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Dettaglio seduta n.153 del 10/05/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il primo punto dell'o.d.g. reca: "Approvazione verbale precedente seduta".
Il processo verbale della seduta del 3 maggio è stato distribuito ai signori Consiglieri. Nessuno ha osservazioni da fare in proposito? Allora il verbale si intende approvato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Viglione ed altri sulla incompletezza delle delibere della Giunta pubblicate sul Bollettino Ufficiale, in particolare di quelle concernenti l'erogazione di contributi ai Comuni per i servizi medico-scolastici


PRESIDENTE

Passiamo al secondo punto dell'o.d.g. "Interpellanze e interrogazioni".
Interpellanza presentata dai Consiglieri Viglione, Calsolaro, Fonio Nesi e Simonelli, letta in Consiglio il giorno 5 aprile '73, avente per oggetto: "Elenco dei Comuni a cui è stato erogato il contributo per avviamento dei servizi medico-scolastici e richiesta di integrale riporto delle dentiere e allegati sul Bollettino Ufficiale". La risposta compete all'Assessore Armella, che ha facoltà di parlare.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

In relazione a questa interpellanza, concernente i contributi concessi ai Comuni con popolazione inferiore al 25.000 abitanti ed ai Consorzi di Comuni per l'impianto e l'iniziale avviamento di servizi medico-scolastici nonché la pubblicazione integrale delle deliberazioni della Giunta nel Bollettino Ufficiale della Regione, posso dare le seguenti informazioni: 1) I contributi promessi con la deliberazione della Giunta Regionale n.
5-18230 del 24/10/1972 ammontano a L. 81.400.000 e si riferiscono all'impianto di 85 nuovi ambulatori medico-scolastici generici suddivisi in n. 64 Comuni della Regione (6 in provincia di Alessandria, 3 di Asti, 11 di Cuneo, 11 di Novara, di Torino e 6 di Vercelli). Il contributo è stato concesso a tutti i Comuni con popolazione inferiore a 25.000 abitanti che ne hanno fatto richiesta, compresi quelli che avevano inoltrato la domanda al Ministero della Sanità molto tempo prima che la Regione iniziasse la propria attività. Esso è stato commisurato sull'80 per cento circa della spesa prevista. Questa, infatti, ammonta a L. 102.134.751.
I Comuni che ne hanno beneficiato risultano dall'elenco allegato alla predetta deliberazione e che prego di esimermi dal leggere in quanto mi risulta che gli interpellanti ne sono già in possesso.
2) In relazione alla seconda parte dell'interpellanza, si fa presente che la pubblicazione delle deliberazioni della Giunta Regionale nel Bollettino Ufficiale della Regione avviene in conformità della norma statutaria (art. 65, primo comma). Essa, infatti, prevede che le deliberazioni "devono essere pubblicate, almeno per estratto contenente la parte dispositiva". La Giunta non ritiene opportuno modificare tale sistema per tre ordini di considerazioni: a) inserire integralmente nel Bollettino Ufficiale le deliberazioni e gli atti soggetti a pubblicazione comporterebbe, a parte la non trascurabile spesa conseguente, la redazione di un Bollettino troppo voluminoso e conseguentemente di non facile maneggevolezza e consultazione b) nella generalità dei casi, il dispositivo è più che valido per rendere edotto il pubblico dell'attività degli organi regionali c) nei casi particolari, ossia quando taluno ha un interesse particolare, non esistono difficoltà ad ottenere tutti i ragguagli possibili. Il secondo comma del citato art. 65 dello Statuto prevede infatti, che "qualsiasi cittadino può avere copia integrale delle deliberazioni".
Men che meno il problema esiste per i Consiglieri regionali. In forza del secondo comma dell'art. 12 dello Statuto, essi hanno diritto, e gli interpellanti ne hanno usato proprio per il problema inerente la prima parte della presente interpellanza, "di ottenere dall'Amministrazione Regionale, dagli Uffici e dagli Enti o Aziende da essa dipendenti tutte le notizie ed informazioni utili all'esercizio del loro mandato".



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'interpellante.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, non è la prima volta che questo problema viene in discussione in Consiglio Regionale: già in altre occasioni, se ben ricordo si è discusso della necessità di rendere edotti sia i Consiglieri sia i cittadini di tutta l'attività amministrativa della Giunta. Mentre una speciale legislazione prevede per i Comuni, le Province ed altri enti determinati obblighi di pubblicazione di certe determinazioni, non c' infatti una legge specifica che preveda questa pubblicizzazione relativamente alle deliberazioni prese dalla Giunta.
Così stando le cose, la risposta dell'Assessore suona equivoca ed assai incompleta. E' equivoca laddove si richiama al fatto che tutti i cittadini e quindi anche i Consiglieri, interessati a determinati atti possono richiederli. Questo lo sapevamo perfettamente: a noi interessa, per prendere visione di tutte le deliberazioni adottate dalla Giunta, e questo è possibile solo attraverso una pubblicazione o attraverso un eventuale albo dal quale si possa trarne conoscenza. E non è sufficiente la motivazione di una deliberazione per identificarne in modo chiaro il contenuto: la motivazione, in sé e per sé, può anche non riprodurre tutti i fatti conseguenti, come per esempio, in questo caso, i contributi che sono stati dati in quell'occasione. Sottraendosi all'obbligo di pubblicazione con il sostenere che si renderebbe estremamente voluminoso il Bollettino regionale, evidentemente non ci si attiene ai dettami dello Statuto, in quanto noi abbiamo detto che l'informazione è una delle prime condizioni per poter operare correttamente, in modo nuovo, nella Regione Piemonte.
Questo problema, che è già stato sollevato in altre occasioni, dovrà necessariamente essere di nuovo affrontato. Presenteremo al riguardo una mozione, perché desideriamo venga in discussione non soltanto come problema singolo relativo ad una deliberazione ma in senso globale, per la pubblicazione di tutti gli atti amministrativi della Giunta; atti amministrativi di cui spesso veniamo informati soltanto per riassunto senza conoscere esattamente il contenuto e l'entità, dato l'andazzo ormai invalso di spezzettare gli interventi in piccole spese, in piccoli contributi. Ci riserviamo, pertanto, di ripresentare al Consiglio la questione trasformando questa interpellanza in mozione.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.
Per l'interpellanza Revelli, Raschio del 17 aprile, su "Provvedimenti per risolvere le difficoltà dei lavoratori pendolari che usufruiscono della linea gestita dalla Società Avagina &C. di Cherasco", la risposta alla quale competerebbe all'Assessore Gandolfi, mi si comunica che è intervenuto un accordo per cui la risposta verrà trasmessa per iscritto.
L'interpellanza viene pertanto depennata.
Chiederei al Consiglio la cortesia di consentirmi di accantonare momentaneamente il proseguimento delle risposte alle interpellanze per fare le mie brevi comunicazioni, poiché dovrò poi assentarmi al fine di partecipare ad una riunione, lasciando la Presidenza al collega Vicepresidente Fassino.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Sono in congedo i Consiglieri: Borando, Giovana, Nesi e il Vicepresidente Sanlorenzo.
A Roma, il 3 maggio, ho avuto un incontro con altri cinque Presidenti di Consiglio. Si è trattato di alcune questioni d'interesse generale: è stato esaminato il problema relativo alla Rai-TV, che verrà ulteriormente approfondito; in particolare, ci si è soffermati sulla interpretazione dell'art. 12 della Costituzione, che interessa tutti i Consiglieri in quanto attinente alla libertà d'espressione, alla libertà di voto, alla garanzia e alla sicurezza della tutela dei singoli Consiglieri Regionali a somiglianza di quanto avviene per i Parlamentari. Siccome la materia appare alquanto controversa e contrastata, si è venuti nella determinazione di affidarne lo studio a tre giuristi, nell'interesse di tutte venti le Regioni che il problema investe, in maniera da avere una certezza d'interpretazione di questa norma, cosa che mi pare di notevole rilevanza.
In rapporto al problema della sede, informo che è stata dalla Giunta indirizzata, su mia richiesta, una lettera al Ministro dell'Industria affinché consenta, in quanto la cosa sia possibile, la trattativa diretta e privata per l'acquisto dell'edificio di Palazzo Lascaris. Ieri ha avuto luogo, con la partecipazione dell'Assessore Paganelli, una lunga ed interessante riunione con i membri del Consiglio Regionale che fanno parte della Commissione per i problemi della sede, per un esame della situazione.
La discussione, assai approfondita, dovrebbe approdare a conclusioni definitive in una prossima nuova riunione.
Quanto alle manifestazioni che ci proponiamo di realizzare entro l'aprile del 1975, in relazione a quanto è stato comunicato nella passata riunione del Vicepresidente Sanlorenzo nell'imminenza dell'incontro avuto a Palazzo Madama in occasione della seduta straordinaria del Consiglio Regionale, ieri si è avuta una riunione della Commissione, dedicata soprattutto all'esame delle modalità organizzative di alcune prossime manifestazioni a livello regionale: a Bardonecchia, il 23-24 giugno, si terrà un Raduno interregionale degli ex internati in Germania il 25 luglio, probabilmente, vi sarà una manifestazione celebrativa che impegnerà il sabato e la domenica, il sabato con una "tavola rotonda" a Torino, la domenica probabilmente con una grande manifestazione popolare a Cuneo la ricorrenza dell'8 settembre verrebbe abbinata alla consegna della medaglia d'oro alla Valsesia; in dicembre si avrebbe una manifestazione a Chivasso a ricordo dell'incontro nel quale fu promossa la "carta delle autonomie delle popolazioni alpine".
Debbo ricordare a quanti non abbiano ancora fatto, di far pervenire i testi riveduti dei loro interventi relativi alla discussione sul bilancio di voler provvedere immancabilmente entro oggi; altrimenti verranno pubblicati nel testo integrale loro inviato a suo tempo. Mi spiacerebbe dover adottare un metodo così drastico, ma il quaderno sul bilancio altrimenti non potrà uscire con la desiderabile tempestività.
Mi si dice ora che anche il Consigliere Carazzoni ha chiesto congedo.
Ripeto per la quarta o quinta volta che le richieste di congedo debbono essere rivolte per iscritto: per regolamento devo prima dell'apertura delle sedute esporre l'elenco in bacheca, anche perché sulla concessione del congedo vi è possibilità di contestazione da parte dei Consiglieri, in quanto il congedo comporta un diverso quorum nella votazione, cui è interessato ovviamente l'intero Consiglio. Personalmente, le due volte che sono stato in congedo ho mandato regolarmente il mio biglietto ad un Vicepresidente. Ha facoltà di parlare Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Le faccio presente che il Consigliere Carazzoni mi ha telefonato poco fa di aver avuto un incidente in itinere.



