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Dettaglio seduta n.149 del 17/04/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Bilanci preventivi

Esame del disegno di legge n. 73 relativo al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1973 (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
E' iscritto a parlare il Consigliere sig.na Soldano.
Ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Signor Presidente, signori Consiglieri, il parere sul bilancio preventivo 1973, espresso dalla III Commissione è stato regolarmente trasmesso alla Commissione Programmazione e Bilancio e, almeno in parte ripreso nella relazione Dotti.
Alcuni colleghi, e della Commissione, e del Consiglio Regionale, hanno in questa sede ampiamente richiamato i gravi problemi relativi sia all'assistenza scolastica - intesa come graduale e concreta realizzazione del diritto allo studio, al di sopra di qualunque, possibile permanenza di vecchi, superati criteri discriminatori ed emarginanti - sia alla formazione professionale, nelle sue implicazioni reali con il mondo delle attività operative, e, di conseguenza, con quello dell'occupazione e con quello della produzione.
Problemi sociali, economici, umani, culturali sono stati, nel corso di questo dibattito, ampiamente richiamati ed illustrati. Mi sia permesso ora dare la mia adesione a quanto è emerso in questo dibattito, in coerenza con quanto è stato costantemente affermato dal nostro Consiglio Regionale in materia di assistenza scolastica e formazione professionale, con particolare riguardo a tutto ciò che significa processo formativo e promozionale dell'uomo.
Il bilancio 1973, pur nei suoi limiti di ordine tecnico e giuridico, se verrà attuato in una visione graduale di promozione umana e di azione programmata, con l'emanazione di opportuni provvedimenti, può costituire un mezzo efficace ed incisivo per la soluzione dei complessi problemi che travagliano la realtà piemontese. Sta a noi, alle forze disponibili nell'ambito del Consiglio e delle singole Commissioni, trovare i tempi e i modi per fare alla Giunta le proposte ritenute più valide, e analogamente tocca alla Giunta dare un'impronta decisa e coraggiosa allo strumento che oggi esaminiamo. In un certo senso, questa è un'occasione per riscoprire la capacità creativa della nostra fantasia e l'impegno delle nostre volontà.
Ritengo ora di dover richiamare l'attenzione della Giunta sul cap. 1312 del bilancio che èe proposto al nostro esame, a pag. 68 del testo, ove nella parte riservata ai lavori pubblici, si parla di contributi per l'adattamento di stabili di proprietà dei Comuni da adibire a scuole secondarie di primo grado ed elementari, art. 29 della legge 28 luglio 1967 n. 641, legge 17 dicembre 1957 n. 129, art. 12 della legge 1° giugno '42 n.
675. Si tratta della cosiddetta "edilizia scolastica minore", relativa ai lavori di sistemazione o riadattamento, comprendenti impianti di riscaldamento, pavimenti, infissi, servizi igienici, copertura di edifici eccetera. E' una voce che interessa in particolare i piccoli comuni specialmente quelli montani e collinari, i cui bilanci sono nell'assoluta impossibilità di affrontare spese per essi eccessive, anche se per noi possono apparire limitate, in quanto non si tratta singolarmente di cifre astronomiche. D'altra parte, certi edifici hanno bisogno urgente di riparazioni o sistemazioni, al fine anche di evitare deterioramenti che potrebbero divenire irreparabili.
Prendo atto che a questa voce il bilancio 1972 riservava 35 milioni e che il bilancio '73 oggi prospetta l'ipotesi di ben 300 milioni; cifra notevolmente superiore, che indica indubbiamente la sensibilità della Giunta per questo problema. Tuttavia, mi permetto chiedere alla Giunta di voler riesaminare questa voce di bilancio, anche in sede di eventuali variazioni, tenendo conto che, se non vado errata, presso l'Assessorato alla pubblica istruzione giacciono pratiche relative all'edilizia scolastica minore che globalmente farebbero prevedere una richiesta di circa tre miliardi. Occorre un riesame e, se possibile, un accoglimento anche parziale, delle molteplici domande pervenute.
Vorrei a questo punto rammentare che il problema relativo all'edilizia scolastica generale non è un problema di competenza regionale: anzi sarebbe in corso di presentazione da parte del Governo al Parlamento un piano quinquennale di investimenti straordinari a tale riguardo. Ci auguriamo che, in sede di discussione e di decisione, questa competenza venga passata alle Regioni. Ma accanto a questo grosso problema, e in attesa della sua soluzione, che non sappiamo quando si verificherà, esiste il problema dell'edilizia scolastica minore, che, se affrontato con una certa urgenza, almeno in un primo tempo gioverebbe assai per garantire il fabbisogno indispensabile, ripeto, almeno nei piccoli centri. In particolare, mi permetto far rilevare che nei piccoli centri l'edificio scolastico, nel rispetto dovuto all'autorità scolastica competente, è spesso luogo d'incontro delle componenti locali per approfondire problemi di interesse comunitario, a scopi formativi ed educativi in senso lato a scopi culturali. Affido pertanto tale richiesta alla Giunta, nella fiducia di un benevolo riesame. Grazie.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Ho chiesto la parola per sottoporre all'attenzione del Consiglio un problema che mi sembra della massima importanza, che è stato parte della piattaforma di lotta dei lavoratori per il contratto, che è oggetto di interesse da parte dell'opinione pubblica anche in questi giorni, e che ha un ruolo trainante nello sviluppo della nostra società: il problema della salute, che mi sembra un grande assente in questo dibattito, così come lo è nel bilancio e nella relazione aggiuntiva della Giunta.
Non ho bisogno di rifarmi a tutto quanto avviene nel Paese in rapporto ai problemi che attengono alla salute della popolazione. Posso solo ricordare che la cronaca dei giornali dà quotidianamente la riprova delle situazioni ospedaliere carenti e delle esigenze di un intervento preventivo quale condizione per affrontare in modo nuovo i problemi sanitari e ospedalieri.
Io mi sono posta questa domanda: poiché il problema della salute è problema importante e qualificante, che investe direttamente la vita dell'uomo, quale rilevanza ha questo tema nell'attività della Regione Piemonte? E' una verifica che noi non abbiamo mai potuto fare fino ad oggi in questo Consiglio, salvo che sporadicamente in occasione di dibattiti generali di bilancio, come in questo caso o di programma. Occorre rilevare il netto contrasto esistente fra l'interesse che questa questione suscita fuori di quest'aula e l'attenzione che il Consiglio Regionale ad essa dedica, e dal punto di vista del dibattito e dal punto di vista anche della stessa iniziativa legislativa.
I problemi della salute e il bilancio 1973. Si veda come si è giunti a questo bilancio. La cosa è già stata ampiamente ricordata da vari intervenuti, e pertanto mi limiterò a sottolineare i tre fatti principali: il documento della Giunta iniziale; l'attività della Commissione, che a mio avviso si caratterizza come uno dei momenti interessanti di questa fase della nostra attività per il modo in cui ha saputo interessare la società esterna (da questa partecipazione sono venuti contributi rimarchevoli, e il documento della Commissione al bilancio ne fa fede); infine, l'ultimo documento della Giunta, su cui sono state fatte delle osservazioni.
Mi preme rilevare, dal punto di vista del metodo, che la Giunta non deve stupirsi se la nostra posizione, quale risulta dalla relazione di minoranza esposta dal Consigliere Raschio, è piuttosto dura, mettendo in evidenza come questo bilancio sia tra i più contraddittori ed ambigui che siano mai stati presentati: ci è parso di cogliere nell'atteggiamento di qualche componente della Giunta un certa contrarietà, in quanto essi forse si attendevano sull'ultima relazione della Giunta un atteggiamento più positivo. La discussione, per quanto attiene non soltanto agli interventi fatti dai nostri banchi ma anche da altri banchi, dai componenti della stessa maggioranza, dallo stesso Gruppo democratico cristiano, mi pare abbia mostrato e confermato questa contraddittorietà: l'ultima relazione della Giunta contiene elementi di maggiore serietà, ma non ha niente a che fare con il bilancio di cui stiamo discutendo: al limite, si propone come un approccio diverso al bilancio del '74, per il quale sono state fatte delle proposte di metodo molto precise, a cui la Giunta deve rispondere.
Nella realtà del bilancio 1973 permane intatta la contraddizione tra quello che ha espresso la società, e che si ritrova nel documento della Commissione Bilancio è il documento contabile della Giunta. Sono stati operati alcuni ritocchi, su cui farò delle considerazioni, ma dal punto di vista qualitativo, rispetto alle richieste che erano state avanzate richieste che proponevano mutamenti di qualità direi della stessa struttura del bilancio, non è stata apportata alcuna variazione.
Chi ha citato i documenti che sono venuti dalle varie associazioni che hanno partecipato alla consultazione ha potuto leggere (comunque, il documento è stato distribuito a tutti) che proprio sul piano degli interventi per la salute sono venuti dei contributi piuttosto importanti ed interessanti: contributi di metodo, di linea, di interventi immediati. Sono venute alla Giunta da queste consultazioni delle indicazioni che avrebbero consentito ad essa di modificare positivamente la struttura del bilancio di apportare quelle innovazioni, quelle aggiunte che avrebbero fatto riconoscere nel bilancio quanto meno un tentativo di impostarsi diversamente. Questo non è avvenuto in linea generale, ma - ed ecco la critica più seria che io credo di poter fare - nemmeno nella relazione aggiuntiva della Giunta, dove, ripeto si riscontrano elementi di maggiore serietà nell'impostazione, dove si parla di impegni di carattere legislativo della Regione, noi ritroviamo un solo impegno, un solo elemento che dimostri qual è la volontà della Giunta nella formazione del bilancio per quanto riguarda i problemi della salute e dell'assistenza.
Bilancio programma. Richiesti di esprimere in Commissione un parere sul bilancio, noi abbiamo rilevato la necessità di conoscere prioritariamente le iniziative ed i programmi della Giunta. Per due considerazioni: 1) perché non ci sarebbe stato possibile dare un parere che riguardasse soltanto le cifre del bilancio (e anche i rappresentanti della Giunta hanno dovuto ammettere che un confronto sulle cifre del bilancio non era possibile); 2) perché ci sia il confronto è necessario che dalla controparte, in questo caso la Giunta che ha il compito di compilare il bilancio, vengano formulate idee, iniziative, programmi.
Noi avevamo avanzato inizialmente una richiesta, come è già emerso in alcuni interventi. Devo dire che la Giunta non perde occasione per ricordarci che questo non è un bilancio come quello degli enti locali ma un bilancio che segue la contabilità dello Stato. I rappresentanti della Giunta per il futuro potranno benissimo, risparmiarsi queste sottolineature, perché proprio noi in Commissione abbiamo sostenuto l'esigenza di un bilancio programmatico proprio perché siamo consapevoli che il bilancio della Regione, in quanto segue la contabilità dello Stato non può che porre a bilancio cifre che siano già state oggetto di provvedimento legislativo. Ma se così è, che dibattito ci sarebbe sul bilancio? Al limite se disponessimo di documenti da varie parti richiesti illustrativi dell'amministrazione corrente, potremmo almeno dire: va bene il programma di interventi sulla viabilità, gli acquedotti e le fognature invece di interessare questa fascia di comuni potrebbe interessarne un'altra. Ma non abbiamo neanche questi elenchi, e quindi la discussione sulle cifre del bilancio così come ci vengono presentate non è possibile non si fa, e questo hanno dovuto ammettere anche il Presidente della Giunta e l'Assessore al bilancio. Di qui, pertanto, la richiesta di un bilancio programma.
Che cosa vuol dire? Vorrei specificare, perché su questo la stessa relazione ha accennato ad un divario di impostazioni in Commissione. Noi non abbiamo chiesto di iscrivere nel bilancio contabile della Regione, ad esempio, 2 miliardi di lire, per interventi nel campo della prevenzione poiché non esiste un provvedimento legislativo in questo senso; ma abbiamo chiesto allora alla Giunta di elaborare un programma delle iniziative legislative che intende - e vogliamo sia raffigurato sia pure in linea di massima - avviare nel 73, affinché sia possibile confrontare idea a idea programma a programma.
