Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.15 del 06/11/70 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame del progetto di Statuto della Regione (seguito della discussione)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Siamo giunti all'esame degli articoli del progetto di Statuto. Prima di tutto però il Consiglio dovrà prendere in esame un ordine del giorno, test presentato alla Presidenza dei Consiglieri Carazzoni e Curci che suona: "Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera di non passare all'esame degli articoli del progetto di Statuto".
Quest'ordine del giorno è del tipo previsto dall'art. 38 comma terzo del Regolamento, a termini del quale, "dopo la discussione generale su un progetto di legge e prima del passaggio agli articoli, il Consiglio dovrà esaminare eventuali ordini del giorno diretti a impedire il passaggio all'esame degli articoli che potranno essere illustrati e discussi secondo le norme previste al comma precedente". Il comma precedente, riguarda l'ordine della discussione e ammette che dopo l'illustrazione del proponente possano intervenire un Consigliere per ciascun gruppo, oltre i Consiglieri dissenzienti dal proprio gruppo che abbiano dato preventiva comunicazione in tal senso al Presidente.
Faccio presente che l'approvazione di quest'ordine del giorno avrebbe per effetto che il Consiglio non potrebbe più prendere in esame il progetto di Statuto. Non esprimo giudizi perché non compete al Presidente il farlo su questa materia, gli compete soltanto di attirare l'attenzione sul significato tecnico e formale che questa deliberazione potrebbe importare.
Ha facoltà di parlare, se lo desidera, uno dei due presentatori dell'ordine del giorno per non oltre 15 minuti.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella lunga discussione generale conclusasi solo questa mattina, noi abbiamo colto diverse espressioni significative di interessanti stati d'animo e in particolare abbiamo recepito un'affermazione che pienamente sottoscriviamo e della quale sottolineiamo l'alto senso di responsabilità. Abbiamo sentito affermare, e non da un banco di opposizione ma della maggioranza, che la Regione deve avere come interlocutore il Governo e non la Corte Costituzionale. E' facendoci interpreti di questa preoccupazione che noi del M.S.I. abbiamo presentato l'ordine del giorno testé letto e che ora illustreremo su un piano squisitamente e strettamente giuridico, senza indulgere ad alcuna argomentazione di carattere politico.
Secondo l'art. 123 della Costituzione, la Regione ha un suo Statuto che stabilisce le norme relative all'organizzazione interna della Regione stessa. "Organizzazione interna" della Regione significa struttura degli organi e degli Uffici, con esclusione di ogni disposizione riguardante la disciplina dei rapporti fra soggetti giuridici distinti. "Organizzazione interna" è una locuzione limitativa e restrittiva anche verso la materia dell'organizzazione stessa, poiché indica un ordine di competenze per materie specifiche, perciò con esclusione di tutti quegli oggetti che siano diversi ed eterogenei. La materia dell'organizzazione attiene alle strutture proprie degli organi e degli Uffici interni, alla distribuzione dei compiti fra i titolari e le persone addette ai medesimi, o, se proprio volessimo eccedere, anche alle regole di procedura, ossia alle regole sul funzionamento degli organi stessi. Ma va subito osservato che la Costituzione sembra ridurre quest'ultima possibilità poiché, sempre nell'art. 123, prevede, come materie diverse e distinte dalla organizzazione, le regole procedurali sul diritto di iniziativa e sul referendum.
Ma soprattutto noi crediamo che si debba rivolgere l'attenzione alla qualificazione "interna" attributiva al termine di "organizzazione". E invero l'"organizzazione interna" comporta l'esclusione di tutti i rapporti tra i poteri o gli organi e gli Uffici pubblici da una parte e i cittadini dall'altra; nonché i rapporti fra Stato e Regione. A regolare questi rapporti prevede la Costituzione.
Per quanto riguarda i rapporti fra poteri e cittadini vi sono tutte le norme dettate nella Parte Ia della Costituzione che riguardano i diritti e i doveri dei cittadini, parte che si specifica in ben quattro categorie di rapporti, intitolati come rapporti civili, etici, sociali e politici. Si tratta cioè di rapporti tra lo Stato o più in generale i pubblici poteri e i singoli individui. E sarebbe erroneo pensare che possa trattarsi di rapporti fra i singoli individui per il fatto che le regole per questi rapporti fra i singoli individui stessi o fra soggetti posti su un piano di parità rientrano tutti nel diritto civile e in genere nel diritto privato.
La Costituzione invece è l'espressione massima del diritto pubblico e pertanto è la Costituzione che è destinata a disciplinare quei rapporti di cui soggetto necessario è lo Stato, ossia un potere pubblico. Si pu ricordare l'insegnamento dei classici secondo cui il fatto che nei rapporti specificamente pubblicisti uno almeno dei soggetti è persona di diritto pubblico, costituisce una condizione necessaria appunto del carattere pubblicistico.
Tutto questo premesso, dobbiamo invece osservare che nello schema di Statuto al nostro esame vi sono numerose proposizioni dedicate proprio ai rapporti esterni; proposizioni che, noi crediamo, neppure con le più ardite acrobazie mentali, sarebbe possibile riportare agli oggetti fissati come propri dello Statuto, in virtù dell'art. 123 della Costituzione.
Già con l'art. 1 al primo comma si pretende di definire la Regione con le sue qualificazioni costituzionali e nei suoi rapporti con lo Stato.
L'istituzione del Piemonte in Regione autonoma dipende invece dalla Costituzione e non dallo Statuto regionale: sono sufficienti gli art. 115 e 131 della Costituzione a definirlo; mentre lo Statuto regionale deve disporre soltanto le regole che disciplinino l'interno della Regione, non che disciplinino l'attività della Regione verso l'esterno. Ma anche ammesso, secondo un'interpretazione per così dire benevola, che l'art. 1 si risolva in sostanza in una mera ripetizione dovuta quanto meno, se non giustificata, a quello spirito di "regionalismo enfatico" denunciato dallo stesso Presidente del Consiglio, tutti gli altri articoli del Titolo I appaiono in contrasto con l'art. 123 e con le norme della Parte Ia della Costituzione.
Diciamo che, sul piano tecnico, si tratta di norme programmatiche ossia di disposizioni in cui sono contenute non già regole da osservare subito quali fonti di disciplina giuridica immediata, quanto piuttosto da attuare mediante l'azione dei pubblici poteri e, questo deve essere sottolineato, direttive sempre riguardanti rapporti di diritto pubblico fra Stato od Enti pubblici e cittadini. E' risaputo che le stesse norme programmatiche rappresentano la forma tipica adoperata nelle Costituzioni contemporanee, a cominciare dalla Costituzione tedesca del 1919 che, com'è noto, è servita ai nostri costituenti per regolare i diritti così detti sociali. E nei rapporti, invece, detti civili, interessa regolare rigorosamente i poteri pubblici e la loro azione, al fine di costringere entro limiti precisi le possibilità di incidere nella sfera della libertà individuale. Così, ad esempio, l'arresto o la detenzione, sono consentiti solo nei casi previsti dalla legge e per un atto motivato dalle autorità giudiziarie e fuori di tali regole non vi è che l'arbitrio e la sopraffazione. Quando invece si tratti di dare una casa, di assicurare l'assistenza nell'ipotesi di malattia, di rendere operante il diritto allo studio, di favorire l'accesso ai posti di lavoro, insomma, quando si tratta di attuare il nostro schema di Statuto, cioè tutto quanto elencato all'art.
4, allora è necessaria tutta una complessa azione di pubblici poteri, di leggi, di stanziamenti, di istituzioni di nuovi Uffici, di atti amministrativi e così via.
Con un'espressione felice, si è parlato di diritti pubblici soggettivi di prestazione, che sono riconosciuti ai cittadini, per cui i singoli attendono prestazioni di beni e di servizi. Ma a questo proposito dobbiamo fare presente che tutti i diritti pubblici soggettivi sono garantiti dalla Costituzione e devono trovare la loro disciplina in leggi dello Stato.
La Corte costituzionale, infatti, ha chiarito che quando dalla Costituzione, nella parte riguardante i diritti fondamentali, è adoperata la parola "legge", senza alcun altro riferimento o specificazione, si deve intendere la legge dello Stato. Citiamo a questo proposito la sentenza n.
21 del 26 gennaio 1957 con la quale la Corte Costituzionale, nell'atto di dichiarare illegittima una legge della Regione sarda, ha rilevato: "Se si esaminano tutti gli altri articoli della Costituzione, nei quali si rinvia puramente e semplicemente alla legge la disciplina dei diritti individuali e delle funzioni e potestà degli organi costituzionali dello Stato, si vede che essi si riferiscono sempre alla legge statale". Questo principio noi crediamo non possa e non debba essere ignorato nell'elaborazione dello Statuto regionale, nel quale pertanto non si possono introdurre norme la cui definizione spetta soltanto alle leggi dello Stato.
Queste considerazioni potrebbero venire smentite con l'osservazione (che sarebbe peraltro, ci sia consentito, piuttosto banale) che, siccome in molti punti si è ricopiato pedissequamente - e, noi osiamo anche dire, più spesso con termini peggiorativi - il testo costituzionale, proprio nella parte dello Statuto che contiene le disposizioni programmatiche, per questo fatto stesso la Costituzione non verrebbe violata, ma anzi risulterebbe confermata e rafforzata nei suoi principi e nei suoi fini.
Il ragionamento non reggerebbe in quanto che sarebbero violati pur sempre i limiti e le attribuzioni affidate allo Statuto della competenza legislativa regionale, ossia dei compiti affidati alla Regione nell'art.
117 della Costituzione. La Regione, al contrario, non può esercitare poteri né assumere compiti al di fuori di quelli previsti nella Carta costituzionale. Se la Regione potesse, per propria volontà costituente attribuire a sé medesima nuovi od ulteriori compiti, oppure la cura di nuovi fini che siano diversi da quelli conferiti ad essa dallo Stato, con la Costituzione o con le altre norme pure statuali, assisteremmo ad una trasformazione radicale dello Stato e della stessa Costituzione. Cioè, a nostro avviso, cadrebbe il principio che viene ribadito, anche se solo a parole, nell'art. 1 del progetto, di autonomia regionale nell'unità nazionale, intanto in quanto si avvierebbe la trasformazione dello Stato da unitario in federale. Infatti, lo Stato membro di uno Stato federale si differenzia dalle Regioni autonome proprio perché esercita tutte le funzioni pubbliche, i cosiddetti poteri residui, tranne quelle che gli siano impedite, però con un'indicazione esplicita dalla costituzione generale delle federazioni.
Per le Regioni invece si è seguito il principio antitetico rispetto a quello dei poteri residui, in modo che la Regione può esercitare solo quelle funzioni che sono state ad essa dettagliatamente conferite dalla Costituzione o da altre leggi statali. Vi è un'enumerazione tassativa, come risulta dagli art. 117 e 123 della Costituzione e, quindi, non soltanto un criterio generico. Non solo, ma le stesse materie vengono conferite in parte alla Regione e in parte allo Stato centrale cui spetta sempre il compito di dettare i principi fondamentali da realizzarsi con una ulteriore e più approfondita, più dettagliata legislazione regionale.
Per tutte queste considerazioni noi riteniamo che siano incostituzionali gli articoli del Titolo I dello Statuto.
Per concludere si può ricordare una definizione dello Statuto regionale, così come prevede l'art. 123 della Costituzione. "Si tratta - ci avverte la dottrina - di una denominazione impropria per cui di solito lo Statuto designa le norme fondamentali da cui è retta la vita di ogni ente.
Per le Regioni ad autonomia ordinaria i sommi principi di organizzazione e di funzione - dice questa definizione - risultano dall'insieme delle disposizioni di cui agli artt. 117, 127, 131 e 133 della Costituzione, di modo che - citiamo sempre la definizione - gli Statuti cui l'art. 123 affida l'emanazione delle norme di organizzazione interna delle Regioni ordinarie e che devono essere deliberati ed approvati con legge ordinaria della Repubblica, sono da considerare tali impropriamente, potendo comprendere solo norme secondarie di svolgimento di quelle costituzionali".
La definizione non è nostra, colleghi Consiglieri, potete leggerla nelle "Istituzioni di diritto pubblico" edizione 1969 volume II pag. 825 di Costantino Mortati. Il Mortati è un testo adottato all'Università di Torino, proprio nella facoltà di giurisprudenza. Ora, se questo Statuto venisse approvato, si dimostrerebbe che gli studenti universitari conoscono meglio il diritto di quanto non lo conosca chi si è lasciato un poco trasportare dall'euforia e dal suono della parola "Statuto".
Vi sono nel progetto altri motivi di contrasto, a nostro avviso, con le norme della Costituzione. Noi ci siamo limitati, anche per una questione di tempo, ad esaminare un gruppo di proposizioni omogenee, quelle del Titolo I, che paiono caratteristiche espressioni dello spirito cui si è informata la volontà della maggioranza. Per la loro dimostrata incostituzionalità chiediamo che il Consiglio Regionale deliberi di non passare all'esame degli articoli.
E, se ci è consentita quest'ultima aggiunta, nel formulare la richiesta noi ci rivolgiamo veramente al senso di responsabilità di ogni Consigliere perché si evitino un dilettantismo e una frettolosità che sono sempre pericolosi quando si tratta di costruire istituzioni e leggi destinate a dare nuove forme di amministrazione e di governo.
E se poi il nostro appello dovesse rimanere inascoltato; se il Consiglio Regionale decidesse lo stesso di passare all'esame degli articoli; se questo schema di Statuto venisse, al termine della discussione, approvato, noi altro non potremo concludere se non vedere confermata, in tanta superficialità, la previsione di un grande antifascista, Francesco Saverio Nitti che, nel settembre del 1949, parlando ad un gruppo di insegnanti disse: "La Regione, cioè la rovina di questa nostra povera Italia. Mi auguro dal profondo del cuore, per il bene di essa, che anche il nome di Regione sia dimenticato. Le Regioni non dureranno, cadranno una dopo l'altra perché il popolo non le ha sentite e non le sente, perché si tornerà allo spirito dell'unità italiana, perch l'Italia non si rifarà se non con la fede nell'Italia".



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Armella, ne ha facoltà.



ARMELLA Angelo

Signori Consiglieri, abbiamo ascoltato un quarto d'ora di argomenti capziosi e faziosi con cui si è voluto far dire a coloro che sono intervenuti in questo dibattito cose che non hanno detto e soprattutto con il significato con cui non sono state dette. Noi abbiamo ritenuto che si interpretasse la Costituzione e in particolare l'art. 123 per quello che la commissione dello Statuto ha fatto e per quello che è nelle intenzioni del nostro gruppo e riteniamo certamente di questo Consiglio Regionale. Il dire che vogliamo avere come interlocutore il Governo e non già la Corte Costituzionale, indica l'affermazione della volontà politica di far sì che il nostro dialogo si apra effettivamente sul piano delle realizzazioni concrete e non si perda nella discussione causidica che potrebbe non già portar lontano, ma risolvere e non risolvere sul piano pratico le questioni. Vogliamo insomma fare le Regioni, e per quanto ci riguarda, fare la Regione Piemonte.
La pretesa che si presenta con questo ordine del giorno è veramente surrettizio perché vuole arrivare al risultato di impedire che la Regione Piemonte abbia uno Statuto, che è come dire al risultato che questa Regione non esista, che è come dire al risultato di impedirne il funzionamento, un neonato che dovrebbe essere soffocato sul nascere, mentre al più si potrebbe trattare di osservazioni da trasferire sul piano degli emendamenti, magari soppressivi di singoli articoli, ma non già al fine di distruggere la possibilità di esistenza della Regione. Siamo stati eletti per fare il nostro dovere di Consiglieri Regionali, nella Regione e per la Regione Piemonte. Chi non lo voglia poteva dimettersi da questo consesso.
La richiesta di non passare pertanto all'esame degli articoli è da respingere, puramente e semplicemente, da respingersi seccatamente da questo Consiglio. Chiediamo pertanto che sia respinta.



