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Dettaglio seduta n.139 del 08/03/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Mi perviene notizia che sono ancora in corso trattative per il perfezionamento degli impegni necessari per l'adempimento di cui all'art.
32. Pertanto sospendo la riunione fino alle ore 11,15.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10,15, riprende alle ore 11,30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il punto primo dell'ordine del giorno reca: "Approvazione verbale della precedente seduta".
Il verbale è stato trasmesso ai signori Consiglieri la scorsa settimana. Chiedo se ci sono osservazioni da fare in proposito. Nessuno chiedendo di parlare, il processo verbale dell'adunanza del 19 febbraio 1973 è approvato all'unanimità.


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Il punto secondo dell'ordine del giorno reca: "Comunicazioni del Presidente".
Informo il Consiglio che sono in congedo per questa mattina il Consigliere Menozzi e per tutto il giorno la Consigliera Fabbris.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Comunico che ho partecipato al Convegno dei Presidenti di Consiglio a Bari. Vi sono stati trattati vari argomenti, ma segnatamente è stata sottolineata l'opportunità, anzi la necessità, che in occasione della formulazione del bilancio dello Stato le Regioni siano previamente consultate, in maniera che possano esprimere il loro punto di vista anche ai fini di eventuali modifiche al testo che viene presentato all'esame del Parlamento. A questo proposito devo informare che il sen. Pieraccini, nella sua qualità di Presidente del Gruppo parlamentare del Partito Socialista Italiano, mi ha trasmesso per conoscenza copia dell'ordine del giorno presentato al Gruppo relativamente a questa iniziativa. E' detto nel testo: "Considerato che l'istituzione dell'ordinamento regionale e l'inizio delle attività delle Regioni, con la potestà ad esse attribuita dalla Costituzione, deve necessariamente comportare una profonda modifica nella politica della spesa considerato altresì che alla nuova realtà istituzionale rappresentata dalle Regioni deve essere adeguato anche il metodo di formazione del bilancio dello Stato, che non può più prescindere da una consultazione preventiva delle Regioni stesse rilevato che tale nuovo metodo diventa essenziale per impostare nei termini costituzionalmente corretti la programmazione economica della cui attuazione il bilancio dello Stato deve diventare strumento impegna il Governo a consultare tempestivamente le Regioni prima della compilazione del bilancio dello Stato, in relazione ai poteri propri ed a quelli delegati delle Regioni stesse".
Analoga iniziativa è partita dal Gruppo comunista.
Il Convegno di Bari si è fatto portatore di questa istanza e di questa esigenza inviando un apposito telegramma al Presidente del Consiglio, al Presidente della Commissione Bilancio, rilevando che ovviamente non era più possibile intervenire per il bilancio allora in discussione, 1973, ma sottolineando la esigenza che questo avvenisse per il bilancio futuro.
Analoga presa di posizione è stata fatta dai Presidenti delle Giunte regionali o loro rappresentanti in occasione di una recente riunione a livello ministeriale.
Mi consta che l'assessore al Bilancio, Paganelli, si era fatto portavoce di questa istanza ancora prima, rappresentando la necessità per la Regione Piemonte di tale consultazione, indicando quali potevano essere le insufficienze del bilancio statale.
Rinnovo la comunicazione al Consiglio che il Convegno sui Servizi sociali promosso dal Consiglio regionale unitamente alla fondazione Comunità, avrà luogo il 23, 24 e 25 marzo, presso la sede della Camera di Commercio di Torino. I signori Consiglieri riceveranno tutti personalmente un apposito invito. Il programma è stato altra volta enunciato ed illustrato. Posso semplicemente dire che il lavoro di preparazione procede con molto scrupolo, con molta attenzione, e che sono pervenute già buon numero di qualificate adesioni.
Ho ripreso le trattative per quanto si riferisce alla scelta possibile di una sede del Consiglio regionale presso la Camera di Commercio di Torino. Avevo altra volta informato il Consiglio che questo era avvenuto attraverso incontri con il presidente Vitelli. Avuta notizia attraverso i giornali della nomina di un nuovo presidente della Camera di Commercio, mi sono affrettato a riprendere il discorso. Le notizie giornalistiche di questa mattina pongono me, e credo tutto il Consiglio, in una situazione veramente difficile, perché le trattative, adesso, dovrebbero quanto meno essere condotte innanzi in duplice direzione, fino a che non sia chiarita la anomala situazione relativa alla presidenza della Camera di Commercio.
Informo infine il Consiglio regionale che vi è una stretta esigenza di approvare il bilancio della Regione entro e non oltre la data del 29 marzo.
Questo perché nella giornata successiva del 30 dovrò trasmettere la legge che approva il bilancio al Commissario di Governo affinché decorrano i trenta giorni di rito per la presa d'atto della legge approvata o eventualmente per le osservazioni che in proposito il Governo può fare. La necessità di concludere entro il 29 di marzo la discussione e l'approvazione del bilancio deriva dal fatto che deve provvedersi anche all'adempimento della pubblicazione - poiché la legge diventa tale soltanto con la pubblicazione - entro il 30 di aprile, giorno in cui scade l'esercizio provvisorio che l'Assemblea ha votato.
Sentiti questa mattina i Presidenti dei Gruppi, mi sono incontrato con il Presidente della Commissione al Bilancio e con il relatore designato dai quali ho avuto assicurazione che entro il 14-15 marzo avranno termine le consultazioni, che subito dopo la Commissione porrà mano alle sue osservazioni e che in tempo utile il relatore stenderà la sua relazione per poterla far pervenire al più presto possibile ai singoli Consiglieri. Per cui i Consiglieri prendano atto che certamente il 28 e 29 marzo, mattino e pomeriggio, vi saranno sedute in questa sede per la discussione e l'approvazione del bilancio. Non è possibile anticipare perché l'aula nei giorni precedenti sarà utilizzata dal Consiglio provinciale, che qui, come sapete, è il padrone di casa.
Informo infine, ritenendo di poterlo fare senza peraltro aprire la discussione in proposito, non essendo possibile né votare degli ordini del giorno né fare altri provvedimenti, a norma dello Statuto, in carenza della Giunta, che mi è pervenuto un documento da parte del Comitato di agitazione della Rumianca con il quale si protesta, e si chiede una certa partecipazione di solidarietà da parte del Presidente del Consiglio e da parte del Consiglio, per il ventilato, e sembra ormai deciso, trasferimento a Milano della parte commerciale della Rumianca, il che significherebbe una limitazione della capacità lavorativa per alcune centinaia di funzionari e di impiegati. Noi esprimiamo a questi lavoratori tutta la nostra solidarietà. Consapevole però che questa solidarietà non è assolutamente sufficiente, assicuro che, interpretando quello che è certamente il pensiero dell'intero Consiglio provinciale, e facendo seguito alla iniziativa che penso sia stata avviata dall'Assessore al Lavoro, in giornata prenderò contatti con la Direzione della Rumianca, per esprimere il voto più attento e preciso che il provvedimento sia sospeso, o almeno contenuto, così che non tocchi ancora una volta ai dipendenti subire le conseguenze negative di decisioni prese a monte, senza interpellare coloro che finiscono con l'esserne direttamente interessati.
Le mie comunicazioni sono così concluse.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'ordine del giorno, che reca: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per la elezione del Presidente della Giunta è della Giunta regionale".
Fino a questo momento non mi sono pervenuti documenti né liste di nomi secondo quanto prevede l'art. 32 dello Statuto.
Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, devo fare una dichiarazione diversa da quella delle ipotesi alle quali in questi giorni abbiamo assiduamente lavorato.
Nel precedente dibattito, come il Consiglio ricorderà, avevamo constatato come la crisi della Giunta conseguente alle dimissioni del Presidente non fosse stata originata da contrasti politici, da dissensi programmatici, da difficoltà operative: le dimissioni del Presidente peraltro, avevano una motivazione ed un rilievo politico che era stato valutato da tutto il Consiglio.
Trascorsa la data del 23 febbraio, avviata su un corretto indirizzo o piano la soluzione di problemi che toccano la vita delle istituzioni, degli enti locali, dei rapporti all'interno e all'esterno delle forze politiche l'ipotesi della ripresa della collaborazione fra i tre partiti che reggevano le responsabilità della Giunta, di un serio dialogo fra le forze dell'arco democratico, di un serio confronto con l'opposizione, secondo le modalità che avevamo visto svolgersi in questo anno, riprese tutto il suo valore. I tre partiti che compongono la Giunta dimissionaria si sono incontrati in questi giorni ed hanno lavorato assiduamente, consapevoli dell'impegno preso davanti al Consiglio di venire oggi a dare una risposta chiara e capace di consentire delle valutazioni, e soprattutto consapevoli delle urgenze, formali e sostanziali insieme: quella dell'approvazione del bilancio, ma, al di là di questa, quella di dare soluzione ai problemi pressanti ed urgenti della Regione, del suo contesto sociale ed umano.
Questa mattina, fino a mezz'ora fa, io ritenevo che, essendo stata composta ogni questione di definizione e di valutazione politica, la lista predisposta e le firme già raccolte potessero essere depositate a mani del Presidente e comunicate al Consiglio. Senonché, pur non essendo emerso alcun apprezzabile contrasto politico, sono nell'impossibilità di adempiere materialmente a questa operazione. Mi rendo peraltro conto che l'Assemblea ha bisogno di una indicazione precisa e concreta in ordine anche ai tempi di lavoro: abbiamo parlato del bilancio e della necessità di compiere un atto doveroso, che riteniamo debba essere formato in presenza di una Giunta, non solo investita dell'ordinaria amministrazione, ma della sua intera responsabilità e di tutti i poteri statutari. Penso pertanto debbano, queste alternative e queste soluzioni, essere proposte a brevissima scadenza, in una riunione che venga fissata nell'arco dei prossimi otto giorni.
