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Dettaglio seduta n.122 del 08/11/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interpellanza del Consigliere Fassino e altri sulle iniziative per assicurare il diritto di prelazione nell'acquisto dei beni a fini pubblici


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prendiamo innanzitutto in esame l'interpellanza presentata dai Consiglieri Fassino, Gerini, Rossotto e Zanone in data 12 ottobre '72: "Iniziative per assicurare il diritto di prelazione nell'acquisto dei beni a fini pubblici".
La risposta compete all'Assessore Paganelli, che è in aula. Gli do pertanto la parola, salvo che qualcuno degli interpellanti intenda preventivamente illustrare il documento.



PAGANELLI Ettore, Assessore al patrimonio

La Giunta Regionale ha preso in esame il disegno di legge n. 148 presentato al Senato della Repubblica dai Ministri delle Finanze, del Tesoro, della Difesa, del Bilancio e della Programmazione economica il 6 luglio 1972, con cui lo Stato detta norme per trasferire al patrimonio disponibile dal Demanio militare ed al patrimonio indisponibile numerosi beni che figurano in uso all'Amministrazione militare, già prevedendone e autorizzandone l'alienazione.
I beni di cui sopra situati in Piemonte figurano nell'elenco n. 1 e nell'elenco n. 3 allegati al suddetto disegno di legge. L'Amministrazione regionale ed i singoli Comuni nel cui territorio i beni sono ubicati potrebbero effettivamente, come prospettano gli interpellanti, avere interesse all'acquisto per destinarli a servizi di pubblica utilità naturalmente dopo le valutazioni del caso in merito alla loro consistenza e possibilità di utilizzo.
Con riserva di far effettuare gli accertamenti e le stime di valore relative a ciascuno di essi, la Giunta Regionale ha interessato i predetti Ministeri, e particolarmente quello delle Finanze, che poi si occuperà dell'alienazione, segnalando il parere espresso dal Consiglio Regionale nell'adunanza del 14 settembre '72 in merito ad un altro disegno di legge che concerne l'alienazione di beni appartenenti al patrimonio dello Stato e anche trasmettendo una copia di anche agli stessi Ministeri di promuovere l'introduzione nel disegno di legge n. 148 di una norma che assicuri agli enti locali territoriali il diritto di prelazione per l'acquisto di tali immobili o comunque di essere adeguatamente interpellati a tempo debito.



PRESIDENTE

La parola agli interpellanti



ZANONE Valerio

Mi dichiaro soddisfatto della risposta.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Università

Interpellanza del Consigliere Besate ed altri circa il parere della Giunta sullo schema di convenzione nel settore sanitario e universitario


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Besate, Revelli, Rivalta, Sanlorenzo Fabbris del 5 ottobre '72: "Parere della Giunta sullo schema di convenzione nel settore sanitario e universitario".
Gli interpellanti desiderano farne preventivamente illustrazione? Allora la parola all'Assessore Armella per la risposta.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

