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Dettaglio seduta n.137 del 05/02/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Calleri, Visone e Dotti. Vi sono anche in congedo, per malattia, i colleghi Calsolaro e Giovana.


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

L'ordine del giorno reca al primo punto "Approvazione verbale precedente seduta". Il verbale è stato distribuito; vi sono in proposito delle osservazioni? Nessuna? allora s'intende approvato all'unanimità.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

E' stato apposto il visto alla legge regionale per l'esercizio provvisorio in data 24.1.1973. La legge è già stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale A proposito di esercizio provvisorio, o meglio, in relazione a questa approvazione, debbo informare il Consiglio di talune preoccupazioni che sono state espresse alla Presidenza, la quale le aveva peraltro già anche fatte proprie, dalla I Commissione in relazione ai modi e ai tempi d'approvazione della legge sul bilancio 1973. Soprattutto per quanto si riferisce alle consultazioni, la Commissione si faceva lo scrupolo di rilevare che se non fossero continuate e non continuassero anche ora certamente non giungerebbe in tempo ad esprimere il proprio parere, dato anche che le consultazioni sull'argomento debbono essere approfondite e quanto possibile allargate.
La Commissione si chiede e tutti noi dobbiamo chiederci che cosa potrebbe accadere se, entro la fine di aprile, la legge non avesse avuta l'approvazione da parte del Consiglio, non fosse stata vistata e, si ritiene, anche pubblicata, posto che l'entrata in vigore di una legge è tale con l'ultimo punto dell'iter, che è quello della pubblicazione. Il 30 aprile è il termine massimo consentito per l'approvazione della legge sul bilancio intanto in quanto l'esercizio provvisorio è stato accordato per quella data. Quindi è un grosso problema anche questo perché il termine apparentemente del 30 aprile per i lavori della Commissione e del consiglio, si restringe ancora e viene a terminare al 30 marzo perché ci vuole successivamente il termine per l'invio della legge per il visto, e poi il periodo di tempo per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Per cui dovrebbe pensarsi che entro il 25 o 26 di marzo la legge sul bilancio dovrebbe essere approvata.
L'Ufficio di Presidenza si è fatto scrupolo di far pervenire alla Commissione I e alle altre Commissioni che sono interessate per esprimere il loro parere, il materiale necessario per la disamina e ha fornito anche ed è in parte ancora in corso la fornitura - per tutti gli elementi per dotarne coloro i quali dovranno essere consultati, in maniera che la consultazione non abbia soltanto un aspetto formale, ma divenga anche qualcosa di veramente sostanziale.
Io formulo l'augurio che la preoccupazione di un ritardo nell'approvazione della legge sul bilancio, il che certamente vorrebbe anche dire una battuta di arresto in tutta l'attività del Consiglio Regionale e della Regione Piemonte, possa essere superata dalla buona volontà della Commissione che sta lavorando intensamente a queste consultazioni, alle quali il Presidente della Giunta, attraverso all'Assessore al Bilancio, ha dato senza riserva la sua adesione perché si sviluppino nonostante questo particolare momento di crisi; si tratta di un'operazione che non comporta degli atti deliberativi e quindi può essere sviluppata e svolta anche nella presente situazione.
Informo il Consiglio, perché non è stato possibile farlo prima, del testo di un telegramma che ho indirizzato al Presidente del Consiglio dei Ministri sul problema del Vietnam, a suo tempo, e che dice: "Interprete pensiero Consiglio Regionale Piemonte reputo doveroso esprimere sdegno per ripresa violenti bombardamenti Vietnam recanti ingenti danni drammaticamente coinvolgenti innumeri vittime innocenti. Deplorando atteggiamento tanto più inspiegabile in quanto fondamentalmente ritenevasi imminente raggiungimento pace che ponesse fine at gravissima situazione esprimo viva istanza urgente intervento nostro governo per chiedere immediata cessazione bombardamenti et rapida conclusione iniziative pace".
Come ciascuno di noi ha appreso con soddisfazione, l'auspicio per raggiungere la pace è diventato realtà. Il Consiglio può oggi completare il suo pensiero chiedendo che la pace apparente divenga rapidamente e sostanzialmente vera pace, in modo che il tristissimo ricordo di quanto è accaduto e ha tenuto il mondo sospeso per degli anni, finisca per essere un triste ricordo ma anche un grosso ammonimento, e si possa dare mano alla ricostruzione di quei paesi che dalla guerra hanno avuto lutti, distruzioni e rovine.
Non è ovviamente possibile, perché il Consiglio non può deliberare proporre in questa sede l'erogazione di un contributo della Regione Piemonte alle iniziative in corso per aiutare la ricostruzione di quel paese. Faremo questa proposta in termini concreti e deliberativi non appena le attuali condizioni siano superate.
Dal 23 al 25 marzo è prevista la realizzazione del convegno organizzato congiuntamente dal Consiglio Regionale e dalla Fondazione A.
Olivetti, sul tema "Regioni e servizi sociali". Sarà un incontro numericamente abbastanza ristretto ma altamente qualificato; sono infatti invitati i Presidenti delle Regioni e dei Consigli regionali, un gruppo di tecnici e di studiosi della materia, i rappresentanti di sei grandi Comuni dove sono in corso delle iniziative già collaudate, e che quindi possono dare esperienza al convegno; un Comitato affianca l'Ufficio di Presidenza (che sta portando avanti la disamina ed il perfezionamento di tutti gli elementi necessari perché il convegno riesca nel modo migliore, qui a Torino) costituito dai capi dei gruppi che non abbiano nell'Ufficio di Presidenza un rappresentante del raggruppamento politico al quale appartengono, nonché dai tre Assessori che sono stati già interessati, che hanno particolare competenza in questa materia.
Il 20 febbraio si svolgerà a Bari un incontro di Presidenti di Consigli Regionali per esaminare i seguenti problemi: situazione riordine dei Ministeri; problemi di finanza regionale; rapporto programmazione Regioni.
In quella sede verrà concordato un successivo incontro al quale saranno invitati tutti gli Uffici di Presidenza.
Nella riunione del nostro Ufficio di Presidenza che faremo nel pomeriggio di oggi, proporrò (se avrò il conforto dell'approvazione) andando a Bari il 20 febbraio, che il successivo incontro degli Uffici di Presidenza avvenga a Torino, in concomitanza con il convegno organizzato per il 23, 24 e 25 marzo.
Il problema della sede del Consiglio ha comportato la ripresa di diversi contatti per raggiungere delle soluzioni quanto più rapide e concrete possibile. Mentre per Palazzo Reale si conferma, da, parte del Sottosegretario on. Alpino, le particolari difficoltà, soprattutto dirette a liberare i locali da quanti oggi l'occupano come famiglie e la difficoltà altresì di trovare altri locali, per trasferire parte di quanto oggi è collocato a Palazzo Reale, abbiamo ufficialmente chiesto, per Palazzo Lascaris, al Presidente della Camera di Commercio di Torino, se s'intende effettivamente cederlo, con quali modalità, con quale disponibilità, e stiamo attendendo la risposta.
Il problema di Palazzo Carignano come sede del Consiglio è sostanzialmente scartato, e questo a seguito di quanto è stato riferito dalla commissione di tecnici che avevamo a suo tempo nominato perch studiasse il problema. Tuttavia l'argomento resta ancora in piedi sotto un diverso profilo, quello cioè di vedere se vi sia la convenienza di un'utilizzazione del grande salone per manifestazioni e rappresentanze. La città di Torino ha Palazzo Madama: è accaduto già e potrebbe accadere che in concomitanza d'iniziative della Provincia, della Regione e del Comune non sempre si possa avere la disponibilità di quel locale; se la Regione riuscisse ad avere un locale di rappresentanza per incontri e per convegni penso che potrebbe essere cosa non disutile. E per questo stiamo trattando.
Ovviamente il contributo che era stato previsto per il Museo del Risorgimento verrebbe notevolmente ridotto in quanto la sala potrebbe essere ancora utilizzata al fine di conservare una parte di quanto costituisce il patrimonio del Museo. A proposito del quale Museo informo ancora il Consiglio che è prevista la realizzazione di una mostra permanente "L'Italia delle Regioni"; le varie Regioni sono state interessate, hanno data la loro adesione, il mercoledì 7 febbraio vi sarà la presentazione del programma relativo a questa istituzione della mostra permanente a Palazzo Carignano.
Il nostro collega Consigliere Revelli è diventato padre, ci felicitiamo con lui e formuliamo molti auguri anche al suo primo nato.
Sono pervenute le risposte scritte ad interrogazioni: del Consigliere Garabello sul problema dello Statuto tipo per le biblioteche; dei Consiglieri Zanone e Fassino concernente la sospensione dell'esercizio della caccia sui laghi di Avigliana; del Consigliere Zanone sull'Istituto professionale femminile di Torino.
Le mie comunicazioni sono terminate. Se qualcuno ha da chiedere precisazioni, darei la parola.
Consigliere Garabello, ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, sulla vicenda in corso per l'approvazione del bilancio della Regione, le istruzioni che l'Ufficio di Presidenza ha comunicato alla I Commissione sono state discusse e una larga maggioranza della Commissione avrebbe deciso di svolgere in tempi idonei le consultazioni sul bilancio, pur tenendo conto del gravosissimo lavoro che dall'inizio di marzo le toccherà per le consultazioni dei Comuni sul piano regionale, il cui calendario verrà quanto prima trasmesso a tutti i Consiglieri regionali per evidenti motivi d'opportunità e d'informazione.
Da parte del Gruppo comunista è stato sollevato qualche aspetto del problema, per cui la I Commissione ha ritenuto di dover rivolgere un'ulteriore richiesta di chiarimenti all'Ufficio di Presidenza, che mi auguro quest'ultimo possa esaminare nella sua prima riunione, e possibilmente darci una risposta definitiva mercoledì. Se la risposta, come pensiamo, potrà essere nelle linee di quanto la Commissione propone senz'altro partiranno gli avvisi per le consultazioni, dato che il Presidente della Giunta si è dichiarato disponibile in merito.
Spero che il lavoro tipografico per la fornitura del materiale necessario proceda in maniera sufficientemente rapida ed in tal modo la I Commissione, pur con il lavoro che prevede per i prossimi due mesi (non meno di una ventina o ventidue giornate di riunione) riuscirà per la fine del mese di marzo a mettere in condizione il Consiglio di approvare il documento.



PRESIDENTE

Grazie. Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, abbiamo sentito comunicare questa mattina il testo di un telegramma da lei indirizzato su particolari aspetti della guerra nel Vietnam al Governo italiano. Il problema ci sembra superato fortunatamente in tanto in quanto è subentrata la cessazione delle ostilità in quel martoriato Paese e noi vogliamo soltanto augurarci che si tratti di vera ed autentica pace.
Ciò non toglie che dobbiamo qui sottolineare che l'iniziativa da lei assunta, a nome del Consiglio Regionale, sembri alla parte nostra discutibile e contestabile. Noi dobbiamo considerare l'Ufficio di Presidenza (abbiamo già avuto occasione di dirlo in altre circostanze e lo ripetiamo stamane) garante e rappresentante di tutti i Gruppi che siedono in questa assemblea. Desidereremmo pertanto che, a fronte d'iniziative che hanno un chiaro significato e un evidente contenuto politico, tutti i Gruppi ne siano preventivamente informati, poiché non deleghiamo ad alcuno neppure alla Presidenza del Consiglio, il compito di parlare per la parte nostra.