Beninteso, noi non vogliamo ingabbiarci in un programma definito una volta per tutte. L'assemblea regionale ha molti soggetti dell'iniziativa legislativa, e quindi in ogni momento dell'anno finanziario della Regione è possibile ai vari soggetti presentare le più svariate proposte di legge nei campi di competenza della Regione. Ma affermare questo, affermare, quindi la più ampia possibilità di iniziativa legislativa, non vuol dire rinunciare al diritto di chiedere qual è comunque il programma che la Giunta intende portare avanti. In mancanza di questo, si va avanti alla giornata, si fa dell'ordinaria amministrazione, checché si voglia dire a questo proposito.
In rapporto alla richiesta che abbiamo avuto di esprimere un parere sul bilancio in Commissione, abbiamo avuto degli incontri con i due Assessori alla sanità e all'assistenza. Che cosa ne è emerso? Anzitutto, l'onesta dichiarazione da parte degli stessi Assessori interessati - e d'altra parte questo era scritto nella prima relazione del bilancio - che questo bilancio non contiene, di fatto, delle innovazioni, per il fatto che mancano le leggi generali di principio, che le proposte di legge in questo senso sono giacenti in Parlamento e non hanno neppure iniziato il loro iter burocratico, e che in questo frattempo non è possibile avviare altre esperienze. Comunque, è stato confermato in quella sede che il bilancio che ci è stato presentato, in nessun campo produceva innovazioni rispetto al metodo con il quale lo Stato era intervenuto finora. Inoltre, dal dibattito, che è diventato il confronto, cioè esposizione di proposte da parte dei Consiglieri del PCI, devo dire, è emerso che qualche idea c'è: gli Assessori hanno espresso le linee, non so quanto di programma della Giunta o quanto, invece di intenzione personale; comunque, qualcosa è emerso, qualche timido tentativo di produrre qualcosa di nuovo.
Al tirare delle somme, però - e le somme sono nella relazione ultima che ci è stata presentata - noi non abbiamo trovato niente di questo. E quando affermo che la relazione, se mai, può essere considerata essenzialmente come approccio al bilancio del '74 mi riferisco anche all'affermazione che lì viene fatta che in futuro il bilancio dovrà essere compilato sulla base di programmi assessorili e che nelle commissioni ci sarebbe un confronto su cui formulare le scelte di bilancio.
Allo stato attuale delle cose, il bilancio contabile non riflette, e nemmeno la relazione riflette, una delle questioni che pure sono state esaminate nell'incontro fra Consiglieri e Assessori alla sanità e all'assistenza. Era logico da parte mia prevedere, e comunque auspicabile che la relazione della Giunta esprimesse per questi due campi -- ma la stessa cosa vale per quello che è stato detto anche in altri - quali sono le intenzioni, i programmi, se alcune delle esperienze che si dice si vogliono tentare sono, oppure no, parte del programma che la Giunta svolgerà in questi mesi che ci rimangono del 1973.
Le proposte dei comunisti. Che cosa abbiamo proposto noi comunisti quali sono le proposte che ribadiamo ancora qui? Noi comunisti abbiamo partecipato a questo dibattito sul bilancio con i numerosi interventi forse persino troppi, tanto che personalmente sono stato in forse se intervenire anch'io, ed ho ritenuto di doverlo fare per i motivi che ho precisato all'inizio. Abbiamo partecipato attivamente pur convinti che allo stato attuale delle cose la Giunta non è disponibile ad alcuna modifica. Se avesse voluto, avrebbe avuto modo e tempo di farlo: ci sono stati, come ho rammentato prima, il documento della Commissione, gli incontri, in cui sono state avanzate proposte; avrebbe dunque potuto, o in sede di bilancio o almeno in sede di relazione aggiuntiva, recepire, in parte o in tutto queste proposte, per poi prospettarle al Consiglio. Quindi, eravamo ripeto, convinti che questo dibattito, pur così interessante per ciò che ne emerge, non soltanto dal nostro banco, e dal punto di vista delle cose concrete e dal punto di vista politico, non avrebbe prodotto variazioni sostanziose al documento contabile del bilancio. Perché, allora, abbiamo ugualmente svolto questi, interventi? Proprio perché vogliamo che l'opinione pubblica sappia comunque quali sono le proposte, non demagogiche, che i comunisti fanno per quello che noi diciamo essere un bilancio di tipo nuovo.
Per quanto concerne il problema che ho scelto ad oggetto della mia trattazione, quello della salute, quali sono state le nostre proposte? Devo purtroppo dire che io non dirò oggi nulla di nuovo, dovrò necessariamente ripetermi, poiché di queste questioni già in occasione del bilancio dell'anno scorso noi abbiamo parlato, altri interventi si sono occupati (senza, tuttavia, che oggi ancora noi ci troviamo di fronte ad iniziative concrete nel campo della salute).
Noi abbiamo chiesto, intanto, un intervento pianificatore. Abbiamo cioè, chiesto, fondamentalmente, la messa in atto di iniziative per l'elaborazione di un piano ospedaliero e sanitario; abbiamo proposto misure a lungo termine ed a medio termine, che devono avanzare in concomitanza con il piano di sviluppo economico regionale, oltre a misure immediate.
L'Assessore alla sanità ci ha esposto le sue idee a proposito del piano. Che cosa ne abbiamo dedotto? C'è un piano, commissionato dalla Giunta nel giugno non so bene se del '70 all'Ires, che è stato consegnato mesi or sono, e che in effetti è poi un aggiornamento del vecchio studio dell'Ires elaborato per conto del CRPO. Di questo piano l'Assessore non ha tenuto alcun conto. Nel contempo abbiamo saputo che l'Assessore, o la Giunta, ha costituito sette Commissioni, ognuna delle quali composta da tecnici: tecnici della materia, operatori sanitari, di cui non conosciamo neanche i nomi, ogni gruppo dei quali avrebbe il compito di formulare delle proposte per la formazione del piano ospedaliero.
Noi non sappiamo quali criteri siano stati posti alla base di questa ricerca, e ignoriamo gli obiettivi e le finalità: siamo quindi costretti a dire che iniziative di questo tipo, allo stato attuale delle cose, sono comunque iniziative che non possono produrre effetti positivi. Altro sarebbe stato (non voglio sempre ricordare l'esempio di altre Regioni: è questione di metodo) giungere ad iniziative di questo tipo con un dibattito preliminare in Consiglio Regionale o in Commissione, per stabilire appunto obiettivi, finalità e criteri. Altrimenti, dato che gli studi sono fatti per lo più da gente che lavora negli ospedali, i risultati di queste ricerche saranno sempre intonati alla richiesta di nuove sezioni ospedaliere, di altri posti letto. Cioè, da essi emergerà chiaro che alla base della ricerca non è stato posto quello che si dice di voler essenzialmente promuovere: l'intervento preventivo. Perché è certo che chi non parte per la propria azione di ricerca e proposta da questa base non può che finire, nella richiesta di istituire nuovi ospedali specializzati o nuove sezioni aggregate agli ospedali attuali. Mentre ponendosi come punto di partenza la finalità della prevenzione, si arriverebbe a ben altre conseguenze.
Noi lamentiamo, quindi, che non si sia fatto un dibattito, che non siano state rese note dalla Giunta le sue linee direttrici. Stante l'andamento del dibattito in Commissione, che è stato un dibattito e un confronto civile, c'era invece da attendersi di trovare nella relazione della Giunta l'indicazione di qualche iniziativa concreta da prendere nel campo della sanità.
Abbiamo avuto, dicevo, anche un incontro con l'Assessore all'assistenza. Abbiamo preso atto in quell'occasione di alcune idee che l'Assessore ci ha esposto molto onestamente ma che non ho avuto la sensazione che facessero parte di un programma bensì fossero piuttosto idee personali di chi, dedicandosi ad un certo settore, evidentemente deve pur essersi fatto un'opinione in rapporto anche a qualche esperienza pilota.
Era però auspicabile che anche per questo settore, che in questi giorni sta grandemente interessando l'opinione pubblica, la Giunta esponesse nella sua relazione alcune di queste idee. Non avevamo chiesto leggi e stanziamenti relativi, ma indicazioni di propositi e indicazioni di carattere legislativo. Non è venuto niente.
Salute nella fabbrica e medicina scolastica. Noi abbiamo richiesto ripeto, come intervento a medio termine, l'intervento pianificatore, come intervento immediato, l'attuazione dell'art. 6 dello Statuto, quello cioè che prevede iniziative per la tutela dell'integrità fisica dei lavoratori sui luoghi di lavoro; abbiamo richiesto, e l'abbiamo già ricordato nella relazione di minoranza, l'estensione su tutto il territorio, secondo le indicazioni emerse anche dalle forze esterne interessate al problema, un moderno servizio di medicina scolastica. Non, dunque, un intervento simultaneo in tutti i campi della prevenzione, ma prioritariamente su alcuni specifici settori.
Asili nido Abbiamo, poi, sollevato la questione degli asili nido. Com'è noto, e se n'é già discusso altre volte, le somme stanziate per il '72 non hanno potuto essere spese; pertanto, mettendo insieme le somme stanziate e non spese per il '72 e quelle per il '73, il Consiglio Regionale del Piemonte è in grado di spendere entro la fine di quest'anno 4 miliardi e mezzo per la costruzione e la gestione di asili nido. Una cifra importante che può consentire, grosso modo, di costruire 150 asili nido sul territorio piemontese. Non voglio muovere ancora una volta accusa per il fatto che le cifre stanziate in bilancio per il '72 relativamente agli asili nido non sono state utilizzate: mi preme mettere in risalto che abbiamo, come Consiglio Regionale, la possibilità di spendere quest'anno circa cinque miliardi. Per farlo occorre approvare rapidamente il piano del '72 approntare e approvare sollecitamente, in pratica prima di luglio, in modo che le somme possano essere utilizzate entro l'ottobre-novembre del '73: le somme stanziate per il '73, e così l'intervento della Regione in questo settore potrà assumere una sua fisionomia, risultare già abbastanza importante e notevole. Abbiamo anche detto che l'occasione è propizia per prendere atto come Consiglio Regionale di questa prima distribuzione e iniziare il dibattito per fissare i criteri in base ai quali approntare il piano pluriennale degli asili nido. La nostra legge prevede giustamente all'art. 2, che per gli anni successivi al '73 si proceda con un piano pluriennale, e ciò postula, come ho già affermato nella Commissione, un certo tipo di lavoro. Il piano pluriennale abbisogna di una serie di dati di indagini, di conoscenze per ottenere i quali occorre un certo periodo di tempo. Quindi, non bisogna perdere tempo: occorre da una parte approvare le spese per distribuire entro pochi mesi i cinque miliardi circa (quattro miliardi e mezzo) che abbiamo; dall'altra, mettere in movimento tutte le iniziative per approntare il piano pluriennale, affinché non ci siano soste, affinché nel '74 non si sia costretti a distribuire ancora il denaro sulla base soltanto delle domande pervenute.
Espongo qui la proposta che ho già fatto in Commissione: la mia opinione è che il piano pluriennale debba coinvolgere Comuni e Province.
Sulla base dei risultati di una serie di indagini statistiche effettuate dai Comuni, occorre stabilire il piano delle esigenze. Rivalta questa mattina ha citato il piano elaborato dall'Ires: è un piano di esigenze molto vasto che si affronterà attraverso piani pluriennali molto in là con il tempo. Però, è possibile fare stralci di questo piano pluriennale, fare un piano, per cinque anni, ad esempio, stabilire le esigenze, le priorità in rapporto ai problemi dello sviluppo economico, valutarne l'entità finanziaria e da questo punto di vista chiedere a Comuni e Province di contribuire alla costruzione degli asili. Nel momento, cioè, in cui la Regione assolve una sua funzione di indirizzo e di coordinamento investendo un miliardo (o anche di più in rapporto ad un piano che abbraccia una vasta estensione di territorio), credo sia giusto chiedere ai Comuni che, oltre ad avanzare richieste, contribuiscano, con la parte del proprio bilancio da destinare a servizi sociali, ad accrescere considerevolmente il fondo di intervento. Verrebbe messo a punto, allora un programma di intervento concreto, suscettibile di produrre nell'arco di alcuni anni risultati tangibili, e dal punto di vista del servizio che viene dato, e dal punto di vista anche dell'investimento di una quantità notevole di soldi.
