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Dettaglio seduta n.145 del 12/04/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il punto primo dell'o.d.g. reca: "Approvazione verbale precedente seduta".
Il processo verbale della seduta del 5 aprile è stato distribuito ai signori Consiglieri. Ci sono osservazioni in proposito? Poiché nessuno chiede di parlare, il verbale s'intende approvato nel testo che è stato distribuito.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interpellanze dei Consiglieri Curci e Carazzoni sulla tutela dell'ordine pubblico e sulla salvaguardia del terrorismo politico


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Interpellanze e interrogazioni".
Ritengo si possano discutere abbinate le interpellanze del 16 gennaio e del 19 febbraio '73 dei Consiglieri Curci e Carazzoni, aventi per oggetto: "Tutela dell'ordine pubblico e salvaguardia dal terrorismo politico".
Sono presenti gli interpellanti ed altresì l'Assessore Borando incaricato della risposta: si può pertanto dar corso alla discussione.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Curci per l'illustrazione.



CURCI Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri, presentammo queste nostre interpellanze in una situazione sociale quanto mai drammatica, e all'indomani di atti di delinquenza politica...



BERTI Antonio

E' assurdo che si discutano simili interpellanze mentre i fascisti buttano le bombe sui treni!



CURCI Domenico

Noi abbiamo avuto il coraggio di condannarli, voi non avete fatto altrettanto in consimili circostanze. Atti di delinquenza politica che non avevano precedenti nella nostra città e nella nostra Regione: vi era stato infatti, qualche settimana prima, il tentativo di assalto alla Federazione provinciale del MSI-Destra nazionale, vi era stato alcuni giorni prima il rapimento del Segretario provinciale della Federazione metalmeccanici CISNAL, mentre, sul fronte sindacale, la lunga stagione contrattuale non accennava a concludersi ed anzi la tensione nelle fabbriche, alla quale i lavoratori sono da lungo tempo sottoposti, e per l'insensibilità del Governo e per la strumentalizzazione politica operata dalle sinistre marxiste, assumeva aspetti allarmanti. Il grande tema dell'ordine pubblico insomma, era in quei giorni, come è tutt'oggi, più che mai di attualità.
Alla Camera, deputati della maggioranza e socialcomunisti votavano concordi contro la proposta del MSI-Destra nazionale mettere subito all'ordine del giorno l'inchiesta parlamentare sulla violenza da qualunque parte essa venga, e le leggi suicide, quelle leggi che hanno dato ali alla criminalità e messo le manette alle forze dell'ordine, quelle leggi che tutti i partiti all'infuori del nostro, dai liberali ai comunisti, in questi ultimi anni hanno voluto e votato, interpretando forse così la logica dell'arco costituzionale, manifestavano la loro prevedibile conseguenza.
Che cosa fa o si propone di fare il Governo per uscire da questa drammatica situazione? Ha presentato un disegno di legge per il fermo di polizia. La Destra nazionale, pur ritenendo che si tratti di una misura del tutto insufficiente, e che occorra invece una organica revisione delle norme del Codice di procedura penale e dello stesso Codice penale per l'inasprimento delle pene e per l'acceleramento e la responsabilizzazione delle procedure, si è dichiarata disponibile per l'approvazione del disegno di legge sul fermo di polizia Ma avrà il Governo il coraggio, la capacità di far procedere siffatto disegno di legge? E lo può fare subito, o deve aspettare l'esito del Congresso, o magari il post Congresso, della D.C.? Può farlo autonomamente, o può essere costretta a farne merce di scambio per il colloquio con i socialisti? La Destra nazionale continuerà a stimolare ed a promuovere ogni iniziativa su questo grande tema dell'ordine pubblico, confermando la propria disponibilità per l'adozione delle misure più gravi, preventive e repressive, atte a stroncane soprattutto l'attività di quelle bande che il rapporto del Prefetto di Milano, Mazza, di circa tre anni fa, e il più recente rapporto del Questore della stessa città, Allitto, ha svelato all'opinione pubblica ed i cui più recenti episodi - fra gli altri il rapimento del giovane Carello a Torino e la rapina a una banca della Lombardia - hanno dimostrato come sul fronte della sinistra si confondano ormai i confini fra delinquenza politica e delinquenza comune.
Mi auguro che la risposta del Presidente della Giunta - perché desidero sottolineare che noi ci siamo rivolti alla massima autorità del Governo regionale - possa rassicurarci, informandoci sui passi che la Giunta Regionale ha compiuto, come mi auguro, presso le autorità competenti affinché i responsabili, diretti e indiretti, del clima di violenza instauratosi nella nostra città e nella nostra Regione vengano raggiunti e colpiti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Borando per la risposta.



BORANDO Carlo, Assessore alla polizia urbana e rurale

Avevo rivolto istanza al signor Presidente del Consiglio Regionale perché volesse disporre che le interpellanze ed interrogazioni riguardanti atti teppistici e di violenza a sfondo politico fossero svolte contemporaneamente, stante la loro stretta connessione in ordine all'argomento oggetto di spiegazioni.



PRESIDENTE

Sono assenti gli interroganti, e pertanto la cosa non è possibile.



BORANDO Carlo, Assessore alla polizia urbana e rurale

Secondo l'ordine d'invio dei documenti al Consiglio, vi era da esaminare anzitutto una prima interpellanza formulata dai Consiglieri Curci e Carazzoni, con la quale essi invitano il Consiglio a discutere e valutare la gravità e le conseguenze di episodi di violenza politica che sarebbero stati perpetrati da elementi della "sinistra" operanti a Torino a danno di esponenti del MSI e di sindacalisti della CISNAL.
Seguiva poi una interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro in relazione ad un episodio avvenuto la sera del 29 gennaio in cui - ripeto le parole del testo - "un gruppo di picchiatori fascisti, al volante di un'auto risultata di proprietà del Consigliere Regionale Domenico Curci segretario provinciale del MSI, ha aggredito quattro giovani del 'Movimento studentesco' ferendo gli stessi con bastoni e catene'".
Vi era poi un'altra interrogazione, formulata dai Consiglieri Nesi e Calsolaro, in cui si chiede se siamo a conoscenza che i Carabinieri di Settimo Torinese hanno denunciato alla Procura della Repubblica sei componenti del Consiglio di fabbrica della Pirelli, firmatari di una manifestazione di solidarietà per il Vietnam che si è tenuta il 23 dicembre 1972.
Infine, i Consiglieri Curci e Carazzoni avevano inoltrato altra interpellanza per conoscere quali iniziative s'intenda assumere presso le Autorità preposte alla tutela dell'ordine pubblico in ordine al ripetersi di gravi episodi di violenza politica commessi da ben individuati gruppi della 'sinistra' ed in particolare a seguito del grave episodio perpetrato ai danni del sindacalista Bruno Labate.
Ora, è perfettamente noto che nelle materie di competenza statale, qual è il settore della "polizia di sicurezza", la Regione non ha ingerenza alcuna. Questa premessa, apparentemente ovvia, spiega la riluttanza dell'Autorità di Pubblica Sicurezza a fornire alla Regione informazioni sugli episodi testé menzionati.
Mi consta, tuttavia, che sui recenti episodi del capoluogo regionale si è svolto, nello scorso mese di febbraio, un ampio dibattito in Parlamento e che il Sottosegretario all'interno ha risposto alle numerose interrogazioni presentate dai Deputati di tutti i gruppi politici. In quella occasione, il Sottosegretario on. Sarti ha anche fornito alcune cifre sulle denunce presentate nel 1972 dalla polizia di Torino alla Magistratura: sono state denunciate 797 persone, di cui 72 in stato di arresto, tra gli appartenenti a gruppi di estrema sinistra e di destra.
Pertanto, lungi dal voler accantonare il problema perché la Costituzione non ci ha incaricato di occuparcene o perché già discusso nella competente sede parlamentare, ritengo che la Regione, quale organo democratico elettivo, non possa in alcun modo rimanere insensibile davanti a problemi così rilevanti e che esistono nella nostra regione specificatamente nel capoluogo.
Prendendo spunto dalle brillanti ed argute argomentazioni che il Presidente avv. Oberto svolse nella seduta del 19 febbraio scorso esprimendo ferma e decisa condanna per ogni forma di violenza, concordo pienamente con l'opportunità di evitare che la discussione sugli episodi menzionati si esaurisca in uno scambio di opinioni, sia pure con diverse intonazioni ed angolazioni tendenti a deplorare e condannare solo a parole la violenza.
Ritengo invece che il Consiglio affronti il dibattito in modo realistico, assumendo una presa di posizione caratterizzata da un impegno più incisivo agli occhi di quella maggioranza silenziosa che vive in continuo allarme a motivo delle peggiorate condizioni dell'ordine pubblico non tralasciando, tuttavia, di valutare le cause della violenza determinata spesso da condizioni di malcontento o da legittime aspettative ma esasperate e strumentalizzate da frange violente con il deliberato intento di mettere in crisi città ed istituzioni.
Occorre, quindi, impegnarsi ad operare in ogni senso e in ogni direzione, con la coscienza di non aver trascurato nulla di quanto è in nostro potere, per favorire in modo ordinato le condizioni di progresso economico e sociale nella nostra regione.
E' pur vero che in una libera democrazia la conciliazione tra momento dell'autorità e momento della libertà è scelta assai difficile, anzi, arte di governo, ma è altrettanto vero che quando la violenza tende a riprodursi e ad esplodere, il rafforzamento dell'autorità dello Stato è necessario e non deve essere interpretato come repressione ma come garanzia di libertà.
Tutto ciò premesso, suggerisco l'opportunità di una presa di posizione del Consiglio rivolta al Governo perché s'impegni ad intraprendere una lotta imparziale - nel rispetto scrupoloso della legge - agli esecutori agli organizzatori, ai finanziatori della violenza da qualsiasi parte essa provenga, una presa di posizione che, però, non debba prescindere da un leale e giusto riconoscimento delle funzioni svolte dalla polizia per l'avvenire delle istituzioni democratiche.



PRESIDENTE

Gli interpellanti desiderano esprimere il loro pensiero in merito alla risposta ricevuta?



CURCI Domenico

Signor Presidente, non possiamo dichiararci soddisfatti della risposta dell'Assessore.
Anzitutto, per una ragione di competenza: ribadiamo infatti il nostro rammarico per il fatto che a risponderci non sia stato il Presidente della Giunta; non certo per mancanza di considerazione nei riguardi dell'Assessore Borando, che al contrario ringraziamo per la risposta che ci ha fornito, ma perché l'importanza dell'argomento, a nostro parere richiedeva un'assunzione di responsabilità diretta da parte del Presidente della Giunta.
In secondo luogo, per una ragione di ordine formale: ci sembra che sia stata decisione quanto mai inopportuna quella di abbinare la nostra mozione, che concerneva atti di delinquenza politica, come ho avuto modo di dire nel mio precedente intervento, veramente abnorme con altre interpellanze che, pur avendo per oggetto il tema dell'ordine pubblico, non riguardavano fatti della medesima entità, come l'interpellanza dei Consiglieri Nesi e Calsolaro, relativa ad una semplice scaramuccia fra studenti di opposte tendenze politiche, i cui protagonisti, dell'una e dell'altra parte, fermati dalle forze dell'ordine, furono quasi subito tutti rilasciati per la irrilevanza del fatto.
Entrando nel merito della risposta dell'Assessore, dobbiamo fargli rilevare che la nostra parte, pur rendendosi conto dei limiti posti ai poteri regionali soprattutto in questa materia, ritiene che il Presidente della Giunta - come, per verità, riconosciamo essere stato fatto in altra occasione, dando luogo ad una sua risposta scritta ad una nostra interrogazione su un tema particolare concernente l'ordine pubblico avrebbe potuto responsabilmente intervenire presso le locali autorità competenti, ufficialmente, per chiedere che vengano adottate da parte di tali organi misure atte a prevenire ed a reprimere quegli atti di delinquenza.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interpellanza dei Consiglieri Bono e Berti sul diniego di consultazione del testo di legge della Giunta Regionale concernente provvedimenti contro gli inquinamenti delle acque


PRESIDENTE

Ci sarebbe ora una interpellanza dei Consiglieri Simonelli e Nesi, del 15 marzo '73. Il Consigliere Nesi ha chiesto di rinviarla ad altra data non potendo egli partecipare alla seduta odierna, come preciser successivamente.
Interpellanza deca Consiglieri Bono e Berti, del 19 febbraio '73, con oggetto: "Diniego di consultazione del testo di legge della Giunta Regionale su: "Primi provvedimenti contro gl'inquinamenti delle acque".
Gli interpellanti ritengono di doverla illustrare, o si riservano di parlare dopo aver ascoltato la risposta dell'Assessore?



BERTI Antonio

Parleremo dopo aver avuto la risposta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore agli inquinamenti

Questa interpellanza è stata originata da un malinteso intercorso fra il Consigliere Bono ed i funzionari del mio ufficio.
Com'è a conoscenza dei colleghi, l'Assessorato per la tutela dell'ambiente sta elaborando da alcuni mesi uno schema di proposta di legge contro gli inquinamenti delle acque, che trae origine dalle competenze riconosciute alla Regione in materia di pesca nelle acque interne e di tutela della salute. Preciso che tale schema era ed è tuttora soltanto uno strumento di lavoro e non già un disegno di legge, in quanto non è mai stato esaminato e tanto meno approvato dalla Giunta Regionale.
Una prima bozza di tale proposta, dal titolo "Primi interventi contro gli inquinamenti delle acque" preparata dall'Assessorato nel mese di gennaio con la collaborazione di una Commissione tecnica regionale per la tutela delle acque - commissione costituita con deliberazione della Giunta Regionale la scorsa estate - è stata sottoposta per un parere, in due successive riunioni, tenutesi in gennaio e febbraio, ai Presidenti delle Province piemontesi, ai Direttori dei Laboratori provinciali ed ai Medici provinciali. Intorno a tale data alcuni giornali cittadini hanno dato notizia di alcune linee della bozza di proposta di legge, che io stesso avevo annunciato ed accettato di illustrare.
Appunto in quei giorni il Consigliere Bono ha richiesto il testo al mio ufficio, ma in assenza mia e altresì del funzionario responsabile del settore, gli addetti all'Assessorato, ben sapendo che il testo dello schema era in bozza riservata ed era stato trasmesso unicamente ai Presidenti delle Giunte provinciali, non hanno ritenuto di potersi assumere la responsabilità di consegnarlo. Alcuni giorni più tardi chi vi parla informato di questo contrattempo, ha provveduto sollecitamente a trasmettere al Consigliere Bono quanto richiesto.
Non ritengo sia il caso di dedicare altro tempo a questo argomento: l'incidente mi pare sia stato ampiamente superato non solo con la sollecita trasmissione al Consigliere Bono del documento ma anche attraverso successive informazioni, notizie e incontri avuti con lui in diverse sedi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bono.