PRESIDENTE

Desidero soltanto ricordarle che questo mio telegramma è stato spedito a seguito della consultazione avvenuta attraverso alla specifica convocazione di tutti i Capigruppo; e per questo mi sono sentito autorizzato ad esprimere il pensiero del Consiglio Regionale Piemonte nel senso e nei termini che ho testé letto e che d'altra parte nella sostanza è da lei condiviso.



CARAZZONI Nino

In questo caso avrebbe parlato a nome degli intervenuti alla consultazione.



PRESIDENTE

Io ho creduto di poter interpretare il pensiero unanime del Consiglio rammaricandomi che ci fosse stata questa ripresa unilaterale di forme violente, deprecando ciò che comunque credo sia deprecabile. D'altra parte accetto la sua censura, che credo però non sia condivisa da nessun'altra parte del Consiglio.



MINUCCI Adalberto

Non credo sia il caso di giustificarsi di fronte ai fascisti.



CURCI Domenico

Voi vi giustificate davanti ai vietcong.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale


PRESIDENTE

Altri chiedono di parlare sulle comunicazioni? Passiamo al punto terzo dell'ordine del giorno "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale".
L'art. 32 dello Statuto prevede: "Il Presidente e la Giunta sono eletti dal Consiglio nel suo seno con votazione per appello nominale. L'elezione avviene a seguito di presentazione di un documento sottoscritto da almeno un terzo dei Consiglieri assegnati alla Regione, con il quale si propongono al Consiglio le linee politiche ed amministrative il Presidente e l'intera lista degli Assessori. Sulle linee politiche ed amministrative proposte si svolge un dibattito, al termine del quale il Consiglio procede con votazioni successive all'elezione del Presidente e quindi della Giunta".
Chiedo se da qualche parte vi sono delle proposte per l'applicazione dell'art. 32.
La parola al Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Signor Presidente, colleghi, sappiamo che la Democrazia Cristiana, come partito di maggioranza relativa in questo Consiglio, non ha proposte da fare. Sappiamo anche che la Democrazia Cristiana ed i suoi alleati hanno bisogno di procrastinare l'attuale situazione fin dopo il 23 febbraio e non sanno ancora come risolvere la profonda crisi aperta al buio. Queste sono responsabilità vostre, non tocca a noi, d'altra parte, indicare le formule interveniamo, aprendo questo dibattito, per tentare di approfondire: il carattere e le cause della crisi gli elementi di un programma per il tempo che ci separa dalla fine della legislatura i temi di metodo e di merito per l'esercizio e l'organizzazione del potere regionale e degli enti locali in Piemonte.
Le motivazioni date al Consiglio dal Presidente della Giunta nel rassegnare le dimissioni hanno l'obiettivo di mascherare, a nostro modo di vedere, quelle che noi riteniamo essere le vere ragioni della crisi. Il carattere e le cause della crisi, infatti, hanno origine dalla svolta a destra voluta dalla Democrazia Cristiana e dalla Socialdemocrazia, con l'esclusione pretestuosa dei socialisti dalla Giunta. Questa scelta ha infatti urtato con i problemi da risolvere, con la gente in lotta, con le iniziative e la politica unitaria che noi abbiamo portato avanti, in questo Consiglio e fuori di qui. Il vostro obiettivo era di bloccare le convergenze fra le forze democratiche di sinistra, che, avendo avuto un preciso ruolo nell'elaborazione dello Statuto, misero in crisi già allora la concezione unitaria e falsamente efficientistica dell'esercizio del potere.
La società piemontese, italiana, così come essa è, non ha tollerato, e non tollera, l'andata a destra. Comprende cioè, che il suo sviluppo sociale ed economico, è realizzabile solo con una politica di sinistra, con lo sviluppo della democrazia contro l'autoritarismo. Andare a destra, i fatti lo dimostrano, vuol dire caos, prepotenza, appunto autoritarismo. Gli ultimi fatti lo stanno a confermare. Il centro-destra, quindi, non regge più. Qui, a Torino ed in Piemonte, è sfasciato, a Roma è boccheggiante.
Solo i liberali ed i fascisti hanno ancora il coraggio di sostenerlo come un governo duraturo.



CARAZZONI Nino

No, non lo sosteniamo affatto!



