Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.130 del 07/12/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Commissione speciale di indagine sulla situazione edilizia a Bardonecchia: relazione conclusiva


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Chi si iscrive a parlare? Il Consigliere Fonio. Ne ha facoltà.



FONIO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi atterrò senz'altro alle raccomandazioni fatte dal Presidente questa mattina, sia perché l'atmosfera in aula non incoraggia certo a parlare diffusamente, sia...



BERTI Antonio

Specialmente sui banchi del cosiddetto governo.



FONIO Mario

La mia allusione era diretta particolarmente in questo senso.
.sia perché, superato anche lo scoglio emerso dalla precedente seduta relativo alla documentazione da allegare alla relazione, questa rimane l'espressione di una valutazione unitaria raggiunta dalla Commissione; e di fronte ad una relazione unitaria, non avendo i commissari riserve da sciogliere o valutazioni diversificate da illustrare, mi domando se nella discussione non dovrebbero intervenire piuttosto gli altri Consiglieri, per valutare il lavoro che noi rassegniamo.
Quella di Bardonecchia è stata la prima Commissione di indagine costituita ai sensi degli articoli 19 e 20 del nostro Statuto. I problemi dell'occupazione e del lavoro hanno assorbito gran parte dei lavori delle nostre sedute consiliari. Essi si sono imposti alla nostra attenzione e alla nostra discussione con la forza della loro drammaticità, con la forza della grave crisi economica dalla quale derivano e alla quale è legato ogni discorso politico amministrativo.
La Commissione speciale per Bardonecchia, in questo quadro generale non è scaturita tanto dalla forza delle cose, o come conseguenza naturale di esse, ma come una precisa manifestazione di volontà del Consiglio, ed in tal senso rappresenta già una decisione per noi altamente significativa e qualificante. Non posso fare a meno di ricordare che proprio il Gruppo socialista, già nel maggio 1971, aveva presentato interpellanze al Comune alla Provincia, e qui alla Regione su questi problemi, proprio con un'iniziativa che scaturiva da quella che è anche la nostra, non dico solo la nostra, sensibilità per i problemi sociali e umani, avendo ben presenti i principi sanciti nello Statuto e l'impegno di realizzare le condizioni atte a rendere effettivo il diritto al lavoro, a tutelare i diritti dei lavoratori, a difendere l'ambiente naturale per assicurare alla collettività e ai singoli le condizioni che ne favoriscano lo sviluppo e ne salvaguardino la salute.
Le denunce dei sindacati, le rivelazioni giornalistiche, i gravi fatti di cronaca nera hanno certo evidenziato problemi che vanno oltre, che coinvolgono altri problemi di speculazione edilizia, e sono problemi di conservazione dell'ambiente naturale e del paesaggio, di turismo, di sanità eccetera, posti nello Statuto come pilastri del nostro impegno. Dal dibattito consiliare scaturì la nomina della Commissione, con il noto incarico che io non sto certo più a ricordare.
Tra speculazione edilizia e sfruttamento della mano d'opera esiste un'evidente interdipendenza, e la Commissione si è mossa sulle direttrici indicate dal Consiglio in una visione e per una valutazione globale com'era logico. E io penso di poter dire subito che si è mossa con molta prudenza e con molta serenità, come traspare da tutti i lavori svolti e dalla relazione finale; si è mossa consapevole dell'importanza del mandato ricevuto e delle sue funzioni, della sua natura, e ha saputo costruire la propria indagine al di là e al di fuori di ogni possibile suggestione. Alle nostre spalle c'erano l'eco e il clamore di tante inchieste giornalistiche di tante polemiche locali, c'era l'emozione suscitata da gravissimi fatti di sangue che venivano universalmente indicati come legati alla situazione di Bardonecchia.
Nella nostra opera ci trovammo subito davanti ad un tentativo non semplicemente di ridimensionare i fatti ma di presentarci una specie di rovescio di tale medaglia sulla base di affermazioni e di giudizi del tipo: "il tutto nasce da una vicenda ambientale e da un discorso poco sereno nasce da rivalità di carattere personale, c'è chi vuol fare del rumore sulla crisi dell'Amministrazione comunale, è una polemica che viene condotta avanti in maniera poco corretta". Ad un certo momento è sembrato che venisse giudicata quasi assurda la nomina della nostra Commissione, a fronte del semplice dato obiettivo che a Bardonecchia esistono un Commissario di Pubblica Sicurezza, una stazione dei Carabinieri, una tenenza della Guardia di Finanza.
E da questo punto di partenza, colleghi Consiglieri, avendo di fronte due valutazioni assolutamente agli antipodi, che si è mossa la Commissione ed è seguendoci da queste premesse che potrete meglio valutare la relazione.
Naturalmente, ci siamo subito preoccupati della parte del nostro compito che si rifaceva agli elementi più oggettivi, cioè alla situazione urbanistica. Abbiamo avuto quivi un quadro che nella cornice di valore generale di quelle carenze comuni in passato un poco a tutte le località del Paese e di un piano nato nel 1958 di puro azzonamento, innestato su una concezione urbanistica quale vi fu in passato in Bardonecchia, vista come città di bandiera sul confine, con vie trionfali eccetera, alla quale se ne era aggiunta una più recente di impostazione poujadista, o bottegaia, come ci è stata definita, il tutto senza una minima visione dei problemi ambientali ed urbanistici. Ma su questi aspetti si è già intrattenuto a lungo soprattutto il collega Rivalta, così com'è già stata ampiamente illustrata tutta la parte della relazione che si rifà alla speculazione edilizia attraverso tutta la disamina delle cause che vanno dalla regolamentazione estremamente permissiva alle carenze di controllo e di impegni degli uffici competenti.
Sotto questo profilo, è stato abbastanza facile per noi mettere alla luce della verità la faccia giusta della medaglia. La tesi della montatura con alla base una scorretta polemica locale si è dimostrata tosto infondata: è bastato porre mano alle pratiche edilizie esaminate in Municipio, dopo aver superato le ben note difficoltà.
Senza voler fare di questo dibattito una "sei giorni" dei Commissari della Commissione, che già hanno rassegnato la loro relazione al Consiglio e rimettendomi alla stessa relazione e a quanto già detto dai colleghi secondo l'invito già rivoltoci, mi pare valga la pena evidenziare almeno un particolare, e cioè che davvero, come era stato indicato dai denuncianti era sufficiente girare per le strade di Bardonecchia per rendersi conto della situazione. Così è stato davvero per noi: è bastato andare a dare un'occhiata ai condomini denominati San Leo, Sant'Orso, Medail, Piazzetta per riscontrare situazioni veramente sconcertanti e allarmanti; situazioni riconducibili a quella che si avrebbe qui se in questo palazzo in cui ci troviamo il canale di gronda venisse abbassato all'altezza di questo piano per sostenere che i piani superiori non esistono. Io penso che, al di là della documentazione che ci ha portati a combattere una piccola battaglia nella scorsa seduta, se appena avessimo allegato qualche fotografia di questi condomini anche i Consiglieri avrebbero avuto un'impressione ben più viva e convincente di come stanno effettivamente le cose.
Ma vengo immediatamente, secondo l'impegno assunto, al punto dello sfruttamento della mano d'opera. A questo proposito gli accertamenti non sono stati altrettanto facili, perché ovviamente per questo non bastava passare per le strade come per vedere i condomini. La mafia, è già stato detto e tutti lo sappiamo, è qualche cosa di meno palpabile delle case, ed è proprio la sua caratteristica primaria quella di saper sfuggire ad ogni controllo, ad ogni contatto, almeno, per gente come noi, soprattutto al contatto. La Commissione non poteva fare altro che assumere, puntualizzare quegli elementi che già stavano alla base delle denunce, dei memoriali soprattutto delle organizzazioni sindacali, che hanno dato il via all'inchiesta. In verità, era ben difficile arrivare ad aggiungere qualcosa di più e di nostro attraverso gli interrogatori e le consultazioni che abbiamo fatto. L'esistenza di intermediari e la loro riduzione dai sedici che erano nel '71 ai sei del 1972, l'aumento dei nulla osta rilasciati da quando la zona è sottoposta all'attenzione e al controllo un po' di tutti l'aumento dei cantieri, le denunce alla Magistratura di ditte appaltatrici sono elementi che ci sono stati forniti a suffragio di una situazione occupazionale molto grave, che trova la sua conferma soprattutto per il passato e che appare in fase di correzione, o, se si vuole, di mimetizzazione a fronte di tutte le inchieste apertesi, da quelle giornalistiche a quelle degli organi ispettivi competenti, alla stessa nostra, forse.
Procedo sempre per estrema sintesi, in accoglimento dell'invito dal Presidente. E' sulla base di questi sommari elementi che ho richiamato, ma che nella relazione sono ampiamente esaminati, che la Commissione ha ritenuto di poter affermare che si ritiene operi nella zona un'organizzazione di tipo mafioso, secondo il giudizio già espresso dalla Commissione parlamentare antimafia. Qualcuno potrà dire che è un po' fragile l'argomentazione che in definitiva si richiama all'altra affermazione, della Commissione parlamentare antimafia. Ma certamente, come primo esperimento di una commissione di indagine nominata dal nostro Consiglio, alle prime mosse della nostra stessa attività, il compito era abbastanza arduo: basterebbe citare tutto quello che è successo per la nostra richiesta di visionare le licenze edilizie, a dimostrarlo. Credo proprio che fosse ben difficile fare di più.
Posto però che è pacifico per tutti che il nuovo stadio, più aggiornato e moderno, della mafia tradizionale viene indicato nel settore dell'edilizia e delle aree fabbricabili, più che in altri settori produttivi, è chiaro che, malgrado l'impalpabilità della mafia di cui dicevo, il quadro che esce dalla situazione di Bardonecchia è certo quello di condizioni ambientali, di un humus non solo dei più favorevoli ma tale che non è certo azzardato trarre le conclusioni cui siamo giunti noi della Commissione, esposte nella relazione e già illustrate in ampi interventi.
Abbiamo anche messo in evidenza tutte le carenze e le disfunzioni dalle quali la situazione deriva: l'inadeguatezza del sistema di collocamento l'incapacità di assicurare l'incontro e la compensazione della domanda e dell'offerta, soprattutto al di là dei due soli giorni la settimana in cui il collocatore si trova in loco, le difficoltà degli organi dell'Ispettorato del lavoro, l'inadeguatezza delle forze dello stesso, la mancanza di coordinamento fra Ispettorato e Uffici del lavoro, il condizionamento dei lavoratori al problema dell'alloggiamento.
A questo proposito, per richiamarmi ad un passaggio dell'intervento di Besate, desidero dire che quella dell'esigenza di un problema di alloggiamento non dev'essere per noi una constatazione acquisita e accantonata: dev'essere punto di partenza per un'azione intesa a porre rimedio ad una situazione che è alla radice del groviglio di difficoltà in cui vengono a dibattersi i lavoratori; ed è uno degli impegni legati a quello che abbiamo assunto statutariamente di favorire lo sviluppo civile e salvaguardare la salute dei lavoratori. E' un discorso che si allaccia anche a quello urbanistico ed al problema della casa con l'eliminazione dei ghetti, per estirpare questo sottobosco, dal quale non possono fiorire che muffe come quelle che hanno dato luogo alla nostra indagine.
Comunque, di fronte alle considerazioni della Commissione parlamentare antimafia, che si concludono con queste parole: "Queste situazioni rivelano come anche zone assai lontane dalla mentalità mafiosa per posizione geografica, per cultura e per costume, possano divenire vulnerabili se non soccorre la continua vigilanza dei pubblici poteri e della pubblica opinione".
La Regione Piemonte può dire di non essere stata assente né carente in fatto di vigilanza e di avere anche con questa Commissione dato concreto avvio al mantenimento degli impegni assunti verso il mondo del lavoro. Ma soprattutto, ritengo che la nostra opera possa essere definita utile e concreta sotto un altro aspetto preciso: in un Paese dove gli scandali sono facili, dove ce n'è inflazione, e dove più gli stessi sono gravi più le posizioni si radicalizzano con eccessivi gonfiamenti da una parte e con la tendenza in senso contrario a negare il tutto, mettendo l'opinione pubblica in condizioni che poi la portano in definitiva alla incredulità e all'apatia verso tutto e in qualsiasi caso, ritengo che al lavoro della nostra Commissione possa essere riconosciuto il merito di aver messo a fuoco le cose nella giusta misura, perché in tutta serenità i pubblici poteri si sentano impegnati ad intervenire nell'ambito degli stessi scopi istituzionali che hanno portato già noi alla nomina della nostra Commissione, il cui lavoro deve diventare punto di partenza e non di arrivo.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, faccio mie le considerazioni iniziali del Consigliere Fonio, secondo le quali su questo documento redatto dalla Commissione d'indagine più che i Commissari, cioè coloro che hanno partecipato ai lavori d'indagine e studio ed hanno rassegnato con la relazione le loro conclusioni, dovrebbero intervenire gli altri colleghi per dire se il lavoro svolto sia ritenuto più o meno soddisfacente, quali carenze eventualmente vi si possano rilevare, in che senso si sarebbe dovuto operare. E' pacifico che dai Commissari non può venire se non una riconferma della loro convinzione di aver adempiuto al mandato ricevuto dalla Regione al momento in cui la Commissione fu istituita, perché essi formulassero un giudizio sui problemi dello sfruttamento della mano d'opera nel settore edilizio, della speculazione in tale settore e delle conseguenze, che da quest'ultimo derivano al territorio nella zona di Bardonecchia e più in generale nella circostante Valle di Susa. Questo giudizio è contenuto nelle ventisei pagine della relazione, di cui quelle più pregnanti e qualificanti, da un punto di vista costruttivo, si riferiscono ai "rimedi" da adottare.
Quel che è avvenuto a Bardonecchia, è stato evidenziato, in toni ed in accenti diversi, nel corso del presente dibattito e obiettivamente esposto nella nostra relazione. Si è parlato di lassismo: io direi meno blandamente che a Bardonecchia sono state violate norme precise, disposizioni precise fissate a tutela degli interessi della collettività. Eppure queste violazioni hanno portato ad un solo procedimento penale, anche questo conseguente ad un'azione del pubblico controllo, a seguito dell'intervento di un funzionario della Prefettura. Il fatto che sì lungo tasso di tempo sia trascorso fra il momento in cui il rapporto fu redatto e il momento in cui si ebbe la sentenza di rinvio a giudizio non è che una ulteriore conferma del grave ritardo con cui la Magistratura italiana adempie ai propri doveri istituzionali; ritardo che si verifica per le violazioni edilizie come per i reati nei confronti degli enti pubblici o enti locali come infine quando sono lesi i diritti dei singoli cittadini. Chi ha dimestichezza con le aule di giustizia sa bene quanto tempo intercorra fra il momento in cui il fatto criminoso o luttuoso si verifica e il momento in cui si apre la possibilità d'incominciare a parlare di ristoro del danno subito. Indubbiamente la mole di lavoro da smaltire è notevole; io penso però che sia soprattutto necessario dare una diversa strutturazione a questi istituti, e ritengo che anche dalle risultanze di questa analisi della Commissione speciale d'indagine debba nascere un'ulteriore sollecitazione per il conseguimento di un tale obiettivo.
Veniamo al problema dell'occupazione ed alle sue connessioni con la "mafia". Quando si arriva ad un primo contatto con quell'industria che vive della miseria e delle esigenze fondamentali della vita che è l'organizzazione mafiosa, ci si trova di fronte a casi in cui da un punto di vista umanitario rincresce intervenire. Quando si parla con il lavoratore che è reticente, che mostra di aver paura di parlare - questo è detto chiaramente nella nostra relazione ed è stato evidenziato dagli ispettori del lavoro che sono stati ascoltati dalla Commissione - si avverte l'esistenza dietro le sue spalle di tutto un retroterra di miseria si sente che egli pensa che quel duro lavoro che in quel momento gli è assicurato può esser messo di nuovo in forse da una incauta dichiarazione che egli si lasci sfuggire. E questo vale in tutti i settori ove si svolgono certe attività, sempre criminose, continuamente in contrasto con un'attività legale, da quella del venditore ambulante di sigarette a Porta Palazzo a quella di chi vive sui vizi più..