BONO Sereno

Prendiamo atto che si è trattato solo di un malinteso. Effettivamente avevo ricevuto una telefonata chiarificatrice dall'Assessore Chiabrando e dopo una decina di giorni anche la copia del disegno di legge che era stato preparato.
Noi vorremmo comunque egualmente sottolineare questo aspetto dei rapporti che intercorrono normalmente tra la Giunta e il Consiglio, e per esso con i Consiglieri, osservare cioè che essi vengono in troppe occasioni posposti ai rapporti che la Giunta intrattiene con certi organi di stampa.
Perché quando diciamo che la proposta è stata distribuita alla stampa non intendiamo che vi sia stata una conferenza-stampa alla quale tutti i rappresentanti dei giornali sono stati invitati: alludiamo alla consegna del documento ad un solo determinato giornale. A noi pare che il sistema vada radicalmente mutato: che i primi ad essere informati e documentati su atti di così grande rilevanza debbano essere i Consiglieri regionali, e con essi il Consiglio.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Prendo lo spunto da questa discussione per sollevare il problema dei rapporti del Consiglio Regionale, ed in particolare della Giunta, con gli organi d'informazione.
L'episodio del quale stiamo parlando mette chiaramente in luce che si tratta di rapporti non impostati in modo giusto. Noi non sappiamo se la Giunta disponga di un addetto stampa incaricato di informare sull'attività dell'organo esecutivo contemporaneamente tutti i giornali che si pubblicano a Torino, quanto meno i più importanti: se tale elemento manca, è ovvio che o la ricerca dell'informazione è lasciata alla diligenza del giornalista che si preoccupa di andare costantemente ai vari Assessorati ad attingere notizie - e non si possono muovere certo addebiti ad un giornalista per la sua assiduità -, oppure può avvenire che un Assessorato ritenga di fornire direttamente indicazioni ad un giornale a preferenza di altri. Quindi, pur lasciando piena libertà all'iniziativa dei singoli giornalisti suggeriremmo alla Giunta di comportarsi in modo analogo al Consiglio, il cui addetto stampa compila comunicati che vengono inviati a tutti i giornali: in occasione di riunioni di Giunta, ad esempio, sarebbe molto opportuno che al termine si provvedesse a redigere un comunicato da far poi pervenire a tutti i giornali.


Argomento:

Interrogazioni (rinvio)


PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa. Passiamo alle interrogazioni Ve ne sono due - una dei Consiglieri Marchesotti e Raschio del 30 novembre '72 ed una dei Consiglieri Nesi e Simonelli, dell'11 gennaio '73 che vertono entrambe sulle garanzie degli attuali livelli di occupazione in seguito alla cessione del pacchetto azionario dello stabilimento Delta di Serravalle Scrivia alla Società Metallurgica italiana.
Sono assenti sia il Consigliere Simonelli che il Consigliere Nesi: poiché la risposta non può che essere unitaria, perché le interrogazioni sono sullo stesso identico piano, o rinviamo la discussione ad altra riunione cui essi possano partecipare, o discutiamo l'interrogazione Marchesotti, Raschio, considerando assorbita anche l'altra interrogazione.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Noi non abbiamo nulla in contrario a rinviare questa interrogazione anche per riguardo ai colleghi socialisti, che hanno avanzato, attraverso un loro documento, analoga richiesta di dibattito; anche perché, per una serie di ragioni, prima fra tutte la crisi della Giunta, il problema ha ormai perso di attualità. Lo possiamo quindi discutere, con tutta calma non tanto in rapporto ai fatti che avevano motivato l'interrogazione quanto per decidere in merito all'atteggiamento da tenere, d'ora in avanti nei confronti della Delta.



PRESIDENTE

L'Assessore Petrini concorda?



PETRINI Luigi, Assessore all'industria

Ero pronto a rispondere. Comunque, aderisco al rinvio per l'assenza dei Consiglieri Simonelli e Nesi. Pregherei però il Presidente di fissare la discussione dell'interpellanza alla prossima seduta del Consiglio, anche perché avrei alcune comunicazioni da fare al riguardo.



PRESIDENTE

Riproporremo l'interrogazione alla prossima riunione.
Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro del 19 febbraio '73: "Episodio di violenza avvenuto lunedì 29 gennaio da parte di esponenti del Movimento Sociale ai danni di quattro giovani del Movimento studentesco".



CALSOLARO Corrado

Sarebbe opportuno rinviare anche questa discussione, data l'assenza del collega Nesi, dal quale è partita l'iniziativa.



PRESIDENTE

Non ho niente in contrario al rinvio, a patto però che non si muovano poi rilievi per il fatto che queste interrogazioni ed interpellanze divallano continuamente.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro sul trasferimento degli Uffici della Società Rumianca da Torino a Milano


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro relativa al trasferimento degli Uffici della Società Rumianca da Torino a Milano.
Il Consigliere Calsolaro accetta la discussione pur in assenza del Consigliere Nesi. Ha pertanto facoltà di parlare per la risposta l'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, signori Consiglieri, il trasferimento di alcuni Uffici della Rumianca è da alcune settimane un fatto compiuto.
Come l'interpellante ricorderà, erano venuti in Consiglio i lavoratori della Rumianca a sollecitare un intervento da parte della Giunta. Nella stessa giornata, su nostro invito, si era presentato in Assessorato uno degli alti dirigenti della Rumianca, ed a lui avevamo fatto presente l'opportunità di rinunciare a questi trasferimenti, che sarebbero stati causa di tanti disagi per i dipendenti. In un successivo incontro concordato presso l'Unione Industriale, allorché ho chiesto di essere ragguagliato sugli sviluppi della questione, mi son visto sottoporre la copia di un accordo sottoscritto dagli interessati con il quale il trasferimento veniva accettato con una contropartita di carattere economico. Il nostro intervento, pertanto, se non è valso ad evitare il provvedimento, è servito almeno ad avvicinare le parti favorendo la conclusione positiva della vertenza.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere interrogante Calsolaro, per dichiararsi soddisfatto o meno della risposta.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore Visone. Sono soddisfatto di apprendere che è stato raggiunto un accordo diretto fra lavoratori ed azienda.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Besate sulla soppressione da parte della STAT dei servizi tra Vercelli e Villata


PRESIDENTE

Viene ora in discussione l'interrogazione presentata in data 11 gennaio '73 dal Consigliere Besate: "Eventuali contributi alla STAT - Provvedimenti a seguito della soppressione di servizi tra Vercelli e Villata e viceversa".
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Gandolfi



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti

La Direzione compartimentale dei trasporti della Regione ha approvato i nuovi orari della ditta STAT cui fa cenno l'interrogante, che sono entrati in vigore con il 1º gennaio '73, e che prevedono, rispetto agli orari precedenti, una maggior percorrenza annua di circa diecimila chilometri per tale autolinea, pur se è vero che per alcuni Comuni comportano modifiche e riduzioni di orario.
Tale Direzione, prima di procedere all'approvazione, aveva interpellato i Comuni interessati. Il Comune di Villata aveva restituito in data 6 ottobre '72 gli orari stessi, vistati per approvazione di quanto lo concerneva. Dunque, la consultazione nei confronti in particolare dei Comune di Villata si è avuta e questo si è pronunciato in favore del nuovo orario proposto.
La Giunta Regionale non ritiene assolutamente di dover intervenire in questa situazione, a meno che non le pervengano richieste motivate di intervento da parte delle Amministrazioni Comunali interessate.
Per quanto riguarda i contributi alla Società STAT, sono in grado di precisare che tale società non ha usufrutti a tutt'oggi di sovvenzioni da parte della Regione Piemonte. E' però da ritenersi che la stessa, come tutte le altre aziende del Piemonte, beneficerà delle provvidenze previste dalla Legge regionale n. 6 del 22 agosto 1972, della quale si sta completando l'istruttoria relativa ai contributi per il 1972: il relativo ammontare dovrebbe essere distribuito nel mese di maggio.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'interrogante



BESATE Piero

Prima di tutto, ringrazio l'Assessore per l'informazione che mi ha fornito.
Per quanto riguarda la ditta STAT, la scelta di una maggior percorrenza è stata fatta, con ogni probabilità, in funzione di una maggior efficienza aziendale, non in funzione di un servizio pubblico, che, per il bilancio aziendale, forse, non comporta, su determinate percorrenze, profitti ritenuti adeguati, forse, anzi, causa perdite. E' comprensibile che il privato consideri le percorrenze singolarmente, e tenda a tagliare quelle che considera rami secchi dal punto di vista economico. Ma questa non pu essere ovviamente la concezione dell'ente pubblico, che valuta il servizio nel suo complesso; e proprio per questo il nostro Consiglio ha varato alcune leggi a sostegno del pubblico trasporto (non sto a ripetere qui quanto già venne detto in quell'occasione): per favorire il mantenimento e il potenziamento del trasporto pubblico.
Quanto ai contributi, è evidente anche dal consuntivo presentato in sede di bilancio che le aziende non hanno ancora usufruito dei contributi previsti dalle suddette leggi regionali: ciò è dovuto a ragioni diverse anche burocratiche, di necessità di accertamenti. Con ogni probabilità però, anche questa azienda beneficerà di tali erogazioni.
Mi sorprende non poco la dichiarazione che il Sindaco di Villata, che pure ebbe a sollecitarmi a perorare la causa di quel Comune, abbia approvato le modifiche di orario. Certo, i maggiori solleciti mi sono venuti dagli operai che usufruiscono di questo servizio, i veri diretti interessati. Se vi è l'approvazione del Sindaco, il quale probabilmente non si serve del mezzo pubblico, non può esserci quella degli utenti.
Comunque, la risposta dell'Assessore a questo proposito mi pare sia stata abbastanza interlocutoria, nel senso che egli si è dichiarato disponibile, qualora i Comuni - con i quali la Regione deve avere il suo rapporto - intervengano chiedendo all'Assessorato, e quindi alla Regione nel suo complesso, intesa come istituzione, di adoperarsi per il ripristino del servizio, a riprendere in esame il problema. Gliene do atto e gli preannuncio, senza volermi atteggiare a profeta, che questa richiesta giungerà abbastanza presto.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.
Rimane un'interrogazione dei Consiglieri Ferraris e Revelli del 10 gennaio '73, relativi ai "Criteri in base ai quali la Giunta ha proceduto alla ripartizione e successiva destinazione dei fondi - 2 miliardi e 400 milioni di lire - assegnati alla Regione Piemonte sulla Legge 2 luglio '64 n. 614".
L'Assessore Falco, ai quale compete rispondere, ha mandato a prendere in Giunta la relativa documentazione. Facendo uno strappo al regolamento potremmo rimandare la risposta a questa interrogazione al termine della seduta, se nessuno si oppone. Allora, restiamo intesi in questo senso.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente".
Informo che sono in congedo i Consiglieri Fassino, Giovana, Nesi Zanone e Viglione, al quale ultimo, sottoposto ad un intervento chirurgico ho fatto pervenire gli auguri di pronto ristabilimento, che gli rinnovo a nome del Consiglio.
Sono stati presentati: il disegno di legge n. 82: "Istituzione del Circondario di Casale Monferrato", che ho assegnato all'VIII Commissione consiliare, in data 5 aprile '73 la proposta di legge n. 83: "Interventi a sostegno delle strutture della cooperazione agricola e per l'associazionismo", in data 11 aprile '73, ad iniziativa dei Consiglieri regionali Ferraris, Berti, Besate, Bono Raschio, Revelli, Marchesotti, Fabbris, Sanlorenzo, che ho assegnato oggi alla VI Commissione consiliare.
Su richiesta del Capogruppo del partito socialista democratico italiano, sono intervenute queste variazioni nella composizione delle Commissioni permanenti: in data 11 aprile la VII Commissione ha eletto Presidente l'ing. Cardinali.
Dall'Assessore Chiabrando è stata data risposta scritta all'Interrogazione 15 marzo '73 dei Consiglieri Simonelli, Raschio, Gerini Marchesotti, Bianchi relativa all'installazione di un frantoio in Comune di Lerma.
Ha avuto luogo ieri un incontro del Consiglio e di alcuni Capigruppo del Gruppo comunista, del Gruppo socialdemocratico e del Gruppo democratico cristiano - con il consiglio di fabbrica della Pirelli. Ho avuto immediatamente contatti con l'Assessore al lavoro, il quale mi ha informato che nella giornata di lunedì avranno luogo incontri a Roma, con prospettive di impostazione del problema in termini pratici e probabilmente anche positivi.
Infide, ieri vi è stato un incontro, al quale hanno partecipato il Vicepresidente della Giunta ed i Capigruppo, con i rappresentanti delle varie organizzazioni della Resistenza, per una prima disamina di quello che potrà essere il programma celebrativo nell'arco di tempo dal 25 luglio di questo 1973 fino al 1975. Ovviamente, è una questione altamente impegnativa, alla quale tutta la Regione, anche come organo esecutivo, è interessata. Nei prossimi giorni il problema sarà ulteriormente esaminato e deliberato dai Capigruppo, dopo di che si darà informazione al Consiglio.
Posso peraltro dire fin d'ora che il Consiglio sarà convocato in seduta straordinaria il giorno 26 aprile per la celebrazione della ricorrenza della Liberazione: in quell'occasione si dovrebbe poter prospettare, già abbastanza organicamente formulato, il programma celebrativo dei due anni.