L'interrogazione in esame affronta una questione molto importante, in quanto attiene alla risoluzione dei problemi determinatisi nei rapporti fra Università e Ospedali circa consenso all'utilizzazione delle attrezzature ospedaliere, e parzialmente del personale ospedaliero, a fini didattici, e nello stesso tempo all'utilizzazione delle Università e delle cliniche ed istituti che dall'Università promanano ai fini dell'attività propria degli ospedali.
Poiché in essa si fa un'ampia citazione delle norme che regolano questa materia, sarà opportuno puntualizzare sulle norme effettivamente applicate e sul momento in cui la nostra discussione si introduce nella procedura relativa alla convenzione Università-Ospedali.
L'art. 1 della legge ospedaliera del 1968 n. 132, al comma terzo stabilisce che "nelle cliniche e istituti universitari si applicano le norme della legge ospedaliera limitatamente all'esercizio dell'attività assistenziale. Con decreto delegato n. 129 del 1969 si è pertanto sancito che per l'attuazione di quanto disposto dall'art. 1 della legge ospedaliera venga stipulata un'apposita convenzione fra gli Ospedali e le Università, e successivamente, con decreto interministeriale del 2 giugno '71, è stato indicato lo schema di convenzione-tipo. L'Università di Torino e gli Ospedali interessati, cioè quegli Ospedali che alla data del decreto ministeriale, cioè del 24 giugno '71, avevano unità a direzione universitaria, nominarono subito delle Commissioni paritetiche affinch studiassero e formulassero un documento da sottoporre all'approvazione delle rispettive amministrazioni quale bozza di convenzione. I lavori di queste Commissioni paritetiche si sono sviluppati in numerose riunioni a cui, al fine di sollecitarne la conclusione, ha partecipato talvolta anche l'Assessore alla sanità regionale.
La situazione attuale è la seguente: la Commissione paritetica che lavorava presso l'Ospedale San Giovanni Battista ha formulato uno schema di convenzione che, pur con divergenze motivate dalle due parti, è stato presentato il 31 ottobre u.s.
all'Amministrazione dell'Ospedale e all'Università. Il Consiglio sanitario centrale del San Giovanni esaminerà detto documento il 13 novembre per l'Ospedale S. Anna, relativamente ad Ostetricia e Ginecologia, a tutto il 6 marzo u.s. si tennero sei sedute della Commissione paritetica poi sospese per i cambiamenti avvenuti nell'Amministrazione dell'ente al Centro traumatologico ortopedico i lavori iniziarono immediatamente dopo l'emanazione del decreto, e si conclusero rapidamente, il 1 novembre '71. Il documento fu approvato dall'Amministrazione dell'ente e ratificato dal Comitato regionale di controllo. Nulla è stato ancora deciso da parte dell'Università quanto all'Ospedale infantile "Regina Margherita" i lavori della Commissione paritetica furono sospesi nel febbraio '72 per cambiamenti nell'Amministrazione. Furono ripresi negli ultimi tempi e se ne prevede la conclusione entro il 1972 Ospedale oftalmico: i lavori della Commissione paritetica sono stati conclusi, ma lo schema non è ancora stato approvato, né da parte dell'Amministrazione ospedaliera né da parte dell'Università Ospedale Maria Vittoria: il documento elaborato dalla Commissione paritetica e dal Consiglio sanitario centrale non è stato ancora approvato né da parte dell'Ospedale né da parte dell'Università Ospedale dermatologico S. Lazzaro: il documento conclusivo fu approvato dall'Amministrazione ospedaliera nel dicembre '71 e l'Università l'ha approvato il 31 ottobre u.s.
Quindi, allo stato attuale, una sola convenzione, quella dell'Ospedale dermatologico San Lazzaro, è stata approvata dalle due Amministrazioni un'altra è stata approvata, quella del Centro traumatologico, da una parte sola; di tre convenzioni il testo è stato elaborato ma non ancora approvato; due convenzioni sono in fase di studio.
Queste difficoltà derivano dalle quasi ovvie divergenze insorte nell'interpretazione dello schema di convenzione dettato dal decreto interministeriale, in quanto mentre per la parte ospedaliera si può fare un riferimento chiaro alla legge 132 e ai decreti delegati che sono seguiti per quanto riguarda la parte universitaria il riferimento ad una legge di riforma ancora non esistente crea continuamente complicazioni. Per dirimere tali difficoltà il Presidente del Consiglio dei Ministri ha nominato, l'8 ottobre u.s., una Commissione tecnica interministeriale, detta per brevità Supercommissione, con l'incarico di proporre direttive per un'uniforme interpretazione della normativa regolatrice di questi rapporti Ospedali Università. Il termine utile per la stipula delle convenzioni fu prorogato al 31 ottobre '72 e tutto lascia a divedere che questo termine sarà ulteriormente prorogato.
A conclusione di questi lavori si potrà verificare la necessità di applicare o meno l'art. 50 citato dall'interrogazione della legge del 1968 che demanda ai Ministri della Sanità, della Pubblica Istruzione e del CIPE la risoluzione di contrasti od ostacoli insuperabili insorti fra le parti Ospedali ed Università. Quindi l'interrogazione, quando fa riferimento agli articoli dello schema di convenzione, fa un riferimento che è giustissimo ma non è ancora, per così dire, attuale, perché la convenzione è ancora da farsi, salvo che per il San Lazzaro (dove la convenzione è stata fatta ed approvata dalle parti), che costituisce solo una piccola parte dell'attività universitaria ospedaliera. Infatti, queste due norme, cioè i punti 2 e 4 dello schema di convenzione, che fanno riferimento alla programmazione regionale e che danno possibilità anche di intervento da parte dell'Amministrazione regionale, presuppongono che la convenzione sia stipulata e sia operante, e riguardano sia il rinnovo delle convenzioni che ogni anno deve avvenire sia gli aggiornamenti della convenzione sia il potenziamento dell'attività del complesso Università-Ospedali.
E', direi, ovvio ed evidente che le delibere che gli Ospedali prendono a questo proposito sono soggette, quanto a vigilanza, alla trasmissione al Comitato di controllo; la costituzione di nuove unità, di nuovi reparti e di attrezzature che prima non esistevano deve comportare invece necessariamente la valutazione da parte della Regione attraverso i suoi organi competenti.
Si chiede ancora in questa interpellanza se non ritenga la Giunta che questa materia debba essere sottoposta all'esame del Consiglio Regionale.
Il Consiglio Regionale dovrà necessariamente investirsi del problema di tutta la programmazione ospedaliera; anzi, la Giunta ha già deciso di trasmettere alla Commissione consiliare il rapporto Ires a questo proposito, affinché l'esame possa iniziare. In quella sede, in quel quadro i presupposti relativi a quest'attività dovranno necessariamente essere tenuti in attenta evidenza.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare uno dei Consiglieri interpellanti. Il Consigliere Besate, che lo richiede.