PRESIDENTE

Spero si tratti di cosa di poco conto.



CURCI Domenico

Ha assicurato che potrà presenziare alla seduta del pomeriggio.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Vorrei infine che ci accordassimo per il proseguimento dei lavori. Il Presidente Calleri potrà essere in aula soltanto molto tardi, e mi ha fatto sapere che desidera poter ascoltare personalmente la relazione sullo stato dei lavori della Intercommissione per l'Università e proposte operative. I Consiglieri Besate e Conti, per parte loro, hanno proposto una battuta d'arresto, non essendo ancora pronta la documentazione scritta, presentata per la stesura dattilografica soltanto nella giornata di ieri (sappiamo tutti che il Consiglio Regionale non ha certo una dotazione notevole di dattilografe e di macchine per scrivere, e pertanto non si è potuto predisporre se non per le primissime ore del pomeriggio ). Il relatore Conti potrebbe leggere il suo testo questa mattina stessa, ma l'assemblea dovrebbe ascoltarlo senza poter seguire l'esposizione sul dattiloscritto, e non so se in queste condizioni vi sarebbe la possibilità di una proficua ed utile discussione su un argomento così ampio ed importante. Comunque, il Consiglio prenderà una decisione nel prosieguo dei lavori.
Vi sarebbe poi da procedere alla nomina dei tre rappresentanti della Regione nel Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto autonomo Case popolari ed all'elezione di un rappresentante della Regione nell'Ente ospedaliero regionale di S. Giovanni Battista. Proporrei che anche all'adempimento relativo a questi due punti dell'ordine del giorno si procedesse nel pomeriggio, dopo una riunione di Capigruppo che convocherei qui per le ore 15,30. Sono presenti i Capigruppo Berti per il Partito comunista, Bianchi per la Democrazia Cristiana, Vera, Zanone, Curci...



BERTI Antonio

Se ho inteso bene, ci sarebbe un invito a rinviare ad oggi pomeriggio la discussione della mozione sull'Università.



PRESIDENTE

Eventualmente ascoltando la relazione già stamattina, per poi discuterne nel pomeriggio.



BERTI Antonio

Rinviando tale discussione, vi sarebbe tempo per affrontare altre questioni, e questa mattina potrebbero esser fatte, ad esempio, le votazioni.
Io vorrei sapere: la riunione dei Capigruppo dovrebbe servire essenzialmente per concordare le modalità di votazione, o c'è una nuova richiesta di rinvio per l'Istituto autonomo Case polari?



PRESIDENTE

A me non è stato rivolto alcun invito: la riunione la considero convocata per determinare i criteri e i modi...



BERTI Antonio

Vorrei che i rappresentanti della maggioranza dessero assicurazioni in questo senso.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, se questa votazione verrà spostata al pomeriggio non saranno avanzate pregiudiziali né ci saranno richieste quali quelle che vengono ipotizzate dal Capogruppo Berti: qualora si volesse procedere questa mattina, per giunta in assenza del Presidente, dovrei chiedere una sospensione di un quarto d'ora per la convocazione del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Siamo intesi così, allora? Vorrei soltanto essere certo che il Gruppo socialista sia rappresentato da uno dei suoi componenti, visto che il Capogruppo Nesi è in congedo e per di più, mi si dice, nell'Unione Sovietica per cui è scontata la sua assenza anche alla seduta pomeridiana.
Se nessuno ha obiezioni, l'ordine del giorno prosegue ora con la discussione delle altre interpellanze e interrogazioni, con l'esame della posposta di legge n. 62 che è al punto sesto dell'o.d.g. con l'esame della proposta di mozione del Gruppo del Partito socialista sui controlli telefonici. Seguirà la relazione sul problema dell'Università. I lavori verranno quindi aggiornati alle 16 di oggi, previa la riunione dei Capigruppo alle 15,30.
Scusandomi di dovermi assentare, lascio ora l'incarico di presiedere al collega Fassino.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Spesa socio - assistenziale - Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interpellanza del Consigliere Viglione sulla mancata attribuzione all'Ospedale Civile S. Croce di Cuneo di L. 35 milioni per l'acquisto di attrezzature