Argomento: Nomine

Nomina di tre rappresentanti della Regione nel Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto autonomo Case popolari per la provincia di Torino (rinvio)


PRESIDENTE

Nessuno chiedendo la parola, passo al punto quarto dell'o.d.g. "Nomina dei tre rappresentanti della Regione nel Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto autonomo Case popolari per la provincia di Torino".
L'art. 6 della Legge 2 ottobre n. 865 stabilisce che: "entro un anno dall'entrata in vigore della legge, gli Istituti autonomi Case popolari procederanno alla modifica del Consiglio d'Amministrazione e del Collegio sindacale secondo le disposizioni contenute nell'articolo stesso".
"Le modifiche in questione interessano gli artt. 4 e 15 del presente Statuto e conseguentemente la soppressione di parte dell'art. 6, per cui occorre procedere alla modifica dello Statuto che regola l'attività dell'Ente.
Il Consiglio d'Amministrazione, udita la relazione del Presidente visto l'art. 6 della Legge 22 ottobre n. 865, delibera di recepire nello Statuto dell'ente attualmente in vigore, quale risulta approvato con Decreto ministeriale 18 luglio 1936, quanto disposto dalla Legge n. 865 art. 6, adeguando conseguentemente il testo dello Statuto secondo le seguenti modifiche: Art. 4 - (Leggo, se mi consentono, il testo in applicazione tralasciando la lettura del vecchio testo): "Il Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto autonomo Case popolari e composto da tre membri eletti dal Consiglio Regionale, uno dei quali in rappresentanza delle minoranze, tre membri eletti dal Consiglio Provinciale ecc." Dobbiamo pertanto procedere a questa elezione. C'è disponibilità a farlo? Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, devo dichiarare che non siamo pronti per questa elezione.



RIVALTA Luigi

Il termine per questa elezione scadeva nell'ottobre del 1972: che non siate pronti nell'aprile dell'anno successivo è veramente cosa inconcepibile.



BIANCHI Adriano

Ritengo però che nel corso della sessione, prima cioè che giunga ad esaurimento questo ordine del giorno, potremo provvedere a questo adempimento.



PRESIDENTE

Pregherei allora gli altri Gruppi di voler consentire a questo differimento.


Argomento: Nomine

Elezione di un rappresentante della Regione nell'Ente ospedaliero regionale S. Giovanni Battista


PRESIDENTE

C'è ancora un punto: "Elezione di un rappresentante della Regione nell'Ente ospedaliero regionale S. Giovanni Battista".
Questo argomento è stato aggiunto all'ordine del giorno con comunicazione telegrafica, secondo le intese intercorse al termine della nostra passata riunione, in quanto dal Presidente della Giunta è pervenuta la seguente comunicazione: "Mi è pervenuta copia della lettera di dimissioni dall'incarico di membro del Consiglio di Amministrazione dell'Ente ospedaliero (Ospedale S Giovanni Battista e della Città di Torino) dell'on. Aldo Mirate, a tale incarico eletto dal Consiglio Regionale. La prego pertanto di voler porre all'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio Regionale la nomina di un rappresentante del Consiglio stesso in sostituzione dell'on.
Mirate".
Credo si possa procedere senz'altro alla votazione.
Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Vorrei soltanto ricordare che l'on. Mirate era stato eletto su proposta del Gruppo comunista in rappresentanza della minoranza. Pertanto, anche in rapporto a quanto si è concordato nella recente riunione dei Capigruppo presente il Presidente della Giunta, dovrebbe spettare a noi proporre un altro nominativo.



PRESIDENTE

Lo vuole esplicitare?



BERTI Antonio

Proponiamo il dott. Luigi Passoni.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Allora passiamo alla votazione. Prego voler distribuire le schede.



(Si procede alla votazione)



PRESIDENTE

Annuncio l'esito della votazione. Il signor Luigi Passoni risulta eletto, avendo riportato 17 voti; schede bianche 22.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Ferraris e Revelli sulla ripartizione dei fondi assegnati alla Regione Piemonte per le aree depresse


PRESIDENTE

Se consentono darei la parola all'Assessore Falco per rispondere all'interrogazione che avevamo aggiornata.



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità e infrastrutture

I colleghi Bruno Ferraris e Franco Revelli, con l'interrogazione del 10 gennaio hanno chiesto di conoscere i criteri in base ai quali la Giunta ha proceduto alla ripartizione di lire 2.400.000.000 assegnati alla Regione Piemonte sulla legge 614 (912) per le aree riconosciute depresse.
Occorre premettere che la predetta somma è stata impiegata per interventi di competenza degli Assessorati alla viabilità ed alle infrastrutture per un miliardo e 500 milioni ed all'agricoltura per 900 milioni.
Per quanto riguarda la suddivisione del miliardo e 500 milioni destinato all'Assessorato alla viabilità, si è anzitutto tenuto presente il contenuto del prima comma dell'art. 3 della legge 614 che recita: 'I Ministeri dei Lavori Pubblici e dell'Agricoltura e foreste provvedono a realizzare, nell'ambito delle rispettive competenze, opere straordinarie di pubblico interesse, direttamente finalizzate a favorire la localizzazione e l'espansione delle attività produttive nelle zone depresse, nonché a completare, nelle stesse zone, le opere già iniziate ai sensi della legge 647 e successive modificazioni ed integrazioni'.
Nell'applicare le disposizioni di cui sopra si e tenuto presente che ai Comuni montani (al di sopra dei 600 metri) si estendono, per legge, gli interventi per le zone depresse.
Sulla base dei criteri sopra indicati le Province che avrebbero tratto maggior beneficio del riparto in parola sarebbero state quelle prevalentemente montane.
In Piemonte i Comuni montani depressi, in base all'attuale delimitazione, sono ben 767 su 1.209, pari ad una percentuale del 63,4 per cento, come appresso distribuiti per Provincia: Alessandria, 190 Comuni, 94 depressi Asti, 120 Comuni, 90 depressi Cuneo, 250 Comuni, 203 depressi Novara, 165 Comuni, 104 depressi Torino, 315 Comuni, 151 depressi Vercelli, 169 Comuni, 125 depressi.
La ripartizione percentuale per Provincia, dei predetti Comuni depressi, risulta dal seguente prospetto: Alessandria 94, pari al 12,3 per cento Asti 90, pari a 11,7 per cento Cuneo 203, pari al 26,5 per cento Novara 104, pari al 13,5 per cento Torino 151, pari al 19,7 per cento Vercelli 125, pan al 16.3 per cento.
Un criterio da seguire per la ripartizione dei fondi in questione avrebbe potuto essere quello di assegnare a ciascuna Provincia quote direttamente proporzionali alle sopraindicate percentuali dei Comuni depressi. Questo criterio, che avrebbe favorito nettamente le Province di Torino e di Cuneo, che hanno maggior numero di Comuni montani e depressi non è stato seguito perché si è ritenuto tenerne in maggiore evidenza altri.
A tale riguardo il Provveditorato OO.PP. premetteva che la disponibilità di un miliardo e 500 milioni era senza dubbio insufficiente se si considerava che per il solo completamento delle opere già iniziate per lotti, con saltuari finanziamenti dello Stato e in base a leggi speciali ché risalgono a circa un ventennio, sarebbero stati necessari almeno 15 miliardi.
Affermava, inoltre, che la scelta di quelle opere alle quali assegnare una parte, sia pur modestissima, del succitato finanziamento, non era problema di semplice soluzione, perché ogni opera presenta sue particolari esigenze anche per la scelta del tipo di magistero da adottare al fine di renderla sufficientemente funzionale ed idonea ad assolvere, in forma non precaria, al pubblico servizio cui è destinata.
Data la situazione il Provveditorato riteneva indispensabile operare una discriminazione, non caso per caso, ma per gruppi di casi omogenei; ad esempio, proponeva di non tenere in considerazione opere per il cui completamento sarebbe stato necessario finanziare nuovi lotti, ed invece di tener conto, nel limiti assolutamente indispensabili, di quelle necessità chiaramente rilevabili nei lotti i cui lavori erano in corso, per poterli rendere collaudabili con la minima integrazione sufficiente a sanare le più evidenti carenze, sia progettuali, sia dovute a fatti imprevedibili e verificatisi nell'andamento dei lavori Ad onor del vero è ancora da soggiungere che neppure tutti i casi del genere si sono potuti includere nell'elenco proposto, per che si sarebbe comunque superata la disponibilità e pertanto si è confidato nella possibilità che alle deficienze rilevate - in quanto non eccessivamente gravose - potessero far fronte gli enti interessati.
E' noto poi che dall'inizio dell'anno 1972 si sono verificate eccezionali nevicate e precipitazioni anche a carattere alluvionale che hanno causato gravi dissesti, sia ad opere stradali o acquedottistiche in servizio, sia ad opere analoghe in corso di esecuzione Di tale situazione si è tenuto conto nella stesura del programma e al tempo stesso sono stati presi in considerazione alcuni interventi ex novo per i quali, con modesti finanziamenti, si sono potute sanare situazioni locali di grave difficoltà, alle quali i Comuni non avrebbero potuto provvedere con propri mezzi.
Basandosi sui criteri su esposti il miliardo e 500 milioni è stato così ripartito: Prov. di Alessandria - per opere stradali L. 84.000.000, per acq. - fogn.
L. 30.000.000, totale L. 114.000.000.
Prov. di Asti - per opere stradali L. 52.000.000, per acq. - fogn. L.
15.000.000, totale L. 67.000.000.
Prov. di Cuneo - per opere stradali L. 278.000.000, per acq. - fogn. L.
102.000.000, totale L. 380.000.000.
Prov. di Novara - per opere stradali L. 95.000.000, per acq. - fogn.
102.000.000, totale L. 197.000.000.
Prov. di Torino - per opere stradali L. 294.000.000, per acq. - fogn. L.
132.000.000, totale L. 426.000.000.
Prov. di Vercelli - per opere stradali L. 260.000.000, per acq. - fogn. L.
55.000.000, totale L. 315.000.000.
Totale generale L. 1.500 000.000



PRESIDENTE

L'Assessore Franzi completerebbe la risposta agli interroganti?



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Dopo la precisazione del collega Falco, riguardante la suddivisione del miliardo e mezzo per i lavori pubblici, occorre completare l'informazione sui 900 milioni che erano stati riservati all'agricoltura.
A questo proposito devo dire che i criteri seguiti sono stati quelli indicati dallo stesso Comitato interministeriale per la programmazione economica e cioè: 1) finanziare i lavori di completamento di opere già iniziate, le quali qualora non fossero state ultimate, sarebbero rimaste inutilizzate 2) concentrare i fondi in poche ed importanti infrastrutture evitando di frazionarli in innumerevoli opere di scarso rilievo.
La somma globale che è stata ripartita fra i vari settori, in proporzione alla richiesta pervenuta agli uffici della Regione posteriormente alla legge 912 ed in applicazione alla legge stessa, è stata destinata al settore dell'agricoltura e foreste e fu di 900 milioni.
Circa il settore agricolo sono state scelte, fra le richieste pervenute, quelle che corrispondevano ai criteri raccomandati dal CIPE, e cioè per lavori iniziati e non ancora ultimati.
Per quanto riguarda le proteste cui si fa cenno nell'interrogazione personalmente ho già avuto modo di incontrarmi con i Presidenti dei consorzi di bonifica e i Presidenti dell'Amministrazione Provinciale per chiarire il tutto e per illustrare l'impegno della Regione di completare il finanziamento nel corso dell'anno 1973 per tutte quelle iniziative che l'anno scorso non hanno potuto ottenere soddisfazione.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Chi abbia seguito sulla stampa e anche con contatti personali le polemiche determinate da questa ripartizione di fondi, non può ritenere le risposte che sono state date esaurienti e soddisfacenti. In primo luogo emerge l'esigenza di determinare dei criteri precisi e concreti. Intanto non mi è stato detto (e questo è un malvezzo di questa Giunta la quale oltre a rinviare per mesi le risposte, poi non le dà complete) perché sono stati stanziati un miliardo e 500 milioni e poi 900 milioni.
Mentre il collega Falco ha dato un elenco dei contributi assegnati alle province per le singole opere, l'Assessore Franzi, sempre pigro nel rispondere e forse anche nel leggere le interpellanze e le interrogazioni...



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Sono così per natura.



FERRARIS Bruno

A parte il fatto che si tratta di una questione personale, alla direzione della Coldiretti evidentemente è possibile essere pigri, in sede pubblica e come Consigliere regionale, tanto più come Assessore, no altrimenti non si assolvono i compiti che ci sono stati affidati.
Per quanto riguarda la distribuzione dei 900 milioni ed i motivi che hanno determinato lagnanze, proteste e dimissioni da parte di un esponente delle comunità montane della provincia di Cuneo, la risposta è che l'Assessore ha avuto dei contatti ed ha chiarito. Non ha chiarito proprio niente invece, perché il problema non interessa soltanto l'ottima persona del geom. Bignami, ma anche quelle popolazioni. Io una risposta la posso dare: è che intanto bisogna superare la legislazione attuale, è che bisogna superare i consorzi di bonifica, i quali vivono sulle opere, questa è una cosa assurda. Facciamo un discorso di merito se vogliamo capirci altrimenti io resto con l'impressione che ho ricevuto in quel momento e che è largamente diffusa nel cuneese, e cioè che ci sia stata una questione privata fra due Assessori, uno ha ottenuto di più e ha distribuito in un certo modo, l'altro ha ottenuto di meno e ha distribuito in misura minore Dichiaro perciò che per quanto riguarda il merito sono insoddisfatto della risposta; circa il metodo sollecito l'Assessore Franzi ad essere meno pigro per l'avvenire.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Grazie, farò tesoro dei tuoi consigli.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame del disegno di legge n. 73 relativo al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1973


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto che diventa il sesto: "Esame del disegno di legge n. 73 relativo a 'Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1973".
Vorrei informare i colleghi del Consiglio di quelle che sono le previsioni dello svolgimento dei lavori, a seguito delle intese intercorse ieri sera in una riunione con i Presidenti di Gruppo.
Questa mattina si procederebbe innanzi tutto alla relazione fatta dall'Assessore al bilancio avv. Paganelli, seguirebbe l'illustrazione della relazione da parte del Presidente della Commissione del bilancio dr. Dotti successivamente verrebbe letta o illustrata la relazione di minoranza presentata dai Consiglieri Raschio, Rivalta, Sanlorenzo che ritengo sia stata distribuita questa mattina.
I Presidenti di Gruppo hanno rappresentata l'opportunità che, esauriti questi incombenti, la seduta venga per oggi conclusa, rinviando l'inizio del dibattito alla seduta prevista e già convocata per il 16 di aprile, con prosecuzione al 17, lunedì e martedì, riunioni che avranno luogo alle ore 10 e alle ore 16 del pomeriggio, senza che siano portate delle interrogazioni o interpellanze, per dedicare le due sedute integralmente al dibattito della legge sul bilancio.
Queste sono le linee indicative dei nostri lavori. Non essendovi obiezioni resta così regolata la linea di condotta che ci siamo dati.
Darei ora la parola all'Assessore Paganelli per la sua introduzione.