PRESIDENTE

Non vi sono altri iscritti a parlare.
Pongo ai voti l'ordine del giorno dei Consiglieri Carazzoni e Curci per il non passaggio all'esame degli articoli.
Chi è d'accordo con l'ordine del giorno dei Consiglieri Carazzoni e Curci è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto.
Passiamo all'esame degli articoli.
Titolo I: La Regione.
Suppongo che tutti i Consiglieri abbiano davanti a sé il progetto di Statuto.
Procedo quindi alla lettura dell'art. 1 del Titolo I.
ARTICOLO 1 Art. 1 - Costituzione della Regione.
"Il Piemonte è Regione autonoma secondo i principi della Costituzione nell'unità della Repubblica Italiana".
"Il territorio della Regione comprende le circoscrizioni delle attuali province di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli".
"La Città di Torino è il capoluogo della Regione".
"La Regione con propria legge adotta un gonfalone ed uno stemma".
E' aperta la discussione sull'art. 1, se qualcuno intende chiedere la parola. Nessuno la chiede, passiamo all'esame delle proposte di emendamenti.
Al comma primo, che suona: "Il Piemonte è Regione autonoma secondo i principi della Costituzione nell'unità della Repubblica Italiana" è proposto anzitutto un emendamento soppressivo presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci. Intendono illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, egregi colleghi, nell'accingerci ad illustrare quest'emendamento, che è il primo di una lunga serie di proposte aggiuntive o soppressive o comunque modificative, formulate dal M.S.I. allo schema di Statuto regionale, desideriamo precisare ancora una volta, ripetendo quello che abbiamo già detto in sede di discussione generale, che non abbiamo alcuna intenzione di intralciare il dibattito con un ostruzionismo che sarebbe velleitario quanto sterile. Pertanto dedicheremo a questo ed ai successivi emendamenti, pochi, pochissimi minuti di illustrazione ed anzi su alcuni neppure ci soffermeremo, intanto in quanto riteniamo che siano stati formulati in un testo che è già di per sé sufficientemente chiaro ed esauriente.
Certo, gli emendamenti sono molti, poiché molti sono i punti di contrasto e di dissenso della nostra posizione con quella che viene espressa da questo schema di Statuto regionale. Infatti, a nostro avviso il documento elaborato ci è sembrato essere non in armonia con la Costituzione e con le leggi della Repubblica. In tutti i punti in cui abbiamo rilevato questo, sono stati da noi presentati degli emendamenti delle proposte correttive, interpretative, sempre, e questo non abbiamo nessuna difficoltà ad ammetterlo, interpretando, correntemente con la nostra posizione, in modo restrittivo e non certo in modo estensivo l'autonomia regionale. Tutto questo precisato e premesso, veniamo a chiarire perché chiediamo la soppressione del primo comma dell'art. 1.
Qualche collega può essersene sorpreso, se ne è sorpresa certamente la stampa quotidiana torinese secondo la quale avremmo addirittura chiesto, in sostanza, di abolire la Regione Piemonte. Noi siamo antiregionalisti, è vero, e la qualifica non ci disturba, tanto meno ci offende o ci preoccupa però, se ci è consentito farlo rilevare, siamo antiregionalisti con senso della misura e soprattutto con gusto del ridicolo. Non chiediamo dunque almeno con questa proposta, che si abolisca la Regione Piemonte, soltanto intendiamo ribadire quelli che sono e che a nostro avviso debbono restare i precisi limiti di contenuto dello Statuto, il quale per l'appunto deve limitarsi - è la tesi che abbiamo poc'anzi svolta - a stabilire le norme relative all'organizzazione interna della Regione.
In questa luce lo Statuto non deve recepire dichiarazioni che sono sostanzialmente esiziali. Il Piemonte non è Regione autonoma perché lo afferma o debba affermarlo lo Statuto, il Piemonte è Regione autonoma perché così dice, come ha già detto, la Costituzione. Basta leggere al Titolo V della Carta costituzionale gli artt. 114 e 131. Nell'art. 114 si dice: "La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni". Nell'art.
131 si dice: "Sono costituite le seguenti Regioni: Piemonte ecc.".
Ora, il Piemonte Regione autonoma mancava di suoi propri organi mancava di un Consiglio Regionale, di una Giunta Regionale, di un Presidente Regionale, organi che si è dato con le elezioni del 7 giugno.
Manca ancora di una propria organizzazione interna che deve darsi appunto con l'adozione dello Statuto Regionale. Ma è fuor di dubbio che l'affermazione di Piemonte Regione autonoma è già contenuta nella Costituzione e non deriva dallo Statuto, che all'art. 1 pertanto noi riteniamo debba o dovrebbe limitarsi all'enunciazione di norme di carattere generale.
E' in forza di questi motivi che chiediamo la soppressione del primo comma.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Pongo ai voti l'emendamento soppressivo del primo comma dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Emendamento aggiuntivo del Consigliere Bianchi, sempre al primo comma: "Dopo le parole 'nell'unita' aggiungere la parola 'politica' e al termine del comma aggiungere le seguenti parole: 'secondo i principi della Costituzione e le norme dello Statuto' ".
Chiede di illustrarlo? Nessuno chiede di parlare? Pongo ai voti l'emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Bianchi.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Pongo adesso ai voti l'intero comma primo, con l'emendamento aggiuntivo testé approvato.
Chi è d'accordo sul comma primo così modificato è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Il comma secondo, sul quale non vi è nessun emendamento proposto, suona: "Il territorio della Regione comprende le circoscrizioni delle attuali province di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli".
Chi è d'accordo con questo testo è pregato di alzare la mano.
Il comma secondo è approvato.
Comma terzo: "La città di Torino è il capoluogo della Regione".
Vi è un emendamento aggiuntivo proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci: "Aggiungere, prima del quarto comma, il seguente nuovo comma: 'Negli atti ufficiali e nelle carte dell'Amministrazione Regionale, la denominazione 'Regione Piemonte' deve essere sempre preceduta dall'intestazione 'Repubblica Italiana' ".
Desidera illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Prima di passare all'illustrazione dell'emendamento vorrei una precisazione: avevamo presentato un emendamento aggiuntivo dopo il terzo comma.



PRESIDENTE

Si, viene dopo. Preferisce che si discuta prima?



CARAZZONI Nino

Preferirei.



PRESIDENTE

D'accordo, non ho nessuna difficoltà.
Do lettura dell'altro emendamento aggiuntivo presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci che viene esaminato e deliberato prima di quello che ho letto poco fa: "Aggiungere, dopo il terzo comma, il seguente nuovo comma: 'Nel capoluogo della Regione hanno la loro sede il Presidente, la Giunta Regionale, il Consiglio Regionale. Con legge regionale, la sede di Uffici della Regione può essere fissata anche in località diverse dal capoluogo' ".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

La prima parte di quest'emendamento ci sembra tanto ovvia da non meritare illustrazioni.
E' fuori dubbio, infatti, che il Consiglio Regionale, la Giunta e il Presidente abbiano la loro sede nel capoluogo della Regione. Ci pare invece di dovere richiamare l'attenzione dei colleghi Consiglieri sulla seconda parte della nostra proposta aggiuntiva.
Noi sappiamo che il Piemonte è una Regione dove sono fortissime le spinte centrifughe e non ignoriamo che compito precipuo della Regione dovrebbe essere proprio quello di avvicinare maggiormente alla metropoli torinese quella periferia che finora è stata se non dimenticata certo troppo lontana dalla città. Per queste ragioni, agli effetti di un sano principio di decentramento, pensiamo che si debba, nello Statuto introdurre la previsione della possibilità che, con un'apposita legge regionale, si abbiano a costituire Uffici decentrati della Regione, laddove più e meglio si presentino queste necessità. Su questa proposta ci permettiamo di richiamare l'attenzione dei Consiglieri di tutti i gruppi che rappresentano la periferia piemontese e che non possono non rendersi conto di questa esigenza che abbiamo così brevemente enunciato e sottolineato.



PRESIDENTE

Pongo ai voti il progetto di emendamento aggiuntivo che rileggo, perché ne avevo letto un altro prima: "Aggiungere dopo il terzo comma il seguente nuovo comma: 'Nel capoluogo della Regione hanno la loro sede il Presidente, la Giunta Regionale, il Consiglio Regionale. Con legge regionale, la sede di Uffici della Regione può essere fissata anche in località diverse dal capoluogo' ".
Chi è favorevole con quest'emendamento è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Dato che non ci sono altri emendamenti modificativi o sostitutivi, pongo ora in votazione il terzo comma nel suo complesso che suona: "La città di Torino e il capoluogo della Regione".
Chi è d'accordo con questo testo è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva.
Leggo ora il progetto di comma aggiuntivo proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci: "Negli atti ufficiali e nelle carte dell'Amministrazione Regionale, la denominazione 'Regione Piemonte' deve essere sempre preceduta dall'intestazione 'Repubblica Italiana' ".
Desidera illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

In questo schema di Statuto sottoposto alla nostra attenzione sono contenute molte affermazioni di principio, tali ad esempio tutti gli articoli nei quali si è esplicitamente esclusa la presenza del Commissario del Governo.
Per i motivi opposti noi abbiamo presentato, per ovvie ragioni di principio, quest'emendamento chiedendo che si stabilisca, in termini inequivocabili,che la Regione Piemonte è nella Repubblica Italiana e che ciò risulti anche dagli atti ufficiali e dalle carte della Regione.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Chi è d'accordo con l'emendamento aggiuntivo di un nuovo comma proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Comma quarto: "La Regione con propria legge adotta un gonfalone ed uno stemma".
Vi è un emendamento soppressivo presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Desiderano illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Noi non avremmo avuto difficoltà ad accettare la proposta di dotare la Regione di un proprio gonfalone ed un proprio stemma, se fossimo stati concordi nel considerare la Regione, alla stessa stregua delle Province e dei Comuni, che di un proprio gonfalone e di un proprio stemma sono dotati.
Ma poiché si dà ben diversa configurazione e collocazione all'Ente Regione noi temiamo che l'adozione di un gonfalone possa innanzi tutto se non diminuire talvolta contrastare con l'uso regolare della bandiera nazionale.
Non ci nascondiamo poi che la scelta stessa del gonfalone e dello stemma potrebbe essere foriera di pericolosi campanilismi. Se ci dovessimo chiedere, per esempio, quale gonfalone o quale stemma la Regione della Calabria dovrebbe in questo momento scegliere, saremmo veramente imbarazzati nel dare una risposta. Non è il caso, questo, del Piemonte tuttavia, ad evitare pericoli di questo genere riteniamo preferibile la soppressione del comma.



PRESIDENTE

Pongo ai voti la proposta di emendamento soppressivo dell'intero comma quarto presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci. Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Vi è una proposta di emendamento modificativo dello stesso comma quarto presentata dai Consiglieri Carazzoni e Curci: "Sostituire le parole 'con propria legge' con le parole 'approvati con decreto del Presidente della Repubblica', da aggiungersi dopo le parole '.ed uno stemma' ".
Desiderano illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Abbiamo proposto, con il precedente emendamento illustrato dal collega Carazzoni, la soppressione di quel comma per le ragioni che lo stesso Carazzoni ha illustrato. Proponiamo in subordine, che analogamente a quanto previsto per le Regioni a Statuto speciale, lo stemma ed il gonfalone vengano eventualmente adottati con decreto del Presidente della Repubblica.
Ciò al fine di maggiormente garantire che la scelta di tali emblemi sia ispirata unicamente alla storia e alle tradizioni della Regione e non, come potrebbe eventualmente avvenire al limite, alla simbologia della parte che detiene la maggioranza.



PRESIDENTE

Pongo ai voti la proposta di emendamento modificativo dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Ricordo che il comma quarto, nel testo proposto dalla Commissione suona: "La Regione con propria legge adotta un gonfalone ed uno stemma".
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Emendamento aggiuntivo, proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci: "Aggiungere dopo il quarto comma, il seguente nuovo comma: 'Il gonfalone della Regione deve essere sempre esposto con la bandiera nazionale, l'uso e l'esposizione della quale sono regolati dalle norme previste dalle leggi dello Stato' ".
Desiderano illustrarlo? No.
Chi è d'accordo con quest'emendamento è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo adesso ai voti l'intero art. 1.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'art. 1 è approvato.
ARTICOLO 2 Non do lettura dell'intero articolo 2, ma leggerò i comma ad uno ad uno a mano a mano che li prenderemo in esame, a meno che qualcuno non chieda di parlare sull'intero art. 2.
Nessuno chiede di parlare.
Prendiamo in esame il comma primo dell'art. 2 che suona in questo modo: "La Regione opera nell'ambito dei poteri riconosciuti dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato esercitando la propria autonomia per realizzare l'effettiva partecipazione di tutti i cittadini all'attività politica economica e sociale della comunità regionale".
Vi è una proposta di emendamento aggiuntivo del Consigliere Bianchi che suona così: "Aggiungere al termine del comma le parole 'e nazionale' ".
Quindi diventerebbe così: ".. di tutti i cittadini all'attività politica economica e sociale della comunità regionale e nazionale".
L'emendamento è dato per illustrato.
Chi è d'accordo con l'emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Bianchi, è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ai voti l'intero comma primo.
Chi è d'accordo sul comma primo con l'emendamento aggiuntivo test approvato è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma secondo: "La Regione riconosce che la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche, alla funzione legislativa e amministrativa ed al controllo dei poteri pubblici, è condizione essenziale per lo sviluppo di vita democratica e salvaguardia dei diritti di uguaglianza e di libertà di tutti i cittadini".
Vi è un emendamento modificativo proposto dal Consigliere Bianchi: "Al secondo comma sostituire le parole 'di vita democratica' con le parole 'della vita democratica' ".
E' un emendamento di carattere formale. Non credo che lo voglia illustrare.
Chi è d'accordo con l'emendamento modificativo proposto dal Consigliere Bianchi è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ai voti l'intero comma secondo con la modifica testé approvata.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma terzo: "La Regione afferma che il concorso degli Enti locali e l'apporto dei sindacati dei lavoratori, delle organizzazioni di categoria e delle formazioni sociali è elemento fondamentale della politica regionale".
Vi sono alcuni emendamenti, due modificativi e uno aggiuntivo.
Vi è un emendamento modificativo presentato dai Consiglieri Furia e Berti: "La Regione ravvisa nei partiti politici il momento fondamentale per la determinazione della politica regionale e afferma che elemento indispensabile della partecipazione democratica è il concorso degli Enti locali e l'apporto dei sindacati dei lavoratori, delle organizzazioni di categoria e delle formazioni sociali".
Ma questo, a dire la verità, è sostitutivo, sostituisce integralmente l'altro.
Desiderano illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Furia.



FURIA Giovanni

Brevemente, per dire che auspichiamo che sulla modifica da noi proposta vi sia raccordo di tutti, giacché non modifichiamo nella sostanza lo spirito del precedente articolo.
Abbiamo visto nello Statuto lombardo che questa norma è stata recepita e ci pare che possa essere recepita anche da noi. Si tratta cioè di ravvisare nei partiti politici il momento fondamentale della determinazione della politica regionale e di considerare come elemento indispensabile il concorso di tutti gli altri organi della partecipazione.
Vorrei dire ancora che noi accetteremmo di aggiungere a questa modifica quanto suggerisce in un altro emendamento il Consigliere Bianchi e cioè che dopo le formazioni sociali si dica "e tutti i cittadini".



PRESIDENTE

Siccome gli emendamenti sono stati presentati all'ultimo momento quello modificativo dei Consiglieri Carazzoni e Curci, che si riferisce a espressioni contenute sia nel testo proposto della Commissione, sia esattamente negli stessi termini, nel testo proposto adesso dai Consiglieri Furia e Berti, ha precedenza nella votazione rispetto a quest'emendamento.
L'emendamento Carazzoni e Curci dice: "Sostituire nel terzo comma le parole '.. l'apporto dei sindacati dei lavoratori' con le parole '.. l'apporto delle rappresentanze organiche del lavoro e della produzione' ".
Procediamo quindi prima all'esame di questo, che è l'emendamento all'emendamento, e successivamente all'esame della proposta dei Consiglieri Furia e Berti.
Chiede di parlare il Consigliere Curci. Ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, con quest'emendamento riteniamo di esprimere più compiutamente il concetto che con questo comma si vuole porre l'affermazione cioè, che la Regione ritiene elementi fondamentali della sua politica l'apporto di tutte le componenti socio-economiche.
La dizione "sindacati dei lavoratori" pertanto, ci sembra a questo riguardo troppo limitativa e può dar luogo a delle interpretazioni classiste che certo non sono nello spirito dei proponenti.
La dizione "rappresentanze organiche del lavoro e della produzione" che con quest'emendamento proponiamo, comprendendovi più chiaramente tutte le componenti del processo produttivo, riteniamo risponda più fedelmente alla volontà dei proponenti.



PRESIDENTE

Pongo ai voti l'emendamento Carazzoni e Curci.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
E' stato già illustrato l'emendamento Furia e Berti. C'è qualche Consigliere che desidera parlare in proposito? Mi viene richiesta una breve sospensione della seduta.
La sospendo per cinque minuti.



(La seduta è brevemente sospesa)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Credo che i presentatori dell'emendamento debbano fare delle dichiarazioni.



FURIA Giovanni

Ci sono pervenute delle osservazioni che riteniamo molto serie circa il fatto che questa formulazione potrebbe introdurre un elemento di svalutazione del Consiglio Regionale rispetto ai partiti, organi comunque esterni al Consiglio Regionale in quanto tale. Poiché accettiamo queste osservazioni, ritiriamo l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento essendo ritirato passiamo ad uno aggiuntivo, presentato dal Consigliere Bianchi, sempre relativo al comma terzo dell'art. 2.
Prego il Consigliere Bianchi di dare lettura del suo emendamento perch non riesco a decifrarlo, dato che è scritto a mano.



BIANCHI Adriano

Si tratta semplicemente di sopprimere la locuzione "e" tra "categoria e delle formazioni sociali".



CONTI Domenico

L'emendamento...



PRESIDENTE

Scusi Consigliere, è per leggere quest'emendamento e spiegarlo?



CONTI Domenico

Sì. Si tratta semplicemente di sopprimere la "e" della espressione "delle organizzazioni di categoria e delle formazioni sociali" sostituendola con una virgola, e aggiungendo dopo "formazioni sociali" l'espressione "e di tutti i cittadini".