Adempiendo ancora all'impegno di informare compiutamente il Consiglio sull'iter seguito - perché alla fase delle trattative e degli incontri tenuti nel chiuso di stanze e di uffici di partito deve far seguito quella della esplicitazione della materia del contendere davanti al Consiglio e davanti all'opinione pubblica per dar modo a questi di fare i propri apprezzamenti - ritengo opportuno leggervi il documento che era pronto per la ripresentazione della Giunta dimissionaria al Consiglio.
"I sottoscritti Consiglieri, ai sensi dell'art. 32 dello Statuto propongono al Consiglio regionale la elezione di una Giunta composta dal Presidente e da dodici Assessori.
La Giunta proposta, costituita dallo stesso Presidente e dagli stessi Assessori, si colloca in una linea di continuità politica ed operativa rispetto alla precedente, dimissionaria per un automatismo statutario, a causa di fatti che, se hanno assunto un rilievo politico e giuridico già discusso e valutato dal Consiglio regionale, non hanno rappresentato o fatto emergere dissensi politici o programmatici.
La Giunta si richiama quindi alle precedenti dichiarazioni, in parte realizzate con le leggi e le deliberazioni approvate e in parte rese esplicite con i disegni di legge all'esame delle Commissioni e in avanzata fase di elaborazione. L'imminente ed urgente discussione del bilancio preventivo '73 nonché del Piano regionale di sviluppo vengono indicati come il momento più opportuno e pertinente per gli approfondimenti e le nuove soluzioni che l'evolversi della realtà regionale, con i suoi pressanti problemi economico-sociali dell'occupazione e dello sviluppo civile suggerisce ed impone. La Giunta a questo fine sollecita la collaborazione dei Gruppi consiliari che si richiamano all'arco democratico e ripropone un confronto costruttivo con l'opposizione, secondo l'esempio offerto dalla discussione del primo bilancio regionale.
La Giunta regionale, infine, nel trentesimo anniversario della caduta della dittatura fascista, riafferma l'esigenza di una rigorosa vigilanza democratica, con l'impegno a rimuovere le cause e a combattere ogni forma di violenza che attenta alle istituzioni e turba le profonde aspirazioni popolari a vivere e a lavorare nella pace e in un garantito ordine democratico".
Queste avrebbero dovuto essere le sintetiche dichiarazioni a ripresentazione della Giunta in un quadro di assoluta continuità e coerenza con la precedente. Devo però dare atto al Consiglio e all'opinione pubblica, senza ricorrere ad ipocriti espedienti per ottenere dilazioni che è venuta meno la possibilità di tale ripresentazione.
Riteniamo peraltro che, proprio per le esigenze di urgenza affermate anche in questa dichiarazione, il Gruppo di maggioranza relativa debba farsi carico della presentazione a brevissimo termine di proposte di soluzione che consentano di assolvere gli impegni pressanti che sono davanti alla Regione. Pertanto, chiedo al Presidente del Consiglio e al Consiglio stesso di consentirne la riconvocazione per la presentazione di queste proposte, entro i prossimi otto giorni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, tutti noi abbiamo ascoltato con una certa meraviglia le dichiarazioni del Capogruppo della Democrazia Cristiana. Egli ci ha comunicato, in sostanza, che l'accordo per la ripresentazione della Giunta di centro-destra non è stato raggiunto, ed ha fatto richiamo alle forze dell'arco democratico che si pongono come obiettivo di combattere il fascismo (in quest'anno in cui cade il trentesimo anniversario della caduta del regime) invitandole ad un ripensamento e ad una discussione globale del problema della Regione Piemonte.
Se la situazione, non tanto del Consiglio regionale, quanto del Piemonte, non fosse così grave come è, dovremmo dettagliatamente esprimerci, e probabilmente qualche collega lo farà comunque, in termini assai severi su questo modo di agire, e anche, debbo dire, sull'insolita procedura adottata, innovando una prassi del Consiglio regionale, di leggere un documento non preventivamente presentato al Presidente del Consiglio regionale in unione alla lista del Presidente della Giunta e dei componenti la Giunta. Ma credo che non sia questo il momento di attardarci in simili critiche, anche se il nostro giudizio in merito è, lo diciamo esplicitamente, molto duro. Evidentemente, non è stato raggiunto un accordo fra la Democrazia Cristiana, il Partito socialdemocratico, il Partito repubblicano e il Partito liberale. Accordo che probabilmente non concerneva tanto la linea politica, come è stato anche detto, ma altre situazioni, la designazione del vicepresidente della Giunta - e del vicepresidente del Consiglio regionale: una serie di questioni che noi sappiamo essere state poste alla base delle discussioni fra i quattro partiti che compongono l'alleanza di Centro-Destra.
Ma poiché il Consigliere Bianchi ha letto il documento che sarebbe stato presentato all'attenzione del Consiglio regionale, noi abbiamo il dovere di dire, ed io lo faccio a nome del Partito cui appartengo e ovviamente del mio Gruppo, che il Partito socialista italiano rinnova secondo decisione presa unanimemente ieri sera, nella riunione della Segreteria regionale, l'offerta di collaborazione a suo tempo fatta: offerta di collaborazione che non coinvolge problemi di vicepresidenza del Consiglio o di vicepresidenza della Giunta, ma riguarda l'appoggio esterno ad una Giunta monocolore democristiana; una Giunta monocolore che peraltro esprima un mutamento di indirizzo politico ed amministrativo, un modo diverso di amministrare la Regione Piemonte, diverso certo anche da quello che si è palesato nelle trattative di questa notte e di questa mattina; una Giunta, naturalmente, con un programma ben preciso, delimitato nei contenuti e nei tempi, che si appoggi a sinistra, non che si regga su una generica dichiarazione di antifascismo. L'antifascismo è patrimonio comune di tutto il popolo italiano, di tutto questo Consiglio regionale e delle nostre istituzioni, e non può più essere portato come elemento discriminante di una Giunta. Abbiamo sicura coscienza che anche i liberali saranno con noi il giorno in cui parteciperemo alla riunione solenne a Palazzo Madama per festeggiare la vittoria sul fascismo. Non sta in questo il problema: il problema è di un cambiamento di indirizzo politico programmatico.
Il Partito Socialista Italiano ieri sera ha all'unanimità approvato a queste condizioni le proposte da me fatte a nome del Gruppo che ho l'onore di rappresentare, dandomi incarico di esporle questa mattina, qualora l'accordo di Centro-Destra non fosse stato raggiunto, come non è stato raggiunto. (D'altronde, un tale accordo, ove anche fosse concluso salterebbe a brevissima scadenza, perché una Giunta di questo genere non è in grado - lo dico al di là dell'apprezzamento personale che si può dare sui suoi componenti - di risolvere i grandi problemi del Piemonte. I cittadini del Piemonte ci chiedono di intervenire per salvare l'economia di una Regione che ogni giorno di più, fabbrica dietro fabbrica, azienda dietro azienda, viene compromessa per accentrare tutta la potenzialità in un unico enorme gruppo, condannando ogni altra attività a scomparire.
Problemi siffatti non si risolvono con una Giunta legata a problemi procedurali o all'applicazione di leggi statuali. La Regione Piemonte deve diventare un protagonista nel quadro delle attività piemontesi: questa è la linea che noi vogliamo portare avanti, ed a ciò si può giungere solo con un determinato schieramento, non chiuso a sinistra).
Io rinnovo dunque qui, signor Presidente e signori Consiglieri, questa offerta, fatta senza iattanza, con piena consapevolezza delle nostre carenze. Non si pensi che cerchiamo di approfittare delle circostanze, di un momento di debolezza: questo, d'altronde, non è un momento di debolezza ma una crisi che viene da lontano e va lontano. Dico ancora, anche in questo caso senza iattanza, che questa offerta la facciamo per l'ultima volta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Signor Presidente, signori Consiglieri, noi rinnoviamo la nostra vibrata protesta per questo ritardo che immobilizza l'attività della Regione Piemonte, il nostro sdegno per il comportamento di chi non sente l'esigenza di venire a discutere qui sui motivi per cui, dopo due mesi, non sia stata ancora composta la crisi aperta per questioni assolutamente inconsistenti, non politiche, che niente hanno a che vedere con i problemi concreti del Piemonte. Noi sentiamo tutto il danno che da ciò deriva agli istituti democratici, in particolare alla Regione ed ai suoi componenti sentiamo la credibilità verso l'istituto regionale, già messa in forse dalla politica del Governo, che frappone intralci all'attività delle Regioni, dalla carenza di leggi, dai limiti finanziari, venir meno sempre più, di fronte alla incapacità delle forze politiche di maggioranza del Piemonte in questa Regione di formare un Esecutivo capace non soltanto di amministrare ma di esprimere iniziative concrete, che dimostrino, al di là delle difficoltà e dei limiti di competenza, ai lavoratori piemontesi che la Regione è con i lavoratori per rinnovare il Paese. Di qui la esigenza in questi giorni in particolare avvertita dai Consiglieri delle varie forze politiche componenti di Commissioni del Consiglio, di andare, al di là dei propri compiti, a prendere contatto con le comunità del Piemonte per le consultazioni aperte sul Piano di sviluppo economico, sul bilancio; anche per salvare, per quanto è possibile, la funzione di questa nostra Regione così gravemente danneggiata, quanto a contenuti, a metodo, a funzione dalle forze che compongono questa maggioranza, dalla Giunta in particolare e dal suo presidente.