PRESIDENTE

C'è una interpellanza, presentata dal Consigliere Viglione, con la quale si domanda "per quale motivo, in base al decreto 159 del 13 febbraio si priva l'Ospedale Civile S. Croce di Cuneo di L. 35 milioni, peraltro già impegnati nell'acquisto di attrezzature". Ha facoltà di rispondere l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Con interpellanza del 2/4/1973 il Consigliere Viglione ha chiesto di conoscere in base a quali motivi, con il D.G.R. 13.2.73, n. 159, sono state apportate modificazioni al piano di ripartizione a favore degli enti ospedalieri della Regione Piemonte della quota parte del fondo nazionale ospedaliero previsto dalla legge 8.5.1971, n. 304, nel senso di utilizzare a favore dell'ente ospedaliero Ospedale Maggiore San Giovanni Battista e della città di Torino la somma di L. 35 milioni per l'istituzione di una biblioteca ospedaliera, prelevando detto importo dal fondo di L. 95 milioni assegnato all'ente ospedaliero Ospedale Civile S. Croce di Cuneo per l'acquisto di attrezzature radiologiche.
Nel contempo, l'ente ospedaliero S. Giovanni Battista e della città di Torino aveva preso in esame la possibilità d'istituire una biblioteca (il cui costo ammontava a L. 35 milioni), che avrebbe offerto la possibilità di aggiornamento culturale al personale medico e sanitario utilizzando a tal fine la biblioteca della Casa editrice Minerva Medica, che si era dichiarata disposta a cedere il materiale a prezzo economicamente molto conveniente.
Poiché l'istituzione di biblioteca rientra, in base al D.M. 2.7.1971 tra le attrezzature ospedaliere finanziabili con il piano regionale a tal uopo predisposto, la Giunta Regionale ha deliberato la modifica del piano medesimo nella considerazione che l'Ospedale S. Giovanni Battista di Torino non avrebbe potuto realizzare l'istituzione di una biblioteca in altra epoca, alle stesse condizioni di favore presentatesi in quel periodo e nella correlativa considerazione che, così facendo, non si sarebbe danneggiato l'Ospedale di Cuneo sia perché a quel tempo non risultava, come già detto, completamente utilizzato ed utilizzabile l'intero fondo di L. 95 milioni per l'acquisto di attrezzature radiologiche, sia perché con il provvedimento in esame si è fatta esplicita riserva di reintegrare all'Ospedale Civile di Cuneo il fondo stesso, con l'assegnazione di identico importo con il piano di finanziamento attrezzature relativo all'anno successivo, il che avverrà con la ripartizione dell'esercizio 1972.
Comunque, si è in condizione di affermare che la temporanea diversa utilizzazione, sempre nell'ambito della previsione legislativa, dei 35 milioni, mentre ha consentito all'ente ospedaliero Ospedale Maggiore S.
Giovanni Battista e della città di Torino di realizzare una biblioteca a condizioni che non si sarebbero più potute verificare in futuro, per converso, con il reintegro a breve distanza a favore dell'ente in questione delle somme diversamente utilizzate, non ha ostacolato l'ente ospedaliero S. Croce di Cuneo nella realizzazione della dotazione strumentale radiologica precedentemente progettata.



VIGLIONE Aldo

In pratica, l'Ospedale Civile S. Croce di Cuneo è stato defraudato di 35 milioni.
Non è vero che l'Ospedale cuneese non avesse impegnato la somma ad esso erogata, in base alla distribuzione, sul fondo di tre miliardi e mezzo assegnato per la nostra Regione dal Ministero della Sanità. Come risulta anche allo stesso Assessore e al Presidente della Regione, in data 12 dicembre '72 il Consiglio d'Amministrazione aveva deliberato di chiedere all'Autorità tutoria l'autorizzazione ad acquistare, mediante trattativa privata, attrezzature radiologiche per 41 milioni e 900 mila lire imputando la relativa spesa sul contributo in oggetto. Successivamente ignorando che il Presidente e la Giunta avevano assunto questo provvedimento di decurtazione, la Direzione del nosocomio aveva proceduto alla stipulazione dei contratti con le ditte fornitrici, assumendo l'impegno di liquidare la fornitura con il contributo regionale. Ora l'Ospedale Civile S. Croce di Cuneo, venutigli a mancare i 35 milioni che ad esso erano stati assegnati con regolare decreto del Presidente, non sa come far fronte agli impegni assunti per le apparecchiature che ha già ricevuto, e si trova pertanto in gravi difficoltà.
L'Assessore dice che la cifra verrà riassegnata con il prossimo stanziamento Non basta: occorre precisare che l'Ospedale dovrà avere la sua quota parte di assegnazione e in più i 35 milioni che ad esso sono stati sottratti in quel modo.
A questo punto il discorso potrebbe ampliarsi notevolmente. Pur senza voler peccare di campanilismo, non possiamo non rilevare che ancora una volta si è trovato il modo, come in tante altre occasioni, di far pagare a Cuneo, con il suo Ospedale Civile, e non certo a Novi, o ad Alessandria, o ad Arquata Scrivia, tanto per buttar là dei nomi, per l'intero Piemonte. E per utilizzare la somma sottratta nell'istituzione di una biblioteca ospedaliera di cui noi contestiamo persino la necessità, visto che bastava mettere a disposizione degli studiosi la vasta dotazione di attrezzature universitarie all'interno dell'Ospedale Molinette.
Protestando, dunque, per questo provvedimento, chiediamo che la reintegra avvenga considerando i 35 milioni a parte, con un apposito decreto, e che con un altro decreto, successivamente, si provveda per l'assegnazione ordinaria.


Argomento: Prevenzione infortuni - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro sulla salvaguardia della salute dei lavoratori dello stabilimento IPCA di Ciriè


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni, cominciando da quella presentata dai Consiglieri Nesi e Calsolaro il 14 dicembre '72: "Indagine a salvaguardia della salute dei lavoratori a seguito dell'infortunio accaduto allo stabilimento IPCA di Cirié".
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