PAGANELLI Ettore, Assessore al bilancio

Signor Presidente e signori Consiglieri, il Bilancio preventivo per l'anno 1973 presenta un incremento complessivo dell'ordine del 50 per cento rispetto al preventivo del 1972, con un aumento di gran lunga superiore a quello derivante dal passaggio dalla precedente base di nove mesi alla presente base annuale.
La possibilità di spesa della Regione si è dunque notevolmente ampliata, anche se rimane modesta ed inadeguata rispetto all'ampiezza dei campi d'intervento ed alla funzione complessiva della Regione.
Se guardiamo all'ampiezza delle funzioni che la Carta Costituzionale ed i decreti delegati affidano alle Regioni dobbiamo constatare che il finanziamento complessivo che esse ricevono è indubbiamente inadeguato.
Già nella relazione della Giunta al Bilancio si è sottolineato come "quando si consideri che rispetto ad un Bilancio statale di 20.000 miliardi sono devoluti alle Regioni solo 700 miliardi, cifra, tra l'altro prevista nel 1969 quando il bilancio dello Stato aveva una dimensione ben inferiore si vede subito la difficoltà per le Regioni di rappresentare un fattore di profonda innovazione istituzionale ed il rischio di essere ridotte ad un modesto ruolo di decentramento amministrativo, senza quindi poter assolvere quella funzione di enti autonomi che è loro assegnata dalla Costituzione e che richiede un adeguato supporto finanziario per potersi pienamente esplicare".
Va posto dunque sul piano politico in tutta la sua rilevanza il problema del finanziamento delle Regioni e della loro possibilità di spesa.
Questo tema non può essere visto in sé e per sé, ma nel quadro della trasformazione dello Stato, di un completo passaggio cioè dallo Stato centralizzato allo Stato fondato sulle autonomie e sulla dimensione regionale.
Per questo motivo la Giunta aveva ritenuto opportuno nella sua relazione, di dare ampio spazio a questo argomento, cercando di individuare quali fossero e siano le vie più idonee per assicurare alle Regioni una più ampia base finanziaria.
In sintesi credo si debba puntare in due direzioni: la prima rappresentata dalla sempre più attenta ricognizione, a livello di bilancio statale, delle funzioni trasferite e delegate alle Regioni e degli oneri che esse comportano e già questa prima analisi dovrebbe produrre un consistente incremento degli stanziamenti devoluti alle Regioni; la seconda rappresentata dall'ampliamento del fondo per lo sviluppo regionale, che è già salito dai 20 miliardi del '72 ai 140 stanziati per il '73.
Da parte del Governo è stato assunto l'impegno di esaminare con le Regioni il bilancio di previsione per il 1974; alle Regioni spetta di definire in concreto i propri programmi di sviluppo per poter avanzare richieste non astratte, ma fondate su concreti progetti di intervento.
Seguendo queste due direzioni appare possibile realizzare un incremento delle entrate regionali che si accompagni al progressivo svilupparsi dell'attività delle Regioni, secondo linee programmate in grado di realizzare una convergenza di interventi e di azioni tra Stato e Regione.
Ma ai fini di un discorso e di una valutazione politica del presente bilancio la Giunta ritiene opportuno sottoporre anche all'attenzione del Consiglio alcune considerazioni sulla situazione sociale ed economica regionale in cui il bilancio stesso si colloca, nonché sul quadro delle tendenze e delle realtà strutturali e congiunturali nel quale è chiamata a svolgersi l'azione dell'Amministrazione regionale.
L'andamento del sistema economico piemontese nel 1972 corrisponde nelle sue linee generali al trend congiunturale dell'economia nazionale, con qualche particolare accentuazione dovuta al più elevato livello d'industrializzazione proprio della nostra Regione.
Com'è noto nel 1972 abbiamo avuto a livello nazionale una leggera ripresa dopo la pesante caduta del 1971: non si tratta ancora di un'effettiva uscita dalla recessione, ma piuttosto di un assestarsi del sistema in un quadro complessivo che rimane di stagnazione.
In altri termini è probabile che la nostra economia abbia toccato il punto più basso della caduta congiunturale e che si sia quindi portata verso un equilibrio di sottoccupazione dei fattori produttivi.
Questo equilibrio non è ovviamente né soddisfacente né accettabile, sia che confrontiamo il basso tasso di espansione che esso permette rispetto alle possibilità di crescita di cui il nostro Paese dispone, sia che consideriamo i grandi e gravi problemi che permangono irrisolti e la cui soluzione richiede uno sviluppo al massimo delle potenzialità produttive.
A fronte di una possibilità di crescita valutata comunemente tra il 6 e l'8 per cento annuo, nel 1972 abbiamo avuto una crescita del reddito in termini reali di poco superiore al 3 per cento, da ricondurre poi unicamente all'espansione dei consumi, sia pubblici che privati, agli ammortamenti ed alla ricostituzione delle scorte (stimolata dall'entrata in vigore dell'Iva), mentre gli investimenti netti sono rimasti invariati nel loro volume, dopo la secca caduta del 16 per cento del 1971 sul 1970.
L'assestamento ai livelli più bassi della congiuntura si è tradotto in un preoccupante calo dell'occupazione: al termine del 1972 avevamo infatti a livello nazionale 369.000 occupati in meno rispetto al 1971, come saldo negativo di una caduta di 297.000 unità in agricoltura, di 145.000 unità nell'industria e di un aumento di 73.000 unità nel settore terziario.
Il problema occupazionale vede quindi intensificata la sua gravità e la sua attualità, come tema centrale della politica economica, anche per la strettissima connessione che presenta con lo squilibrio territoriale e la questione meridionale.
L'altro elemento fortemente negativo che emerge dai primi bilanci sull'andamento economico del 1972 è la continua lievitazione dei prezzi che ha registrato una brusca impennata nei mesi aprile-ottobre 1972 e che sta segnando un'ulteriore recrudescenza sui primi mesi del 1973.
Siamo indubbiamente in presenza di una tendenza inflazionistica a livello internazionale, dovuta a rincari delle materie prime all'incertezza ed alle manovre speculative sul terreno monetario, oltrech agli andamenti congiunturali dei vari paesi.
A questi fattori si aggiungono in Italia particolari motivi di tensione inflazionistica, quali l'arretratezza della struttura distributiva e di quella dei servizi nonché la crisi del settore delle costruzioni.
Tutti gli elementi che compongono il quadro economico nazionale mostrano dunque come da un lato esistano risorse inutilizzate e quindi ampie possibilità di ripresa e da un altro come l'azione congiunturale e la politica delle riforme si presentino strettamente collegate tra di loro come componenti indispensabili per quella modifica e quel miglioramento strutturale necessari per riprendere un più sostenuto ritmo di sviluppo.
In questo contesto nazionale si colloca l'andamento dell'economia piemontese nel 1972, il quale se si presenta negli aspetti generali in linea con quello nazionale, segna per altro - come dicevo - alcune accentuazioni dovute alle caratteristiche proprie della struttura economica piemontese.
Sul piano occupazionale la caduta è stata infatti percentualmente più rilevante in Piemonte di quanto non sia stata mediamente in Italia: meno 2,1 per cento contro meno 1,9 per cento.
In termini assoluti la flessione è stata di 36.000 unità: 26.000 nell'industria, 23.000 in agricoltura, mentre vi è stato un incremento di 13.000 addetti nel settore terziario.
Sia in agricoltura che nell'industria gli occupati in Piemonte sono diminuiti più che a livello nazionale: nel settore agricolo abbiamo avuto in regione una diminuzione di circa il 10 per cento mentre in Italia si è scesi dell'8 per cento; nel settore industriale la caduta in Piemonte è stata del 2,6 per cento, in Italia dell'1,9 per cento.
Questa maggiore accentuazione della flessione occupazionale è da ricondursi in larga misura ai processi di ristrutturazione che si sono sviluppati nella nostra regione e che hanno investito sia le grandi imprese e sia l'ampia base delle piccole e medie imprese, sviluppatesi queste ultime in passato soprattutto in termini estensivi e che oggi si trovano a dover affrontare un difficile salto qualitativo, sotto il profilo dell'organizzazione produttiva, dell'ammodernamento tecnologico, della penetrazione commerciale.
Si deve al riguardo ricordare come rispetto a questi processi d ristrutturazione si sia costantemente esplicato, per garantire i livelli occupazionali, l'intervento attento e continuo della Giunta Regionale attraverso gli Assessorati al lavoro, all'industria ed alla programmazione: in non pochi casi, dalla Burgo alla Zanussi alla Montetibre, per ricordare i casi più recenti, l'azione della Giunta ha contribuito, per la sua parte a conseguire gli obiettivi che ci riproponevamo, sia quelli propriamente occupazionali, sia quelli volti a salvaguardare una più articolata e differenziata struttura produttiva a livello regionale.
La caduta occupazionale ed i processi di ristrutturazione hanno inciso sulla complessiva struttura economica della regione e sulla sua distribuzione territoriale.
Anche in Piemonte, seguendo a livelli diversi la dinamica nazionale sono diminuite e forze di lavoro; mentre nel '72, come dicevo l'occupazione è scesa di 36.000 unità, la disoccupazione statisticamente rilevata è salita solo di 6.000 unità: un incremento rilevante in percentuale (più 24 per cento) ma ridotto in assoluto.
Il calo degli occupati si è così tradotto in una diminuzione netta della popolazione attiva; è questa un'anomalia propria del mercato del lavoro italiano, per cui la disoccupazione statistica appare solo come la punta di un iceberg, la cui base, ben più ampia, è certa nella sua esistenza ma resta difficilmente rilevabile.
Nell'arco di dieci anni la popolazione attiva è scesa in Piemonte dal 46,2 per cento sulla popolazione totale del 1964 al 42,9 per cento del '70 al 39,9 per cento del 1972, ed in termini assoluti essa è oggi inferiore a quella del 1960.
Questa diminuzione della forza lavoro non può essere ricondotta unicamente ai miglioramenti avvenuti nella condizione di vita (redditi famigliari più elevata, aumento della scolarizzazione, migliore sistema pensionistico) ma è essenzialmente dovuta all'interrompersi del processo di sviluppo ed ai processi di ristrutturazione che hanno emarginato quote crescenti di popolazione dall'attività lavorativa.
Non avendo prospettive occupazionali il lavoratore potenziale non si presenta neppure sul mercato del lavoro: si verifica così quella situazione che nella teoria economica viene definita dei "lavoratore scoraggiato".
Inoltre con riferimento all'occupazione femminile, la carenza di servizi sociali di base, particolarmente acuta nelle aree più congestionate, costituisce un forte impedimento all'ingresso sul mercato del lavoro.
Anche in Piemonte risultano particolarmente colpite l'occupazione femminile e quella giovanile: mentre il calo occupazionale è mediamente del 2,1 per cento, l'occupazione femminile scende nell'ultimo anno del 4,1 per cento, ed giovani in cerca di prima occupazione vengono a rappresentare il 54.3 per cento della disoccupazione totale.
Il processo di diminuzione della manodopera femminile investe sia l'agricoltura, dove scende di 13.000 unità, come l'industria, meno 14.000 unità, con un modesto recupero nel terziario dell'ordine di circa 6 000 unità.
Per quanto riguarda l'industria bisogna richiamare il ridimensionamento in corso da anni nei settori tessili e dell'abbigliamento, ma bisogna anche ricordare il diffondersi del lavoro a domicilio, senza che molte volte vengano rispettate le norme previste in questo caso dalla legislazione del lavoro.
Il fenomeno del lavoro a domicilio si può stimare che oggi interessi in Piemonte dai 40 ai 70.000 addetti: è pertanto auspicabile che il recente disegno di legge proposto dal Governo venga al più presto approvato dal Parlamento.
Sul grave problema dell'occupazione femminile ritorneremo per una più approfondita analisi e per individuare appropriate linee d'intervento, con il Convegno che il collega Visone sta preparando, come per l'altro problema della piccola e media impresa, un contributo a definire le possibilità e le modalità di azione della Regione verrà certamente dal Convegno che sarà promosso dall'Assessore all'industria Petrini.
In questa sede dobbiamo però fare il punto, sia pure a larghe linee sull'evoluzione strutturale complessiva che si presenta nell'economia piemontese.
Con l'ulteriore diminuzione di addetti avvenuta nel 1972, l'agricoltura occupa ora il 12,2 per cento degli attivi, contro il 18,8 per cento del 1965; l'industria sale dal 50,7 per cento al 56 per cento, ed il terziario dal 30,5 per cento al 31,8 per cento.
La diminuzione di addetti in agricoltura prosegue dunque ad un ritmo sostenuto, aumentando il tasso di invecchiamento e quello di femminilizzazione che ha superato il 30 per cento.
L'abbandono delle campagne si è accompagnato nel 1972 ad un'annata particolarmente sfavorevole per l'andamento climatico che ha colpito diverse culture e produzioni di notevole rilievo nella nostra regione, a partire da quelle vitivinicole.
Complessivamente quindi si è registrata una diminuzione della produzione vendibile lorda tra l'1,5 ed il 2 per cento.
Il settore industriale, mentre diminuisce in assoluto la sua occupazione aumenta il suo peso relativo nel nostro sistema economico, ed accentua ulteriormente la concentrazione territoriale nell'area torinese.
Dal 1965 al 1972 l'area di Torino è passata dal 54,6 per cento al 57 per cento dell'occupazione industriale piemontese con un incremento intorno al 20 per cento; incrementi presentano pure le aree di Ivrea, di Cuneo e di Alba-Bra; si tratta di aumenti anche rilevanti in percentuale, ma di modesta entità in termini assoluti sicché il problema dello squilibrio territoriale, legato alla localizzazione industriale, si è venuto aggravando con il passare degli anni.
Sotto il profilo produttivo, l'industria piemontese, presenta globalmente, un incremento della produzione stimabile intorno al 3 per cento. Questa crescita è la risultante di andamenti motto differenziati dei diversi settori.
Modestamente positivo è stato l'andamento dell'industria automobilistica (più 4,5 per cento) e dell'industria tessile (più 4,6 per cento), favorita, quest'ultima da un incremento delle esportazioni di oltre il 16 per cento. Decisamente positivo l'incremento dell'industria cartotecnica (più 16,2 per cento).
Stazionaria è stata la produzione nel settore elettrotecnico ed in alcuni comparti dell'elettromeccanica, come le macchine per scrivere.
Negativo l'andamento dei comparti macchine utensili (meno 23 per cento), macchine contabili e calcolatrici (rispettivamente meno 14,8 per cento e meno 18,2 per cento) ed elettrodomestici (meno 8,1 per cento).
Complessivamente l'apparato produttivo piemontese ha risentito della debole domanda per investimenti e per consumi, come ha risentito, nel settore metalmeccanico, della lunga vertenza contrattuale, dalla cui positiva soluzione deve venire un ulteriore stimolo per una più moderna ed efficiente organizzazione produttiva, che migliorando le condizioni di lavoro e puntando su di un sostenuto progresso tecnologico, consenta una più elevata produttività degli impianti.
Rimane però, come peso negativo sulla situazione e sulle prospettive l'insoddisfacente livello di utilizzazione della capacità produttiva che per essere superata e per stimolare quindi investimenti e creazioni di posti di lavoro, richiede una politica economica espansiva e qualificata.
Quanto infine al terziario la crescita occupazionale che esso presenta sia a livello nazionale che regionale non è un dato del tutto soddisfacente, trattandosi per lo più di un'espansione del settore distributivo, già pletorico e sottodimensionato nelle unità produttive.
La crescente domanda di servizi, la necessità di migliorare il quadro di vita ed insieme il problema occupazionale, indicano nello sviluppo dei servizi e dei consumi sociali, una strada per la ripresa economica ed insieme per la crescita civile del paese.
La dimensione del bilancio della Regione Piemonte non è tale di per s da consentirci facili illusioni sull'incidenza dell'azione congiunturale e di modificazione strutturale che ci è possibile svolgere.
Ma pure entro i limiti ristretti della manovra di spesa che possiamo effettuare, abbiamo cercato e cerchiamo di affrontare con razionalità il problema di recare un qualificato concorso della Regione per imprimere un indirizzo nuovo e diverso al meccanismo di sviluppo dell'economia e della società piemontese.
L'ampio sostegno dato agli enti locali in materia di lavori pubblici l'esteso rilievo che hanno assunto gli impieghi sociali sul presente bilancio, sono rivolti non solo a sostenere la domanda in settori particolarmente in crisi, come quello delle costruzioni, ma soprattutto a qualificare l'azione pubblica nella direzione dell'espansione dei consumi sociali dall'assistenza sanitaria e ospedaliera a quella scolastica e sociale, dall'istruzione professionale al settore dei trasporti.