Attendiamo risposte in questo senso, avvertendo subito che la preparazione di questo piano pluriennale deve seguire un metodo nuovo lasciando alla Giunta tutta l'iniziativa e la facoltà di proposta avvalersi dei contributi della Commissione e di altre forze che possono essere interessate.
"Fondo" per gli interventi preventivi. Abbiamo poi ripetuto la richiesta, come misura innovativa, della costituzione di un fondo di due miliardi per gli interventi nel campo della prevenzione. L'anno scorso quando avevamo avanzato questa richiesta, ci era stato detto che la cosa non era possibile perché la legge non lo consentiva: noi abbiamo potuto dimostrare (e l'Assessore e il Presidente ne hanno preso atto) che è possibile, invece, che già vi sono precedenti di leggi in questo senso. Si tratta di scegliere l'impostazione più appropriata. Qual è il fine che ha ispirato questa richiesta? Secondo me, questo può persino contribuire a far modificare la struttura del bilancio (faccio un'ipotesi che ha bisogno di una verifica): lo scopo è di unificare tutti gli interventi, che la Regione oggi già compie, per le funzioni che le sono state trasferite ma che sono disseminate qua e là vari capitoli del bilancio, in una voce unica, in un fondo che stabilisce i settori su cui la Regione interviene, per compiere opera di prevenzione. I campi sono diversi, e li abbiamo già indicati altre volte: potremmo farlo nuovamente qui, ma quello che ci preme soprattutto è indicare una linea.
Certo, è stato osservato che chi ha compiuto questa operazione si è limitato a stralciare le voci di bilancio per raggrupparle tutte in questo unico fondo. Ed è vero. Ma questo non vuol essere soltanto un'alzata d'ala per dimostrare che si interviene in modo nuovo. A mio giudizio, la costituzione di un fondo che riunisce tutte le voci del bilancio attuale più altre eventuali (i 500 milioni che sono stati messi nelle spese correnti per l'intervento nella fabbrica già lo scorso anno più i 500 stanziati ora portano la cifra a un miliardo, quindi il fondo può essere integrato anche con spese di investimento) ha come scopo principale quello di dare organicità, intanto, visione d'insieme in tutti gli interventi della Regione nel campo della prevenzione, di stabilire delle priorità lasciandone da parte alcune, per esempio, cioè impiegando la maggior parte di questo denaro per certi settori che poniamo prioritariamente in vista non solo, ma è possibile alimentare questo fondo, così costituito, con provvedimenti legislativi e normativi, laddove è possibile l'uno e laddove è possibile anche solo l'altro, per modificare l'attuale modo di intervento dello Stato per quanto possibile per iniziare interventi di tipo nuovo. Gli interventi fatti attingendo da questo fondo, così costituito, per legge sono interventi fatti sulla base di un provvedimento legislativo, e non spesa corrente. Con questo fondo si tratta, in ultima analisi, di fissare settori di intervento, stabilire le priorità, nutrire il fondo con provvedimenti legislativi o normativi sulle priorità stabilite. In particolare, noi riaffermiamo qui l'esigenza di intervenire prioritariamente rispetto ai vari settori fissati nel campo della medicina dell'igiene del lavoro e della medicina scolastica. A proposito di ci desidereremmo avere una risposta precisa.
La proposta conclusiva formulata dalla Commissione mista sindacati Giunta per l'intervento nel settore della medicina e dell'igiene del lavoro è una proposta di estremo interesse, che ha tra l'altro il pregio di promuovere un intervento non sulla base di indicazioni ma sulla base di esperienze che si stanno costruendo dal vivo, e che si muove nella direzione di una riforma sanitaria. Non credo di dover qui illustrare questo documento; certo, sarebbe stato auspicabile avere qui eco di questo tra l'altro di un lavoro che la Giunta ha fatto, nella relazione che è stata presentata. In sostanza, noi abbiamo chiesto all'Assessore nell'incontro: ritiene la Giunta di realizzare questo impegno, e cioè di costruire le unità di base, con delle equipes che hanno il compito di fare una serie di rilevamenti? O ritiene invece di proporre un provvedimento di legge per l'applicazione di questo accordo, e, aggiungo ora, nel quadro di un fondo per gli interventi nella prevenzione è possibile un provvedimento settoriale che specifichi immediatamente l'intervento della Regione per attuare questo accordo? Si tratta - e l'accordo lo prevede - di partire dalle esperienze in atto, di rivolgersi ai comuni, o a consorzi di comuni per favorire appunto l'intervento, contribuire all'intervento necessario in accordo con le organizzazioni sindacali, con i gruppi di fabbrica, per fare rilevamenti, per individuare le linee di un intervento capace di andare a monte delle cause che producono le malattie. E' un documento estremamente interessante, che sarebbe utile, credo, rendere pubblico perché costituisce, a mio avviso, un'esperienza tra le migliori delle Regioni d'Italia.
Io pertanto chiedo ancora qui, poiché non vi è stato fatto cenno nella relazione, quali risposte dà la Giunta. E' intenzionata a spendere rapidamente il miliardo che abbiamo, integrandolo in un fondo con un provvedimento legislativo, o in qualche altro modo - ma la nostra proposta in questo senso è molto chiara - per dar corso immediatamente ad interventi in questo settore? Lo dico, signor Presidente e Consiglieri, anche in rapporto ad un impegno, che recentemente ci siamo assunti approvando un ordine del giorno sulle lotte operaie, laddove affermiamo che "il Consiglio Regionale si impegna ad approfondire il significato e la portata sociale e civile interessante le stesse competenze regionali dei contenuti delle vertenze in ordine all'avanzamento del livello di vita nelle aziende e nella società".E' un impegno che ritroviamo oggi nel contratto di lavoro appena firmato. Qui non siamo più di fronte solo ad accordi di qualche azienda: oggi il contratto nazionale dei metalmeccanici fissa come uno dei punti qualificanti la difesa dei lavoratori sul luogo di lavoro. E' quindi urgente, oltre che politicamente interessante, oltre che qualificante per l'attività della Regione, fissare le linee di intervento, e noi sosteniamo con provvedimento di carattere legislativo. Sarebbe un risultato molto qualificante che il nostro Consiglio Regionale potesse nel '73 precisare completamente le linee di questo intervento, sarebbe un risultato apprezzabile, specialmente da parte dei lavoratori.
Unita di servizi sanitari e sociali. Vorrei ora circostanziare in connessione con ciò un'altra nostra proposta, che abbiamo più volte fatto.
Noi abbiamo in varie occasioni affermato che nel periodo che intercorre fra la decisione e l'approvazione del Piano ospedaliero e sanitario è necessario produrre un intervento capace di assicurare organicità ai vari interventi che oggi vengono fatti a livello di enti assistenziali, a livello di enti ospedalieri: abbiamo cioè chiesto di suddividere il territorio piemontese in circoscrizioni sanitarie. Da questo punto di vista ho già ricordato una volta, e ricordo ancora, che ci viene una dimostrazione dall'iniziativa della Provincia di Torino, che ha elaborato e si appresta ad approvare, una divisione in settori (non facciamo anche qui questioni nominalistiche, quello che conta è il concetto), in zone comunque, del territorio provinciale di Torino in cui orientare gli interventi di vario genere che si fanno in rapporto ai problemi della salute. Naturalmente, occorre dare a questi una direzione elettiva. In particolare, la nostra proposta è di istituire delle unità locali dei servizi sanitari e sociali. Cosa vuol dire? Vuol dire invertire la tendenza attuale per realizzare un sistema sanitario di tipo nuovo, a indirizzo eminentemente preventivo. Qualora la Regione volesse intervenire veramente in questa direzione troverebbe appunto - a noi pare e lo proponiamo qui la sua individuazione nella "unità locale dei servizi sanitari e sociali" .Ho sentito parlare di questo anche dall'Assessore Vietti: dunque il terreno non è incolto, c'é possibilità di discutere concretamente su queste questioni. Intendendosi, preciso, con tale locuzione un sistema il più possibile completo di servizi sanitari e sociali, responsabili dell'azione su un determinato territorio e in grado di fornire alle popolazioni ivi residenti ed operanti la garanzia di esercitare nel loro interesse i servizi di prevenzione, di cure, compresi quelli ospedalieri di base, i servizi di riabilitazione nonché tutti quegli altri servizi che sono necessari per il buon funzionamento e lo sviluppo della comunità.
E' ovvio che queste unità locali dei servizi sociali devono avere una gestione sociale, e quindi l'elezione, la nomina, la formazione comunque di organismi di partecipazione popolare che gestiscono i vari servizi che vengono fissati.
Ci sono alcune esperienze, non so se in fase di attuazione o di studio in questo senso, che parlano di distretti, e all'interno di questi di aree elementari. Il problema è sempre di cellulizzazione, senza fare questioni nominalistiche, dell'intervento: di considerare cioè le aree elementari a livello di 1000-1200 persone, i distretti ad un livello superiore, creando una rete di interventi che concernono la scala giusta per quel tipo di assistenza che a tale scala occorre dare. Io credo che sia possibile, se si accetta il concetto, porre allo studio una cosa del genere, e non è detto che debba essere fatto immediatamente per tutto il territorio piemontese, e possibile procedere per aree, muovendo da quelle zone in cui c'è maggiore sensibilità, o dove si punta, così come si fa il progetto pilota per l'area metropolitana di Torino per conto del Ministero del Bilancio. E' possibile che la Regione decida, nell'ambito dell'utilizzazione di questo fondo per la prevenzione, di esperimentare determinate zone, determinate esperienze all'interno delle quali si collocano i vari interventi; costituire, per esempio, le unità di base proposte dai sindacati e dalla Giunta per quanto riguarda l'intervento nella fabbrica; che si formi, quindi, una molteplicità di centri d'azione attraverso cui la salute è una gestione sociale e attraverso cui è possibile conferire all'intervento una capacità di andare veramente verso le reali, essenziali necessità della popolazione.
Assistenza agli anziani. La mia proposta è pure che a questo distretto a questa circoscrizione, a questo comprensorio sanitario, chiamiamolo come vogliamo, facciano capo diversi servizi, compresi, ad esempio, quelli domiciliari, sanitari e sociali, in particolare per gli anziani. Se noi dobbiamo tendere a superare l'attuale sistema delle case di riposo, che di regola non svolgono azione attiva e che, per la commissione di categorie di anziani, tendono a collocarli tutti allo stesso livello, affermiamo, sulla base di una concezione notevolmente sviluppata, che gli anziani autosufficienti hanno il dritto di rimanere nella loro casa, e quindi la comunità deve trovare il modo di organizzare i servizi a domicilio. In attesa di questo, però, le case di riposo esistenti devono essere invitare oltre che a migliorare la condizione attuale a promuovere esse stesse l'organizzazione di servizi domiciliari, di assistenza sanitaria e sociale.
Mi si consenta qui di fare un appunto: mentre avanzano queste idee per quanto riguarda queste esigenze, per quanto riguarda l'assistenza agli anziani, che non vengono respinte neppure nella relazione, o comunque nelle dichiarazioni dell'Assessore in sede di Commissione, che si sviluppi un concetto nuovo di assistenza non nel chiuso di un istituto ma con interventi specializzati a livello di comunità, noi vediamo che, invece di assumere posizioni di cautela quanto meno per quanto riguarda l'istituzione di nuove case, per quanto riguarda gli anziani e per quanto riguarda i bambini, la Giunta, su questa voce, nella prima stesura del bilancio, al cap. 1172, prevede la spesa di 100 milioni per la costruzione di iniziative per invalidi anziani bisognosi, per istituzioni di assistenza e via dicendo; per cui, pur dopo il dibattito, pur dopo che le organizzazioni sociali esterne hanno sollecitato interventi di nuovo genere, il documento finale passa da 100 a 300 milioni. Perché questo?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Le consultazioni.