MARCHESOTTI Domenico

La Giunta di centro destra si è rivelata, perciò, il contrario dei nuovi rapporti politici con le sinistre e con noi, necessari, invece, per un governo regionale davvero efficiente e democratico. Il rapporto fra Giunta e Consiglio è andato, in questo anno e mezzo circa, continuamente deteriorandosi, e invece di usare, da parte vostra, nella direzione politica, le idee, il dibattito, in sostanza l'egemonia, avete tentato d'imporre, senza riuscirvi, la forza del numero, il potere economico e finanziario acquisito fuori dal Consiglio Regionale. E' una concezione del governare che umilia il Consiglio Regionale e gli stessi Consiglieri della maggioranza, soffoca le assemblee elettive, offende le coscienze democratiche e direi che al limite ottenebra i cervelli. Inoltre non stimola la ricerca, il dibattito, l'intelligenza ed il confronto aperto e leale. Ed è per questo che molte volte avete disertato le riunioni di Commissione o vi siete trovati in grosse difficoltà.
Si direbbe che domini una concezione: quella per cui c'è il padrone che pensa per tutti e non sbaglia mai; gli altri debbono ubbidire. Ma questa concezione non è stata accettata dal Consiglio, nel confronto con noi, ed è in crisi nella stessa Democrazia Cristiana. Ci auguriamo che le forze democratiche della D.C. sappiano scegliere la strada giusta del confronto aperto e leale, liquidando ogni autoritarismo, ogni ricatto e le prepotenze. Solo così, a nostro avviso, si valorizzano le assemblee elettive, perché si difendono le loro autonomie di decisione.
E' dunque in crisi il meccanismo di potere voluto dalla Democrazia Cristiana e dal dott. Calleri, meccanismo di potere estraneo alle assemblee elettive ed a questo Consiglio. Il modo e le argomentazioni usate nel dare le dimissioni a chi ha incarnato questa concezione dell'esercizio del potere politico, sono una precisa conferma della rivincita della democrazia e delle assemblee elettive sui meccanismi di potere autoritari a loro estranei ed imposti. La Magistratura, quindi, con le sue decisioni, ha accelerato la crisi, non l'ha aperta. Ad aprirla sono stati i problemi non risolti, la disapprovazione del movimento delle masse, la lotta delle sinistre e dei comunisti.
A questo punto, noi riteniamo occorra chiarezza di rapporti politici.
Si tratta di vedere, quindi, se la Democrazia Cristiana, nel risolvere la crisi, sia della formula, sia dei contenuti, vuole, oppure no, fare questa chiarezza. Sappiamo tutti che le incompatibilità e le ineleggibilità non comportano né crisi, né scioglimento di Consigli Comunali, tanto meno di quello di un grosso centro come Torino. Noi non facciamo, e non abbiamo mai fatto, dei problemi politici delle questioni personali. Non può quindi interessarci, qui, la persona del dott. Calleri, il quale, quando si presenta e fa la vittima di se stesso o di un meccanismo che ha contribuito a creare, diventa persino patetico, e in qualche caso può ispirare agli animi buoni una qualche simpatia. Ci interessa invece il metodo seguito per non risolvere i problemi che abbiamo fronte e per imporre una volontà che inquina la vita della nostra assemblea e degrada la Regione nel giudizio della gente.
Poiché metodo e merito non li potete più separare, per salvarli entrambi mettete in discussione le istituzioni. Infatti, il quadro istituzionale precisa le autonomie, le pluralità, le incompatibilità e le ineleggibilità. Ma invece di essere voi i primi ad applicarle, per far rispettare la certezza del diritto, come più volte ci è stato detto, in questo Consiglio, proponete, per mantenere un meccanismo di potere che è illegale, e quindi in tal senso anche mafioso, una legge del Parlamento che stravolgerebbe il quadro istituzionale stesso. Il richiamo a Don Sturzo è più che opportuno.
Il Consiglio ha bisogno di sapere, per carezza di rapporti politici, se tutti i democristiani, i socialdemocratici, i liberali, i repubblicani sono d'accordo o meno con tale richiesta ed impostazione. Noi riaffermiamo che siamo per l'assoluto rispetto delle incompatibilità - lo siamo stati in passato, lo siamo e continueremo ad esserlo - delle ineleggibilità, e per lo sviluppo delle autonomie e delle pluralità politiche, e su queste basiamo la nostra azione, la nostra iniziativa, la nostra tattica e la nostra strategia, e quindi per lo sviluppo dell'autonomia degli enti locali sul piano politico amministrativo. Per avere conferma di queste nostre posizioni basta controllare la scheda personale dei Consiglieri comunisti presso la Giunta delle Elezioni. Come fatto politico, ancora una volta all'interno del partito comunista ed all'esterno. Le nostre iniziative si sono sempre mosse e si muovono, quindi, nella direzione dell'applicazione rigorosa di questi principi costituzionali. Se i democratici cristiani ed i loro alleati avessero fatto altrettanto, la situazione sarebbe almeno corretta, e nessuno potrebbe presentarsi come vittima di chicchessia.
Quando si commettono errori, tanto più quando sono gravi, lesivi della democrazia e grossolani, buona regola è correggerli, non chiedere impossibili provvedimenti che li rendano accettabili o legali. Riconosciamo che esistono problemi che riguardano lo sviluppo completo delle iniziative dei Consigli Comunali, Provinciali e Regionali; del Consiglio, quindi, non del potere esecutivo. Riteniamo che questi debbano essere discussi e risolti, rispettando, però, autonomie, divisioni di potere, pluralità ed incompatibilità.
A me sembra che nessuno possa illudersi che i metodi ed il merito che hanno prodotto e sostenuto la Giunta di centro destra siano riproponibili tali e quali. I nodi al pettine sono tanti e tali per cui si impone necessaria ed urgente una svolta di indirizzi politici. Se ne rendono conto gli stessi artefici di questo pasticciaccio. Ma che cosa significa, per noi comunisti, una svolta negli indirizzi politici? Noi non siamo bloccati come qualcuno, forse, illudendosi, ritiene, dal ragionamento che ci viene fatto: attenti, comunisti, che vi battete contro il centro-destra, che se cade il centro-destra si farà il centro-sinistra. Non siamo bloccati perché non abbiamo affatto l'illusione che riusciate a formare una maggioranza di centro-sinistra come quella già una volta fallita. Non è automatico che dal nullismo del centro-destra si ricada nel centro-sinistra come quello già fallito, i problemi da affrontare e da risolvere impongono nuovi rapporti politici, e voi sapete anche che questi rapporti politici si stabiliscono tra i comunisti, i socialisti, i cattolici e le altre forze democratiche. Occorrono rapporti politici chiari e corretti fra maggioranza ed opposizione, nel rispetto reciproco delle funzioni e delle scelte, ma senza barriere ideologiche o di falso prestigio, che hanno sempre lo scopo di coprire debolezze, incapacità, impreparazione e scarso impegno politico e sociale da parte di chi si richiama all'omogeneità.
L'esperienza fatta da tutti in questo Consiglio Regionale, in particolare nelle Commissioni, dimostra abbondantemente, anche a chi contesta la linea che proponiamo, che nulla può essere fatto di serio senza l'apporto determinante del Gruppo comunista. Quindi, non veniteci a dire che non siamo capaci di portare avanti la linea politica che proponiamo.
Non è nemmeno sufficiente ritornare all'atmosfera dell'elaborazione dello Statuto, perché il vero problema che la D.C. ed i suoi alleati hanno oggi da risolvere, in Italia, in Piemonte, e quindi anche in questo Consiglio, è il rapporto nuovo e diverso da stabilire con i comunisti, con le sinistre e con le masse lavoratrici. Conosciamo le difficoltà della linea sulla quale ci siamo impegnati e diamo un apporto di idee e di iniziative che riteniamo valide. Come sempre, siamo disposti a discutere e a confrontarci, tanto più oggi, in una situazione in cui vi può sembrare facile riproporre soluzioni già fallite. Ma ciò dimostrerebbe, ancor più chiaramente che in passato, la debolezza, la scarsa fantasia, il limitato impegno sociale e politico dei proponenti. Il nullismo favorisce la conservazione e la destra eversiva fascista.
La politica di piano, per un nuovo tipo di sviluppo, è ai centro del dibattito delle assemblee elettive in Piemonte, a seguito della richiesta di consultazione avanzata dal Consiglio Regionale. Noi abbiamo precisato quel che pensiamo, e continuiamo ad approfondirlo nei dibattiti. Abbiamo fatto delle proposte. Vogliamo ancora discutere, per approfondire ed andare avanti. Vi è qualche ritardo, certo, da superare sulla mobilitazione delle masse, ma la Democrazia Cristiana cosa vuol fare a questo proposito? Vuoi riconfermare le proposte della Giunta in crisi, cioè i contenuti del documento di cui più nessuno parla, presentato qui, quando si è discusso l'elaborato dell'Ires? Oppure vuole cambiare? E se vuole cambiare, in quale direzione? O vuole, a marzo od aprile, quando affronteremo il dibattito in Consiglio sul Piano '70-'75, bloccare tutto, come se nulla fosse avvenuto? Constatiamo che all'interno della Democrazia Cristiana non vi è un orientamento precisato ed unitario. C'è chi accetta l'elaborato dell'Ires chi lo respinge, chi cerca il compromesso. Cosa verrà fuori da questa situazione è difficile dire, e probabilmente non lo sanno ancora bene neppure gli stessi membri della Democrazia Cristiana. Avremmo invece bisogno di saperlo. Sarebbe grave rinviare il tutto per non affrontare le scelte urgenti che si profilano davanti a noi come necessarie. Quello del rinvio è il modo classico - coscienti o no - di servire il padronato, il privilegio, la speculazione. A pagare sarebbero ancora una volta i lavoratori. Ma a questo punto bisogna che ognuno di noi, e soprattutto voi vi rendiate conto che non potete più dare la colpa a Roma; se il Piano non sarà concretizzato e realizzato e se non saranno fatte le scelte prioritarie, la responsabilità sarebbe tutta vostra, e dovreste risponderne alle masse.
Con il Piano '65-'70 si è sviluppato in Piemonte il centro-sinistra.
Nessun obiettivo è stato raggiunto: non il polo di Alessandria, non il polo di Novara, non lo sviluppo dell'agricoltura, non il decentramento e la disincentivazione dell'area di Torino. Abbiamo invece risultati opposti: livelli dell'occupazione che diminuiscono; crisi di grossi complessi, come Montedison e Zanussi; difficoltà, ma anche nuovi insediamenti di piccola e di media industria. Abbiamo avuto una tenuta dell'artigianato, che insieme alla piccola e media industria non erano previsti, né analizzati dal Piano '65-'70. Vedete, voi sapete - diciamo questo semplicemente per richiamare i fatti - che la realtà ha confermato le nostre critiche e le nostre proposte alternative al Piano '65-'70. E' fallito, quindi, il vostro Piano, ed è fallito il centro-sinistra, che su questo si reggeva. Ecco perché non potete proporre il centro-sinistra come prima.
A questo punto cosa ci proponete? Quali sono le scelte che intendete fare? Queste non riguardano solo i partiti che formeranno la maggioranza ma il Consiglio, i sindacati, le assemblee elettive, i ceti medi, i lavoratori ed i cittadini in generale. Quindi, c'è una responsabilità di questo Consiglio all'esterno, pubblica, da affrontare. Un maggior grado di serietà e di modestia ci sembra necessario da parte di tutti, in particolare di coloro che hanno già fallito una volta. E quindi ci sembra utile e necessario un confronto concreto, aperto ed immediato, nel corso stesso della crisi, sulle scelte di fondo da compiere. Sul nuovo tipo di sviluppo come pensate si possa andare avanti? Come dev'essere? Ancora una volta uno sviluppo per poli, o accettate la proposta che viene dall'elaborato dell'Ires per uno sviluppo diffuso per aree ecologiche? L'una linea esclude l'altra e comporta strumenti ed organizzazioni diverse.