Altrettanto può dirsi per gli interventi nei settori economici di competenza regionale: agricoltura, artigianato, turismo e industria alberghiera. In ciascuno di questi settori di intervento la Giunta ha cercato di prospettare nel bilancio 1973, dopo la prima fase volta ad assicurare la continuità delle funzioni trasferite dallo Stato alla Regione, un primo salto di qualità dilatando gli stanziamenti capaci di promuovere le auspicate diversificazioni strutturali dell'economia piemontese.
Ma il problema non è semplicemente quello della dilatazione degli impegni di spesa ma è quello soprattutto di produrre modificazioni nella legislazione vigente in amministrazione alla Regione per renderla più operativa e più rispondente alle esigenze di funzionalità ed efficienza e per meglio adeguarla agli obiettivi d'uno sviluppo programmato organico ed equilibrato sul piano economico e sociale e profondamente democratico sui piano politico istituzionale.
Questo 'momento legislativo' è di grande impegno e non può essere sottaciuta la grande difficoltà che in assenza di leggi quadro, incontra ed incontrerà la sua attuazione su considerazione anche del fatto che esso dovrà armonicamente essere coordinato al conferimento delle deleghe per l'esercizio delle funzioni amministrative degli enti locali.
Come già era avvenuto per il bilancio dell'anno scorso, la Giunta anche per il presente bilancio si era dichiarata disponibile a recepire suggerimenti ed indicazioni che la consultazione con le forze sociali ed economiche della Regione poteva far emergere, non soltanto per una verifica delle impostazioni di spesa, ma anche per acquisire indicazioni circostanziate subito utilizzabili nell'elaborazione definitiva di questo documento. E dopo che il relatore sul bilancio, collega Dotti, ha potuto offrire la sintesi dei giudizi, delle richieste generiche e specifiche, e dei suggerimenti che sono emersi dalle consultazioni, la Giunta ha mantenuto il proprio impegno, accogliendo nel limite del possibile, le proposte volte a migliorare la distribuzione della spesa all'interno del bilancio e che sono apparse anche coerenti con le indicazioni provenienti dalle consultazioni parallele sul piano regionale di sviluppo.
Non si è trattato di un semplice ritocco di cifre, ma di una serie di incrementi delle cifre stanziate, che nel loro complesso ammontano a 4 miliardi e 436 milioni, compensati solo in minima parte - e cioè per 610 milioni - dalla riduzione di spese stanziate in precedenza.
L'occasione è stata propizia anche per collocare nel bilancio alcune partite che non vi erano iscritte come i fondi per i piani di sviluppo delle Comunità montane per 1 miliardo e 640 milioni; come le disponibilità finanziarie provenienti dall'Inps e dalla Cassa Unica Assegni famigliari assegnate per la formazione professionale dei lavoratori che ora pu contare su un complesso di 7 miliardi e 233 milioni; come fondi destinati agli asili-nido, che figurano in questo bilancio per 4 miliardi e 203 milioni e che fanno salire la cifra per il settore a 5.932 milioni se si tiene conto del contributo statale e di quello regionale che erano stanziati nel bilancio dello scorso anno e che sono in via di utilizzazione.
Con queste varianti ed integrazioni, il bilancio che la Giunta presenta ora all'esame del Consiglio pareggia nell'importo di 73 miliardi e 562 milioni, con un aumento di 3 miliardi e 108 milioni sulla precedente cifra a pareggio.
Alle spese correnti sono destinati 41 miliardi e 943 milioni; il che rappresenta il 57 per cento del bilancio; alle spese d'investimento sono destinati 26 miliardi e 776 milioni corrispondenti al 36,4 per cento.
Il restante 6,6 per cento è rappresentato dalle somme delle contabilità speciali.
Guardando come la spesa viene a distribuirsi nei diversi campi di attività della Regione si vede che essa è destinata per il 30,4 per cento agli interventi in campo sociale (14,5 per cento nel 1972), per l'8,5 per cento agli interventi per l'istruzione, la cultura ed il diritto allo studio (6,3 per cento nel 1972), per il 34,8 per cento agli interventi in campo economico (30,7 per cento nel 1972) e per il 5,2 per cento agli interventi per i trasporti e le comunicazioni (32 per cento nel 1972). La qualificazione della spesa pubblica sia in senso sociale che in senso economico, ha avuto tutte le attenzioni possibili. Ed essa è stata ottenuta con una riduzione ulteriore degli oneri di carattere generale amministrativi e burocratici, i quali, passano dal 15,2 per cento al 9,5 per cento e con la riduzione degli accantonamenti per fondi di riserva e per fondi globali che passano dal 15,9 per cento all'8,5 per cento.
Quest'ultima riduzione segnala, forse più di ogni altra, che si è voluto imprimere ai fondi disponibili nel bilancio direzioni di spesa già quantificate con la maggior approssimazione possibile, per evitarne il ristagno o comunque la non utilizzazione in qualunque forma.
Fissando l'importo dei due fondi globali in 3 miliardi e 177 milioni si è tenuto conto che i fondi globali dello scorso anno, utilizzabili ai sensi di recente legge, hanno ancora una disponibilità di 2 miliardi e 770 milioni (di cui 1 miliardo e 200 milioni per spese correnti e 1 miliardo e 670 milioni per spese di investimento), il che porta il totale complessivo a quasi 6 miliardi, appena sufficiente per fronteggiare la spesa prevista per i provvedimenti legislativi che il Consiglio ha già approvato per i miglioramenti fondiari e per il credito d'esercizio in agricoltura, e che sarà prossimamente chiamato ad approvare, per i due enti di sviluppo agricolo ed artigiano, per la Società finanziaria pubblica, per gli incentivi all'urbanizzazione primaria nelle aree comunali destinate all'edilizia economica e popolare, per l'inquadramento del personale e per l'assegno di natalità alle lavoratrici madri del commercio dell'artigianato e dell'agricoltura.
Questa indicazione potrebbe rendere superflua la discussione sulla necessità o sull'opportunità di allegare al bilancio i due elenchi dei disegni di legge ai quali i fondi globali danno la copertura finanziaria (e che ad ogni buon fine vengono allegati) ma al tempo stesso dimostra come correttamente, riteniamo, si prospetti il ricorso ai mutui: infatti già nell'anno 1973 si dovranno attingere dai mutui tutte le risorse che saranno il supporto alle nuove decisioni di spesa da assumere con legge regionale nel campo degli investimenti, sia che riguardino il demanio ed il patrimonio sia per gli interventi diretti della Regione, sia per gli interventi che si traducono in contributi.
A proposito dei mutui ci si può richiamare alle argomentazioni che si erano svolte nella relazione della Giunta sul bilancio dello scorso anno particolarmente in merito al dubbio che l'entità massima dei finanziamenti sul credito sia quella di circa 25 miliardi che scaturisce da un'interpretazione restrittiva dell'articolo 10 delle norme finanziarie per le Regioni a statuto ordinario oppure sia quella di circa 130 miliardi derivante dall'interpretazione che riteniamo più corretta, ed oltretutto più realistica in rapporto alle esigenze che le Regioni sono chiamate ad affrontare. La Giunta assume l'impegno di sostenere con ogni sforzo, nelle sedi governative competenti, questa tesi che appare oltretutto anche la più giusta.
Per quanto riguarda l'utilizzo delle disponibilità del bilancio 1972 la Giunta è intenzionata ad avvalersi della proroga dell'esercizio finanziario 1972 stabilendone il termine al 31.12.1973 secondo quanto consentito dalla legge già approvata dal Parlamento ed ora in corso di pubblicazione.
Lo scopo è quello di poter utilizzare appieno gli impegni di spesa di competenza dello scorso anno che non poterono essere assunti in tempo o che vennero assunti solo in via generale, ed è anche quello di poter varare le leggi sugli enti di sviluppo, sulla finanziaria pubblica e sull'inquadramento del personale, il cui finanziamento era previsto nei fondi globali del 1972. Per questa proroga la Giunta presenterà quanto prima un apposito disegno di legge all'approvazione del Consiglio.
Illustrato nei suoi elementi essenziali il presente bilancio, è ora opportuno accennare ad alcuni problemi che la consultazione e l'ampio dibattito svoltosi in Commissione hanno evidenziato.
Il bilancio attuale ha già un'impostazione coordinata con le materie trasferite, ma non si ha difficoltà a riconoscere che la lettura dello stesso può apparire non facile ed è certamente di per se stessa non agevole.
Bisogna tuttavia ricordare che lo sforzo attuato dalla Giunta nel 1972 ed ancora presente nella predisposizione dell'attuale bilancio è stato in primo luogo quello di assicurare la migliore ricezione ed inquadramento di tutte le materie trasferite, in modo che, nel passaggio delle funzioni dallo Stato alla Regione, non vi fossero interruzioni nell'erogazione della spesa e che quindi ogni parte di bilancio risultasse sostenuta, come è richiesto dalla legge sulla contabilità dello Stato, da una legge sostanziale, nazionale o regionale.
Questo non vuol però dire che non si possano e si debbano cercare miglioramenti ed infatti, come è già stato annunciato in Commissione, la Giunta cercherà di dare al bilancio 1974 una sistemazione, ai fini di una più agevole lettura che tenga conto della suddivisione di materie secondo le competenze dei vari Assessorati.
Una tale impostazione favorirà l'articolarsi della relazione in più relazioni con le quali i singoli Assessori motiveranno le proposte di variazioni in aumento o diminuzione rispetto agli stanziamenti dell'esercizio precedente e potranno dare altresì notizia dell'attività svolta e degli impegni nuovi, che intendono portare avanti.
Sarà così agevolato il confronto dinanzi alle singole Commissioni ed alla Commissione bilancio per i necessari approfondimenti settoriali che la discussione dell'attuale bilancio ha dimostrato essere assolutamente necessari.
Già quest'anno nella predisposizione del bilancio si è operato sulla base di tutti gli elementi forniti dai singoli Assessorati, ma è evidente che tale impostazione, avvenuta a livello di Giunta, deve essere affinata e soprattutto deve essere estesa a livello di relazione e di discussione presso le singole Commissioni.
Una divergenza di vedute si è verificata in Commissione sul fatto che nel bilancio la Giunta non abbia evidenziato i disegni di legge che intende presentare nel corso dell'anno ed i conseguenti impegni di spesa.
L'opinione della Giunta è già stata manifestata in Commissione, ma appare opportuno ritornare sull'argomento che certamente sarà ripreso nel corso di questo dibattito.
La Giunta ritiene che diversamente dal bilancio degli enti locali, il bilancio della Regione non può né deve essere sul piano formale un bilancio programmatorio nel senso cioè che sia possibile iscrivere nei singoli capitoli impegni non sostenuti da leggi sostanziali.
Tale impostazione non è consentita dalla legge sulla contabilità generale dello Stato alla quale la Regione deve uniformarsi nella redazione del proprio bilancio ed appare altresì contraddittoria rispetto alla libera esplicazione dell'iniziativa legislativa da parte dei singoli Consiglieri regionali, da parte degli enti locali e dei cittadini della Comunità regionale.
In sede di Commissione la Giunta ha tuttavia precisato di non aver nulla in contrario a fornire ogni opportuna indicazione delle iniziative legislative che intende proporre avvertendo doverosamente peraltro che tali indicazioni non hanno né possono avere la pretesa di esaurire l'attività legislativa dell'anno cui si riferiscono - né per quanto riguarda la Giunta stessa né, a maggior ragione, per quanto riguarda l'iniziativa legislativa dei Consiglieri regionali.
Nel corso del presente intervento ho già ricordato come la Giunta intenda nell'anno in corso portare all'approvazione del Consiglio i disegni di legge relativi all'Ente di sviluppo per l'agricoltura, all'Ente di sviluppo per l'artigianato, alla Società finanziaria pubblica, agli incentivi per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria nelle aree comunali destinate all'edilizia economica e popolare, all'assegno di natalità alle lavoratrici madri del commercio, dell'artigianato e dell'agricoltura, all'inquadramento del personale, alle Comunità montane.
Si tratta in buona parte di disegni di legge già approvati dalla Giunta e già presentati al Consiglio mentre gli altri sono in avanzata fase di elaborazione e prossimi all'approvazione da parte della Giunta e quindi alla presentazione al Consiglio.
Ricordo che sono già state approvate quest'anno le leggi sul miglioramento fondiario e sul credito di esercizio all'agricoltura, nonch quelle sulle istituzioni di quattro circondari per il decentramento dei controlli sugli enti locali.
La Giunta ritiene che, varati i disegni di legge per l'istituzione degli Enti di sviluppo e della Finanziaria regionale, intesi come strumenti volti ad assicurare un intervento organico nei settori più direttamente connessi alla politica di programmazione economica ed alla modificazione del suo meccanismo di sviluppo, il proprio impegno legislativo debba quest'anno prioritariamente svilupparsi nella direzione dell'attuazione degli adempimenti statutari relativi all'organizzazione delegata agli enti locali delle funzioni amministrative regionali.
Approvate le leggi sull'iniziativa popolare e sul referendum e quasi tutte quelle relative ali esercizio decentrato dei controlli che costituivano un impegno programmatico di attuazione statutaria assunto con la costituzione della prima Giunta Regionale dopo l'approvazione dello Statuto, la Giunta, dopo aver potuto concretamente valutare il contenuto e la portata delle funzioni amministrative trasferite alla Regione e le leggi che le sostengono ritiene ora di dover e poter fissare a quella fase di attività che, presentando il programma nell'aprile del 1971, il Presidente della Giunta definì 'fase costituente aperta verso il futuro', fase aperta cioè a costruire, attraverso e con la Regione, nuovi spazi di intervento agli enti locali, a rafforzare la loro autonomia ed il loro potere decisionale.
La Giunta pur condividendo l'esigenza prospettata dalla I Commissione di avviare lo studio per la formulazione di leggi organiche in vari settori di competenza regionale indicati nella parte conclusiva della relazione Dotti è del parere che ai fini di una consistente modificazione della legislazione vigente e di una sua più organica articolazione sia per indispensabile, innanzitutto, un primo processo di semplificazione delle procedure e di snellimento dei processi decisionali, quale si può ottenere soltanto delegando le funzioni amministrative agli enti locali, in tal modo responsabilizzandoli e rendendoli direttamente partecipi al disegno di sviluppo programmato ed equilibrato che è l'obiettivo di fondo della nostra politica regionale.
La delega dell'esercizio delle funzioni amministrative agli enti locali avverrà seguendo lo schema dei decreti delegati con cui sono state trasferite le funzioni dallo Stato alle Regioni: appare questa alla Giunta la modalità giuridicamente più corretta ed operativamente più proficua per dare concreta e rapida attuazione ad un modo nuovo e diverso di gestire la pubblica amministrazione, modo nuovo e diverso in cui deve realizzarsi non soltanto un effettivo decentramento amministrativo ma in cui soprattutto deve concretarsi una più estesa forma di partecipazione e quindi di responsabilità degli enti locali nelle scelte e nelle decisioni che riguardano lo sviluppo economico e la crescita civile delle comunità che essi rappresentano.
La delega delle funzioni amministrative agli enti locali rappresenta per la Giunta una scelta legislativa prioritaria anche in relazione alla necessità che essa giunga puntuale all'appuntamento con la definizione del piano regionale di sviluppo e con le determinazioni legislative che, ai sensi dell'articolo 75 dello Statuto, dovranno essere assunte per la sua formazione a livello comprensoriale, zonale e settoriale nonché per il suo aggiornamento e la sua attuazione.
L'esercizio delle funzioni amministrative da parte degli enti locali potrà rappresentare inoltre un elemento di grande rilevanza per la modificazione della legislazione vigente e per il suo organico adattamento alla realtà regionale.
La Giunta intende muoversi in questa direzione nella continuità di una linea che al di là delle formule e degli schieramenti di alleanza rappresenta una costante dell'impegno che ha contraddistinto e contraddistingue le forze politiche che ne hanno appoggiato e ne appoggiano l'attività, impegno volto a sostenere, ad espandere, ad esaltare le autonomie locali e a rafforzarne l'azione.
Nel sottoporre al Consiglio Regionale il disegno di legge di approvazione del bilancio 1973 la Giunta ha ritenuto utile integrare la sua relazione con le presenti dichiarazioni svolte in apertura del dibattito.
Il nostro auspicio è che esse possano costituire un valido punto di riferimento per un democratico ed approfondito confronto tra le varie forze presenti nel Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Dotti, relatore di maggioranza della I Commissione Programmazione e Bilancio, ne ha facoltà.