BERTI Antonio

Ho voluto porre il problema perché occorre avere coraggio nelle cose.
So che, trovandosi di fronte a gente che soffre, si è portati a non considerare troppo i problemi. Ma, dovendo innovare, bisogna pur passare per questa strada; non è possibile dopo quello che è emerso dalle consultazioni che noi ci ritroviamo con 200 milioni in più, magari destinati a finanziare una nuova casa di riposo. Noi ragioniamo in termini realistici a non vogliamo distruggere le case di riposo che già ci sono: vogliamo però quanto meno iniziare un nuovo ciclo in cui si dica di no alle richieste nuove e si assumano iniziative. Ecco perché in quel famoso fondo di cui parlo, in cui è prevista anche l'assistenza agli anziani, è possibile prevedere un terzo tipo di intervento, oltre a quelli segnalati: per un moderno tipo di assistenza agli anziani.
All'Assessore Vietti, che mi osservava: ma il bilancio è di 2 miliardi e 800 milioni, dei quali 2 miliardi e 400 mila circa vanno in contributi la maggior parte dati agli ECA; ho obiettato a questo punto, lo stanziamento della Regione nel campo dell'assistenza è esaurito, e il nostro compito si riduce a trasferire la cifra agli ECA, esattamente come avveniva in precedenza. Mi si replica: ma noi abbiamo tentato di razionalizzare questo intervento, togliendogli carattere di elemosina con il trasformarlo in un contributo di ventimila lire che non è negativo rispetto alle carenze di prima. Ma questo non cambia di molto le cose: si tratta di intervenire in modo nuovo, cioè secondo la Costituzione, e di fare in modo che l'assistenza sia fatta dai Comuni. Io respingo anche l'obiezione che non è possibile superare gli ECA, che le richieste sono molte, che c'è la legge, e via di questo passo: anche se dobbiamo osservare la legge, niente impedisce alla Regione di intervenire con propri fondi per dare contributi a Comuni e associazioni di Comuni che sviluppino l'assistenza in modo nuovo, in modo diverso. Si manifesta in questo modo la volontà della Giunta, della Regione di intervenire.
Mi accorgo di essermi dilungato oltre il previsto: mi ha portato a prender tempo la passione per l'argomento e anche il fatto che sono rare le occasioni di parlare di queste questioni. Desidero dire anche che ad altri livelli, cioè a livello di unità sanitaria locale, dovrebbero ritrovarsi i servizi di ospedale generale, specializzati per handicappati, invalidi civili eccetera.
Ho voluto aprire il discorso su queste questioni, forse ampliandolo rispetto al passato. Potrei farlo in modo anche più dettagliato presentando una precisa proposta in questo senso. Nessuno ci vietava di presentare leggi in proposito, e questo ci è stato fatto rilevare anche dall'Assessore Armella in Commissione. Devo dire, però, che noi abbiamo elaborato dei disegni di legge e alcuni li abbiamo già anche presentati, ma non abbiamo l'intenzione di inflazionare. Abbiamo scelto la strada di produrre il confronto per far emergere soluzioni che possano trovare conclusioni in atti legislativi (ho detto l'altra volta, anche della Giunta). Se a ciò non si addiverrà (e che questa sia la tendenza lo si deduce dal fatto che la Giunta ha preferito ampliare le spese correnti) c'è un motivo preciso a nostro giudizio: l'ampliamento delle spese correnti deciso per alcune voci comporta provvedimenti amministrativi, che sono almeno si dice, di competenza della Giunta; il provvedimento legislativo invece, è un provvedimento che investe il Consiglio e la società. Non lo dico per lanciare accuse, faccio delle constatazioni: la spesa corrente è amministrazione, ripeto, l'amministrazione, si dice, è della Giunta, il Consiglio non può intervenire. Altra cosa è invece una legge per il Fondo destinato ad interventi nel campo della prevenzione: trattandosi di provvedimento legislativo, il tanto conclamato intervento legislativo della Regione è possibile. Perché oggi, parliamoci chiaro, non è possibile legiferare, mancando di leggi di principio e quando tutto avviene particolarmente a livello di spese correnti.
Mi si consenta ancora una considerazione. Si insiste molto spesso sull'inadeguatezza dei finanziamenti alle Regioni: è un rilievo che facciamo noi come voi, che fa anche l'Assessore al bilancio nella sua introduzione. Ma stiamo attenti, non è poi così vero, visto che costatiamo per esempio, che, pur non essendo nella possibilità di disporne autonomamente, la Regione può, per esempio, come risulta dall'intervento che ha fatto Ferraris, esprimere un parere che è determinante per esempio su 30 miliardi in agricoltura, una cifra indubbiamente assai rilevante. E' possibile, credo, se noi mettiamo insieme tutte le cifre che la Giunta amministra sotto la voce di "spese correnti ", vedere che le possibilità pur in carenza di leggi di principio di iniziativa legislativa, non sono estremamente limitate. Noi diciamo pertanto che, mentre è necessario rivendicare le leggi di principio (questa è un'azione che chiama in causa anche voi, evidentemente), se esiste la volontà politica è tuttavia possibile proporre interventi di carattere legislativo che già oggi consentono una maggiore possibilità d'azione alle forze del Consiglio e alle forze esterne. Se questa possibilità non ci verrà offerta, noi esamineremo l'opportunità di imboccare altre strade, tra quelle che il Regolamento ci offre, per esempio quella di pretendere che tutte le nostre leggi vengano comunque portate in aula, anche se destinate ad essere battute dalla maggioranza: ma sarà un'inflazione di leggi che non produrrà certo dei risultati positivi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il mio intervento, che ritengo possa essere breve, assorbirà anche la dichiarazione di voto.
Gia l'Assessore Paganelli, nella sua relazione aggiuntiva, ha rilevato efficacemente e correttamente quali sono i limiti quantitativi del bilancio ed i limiti, ancora una volta, delle competenze regionali, nonché i termini del confronto e del dialogo che è in atto a questo riguardo con lo Stato.
Ritengo che non vi sia stata né vi sia, intenzione da parte della Giunta e della maggioranza di questo Consiglio di eludere la richiesta di leggi-quadro o di principio, poiché, credo che il modo più efficace e più credibile di esercitare una pressione in questa direzione sia, intanto quello di dimostrare la volontà e la capacità di utilizzare tutte le possibilità e le competenze offerte dai decreti delegati e dalla legislazione esistente. Dico subito, per inciso, per la ricerca puntigliosa delle possibilità, delle prospettive che la legislazione esistente offre non è certo determinata da una vocazione all'ordinaria amministrazione.
Questo bilancio, perfezionando la linea e il metodo adottati con il precedente, mi pare segni in questa direzione un passo avanti. Si è detto e riconosciuto che il bilancio non può essere come tale programmatico, anche se può subire delle riforme tecniche per divenire più chiaramente leggibile, per renderne più evidente la struttura tecnica attraverso una suddivisione per materie ancor meglio che per Assessorati (a titolo personale, sommessamente osservo che forse anche per la ripartizione degli Assessorati una qualche rettifica, senza rivoluzioni, potrebbe essere consigliabile visto l'emergere dell'importanza di alcune materie e l'attenuarsi, di alcune altre). E' un bilancio, dunque, che pone le premesse e le condizioni per lo sviluppo e l'attuazione di un'azione programmatica e legislativa. Capisco le insistenze che si fanno perch questa virtualità diventi attualità, ma il constatare che questo bilancio ha questa virtualità, cioè questa capacità di consentire azione programmata, credo significhi già esprimere un giudizio positivo.
Un'altra obiezione che viene avanzata è che la Giunta vuol tenersi le mani libere. Potrebbe in parte essere obiettivamente vero e necessario considerata la fase in cui siamo. Le prospettive che sono state aperte in ordine al bilancio del '74 danno già una risposta ed un significato a questa riserva e a questa prudenza, che non vuol essere chiusura rispetto a certe prospettive. Non è, quindi, un calcolo machiavellico del governo regionale, bensì un'esigenza che investe l'intera Regione, l'intero Consiglio, in questa fase di preparazione del Piano regionale, in questo momento di definizione dei rapporti e delle competenze con lo Stato.
La consultazione, è stato osservato, ha dato motivo e luogo ad una serie di importanti sollecitazioni, indicazioni e proposte. Ma è stato già anche rilevato - in questo campo è già stato detto tutto, ormai - che siamo noi a dover fare poi il bilancio, siamo noi a dover fare poi le leggi, e che nella fase della consultazione è sufficiente ed è valido che vengano portate, anche qualche volta in modo grezzo, o avanzate fuori luogo o fuori tempo ma non inopportunamente, le proposte e le indicazioni che salgono dalla società. Dunque, anche questo bilancio, portato alla discussione e alla consultazione, ha offerto l'occasione perché tutte le categorie esprimessero le proprie osservazioni ed aspirazioni. Il fatto, però, che queste non possano trovare tutte corretta, immediata ed esplicita collocazione in questo documento e nei suoi capitoli non significa che esse si scontrino con la volontà di disattenderle: come proiezione andranno a confluire - e noi esprimiamo una volontà politica in questo senso - nelle leggi, negli atti amministrativi, nei piani di sviluppo, nei programmi d'azione che la Regione intende sviluppare. Gli interventi dei miei colleghi di Gruppo, ed anche altri molto costruttivi, nelle intenzioni e nei risultati, ce ne offrono materia. Noi non accettiamo, quindi, né la prospettiva né il riferimento - all'ordinaria amministrazione e all'immobilismo.
A questo riguardo proprio perché si è trattato di una pennellata di colore, mentre devo esprimere la mia gratitudine al collega Sanlorenzo che in tempi così duri e di pesante atmosfera ci ha sollevato efficacissimamente lo spirito con l'umorismo di cui tutti lo riconosciamo altamente dotato, qualità di pochi, che è sinonimo di intelligenza vorrei osservare - perché non permanga l'impressione di una maggioranza, oltre che immobilista, assolutamente chiusa in un clericalismo ottocentesco che il suo colorito riferimento a nomi ingenui, a diminutivi -- sono tempi, questi in cui farsi umili e piccoli non è più producente - può suonare a sproposito quando ci si riferisce ad istituzioni che sono apprezzati da chi le conosce. Immagino come sarà sobbalzato il collega Revelli nel sentir citare un'istituzione cuneese: guarda caso, si tratta di una delle più avanzate istituzioni che si dedicano ai sub normali, con gruppi-famiglie divisi in sette otto case e villette; istituzione per la quale, semmai, c'è da deprecare che il contributo sia insufficiente. E così pure quel Sant'Eusebio, nome che ricorre in canzoni popolari e folcloristiche denomina un'altra istituzione ancora più importante ed avanzata, e credo più che meritevole di considerazione. Ma non mi soffermo oltre su questo punto, per non fare neanche il torto a Sanlorenzo di credere che egli abbia voluto trattare un grosso problema. Probabilmente, gli ha preso un pochino la mano la sua attitudine all'umorismo, inducendolo ad allargare il discorso.
Si fa poi richiamo all'esigenza - il leit-motiv è echeggiato ripetutamente in Consiglio - di accompagnare il bilancio quanto meno con un programma legislativo molto vasto. Già si è detto dell'opportunità di un minimo di prudenza a questo riguardo, anche se un programma di questo genere non è da considerare strettamente vincolante, nel senso di una gabbia, come ha consentito Berti. L'enunciare programmi mirabolanti e il dare indicazioni per decine o per centinaia di progetti di legge credo serva ad accrescere lo scetticismo della gente. Io penso che sarà assai più importante e producente, in ordine ad una serie di progetti di legge che abbiamo già sul tappeto, che abbiamo non solo enunciato ma in parte elaborato, affrettare rigorosamente i tempi, dando a queste leggi un contenuto concreto ed un'operatività immediata. Credo che in questa direzione si possa operare.
Così, quando si parla della legge sulle comunità montane, credo di poter esprimere l'opinione e l'indirizzo del mio Gruppo nel senso che si debba provvedere con tutto l'impegno al finanziamento dei piani di sviluppo delle comunità montane, perché il costituirle, il creare delle strutture il delimitare, il sollecitare delle attese e poi arrivare con mezzi assolutamente inadeguati, ritengo non sia molto producente nemmeno sotto il profilo della costruzione democratica così come avvertiamo che la stessa ripartizione e suddivisione di queste comunità montane lascia in alcuni punti perplessi e non può essere di sicuro considerata un qualcosa di definitivo e di ottimale, per cui dovranno essere adottati degli strumenti per lasciare aperte delle prospettive.
Lo stesso vale per l'Ente di sviluppo agricolo e per quello dell'artigianato. Occorre un Ente di sviluppo agricolo che possa applicarsi immediatamente all'identificazione delle zone cui riferire i piani, possa applicarsi immediatamente alla stesura e allo sviluppo di piani in relazione a queste zone. Quanto alla sua struttura, colgo l'occasione di questo intervento per dire che non c'è preclusione da parte della maggioranza rispetto ad alcune esigenze che sono state ampiamente sottolineate nella consultazione; per esempio, dell'opportunità della presenza di esperti nel Consiglio d'Amministrazione, e così rispetto all'esigenza che il Consiglio non sia estraneo alla formazione ed elezione dei membri dei Consiglio d'Amministrazione dell'Ente di sviluppo agricolo.
Forse le due esigenze potranno anche fondersi e trovare una soluzione nell'ambito del Consiglio. Questo dico come enunciazione di un'apertura, di una volontà di trovare i punti di collaborazione e di convergenza per giungere rapidamente all'approvazione di questi strumenti che possano dare risposte positive e concrete a molte attese. Ci rendiamo poi perfettamente conto che un'attività come quella di un Ente di sviluppo dell'Artigianato o agricolo non possa non fornire elementi per un'efficace azione di controllo da parte del Consiglio, sulla base di documenti da aggiungere al bilancio o di relazioni che il Consiglio possa considerare e valutare.
Veniamo al problema della Finanziaria pubblica. Quando si prospetta in questa sede la Finanziaria pubblica evidentemente lo si fa finalizzandola rispetto ad una politica di sviluppo la quale tiene conto degli studi fatti per i piani di sviluppo, tiene conto degli indirizzi già formulati, delle materie e degli argomenti sui quali c'è larga convergenza: non si pensa all'istituzione in astratto di un ente che possa poi servire in tutte le possibili direzioni e di cui non si conoscano le finalità.
Così, quando viene sollevato, magari vivacemente e con accento accorato, il problema della zootecnia, certo, si tocca una questione che è estremamente scottante per tutta la comunità nazionale. Noi importiamo ormai per migliaia di miliardi di carne all'anno, e questo incide intanto sulle condizioni del mondo agricolo, che se potesse passare alla fase zootecnica si avvicinerebbe ai redditi industriali, perché è una delle strade che lo consente, e contribuirebbe alla soluzione di una serie di altri problemi dell'economia nazionale. E' evidente che stanziamenti di una dimensione già rispettabile come quelli che sono consentiti, dovranno essere inquadrati in un modo organico e serio in normative moderne. Io però, non escludo neanche che questo possa essere fatto utilizzando intanto gli strumenti esistenti. Gli inglesi ci hanno insegnato - e noi abbiamo imparato in genere sempre assai poco, in verità; da questa saggezza inglese che con leggi arcaiche e superate si sono fatte anche autentiche rivoluzioni. Il Gruppo D.C. è aperto dunque nei confronti delle categorie interessate ed è aperto nei confronti degli altri Gruppi per esaminare i modi e le forme più concrete ed efficaci di affrontare questi problemi.
Vi è poi un'indicazione che è emersa in vari interventi del Presidente della Giunta, che troviamo ancora una volta puntuale ad esprimere il pensiero non solo, evidentemente, dell'Assessore Paganelli al quale insieme alla Giunta, va la riconoscenza del Gruppo per il lavoro fatto così chiaro, al quale noi attribuiamo questo significato, univoco: superata l'attività, o parallelamente all'attività, per l'approvazione delle leggi fondamentali, alcune delle quali, ho enunciato, ci si dedichi attivamente ad affrontare e risolvere il problema delle deleghe delle funzioni amministrative agli enti locali.
A questo proposito ci sono due strade da scegliere. Mi pare che alcuni settori dell'opinione pubblica, alcune Regioni, di fronte ad una difficoltà concreta, di fronte a molte perplessità, di fronte alla durezza, diciamo così, delle soluzioni da adottare, abbiano pensato di fare qualcosa di molto originale ed effettivamente nuovo. Gli italiani sono ricchissimi di fantasia, è da tutti riconosciuto: non potendo fare le deleghe, si son preparate le dottrine, la filosofia sulle deleghe, e poi si sono applicati a tradurle in articoli di legge. Questa è veramente un'opera di grande genialità: credo però che sia un'opera di scarsa produttività sul concreto piano amministrativo. Dovremmo andare adagio, sia a mettere dei preamboli dichiarativi, come se fossimo sempre dei costituenti, ad ogni legge che facciamo, rischiando subito dopo di smentire nella pochezza dei contenuti le grandi promesse; così come dovremmo andare adagio a fare serie di leggi nelle quali si continui, perpetuando la fase costituente, ad enunciare dei principi, a formularli anziché in pagine scorrevoli di bella prosa discorsiva in una pesante prosa giuridica. Questa osservazione non vuol neanche essere, però, una scusa per eludere il problema. No, affrontiamolo concretamente, verificando materia per materia, attraverso i singoli decreti delegati, oppure non stando solo a questa impostazione e trovando magari delle sintesi che non sono consentite passando attraverso i decreti delegati. Ma arriviamo rapidamente e concretamente a realizzare le deleghe verificando poi nell'esperienza concreta le possibilità, le capacità degli enti locali di recepirle e le capacità e le possibilità della Regione di gestirle come indirizzo, come attività di propulsione e di controllo.
Ma lo sviluppo dell'azione regionale e il consolidarsi dell'ente, la sua risposta alle attese che sono presenti nell'opinione pubblica l'efficacia di una politica anticongiunturale, di promozione civile, di creazione di condizioni e di consumi sociali che creino il supporto per uno sviluppo democratico e per l'equilibrio sociale, tutto questo crollerebbe se il quadro politico si deteriorasse definitivamente. Qui si colloca, a mio giudizio, la formulazione di un modesto principio, che credo sia stato elaborato dalla recente esperienza. Per il nostro Paese, data la sua collocazione internazionale, data la sua struttura sociale e la sua tradizione, credo si possa dire che è valida questa indicazione: che quanto più lo sviluppo economico è consistente, quanto più l'efficienza dell'apparato produttivo è crescente, quanto più la struttura produttiva è irrobustita, tanto più forza acquisiscono in prospettiva i ceti popolari tanto più sono vicini traguardi di democrazia sostanziale, tanto più le masse popolari si integrano nello Stato. La stessa politica di consumi sociali è realizzabile ed agibile non solo sul piano quantitativo ma sul piano politico quanto più il sistema economico regge.
Qualcuno, stamattina, ha citato ancora una volta Lombardi a proposito del discorso sui bastoni nelle ruote o sul rischio che lo sviluppo neocapitalistico potesse anticipare altro tipo di sviluppo e renderlo impossibile risolvendo per altra strada i problemi sociali. Diciamo che in un Paese industrialmente avanzato, collocato, com'è l'Italia, lo sviluppo economico, come tale, approssima, avvicina la conquista democratica avvicina al potere le classi lavoratrici in un modo concreto, in un modo non reversibile. Solo la stagnazione, solo tutti i comportamenti che servono a rallentare la produzione, a rallentare la spinta agli investimenti, avvicinano alle vie dell'involuzione politica e della reazione. E speriamo che queste valutazioni meglio elaborate, siano adottate come linea politica costruttiva nel nostro Paese. Perché siamo giunti ad un momento veramente cruciale.
Le ipotesi, le prospettive, gli atti, i crimini, le congiure, il tentativo di demoralizzare il Paese per giungere ad uno sbocco totalitario sono di efficacia crescente e devono essere viste nella loro autentica pericolosità: non si possono giudicare soltanto intollerabili certi atti siamo ormai allo scatenamento anche della criminalità politica privata oltre a quella organizzata e strategicamente finalizzata. Abbiamo assistito con varie debolezze, di molte parti, allo svilupparsi di uno sport nazionale impunito: quello di attaccare le forze dello Stato pretendendo che queste non reagiscano. Ora ci troviamo sulla soglia di una china non risalibile: per difendere la legalità repubblicana occorrono rigore e fermezza giacobini. Quella che possiamo offrire noi, qui, è costituita solo dall'efficacia, dall'efficienza, dalla serietà del nostro lavoro per dare una risposta ai problemi che fanno carico alle nostre responsabilità.