I livelli di occupazione come si salvaguardano nel corso della stessa crisi? Abbiamo Zanussi e Montedison, che decideranno in questi mesi, e non attenderanno la soluzione della crisi. In questo periodo, quali saranno le decisioni del Consiglio, come interverremo, come riusciremo davvero, in termini concreti e non solo a parole, a limitare, a liquidare le volontà della Montedison e della Zanussi, ed invece a mantenere ed a sviluppare l'occupazione? Intendete mettere ancora una volta la Regione al servizio delle grandi imprese, com'è avvenuto per la Lancia, o proponete una politica e conseguenti stanziamenti a favore della piccola e media impresa e dell'artigianato? Se si intende affrontare questa seconda linea, anche a livello dell'elaborato dell'Ires, bisogna rivedere alcune posizioni. In particolare, per l'artigianato, in rapporto al quale non si trovano che poche righe nell'elaborato, invece, c'è tutta un'elaborazione da concretizzare, studi da fare, decisioni da assumere. Occorre avere ben presente che per l'artigianato i poteri legislativi ed amministratavi sono della Regione.
E per l'Università cosa avete fatto? Vi battete per realizzare le decisioni della mozione approvata dal Consiglio Regionale, o siete, come si sente dire, per la soluzione di Santena e per lo spappolamento delle Facoltà nelle province? Sono temi concreti, reali, sui quali - in particolare su quello dell'Università - già ci siamo pronunciati.
E per l'agricoltura? Sappiamo che li Governo ha respinto la legge regionale dell'Emilia Romagna, perché sceglieva la piccola e media impresa contadina singola ed associata. E in Piemonte, per lo sviluppo dell'agricoltura, insieme con quella dell'Ente di sviluppo, quale scelta facciamo? L'Ente di sviluppo quali obiettivi deve perseguire? Ancora quello di sostenere agrari e rendita fondiaria, oppure condurre una battaglia che mobiliti anche i diretti interessati per lo sviluppo e la difesa dell'azienda contadina, singola ed associata? E sulla razionalizzazione del commercio e sui prezzi? Volete combattere l'intermediazione e la speculazione, o continuare a favorirla non facendo nulla? Perché ci sono dei compiti di attuazione della legge nazionale per quanto riguarda il commercio, che spettano al Consiglio Regionale, non ancora avviati, e nulla è stato realizzato. Noi chiediamo che siano attuate le decisioni del Consiglio espresse già nella mozione del settembre scorso.
I commercianti dei centri turistici dell'alta collina e della montagna sono in agitazione e chiedono: a marzo apriamo o no? Ci vuol molto a rispondere in modo affermativo ad una domanda di questo genere? Noi abbiamo sollecitato una risposta, ma ancora non l'abbiamo avuta.
Riteniamo che questi temi debbano essere discussi dal Consiglio nel corso della crisi. Perciò proponiamo che si riunisca il Consiglio con calendario normale almeno una volta la settimana, e cioè al giovedì. La cosa è possibile: basta la volontà politica di confrontarci sugli indirizzi e sui programmi. Per realizzare un programma serio, come quello che consideriamo necessario per uscire dalla crisi, occorre conquistarsi la fiducia delle forze sociali e degli enti locali. Questi - anche voi avrete avuto l'occasione di sentire i rappresentanti degli enti locali e dei sindacati - dicono: "Ci ascoltano, poi fanno come se non avessimo parlato anzi... peggio, non fanno nulla". Questo comportamento della maggioranza rispetto alle proposte che vengono dalla consultazione, non stimola alla collaborazione, è una perdita di tempo e crea sfiducia nell'istituto della partecipazione e nella Regione. Alla direzione sostituite il comando, alla collaborazione critica l'ascolto annoiato, al metodo della partecipazione l'autorità. Bisogna finirla di "fare melina" con i sindacati e con i rappresentanti delle assemblee elettive: occorre invece continuare ed intensificare il rapporto con sindacati e con i Comuni, per ottenere risultati concreti nella difesa dei livelli di occupazione e per un effettivo sviluppo diffuso. Occorre perciò non fermarsi al momento di difesa sul terreno scelto da altri: bisogna portare il contrattacco alla rendita, alla speculazione, al profitto illecito, indicando e realizzando con adeguati stanziamenti possibili sulle materie che competono alla Regione, le scelte prioritarie per un nuovo tipo di sviluppo. L'impegno delle forze sociali organizzato e degli enti locali, in questo senso, su queste materie non è mai mancato, e noi siamo convinti che non mancherà in avvenire.
L'altra grossa questione che desidero affrontare e che i partiti che si accingono a costituire la maggioranza hanno di fronte, concerne l'organizzazione dell'esercizio del potere politico in Piemonte. Mi riferisco all'esercizio del potere attraverso le deleghe, ai Comprensori all'organigramma del Consiglio e della Giunta, all'organico del personale: tre questioni connesse, interdipendenti l'una dall'altra. Come sapete, non sono questioni di poco conto, e non interessano, ancora una volta, soltanto questo Consiglio, ma tutti i cittadini. Si tratta dello sviluppo o meno della democrazia, della piena autonomia degli enti locali, del potenziamento del potere delle assemblee elettive di base.
Voi conoscete la nostra elaborazione, le nostre proposte, e sapete che chiediamo da mesi la discussione. Esse si ispirano ai principi del decentramento democratico contro il decentramento autoritario e burocratico; si rifanno alla necessità del massimo sviluppo delle autonomie e delle volontà del potere democratico di base contro l'imposizione di controlli politici coercitivi e ricattatori. Cioè, noi siamo contrari al modo di dirigere: se non fate come dico io, o se non siete miei amici, noi di stanziamenti non ve ne facciamo. Siamo per la collaborazione, per il lavoro responsabile, individuale e di gruppo, del personale, contro l'assetto piramidale e la grande dirigenza; siamo per il dipartimento, in quanto esclude un'organizzazione verticale degli Assessorati. Questi principi sono sanciti, d'altra parte, dallo Statuto. Non abbiamo fatto e non facciamo richieste che non siano ragionate, necessarie e realizzabili.
Voi conoscete queste nostre proposte, ma nessuno conosce le vostre. Non vi sono proposte, né della Giunta in crisi, né della D.C. né degli altri partiti della vecchia maggioranza. Una maggioranza che non sa risolvere queste questioni urgenti può davvero andarsene e non ripresentarsi come tale, perché non ha avuto e non ha la capacita di portarle a soluzione e direi nemmeno, sotto certi aspetti, di affrontarle in modo seno ed organico.
A questo punto, noi chiediamo alla Democrazia Cristiana: cosa vuole fare, quali decisioni intende assumere? E' in grado o no di decidere di applicare lo Statuto? Se stiamo alle proposte dei Circondari, dovremmo dire che al posto della democrazia si vuol collocare l'autoritarismo, al posto delle autonomie, tanto falsamente decantate in questo Consiglio Regionale la concezione del controllo burocratico. Sarebbe grave se decideste di far passare il '73 senza pronunciarvi, o addirittura pronunciandovi contro i principi dello Statuto. Se ciò dovesse avvenire, anche quelle scelte programmatiche giuste che riuscissimo a far prevalere non avrebbero senso.
Si può dunque constatare che metodo e scelte di contenuto non sono assolutamente più separabili, che alle parole eventualmente giuste debbono seguire le scelte prioritarie, di fare subito, cioè le leggi che il Consiglio e le Commissioni debbono discutere ed approvare. E qui vi troverete, se non sceglierete la direzione fissata dallo Statuto, di nuovo a confrontarvi con noi e con l'esigenza di sviluppo che le masse hanno ed esprimono con le lotte in corso.
Ho già detto che non spetta a noi proporre le formule: spetta alla Democrazia Cristiana, quale partito di maggioranza relativa, scegliere gli alleati, l'indirizzo politico ed il programma di governo.Noi giudicheremo e determineremo la nostra opposizione, che può essere diversa se diversi saranno gli indirizzi politici da quelli fin qui seguiti, se il programma risponderà alle esigenze di un nuovo tipo di sviluppo, se l'organizzazione del potere pubblico sarà democratica e partecipativa, se saranno stabiliti nuovi rapporti con il movimento per le riforme, con le forze sociali organizzate, e quindi, conseguentemente, con i comunisti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Sul numero di oggi del "Corriere della Sera", il più grande giornale della borghesia italiana, si possono rilevare due vistosi titoli, uno per mettere in evidenza l'attacco dei fascisti alla Federazione del partito socialista di Brescia; l'altro, al quale in particolare intendo riferirmi per richiamare l'attenzione sull'opinione dei presidenti di due importanti Regioni italiane, il Presidente della Regione lombarda e il Presidente della Regione emiliana, in merito al problema della casa. Non è dunque vero quello che da alcune parti si va dicendo, anche in questo Consiglio Regionale, a giustificazione della crisi della Regione Piemonte e della situazione di stallo in cui la Regione Piemonte si trova da tempo: cioè che l'istituto regionale è in crisi anche per disattenzione dell'opinione pubblica italiana. Il "Corriere della Sera", che è indiscutibilmente un rappresentante importante di larga parte di questa opinione pubblica dimostra invece spesso, non soltanto nell'edizione di oggi, vivo interesse all'attività regionale.
La realtà è che la Regione Piemonte non è in crisi da qualche giorno ma da tempo, per l'incapacità della Giunta, il suo governo. Questo, secondo me, è un fatto più importante, al di là anche delle questioni di programmi più immediati. Direi che questa Giunta si è caratterizzata per la sua incapacità di capire, di far proprie, e quindi di esprimere, soluzioni ai grandi problemi della vita del Piemonte, e questo, secondo me, è l'aspetto più grave della situazione in cui versiamo, delle difficoltà che assillano il governo regionale.
La Giunta della nostra Regione, arroccata su una posizione di destra non poteva obiettivamente capire, far propri i grandi bisogni, le grandi speranze e le necessità della collettività piemontese, per contro sempre più unita proprio perché, al di là dei partiti, al di là delle condizioni soggettive, la situazione obiettiva in Piemonte mette in condizioni i lavoratori, siano essi socialisti, comunisti, cattolici, di avere delle esigenze comuni.
Se noi interveniamo alle assemblee di fabbrica, se ci rechiamo nelle scuole, nelle università, nelle aziende, se ci mescoliamo alla gente comune, non distinguiamo, in realtà, a quali partiti appartengano tutti coloro che avviciniamo, perché le necessità di una Regione che è stata duramente, probabilmente più duramente di ogni altra Regione d'Italia colpita dalla congiuntura negativa, proprio per la sua situazione monoculturale, sulla quale non mi soffermo dato che già tante parole sono state qui spese, costituiscono un elemento unificatore, di amalgama.
Noi abbiamo avuto in questi ultimi mesi, dicevo, un governo della Regione incapace di cogliere le grandi linee su cui si muove non soltanto il Piemonte ma il nostro Paese, tutta l'Europa, e quindi incapace di affrontare questi problemi, anche creando una politica di maggioranza e minoranza. Perché c'è modo e modo di condurre una politica di maggioranza e di minoranza; la maggioranza non dev'essere protervia ma desiderio di esercitare i suoi diritti, con la capacità però di acquisire anche quello che di importante sono in grado di esprimere le minoranze, costituite dai partiti che più direttamente sentono i bisogni ed i desideri delle classi popolari della nostra Regione.