DOTTI Augusto, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, anche questo anno mi è toccata la fatica e l'onore di essere relatore della Commissione al Bilancio e alla Programmazione. Cercherò di svolgere il mio compito brevemente, visto che ormai è sul tavolo di tutti i Consiglieri la relazione della I Commissione Relazione che praticamente registra l'iter dei lavori della Commissione dalla consultazione alle osservazioni delle Commissioni e ai dibattiti che abbiamo avuto fra i membri della Commissione e la Giunta.
Devo dire che complessivamente questo bilancio è migliore di quello del 1972, (che d'altra parte era un bilancio di avvio) e incide in un'iniziativa di carattere politico della Regione proprio nel senso auspicato dalla Commissione stessa, ossia un bilancio che è già di per se programmatico; per quanto questi obiettivi ancora non siano stati ufficialmente fissati dal Consiglio in base ad un piano di sviluppo che è ancora in discussione.
La consultazione è stata più approfondita quest'anno, vi è stata una vera partecipazione della comunità regionale all'orientamento politico come contributo dell'attività degli organi regionali ed è stata anche una premessa al successivo controllo per vedere se effettivamente le cose che noi affermavamo di voler fare saranno poi condotte a termine e in che misura.
Le Commissioni, per la prima volta quest'anno, hanno fatto le loro osservazioni. La relazione non pretende di essere esaustiva ed il materiale che ci è pervenuto è consultabile presso la nostra Commissione.
Abbiamo avuto più di dieci riunioni con la Giunta, anche con il suo Presidente, e devo dire che sono emerse proposte di emendamento anche nel senso auspicato dalla partecipazione; come risultato abbiamo quasi l'esaurimento dei fondi disponibili in quanto che due leggi sull'agricoltura sono già state approvate, per cui si esaurisce il capitolo delle spese di investimento ed anche il capitolo delle spese correnti perché abbiamo già progetti di legge sufficienti a coprire questi residui.
Non rimarrà quindi, per nuove iniziative di leggi regionali, che ricorrere ai mutui e devo dire che questo principio è stato accettato dalla Giunta come proprio impegno politico nel corso di quest'anno. Sentiremo poi dalla Giunta se abbiamo già fin d'ora un programma, anche se non sarà totale perché l'iniziativa legislativa spetta anche al Consiglio, ai Consiglieri regionali, ma spetta anche a persone ed enti esterni al Consiglio e potrà poi essere fatta propria dai Consiglieri regionali.
Da questo complesso di lavori sono sorte delle osservazioni di fondo divise in tre gruppi: la prima è un'osservazione generale di rendere più programmatico il bilancio, ancora in assenza del piano di sviluppo regionale e di un programma pluriennale; di dare maggiore respiro al bilancio ricorrendo ai mutui e inoltre di fare del bilancio uno strumento anticongiunturale (anche per questo devo dire che la Giunta si era espressa favorevolmente nella sua relazione) che certamente non è solo strumento antidepressivo, però deve porsi il bilancio come strumento per se stesso anticongiunturale. Evidentemente a questo strumento e all'operatività delle Regioni si affiancheranno altri provvedimenti sul piano nazionale, sul piano del credito, sul piano della difesa della moneta, però queste cose non competono essenzialmente alla Regione.
Anche in questo campo la Giunta si è impegnata e come viene riportato nell'ultimo prospetto della relazione che è davanti a voi, questo impegno anticongiunturale lo si può vedere con la messa in marcia di circa 120 miliardi che derivano sia da spese dirette che la Regione si è impegnata a fare con questo bilancio, sia da contributi a Comuni e ad altri enti privati e pubblici, sia da stanziamenti che sono di contributi sugli interessi di mutui, ognuno di questi comporta un moltiplicatore per cui abbiamo calcolato queste annualità per 11, per i contributi in conto capitale invece agli enti locali e associazioni un moltiplicatore abbastanza modesto di 2,5; in totale raggiungiamo una cifra di 120 miliardi di opere che se fossero veramente tutte messe in moto dimostrerebbero quale sforzo può fare la Regione con un bilancio che per se stesso sembra ancora modesto, ma che è effettivamente un grosso bilancio operativo.
Il secondo gruppo di osservazioni è quello di approvare le leggi organiche nelle materie che sono di competenza regionale, questo sia perch sul piano nazionale le funzioni che ci sono state trasferite sono in crescita, sono funzioni a cui le leggi nazionali non avevano e non hanno ancora potuto provvedere nella misura che noi riteniamo sia oggi dovuta a uno stato sociale avanzato, sia perché sono leggi che si devono adattare in modo particolare alle esigenze della nostra Regione.
Nella relazione potrete vedere una serie di queste leggi (ce ne sono ben dieci), ve ne elencherò qualcuna di quelle che a me sembrano più importanti.
La prima è una legge sulla difesa dell'igiene del suolo, dell'ambiente e dell'abitato e fa da peso sul capitolo che abbiamo tolto e che investiva circa 300 milioni, perché non potevamo farlo essendo una funzione delegata alla Regione. Però, proprio da una visita che abbiamo fatto ieri a Roma con il Presidente della Regione, sembra possibile avere per questa attività dai Ministeri competenti (ritengo sia quello della Sanità) delle cifre che potranno essere impiegate dalla Regione per la difesa e l'igiene del suolo.
Quindi è vero che è stato depennato un capitolo, però è altrettanto vero che avremo la possibilità di attivarlo tramite questa funzione delegata dal Governo alla Regione.
Vorrei anche parlare di una legge che possa riordinare, anche solo per quanto riguarda la regolamentazione, i corsi di formazione professionale E' chiaro che noi non possiamo innovare nulla in questa legge come principi generali, però possiamo riordinare i corsi, possiamo renderci conto di come spendiamo il nostro denaro. Noi spendiamo oltre sette miliardi per la formazione professionale, è anche giusto spendere bene questo denaro affinché i corsi siano omogenei, utili, indispensabili al progresso dell'economia piemontese, diano uno strumento di lavoro effettivo a chi li frequenta e siano quindi sottratti quei piccoli rivoli dispersivi che non preparano il giovane a un'arte e ad un mestiere.
Insieme a questo riordino della formazione professionale la Commissione auspica una legge che realizzi veramente il diritto allo studio che si esplica attraverso i buoni libro, attraverso la messa a disposizione del doposcuola, delle borse di studio; è una materia che vorremmo riordinare regionalmente.
Un'altra legge abbastanza importante e significativa che ha auspicato la Regione è una legge integrativa di quella nazionale, sulle calamità naturali, perché finché non facciano una nostra legge non riusciamo realmente a sostituirci allo Stato in questo contributo che va in genere ai consorzi che si costituiscono fra gli interessati per difendersi sia in modo attivo, sia in modo passivo dalle calamità naturali, specialmente dalla grandine.
Sono auspicate anche leggi organiche di bonifica montana e di bonifica agraria; una legge sul credito artigiano e soprattutto, nel campo dell'assistenza sociale, una legge che promuova opere non emarginanti.
Questo è il grande attuale affinché gli handicappati possano tornare a vivere nella società.
Desideriamo anche una legge sulla zootecnia. Noi abbiamo applicato oggi cifre notevoli in agricoltura per lo sviluppo della zootecnia, riteniamo però che la legge della Regione possa essere più efficace in questo campo per promuovere soprattutto l'allevamento agli scopi di fornire carne alla popolazione piemontese.
Infide si auspica una legge quadro per portare a compimento i piani zonali di sviluppo agricolo. Attorno a queste iniziative di legge regionale però la Commissione ha anche auspicato un'iniziativa politica da parte delle Regioni, soprattutto da parte della Giunta, per promuovere leggi di iniziativa parlamentare, anche per ottenere maggiori finanziamenti da parte dello Stato, trasferimento di somme residue sui lavori pubblici per programmi già in corso, per poter intervenire a favore dei Comuni che ancora attendono l'erogazione dallo Stato di quelle somme che sono loro dovute per le imposte soppresse dalla riforma tributaria; maggiori stanziamenti all'agricoltura che sono stati promessi dal Parlamento anche in base a ordini del giorno già votati dal Senato e dalla Camera dei Deputati; maggiori stanziamenti soprattutto per i trasporti perché non è possibile una pubblicizzazione del trasporto pubblico solo a carico della Regione ed in questo caso questa funzione, che è tipicamente di servizio pubblico, deve essere anche alimentata da fondi dello Stato per non prosciugare il nostro bilancio solamente a favore di un servizio che è indispensabile, ma che deve essere proporzionato anche ad altri servizi.
Un terzo gruppo di osservazioni di fondo è quello che si mantenga l'impegno per costituire i tre enti finanziari della Finanziaria pubblica dell'Ente di sviluppo agricolo e dell'Ente di sviluppo dell'artigianato che si proceda finalmente alla legge sugli organici. Noi abbiamo dei rapporti di lavoro che sono tuttora precari con il nostro personale, il quale è ancora insufficiente, che è sottoposto a un logorio giornaliero e che impedisce anche agli organi stessi (Consiglio e Giunta) di potere esplicare tutta la propria attività, secondo quanto richiesto dal nostro Statuto e dalle funzioni che ci sono state trasferite.
Infine (e questo l'ha ricordato molto bene l'Assessore Paganelli) una legge sulle deleghe, anche a sollievo del nostro lavoro, in modo da lasciare agli organi regionali l'attività legislativa e l'attività di controllo.
Per guanto riguarda quel che è stato dalla consultazione e in modo particolare dai sindacati, e dalle Commissioni, non vorrei ripetere per ciascuna categoria quanto è stato detto ampiamente sul bilancio, che è stato ispezionato capitolo per capitolo, ma vorrei dire qualcosa per funzione.
Sull'assistenza scolastica, come avete sentito, si propone una legge di riordino per il diritto allo studio. Nella III Commissione si è auspicato di rendere libera, accessibile, la cultura e che quanto viene conservato nei musei, nelle biblioteche, sia a disposizione della comunità.
Per l'urbanistica in modo particolare dobbiamo ringraziare la Giunta che ha stanziato 200 milioni per i rilievi cartografici della Regione; noi non abbiamo ancora una carta del suolo del Piemonte, per l'utilizzo del suolo piemontese, per meglio poter intervenire nell'agricoltura, negli insediamenti residenziali e produttivi.
Per la tutela dell'ambiente si è auspicato di varare una legge, di ampliare gli stanziamenti per la distruzione dei rifiuti solidi.
Per l'assistenza sociale si è auspicato di procedere ad un riordino legislativo degli enti comunali di assistenza. Ricordiamo che spendiamo quasi otto miliardi in questo settore, ivi compresi gli asili nido. Sono grosse cifre che vanno spese con oculatezza e appropriatamente.
Sui trasporti è emerso il generale desiderio di rendere pubblico il trasporto, ma si è unanimemente ritenuto necessario addivenire prima alla costituzione dei bacini di traffico.
Molto elevata è la cifra per la viabilità e le infrastrutture, tra cui ricordiamo gli acquedotti e le fognature. Qui la Commissione ha auspicato che la Regione possa darci un piano per gli acquedotti, uno per le fognature, uno per la viabilità, anche per stabilire delle priorità, per poter attivare questi servizi, specialmente in quelle zone che ne sono meno dotate.
Per l'agricoltura si è auspicato da parte della Commissione, pur accettando a maggioranza le cifre stanziate dalla Giunta, di rendere edotto il Consiglio di come queste cifre saranno spese, se non altro con dei criteri che certamente la Giunta si darà e che speriamo vorrà comunicarli anche al Consiglio. Si tratta di grosse cifre e non vorremmo che vi fossero zone meno dotate di altre.
Anche per il turismo e l'industria alberghiera ci si augura di addivenire all'incentivazione soprattutto del turismo di massa e alla costruzione di centri sportivi.
Questo è quanto è stato, più o meno insieme, per razionalità e per ragionamento, auspicato sia dalla consultazione sia dalla I Commissione e con gli assensi della Giunta.
Dobbiamo ringraziare la Giunta perché in queste conversazioni ha accettato alcuni suggerimenti anche di struttura di formazione del bilancio. Il bilancio '72/'73 è stato presentato dalla Giunta alla Commissione, questa ha chiesto dei pareri alle altre Commissione. La Giunta ha accettato il principio (e noi la ringraziamo) che il prossimo bilancio sia prima preparato per Assessorato, cioè ogni Assessorato andrà avanti la propria Commissione competente con i suoi orientamenti, le sue proposte di spesa e saranno discussi in base ai criteri che la Giunta suggerirà. I bilanci poi dei singoli Assessorati confluiranno nel bilancio generale e sarà presentato quindi al Consiglio come disegno di legge. Questo riteniamo sia un metodo non solo democratico, ma un provvedimento e un principio che approfondisce la struttura del bilancio e gli dà un indirizzo più politico di quanto non abbia avuto in questi primi due bilanci.