Concludendo l'intervento nel primo dibattito all'apertura di questa crisi, quando vi fu l'annuncio delle dimissioni del Presidente della Giunta, avevamo affermato che il modo con cui il dott. Calleri concepiva la funzione dell'uomo politico, dell'uomo pubblico, la funzione e l'attività della Regione, tendente ad una commistione fra potere economico e potere politico, costituiva un pericolo così grave per la vita della istituzione così come lo Statuto l'aveva intesa, da indurci ad affermare che non solo accettavamo le dimissioni sue da presidente della Giunta ma ritenevamo che la Regione Piemonte non avrebbe potuto rinnovare le strutture antiquate dello Stato assumendosi una funzione nuova di intervento avendo alla testa una personalità politica del suo stampo. La stessa cosa sosteniamo, con maggior forza ancora, oggi, dopo la sentenza di rinvio del giudizio, che rimane così tuttora pendente: sosteniamo con maggior forza la necessità per la Regione Piemonte di avere altri uomini alla direzione della Giunta. Per due motivi essenziali, che devono essere spiegati: se il Presidente della Giunta si è dimesso in attesa di giudizio, secondo quanto ci era stato detto ripetutamente, il dott. Calleri non può ripresentarsi oggi per la carica di presidente della Regione dal momento che finora non è stato espresso alcun giudizio sul merito delle questioni se invece così non è, e le sue dimissioni hanno un significato di protesta noi diciamo che a maggior ragione non può tornare alla testa della Regione chi ha la responsabilità di questa nuova lunga crisi, in quanto si è arrogato il diritto di immobilizzare la Regione Piemonte per mesi senza motivi politici concreti attinenti alla vita della Regione, ai problemi che premono.
Da queste considerazioni noi deduciamo ulteriori elementi per dire che se si vuole andare avanti anche nella direzione che diceva Bianchi, di confronto aperto e via dicendo, occorre modificare lo schieramento politico, occorre riporre la fiducia in uomini che nel modo concreto di agire, al di là delle parole, dimostrino di avere intimamente capito che cosa è, che cosa vuole e deve essere la Regione, per non deludere le speranze che i lavoratori, i regionalisti, i democratici hanno fondato in questo nostro istituto, che sta cercando di trovare la sua strada nonostante abbia un governo che cerca di ucciderla giorno per giorno.
Si dice: la crisi non ha origini politiche o di programma, quindi non ce niente da modificare, è solo una questione di uomini, oppure una questione che, apertasi per un pretesto, si risolve come niente fosse, dopo due mesi o due mesi e mezzo, quando sarà. In realtà, quello che non si vuole ammettere è che il modello di Regione che esce dal modo di amministrare finora seguito è un modello negativo, perché rinunciatario sul piano politico: voi della Giunta non avete mai sentito l'esigenza di prendere posizione, di promuovere l'azione con i Comuni messi in crisi dalla legge di riforma tributaria, con le organizzazioni dei lavoratori con i lavoratori per organizzare l'azione tendente ad ottenere il giusto riconoscimento alle funzioni che ci spettano e che i lavoratori ci sollecitano molte volte ad assumere, incapace di prospettare qualsiasi intervento innovatore. Persino la proposta di bilancio nuova contiene una dichiarazione inaccettabile: che, così stando le cose, non è possibile un qualsiasi tentativo di innovare rispetto allo Stato il modo di intervenire nell'amministrazione pubblica; un modello condotto all'insegna del più piatto conservatorismo di ordinaria amministrazione. Avete innalzato la bandiera dell'efficientismo. Ebbene, le cifre stesse vi smentiscono, quelle del consuntivo 1972, di cui discuteremo particolarmente nel merito quando esso sarà portato all'approvazione. Fin d'ora emerge chiaramente che dei 54 miliardi che avevate impostato e approvato per un bilancio dichiaratamente di ordinaria amministrazione, senza alcun impegno innovatore, non siete riusciti a spenderne, all'insegna dell'efficienza, che 32. E in quale direzione? In stanziamenti per capitoli di mera esecuzione di compiti che lo Stato ci ha trasferito, come si conviene a semplici passacarte. Altro che amministrazione efficiente! E di fronte ad un tale stato di cose si ha il coraggio di riproporre la Giunta precedente, sostenendo che non c'è niente da cambiare, che non ci sono problemi politici, non ci sono questioni programmatiche? Che cosa potrebbe fare la Giunta, una volta confermata? Forse affrontare quei problemi di cui parlava poco fa il collega Bianchi, o aprire il confronto con i pressanti problemi che investono il nostro Paese, la nostra Regione? Ma con quale indirizzo amministrativo e politico, con quale capacità di promuovere delle iniziative in questo senso, e con quali forze politiche che capiscano l'esigenza di andare avanti in questa direzione. E il grave è che questo indirizzo di ordinaria amministrazione lo riproponete nella bozza di bilancio che presentate e che giustamente le varie consultazioni mettono in causa, chiedendo profondi rinnovamenti nella impostazione di bilancio. Con una simile carta di identità affermate che non c'è niente da cambiare? Noi ci rivolgiamo - l'abbiamo già fatto, lo facciamo ancor oggi - a quegli uomini politici, a quei gruppi delle forze di maggioranza che sentono come noi, lo sappiamo, tutto il disagio di una tale situazione, che sentono sminuita la propria dignità di gente che si sente portata ad operare, ma che è imprigionata in un gioco di potere da cui sono certamente esclusi i problemi veri della Regione. Ci rivolgiamo agli uomini della Democrazia Cristiana, del Partito socialdemocratico, a tutti quegli uomini che qui dentro sentono come noi la responsabilità politica di dare una risposta positiva alle istanze che emergono dal Paese, dalla Regione e dalle masse lavoratrici. Tengano presente che occorre, certo, andare avanti, ma per andare avanti è necessario addivenire ad una inversione di tendenza, nel modo di impostare le cose, nella strategia dello sviluppo; e qui c'entra il piano di sviluppo economico che stiamo dibattendo con i nostri amministrati, c'entra il modo con il quale si va al dibattito c'entra la volontà di prepararsi culturalmente, concettualmente ad affrontare, conta soprattutto la volontà politica, che si esprime in atti concreti.
Ecco perché noi diciamo che c'è contraddizione fondamentale fra alcuni propositi, molto generici, di buona volontà espressi dal Capogruppo democristiano - propositi, non concretizzati da alcuna indicazione di programma - e la dichiarazione secondo cui la stessa Giunta centrista viene proposta a questo Consiglio regionale. Noi abbiamo detto e ripetiamo che occorre andare in un'altra direzione, e sottoponiamo a quegli uomini, a quelle forze politiche del Consiglio regionale che credono nella Regione che vogliono fare di questo istituto un qualcosa di nuovo nella vita dello Stato, così vecchio nelle sue strutture, così burocratizzato, così incapace di dare risposte positive alle istanze della gente, in una situazione gravida di pericoli reazionari, incapace di intendere il richiamo del momento e di misurarsi sui problemi, dando ai problemi una direzione politica conseguente, cioè capace di realizzarli, e indichiamo ancora alcuni elementi essenziali per la formazione di un programma su cui sia possibile lavorare costruttivamente.
Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: noi siamo per un atteggiamento costruttivo nei confronti di una maggioranza nettamente chiusa a destra che si proponga di lavorare concretamente con il metodo della partecipazione, all'interno e all'esterno del Consiglio; perché si risolvano certe questioni essenziali, alcune riguardanti la vita interna del Consiglio, il rapporto fra l'Esecutivo e la maggioranza. Alcune modifiche devono essere apportate per organizzare quel confronto di idee che qui viene proposto dal Presidente del Gruppo democristiano. Dobbiamo con iniziative non singole ma concrete e politiche, come organismo impegnarci ad operare con forza e con iniziative immediate al fianco dei lavoratori per difendere l'occupazione e per uno sviluppo positivo della condizione di lavoro degli operai. Occorre un impegno preciso, non soltanto genericamente espresso ma definito nei contenuti, nei tempi, nella volontà politica, di una politica di sviluppo economico attraverso una elaborazione democratica del piano, che deve garantire la piena occupazione attraverso una diversificazione produttiva che assicuri innanzitutto l'impiego femminile. Noi proponiamo come tema importante del nostro lavoro l'occupazione femminile, il cui continuo diminuire costituisce uno dei problemi più gravi in Piemonte.
La diversificazione di cui si parla, al di là della sua effettiva attuazione, ha delle particolarità. Abbiamo indicato i servizi sociali, il terziario, e in questo in particolare i servizi sociali; indichiamo una diversificazione che consenta di elevare il livello di occupazione femminile. Sono elementi caratteristici di una impostazione del piano che devono essere resi molto espliciti, se si vogliono raggiungere nuovi obiettivi di sviluppo, espansione e riforma della casa e dei servizi sociali e per il diritto allo studio.
Chiediamo interventi concreti, non solo genericamente espressi, che dimostrino che la Regione interviene nell'ambiente di fabbrica, assumendo come validi i contenuti del lavoro svolto tra sindacati e Giunta. Vogliamo sapere concretamente - ecco le iniziative - come si interviene a proposito dei problemi dell'Università, di quello dell'assegnazione gratuita dei libri ai giovani delle Scuole medie superiori, cioè come si garantisce il diritto allo studio. Non ci si può limitare a rispondere burocraticamente: queste questioni non sono di nostra competenza. C'è una volontà politica che si esprime nella impostazione dei problemi, e per portare a realizzazione le soluzioni decise ci si batte, se del caso, anche contro il Governo, con l'appoggio degli interessati - i lavoratori, gli studenti. Non si possono liquidare con risposte burocratiche le loro istanze. Vogliamo infine, una nuova politica agraria, e interventi concreti contro il carovita, per andare verso quella diversificazione di cui si parla, con lo sviluppo delle attività artigianali e delle piccole e medie imprese (ecco un altro dei settori che occorre sviluppare). Occorre un impegno fondamentale volto alla istituzione di nuovi strumenti necessari per lo sviluppo della democrazia e delle autonomie locali. E noi ribadiamo qui l'esigenza che abbiamo sempre prospettato - e che, badate, trova un grande riscontro nelle comunità locali che ci rechiamo a consultare - e per le comunità montane e per il piano di sviluppo e per il bilancio. Deleghe e comprensori, ecco il problema della autonomia locale di cui si parla e di cui si è parlato.
Questi sono alcuni degli elementi fondamentali che noi proponiamo alle forze politiche che devono risolvere la crisi. Questi sono elementi di una discussione, di un confronto, sono enunciazioni che hanno bisogno di trovare un riscontro, in quanto tali ma anche con indicazioni precise di volontà politica, di capacità di intervento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello, ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, con il collega Conti non ho firmato il documento che è stato qui annunciato...