PRESIDENTE

Ha la parola il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, il dibattito sul bilancio del 1973 è stato, come per il bilancio 1972, un'occasione per tutti di verifica, di approfondimento, di meditazione. Lo è stato per tutti i Consiglieri che sono intervenuti su temi generali o particolari e lo è stato certamente per la Giunta, la quale intende portare avanti una propria linea con realismo, con organicità, sapendo bene, ed avendola deliberatamente scelta, che questa linea non è costruita per riscuotere con discorsi ed impostazioni faciloni, plausi altrettanto faciloni, ma è una linea difficile, irta di incomprensioni, di resistenze e di ostacoli.
La linea è quella di costruire la Regione secondo il dettato della Costituzione dello Statuto, una Regione cioè articolata su un vasto decentramento di funzioni amministrative agli enti locali e perciò in grado di trarre da essi, dall'esercizio diretto della loro responsabilità amministrativa, oltre che dalle forze politiche che compongono il Consiglio Regionale, spinta, esperienza, consenso e partecipazione all'elaborazione di quelle profonde modificazioni legislative nelle materie di competenza regionale che sentiamo tutti necessarie, ma che intanto possono inverarsi in quanto si modellino sulla realtà viva che si propongono di modificare e contemporaneamente si colleghino alla struttura operativa degli enti che saranno chiamati a gestirle.
Il dibattito sul bilancio è stato un'occasione importante per la Giunta per verificare questa linea, per confrontarne le implicazioni con quanto è emerso dagli interventi dei colleghi di maggioranza e di opposizione, per meditare sulla validità del tragitto imboccato rispetto agli obiettivi perseguiti.
Io desidero intanto ringraziare tutti i colleghi per l'impegno dimostrato nel rilevare, ciascuno dal proprio angolo visuale, le mancanze le insufficienze, i silenzi certamente presenti nel bilancio, ma anche ci che di positivo esso presenta.
Da poco più di un anno sono in vigore i decreti di trasferimento delle funzioni amministrative dallo Stato alla Regione. Le leggi trasferite in gestione alla Regione e che allo stato attuale delle cose costituiscono la base su cui può innestarsi il momento legislativo regionale, si possono paragonare ad un complesso meccanismo produttivo che di colpo è passato dalla responsabilità gestionale d'un apparato direttivo abituato ad amministrarlo, ad un nuovo apparato direttivo che ne affronta l'amministrazione per la prima volta.
E' vero che nei decreti delegati si parla spesso di trasferimenti di uffici statali alle Regioni, per cui la continuità amministrativa, almeno sul piano dell'esperienza sembrerebbe essere se non garantita in qualche misura aiutata, ma la realtà, nella nostra come in altre Regioni, ma soprattutto nella nostra, è stata ed è molto diversa.
E' noto a tutti che gli uffici dello Stato in Piemonte non hanno mai sofferto di elefantiasi, ma sono sempre stati al contrario dotati di personale, soprattutto a livello dirigenziale, in numero insufficiente rispetto alle esigenze ed al ritmo di lavoro richiesto dai rapidi mutamenti della nostra realtà economica e sociale, dalla crescita della nostra società regionale.
La Giunta ha dovuto e deve muoversi in questa realtà, ha dovuto garantire la continuità dell'esercizio delle funzioni amministrative in una situazione di sottodimensionamento degli uffici trasferiti alla quale si è aggiunto un esodo di personale dirigente che alla fine del mese di giugno termine per usufruire delle agevolazioni di legge sul pensionamento, potrà essere valutato in tutta la sua portata.
A molti in questo Consiglio Regionale ed a troppi probabilmente al di fuori di questo Consiglio, sembra che questa nostra preoccupazione di garantire la continuità amministrativa resti un fatto di ordinaria amministrazione. Da un punto di vista, strettamente analogico esso lo è certamente, ma diventa straordinaria amministrazione solo che si ponga mente alla mole di problemi che il trasferimento delle funzioni ha proposto ed ai quali è stato necessario dare rapidamente una risposta operativa perseguendo al tempo stesso l'obiettivo politico di fondo di non compromettere, con una nuova e più ampia strutturazione dei quadri dirigenti, il disegno politico generale della delega delle funzioni amministrative agli enti locali, delega che fatalmente (almeno a nostro giudizio) e se si vuole guardare realisticamente in faccia alla realtà troverebbe sicuramente vischiosità e resistenze che sarebbero tanto maggiori quanto più ampio fosse il tessuto della burocrazia regionale nell'ambito di ciò che viene comunemente chiamata l'amministrazione attiva.
E' noto a tutti come l'appuntamento con l'effettivo esercizio da parte della Regione delle funzioni trasferite dallo Stato fosse e sia guardato a livello nazionale con non poco scetticismo sulle reali capacità delle classi dirigenti regionali a tenere il passo, e come proprio dall'esito di tale appuntamento dipenda la possibilità per le Regioni di rivendicare più ampi spazi di operatività, più elevati, finanziamenti ed un maggiore e più organico, trasferimento di potere.
La prima domanda che in questo Consiglio Regionale dobbiamo porci, che dobbiamo sicuramente porre noi della Giunta, alla nostra coscienza, è quella di sapere se rispetto a questi problemi, rispetto a questa sfida la Giunta abbia le carte in regola.
Noi riteniamo di sì e lo riteniamo non solo in rapporto all'impostazione operativa, che pure non è sicuramente perfetta, ma lo crediamo soprattutto in funzione del raccordo che abbiamo volutamente cercato di mantenere privo di compromissioni tra questa funzione operativa da noi giudicata transitoria, e quella destinata a dispiegarsi in un futuro prossimo attraverso l'estesa delega agli enti locali.
Ed è anche in relazione a questo obiettivo che la Giunta si è sempre dichiarata contraria all'emanazione delle cosiddette leggi di procedura: esse sono, a nostro giudizio, contraddittorie rispetto al decentramento e le Regioni che le hanno emanate si troveranno a dover affrontare il problema delle deleghe avendo creato, probabilmente senza pensarci strutture e bardature procedurali che per il solo fatto di esistere costituiranno un serio elemento frenante alla politica di decentramento. Si è cercato cioè di evitare qualsiasi tentazione di centralismo a livello regionale, qualsiasi tentazione di riprodurre in piccolo, o a livello regionale, le strutture statuali, catturando alcune funzioni e catturando un modo di gestire queste funzioni chiudendolo, senza lasciare che esso possa, nella fase transitoria del trasferimento e dell'amministrazione in sede regionale, essere valutato in tutta la sua portata per poter essere meglio, più compiutamente e più organicamente trasferito agli enti locali.
Il collega Simonelli ha ragione quando afferma che da parte mia è stato dichiarato che le due direttive di fondo del bilancio 1973 sono: 1) garantire la continuità delle funzioni amministrative 2) verificare la funzionalità degli uffici trasferiti anche ai fini della delega agli enti locali.
Il collega Simonelli ha ragione quando dice che si tratta di due condizioni preliminari ad una politica di bilancio. Ma ha torto - e me lo consenta - quando ci attribuisce l'intenzione di assumere queste due condizioni a pilastri del bilancio stesso, ma non di questo bilancio, bensì di una politica di bilancio. Noi non abbiamo affatto questa intenzione e non intendiamo affatto costruire una Regione concepita come organo di decentramento burocratico. Al contrario. Siamo talmente convinti che una concezione simile porterebbe rapidamente, nel giro di pochi anni all'asfissia della Regione, che tutto il nostro sforzo si accentra sul tema del più rapido approfondimento possibile dei contenuti legislativi in amministrazione alla Regione per essere preparati a trasferirne l'esercizio agli enti locali, cogliendo al tempo stesso l'opportunità di valutare, in un periodo breve di amministrazione diretta, le modificazioni da introdurre, le innovazioni da portare, le leggi nuove da proporre.
Il collega Simonelli non avrà probabilmente difficoltà ad ammettere che alla base di ogni seria riforma od innovazione legislativa è opportuno che sia posta una non superficiale conoscenza di ciò che si intende modificare ed innovare; sono queste le premesse che con l'obiettivo della delega agli enti locali la Giunta ha posto al bilancio del 1973, premesse destinate ad essere transitorie nella misura in cui la gestione stessa del bilancio darà l'avvio al loro superamento.
Certo, nel bilancio 1973 trovano allocazione gran parte delle spese precedentemente sostenute dallo Stato, ma molte di esse, in importanti settori di intervento, sono di gran lunga superiori e caratterizzano le scelte della Giunta: la relazione Paganelli ne ha evidenziato la portata ed il significato. Già questo, mi pare, dell'aver orientato la spesa con una visione ben chiara dell'intervento in campo sociale, dimostra che se identica a quella dello Stato è la tecnica di impostazione di bilancio (ed e ciò che può fare apparire il bilancio come uno strumento di mero decentramento burocratico) ben diversa invece è l'impostazione sostanziale del bilancio regionale, ed è a questa che occorre guardare anche per non incorrere in giudizi sommari, radicalmente errati.
Non starò a ripetere, per economia del dibattito, quanto il collega Paganelli ha già evidenziato nel suo intervento in ordine all'orientamento della spesa: credo che la migliore risposta starà nell'impostare e realizzare un metodo più raffinato per la presentazione e l'esame del bilancio, in modo che possano emergere con piena evidenza le indicazioni operative, Assessorato per Assessorato (sia pure con quelle ristrutturazioni alle quali si è riferito il Capogruppo della D.C. collega Bianchi) in modo da facilitare il confronto a livello di Commissioni e rendere più agevole, più articolata e più partecipativa la stessa consultazione che è ovviamente, e non può essere altrimenti, in gran parte settoriale.
In questo senso la Giunta si è impegnata e riafferma qui il proprio impegno, anche in relazione alle indicazioni del collega Raschio.
Un'impostazione di tal genere, collegata agli interventi operativi effettuati, consentirà anche di fugare quelle perplessità che hanno indotto il collega Sanlorenzo, nel suo intervento, a disturbare tanti Santi in Paradiso e qualche Cardinale in terra.
Il bilancio dovrà inoltre essere collegato, a giudizio della Giunta, ad una relazione sulla situazione economica complessiva della Regione, così come già quest'anno il collega Paganelli ha fatto nella sua relazione introduttiva al presente dibattito.
Il collega Rivalta ha ragione nel rilevare che il collegamento tra la relazione sulla situazione strutturale dell'economia piemontese e l'impostazione di bilancio quasi non appare. Ma ciò non vuol dire che non esista, vuol dire soltanto che essa non è del tutto chiara ancora, dal punto di vista degli strumenti giuridici e operativi, alla Giunta stessa rispetto agli obiettivi di riequilibrio settoriale e territoriale.
D'altronde lo stesso collega Rivalta ha posto in termini problematici il tema delle localizzazioni industriali, punto centrale di una pianificazione economico urbanistica che voglia davvero essere tale. E' possibile l'istituto dell'autorizzazione od occorre inventare altri strumenti, occorre operare attraverso vie indirette, ridimensionando ad esempio l'estensione delle aree destinate negli strumenti urbanistici comunali a zone di insediamento industriale, soprattutto là dove, come nell'area torinese, vi è un accentramento squilibrante? La via del piano territoriale di coordinamento e la via che la Giunta intende imboccare e sono grato al collega Rivalta delle indicazioni che ha dato in ordine alle modalità di formazione e di approvazione del piano territoriale di coordinamento, modalità che avremo modo di dibattere essendo intenzione della Giunta di procedere rapidamente alla formazione del piano territoriale di coordinamento dell'area metropolitana attraverso forme partecipative che, al di là dei nominalismi, si articolano comunque sulla presenza attiva degli enti locali interessati.
Non pare dubbio alla Giunta che sia, questa dei piani di coordinamento la via per perseguire gli obiettivi del riequilibrio territoriale l'incisività della quale potrà essere via via verificata proprio attraverso le modificazioni che di anno in anno potranno essere rilevate dalla relazione sulla situazione della struttura economica regionale.
La presentazione di tale situazione è apparsa e appare utile anche perché è in riferimento ad essa ed allo squilibrio interno tra i settori economici che ne compongono il quadro (primario, secondario e terziario) che occorre dimensionare gli interventi regionali.
In questo dibattito sono stati posti da Gerini, da Sanlorenzo, da Simonelli, da Ferraris, da Menozzi, da Bertorello importanti problemi relativi al settore agricolo. Non vi è, credo, uno degli interventi suggeriti che non abbia una sua validità, ma è fin troppo chiaro che occorre e soprattutto occorrerà scegliere una precisa linea di intervento definendo chiaramente quale tipo di agricoltura noi vogliamo sviluppare in Piemonte. La Giunta non ritiene che ci si possa appagare, nel quadro di una politica agricola, di proposte senza dubbio meritorie e di per se stesse anche valide, relative alla zootecnia, all'elettrificazione rurale, al risanamento, alla cooperazione, per garantire uno sviluppo dell'agricoltura; si tratta di stabilire quale sviluppo e quale in rapporto allo sviluppo degli altri settori. Le leggi sono strumenti che servono a realizzare certe finalità e sono queste che occorre precisare. Ecco perch il piano regionale di sviluppo è indispensabile, perché è nel quadro che esso postula che si possono e si devono collocare programmaticamente e organicamente gli interventi.
Ciò non significa, colleghi Consiglieri, che si debba rimanere inerti ed immobili in attesa del piano regionale, ma significa che occorre essere cauti nel dare l'avvio ad una legislazione regionale che può anche rischiare di diventare, come ha già sottolineato il collega Bianchi disordinata, settoriale, corporativa e collocarsi in termini contraddittori rispetto ad un quadro organico di programmazione.
Noi dobbiamo (ed è qui la difficoltà) trovare un giusto punto di equilibrio tra il breve ed il lungo termine, tra ciò che oggi appare utile e che domani potrebbe risultare uno spreco, una dissipazione. Consentitemi di dire che si tratta di considerazioni rapide, ma l'esperienza che tutti quanti abbiamo ci insegna che cose di questo genere sono già accadute; vi sono tante opere pubbliche disseminate in zone dove l'esodo e l'abbandono le hanno lasciate pressoché nuove ed inutilizzate, alle intemperie e alle rovine del tempo. E credo che queste siano cose che, nel quadro di un discorso pacato, sereno, di un confronto tra le varie forze politiche devono essere dette ed è una preoccupazione che non può certamente essere assente nel collegamento tra questa fase di passaggio, transitoria dell'attività amministrativa della Regione dal punto di vista della sua diretta amministrazione e la fase della delega agli enti locali vista nel quadro di una programmazione dello sviluppo regionale.
La domanda su quale tipo di agricoltura vogliamo non è n semplicistica, collega Bertorello, né mistificatoria e ad essa la risposta non la può ancora dare questo bilancio, il quale, come già ho detto, è ancora un documento di transizione sia dal punto di vista istituzionale, in attesa delle deleghe agli enti locali, sia da un punto di vista programmatorio, in attesa del piano regionale di sviluppo.
La stessa domanda è valida per il settore industriale, per l'artigianato, per l'industria turistica, per il settore dei servizi e della terziarizzazione. E' valida per l'istruzione, professionale e per la sanità che nell'ambito dei servizi rivestono un'importanza particolare ma che non è certo a se stante.
Il collega Berti mi vorrà consentire una risposta molto rapida ai temi che ha proposto, risposta necessariamente rapida perché l'Assessore desidera egli stesso, in altra sede, poterli approfondire. Ma non vi è dubbio che anche nel delicato settore della programmazione ospedaliera, al di là delle considerazioni che si possono fare sugli strumenti, sui metodi al di là dell'accentuazione, che anche noi condividiamo, della priorità della medicina preventiva rispetto al resto dell'assetto dell'assistenza sanitaria, dobbiamo intanto cercare di fronteggiare le esigenze che comunque esistono nella nostra regione e che attendono una risposta che evidentemente noi cerchiamo di mantenere in quei limiti di sicurezza tali da non compromettere il tipo di sviluppo di questo servizio rispetto al quale non credo ci siano dei dissensi di carattere sostanziale tra le forze politiche nell'interno di questo Consiglio.
I colleghi Conti, Besate e Revelli hanno dato delle indicazioni molto interessanti sia in ordine all'istruzione professionale che in ordine all'assistenza scolastica. E' evidente che su queste indicazioni la Giunta intende avviare un approfondimento ed è altrettanto evidente che intende collegarle a quella linea di fondo che abbiamo portato avanti e che riteniamo debba caratterizzare l'attività dell'amministrazione regionale che è in definitiva attuativa di postulati del nostro Statuto che abbiamo unanimemente approvato.
I colleghi Rossotto e Fonio hanno ricordato il nostro appuntamento con l'ecologia. E' stato ricordato che uno stanziamento in bilancio che forse poteva essere il fiore all'occhiello, è andato via via diminuendo. Parlando con due avvocati e quindi con due persone non sprovvedute dal punto di vista giuridico, devo dire che se questo fondo è stato tolto è perché da parte della Ragioneria di Stato ci è stato detto che in materia di igiene dell'ambiente e del suolo non potevamo mettere questi stanziamenti nelle materie trasferite, ma dovevamo metterli nelle materie delegate. E' per questo che in bilancio vengono riportati tra le contabilità speciali e vengono indicati per memoria. Il problema sarà di sapere (e lo abbiamo posto a livello nazionale) se la Regione ha facoltà di integrare questa materia, ma questo è un dato di fatto con tanto di lettere ufficiali da parte della Ragioneria generale dello Stato.
Noi crediamo che questo nostro impegno sull'ecologia resti un nostro impegno convinto, così come resta un nostro impegno quello di una politica di acquisizione di aree verdi, politica che è anche stata ricordata oltre che dal collega Simonelli anche dal collega Calsolaro.
Come ha già ricordato nel suo intervento il collega Cardinali, siamo ad un anno dal trasferimento della delega delle funzioni amministrative alla Regione e l'urgenza di assicurare la continuità amministrativa non è né una scusa né un pretesto, è una realtà; è una realtà che ci ha spesso tormentati nello sforzo costante di non precostituire o lasciar precostituire situazioni contrastanti con l'obiettivo di costruire una Regione articolata sul decentramento e sulla programmazione.
Un anno è un tempo brevissimo nella vita delle istituzioni: la Giunta ha scelto una linea e ad essa si attiene, l'ha scelta nella convinzione che sia l'unica strada percorribile per attuare lo Statuto sul piano istituzionale e per realizzare nel concreto, attraverso una programmazione organica, un modello nuovo di sviluppo regionale.