Vorrei concludere con un apprezzamento all'opposizione la quale troverà delle difficoltà; l'opposizione non ha mai approvato il bilancio della maggioranza, quindi deve trovare delle argomentazioni solide e valide per non approvarlo e questo in genere può tradursi col fatto che non tutto pu essere accolto come suggerimento da parte della maggioranza, cioè quanto viene proposto dall'opposizione, per quanto apprezzabile, trova un limite anche di capienza nel bilancio; senza dire che molte volte si tratta di desideri che possono essere lontani da una pratica realizzazione.
Per quanto riguarda altre materie generali, ma che possono essere tradotte nella conclusione, si è rilevata la necessità di un'informazione tempestiva del disegno di legge al bilancio agli enti locali e anche ad altri destinatari. L'anno scorso siamo arrivati proprio all'ultimo momento quest'anno un po' prima perché nel corso del '73, presentandosi anche il preventivo del '74, abbiamo auspicato tutti nella Commissione che gli enti locali, le categorie, i rappresentanti dei lavoratori possano avere tempestivamente il bilancio, ancora prima dei quindici giorni, in cui l'hanno avuto quest'anno.
Una terza osservazione di fondo è che la Giunta non operi come operava finora lo Stato, in senso passivo, agnostico, aspettando che destinatari si facciano vivi per poter adire al bilancio; per renderlo operativo, per renderlo strumento anticongiunturale deve essere la Giunta ad informare gli interessati, gli enti locali, le associazioni, le categorie, i destinatari privati, le cooperative, gli agricoltori, i coltivatori diretti di come devono fare per partecipare a spendere, utilizzandoli meglio, questi soldi.
Questo anche allo scopo di evitare i residui passivi, perché anche se sono comodi per poter ottenere degli interessi attivi, però questi ultimi non compensano mai il ritardo dell'opera, ritardo che molte volte è solo dovuto a una scarsa conoscenza delle poste iscritte a bilancio.
Io vorrei lasciare ad altri ulteriori commenti. La relazione è di fronte a voi e non voglio tediarvi oltre col mio dire. Grazie.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Raschio, relatore di minoranza della Commissione Programmazione e Bilancio. Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Gruppo comunista vota contro la relazione della I Commissione sul Bilancio 1973 per l'estrema contraddizione fra i risultati e le indicazioni della consultazione, delle Commissioni permanenti, del dibattito e le conclusioni concrete cui è giunta la maggioranza centrista della Commissione stessa.
In effetti, l'unica conclusione logica e razionate del lavoro svolto in tre mesi di accurata e approfondita analisi delle indicazioni scaturite direttamente da tutti gli enti e le organizzazioni consultati era quella di procedere ad un radicale rifacimento della stessa impostazione del Bilancio presentata dalla Giunta per il 1973.
Si può dire che non c'è stata una sola voce fra quelle consultate che abbia condiviso la struttura, le scelte, la logica del Bilancio. Ma di tutto questo (di cui persino la maggioranza della Commissione ha dovuto progressivamente rendersi conto e di cui le prime 68 pagine della relazione presentata sono la testimonianza accurata e minuziosa) non c'è più traccia nelle conclusioni politiche della maggioranza D.C., P.L.I., P.S.D.I.
P.R.I.
Essa licenzia così il documento più contraddittorio e ambiguo sinora prodotto dal Gruppo dominante alla Regione Piemonte dopo la svolta di centro-destra.
Rileva la Commissione V del Consiglio Regionale: 'Il bilancio di previsione per il 1973 e la relazione che l'accompagna parlo della relazione del gennaio '73 - manifestano nel complesso la tendenza a continuare sulla linea della gestione burocratica di quanto è stato trasferito alla Regione dallo Stato, salvo la variante di qualche modesto stanziamento nuovo e la disaggregazione di precedenti capitoli'.
Il giudizio è eguale a quello dell'VIII Commissione: "Il bilancio proposto dalla Giunta... semplice registrazione di voci di spesa già dello Stato, sistema che fa dell'Ente Regione un organo burocratico decentrato".
Non dissimile è il giudizio della Commissione VI, laddove ricorda che "non è più possibile, infatti, considerare il bilancio di previsione come un tradizionale documento contabile: esso deve essere il programma annuale che realizza gli obiettivi finali del Piano".
La IV Commissione ha indicato la necessità di dare una "più vivace ed incisiva impostazione al bilancio connessa ai problemi ed alle esigenze della programmazione regionale".
Di fronte a queste indicazioni e giudizi, venuti dalle Commissioni permanenti, in ciascuna delle quali la maggioranza politica è eguale a quella che esprime la Giunta, le conclusioni della Commissione per la Programmazione ed il Bilancio si limitano ad alcuni emendamenti e aggiustamenti irrilevanti. Si accetta, invece, la logica della Giunta di perseverare sulla strada delle mance, dei sussidi, dei contributi, anzich assumere un chiaro impegno di riforma, prima di tutto sul 'modo' di gestire le spese correnti. Inoltre, se si voleva essere conseguenti alla consultazione, la Commissione doveva condizionare il voto favorevole all'impegno della Giunta sulle leggi necessarie a garantire una spesa coerente con gli obiettivi dichiarati della programmazione regionale e dello Statuto.
In effetti, però, la relazione della Giunta al Bilancio 1973 aveva già apertamente dichiarato che tale Bilancio non poteva essere lo stralcio a breve periodo di un programma pluriennale da attuarsi per il raggiungimento degli obiettivi del Piano di Sviluppo regionale, con la giustificazione che questo era ancora in formazione.
Tale posizione non era stata condivisa da nessuno, sia durante le consultazioni sul Bilancio, sia in occasione delle consultazioni sul documento preliminare dell'Ires.
Già le organizzazioni sindacali avevano fatto rilevare che il Bilancio 1973 era "scollegato dal confronto avviato in occasione del dibattito sulle proposte Ires per il Piano regionale".
Persino le Camere di Commercio avevano espresso, attraverso il loro rappresentante regionale, il loro "rammarico che il progetto di bilancio non fosse stato redatto in funzione di una sia pur embrionale politica di programmazione regionale".
Le ACLI avevano lamentato la "mancanza di una logica programmatoria nel Bilancio 1973".
Tutte le organizzazioni e associazioni ecologiche, culturali e sportive avevano ritenuto necessario esprimere "un giudizio negativo sul Bilancio 1973, stante l'assenza, anche nella relazione della Giunta, di un qualsiasi impegno politico, ritenendolo anzi chiaramente peggiorato in quanto non aveva palesato alcuna concreta volontà di muoversi almeno sulle linee del programma nazionale discusso nei mesi addietro davanti il Consiglio Regionali".
I rappresentanti delle aziende di trasporto avevano lamentato la mancanza di un indirizzo unitario di piano, e quindi anche l'assenza "di un indirizzo unitario di Piano" e quindi anche l'assenza di una linea regionale che ponesse al centro la grossa scelta della pubblicizzazione dei trasporti pubblici.
La VI Commissione aveva denunciato, per conto suo, che era 'del tutto insufficiente per far fronte in modo organico alle esigenze dell'agricoltura una politica di spesa che si applica qua e là alle competenze trasferite e con riferimenti a leggi nazionali talvolta superate'.
Le associazioni degli artigiani, consapevoli della funzione di particolare rilievo assegnata alla Regione in materia d artigianato, hanno rilevato che "i forti stanziamenti concernenti la formazione professionale richiedono che la Giunta appronti un Piano di utilizzo, affinché non vi sia sperpero di fondi in corsi inadeguati ed in settori non rispondenti alle domande di lavoro".
Financo i costruttori edili hanno sottolineato che l'obiettivo politico della Regione dovrebbe essere "quello di promuovere e gestire un'attività continua di pianificazione territoriale, al cui interno possono collocarsi in modo organico e razionale, gli investimenti pubblici e privati".
E' anche troppo facile rilevare che qualora una Giunta volesse davvero fare ciò che chiedono persino categorie non "innocenti" rispetto alle speculazioni e alle rendite parassitarie, il rilievo con ogni probabilità sarebbe di segno opposto. Ma non si può non rilevare che il Bilancio 1973 è apparso persino a queste categorie, programmaticamente liberiste, al di sotto dei minimi consentiti a chiunque voglia tentare di operare nel settore. Il troppo disordine può essere nocivo anche a coloro che l'hanno provocato e che su di esso hanno speculato.
Insomma, si può rilevare come unanime sia stata la richiesta di indirizzi e di scelte concrete già ispirate alla politica di Piano. Lo stesso relatore di maggioranza, collega Dotti, infatti, non ha potuto sottrarsi alla necessità di indicare un'impostazione programmatica a medio termine già nel Bilancio 1973.
Senonché, dal bilancio e dagli emendamenti proposti dalla Commissione e di fatto concertati dalla maggioranza con la Giunta, non emerge nulla di coerente con l'unanime volontà programmatoria espressa dalla comunità regionale e riconosciuta dalle stesse singole componenti politiche presenti in Commissione, relatore compreso.
A suffragare ulteriormente questa tesi ci è di conforto ricordare poiché ne siamo vivi testimoni come Consiglieri comunisti, quanto gli enti locali, sia nelle consultazione sul bilancio che in quelle sul documento preliminare Ires per il Piemonte, hanno criticamente esposto a nome delle loro popolazioni.
In esse è venuta, dagli enti locali, evidenziata l'esigenza che la Regione affronti, senza attendere il varo del Piano, una serie di interventi che, con leggi regionali, affrontino una serie di problemi nel campo della scuola, dei trasporti, dell'agricoltura, dell'assistenza sanitaria, assolutamente indilazionabili e che per la loro pregnante attualità hanno una validità tale da imporsi come scelte obbligate di qualsivoglia Piano che la Regione intenda impegnarsi di varare nel 1973.
Così, tutta la parte della relazione della maggioranza che indica gli obiettivi del Bilancio 1973, e nella quale sono riflessi molti dei contenuti proposti dalla consultazione e parecchie idee e proposte avanzate dal Gruppo comunista e dalla sinistra, finisce con l'essere la somma di che cosa avrebbe 'dovuto' essere il Bilancio per il 1973, e non, purtroppo, di quello che concretamente 'è' l'impegno della Giunta.
Il Bilancio presentato dalla Giunta ha quindi i netti caratteri dell'ordinaria amministrazione, mentre dovrebbe nutrirsi, se volesse evitare di far assumere alla Regione Piemonte il ruolo di un ente passacarte per conto dello Stato, delle stesse proposte ed indicazioni che la Commissione Bilancio gli suggerisce.
Ma la Giunta non ha sinora inteso raccogliere le critiche al metodo ed alla stesura del suo Bilancio formulate dalla consultazione, preoccupata dalla sua traballante stabilità, e non ha avuto il coraggio di fare invece un'azione di rinnovamento nelle strutture portanti di questo documento.
Anche in questo si evidenzia la miopia congenita della Giunta di centro destra e la sua sostanziale volontà di immobilismo.
Non si riesce quindi a capire come la maggioranza della Commissione Bilancio possa concludere con un consenso con la Giunta quando, riferendosi alle consultazioni ed alle stesse relazioni delle Commissioni regionali sul Bilancio ha espresso in decine di pagine una serie di richieste, modifiche integrazioni, revisioni e puntualizzazioni che avrebbero più che giustificato invece un vero dissenso dal Bilancio presentato dalla Giunta nel gennaio del '73.
Ma vi sono, nel voto comunista, anche altre motivazioni che ne spiegano il necessario approdo negativo.
In effetti, quello che è stato presentato dalla Giunta non è il Bilancio di ciò che la Regione introita e di ciò che la Regione pu spendere. Mancano ad una precisa destinazione della spesa non meno di 25 miliardi di mutui sicuramente accendibili, non meno di 7 miliardi del fondo per il Piano regionale di Sviluppo, non meno di 10-12 miliardi di somme non spese nel 1972 e spendibili nel 1973 ma a condizione di mettere mano con decisione a quelle misure di razionale, corretta ed efficiente amministrazione tendenti ad impedire ciò che il Gruppo comunista aveva denunciato sin dal primo stralcio di Bilancio del 1972, e cioè il meccanismo dei fondi finanziari a residuo.
Ora, è ben vero che il relatore e la maggioranza della Commissione concludono auspicando che la Giunta possa ridurre al massimo i residui passivi, accelerando nel contempo le spese dell'esercizio 1973, ma qui siamo nel campo di "dare fiducia alla maggioranza", proprio in quel campo che la minoranza non si sente di accordare alla Giunta, non sulla base di apriorismi ma sulla base dell'esperienza e dei fatti.
A tal proposito non si può non rilevare la denuncia fatta da enti e associazioni e documentata poi anche dalla V Commissione circa il fatto che, ad esempio, "nonostante la politica per la difesa dell'ambiente e quella contro le calamità naturali fossero due delle quattro scelte specifiche indicate negli elementi di rilievo del passato Bilancio, cioè del 1972, le cifre preventivate non sono state utilizzate" (vedi capitoli 350 e 356 del Bilancio 1972).
In altri campi e settori, impegni di spesa sono stati effettuati a un decimo delle cifre iscritte. In generale, ed anche su questo punto la consultazione lo ha chiaramente documentato, si è constatata la tendenza a divari, molto forti, fra le somme iscritte a bilancio, le somme impegnate e le somme effettivamente corrisposte.
