto alle denominazioni geografiche, per cui si discute sui termini dei "grappa" italiani una del Consigliere Simonelli all'Assessore alla ecologia per sapere se la Regione intende svolgere adeguate ricerche, o comunque assumere idonee iniziative al fine di consentire, unitamente all'amministrazione comunale e provinciale di Alessandria, una soluzione del problema relativo allo smaltimento degli scarichi della Soc. Montedison a massimo livello possibile, in base a tutte le acquisizioni tecniche e scientifiche più recenti. A questo proposito (non c'è Simonelli, ma glielo possono comunicare) è stata presentata una perizia in una causa di cui abbiamo parlato molte volte, promossa dalla Società autostradale della Torino Piacenza, che riconosce il danno dato a quel famoso ponte per cui si erano spesi centinaia di milioni in più di quello che non si sarebbe dovuto ritenendo la perizia giudiziale (non ancora la sentenza) che la responsabilità sia dovuta alla Montedison. Chiedo scusa di questa interpolazione.
un'altra interrogazione Marchesotti-Raschio-Bono che chiedono se la Giunta intenda intervenire e con quale iniziativa, a tutela delle popolazioni della Valle Scrivia, Arquata e Castelnuovo, investire direttamente della questione le assemblee elettive, le organizzazioni sociali; accertare se sia vero o meno che il Ministro dei LL.PP. ha concesso nullaosta relativamente allo sbarramento del torrente Bussalletto affluente dello Scrivia.
una interpellanza del Consigliere Simonelli indirizzata all'Assessore al Lavoro per sapere se abbia avuto notizia della decisione della Soc.
Milva, del gruppo multinazionale St. Gobain, di porre in termini ultimativi all'amministrazione comunale la richiesta di cessione di un terreno minacciando in caso anche solo di ritardo nel dare immediata risposta, la chiusura dello stabilimento un'interrogazione urgente del Consigliere Zanone relativa alle cave di pietrisco sulle pendici del Monte Pirchiriano interpellanza del Consigliere Viglione che di fronte alla situazione finanziaria degli enti ospedalieri di Mondovì e Cuneo chiede al Presidente e all'Assessore regionale se sono a conoscenza di questi fatti e quali provvedimenti intendano prendere sia in elazione agli enti citati, sia in relazione alla situazione generale piemontese degli enti ospedalieri. E anche qui aggiungo che lo stesso è per l'ospedale della mia città di Ivrea che ha interessato i capigruppo e oggi ha interessato anche chi vi parla.


Argomento: Varie

Ordine del giorno contro le organizzazioni fasciste


PRESIDENTE

Infine c'è un ordine del giorno che reca le firme di tutti i capigruppo: Bianchi, Berti, Vera, Rossotto, Nesi che leggo: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, di fronte alle nuove premeditate e delittuose aggressioni degli ultimi giorni a Reggio Calabria e a Bologna nel corso delle quali squadracce fasciste hanno nuovamente colpito giovani studenti democratici, sicuro di interpretare i sentimenti democratici ed antifascisti della maggioranza assoluta della popolazione piemontese invita governo e Parlamento ad intervenire con misure immediate quali ad esempio la denuncia alla magistratura di Avanguardia nazionale e inoltre con altre misure affinché attraverso l'applicazione della legge 1952 siano stroncate non solo le squadracce fasciste, ma tutte le organizzazioni fasciste.
Il Consiglio Regionale del Piemonte, di fronte alle decisioni che stanno per prendere i vari rami del Parlamento, sollecita la concessione dell'autorizzazione a procedere contro i dirigenti del M.S.I. incriminati per la ricostituzione del partito fascista e invita infine la magistratura ad intervenire con urgenza non solo contro gli esecutori, ma anche contro i loro mandanti, finanziatori e complici".
Desidero precisare che il Presidente e l'intero ufficio di presidenza dà la sua adesione a questo ordine del giorno.
Qualcuno desidera intervenire?



GANDOLFI Aldo

Vorrei pregarla di verificare se c'é la mia firma, io ne ho firmata una copia.



PRESIDENTE

Io qui non la vedo. La vuole firmare?



GANDOLFI Aldo

L'avevo già firmata, non so come, le è arrivata un'altra copia.



PRESIDENTE

Se la vuole firmare venga pure.
Nessuno chiede di parlare? Mi pare che sia eloquentissimo, quindi lo pongo in votazione.
Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.


Argomento:

Ordine del giorno contro le organizzazioni fasciste

Argomento:

Convocazione prossime sedute


PRESIDENTE

Il Consiglio Regionale è convocato presso il Palazzo delle Segreterie in Piazza Castello 205 per i giorni: il 21 maggio 1973 alle ore 16; il 24 e 25 maggio 1973 alle ore 10 e alle ore 16, con il seguente ordine del giorno: Approvazione verbali precedenti sedute Interpellanze e interrogazioni Comunicazioni del Presidente Continuazione del dibattito su "Informazione sullo stato dei lavori dell'Intercommissione per l'Università e proposte operative".
Esame del disegno di Legge n. 46 relativo a: "Determinazione dell'indennità di presenza e del rimborso spese ai componenti del Comitato regionale di controllo e delle sue Sezioni decentrate" (relatore Beltrami) e della relazione della Giunta sulla attività del Comitato di controllo e delle sue speciali Sezioni decentrate.
Piano di riparto dei finanziamenti per gli asili nido per l'anno 1972.
Dibattito sui problemi della Sanità e dell'Assistenza Esame proposta di Legge n. 62 della Provincia di Vercelli e dei Comuni di Asigliano ed altri: "Fondo di solidarietà regionale a favore delle aziende agricole colpite da eccezionali avversità atmosferiche".
Esame del disegno di Legge n. 86 relativo a: "Proroga dell'esercizio finanziario 1972" (Relatore Rossotto).
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,15)



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