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Dettaglio seduta n.144 del 05/04/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il primo punto dell'o.d.g. reca: "Approvazione verbali precedenti sedute". I processi verbali delle sedute del 22 e 29 marzo sono stati distribuiti ai Consiglieri prima della riunione odierna. Qualcuno ha osservazioni da fare? Poiché nessuno chiede la parola, li consideriamo approvati all'unanimità.
Prego gli uscieri di invitare le persone estranee al Consiglio a prender posto nel settore riservato al pubblico.


Argomento: Comprensori

Esame dei disegni di legge sui circondari


PRESIDENTE

In una rapida consultazione intervenuta con i Presidenti di Gruppo si è presa la determinazione di sottoporre al Consiglio la proposta di variare l'ordine dei punti in discussione, facendo precedere alla discussione di interrogazioni e interpellanze e alle comunicazioni del Presidente l'esame dei disegni di legge sui circondari. Nessun Consigliere si oppone a che si segua quest'ordine? Allora passiamo al punto quarto dell'ordine del giorno: "Esame dei disegni di legge sui circondari".
I disegni di legge sono quattro e riguardano i circondari di Pinerolo Alba-Bra, Ivrea e Mondovì. A titolo puramente di suggerimento, prospetterei l'opportunità, per sveltire i lavori, di fare su questi disegni di legge una discussione di carattere generale, salva la puntualizzazione specifica per la determinazione del comprensorio dei singoli circondari.
La parola, come relatore, al Consigliere Viglione, che pregherei di impostare la relazione nella inquadratura di carattere generale che ho detto.
Prego ancora una volta gli estranei al Consiglio a voler uscire dall'aula e se lo desiderano prender posto nella loggetta riservata al pubblico. Mi appello ad un senso civico di educazione, sperando di non dover arrivare a provvedimenti spiacevoli.
Il Consigliere Viglione ha facoltà di parlare.