Se la Democrazia Cristiana piemontese, che, come partito di maggioranza relativa ha le maggiori responsabilità obiettive in questo governo, e lo dico intendendo responsabilità in tutti i sensi, in senso negativo ma anche in senso positivo, non coglie questo aspetto fondamentale del problema come non lo coglie a livello nazionale, si potrà anche ricostituire una Giunta sulla falsariga di quella precedente - e molto probabile, infatti che si rinnovi la Giunta così com'era prima, o con il partito liberale direttamente inserito nella Giunta stessa -, ma essa continuerà a trascinarsi pesantemente, attraverso decreti legge che non sono peraltro previsti dallo Statuto regionale così come si trascina stancamente il Governo Andreotti, mercanteggiando sotto banco i voti fascisti, direi svirilizzando il Governo nazionale, procedendo giorno per giorno, senza un passato e senza un futuro. Se è così che si pensa di condurre avanti l'attività della Regione Piemonte, credo che siamo tutti pronti a trarne tutte le conseguenze, in questo Consiglio come nel Paese.
Ciò premesso, desidero dire anch'io, come ha fatto il collega Marchesotti a nome del Gruppo comunista, alcune cose. Qualunque ne sia il tipo, noi dobbiamo avere il senso di responsabilità di richiamare la futura maggioranza, proprio perché siamo in un momento difficile della vita della nostra Regione, ad un senso della comunità che finora certamente non è stato dimostrato.
Noi socialisti, nell'unico comunicato fatto a nome del Gruppo (e non ne faremo altri), avevamo posto l'obiettivo di un confronto fra le posizioni del nostro partito e le posizioni della Democrazia Cristiana e degli altri partiti con i quali abbiamo collaborato fino al 28 luglio 1971, avvertendo peraltro, che questa verifica di posizioni poteva anche preludere ad un colloquio, se si fosse verificata l'esistenza di un minimo comune denominatore. Non possiamo che ripetere questo discorso. La Democrazia Cristiana, attraverso la sua Direzione regionale, ha risposto convocando i socialdemocratici ed i repubblicani e facendo intendere che è disponibile per un'apertura al partito liberale. E quest'ultimo - giustamente, devo dire, dal suo punto di vista - chiede un inserimento organico nella Giunta perché dice che non vi è obiettivamente alcun motivo per cui debba rimanere fuori da una Giunta che è di destra.
Il colloquio, pertanto, non c'è stato, la verifica è stata interrotta.
Non sono però svaniti i problemi; che anzi, in questa carenza di Governo regionale, si accentueranno e ridurranno la Democrazia Cristiana in una situazione sempre più difficile. Qualcosa già si muove all'interno della Democrazia Cristiana, all'interno delle maggioranze della Democrazia Cristiana, a livello regionale come a livello nazionale. Ad un certo punto bisognerà pur venire davanti al Consiglio Regionale a spiegare come è composta la nuova Giunta, quali programmi ha. E devono essere programmi veritieri, che davvero si intende realizzare. Perché se noi volessimo impietosamente rileggere oggi, ad un anno e mezzo di distanza, il programma della Giunta di centro destra del 28 luglio '71, avremmo di che divertirci: non lo facciamo perché siamo partiti seri, che non vogliono affatto prendere in giro la maggioranza ma soltanto richiamarla a un lavoro costruttivo.
La Democrazia Cristiana, dicevo, dovrà affrontare questo programma e venire ad illustrarcelo. Noi, per intanto, indichiamo alcuni punti che vorremmo vedervi inseriti, quegli stessi sui quali spesso in questo Consiglio Regionale (ecco un'altra delle contraddizioni della maggioranza) ci siamo trovati d'accordo. Noi già abbiamo individuato alcuni obiettivi fondamentali per lo sviluppo della Regione: l'occupazione, il riassetto produttivo, il riequilibrio territoriale, lo sviluppo dei consumi pubblici.
Sono questi i grandi obiettivi sui quali occorre una mobilitazione di tutte le risorse del Piemonte Noi non possiamo rimanere impassibili di fronte al fatto che si chiude una fabbrica dopo l'altra, che lo sviluppo monoculturale aumenta continuamente, che l'occupazione diminuisca, e sia sempre maggiore la quota dedicata all'industria metalmeccanica. Dio non voglia che debba venire un giorno in cui questa industria, per effetto di una congiuntura mondiale, abbia a soffrire una crisi: non vorrei in un simile momento trovarmi qui, soprattutto nei panni di chi avrà fino allora governato.
In questo periodo più che mai occorre una mobilitazione di tutte le risorse del Piemonte, a livello imprenditoriale come a livello sindacale come a livello finanziario. Ma che cosa ci propone la Giunta, che cosa ci propone la maggioranza per raggiungere questo fine? Io credo che in questo senso la Regione abbia avuto una carenza fondamentale, a differenza di altre Regioni, che hanno saputo utilizzare idonei strumenti legislativi e ricorrere alle deleghe o alla fantasia (perché in simili frangenti occorre anche molta fantasia): essa non si è mai posta come protagonista dello sviluppo del Piemonte. Per queste ragioni, perché si è seguita questa logica, stanno fallendo anche quegli istituti regionali che erano alla base del programma anche del Governo di centrodestra: la Finanziaria regionale l'Ente di sviluppo dell'agricoltura, l'Ente di sviluppo dell'artigianato.
Noi non abbiamo (credo occorra anche un chiarimento in questo senso anche fra i partiti della sinistra) il mito della piccola e della media azienda come elemento trainante della situazione economica della regione pur ammettendo che esiste una situazione tale per cui occorrono strumenti affinché questa piccola o questa media azienda, o questo artigianato possano utilizzare normalmente le loro energie. Pensiamo invece che la Regione debba dare delle idee forza, e anche delle indicazioni forza basilari, anche alla grande industria. Noi possiamo, dobbiamo dire, com'è stato fatto dalla Regione lombarda, quale dev'essere il programma di sviluppo anche della grande industria nella nostra Regione, e questo non in forza di leggi ma in forza della rappresentanza politica generale che abbiamo. Se vogliamo creare delle alternative, dei complementi a quell'industria metalmeccanica che è l'industria fondamentale della nostra Regione, dobbiamo dare forza ad altri tipi di industria suscettibili di diventare altrettanto importanti; dobbiamo fare un'analisi, per esempio, di quel che sono e che possono ancora valere nella nostra Regione l'industria tessile e l'industria elettronica. E dobbiamo soprattutto, utilizzando gli strumenti che abbiamo a disposizione, vedere cosa possiamo fare per dare un riequilibrio territoriale, e quindi un riequilibrio urbanistico ed industriale, alla nostra Regione.
Ecco, signor Presidente, i grandi problemi sui quali noi dobbiamo misurarci. Io credo che qualsiasi Giunta, comunque composta, si troverebbe in difficoltà di fronte ai problemi che abbiamo da affrontare (e la nostra situazione è, a mio avviso, più complessa di quella delle altre Regioni italiane). Però, proprio in considerazione di queste difficoltà, proprio perché dobbiamo affrontare un programma legislativo organico, e non sporadico, proprio perché dobbiamo presentarci di fronte alle popolazioni piemontesi con qualcosa che dimostri la validità del nuovo istituto regionale (che corre il grave rischio di essere considerato cosa inutile e costosa) occorre uno sforzo di carattere generale, cui partecipino tutti i partiti democratici e popolari della nostra Regione.
Per questo noi riaffermiamo qui, sul piano politico generale, quella che è la posizione del nostro partito a livello nazionale, a livello regionale, a livello locale. Noi riteniamo che l'attuale Governo nazionale avrà vita breve, come sarà per quello che si darà la Regione Piemonte se esso sarà dello stesso tipo, e pensiamo che a questo tipo di governo debba sostituirsene uno di tipo diverso, per il quale noi siamo pronti ad un confronto serio delle posizioni reciproche. E' certo però che, come già ebbi l'onore di dire in questa sede, noi non permetteremo mai che vengano emarginate quelle forze che hanno una larga rappresentanza delle classi popolari del nostro Paese. Queste forze possono essere variamente articolate, al governo e all'opposizione: ma, come ha detto giustamente prima il collega Marchesotti, non c'è un modo solo di fare l'opposizione.
Io credo che l'apporto del partito socialista sia determinante affinch tutte le forze popolari del nostro Paese, in un momento difficile non solo per il Piemonte ma per tutta la Nazione italiana, possano creare una situazione nuova, che respinga il fascismo e la destra riproponga una linea di progresso.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? Il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colleghi, noi non ci nascondiamo la serietà, la difficoltà, il carattere particolare che questa crisi ha assunto. Ne abbiamo già discusso con chiarezza necessaria in una precedente seduta.
Rileviamo che, anche per effetto di iniziative che la stessa opposizione ha assunto, questa crisi, che era particolare - noi ci esprimemmo in questo senso - ha visto accentuarsi i suoi aspetti politici.
Del resto, una volta provocata, la crisi porta a riproporre nei termini più completi e più ampi tutta la tematica politica e programmatica che i partiti devono affrontare. E quindi - del resto anche i colleghi che sono intervenuti, implicitamente o esplicitamente, ne hanno dato atto - ci sono alcuni nodi che, pur non costituendo il motivo permanente, essenziale fondamentale del confronto che dev'essere compiuto qui fra noi e delle soluzioni politiche da trovare a vasti problemi politici che interessano tutta la realtà regionale, assumono in questo momento una rilevanza che il realismo impone di considerare.
Il confronto che viene qui ancora riproposto e invocato, non sarà certamente respinto o eluso in futuro. Possiamo però affermare che non lo è stato per nulla anche in passato. Perché, quale che sia stato il giudizio che i vari Gruppi vogliono dare di una maggioranza o di un'altra, noi abbiamo costatato come la crisi ci abbia sorpresi in un momento, in cui il lavoro del Consiglio Regionale, il lavoro della Giunta, con le sue iniziative, il lavoro delle Commissioni era in una fase notevolmente avanzata rispetto ad una serie di questioni e di problemi qualificanti, sui quali il confronto avveniva in termini non di esclusione, non di rottura ma di ricerca coerente per ciascuno di giungere alle soluzioni che riteneva più fondate; prometteva non frattura ma conclusioni positive.
Ricordiamo che sta andando avanti la consultazione sul rapporto preliminare Ires e sul piano di sviluppo regionale, e credo che il governo regionale e la maggioranza abbiano dato a questo riguardo un apporto decisivo. Si era detto e riconosciuto che la Regione Piemonte sotto questo profilo era in una posizione sicuramente non arretrata nei confronti di alcun'altra Regione. Abbiamo condotto fin sulla soglia dell'approvazione che non è ancora potuta intervenire per l'esistenza di un problema di rifinitura del testo e di questioni formali - la discussione sull'Ente di sviluppo agricolo, che ha un'importanza qualificante notevole e che investe il discorso di tutta la politica agraria e della politica di sviluppo regionale, cioè della collocazione della politica agraria nella politica di sviluppo regionale. E' stato proposto l'Ente di sviluppo per l'artigianato.
Vi è dunque stato un particolare modo di accostamento ai problemi, che non autorizza, caro amico Marchesotti, la presentazione da parte tua di quella serie di interrogazioni di carattere retorico. Se ti fa piacere, a titolo polemico posso anche risponderti che siamo per la rendita, che siamo per la grossa industria, che siamo per l'autoritarismo, e via di questo passo, tanto per divertirci a fare delle domande e a dare delle risposte polemiche e provocatorie. Ma le risposte negative alle domande che tu hai fatto credo che siano già state date, al di là delle valutazioni sulle linee politiche, proprio con l'affrontare quei temi specifici che testé ho enunciato.