BESATE Piero

Desidero anzitutto sottolineare l'opportunità della presentazione dell'interpellanza che è oggetto di esame in questo momento, in quanto essa offre la possibilità al Consiglio di essere informato su una materia di grandissima importanza che investe tutta la Regione e l'Università stessa.
Dal punto di vista dell'informazione, posso dirmi soddisfatto della risposta, anche a nome dei miei colleghi. Non altrettanto, però, dal punto di vista politico, poiché egli ci ha prospettato un quadro di incertezze di ritardi in una materia che è molto delicata. I più che cinquemila allievi della Facoltà di Medicina di Torino si trovano a dover iniziare l'Anno accademico in un'atmosfera di disorientamento per i mille dubbi circa la possibilità reale di utilizzare gli istituti, gli ospedali, le cliniche ai fini della loro preparazione.
Sotto questo profilo emergono responsabilità precise: del Governo, e del Governo attuale, in primo luogo, per quanto riguarda la riforma universitaria, perché la convenzione di cui stiamo parlando, come precisa specificamente il decreto interministeriale, non è che uno strumento transitorio in attesa della definizione della riforma universitaria; in secondo luogo, per gli evidenti ritardi dell'attuale maggioranza ad intervenire in rapporto a questi problemi, quanto meno per la scarsa efficienza nell'opera di promozione dell'adempimento di quegli strumenti come le convenzioni, che sono necessari per poter avere un quadro almeno minimo di certezza in base al quale operare; e non sto qui a tener conto di tutti i problemi connessi all'insufficienza delle strutture ed ai contenuti della didattica e dell'insegnamento in questo campo.
Concludendo, noi, dichiarandoci insoddisfatti, chiediamo: in primo luogo, che la Giunta segua con maggior diligenza sollecitando, direi "imponendo" (in senso politico, naturalmente, non amministrativo) la conclusione delle trattative per la stipula delle convenzioni, cercando di evitare al massimo il ricorso all'art. 50, che demanderebbe agli organi centrali la definizione di strumenti tanto importanti per la vita regionale e dell'Università, per rispetto delle loro autonomie in secondo luogo, che si ponga mente a quanto sta avvenendo in Piemonte proprio nel campo della Facoltà di Medicina, con l'istituzione in diversi capoluoghi della regione di corsi non ben definiti, liberi, parificati, che creano situazioni molto complesse e direi addirittura molto pericolose anche agli effetti della distorsione della funzione degli stessi Ospedali.
Si pensi al corso di Medicina di Vercelli, per il quale si vuol istituire il terzo anno di corso senza che esistano idonee strutture, istituti laboratori, e neanche la convenzione necessaria per poter agire nell'ambito di strutture clinicizzate. Cosa avverrà? Le strutture ospedaliere saranno poste al servizio del corso universitario pur in assenza di convenzione? E' una situazione, oltre che giuridicamente molto ambigua, anzi, direi addirittura fuori legge in questo caso, che anche nei contenuti e dal punto di vista della funzione ospedaliera si presenta come un qualche cosa che veramente non saprei definire se non come una distorsione molto pericolosa a tutti gli effetti. La Regione ha responsabilità precise per quanto riguarda la politica in questo campo. Una situazione dello stesso genere si va profilando pure a Novara.
Noi chiediamo che la Regione, la Giunta in particolare, intervenga con energia, con una globalità di visione che renda possibile una soluzione di questi problemi, che sono comunque i problemi di un'Università ormai insufficiente a svolgere le proprie funzioni.
Dell'assicurazione che il Consiglio sarà chiamato a discutere della programmazione sanitaria (l'Assessore ha parlato di programmazione ospedaliera attenendosi all'espressione usata dalla legge, ma il Consiglio ha sempre parlato di programmazione sanitaria), prendiamo atto raccomandando che questa discussione avvenga al più presto e il Consiglio nel suo insieme sia posto in grado di esaminare la questione sulla base di un parere della IV Commissione, competente in materia.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Viabilità