VIGLIONE Aldo, relatore

Colleghi Consiglieri, quattro sono i disegni di legge ad iniziativa della Giunta Regionale per i quattro circondari; vi è inoltre un progetto del consigliere Nesi, relativo al circondario di Ivrea, che è stato unito a quello della Giunta nell'esame da parte della Commissione.
La discussione su questi disegni di legge è stata assai ampia essendo iniziata l'autunno scorso: essa si è svolta prima in Commissione e successivamente con una larga consultazione di tutti gli enti e i comuni interessati, a Mondovì, Alba, Pinerolo e Ivrea. La Commissione ha altresì provveduto alla raccolta delle deliberazioni dei Comuni interessati e ha interpellato le amministrazioni provinciali di Torino e di Cuneo che si sono espresse con deliberazione.
A questo punto, al di là di quanto contenuto nelle deliberazioni dei Comuni interessati, è opportuno, come ha detto il Presidente, aprire una breve discussione di carattere generale. Concordiamo con il Presidente sulla proposta di fare un'unica discussione per tutti quattro i circondari poiché lo spirito che ha animato i presentatori dei progetti e dei disegni di legge è certamente unico.
Che cosa rappresentavano questi disegni di legge? Quasi tutti inserivano le aree relative ai circondari nelle aree ecologiche quali erano state espresse dall'IRES nei suoi studi. La Commissione ha ritenuto per ancora di proporre alcuni aggiornamenti in base a studi più recenti che l'Ines ha condotto, in specie per il Circondario di Ivrea e per il Circondario di Pinerolo.
Le modifiche di maggiore entità riguardano il Circondario di Ivrea come dicevo. Gli studi dell'IRES di anni addietro non includevano in esso i Comuni della Valle Sacra, cioè i Comuni attorno a Castellamonte, Borgiallo e gli altri che confinano poi con il Comune di Cuorgné. Nel progetto della Giunta non era stato nemmeno inserito il Comune di Cuorgné, che con apposita deliberazione ha chiesto invece di essere considerato nel Circondario di Ivrea. Pertanto la 8^ Commissione ha inserito undici Comuni quelli della Valle Sacra più il Comune di Cuorgné.
Relativamente al Circondario di Pinerolo, è sorta una discussione perché quattro Comuni, cioè None, Airasca, Volvera e Piossasco avevano trovato collocazione nel decreto del Presidente della Regione relativo alla "determinazione del perimetro del piano territoriale di coordinamento dell'attività urbanistica da svolgere nell'area metropolitana torinese" inoltre il Comune di Pancalieri si era espresso contro l'inserimento nel Circondario di Pinerolo, chiedendo di essere nell'area torinese.
Quanto al Circondario di Mondovì, vi sono state opposizioni al progetto di legge da parte di quattro Comuni: Bonvicino, che pure è incluso agli studi dell'IRES, nell'area ecologica di Mondovì, essendo ai confini del territorio in direzione di Bra-Alba, e che ha chiesto, attraverso il Consiglio comunale, di essere incluso nel Circondario di Alba; Montanera Morozzo e Margarita, tre comuni che fanno parte nel progetto IRES dell'area territoriale ecologica di Cuneo, mentre il progetto della Giunta li inseriva nel Circondario di Mondovì (i loro territori confinano con i sobborghi di Cuneo mentre distano circa venti chilometri da Mondovì).
Questi comuni hanno con propria deliberazione espresso parere negativo all'ingresso nel Circondario di Mondovì, chiedendo di essere mantenuti nella stessa area ecologica che probabilmente farà poi parte del Comprensorio di Cuneo.
Per il Circondario di Alba si è avuto il problema del Comune di Govone.
Questo Comune, territorialmente molto vicino ad Asti, aveva chiesto specificamente di essere inserito nell'area di Asti: non essendo ci possibile poiché la territorialità provinciale non può essere superata finché non intervenga una apposita legge dello Stato, ha optato per il Circondario di Bra-Alba. In questo Circondario è stato inserito anche il Comune di Bonvicino, che, come si è detto, nel progetto di legge della Giunta era stato incluso in quello di Mondovì: il Consiglio comunale ha richiesto specificamente l'inserimento in Alba per motivi economici storici, e di generale gravitazione verso il polo di Alba.
Questo, riassumendo, il quadro che la Commissione ha ritenuto di sottoporre all'esame del Consiglio Regionale: l'inserimento dei Comuni della Valle Sacra e di Cuorgné per quanto riguarda il Circondario di Ivrea: il mantenimento di None, Volvera e Airasca e Piossasco nell'area di Pinerolo; il mantenimento di Pancalieri nell'area di Pinerolo, la sottrazione a Mondovì dei quattro Comuni che hanno fatto specifica richiesta e l'inserimento di Bonvicino nel Circondario di Alba.
Parliamo brevemente della consultazione. Da essa è emersa una quasi unanime adesione all'istituzione del Circondario. La maggior parte dei Sindaci, per la verità, hanno notevolmente allargato il discorso, non fermandosi al Circondario ma spaziando - ed era inevitabile - fino al Comprensorio. Noi abbiamo loro spiegato - e lo ripetiamo con tutta chiarezza all'Assemblea - che l'istituzione del Circondario non significa soltanto la costituzione del Comitato di controllo, che il Circondario ha un motivo d'essere ben maggiore di quello che comporterebbe una sezione decentrata del Comitato di controllo.
Due sono le modalità che oggi noi siamo chiamati a deliberare ed approvare: una è l'istituzione del Circondario, la seconda la costituzione all'interno del Circondario della Sezione decentrata del Comitato di controllo. L'art. 70 dice che i Circondari devono possibilmente coincidere con aree o sub-aree ecologiche, sono sede di delega amministrativa e di decentramento regionale. Non costituiscono soltanto un momento definitivo che è quello del Comitato di controllo, bensì potranno trovare successivamente una loro estrinsecazione anche solo a carattere amministrativo che sarà certamente molto più ampia allorché il Consiglio Regionale vorrà prendere in esame la legge sulla delega, che sarà un passo altrettanto importante di quello dell'istituzione del comprensorio e di quella del Circondario.
Dicevo che l'adesione alla istituzione dei Circondari è stata assolutamente unanime. Come c'è stata, però, unanimità nel reclamare la costituzione al più presto dei Comprensori: i Sindaci e gli amministratori intervenuti hanno allargato molto il discorso, coinvolgendo nella discussione le aree ecologiche, il decongestionamento dell'area metropolitana di Torino, i trasporti, i bacini di traffico, tutta quella tematica che il Comprensorio dovrà portare avanti. E' una aspirazione che dovremo assecondare, addivenendo quanto prima ai due momenti più importanti, che sono il Comprensorio e la delega.
E' stato richiesto il parere alla I Commissione, che è stato favorevole, pur con una richiesta di emendamento, che viene oggi portata all'esame del Consiglio Regionale, poiché si è ritenuto che non soltanto debba essere indicato il capitolo di bilancio ma che la spesa debba essere anche precisata quantitativamente, almeno per grandi linee.
Con questa proposta di legge si adempie a quanto la Costituzione prevede all'art. 5: "La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali, attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo, ecc. ...." e più avanti, all'art. 129: "Le Province ed i Comuni sono anche circoscrizioni di decentramento statale e regionale. Le circoscrizioni provinciali possono essere suddivise in circondari, con funzioni esclusivamente amministrative per un ulteriore decentramento", e al 130: "Un organo della Regione costituito nei modi stabiliti dalla legge della Repubblica esercita, anche in forma decentrata, il controllo di legittimità sugli atti delle Province, dei Comuni e degli altri Enti Locali".
Il Consiglio Regionale è dunque chiamato a decidere in merito all'attuazione di un triplice adempimento: agli articoli 5 e 129 della Costituzione, all'art. 70 dello Statuto della Regione Piemonte.
Qui nasce il problema più complesso, che va oltre il problema puramente tecnico dell'organo di controllo. E' stato osservato da più parti che recentemente, ad iniziativa di vari Gruppi, è stato presentato un disegno di legge per riformare la materia dei controlli rendendola più adatta alle esigenze degli Enti locali. Ebbene, questa legge, che sta per percorrere il suo iter e che naturalmente formerà oggetto di discussione anche a livello di Presidenti di Regione, o comunque all'interno del Consiglio Regionale non esclude che vi sia comunque un controllo. Non si tratta, cioè, di una legge che stabilisca la abolizione completa dei controlli, ma di una legge che li disciplina in modo nuovo. Questo nuovo modello di organo di controllo si ripercuoterà inevitabilmente anche sulle Sezioni decentrate di controllo, che troveranno in questa legge dello Stato, come già abbiamo detto in occasione dell'approvazione del Regolamento sui Comitati di controllo, una nuova organizzazione più democratica.
Io ritengo siano quindi da respingere le tesi di coloro che dicono: dal momento che non volete più i controlli, perché ne stabilite di nuovi? Se abbiamo un solo organo di controllo a Torino, subissato di deliberazioni da esaminare, o la verifica non avviene, o avviene in modo relativo, per campione. Non è certo un modo retto di governare quello di far diventare esecutive delle deliberazioni perché, essendovene troppe da controllare non vi è la possibilità materiale di esaminarle singolarmente. Noi dobbiamo tendere ad un controllo più democratico, che non soffochi le autonomie degli Enti locali, e che sia anche quanto più possibile vicino agli enti da controllare.
Si osserva ancora che gli organi di controllo qualora portati alla periferia potrebbero poi essere influenzati da quelle stesse forze sulle quali dovrebbe essere esercitato il controllo. Io ritengo che se opereremo correttamente, con senso di responsabilità, con fiducia nelle forze democratiche che ci siamo dati, nella Costituzione, nello Statuto e nelle leggi della nostra Repubblica non dovremo avere timori di questo genere: anzi, essendo più vicino agli enti l'organo di controllo decentrato dovrebbe poter prendere con rapidità maggiore le deliberazioni necessarie.
Dobbiamo anche far presente un altro fatto. Dai contrasti sorti immediatamente dopo la istituzione da parte del Consiglio Regionale degli organi di controllo si è passati ora ad una maggiore chiarezza di rapporti: i motivi di contrasto fra gli enti controllati e il Comitato controllante oggi sembrano per gran parte scomparsi e le deliberazioni hanno regolarmente il loro corso.
Il circondario ha dunque, una sua collocazione, che gli deriva dalla Costituzione e dallo Statuto. Poiché noi siamo, come sempre abbiamo detto fra coloro che si adoperano perché le norme della Costituzione trovino completa attuazione nel nostro Paese, e vogliamo altresì l'adempimento delle norme sancite dallo Statuto della Regione Piemonte, oggi vogliamo il circondario, e domani vorremo i comprensori e così tutte quelle altre istituzioni democratiche che serviranno a decentrare effettivamente i poteri della Regione e a far sì che le decisioni sorgano dal basso.
L'istituzione del circondano risponde già a questo fine. Io ritengo di sì ritengo che per una certa parte significhi una maggior democrazia, che arriva alla base, alla periferia. Certo, non ci si potrà limitare ad affermare che il circondario può essere soggetto di delega amministrativa: bisognerà dare un seguito effettivo a questa dichiarazione, stabilire la forma giuridica del circondario. Si tratterà di una associazione consortile volontaria? Sarà la Regione a sollecitare i Comuni interessati a dar vita a questa associazione consortile, che sarà privilegiata nell'indirizzo della Regione? Va tenuto presente anche che gli studi recenti sui circondari hanno portato anche a questa conclusione: che in mancanza di leggi al riguardo che siano vincolanti, si potrà anche stabilire una forma di privilegio per quei Comuni che avranno saputo operare per primi nel consorziarsi; per esempio, Biella ha avuto per prima l'istituzione del Circondano in quanto da ormai dieci anni ha creato il Consorzio dei Comuni del Biellese; e consorzi di Comuni esistevano già per quanto concerne Mondovì e Alba. Giungono cioè per primi al Circondario quei Comuni che hanno dimostrato, consorziandosi, di voler dibattere fra di loro democraticamente, i problemi della loro zona.
Sulla base delle considerazioni che ho tratteggiato , la Commissione ha ritenuto di approvare la proposta di legge della Giunta, che ora rassegna al Consiglio Regionale per il giudizio definitivo.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Vecchione. Ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, giungono oggi in aula le quattro proposte di legge della Giunta per l'istituzione dei quattro Circondari, dopo quella relativa al Circondano di Biella: proposte che erano state sottoposte all'esame della Commissione dopo una elaborazione di consultazioni svolte precedentemente dalla Giunta.
In altra seduta del nostro Consiglio noi avevamo criticato il metodo delle consultazioni preventive, con atti deliberativi e formali, su leggi o su proposte di legge, da chiunque esse provengano. Nel corso delle consultazioni che la VIII Commissione ha fatto ci siamo resi conto di come in realtà una corretta consultazione dovesse passare attraverso una spiegazione più ampia, più diffusa di quella che voleva essere la proposta sulla proposta di legge che veniva presentata. Fin dall'inizio, in seno alla Commissione, il Gruppo comunista ha cercato di portare chiarezza sul piano e sul metodo della consultazione. E questa consultazione è stata poi fatta nell'ambito dei quattro istituendi circondari, ed ha avuto dei risvolti, dal punto di vista politico, estremamente positivi, in quanto - e generalmente posso dire per tutta la serie delle consultazioni - i Sindaci convenuti in quella sede hanno messo immediatamente da parte il problema del controllo: il controllo era un passaggio, ma il contenuto reale che veniva fuori dalle consultazioni era l'esigenza specifica di arrivare ad un serio decentramento, ad un serio livello di istituzione politica delle Amministrazioni comunali, cioè una esaltazione dell'autonomia locale.
Esigenza, questa, della quale siamo stati sempre ferventi assertori e sostenitori in seno a questo Consiglio, che risale a tutta la nostra impostazione politica generale che precede la stessa istituzione delle Regioni.
Quindi, noi possiamo dire, non concordando naturalmente con la relazione che è stata svolta testé dal consigliere Viglione, che sul piano delle consultazioni si è verificato un rovesciamento di metodi, di contenuti, in ordine ai circondari. E' balzata evidente la realtà che più conta nell'ambito della vita della Regione: l'esigenza specifica di giungere non solo ad un reale decentramento di uffici, che sarà in fondo l'obiettivo del circondario, ma ad una reale creazione di livelli di intervento politico che le Amministrazioni comunali richiedono, che noi abbiamo impostato in tutto il tessuto dello Statuto, e verso il quale riteniamo si debba andare.
Che cosa sono, allora, queste quattro leggi che oggi ci accingiamo ad approvare? La relazione, sia quella scritta che quella orale, del Consigliere Viglione, la stessa presenza in quest'aula di sindaci che hanno espresso dei contenuti, nel corso della consultazione, sui quali abbiamo concordato, ci fa dire che anche in questa fase noi stiamo cercando di fare credere di essere giunti ad una svolta storica. Ma la legge che noi approviamo è soltanto una legge che istituisce delle sezioni del Comitato di controllo. E allora, perché noi ci siamo opposti ad un decentramento che sarebbe l'unico nella vita di tutte le Regioni italiane? Perch nessun'altra Regione ha seguito questa strada? (Ci è stato obiettato che è stato formato il Circondario di Prato, ma per questo vi sono state ragioni specifiche). Perché bisognava definire il contenuto nuovo dei controlli prima di poter giungere a considerare come questi controlli dovevano essere esercitati; era urgente, quindi, una ridefinizione dell'attività del controllo prima di istituire i circondari.
Proprio in questi giorni - con inizio domani o dopodomani - si svolgerà un convegno sulla funzione del controllo, sul significato del controllo: non sarebbe stato logico attendere di avere un quadro entro il quale collocare una scelta di tipo burocratico quale quella che stiamo facendo invece di partorire, per così dire, gattini ciechi per la troppa fretta partendo dalla creazione degli enti burocratici? La nostra era, quindi oltre che una opposizione politica per i motivi che indicherò alla fine di questo intervento, anche una opposizione di mera opportunità: ritengo opportuno attendere di vedere verso quale strada ci si orienta a livello nazionale, a livello di conferenza di tutte le Regioni, mettere insieme i risultati di tutte le esperienze che in questi primi anni sono state condotte attraverso il lavoro dei Comitati di controllo, e, dopo averli vagliati, decidere quale strada prendere. Tanta fretta noi non l'abbiamo capita, e pertanto non riteniamo valida la scelta politica che viene fatta questa sera. Non comprendiamo perché si debba anticipare la erezione di queste strutture burocratiche, che non saremo mai più in grado di rimuovere domani, se la situazione sarà diversa, se le scelte di carattere nazionale e di tutte le Regioni, saranno diverse sul piano dei controlli.
In fatto di controlli i discorsi sono molto, molto preoccupanti. Io ritengo, anche per l'esperienza, sia pur breve, fatta nel Comitato di controllo, che proprio lì si sia arenata una parte della realtà innovativa che con le Regioni abbiamo voluto creare: si è cercato di comprimere sostanzialmente, l'attività delle autonomie locali, andando a ripescare vecchissime disposizioni di legge, richiamandosi al Testo unico della Legge comunale e provinciale, che per molte parti dovrà essere integralmente modificato. Occorreva, quindi, vedere se fosse necessario restringere i controlli di legittimità, vedere quali dovevano essere i controlli di merito. Su questa strada si andrà avanti. Noi, invece, ci indirizziamo su una via completamente opposta, moltiplicando subito le sezioni di controllo decentrato. L'istituzione del circondario si rivela dunque un fatto isolato, appare un'isola nel deserto del tessuto politico che si sta costruendo nel Paese, che viene a cadere in un momento in cui è ancora aperto tutto il problema relativo ai comprensori e alle deleghe.
A mio modo di vedere, alla Giunta ed alla maggioranza stessa della Commissione non sono sfuggite, e non potevano sfuggire, queste valutazioni.
Sicuramente, non si poneva soltanto il problema di creare una migliore agibilità dei Comitati di controllo, nel senso di renderli più vicini agli enti controllati: vi era, e vi poteva essere, tutta un'altra serie di argomentazioni, che legano il circondario al comprensorio, all'area programma, al concetto di autonomia, portano a vedere il circondario o come un momento di esaltazione dell'autonomia locale (ma non certo per questa strada), o come un momento di mero decentramento burocratico degli Uffici regionali. Tutti questi problemi non dovevano e non potevano essere accantonati prima di imboccare questa strada. Ebbene, nella sua relazione il consigliere Viglione ha fatto cenno ad un arco di problemi che vanno dal decentramento, all'autonomia, allo Stato, alle deleghe.
Se questa fosse effettivamente la verità, se alle deleghe, alla concezione delle deleghe, alla concezione del comprensorio - chiamiamolo comprensorio, o area ecologica, o circondario, evitando di soffermarsi su problemi strettamente nominalistici - si intende effettivamente avviarsi perché lunedì scorso, in seno all'8^ Commissione, quando si è trattato di affrontare il problema delle deleghe, la Giunta ha cercato di bloccare la consultazione già decisa da tale Commissione? E' un modo di operare contrario all'intendimento che si manifesta con l'istituzione dei circondari. Non avevamo portato, noi, in Commissione, la nostra legge sulle deleghe, che dal settembre 1972 viene costantemente fermata o arenata senza che sia stata avanzata una qualche altra proposta alternativa? Quando su questo disegno di legge noi abbiamo già discusso, abbiamo già aperto la fase delle consultazioni, e non resta altro da fare se non stabilire le modalità dell'invio del progetto a tutti i Comuni perché ci dicano il loro parere, sul piano dei principi, anche di carattere generale indipendentemente dalla scelta delle deleghe per settori, sulle quali naturalmente non abbiamo motivi di opposizione preconcetta, perché si tenta in modo illegittimo di bloccare tutto il meccanismo? Questo mio intervento - che naturalmente non vuol essere una risposta alla Giunta, dato che essa stessa non aveva precisato, tramite il contenuto di certe elaborazioni che sostanzialmente si vanno facendo sulla via del decentramento - non può prescindere da una replica, sia pure sommaria all'intervento fatto dal Presidente della Giunta nell'ultima seduta del Consiglio Regionale, quando si è discusso il tema dei comprensori, cioè quel nodo centrale della vita dell'Ente Regione che abbiamo già scelto sul piano della formulazione dello Statuto ma che lasciamo aggrovigliato ed anzi aggrovigliamo sempre di più sul piano pratico, astenendoci dal dare effettivamente agli Enti locali tutto quello spazio, tutta quella autonomia, tutta quella incidenza sul piano del programma, sul piano delle scelte, che li porrebbero sì in un rapporto di autonomia completo, ma contemporaneamente in un rapporto di confronto con le scelte politiche della Regione. Questa scala di valori noi credevamo, e crediamo, che sia importante, per l'articolazione democratica che muove dal Comune, dalla Provincia, ma dal Comune in modo particolare alla Regione; quindi un rapporto dialettico preciso dalla Regione allo Stato, un rapporto che vada verso uno sviluppo di carattere generale. Il Presidente della Giunta ha detto che sostanzialmente il problema poteva essere risolto sul piano terminologico, nel senso che, prevedendo la Costituzione all'art. 129 un decentramento attraverso i circondari, è inutile fermarsi a considerare se debbano chiamarsi circondari, o comprensori, o aree-programma e via dicendo. Effettivamente, la questione nominalistica a noi interessa relativamente: l'importante è il contenuto delle scelte che facciamo.
Senonché, la parte più qualificante dell'intervento, che denota l'avvio ad una scelta che secondo noi urta poi, come dirò, contro ostacoli insormontabili (ma sono stati sormontati, a dire il vero, ostacoli ben più gravi), consisteva nel legare questo discorso a quello delle deleghe. Si era detto, in sostanza: vediamo quali materie sono delegabili - e questa è anche una argomentazione corretta, lo ammettiamo - e poi assegniamole ai vari Circondari. E questo non si può assolutamente sostenere, né dal punto di vista politico, né dal punto di vista giuridico, perché? Ribaltando i compiti che lo Stato ci ha assegnato con gli undici decreti delegati - che (secondo una convinzione comune, credo, a tutti in questo Consiglio) sono stati un po' il grosso cuscino messo su quell'infante che si chiama Regione per vedere se si riusciva a farla soffocare (ma le Regioni hanno resistito ed hanno sostanzialmente operato anche nell'ambito dei decreti delegati) sui cosiddetti circondari, sostanzialmente giriamo ad essi questa cambiale che lo Stato ci ha passato nei confronti del decentramento col rischio di soffocarli. E questa è una scelta che conduce inevitabilmente ad allontanare completamente la soluzione del problema sotto questo profilo.
Ma il nocciolo del problema è, oltre che politico, giuridico. Io rilevo una macroscopica contraddizione ed imprecisione nell'intervento fatto dal consigliere Viglione, che chiarisce sostanzialmente oggi la ragione per la quale si è avuta una così strana fretta di portare questi progetti sui circondari alla discussione, in Consiglio, tanto che la Commissione li ha licenziati in nostra forzata assenza (pur essendo noi stati sempre fra i più assidui alle sedute) dovuta alla contemporaneità della riunione del nostro Comitato regionale. Io mi chiedo come si possa concepire di delegare funzioni amministrative ad un ancora fantomatico circondario. Dobbiamo spostarci, ha detto il consigliere Viglione, dal circondario inteso come momento del controllo al circondario inteso in modo diverso. L'art. 129 della Costituzione stabilisce che "Le Province ed i Comuni sono anche circoscrizioni di decentramento statale e regionale": decentramento di uffici, decentramento meramente tecnico, non certamente decentramento di funzioni. "Le circoscrizioni provinciali - prosegue l'art. 129 - possono essere suddivise in circondari con funzioni esclusivamente amministrative per un ulteriore decentramento". Se ci fosse solo questa norma, noi potremmo cominciare a cercar di dilatarla il più possibile per farvi entrare anche la questione della delega di funzioni. Senonché, l'art. 56 della stessa legge Scelba ripete la stessa dizione e precisa: "La delega delle funzioni amministrative della Regione è data alle Province, ai Comuni e agli altri Enti locali". Ignora dunque il circondario, per cui la legge impedisce che la delega di funzioni amministrative possa andare a quel livello.