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso.
Dovremmo procedere adesso alle operazioni di voto. Vorrei sentire dall'assemblea se è d'accordo sulla proposta che faccio: si proceda articolo per articolo alla votazione, giunti al termine della votazione si facciano le dichiarazioni di voto prima della votazione complessiva del bilancio; salvo che si preferisca fare adesso le dichiarazioni di voto, ma mi sembrerebbe più opportuno collocarle a quel momento. Se non ci sono difficoltà procediamo allora in questa maniera.
Vorrei ancora pregare i colleghi Consiglieri di prendere nota che il testo ciclostilato che è stato testè distribuito non è corrispondente al testo effettivo che invece trovano nel volume del bilancio, perché vi sono delle cifre indicate in maniera difforme. Per esempio nel testo dattilografato hanno: "E' approvato in lire 70 miliardi 54 milioni" là dove invece è approvato in 73 miliardi 562 milioni.
Il testo sul quale si vota è quindi quello allegato al volume contenente il bilancio di previsione per l'anno 1973.
Chiede di parlare per alcune precisazioni sul documento del bilancio l'Assessore Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore, Assessore al bilancio

Signor Presidente, io ho predisposto un appunto per la distribuzione ai colleghi Consiglieri relativo a piccoli emendamenti sul testo che accompagna alcuni capitoli del bilancio, testo che viene suggerito in una formulazione più precisa dalla Ragioneria dello Stato e che consentirà certamente una più facile approvazione.
Si tratta di alcuni capitoli che vengono indicati o con una diversa formulazione, o con un richiamo ad articoli di legge. Sono i capitoli 520 743, 830, 1018, 1104, 1338, 1339, 1404.
Nel prospetto che viene distribuito ai Consiglieri, viene anche indicata l'opportunità che il capitolo 270 dell'Entrata venga trasferito dalla categoria 16 alla categoria 15 dello stesso Titolo VI dove assume il n. 130 conservando la stessa dicitura e la stessa indicazione per memoria.
Conseguentemente il cap. 1620 della spesa viene trasferito dalla categoria 20 alla categoria 19 dello stesso Titolo IV dove assume il n.
1460 conservando la stessa dicitura e la stessa indicazione per memoria.
Verrà poi suggerita una modifica all'art. 7 della legge.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

Fatte queste precisazioni, passiamo alla votazione articolo per articolo.
Vorrei pregare i colleghi di rimanere in aula, in maniera che le operazioni di voto si rapidizzino.
"Art. 1 - E' approvato in L. 73.562.000.000, come dalla tabella n. 1 annessa alla presente legge, lo stato di previsione dell'entrata della Regione per l'anno finanziario 1993.
Sono autorizzati, secondo le leggi in vigore, l'accertamento e la riscossione dei tributi istituiti dalla Regione, nonché la riscossione nei confronti dello Stato dei tributi erariali attribuiti alla Regione ed il versamento, nella cassa della Regione, delle somme e dei proventi dovuti nell'anno finanziario 1973".
Si proceda all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
"Art. 2 - E' approvato in L. 73.562.000.000, come dallo stato di previsione di cui alla tabella n. 2, annessa alla presente legge, il totale generale delle spese della Regione per l'anno finanziario 1973.
E' autorizzato il pagamento delle spese, in conformità allo stato di previsione di cui al precedente comma".
Nessuno chiedendo di parlare si passa alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Art. 3 - E' approvato il quadro generale riassuntivo del bilancio per l'anno 1973, annesso alla presente legge".
Non essendovi iscritti a parlare si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'art. 3 è approvato "Art 4 - Sono considerate spese obbligatorie e d'ordine, ai sensi e per gli effetti dell'arti 40 del R.D. 18 novembre 1923, n. 2440, quelle descritte nell'elenco n. 1, annesso allo stato di previsione della spesa.
Il Presidente della Giunta Regionale, su conforme deliberazione della Giunta, dispone con proprio decreto, il prelevamento, dal fondo di-riserva per le spese obbligatorie e d'ordine, di cui al capitolo 1014, delle somme da iscrivere nei capitoli di spesa indicati nell'elenco di cui al precedente comma".
Nessuno chiedendo di parlare si passi alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto No 18 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
"Art. 5 - E' approvato l'elenco n. 2, annesso allo stato di previsione della spesa, dei capitoli relativi alla restituzione di somme avute in deposito o comunque introitate per conto di terzi.
Il Presidente della Giunta Regionale, su conforme deliberazione della Giunta, dispone con proprio decreto l'iscrizione, in corrispondenza con gli accertamenti delle entrate, delle somme occorrenti per la regolazione delle spese di cui al precedente comma".
Nessuno chiedendo di parlare si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
"Art. 6 - Per provvedere ad eventuali deficienze nelle assegnazioni di bilancio che non riguardino le spese di cui ai precedenti articoli 4 e 5 il Presidente della Giunta Regionale, su conforme deliberazione della Giunta, provvede con proprio decreto, in conformità dell'art. 42 del R.D.
18 novembre 1923 n. 2440, al prelevamento di somme dal fondo di riserva per le spese impreviste, di cui al capitolo 1016, ed alla loro iscrizione nei capitoli da integrare od in capitoli nuovi.
I decreti del Presidente della Giunta Regionale che dispongono i prelevamenti dal fondo di cui al comma precedente sono pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione e sono presentati, entro 30 giorni dalla pubblicazione, al Consiglio per la convalida con legge regionale".
Non essendovi richieste di parola, si passi alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
"Art. 7 - Il Presidente della Giunta Regionale, su conforme deliberazione della Giunta, dispone con proprio decreto l'iscrizione, nei capitoli 29, 126 e 128 dell'entrata, delle somme assegnate alla Regione dallo Stato in base alle leggi richiamate nei capitoli stessi, nonch l'iscrizione di dette somme nei corrispondenti capitoli di spesa in conformità alle loro specifiche destinazioni.
Con analoga procedura si provvede all'istituzione di nuovi capitoli di entrata per altre eventuali assegnazioni disposte dallo Stato alla Regione ed all'istituzione dei corrispondenti capitoli di spesa".
L'Assessore Paganelli chiede di parlare, ne ha facoltà



PAGANELLI Ettore, Assessore al bilancio

Conseguentemente a quanto annunciato prima e cioè allo spostamento del cap. 270 alla categoria precedente dove assume il n. 130, chiedo che venga aggiunto, dopo i capitoli 29, 126 e 128, anche il cap. 130.