VECCHIONE Mario

Questi sono reati di sussistenza.



ROSSOTTO Carlo Felice

Chiamiamoli pure reati di sussistenza, ad ogni modo sono sempre reati.
Dicevo che quando si affronta il problema al livello dell'ultimo anello della catena, l'aspetto umano predomina e molte volte questo aspetto impedisce di colpire a fondo quanto, in un certo tipo di società, pu sussistere come formazioni e attività che si coagulano e che vivono al di fuori delle norme che devono regolare il vivere sociale del cittadino.
Anche in questo senso mi pare che, proprio con espresso riferimento al problema della mano d'opera, al primo posto fra i rimedi sia da porre la ristrutturazione degli uffici di collocamento, istituiti in Italia in condizioni sociali e d'attività imprenditoriali diverse da quelle che il momento attuale conosce, con previsioni di una realtà del tutto differente da quella che ci troviamo a dover constatare quotidianamente. Questi uffici di collocamento, cui lo Stato affida la regolamentazione del rapporto fra lavoratore e datore di lavoro, riducono la propria attività all'apposizione di un "nulla osta", con un ritardo per di più, come avveniva in Bardonecchia, di due o tre giorni, ignorando in modo assoluto l'attività fondamentale di ricerca e di avviamento al lavoro del lavoratore disoccupato. In queste deficienze del nostro sistema, che la Commissione ha chiaramente posto in luce, si centrano le possibilità d'azioni che sono poi strumentalizzate e possono determinare tutti quegli ulteriori condizionamenti di cui i "si dice" - mai ci sono state fornite osservazioni con carattere di sicurezza - possono essere fonte di ulteriori ingiusti illeciti, criminosi guadagni da parte di altri individui.
L'aver saputo evidenziare i rimedi occorrenti per sanare questa situazione mi pare costituisca il lato positivo dell'opera della Commissione. A questi rimedi si deve però accompagnare l'intervento deciso puntuale, costante di tutti gli organi dello Stato che hanno il compito di tutelare i rapporti tra i cittadini. Non mi riferisco soltanto alla Magistratura, ma a quegli organi, che giustamente sono denominati "di polizia giudiziaria", quali gli Ispettorati del Lavoro, che hanno nel corso dell'indagine evidenziato una mancanza di coordinamento; e nello stesso tempo, siccome attorno a questo fenomeno si viene a determinare anche un'attività criminosa, alla polizia, che del fenomeno deve occuparsi nella sua normale attività d'indagine.
Questo documento che la Commissione ha licenziato, dal quale emerge chiaramente come in un determinato settore della nostra Regione si siano verificate irregolarità per patenti violazioni a precise norme di legge, in conseguenza anche della inefficienza ed inefficacia degli organi preposti o della mancanza di collaborazione fra gli stessi, mi pare costituisca un utile tentativo d'evidenziare le soluzioni di un problema di cui non è stato possibile approfondire appieno la gravità. Il che fa pensare, a noi che per dieci mesi ci siamo occupati "dell'affare" che esista un sottofondo criminoso assai più vasto e preoccupante di quello che si è riusciti ad individuare. E' esigenza indispensabile scardinarlo.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vecchione. Ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, non mi proponevo di prendere la parola in questo dibattito, anche perché il dibattito si era svolto in forma abbastanza ampia, e i miei colleghi e compagni Rivalta e Besate avevano toccato alcuni punti che sostanzialmente erano punti centrali sui quali aveva lavorato la Commissione.
Mi spinge a prendere la parola adesso il fatto che sta sostanzialmente cominciando a delinearsi in forma grave da questo dibattito, non certo per le posizioni dei comunisti, ma degli altri Gruppi, il concetto, che non è possibile desumere dalle risultanze della Commissione d'inchiesta con tutti gli intoppi che ha avuto, non soltanto intoppi propri, perché non si è parlato, per esempio, della difficoltà di poter esaminare delle licenze edilizie, perché la Prefettura ci ha negato, ad un certo momento, di prender visione di queste licenze edilizie, cioè ha negato il diritto di una commissione d'inchiesta di vedere documenti che sono pubblici verificabili parte di tutti i cittadini (di qui è venuta fuori poi tutta quella magnifica spirale dei documenti riservati che abbiamo tutti sotto il tavolino e che naturalmente ci terremo caldamente riservati data la loro estesa diffusione) - non è possibile desumere, dicevo, il fatto che queste cose capitano perché c'è un certo tipo di carenza legislativa, perché gli Ispettorati non funzionano, perché la Magistratura è lenta, e via di questo passo.
La Magistratura sarà lentissima proprio in questi tipi di processi, ma è velocissima, invece, nei processi contro i lavoratori, cioè nei processi di classe. Intanto, le strutture degli Uffici di collocamento non funzionano non casualmente, ma perché a qualcuno non fa comodo che funzionino. Noi dobbiamo arrivare a capire il perché di certe carenze di funzionalità. L'Ispettorato del Lavoro ha mosso accuse precise all'Ufficio di collocamento, e questo è detto nella relazione. L'Ufficio di collocamento non si vuole che funzioni perché da tale sua passività deriva tutta quella situazione che ci porta al racket delle braccia, allo sfruttamento parassitario dell'uomo sull'uomo, non più è non soltanto da parte del capitale, ma da parte anche di un'altra organizzazione che s'inserisce nel meccanismo. E' un discorso che noi abbiamo il dovere di fare in modo molto chiaro in quest'aula. Ecco, allora, che le carenze del sistema in questo caso sono strumentali, cioè tendono chiaramente ad un certo fine; perché il sistema potrebbe ancora funzionare se ci fosse una volontà precisa. E' questo che il Presidente della Commissione nella sua relazione non ha detto e non ha voluto dire. Sostanzialmente, è questo il punto dolente del lavoro della Commissione.
L'unico punto in cui posso trovarmi d'accordo con il Consigliere Rossotto è che sarebbe stato opportuno, come diceva Fonio prima, che intervenissero nel dibattito gli altri Consiglieri, non soltanto quelli membri della Commissione: qui continuiamo a parlare noi che abbiamo lavorato nella Commissione, essendo la Giunta per metà assente, e nel silenzio degli altri Consiglieri; per una tale discussione sarebbe stato sufficiente che la Commissione d'indagine si riunisse ancora una volta rassegnasse le sue conclusioni e chiudesse il discorso.
Noi comunisti che abbiamo partecipato a questi lavori, pur cercando di portare in porto questo tipo di lavoro d'indagine smussando il più possibile gli angoli per arrivare a un qualche cosa di positivo, in Commissione ci siamo trovati d'accordo solo sulla parte finale della relazione, quella in cui esprimevamo dei risvolti di carattere positivo nei confronti della Regione: perché la Regione sia investita di questa problematica, perché intervenga in un certo modo, sia sul piano edilizio per la difesa del paesaggio, per la difesa dell'ambiente, per lo stesso modo di concepire la nuova forma dell'urbanesimo, sia soprattutto per arginare con i propri interventi anche questi fenomeni di sfruttamento della mano d'opera.
A questo punto, messo da parte il discorso del pianto generale sul fatto che qualcosa non funziona senza voler precisare che non funziona perché vi è chi ha interesse a non farlo funzionare, inviterei il Consiglio e prendere in esame un ordine del giorno - che non so se sia già stato presentato - con il quale esso dichiara di far proprie le risultanze della Commissione d'indagine. Altrimenti, dal punto di vista politico rimarremo veramente con nulla in mano. Abbiamo perso dieci mesi di tempo e di lavoro ci siamo resi conto dei limiti che le Commissioni hanno, abbiamo visto condurre in modo sbagliato - questa è una critica precisa, che va rivolta anche al Presidente della Commissione - la I Commissione speciale d'indagine che non può più assumere la Presidenza di altre Commissioni permanenti o speciali che siano. E' tempo che usciamo con qualche cosa di preciso, d'incalzante, con qualche cosa che ci qualifichi, sostanzialmente e politicamente.