PRESIDENTE

Con l'emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Bianchi ed altri, il comma terzo suonerebbe così: "La Regione afferma che il concorso degli Enti locali e l'apporto dei sindacati dei lavoratori, delle organizzazioni di categoria, delle formazioni sociali e di tutti i cittadini è elemento fondamentale della politica regionale".
Pongo ai voti l'emendamento aggiuntivo. Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ai voti l'intero comma terzo così modificato.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma quarto: "La Regione favorisce altresì forme di associazione intese a concorrere con metodo democratico alle attività regionali".
Vi è un emendamento modificativo proposto dal Consigliere Bianchi ed altri: "Sostituire il quarto comma con il seguente: 'La Regione considera efficace a tal fine il costituirsi di ogni associazione che sia intesa a concorrere con metodo democratico alle attività regionali' ".
Desiderano illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Noi proporremmo di mantenere il quarto comma così come è espresso dalla Commissione, perché il "favorisce" impegna la Regione, mentre il "considera efficace" divide i due momenti; c'è un momento autonomo di formazione di associazioni, mentre noi pensiamo che la Regione debba favorire tutte quelle forme di associazioni che possono concorrere con metodo democratico alla formazione dell'attività regionale. E' un impegno specifico che l'assemblea si assume, altrimenti si estrania e attende che altri lo faccia.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

L'emendamento è stato proposto proprio nell'intento di rispettare il momento spontaneo, autonomo e responsabile del costituirsi di ogni forma di associazione, però affermando nello stesso tempo che la Regione non osserva da una posizione di indifferenza lo svilupparsi di questa attività dei cittadini e considera efficace, ai fini espressi nei comma precedenti, il costituirsi di ogni associazione che sia intesa a concorrere con metodo democratico alle attività regionali. Questo giudizio di efficacia e di importanza delle associazioni comporterà egualmente la possibilità e l'impegno per la Regione di favorire e di assistere, ma non una specie di automatismo che ripropone un modello dell'ente pubblico, erogatore soltanto di contributi, poiché abbiamo una esperienza anche negli Enti locali delle lunghissime liste di associazioni varie, generiche, alle quali si finisce solo per erogare dei contributi. Voleva significare un diverso indirizzo a questo riguardo.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Io comprendo l'intento del Consigliere Bianchi, ma difenderei il testo della Commissione nel senso che "favorisce" è cosa diversa dal "considerare efficace". In sostanza che cosa abbiamo voluto scrivere quando abbiamo usato quel verbo? Si sono volute avere presenti non soltanto le forme conosciute attualmente, attraverso le quali si realizza la partecipazione ma quelle che potranno sorgere domani e che è difficile adesso prefigurare.
Il "favorire" vuol dire che l'atteggiamento della Regione, rispetto a ci che sorgerà, non solo non è un atteggiamento neutro (e da questo punto di vista consento con ciò che diceva Bianchi), ma la Regione è interessata a far sì che ne sorgano sempre di nuove e di più aderenti allo sviluppo della realtà regionale e quindi assume questo come un impegno, come una direttrice di lavoro. Mi pare quindi più efficace "favorire" che "considerare efficace".



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Simonelli, ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio

Io proporrei un emendamento così concepito: "La Regione considera con favore il costituirsi di ogni associazione che sia intesa a concorrere con metodo democratico alle attività regionali"; mi sembra più impegnativo della dizione "considera efficace" in quanto introduce un elemento di favore, così come il testo originale dell'articolo, senza nello stesso tempo introdurre l'automatismo del "favorire" che sembra, secondo quanto diceva il Consigliere Bianchi, precostituire in partenza un automatico atteggiamento favorevole della Regione nei confronti di tutte le associazioni "che si costituiscono". Il testo proposto "la Regione considera con favore", consente alla Regione un giudizio ed una valutazione di volta in volta nei riguardi delle associazioni stesse.



PRESIDENTE

Bisognerebbe formularlo per iscritto, altrimenti non lo posso porre ai voti.



BIANCHI Adriano

Accetto la modifica proposta dal Consigliere Simonelli.



PRESIDENTE

L'emendamento Bianchi dopo l'accoglimento della proposta Simonelli suona così: "La Regione considera con favore il costituirsi di ogni associazione che sia intesa a concorrere con metodo democratico alle attività regionali".
Pongo ai voti l'emendamento sostitutivo del Consigliere Bianchi così modificato.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
L'emendamento viene a costituire il comma quarto, che è stato così approvato, dell'art. 2.
Pongo ora ai voti il complesso dell'art. 2.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano. E' approvato.
ARTICOLO 3 Ne leggo anzitutto il testo perché formato da un unico comma: "Autonomia e decentramento. La Regione opera per l'effettiva autonomia degli Enti locali e per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione, informando la propria attività legislativa, regolamentare ed amministrativa a criteri di ampio decentramento".
Vi sono tre emendamenti dei Consiglieri Carazzoni e Curci che adesso leggerò e che pregherei di illustrare, se ritengono di doverlo fare, tutti e tre insieme.
Prima di tutto un emendamento soppressivo: "Sopprimere le parole '...e per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione' ".
Poi vi è un emendamento modificativo: "Sostituire le parole 'La Regione opera per.' con le parole 'La Regione rispetta..' ".
Emendamento aggiuntivo: "Aggiungere dopo le parole 'degli Enti locali' le parole 'ad essi delegando le sue funzioni amministrative o valendosi dei loro Uffici' ".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Nessuna difficoltà ad illustrare congiuntamente questi tre emendamenti.
Però riteniamo di dovere dedicare prima qualche parola all'emendamento sostitutivo anziché a quello soppressivo. La nostra richiesta di sostituire le parole "La Regione opera per.." con le parole "La Regione rispetta.." si giustifica con quanto siamo andati sostenendo nell'illustrazione dell'ordine del giorno respinto prima della discussione sui singoli articoli dal Consiglio Regionale. Infatti è l'art. 5 della Costituzione che ci consente di fare questa affermazione. L'art. 5 dice: "La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali". Siamo quindi nella sfera di competenze attribuite direttamente dalla carta costituzionale allo Stato. Se si accetta, e noi non dubitiamo che sarà accettato, questo principio, ne consegue, con logica evidenza, che diventa superflua la successiva affermazione: ".. e per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione..".
Quanto al terzo emendamento, non abbiamo fatto altro che trasferire in questa parte dell'articolo la dizione esatta della carta costituzionale che appunto al terzo comma dell'art. 118 dice: "La Regione esercita le sue funzioni amministrative delegandole alle Province o ai Comuni o agli altri Enti locali o valendosi dei loro uffici".



PRESIDENTE

Pongo ai voti i tre emendamenti proposti dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Primo emendamento, quello a carattere soppressivo, dice: "Sopprimere le parole '...e per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione' ".
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano. E' respinto.
Secondo emendamento, a carattere modificativo: "Sostituire le parole 'La Regione opera per....' con le parole 'La Regione rispetta.' ".
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano. E' respinto.
Terzo emendamento, a carattere aggiuntivo: "Aggiungere dopo le parole '...degli Enti locali' le parole 'ad essi delegando le sue funzioni amministrative o valendosi dei loro Uffici' ".
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Vi è ora un emendamento modificativo presentato dal Consigliere Bianchi: "Sostituire la parola 'criteri' con la parola 'fini' ".
Forse è meglio rileggere l'intero articolo cambiando la parola, in modo da farne capire il senso: "La Regione opera per l'effettiva autonomia degli Enti locali e per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione informando la propria attività legislativa, regolamentare ed amministrativa a fini di ampio decentramento".
L'emendamento è dato per illustrato.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Non per metterci a disquisire sul significato delle parole, ma i "fini" sono l'effettiva autonomia degli Enti locali e la rimozione degli ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione. Questo si attua attraverso criteri di ampio decentramento. Quindi la parola "criteri" secondo me è appropriata. Per cui siamo per la difesa dell'art. 3 così come proposto dalla Commissione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Il problema non è sul contenuto dell'articolo, sul quale siamo perfettamente d'accordo. Gli è che il decentramento non lo si può dare all'attività legislativa e regolamentare, ma lo si dà all'attività amministrativa. L'equivoco di usare il termine "criteri" è direttamente collegato al fatto che si pone sullo stesso piano la attività legislativa regolamentare ed amministrativa. Allora il significato è certamente quello di realizzare l'effettiva autonomia degli Enti locali, di rimuovere gli ostacoli che si frappongono a informare la propria attività legislativa regolamentare ed amministrativa a questi fini di ampio decentramento.
Altrimenti "criteri" non ha alcun significato se riferito ad attività legislativa e regolamentare.



PRESIDENTE

Pongo ai voti l'emendamento modificativo proposto dal Consigliere Bianchi.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora ai voti l'intero art. 3.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 4 Art. 4. Sviluppo economico e sociale e programmazione.
Leggerò successivamente, a mano a mano che prenderemo in esame i comma ogni singolo comma, ma prima di tutto vi è una proposta di emendamento soppressivo dell'intero articolo presentata dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Desiderano illustrarla? Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Siamo in presenza, con questo articolo, di uno tra gli articoli più qualificanti, anche se non in senso assoluto, dello Statuto, sia che lo si voglia accettare, come pare sia nelle intenzioni della maggioranza, sia che lo si voglia respingere, qual'è il nostro intendimento. Noi infatti chiediamo la soppressione dell'intero articolo sempre per i già esposti motivi di un eccessivo e non costituzionale ampliamento delle facoltà che la Regione tende ad attribuirsi. L'impegno, per esempio, di "realizzare il diritto al lavoro": nella Carta Costituzionale si legge chiaramente che è la Repubblica che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro: il "contribuire allo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica" è già contemplato all'art. 9 della Costituzione: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica"; art. 45: "La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato", affermazione che qui si riprende indicando come impegno della Regione il potenziamento dell'attività artigiana; la tutela del consumatore, è ancora la Costituzione all'art. 41 che lo dice: "L'iniziativa economica privata è libera, non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale in modo da arrecare danno ecc.".
Insomma, sono qui elencate una serie di attribuzioni che esulano, a nostro avviso, completamente dalle potestà riconosciute alla Regione in materia. E non ci pare di dovere modificare questa nostra impostazione, pur dopo che l'articolo è stato corretto, ancora in sede di Commissione, con l'introduzione al quarto comma di quell'affermazione che la Regione opera in particolare per tutti questi fini, "in concorso" con lo Stato e con gli Enti locali.
Noi riteniamo che anche in questo caso i commissari costituenti siano andati molto oltre quelle che devono restare le competenze proprie della Regione. Pensiamo altresì, se il Presidente me ne dà facoltà, di potere illustrare anche il successivo articolo sostitutivo da noi proposto...



PRESIDENTE

Volevo chiederle anzi, Consigliere Carazzoni, se il 4 bis è sostitutivo del 4. In tal caso andrebbe posto in votazione prima dell'inizio dell'esame del quarto.



CARAZZONI Nino

Esatto.



PRESIDENTE

Allora se vuole illustrare i due emendamenti congiuntamente...



CARAZZONI Nino

Noi riteniamo che debbano essere ricordate nello Statuto le competenze proprie, queste sì, dell'Ente Regione, e, per non avere dubbi in materia precisiamo che sono tutte quelle elencate all'art. 117 della Costituzione.
E' su questa base e con lo stesso testo che noi abbiamo formulato la nostra proposta alternativa per un nuovo articolo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo emendamento soppressivo dell'intero art. 4 presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è d'accordo con la soppressione dell'intero articolo è pregato di alzare la mano. L'emendamento è respinto.
L'emendamento sostitutivo dell'intero art. 4 con un altro art. 4 illustrato testé dal Consigliere Carazzoni, reca, nel progetto del nuovo art. 4 le seguenti parole: "La Regione emana, per le seguenti materie, norme legislative nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempre che le norme stesse non siano in contrasto con l'interesse nazionale e con quello di altre Regioni e secondo le norme dettate dall'art. 117 della legge sulla finanza regionale: ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi dipendenti dalla Regione; circoscrizioni comunali; polizia locale urbana e rurale; fiere e mercati; beneficenza pubblica, assistenza sanitaria ed assistenza ospedaliera; istruzione artigiana e professionale ed assistenza scolastica; musei e biblioteche di Enti locali; urbanistica; turismo e industria alberghiera e sport; tranvie e linee automobilistiche di interesse regionale; viabilità, acquedotti, lavori pubblici di interesse regionale; navigazione e porti lacuali; acque minerali e termali; cave e torbiere; caccia; pesca nelle acque interne; agricoltura e foreste artigianato; altre materie indicate dalle leggi costituzionali. Le leggi della Repubblica possono demandare alla Regione il potere di emanare norme per la loro attuazione".
Nessuno chiede di parlare, pongo quindi ai voti l'emendamento sostitutivo presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Prima di entrare nell'esame dei vari comma dell'art. 4, vi è una proposta di emendamento modificativo presentata dai Consiglieri Bianchi e Conti del Titolo dell'art. 4. Ricordo che il Titolo contenuto nel progetto della Commissione dice; "Sviluppo economico e sociale e programmazione".
Il Titolo proposto in sostituzione dai Consiglieri Bianchi e Conti reca: "Autonomia e sviluppo economico sociale e programmazione".
Suppongo che vogliano porre una virgola dopo autonomia. Oppure lo vogliono tenere con tutte le congiunzioni? Desiderano illustrarlo? Pongo ai voti la proposta di sostituzione del Titolo dell'art. 4 con il Titolo proposto dai Consiglieri Bianchi e Conti.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Esaminiamo ora il comma primo dell'art. 4 che non reca nessun emendamento: "La Regione organizza la propria azione legislativa, regolamentare ed amministrativa al fine di indirizzare e guidare lo sviluppo economico e sociale del Piemonte verso obiettivi di progresso civile e democratico".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Vorrei proporre di collocare al posto di "organizza" "esercita" la propria azione legislativa ecc.
Ne spiego anche la ragione. Il modo di organizzarla viene detto nel secondo comma: "La Regione per realizzare le sue finalità adotta il metodo e gli strumenti della programmazione". Mi sembra che stia meglio "esercita" che non "organizza".



PRESIDENTE

Nessuno chiede di parlare? Prima di approvare il primo comma, pongo in votazione l'emendamento sostitutivo della parola "organizza" con la parola "esercita" proposta dal Consigliere Calleri.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Pongo ai voti il testo del comma primo così modificato.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma secondo: "La Regione per realizzare le sue finalità adotta il metodo e gli strumenti della programmazione".
Nessuno chiede di parlare? Non vi sono emendamenti.
Pongo ai voti il testo del comma secondo. Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma terzo: "La programmazione regionale si propone di suscitare e valorizzare tutte le energie, di utilizzare tutte le risorse e favorire tutti gli apporti nel determinare e soddisfare organicamente i fabbisogni e le esigenze della comunità regionale".
Vi è un emendamento soppressivo proposto dal Consigliere Zanone.
Desidera illustrarlo? Ha facoltà di parlare.



ZANONE Valerio

La proposta soppressiva, che in origine era sottoscritta anche da altri Consiglieri (non so se abbiano mantenuta o meno la loro adesione) non è dettata da una nostra opposizione all'intenzione che ispira questo comma ma dal modo in cui esso è formulato. In sostanza noi muoviamo a questo comma l'addebito di formulare la programmazione in termini di "buoni propositi", mentre essa ci pare essenzialmente, come dice il comma precedente che abbiamo testé letto e approvato, essere una questione di metodo e di strumenti.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Il Consigliere Conti, ne ha facoltà.



CONTI Domenico

Io sono per il mantenimento del comma così formulato nella proposta di Statuto, anche se ciò può dar luogo a qualche rilievo di enfasi, perché con questo comma si tratta di garantire una programmazione che nei suoi obiettivi e nel suo metodo non sia tecnocratica.



PRESIDENTE

Pongo ai voti l'emendamento soppressivo proposto dal Consigliere Zanone.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo ora ai voti il testo del comma terzo proposto dalla Commissione.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma quarto: "La Regione in concorso con lo Stato e gli Enti locali opera in particolare per: realizzare le condizioni atte a rendere effettivi il diritto allo studio il diritto al lavoro, la piena occupazione e la tutela dei diritti dei lavoratori contribuire allo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica adottare le misure necessarie per assicurare la funzione sociale della proprietà privata acquisire alla gestione o al controllo pubblico i servizi di interesse generale attuare le riforme necessarie per determinare giusti rapporti sociali e civili condizioni di vita nelle campagne e favorire le forme di gestione diretta e associata delle aziende agricole promuovere lo sviluppo della cooperazione e dell'associazionismo potenziare le attività artigiane coordinare le attività commerciali ed agevolare l'organizzazione razionale del sistema di distribuzione per la tutela del consumatore coordinare e sviluppare i servizi sociali con particolare riguardo alla abitazione, ai trasporti, all'assistenza e alla sicurezza sociale, alla salute, alla formazione professionale, alla scuola, al turismo, all'impiego del tempo libero e allo sport".
Il Consigliere Bianchi chiede di parlare, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Ritengo che la complessità di questo articolo e il numero degli emendamenti, richiedano un attimo di pausa e di coordinamento perché non sorgano poi momenti di incertezza nella fase del voto.
Non so come il Presidente intende regolarsi ed io non posso fare proposte specifiche; potremmo conoscere tutti gli emendamenti perché è un comma unico e poi sospendere per riprendere al fine di votare secondo le regole adottate.