MARCHESOTTI Domenico

L'Ente di sviluppo agricolo, l'Ente dell'artigianato vanno esattamente nella direzione che dicevi tu adesso.



BIANCHI Adriano

Questi tuoi apprezzamenti non collimano con quelli che sono stati fatti in Commissione dove il vero dissenso, come sappiamo, è su un punto molto marginale e probabilmente anche molto facilmente superabile. Pensando di ovviare alla carenza di un'imprenditorialità agricola, singola o associata con l'Ente di sviluppo non si concorre sicuramente a sostenere la rendita fondiaria in agricoltura. Ma questa è materia di merito, che avremo poi l'occasione e il tempo di discutere.
Possiamo dispiacerci che ci sia una battuta d'arresto, ma questa battuta d'arresto non è tale, nella sostanza, dato il punto a cui sono giunti questa serie di problemi. Questa crisi non è sicuramente occasionata dal bisogno di rafforzare, o accentuare, certi indirizzi che voi definite di centro-destra, perché, se mai, la maggioranza, rispetto alla maturazione di problemi e rispetto anche ai rapporti che si erano andati stabilendo qui in aula con le opposizioni, con tutte le opposizioni, era in posizione tale da consigliare una prosecuzione dell'attività. Se mai, questa crisi rimette tutto in discussione. Ed è bene che ciò sia, perché il Paese e la Regione hanno bisogno di chiarezza. Noi non ci sottrarremo a questa necessità.
Naturalmente, voi, come opposizione, ci proponete una serie di temi che noi possiamo prendere in considerazione come motivo di sollecitazione, come mezzo per la conoscenza anticipata dei vostri atteggiamenti in ordine alla formulazione del programma a sostegno della Giunta che dovremo proporre.
Non abbiamo difficoltà a dirvi che non siamo in condizioni, oggi come oggi e non lo saremo certo neppure nei giro di sei o sette giorni, di presentare un programma e una nuova Giunta. Ma questo tempo ci impegniamo ad utilizzarlo, nell'interesse del Consiglio, con la responsabilità di tutta la maggioranza, per mettere a punto quella serie di questioni che hanno raggiunto un avanzato livello di preparazione e per ordinare, in Commissione e nell'ambito dei singoli partiti, quel lavoro che voi sapete essere necessario perché poi l'assemblea possa rapidamente giungere alle conclusioni.
La Democrazia Cristiana non elude, non teme questo confronto, anzi, lo desidera; non ricerca rotture con le opposizioni, ma chiarezza nelle proprie posizioni, e non vuol essere trascinata a confondere la propria linea. Ma non si determinerà sicuramente - ecco una prima risposta che posso dare - secondo un calcolo che ricerchi più morbide linee nell'opposizione. Se il programma, se le linee che essa indicherà potranno consentire un più costruttivo discorso fra le forze politiche, noi saremo i primi a compiacercene, ma credo che meritiamo quel minimo di rispetto per cui dobbiate consentirci di dire che non siamo alla ricerca di ammorbidimenti di tipo strumentale. E non voglio neanche interpretare in questo senso certe indicazioni.
Noi, quindi, ci ispireremo innanzitutto, in questo momento di difficoltà, di crisi, alla ricerca della linea che meglio si addica all'attuale stato del nostro Paese e della nostra Regione, dell'incidenza da dare ai problemi più gravi, quali quello dell'occupazione, quello dello sviluppo economico, quello di ricreare la fiducia nelle istituzioni. E' un lavoro defatigante, questo. Sentiamo le manchevolezze, sentiamo anche come questa crisi rimetta in discussione una quantità di situazioni e di questioni che ci pongono a disagio, ma abbiamo la ferma volontà di risalire da queste situazioni di disagio che avvertiamo in ciascuno di noi, fuori di noi e nel Paese, secondo quelle linee che un grande partito deve ricercare: del pieno riaggancio alla realtà economica, alla realtà sociale, alla realtà morale del Paese. Su queste indicazioni noi formuleremo il nostro programma, noi confronteremo il lavoro fatto con quello da fare, e su tutto ciò sarà aperto il discorso politico.
E' tutto quanto io posso dirvi oggi. Non sono in grado di anticipare la discussione sull'investitura della Giunta dando fin d'ora precisazioni. Noi abbiamo, quindi, ben presente l'importanza di conservare tutto il prestigio che è dovuto ad un'istituzione come la Regione, sulla quale abbiamo puntato anche noi per una riforma dello Stato, per un riaggancio dell'opinione pubblica, sempre più distratta e lontana. Noi non consentiremo, né come forza politica, né come singoli Consiglieri, che vadano maturando situazioni di crisi atte a paralizzare le istituzioni, a paralizzare la Regione. Ci presenteremo con un discorso chiaro, intellegibile, sul quale il confronto potrà andare avanti. Non contate su forme di debolezza: contate su forme positive di disponibilità a confrontarci nella concretezza dei problemi che sono davanti a noi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Gruppo comunista e il Gruppo socialista hanno voluto andare al di là del legittimo e comprensibile intento di esercitare una pressione perché si arrivi rapidamente ad una soluzione di questa crisi, anche per un'altrettanto comprensibile esigenza di rispettare ragioni di dignità del Consiglio, e sollecitare in questa sede un dibattito ed un confronto vuoi su quelli che sono stati gli indirizzi e le realizzazioni della Giunta passata, vuoi su quelle che dovrebbero essere, per il giudizio che ci hanno espresso il Capogruppo socialista ed il rappresentante del Gruppo comunista, le soluzioni politiche di questa crisi. Ritengo pertanto doveroso che, al di là degli elementi che già ha portato nel dibattito il collega Bianchi a nome anche degli altri Gruppi che hanno iniziato le trattative per la soluzione della crisi, ogni Gruppo sia un proprio contributo, perché non possono mancare risposte precise ad elementi precisi di contestazione, di denuncia e di pressione che sono stati recati.
Molto rapidamente vorrei toccare due punti. Anzitutto, quello che riguarda il giudizio globale sull'attività della Giunta passata. Devo dire che i giudizi che abbiamo sentito esprimere sono quanto meno abbastanza gratuiti e comunque strani; perché, se consideriamo l'attività legislativa che in questi mesi ha svolto il Consiglio, non possiamo non rilevare come la maggior parte dei provvedimenti legislativi siano stati varati, se non con unanimità, certo con larga convergenza di posizioni in Consiglio, dopo un confronto estremamente aperto e serio all'interno delle Commissioni.
Anche questo solo elemento, aggiunto alle valutazioni che ha portato già il collega Bianchi, dovrebbe dimostrare, mi sembra, che quel confronto che i colleghi comunisti e socialisti imputano alla Giunta passata di non aver voluto esercitare nei confronti delle sollecitazioni provenienti dai vari strati sociali della Regione e dalle altre forze politiche del Consiglio in effetti, c'è stato ed ha prodotto, nell'interesse di tutta la comunità regionale, risultati che tutti, credo, dobbiamo riconoscere positivi, da qualsiasi angolazione politica ci vogliamo collocare per valutarli.
Sul fronte delle prospettive future, il Gruppo comunista e il Gruppo socialista hanno voluto portare in questa fase della vita regionale, in cui ancora non si confrontano programmi e posizioni contrapposte, la sollecitazione delle forze che essi ritengono di rappresentare. Direi che anche qui il discorso dev'essere molto più cauto e molto più attento. A livello nazionale, il nostro partito, insieme agli altri partiti di centro sinistra, è impegnato in un dibattito estremamente difficile, ma che ci auguriamo abbia sbocchi costruttivi, per verificare le possibilità di arrivare ad una soluzione di governo di centro-sinistra finalmente concreta, costruttiva, avendo davanti lo spazio degli anni che restano sino alla fine della legislatura. Ma questo discorso non può essere un discorso affrontato in maniera affrettata e sotto la spinta di sollecitazioni parziali: il fallimento dell'esperienza del centro sinistra precedente ha dimostrato che molto spesso delle sollecitazioni, ciascuna delle quali presa singolarmente, può presentare una sua validità ed una sua legittimità, portate avanti in maniera disarticolata e incoerente, possono produrre grossi guasti rispetto ad un disegno politico di carattere generale e ad un disegno di sviluppo del Paese sul quale ci possono essere larghe convergenze in fase di enunciazione. Non sempre, cioè, le spinte e le sollecitazioni che derivano da istanze parziali o settoriali nella vita del Paese, e rispetto alle quali si può anche dare un'identificazione di sinistra, hanno poi la capacità di coagularsi in un disegno, in una sintesi politica coerente, che sappia dare un disegno di sviluppo organico democratico e capace di tutelare gli interessi generali di sviluppo della vita democratica del Paese. Il fallimento della programmazione e del centro sinistra negli anni scorsi ha voluto dire proprio il fallimento di una formula di governo certamente aperta e avanzata ma che non ha saputo dare una sintesi organica a tutte queste spinte settoriali che specialmente le forze sindacali nel nostro Paese prospettavano.
Una formula di governo, a livello nazionale, ed anche a livello locale di centro-sinistra deve mettersi al riparo proprio da questo tipo di pericolo. Quindi, il dibattito, il confronto che si sta facendo a livello nazionale, che noi ci auguriamo si possa fare anche a livello regionale, su questi temi e su questi problemi deve avere questa caratteristica: non dev'essere affrettato, dev'essere meditato, dev'essere approfondito nelle sedi adeguate con estrema cautela, e sapendo che non possiamo permetterci altri fallimenti se non a prezzo di una crescita e di un avanzamento di spinte, o di formule, o di soluzioni politiche di destra, autoritarie ed eversive, nel nostro Paese.
Dobbiamo quindi avere il senso dei problemi che ci stanno di fronte, e credo che in questo senso vada interpretato l'invito rivolto dalla Democrazia Cristiana a livello regionale al partito repubblicano ed al partito socialdemocratico per dare una soluzione alla crisi della Regione: non è certamente un invito che tenda ad eludere un discorso più impegnativo di allargamenti o di riprese di dialogo con i socialisti, che anzi certamente - noi almeno ci auguriamo che lo sia, nelle soluzioni che emergeranno dalle discussioni fra questi tre partiti - va nel senso anche di un'apertura, di un confronto più ampio, che deve avere evidentemente anche dei termini di rapporto di discussione con delle proposte concrete e delle soluzioni politiche che garantiscano da rischi anche a livello regionale.
Da questo punto di vista devo dire con estrema franchezza al collega Nesi che quanto sta avvenendo nel partito socialista in queste settimane a livello locale è estremamente preoccupante: abbiamo l'impressione che si tratti di un partito nettamente diviso sulle prospettive....



RASCHIO Luciano

Perché il vostro si può definire unito, con quel che è avvenuto ad Alessandria...



GANDOLFI Aldo

Cos'è successo ad Alessandria? Dovresti avere poi la cortesia di spiegarmelo.



RASCHIO Luciano

Evidentemente non leggi i quotidiani, sei poco informato. Non occorre comunque l'osservazione al microscopio elettronico per vedere che siete distrutti.



GANDOLFI Aldo

Non direi proprio: abbiamo degli organi che funzionano e che deliberano regolarmente.
E' il vostro solito modo di polemizzare.



RASCHIO Luciano

Il fatto è che tu non sei informato.



GANDOLFI Aldo

Se mai, non sei informato tu. La nostra Direzione nazionale, il nostro Consiglio nazionale e tutti i suoi organi, a tutti i livelli, prendono deliberazioni molto chiare e molto precise. Certo che ci sono discussioni all'interno del nostro partito, ma trovano sempre, evidentemente composizione, e confluiscono in decisioni prese a larga maggioranza.



MINUCCI Adalberto

Quando non c'è la maggioranza, mandate il commissario, come a Vercelli.



GANDOLFI Aldo

A Vercelli, nel caso cui vi riferite, ci sono state violazioni statutarie.



BESATE Piero

Violazioni di serrature, non statutarie.