PRESIDENTE

Intendo precisare che all' Ufficio di presidenza non è pervenuto nessun documento ufficiale.



GARABELLO Enzo

Non è nuova la nostra non accettazione di una soluzione che era in piedi a guidare la nostra Regione e semmai ne siamo ancora meno convinti oggi.
Nel precedente dibattito noi abbiamo definita brutta e strana la crisi che sta travagliando la Regione ed a questo punto vogliamo valutare che cosa ha determinato nel suo svolgersi. Qualche frutto ci pare l'abbia dato ma sono frutti negativi che sottoponiamo alle forze politiche responsabili in vista di una soluzione della crisi. Situazioni che erano soltanto all'interno di qualche partito, in un modo o nell'altro durante questo periodo si sono allargate e investono tutti i partiti dell'arco democratico. Non è che ci siano moltissime informazioni delle discussioni che si sono avute in questi giorni però oggi, attraverso i giornali abbiamo qualche indicazione che consente di valutare la situazione da vicino. I giornali di stamane lo pubblicano ed è anche nostra impressione che uno degli elementi della mancata chiusura sia la situazione interna al gruppo ed al PSDI cui pure noi, durante le precedenti discussioni, abbiamo volentieri dato atto della dichiarazione di volontà di ripristinare il centro sinistra. Il PSDI non pareva, nonostante i suoi dibattiti interni che potesse arrivare ad un tale punto e lo rileviamo certo non con soddisfazione, come non rileviamo con soddisfazione nessun fatto che dilani le forze politiche al punto di non riuscire a presentarsi unite ed univoche nelle assemblee.
Il PRI in questi giorni ha subito una scissione nell'area piemontese.
Non voglio andarne a ricercare le cause.



MINUCCI Adalberto

Non può scindersi il gruppo regionale del partito repubblicano!!