VIGLIONE Aldo

Ma lo Statuto è legge.



VECCHIONE Mario

Permettimi di proseguire. Lo stesso art. 56 della legge Scelba prevede la istituzione del circondario esclusivamente come decentramento del Comitato di controllo. L'art. 67 dello Statuto - e qui viene il discorso dispone che "la delega dell'esercizio delle funzioni amministrative della Regione è conferita alle Province, ai Comuni e agli altri Enti locali mediante legge regionale". All'art. 70 sempre dello Statuto si legge: "I circondari sono di delega amministrativa e di decentramento regionale".
E' chiaro, quindi, che se puntiamo verso una istituzione di circondari che tenda - e non potrebbe essere diversamente - ad un decentramento di uffici, non facciamo quel grosso passo storico che sembra si voglia intravedere in questa seduta del Consiglio regionale, ma soltanto un decentramento di carattere burocratico. Se si vuole individuare nel circondario un destinatario della delega delle funzioni amministrative che toccano alla Regione, si è completamente fuori strada, si tende a considerare sede di delega un qualche cosa che non è nemmeno previsto nella Costituzione come possibile destinatario.
Questi sono i nodi che sostanzialmente avrebbero dovuto essere sciolti prima di giungere questa sera ad un voto sui circondari. La nostra decisione di istituire i circondari mi dà proprio l'impressione di un salto nel buio, dal momento che non è stata preventivamente risolta tutta una più ampia, essenziale tematica, inerente alla delega delle funzioni amministrative, ai comprensori, alle aree-programma, cioè a tutto quanto attiene alla esaltazione delle autonomie locali.
Abbiamo dovuto non poco faticare, in sede di consultazioni, per chiarire che la nostra posizione è in favore dell'autonomia degli Enti locali, motivando in questo senso il nostro "no" ad una istituzione dei circondari che vediamo invece fatta con intendimenti che noi non approviamo: dovevamo cioè sciogliere tutto quanto si riferisce alla esaltazione delle autonomie, al loro modo di espressione, alla determinazione del loro peso specifico nell'incidere nella realtà regionale, sulle scelte politiche della Regione. Ma ciò non è avvenuto.
E' qui che si colloca, signor Presidente del Consiglio, il discorso sui comprensori. In apertura della scorsa seduta lei ha ricordato l'esistenza di un decreto governativo di annullamento della legge sulle deleghe toscane. E' chiaro che si tratta di un discorso di forze politiche, poich un discorso sul piano giuridico lo possiamo rigirare a nostro piacimento: è un discorso di rapporto di forze politiche, cioè di vera volontà politica.
Come si può dire che un comprensorio non esiste nell'ambito della legge dello Stato, nell'ambito della Legge comunale e provinciale, quando per legge dello Stato l'art. 71 del nostro Statuto è diventato legge dello Stato e quindi il comprensorio è entrato di diritto in tutta la normativa che ci riguarda? A questo livello sul comprensorio noi dobbiamo tracciare una scelta di carattere programmatico- politica, invece di uccidere il decentramento con un mero trasferimento di uffici. Se noi tagliamo fuori questo discorso, noi diamo effettivamente un colpo secco alla linea non solo nostra ma che pare, perché espressa nello Statuto, essere stata di tutto il Consiglio, e, ciò che più conta, indicata da tutte le Amministrazioni locali - i Comuni, le Province - in sede di consultazione.
La Giunta di centro-destra si muove ora in direzione diversa e solo così si spiega il tentativo di bloccare la consultazione sulle deleghe, dato che a quella consultazione noi potremmo anche giungere con una relazione in cui diciamo: "Questa è una legge di principi, esprimetevi". La nostra iniziativa sarà accolta con favore ed in previsione di ciò la Giunta di centro-destra vuol bloccare per evitare che su questa tematica si metta in moto un processo che è già maturo a livello delle autonomie locali, a livello dei Comuni.
Per ritornare ai circondari, ai quattro progetti di legge, allora prendiamo coscienza che stiamo dando vita ad apparati burocratici che si collocano nell'alveo di vecchie leggi sui controlli e ciò proprio nel momento in cui tutto il sistema dei controlli è avviato a radicali modifiche. E' una assurdità questa, una contraddizione insanabile rispetto a quello che dobbiamo fare oggi. E la nostra è l'unica Regione in cui si sta compiendo una simile sciocchezza. Ci vorrebbe maggior calma nel valutare certe decisioni, maggiore ponderatezza. Spesso il Presidente della Giunta, riferendosi agli undici decreti delegati, ci ha invitati ad un maggiore approfondimento degli stessi: oggi siamo noi ad invitare la Giunta ad un maggiore approfondimento di questo tipo di scelta, che si giustifica soltanto attraverso la distanza chilometrica che intercorre fra i singoli Comuni soggetti ai controlli e la sede centrale in cui il controllo si svolge.
Se è questo il vero motivo per il quale oggi siamo impegnati in questa discussione, non ci troviamo davvero di fronte ad un evento storico per la nostra Regione, tutt'altro: siamo ad una svolta inversa, e soprattutto siamo a discutere di distanze chilometriche che comportano un altro grave pericolo. Noi abbiamo sempre pensato che i Comitati di Controllo non dovessero trasformarsi in altrettante Prefetture, davanti alle quali i Sindaci debbano fare anticamera, in fila, per patire da Prefetti viceprefetti o altri personaggi dotati di potere di controllo sugli Enti locali, l'approvazione delle delibere. Ci siamo sempre opposti - l'abbiamo detto e ripetuto nelle sedi dei Comitati di controllo - l'abbiamo ribadito con le nostre insistenze sulla fissazione del termine di venti giorni per l'approvazione delle delibere (termine decisamente attaccato, come si rileva leggendo la relazione del presidente del Comitato Regionale di controllo, avv. Colonna) a questo sistema.
Io dico allora: con queste leggi non andiamo, caro Viglione, ad una limitazione del controllo responsabile, ma ad una accentuazione, ad una paternalistica concezione del controllo resa tanto più possibile, quanto più vicini agli Enti locali si trovino i rispettivi comitati di controllo.
Gli Enti locali devono saper prendere le loro delibere e portarle avanti (questo sì che è importante) e ciò è possibile solo diminuendo e circoscrivendo i controlli. Noi oggi andiamo esattamente all'inverso rispetto alle direttive, tracciate per grandi linee dello sviluppo regionale e stiamo portando un primo colpo all'autonomia a degli Enti locali. Per queste ragioni il gruppo comunista voterà contro le leggi proposte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'assessore Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, ho chiesto di parlare in qualità di Consigliere. Intervengo nella discussione generale, con particolare riferimento, però, al disegno di legge di istituzione del Circondario Alba-Bra. Penso sia infatti mio dovere di consigliere rendermi interprete in quest'aula dell'aspirazione delle Amministrazioni di oltre settanta Comuni che fin dal gennaio 1972, riunitesi nel Municipio di Alba avanzarono la proposta di legge del Circondario.
La Giunta Regionale, nel presentare il disegno di legge oggi in discussione, non ha fatto altro, dunque, che recepire una istanza di larga base, affiancandosi all'iniziativa degli Enti locali esercitata a sensi dell'art. 51 del nostro Statuto.
Certo - e lo dico subito, specie dopo il dibattito che si è svolto sui Comprensori e dopo l'intervento del collega Vecchione - le Amministrazioni dei Comuni compresi nell'istituendo Circondario si rendono perfettamente conto che il circondario non è fine a se stesso ma che l'aspirazione comune è quella di giungere al Comprensorio come momento decisionale e programmatorio. E i Colleghi che hanno presenziato alla consultazione di Alba hanno certo riportato la sensazione di questa volontà, ma hanno certamente anche avvertito la spinta che veniva a noi di non deflettere, di realizzare al più presto il Circondario. Perché il Circondario, sia pure nei limiti in cui è consentito attuarlo, è pur sempre un momento di coesione verso più ampi traguardi, perché il Circondario, sia che si consideri il Comprensorio come una ricerca di una dimensione sovracomunale oppure come una articolazione territoriale della programmazione regionale è un momento anticipatore dello stesso.
E' già stato rilevato nella relazione della Giunta ed in quella scritta dal collega Viglione che il Circondario di Alba-Bra ha precedenti di carattere storico. Alba, costituita in provincia nell'ordinamento del Regno sardo, divenne capoluogo del Circondario in seguito al riordinamento disposto con legge 23 ottobre '59 e tale rimase sino alla soppressione dei circondari, avvenuto su tutto il territorio nazionale con decreto legislativo del 21 ottobre 1926.
Con la proposta attuale, anche se la Sezione decentrata del Comitato di controllo è prevista con sede ad Alba, la denominazione del Circondario è stata molto opportunamente proposta in Alba-Bra, non soltanto come superamento di vecchi campanilismi ma come riconoscimento del ruolo di indirizzo e di guida anche in campo economico e sociale che le due città nel dopoguerra hanno saputo svolgere sui circostanti paesi delle Langhe dei Roero e della Valle Belbo.
Ragioni di carattere ambientale, sociali ed economiche, oltre alle già accennate ragioni storiche, legittimano ulteriormente il Circondario e lo proiettano verso il Comprensorio. Altre ragioni, come quelle sia pure più limitate cui accennava il collega Viglione, della lontananza di quasi tutti i paesi dal capoluogo di provincia e la necessità di ripartire la provincia di Cuneo, costituita da oltre 250 Comuni, in più di una circoscrizione amministrativa, legittimano di per se stesse il decentramento anche sotto il più limitato aspetto amministrativo.
Creare oggi con legge regionale il Circondario di Alba-Bra non è, come da qualche parte si prospetta, l'accedere solo ad una involuzione frazionistica di un controllo che pure tutti vogliamo riformare: è invece il riconoscimento di una realtà, di una realtà che anche in campi diversi da quelli fino ad ora elencati ha saputo manifestarsi nella storia recente.
Circa trent'anni fa, quando si lottava per la libertà e quando il nostro Piemonte era occupato dalle forze nazi-fasciste, Alba ed il suo circondario, cioè proprio quei Comuni di cui oggi si discute, insorsero e per ventitre giorni furono una libera repubblica. Quei ventitre giorni che Beppe Fenoglio, di cui in questi giorni ricordiamo il decennio della prematura scomparsa, ha consegnato alla storia ed alla letteratura italiana.
Se, come mi auguro, il voto della nostra Assemblea, recependo una consultazione totalmente positiva, sarà favorevole, sono certo che i 77 Comuni del costituendo Circondario sapranno valutarlo nel suo giusto significato: non una istituzione miracolistica, non una svolta storica come ha detto poco fa il collega Vecchione, ma un primo riconoscimento, un primo passo, un passo di un fecondo cammino che le forze vive ed operose dell'Albese e del Braidese sapranno compiere con consapevolezza, nel più vasto quadro della realtà regionale e nella democratica articolazione programmatoria che la Regione Piemonte certamente attuerà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Soldano. Ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Signor Presidente, signori Consiglieri, mi permetto di chiedere la parola anche come cittadina monregalese, e mi scuso se mi soffermerò ad intrattenere il Consiglio su alcune precisazioni.
Vorrei accennare innanzitutto alla storia del Circondario di Mondovì.
Questo non è un qualche cosa che sorge oggi all'improvviso, quasi in modo artificioso, ma ha le sue radici in una profonda tradizione socio culturale.
Con il nome di Circondario di Mondovì si soleva indicare un gruppo di 72 Comuni, oggi divenuti 66 nella proposta di legge regionale per le ragioni che giustamente ha addotto il Presidente della Commissione competente. Questi 72 Comuni erano compresi un tempo nella circoscrizione amministrativa della sottoprefettura di Mondovì, abolita nel 1927 in seguito al processo di accentramento perseguito dal fascismo.
Il circondario era stato istituito con la Legge Rattazzi del 23 ottobre 1859, in sostituzione dell'antica Provincia di Mondovì, che abbracciava il medesimo territorio. L'ordinamento statale del vecchio Regno sardo prevedeva appunto le Province come articolazione periferica dello Stato governate da un intendente; l'editto del 3 settembre 1749 ne prevedeva ben 25, di cui una con sede in Mondovì.
Passato il periodo napoleonico, nel quale, com'è noto, furono creati i dipartimenti, come quelli dello Stura e di Montenotte, più estesi delle vecchie Province, nel 1814 fu ripristinato l'ordinamento su base provinciale dello Stato sardo, e per conseguenza, la Provincia di Mondovì con il territorio dell'attuale Circondario. A seguito delle riforme di Carlo Alberto del 1842-1847, e a seguito della successiva promulgazione dello Statuto con la Legge comunale e provinciale 7 ottobre 1848, furono create le divisioni, comprendenti più Province: Cuneo fu prescelta per sede di divisione della quale fecero parte le vecchie Province di Cuneo, Alba Saluzzo e Mondovì. Sia le Divisioni che le Province ebbero una propria rappresentanza elettiva, che si affiancava agli intendenti. Alle Divisioni venne riconosciuta la qualifica di corpo morale.
La legge Rattazzi del 1849 unificò nella Divisione, ribattezzata Provincia, le competenze amministrative e le caratteristiche di Ente locale con propria rappresentanza elettiva, conservando i Circondari, cioè le antiche Province, come circoscrizioni per gli uffici statali e particolarmente per gli organi di governo e controllo, dette sottoprefetture.
Attualmente, i confini del Circondario di Mondovì sono conservati ancora da organismi e uffici, la cui esistenza risale al periodo prefascista, come ad esempio il Comizio agrario, l'Ispettorato scolastico e il Tribunale.
Ora, la Costituzione repubblicana, già ricordata, all'art. 129, e in modo più esplicito lo Statuto della Regione Piemonte, all'art. 70, hanno previsto la costituzione del Circondario. Si tratta, ovviamente, di un nuovo metodo di gestire i problemi comuni ad una determinata area ecologica. Esso, peraltro, si inserisce validamente in una tradizione storica antica di alcuni secoli, durante i quali il Circondario ha esercitato una funzione di indiscussa utilità.
L'origine vera e propria del Circondario deriva appunto dalle condizioni naturali, o, come dice lo Statuto regionale, dalle "condizioni ecologiche del suolo". In altre parole, per la costituzione del Circondario, inteso come ripartizione del territorio, occorrono comuni interessi geografici, storici, economici e culturali gravitanti su un centro, in questo caso Mondovì. Il Monregalese possiede questa base naturale di comuni interessi, convalidati appunto dagli studi dell'Ires per la programmazione e dalle risultanze del primo Piano Regionale, nonché dal più recente rapporto preliminare per il Piano di sviluppo del Piemonte 1970 '75 oggi allo studio del Consiglio Regionale. Infatti, la zona sud orientale della Provincia di Cuneo, avente come polo Mondovi, è stata individuata come area ecologica.