La tutela della salute dei lavoratori dello stabilimento IPCA di Ciriè è già stata oggetto di altra interrogazione e di altra risposta in questo Consiglio. La situazione dell'IPCA, già in allora molto grave, è ulteriormente peggiorata in conseguenza di altri episodi - tra cui quello gravissimo, relativo all'infortunio sul lavoro cui la interrogazione fa riferimento -, che si inquadrano in un contesto generale che esige immediati interventi da parte degli enti e organi a ciò preposti e altresì della Regione, che, come brevemente dirò, ha espletato, e sta continuando un tempestivo interessamento.
Per quanto riguarda specificamente questo infortunio, che ha causato la morte di tre dipendenti, tutti gli uffici competenti, da quelli dell'INAIL all'Ispettorato del Lavoro di Torino, all'ENPI, ad altre persone da noi interpellate, quali il Direttore della Clinica del lavoro dell'Università di Torino, che esplica la sua attività, come ognuno sa, presso il Centro traumatologico ortopedico di Torino, ai Vigili del fuoco di Torino all'Associazione nazionale per il controllo della combustione, sono pressoché concordi, sia pure con diversità di valutazioni, nel sostenere che le lavorazioni eseguite in questo stabilimento ne sono in qualche misura la causa determinante. Senza scendere a specificazioni tecniche sul come si è verificato l'incidente, che peraltro sono all'esame della Magistratura, si può senz'altro concludere con il constatare che all'IPCA di Ciriè c'é in effetti una situazione di anormalità che è necessario sanare.
Questo episodio si inquadra, come si è detto, nella situazione generale dell'IPCA, dove è stata costatata l'insorgenza nei dipendenti, pure a distanza di molti anni, di manifestazioni patologiche che investono la sfera della salute, in particolare l'apparato urinario. E' noto a tutti che presso la Clinica del Lavoro dell'Università di Torino è stato rilevato che un certo numero di persone che presentavano affezioni alla vescica venivano da Ciriè ed avevano lavorato appunto presso tale stabilimento. A questo punto l'indagine fu approfondita e si ebbero forti sospetti, se non la certezza, che a provocare tali manifestazioni fosse stata la manipolazione anzi, la produzione, in passato, di certe sostanze. Il fatto che questi disturbi si manifestino solo a notevole distanza di tempo impedisce opportuni tempestivi accertamenti da parte dell'INAIL e fa nascere anche questioni relative al pagamento delle indennità cui l'Istituto di assistenza è tenuta per legge in caso di infortuni e di malattie professionali.
In questo quadro la Regione si è mossa per precisare in modo definitivo la situazione attuale e per rendersi conto, con l'attività di un ente promozionale, di stimolo e di sostegno anche degli enti statali a ci predisposti, che tutto quel che è possibile fare per evitare il permanere di una situazione di insorgenza di malattia venga in effetti fatto. La stessa presenza personale dell'Assessore alla sanità ai convegni che sono stati effettuati, anche ad iniziativa dei sindacati e dell'Amministrazione Comunale di Ciriè, ha voluto proprio significare una doverosa sottolineatura dell'interesse della Regione all'igiene del lavoro indipendentemente e al di là delle distinzioni di competenze che, come ognuno ben sa, insorgono dall'esame dei decreti delegati di trasferimento dei poteri alle Regioni.
In un'ultima riunione, avvenuta con l'Ispettorato del Lavoro, con l'Amministrazione Comunale di Ciriè, con la partecipazione pure dei sindacati, si è stabilito di effettuare un'ulteriore indagine per assodare oltre alla situazione del passato, lo sviluppo di queste lavorazioni e la misura in cui l'IPCA ha adottato le modifiche prescrittele da parte dell'Ispettorato del Lavoro. Si è prospettata la necessità che l'Ispettorato del Lavoro si avvalesse anche dell'opera di studiosi esperti di queste materie più di quanto possa solitamente fare, addossando alla Regione (secondo la deliberazione adottata nell'ultima sua seduta dalla Giunta) l'onere necessario per dare assistenza scientifica al livello richiesto dalla circostanza (l'Ispettorato del Lavoro non potrebbe darla direttamente poiché non dispone di mezzi e strumenti adeguati).
Vorrei, per concludere, ricordare quanto lo stesso Ispettorato provinciale del Lavoro di Torino ha comunicato alla Regione, trasmettendo un rapporto relativo ad una visita eseguita collegialmente in data 29 marzo '73, quindi in epoca piuttosto recente, allo stabilimento IPCA dalla Commissione di studio costituita d'intesa con l'Assessorato alla sanità e composta da due funzionari dell'Ispettorato, da un titolare di cattedra del Politecnico di Torino, dal Direttore dell'Istituto di Medicina del Lavoro di Torino (si è voluto aggiungere il Politecnico di Torino perché il problema investe aspetti di ingegneria sanitaria industriale, in quanto si tratta anche di scendere all'esame dei macchinari in uso e del modo di utilizzazione) per esaminare la situazione attuale per quanto concerne i rischi professionali presso i vari reparti dello stabilimento: "L'istituzione di tale Commissione - dice l'Ispettorato del Lavoro può considerarsi l'inizio di una concreta e proficua collaborazione diretta al risanamento degli ambienti di lavoro sia in provincia di Torino che nella Regione, dove opera il Servizio medico dell'Ispettorato del Lavoro.
Si gradirebbe conoscere se lo scrivente - Capo dell'Ispettorato provinciale - può fare assegnamento su determinati stanziamenti da parte di questa Regione per avviare indagini presso stabilimenti industriali di vari settori merceologici servendosi dell'ENPI, della Clinica del Lavoro, di eventuali esperti qualificati per verificare condizioni di rischio ambientale al fine di adottate necessari provvedimenti di risanamento".
In sostanza, l'Ispettorato del Lavoro dice: io agisco con i mezzi di cui dispongo; ho il medico, ma devo fare altro, questo non lo posso fare.
Noi a questo punto proponiamo: voi collaborate con noi, aprendoci la porta di cui avete la chiave (perché l'Ispettorato del Lavoro può entrare in tutte le aziende, mentre noi abbiamo dei limiti, fissati dal decreto delegato): vogliamo fare in modo che questi accertamenti siano effettuati con piena e assoluta serietà e diano la possibilità di tranquillanti convinzioni per tutti.
Do rapidamente lettura del rapporto: "Il 21 marzo '73 l'Assessorato alla sanità della Regione Piemonte, in una riunione congiunta, alla quale ha partecipato lo scrivente con il Capo del Servizio medico di questo Ispettorato, ha accettato la proposta di istituire una Commissione di studio per l'esame della situazione attuale per quanto riguarda i rischi professionali, presso i vari reparti dello stabilimento IPCA di Cirié.
La Commissione è costituita dal dott. Tommaso d'Errico e dal dott.
Francesco Paolo per l'Ispettorato del Lavoro di Torino, dal prof. Giovanni Rubino, direttore dell'Istituto di Medicina del Lavoro di Torino, dal prof.
Ugo Fasoli, del Politecnico di Torino, in qualità di consulenti.
Il 29 marzo 73 la suddetta Commissione ha iniziato un indagine tecnica sull'efficienza degli impianti dal punto di vista igienico-ambientale nonché sulla natura, la tossicità e le modalità di impiego delle materie prime, dei prodotti intermedi e dei prodotti finali.
Con l'occasione, i due funzionari del Servizio medico dell'Ispettorato del Lavoro di Torino hanno controllato l'attuazione delle prescrizioni impartite in precedenza.
Per quanto concerne quest'ultimo aspetto della questione, si pu affermare che la Ditta ha dato soddisfacente attuazione a quanto prescritto. In particolare: a) sono stati abbandonati quei reparti in cui venivano eseguite lavorazioni il cui risanamento dalla ditta è stato ritenuto anti-economico b) i reparti in funzione sono stati migliorati per quanto riguarda i fattori fisico-ambientali e le strutture impiantistiche e di prevenzione tecnica c) sono stati migliorati e potenziati i servizi igienico assistenziali d) sono stati forniti agli operai idonei mezzi di protezione personale e) gli operai sono stati informati, anche con cartelli esposti sui posti di lavoro, sulle caratteristiche tossicologiche delle sostanze impiegate f) la prevenzione medica è stata affidata ad un assistente dell'Ispettorato di Medicina del Lavoro e comprende, oltre alla visita preventiva e periodica, gli accertamenti integrativi disposti da questo Ispettorato, fin dal novembre '70, sulle urine (determinazione delle amine libere, dei glicuronati, dei solfo-coniugati e ricerca di cellule atipiche delle basse vie urinarie).
La Ditta ha cessato in questi ultimi tempi anche l'impiego della benzidina nei processi di sintesi. Persiste attualmente l'impiego di modestissime quantità di... naftilammina, sostanza ritenuta cancerogena in misura minore della... naftilammina e della benzidina. Anche per la...naftilammina la Ditta ha assicurato che cesserà l'impiego quanto prima.
E necessario far presente che, delle due sostanze ritenute responsabili dell'epidemiologia tumorale professionale verificatasi in questi ultimi anni tra il personale esposto in precedenza, la...naftilammina è stata prodotta ed impiegata fino a tutto il 1962, mentre la benzidina è stata prodotta fino al 1968 ed impiegata allo stato umido fino ad epoca recente.
Dato l'elevato numero di esposti all'assorbimento di dette sostanze (circa trecento, cioè gli operai e i lavoratori che si sono avvicendati in queste lavorazioni) e la possibilità di manifestazioni neoplastiche anche a distanza di decenni, si prevede, purtroppo, che la casistica delle manifestazioni neoplastiche professionali in futuro potrà aumentare.
Concludendo, possiamo dire che attualmente le situazioni di certezza di rischio sono scomparse, mentre permane una situazione di rischio ipotetico.
La Commissione dovrà chiarire, anche con l'esame comparativo con analoghe industrie italiane e, possibilmente, straniere, il potenziale rischio professionale legato alle attuali rimanenti sostanze di partenza ed ai prodotti di sintesi.
L'Ispettorato si riserva di dare ulteriori informazioni sui risultati cui perverrà la Commissione alla fine dei lavori".
Di fronte alla necessità di seguire questi lavoratori che si sono trovati ad affrontare in passato questi rischi, conosciuti o non, abbiamo preso la decisione di finanziare questa indagine in modo che essa possa proseguire in futuro. Altrimenti, questi eventuali lavoratori, oltre tutto non sono assistiti da nessuno, perché nessuno fa gli accertamenti; possono solo ricorrere all'INAM, ma per un'assistenza, normale. In questo caso, si richiede effettivamente un'indagine, più che un'assistenza, un controllo di grado molto più elevato.
In questo quadro, la Giunta esamina anche la possibilità di istituire un Centro di Medicina sociale, presso il Centro traumatologico, che si dedichi proprio in particolare a questo settore, delle formazioni neoplastiche delle vie urinarie, che purtroppo investe gli addetti a varie particolari lavorazioni. Sul problema più generale dell'igiene del lavoro il Consiglio affronterà la discussione nei giorni che sono già stati fissati o comunque sono all'esame del Consiglio di Presidenza.
Nell'interrogazione si domanda ancora se, non si ritenga di affidare ad una Commissione consiliare di indagine la questione dell'IPCA di Ciriè. A mio avviso, la questione andrà esaminata in quella discussione generale che avverrà prossimamente, perché non si tratta di una questione che investe soltanto l'IPCA di Ciriè ma che riguarda l'intero settore dell'igiene del lavoro, che è un settore, per una Regione in cui l'industria e così sviluppata come la nostra, di effetto e di rilevanza regionale, e non soltanto particolare.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore per la risposta, molto dettagliata, e soprattutto per essersi fatto promotore di un intervento attivo della Regione a sostegno di questi studi che dovranno evitare il ripetersi, naturalmente non solo in questa azienda ma sul piano generale, in tutte le aziende del settore, di episodi che "La Stampa" di Torino, che non è certo il giornale dei sindacati o degli extra-parlamentari, ha definito "terrificanti", in una fabbrica che lo stesso foglio ha denominato "fabbrica della morte".