PRESIDENTE

Il documento del quale ha parlato il Consigliere Veochione era stato preannunciato questa mattina, ma fino ad ora non è stato presentato all'Ufficio di Presidenza.



BESATE Piero

Un testo è stato preparato e distribuito ai vari Capigruppo, che lo stanno esaminando. Forse sarebbe opportuno sospendere per qualche minuto la seduta per poter giungere ad un accordo conclusivo.



PRESIDENTE

Per poter sospendere la seduta per i cinque minuti rituali devo avere il documento. Anche la forma va rispettata.



VECCHIONE Mario

Il testo è bloccato per l'esame presso il Gruppo della Democrazia Cristiana.



PRESIDENTE

Sarebbe stato meglio farlo pervenire prima all'Ufficio di Presidenza.



BESATE Piero

Eccole il documento. Questa presentazione ha un carattere strumentale interlocutorio, per darle la possibilità di sospendere brevemente la seduta in modo da permettere l'esame da parte dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Il Consigliere Bianchi chiede di parlare. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Allo scopo di raggiungere lo stesso risultato, signor Presidente evitando sospensioni, chiederei se non sia possibile passare all'esame dell'altro argomento all'ordine del giorno. Non appena i Gruppi saranno pervenuti ad una conclusione, quale che essa sia, che consenta di far votare il Consiglio, ne informeremo la Presidenza.



PRESIDENTE

E' una procedura che il Regolamento non vieta, ma che non vorrei diventasse la normalità: gli argomenti, una volta che ne è cominciata la trattazione, dovrebbero essere portati a conclusione. Comunque, posso comprendere ed apprezzare le ragioni per cui si muove questa istanza.
Se il Consiglio nulla oppone, prendiamo in esame un altro punto dell'ordine del giorno mentre si elabora il testo dell'ordine del giorno.
Resta però inteso ben chiaramente che la discussione generale sull'argomento è chiusa, per cui si potrà discutere, se mai, solo il contenuto dell'ordine del giorno.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Norme per l'applicazione dell'imposta regionale sulle concessioni statali dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile


PRESIDENTE

Non ci sono opposizioni? Allora, esaminiamo il punto quarto dell'o.d.g.: "Esame del disegno di legge n. 61 su 'Norme per l'applicazione dell'imposta regionale sulle concessioni statali dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile' ".
Ho qui il testo di una lettera inviata dal Consigliere Garabello nella qualità di Presidente della I Commissione, che ha esaminato il documento: "Mi pregio trasmetterle copia della relazione della I Commissione permanente relativa al disegno di legge regionale n. 61 riguardante 'Norme per l'applicazione dell'imposta regionale sulle concessioni statali dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile' già inserito nell'ordine dei giorno nel testo approvato dalla I Commissione stessa nella seduta del 27 novembre '72".
Vuol prendere la parola il Consigliere Dotti per illustrare la relazione?



DOTTI Augusto, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, questo disegno di legge non è che una applicazione della prima legge regionale, la nostra legge n. 1 che riguardava i tributi e che aveva rinviato al 1º gennaio '73 l'applicazione dell'imposta sui beni dello Stato e del patrimonio indisponibile.
Con questa legge si applica l'imposta regionale sulle concessioni di cave e miniere, di acque minerali e termali, mentre si lasciano ancora non gravate da imposta le concessioni per derivazioni di acqua e altre piccole concessioni relative a sponde di fiumi, a ponti e ponticelli. Si tende con essa a sottolineare l'interesse che ha la Regione Piemonte a prorogare l'esenzione dall'imposta delle derivazioni d'acqua, soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo ad uso irriguo, da parte delle imprese agricole.
Inoltre da parte del Consiglio si chiede formalmente, anche se nella legge non è detto esplicitamente, un'ulteriore breve sospensiva per le derivazioni ad uso di forza motrice (e quindi non applica ancora l'imposta su queste derivazioni d'acqua ad uso di forza motrice) perché ci si vuol rendere conto in modo più dettagliato, con un'analisi più approfondita e più particolareggiata di quali siano gli utenti di queste derivazioni d'acqua per forza motrice: fra questi utenti vi sono piccole e medie aziende, ma anche grandi aziende, che ci sembra potrebbero essere assoggettate all'imposta. Il pagamento dell'imposta potrà decorrere dal 1 gennaio 1974: si dovrà per tempo decidere, nel corso dell'anno '73, a chi si debba farla pagare, a partire da tale data, in modo da poter effettivamente dare, tramite l'esenzione, un aiuto a coloro che ne hanno bisogno e gravare invece di imposta le utenze da parte di imprese già abbastanza assestate ed attive (fra questi concessionari c'è persino l'Ente nazionale elettrico, l'Enel, e ci sono anche grosse imprese tessili alcune delle quali non vanno poi tanto male economicamente). Dall'imposta sulle cave e miniere, le acque minerali e le acque termali lo Stato ricava circa 9 milioni; venendo il canone triplicato come imposta regionale, dovremmo avere un introito per la Regione di circa 27 milioni.
La Commissione, facendo propria la relazione della Giunta, ha giustamente osservato come il Ministero, senza appoggiarsi ad alcuna norma legislativa, escluda dall'imposta regionale i canoni che sono determinati di volta in volta relativi all'uso di beni demaniali. Spiego questo fatto che può non apparire chiaro al Consiglio. Si tratta di locali dati in affitto a dipendenti dello Stato. Noi riteniamo che la Regione dovrebbe intervenire a richiedere un affitto più equitativo e perequativo fra gli stessi utenti di questi immobili; ma sembra che il Ministero delle Finanze voglia escludere questo settore dall'imposta regionale.
Non avrei altro da dire, salvo sottolineare ancora che lo sgravio, che in ogni caso dovrà essere mantenuto per lungo tempo, nei confronti dell'agricoltura è prova di come si voglia procedere con chiarezza: noi vogliamo assolutamente evitare che si richieda agli agricoltori il pagamento dell'imposta agli agricoltori restituendogliela poi sotto forma di un eventuale, sia pur parziale, contributo. Sarebbe veramente un modo di procedere burocratico, inutile e poco simpatico, sgradito agli stessi interessati. Per cui la Commissione ribadisce l'opportunità che la Regione non ricorra mai a questo sistema, di percepire le imposte restituendole poi sotto forma di contributo agricolo: sarebbe veramente un'assurdità, del tipo di quelle che purtroppo lo Stato continua a commettere.
Ringrazio i componenti della Commissone. Devo dire che le riserve in rapporto alle imprese che usano l'acqua come forza motrice sono state avanzate dai Consiglieri della minoranza. Avendo noi fatto propri questi rilievi e preso impegno che durante l'anno '73 ci si metterà in grado di addivenire ad una selezione, l'elaborato della Commissione ha avuto in essa unanimità di consensi.