PRESIDENTE

Un primo emendamento modificativo presentato dai Consiglieri Bianchi e Garabello all'introduzione di questo comma suona: "Dopo la parola 'Regione' aggiungere le parole 'avvalendosi delle proprie competenze e'... ".
Il primo capoverso del comma quarto, se fosse approvato quest'emendamento suonerebbe così: "La Regione, avvalendosi delle proprie competenze e in concorso con lo Stato e gli Enti locali, opera in particolare per:" Credo che questo si possa prendere in esame prima degli altri.
Gli altri si riferiscono: uno al punto secondo; molti al punto quinto uno al punto settimo; due al punto nono.
Direi, anziché di sospendere, di cominciare a prendere in esame il cappello. Deliberiamo sul cappello. Anzi, procediamo come se, invece di trattarsi di un comma, si trattasse di tanti comma contenuti nello stesso articolo. Siccome gli emendamenti sono concentrati su alcuni singoli punti di questo comma, sospendiamo eventualmente su un particolare punto che richieda coordinamento dopo la lettura degli emendamenti, in modo da consentire al Consiglio di votare in maniera chiara.
Potremmo intanto prendere in esame il primo emendamento proposto dai Consiglieri Bianchi e Garabello: "Dopo la parola 'Regione' aggiungere 'avvalendosi delle proprie competenze e....' ".
Desiderano illustrarlo? Qualcuno chiede di parlare? No.
Pongo ai voti l'emendamento modificativo al cappello di questo comma proposto dai Consiglieri Bianchi e Garabello.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Emendamento sostitutivo del Consigliere Bianchi al punto secondo, che è quello che dice "contribuire allo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica", con il seguente: "contribuire al progresso della cultura e allo sviluppo della ricerca scientifica sollecitando altresì l'adeguamento delle strutture scolastiche alle esigenze della società regionale e nazionale".
Desiderano illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Soldano.



SOLDANO Albertina

Mi permetto invitare il Consiglio a tenere questo punto in relazione coi punti 1 e 9, con particolare riferimento alla scuola intesa come istituzione. Nella bozza di Statuto presentata all'esame del Consiglio la scuola viene annoverata esclusivamente al punto 9 tra i servizi sociali mentre, pur accettando anche questa affermazione, non dobbiamo dimenticare che essa è una vera e propria istituzione. Perciò, esclusivamente per motivi di chiarezza, desidero fare questa precisazione.
E' pur vero che ai punti 1 e 2 la scuola come istituzione è, per così dire, sottintesa; ma, ripeto, per motivi di chiarezza, mi è sembrato opportuno dare questo suggerimento, mediante la proposta di completamento al punto 2; tanto più che mi sembra doveroso che la Regione tenga presente oggi, i gravi problemi che travagliano il mondo della scuola.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Io ho qualche dubbio nell'accogliere questa precisazione perché in generale nello Statuto se possiamo ricorrere a delle formulazioni di carattere generale, senza molte precisazioni, è sempre norma da consigliare. Qui si dice: "sollecitando altresì l'adeguamento delle strutture". Sollecitando nei confronti di chi? Probabilmente nei confronti dello Stato in generale, questo però è già detto prima: "in concorso con lo Stato e gli Enti locali" al titolo iniziale di tutto il punto. E se fosse soltanto sollecitare l'adeguamento delle strutture che la Regione vuole fare sarebbe un po' poco. In realtà noi sollecitiamo una riforma di tutto il sistema scolastico perché questo credo sia il problema generale. Quindi è riduttivo rispetto ai problemi generali che abbiamo di fronte come Regione e come scuola, anche se il problema esiste. Ma specificarlo nello Statuto, vuol dire diminuire l'impegno nostro e concentrarlo su un aspetto del problema finendo per ignorare l'aspetto più generale.
Quindi credo che, tutto sommato, la formulazione precedente fosse migliore, più estesa, comprendeva anche questo, non lo ignorava, ma senza calare in una precisazione che è riduttiva del significato della portata dell'impegno della Regione nel campo della scuola.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Mi riferisco a quanto diceva il Consigliere Sanlorenzo e non sono d'accordo. Io trovo la formulazione molto buona e particolarmente importante perché attribuzioni in campo scolastico della Regione dal punto di vista costituzionale sono l'assistenza scolastica e l'istruzione professionale. Dell'assistenza scolastica abbiamo già detto nel punto precedente quando si parla di diritto allo studio, quindi resta l'istruzione professionale. A me sembra importante che si trovi una formulazione - e questa mi sembra che corrisponda perfettamente allo scopo che sancisca l'impegno della Regione a proiettare la propria attività non solo sul campo che costituzionalmente le spetta, che è quello dell'istruzione professionale, che è un compito di gestione e di promozione diretta, ma ad assumersi anche il compito di sollecitare un adeguamento di tutte le strutture scolastiche regionali alle esigenze di sviluppo della Regione; e quindi, come dice giustamente l'emendamento Bianchi "sollecitando l'adeguamento delle strutture"; adeguamento sia di tipo qualitativo e si rientra nel discorso delle riforme, sia, ed è altrettanto importante, di tipo quantitativo, cioè di realizzazione di nuove strutture scolastiche. Se lasciamo la dizione generica di prima, cioè "contribuire allo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica", di fatto non sottolineiamo questa esigenza che invece, ripeto, è molto bene sottolineata nell'emendamento Bianchi che sia la Regione a farsi promotrice di un discorso di programmazione e di sviluppo delle strutture scolastiche a tutti i livelli, non solo per quanto riguarda l'istruzione professionale.
Io al discorso di Sanlorenzo obietto questo: quest'emendamento non solo non è limitativo, ma è una chiara indicazione di volontà di intervento e di indirizzo politico della Regione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

Poiché mi sembra che su questo testo non vi sia dissenso sostanziale ma soltanto un dubbio circa la parola "sollecitando" che potrebbe sembrare riduttiva, propongo che l'emendamento Bianchi suoni così: "contribuire al progresso della cultura, allo sviluppo della ricerca scientifica e all'adeguamento delle strutture scolastiche alle esigenze della società regionale e nazionale".



SOLDANO Albertina

Io eventualmente proporrei di sostituire la parola "sollecitando" con "promuovendo".



PRESIDENTE

Vi sono due emendamenti diversi da quello proposto.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

Mi pare che l'ultima dizione della collega sia più incisiva. Sono d'accordo col "promuovendo", sono contrario alla formula usata dal collega Simonelli perché davvero sarebbe riduttiva; senza quel passaggio della sollecitazione o della promozione sembra che davvero la Regione debba limitarsi alle strutture materiali della scuola.
Io proporrei inoltre un'aggiunta all'emendamento della collega.



PRESIDENTE

Un momento. Il Consigliere Simonelli insiste nel suo emendamento?



SIMONELLI Claudio

No.



PRESIDENTE

Cade intanto l'emendamento Simonelli, così sgomberiamo il terreno.
Prosegua pure Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

Mi sembra che si possa raggiungere un accordo sul termine "promuovendo", l'ultimo che ha proposto la collega.



PRESIDENTE

Lo consideriamo allora sostitutivo del precedente termine proposto dal Consigliere Bianchi e altri.



MINUCCI Adalberto

Faccio presente in ogni caso ai colleghi Bianchi e Soldano che il riferimento alle esigenze della società regionale e nazionale è molto impegnativo per cui il discorso limitato alle strutture scolastiche potrebbe sembrare del tutto insufficiente. Proporrei quindi che si aggiungesse oltre a "strutture" il termine "contenuti"; l'emendamento suonerebbe così: "...promuovendo altresì l'adeguamento delle strutture e dei contenuti della scuola alle esigenze della società regionae e nazionale".



GANDOLFI Aldo

Sarebbe meglio mettere "dei programmi".



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Soldano.



SOLDANO Albertina

Va bene l'aggiunta "e dei contenuti".



PRESIDENTE

Darei lettura del testo concordato: "Sostituire il punto secondo con il seguente 'contribuire al progresso della cultura e allo sviluppo della ricerca scientifica, promuovendo altresì l'adeguamento delle strutture e dei contenuti della scuola alle esigenze della società regionale e nazionale'".
Nessun'altra osservazione? Chi è d'accordo con quest'emendamento sostitutivo del punto secondo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Ed ecco gli emendamenti relativi al punto quinto. Ce ne sono cinque, ne d lettura e poi vediamo come convenga procedere. Ve n'è intanto uno soppressivo di una parte di questo punto, presentato dal Consigliere Zanone ed altri: "Al punto quinto sopprimere le parole 'e favorire le forme di gestione diretta ed associata delle aziende agricole'".
Ve n'é un secondo modificativo presentato dal Consigliere Ferraris ed altri: "Al punto quinto, terza riga, dopo le parole 'e favorire' sostituire il testo della Commissione con il seguente 'in armonia con il disposto dell'art. 44 della Costituzione, la coltivazione diretta della terra in proprietà o in affitto, le imprese familiari in forma singola ed associata' ".
Un terzo emendamento modificativo del Consigliere Bianchi dice: "Al punto quinto inserire dopo le parole 'e favorire le forme' le parole 'di conduzione familiare e' ".
Un emendamento modificativo del Consigliere Bianchi e un altro ancora dei Consiglieri Ferraris ed altri, sono aggiuntivi di un punto e li possiamo prendere in esame dopo.
Alcuni Consiglieri chiedono la sospensione della seduta.
Penso che si possano discutere in seduta, a meno che non mi arrivino altre proposte di sospensione.
Va bene, allora sospendiamo la seduta per alcuni minuti.



(La seduta viene sospesa)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Vengono ritirati gli emendamenti già presentati dai Consiglieri Ferraris ed altri da un lato e Bianchi ed altri dall'altro e sostituiti con il seguente progetto di emendamento modificativo: "Al punto cinque, terza riga, dopo la parola 'favorire' sostituire al testo della Commissione il seguente testo: 'l'impresa di coltivazione diretta e familiare nelle forme della proprietà e dell'affitto singola ed associata' ".
Siccome l'emendamento Zanone è soppressivo di parole che rimangono ancora nel testo, viene posto in discussione prima di quello che ho testé letto.
Mi sembra che il Consigliere Zanone desideri illustrare il suo emendamento il quale suona così: "Al punto quinto sopprimere le parole 'e favorire le forme di gestione diretta ed associata delle aziende agricole' ".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

L'art. 4 ha un evidente carattere programmatico perché indica in forma generale alcuni obiettivi dell'attività regionale; per quanto concerne l'obiettivo della politica regionale in materia di agricoltura, esso è quello di determinare nelle campagne giusti rapporti sociali e civili condizioni di vita, attuando le riforme più opportune per il perseguimento di queste finalità. Spetterà poi alla legislazione regionale ordinaria stabilire quali forme di gestione, di proprietà, di conduzione dell'impresa agricola siano adeguate, secondo il variare delle condizioni economiche e sociali, per conseguire i fini predetti. E non a caso, proprio su questo punto, vi è un ventaglio di proposte che ora viene unificato. Noi riteniamo però che l'emendamento parzialmente soppressivo che abbiamo proposto debba essere mantenuto perché ci pare il più confacente ad affermare il principio nella sua integrità, senza precostituire un indirizzo che potrebbe risultare restrittivo per la futura legislazione regionale in agricoltura.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Simonelli, ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio

Per brevità esprimo l'opinione sia sull'emendamento Zanone che su quello proposto successivamente, dicendo che sono contrario a tutti e due e desidero venga mantenuto, così come sta scritto, il testo della Commissione, che mi sembra esprima meglio quello che dovrebbe su questo punto dire lo Statuto. Siamo tutti d'accordo sull'obiettivo di "attuare le riforme necessarie per determinare giusti rapporti sociali e civili condizioni di vita"; "favorire le forme di gestione diretta e associata delle aziende agricole" significa, poi, che la Regione mira a favorire delle aziende sufficienti. Si sottolineano cioè i due momenti, che presentano un reale interesse, quello della gestione e quello dell'azienda prescindendo da ogni richiamo alla proprietà, che a mio avviso non interessa in questa sede, proprio perché il risultato importante da raggiungere è che nelle nostre campagne esistano delle aziende capaci di garantire reddito, adeguate condizioni di vita, efficienza economica tali che possano fare dell'agricoltura un settore dinamico e vitale. Quindi, la formulazione che è stata data all'altro emendamento, che mi sembra giuridicamente di dubbia comprensione...



PRESIDENTE

Scusi, ma a quale si riferisce? Stiamo discutendo l'emendamento Zanone.



SIMONELLI Claudio

Allora devo riprendere la parola dopo.



PRESIDENTE

Poi prenderà la parola, altrimenti non si capisce nulla.



SIMONELLI Claudio

Concludo allora sull'emendamento Zanone, ribadendo che sono contrario.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi: sull'emendamento Zanone soltanto.



GANDOLFI Aldo

Io mi associo a quel che diceva Simonelli e voto contro.



PRESIDENTE

Pongo ai voti l'emendamento soppressivo proposto dal Consigliere Zanone che suona: "Al punto quinto sopprimere le parole 'e favorire le forme di gestione diretta ed associata delle aziende agricole' ".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Rileggo, ai fini della chiarezza, l'emendamento Menozzi ed altri: "Al punto quinto, terza riga, dopo le parole 'e favorire' sostituire al testo della Commissione il seguente testo '. l'impresa di coltivazione diretta e familiare nelle forme della proprietà e dell'affitto singola ed associata' ".
Qualcuno desidera illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

Riprendendo e concludo il discorso di prima per ribadire che questa formulazione a mio avviso non è chiara, confonde due problemi diversi quello della proprietà (che secondo me è un falso problema e comunque non è rilevante in questa sede) e quello della gestione dell'azienda, che invece è ciò che ci interessa. Di conseguenza, chiedo che sia respinto l'emendamento e resti il testo formulato dalla Commissione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Io sono d'accordo con Simonelli, vorrei sottolineare il rischio di non dar vita a delle formulazioni di carattere statutario che poi in futuro vincolino certe politiche che nei prossimi decenni la Regione può fare e che certamente ci presenteranno la necessità di puntare su aiuti allo sviluppo della produttività del lavoro nelle campagne, discorso che, mi sembra, in sede statutaria dovremmo accuratamente tener slegato da quello della proprietà.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

L'intenzione dei compilatori era quella di dare una maggiore specificazione al testo della Commissione, che si ferma all'enunciazione della gestione. Dicendo "gestione diretta", si dice tutto e si dice niente.
Ci sono delle forme di gestione che di fatto e di diritto si possono considerare dirette, ma che non reputiamo siano forme che oggi e per l'avvenire possono richiamare l'attenzione del Consiglio sull'opportunità di concedere dei favori, degli stimoli e delle incentivazioni, che comunque non intendiamo nemmeno escludere.
Nell'emendamento è stato inserito il concetto di impresa, onde evitare equivoci e proiettare nel futuro quello che dovrà essere il concetto di coltivazione diretta, non certamente soffocato nei limiti angusti di un fazzoletto di carta.
Come non ritengo superflua l'affermazione di proprietà, che reputo quanto mai valida, affinché non soltanto gli operatori agricoli, ma chiunque, lavoratore od operatore, aspiri a diventare proprietario di qualcosa, soprattutto di ciò che gli serve per esplicare più dignitosamente e decorosamente l'attività che va svolgendo, lo possa fare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferraris, ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

In aggiunta a quanto già detto dal collega Menozzi a sostegno di quest'emendamento modificativo e sostitutivo che abbiamo concordato, vorrei dire che non si può parlare di giusti rapporti sociali nelle campagne (come si dice nelle righe che precedono) senza rifarsi al principio della terra a chi la lavora e quindi al concetto della proprietà contadina...



SIMONELLI Claudio

Secondo la teoria di Carlo Marx, naturalmente



FERRARIS Bruno

. e anche al concetto dell'affittanza agraria intesa nel senso di affitto riformato e in ogni caso intesa come superamento di altri contratti agrari non più rispondenti all'equità dei rapporti sociali e come tali già dichiarati non più rinnovabili dalla legge normale. E' chiaro che la parola "affittanza" non è e non va intesa come sostitutiva o alternativa del concetto dell'accesso alla proprietà che noi Regione, che lo Stato italiano deve continuare a favorire. E il preambolo che c'era all'art. 44 voleva proprio ricordare questo principio.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Pongo ai voti l'emendamento Menozzi ed altri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora ai voti il punto quinto testé emendato nel suo complesso. Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Dopo il punto quinto vengono proposti due emendamenti aggiuntivi che credo siano di contenuto pressoché identico: il primo è del Consigliere Bianchi dice: "Inserire dopo il punto quinto il seguente punto 'agevolare lo sviluppo dei territori e delle comunità collinari e montane' ".
Vi è poi un emendamento presentato dal Consigliere Ferraris e altri che dice: "favorire lo sviluppo delle zone e delle comunità montane".
Mi sembra che l'emendamento Bianchi sia leggermente più ampio dell'altro.



FERRARIS Bruno

Nel più sta il meno, per cui ritiro il mio.



PRESIDENTE

Essendo stato ritirato l'emendamento Ferraris vi è soltanto quello aggiuntivo Bianchi contenente anche quello testé ritirato. Desidera illustrarlo? No.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

Proporrei che si mettesse "lo sviluppo economico e sociale" perché con "sviluppo dei territori" sembra che si voglia estendere l'area di certi territori. E' una cosa del tutto formale.



BIANCHI Adriano

Accolgo la richiesta.



PRESIDENTE

Allora l'emendamento suonerebbe così: "agevolare lo sviluppo economico e sociale dei territori e delle comunità collinari e montane".
Pongo ai voti l'emendamento testé letto e che costituirà un punto da porre dopo il punto quinto: chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Arriviamo all'emendamento alla riga settima (immagino sia il punto settimo di questo comma), che è modificativo. Il punto settimo proposto dalla Commissione dice "potenziare le attività artigiane".
L'emendamento sostitutivo del Consigliere Borello dice invece "potenziare e favorire l'ammodernamento dell'impresa artigiana".
Non riguarda il contenuto ma è una definizione più esplicita e più ampia dello stesso testo. Desidera illustrarlo? Vi sono osservazioni?