GANDOLFI Aldo

Violazioni statutarie, ribadisco.
Polemiche di questo tipo non vi consentono comunque di ignorare i dati reali della situazione politica. A livello nazionale abbiamo un partito socialista profondamente diviso (49 per cento da una parte, 51 per cento o poco più dall'altra) sulle prospettive di una ripresa di dialogo per un centro-sinistra, non solo sulle condizioni per una ripresa del centro sinistra. Noi ci auguriamo che il Comitato centrale del partito socialista su questo discorso, che si sta articolando con molta serietà e molta autorevolezza a livello nazionale, trovi una sua unità e giunga a indicazioni precise. Non possiamo nemmeno ignorare che a livello regionale qui in Piemonte, il Congresso regionale del partito socialista non si è fatto, o si è fatto in un modo molto strano, per cui sembra quasi che le relative deliberazioni politiche vengano prese per corrispondenza, con rapporti che si stabiliscono al di fuori delle sedi congressuali, tra le correnti.
Anche questi sono elementi importanti, che noi ci auguriamo di veder risolti, ma sono evidentemente elementi rispetto ai quali sono necessarie estrema cautela ed estrema responsabilità nell'affrontare i discorsi e nell'impostarli, perché evidentemente non si possono lasciare dei margini di incertezza così ampi nell'avvio di trattative o nell'avvio di discussioni di grande impegno, né a livello locale né a livello nazionale.
Quella che noi oggi dobbiamo registrare è, ripeto, una situazione sociale, politica del Paese estremamente tesa, che ha radici lontane nel tempo ma rispetto alla quale ci vogliono atti di estrema responsabilità da parte di tutte le forze politiche, e soprattutto la responsabilità di non avere, per atteggiamenti che molto spesso possono anche nascondere delle logiche di partito non sempre compatibili con gli interessi generali urgenza di accelerare degli iter e dei processi di chiarimento quando tutti gli elementi di maturazione non sono ancora presenti nel quadro complessivo della scena politica.
Noi del partito repubblicano operiamo seriamente, e credo che tutti possano darcene atto, perché questi elementi di confronto sui contenuti e sugli indirizzi programmatici si possano realizzare e portare fino in fondo, e saremo certamente i primi a prendere atto di nuove condizioni quando si verificheranno. Ma oggi come oggi ci sembra che ci debbano essere ancora dei momenti di valutazione, di riflessione, di meditazione rispetto a cambiamenti del tipo di quelli che il Gruppo comunista e il Gruppo socialista sollecitavano. Non vi sono ancora elementi di chiarificazione e di certezza tali da mettere al riparo innanzitutto le istituzioni, non certo i partiti, da sorprese o da soluzioni che rischierebbero poi di saltare o di lasciare poi completamente scoperte le istituzioni rispetto ai problemi che urgono.
Con questo spirito noi, insieme alla Democrazia Cristiana e al partito socialdemocratico, abbiamo iniziato un confronto che ci auguriamo sia produttivo e aperto ad un successivo rapporto con le altre forze politiche.
Avremo modo di confrontarci su questi temi, e se possibile di realizzare su di essi ulteriori convergenze.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Garabello, ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, le deliberazioni degli organi regionali del mio partito, a cui peraltro i miei amici si sono opposti, sono state colte questa mattina dal collega Capogruppo Bianchi il quale ha messo in rilievo un aspetto che non posso non rilevare anch'io in linea con le sue dichiarazioni, cioè l'intenzione espressa chiaramente dalla D.C., anche in rapporto ai tempi mutati, quasi in senso tecnico, dal momento della costituzione della Giunta oggi dimissionaria, che porta necessariamente ad una verifica programmatica che concretizzi l'attività e le prospettive della Regione, al di là di formulazioni più generiche che sono state qui richiamate e che potevano andar bene nel momento in cui la Regione non era ancora nel pieno possesso delle sue capacità legislative e amministrative e quindi della sua vera forza politica. Ora se non altro anche coloro che hanno dubbi sul mettere in movimento qualcosa di nuovo, si rendono conto che la verifica programmatica è indispensabile.
Io concordo anche con la linea indicata dal Capogruppo mettendo in collegamento la verifica programmatica col piano di sviluppo, elemento qualificante che non potrà non lasciare dei segni all'interno della Regione; se siamo coerenti tutti quanti con le cose che abbiamo affermato con quelle che andiamo discutendo, con quelle con cui ci vengono confortando gli interventi della realtà regionale, della comunità regionale attraverso i nostri contatti di consultazione, è evidente che devono cambiare le prospettive dei lavori, e quindi se vi è coerenza con una linea di verifica programmatica che passa attraverso il piano, pare a tutti, a molti almeno, che non si potrà non richiamare tutte quante le forze politiche ad una coerenza nella linea di piano. Occorre che la struttura politica si renda coerente con i vari interessi popolari che cerca di identificare e quindi deve avere una base politica negli organi istituzionali, negli organi di governo.
Pertanto il nostro richiamo oggi, in questo rapidissimo intervento, è per dire che noi cogliamo questi aspetti positivi nelle determinazioni del nostro partito e che ci sforzeremo di portarli avanti. Il nostro invito a mettere in movimento anche nella Regione le forze politiche non è di pura maniera o perché ogni volta che si parla di politica dobbiamo richiamarci per una nostra linea politica, mai modificata, al centro-sinistra organico.
Del resto noi abbiamo pagato in quest'aula per poter portare avanti con coerenza questo discorso e quindi non possiamo trascurare il dibattito che anche a livello nazionale sta avvenendo tra le forze politiche e che sta mettendo in rilievo aspetti nuovi e non nuovi, positivi e negativi ma che se vi è coerenza e serietà politica da parte di tutti, in questo dialogo per il momento ancora frammentario ma che ha una sua linea di guida che possiamo cominciare ad intravedere, evidentemente vi saranno delle conclusioni politiche coerenti. Noi non possiamo trascurare l'intervento di questa mattina del Gruppo socialista che si è posto in termini di chiarezza rispetto al problema delle alleanze politiche, richiedendo un confronto alla ricerca di un denominatore comune. Noi lo notiamo per la prima volta dal momento della crisi, in maniera così chiara ed esplicita e la cosa non può che incoraggiarci ad andare avanti per giungere a questo confronto. E forse contrappuntando un po' la linea dichiarata dal nostro Capogruppo caso mai chiarendola, noi chiediamo però che il confronto ci sia a monte dell'aula consiliare, quando i giochi sono fatti e tutt'al più si possono ricercare agganci in qualche modo. Le forze politiche stanno parlando parlino fra di loro ed in Consiglio Regionale a suo tempo e se vi è coerenza fra l'esame di questioni e di opportunità che oggi vengono avanzate, la linea politica che si comincia a intravedere deve essere perseguita con decisione, con insistenza. Noi ci richiamiamo a tutti, anche ai socialdemocratici i quali hanno dichiarato fin dall'inizio di questa brutta crisi (è già stata definita così, non abbiamo difficoltà a ripeterlo) la loro precisa predisposizione politica verso il ritorno del centro-sinistra organico nelle amministrazioni, dalla città alla Provincia (che già ce l'ha) alla Regione. Quindi cogliamo il rapporto che oggi c'è fra i tre partiti che costituivano la Giunta, come un rapporto iniziale alla ricerca di una piattaforma comune da portare a confronto con gli altri partiti e, se opportunità e obiettivi si manifestano e si chiariscono (mi è parso stamattina che vi siano state anche significative espressioni in proposito) i tempi possono essere nient'altro che un qualche cosa che la volontà politica può piegare e condurre a conclusione.
Noi vediamo positivamente il dibattito nazionale, che pure serve a mettere in rilievo le difficoltà e quando si affrontano anche le difficoltà vuol dire che c'è una ricerca comune che non possiamo trascurare.
Noi vediamo positivamente la posizione del Gruppo socialista, cogliamo nel partito socialdemocratico la dichiarazione iniziale, cogliamo nel partito repubblicano questa apertura, che del resto è anche a livello dei massimi esponenti e per parte nostra continueremo ad indicare questa strada convinti che, se la volontà politica sorregge, se è seria, indubbiamente le linee di programma che identifichiamo nel piano di sviluppo regionale potremo sostenerle con un governo, con una linea politica che sia perfettamente coerente con le stesse.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