PRESIDENTE

Sulla relazione qualcuno chiede di parlare? Il Consigliere Raschio Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Ringrazio il collega Dotti, perché fra l'altro è stato molto preciso per quanto concerne l'atteggiamento del Gruppo consiliare comunista circa questi canoni per utilizzo delle acque in agricoltura. E' stata quella della Commissione una presa di posizione conseguente all'atteggiamento del P.C.I. in occasione della preparazione del bilancio per il 1972, allorch come ricorderanno gli amici Consiglieri della I Commissione ed anche i componenti della Giunta che parteciparono a quelle riunioni, noi portammo tutta una serie di dati, di segnalazioni e di documentazioni inconfutabili atti a dimostrare chiaramente che un'estensione del tributo regionale in direzione dei canoni concernenti le acque avrebbe da un lato determinato gravi scompensi nell'equilibrio generale finanziario e dall'altro caricato in modo molto oneroso particolarmente i contadini affittuari e piccoli proprietari. La conclusione allora di quella discussione fu appunto: decideremo in rapporto alle concessioni per acque minerali, cave, torbiere con il bilancio per il 1973; nella stessa circostanza potremo pronunciarci anche in rapporto al problema delle acque, poiché disporremo di tutti i dati necessari, che saranno stati nel frattempo raccolti, e potremo pronunciarci, come si suoi dire, in buon piemontese, a bocce ferme.
Oggi, però, non abbiamo purtroppo ancora una panoramica completa, e ci lo voglio dire a tutte lettere - non per colpa dell'Ufficio di Ragioneria, che è retto con molta diligenza dal dott. Gaboardi ed ha operato, anche in questo caso, con ogni scrupolo, ma per tutto uno scompenso che io sento di dover anche qui denunciare, da parte dello stesso Ministero delle Finanze, che anche in questa circostanza ha trovato un mucchio di difficoltà per fornire alla Regione, con precisione, i dati necessari, tant'è che non siamo stati in grado di fare tempestivamente un "distingue" serio, e quindi anche fruttifero per il Consiglio e per la Giunta regionali, fra le utenze contadine delle acque e le utenze a scopo industriale, per esempio quelle da parte dell'Enel.
A questo punto, il dilemma era chiaro davanti alla Commissione, e bene ha fatto Dotti a dire che poi si è trovato l'accordo su un punto preciso: entro quest'anno riuscire ad avere tutta la documentazione dettagliata che ci permetta di applicare a partire dal 1974 l'imposta a chi è giusto la corrisponda, dovutamente, al fine di perdere ulteriormente l'apporto contributivo di società industriali o comunque grossi complessi, che oggi come oggi riescono ancora una volta, grazie alle "sviste" ministeriali e non già alle sviste dell'Ufficio Ragioneria della Regione Piemonte, ad evitare un doveroso esborso.
Siamo d'accordo sui grossi ritocchi che vengono fatti in direzione delle cave e torbiere e delle acque minerali. Già un anno fa avevamo visto quanto fosse diverso il "pondus" che veniva a pesare (un peso non troppo opprimente) su queste ditte che utilizzano sia le cave e torbiere e su quelle che vendono una bottiglia d'acqua a 100-110 lire con poche lire di spesa all'infuori del vetro.
Un problema che è già stato toccato giustamente da Dotti, alle cui argomentazioni riteniamo di poterci associare, è quello degli edifici che vengono utilizzati non già da organismi, ma da singoli ed altolocati dipendenti dello Stato i quali pagano al Ministero il canone relativo e che non dovrebbero essere colpiti dal nostro tributo. Le decisioni del Ministero sono motivo di ingiustizia e pure vergognose, oltre che sul piano morale, anche sul piano economico. Anche in questo campo le prerogative della Regione devono essere rispettate. Ritengo pertanto che non possa essere sufficiente da parte nostra accogliere questa giusta e doverosa indicazione che viene dal relatore a nome della Commissione: dobbiamo chiedere alla Giunta, al Presidente della Giunta ed all'Assessore al bilancio, in particolare di manifestare, in modo molto chiaro e preciso, la nostra viva preoccupazione, se volete anche il nostro sdegno, per il fatto che alla Regione non sia riconosciuta la competenza a determinare problemi di affittanza, e quindi canoni di affittanza di sedi che debbono essere di sua proprietà. Voglio qui richiamare solamente per inciso che nella nostra attività di ricerca di una degna sede per il Consiglio Regionale ci troveremo ad avere a che fare, ad esempio, con il palazzo ex reale e con una serie di inquilini privilegiati: ebbene, anche ciò contribuisce a dimostrare l'esigenza di mettere i puntini sugli "i", di vedere anche insieme alle altre Regioni d'Italia quali atteggiamenti si debbano assumere a questo proposito. Non si tratta soltanto di impinguare le casse della Regione Piemonte o delle varie Regioni d'Italia: è un problema soprattutto morale e politico, è un problema, quindi, di rapporti in cui la Regione dev'essere sovrana in quei campi che la competenza costituzionale affida a lei nell'ambito finanziario.
Ecco, quindi, il motivo sostanziale del nostro accordo, e nel contempo la caduta delle riserve che avevamo avanzato nel corso dei lavori della Commissione. Con il voto favorevole ci assumiamo quindi un impegno globale come maggioranza e minoranza, a far sì che questa legge venga rapidamente votata dal Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'Assessore Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

Signor Presidente, la Giunta prende atto che il Consiglio ha condiviso l'impostazione che è stata data a questo disegno di legge.
La Giunta ha proseguito lungo una strada che è stata quella di non colpire indiscriminatamente ma di scegliere certe direzioni. In sede di discussione in Commissione è venuta da parte dei Gruppi di minoranza una richiesta che ha trovato consenziente tutta la Commissione ed anche la Giunta: quella di fare ancora un approfondimento per le concessioni statali di derivazioni d'acqua per uso diverso da quello irriguo. Un primo approfondimento è già stato operato, ed oggi siamo addirittura in possesso dei nominativi, ben 1.563, di coloro che godono di concessioni statali di derivazione d'acqua ad uso diverso da quello irriguo. Tuttavia, la Commissione, accogliendo quella che era un po' la tesi di tutti e della Giunta stessa, non si è sentita ancora in questo momento in grado di dare un giudizio preciso su questo argomento, perché evidentemente occorre ancora fare un lavoro di accertamento nell'ambito di questi 1.563 nominativi, in quanto probabilmente fra questi vi sono persone che hanno la concessione e ad uso irriguo e ad uso non irriguo. In secondo luogo attraverso questo esame più approfondito che il tempo consentirà di fare si dovrà arrivare forse anche a stabilire un limite al di sotto del quale è opportuno non andare, sia perché si colpirebbero dei piccoli sia perch esonerando al di sotto o al di sopra di un certo limite, a seconda del punto dal quale si può vedere il problema, questi 1.563 nominativi si ridurranno, probabilmente, cosicché risulterà facilitato il lavoro di esazione di questa imposta.
Un ultimo argomento desidero trattare, sollevato dal relatore (d'altra parte, l'aveva sollevato la stessa Giunta) e ripreso or ora dal collega Consigliere Raschio: quello delle concessioni sulle quali non è dato alle Regioni di porre la mano. Si tratta di una battaglia che le Regioni hanno già combattuto, e che si è purtroppo conclusa sfavorevolmente: tutti noi assessori alle finanze delle varie Regioni abbiamo discusso lungamente di questo problema con l'allora Ministro delle Finanze e con i vari Direttori generali del Ministero delle Finanze, ma ci siamo sentiti opporre un netto rifiuto. E' venuta fuori allora quella distinzione fra le concessioni pure e le concessioni impure, in quanto ci è stato detto che sotto il paravento giuridico delle concessioni impure si mascheravano, in sostanza, per così dire, dei veri e propri affitti, e se le Regioni avessero avuto il potere di imporre questa imposta, che va fino al 300 per cento della concessione si sarebbe alterato un certo regime di affitto stabilito per favorire dei dipendenti statali in situazione particolare. Per la verità, anch'io quando si è fatta la discussione, avevo in mente i casi che collega Raschio ha citato, ma esistono anche - lo dico così, senza avere documenti precisi alla mano - casi meno eclatanti, che possono far pensare, come la concessione nelle stazioni ferroviarie ai capistazione, agli assuntori.



RASCHIO Luciano

Si potrà comunque decidere dopo aver vagliato le singole situazioni.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

E' un problema,quindi, che dovrà e potrà ancora avere una trattazione anche se penso che, dopo che la battaglia è già stata condotta a suo tempo con l'esito che ho detto, ci troveremo di fronte ad un duro ostacolo.
Non rinuncio certamente a proseguire in questa battaglia, ed a tal fine attendo anche di vedere quello che potranno fare le altre Regioni, le quali si trovano in una situazione particolare, avendo applicato questa imposta con il 10 per cento, a titolo ricognitivo, dovranno scendere in campo e precisare meglio il loro atteggiamento. Ho soltanto voluto precisare al Consiglio che si tratta di un discorso che è già stato fatto e che per i motivi cui ho accennato non ha potuto avere una soluzione favorevole per le Regioni.
Chiarito questo, concludo dicendo che mi sembra che oggi la nostra Regione possa compiere un passo avanti votando la legge nel testo che viene presentato dalla Giunta e dalla Commissione.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? Allora, la discussione sulla relazione è chiusa e possiamo passare alla votazione. A partire da questa votazione della legge ritengo opportuno far seguire all'appello nominale consueto una seconda chiamata, quella degli assenti, per un più sicuro controllo.
"Art. 1 - Oggetto dell'imposta L'articolo 3 della legge regionale 29 dicembre 1971, n. 1, è sostituito dal seguente: 'L'imposta regionale sulle concessioni statali per l'occupazione e l'uso dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile dello Stato, di cui all'articolo 2 della legge 17 maggio 1970, n. 281, si applica alle concessioni per la prospezione e la ricerca mineraria, alle concessioni per l'esercizio delle miniere e delle cave, nonché alle concessioni per la ricerca e la coltivazione delle sorgenti termali e minerali, site nel territorio della Regione Piemonte' ".
Qualcuno chiede di parlare su questo articolo? Nessuno? Allora si passa alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Risultano presenti e votanti 36 Consiglieri; hanno risposto "sì" 36.
L'art. 1 è approvato.
"Art. 2 - Ammontare e applicazione dell'imposta L'attuazione dell'articolo 4 della legge regionale 29 dicembre 1971, n. 1 l'ammontare dell'imposta è determinato nella misura del trecento per cento del canone di concessione.
Nella prima applicazione della presente legge, qualora il canone sia stato versato nell'anno 1972 anche per un periodo relativo all'anno 1973 l'imposta è commisurata alla parte di canone che concerne tale periodo".
Qualcuno chiede di parlare su questo articolo? Nessuno? Allora si passa alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Risultano presenti e votanti 37 Consiglieri; hanno risposto "sì" 37.
L'art. 2 è approvato.
"Art. 3 - Versamento del provento dei tributi regionali L'articolo 14 della legge regionale 29 dicembre 1971, n. 1, è sostituito dal seguente: 'I proventi dei tributi di competenza regionale istituiti con la presente legge sono versati alla Regione Piemonte con le medesime modalità stabilite per il versamento dei corrispondenti tributi erariali, provinciali e comunali, e per il versamento dei canoni per le concessioni dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile dello Stato' ".
Nessuno chiede di parlare su questo articolo? Allora si passa alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Risultano presenti e votanti 37 Consiglieri; hanno risposto "sì" 37.
L'art. 3 è approvato.
"Art. 4 - La presente legge regionale è dichiarata urgente, ai sensi del sesto comma dell'articolo 45 dello Statuto, ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Nessuno chiede di parlare sull'articolo? Si passi allora alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Risultano presenti e votanti 37 Consiglieri; hanno risposto "sì" 37.
L'art. 4 è approvato.
Qualcuno chiede di parlare sul complesso degli articoli della legge? Nessuno? Viene allora posta in votazione la legge nel suo complesso.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Risultano presenti e votanti 37 Consiglieri; hanno risposto "sì" 37.
La legge è approvata.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione urgente del Consigliere Bono ed altri sul problema della Montedison


PRESIDENTE

Possiamo riprendere il discorso sulla Commissione di inchiesta a Bardonecchia, in rapporto all'ordine del giorno proposto o proponendo?



BIANCHI Adriano

Ho restituito il documento con le mie osservazioni.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione

Poiché è stata presentata stamane un'interrogazione urgente sul problema della Montedison, sulla quale sono in grado di rispondere proporrei, nell'attesa, di esaminare questa.