MINUCCI Adalberto

Proporrei "potenziare l'impresa artigiana e favorirne l'ammodernamento".



BIANCHI Adriano

Volevo dire la stessa cosa, mi associo.



PRESIDENTE

E' d'accordo il Consigliere Borello? Il proponente accetta, quindi il testo proposto, sostitutivo del punto settimo adesso, suona: "potenziare l'impresa artigiana e favorirne l'ammodernamento".
Pongo ai voti il testo di cui ho dato ora lettura.
Chi è d'accordo, è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi sono ora tre emendamenti modificativi o aggiuntivi del punto nove.
Il testo della Commissione dice: "coordinare e sviluppare i servizi sociali con particolare riguardo all'abitazione, ai trasporti, all'assistenza e alla sicurezza sociale, alla salute, alla formazione professionale, alla scuola, al turismo, all'impiego del tempo libero e allo sport".
L'emendamento sostitutivo del Consigliere Revelli dice: "coordinare e sviluppare i servizi sociali con particolare riguardo all'abitazione, ai trasporti, alla salute ed alla sicurezza sociale, alla scuola ed alla formazione professionale, al turismo, al tempo libero ed allo sport".
L'emendamento Bianchi propone di modificare il punto nove come segue: "coordinare e sviluppare i servizi sociali con particolare riguardo alla salute, all'abitazione, alla scuola e alla formazione professionale all'assistenza e alla sicurezza sociale, alla viabilità e ai trasporti alle attività turistiche, all'impiego del tempo libero ed allo sport".
Infine vi è un ultimo emendamento dei Consiglieri Simonelli ed altri non riguardante il contenuto di questo punto, ma il cappello, che propone di anteporre a tutto quanto il periodo la parola "gestire" in modo che suoni "gestire, coordinare ecc.".
Vogliano tentare una fusione? Ha facoltà di parlare il Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Accettiamo l'emendamento Bianchi e anche l'aggiunta "gestire" ma d'accordo con il Consigliere Bianchi, si dovrebbe pervenire alla dizione seguente: dove dice "alla salute" aggiungere "ed alla sicurezza sociale" e sopprimere la parola "assistenza".



PRESIDENTE

Il testo Bianchi, secondo la proposta del Consigliere Revelli (sulla quale poi Bianchi ci dirà quello che pensa) suonerebbe: "coordinare e sviluppare i servizi sociali (salvo poi vedere che cosa ne facciamo del "gestire") con particolare riguardo alla salute e alla sicurezza sociale all'abitazione, alla scuola e alla formazione professionale, alla viabilità ed ai trasporti, alle attività turistiche, all'impiego del tempo libero ed allo sport".
Qualcuno chiede la parola? Ha facoltà di parlare il Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Io chiedo, accettando nel complesso il testo come viene proposto, che non venga cancellato il concetto di assistenza. Concordo sul fatto che la sicurezza sociale è ormai un concetto molto più chiaro ed estensivo. Per mi pare che, mentre abbiamo nella Costituzione una dizione arcaica in quanto si parla di beneficenza, ora siamo di fatto in un periodo storico in cui l'assistenza, anche nelle forme pubbliche di maggior respiro ha ancora un suo contenuto. Per cui, per non rappresentare una fuga in avanti rispetto a questo concetto, riterrei che vada bene - collocato nel modo più opportuno - ancora il concetto di "assistenza sociale".



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

L'art. 117 della Costituzione di per sé è valido, noi con questo articolo dello Statuto non emendiamo la Costituzione. D'altro canto "alla salute e alla sicurezza sociale" mi pare non solo un termine più attuale ma anche di contenuto nuovo. La Regione può provare a realizzare questi contenuti e questi concetti nuovi. I concetti espressi nella Costituzione come quello della beneficenza, legato alla carità cristiana, ad esempio non è un concetto a noi alieno; nell'ambito del pluralismo va benissimo quindi continueremo a praticare beneficenza ed assistenza, è evidente; ma qui, vicino alla salute, mettiamo però la sicurezza sociale, la quale non è non assimilabile a forme di assistenza o di carità o altro. La verità è che oggi i nostri propositi sono diversi; concorreremo con tutti i modi che abbiamo a una impostazione nuova e se non lo riportiamo nello Statuto vorrà dire che di sicurezza sociale probabilmente non parleremo mai e continueremo a fare dell'assistenza e magari della beneficenza ma non secondo un alto concetto ideale, bensì secondo una carità che nei fatti non è cristiana, ma pelosa.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

D'accordo sia sulla proposta di inserire la parola "gestire" prima di "coordinare e sviluppare i servizi sociali", sia sulla diversa sistemazione che si dà delle materie trattate in questo comma.
Sono invece contrario ad eliminare dal testo il riferimento all'assistenza, che mi pare una specificazione non inopportuna. In Commissione abbiamo avuto modo di discutere, anche con qualche vivacità sull'opportunità di prevedere nello Statuto la integrazione sociale di particolari categorie di minorati, di inabili, di disadattati, che rientrano precisamente nel concetto moderno di assistenza sociale, il quale non ha alcun connotato arcaico in senso caritativo.



REVELLI Francesco

E' questo che si chiama sicurezza sociale.



ZANONE Valerio

Per sicurezza sociale si intende generalmente qualcosa di diverso; il concetto di assistenza sociale è invece giuridicamente e nella consuetudine meglio precisato.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Anch'io convengo sulla necessità di mantenere invariata la dizione "all'assistenza e alla sicurezza sociale", tanto più che il tipo di "assistenza" è specificato dall'aggettivo "sociale" (per chiarezza, si potrebbe scrivere "assistenza e sicurezza sociali", usando l'aggettivo al plurale). In ogni caso, comunemente parlando, per "assistenza" si intendono soprattutto prestazioni date o da darsi, mentre per "sicurezza" si intendono soprattutto le condizioni e i mezzi di vita da dare.
Ed oggi per l'appunto, il Consigliere Zanone vi ha fatto riferimento parlando del problema della integrazione di soggetti minorati e disadattati; non c'è soltanto bisogno di realizzare mezzi e condizioni di sicurezza sociale, ma c'é bisogno di offrire prestazioni sollecite e umane c'è bisogno cioè di una assistenza sociale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Mi associo alla proposta di mantenere la dizione "assistenza", con le motivazioni che hanno addotto i colleghi Zanone e Conti. Nella realtà di oggi vi è una molteplicità di forma e di strutture che sono di fatto assistenziali e che devono essere coordinate e potenziate per arrivare ad un quadro organico e moderno di sicurezza sociale. Non vorrei che omettendo il termine "assistenza" si dimenticasse di questo settore, che ha un effettivo bisogno di ammodernamento e di coordinamento.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Desidero caldeggiare l'inserimento del verbo "gestire" poiché, pur senza essere essenziale, qualifica il comma, ed insistere a mia volta affinché il termine "assistenza" sia depennato. Noi riteniamo necessario cancellare questa parola proprio in ossequio al principio dello Stato moderno e di diritto che garantisce ad ogni cittadino un suo diritto non a ricevere "assistenza e beneficenza" ma a godere di una sicurezza sociale.
Sono certo che la stessa Costituzione, se fosse stata emanata in data più recente, non avrebbe contenuto più né la parola "assistenza" né la parola "beneficenza", ma avrebbe adottato la espressione "sicurezza sociale", che ormai sottintende una forma di diritto mentre l'assistenza e la beneficenza presuppongono una certa disponibilità delle persone a dare o a fare che non dovrebbe più essere contemplata.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Non avrei difficoltà alcuna di accogliere, per quanto mi riguarda l'emendamento aggiuntivo del collega Simonelli, diretto a far premettere il verbo "gestire" agli altri due che introducono già questo periodo. Mi sembra però che nella proposizione principale che regge tutto quanto il discorso - "La Regione, in concorso con lo Stato e gli Enti locali...opera in particolare" - sia già implicito il concetto; inoltre altrove mi pare sia già stato anche affermato che la Regione tende a gestire o controllare tutti i servizi. Questa affermazione di gestione non aggiungerebbe quindi assolutamente niente, e non mi sembra neppure molto felice: mi consenta questo appunto il collega Simonelli, che ci aiuta sempre a trovare la stesura più appropriata per la esposizione dei nostri concetti.
In ordine, poi, alla proposta di modificazione del mio emendamento direi che sono personalmente d'accordo di accostare la dizione di "riguardo alla salute e alla sicurezza sociale", avvicinando questi concetti, e concedendo che, come impegno pubblico, è sicuramente prevalente quello della sicurezza sociale, collegato e avvicinato a quello della salute. Ma sarei anch'io dell'avviso di sopprimere, sia pure lasciandolo nella posizione in cui già si trova, il riferimento al concetto dell'assistenza.
Ed a questo riguardo - non vorrei che le mie considerazioni apparissero estemporanee - ho sentito delle affermazioni che proprio in questa sede richiedono un minimo di rettifica da parte mia. Dei concetti di assistenza ad esempio del concetto di carità cristiana, ho sentito parlare in modo che denota una visione assolutamente ristretta e non esatta. A me sembra invece che quanto più le società diventano evolute, complesse ed avanzate sul piano economico, tanto più vi sia bisogno di assistenza e di carità cristiana, che supera l'aspetto meramente economico di sicurezza o di garanzia sotto il profilo della disponibilità di beni, di strutture e di servizi, ed introduce un concetto molto più ampio, molto più profondo, che assimila ed avvicina gli uomini portandoli a sostenersi l'un l'altro nel cammino della vita, sempre difficile, ancorché reso sicuro sul piano meramente materiale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

L'accostamento tra assistenza e carità cristiana fatto dal Consigliere Bianchi mi sembra un po' artificioso. Io non sono particolarmente portato lo dico francamente, ad accettare espressioni come "carità cristiana", ma in ogni caso trovo che questa è una espressione molto più elevata di quella di assistenza, almeno per chi pensa che sia una espressione valida. Il termine "assistenza", invece, per un Ente pubblico, introduce un concetto oggi quanto mai pericoloso; quello di sottogoverno, appunto di opere assistenziali non legate al diritto ma invece ad una discriminazione, ad una scelta che fanno certi Enti pubblici. Siccome, fra l'altro, non mancano quotidianamente prove di come gli Enti pubblici, ogni qual volta si mettono sul terreno dell'assistenza intesa come tale, si comportino in modo che spesso rasenta l'abuso, o che comunque non tende affatto a garantire un diritto di tutti i cittadini, noi pensiamo che il mantenimento di questo termine sarebbe pregiudizievole per lo spirito che informa tutto il nostro Statuto, come mi sembra lo sia per lo spirito che informa tutta la Costituzione, perché l'aver accettato nella Carta Costituzionale i termini di "assistenza" e "beneficenza" contrasta con tutto il resto della Costituzione.
Pensiamo, quindi, che non si debba da parte nostra accettare una dizione di questo tipo.



PRESIDENTE

Ci troviamo ora con un testo Bianchi che, tranne che per quanto riguarda la parola "gestire" da anteporre e per quel che riguarda il mantenimento o no della espressione "assistenza sociale", può costituire una base unica di discussione e di deliberazione. Il testo Bianchi, che rimarrebbe quindi come testo da proporre per la deliberazione, salvo a votare prima gli emendamenti aggiuntivo per quello che riguarda la parola "gestire" e soppressivo per quello che riguarda le parole "assistenza sociale", suonerebbe così: "Coordinare e sviluppare i servizi sociali con particolare riguardo alla salute ed alla sicurezza sociale, all'abitazione, alla scuola ed alla formazione professionale, all'assistenza sociale, alla viabilità e ai trasporti, alle attività turistiche, all'impiego del tempo libero ed allo sport".
Adesso porrò quindi in votazione prima di tutto l'emendamento aggiuntivo della parola "gestire" da anteporre all'intero periodo; successivamente l'emendamento soppressivo della espressione "assistenza sociale";finalmente, dopo che il Consiglio si sarà pronunciato su questi due emendamenti, l'emendamento Bianchi, come l'ho formulato poco fa.
Pongo allora in votazione l'emendamento aggiuntivo proposto dai Consiglieri Viglione ed altri, consistente nell'anteporre la parola "gestire", seguita da una virgola, all'intero periodo.
Chi è d'accordo su tale emendamento è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Ora pongo in votazione l'emendamento soppressivo della espressione "assistenza sociale".
Chi è favorevole alla soppressione di queste parole nel testo Bianchi è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo infine ai voti il testo dell'emendamento Bianchi, che rimane invariato rispetto a quello che ho letto poco fa.
Chi è favorevole a quest'emendamento, per cui si sostituisce l'intero punto nono dell'art. 4 con il nuovo testo suggerito dal Consigliere Bianchi, è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Ora il Consiglio deve votare tutto il comma quarto con gli emendamenti che sono stati approvati. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo da ultimo in votazione l'intero art. 4 con le modifiche che sono state approvate. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 5 Esaminiamo ora, l'art. 5 - Tutela del patrimonio culturale e naturale.
"La Regione, nella politica di programmazione, adotta le misure necessarie a conservare e difendere l'ambiente naturale per assicurare alla collettività e ai singoli condizioni che ne favoriscano lo sviluppo civile e ne salvaguardino la salute.
Essa agisce contro tutte le fonti di inquinamento per eliminare le cause predispone ed attua piani di difesa del suolo, di bonifica, di utilizzazione delle risorse idriche e di riassetto territoriale, istituisce parchi e riserve naturali, tutela il paesaggio, difende e valorizza i beni culturali.
A questi fini, cura l'impiego di adeguati mezzi educativi e di informazione".
Vi è una proposta di emendamento soppressivo dell'intero art. 5 dei Consiglieri Carazzoni e Curci. Desiderano illustrarla? Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Chiedendo la soppressione di quest'articolo, abbiamo fatto addirittura gridare allo scandalo, in quanto in esso si possono leggere affermazioni di indubbia presa sull'opinione pubblica, quali l'impegno a lottare "contro tutte le fonti di inquinamento per eliminare le cause", la predisposizione e la attuazione di piani di difesa del suolo ecc. Perché abbiamo fatto questa richiesta? Forse perché noi del Movimento sociale italiano vogliamo lo smog, o siamo favorevoli allo scempio della natura? Direi proprio di no.
Abbiamo avanzato, e sosteniamo, la nostra proposta soppressiva perch l'art. 9 della Costituzione stabilisce che compete alla Repubblica tutelare il paesaggio e l'art. 32 che compete alla Repubblica tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività ecc. In questo articolo, come nei precedenti, c'è dunque il tentativo evidente di allargare a dismisura le competenze della Regione, mentre noi siamo convinti che queste competenze debbano essere riservate allo Stato.
D'altronde, ci piacerebbe che qualche Consigliere che difende l'inserimento di questi compiti nel testo dello Statuto regionale ci dicesse con quali mezzi, per esempio, la Regione provvederà ai piani di riassetto territoriale, che non costituiscono certo un problema di dimensioni limitate.
Chiediamo, dunque, la soppressione dell'articolo, e proponiamo un nuovo articolo, che mi permetto di illustrare senz'altro, nel quale a nostro avviso sono indicati i compiti veri e propri della Regione.
Noi diciamo, cioè, che "la Regione può predisporre dei piani particolari per scopi determinati, piani particolari da finanziarsi da parte dello Stato con l'assegnazione di contributi speciali, secondo quanto previsto al Titolo V art. 119 della Costituzione della Repubblica".
In conclusione, non sono, questi elencati nell'art. 5, impegni che la Regione possa assumersi direttamente: la Regione, come dicevamo, pu predisporre per l'attuazione di questi fini taluni piani particolari chiedere allo Stato il finanziamento e passare poi alla successiva realizzazione.



PRESIDENTE

Pongo ai voti l'emendamento presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci per la soppressione dell'intero articolo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Al comma primo vi è un solo emendamento modificativo, presentato dai Consiglieri Revelli e Lo Turco: essi propongono di sostituire le parole "lo sviluppo civile e ne salvaguardino la salute" con "uno sviluppo equilibrato e civile". Per la verità, è formulato in maniera piuttosto imprecisa.



REVELLI Francesco

Chiarisco che l'intenzione era di aggiungere, dopo "sviluppo" e prima di "civile" "equilibrato e", e di sopprimere quel che segue: "e ne salvaguardino la salute".