Oggi, la volontà dei Comuni e dei Consigli di valle esistenti nell'ambito dell'ex circondario, volontà di operare unitariamente ai fini dello sviluppo dell'intera zona, e quindi di vedere riconosciuta ad ogni livello l'identità dell'area monregalese come soggetto avente la capacità di partecipare autonomamente a tutte le scelte e a tutte le attività riguardanti il territorio e la vita delle popolazioni interessate, si è chiaramente manifestata con la costituzione del Centro per la pianificazione territoriale e lo sviluppo dell'area monregalese, il cosiddetto CEM, della cui vitalità e della cui capacità di esame e di approfondimento dei problemi, io credo, i Colleghi Consiglieri che hanno avuto modo di partecipare alla "consultazione Ires" il 3 aprile, possono appunto aver preso atto.
Esistono dunque tutte le condizioni perché, nello spirito della volontà di decentramento e di promozione delle autonomie manifestata nello Statuto si possa procedere oggi alla costituzione del Circondario di Mondovì. In verità, è forse difficile prevedere in questo momento la portata effettiva e l'estensione delle deleghe amministrative e delle funzioni decentrate che saranno dalla Regione affidate ai circondari: è indubbiamente, questo, un problema da approfondire. Comunque, io credo che in questo momento sia importante prendere atto del rispetto della volontà manifestata, in occasione di questa proposta di legge, da parte dei Consigli comunali nonché del parere espresso dall'Amministrazione provinciale, sulla base del riconoscimento di una profonda tradizione storico-culturale che interessa una comunità di circa centomila abitanti.
Il Circondario non deve restare, come mi pare sia già stato fatto notare da altri, soltanto una forma di decentramento da destinarsi ad un nuovo Comitato di controllo: è indubbio che costituisce la base per un successivo sviluppo di quello che noi, in sintesi, chiamiamo "partecipazione" e "decentramento responsabile e attivo".
Dobbiamo anche tener conto della distanza di molti Comuni di tale Circondario dal capoluogo di provincia, da 70 a 120 chilometri. In particolar modo, la costituzione del Circondario può oggi significare una possibilità di ripresa dell'economia, sulla base di un autentico rilancio industriale e di un ulteriore sviluppo dell'agricoltura, del commercio e del turismo. Ciò che conta mi pare sia il riconoscere una autentica vocazione unitaria, che interessa tutta questa ampia comunità, nell'ambito della quale potremo, in un periodo successivo anche riconoscere alcune aree subcomprensoriali.
Comunque, mi pare che oggi, tutti insieme, possiamo compiere un passo avanti nel riconoscimento di autonomie locali che sono profondamente sentite e vissute, ed altresì possiamo prendere atto della volontà di partecipazione e di assunzione di responsabilità espressa come auspicio di un ulteriore sviluppo della vita operosa di questa comunità.
Esprimo pertanto piena adesione ed un sentito ringraziamento per il lavoro svolto dalla Giunta, dalla Commissione competente ed in particolare dal suo Presidente e mi permetto esprimere un grazie sentito anche a nome delle comunità locali interessate, che sono in realtà le protagoniste del progetto di legge in esame.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, Colleghi, non siamo certamente di fronte ad un evento storico, anche se queste istituzioni consentono di fare validi richiami alla storia. Anzi, l'impressione, potrebbe essere che si sta procedendo empiricamente, secondo gradi e sollecitazioni diverse.
Dico subito che ritengo che né la Giunta né ogni altro promotore di queste leggi abbia potuto pensare alla costituzione di circondari come momenti di decentramento amministrativo di tipo mandamentale o di memoria napoleonica. Noi constatiamo, quindi, in questo momento, con compiacimento la coincidenza sostanziale fra i circondari e le aree ecologiche, come garanzia di non contraddittorietà con la dimensione del comprensorio. Si tratta di un passo innanzi, quindi, di significato politico ed innovativo volto a riconoscere validità a realtà omogenee diverse da quella artificiosa nelle quali era stato suddiviso il nostro Paese: realtà omogenee la cui configurazione si va faticosamente concretizzando.
E veniamo al discorso sul comprensorio. Se si pensa al comprensorio, in questa fase, come ad un nuovo livello di governo locale, è bene dire subito che allo stato attuale della legislazione a tale traguardo non è certamente possibile arrivare. Direi che neanche il circondario può essere un nuovo livello di governo locale. Cosicché, quando nel nostro Statuto si fa uno sforzo per raccordare queste due entità, il circondario e il comprensorio si tiene conto di una spinta politica, si utilizzano delle realtà, degli istituti, dei ferri esistenti, ma si punta complessivamente a qualcosa di nuovo.
Certo, il comprensorio può essere istituito già fin da ora dalla stessa Regione come articolazione territoriale del Piano regionale, ma avendo ben presente che questo non può significare, ripeto, un nuovo, diverso livello di governo locale. Ed allora si può fare riferimento alla possibilità di rendere omogenei in un certo ambito di razionalità i piani zonali agricoli gli stessi piani di sviluppo delle comunità montane, che costituiscono dei quasi comprensori perché hanno una omogeneità secondo una definizione che non è quella che si è voluta dare certamente in sede di statuto in ordine all'attività di programmazione ed alla formulazione del Piano di sviluppo regionale.
Si introduce qui il problema degli Enti locali esistenti, dei Comuni della Provincia, e della gestione di queste politiche. Ebbene, le Province possono essere il termine di riferimento democratico per la gestione delle stesse realtà circondariale e comprensoriale. Si è detto che facciamo del nominalismo: credo di no se ci riferiamo ad un'unica realtà, la Provincia: realtà quindi democratica pensando alla sua riforma dall'interno con spinta a far coincidere gli stessi ambiti territoriali delle Province con le aree ecologiche con più aree ecologiche in attesa che l'esperienza e gli sviluppi dell'attività legislativa, che sicuramente per questi livelli deve svolgersi in sede parlamentare, possano fornire gli strumenti per l'istituzione di un più organico ed omogeneo livello di Governo locale.
Quindi, noi sottolineiamo che questo momento e cioè l'approvazione di queste leggi, è soltanto di approssimazione, di avvicinamento verso la realizzazione di qualcosa di più preciso, di più concreto, che abbiamo forse non esattamente configurato, ma politicamente orientato con l'approvazione del nostro Statuto.
Questa materia è estremamente delicata e complessa. L'articolare insieme i problemi giuridici con quelli della volontà politica per rendere il discorso istituzionale chiaro e non pasticciato è cosa che presenta una qualche difficoltà. Ci sembra, quindi, che si vada delineando una volontà sempre più vasta, nella identificazione innanzitutto dei livelli delle aree programma, dei livelli di realizzazione dell'assetto territoriale, di realizzazione dei piani di sviluppo: volontà che va prendendo atto della esistenza di una spinta, da parte degli Enti locali e dei Comuni, a costituire realtà più omogenee e più vaste entro le quali risolvere i problemi.
Ho seguito l'iter formativo dell'iniziativa per il Circondario di Casale: l'unico discorso che si è fatto è stato proprio quello del riconoscimento di una omogeneità di situazioni, di problemi che passa attraverso il circondario esclusivamente come un momento dichiarativo, come un momento di riconoscimento dell'esistenza di una realtà che trova poi una realizzazione insufficiente nel solo decentramento dell'organo di controllo, ma che sottolinea una volontà, comunitaria ed organizzativa degli Enti locali, che è un passo concreto verso il comprensorio, se il comprensorio ha da essere qualcosa di realistico, di omogeneo, di razionale e nello stesso tempo di democratico.
Con la consapevolezza, quindi, della difficoltà che esiste, anche per le competenze regionali, di arrivare alla realizzazione di queste mete, noi non possiamo che compiacerei per l'approvazione di queste leggi sui circondari, avendone ben presenti le possibilità strumentali e non considerandole fine a se stesse.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, per attenermi al contenuto delle leggi oggi in discussione, senza richiamare altri aspetti più generali che mi sembra siano già stati sviluppati sufficientemente nel dibattito che qui ebbe luogo sulla organizzazione dei comprensori, desidero dire che le quattro proposte di legge offrono indubbiamente qualche motivo di perplessità o di rilievo critico.
Una prima perplessità potrebbe insorgere sul costo di questi nuovi istituti, i quali per il momento, e fino a quando i circondari manterranno la configurazione attuale, sono destinati a svolgere compiti limitati (attualmente ma credo anche in un prossimo futuro) al controllo sugli atti dei Comuni. Sarebbe alquanto azzardato considerare questi quattro disegni di legge sui quali il Consiglio si accinge a votare come un momento che possa essere direttamente preparatorio dell'affidamento di deleghe amministrative.
Su questo punto, tuttavia, le precisazioni fornite in via ufficiosa dall'Assessore al Bilancio sembrano dimostrare che il costo delle organizzazioni dei circondari può essere contenuto in misura ragionevole e quindi non posso che associarmi all'emendamento annunciato dal presidente della VIII Commissione, collega Viglione, relatore per questi disegni di legge, circa la specifica indicazione della previsione di spesa che l'istituzione dei circondari dovrà comportare.
Una seconda osservazione, più rilevante, e che è stata accennata nel precedente intervento del consigliere Vecchione, riguarda la prospettiva per fermarci alla questione dei controlli, di una radicale riforma dell'attuale sistema dei controlli sugli atti degli Enti locali. Com'è noto, per questa riforma è all'opera una Commissione ministeriale, che credo sia ormai pervenuta a buon punto nei propri lavori. Dalle indicazioni che ne derivano si può ragionevolmente prevedere che il nuovo sistema dei controlli che sarà stabilito dalla legge statale ridurrà notevolmente il carico burocratico dei Comitati di controllo, semplificando le procedure e forse anche riducendo le categorie degli atti che devono essere sottoposti all'esame dei Comitati.
Una terza osservazione, che del resto ho sentito richiamata anche nella presentazione del relatore, riguarda le circoscrizioni dei singoli circondari, che in alcuni casi, segnatamente nel caso del Circondario di Pinerolo, non coincidono con la prescrizione statutaria dell'art. 70 la quale stabilisce che i circondari debbano possibilmente coincidere con le cosiddette aree ecologiche; coincidenza che però lo Statuto consiglia ma non impone.
A fronte di questi rilievi e di queste ragioni di perplessità, vi è tuttavia una ragione di funzionalità, che per i Circondari di Pinerolo e di Ivrea consiste evidentemente nella opportunità di alleviare il carico di delibere che attualmente affluiscono al Comitato di controllo di Torino, e per i Circondari di Alba e di Mondovì trova una sua ragione nella particolare vastità territoriale e nell'elevato numero di Comuni della Provincia di Cuneo.
Credo pertanto che il lungo esame, accompagnato da ampie consultazioni che è stato condotto dalla VIII Commissione mi esoneri da altre più dettagliate osservazioni sul testo di questi disegni di legge. Il giudizio sugli atti legislativi che ci apprestiamo a votare mi pare debba essere ridimensionato, nel senso che con la votazione di questi quattro disegni di legge certo non si dà luogo ad un evento di portata storica, ma si decide un intervento amministrativo che ha una sua legittimità anche politica nel consenso che queste iniziative della Giunta regionale hanno trovato negli Enti locali consultati.
Per queste ragioni, il Gruppo liberale darà voto favorevole ai disegni di legge.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche noi pensiamo, avendo riguardo all'economia dei lavori consiliari, di poter restringere a questo solo intervento il nostro esame sui progetti di Legge n. 54, 56 e 71 rispettivamente intitolati all'istituzione dei circondari di Pinerolo, Alba Bra, Ivrea e Mondovì. Tanto più poi che, a fronte dei progetti disposti dalla Giunta Regionale, crediamo di doverci limitare all'esposizione di principi di carattere generale riferibili tutti quanti a ciascuno dei singoli provvedimenti in discussione.
Cominceremo pertanto anticipando subito il voto favorevole del nostro gruppo ai nuovi circondari proposti che vengono ad aggiungersi oggi al già istituito Circondario di Biella per il quale pure il MSI destra nazionale ebbe ad esprimere a suo tempo pieno consenso.
Se infatti il Circondario ha una sua ragione d'essere, non certo per la rievocazione di vieti schemi campanilistici, quanto piuttosto ed invece per la rappresentazione di un'omogenea realtà socio-economica, non vi è dubbio che quelli di Pinerolo, di Alba-Bra, di Ivrea e di Mondovì soddisfino a questa azione preliminare. La dominante caratteristica di omogeneità delle quattro zone considerate è già stata opportunamente evidenziata dal primo piano di sviluppo economico regionale che le ha individuate di conseguenza come autonome aree ecologiche; e, al di là poi degli studi dell'IRES, vi è tutta quella serie di considerazioni di carattere geografico, tecnico storico ed economico, con quelle considerazioni che sono le sole a motivare e a giustificare una circoscrizione amministrativa, le quali tutte inducono a concludere che l'istituto del Circondario a Pinerolo, ad Alba ed Ivrea e a Mondovì ha una sua precisa ragione d'essere. Esistono inoltre - e ci sembra che non possano venire sottovalutate - le chiare richieste in questa direzione degli Enti locali direttamente interessati: 50 su 53 Comuni nel pinerolese, 74 su 75 nell'albese, 73 su 75 nella zona d'Ivrea nell'eporediese, e infine 67 su 72 nel monregalese. E vi sono ancora da considerare i pareri favorevoli espressi dai Consigli provinciali di Torino per Pinerolo ed Ivrea e di Cuneo per Alba-Bra e per Mondovì.
E' quindi su queste argomentazioni che si fonda e si sostanzia il voto favorevole che il nostro gruppo si accinge a dare. Ma per dovere di chiarezza, oltre che per una più completa definizione del nostro punto di vista, a noi corre anche l'obbligo di precisare che lo spirito con il quale ci accingiamo a votare in favore di questi quattro progetti di legge, è uno spirito che vuole restare ben diverso da quello che può informare l'analogo atteggiamento di altri gruppi politici presenti in questa assemblea.
Intendiamo dire cioè che altri può approvare l'istituzione del circondario con il disegno di giungere a superare nella realtà il concetto della Provincia. Ebbene, questa non è la posizione del MSI Destra nazionale.