GARABELLO Enzo

Ci fa piacere per l'amico Gandolfi! Nell'area piemontese dicevo, si è avuta un'operazione interna certamente dolorosa, come sono dolorose le fratture.
Lo stesso PLI non pare esente da problematiche interne in rapporto alla crisi. Noi rispettiamo le posizioni sempre dignitose del Partito liberale abbiamo letto le dichiarazioni rese in un'intervista dal suo capogruppo e riteniamo che in un certo quadro politico abbia diritto di fare certi discorsi, però notiamo che anche all'interno del PLI crisi come questa lasciano il loro segno.
Il partito socialista invece rivela una rinnovata volontà di collaborazione con la D.C. e gli altri partiti di centro sinistra all'interno di questo Consiglio, specie dopo un periodo che non ci è sembrato di uguale tensione ma, come ha detto chiaramente stamattina il capogruppo, ha avuto una forte delusione perché, malgrado abbia offerto in aula e altrove il confronto e l'approfondimento dei temi programmatici, non ha avuto una risposta soddisfacente.
Della D.C. non vorrei dire molto, dico soltanto che certamente non è riuscita in questa fase a ritrovare l'unità d'azione e di intenti su un'unica linea politica che io mi auguravo, tanto che credevo di poter partecipare alla seduta del Consiglio senza dover fare delle dichiarazioni.
Questa è, purtroppo, la serie dei frutti negativi che ha dato questa crisi, ma valutiamola soprattutto come fenomeno che continuando compromette, tende a incrinare le istituzioni al di là delle forze politiche e noi ne dobbiamo sentire la responsabilità.
Io vorrei che tutti i Consiglieri regionali partecipassero all'attività (a tempo veramente più che pieno) che svolge la Commissione che ho l'onore di presiedere, nelle consultazioni esterne per il piano e per il bilancio e penso che ne potrebbero ricavare l'impressione, da un lato estremamente positiva e dall'altro invece estremamente preoccupante, di una crescita della comunità regionale, stimolata da questi due anni di contatti con la Regione come istituzione, attraverso le forme rappresentative sia territoriali che professionali, sindacali e di categoria. Non più rivendicazioni generiche, non più atteggiamenti protestatari, ma offerta di discussione, di approfondimento, di indicazione di leggi, di indicazione di linee politiche, presa di coscienza seria di quello che la Regione può fare e che i territori e le categorie attendono che faccia.
Io di questa situazione, dopo mesi di lavoro, ne ho una convinzione veramente profonda e con me tutti gli amici e colleghi della Commissione.
Non direi che è soltanto questione di sfaccettature e di posizione politica, ma è una convinzione che ci tocca tutti.
Berti prima diceva che la Regione, da quando ha i poteri, ha una netta tendenza a gestire leggi statali in un'ottica non molto diversa da quella precedente dello Stato. Io non voglio dare un giudizio così netto, per vorrei fare presente come tutte le categorie vengano a ricordarci una cosa molto importante di cui ritengo che le forze politiche (particolarmente quella cui appartengo e le altre che nei prossimi giorni dovranno continuare a discutere per risolvere la crisi) debbano farsi carico. Ci è stato detto che con queste leggi dello Stato, estese a tutto il territorio sono andate in crisi l'agricoltura, l'artigianato, la piccola industria ecc. Errore, ci viene detto, è continuare a gestire queste leggi come se nulla fosse cambiato, particolarmente in quei settori di attività cui l'art. 117 e i decreti delegati hanno dato tutto o quasi tutto. E mi ha impressionato particolarmente la rappresentanza variegata come posizioni politiche, ma sostanzialmente univoca nella ricerca delle soluzioni, del mondo contadino quando dice: attenzione, con queste leggi l'agricoltura è arrivata al punto in cui è arrivata. La Regione deve dire una parola per la sua agricoltura regionale. Se ciò significa accantonare fondi di bilancio e non impegnare miliardi nell'interno di un arco di leggi, per tentare subito con impegno serio, concreto, fattivo (da tempo pieno, se consentite) la ricerca di soluzioni legislative organiche, la Regione lo deve fare.
E vorrei ricordare l'invito che ha fatto quella parte che dalla Regione e dalle Commissioni è sempre ascoltata con estremo interesse per l'enorme numero di persone che rappresenta, cioè i sindacati dei lavoratori: essi per la prima volta, invece di porsi in una posizione di generica contestazione, anche se documentata, ci chiedono il dibattito serio, il confronto e dicono che vogliono collaudare la volontà politica della Regione in un quadro di cose, alcune delle quali di non difficile soluzione, altre più faticose, più difficili, qualcuna forse addirittura non risolvibile in termini giuridici.
Io credo che questo appello abbia un suo significato e che le forze politiche, ricercando la soluzione, al di là di un rinvio di cui siamo formalmente tutti giustificati e di una non ancora esistente presenza del piano regionale di sviluppo, chiedano che alcune cose che sono certe nel piano stesso siano affrontate subito, nella visione del bilancio annuale: mi riferisco agli strumenti della programmazione ormai scontati e accettati in linea di principio da tutti, dalla Finanziaria agli enti di sviluppo per l'agricoltura e per l'artigianato da portare rapidamente a termine, ai problemi dell'istruzione professionale, a quelli dell'agricoltura ecc.
Io vorrei notare che vi è una forte tendenza in tutte le organizzazioni non solo in quelle sindacali dei lavoratori che a questo punto non si possono più ritenere organizzazioni di categoria, ma l'espressione della base comune della nostra Regione, - a vedere i problemi globali al di fuori di una logica puramente settoriale o, se vogliamo, addirittura corporativa.
Io queste cose ho ritenuto di doverle dire non per portare elementi di divisione, ma perché ritengo che siano strade positive che noi forze politiche possiamo imboccare per arrivare alla soluzione dei nostri problemi.
Un'ultima cosa: noi siamo giunti a più della metà della nostra legislatura. Quando si fa dell'astronautica si dice che c'è un punto oltre il quale non si ritorna perché il carburante non lo consente più. E' vero che abbiamo dovuto consumarne molto di carburante nella fase costituente e che i poteri ci sono stati dati da non molti mesi, però dinanzi a noi restano soltanto più due anni signor Presidente e non è pensabile che ci accingiamo a concludere una legislatura soltanto con la gestione di cose che ci sono state passate, senza marcare un'effettiva presenza nostra cercando il più possibile di votare le leggi all'unanimità, ma se è necessario arrivando a formulazioni di maggioranza, per proporre soluzioni concrete ai problemi.
Io credo che questo sia un appello che possiamo sentire tutti e che ci permettiamo ancora una volta di rivolgere al Consiglio che ha avuto una crisi brutta e lunga, la quale se non ha delle uscite positive pu diventare veramente dannosa per la Regione.
Noi chiediamo a tutti uno sforzo di buona volontà, un impegno che faccia sentire alle nostre numerose e attive popolazioni che ci preoccupiamo veramente di loro.
In questo senso signor Presidente ho voluto testimoniare un punto di vista, una richiesta di impostazione nuova, di rinnovamento, di cambiamento della nostra situazione regionale in parallelo (e questo ci sentiamo di dirlo con orgoglio) all'impegno e alla lealtà con cui svolgiamo il nostro compito di Consiglieri regionali giorno per giorno e non in una posizione sterile di non collaborazione. Noi ci sentiamo legati alla Regione, siamo convinti del nostro regionalismo e cerchiamo, nel limite delle nostre possibilità, di servirlo con il massimo impegno.
Vorremmo però poterlo servire con maggiore tranquillità e con maggiore coerenza con soluzioni politiche che la crisi ci deve dare.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Zanone, ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, colleghi, vi è anzitutto una questione di cui forse conviene liberarci se vogliamo fare il punto sulla origine, sullo sviluppo e sul tentativo di soluzione della crisi. Ed è il dilemma (che a questo punto appare tutto sommato ozioso) se questa sia o non sia una crisi politica. E' vero che la crisi è stata provocata e complicata da avvenimenti che attengono più alla sfera giudiziaria che a quella propriamente politica, ma è altrettanto vero che quando entra in crisi una Giunta regionale, in concomitanza con la crisi del più grande Comune della Regione, la situazione non si può risolvere senza determinazioni che finiscono per mettere in discussione e per sottoporre a verifica gli schieramenti, i programmi e le reciproche posizioni delle forze politiche.
D'altra parte vorrei permettermi di dire: se questa non fosse anche una crisi politica, di che cosa si sarebbero occupate le delegazioni della D.C., del partito socialdemocratico e del partito repubblicano, che a quanto abbiamo letto sui giornali si sono riuniti per trattare in queste settimane? In realtà le dimissioni del Presidente della Giunta, anche se motivate all'origine da fatti che, come egli dichiarò nella riunione di gennaio in questo Consiglio, non dipendevano dalla formula politica di maggioranza che sosteneva, come sostiene, la Giunta regionale, hanno prodotto una situazione politicamente rilevante per il restante periodo di questa prima legislatura regionale.
E' anche di evidenza palese che la crisi della Regione coincide e si intreccia strettamente con la crisi dell'Amministrazione comunale del capoluogo sulla quale incombe tuttora l'ipotesi del commissariamento e delle elezioni anticipate; ipotesi che il partito liberale, unanimamente pubblicamente ha respinto come un sintomo grave di malessere della Amministrazione pubblica che può ancora essere rimediato se c'è la volontà effettiva di rimediarvi.
Certo, noi siamo d'accordo con il collega Bianchi quando ritiene che ciò richieda occasioni di dialogo: se permette il collega Bianchi, direi anzi di dialogo più frequente tra i partiti che compongono attualmente il sostegno di maggioranza della Giunta in carica, perché da parte nostra l'avvio di questo dialogo decorre appena da ieri sera.
Per quanto riguarda il programma su cui si basa il documento preannunciato a norma dell' art. 32 dello Statuto, noi non abbiamo certo difficoltà a manifestare un consenso generale sull'indirizzo politico, che peraltro è anche un indirizzo estremamente generale e generico. Se il documento preannunciato dal collega Bianchi fosse oggi in discussione avrei qualche osservazione da fare, come credo l'avrebbero gli altri colleghi del mio gruppo, sugli aspetti istituzionali e sui singoli principali settori di intervento della politica regionale. Ma mi limiterò a raccogliere uno spunto dall'intervento del collega Berti; in fondo si tratta di una piccola anticipazione sulla discussione che faremo in merito al bilancio del 1973, che sarà l'occasione per selezionare obiettivi programmatici definiti e in, quella circostanza, anche quantificati; e questo nell'attesa che la programmazione regionale, attraverso i pellegrinaggi delle consultazioni guidati dal collega Garabello, raggiunga una stazione di arrivo.
La relazione della Giunta al bilancio del 1973 contiene giusti rilievi contro l'accumulazione dei residui passivi nel bilancio dello Stato, ma onestamente riconosce anche che la medesima preoccupazione si profila già per il primo bilancio regionale. E' pur vero che al momento non sussiste la possibilità di connettere l'impostazione del bilancio con riferimenti ad un piano regionale che non c'è; ma anche per le previsioni incerte che si possono fare su alcune grandi voci dell'entrata, come quella del fondo di sviluppo, forse una maggiore chiarezza di scelte politiche si sarebbe potuta conseguire anche teoricamente, con l'indicazione - come ha fatto la Regione lombarda - di alcuni progetti per la selezione della spesa, in modo da passare alle scelte di priorità e alla qualificazione politica degli interventi che il bilancio deve amministrativamente esprimere. Tuttavia come ho detto, non intendo entrare in un'analisi sui settori, che in questo dibattito non potrebbe avere molto seguito e che rinviamo quindi al momento in cui il documento sarà ufficialmente presentato e si aprirà il dibattito per la nomina del Presidente e degli Assessori.
Devo dire che, in riferimento all'art. 32 dello Statuto, un documento politico amministrativo che entrasse di più nel merito delle finalità del programma, delle scelte prioritarie, dei metodi e dei tempi per la loro realizzazione; e poi solo come conseguenza di questi elementi, sulle formule della coalizione e delle alleanze idonee a raggiungere questi risultati, a mio avviso sarebbe più utile del rinvio ad un documento del 1971, alla cui redazione (mi permetto di ricordare) allora come fino ad oggi il partito liberale ha potuto dare un apporto soltanto indiretto e complementare.
Su questa base credo che il partito liberale avrebbe potuto e potrebbe ancora confermare la sua volontà di collaborazione; e non, come è stato scritto, per chiedere dei posti in Giunta, come se questo fosse il nostro obiettivo finale; ma, forse più modestamente, per farci quanto meno una ragione precisa dell'atteggiamento da assumere in merito a questa Giunta che si deve formare.
Io darei, a questo aspetto della questione, un certo primato rispetto alle questioni che si suole chiamare di schieramento, perché ho l'impressione che a Torino, non meno che a Roma, il discorso tra le forze politiche si svia sempre di più nella dialettica delle opposte furbizie nelle tattiche in cui è quasi impossibile distinguere ad un certo punto la sostanza delle diversità politiche dagli interessi o dalle manovre dei gruppi o dei singoli. E quindi non concludo neppure il mio intervento con elogi o con anatemi verso gli idoli che sono venerati dalle tribù politiche di cui noi facciamo parte, si chiamino neocentrismo, centrosinistra centralità; non voglio neppure urtare la suscettibilità dei colleghi socialisti, spezzando una lancia in favore del pentapartito tra le forze democratiche, un'ipotesi che personalmente io mi ostino a ritenere non disprezzabile, forse in accordo con il Presidente della Giunta. Certo, in materia di collaborazione con liberali, i socialisti di oggi, come i nazionalisti francesi della metà dell''800 sono fermi alla politica del "jamais", ma anche una elementare saggezza dovrebbe forse consigliarci che in politica è sempre pericoloso usare la parola "mai". Tuttavia mi rendo conto che questa ipotesi non può maturare se deve essere quella ribadita anche stamane dal collega Nesi, di una Giunta regionale che non ponesse alcuna delimitazione sulla sinistra. Però di fatto la pentarchia, che sdegnosamente si rifiuta come formula politica, sta prendendo già le sue vendette nella situazione reale: a cominciare dagli enti pubblici, dalla RAI all'Enel dove, con qualche polemica, la pentarchia a quanto pare già funziona; e poi nel complesso delle alleanze che intercorrono dal governo centrale alle Giunte regionali e locali; e forse la conclusione di questa crisi alla Regione e al Comune, considerata globalmente, aggiungerà nuove tessere in questo mosaico a cinque colori, in cui, per ostinazione reciproca delle forze di democrazia laica o dei partiti minori (chiamiamoli come vogliamo) non c'è da meravigliarsi se il colore democristiano finisce per essere la tinta dominante.
Noi auspichiamo che questa nuova dilazione chiesta dal collega Bianchi serva non solo a rattoppare gli strappi nell'organico degli assessorati, ma ad avviare quel dialogo effettivo sul programma che il collega Bianchi ha proposto e che sinora, almeno per quanto ci concerne, non ha ancora avuto sufficienti possibilità di essere sviluppato e verificato.
Caro Garabello, è pur vero che il partito liberale ha, come tutti gli altri, le proprie tensioni interne. Anche l'atomo si può scindere in varie componenti in tensione reciproca, quindi non c'è nessun partito tanto piccolo da non contenere lo spazio per diverse tendenze interne. Mi fa piacere che ci sia questa attenzione per i nostri problemi, perché in fondo è un'attenzione rivolta verso il nostro partito. Però per cortesia, se volete misurarci, fatelo sul programma, sulle scelte che dobbiamo discutere e assumere insieme, sulla concretezza degli impegni, che per noi conta di più delle tattiche di gruppo.