PRESIDENTE

Allora, vi è una proposta di emendamento aggiuntivo: dopo la parola "sviluppo" aggiungere "equilibrato e", in maniera che risulti "sviluppo equilibrato e civile".
Chi è del parere di accogliere quest'emendamento aggiuntivo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Vi è poi un emendamento soppressivo; dopo la parola "civile" far punto sopprimendo le parole "e ne salvaguardino la salute".
Chi è d'accordo su quest'emendamento soppressivo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Metto ora in votazione il comma primo nel suo complesso.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Al comma secondo vi è tutta una serie di emendamenti, che si sovrappongono l'un l'altro: un emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Fonio e Nesi perché si aggiunga, dopo le parole "piano di difesa del suolo", "di sistemazione idro-geologica"; un emendamento aggiuntivo del Consigliere Bianchi, inteso ad inserire dopo "essa": "nell'ambito delle proprie competenze"; un emendamento aggiuntivo del Consigliere Ferraris, che consiste nel far seguire, alla terza riga, alla parola "suolo", "e contro le calamità e le avversità naturali ed atmosferiche"; un emendamento soppressivo del Consigliere Bianchi, che suggerisce di cancellare alla fine del comma le parole "difende e valorizza i beni culturali" ed invita a confrontare il testo, da lui proposto, con altro emendamento, di un nuovo comma terzo, in cui il concetto viene ripreso; "La Regione difende i beni culturali e valorizza le tradizioni e le parlate popolari".
Si tratta dunque di emendamenti tutti aggiuntivi di concetti che non sono contenuti nella stesura proposta dalla Commissione, alcuni dei quali sono espressi poi in maniera diversa.
Credo che agli effetti della votazione uno degli emendamenti abbia la precedenza sugli altri, precisamente quello del Consigliere Bianchi, perch propone un inserimento al principio di questo comma.
Il Consigliere Bianchi propone che dopo la parola "essa", che si riferisce alla Regione, si aggiunga, fra due virgole, "nell'ambito delle proprie competenze". Pertanto, il comma secondo, se fosse approvato quest'emendamento aggiuntivo del Consigliere Bianchi, suonerebbe così: "Essa, nell'ambito delle proprie competenze, agisce contro tutte le fonti di inquinamento ecc, ecc.".
E' una aggiunta che definisce meglio i limiti del potere della Regione.
Allora, pongo ai voti quest'emendamento aggiuntivo del Consigliere Bianchi.
Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Prendiamo ora in esame l'emendamento aggiuntivo presentato dai Consiglieri Fonio e Nesi. Esso modificherebbe così il testo; "Essa, nell'ambito delle proprie competenze, agisce contro tutte le fonti di inquinamento per eliminare le cause, predispone ed attua piani di difesa del suolo, di sistemazione idro-geologica, di bonifica, di utilizzazione ecc." .
Chi è d'accordo su quest'emendamento aggiuntivo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Discutiamo ora l'emendamento Ferraris, che per la verità sarebbe stato meglio mettere in votazione prima poiché propone un inserimento da fare subito dopo l'espressione "piani di difesa del suolo", che precede il concetto che è stato aggiunto con l'approvazione dell'emendamento Viglione tuttavia non in contrasto con esso. Consiste nell'aggiungere, dopo la parte di comma che abbiamo esaminato finora, le parole "e contro le calamità e le avversità naturali ed atmosferiche".
Il Consigliere Ferraris, se crede, può illustrare il suo emendamento.



FERRARIS Bruno

La mia richiesta di inserimento di questa aggiunta risponde ad una preoccupazione che è evidente, specialmente nel caso di una Regione come la nostra: mi riferisco alla difesa antigrandine, che è stata oggetto, nelle varie province piemontesi, da parte degli Enti locali e delle Camere di Commercio, di esperimenti di protezione attiva, ad esempio. La formulazione che suggerisce è generica: sarà poi nelle leggi che verranno di volta in volta emanate che si dovrà precisare quali interventi disporre, anche in relazione alla legislazione vigente sulla materia. Il mio intento mi sembra chiaro: non è che non ci dobbiamo far carico di tutte le avversità; ma il fatto di aver previsto già nello Statuto questa possibilità penso ci permetterà di legiferare poi a seconda delle condizioni che si verificheranno. Poiché in questo articolo si parla di difesa del suolo, di riordino idrogeologico, di bonifica, credo che questo inserimento si inquadri perfettamente.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

A meno che l'espressione "contro le avversità naturali ed atmosferiche" voglia riferirsi ai piani di difesa del suolo, nel qual caso sarebbe limitativo di quanto si comprende in questa espressione, sarebbe più esatto interporre una virgola fra "piani di difesa del suolo" e "contro le calamità e le avversità naturali ed atmosferiche", in modo da distinguere i concetti. Il piano di difesa del suolo è infatti un concetto più ampio di quello di difesa contro le avversità naturali ed atmosferiche.
Raccomanderei, quindi, di adottare una formulazione più precisa.



PRESIDENTE

Il testo fin qui approvato è il seguente: "Piani di difesa del suolo e di sistemazione idro-geologica...".



GANDOLFI Aldo

Si potrebbe aggiungere poi: "Misure contro le calamità ed avversità naturali ed atmosferiche".



PRESIDENTE

Effettivamente, la parola "misure" si presta e non è stata finora usata.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Fonio.



FONIO Mario

La proposta del collega Ferraris è, secondo me, un qualche cosa che riguarda tutto un settore diverso da quello trattato all'art. 5: quello dei provvedimenti antigrandine e dei provvedimenti in relazione alle avversità atmosferiche di quella natura. Per quanto riguarda i problemi dei danni alluvionali, è ovvio che con la difesa del suolo, la sistemazione idro geologica si tende a prevenire le conseguenze delle calamità causate dai piovaschi di eccezionale intensità e durata e dalle avversità atmosferiche ma non quelle provocate dalla grandine in relazione all'agricoltura. E' un altro settore quello che egli ha toccato, che se mai potrebbe essere contemplato ad integrazione del comma, con una aggiunta in fondo ad esso ben distinto dall'opera di prevenzione e dai provvedimenti antialluvionali per la difesa del suolo.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Se le perplessità riguardano soltanto la collocazione, potrei suggerire di aggiungere, alla penultima riga del comma, dopo "e di riassetto territoriale" seguito da virgola: "Adotta provvedimenti contro le calamità naturali ed atmosferiche". Così questo concetto rimarrebbe fuori da quel contesto e aggiuntivo.



PRESIDENTE

Mi sembra più logica questa collocazione.
L'emendamento aggiuntivo proposto diventa allora un emendamento aggiuntivo da collocare dopo le parole "riassetto territoriale" seguite da virgola, e suona: "adotta misure di salvaguardia dalle calamità e avversità naturali ed atmosferiche".
Vi sono altre osservazioni? Allora, pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo, che consiste nell'aggiungere, dopo le parole "riassetto territoriale", e dopo una virgola, le parole "adotta misure di salvaguardia dalle calamità e avversità naturali ed atmosferiche".
Chi è favorevole a quest'emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Discutiamo ora l'emendamento del Consigliere Bianchi, che mira ad ottenere la soppressione dell'ultima parte del comma secondo, precisamente delle parole "difende e valorizza i beni culturali".
Il proponente ha facoltà di illustrare l'emendamento.



BIANCHI Adriano

Chiarisco soltanto che non mi propongo di sopprimere questo concetto in un successivo comma, che illustrerò non appena mi sarà concesso farlo.



PRESIDENTE

Perché sia chiaro il fine della soppressione di queste parole, preciso che il Consigliere Bianchi ha proposto di far seguire a quello che stiamo esaminando un altro comma, che suonerebbe così: "La Regione difende i beni culturali e valorizza le tradizioni e le parlate popolari".
Adesso, dunque, discutiamo e votiamo l'emendamento soppressivo; il testo dell'emendamento aggiuntivo lo esamineremo in prosieguo di tempo, qualora venga accolto il precedente emendamento soppressivo, perché se la soppressione non fosse accettata verrebbe a cadere la proponibilità dell'emendamento aggiuntivo di un altro comma.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Giovana.



GIOVANA Mario

Vorrei che il Consigliere Bianchi mi precisasse se la sua proposta di emendamento aggiuntivo, in cui è detto: "La Regione difende i beni culturali e valorizza le tradizioni e le parlate popolari" è assorbente del successivo art. 6.



BIANCHI Adriano

No, è indipendente.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Quale che sia la motivazione che svilupperà il Consigliere Bianchi permane in me qualche dubbio sull'opportunità di inserire questa materia al termine di questo articolo. Qui si parla, in sostanza, della salute, del suolo, della bonifica, delle risorse idriche: non vedo come si possa inserire anche il riferimento alle parlate popolari. A dir la verità, le perplessità su questo punto non erano mancate neppure quando è stato steso questo articolo, ma dopo queste aggiunte esse si accentuano ancora.
Siccome al precedente art. 4 abbiamo già ampiamente sviluppato il concetto dello sviluppo della cultura, e quindi è stata assorbita anche questa specificazione, mi pare abbastanza evidente che si crea un certo scompenso se tra la parte dedicata alla salute, a problemi di ampia portata si includono le parlate popolari. Non dico di non parlarne affatto: ma caso mai, parliamone all'art. 6, non qui.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Mi sembra che il senso della proposta Bianchi sia quello di riferirsi alla cultura nei suoi aspetti più tipicamente regionali e ambientali, come cultura in senso lato, scientifica; invece in precedenza si è parlato della cultura attraverso le strutture scolastiche. L'intento con cui è stato proposto l'emendamento è quello di fare un discorso di ecologia in senso lato, che comprende quindi il patrimonio naturale, ambientale e di cultura tipica legale. In questo senso mi pare importante introdurre un capoverso che abbia una dignità a se stante, dove si parli di beni culturali.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Desidero unicamente esprimere un parere conforme a quello del Consigliere Gandolfi. Mi sembra che qui, trattandosi di "patrimonio", si tratti di beni: beni naturali e beni culturali. Questo è il concetto: il patrimonio culturale e naturale è costituito da beni, mentre la cultura intesa nel senso contenuto nell'art. 4, e una dimensione soggettiva personale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

A me sembra che l'espressione "parlate popolari", anziché "patrimonio linguistico", ad esempio, sia estremamente equivoca, e si presti ad un populismo deteriore, che non ha niente a che fare con il patrimonio culturale effettivo.
Bisogna anche cercare di non fare scadere troppo questo Statuto sul piano formale. Prima avevo suggerito scherzosamente di formare una specie di commissione della Crusca, cui affidare questo aspetto dello Statuto. A mio parere, ad esempio, non è italiano corretto la dizione proposta dal Presidente della Giunta di "esercitare una azione", e ci sono varie altre formulazioni che secondo me sviliscono un po' il nostro testo dal punto di vista linguistico, da non trascurarsi in un documento dell'importanza di questo.
Io proporrei di vedere questa questione nell'art. 6, se mai arricchendone il contenuto, ma di sopprimere comunque espressioni tipo "parlate popolari", che risultano soltanto equivoche e, secondo me, non hanno niente a che fare con una reale attenzione ai problemi della cultura.
Se mai, suggerirei la dizione "folklore", se si vuole aggiungere, però, al successivo articolo, qualcosa d'importante.



PRESIDENTE

Pregherei il Consigliere Bianchi, che ha ascoltato le osservazioni venute da varie parti, di dire in quale misura è disposto a recepirle o a fare eventuali osservazioni.



BIANCHI Adriano

Ci troviamo qui a discutere in via anticipata il comma che viene proposto, dovendo procedere alla soppressione o meno di quest'ultima parte del comma secondo.
L'introduzione del comma che sostituisce la parte da sopprimere fa riferimento, come è stato giustamente osservato, in un certo quadro, alla esigenza di difesa dei beni culturali che sono riconoscibili nei monumenti storici dell'arte, nelle tracce e vestigia del passato, nelle documentazioni, che anche se non hanno grande dignità d'arto caratterizzano la storia di un Paese, nelle quali ci sono insieme i monumenti ed i ruderi ed alcuni depositi culturali costituiti appunto dalle parlate. "Parlata" non è per niente un termine equivoco: è un termine specifico, scientifico, adoperato nelle Università, che sta a significare una tradizione di una lingua che non ha più documenti scritti, che non si tramanda attraverso scritti, che non ha più letteratura, ma ha pure una sua dignità, un suo significato culturale.
Diremo poi nell'art. 6 qualcosa in ordine ad un altro patrimonio da salvaguardare, quello linguistico, di lingue anche di minoranza, limitate ma che hanno una dignità letteraria, che si collegano a culture più ampie.
Forse è una introduzione un po' spuria, sì, quella del concetto della grandine, in questa sede dove si vuole oggi con sensibilità moderna identificare uno dei problemi e dei drammi della vita contemporanea, e cioè la dispersione, la distruzione di tutto ciò che è documento, deposito di civiltà, e le stesse condizioni ambientali di vita, che non sono solo condizioni ambientali di vita dal punto di vista igienico-sanitario ma sono condizioni ambientali di vita rispetto a tutto ciò che accompagna, a quello che dà significato alla vita dell'uomo, e cioè tutti i depositi di cultura e i documenti della sua storia, e quindi della sua cultura.
Si è voluto qui inserire la tutela delle parlate come documento, come fatto ambientale che non può essere irriso in nome di una unificante cultura nazionale fuori discussione; anzi, siamo ad un punto di maturità culturale, di unità, sotto questo profilo, nazionale, che non abbiamo di questi complessi, oggi, e che la Regione nasce con tutta un'ampia visione programmatoria, partecipatoria e non più campanilistica, per tutelare queste autentiche fonti di vita culturale.
Altro problema è quello, diciamo, di minoranza, che non citeremo per come tali, perché il concetto di minoranza come tale è per noi da sopprimere, mentre il fatto attivo è da valorizzare, e ne discuteremo dopo.
Credo di avere modestamente spiegato il perché della collocazione in questa sede. Noi avremmo potuto, la grandine e questi problemi, inserirli in tutta la elencazione precedente dell'art. 4: abbiamo voluto per staccarli da quella elencazione, per significare che la Regione, nel momento in cui nasce, prende atto di un problema oggi drammaticamente sentito in tutto il mondo, che riempie i giornali, le riviste scientifiche: il problema dell'ecologia, dell'ambiente umano, della sua preservazione.
Quindi, non mi sembra, anche se può apparire un tantino estemporaneo, fuori luogo aggiungere un concetto di questo genere, non tanto familiarizzato come quello delle parlate popolari, che include il dialetto piemontese nelle sue varie diversificazioni, e quant'altro possa esserci di valido sotto questo profilo, senza esagerarne la portata, proprio collocandolo in questa posizione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Anche noi siamo d'accordo, in specie poi per la provincia di Cuneo dove questo patrimonio di tradizioni è ancora consistente. Riteniamo quindi, che l'emendamento formulato debba essere accolto: prima di tutto perché la tutela del patrimonio culturale sta proprio nei limiti che ha detto il Consigliere Bianchi, per cui mi pare che possa essere immessa questa dizione nell'art. 5 e successivamente possa essere modificato l'art.
6: "Tutela delle minoranze", secondo l'altro emendamento che già è stato concordato.



MINUCCI Adalberto

Pregherei il Presidente di concedermi ancora brevemente la parola su questo argomento.



PRESIDENTE

Per un attimo soltanto, però.



MINUCCI Adalberto

A me sembra che vi sia un equivoco anche nel modo in cui il Consigliere Bianchi ha prospettato la questione: chi rifiuta il termine "parlate popolari" irride a queste. Io non intendo affatto irridere né alle parlate popolari né a qualsiasi altra espressione popolare. Mi sembra però che una pur superficiale conoscenza della linguistica porti a dire che una dizione come "parlata popolare" è una dizione reazionaria, che non ha niente a che fare con la difesa del patrimonio popolare reale. Raccomanderei, pertanto di trovare altre forme per dire le stesse cose. Mi rendo perfettamente conto della bontà delle intenzioni del collega Bianchi, ma mi sembra proprio che questo termine svilisca quei lodevolissimi concetti. Se il collega Bianchi ha letto quel che è stato scritto da Gramsci a Croce su queste cose, avrà visto come si sia posto in evidenza quanto vi sia di subordinato, di subalterno nel termine "parlate popolari" e quanto vi sia invece di ricco e di culturalmente valido in espressioni come "folklore" "linguaggio popolare" e così via.



PRESIDENTE

Passiamo allora alla votazione dell'emendamento soppressivo, non ancora di quello sostitutivo. Abbiamo già discusso anche quello aggiuntivo per avere chiari gli scopi della soppressione delle ultime parole del comma secondo. L'una cosa non pregiudica l'altra: considero, anzi, che il Consigliere Minucci abbia anticipato quello che avrebbe potuto dire ad illustrazione del suo punto di vista sul successivo emendamento, di modo che è intervenuto una volta sola su ciascuno dei due punti.
Chi è d'accordo sulla soppressione, proposta dal Consigliere Bianchi, delle parole "difende e valorizza i beni culturali" alla fine del comma secondo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento soppressivo è approvato.
Adesso veniamo all'esame di un comma che contiene i concetti fin qui illustrati, e che, se accettato, diventerà il comma terzo dell'art. 5.
Proposto dal Consigliere Bianchi, è del seguente tenore: "La Regione difende i beni culturali e valorizza le tradizioni e le parlate popolari". Questo testo è mantenuto invariato?



BIANCHI Adriano

Ho avuto critiche, ma non suggerimenti.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Ho già espresso i miei dubbi sulla modificazione di tutto l'assetto.
Comunque, suggerirei di usare, caso mai, la parola "idiomi" invece che "parlate", perché condivido in pieno l'osservazione fatta dal Consigliere Minucci su questa questione. Non vedo il motivo per cui si vuol enucleare da tutto il contesto del patrimonio culturale piemontese le parlate, e far loro assumere rilievo statutario a preferenza di tutti gli altri elementi della cultura popolare regionale: il folklore, la musica, i costumi ecc.
non capisco che validità possa avere, che significato possa avere, che cosa dobbiamo consegnare ai posteri in questo senso. Mi sembra veramente un non senso questo inserimento nello Statuto.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Giovana.