Intendiamo dire ancora che altri può approvare l'istituzione dei Circondari come un momento di passaggio verso il comprensorio, anche in questo caso dobbiamo precisare che la posizione del MSI Destra nazionale è e rimane sostanzialmente diversa. Noi cioè diamo un voto favorevole a questi disegni di legge, richiamandoci e ancorandoci per così dire a quello che in oggi il Circondario è, ed a quello che in carenza di una revisione costituzionale e di altri opportuni provvedimenti legislativi deve continuare a restare senza alcuna forzatura, senza alcuna interpretazione estensiva, soprattutto per ciò che si riferisce ai suoi ben definiti limiti istituzionali e funzionali, quei limiti che sono stati - mi si consenta la citazione che può forse creare imbarazzo nell'interessato - delineati dal Consigliere Vecchione e che motivano dal suo punto di vista la posizione di perplessità o di sfavore del gruppo comunista, ma che giustificano all'opposto, e per la ragione contraria, il voto favorevole che io ho prima anticipato a nome del gruppo nostro.
Non vedo perché, sul piano della dialettica politica, io non debba riconoscere una certa coerenza al gruppo comunista, tanto più quando questo serve a ribadire la coerenza della posizione nostra.
In coerenza dunque con i nostri principi, noi diciamo sì al Circondario (in questo caso ai Circondari di Pinerolo, Alba-Bra, Mondovì e Ivrea) ricordando a noi stessi, prima ancora che all'assemblea, ciò che recitano le norme legislative nazionali e regionali, la Costituzione innanzitutto (alla quale noi non abbiamo posto mano, ma che rispettiamo pur auspicandone la revisione) nel suo art. 3 "La Repubblica riconosce e promuove le autonomie locali" e nel suo articolo 129 "Le circoscrizioni provinciali possono essere suddivise in Circondari con funzioni esclusivamente amministrative". E poi lo Statuto (Statuto che noi non abbiamo approvato ma che ad approvazione avvenuta ha acquistato valore vincolante di legge) nel suo art. 70.
Questo sentivamo il dovere di precisare nel ricordo di quanto sull'interpretazione estensiva del Circondario venne detto in quest'aula quando fu approvata l'istituzione del Circondario di Biella, nonché nella constatazione di quanto ancora oggi da varie parti si è andato ripetendo nel solco di questa medesima impostazione.
Il nostro voto favorevole va dunque a quell'istituto del Circondario inteso così come esattamente definito e delimitato dalla Costituzione e rivolto esclusivamente all'attuazione dei fini indicati all'art. 5 di ciascuno dei progetti di legge al nostro esame, cioè a rendere possibile l'istituzione di sezioni decentrate dal Comitato di controllo sugli atti degli Enti locali.
Non possiamo tacere ancora, prima di concludere, la nostra denuncia per il fatto che provvedimenti legislativi quali questi in discussione avrebbero dovuto venire discussi e votati già da lungo tempo se l'attività legislativa della Regione non fosse stata paralizzata, per molti mesi, da crisi pretestuose ed immotivate e non risultasse oggi anche e soprattutto in altri campi, colpevolmente arretrata rispetto a quella di altre Regioni.
E non possiamo concludere neppure senza una denuncia altrettanto ferma per la pigrizia politica della Giunta Regionale (non sapremmo come altrimenti definirla e non vogliamo qualificarla con termini più pesanti) che da un lato dà inizio, e giustamente, al decentramento amministrativo ma dall'altro a tutt'oggi non ha assunto alcuna iniziativa sul problema ormai urgente e indifferibile delle deleghe agli Enti locali.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti sulla discussione di carattere generale.
Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta, ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, io credo che possiamo esimerci tutti dal linguaggio magniloquente e dal voler definire questi disegni di legge presentati dalla Giunta come delle svolte storiche. Noi semplicemente crediamo che avendo la Costituzione consentito di esercitare la funzione dei controlli in modo decentrato, avendo nello Statuto ribadito questo indirizzo e credendo noi nel decentramento, sia nella linea della politica che la Giunta intende portare il presentare dei disegni di legge, per fare in modo che il decentramento di una delle attività amministrative importanti quale è quella amministrativa del controllo, venga realizzato il più rapidamente possibile, anche considerando alcune delle osservazioni che qui sono state fatte e avendo già preliminarmente risposto a queste osservazioni con la presentazione dei disegni di legge.
Da tempo in tutti i Consigli Regionali, così come a livello nazionale si sta discutendo di una riforma dei controlli, ma credo che la conoscenza dei fatti amministrativi porti tutti coloro che hanno un minimo di esperienza in proposito, a considerare come non sia possibile, di fatto una riforma dei controlli presa a sé stante, senza mettere mano a qualche cosa di più profondamente innovatore e cioè ad una riforma complessiva della legge comunale e provinciale. Perché tutti coloro che in questo momento si misurano con la riforma della funzione dei controlli si trovano di fronte ad un ostacolo, certamente non insormontabile, come diceva il collega Vecchione, ma sicuramente molto alto, difficile da superare, quello della riforma della legge comunale e provinciale. Abbiamo visto dei disegni di legge, peraltro già approvati dalla competente commissione al Senato, e veramente non ci sembra che questi comportino delle modificazioni di carattere così strutturale da sconsigliare dal procedere, per quanto riguarda l'attività legislative regionale che è anche una delle forme attraverso le quali la classe dirigente a livello locale si abitua a prendere contatto non soltanto con l'amministrazione attiva, ma si abitua a prendere contatto anche con quel quadro giuridico generale nel quale collocare la propria azione. Noi riteniamo importante portare vicino a questa classe dirigente, anche per facilitarne il suo sviluppo, democratico e la sua autonomia, la funzione dei controlli. Una prima ragione, quindi di carattere politico, oltre che, per quanto riguarda la nostra Regione, di carattere funzionale.
Credo che i Consiglieri Regionali sappiano come giornalmente la sezione di controllo di Torino sugli atti dei Comuni si trovi a dover fronteggiare circa 500/550 delibere, con un aggravio di lavoro piuttosto pesante (lo stesso discorso può valere per la provincia di Cuneo e per altre province).
Il decentramento credo che, al di là dello stesso sviluppo delle autonomie locali, debba rispondere e risponda anche a quelle esigenze di funzionalità e di crescita democratica che non basta auspicare a parole ma bisogna cercare, nel limite del possibile, nel quadro giuridico consentito di tradurre in realtà.
Non vi è davvero nessuna ragione per ritenere che un diverso modo di fare i controlli sia contraddittorio rispetto all'istituzione dei Circondari e di sezioni di controllo. Non credo che nessuno di noi ritenga che i controlli verranno aboliti, potranno sicuramente essere snelliti potranno svolgersi in modo diverso, ma questa attività amministrativa continuerà a permanere; il fatto di decentrarla e di collocarla più vicino agli enti controllati, in modo che ci sia uno scambio più rapido, più pronto e direi più efficace di esperienze, io credo sia l'avvio ad una forma di compenetrazione fra l'amministrazione attiva e l'amministrazione di controllo che certamente è una delle questioni fondamentali per rendere più facile, per sviluppare meglio la democrazia e l'autonomia degli Enti locali.
Questo è lo spirito con cui la Giunta, d'altronde in attuazione a delle indicazioni statutarie, ha ritenuto di dover proporre l'istituzione dei Circondari e altri certamente ne proporrà nel prossimo futuro.
Io non penso che questo discorso possa essere slegato a quello più generale della delega agli Enti locali, è un discorso che si colloca nella stessa linea.
Il Consigliere Vecchione ha sottolineato qui come la Giunta non sia d'accordo nel formulare una legge di principio in ordine alle deleghe. Io devo confermare che la Giunta non ritiene che questa sia la strada migliore per procedere, ritiene che una legge di carattere generale non significhi sostanzialmente nulla di particolare se non uno sforzo di inquadrare in termini generali un problema che è molto meglio avvicinare, il cui approccio è migliore se fatto secondo i dettati della Costituzione, cioè materia per materia. E non per mettere un cuscino sopra l'infante per non lasciarlo respirare come ha detto il collega Vecchione. Noi abbiamo avuto trasferite certe materie dallo Stato attraverso i decreti delegati ed io credo che anche da un punto di vista di organicità giuridica convenga affrontare il problema dell'attribuzione dell'esercizio delle deleghe regionali agli Enti locali seguendo questa falsariga. Il che, d'altra parte, discende direttamente, se non vado errato, dall'ottava disposizione transitoria della Costituzione e che consente di poter avere il confronto non soltanto a livello di Consiglio Regionale, ma tra il Consiglio Regionale, tra i detentori dell'iniziativa legislativa a livello di Consiglio Regionale e gli Enti locali che saranno soggetti a funzioni amministrative, sui singoli decreti e sulle singole attribuzioni, in modo da poterne valutare la portata, l'ampiezza, il contenuto in termini precisi, secondo le leggi vigenti e secondo le attribuzioni che la Regione potrà dare agli Enti locali e secondo la scelta che si renderà più opportuna per quanto riguarda i destinatari dell'esercizio delle deleghe.
Si tratta di un problema di notevole rilevanza, di grande interesse non soltanto dal punto di vista amministrativo, ma anche dal punto di vista concettuale ed operativo. In questa direzione la Giunta come ha fatto altre volte riafferma la sua volontà di procedere quanto più rapidamente possibile alla preparazione di disegni di legge, e alla sottoposizione dei medesimi alle competenti Commissioni.
Quindi non "isola nel deserto" questa dei Circondari, per quanto riguarda il decentramento dell'attività di controllo, ma un momento che si colloca nel quadro di un preciso indirizzo che la Giunta intende portare avanti al di là dei discorsi generali, che in definitiva rischiano, appunto perché generali, di non potersi precisare in modo nitido, di non consentire, quindi un preciso dialogo, un preciso dibattito, un preciso confronto tra gli Enti locali e la Regione su precisi contenuti e quindi rischiano non già di precisare le attribuzioni il cui esercizio verrà trasferito, ma di ingarbugliare una matassa che è già abbastanza ingarbugliata e che presenta notevoli difficoltà nel suo dipanamento.
Noi sceglieremo questa strada di attribuire l'esercizio delle funzioni della Regione alle Province, ai Comuni agli Enti locali, seconda scelta che metta questi enti destinatari di deleghe nelle migliori condizioni operative.
Questi disegni di legge che oggi sono alla votazione del Consiglio Regionale rappresentano la nostra volontà di decentramento. Quando la Giunta permette di richiamare l'attenzione del Consiglio Regionale, dei signori Consiglieri sulla necessità di approfondire i contenuti delle singole deleghe amministrative e di individuare bene l'operatività della Regione nel quadro delle effettive competenze, non fa altro che cercare di uscire dal discorso generico, dalle impostazioni di carattere generale per tentare di dare concretezza al discorso che credo responsabilmente noi dobbiamo fare. Se c'è una colpa che ci viene fatta un po' a tutti i livelli, soprattutto in questi ultimi tempi, in ordine alla politica europeistica e ai politici italiani, è quella di rimanere sempre nel generico per quanto riguarda l'attività di carattere amministrativo. Pu darsi che possa sembrare un'attività prosaica che non sappia toccare le vette della dialettica politica questa attività amministrativa, ma non c'è dubbio che se vogliamo veramente fare qualcosa di nuovo, qualcosa che rappresenti una svolta nel tipo di amministrazione centralizzata del Paese se vogliamo articolarla dando spazio ed autonomia agli Enti locali dobbiamo approfondire tutti i contenuti di questa nuova politica per darle veramente la fisionomia che le vogliamo attribuire e che è appunto quella di dare funzione ed attribuzione agli Enti locali che siano veramente tali e non soltanto una discussione di carattere generale.
Questa è la ragione per cui non riteniamo di poter fare un discorso di carattere generale di principio su una legge di delega agli Enti locali, ma riteniamo molto più producente discutere su singoli decreti di attribuzione dell'esercizio di funzione. E' un'impostazione che non contrasta con il principio di coloro che fanno proposte di delegare agli Enti locali, è semplicemente un modo diverso di approccio al problema e noi riteniamo che il modo che proponiamo sia quello più rapido e più contenutistico per giungere a dei risultati che mi sembra siano comunemente accettati e voluti.
Ho ritenuto, in occasione di questo dibattito, di dover ribadire queste posizioni della Giunta perché mi sembra che esse rappresentino la linea rispetto alla quale intendiamo camminare con la massima rapidità possibile anche in relazione all'evidente sforzo che facciamo di evitare che si creino delle strutture di carattere operativo e burocratico che di per s stesse, in funzione proprio della loro attività, finirebbero per essere un elemento frenante rispetto alfa politica di decentramento.
Io mi auguro che molto presto, già dalla prossima riunione di Giunta cominceremo a presentare due disegni di legge relativi al decentramento di funzioni amministrative agli Enti locali, in modo da poter rapidamente presentarli all'esame delle competenti Commissioni e del Consiglio.
Su questa strada intendiamo andare avanti procedendo il più rapidamente possibile.
Certamente questi circondari, costituiti per l'esercizio delle funzioni amministrative del controllo, non di per sé coincidono con i comprensori e con i Circondari, che saranno oggetto di deleghe di carattere amministrativo. Abbiamo affrontato la volta scorsa, se pure in un primo approccio, le possibilità giuridiche che la Costituzione da un lato e le leggi dello Stato dall'altra ci danno per risolvere questo problema, credo che ulteriori approfondimenti andranno fatti, ma penso che al di la delle dispute nominalistiche, al di là delle stesse attribuzioni alle Province ai Comuni o agli Enti intermedi o enti sovraprovinciali, sarà importante stabilire il tipo di funzioni che si intendono delegare, anche ai fini della realizzazione del programma regionale di sviluppo.
Credo che su questo tema avremo modo di intrattenerci in ulteriori dibattiti, anche perché molte cose sono state chiarite nel corso del dibattito svoltosi la settimana scorsa.
Io devo manifestare comunque qua, nel momento in cui ci approntiamo ad approvare questi disegni di legge, come la Giunta si compiaccia che essi siano accolti da una larga maggioranza e come si dispiaccia che non possano essere accettati dalla totalità del Consiglio, anche se debbo dire che le preoccupazioni circa una contraddittorietà tra il contenuto della funzione amministrativa del controllo e questo tipo di decentramento, a mio giudizio non esistano. Pertanto il fatto di attuarle nel pieno rispetto delle indicazioni della Costituzione e del nostro statuto, si colloca nella linea di decentramento che la Giunta intende perseguire.