PRESIDENTE

Io avrei iscritti ancora a parlare i Consiglieri Carazzoni, Gandolfi e Vera. Vorrei peraltro informarli, per chiedere se loro non intendono di rinunciare, che ho la possibilità di convocare per domani mattina alle ore 10 il Consiglio regionale per gli adempimenti di cui all'art. 32 e quindi mi pare che la discussione e gli interventi loro potrebbero essere riportati in quella sede. Sono d'accordo di rinunciare i tre Consiglieri? Va bene.
Allora il Consiglio regionale è riconvocato per le ore 10 di domani in questa sede e per le ore 16 del pomeriggio.



BERTI Antonio

Che cosa innova?



PRESIDENTE

Non innovo nulla. C'è un art. 27 che tra l'altro dice che in caso di particolare necessità ed urgenza, il Consiglio può essere convocato dal suo Presidente, anche telegraficamente, 24 ore prima della seduta, con l'indicazione dell'oggetto in discussione. Siccome è emersa questa grossa esigenza di porre fine alla crisi attraverso tutti gli interventi, siccome ho notizia della disponibilità per domani mattina di risolvere il problema vorrei risolverlo bruciando le tappe.



RASCHIO Luciano

Perché non andiamo avanti adesso?



PRESIDENTE

Perché non c'è la possibilità della presentazione oggi.



BERTI Antonio

Ma non ci sono le 24 ore necessarie.



PRESIDENTE

Allora lo convoco per le ore 16 di domani. Non mettiamoci dei limiti noi. Per un momento in cui possiamo veramente risolvere rapidamente, non mettiamoci in condizioni di non farlo.



BERTI Antonio

Ma andiamo avanti se c'è questa disponibilità.



PRESIDENTE

Non c'è oggi, c'è domani.



BERTI Antonio

E che cosa è intervenuto di nuovo? Ce lo dica il Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Se il Presidente della Giunta crede di parlare ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei, nel limite del possibile, poter preparare il mio intervento e chiedo alla cortesia dei signori Consiglieri di poterlo fare.



BERTI Antonio

Ma che cosa è intervenuto nel frattempo che ha comunicato agli Assessori e non al Consiglio? E' un segreto?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Lo saprete domani, non mi pare sia una cosa così tragica.



BERTI Antonio

Non avete ancora ripartito bene i posti dei Consigli di amministrazione...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Lo saprete domani.



PRESIDENTE

Se si fa la questione delle ore è esatto il rilievo ed io devo convocare il Consiglio per domani alle ore 13, o 14 o 15, come loro credono; io devo rispettare l'orario e quindi convoco per le ore 15 di domani il Consiglio.



BERTI Antonio

Lei ha sempre riunito i capigruppo per decidere come deve lavorare il Consiglio. Sapendo che domani non c'era seduta, una parte dei Consiglieri ha preso degli impegni. Allora lei per favore convochi i capigruppo e andiamo a discutere.