PRESIDENTE

C'é la proposta di un emendamento aggiuntivo che come tale devo mettere in votazione per alzata di mano prima dell'articolo.
Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato a maggioranza.
Nessuno chiedendo la parola, pongo in votazione l'intero art. 7 con l'emendamento aggiuntivo testè approvato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
"Art. 8 - La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Nessuno chiedendo di parlare si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Prima di passare alla votazione finale dell'intero testo della legge dò la parola per le dichiarazioni di voto, che intanto è stata chiesta dal Consigliere Zanone.
Il Consigliere Zanone ha facoltà di parlare.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, il voto finale che il Gruppo liberale darà al bilancio di previsione per l'anno 1973, deve essere accompagnato da alcune osservazioni che desideriamo esprimere, a conclusione del dibattito che si è svolto con l'apporto costruttivo dei colleghi Fassino nella I Commissione permanente e dei colleghi Gerini e Rossotto in aula.
La prima osservazione, che richiamerò con estrema brevità perché è stata condivisa da quasi tutti gli intervenuti, riguarda il mancato coordinamento fra il documento di bilancio e la determinazione degli obiettivi del piano di sviluppo regionale.
E' certamente vero che il bilancio non può essere una gabbia in cui debba rinchiudersi tutta l'attività legislativa della Regione, ma a nostro avviso è altrettanto vero che solo questo coordinamento con il piano potrà assicurare l'impiego del bilancio, pur nei limiti molto ridotti della sua portata economica, come strumento di azione congiunturale e di collegamento fra il ritmo di sviluppo economico e la politica delle riforme; potrà cioè almeno in parte, assicurare il conseguimento di quegli obiettivi che erano condivisi sia dalla relazione dell'Assessore Paganelli, sia dalla relazione di maggioranza del collega Dotti e che la stessa relazione dell'Assessore Paganelli ha tuttavia ridimensionato con giusto realismo.
Anche per questo esercizio, come per il precedente, la situazione provvisoria di una mancanza di coordinamento fra bilancio e piano non pu essere imputata alla negligenza di nessuno e deve essere accettata come uno stato di necessità dipendente da scadenze temporali insuperabili. Ma il nostro augurio, che vogliamo qui ripetere dopo averlo espresso nella discussione che precedette la formazione della Giunta Regionale, è che il bilancio 1974, che sarà l'ultimo esercizio totalmente utile per il programma della prima legislatura regionale, possa inserirsi in una logica programmatoria chiaramente definita negli indirizzi fondamentali, e questo anche in considerazione delle maggiori disponibilità di entrata che nel prossimo esercizio dovrebbero essere affidate alla Regione e dell'avvio di una razionale politica di ricorso ai mutui per le spese di investimento.
La seconda osservazione, che collego direttamente con la prima, e che la collocazione del bilancio come momento attuativo del piano di sviluppo economico e sociale della Regione potrà avere, nelle intenzioni del Gruppo liberale,o un utile effetto per contenere la tendenza (che già si profila) a ripetere, ricalcando le orme dell'amministrazione dello Stato, ciò che deve considerarsi un limite grave dell'azione pubblica: cioè la politica degli interventi in campo economico e soprattutto in campo sociale gestita attraverso interventi settoriali o, come ha detto poco fa il Presidente della Giunta, "corporativi", ossia interventi diretti a soddisfare istanze anche legittime avanzate dai diversi gruppi di pressione e di influenza.
Per concretare questo riferimento con un esempio, di cui avverto tutta la potenziale impopolarità, devo dire che noi non ignoriamo ad esempio la rilevanza sociale delle categorie dei lavoratori autonomi, dei coltivatori degli artigiani, dei commercianti, i quali fra l'altro hanno anche il merito di comprendere una quota non indifferente dell'esiguo elettorato liberale; noi non disconosciamo l'opportunità di colmare il divario che ci può essere fra l'attuale sistema assistenziale per queste categorie e per quelle del lavoro dipendente; tuttavia non si può affermare che abbiano un carattere innovativo e che possano essere catalogati nella strategia delle cosiddette riforme interventi sul tipo del "premio di natalità", un termine che ricorda, "absit iniuria" per il collega Menozzi, antiche battaglie demografiche. Questi interventi possono forse anche essere accettati come soluzioni provvisorie, purché si concordi sulla loro sostanziale diversità da una politica effettiva di programmazione sociale.
La terza ed ultima osservazione che qui voglio esprimere è che, al pari degli atti della programmazione, anche l'attività legislativa del Consiglio è sottoposta a tempi che non possono ridursi al di sotto di una certa gradualità di scadenze. Questa considerazione realistica pone però ancora una volta, come è stato da varie parti ricordato in questo dibattito, il problema delibato della distribuzione delle competenze fra gli organi della Regione; e conferma l'opportunità che il Consiglio non venga comunque neppure in via transitoria, spogliato della veste che gli compete, di massimo organo deliberante della Regione in quanto espressione diretta dell'elettorato. E' una questione intricata nei suoi aspetti costituzionali ed amministrativi, ma abbastanza chiara nei suoi connotati politici.
Desidero citare un altro esempio, ancora dedotto dal settore dell'assistenza sociale. Devo dire che sull'unico aspetto in cui finora la Regione ha potuto direttamente esprimersi in sede legislativa, nel settore degli asili nido, va dato atto all'Assessorato competente di avere predisposto un quadro chiaro, ragionevole e politicamente anche neutrale dei metodi e dei criteri con i quali la Giunta intende attenersi nell'erogazione degli stanziamenti di bilancio. Ma si tratta, purtroppo, di un caso che non può essere generalizzato nel momento attuale, perché la grande maggioranza dei capitoli deve fare riferimento a norme statali che la Regione recepisce senza interventi modificativi.
Ora, se questa attività amministrativa che copre oggi la gran parte dell'esercizio di bilancio, deve essere gestita dalla Giunta senza una corresponsabilità politica generale del Consiglio o quanto meno senza un'adeguata informazione, questa situazione facilmente può dare luogo a divagazioni ed illazioni come quelle contenute, con dovizia di particolari ameni, nell'intervento del Consigliere Sanlorenzo; oppure, al puro e semplice trasferimento verso enti di cui conosciamo anche i limiti oltre le benemerenze, come gli enti comunali di assistenza che finiranno per assorbire gran parte degli stanziamenti regionali in materia di beneficenza pubblica.
Noi comprendiamo, sebbene la nostra conoscenza in merito sia del tutto indiretta, le difficoltà che la Giunta, il suo Presidente ed i singoli Assessori incontrano probabilmente ogni giorno nel garantire quanto meno la continuità dell'azione amministrativa degli uffici nella presente fase di impianto ancora precario; quindi non èe per rendere questo compito ancora più difficile, ma anzi per collaborare in quanto possibile e senza diminuire le prerogative della Giunta e i requisiti dell'efficienza, che ci sembra necessario trovare un giusto ed equilibrato temperamento alla prassi che la Regione tuttora necessariamente segue e che può essere definita quella del governare amministrando; nel senso che sugli atti amministrativi di carattere generale e di rilevanza politica non venga a mancare il concorso anche critico delle forze rappresentate nel Consiglio Regionale.
Con queste osservazioni, che ci sembrano, coerenti non solo con la collocazione che i liberali hanno nell'ambito della maggioranza, ma anche con l'obiettivo più generale del corretto funzionamento dell'intero Consiglio, il Gruppo liberale dichiara il proprio voto conclusivo favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nesi che l'ha chiesta.



NESI Nerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, è veramente sorprendente sentire un discorso come quello del collega Zanone che si conclude con una dichiarazione di voto a favore del bilancio della Giunta, a nome del Gruppo liberale.
Il Gruppo consiliare socialista voterà contro il bilancio proposto dalla Giunta, in parte per le ragioni per le quali il Consigliere Zanone vota invece a favore e poi per una serie di altre ragioni che mi sforzer di enumerare. Sono le ragioni che il collega Simonelli nella sua analisi generale ed i colleghi Calsolaro e Fonio nei loro interventi specifici hanno messo in evidenza questa mattina e ieri. Il mio compito però è reso più facile dal fatto che il Presidente della Regione, nella sua replica per quanto abile (abbiamo notato come egli, attraverso l'opposizione, abbia cercato di moderare alcuni insani appetiti di parte della sua maggioranza) non ha offerto alcun elemento nuovo rispetto alle impostazioni. Sono rimaste in particolare senza risposta le nostre osservazioni sulla necessità di impostare una programmazione per progetti e le puntualizzazioni che abbiamo fatto, soprattutto attraverso il discorso del collega Simonelli, su alcuni problemi specifici che la Regione Piemonte dovrà pure affrontare. E' tardi, ma forse non ancora troppo tardi, per prendere delle iniziative che non siano soltanto quelle dell'ordinaria amministrazione.
E sono rimaste senza risposte le nostre osservazioni sulla mancanza di collegamento tra bilancio e piano, o per lo meno una l'hanno avuta, ma dal collega Zanone. In realtà questa risposta non ci poteva essere, perché il bilancio 1972 non è altro che la sintesi del modo di essere della Giunta e la sua espressione più autentica, è la manifestazione della volontà della Giunta (riconosciuta dallo stesso Presidente Calleri) di essere una pura e semplice continuatrice dell'azione amministrativa già svolta dall'autorità centrale e di porsi come erogatrice di fondi sulla base delle leggi statuali.
Coerentemente con questa impostazione, il bilancio si traduce perciò in un'elencazione di impegni che riproducono in gran parte quelli contenuti nel bilancio dello Stato. Non solo, ma anche quando la Giunta aveva mostrato, a suo tempo, di incamminarsi verso un maggiore approfondimento dei grandi problemi regionali e verso la creazione degli strumenti necessari per avviarli, almeno parzialmente, a soluzione, si è limitata a pure e semplici enunciazioni che non hanno avuto alcun seguito. Basti pensare alle nuove strutture regionali quali la Finanziaria di sviluppo l'ente per l'artigianato, il piano regionale delle acque, di cui ha parlato oggi il collega Fonio, basti pensare che anche in agricoltura, che si sarebbe supposto essere il campo di azione nel quale la D.C., anche per la sua composizione sociale, aveva maggiore interesse ad intervenire, non si è avuta alcuna fantasia creatrice se non quella di regalare alcuni miliardi a qualche migliaio di coltivatori diretti o di premiare, come acutamente osservava adesso Zanone, le coltivatrici dirette che stanno per diventare madri. Non c'è stata nemmeno la forza politica di portare avanti il discorso sull'Ente di sviluppo per l'agricoltura, che è uno dei punti programmatici più spesso enunciati dalla Giunta.
Noi siamo decisamente contrari ad una Regione intesa come superprefettura, la Giunta lo sa bene, e per questo voteremo contro.
Ma ci sono altre due ragioni, a parte quelle fomdamentali di schieramento, che non ci permettono neanche di dare un voto di attesa all'opera della Giunta.
1) la sua non volontà, o la sua incapacità (ma io non credo nell'incapacità, bensì alla non volontà politica) di essere protagonista insieme alle atre Regioni, della battaglia per qualificare, il bilancio dello Stato in modo che il fondo previsto dall'art. 9 della legge finanziaria venga ampliato e finalizzato in modo specifico. A questo proposito il nostro Gruppo presenterà una proposta di legge affinché la Regione si faccia promotrice di un disegno di legge statuale sul coordinamento della finanza regionale con quella statale 2) la sua non volontà o la sua incapacità (ma io scelgo la volontà) di fare della Regione uno strumento di politica congiunturale, mai tanto necessario come in questo momento di fronte all'evidente incapacità del governo nazionale di utilizzare leggi nazionali e l'amministrazione pubblica centrale in funzione anticongiunturale.
Il nostro partito si è posto seriamente il problema (in una riunione anche recente nella quale è emerso poi il discorso molto lucido del collega Simonelli) se valesse la pena, a metà della legislatura, di continuare in un atteggiamento costruttivo, quale abbiamo sempre tenuto, o se non fosse meglio disinteressarci dell'attività del governo regionale. Abbiamo scelto la strada dell'opposizione costruttiva, perché riteniamo, nostro dovere non essere per il tanto peggio tanto meglio, e perché la collettività regionale ci giudica tutti insieme; sarebbe un grave danno per tutta la democrazia italiana far perdere ulteriormente di credibilità, in una grande Regione come il Piemonte, al nuovo istituto democratico.
Da questa impostazione sono nate le proposte che i colleghi Simonelli Calsolaro e Fonio hanno fatto, proposte che riconfermiamo ad esso attraverso il nostro voto e che approfondiremo attraverso specifici progetti di legge.
Queste sono le considerazioni, signor Presidente, che ci inducono a dare il voto contrario al progetto di bilancio della Giunta.



PRESIDENTE

Altri chiede di parlare per dichiarazione di voto? Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Gli interventi del nostro Gruppo sul bilancio si sono collocati nel contesto politico in cui vive il nostro Paese, rilevando tutti i pericoli esistenti, sia di carattere politico che di carattere economico, invitando le forze politiche a prendere atto che o si ha coscienza di questo e si fanno quindi delle scelte conseguenti, o non se ne ha coscienza e allora gravi potrebbero essere le responsabilità.
In questo quadro noi giudichiamo negativamente il fatto che la risposta del Presidente della Giunta sia stata contenuta in termini più tecnici che politici, rinunciando ad esprimere un giudizio, ed una presa di posizione a nome di tutta la Giunta su questa situazione politica, per collocarsi nella parte giusta, anche perché ad un mutamento dell'assetto politico e ad un'inversione di tendenza degli indirizzi, sono collegate le stesse prospettive delle Regioni.
E' quindi molto grave che il Presidente della Giunta non abbia colto quest'occasione per porsi dalla parte delle Regioni. Questa è la prima delle considerazioni che facciamo.
Per il resto sono emersi dalla discussione fatti su cui occorre riflettere. Si è voluto minimizzare, tra le questioni poste dal nostro Gruppo una parte, che alcuni hanno giudicato divertente, dell'intervento del nostro compagno Sanlorenzo. Tuttavia, al di là del modo spiritoso con il quale il compagno l'ha posta, rimane la sostanza, una sostanza molto triste: in realtà emerge, da quelle considerazioni, l'esigenza di un intervento completamente nuovo nel campo dell'assistenza. Quei contributi non devono più essere dati. Ma non c'è stata risposta a questo grosso problema sociale del nostro Paese, fonte, tra l'altro, di corruzione e di clientelismo. Ecco perché occorre prendere sul serio, al di là del tono, le questioni che sono state poste.
Stupefacente è la tesi che il Presidente Calleri ha sostenuto per giustificare la prudenza della Giunta nell'impostare in modo nuovo il bilancio della Regione. Egli è partito dagli effetti di una politica sbagliata prendendo lo spunto in particolare dalla questione dell'agricoltura, che stata al centro di questo dibattito, per affermare l'esigenza di innovare con molta prudenza. Noi affermiamo che questa prudenza non è giustificata, nella situazione attuale occorre invece sperimentare, magari rischiando di sbagliare, ma occorre mettere lo Stato di fronte ad un complesso di leggi nuove. Tra le Regioni che sperimentano col rischio di sbagliare e quelle che non sperimentano per paura di sbagliare, noi siamo per quelle che sperimentano ed in questo senso abbiamo chiesto una sia pur minima innovazione. La risposta del Presidente della Giunta per le parti che interessano il bilancio si riferiscono essenzialmente al futuro, al bilancio del 1974, a innovazioni che verrebbero apportate. La realtà nuda e cruda è che la risposta che oggi date è la stessa che avete dato l'anno scorso: ci avete invitati a prendere atto, della realtà, ad avere prudenza, ad andare con cautela, con l'impegno di arrivare al bilancio '73 con qualcosa di diverso. Di nuovo, signor Presidente, non c'è assolutamente niente e la nostra impressione è che lei si sia essenzialmente preoccupato di dire no, in modo molto netto, ad una serie di rivendicazioni che sono venute da una parte del suo Gruppo, in particolare dal Consigliere Bertorello il quale ha chiesto semplicemente una politica di tipo diverso nel settore dell'agricoltura. A nostro giudizio la risposta è molto abile ma, tutto sommato, è un no a tutto quello che di nuovo occorre fare per portare avanti l'attività della Regione.
Devo aggiungere un'ultima cosa: noi abbiamo chiesto, aprendo questo dibattito, che gli Assessori rispondessero personalmente alle questioni poste. Sanlorenzo ha chiesto a vari Assessori di rispondere, se non nella fase conclusiva, quanto meno nel corso del dibattito, ma dobbiamo prendere ancora una volta atto che gli Assessori hanno una voce sola, quella del Presidente.
La realtà è che alle questioni poste si é, opposto un silenzio rifiuto come si dice in urbanistica, e questo evidentemente non è un elemento che può farci modificare il giudizio già espresso. Tutti hanno dato atto del nostro impegno costruttivo durante i vari interventi e questa risposta ci offre un ulteriore motivo per dire no al vostro bilancio.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, nell'annunciare il mio voto favorevole a nome del PRI, vorrei aggiungere brevemente alcune considerazioni generali che credo in questa sede mi siano consentite, sul dibattito che si è svolto sul bilancio.



PRESIDENTE

Mi consenta Consigliere Gandolfi, queste sono dichiarazioni di voto non dovrei consentire sul proposito che ha manifestato di riprendere la tematica generale..



GANDOLFI Aldo

No no, il mio non è l'intervento dell'Assessore e mi sembra abbastanza ovvio.