PRESIDENTE

Se il Presidente della Commissione, relatore, non ha nulla da aggiungere, passerei alla votazione. Mi permetto di ricordare a norma degli artt. 27 e 46 del nostro Regolamento, che sono in congedo i Consiglieri Armella, Cardinali, Gandolfi, Giovana, Revelli e ciò ai fini della votazione per stabilire la maggioranza richiesta.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Nel confermare il nostro voto contrario, desideravo esprimerlo in modo più compiuto.
La discussione ha fatto emergere alcuni elementi che confermano, a nostro giudizio, la validità del nostro atteggiamento. Il primo è una questione di metodo. Io ritengo che se prima di prendere contatto con gli Enti locali, al fine di definire le proposte di legge in ordine ai Circondari, si fosse svolto un dibattito generale in quest'aula probabilmente certi atti potevano anche essere rimandati. Io mi rifaccio alla dichiarazione fatta dal consigliere Zanone in una conferenza dei capigruppo (si parlava di comprensori). Egli disse che era indispensabile prima di procedere a qualsiasi iniziativa relativa a comprensori, deleghe ecc., avere un dibattito generale, perché riteneva (e giustamente, io dico) che queste iniziative dovessero essere collegate fra di loro. Era quindi opportuno avere un quadro di insieme per delineare il rapporto che tra l'una e l'altra decisione si veniva stabilendo.
Il secondo si riferisce all'organico del personale, alle deleghe, ai comprensori. E' chiaro che le cose sono dialetticamente collegate e che definire anche solo una di queste, in mancanza di un quadro il più meditato possibile delle altre due questioni, rischia di farci commettere un grosso errore.
E' vero, noi abbiamo presentato una proposta di legge di principi generali per il conferimento della delega. Posso dire qui che può anche bastare un discorso sui problemi generali, che fissi però alcuni punti. E' da definire per esempio il problema del valore politico di democrazia della delega, quindi come i Comuni, attraverso la delega, sono chiamati a partecipare alla gestione politica; fissare questo principio è fare cosa che i Comuni attendono per evitar, (non penso che questo sia nelle intenzioni) che la delega finisca per essere un atto che i Comuni devono eseguire senza lo sviluppo della loro autonomia. Questo può essere verificabile quando per esempio si collega l'istituto del circondario con la delega. E' emerso qui, negli interventi concettualmente più preparati tipo quelli di Bianchi, di Zanone, che vi sono delle perplessità, che il circondario è essenzialmente un'entità territoriale, non uno strumento, non si gestisce la politica col circondario, occorrono strumenti, che sono i consorzi. Noi diciamo che sono le associazioni volontarie degli Enti locali, questo è lo strumento attraverso cui si gestisce la politica amministrativa e soprattutto quello che noi chiamiamo oggi non più comprensorio ma area di pianificazione, area-programma tanto per intenderci (perché comprensori sono anche delle aree più piccole). Il far corrispondere il comprensorio all'area ecologica si ispira alla esigenza di una politica di piano e quindi alla dimensione ottimale, cioè l'area programma.
Quando invece le funzioni delegate si collegano al circondario, il pericolo è che in ultima analisi le funzioni vengano affidate al Comune definito capoluogo del circondario, in questo senso non esaltando (pavento un pericolo, non siamo di fronte ancora a questo), il principio della compartecipazione dei Comuni, cioè la delega come estensione della democrazia e certamente dell'autonomia degli Enti locali.
Noi dobbiamo far precedere la presentazione di deleghe di settore da un dibattito generale nel corso del quale si stabilisca chi sono gli Enti locali destinatari delle deleghe; questo è uno dei motivi per cui il governo ha rinviato la legge toscana, perché una formulazione un po' dubbia dello statuto toscano, su cui poi la maggioranza ha dato una sua interpretazione, ha finito per far muovere la minoranza contro la maggioranza colpevole di avere attentato allo statuto, soltanto perché la maggioranza toscana ha definito destinatari della delega Comuni, Province ed associazioni di Comuni e non per esempio Camere di Commercio, Enti del turismo, ecc.
Quindi una legge di principi generali e, se volete, un dibattito che fissi però l'impegno del Consiglio Regionale intanto sui destinatari della delega, e fissi (l'ho colto nelle parole del Presidente) Comuni, Province e enti intermedi degli Enti locali. Quindi un principio che così come è stato espresso può essere giusto, ma decida che questi e solo questi sono i destinatari, cioè fa dei Comuni, delle Province e delle loro organizzazioni associative i soggetti veri della delega per lo sviluppo massimo della loro autonomia.
Non è quindi inutile, lo sottolineo qui, chiedere che prima di formulare delle proposte di legge per materia, la Giunta apra un dibattito in Consiglio Regionale per affermare alcuni principi che noi abbiamo affermato nella legge. Io devo qui protestare perché trovo estremamente antidemocratico che la maggioranza della VIII Commissione abbia impedito che una legge regolarmente presentata seguisse l'iter che prevede l'invio ai Comuni per la consultazione. Si è voluto dire no, questa consultazione non si fa. Io protesto intanto per questo e nel contempo prendo atto di una volontà che non posso non definire prevaricatrice e dico quanto meno veniamo a un dibattito in Consiglio Regionale in cui siano definite le questioni di principio che riguardano il conferimento della delega.
Un'altra questione che è emersa, soprattutto nell'intervento del Presidente della Giunta, la smitizzazione (se la parola mi è concessa) del rapporto immediato che collegherebbe i circondari con il comprensorio. In generale nelle consultazioni, è stato qui sottolineato, è emersa la richiesta soprattutto del comprensorio, cioè di un'autorità politica di cui si parla molto, capace di gestire la politica di quel territorio. La stessa proposta del compagno Nesi parlava del circondario ma contemporaneamente parlava del circondario per il comprensorio e chiaramente proponeva il comprensorio del Canavese, quindi la via del circondario era intesa essenzialmente come via per il comprensorio; successivamente il compagno Nesi ha ritenuto di dover togliere la parte che riguardava il comprensorio certamente la più importante, ma questo lo dico per significare che anche in quelle forze politiche che hanno proposto dei circondari essenzialmente il collegamento era con il comprensorio. Questo credo debba essere demistificato, non è così, il circondario è una cosa, il comprensorio è una cosa completamente diversa: il circondario è un organismo elettivo (lo chiamiamo giustamente autorità nuova) attraverso cui si gestisce in modo nuovo quello che avviene nel territorio e lo ha detto, dal suo punto di vista e in modo molto chiaro, il Presidente della Giunta: oggi vogliamo decentrare il controllo perché le pratiche sono molte e occorre iniziare in qualche modo. Si può condividere o no, noi non lo condividiamo, ma è bene si sappia che è questo a cui andiamo incontro con l'istituzione dei circondari.
Quindi sono misure di decentramento necessarie sì, utili, valide quando però innovano; noi decentriamo delle attività vecchie cioè decentriamo un'attività che per la maggior parte i Comuni oggi contestano perché troppo fiscale. Io credo che occorra prendere atto di questo. Dicevo l'altro giorno in una conferenza dei capigruppo che in certe situazioni si pu anche capire, senza giustificare, che avendo messo in movimento un meccanismo sia difficile fermarsi sia per chi lo ha promosso (mi è parso di capirlo chiaramente in certi interventi) certe perplessità; noi oggi attuiamo ciò che in altra circostanza abbiamo subito, ad esempio il circondario di Biella: noi ne eravamo convinti, abbiamo tuttavia voluto prendere atto di una volontà che veniva dai sindaci con i quali preventivamente non avevamo potuto avere un contatto, un colloquio per spiegare le ragioni vere delle decisioni che si andavano a prendere e lo abbiamo subito votando a favore.
Questa volta invece, assumendocene la responsabilità, non votiamo per questi circondari, fermi come siamo verso altre forme di costruzione e di gestione, anche per evitare il proliferare di organismi burocratici che per molti versi diciamo di voler invece eliminare.
Devo ricordare tra l'altro che siamo ancora in attesa della relazione sull'attività dei Comitati di controllo per la quale c'era l'impegno di consegnarla a gennaio del 1973, sarebbe opportuno conoscerla nel momento in cui si istituiscono delle nuove sezioni di controllo.
Per queste ragioni, convinti che quanto si va a compiere è un errore politicamente, perché è una decisione di carattere settoriale che avviene nel contesto di una discussione che si è appena aperta e perché ci pare che le decisioni di oggi possano risultare (voglio essere molto benevolo oggi) quanto meno inutili (nell'inutilità ci metto decine di milioni che questi comitati di controllo verranno a costare), noi votiamo contro.