PRESIDENTE

E' infatti pervenuta la seguente interrogazione urgente al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta Regionale: "I sottoscritti Consiglieri regionali, in relazione alle notizie apparse sui giornali circa il piano di ristrutturazione della Montedison in Piemonte, che prevederebbe: la smobilitazione completa della Rhodiatoce di Pallanza, oltre 4.000 dipendenti, il dimezzamento degli occupati alla Chatillon di Vercelli circa 1.600 su 3.000, la riduzione ad un terzo delle maestranze della Chatillon di Ivrea (650 su 1.900), la prosecuzione della ristrutturazione del Gruppo Vallesusa, mentre si annunciano attività sostitutive incerte e indefinite nel tempo interrogano il Presidente della Giunta, gli Assessori alla programmazione all'industria ed al lavoro per sapere se non ritengano opportuno convocare entro i primi giorni della prossima settimana (10-15 dicembre) una riunione di tutte le Amministrazioni locali in Piemonte per definire una comune linea di intervento nei confronti della Montedison e del Governo in ordine agli impegni a suo tempo assunti".
L'interrogazione reca le firme dei Consiglieri Bono, Besate, Lo Turco e Sanlorenzo.
La Giunta si è dichiarata disponibile a rispondere immediatamente a questa interrogazione. Nulla opponendosi da parte di altri Consiglieri, do la parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione

In merito al piano di investimenti per il quinquennio 1973-'77 presentato la scorsa settimana dalla Montedison ad un primo esame del Governo e delle organizzazioni sindacali, si debbono formulare due ordini di giudizi: uno in relazione al merito del piano stesso ed uno relativo alla prassi che la Montedison ha seguito nei confronti della Regione.
A questo proposito, già stamane, con i colleghi Petrini e Visone, ho espresso ai rappresentanti della Montedison, e ribadisco ora in Consiglio la più viva protesta per il comportamento tenuto anche in questa circostanza dalla Montedison: ad onta di tutte le dichiarazioni ripetutamente espresse, ancora una volta la Regione Piemonte è stata ignorata, e solo oggi siamo stati portati a conoscenza del piano Montedison, che ormai era stato reso di pubblico dominio attraverso la stampa.
Ora, dev'essere chiaro che la Giunta Regionale non può ritenersi soddisfatta di una pura informazione a posteriori, ma ritiene di dover partecipare direttamente, contestualmente agli organi del Governo nazionale, alla definizione di piani che hanno una così notevole rilevanza per la vita economica e sociale del Piemonte.
Quanto ai contenuti specifici della proposta avanzata dalla Montedison per ciò che concerne la sua presenza in Piemonte, essi sollevano diversi e gravi problemi, e richiedono, quindi, un esame attento ed approfondito.
In via generale, debbo però dire sin d'ora che le garanzie offerte per il mantenimento dei livelli occupazionali non appaiono sufficientemente solide e consistenti. Da un lato, infatti, esse sono condizionate ad una revisione dei programmi di altre imprese nell'ambito del piano nazionale delle fibre chimiche, piano che attualmente non esiste, da un altro lato poi, la Montedison collega il saldo occupazionale a non meglio precisate iniziative avviate da altri operatori d'intesa con la Montedison stessa.
Porre su basi così incerte un piano di ristrutturazione non ci pare il modo migliore per avviare una trattativa seria e responsabile con tutte le parti in causa.
Di fronte a questa situazione, la Giunta Regionale, mentre svilupperà tempestivamente il necessario approfondimento del piano Montedison assumerà tutti gli opportuni contatti con il Governo, che, a quanto risulta, considera il documento Montedison solo come ipotesi unilaterale con le organizzazioni sindacali, con la Direzione della Montedison Fibre, e si manterrà in costante collegamento, anche attraverso appositi incontri con i Sindaci dei Comuni direttamente interessati, per svolgere con coerenza tutta l'azione necessaria a salvaguardare i livelli d'occupazione e le prospettive di questo settore nella nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Sereno

Ho appreso che le medesime preoccupazioni che hanno spinto noi a presentare stamane questa interrogazione urgente, esistono anche all'interno della Giunta che considera incerte le basi sulle quali la Montedison propone la ristrutturazione del gruppo, basi di cui abbiamo conosciuto l'esistenza attraverso la stampa e non attraverso altre fonti più dirette e quindi ufficiali. Certo che un problema di questo genere solleva notevoli preoccupazioni a livello regionale, ma soprattutto a livello di un centro come Verbania per il quale la fabbrica che dovrebbe essere eliminata (così almeno si esprime la stampa) rappresenta ciò che potrebbe rappresentare la Fiat per Torino.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Diciamo la Pirelli.



BONO Sereno

No, perché 4.500 dipendenti su 30.000 dipendenti rappresentano il nerbo dell'economia del Verbano.
Noi gradiremmo avere assicurazione che nei prossimi giorni vi sarà un incontro con i Sindaci o le Amministrazioni Provinciali della zona per stabilire una linea comune nei confronti del Governo e della Montedison.
Questa sera si riunisce d'urgenza il Consiglio Comunale di Verbania ed io vorrei poter portare un'assicurazione di questo tipo ai lavoratori minacciati di licenziamento.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione

Noi abbiamo dovuto assumere oggi delle rapide informazioni, in concomitanza con la seduta del Consiglio Regionale. Nella mia risposta ho indicato questa disponibilità, naturalmente non è possibile fissare già il giorno, prima dobbiamo informarci meglio sia a livello governativo che nei confronti della Montedison per avere qualche cosa di più concreto in mano affinché l'incontro con i Sindaci dei Comuni interessati sia il più proficuo possibile.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Commissione speciale di indagine sulla situazione edilizia a Bardonecchia: relazione conclusiva (seguito)


PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.
In tema di interrogazioni stamane abbiamo lasciato in sospeso quella presentata dai Consiglieri Berti, Fabbris, Lo Turco, Vecchione alla quale doveva rispondere l'Assessore Armella non presente. Il Consigliere Vecchione, anche a nome degli altri interroganti, mi dice che accetta la risposta scritta e quindi trasmetteremo l'interrogazione con questa dichiarazione.
Ritornando all'argomento "Commissione speciale di indagine a Bardonecchia", leggo il testo dell'ordine del giorno che è stato presentato: "Il Consiglio Regionale, preso atto della relazione della Commissione speciale di indagine sulla situazione edilizia e sullo sfruttamento di manodopera a Bardonecchia, preso atto altresì dei documenti allegati rilevato che dalla relazione e dalle allegate planimetrie emerge il disordinato sviluppo edilizio del Comune di Bardonecchia, la pressoch totale distruzione della pineta determinata dalla carenza di strumenti urbanistici adeguati e da efficienti mezzi di intervento e di controllo rilevato che dalla relazione e dai documenti ad essa allegati emerge la sussistenza di situazioni irregolari, con sfruttamento di manodopera, come è anche confermato da un vasto fenomeno di reticenza e di palese riluttanza a proporre denunce rilevato infine che le carenze normative sugli uffici di collocamento e la non chiara dizione della 1.369 del 23/10/'60 hanno consentito situazioni di sfruttamento della manodopera recepisce le conclusioni della Commissione speciale di indagine si impegna a conformare la propria attività secondo le linee conclusive elaborate dalla Commissione ed in tal senso impegna la Giunta Regionale".
L'ordine del giorno reca le firme dei Consiglieri Bianchi, Besate Fonio, Rossotto L'ordine del giorno è in chiari termini; credo che non ci sia bisogno di un'illustrazione, tuttavia se qualcuno chiedesse la parola io sono qui per darla. Nessuno parlando pongo in votazione l'ordine del giorno test letto.
Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato.