PRESIDENTE

Ma non è possibile farlo adesso.



GANDOLFI Aldo

Io non intervengo nel merito delle questioni di bilancio, ma sui problemi generali di impostazione della vita regionale che anche in dichiarazioni di voto abbiamo altre volte sentito.
Mi premeva rilevare che non mi sembra ci siano grosse contraddizioni tra alcune istanze che sono state sollevate dalle opposizioni (in particolare da alcuni interventi del Gruppo comunista e dall'intervento del collega Simonelli a nome del PSI) di vedere qualificata la vita e l'iniziativa regionale con coerenza programmatoria, e la posizione che ha espresso, a nome della Giunta, il Presidente Calleri sui limiti e il modo in cui va concepito e commentato il bilancio. Il Presidente della Giunta ha chiarito come preliminarmente ad una problematica di piano e di impostazione di strumenti o di progetti di pianificazione ci sia l'esigenza che è quella che stiamo vivendo a un anno di distanza dal trasferimento delle funzioni amministrative - da un lato di garantire continuità all'azione amministrativa degli uffici che abbiamo ereditato, e dall'altro di un ripensamento sull'esperienza e sul lavoro che si è fatto in questo anno di vita attraverso gli uffici ereditati dallo Stato, per discriminare tra quella che deve essere un'azione amministrativa che va decentrata e portata nelle sue sedi naturali di decisioni da assegnare ai Comuni, agli enti locali, in una visione organica di arricchimento della vita democratica, e le funzioni che vanno mantenute alla Regione in una prospettiva di interventi legislativi che siano effettivamente di carattere programmatorio. E' indubbiamente in questo senso che dobbiamo percepire questa fase di vita regionale, deve cioè darsi corso alla fase di trasferimento di competenze agli enti locali riqualificando successivamente (nel senso che le opposizioni chiedevano cioè, come attività legislativa volta a determinare e strumenti di programmazione, e progetti di programmazione che certamente ci saranno) l'attività della Regione.
E' una fase che non si può improvvisare, che va vissuta con molta responsabilità e molta attenzione, partendo innanzi tutto dalle deleghe; e una fase che richiede (e in questo sono d'accordo sia con guanto diceva il Presidente che con quanto ha espresso, a proposito dei problemi dell'agricoltura, il collega Zanone) estrema attenzione e calma da parte del Consiglio Regionale per non imboccare una strada di proliferazione legislativa di carattere settoriale. Una volta provveduto al trasferimento delle competenze agli enti locali, occorre percorrere una strada di impostazione di provvedimenti legislativi che siano al tempo stesso di predisposizione di strumenti e di predisposizione di progetti che modifichino le condizioni strutturali dei settori che abbiamo ereditato.
Quindi, cogliendo la positività di quanto ha espresso a nome della Giunta il Presidente Calleri, ed alcuni contributi che sono stati dati dalle opposizioni in termini di sollecitazioni a discorsi di prospettiva noi diamo voto favorevole nella certezza che le aspettative non saranno disattese, ma troveranno, ancora prima, della fine della legislatura regionale, un'adeguata collocazione in predisposizione di progetti, di strumenti e di indicazioni di piano, che del resto per molti settori sono ormai in una fase di studio e di avanzata proposizione.
Con queste considerazioni e queste speranze per quanto riguarda il futuro dell'attività del Consiglio Regionale, confermo il mio voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Curci, ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri, la replica del Presidente della Giunta non modifica il nostro giudizio negativo sul bilancio del 1973 che già avevamo anticipato nel nostro intervento di ieri. La replica stessa infatti, non ha minimamente intaccato la nostra convinzione che il bilancio del 1973, pur nella modestia delle possibilità imposta dall'esiguità delle entrate, manchi di una visione organica delle esigenze prioritarie della Regione e la logica degli stanziamenti non risponde alla necessità di quel nuovo indirizzo nello sviluppo economico regionale che pure è assicurato nella relazione dell'Assessore al bilancio.
Se a queste considerazioni si aggiungono quelle a carattere più squisitamente politico e che risiedono nella nostra sfiducia nella composizione dell'attuale Giunta, nella sua formula, nella maggioranza che la sostiene (considerazioni che abbiamo illustrate a conclusione del nostro intervento di ieri) le ragioni del nostro voto contrario ci appaiono sufficientemente motivate.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Io penso che alcune delle valutazioni negative che sono state date sul bilancio, particolarmente nel corso delle consultazioni, derivino da una concezione errata del tipo di bilancio che è proprio dell'Ente Regione dall'assimilazione di questo bilancio a quello degli enti locali con cui comunemente nella vita politica locale si è abituati ad avere a che fare.
Il che spiega anche la valutazione che hanno dato nel corso delle consultazioni i sindacati, i quali partono da una concezione estremamente lucida, estremamente valida sul piano politico, ma poi, pretenderebbero che questa visione che andrà invece attuata attraverso provvedimenti legislativi, ed attraverso il piano di sviluppo, sia recepita nello stesso bilancio dell'Ente Regione. In altre parole, il bilancio regionale è uno strumento per realizzare certi obiettivi che il Consiglio Regionale, la Giunta Regionale definiranno poi attraverso il piano di sviluppo e li definiranno ancorandoli, collegandoli ad un quadro che tenga conto degli aspetti economici, sociali e politici nei quali si muove la realtà regionale e nei quali si muove l'attività dell'Ente Regione.
Noi riteniamo che nell'azione che Giunta e Consiglio saranno chiamati a svolgere nei prossimi mesi, occorra evitare essenzialmente due aspetti deteriori del costume politico e sociale del Paese: alludo a quelle spinte corporative cui già si sono riferiti altri colleghi e ad un certo tipo di burocratismo che spinga la Regione a ripetere quella che era l'attività dell'ente statuale che la Regione ha, nell'ambito della delega, ereditato e che sostanzialmente è un'attività di elargizione, di somministrazione di fondi senza un obiettivo politico, senza una direttiva politica. Evitando questi due aspetti negativi noi nutriamo fiducia che Giunta e Consiglio possano dare un contenuto, una sostanza a questa azione, arrivino a definire gli obiettivi dell'attività dell'Ente Regione con spirito innovatore e riformatore consono alle tradizioni politiche della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Altri chiede di parlare per dichiarazione di voto? Nessuno. Le dichiarazioni di voto sono concluse.
Metto in votazione, nel suo complesso, il disegno di legge per l'approvazione del bilancio di previsione dell'anno finanziario 1973, nel testo dei singoli articoli approvati poc'anzi.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 47 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri Il disegno di legge del bilancio preventivo per il 1973 è approvato nella sua globalità.


Argomento:

Esame del disegno di legge n. 73 relativo al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1973 (seguito)

Argomento:

Documenti - Assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Debbo informare il Consiglio che è stata presentata in data 16/4/'73 la proposta di legge n. 84 "Norme in materia di espropriazione di terreni agricoli per edilizia abitativa" ad iniziativa dei Consiglieri Menozzi Bertorello, Giletta; è stata assegnata in data odierna alla II Commissione permanente.
E' stata presentata in data odierna la proposta di legge regionale n.
85 relativa a "Programma quinquennale per lo sviluppo degli allevamenti e per il potenziamento delle strutture zootecniche" di iniziativa dei Consiglieri Ferraris, Berti, Besate, Bono, Raschio, Revelli, Minucci Fabbris, Marchesotti, Sanlorenzo, Vecchione, Rivalta, Lo Turco e assegnata oggi stesso alla VI Commissione permanente.


Argomento:

Documenti - Assegnazione a Commissioni

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annuncio)


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Curci e Carazzoni, con il quale si chiede che il Consiglio faccia voti perché il Parlamento nazionale, interprete della volontà e delle aspettative di una stragrande maggioranza di cittadini, rifiuti l'aborto come delitto di Stato.
E' stata presentata un'interpellanza urgente dai Consiglieri Revelli e Raschio relativa al problema dei lavoratori pendolari che da Monchiero Cherasco, Narzole, Bra, Sanfrè, Bandito, Sommariva si recano agli stabilimenti Fiat Lingotto e Mirafiori di Torino, chiedendo alla Giunta ed al suo Presidente quali provvedimenti intende adottare con l'Assessore ai trasporti per risolvere le attuali difficoltà dei lavoratori che usufruiscono della linea gestita dalla Società Avagnina.
Altra interrogazione del Consigliere Zanone in riferimento al regolamento di polizia rurale della Comunità Alta Valle di Susa, al fine di tutela dell'ambiente naturale, interrogando la Giunta Regionale per conoscere quale sia lo stato di avanzamento della pratica da parte dei competenti organi di controllo.
Interrogazione dei Consiglieri Nesi, Calsolaro, Fonio, Simonelli Viglione che chiedono di conoscere quale autorità abbia assunto l'iniziativa di invitare all'inaugurazione ufficiale del Teatro Regio il Segretario del partito fascista Giorgio Almirante.
Interpellanza dei Consiglieri Passino, Gerini, Rossotto, Zanone che chiedono di sapere quale sia la presa di posizione della Giunta Regionale come intenda esprimere la propria deplorazione e la condanna dell'episodio di intolleranza e di teppismo che si è verificato a Cuneo, in occasione della visita in quella città della Medaglia d'oro della Resistenza Edgardo Sogno, il quale è stato praticamente impossibilitato a svolgere il tema che doveva trattare in un liceo cittadino.
Altra interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro che desiderano conoscere se non si ritenga da parte della Giunta intervenire energicamente presso la GEPI per risolvere problemi che riguardano il Comitato costituito per la tutela dell'occupazione alla Manifattura Gallo.
Altra interrogazione Nesi e Calsolaro che interrogano il Presidente della Giunta Regionale per sapere se non ritenga di fare presente al Prefetto di Torino l'inopportunità di inviare ai Consiglieri regionali inviti a stampa, del tipo di quello usato in occasione della visita del Presidente della Repubblica.
Interpellanza del Consigliere Revelli che interpella la Giunta l'Assessore alla sanità e l'Assessore all'istruzione per sapere se non ritengano opportuno di intervenire presso l'Amministrazione dell'ospedale civile Santa Croce per sollecitare ad assumere i provvedimenti necessari alla tutela della salute degli allievi nel pieno rispetto dell'art. 9 del regolamento e qualche altra cosa che sarà, come tutte le interrogazioni e interpellanze dettagliatamente fatta conoscere ai singoli Consiglieri trasmettendole.
Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro relativa alla situazione edilizia gravissima che si è venuta a creare nei Comuni di Orbassano, Beinasco e Piossasco, con la quale si interroga il Presidente della Giunta e l'Assessore competente per sapere per quali motivi il Comune di Piossasco non ha dato concretezza, a tutt'oggi, all'iniziativa deliberata e per conoscere se corrisponde al vero la voce che tale atteggiamento del Comune deriva da precise indicazioni ricevute dal competente Assessorato regionale.
Una mozione dei Consiglieri Nesi, Calsolaro, Fonio, Simonelli e Viglione che parte dalla sentenza n. 55 del 9/5/'68 della Corte Costituzionale, per chiedere l'impegno della Giunta a svolgere un'azione nei confronti degli altri enti regionali, al fine di giungere unitariamente ad una proposta di legge al Parlamento che risolva il problema, basandosi sui punti contenuti nell'ordine del giorno approvato il 10/7/'68, tenuto conto che è prossima la scadenza di validità dei vincoli su determinate aree. Se non ritenga opportuno intervenire sul Governo e sui Comuni della Regione perché, tramite un piano di servizi, sempre applicando la legge 865, facciano richiesta all'autorità regionale di una variante di piano.
Infine un'interpellanza dei Consiglieri Revelli e Lo Turco che si riferisce alla grave crisi che investe l'azienda Praxis di Pocapaglia produttrice di apparecchiature elettroniche, che chiede all'Assessore al lavoro e all'Assessore all'industria se non ritengano di prendere immediatamente contatto con la direzione dell'azienda e con l'Assessorato al lavoro della Regione Lombardia per affrontare in modo unitario il problema relativo a questa ditta.
Tutte queste interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno verranno comunicati integralmente, dopo di averne fatto oggetto naturalmente di comunicazione alla Giunta, a tutti i Consiglieri regionali.
Infine vorrei cortesemente sottolineare una situazione particolarmente delicata che si riferisce alla convocazione del Consiglio Regionale per il 26 aprile 1973; il Consiglio è convocato in questo momento (e tutti i Consiglieri regionali presenti ricevono la convocazione per bocca del Presidente nel testo dell'ordine del giorno che riferirò) perché essendo presumibile che vi sia lo sciopero postale e telegrafico fino a tutto sabato, per quanto è stato recepito informalmente, ma in sostanza probabilmente le cose sono così, tenendo conto della giornata festiva pasquale e successivamente della giornata festiva del 25 aprile, sarà estremamente difficile far pervenire la convocazione scritta. Lo si farà nei confronti dei Consiglieri regionali che non risultano presenti oggi perché la convocazione abbia il crisma della legittimità e della legalità completa, se sarà possibile lo si farà anche nei confronti dei Consiglieri regionali presenti che peraltro si intendono convocati per le ore 10 del giorno 26 aprile 1973 qui nel Palazzo delle Segreterie, piazza Castello n.
205, con il seguente ordine del giorno: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Interpellanze e interrogazioni 3) Comunicazioni del Presidente 4) Approvazione di norme indicative per l'applicazione della legge 3/12/'70 e della circolare del Ministro Sullo del 24/7/'72 n. 200, relativa all'autonomia contabile del Consiglio Regionale 5) Nomina dei tre rappresentanti della Regione nel Consiglio d'Amministrazione dell'IACP della Provincia di Torino.
Il Consiglio Regionale è altresì convocato, in seduta straordinaria nell'aula del Senato Subalpino, a Palazzo Madama, piazza Castello, per il pomeriggio dello stesso giorno 26/4/1973 alle ore 18, con all'ordine del giorno "Rievocazione celebrativa del 25 aprile 1945".
Nell'imminenza della Pasqua ritengo mio dovere e piacere nello stesso tempo di formulare a tutti i signori Consiglieri regionali e alle loro famiglie gli auguri migliori di una Buona Pasqua.
La seduta e tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,30)



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