PRESIDENTE

Abbiamo ascoltato con molto interesse l'intervento del collega Berti che suonava un poco la opposizione a S. M. britannica e forse è stato molto più ampio che non una semplice dichiarazione di voto. Vorrei quindi pregare coloro i quali intervengono per dichiarazioni di voto.....



BERTI Antonio

Io non ho fatto una dichiarazione di voto, sono intervenuto.



PRESIDENTE

Devo rettificare, la discussione di carattere generale era chiusa dopo che ha parlato il Presidente della Giunta.



BERTI Antonio

Chiedo scusa, ero fuori e non avevo sentito.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Molto brevemente, come è mia abitudine.
Io ringrazio il collega e compagno Berti della citazione e mi duole che ci sia un voto differenziato del gruppo socialista e del gruppo comunista su questo problema, ma credo che dobbiamo sdrammatizzare. C'è una valutazione nostra secondo la quale il circondario non è in contrasto con quello che noi riteniamo sia una cosa importante, il comprensorio. Abbiamo avuto un dibattito di grande interesse una settimana fa sul comprensorio e si è visto che abbiamo delle idee molto diverse su che cosa si intende per comprensorio, ma abbiamo anche delle idee imprecise sulla sua natura giuridica e istituzionale. C'è una spinta però per quella che credo dobbiamo definire una semplice diramazione burocratica, utile diramazione di organismi burocratici, niente più di questo, che non è in contrasto con il problema generale del comprensorio. Tra l'altro io credo sia utile anche la creazione di una categoria di persone competenti su queste materie non soltanto a livello provinciale.
Per queste ragioni il gruppo socialista voterà a favore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Breve dichiarazione per spiegare il voto favorevole del gruppo socialista democratico.
Noi non condividiamo le attese miracolistiche che nell'ambito di alcune popolazioni della nostra Regione ci sono nei confronti dei Circondari d'altra parte anche alcune manifestazioni, alcuni entusiasmi campanilistici destano in noi qualche diffidenza. Riteniamo tuttavia che la discussione sui comprensori che è stata iniziata qui la settimana scorsa e che non è stata strozzata quanto piuttosto sospesa perché si è ritenuto, a differenza di quanto era stato proposto, di non votare allora le leggi sui circondari e di fare una discussione più compiuta nella giornata di oggi (cosa che avrebbe a nostro avviso avuto maggiore logicità) quando sarà approfondita pur tenendo conto di difficoltà giuridiche non irrilevanti che esistono non potrà non concludere sull'esigenza di un nuovo tipo di strutture che venga a sopperire ad una certa vetustà degli Enti locali tradizionali Comuni e Province, che purtroppo abbiamo modo ogni giorno di rilevare.
Proprio sulla base di questa considerazione noi riteniamo che il giudizio sui circondari, pur non dando ad essi quella rilevanza e quell'importanza che forse alcune popolazioni della nostra Regione, nome dicevo prima attribuiscono, non possa essere che positivo, riconoscendo da un lato le loro caratteristiche omogenee a certe aree subprovinciali e dall'altro l'esigenza da parte delle popolazioni di strutture nuove che assicurino in modo diverso, con funzioni diverse, una partecipazione maggiore delle forze politiche e sociali alla gestione del territorio.
Per queste ragioni il gruppo socialdemocratico dà voto favorevole alle leggi sui circondari.


Argomento: Circondari

Istituzione del Circondario di Pinerolo


PRESIDENTE

La discussione è chiusa. Disegno di Legge n. 54 "Istituzione del circondario di Pinerolo".
Art. 1 - "E' istituito, ai sensi degli artt. 129 e 130 della Costituzione e dell'art. 70 dello Statuto, nonché per gli effetti di cui all'art. 56 della legge 10 febbraio 1953 n. 62 e dell'art. 69 dello Statuto, il circondario di Pinerolo, nell'ambito della circoscrizione provinciale di Torino".
Non ci sono emendamenti. Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 43 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 32 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 11 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - "Il circondario di Pinerolo comprende i seguenti Comuni: Airasca, Angrogna, Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Buriasco Campiglione, Cantalupa, Castagnole, Cavour, Cercenasco, Cumiana Fenestrelle, Frossasco, Garzigliana, Iverso Pinasca, Luserna San Giovanni Lusernetta, Macello, Massello, None, Osasco, Pancalieri, Perosa, Perrero Pinasca, Pinerolo, Piossasco, Piscina, Pomaretto, Porte, Pragelato, Prali Pramollo, Prarostino, Rolletto, Rorà, Roreto Chisone, Salza, San Germano San Pietro Val Lemina, San Secondo, Scalenghe, Torre Pellice, Usseaux Vigone, Villafranca, Villar Pellice, Villar Perosa, Virle Piemonte Volvera".
Nessuno chiede di parlare? Si proceda all'appello.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 41 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 31 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 10 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - "Capoluogo del Circondario è Pinerolo".
Poiché nessuno chiede di parlare passiamo alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 29 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 11 Consiglieri.
Art. 4 - "E' istituita per il circondario di Pinerolo una speciale sezione decentrata del Comitato di Controllo sugli atti dei comuni e degli altri Enti locali, nei modi e nelle forme previsti per le speciali sezioni decentrate nei capoluoghi di provincia".
Nessuno chiede di parlare? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 29 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 11 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
L'art. 5 nel testo presentato dalla Commissione è così accettato e concordato con la Giunta. Alla formulazione c'è però un emendamento che propone, dopo la dizione "dall'art. 69 dello Statuto" di aggiungere "previste in L. 50.000.000".
Sull'emendamento c'è qualcuno che chiede di parlare? Nessuno, allora pongo in votazione innanzitutto l'emendamento. Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Si passa così all'approvazione dell'articolo, che resta integrato con questo emendamento aggiuntivo "previste in L. 50.000.000".
Il testo recita: "Alle spese occorrenti per l'impianto e il funzionamento della Sezione di cui all'art. 4 della presente legge per l'attuazione del controllo sugli atti dei Comuni e degli Enti locali previsto dall'art. 56 legge 10 febbraio 1953 n. 62 e dall'art. 69 dello Statuto, previste in L. 50.000.000, si provvede con gli stanziamenti di cui ai capitoli compresi nella rubrica n.
4 'Servizio del controllo sugli atti degli Enti locali' del Bilancio per l'anno 1973 e dei Bilanci degli anni successivi".
Qualcuno chiede di parlare? Nessuno. Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 40 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 30 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 10 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Essendo approvati tutti e cinque gli articoli del disegno di Legge n.
54 e nessuno chiedendo la parola, pongo in votazione nella sua globalità il testo del disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 40, favorevoli 30, contrari 10. Il disegno di Legge n. 54 è approvato.


Argomento: Circondari

Istituzione del Circondario di Alba-Bra


PRESIDENTE

Si passa pertanto, dando atto che c'è rinuncia alla discussione di carattere generale perché già fatta in blocco per tutti e quattro i disegni di legge, al disegno di Legge n. 56 relativo alla "Istituzione del Circondario di Alba-Bra".
Nessuno chiede di parlare? Nessuno.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

Art. 1 - "E' istituito, ai sensi degli artt. 129 e 130 della Costituzione e dell'art. 70 dello Statuto, nonché per gli effetti di cui all'art. 56 della legge 10 febbraio 1953, n. 62 e dell'art. 69 dello Statuto, il circondario Alba-Bra, nell'ambito della circoscrizione provinciale di Cuneo".
Non ci sono emendamenti; nessuno chiede di parlare? Si procede all'appello.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 37 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 29 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 8 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Leggo l'art. 2 nel testo concordato fra Commissione e Giunta: "Il circondario di Alba-Bra comprende i seguenti Comuni: Alba Albaretto Torre, Arguello, Baldissero, Barbaresco, Barolo, Benevello Bergolo, Bonvicino, Borgomale, Bosia, Bossolasco, Bra, Camo, Canale Castagnito, Castelletto Uzzone, Castellinaldo, Castiglione Falletto Castiglione Tinella, Castino, Ceresole d'Alba, Cerreto Langhe, Cherasco Cissone, Corneliano d'Alba, Cortemilia, Cossano Belbo, Cravanzana, Diano d'Alba, Feisoglio, Gorzegno, Govone, Grinzane Cavour, Guarene, La Morra Lequio Berria, Levice, Magliano Alfieri, Mango, Monchiero, Monforte d'alba Montà, Montaldo Roero, Montelupo Albese, Monte Roero, Monticello d'Alba Narzole, Neive, Neviglie, Niella Belbo, Novello, Perletto, Pezzolo Valle Uzzone, Piobesi d'Alba, Pocapaglia, Priocca, Rocchetta Belbo, Roddi Roddino, Rodello, San Benedetto Belbo, Sanfré, Santa Vittoria d'Alba, Santo Stefano Belbo, Santo Stefano Roero, Serralunga d'Alba, Serravalle Langhe Sinio, Somano, Sommariva Bosco, Sommariva Perno, Torre Bormida, Treiso Trezza Tinella, Verduno, Vezza d'Alba".
Non ci sono emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 37 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 30 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 7 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - "Capoluogo del Circondario è Alba".
Non ci sono emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 37 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 29 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 8 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - "E' istituita per il Circondario di Alba-Bra una speciale Sezione decentrata del Comitato di Controllo sugli atti dei Comuni e degli altri Enti locali, nei modi e nelle forme previsti per le speciali sezioni decentrate nei capoluoghi di Provincia".
Non ci sono emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 37 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 29 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 8 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
L'art. 5 lo leggo nel testo proposto dalla Commissione e dalla Giunta: "Alle spese occorrenti per l'impianto ed il funzionamento della Sezione di cui all'art. 4 della presente legge, per l'attuazione del controllo sugli atti dei Comuni e degli altri Enti locali, previsto dall'art. 56 della legge 10 febbraio 1953 n. 62 e dall'art. 69 dello Statuto, si provvede con gli stanziamenti di cui ai capitoli compresi nella rubrica n.
4 "Servizio del controllo sugli atti degli Enti locali del Bilancio per l'anno 1973 e dei Bilanci degli anni successivi".
A questo articolo è stato proposto l'emendamento aggiuntivo dei colleghi Viglione e Garabello, che propone di aggiungere, dopo le parole "e dall'art. 69 dello Statuto" le parole "e previste in L. 75.000.000".
Qualcuno chiede di parlare sull'emendamento? Nessuno. Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano. L'emendamento è approvato.
L'articolo nel testo emendato viene posto in votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 38 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 29 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 9 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Essendo approvati i cinque articoli del disegno di legge e nessuno chiedendo la parola, pongo in votazione l'intero disegno di legge n. 56.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 39 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 30 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 9 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 56 è approvato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE OBERTO