GIOVANA Mario

Io vorrei, in modo molto discorsivo, richiamarmi ad una osservazione che ha fatto, parlando poc'anzi, il collega Bianchi, quando ha detto, se ho capito bene, che è contrario all'inserimento nell'articolo successivo del termine "minoranze". Io sono d'accordo con lui su questo. Non voglio parlare anzitempo dell'articolo successivo, ma prospettare un problema in rapporto ad un richiamo ad esso fatto dal collega Bianchi, in quanto le due questioni sono strettamente connesse: se inseriamo qui, come li ha espressi lo stesso collega Bianchi, questi concetti inerenti alle tradizioni e alle parlate, con una formulazione sulla quale dò anch'io un giudizio negativo svuotiamo ed abbassiamo fortemente il carattere di tutela e di difesa della nobiltà dei valori culturali e lasciamo aperto un risvolto estremamente pericoloso alla gestione degli aspetti più arcaici e peggiori che spesso si è avuta nel corso della storia anche di questo venticinquennio delle tradizioni intese nel senso dei tradizionalismi, cioè degli aspetti più banali di volgarizzazione anche dei dati di folklore e di cultura locale.
Trasferendo, invece - e mi permetto di fare un richiamo in tal senso al collega Bianchi - questa materia al successivo articolo, con una formulazione che ho preparato e che mi permetterò di illustrare (del resto l'ho presentata come emendamento), avremmo modo di dare nello Statuto una indicazione la quale, avendo riguardo non alle minoranze ma alla generalità della comunità e alla specificità delle singole comunità medesime che compongono la Regione, ci consentirà di più altamente significare questo concetto della conservazione e della tutela dei documenti, del patrimonio delle tradizioni della Regione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il Consigliere Giovana intende proporre di concludere il comma facendo punto dopo le parole "la Regione difende i beni culturali", e di trasferire nel successivo art. 6 la frase "valorizza le tradizioni e le parlate popolari"? Lo domando agli effetti del meccanismo delle votazioni.
Se il Presidente lo consente, si potrebbe prendere un attimo in considerazione l'ipotesi della collocazione in questo senso: a me non sembra la più appropriata, per la verità, perché penso che sia più proprio inserire questa parte in questo contesto e lasciare l'altra in evidenza che ha ben altra e diversa dignità, come valore in sé, rispetto a questo riferimento.



PRESIDENTE

Il Consigliere Giovana ha facoltà di dare una spiegazione.



GIOVANA Mario

Vorrei chiedere se è possibile, a questo punto, sospendere la seduta per pochi minuti perché ci si possa consultare al fine di addivenire ad un accordo su questo, o di verificare un disaccordo e trarne le logiche conseguenze.



PRESIDENTE

Prima di concedere questa sospensione vorrei far presente al Consiglio che se addivenissimo nell'idea, attraverso una votazione, di non introdurre le parole "le tradizioni e le parlate popolari" in questo art. 5, il Consiglio conserverebbe, quali che siano le intese, piena libertà di non reinserire più questo concetto successivamente, perché una volta che su esso si sia votato non si potrà più tornarvi, anche se si constaterà che dopotutto forse era meglio lasciare quel concetto nell'art. 5. Una volta non incluso nell'art. 5 il concetto o verrà integrato nell'articolo successivo, o non avrà più modo di figurare.
La seduta è sospesa per alcuni minuti. Pregherei però i Gruppi di avere gli scambi di idee con una certa rapidità.



(La seduta è brevemente sospesa)



PRESIDENTE

La seduta è riaperta.
Prima di ascoltare i Consiglieri che hanno cercato di concordare un testo comune, desidero mettere in votazione nel suo complesso il comma secondo dell'art. 5, che non era stato ancora votato dopo l'approvazione dell'emendamento soppressivo.
Chi è favorevole e pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Prego uno dei Consiglieri che hanno partecipato all'incontro di illustrare la proposta concordata.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

L'incontro, un po' vivo, un po' folcloristico nelle sue manifestazioni stante la materia, ha portato a qualche conclusione. E' sembrato opportuno lasciar fermo l'art. 5 con il richiamo alla difesa dei beni culturali quindi al patrimonio culturale in generale, e con il richiamo alle sue manifestazioni, o espressioni, per dir meglio, di carattere generale lasciando intatta l'originalità dell'articolo successivo, che tende a tutelare uno specifico, particolare e originale patrimonio, che è caratterizzato nella nostra Regione e non ha rispondenza in molte altre.
Il comma che si propone di aggiungere suonerebbe in questi termini: "Essa - per non ripetere 'La Regione' - difende il patrimonio culturale anche nelle sue espressioni regionali".
Se mi è consentito, leggo l'altro articolo, non per illustrarlo ma per verificare per confronto la validità della soluzione complessiva: "La Regione tutela le comunità locali, portatrici di un originale patrimonio linguistico, di cultura e di costume, e ne favorisce la valorizzazione".



PRESIDENTE

Vi è quindi, adesso, una proposta comune a vari Gruppi di un emendamento aggiuntivo di un comma da porre dopo il comma secondo testé approvato, che diventerebbe quindi il nuovo comma terzo dell'art. 5, di cui do nuovamente lettura: "Essa difende il patrimonio culturale anche nelle sue espressioni regionali".
Qualcuno chiede la parola su questo? Il Consigliere Bianchi ha facoltà di parlare.



BIANCHI Adriano

Sostituirei ad "anche" "e in particolare", tenuto conto che c'é il patrimonio culturale che è anche nazionale e che ci preoccupa.



PRESIDENTE

Inoltre mi fa osservare il Consigliere Debenedetti che gia il secondo comma comincia con "essa". Per evitare questa ripetizione, piuttosto brutta dal punto di vista fonetico, qui lascerei "la Regione".



CALLERI Edoardo

Quale sarebbe la dizione esatta finora risultante, allora?



PRESIDENTE

"La Regione difende il patrimonio culturale, in particolare nelle sue espressioni regionali".



MINUCCI Adalberto

Secondo me, è meglio lasciare "anche".



PRESIDENTE

Nel testo proposto c'è "anche". Se i proponenti intendono mantenerlo così, penso di mettere in votazione un emendamento all'emendamento, per sostituire ad "anche" "in particolare". I proponenti mantengono l' "anche" o si assumono la paternità della sua sostituzione con "in particolare"?



BIANCHI Adriano

Ritornerei anch'io all' "anche", a meno di formulare diversamente tutto il comma. Non mi sentirei, infatti, di accentuare la difesa del patrimonio culturale regionale fino a darle la prevalenza rispetto al patrimonio culturale nazionale, a meno che si precisino meglio i contorni.



PRESIDENTE

Se più nessuno propone di sostituire ad "anche" "in particolare", pongo in votazione il testo proposto dal Consigliere Bianchi e da altri, che leggo ancora una volta: "La Regione difende il patrimonio culturale anche nelle sue espressioni regionali".
Chi è favorevole a quest'emendamento aggiuntivo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma quarto: vi è ora l'ex comma terzo che, essendo stato approvato come nuovo comma terzo il testo sul quale abbiamo deliberato testé, diventa comma quarto.
Nella proposta della Commissione esso suonava così: "A questi fini cura l'impiego di adeguati mezzi educativi e d'informazione".
In rapporto a questo comma vi è una proposta di emendamento modificativo del Consigliere Bianchi, nel senso di sostituirlo con il seguente: "A questi fini coordina ed indirizza gli strumenti e le iniziative esistenti e concorre allo sviluppo di adeguati mezzi educativi e di informazione".
Se non vi sono osservazioni lo pongo ai voti, avvertendo che se esso sarà approvato verrà a decadere l'ex comma quarto dell'art. 4.
Chi è favorevole all'emendamento sostitutivo presentato dal Consigliere Bianchi è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Abbiamo così concluso l'esame dell'art. 5 che porrò ora in votazione nel suo complesso.
Chi è favorevole al testo dell'art. 5 nel suo complesso quale risulta con le modificazioni apportate è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi sono due proposte di emendamenti di articoli aggiuntivi dopo l'art. 5 che riguardano una materia estranea all'art. 6 e connessa con l'art. 5.
Una è stata presentata dai Consiglieri Carazzoni e Curci, che propongono di far seguire all'art. 5 il seguente art. 5 bis: "La Regione predispone piani particolari per scopi determinati da finanziarsi da parte dello Stato con l'assegnazione di contributi speciali secondo quanto previsto dal Titolo V art. 119 della Costituzione della Repubblica italiana".
Poiché non vedo le ragioni logiche di collocare quest'articolo in questo punto, pregherei i presentatori di illustrare, oltre che il testo proposto, le ragioni di tale collocazione.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

In realtà, noi non intendevamo proporre questo testo come articolo aggiuntivo - forse c'è stato un errore da parte nostra nella forma della presentazione - ma come sostitutivo dell'art. 5, tant'è che io l'ho già illustrato parlando della proposta soppressiva dell'intero art. 5.
La nostra tesi, non so se resa in modo formale corretto, è che la Regione non possa attribuirsi i compiti elencati all'art. 5 ma unicamente quelli che noi abbiamo indicato in questa proposta di articolo.



PRESIDENTE

L'emendamento a me è stato presentato con questa dizione: dopo l'art. 5 aggiungere il seguente art. 5 bis. Quanto lei ha dichiarato preclude ogni votazione su quest'articolo, perché la materia è già stata deliberata dal Consiglio.
L'altra proposta di articolo aggiuntivo 5 bis e dei Consiglieri Lo Turco Revelli ed altri. Essi propongono un art. 5 bis dal titolo "Tutela della salute dei cittadini", così concepito: "La Regione nell'ambito delle sue competenze promuove ed attua la propria azione legislativa e regolamentare al fine di creare ed organizzare gli strumenti più efficaci per un preciso intervento alla tutela della salute dei cittadini, e specificamente: a) attua organismi sanitari ed altri strumenti di intervento e di controllo in tutti i luoghi di lavoro per la tutela e la prevenzione di tutte le cause che provocano danni alla salute b) favorisce la partecipazione dei comitati di fabbrica, dei lavoratori delle categorie alla gestione ed alla direzione della organizzazione di quegli strumenti di medicina preventiva, sul piano anti-infortunistico dell'igiene generale e dell'igiene mentale, che garantiscano una efficace azione per la tutela della salute".
Ha facoltà di parlare, per illustrare quest'emendamento, il Consigliere Lo Turco.
LO TURCO Giorgio Preciso subito che non me la caverò in due o tre minuti, anche perch la materia è molto importante ed è frutto di un dibattito avvenuto in mezzo ai lavoratori nel corso di assemblee, per cui l'esigenza di questa norma dello Statuto è molto sentita.
Uno degli obiettivi che i lavoratori si attendevano di veder pienamente recepiti dallo Statuto regionale in materia sanitaria è quello di una diversa impostazione, in rapporto al passato, del problema della salute.
Tale problema non implica più soltanto il miglioramento del sistema ospedaliero e la denuncia di tutte le carenze storiche che da anni affliggono l'assistenza sanitaria, riducendola nella maggioranza dei casi a mera beneficenza, cosa questa indubbiamente importante, ma che si sappia guardare lontano e bene, in modo da andare ad incidere direttamente, con forza, sulle cause che provocano i guasti alla salute.
I lavoratori questa nuova impostazione se la sono già data, e ne fanno fede i numerosi convegni che su questi temi anche nella nostra Regione sono stati tenuti in questi ultimi anni, in cui è stato avviato un dibattito nuovo nelle fabbriche.
Il dibattito sui temi della salute è molto vivo nelle fabbriche, e per i lavoratori operare per la tutela della salute significa lottare anche contro un'organizzazione sanitaria creata esclusivamente per curare i malati e per "ripararli", non per prevenire le malattie; cioè, una organizzazione che non si pone il problema di intervenire nel processo produttivo per impedire i guasti all'organismo umano, ma solo di intervenire dopo, per rattoppare il malato e rimandarlo al suo posto di lavoro, senza far nulla per educarlo sulla origine vera della malattia.
Fino ad oggi la medicina non è stata controllata dalla classe operaia dai lavoratori, ma da chi detiene il potere economico, e cioè dal padrone della fabbrica, che condiziona la struttura sanitaria, ed ha imposto una medicina ed una struttura sanitaria che si arresta ai cancelli della fabbrica e considera inesistenti per l'organismo umano le otto-dieci ore che chi lavora spende ogni giorno sul lavoro. In queste condizioni, da una parte il padrone ha continuato ad aggravare i suoi meccanismi di sfruttamento dentro la fabbrica, giungendo al furto della salute ed in molti casi della vita stessa, e fuori della fabbrica organizzando il furto o la mistificazione dei compiti stessi della medicina attraverso le mutue ed i vari carrozzoni assistenziali. Così, il medico di fabbrica non è che uno strumento nelle mani del padrone e vanifica ogni funzione delle commissioni paritetiche; così tutta la struttura sanitaria, pagata precisiamolo sempre, dai lavoratori, non resta altro che una "assistenza veterinaria". Come conseguenza di questa politica, si è realizzato un servizio medico di fabbrica strutturato in modo da attribuire precisi compiti e funzioni al medico di fabbrica. L'operaio non è considerato un essere che si ammala, che abbia possibilità limitate di tollerare le condizioni di lavoro e di ambiente; ma come un ingranaggio di cui bisogna accertare la idoneità a svolgere un lavoro; come altri tecnici accertano la idoneità delle parti meccaniche, il medico di fabbrica deve accertare la idoneità degli uomini. Troveremo perciò tutti i medici disposti a rifornirci di medicinali, ma non troveremo alcun medico cui sia permesso darci l'unica cura valida in questo caso, quella di eliminare dalle otto ore di lavoro la causa della malattia.
Ecco perché l'operaio ha capito che deve diventare il medico di se stesso, in grado di individuare la propria malattia e scegliere la propria cura. Perché l'operaio è il primo medico che possa e debba - e lo sta già facendo - intervenire alla radice del male, che sta nel meccanismo di sfruttamento, non perché conosca l'aspetto scientifico delle malattie, ma perché individua l'origine di quella determinata malattia nel lavoro che fa, e quindi sa che la cura inizia dalla modifica della organizzazione del lavoro e della produzione, e quindi dell'ambiente di lavoro.
La classe operaia ha coscienza diretta della propria condizione e del rapporto che esiste tra questa e la malattia, così come è chiaro che in questa lotta essa ha bisogno di una alleanza con il medico, non per strumentalizzarlo, come fa attualmente il padrone, ma per restituirlo alla sua vera funzione.
Vogliamo anche ribadire che, contrariamente a quanto affermano il capitalismo e la sua cosiddetta scienza dell'organizzazione del lavoro in fabbrica, l'uomo moderno non è destinato a diventare un "robot" contrabbandato sotto la ideologia della personalità umana, della totalità dell'uomo, concetto così caro anche a certi personaggi in fondo poi amici dei padroni, bensì che il progresso tecnico e scientifico non solo non sopprime il ruolo dell'uomo, del lavoro vivente nella produzione, ma anzi se bene orientato, se rivolto a profitto dell'uomo e non a suo danno, fa sì che il lavoratore possa passare da compiti ripetitivi, abitudinari, causa di malattia, ad un lavoro creativo di piena responsabilità.
Per questo la classe operaia, classe di produttori di ricchezza materiale, con tutte le sue componenti, non è affatto "superata" dai tempi nelle cose che afferma, nella sua richiesta di riforme, ma anzi esprime ad ogni livello ed in ogni campo una nuova committenza alla società: indica cioè, cosa dev'essere fatto per soddisfare le esigenze della stragrande maggioranza dei cittadini e per moltiplicare le capacità di produrre in modo nuovo per tutti i lavoratori.
E' bene, quindi, che la Regione, nel suo Statuto, con un articolo preciso, il 5 bis, affermi la sua volontà di darsi strumenti, e crei le premesse concrete per l'attuazione di una politica sanitaria che sia veramente indirizzata a correggere alla base, progressivamente, nell'ambito di uno sviluppo equilibrato delle forze produttive, le cause di malattia.
A tal fine è indispensabile, certo, che altre riforme vengano promosse che cambiamenti profondi avvengano nel campo dell'attuale indirizzo della ricerca scientifica oltre che nella formazione di coloro che sono e saranno chiamati ad operare nel campo della salute. E cioè: da un lato sarà necessario che gli uomini preparati ed organizzati per produrre in questo campo ricevano una formazione tale che permetta loro di essere veramente all'altezza di dominare tutte le risorse della scienza e della tecnica dall'altro, che agli operatori che nel settore della salute sono classe operaia venga impartita una formazione diversa, di cultura veramente superiore.
Tutte queste considerazioni sono tanto più valide se viste nella giusta relazione proprio con il settore della medicina preventiva, che abbiamo indicato come "igiene mentale", come salvaguardia, cioè, non solo del lavoratore nella fabbrica, ma anche nella società, attraverso interventi che siano legati ed informati non solo a quanto di più valido oggi le scienze sono in grado di esprimere, ma soprattutto a quei valori di cultura operaia che maturano nelle lotte dei lavoratori e che si traducono in precise committenze per la società intera.
Ma i lavoratori sanno anche che non devono delegare i tecnici, ma devono condurre in prima persona la lotta per la tutela della salute. Ho detto prima che il miglior medico in fabbrica per scoprire le cause dei guasti alla salute è il lavoratore, poiché è il lavoratore stesso che avverte lo sfruttamento, i ritmi bestiali, le polveri, gli ambienti malsani, con le conseguenze della nevrosi, dei disturbi all'apparato digerente, della stanchezza ecc. E ci sono poi tanti altri pericoli. Solo ieri abbiamo sentito il compagno Viglione denunciare con forza i casi di lavoratori mutilati in diverse fabbriche del Piemonte. Ma in quante altre fabbriche sono presenti pericoli anche maggiori? In tutti gli stabilimenti chimici, quello della assuefazione ai farmaci, nelle fabbriche della gomma quello del cancro alla vescica, della leucemia e di tanti altri gravi guasti alla salute che possono essere provocati dalle sostanze nocive usate. Tutte queste cose sono già state oggetto di dibattiti in mezzo ai lavoratori, che ne hanno piena coscienza.
Appare dunque evidente la necessità di giungere alla istituzione dell'unità sanitaria locale, che potrà agire in modo da soddisfare le esigenze, da rispondere ai bisogni reali, se la sua funzione non sarà soltanto un fatto burocratico ma di piena collaborazione con i comitati di fabbrica, in tutti i luoghi di lavoro.
Al tempo stesso, non possiamo non ricordare che anche nel corpo sanitario vi è chi opera per la soluzione di problemi anche qui molto gravi. Ci sono, è vero, i "pirati della salute" e i "baroni del camice bianco" che guadagnano molti milioni al mese sulla pelle dei cittadini; ma è altrettanto vero che ci sono moltissimi medici trattati ai livelli più bassi e sfruttati culturalmente da questi "baroni".
Ma quando parliamo di "strumenti" sarà anche necessario chiarire la funzione che il tema di salute spetta ai Comuni ed agli Enti locali. Questo argomento sarà però oggetto di un dibattito che saremo chiamati a svolgere in tempo successivo.
Se si tien conto delle cose che ho detto, si comprende come sia fondato il profondo malcontento esistente fra i lavoratori e si deduce l'obbligo per tutti noi di mutare questo stato di cose, immorale e indegno di un Paese civile.
Lo Statuto ci offre l'opportunità di assumere impegni per operare in concreto, e non solo a parole. In questo spirito va intesa la proposta di aggiunta dell'art. 5 bis nello Statuto.