PRESIDENTE

No no, io la convocazione in questo caso la faccio in base all'art. 27 dello Statuto che me ne dà facoltà; sta a me di valutare se vi siano casi di particolare necessità ed urgenza ed io valuterei la sussistenza dell'urgenza e della necessità.



BERTI Antonio

Siamo noi che diciamo che è urgente, dopo due mesi!!



PRESIDENTE

Questo è compito del Presidente, il quale non intende rinunziare. Se capigruppo sono unanimamente d'accordo che non si faccia la riunione di domani, assumano loro questa responsabilità; io non ho nessuna difficoltà a riconvocarci fra tre, quattro, cinque giorni, quando si potrà concordare.
Rilevavo soltanto - e desidero che se ne dia atto a verbale - questa particolare necessità e urgenza; e poiché mi è stato detto che per domani la cosa è fattibile, avrei convocato il Consiglio. Non siete d'accordo rinviamo di qualche giorno.
La parola al Consigliere Vera su queste dichiarazioni.



VERA Fernando

Io ho partecipato verso le 10 ad una riunione dei capigruppo in cui si era addirittura concordata la data della prossima convocazione del Consiglio regionale; si era parlato del 17 o del 20 marzo, non ricordo bene. Pur non contestandole i poteri che le conferisce lo Statuto, per quanto mi riguarda ritengo che domani la riunione non possa aver luogo e personalmente dichiaro che non sarò presente.



PRESIDENTE

Questo non è un motivo adducibile.
Il Consigliere Nesi ha facoltà di parlare.



NESI Nerio

Io mi rendo conto che il Presidente, a norma dell'art. 27 dello Statuto, ha il diritto di convocare il Consiglio regionale per domani alle ore 13. Se lo fa, si assume le sue responsabilità. Debbo dire però che qui non siamo in una Università in cui si studi l'applicazione di norme legislative.
Alle ore 10 di questa mattina è stata fatta, dalla più alta autorità della Democrazia Cristiana del Consiglio regionale - il Presidente del gruppo - una dichiarazione di impossibilità di presentare la Giunta. A me sembra sul piano istituzionale non corretto che improvvisamente si sia convocati con una procedura d'urgenza (anche se, come ho detto, il Presidente ne ha il diritto) "con un fischio" dice il collega Fonio (e ha ragione), perché invece la Giunta c'è.



PRESIDENTE

Non direi con un fischio, ma valendomi di una norma e parlando al Consiglio regionale come non mai pieno e presente.



NESI Nerio

Mi scusi signor Presidente, mi sembra che questa procedura non sia molto corretta. Se il Presidente del Consiglio vuole convocarci credo che una consultazione preventiva dei capigruppo sarebbe più corretta; poi potremmo anche convocarci per domani, ma credo sarebbe meglio consultare i presidenti di gruppo.



PRESIDENTE

Io non ho nessuna difficoltà a convocare i capigruppo come non ho nessuna difficoltà ad andare al 22 di marzo come si era previsto. Mi sembrava soltanto che venendo in questo momento a conoscenza della disponibilità di applicare domani la norma dell' art. 32, fosse dovere mio imperativo dovere per me, di approfittare della norma dell'art. 27. Non si crede di farlo? Benissimo, non si potrà mai rimproverare al Presidente del Consiglio di non essersi avvalso di una circostanza favorevole per bruciare le tappe.
Il Presidente della Giunta chiede di parlare, ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Mi pare che non avendo potuto presentare oggi, per le ragioni che il capogruppo della D.C. ha qui rese esplicite, la lista dei componenti della Giunta, essendo emerso nel corso del dibattito l'urgenza di giungere alla elezione di una nuova Giunta e valutando come a termini di Statuto ci sia la possibilità di convocare prima di otto giorni e non oltre i quindici, il Consiglio regionale per le conseguenti determinazioni, sia uno scrupolo da parte del gruppo della D.C.; (attraverso la richiesta del suo capogruppo in relazione alle dichiarazioni che qui stamattina si sono fatte) chiedere l'aggiornamento della seduta odierna a domani; evidentemente nel frattempo sono capitati dei fatti nuovi. Se i capigruppo consiliari ritengono che questa urgenza che è stata manifestata non ci sia e si possa rimandare di otto giorni, hanno perfettamente ragione di chiederlo. Da parte del capogruppo della D.C. e per quanto riguarda me personalmente penso che la richiesta di un aggiornamento a domani sia utile e possa servire a risolvere la situazione. Non riesco davvero a capire perché non si debba acconsentire e ci si voglia allontanare dalla data di oggi. Le ragioni oltre tutto sono anche quelle di consentire la preparazione di un intervento che dia oggettivamente un quadro più chiaro che credo il Consiglio debba avere ed è quindi anche una cortesia che personalmente chiedo al Consiglio regionale.
Naturalmente mi rimetto a ciò che i capigruppo decideranno e a ciò che il Presidente del Consiglio intenderà fare. Credo tuttavia che questa dichiarazione di disponibilità fatta dal capo del gruppo consiliare della D.C. non possa essere liquidata senza una ragione più profonda che non sia quella di rinviare di otto giorni una riunione che si potrebbe aggiornare a domani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