Argomento: Varie

Mozione del Consigliere Berti ed altri sul caso Valpreda


PRESIDENTE

Dovremmo allora passare al punto sesto dell'ordine del giorno: "Esame e discussione dei seguenti documenti: mozione presentata il 27 ottobre 1972 dai Consiglieri Berti, Vecchione, Sanlorenzo".
Qualcuno dei firmatari intende illustrare la mozione? Consigliere Vecchione, ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, la mozione muove da un invito fatto da alcuni operatori del diritto raggruppati in un'associazione e mandato a tutti i Comuni del Piemonte, alla Provincia e alla Regione ed ha già ottenuto delle approvazioni da parte di Consigli Comunali.
Il problema che dobbiamo trattare è quello relativo al caso Valpreda.
Io non intendo affrontare il discorso sul piano processuale perché credo che a tutti sia più che noto. Abbiamo parlato in quest'aula molte volte di fascismo in relazione ai fatti di Reggio Calabria e di altri fatti, qui invece abbiamo il vero fascismo, quello insito in alcuni corpi dello Stato che prende nome "De Peppo", "Calamari", "Colli", quello che ha determinato un fatto nuovo nella storia del nostro Paese: siamo arrivati al punto cioè, che il nodo del processo Valpreda non potendo più essere sciolto dalla Magistratura perché diventa sostanzialmente un processo di accusa a quest'ultima, si tenta di risolverlo sul piano legislativo. Questo è il fatto di cui dobbiamo avere coscienza, quello che assume il significato del fascismo di Stato, che è il vero fascismo nel quale oggi vivono alcune istituzioni statali.
La mozione è stata presentata nel momento in cui il Procuratore Generale di Catanzaro disse di non volere il processo; a questo punto c'era la necessità assoluta di intervenire perché in quel luogo si celebrasse comunque e subito il processo. Questo è il punto fondamentale della mozione: il processo si deve fare in ogni caso, si trovino aule, si dirottino Cancellieri, si utilizzi qualsiasi locale, ma si metta fine a questa vicenda scandalosa.
Un altro dato interessante, ma che ormai perde la sua attualità, è l'approvazione della legge sulla carcerazione preventiva che proprio in questi giorni è stata approvata al Senato e sta per passare alla Camera.
Non si può non rilevare però che questa legge è sostanzialmente un modo per aggirare quell'ostacolo che una certa magistratura non sa e non pu superare.
Io direi che come organismo politico il Consiglio Regionale si deve porre, per la prima volta, il problema: a chi deve rispondere la magistratura? Non è mai capitato che dei processi o dei magistrati venissero spostati come dei pacchi postali, non si può più dire che uno ha il giudice naturale precostituito per legge perché gli si toglie quel giudice naturale e gliene si dà un altro. Il discorso è allucinante; la magistratura è fatta oggetto da tempo di attacchi violenti su quasi tutti i giornali di informazione che la lasciano completamente sorda, sorda perfino ai richiami del potere politico che appena mette il ditino lì in mezzo si sente scaraventata di fronte la questione dell'indipendenza dell'intoccabilità, dell'inamovibilità.
Noi dobbiamo cominciare a fare in modo che i nostri dibattiti in ordine a questi problemi servano a scuotere un corpo separato dello Stato qual è quello della magistratura, ben costruttivamente formato al vertice su posizioni reazionarie per non dire fasciste e vedere come smuoverlo e allinearlo all'istanza di democrazia che cresce nel Paese.
Noi manteniamo, quindi, ferma la nostra mozione che invita il Ministero di Grazia e Giustizia a predisporre tutte le misure idonee, sul piano tecnico come su quello del personale, affinché il processo venga immediatamente celebrato; mozione che invita il Parlamento ad approvare la legge di riforma sulla carcerazione preventiva e che invita il Parlamento a riformare l'ordinamento giudiziario per compiere il primo passo verso la democratizzazione delle strutture giudiziarie. E' su questi punti che io ho inteso parlare oggi pomeriggio traendo spunto dal caso Valpreda.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, tutti ormai conoscono l'argomento, è inutile che stiamo a ripeterlo: un innocente giace in carcere, ormai è chiaro. Vi è un altro processo a quello che viene chiamato il "gruppo fascista veneto", il gruppo di Freda e di Ventura che, almeno allo stato degli atti, viene imputato degli stessi reati di cui è imputato Valpreda. Ma mentre per quest'ultimo non vi sono assolutamente prove, salvo un labile riconoscimento da parte di un tassista alcuni giorni dopo il fatto, ma dopo aver visto delle fotografie e senza quelle garanzie che il Codice stabilisce per coloro che debbono essere incriminati, per il "gruppo veneto" sono delle consistenti prove che ormai lo indicano come l'autore della "strategia della tensione". Questa "strategia" non ha soltanto un riferimento nel "gruppo veneto", ma anche nel "gruppo nazionale". E' stato altresì provato che il "gruppo veneto" aveva degli addentellati in gruppi nazionali, è stato fatto il nome di un miliardario petroliero, Monti, che con il genero è imputato di falsa testimonianza per aver negato di aver dato 18 milioni al gruppo Rauti mentre è stato provato che li aveva dati.
Il processo si lega non in sé e per sé al gruppo di Preda e Ventura, bensì a quella che viene chiamata la "strategia della tensione".
Ma al di là del problema politico, che già è stato esaminato, resta il problema giuridico. Che cosa facciamo in questi casi, di fronte a degli innocenti che per un meccanismo giuridico sono rinviati a giudizio per dei reati che non consentono la libertà provvisoria? Questa almeno è l'interpretazione restrittiva dei magistrati di Roma, di Milano e di Catanzaro.
Il processo si trascina ormai da lunghissimi mesi; Roma si è dichiarata incompetente, il procuratore De Peppo ha detto che Milano non è la sede adatta per celebrare questo processo; Catanzaro ha detto di no perch mancano gli alberghi e le strutture necessarie per cui giornalisti non potrebbero seguire il processo, i locali del Tribunale sono così piccoli che il pubblico non ci può stare. Il cittadino, quello che tutti i giorni è soggetto ai fatti giuridici e penali, si chiede che cosa può fare lo Stato.
Nel momento stesso in cui si stabilisce la concessione della libertà provvisoria, viene presentato un disegno di legge che va sotto il nome di "misure di polizia".
Andreotti ieri chiedeva: "Che cosa dite di questo governo? Abbiamo presentato addirittura la liberalizzazione della concessione della libertà provvisoria". Ma nello stesso tempo ha presentato un altro disegno di legge col quale ti mettono dentro. Dice Andreotti "Che cosa dite di questo governo che liberalizza addirittura il mandato di cattura obbligatorio, lo rende il più aperto possibile e tutte le indagini che il magistrato pu condurre". Ma nel medesimo tempo lo stesso governo presenta il disegno di legge che abbiamo sul tavolo e che consente agli organismi di polizia di arrestare chiunque nel sospetto che possano commettere un reato.
Quella che può dare la Regione certo non è una risposta diretta, non può votare una legge per liberare Valpreda domani mattina, ma può esprimere una volontà politica diretta e dire no alle varie interpretazioni, no alle strutture che hanno accompagnato il processo, il quale, se ha avuto questo iter, è perché è mancato il rinnovamento delle strutture che avrebbe consentito a Valpreda di attendere liberamente fuori il processo che gli avrebbe sicuramente (noi riteniamo) reso giustizia. La nostra è una giustizia vecchia, va riformata, lo abbiamo detto più volte e pensiamo che il Consiglio Regionale, anche se indirettamente, possa manifestare la sua volontà politica in questo senso.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? Consigliere Bianchi ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, l'argomento è estremamente delicato e importante innanzi tutto perché si tratta di un caso che tocca la libertà personale e la sorte di un uomo che noi dobbiamo ritenere innocente fino al momento in cui non si arrivi ad una sentenza, passata in giudicato, di condanna. La sola ipotesi che un innocente possa soffrire nelle misure e nei termini in cui Valpreda sicuramente soffre in questo momento, turba la coscienza di ogni cittadino democratico e di ogni uomo civile, per cui ogni cittadino democratico e ogni uomo civile preferisce pensare che un presunto responsabile sia messo in libertà piuttosto che temere che un innocente sia così duramente costretto in carcere. Quindi credo di poter esprimere il consenso più largo nei confronti del provvedimento che tende ad introdurre la facoltà della libertà provvisoria anche per i reati per i quali fin qui non era ammessa.
Siamo di fronte ad un processo indiziario e sappiamo come nella storia lontana e recente i processi indiziari abbiano sempre dato luogo ad incertezze e contrasti per il fatto che portano l'opinione pubblica a dividersi non tanto sulla base, spesso obiettiva, dei risultati istruttori di valutazioni tecnicamente qualificate degli atti processuali, ma soprattutto sul piano passionale per cui ciascuno ritiene di poter raggiungere la verità con un salto di qualità che lascia il momento razionale per affidarsi a quello puramente sentimentale.
Noi non possiamo certo negare che la magistratura, come tutte le strutture dello Stato, attraversa una fase di grave crisi organizzativa e di mezzi. Dobbiamo fare però molta attenzione a non pensare a certe forme di democratizzazione della magistratura che significano, in sostanza passare da una magistratura che giudica in nome della legge o dello Stato ad una magistratura di partito. Questo sarebbe l'avvio più facile all'involuzione delle nostre istituzioni. Già da un po' assistiamo ad un fenomeno di questo genere, come si proceda in sedi diverse, secondo criteri e principi e forzature dello stesso ordinamento giuridico, sulla base non di quella retta, corretta ed auspicabile interpretazione delle condizioni di vita, del costume, dello sviluppo culturale del Paese, della società, ma in funzione di proprie propensioni di carattere ideologico. Io credo che non convenga a nessuno spingere le cose avanti su questo terreno: non certo una magistratura legata e indifferente all'evolversi delle condizioni sociali, politiche e culturali del Paese, ma non certo una magistratura che confischi in parte potere legislativo, il potere politico ed altre funzioni che non le appartengono in uno Stato democratico. Noi auspichiamo una magistratura che sia in condizione di garantire che lo stato di diritto che, abbiamo già detto altre volte, è una conquista dalla quale si parte per altre conquiste, non possa e non debba essere messo in discussione, se no si arretra verso forme medioevali di vita politica attraverso le quali si perseguono vendette, azioni persecutorie di gruppi, di classi le une contro le altre, sgretolando sostanzialmente lo Stato.
Quindi mi sembra che sia molto forte parlare di fascismo di Stato: si può parlare di obiettive durezze, di inefficienze, di insufficienze, di parzialità da parte di giudici che sono uomini, ma investire con giudizi di questo genere l'intera magistratura del nostro Paese credo sia ingiusto anche se è responsabilità del mondo politico e soprattutto del Parlamento provvedere a quelle azioni di riforma che rendono questo potere dello Stato efficiente rispetto alle esigenze di tutto quanto il Paese.
E poiché si è fatto cenno anche al problema delle misure di polizia proposte dal governo parallelamente e nello stesso momento in cui veniva proposta l'estensione della libertà provvisoria anche per i reati che non la consentivano, io devo dire che l'opinione pubblica è largamente sensibile al fatto che la polizia sia in primo luogo fortemente condizionata, disarmata nell'azione di opportuna, necessaria prevenzione e repressione di una serie di reati che minacciano la tranquillità delle famiglie, delle persone dell'intera società. L'opinione pubblica è peraltro anche estremamente sensibile di fronte a tipi di provvedimenti che possono rischiare di mettere in forse delle conquiste definitive dello Stato democratico, le garanzie di libertà, di inviolabilità del cittadino.
Facendo il parallelo con lo stesso argomento al quale abbiamo accennato in ordine alla situazione di Valpreda, ritengo che forse l'opinione pubblica sufficientemente edotta è portata a reclamare che vengano adottate tutte quelle misure organizzative e giuridiche che consentono alla polizia di non sentirsi frustrata e disarmata di fronte al dilagare della delinquenza, e non si senta in stato di accusa da parte dell'opinione pubblica per un'eventuale inefficienza ad essa non addebitabile. E' però da ritenere che ove dei provvedimenti, ancorché presi e indicati nell'esclusivo scopo di porre rimedio alla situazione di carenza cui abbiamo accennato, suonino per l'opinione pubblica o possano essere recepiti come altrimenti indirizzati o utilizzabili e tali da incidere sulla libertà dei cittadini, allora non avrei nessuna difficoltà - mentre non mi sento assolutamente di fare processi alle intenzioni che vengono con troppa facilità strumentalmente fatti al governo a questo riguardo - ad unire la mia modesta voce per reclamare che vengano meglio soppesati questi provvedimenti, affinché la necessaria repressione dei reati non sia ottenuta con misure di tipo ritenuto illiberale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