La crisi che ha colpito la Regione ha un'origine - si è rilevato nella precedente riunione - di carattere non politico, ma sarebbe fare torto ad un ente importante come il nostro, al valore soprattutto della partecipazione democratica per la vita regionale, affermare che le dimissioni di un Presidente, di una Giunta, anche se non provocate da motivi politici, non assumono, per il semplice fatto di essere date, una rilevanza politica.
Ed è cogliendo questa rilevanza politica che l'organo regionale del mio partito, riunitosi immediatamente dopo la crisi, partendo anche dal presupposto e dalla considerazione che esisteva in Regione una Giunta fondata su un programma di centro-sinistra (quello dell'aprile 1971) ma monca di uno dei tradizionali componenti della formula di centro-sinistra ha ritenuto che questa crisi rappresentasse l'occasione per una verifica della disponibilità del P.S.I. a riformare con gli altri tre partiti una maggioranza di centro-sinistra.
Gli atteggiamenti degli organi del P.S.I. sono abbastanza diversificati; io non dico, come il collega Gandolfi, che ci siano spacchi divisioni, ci sono diversificazioni di atteggiamenti, c'è un direttivo provinciale del P.S.I. che ha assunto un atteggiamento molto chiaro a favore del centro-sinistra alla Regione ed al Comune di Torino oltre che alla Provincia ove già esiste; c'è tuttavia un organo regionale che non si è ancora riunito e che quindi non si è potuto pronunciare; c'è una dichiarazione del Gruppo, che ha qui ripetuto e ampliato il compagno Nesi questa mattina, che presenta indubbiamente un fatto positivo (quello che rilevavano i colleghi Gandolfi e Garabello) che però indubbiamente ha alcune nuances di incertezza, di indeterminazione.
E' evidente che noi riteniamo debba pronunciarsi l'organo regionale del P.S.I., non appena potrà riunirsi e, proprio per la competenza che ha nei diversi organi che rappresentano le istanze regionale, provinciale cittadina, riteniamo che questo pronunciamento sia un fatto importante, in quanto crediamo in questa verifica di una disponibilità e di una possibilità di ricostruire alla Regione Piemonte il centro-sinistra. E' vero che esiste tutto un fermento a livello nazionale per cercare di trovare la stessa soluzione, però non è scritto da nessuna parte che una soluzione di carattere politico debba venire con un'impostazione verticistica, secondo un ordine gerarchico, dal centro alla periferia e non possa anche dalla periferia essere portato al centro.
Noi rispettiamo le autonomie dei diversi organismi, le responsabilità che possono avere il governo nazionale, o il governo della Regione, o quello del Comune di Torino, però riteniamo sia compito di un partito politico ricercare almeno una globalità di tendenza di quelle che sono le vane soluzioni date all'amministrazione, al governo di questi organismi, è importante in un quadro nazionale che indubbiamente esige una soluzione di progresso, non di stasi, ma di ripresa, di avvio ad una riforma di strutture. In una valutazione forse storica crediamo che anche questo governo abbia avuto una sua importanza, una sua utilità, abbia potuto rappresentare un fatto positivo per il Paese; ai grandi movimenti di riforma che in modo talvolta caotico, talvolta anche estremistico, si sono sviluppati intorno agli anni '70, una pausa era necessaria per la vita sociale, economica, politica del Paese. Ma noi non intendiamo come partito che questa pausa possa rappresentare l'avvio ad una fase di restaurazione ad una fase di blocco nei confronti di una politica di riforme.
Quando è nato il governo Andreotti il compagno Saragat, con una frase che fu poi ampiamente travisata, disse che questo era il peggiore governo possibile. La frase fu travisata in quanto, a mio avviso, il compagno Saragat intendeva dire che questa soluzione, che pure era imposta da uno stato di necessità in un momento della vita politica italiana, era la meno accettabile in prospettiva rispetto a quelli che erano i problemi del Paese. E' evidente che ad un anno e mezzo di distanza questa esigenza di una prospettiva di sinistra democratica, nei confronti del governo e dei problemi del Paese, si impone a qualsiasi partito politico che abbia caro lo sviluppo sociale, civile ed economico della nostra nazione.
Il mio partito non crede che gli infiniti problemi che ancora sono sul tappeto possano essere risolti con delle impostazioni di restaurazione; noi non crediamo che i problemi della scuola italiana possano essere risolti col "numero chiuso", che quelli dell'ordine pubblico possano essere risolti con il fermo di polizia e così via. Proprio per queste ragioni riteniamo sia compito del nostro partito, come degli altri partiti democratici, dare l'avvio ad un processo che porti alla ricostituzione di un governo che non si limiti alla pura gestione dell'amministrazione del Paese, ma porti ad affrontare e risolvere i problemi sostanziali, come è stato richiesto negli anni passati da numerose categorie della nostra popolazione particolarmente dai ceti emergenti, dai giovani lavoratori, dagli studenti.
Per questa ragione, ridiscendendo da un quadro nazionale ai problemi della nostra Regione, noi ci adopereremo perché questa crisi, nata da motivi non politici, ma che nel momento in cui è nata ha assunto una rilevanza politica, porti alla verifica di tutte le possibilità esistenti atte a ridare l'avvio nella nostra Regione ad una politica di centro sinistra. Noi siamo impegnati, con gli altri due partiti che costituivano la maggioranza, (D.C. e partito repubblicano) ad un'analisi, ad un approfondimento, ad un arricchimento del programma originario dell'aprile del 1971, programma che ovviamente, come già rilevava il collega Garabello a distanza di circa due anni risente dei passare degli anni, ma anche di una valutazione diversa delle funzioni della nostra Regione, ad acquisizione completa di quelli che sono i poteri dell'ente regionale.
Noi pensiamo che questa elaborazione programmatica che i tre partiti porteranno a termine debba essere confrontata con altre forze politiche anzi, per non fare nomi, riteniamo debba essere confrontata, come ci è stato richiesto dal Gruppo socialista, con il P.S.I., augurandoci che da questo confronto non soltanto nasca la possibilità di un miglioramento di questa elaborazione programmatica, ma nasca la possibilità di una convergenza, la possibilità di riprendere con quel partito un discorso per portare avanti, insieme, come è nostro intendimento, una politica di progresso, una politica di giustizia, una politica di miglioramento della vita della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi interveniamo perché ci sembra di dover cogliere anche questa occasione per sottolineare come quanto è avvenuto qui stamane sia emblematico della situazione politica che è andata configurandosi da mesi e da anni in Piemonte e nell'Italia intera.
Noi abbiamo ascoltato con la dovuta attenzione le posizioni espresse dal P.C.I., dal P.S.I., dal P.R.I., dal P.S.D.I. (completeremo il quadro e lo attendiamo con interesse - ascoltando anche l'intervento successivo del P.L.I.); abbiamo ascoltato il punto di vista della D.C., anzi, i punti di vista della D.C. in quanto ormai è diventata consuetudine che dopo il Capogruppo ufficiale parli il rappresentante della sinistra D.C., collega Garabello; e a conclusione dobbiamo dire che, ancora una volta, abbiamo sentito fare in quest'aula i discorsi che ormai si vanno ripetendo, con monotonia stucchevole, da troppo tempo. Discorsi che si fanno qui, ma soprattutto fuori di qui, ovunque, nelle assemblee elettive, dal Parlamento nazionale all'ultimo dei Consigli Comunali dove, come dicevamo, ormai da troppo tempo il dibattito tra le forze politiche costituenti il così detto arco costituzionale (forse, tra breve, da sostituirsi con l'arco popolare cui faceva cenno con una "simpatica" innovazione il Capogruppo socialista poc'anzi) verte, è incentrato, è fermo, è bloccato sempre sui medesimi temi, sugli stessi argomenti: la crisi, le difficoltà economiche che debbono essere affrontate una volta per tutte con senso di responsabilità le istituzioni che vanno rinvigorite e rinnovate, la congiuntura che va superata, la disoccupazione, i problemi del mondo del lavoro... E ogni volta sentiamo enunciare questa somma di buoni propositi da parte di tutte le forze politiche che si ripromettono di fare in futuro quanto mai o malamente hanno saputo e sono riuscite a fare in passato. Ormai nelle assemblee - e la nostra non fa eccezione, anzi, la conferma questa situazione - si vende aria fritta, signor Presidente e signori Consiglieri si ripetono le solite cose, ma non si sanno indicare assolutamente alternative valide, concrete.
Noi vogliamo ricordare e vogliamo ricordarlo polemicamente a tutti gli altri Gruppi, l'atmosfera trionfalistica in cui vide la luce lo Statuuo della Regione Piemonte: pensavate allora, colleghi degli altri Gruppi, di dare mano ad una nuova costruzione, a qualcosa che avrebbe inciso profondamente sulla scena politica nazionale, qualche cosa che avrebbe consentito un modo nuovo di fare politica.
Ci ritroviamo oggi, a distanza di poco più di due anni, a dire che questa crisi (questa "brutta crisi", ha osservato qualcuno, noi diciamo questa "strana crisi" che non sappiamo ancora esattamente com'è nata e dove andrà a finire) è l'occasione opportuna per controllare i programmi, per verificare le volontà, per fare qualcosa di serio, di valido, qualcosa in sostanza che finora non si è riusciti a fare.
Ed allora (e la nostra parte non può non farlo in questa luce) se inquadriamo da questa angolazione la situazione esistente, noi del M.S.I.
Destra Nazionale possiamo dire che non abbiamo alcuna difficoltà a restare spettatori dello sviluppo che la crisi va assumendo giorno dopo giorno; non abbiamo nessuna difficoltà a restare spettatori freddi e distaccati perch non pensiamo assolutamente che sia una questione di formule, forse neanche una questione di programmi, se è vero come è vero che questa Giunta, che qualcuno ha detto arroccata su posizioni di centro-destra, quando si presentò riconfermò in toto quello che era stato il programma della precedente Giunta di centro-sinistra; non è questione di formule perch nulla o poco cambierà, sia che i liberali ottengano finalmente un inserimento organico nella maggioranza, sia che si ritorni, come noi pensiamo, come le dichiarazioni ultime del Capogruppo socialdemocratico ad esempio danno motivo di pensare, ad un centro-sinistra o ad un centro sinistra molto più avanzato, quale quello che auspicava il rappresentante del Gruppo comunista. Non è questione di formule perché con qualunque formula si voglia affrontare il problema, la crisi non sarà e non potrà essere risolta: perché le istituzioni sono in crisi e lo sono intanto in quanto questa non è crisi nel sistema, ma è crisi del sistema, che non regge più perché è un sistema vecchio, superato, che in 28 anni non si è riusciti ad adeguare alle moderne esigenze di vita.
Qualunque sia la formula che si vorrà affrontare per superare temporaneamente o per dare l'impressione di temporaneamente superare la situazione in cui versa la Regione Piemonte, la crisi permarrà. Al di fuori di queste mura, oltre quest'aula la vita pulsa frenetica, avanza, batte incalza e non saranno certo queste istituzioni a poterne tenere il passo sempre più rapido, sempre più sconvolgente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Fassino, ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarò brevissimo, ma non pu mancare l'intervento del mio Gruppo in questo che è un dibattito retrospettivo su situazioni passate, un dibattito che sostanzialmente era già stato fatto quando, dopo le dichiarazioni del Presidente, ciascun Gruppo si era pronunciato sulle dimissioni, sulle illegittimità e sulle incompatibilità. Sì, ogni dibattito è sempre utile in una nazione libera ma non indispensabile quando tutto è già stato detto; molte cose, se mi si consente, oggi sono state ripetute, come ad esempio l'eterna questione delle formule, quelle formule che tutti, e noi per primi, riteniamo superate dai fatti. E' la sostanza che conta, si può parlare di centro sinistra o di centro-destra, dando una definizione talvolta inesatta all'uno e all'altro, senza dire nulla di concreto; si parla talvolta per farsi sentire e non per esprimere quello che in realtà si pensa.
Si è detto male dei governi di centro-sinistra del passato, che diceva il collega Marchesotti - comunista - non devono essere ripetuti; si è detto male della formula attuale: non si può ripetere, è finita qui come è finita a Roma, il collega Vera - socialdemocratico - ne parla già come di cosa passata, ormai completamente superata (non so se in analogia con quanto affermi il suo partito). Ma si è parlato di chiarezza: questo è indiscutibilmente un principio sul quale noi abbiamo sempre puntato fermamente. Lo abbiamo fatto in occasione della costituzione della Giunta oggi dimissionaria e con la stessa chiarezza ci siamo comportati durante i dibattiti e i lavori delle Commissioni, come tutti i colleghi possano attestare.
Si dice che i liberali chiedano un inserimento. Prima di ogni altra cosa i liberali sono per un programma serio, lo hanno sempre chiesto, hanno sempre sottolineato l'importanza di un programma che fosse ampiamente dibattuto e definito. Se questa crisi portasse alla formulazione completa di un programma, come diceva prima il collega Bianchi, quale noi riteniamo possa e debba essere, siamo perfettamente d'accordo che la crisi allora pu essere utile, anche se impropria sotto altri aspetti. Ma quando, ad un certo momento, si dice che questa Giunta non ha fatto nulla, è logico chiedersi se le Giunte precedenti, che non erano certamente di centro destra (io non ritengo di definirla così neppure l'attuale) abbiamo realizzato qualche cosa di più, di diverso? E quando poi si viene a dire da parte dei comunisti, che occorre controllare le schede personali dei Consiglieri, noi siamo lietissimi che si controllino le nostre, ma diciamo controlliamole bene tutte: sono parecchie quelle che dovrebbero essere controllate a fondo! Per quanto infine riguarda ancora le formule, si è auspicato il centro sinistra (mi riferisco soprattutto al collega socialdemocratico) a tutti i livelli. Io non so come possa essere realizzabile dai livelli più bassi a quelli più alti (il collega Gandolfi parlava di un partito socialista con il 51 per cento da una parte ed il 49 per cento dall'altra): non so proprio come il partito socialista intenda e possa pronunciarsi al proposito! Ma, cari colleghi, ritorniamo alla sostanza, al programma. I posti di potere non ci interessano oggi come non ci sono interessati in questo anno e mezzo in cui abbiamo dato il nostro appoggio determinante al Presidente ed alla Giunta. Abbiamo però sentito dire che alcune forze politiche si sarebbero incontrate per parlare e ci siamo chiesti: per parlare di che cosa? Ci pareva, e ci pare logicissimo che si parlasse insieme, visto e considerato che si parla di programma, visto e considerato che noi sul programma intendiamo dire una parola seria, meditata, non fatta di espressioni demagogiche ma di sostanza.
Io non credo di dover dire altro per far comprendere la nostra posizione: è una posizione di lealtà e di serietà. Il partito liberale è un partito democratico che ha collaborato per un anno e mezzo con la Giunta che oggi si è dimessa, è un partito che ha assunto una sua posizione e sa mantenerla. Noi chiediamo a tutti gli altri partiti con i quali collaboriamo la stessa serietà e la stessa lealtà.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede ancora di parlare? Nessuno. La discussione è chiusa.
Io debbo semplicemente rilevare che non è applicabile l'art. 32 perch non è avvenuta alcuna presentazione di un documento sottoscritto da almeno un terzo dei Consiglieri assegnati alla Regione che proponga le linee amministrative e politiche, il Presidente e l'intera lista degli Assessori.
Debbo altresì dedurre dagli interventi, che non sia molto rapida almeno che non sia prevedibile molto rapida la soluzione. Ho peraltro, non a norma esplicitamente scritta dello Statuto, ma perché è una prassi in altra occasione iniziata e che penso debba essere proseguita, un termine di quindici giorni che può essere previsto anche in questo momento e non soltanto nel momento in cui avvengono le dimissioni del Presidente e della Giunta; infine, anche in relazione alla disponibilità del nostro locale (mi permetto richiamare sempre alla cortese attenzione dei Consiglieri che continuiamo ad essere qui ospiti della Provincia, la quale ha degli impegni, tra l'altro ha ora l'impegno della discussione del bilancio) riconvoco il Consiglio Regionale per le ore 10 del 19 di febbraio nell'eventualità che quella convocazione non portasse ancora ad una soluzione, lo riconvoco fin d'ora per il giorno 28 febbraio alle ore 10.
E' stata proposta qui, non apertis verbis, ma attraverso l'intervento del collega Marchesotti, l'ipotesi che il Consiglio possa continuare egualmente qualche dibattito senza arrivare ad un atto deliberativo, il che è precluso dalla precisa e tassativa norma statutaria. Mi riservo di esaminare la questione personalmente e con l'Ufficio di Presidenza, se del caso convocando anche i Capigruppo per vedere se questa possibilità possa essere realizzata.


Argomento:

Mozioni e interrogazioni (annuncio)


PRESIDENTE

Informo infine il Consiglio che è pervenuto il testo di una mozione a firma Nesi, Simonelli, Fonio, Calsolaro e Viglione con una proposta di deliberazione per l'adesione della Regione Piemonte all'Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa, sezione italiana del CCE che verrà mandata a ciascun Consigliere perché la possa esaminare.
E' stata presentata in data 16 gennaio una mozione a firma ancora dei Consiglieri Nesi, Calsolaro, Fonio, Simonelli e Viglione che impegna la Giunta Regionale a promuovere un incontro con il governo nazionale per ottenere che si pronunci in modo definitivo sulla natura pubblico-privata del gruppo Montedison, sulla responsabilità che si assume il Ministro delle Partecipazioni statali sulla condotta della Montedison, sull'autorizzazione data e non data dal CIPE alla Montedison. Anche questa mozione verrà trasmessa ai colleghi Consiglieri.
Infine c'è un'interrogazione, per vero con richiesta di risposta scritta, ma io la debbo annunciare, del Consigliere Zanone relativamente all'Istituto tecnico di Stato Santorre Santarosa, assicurandolo che mandandola al competente Assessore pregherò che si dia rapidamente la risposta scritta.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,45)



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