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro sulla nomina del Commissario all'Ospedale Beato Umberto III di Avigliana


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Nesi-Calsolaro, in data 15 marzo '73: "Nomina Commissario all'Ospedale Beato Umberto III di Avigliana".
Risponde l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Con decreto 28 aprile 1972 il Presidente della Giunta Regionale, su conforme deliberazione della Giunta Regionale 10 marzo 1972, ha dichiarato ai sensi del combinato disposto degli artt. 4, 9 e 65 della legge 12 febbraio 1968, n. 132, ente ospedaliero l'infermeria "Beato Umberto III" di Avigliana.
In base all'ultimo comma del già citato art. 65, l'ente ospedaliero è equiparato, ai fini della costituzione del Consiglio d'Amministrazione agli enti ospedalieri di zona. A tal fine il Presidente della Giunta, con nota del 28 aprile 1972, ha richiesto al Presidente della Giunta Provinciale ed al Sindaco del Comune di Avigliana di disporre perché i rispettivi consessi provvedessero, ai sensi dell'art. 9 della già citata legge n. 132, all'elezione dei propri rappresentanti in seno al Consiglio d'Amministrazione dell'ente.
L'Amministrazione Provinciale, al 30 gennaio 1973, nonostante reiterati solleciti, ancora non aveva designato il proprio rappresentante. Intanto il Consiglio d'Amministrazione in carica, composto secondo le norme statutarie dell'Opera pia, in attesa dell'insediamento del nuovo Consiglio d'Amministrazione - che si presumeva imminente -, procrastinava l'adozione di provvedimenti anche di ordinaria amministrazione.
Al fine di assicurare la vita amministrativa dell'ente ospedaliero si è resa necessaria la nomina di un Commissario per la temporanea gestione dell'ente fino all'insediamento del nuovo Consiglio.
Questo Assessorato ha provveduto a sollecitare gli enti interessati per la designazione dei propri rappresentanti al fine di insediare il nuovo Consiglio d'Amministrazione e normalizzare in tal modo la vita amministrativa dell'ente.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interrogazione dei Consiglieri Rivalta, Nesi ed altri in merito alla conferenza stampa sulla proposta di organizzazione in bacini di traffico dei trasporti di linea regionali


PRESIDENTE

Terza ed ultima interrogazione, presentata dai Consiglieri Rivalta Berti, Marchesotti, Nesi, Calsolaro: "'Conferenza stampa sulla proposta di organizzazione in bacini di traffico dei trasporti senza essere prima presentata alla Commissione e al Consiglio".
Ha facoltà di parlare l'Assessore Gandolfi.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti

Devo innanzitutto precisare che il documento cui fanno riferimento gli interroganti è uno studio che la Giunta ha predisposto in ottemperanza ad un impegno assunto lo scorso anno in occasione della discussione sui disegni di legge regionali in materia di trasporti, studio che non è ancora, in effetti, una "proposta di organizzazione in bacini di traffico" ma, direi, l'analisi tecnica della situazione attuale, ovviamente con il corredo di alcune valutazioni e considerazioni di carattere politico, che deve servire di base per arrivare ad una vera e propria definizione dei bacini di traffico, dopo esame da parte della Commissione ed eventuale discussione in Consiglio, tenuto conto, però, di un insieme di elementi che vanno, penso, molto al di là della problematica specifica dei trasporti.
Evidentemente, un problema di questo genere va inquadrato in un contesto più ampio che quello dell'organizzazione comprensoriale o circondariale, sulla quale c'è già stato un dibattito in Consiglio. Non si può certo, infatti, prescindere da altre considerazioni, di politica di organizzazione del territorio e di organizzazione delle procedure di programmazione, nel senso che i bacini di traffico dovrebbero essere la dimensione nella quale si dovrebbero calare in futuro dei veri e propri piani di trasporto, e naturalmente questo discorso dei piani di trasporto nella dimensione dei bacini di traffico va strettamente connesso, mi sembra, ad un discorso più generale di organizzazione del territorio e di messa a punto di procedure di programmazione.
Questo documento, con queste caratteristiche, ispirato a questi intendimenti, è stato presentato ai giornalisti in occasione di una conferenza stampa convocata dopo una riunione della Conferenza dei trasporti, l'organismo consultivo che periodicamente la Giunta riunisce per avere degli scambi di valutazioni con tutta una serie di enti, dalle Amministrazioni Provinciali alle aziende pubbliche e private di trasporto alle Ferrovie dello Stato. Non c'era alcuna intenzione di prevaricare il Consiglio, sono in grado di garantirlo, e questo può essere testimoniato dal fatto che alcuni giorni prima, precisamente il 12 aprile, il Presidente della Giunta Regionale aveva trasmesso questo documento, accompagnato da un certo numero di copie dello stesso, al Presidente del Consiglio segnalandogli l'avvenuta predisposizione di questo studio e confermando la disponibilità della Giunta a discuterne con la Commissione competente. Io stesso, in via del tutto informale, avevo preannunciato la cosa al Presidente della II Commissione del Consiglio, ma ovviamente anche il Presidente della II Commissione aveva dichiarato che aspettava che fosse il Presidente del Consiglio a investire la Commissione del problema. Con questo atto ci sembrava di avere giustamente investito del problema la Presidenza del Consiglio e che spettasse a questa segnalare alla Giunta quali altri atti occorresse compiere per giungere ad una discussione del documento.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Prendo atto delle dichiarazioni con le quali l'Assessore Gandolfi ha ribadito di non voler scavalcare il Consiglio nell'esame di questi problemi. Il nostro dubbio in proposito ci pare però fosse giustificato dal comportamento generale di questa Giunta, la quale attraverso i suoi esponenti, i suoi Assessori, molto spesso presenta in incontri pubblici le linee della propria politica prima di averle dibattute in Consiglio. Noi siamo lieti di apprendere che l'Assessore Gandolfi tiene invece a discutere ampiamente il problema dell'organizzazione dei bacini di traffico d'altronde, non potrebbe essere altrimenti, dato che il significato e l'importanza che questo tema ha anche in fatto di pianificazione - in confronti in Commissione ed in Consiglio. Lo ringrazio pertanto della risposta.
Devo però nel contempo muovere un appunto all'Ufficio di Presidenza per non aver provveduto a trasmettere tempestivamente i documenti avuti dall'Assessore Gandolfi un mese fa alla Commissione, ingenerando l'equivoco con il non rendere possibile una valutazione della portata del documento non sapevamo neppure che il documento fosse una fase preliminare.
Vorrei cogliere l'occasione per chiedere all'Assessore Gandolfi, data la sua dichiarata disponibilità, di volerci tenere costantemente informati anche su questa fase di elaborazione di proposte e sui contatti con gli enti che operano nel settore dei trasporti, dal momento che questi agiscono non certo per fini loro interni ma al servizio di una popolazione e di una utenza di cui tutti noi siamo rappresentanti politici: tutto quanto si dibatte attorno al problema dei trasporti ci interessa sotto tutti i profili, tecnici e politici.