La Giunta ha negato fino all'ultimo, davanti alla Commissione, prima la possibilità, poi l'utilità di elencare, come hanno fatto correttamente e precisamente le Regioni Emilia, Lombardia, Toscana, le leggi che la Giunta si impegna a presentare nel corso del 1973, dotandole di stanziamenti finanziari che, seppur solamente indicativi, assumono un impegno preciso di volontà politica nel legiferare.
E' stata invece la Commissione che ha indicato quale dovrebbe essere il programma operativo di una Giunta che, nella sua relazione iniziale, si era limitata a qualche rilievo critico di carattere generale del rapporto attualmente esistente fra Regione e Stato e ad un'elencazione di cifre, più o meno disaggregate, senza il minimo di chiarezza e di precisione e di impegno politico, sia verso i dibattiti consiliari sul Bilancio del 1972 sia verso le prime indicazioni che dagli enti locali, dai comprensori e dalle aree ecologiche stanno sorgendo in Piemonte.
Se si arriverà ad una relazione aggiuntiva, che abbiamo visto questa mattina, della Giunta (noi questo lo abbiamo dichiarato al momento del voto, in occasione del licenziamento da parte della I Commissione della relazione sul Bilancio) al Bilancio, al termine del dibattito in Commissione, è perché a ciò è stata letteralmente costretta dalla consultazione e dall'opposizione.
Si comprenderà però che tutto questo porta la minoranza ad un voto che non può essere di fiducia nei confronti di un esecutivo che si dimostra così lontano dall'interpretare le richieste della società e dall'assumere un ruolo promozionale nell'elaborazione della gestione di un Bilancio programmatico.
Nel negare il nostro voto alle conclusioni della Commissione non possiamo nel contempo che ribadire la piena validità del metodo delle consultazioni, delle proposte migliorative che vengono avanzate per i tempi e per la struttura del bilancio attuale e per quello che si dovrà preparare per il 1974, così come dobbiamo ribadire la validità del confronto politico sempre garantito nella Commissione Bilancio e che ha portato all'indicazione unitaria di ciò che avrebbe "dovuto essere" il Bilancio della Regione Piemonte per il 1973.
I rappresentanti comunisti hanno teso sin dall'inizio dei lavori della Commissione a dare il loro contributo nello spirito di giungere a conclusioni unitarie che innovassero profondamente il progetto di Bilancio 1973. Le loro proposte hanno riguardato i tempi della presentazione, le strutture del Bilancio, i rapporti fra la Regione, il Governo e gli enti locali, il carattere del Bilancio programmatico, le proposte concrete di stanziamenti.
Molte delle loro proposizioni sono state accolte dal relatore della Commissione, Consigliere Dotti, che le presenta come '"obiettivi" e come conclusioni unitarie della Commissione, senza tuttavia che vi siano state sinora da parte della Giunta risposte precise e impegni coerenti di attuazione già in sede di Bilancio 1973.
Comunque, i rappresentanti comunisti richiamano ancora le attenzioni del Consiglio sulle seguenti necessità: 1) Giungere a discutere ed approvare il preventivo 1974 entro il 31 dicembre, con un preciso impegno ad evitare le gestioni, provvisorie, con tempi di consultazione che permettano l'allargamento della consultazione agli enti locali e associazioni a livello comprensoriale (e quindi rispetto delle scadenze statutarie per la preventivazione), e con un metodo di redazione del Bilancio tale da permettere un confronto accurato in sede di Commissione con gli Assessori 2) la stesura del Bilancio deve accogliere i rilievi critici avanzati dalla comunità regionale, in modo da rendere il Bilancio chiaro e leggibile dotato di relazioni per ogni Assessorato e accompagnato da impegni programmatici e politici, e con precise scadenze 3) poiché nella Regione Piemonte la Giunta non ha voluto varare leggi per l'esercizio provvisorio delle funzioni trasferite, è indispensabile una scelta di metodo in questo campo che porti alla sollecita presentazione ed approvazione di leggi di delega per materia nelle materie più qualificanti (scuola, agricoltura, artigianato, sanità eccetera) ed a leggi di esercizio con criteri innovatori secondo una logica di Piano già per il 1973 e senza attendere il Piano regionale di Sviluppo 4) sulle proposte in ordine ai rapporti Regione-Governo, non si tratta solo di assumere delle posizioni coerenti con quanto proposto dai comunisti ed accettato dalla Commissione Bilancio quanto di essere, come Giunta elemento promotore, comunque partecipe, delle opportune iniziative politiche tese, da un lato, ad ottenere tutte quelle misure immediate e di riforma che sollevino i Comuni e gli altri enti locali dalla loro situazione di paralisi amministrativa, e, dall'altro, a inserire la Regione Piemonte nel discorso generale e unitario che tutte le Regioni devono fare in modo nuovo per la modifica della struttura del Bilancio dello Stato 5) per quanto concerne le caratteristiche del Bilancio programmatico, i rappresentanti comunisti, nella Commissione rilevano la necessità di una scelta tempestiva della Regione per leggi immediate e sostanziali di intervento nel campo dell'agricoltura, secondo le proposte della Commissione. Per ulteriore chiarezza, non si tratta qui tanto di gonfiare le spese correnti o di investimento per l'agricoltura inerenti a leggi statali già esistenti, vecchie e superate, quanto di promuovere leggi regionali nuove sulla zootecnia, sui danni subiti dai contadini per le calamità naturali, per interventi regionali nelle spese di bonifica montana, di sistemazione idraulico forestale, per il miglioramento fondiario, per la formazione dei Piani zonali, di Sviluppo, con una scelta di quantità di investimenti che dimostri la volontà politica di intervenire nella grave e drammatica crisi dell'agricoltura italiana e piemontese.
L'ordine di grandezza degli stanziamenti non deve essere inferiore agli 11 12 miliardi, come proposto dalle organizzazioni contadine 6) nel campo della scuola (legge organica per il diritto allo studio richiesta la sindacati, proposte conclusive della Commissione) e della difesa della salute è indispensabile e urgente un intervento legislativo di riordino innovatore sia sui criteri con i quali vengono attualmente elargiti i fondi (corsi professionali, ospedali eccetera), sia sull'entità degli stanziamenti, per liquidare il sistema oggi in vigore dei contributi settoriali, particolari e clientelari.
A tal fine è necessario istituire, con atto legislativo, un "Fondo regionale'"per gli interventi nel campo della prevenzione e della cura della salute Nel 'Fondo' devono confluire gli stanziamenti allo scopo già stanziati nelle varie voci del Bilancio sia correnti che di investimenti.
Gli stanziamenti così riuniti devono essere utilizzati sulla base di atti legislativi e normativi innovatori dell'attuale modo di impiego.
Prioritariamente, proponiamo di intervenire: a) in attuazione dell'articolo 6 dello Statuto per la difesa dell'integrità fisica dei lavoratori sui luoghi di lavoro, sulla base delle proposte indicate dal documento Giunta-sindacato b) per l'estensione in tutto il territorio di un efficiente e moderno servizio di medicina scolastica da affidare a Comuni o Associazioni di Comuni.
Inoltre proponiamo, nel quadro di iniziative per la formazione del "Piano sanitario e ospedaliero" del Piemonte, la definizione prioritaria di circoscrizioni territoriali sanitarie con la formazione di corrispondenti Comitati sanitari elettivi per la formazione e gestione democratica del 'Piano' 7) nel settore della casa, unitamente ad un deciso intervento politico per impedire che, come vuole il Governo nazionale, sia liquidato lo spirito innovatore della legge sulla casa, e accanto ad un pronto intervento perch siano finalmente dati ed utilizzati dalle Regioni i fondi già ripartiti, si indica l'accoglimento delle proposte unitariamente avanzate dalle Organizzazioni cooperative (fondo di rotazione, contributi in conto interesse in favore della cooperazione di abitazione a proprietà indivisa e divisa, conversione prevista dall'art. 57 della legge 865) per un ammontare di impegno non inferiore ai 3 miliardi per il 1973. Impegna perciò la Giunta a pronunciarsi chiaramente sulle proposte della Commissione per la legge urbanistica regionale 8) necessita, inoltre, lo stanziamento di fondi per la costituzione di un sistema a livello regionale di raccolta, di analisi e di elaborazione dei dati, attrezzato di un centro di calcolo, da realizzare in cooperazione con l'Università e in relazione con il sistema universitario regionale che deve essere realizzato, e in relazione con l'articolazione regionale dei comprensori della politica di piano 9) per l'artigianato e la piccola industria, dare finalmente avvio, come da impegni assunti e non mantenuti dalla Giunta nel 1972, alla formazione di una Commissione regionale permanente di consultazione per i problemi dell'artigianato e parimenti giungere ad una consimile Commissione per la piccola industria piemontese.
I Comunisti sostengono che finalmente, dopo oltre cinque mesi dalla presentazione da parte loro di due leggi regionali sull'artigianato, la Giunta debba pronunciarsi su tali progetti, che prevedono interventi in campo creditizio per le cooperative e per i Consorzi artigiani per oltre 200 milioni all'anno e misure della Regione a favore di iniziative destinate alla tutela, allo sviluppo e alla valorizzazione delle attività artigiane e della piccola industria mediante contributi in conto ammortamento mutui e capitali con un impegno di legge regionale che preveda per il 1973 almeno la dotazione di un miliardo.
Il rilevante problema della creazione di un ufficio regionale del Marketing, cioè dell'informazione alla piccola industria priva di un vero esercizio commerciale e di ricerca ed assistenza tecnica alle stesse sarebbe una qualificante iniziativa, che contribuirebbe a salvaguardare ed a consolidare la vita delle piccole aziende. In questo quadro va visto anche l'apporto della Finanziaria pubblica, che attraverso il leasing immobiliare (affitto alla piccola impresa, con patto di riscatto, di aree e fabbricati con impianti funzionanti) permetterebbe la cessione dei vecchi stabili e l'introito di mezzi finanziari per l'attività delle nuove moderne officine 10) nel campo del turismo, i comunisti sostengono che con urgenza debbono venir varate dalla Regione provvidenze secondo il D.P.R. dell'11/1/'72 in materia di turismo e di industria alberghiera e che occorre promulgare una legge regionale che preveda interventi intesi al miglioramento degli alberghi e delle pensioni classificati nelle categorie minori e al potenziamento dei complessi recettivi a carattere sociale e giovanile ai fini dello sviluppo del turismo regionale.
Nel campo del commercio è indispensabile provvedere, con legge regionale, all'erogazione di contributi in conto capitale e in conto interessi per la creazione di moderni centri di vendita al minuto in forme associative tra Comuni, piccoli esercenti, cooperazione e produttori agricoli 11) per quanto concerne la difesa dell'ambiente, nel nuovamente rilevare come gli impegni di spesa del Bilancio 1972 non siano stati dalla Giunta effettivamente spesi, i comunisti constatano che nelle ultime proposte della Commissione sono stati addirittura depennati 300 milioni che erano previsti nei provvisorio Bilancio della Giunta.
Occorre invece un intervento legislativo regionale che, nel rendere possibile la spesa pubblica, impegni non meno di un miliardo in direzione della difesa e dell'uso delle acque, per contributi a Comuni singoli ed associati per impianti di smaltimento dei rifiuti solidi, di stanziamenti (tramite le comunità montane) per la prevenzione ed estinzione degli incendi forestali 12) infine occorre, nell'anno che ricorda il 30^ anniversario dell'inizio della guerra di Liberazione e il 25^ anniversario della promulgazione della Costituzione, che sia approvata con urgenza una legge regionale per il finanziamento di un piano di iniziative concrete con le Organizzazioni antifasciste e con gli enti locali in grado di valorizzare nelle scuole nelle fabbriche, fra i giovani, gli ideali e i contenuti concreti della Resistenza, della Carta Costituzionale e dello Statuto regionale.
Queste sono alcune proposte e le conclusioni politiche del Gruppo comunista alla Commissione Bilancio e Programmazione in merito al Bilancio del 1973.
Se a queste conclusioni, poi, non è pervenuta la coerenza politica della maggioranza, sappiamo tuttavia che, costretti al sì della necessità molti hanno coltivato il no della convinzione.
La minoranza comunista trae dalla lotta condotta in questi tre mesi, da quella che cresce, e ancora crescerà, nella Regione per i problemi non risolti, e che il Bilancio 1973 non potrà risolvere, alimento e sicurezza per continuare con decisione lungo la strada scelta e giungere, prima ancora che ad un nuovo Bilancio, ad una nuova Giunta, dato che oggi la maggioranza di centro destra costituisce l'ostacolo più grave alla crescita democratica della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Secondo le intese, il Consiglio è convocato per le ore 10 e 16 dei giorni 16 e 17 aprile, avendo all'ordine del giorno: 1) approvazione verbale precedente seduta 2) comunicazioni del Presidente 3) esame del disegno di legge n. 73 relativo a Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1973.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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