Argomento: Circondari

Istituzione del Circondario di Ivrea


PRESIDENTE

Disegno di legge n. 69 "Istituzione del Circondario di Ivrea".
Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Art. 1 - "E' istituito ai sensi degli artt. 129 e 130 della Costituzione e dell'art. 70 dello Statuto, nonché per gli effetti di cui all'art. 56 della legge 10 febbraio 1953 n. 62 e dell'art. 69 dello Statuto, il Circondario di Ivrea, nell'ambito della Circoscrizione provinciale di Torino".
Nessuno chiedendo di parlare si passa alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 35 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 28 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 7 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
L'art. 2 lo leggo nel testo concordato fra la Commissione e la Giunta: "Il Circondario di Ivrea comprende i seguenti Comuni: Agliè, Albiano d'Ivrea, Alice Superiore, Andrate, Azeglio, Bairo, Banchette, Baldissero Canavese, Barone, Bollengo, Borgiallo, Borgofranco d'Ivrea, Borgomasino Brosso, Burolo, Caluso, Candia Canavese, Caravino, Carema, Cascinette d'Ivrea, Castellamonte, Castelnuovo Nigra, Chiaverano, Chiesanuova Cintano, Colleretto Castelnuovo, Colleretto Giacosa, Cossano Canavese Cuceglio, Cuorgné, Fiorano Canavese, Issiglio, Ivrea, Lessolo, Loranz Lugnacco, Maglione, Mazze, Mercenasco, Meugliano, Montalenghe, Montalto Dora, Nomaglio, Orio Canavese, Palazzo Canavese, Parella, Pavone Canavese Pecco, Perosa Canavese, Piverone, Quagliuzzo, Quassolo, Quincinetto, Romano Canavese, Rueglio, Salerano C.se, Samone, San Giorgio C.se, San Giusto C.se, San Martino C.se, Scarmagno, Settimo Rottaro, Settimo Vittone Strambinello, Strambino, Tavagnasco, Torre C.se, Trausella, Traversella Vestigné, Vialfrè, Vico C.se, Vidracco, Villareggia, Vische, Vistrorio".
Nessuno chiedendo la parola e non essendoci emendamenti, passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 38 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 29 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 9 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - "Capoluogo del Circondario è Ivrea".
Nessuno chiede di parlare? Procediamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 37 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 28 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 9 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - "E' istituita per il Circondario di Ivrea una speciale Sezione decentrata del Comitato di Controllo sugli atti dei Comuni e degli altri Enti locali, nei modi e nelle forme previsti per le speciali sezioni decentrate nei capoluoghi di provincia".
Nessuno chiedendo di parlare si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 38 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 29 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 9 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
All'art. 5 è apportato un emendamento aggiuntivo; dopo la dizione "art.
69 dello Statuto" si propone di aggiungere "e previste in L. 75.000.000".
Nessuno chiede di parlare sull'emendamento? Nessuno.
Lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento è approvato.
L'art. 5 è pertanto posto in votazione in questo testo: "Alle spese occorrenti per l'impianto ed il funzionamento della sezione di cui all'art. 4 della presente legge, per l'attuazione del controllo sugli atti dei Comuni e degli altri Enti locali previsto dall'art. 56 legge 10 febbraio 1953 n. 62 e dall'art. 69 dello Statuto e previste in L.
75.000.000, si provvede con gli stanziamenti di cui ai capitoli compresi nella rubrica n. 4 'Servizio del controllo sugli atti degli Enti locali' del Bilancio per l'anno 1973 e dei Bilanci degli anni successivi".
Nessuno chiedendo di parlare, si proceda all'appello.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 37 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 28 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 9 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si procede ora alla votazione, per appello nominale, dell'intero testo del disegno di Legge n. 69, così come è stato approvato nei singoli articoli.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 38 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 29 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 9 Consiglieri.
L'intero disegno di Legge n. 69 è approvato.


Argomento: Circondari

Istituzione del Circondario di Mondovì


PRESIDENTE

Disegno di Legge n. 71 "Istituzione del Circondario di Mondovì".
Nessuno chiedendo la parola, passiamo alla votazione articolo per articolo.
Art. 1 - "E' istituito, ai sensi degli artt. 129 e 130 della Costituzione e dell'art. 70 dello Statuto, nonché per gli effetti di cui all'art. 56 della Legge 10 febbraio 1953 n. 62 e dell'art. 69 dello Statuto, il Circondario di Mondovì, nell'ambito della circoscrizione provinciale di Cuneo".
Non vi sono emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Nessuno. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 36 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 28 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 8 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - "Il Circondario di Mondovì comprende i seguenti Comuni: Alto Bagnasco, Bastia Mondovì, Battifollo, Belvedere Langhe, Benevagienna Briaglia, Briga Alta, Camerana, Caprauna, Carrù, Castellino Tanaro Castelnuovo Ceva, Cigliè, Clavesana, Dogliani, Farigliano, Frabosa Soprana Frabosa Sottana, Garessio, Gottasecca, Igliano, Lequio Tanaro, Lesegno Lisio, Magliano Alpi, Marsaglia, Mombarcaro, Mombasiglio, Monasterolo Casotto, Monasterolo di Vasco, Mondovì, Monesiglio, Montaldo di Mondovì Montezemolo, Murazzano, Niella Tanaro, Nucetto, Ormea, Pamparato, Paroldo Perlo, Pianfei, Piozzo, Priero, Priola, Prunetto, Roascio, Roburent Roccacigliè, Rocca de' Baldi, Roccaforte Mondovì, Sala delle Langhe, Sale San Giovanni, Saliceto, Salmour, San Michele Mondovì, Sant'Albano Stura Scagnello, Torre Mondovì, Torresina, Trinità, Vicoforte, Villanova Mondovì Viola".
Non ci sono emendamenti, nessuno chiede di parlare. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 38 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 29 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 9 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - "Capoluogo del Circondario è Mondovì".
Non vi sono emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 36 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 27 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 9 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - "E' istituita per il Circondario di Mondovì una speciale sezione decentrata del Comitato di Controllo sugli atti dei Comuni e degli altri Enti locali, nei modi e nelle forme previste per le speciali sezioni decentrate nei capoluoghi di Provincia".
Non vi sono emendamenti. Nessuno chiedendo di parlare passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 36 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 27 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 9 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.



PRESIDENTE

All'art. 5 è proposto l'emendamento aggiuntivo, dopo la dizione "dall'art. 69 dello Statuto" delle parole "e previste in L. 65.000.000".
Nessuno chiedendo di parlare pongo in votazione l'emendamento. Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
L'art. 5 pertanto viene posto in votazione in questo testo: "Alle spese occorrenti per l'impianto ed il funzionamento della Sezione di cui all'art. 4 della presente legge per l'attuazione del controllo sugli atti dei Comuni e degli altri Enti locali previsto dall'art. 56 della legge 10 febbraio 1953 n. 62 e dall'art. 69 dello Statuto e previste in L. 65.000.000, si provvede con gli stanziamenti di cui ai capitoli compresi nella rubrica n. 4 'Servizio del controllo sugli atti degli Enti locali' del Bilancio per l'anno 1975 e dei Bilanci degli anni successivi".
Nessuno chiedendo di parlare, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 36 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 28 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 8 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Nessuno chiedendo la parola passiamo alla votazione, nella sua globalità, del testo che abbiamo approvato singolarmente.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 34 Consiglieri.
Hanno risposto sì n. 27 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 7 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 71 è approvato.


Argomento:

Documenti - assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Desidero, per quanto noti una cert'aria di smobilitazione, comunicare che in data 2 aprile 1973 sono stati assegnati alla IV Commissione i seguenti disegni di legge: n. 78 "Assegno integrativo di natalità alle coltivatrici dirette in caso di parto, di aborto spontaneo terapeutico" n. 79 "Assegno integrativo di natalità alle artigiane in caso di parto di aborto spontaneo terapeutico" n. 80 "Assegno integrativo di natalità alle esercenti attività commerciali, in caso di parto, di aborto spontaneo terapeutico".
In data 9 marzo 1973 è stata presentata dai Comuni di Cervatto Covello, Quarona, Rassa, Rimella, Sabbie e Vocca una proposta di legge avente per titolo "Contributi regionali a Comuni, a Consorzi di Comuni e a comunità montane per la formazione dei piani urbanistici previsti dalle leggi 17.8.42 n. 1150 e 18.4.1962 n. 167 e loro successive modificazioni ed integrazioni e dall'art. 7 della legge 3.2.71 n. 1102". L'Ufficio di presidenza, rilevato come la documentazione non fosse completa, poiché la proposta mancava della relativa relazione, dava inizio alla procedura prevista dalla legge regionale 16.1.73 n. 4, integrata come richiesto, la documentazione, l'ufficio di presidenza in data 2 aprile dichiarava ammissibile la proposta che assume il n. 81 e che in data odierna viene assegnata alla II Commissione.
In data odierna la Giunta Regionale ha presentato il disegno di Legge n. 82 relativo all'istituzione del Circondario di Casale Monferrato.


Argomento: Varie

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Il gruppo consiliare del P.L.I. ha nominato suo capogruppo il Consigliere Zanone.
Il Consigliere Segretario Gerini, in rappresentanza dell'ufficio di presidenza ha partecipato stamane alla cerimonia commemorativa del Martirio e parteciperà domenica a quella della Benedicta.
Il Presidente ha commemorato domenica i martiri di Cumiana.
Ci sono altre comunicazioni di documenti che sono pervenuti alla presidenza, che mi riservo di leggere nelle prossime sedute.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Vorrei ricordare loro, mentre sono qui, che è prevista da tempo già per mercoledì 11, alle ore 17 la riunione dei capigruppo e del Presidente della Giunta o di un rappresentante della Giunta per definire la programmazione relativa alla celebrazione delle date ricorrenti per la Resistenza.
Alle 18 è prevista la convocazione di tutti i capigruppo, del Presidente della Giunta e degli Assessori che credessero di essere interessati, per la predisposizione del piano di programma per il quadrimestre, così come era stato previsto.
Ricordo altresì che il Consiglio regionale è convocato per giovedì 12 alle ore 10 e alle ore 16 con all'ordine del giorno per adesso, salva integrazione dopo che avremo consultato i capigruppo: quello che non è stato possibile portare in discussione oggi, cioè "Interrogazioni ed interpellanze"; "Nomina di tre rappresentanti della Regione del Consiglio di amministrazione dell'IACP"; "Bilancio della Regione".
In quella seduta fisseremo eventuale prosecuzione, però è già stata prevista, e lo ricordo, una seduta per il giorno 17, tassativa in quanto è prevista dalle norme statutarie regolamentari probabilmente il giorno precedente, il 16, per poter integrare in due giornate l'ultima azione della discussione sul bilancio.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Per "Elezione di tre rappresentanti", si intende per la Provincia di Torino, o per tutte le Province?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Solo per quelle superiori a un milione di abitanti.



PRESIDENTE

Lo specifichiamo nell'ordine del giorno.



BERTI Antonio

Allora pregherei di aggiungere all'ordine del giorno "Nomina di un rappresentante della Regione all'Ospedale Martini, in sostituzione del dimissionario on. Mirate".



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non sono arrivate le dimissioni.



BERTI Antonio

Io ne ho avuto conferma da un vostro funzionario.



PRESIDENTE

Lo formalizziamo dopo questo, io farò degli accertamenti presso la Giunta per vedere se è arrivato il documento e così lo mettiamo, altrimenti dobbiamo aspettare che arrivi.



BERTI Antonio

Ma guardi che è arrivato, lo chieda al...



PRESIDENTE

Io non ne ho notizia fino a questo momento. Non facciamo interloquire altri che non siano Consiglieri regionali.



BERTI Antonio

Mi spiace sentirmi dire che non è arrivato niente quando io so per certo che è arrivato.



PRESIDENTE

Consigliere Berti, lo accertiamo e se è arrivato lo si mette.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni, ordini del giorno (annuncio)


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno a firma Carazzoni-Curci relativo alla produzione della grappa e all'attività economica tipica della Regione particolarmente efficiente nella Provincia di Asti, con alcune indicazioni. L'ordine del giorno sarà trasmesso.
E' pervenuta un'interrogazione presentata dai Consiglieri Menozzi Bertorello-Giletta che chiede se la Giunta non intenda discutere e portare all'approvazione del Consiglio un progetto di legge che in via sussidiaria e integrativa permetta alla Regione di intervenire concretamente a rendere meno gravoso il sacrificio imposto ai coltivatori a cui viene tolta la possibilità di continuare un lavoro che per loro è l'unica fonte di sostentamento.
Una mozione a firma dei Consiglieri Nesi - Calsolaro - Fonio Simonelli - Viglione con la quale impegna la Giunta e il suo Presidente a svolgere ogni azione necessaria, affinché il fondo regionale del bilancio assuma le dimensioni idonee a consentire l'effettiva realizzazione dei programmi di sviluppo promuovendo tempestivamente un dibattito in Consiglio regionale. La mozione sarà trasmessa.
Un'interpellanza ancora a firma Nesi-Calsolaro, al Presidente della Giunta e all'Assessore all'Industria relativamente alle dimissioni del presidente del SAMIA dr. Ferruccio Giordano Ducrey e problemi connessi.
Un'altra interpellanza del Consigliere Viglione che interpella il Presidente e l'Assessore regionale competente per sapere quale motivo sia a base del decreto 159 del 13.2.73 che priva l'Ospedale civile Santa Croce di Cuneo di L. 35.000.000 peraltro già impegnati. Il testo sarà trasmesso.
Un'interpellanza a firma Nesi - Simonelli - Fonio - Calsolaro Viglione diretta al Presidente della Giunta e all'Assessore regionale per conoscere l'elenco dei Comuni o consorzi di Comuni cui è stato erogato il contributo destinato ai Comuni con popolazione inferiore ai 25.000 abitanti ed ai Consorzi di Comuni per l'impianto e l'iniziale avviamento di servizi medico-scolastici.
Infine ancora una mozione presentata dai Consiglieri Nesi - Calsolaro Fonio - Simonelli - Viglione con la quale si chiede che si faccia luce sulle responsabilità relative al fenomeno degli illeciti controlli telefonici, impegnando il Presidente del Consiglio e la Giunta ad esprimere al Parlamento ed al Governo l'impegno di vigilanza e di difesa della democrazia della Regione Piemonte.
Mi era stato chiesto di metterla in discussione con carattere d'urgenza, ma devo dichiarare che la seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,30)



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