PRESIDENTE

La Presidenza prende nota dell'appunto e si riserva di precisare al Consigliere i motivi che hanno impedito il tempestivo invio dei documenti.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di legge n. 62 "Fondo di solidarietà regionale a favore delle aziende agricole colpite da eccezionali avversità atmosferiche" (rinvio)


PRESIDENTE

Concluso così il punto relativo a "Interpellanze e interrogazioni" attenendoci a quanto convenuto in precedenza e comunicato dal Presidente passiamo al punto sesto dell'o.d.g.: "Esame proposta di legge n. 62 della Provincia di Vercelli e dei Comuni di Asigliano ed altri, avente per oggetto: 'Fondo di solidarietà regionale a favore delle aziende agricole colpite da eccezionali avversità atmosferiche' ".
Ha facoltà di parlare il relatore Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao, relatore

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la Commissione VI, dopo aver sentito i proponenti, in relazione al disposto dell'art. 51 dello Statuto nelle riunioni di venerdì 4 e di martedì 8, è venuta nella determinazione di concerto con la Giunta, rappresentata in dette riunioni dall'Assessore Franzi, di chiedere a questo Consiglio il rinvio della discussione, per un ulteriore approfondimento dell'esame della proposta di legge in parola.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare su questa richiesta di rinvio avanzata dal relatore? Allora, devo dedurre che il Consiglio accoglie la richiesta.
Comunico che pertanto questo punto all'o.d.g. è rinviato alla prossima seduta.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame della proposta di mozione del Gruppo socialista sui controlli telefonici


PRESIDENTE

Passiamo al punto settimo dell'o.d.g.: "Esame della proposta di mozione del Gruppo socialista sui controlli telefonici" Chiede di parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, il Gruppo socialista ha ritenuto di presentare una mozione che così suona: "Il Consiglio Regionale del Piemonte preso atto della gravità ed estensione del fenomeno degli illeciti controlli telefonici a danno di privati cittadini, personalità pubbliche partiti politici democratici, organi di informazione ed enti pubblici, di cui la cronaca, sulla base di precise iniziative della Magistratura, ha rivelato alcuni aspetti ed insieme una vasta impressionante rete di complicità sottolinea l'inammissibile offesa che tali fatti arrecano ai fondamentali diritti democratici sanciti dalla nostra Costituzione auspica l'istituzione di un sistema preventivo di tutela e garanzia delle fondamentali liberta democratiche afferma la propria preoccupazione per i pericoli che tali fatti rappresentano per le istituzioni democratiche e la legalità repubblicana soprattutto di fronte a ripetuti episodi che rivelano l'azione di centrali i cui legami risultano oscuri ed i cui obiettivi sono manifestamente antidemocratici esprime la propria soddisfazione per l'operato delle Magistrature interessate e l'impegno fermo da esse dimostrato nel denunciare gli abusi e nell'avviare le indagini chiede sia fatta piena luce sulle responsabilità al fine di colpire non solo gli esecutori materiali ma tutti gli effettivi mandanti impegna il Presidente del Consiglio e la Giunta ad esprimere al Parlamento ed al Governo l'impegno di vigilanza e di difesa della Democrazia della Regione Piemonte".
Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la mozione si riferisce a fatti di cui tutti voi siete a conoscenza e sui quali siamo tenuti costantemente informati dai giornali.
In due occasioni - mi pare nell'autunno del 1971 e all'inizio del 1972 l'allora segretario del nostro partito, on. Mancini, richiam l'attenzione del Governo e del Presidente del Consiglio dei Ministri, in particolare intervenendo presso l'on. Andreotti, su questi problemi, che allora non erano ancora "scoppiati", come si dice in gergo giornalistico ma di cui tuttavia molti uomini politici erano a conoscenza e che non potevano certo essere ignorati dal Governo. Non si poteva ancora parlare dello scandalo perché si sussurrava che molti telefoni fossero controllati che vi fosse una trama - e sappiamo in quale direzione ordita, una trama che in questi giorni si è sviluppata a livello di un vero e proprio piano terroristico -, facendo presente la necessità di stroncare duramente l'illecita attività. Aveva anche elencato una serie di fatti, aveva ricordato la questione relativa al Sifar. Andreotti aveva promesso che avrebbe preso provvedimenti, impegnandosi a nominare una commissione che svolgesse immediatamente un'indagine e riferisse entro breve volgere di tempo. Venne in effetti, formata una commissione, di cui, se non vado errato, assunse la presidenza, o comunque la responsabilità dei lavori l'allora Ministro Bosco, con alcuni altri Ministri o funzionari dei Ministeri interessati. Ma questa commissione non fu mai in grado di riferire alcun risultato, di consegnare alcuna memoria o alcuna relazione.
Successivamente i fatti vennero alla luce nella loro consistenza.
Vediamone la sostanza. Sono fatti che interessano il Codice penale soltanto da un punto di vista di criminalità comune? Sono, come si è voluto far credere, - interventi diretti all'accertamento di presunte infedeltà coniugali o alla captazione di notizie di brevetto di mercato, interessanti la lotta concorrenziale fra le aziende, come nel caso che la vicenda Cefis per certa parte assai umoristica, ha evidenziato? L'istruttoria in corso ha rivelato che le cose stanno in modo assai diverso: non si è trattato soltanto di piccoli taccheggiatori telefonici ma di una trama assai estesa, che va molto al di là di un fatto di criminalità comune oppure della captazione di notizie utili ad aziende ed a singoli cittadini. Non siamo ancora a conoscenza della situazione in tutti i dettagli, anche perché nello svolgimento dell'inchiesta a Milano e a Roma si verificano quasi quotidianamente conflitti di competenza, e ancora non è stato risolto se tocchi alla Magistratura romana o a quella milanese proseguire queste indagini: però, da quel che si legge su tutti i giornali su tutti i settimanali, non smentito, abbiamo un quadro veramente drammatico.
Lasciato da parte il problema generale, veniamo dunque ai fatti concreti. Quali erano i telefoni controllati? Essenzialmente quelli dei giornali di sinistra, l' "Unità" e l' "Avanti!", quelli di notissimi uomini politici della sinistra del nostro Paese, naturalmente anche quelli di uomini di governo; ed inoltre quelli delle Ambasciate straniere dell'Est o del Medio Oriente. E, quel che rende particolarmente grave il fatto, si deve costatare che non si trattava di spionaggio privato, ma di spionaggio di Stato: non sono stati mai smentiti da parte degli organi competenti gli acquisti di apparecchiature di captazione da parte del Ministero degli Interni; non è stato mai smentito da parte della polizia che per lo meno quaranta linee fossero collegate ad una determinata centrale della polizia del nostro Paese; non è stato mai smentito che la Guardia di Finanza aveva nel nostro Paese una ventina di centri occulti, contraddistinti da numeri segreti, e che l' "Espresso" ha elencato. Il problema è diventato quindi molto più complesso.