L'impegno del governo di dare alla nostra magistratura la possibilità di concedere la libertà provvisoria nei casi in cui viene oggi vietata deve essere interpretato come un tentativo da parte della classe politica di dare maggiore autonomia, nel senso pieno che uno Stato democratico deve riconoscere, alla magistratura, ampliando il potere discrezionale dell'uomo magistrato posto in ogni ordinamento democratico a tutela della libertà nel momento che deve esaminare i casi a lui sottoposti.
Sul caso Valpreda, si è concentrata maggiormente, per l'origine drammatica dei fatti, l'attenzione generale. Le lentezze della nostra magistratura sono dovute a tutto un complesso di strutture vecchie, legate molte volte a situazioni di campanili, alla mancanza di fantasia creativa fantasia che nell'anno 1972 occorre per affrontare la realtà dei problemi che quotidianamente sorgono davanti ai nostri occhi. L'impegno preso è da valutare come un impegno della classe politica, che ha responsabilità di governo, di concedere alla magistratura maggiore potere discrezionale, il che vuoi dire maggiore autonomia e responsabilizzazione.
Oggi l'andamento generale del Paese è quello di radicalizzare sempre più le lotte e questa radicalizzazione colpisce anche certi organismi.
Se questo avviene allora c'è una responsabilità di tutte le componenti politiche di aver voluto portare nello stesso ambito degli organi giudicanti questa tensione che è soltanto di ordine politico e far sì che anche in questo organismo sussistano correnti. Nulla vi è di peggio che un pezzo di toga di colui che deve giudicare nelle controversie tra i cittadini, tra cittadini e lo Stato, tra interessi legittimi e interessi soggettivi, venga pizzicata da un interesse di parte e, peggio di tutto quando questo interesse di parte è niente altro che espressione di una violenta posizione passionale di lotta politica.
Per quanto riguarda la contropartita cioè quella deliberazione del Consiglio dei Ministri che riguarda le norme di sicurezza in cui è concesso agli organi di polizia, in determinante circostanze di urgenza e di necessità, di poter procedere al fermo di cittadini, essa ha creato un forte allarme nell'opinione pubblica sulle possibilità negative per la libertà del cittadino che un potere discrezionale di limitazione della libertà può determinare. Abbiamo letto sui giornali di esimi giuristi che hanno rivelato le loro preoccupazioni su questo documento. Noi sappiamo che la Costituzione lo prevede, sta alla sensibilità delle forze politiche individuare il pericolo che il provvedimento può contenere; ma è certo che indipendentemente dal colore politico dei singoli che costituiscono l'opinione pubblica, questa sta reclamando quotidianamente una maggiore efficienza, una maggiore possibilità di evitare la criminalità politica che di giorno in giorno vediamo e abbiamo denunciato sia quando aveva un colore che quando ne aveva un altro (oggi il colore ha raggiunto delle sfumature che non si sa più dove sorga e dove vada a finire).
Però è certo che esiste una violenza politica, esiste una lotta, una criminalità che ha determinato nella maggior parte dell'opinione pubblica la necessità che dove non può ancora intervenire la magistratura possa intervenire qualcun altro. E quale organo migliore può farlo se non le forze che abbiamo creato con la Costituzione per difendere la libertà dei cittadini? Se questo è il problema, di fronte all'allarme degli "esimi" controbattuto (abbiamo letto gli articoli del Sandulli e del prof. Conso in questo elegante dissertare dottrinario) in realtà si chiede a noi politici non di fare i giuristi, ma di vedere esattamente quello che il Paese ci domanda per un suo più quieto e legittimo vivere e perché tutte le tensioni sociali che esistono non trovino, attraverso una comune delinquenza possibilità di sfogo come forze di reazione che noi sappiamo esistono nel Paese e che possono portare a concreti condizionamenti la libertà di tutti quanti.
Il dibattito politico proseguirà, ma è indubbio l'atteggiamento di negare quello che la Costituzione già prevedeva e dichiarare che è una forma astuta, mentre viene responsabilizzata maggiormente la magistratura dall'altra avanzare con un'altra politica: quella che pone l'esecutivo padrone della libertà dei cittadini. Ma non dimentichiamo che esiste un'opinione pubblica, che il nostro è uno Stato democratico liberale in cui tutti i cittadini hanno la possibilità di dire le cose che intendono esprimere. Esisterebbe uno strumento di repressione limitato nell'arco costituzionale delle 48 ore, eppure già nel '66/67, se non vado errato esisteva un progetto con le stesse caratteristiche, anzi il fermo era portato addirittura a sette giorni, proprio per evitare il pericolo di forze che, organizzate politicamente, potessero determinare una situazione drammatica per il Paese.
Proprio per l'impegno di rispettare la Costituzione, come forze politiche, dobbiamo valutare i pericoli che esistono, ma rendiamoci conto che c'è un pericolo ancora più grave, quello di lasciare fare in modo che un certo lassismo che trova fondamento e forza in questo richiamo a concetti archetipi la libertà, la libertà assoluta, può determinare invece la morte integrale della libertà. E quando questo avviene l'unico modo per riconquistarla è quello della violenza e mi pare che abbiamo sovente detto che per riconquistarla per due anni si lottò sulle montagne e nelle campagne; è una violenza che oggi non vogliamo più che venga conosciuta, ma nello stesso tempo, per far sì che ciò che abbiamo costruito non venga distrutto, bisogna dare dei mezzi idonei alle forze idonee perché il delinquente comune, perché il delinquente politico non possa, mentre noi discutiamo, trascinare il Paese in una situazione drammatica di guerra civile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Mi sembra che la mozione di cui stiamo discutendo sia stata proposta più di un mese fa, in un momento in cui aveva maggiore intensità la campagna a favore di Valpreda e che oggi, nel momento in cui il Governo sia pure pressato dalla pubblica opinione, ha dato una soluzione al problema, la discussione si presenti in termini diversi e meno drammatici di quelli in cui si poteva forse discutere alcune settimane or sono. Il caso Valpreda, che è un caso clamoroso del modo con cui, sulla base di ordinamenti giuridici invecchiati, si possono prestare a trascinare a lungo nel tempo l'esame di situazioni, di imputazioni che richiederebbero invece provvedimenti ed esami giudiziari rapidi, è il risultato prima ancora che di un clima politico, come sembra si voglia sostenere, il risultato di un ordinamento giuridico nel suo complesso estremamente invecchiato e per molti versi anacronistico che certamente, come si dice nella mozione, va rivisto e rammodernato nel suo complesso. Non sarebbe certo logico che risolto il caso Valpreda e riportato nei binari della giustizia un caso personale diventato clamoroso ed emblematico, non si facesse niente per rivedere, riformare, ammodernare, rendere più democratico, più civile e complessivamente più spedito il cammino della giustizia.
Da questo punto di vista quindi alcune affermazioni contenute nella mozione sono condivisibili e possono e debbono trovare convergenza in sede di Consiglio Regionale. Non sono condivisibili (prendo la parola anche per chiarire la mia posizione e quella del mio partito in questa sede) altre affermazioni contenute nella mozione stessa le quali vogliono delineare alcuni tipi di responsabilità. L'analisi di responsabilità politica amministrativa o giudiziaria è ancora abbastanza complicata e mi sembra dovrebbe essere doverosa una maggior attenzione e una maggior discrezione nell'esprimere un giudizio. Quindi, se la mozione è mantenuta in questi termini io non posso certamente associarmi.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Il Consigliere Vecchione, ancora sulla mozione?



VECCHIONE Mario

Vorrei proporre una modifica, che è stata concordata.
Il quarto comma dove si dice "considerato che stanno emergendo gravi responsabilità degli organi di polizia e del Ministero degli Interni in relazione all'istruttoria del processo Valpreda" verrebbe così modificato dai proponenti "considerato che stanno emergendo gravi responsabilità di alcuni organi dello Stato in relazione all'istruttoria del processo Valpreda".
Chiedo che si passi alla votazione della mozione.



PRESIDENTE

I signori Consiglieri hanno preso nota di questa proposta di modifica? La mozione verrà posta in votazione così emendata. Vi sono osservazioni in merito? La seduta è sospesa per qualche minuto.



(La seduta, sospesa alle ore 18,05, riprende alle ore 18,35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Il Consiglio mi esime dalla rilettura della mozione che è stata già più volte letta, con la modifica del capoverso "considerato che stanno emergendo gravi responsabilità di alcuni organi dello Stato" e restando il resto della mozione così com'era compilata? Bene.
Accanto a questa mozione è stato presentato un ordine del giorno del quale do lettura: "Il Consiglio Regionale, preso atto del provvedimento legislativo predisposto dal Governo e da gruppi parlamentari ed ora all'esame del Parlamento, volto ad estendere il beneficio della libertà provvisoria constatato che questo provvedimento risponde alle esigenze di uno Stato democratico ed è reclamato dalla coscienza civile del Paese anche di fronte al caso Valpreda, che rivela gravi disfunzioni della giustizia, con pregiudizio dei diritti dei cittadini e discredito delle istituzioni democratiche invita il Ministro di Grazia e Giustizia a predisporre tutte le misure idonee sia sul piano tecnico che su quello del personale, perché il processo venga immediatamente celebrato invita il Parlamento ad adottare rapidamente le leggi di riforma dei codici e di altre norme penali che valgano a garantire un più democratico funzionamento delle strutture giudiziarie".
Quest'ordine del giorno reca la firma dei Consiglieri Bianchi Viglione, Gandolfi.
Nel testo della mozione è anche da considerarsi corretto un errore materiale di trascrizione all'ultimo capoverso dove si leggeva "invita il Parlamento a riformare l'ordinamento giuridico" da leggersi invece "invita il Parlamento a riformare l'ordinamento giudiziario" che è cosa evidentemente diversa.
Qualcuno chiede di parlare? Mi pare che ormai i chiarimenti sono pervenuti, per cui.
Il Consigliere Rossotto chiede di parlare?



ROSSOTTO Carlo Felice

Vorrei firmare l'ordine del giorno pur aderendo allo stesso perché non l'ho fatto materialmente prima.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno, oltre alle firme di Bianchi, Viglione, Gandolfi reca anche quelle di Rossotto e Debenedetti.
Pongo in votazione la mozione a firma Berti, Vecchione, Sanlorenzo. Chi l'approva è pregato di alzare la mano: favorevoli 11; contrari 20; astenuti 5.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno a firma Bianchi, Viglione Gandolfi, Rossotto, Debenedetti. Chi lo approva è pregato di alzare la mano: favorevoli 24; contrari 0; astenuti 11.
Questo ordine del giorno è approvato.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Ordine del giorno del Consigliere Viglione ed altri sul premio in deroga al personale ospedaliero


PRESIDENTE

C'è ancora l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Viglione Vecchione, Garabello, Bianchi, Gandolfi, Conti del 29/11/12 che rispetto al testo che è stato distribuito ha, all'ultimo capoverso dei "considerato" una modifica di questo tenore: "considerato infine che l'art. 40 ultimo comma della legge 12/2/'68 n.
132 fa salvo il tassativo principio delle posizioni giuridiche ed economiche acquisite dal personale comunque attribuite, invita ecc.".



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Abbiamo concordato alcune modifiche.



PRESIDENTE

Allora vorrei il testo perché poi nascono delle complicazioni. Vi prego di sentire ancora la lettura di un testo che viene presentato, per vedere se si concorda, per evitare equivoci.



GERINI Armando, Segretario

"Il Consiglio Regionale, considerato che il così detto premio in deroga da numerosi anni viene conferito periodicamente al personale ospedaliero senza soluzione di continuità e rappresenta un addizionale del salario e dello stipendio considerato che il così detto premio in deroga per la periodicità del conferimento, per la remota istituzione, costituisce una componente essenziale del trattamento economico e rappresenta lo strumento per consentire l'adeguamento del salario e dello stipendio all'incremento del costo della vita, particolarmente ascendente nelle aree urbane ad intenso e disordinato incremento demografico considerato che l'incremento delle rette di degenza non può essere imputato soltanto al costo del personale, ma in maggior misura alla struttura stessa dell'attuale assistenza sanitaria, alla cronica situazione debitoria delle mutue nei confronti degli enti ospedalieri ed a quello dei medicinali ed alla spirale del ricorso al finanziamento bancario considerato che il CO.RE.CO. ha ritenuto, a differenza dei C.P.A.O., di non approvare le deliberazioni con le quali veniva concesso il premio in deroga limitandosi a vistare 'anticipazioni sui futuri miglioramenti' considerato che il premio in deroga rappresenta una costante fissa dello stipendio e la mancata configurazione dello stesso verrebbe a configurare una riforma in peggio del trattamento economico complessivo non ammissibile per il principio accolto dalla stessa legge ospedaliera 1968 n. 102 art. 40 invita l'organo di controllo a considerare le ragioni di legittimità e di merito esposte dal Consiglio Regionale invita l'organo di controllo a considerare il premio in deroga nella sua reale natura di elemento aggiuntivo, costante del salario e non quale nuova indennità". Firmato: Viglione, Vecchione, Bianchi, Gandolfi Garabello, Conti.