Signor Presidente, non intendo assolutamente contestare la sua facoltà di convocare a distanza di 24 ore il Consiglio, ma mi sembra che il tema della discussione non sia quello delle sue facoltà, bensì quello del fatto politico nuovo che ci viene sottoposto. Credo sia addirittura esilarante il fatto che il Presidente della Giunta, Calleri, ci venga a fare un richiamo di urgenza, dopo che ha messo in crisi la Giunta per due mesi per dei fatti personali che non riguardavano il Consiglio; semmai è il Consiglio a dovergli chiedere conto dell'urgenza, quindi non rovesciamo le responsabilità, perché la caricatura è sempre possibile ma non credo che giovi a nessuno arrivare a questi livelli.
E poi, quali fatti, nuovi? I fatti nuovi dovrebbero riguardare una coalizione di partiti che, non d'accordo tra di loro sino a quattro minuti fa, (perché evidentemente le novità si sono sapute quattro minuti fa) improvvisamente trovano un accordo. E c'è una cosa abbastanza curiosa: il capogruppo di uno di questi tre partiti ignora tutto, dice che i fatti nuovi non lo riguardano. Allora con chi sono intercorsi? Un autorevole esponente di uno dei partiti interessati, sia pure meno direttamente, il partito liberale, cinque minuti fa, con un intervento brillantissimo gliene diamo atto, ha chiesto di poter discutere i programmi, ha lamentato di non essere stato coinvolto nella discussione sul programma (perché una Giunta si presenta con un programma). In questi pochi minuti lo avete discusso? Domani parleremo della formazione di una Giunta o delle bizze di qualcuno? Perché se si discute della formazione di una Giunta allora i fatti nuovi devono riguardare il programma e la composizione della Giunta.
In questi quattro minuti sono intercorsi dei fatti nuovi che fanno pensare al Presidente del Consiglio che sia ragionevole convocare il Consiglio domani? Oppure questo colombo viaggiatore che non so da quale parte è passato è venuto ad annunciare una folgorante novità che riguarda una persona sola? Io non metto in discussione la sua facoltà signor Presidente, metto in discussione la serietà di tutta l'impostazione. Guardate che è un aspetto che non colpisce noi, perché da noi colombi viaggiatori non sono venuti e i fatti nuovi non ci riguardano, ma colpisce le forze di maggioranza che si presentano qui domani ad annunciare la buona novella. Non è serio amici Consiglieri, abbiamo discusso di problemi gravi anche stamane come nelle precedenti riunioni, abbiamo parlato di funzione e di ruolo della Regione abbiamo parlato di democrazia, ma voi continuate ad andare su una strada che va nel senso opposto, cioè state dando ancora una volta prova di leggerezza nell'affrontare problemi che invece dovrebbero essere affrontati con ben altra serietà e ben altro rispetto per questo Consiglio.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare su questa proposta? Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, effettivamente questa vicenda presenta alcuni aspetti che possono apparire sconcertanti, ma noi vogliamo rimuovere ogni motivo di disagio e di sconcerto tra le forze politiche del Consiglio. Nel mio primo intervento, difficile per me, avevo dichiarato come in quel momento non fossimo in condizioni di presentare la Giunta, avevo indicato su quali linee vi era intenzione di presentarla ed ho chiesto la riconvocazione al di sotto del termine degli otto giorni perché avvertivo l'urgenza, l'importanza e la responsabilità di fornire nuovi, più chiari e definiti elementi di valutazione al Consiglio anche in funzione dell'urgenza di alcuni problemi appena denunciati.
Ora il Presidente della Giunta, nella sua personale responsabilità ritiene di dover presentare, anche attraverso un proprio intervento che investa tutta quanta la materia che è stata affrontata nel dibattito indicazioni di soluzioni al Consiglio. E' evidente che non vi è stata una consultazione, né all'interno del mio gruppo, né tra i gruppi politici della maggioranza, ma non vedo contraddizione, né leggerezza, né motivo di scandalo per il fatto che si chieda una convocazione del Consiglio per domani e ciò non comporta alcuna forzatura perché il Consiglio domani sarà in condizioni di discutere, valutare, criticare, decidere, aggiornarsi ulteriormente. Del resto mi sembra che fosse stata prevista l'eventuale convocazione per oggi e per domani mattina per la continuazione.
Comunque il mio gruppo non intende forzare le altre forze politiche ad un incontro domani; se non va bene domani sarà per dopodomani, non succederà assolutamente niente di grave. Abbiamo sollecitato noi stessi un rinvio il più breve possibile, nell'arco di otto giorni, quindi non facciamone una questione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, stiamo intervenendo su problemi procedurali, ma mi vorrà scusare se mi ricollego a questioni anche di carattere politico perché la sua proposta di aggiornamento a domani mi ha di fatto impedito di intervenire nel dibattito generale.
Dico brevemente che il Partito repubblicano ha sempre valutato, sin dagli inizi di questa crisi (proprio perché la stessa non nasceva da contrasti programmatici e politici tra i partiti che componevano la Giunta) che condizione preliminare essenziale per riportare il dibattito politico all'interno della Regione su un terreno costruttivo fosse quella di rifiutare qualsiasi tipo di strumentalizzazione che poteva nascere sulla crisi stessa e ricostituire rapidamente la Giunta così com'era costituita in maniera da ricreare all'interno della Regione la condizione essenziale perché il confronto politico tra le forze e gruppi consiliari regionali potesse riaprirsi in un clima disteso, costruttivo e che garantisse soprattutto la funzionalità degli organi regionali. Per questo abbiamo accolto l'invito della D.C., che riteniamo fosse un invito di tutto il partito a riprendere una collaborazione tra D.C., P.R.I. e PSDI.
Il collega capogruppo della D.C. ha già precisato come da un mese si sia avviato un confronto e una discussione tra i partiti che componevano precedentemente la Giunta, la quale non ha avuto momenti di dissenso sugli aggiornamenti programmatici, ma si è scontrata in questi ultimi giorni con l'impossibilità di una delle componenti della maggioranza di arrivare a delle deliberazioni dei propri organi direttivi che liberassero il gruppo consiliare da alcune difficoltà. Di questo dobbiamo dolerci (senza esprimere giudizi) perché i problemi che ha di fronte la Regione, innanzi tutto la discussione sul bilancio, sono tali da non permettere ulteriori dilazioni. Se in questo momento del dibattito il gruppo consiliare D.C.
propone un aggiornamento estremamente rapido, è il gruppo consiliare D.C.
che se ne assume la responsabilità ed è un elemento che potrà essere valutato politicamente domani in tutte le sue implicazioni e con tutto il corredo di giudizi che gli altri gruppi vorranno e potranno dare. Ma siccome è la D.C. come partito di maggioranza relativa che deve dare un'indicazione sul modo di arrivare alla soluzione della crisi, credo che nessun gruppo possa permettersi di esprimere giudizi prima che questo atto abbia un commento ed una significazione politica.
Se dal punto di vista procedurale si vuole fare una riunione di capigruppo per confortare il Presidente del Consiglio in questa decisione che comunque nella sua autonomia può assumersi, facciamola, ma penso sia conveniente rimandare una valutazione politica precisa della proposta D.C.
alla seduta di domani.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare ancora il Consigliere Nesi, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Voglio solo ribadire la mia proposta. Io credo che a questo punto la cosa migliore da fare - senza ledere le sue prerogative che, sono d'accordo con il collega Minucci, nessuno le vuole togliere e non per uno scarico delle responsabilità che lei si assume - sarebbe di ricondurre tutto nella giusta sede, che è la conferenza dei capigruppo.
Quindi propongo formalmente che si incontrino i capigruppo per decidere ufficialmente la data di convocazione della assemblea.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Intendo soltanto fare delle precisazioni.
E' chiaro che quando soprattutto si parla improvvisando non si ha sempre la piena e perfetta padronanza delle espressioni. Mi tocca di precisare che, accettando l'apprezzamento e la giustificazione piena che al Presidente del Consiglio spetta di applicare l'art. 27 (qui si parla di Presidente del Consiglio e non di Ufficio di presidenza o di capigruppo) il Presidente è soddisfatto. Meno soddisfatto è evidentemente quando si fa un accenno alla serietà ed all'opportunità di correttezza. Io non do nessun rilievo formale a queste espressioni, ma devo respingere che nella mia decisione ci sia qualche cosa che venga meno ad un criterio di serietà.
Ritenevo proprio di calcolare che vi fosse qui una particolare necessità ed urgenza, ritenevo che si fosse disponibili a discutere anche domani poich si era già disposti a discutere quest'oggi; tuttavia sono estremamente disponibile al dialogo e pertanto convoco i capigruppo da me.
Prego il Consiglio di rimanere qui perché possiamo riferire subito dopo le determinazioni che prenderemo.



MINUCCI Adalberto

Voglio precisare, come del resto mi sembrava chiaro dal contesto del discorso, che quando ho accennato alla "serietà" non intendevo affatto riferirmi al Presidente del Consiglio, ma ai rappresentanti di quelle forze politiche interessate alla soluzione del caso che a mio avviso hanno dato spettacolo di scarsa serietà anche in questa vicenda.



PRESIDENTE

Ne prendo atto.
I capigruppo sono convocati da me.
La seduta è sospesa per qualche minuto.



(La seduta, sospesa alle ore 12,50, riprende alle ore 13,35)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
La conferenza dei capigruppo ha convenuto che il termine del rinvio della convocazione a domani sia insufficiente per predisporre anche la preparazione degli interventi e la conoscenza di eventuali documenti che potrebbero essere presentati.
Calendario alla mano ed esaminata la situazione degli impegni e della disponibilità dei singoli interessati, si è visto che il primo giorno utile per la presenza di tutti è giovedì 15 marzo. Questo pertanto mi pone in condizione di convocare per giovedì 15 marzo alle ore 10 e alle ore 16 il Consiglio regionale con all'ordine del giorno: Approvazione del verbale della seduta precedente; Comunicazioni del Presidente; Adempimenti delle norme di cui all'art. 32.
La conferenza dei capigruppo ha convenuto che il Presidente informasse l'assemblea ed anche la stampa che recepisce le dichiarazioni che vengono qui fatte, che nel fissare la seduta al 15 marzo non vi è assolutamente da parte di nessuno l'intenzione di dilazionare la soluzione del problema, ma unicamente la necessità di adempiere ad altri impegni che impediscono di utilizzare una giornata precedente.
Il Presidente della Giunta chiede di parlare, ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta regionale

Dichiaro di essere dispiaciuto che la richiesta di aggiornare la riunione a domani sia stata interpretata come uno sgarbo nei confronti delle forze politiche presenti in Consiglio. Devo dire che la nostra intenzione non era assolutamente questa, ma era semplicemente quella di offrire una soluzione ai problemi che ci riguardano, né si trattava di essere men che corretti nei confronti dei componenti del Consiglio.
La dimostrazione che vi è un'obiettiva difficoltà all'aggiornamento e d'altra parte l'esigenza di approfondire problemi di ordine programmatico da parte delle forze politiche che sono state impegnate nella conduzione della Giunta regionale, ha fatto constatare a tutti i capigruppo l'opportunità di aggiornare la seduta al giorno 15, data nella quale tutti hanno convenuto di poter essere presenti.
Io desidero fare questa dichiarazione perché mi rendo conto che la domanda fatta da noi poteva anche essere interpretata come un desiderio di chiudere una discussione che noi non solo non abbiamo desiderio di strozzare, ma anzi, vogliamo approfondire e anche per mia questione di correttezza nei confronti di tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.
Il Consiglio è riconvocato per giovedì 15 alle ore 10 e alle ore 16.



(La seduta ha termine alle ore 13,40)



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