Non dimentichiamo che questa situazione si è accompagnata anche a quella che noi definiamo - e, credo sia ormai evidente, con ragione - la "trama nera". Non possiamo non collegare, per esempio, scendendo a qualche caso particolare, il fatto che fosse controllato anche il telefono di De Laurentis e di sua moglie con l'andamento del processo Pisano-De Laurentis tenuto a Roma, e alla stretta amicizia fra Tom Ponzi, Almirante e i Pisano né possiamo dimenticare le implicanze derivanti su determinati processi aventi caratteristiche politiche da quella cosiddetta "trama nera" che nel nostro Paese è arrivata fino a manifestazioni terroristiche.
Lo spionaggio di Stato di cui ho detto si è poi rivelato anche con collegamenti internazionali. Sono ormai evidenti le connessioni di tutta questa vicenda con l'attività di agenti segreti della Grecia nel nostro Paese, con la CIA americana. Infine, non si è sottaciuto anche che il Ministero delle Finanze fosse a conoscenza, nella persona di un suo ministro, dell'esistenza di uffici segreti della Guardia di Finanza, con tutta una serie di centri di ascolto: lo dice assai chiaramente, anche qui l '"Espresso", che "la Direzione affari riservati del Ministero dell'Interno e l'Ufficio I della Guardia di Finanza acquistavano radiospie giustificandosi con il falso pretesto che servivano a scopi didattici" La situazione della Guardia di Finanza è ancora più delicata: interrogato da un magistrato, uno dei responsabili dell'Ufficio I, cosiddetto Ufficio segreto, ha confermato le nostre anticipazioni di un anno fa: è vero, la Guardia di Finanza possiede una centrale d'ascolto in via dell'Olmada; si era fatta rilasciare dei fili telefonici in bianco dalla SIP, e quindi ne poteva disporre come voleva, ben al di sopra di ogni controllo; ed ha aggiunto che l'organizzazione di spionaggio della Guardia di Finanza non si fermava alla sala d'ascolto di via dell'Olmada, ma aveva partorito, nella massima segretezza una superpolizia clandestina, che copre tutto il Paese ed opera attraverso nuclei chiamati centri occulti. Ispiratore di questo Sifar nuova edizione, come si è detto a chiare lettere la settimana scorsa l'ex Ministro delle Finanze Luigi Preti. Aggiungiamo a tutto questo la notizia dell'ultima ora, e cioè i cavi messi gentilmente a disposizione dalla SIP alla Guardia di Finanza ed alla Polizia di Milano, e il quadro è completo.
Tutto questo non è stato smentito, neanche una querela è stata presentata in proposito; a questo punto, quindi, siamo autorizzati a ritenere che, in sostanza, le cose che sono state dette siano vere.
Ma vi è di più. Allorché il pretore di Roma, Infelisi, ha invitato i dirigenti della SIP a fornire la mappa dei collegamenti telefonici, essi in un primo momento si sono rifiutati di aderire alla richiesta. Solo dopo essersi consultati sul da farsi con il procuratore generale Spagnuolo (il quale ovviamente non ha potuto far altro che dir loro che il pretore Infelisi, nella sua veste di pubblico ministero, e quindi di magistrato indipendente ed autonomo, poteva agire sotto la sua responsabilità si sono poi decisi a consegnare tale pianta. Anche se non è stata ancora resa nota pubblicamente, perché fa parte degli incartamenti di un'istruttoria che per ora è segreta, si sa che essa dimostra con chiarezza che tutto quanto è stato scritto, tutto quanto è stato detto su collegamenti degli organi dello Stato, della Polizia, della Guardia di Finanza e di altri organi segreti corrisponde perfettamente a verità.
Al di fuori, quindi, della garanzia costituita dal fatto che solo il Magistrato può autorizzare, come ha sentenziato la Corte Costituzionale recentemente, per periodi limitati, con assoluta garanzia del diritto alla riservatezza di ogni attività del cittadino, nel nostro Paese operavano, a livello di conoscenza da parte delle pubbliche istituzioni, tutta una serie di altri collegamenti che evidentemente nulla avevano a che fare con quello che vorrebbe essere l'indirizzo dominante di un reato comune e che come tale va perseguito.
Ricordo ancora, infine, che alcuni personaggi che sono stati arrestati recentemente, come l'ex questore (o vice-questore) della Criminalpol Beneforti, operavano in stretto collegamento con tutta una serie di istituzioni. E' noto, e non è stato smentito, che il Beneforti, mentre ancora era in servizio alla Criminalpol, disponeva già di una propria organizzazione privata. Non possiamo ancora tacere, inoltre, i collegamenti che Beneforti ha avuto successivamente con tutti gli organi di polizia quasi che anziché un privato cittadino che opera a livello, direi, di un'agenzia autorizzata, fosse un'emanazione di essi. Non possiamo dimenticare, inoltre, che Tom Ponzi ha agito per anni senza essere munito di licenza: numerosissime sono le fotografie che dimostrano come fosse di casa alla Questura di Milano e in tutte le Questure italiane, eppure egli agiva senza una licenza, che non poteva essergli concessa per il semplice fatto che il suo certificato penale era costellato di una serie di reati comuni che andavano dal falso alla truffa. Soltanto quando è scoppiato lo scandalo la Questura di Milano s'e accorta dell'illiceità dell'organizzazione di Tom Ponzi, dopo che su tutti i quotidiani milanesi compariva da tempo a chiare lettere la pubblicità di Ponzi, con tanto di numeri telefonici delle sedi di Milano, di Santa Margherita, di Roma, dando l'impressione che la sua attività fosse non solo autorizzata ma controllata. Ciò induce a pensare che molti organi dello Stato fossero a conoscenza di questa trama e la favorissero.
Ripeto, quello che maggiormente ci preoccupa non è l'attività di un piccolo operatore di controlli telefonici; quello che vogliamo denunciare qui con forza è proprio il fatto che il fenomeno avesse collegamenti internazionali (con la Grecia, i cui agenti del servizio segreto sono stati segnalati più volte nel nostro Paese, con la CIA americana), com'è apparso evidente in più occasioni; non è mai stato smentito che c'erano anche i colonnelli greci tra i mandanti dello spionaggio telefonico operato in particolare nei riguardi delle Ambasciate dell'Est.
Nel momento in cui l'istruttoria potrà essere resa pubblica noi avremo probabilmente la conferma di questi fatti, che nessuno si è azzardato a smentire. Oggi noi li proponiamo con forza al Consiglio Regionale, alla discussione e alla meditazione dei Consiglieri e dei cittadini tutti del Piemonte, onde possa sorgere viva la protesta per questo stato di cose e perché il Consiglio Regionale del Piemonte si pronunci con tutta chiarezza in modo che gli organi dello Stato, le pubbliche istituzioni possano assumere quei provvedimenti che soli possono evitare per il futuro il perdurare di un simile stato di cose.