PRESIDENTE

Si intende allora che questo testo sostituisce i testi e le modifiche precedenti?



VECCHIONE Mario

Il testo modificato non è ancora firmato da me.



PRESIDENTE

Ma io vedo firmato Aldo Viglione, Mario Vecchione, Adriano Bianchi.



VIGLIONE Aldo

Il testo nuovo è stato emendato con proposte dell'Assessore Armella.



PRESIDENTE

Ma quando arriva alla presidenza il testo deve recare le firme.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, i ritocchi sono marginali, su un punto solo abbiamo qualcosa da dire sull'ordine del giorno proposto da noi.



PRESIDENTE

Intanto me lo firmino, per cortesia, i proponenti.
La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'ordine del giorno presentato per il premio in deroga dovrebbe porre termine, a mio modo di vedere, data anche la serie di firme che abbiamo raccolto, con uno schieramento abbastanza compatto da parte del Consiglio Regionale a una lunga divergenza che aveva interessato in allora (parlo esattamente di questo periodo dell'anno scorso) lo stesso Presidente della Giunta per cercare di rimuovere un certo atteggiamento del Comitato di controllo.
L'ordine del giorno viene modificato (e lo abbiamo firmato nel desiderio di definire la questione) nel punto in cui alla fine della frase "considerato che l'incremento delle rette di degenza non può essere imputato al costo del personale" si sono tolte le parole "non medico" che noi invece avevamo aggiunte.
Io vorrei ricordare al Consiglio che proprio questo fu uno dei punti di maggiore attrito nell'ambito del Comitato di controllo, senza dimenticare che però il decretone, richiamandosi alle dichiarazioni del Governatore della Banca d'Italia, aveva come finalità temporanea quella di finanziare il deficit delle mutue e come finalità permanente quella di sostenere una seria politica di riforme. Né l'una né l'altra cosa sono avvenute e invece che cosa è aumentato in forma molto grave? Le anticipazioni di credito che sono richieste alle banche. Gli interessi che prima venivano pagati erano del 10-11-12 per cento, il Comitato di controllo fin dall'inizio del suo lavoro li ha portati all'8 per cento e su questa linea mi pare che si stia andando avanti....



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sono sempre stati dell'8 per cento.



VECCHIONE Mario

No, abbiamo passato una serie di delibere che riportavano un interesse dell'11-12 per cento. Comunque il problema e che nel giro di pochi mesi soltanto per interessi passivi, si sono sfiorati i 4/5 miliardi. E' una spirale che non si ferma e non si può certamente addossare questo aumento continuo, progressivo delle rette di degenza al personale non medico, tanto più che proprio nella situazione che tendiamo a rimuovere e che deve essere rimossa in modo assoluto, da molti anni (per il San Giovanni da oltre 11 anni mi pare) il premio in deroga ha sempre rappresentato una costante fissa del salario; allora quella situazione venne sbloccata, con il voto contrario del nostro partito in sede di Comitato di controllo, con delle anticipazioni sui futuri miglioramenti salariali.
Io devo dire che in quell'occasione le organizzazioni sindacali hanno fatto tutto il possibile per chiudere lo sciopero, consce di dover concludere su un terreno che veniva imposto in un certo modo, ma siamo di nuovo al punto di prima. E lo avevamo previsto.
Il Consiglio Regionale oggi si basa non solo sulla legge ospedaliera che dice che non può essere modificato il trattamento economico complessivo, ma su quanto dice la giurisprudenza normale in materia di lavoro.
Quindi noi non facciamo altro che invitare l'organo di controllo a prendere atto di una certa realtà e a non fare discorsi che non possono essere fatti, specialmente per quanto riguarda stipendi e salari.



PRESIDENTE

Il Consigliere Viglione chiede di parlare, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Vorrei confermare quanto ha già detto il collega Vecchione, che cioè ormai tutti gli ospedali, da lunghi anni (alcuni da circa 16-17 anni) concedono ogni anno un premio in deroga: prima fu chiamato quattordicesima ma il prefetto lo bocciò perché nel pubblico impiego non esiste la quattordicesima; fu chiamato "premio di rendimento" e infine "premio in deroga". Da 16 anni circa agli ospedalieri viene concesso questo premio che consiste in una mensilità all'anno.
Ora il nuovo contratto di lavoro per gli ospedalieri migliora le loro condizioni, ma in verità, se si toglie il premio praticamente le peggiora è quindi per il principio che non è possibile peggiorare il trattamento il Comitato dovrebbe adeguarsi e vistare le deliberazioni.
Si dice che il pubblico impiego non può essere oggetto di trattativa ma non è vero perché in moltissimi campi del pubblico impiego invece esiste la trattativa, prendiamo ad esempio la Cassa di Risparmio: è fuori di dubbio che è un ente pubblico.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Economico!



VIGLIONE Aldo

Diciamo ente pubblico nel senso largo della parola, però svolge delle trattative con il personale. Quindi non si può dire che essendo l'ospedale un ente pubblico tutto ciò che è stato oggetto di trattativa deve sparire ma allora deve sparire per l'INAM e per tutti gli altri enti che invece hanno avuto delle trattative nella loro storia.
Si dice che il Consiglio Regionale può intervenire sulla libertà decisionale dell'organo di controllo. Evidentemente vi è già stato un intervento sull'ente di controllo, ricordiamo il riassetto della Provincia per esempio, il quale fu oggetto di trattativa con il Comitato di controllo per più di un anno, si consigliarono modifiche, si fecero deliberazioni furono respinte e alla fine si trovò la soluzione. Anche in questo caso quindi si può giungere ad una trattativa.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? La parola all'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Questo problema noi ci auguriamo che sia avviato ormai a definitiva soluzione. In realtà è già stato oggetto di ampie disanime con le organizzazioni sindacali e anche con interventi da parte della Giunta direttamente col Comitato di controllo.
C'è già stata una lettera del Presidente della Giunta al Comitato di controllo per precisare che questo premio in deroga, per la ripetuta erogazione fatta ai dipendenti, per il fatto che era soprattutto generalizzato e cioè non aveva quelle caratteristiche che potrebbero giustificare propriamente un premio in deroga, era da considerarsi ormai una parte del trattamento economico del personale e, considerato che ci avveniva da un numero indefinito di anni (non eguale per la verità per tutti gli ospedali) si concludeva chiedendo che il Comitato di controllo valutasse queste ragioni.
Successivamente anche l'Assessore alla sanità ha partecipato ad alcuni incontri tra i sindacati e il CO.RE.CO. per esaminare il problema ed ha espresso queste posizioni senonché nell'interpretazione di cui il CO.RE.CO.
è peraltro arbitro nella sua responsabilità, ha stabilito la non legittimità di un premio in deroga, ritenendo pur sempre trattarsi di un premio in deroga anche se era stato erogato in passato a tutti quanti i dipendenti in misura fissa.
In una situazione di questo genere la Giunta ritiene che si debba addivenire ad una definizione. Se le organizzazioni sindacali, come avrebbe dovuto avvenire in passato, in futuro potranno inserire nel nuovo contratto di lavoro nazionale una precisazione a loro favore su questo punto, la cosa sarà meglio chiarita per l'avvenire, ma ormai questa situazione non potrà verificarsi se non al rinnovo del contratto che scade il 31 dicembre 1973.
Si tratta in definitiva di sanare una situazione esistente, di considerare anche che gli enti ospedalieri hanno introdotto nei loro bilanci, senza che risulti siano avvenute contestazioni, gli importi necessari per sopperire a questa spesa.
Certo, il Comitato di controllo resta arbitro della situazione nella sua responsabilità, ma il Consiglio ha il diritto di esprimere, in via eccezionale possiamo dire, per la tranquillità dei dipendenti degli ospedali ed anche per il migliore servizio che questi enti devono rendere una propria posizione, in definitiva un proprio parere interpretativo delle norme.



PRESIDENTE

Chiusa la discussione, pongo in votazione, nel testo concordato con le firme dei proponenti, l'ordine del giorno che abbiamo letto.
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'ordine del giorno è approvato all'unanimità.


Argomento:

Ordine del giorno del Consigliere Viglione ed altri sul premio in deroga al personale ospedaliero

Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)


PRESIDENTE

Informo i Consiglieri che sono state presentate: un'interrogazione da parte dei Consiglieri Calsolaro, Fonio, Simonelli Nesi, Viglione relativa alle dichiarazioni che sarebbero state fatte dall'Assessore all'urbanistica del Comune di Torino in occasione di un incontro dibattito alla Galleria d'Arte Moderna circa il mancato coordinamento tra Comune di Torino e Regione Piemonte.
Come al solito il testo dell'interrogazione verrà mandato ai Consiglieri.
Un'altra interpellanza urgente della quale non do lettura, che però è già stata inviata alla Giunta, è stata presentata dai Consiglieri Besate e Marchesotti relativamente al problema della Pinin Farina di cui si è parlato stamattina. Anche il testo di questa interpellanza verrà mandato a domicilio.


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)

Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Infine informo che il Consiglio Regionale è convocato presso il Palazzo delle Segreterie in piazza Castello 205 per i giorni 14 e 15 dicembre alle ore 10 e alle ore 16, con il seguente ordine del giorno, che è suscettibile di ulteriori argomenti: 1) approvazione verbali precedenti sedute 2) interpellanze e interrogazioni 3) comunicazione del Presidente 4) esame del disegno di legge n. 8 su "Iniziativa popolare e degli enti locali e referendum abrogativo e consultivo". Relatore Zanone 5) esame del disegno di legge sugli asili nido (che viene ripresentato dalla Giunta).



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Pregherei di anticipare il n. 5 al n. 4.



PRESIDENTE

D'accordo, passiamo il n. 5 al posto del n. 4.
6) Esame della proposta di legge del Consiglio Regionale al Parlamento in materia di edilizia scolastica. Relatore Fassino 7) esame del Regolamento relativo all'utilizzazione delle macchine di servizio della Regione.
Anche questo è un provvedimento che deve essere approvato prima del bilancio. Poi "Elezione di un Vicepresidente del Consiglio Regionale".
Debbo finora informare che è prevista la prosecuzione dei lavori per i giorni 18 e 22 dicembre, portando quanti argomenti non fossero trattati in queste due giornate del 14 e 15 e quant'altro nelle riunioni di Capigruppo verrà determinato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19)



< torna indietro