PRESIDENTE

Vorrei, prima di dare la parola al Consigliere Viglione, senza minimamente intervenire sul merito del contenuto, fare alcune proposte di carattere puramente formale, alcune migliorative linguisticamente ed altre utili per dar chiarezza al testo.
Al comma primo, dove si dice: "promuove ed attua la propria azione legislativa e regolamentare ecc." proporrei: "promuove ed attua una azione legislativa e regolamentare ecc.", tanto più che si tratta di una azione propria, ma anche di una azione del Parlamento sollecitata dalla Regione.
Alla lettera a), in luogo della espressione "attua organismi sanitari", che non mi pare pertinente, direi "costituisce organismi sanitari"; alla lettera b), dove ravviso le maggiori pecche linguistiche, in luogo di "favorisce la partecipazione...che garantiscano una efficace azione...." dove il presente del congiuntivo ha il senso di indicare che lo scopo di tutte queste misure è quello, preferirei la espressione "favorisce la partecipazione.. allo scopo di garantire una efficace azione per la tutela della salute".
Non so se i Consiglieri Bianchi e Simonelli, che hanno chiesto prima la parola, intendessero far proposte della stessa natura. Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi. Darò poi la parola al Consigliere Viglione che credo voglia intervenire, invece, sul contenuto.



BIANCHI Adriano

Al comma primo noi intendevamo suggerire la dizione: "La Regione nell'ambito delle sue competenze, 'indirizza' (anziché 'promuove ed attua') la propria azione ecc.".



PRESIDENTE

Però questo testo, estratto dallo Statuto e messo tra virgolette potrebbe dare l'impressione che questo sia l'unico fine della Regione mentre se si dice, come ho proposto, "una azione", si chiarisce che è una fra le tante in questo campo.



BIANCHI Adriano

Giustissimo.
Per quanto detto alla lettera a), d'accordo sulla espressione "costituisce organismi sanitari ed altri strumenti di intervento e di controllo". Però mi sembra che "in tutti i luoghi di lavoro, per la tutela e la prevenzione di tutte le cause..." sia forma veramente un po' troppo ampollosa, enfatica, e sia preferibile quella più semplice: "nei luoghi di lavoro, per la tutela e la prevenzione delle cause che provocano danni alla salute".
In merito alla lettera b), dove si citano le categorie, preciserei "categorie professionali", cancellerei "della organizzazione" e invece che "di quegli strumenti di medicina preventiva, sul piano anti infortunistico", direi "degli strumenti infortunistici di medicina preventiva", e abbrevierei "di igiene generale e mentale" anzich "dell'igiene generale e dell'igiene mentale", facendo punto qui, a meno che proprio si voglia specificare "allo scopo di garantire ecc.".



PRESIDENTE

Effettivamente, l'ultima frase, quella retta dal congiuntivo, indica una finalità che è implicita in tutto l'articolo Ha la parola il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Il Presidente è un po' il nostro Leo Pestelli. Anche la Carta costituzionale, per la verità, non sarebbe male se venisse riscritta in buon italiano. Purtroppo, a volte la fretta porta ad incorrere in errori ma è molto opportuno che ci sia chi si prende a cuore di rilevarli e proporne la correzione.
Abbiamo presentato, come Gruppo socialista, quest'emendamento, anzi questo nuovo art. 5 bis, proprio perché la sanità è parte non trascurabile anzi, preminente, in quei compiti che la Costituzione assegna alla Regione.
Conoscendo gli intendimenti governativi in materia, potremmo dire che con molta probabilità ci si affretterà da parte del Governo a dare le competenze relative alla Regione, per scaricarsi di una responsabilità, più che per una reale volontà politica. Sarà dunque una materia che verrà alla ribalta del Consiglio assai sollecitamente, perché il progetto di legge prevede che al 31 marzo '72 cessino tutte le attuali mutue, il cui numero varia da 80 a 100, e le 500 aziendali.
La Regione deve rendersi parte attiva, e, direi, considerare la sanità secondo i concetti più moderni. Finora il concetto di sanità faceva riferimento a chi si ammala e, bene o male, con maggiore o minore successo viene curato. Noi, invece, interpretiamo la sanità in modo assai più vasto direi, che parte dalla prevenzione e giunge, per determinati tipi di malattia, fino al recupero, sia nei casi di malattie comuni sia in quelli di malattie nervose (perché non è vero che chi è neurologicamente malato sia un irrecuperabile da mettere nei lager degli Ospedali psichiatrici, per non usare il termine ormai tradizionale di manicomi).
Si dice, poi, che la Regione, prendendo parte attiva, si fa promotrice di un'azione intesa a creare organismi di prevenzione e di controllo.
Giustamente infatti diceva il Consigliere collega Lo Turco che non basta regalare le medicine, ma si deve attuare in ben altro modo il compito della Regione. In altri termini, quando si parla di competenza conoscitiva e di controllo, si intende dire che i compiti della Regione sono assai vasti, cioè di carattere conoscitivo della situazione sanitaria della Regione e di controllo della stessa nonché, come conseguenza, anche di organizzazione, di prevenzione e di cura. Ad esempio, un problema assillante, e che non è ignoto ad alcuno di noi, perché a tutti noi capita di uscire per Torino, è quello dell'inquinamento dell'aria. Un mio conoscente, che arriva fresco fresco dal Meridione, giorni fa, vedendo Torino sommersa da una cappa plumbea, mi ha domandato: "Ma qui il sole non lo vedete mai? " E' probabile, effettivamente, che fino alla prossima primavera non lo vediamo più, il sole, perché non riesce a filtrare attraverso la coltre che grava per tutti i mesi invernali su Torino rendendo l'aria irrespirabile e predisponendo gli abitanti ad ammalarsi. Ma questo dell'atmosfera inquinata non è che uno degli aspetti da prendere in esame nel campo della sanità. Ad esso si aggiunge tutto il settore che riguarda gli ambienti di lavoro. Quanti operai, che lavorano in industrie ove si tratta la silice, o in altre in cui ci si muove in un'atmosfera impregnata di esalazioni, per esempio nelle carrozzerie, conservano la loro capacità lavorativa dopo un massimo di sei anni? La maggior parte dopo due tre, quattro anni non sono assolutamente più validi, perché gli alveoli cominciano ad occludersi, i polmoni non funzionano più.
Mi ha fatto piacere la dichiarazione del Consigliere Bianchi favorevole all'accettazione di questo articolo, proprio perché esso si basa sul concetto moderno ed avanzato della tutela della salute nel suo complesso.
Non sto a tediarvi oltre, dopo avervi già intrattenuti ieri per quasi un'ora su questi argomenti, che sono al centro dell'attenzione di noi socialisti perché riteniamo che la salute non sia soltanto un bene attinente all'individuo, al singolo cittadino, ma un bene collettivo, che bisogna salvaguardare. Praticamente, finora la salute è stata considerata fatto di interesse del singolo, rispetto al quale la società rimaneva indifferente; ora la società non deve restare più indifferente, tanto meno di fronte a malattie di natura professionale, che potrebbero essere evitate qualora fossero fatti più attenti controlli.
Per questi motivi il Gruppo socialista ha dato la sua piena adesione sottoscrivendolo, a questo articolo aggiuntivo.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

A nome del mio Gruppo dichiaro che ci asterremo dalla votazione, anche se, preciso, concordiamo sull'importanza dell'argomento sollevato dal collega Lo Turco e illustrato dal collega Bianchi e dal collega Viglione.
Ciò perché riteniamo che esso dovrebbe essere oggetto, se mai, di una iniziativa di legge regionale, essendo, sempre a nostro avviso, nello Statuto già sufficientemente espresso dai richiami contenuti nell'art. 4 che abbiamo testé votato relativi alla tutela della salute e dei diritti dei lavoratori.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre osservazioni, vorrei rileggere il testo con le correzioni sulle quali mi pare non vi siano state obiezioni.
Vorrei anche rilevare che quando ho indicato come proponenti "i Consiglieri Lo Turco, Revelli ed altri", l'ho fatto perché pensavo che gli "altri" fossero tutti Consiglieri dello stesso Gruppo; così invece non è, e, dato che le firme sono pure qualificanti, ritengo di doverne dare lettura al Consiglio. Questa proposta di art. 5 bis reca le firme dei Consiglieri Lo Turco, Revelli, Viglione, Calleri, Nesi, Giovana e Bianchi.
Ecco quindi il testo che verrebbe sottoposto alla approvazione del Consiglio: art. 5 bis - Tutela della salute dei cittadini "La Regione, nell'ambito delle sue competenze promuove ed attua un'azione legislativa e regolamentare intesa a creare ed organizzare gli strumenti più efficaci per un preciso intervento a tutela della salute dei cittadini, e specificatamente: a) costituisce organismi sanitari ed altri strumenti di intervento e di controllo nei luoghi di lavoro; per la tutela e la prevenzione delle cause che provocano danni alla salute b) favorisce la partecipazione dei comitati di fabbrica, dei lavoratori e delle categorie professionali alla gestione e alla direzione degli strumenti anti-infortunistici di medicina preventiva, di igiene generale e mentale".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Vorrei, se mi è consentito, chiedere che si inserisca un riferimento anche alla parte curativa e riabilitativa, di recupero.



PRESIDENTE

Dove? Alla lettera b), che tratta di strumenti anti-infortunistici medicina preventiva, igiene generale e mentale?



CALLERI Edoardo

No, perché è tutto incentrato sulla medicina preventiva. Si potrebbe formulare un altro punto in cui si dica che con gli stessi criteri si intende attuare una organizzazione relativa alla medicina curativa, di recupero e riabilitativa.



PRESIDENTE

Data la sua qualifica professionale di medico, la pregherei di aiutarci a fare quest'aggiunta in termini scientificamente validi, mettendo per iscritto quanto intende far inserire.
E' proposta una modifica alla lettera b). Mentre rimangono come li ho letti il cappello di quest'articolo e il punto a), il punto b), per contenere le integrazioni suggerite dal Consigliere Calleri e concordate anche con altri Gruppi, viene così modificato: "b) favorisce la partecipazione dei comitati di fabbrica, dei lavoratori e delle categorie professionali alla gestione degli organismi e degli strumenti anti-infortunistici, di medicina preventiva, di igiene generale di igiene mentale, nonché di medicina curativa e riabilitativa".
Questo è dunque il testo proposto dai Consiglieri di cui ho letto prima i nomi all'approvazione del Consiglio.
Se non vi sono altre osservazioni, pongo in votazione, come proposta di emendamento aggiuntivo, l'aggiunta, dopo l'art. 5 di un art. 5 bis con il testo che ho letto poco fa al Consiglio.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento aggiuntivo è approvato.
Esaminiamo ora l'art. 6 - Tutela delle minoranze.
Sull'art. 6, che si compone di due o tre righe, c'é la proposta di sostituirlo con un testo concordato.
Prima di porre ai voti l'emendamento soppressivo dell'intero articolo presentato dai Consiglieri del M.S.I., vorrei pregare coloro che hanno redatto il testo sostitutivo di darne lettura.



GIOVANA Mario

La nuova formulazione suona così: "La Regione tutela le comunità locali portatrici di un originale patrimonio linguistico, di cultura e di costume, e ne favorisce la valorizzazione"



PRESIDENTE

Sul testo della Commissione vi erano emendamenti presentati dai Consiglieri Nesi, Giovana, Minucci e Bianchi. Intendono ritirarli, in conseguenza della presentazione di questo nuovo testo? (La risposta è affermativa). Allora, se nessuno chiede di illustrarla, pongo ai voti la proposta di emendamento soppressivo dell'intero articolo, presentata dai Consiglieri Carazzoni e Curci. Ha facoltà di parlare il Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Abbiamo proposto la soppressione dell'art. 6 anzitutto per la sua assoluta indeterminatezza. Si dice che "la Regione tutela le minoranze" senza però specificare di quali minoranze si tratta, se di minoranze etniche, linguistiche, religiose. Se si allude alle minoranze religiose allora dobbiamo rilevare che la tutela di tali minoranze è compito dello Stato, in base all'art. 8 della Costituzione che recita: "Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge". (All'art.
9 della Costituzione si dice pure che "lo Stato tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione)." Se invece si tratta di minoranze linguistiche, dovremmo parlare, più che di lingue, di dialetti, e in questo caso riteniamo che esse possano essere ammesse dalla Regione, ma non tutelate. E poi, in che modo si intenderebbe tutelarle? Vogliamo forse ripetere qui le esperienze che già sono state fatte nella Regione, per esempio, del Friuli-Venezia-Giulia dove, tramite un disposto della Costituzione di quella Regione, simile più o meno a quello che si propone da noi, la Regione sovvenziona riviste e giornali delle minoranze slovene che svolgono attività antinazionali? Per fortuna, sono problemi che in Piemonte non si presentano. Vorremmo dunque che per lo meno venisse specificato di quali minoranze si tratta.



PRESIDENTE

Gli illustratori dell'emendamento ne hanno ampiamente parlato prima. Se vogliono, però, possono anche continuare nella loro illustrazione. Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Credo non si possa lasciar passare questo articolo senza una precisazione che mi è richiamata dall'intervento del Consigliere Curci.
Cioè, noi non abbiamo inteso assolutamente affermare che esistano delle minoranze religiose che debbano essere tutelate in quanto tali. Diciamo anzi, che non esistono minoranze di nessun tipo, in senso assoluto, nella nostra Regione: esistono varie espressioni religiose, culturali linguistiche, ciascuna delle quali trova nel quadro della Costituzione italiana, dal punto di vista dei principi, nel quadro dell'azione regionale dal punto di vista della sostanza, una sua tutela e valorizzazione.
Questo articolo, l'abbiamo già detto, ha lo scopo preciso di riconoscere nella diversificata vita e presenza culturale della nostra Regione particolari manifestazioni che hanno carattere storico di grande importanza e costituiscono ponte e tramite tra le culture europee. Questo accenno, senza polemica, vuol anche costituire un modo per rendere giustizia alla indifferenza o al pregiudizio con cui in passato si sono guardate queste espressioni autonome ed originali anche di natura linguistica, quasi che fossero capaci di portare attentato all'unità nazionale. Noi siamo convinti, invece, che questi valori accrescono, o possono accrescere, il comune patrimonio culturale. E' questo lo spirito con il quale abbiamo proposto e ci accingiamo a votare questo articolo.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre osservazioni, procediamo adesso alla votazione dell'emendamento soppressivo dell'intero articolo proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci. Chi è d'accordo di sopprimere l'intero articolo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
E' stata data lettura poco fa dal Consigliere Giovana, e adesso lo rileggerò anch'io, del testo di emendamento sostitutivo dell'art. 6, al quale proporrei di sovrapporre, come titolo, non essendone stato proposto alcuno, "Patrimonio culturale delle comunità locali", a meno che qualcuno abbia da proporne uno migliore.
Se non vi sono osservazioni, sottopongo all'approvazione del Consiglio il nuovo testo dell'art. 6: art. 6 - Patrimonio culturale delle comunità locali - "La Regione tutela le comunità locali portatrici di un originale patrimonio linguistico, di cultura e di costume, e ne favorisce la valorizzazione".
Non vi sono osservazioni? Pongo in votazione l'emendamento sostitutivo dell'art. 6, la cui approvazione comporta automaticamente la decadenza del vecchio testo.
Chi è d'accordo sulla adozione del testo di emendamento sostitutivo che ho testé letto è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Il Consiglio è riconvocato per domattina alle ore 10.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21,10)



< torna indietro