PRESIDENTE

Il Consigliere Viglione, in qualità di copresentatore della mozione l'ha illustrata. Chi chiede di parlare su questo documento? Il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà



ZANONE Valerio

Il problema sollevato dalla mozione del partito socialista pone in luce una vasta rete di complicità ed un diffuso, malcostume che risalgono entrambi, per la verità, a Governi del passato, a Governi del periodo di centro-sinistra, e che riguardano episodi sui quali non è stata fatta fino ad oggi piena luce già questo solo elemento dovrebbe indurci a riflettere sulla differenza di vigore del costume democratico e anche della forza dell'opinione pubblica che vi è oggi nei vari Paesi e indurci ad esempio ad un confronto fra gli Stati Uniti, in cui scandali di questo genere non si arrestano neppure alla soglia della Presidenza, e l'Italia, dove noi siamo ancora ben lontani da un pieno acclaramento dei fatti.
Dal punto di vista della normativa costituzionale la questione è molto chiara: noi abbiamo delle norme penali che risalgono ad un periodo in cui il problema, anche sotto i suoi aspetti tecnici, non si poneva nei modi in cui può porsi oggi e che quindi prevedono per casi di questo genere pene estremamente miti e procedure estremamente semplicistiche o generiche Laddove, se guardiamo alla norma costituzionale, in base all'art. 15 della Costituzione noi dobbiamo tener conto che tra i diritti costituzionalmente riconosciuti vi è quello alla libertà e alla segretezza delle comunicazioni, libertà e segretezza che possono essere ristrette solo per atto motivato dell'Autorità giudiziaria e con le garanzie previste dalla legge. Il problema, quindi, che si pone è se l'atto dell'autorità giudiziaria di cui parla l'art. 15 della Costituzione possa consistere in una delega agli organi di polizia, e questo problema tocca la situazione che è descritta nella mozione del partito socialista, sia pure, se mi consentono i presentatori della mozione questa valutazione personale, in forme piuttosto generiche.
Mi pare che, tutto sommato, la mozione socialista abbia avuto riguardo più che a questo problema, che è probabilmente il più grave, perch concerne direttamente organi dello Stato, il problema assai più semplice dell'intrusione da parte di privati nell'intercettazione, intrusione che è evidentemente un atto al di fuori della legalità e per stroncare il quale occorre anzitutto risalire alle fonti, cioè sottoporre ad un rigoroso controllo la produzione, la detenzione, il commercio dei congegni relativi alle intercettazioni. Proprio in questa direzione muove una proposta di legge di iniziativa parlamentare, presentata ieri alla Camera dei Deputati da deputati liberali, la quale si differenzia forse da altre analoghe iniziative di legge nel senso che prevede questo specifico problema stabilendo pene di notevole severità anche per il semplice fatto della detenzione di apparecchi la cui destinazione sia la presa di cognizione fraudolenta, o l'interruzione, l'impedimento, il disturbo di conversazioni o comunicazioni via filo o cavo.
Un'ulteriore considerazione dev'essere fatta sull'utilizzazione che invece le intercettazioni possono avere da parte degli organi dello Stato circa la quale io desidero esprimere la convinzione che l'intercettazione debba essere riconosciuta rigorosamente soltanto come strumento giudiziario di ricerca delle prove. Perciò, se accettiamo questo concetto, dobbiamo anche accogliere quello che, al fine di tutelare pienamente la riservatezza delle comunicazioni e la libertà dei singoli cittadini, e di assicurare che gli elementi acquisiti attraverso le intercettazioni siano utilizzati esclusivamente a fini di prova processuale, la possibilità di ricorrere alle intercettazioni sia riservato ad appositi uffici istituiti presso le Procure della Repubblica, sperando che queste benemerite istituzioni, le quali in alcuni casi stentano ancor oggi a dotarsi di macchine per scrivere, siano invece sollecite a dotarsi di questi congegni tecnicamente più avanzati, e che entro un determinato periodo vengano conseguentemente smantellate quelle sale di intercettazione che sappiamo, o supponiamo esistere presso altri organi dello Stato, in maniera che l'Autorità giudiziaria sia l'unica depositaria dei mezzi di intercettazione e in generale dei mezzi diretti alla cognizione delle notizie di carattere riservato.
In base a queste considerazioni, che ho esposto con estrema concisione anche in rapporto al fatto che la mozione attiene sì ad un grosso problema ma un problema che travalica in gran parte la diretta competenza della Regione e quindi non può occupare troppo tempo dei lavori della nostra assemblea, mi permetto di proporre, come emendamento aggiuntivo, che prima dell'ultimo comma del testo presentato dal collega Viglione ed altri, si aggiunga: "Il Consiglio auspica la sollecita approvazione in sede parlamentare di norme di legge che in conformità all'art. 15 della Costituzione della Repubblica attribuiscano alla sola Magistratura la disponibilità degli strumenti di intercettazione"



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Concordo sostanzialmente con le valutazioni espresse nella mozione e aderisco alla proposta di emendamento aggiuntivo formulata dal Consigliere Zanone.
Direi che questo Consiglio si esprime su questa questione, estremamente delicata e preoccupante, in funzione della propria sensibilità quale organo rappresentativo dell'opinione pubblica, che non può non essere turbata da fatti che minano le basi di una convivenza democratica e costituiscono un attentato indiretto alle libertà politiche, non solo a quelle personali.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'Assessore Debenedetti, a nome della Giunta.



DEBENEDETTI Mario, Vicepresidente della Giunta Regionale

La Giunta concorda sostanzialmente sui rilievi e le indicazioni della mozione e accetta l'emendamento proposto dal Consigliere Zanone.
Per quanto riguarda la dizione letterale delll'ultimo comma, raccomanda che si precisi, come già richiesto, che si demanda al Presidente della Regione, cancellando "la Giunta".



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente, pur condividendo lo spirito della mozione presentata, per le preoccupazioni che essa esprime sul persistere della pratica dell'illegalità e dell'abuso, non mi sento di votare a favore della medesima per le illazioni che nell'illustrazione ne ha tratto il Consigliere Viglione nei confronti di una parte politica, la nostra, che come già annunciato a suo tempo da vari organi di stampa, di quell'illegalità è stata a sua volta vittima. Dichiaro pertanto che mi asterrò dal votare.



PRESIDENTE

Altri Consigliere chiedono di parlare? Prima di chiudere la discussione, se nessun altro chiede la parola invito ad intervenire, se lo desidera, uno dei proponenti, poiché, a norma del comma settimo dell'art. 50, vi è diritto di replica.



VIGLIONE Aldo

Noi accettiamo sia la proposta di emendamento aggiuntivo formulata dal Consigliere Zanone sia l'altra formulata e dal Consigliere Bianchi e dall'Assessore Debenedetti.
Il Consigliere Zanone ha proposto di sollecitare l'approvazione di una legge che regoli l'intera materia, certo vivamente auspicabile; Consigliere Bianchi che sia soltanto il Presidente della Regione "ad esprimere al Parlamento e al Governo l'impegno di vigilanza", anziché "il Presidente del Consiglio e la Giunta", come nella stesura originaria.
La mozione può pertanto essere posta ai voti così come risulta con questa aggiunta e questa modifica.



PRESIDENTE

Do allora lettura dei due emendamenti, per metterli in votazione singolarmente per alzata di mano.
L'emendamento proposto dal Consigliere Zanone è il seguente: "Prima dell'ultimo comma della mozione inserire un comma aggiuntivo, e precisamente: 'Auspica la sollecita approvazione in sede parlamentare di norme di legge che in conformità all'art 15 della Costituzione della Repubblica attribuiscano alla sola Magistratura la disponibilità degli strumenti di intercettazione' ".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
L'emendamento proposto dal Consigliere Bianchi, e già enunciato dal relatore, consiste nella modifica dell'ultimo comma così: "Impegna il Presidente della Regione ad esprimere al Parlamento ed al Governo l'impegno di vigilanza e di difesa della democrazia della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
Do ora lettura della mozione come risulta con l'inserzione di questi emendamenti: "Il Consiglio Regionale del Piemonte preso atto della gravità ed estensione del fenomeno degli illeciti controlli telefonici a danno di privati cittadini, personalità pubbliche partiti politici democratici, organi di informazione ed enti pubblici, di cui la cronaca, sulla base di precise iniziative della Magistratura, ha rivelato alcuni aspetti ed insieme una vasta, impressionante, rete di complicità sottolinea l'inammissibile offesa che tali fatti arrecano ai fondamentali diritti democratici sanciti dalla nostra Costituzione auspica l'istituzione di un sistema preventivo di tutela e garanzia delle fondamentali libertà democratiche afferma la propria preoccupazione per i pericolo che tali fatti rappresentano per le istituzioni democratiche e la legalità repubblicana soprattutto di fronte a ripetuti episodi che rivelano l'azione di centrali i cui legami risultano oscuri ed i cui obiettivi sono manifestamente antidemocratici esprime la propria soddisfazione per l'operato delle Magistrature interessate e l'impegno fermo da esse dimostrato nel denunciare gli abusi e nell'avviare le indagini chiede sia fatta piena luce sulle responsabilità al fine di colpire non solo gli esecutori materiali ma tutti gli effettivi mandanti auspica la sollecita approvazione in sede parlamentare di norme di legge che in conformità all'art. 15 della Costituzione della Repubblica attribuiscano alla sola Magistratura la disponibilità degli strumenti di intercettazione impegna il Presidente della Regione ad esprimere al Parlamento ed al Governo l'impegno di vigilanza e di difesa della democrazia della Regione Piemonte." Metto in votazione la mozione nel testo di cui ho dato ora lettura. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è approvata.
All'ordine del giorno vi sarebbe ora l'esame di quanto previsto al punto quinto: "Informazioni sullo stato dei lavori dell'Intercommissione per l'Università e proposte operative".
Il relatore mi ha però informato di non essere ancora pronto a procedere alla sua esposizione.
Avremmo pertanto esaurito quanto programmato dal Presidente per stamani. Rinviamo pertanto la seduta ad oggi pomeriggio, con questo programma: 1) nomina dei tre rappresentanti della Regione nel Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto autonomo case popolari 2) elezione del rappresentante della Regione nell'Ente ospedaliero S.
Giovanni Battista 3) relazione informativa sullo stato dei lavori dell'Intercommissione.
Ricordo che per le ore 15,30 è convocata presso questa sede la conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12)



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