Interpellanza del Consigliere Simonelli sulla salvaguardia dei beni ambientali nella costruzione dell'autostrada Voltri-Sempione


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza del Consigliere Simonelli del 5 ottobre '72: "Salvaguardia beni ambientali nella costruzione dell'autostrada Voltri Sempione".
La risposta compete all'Assessore Chiabrando. L'interpellante non intende illustrare l'interpellanza? Allora ha facoltà di parlare l'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente

Non posso dare all'interpellanza del collega Simonelli che una prima risposta interlocutoria, in quanto la Regione sta seguendo il problema assicurando comunque che teniamo il problema sotto attento controllo.
In merito all'attraversamento del territorio del Comune di Tagliolo da parte del tracciato autostradale della Voltri-Sempione, posso precisare che, a seguito di un intervento della Sovrintendenza ai Monumenti del Piemonte, la Società SPEA ha studiato un progetto di copertura della trincea, resa necessaria dalla natura geologica dei terreni, con una galleria artificiale di estensione sufficiente per garantire il ripristino del profilo collinare della zona di culmine del rilevato su cui sorge l'abitato.
In collaborazione con la Sovrintendenza ai Monumenti si sta studiando la zona interessata al tracciato dell'autostrada, per suggerire gli accorgimenti opportuni in sede di esecuzione dei lavori per un'adeguata tutela dell'aspetto paesaggistico della zona.
Il problema più importante è però costituito da quello che comunemente chiamiamo il frantoio di Lerma. Per quanto concerne l'installazione di questo frantoio in regione Rocchetta del Comune di Lerma, presso l'antico Santuario della Rocchetta, vincolata ai sensi della legge del '39 per il suo alto interesse architettonico e storico, ritengo di dover fare una serie di considerazioni preliminari per poi cercare di giungere ad una conclusione.
Premetto che tutta la pratica per l'installazione del frantoio di Lerma è stata seguita in collaborazione tra l'Assessore al turismo, Debenedetti e chi vi parla.
1) La Società Inerti di Lerma è interessata allo sfruttamento di un deposito morenico sito in località Rocchetta di Lerma per utilizzare i materiali risultanti quali inerti per calcestruzzi da impiegarsi nella costruenda autostrada trafori Voltri-Sempione. La Società ha richiesto e ottenuto licenzia edilizia dal Comune di Lerma per l'impianto del frantoio avviando subito la costruzione del frantoio stesso, senza attendere ulteriori pareri e autorizzazioni da parte degli enti interessati.
2) Non è necessaria, in base alle vigenti leggi, un'autorizzazione all'apertura di cave: è sufficiente invece una denuncia di attivazione di cava al Comune e al Distretto minerario competente. Questo risulta da indagini che noi come ufficio abbiamo fatto Poiché il decreto presidenziale del '72 sul trasferimento alle Regioni delle funzioni amministrative in materia di cave e torbiere prevede un generico trasferimento alle Regioni della sorveglianza sull'utilizzazione delle cave e torbiere e la sottrazione al proprietario della disponibilità della cava e torbiera e la concessione a terzi nel caso di totale o parziale inutilizzazione del giacimento, è da ritenersi che tutte le funzioni di polizia mineraria siano rimaste alla competenza statale del Distretto minerario.
3) La zona interessata all'apertura della cava, situata sulla sinistra del torrente nota, è sottoposta a vincolo per scopi idrogeologici imposto ai sensi della legge del 1923. Il terreno, costituito da conglomerati, si presenta apparentemente stabile e non proclive a franamenti, ed è privo di vegetazione sul versante sud est, mentre è coperto da un bosco ceduo di rovere estremamente degradato sul versante nord-ovest.
Ciò posto, l'Ispettorato dipartimentale delle foreste di Alessandria ha dato un'indicazione di nulla osta dal punto di vista tecnico-forestale circa l'apertura della cava, subordinato però al parere della Sovrintendenza ai Monumenti per il Piemonte. La quale ha ritenuto che, pur non essendo la località soggetta a vincoli di tutela ai sensi della legge del '47, l'ambiente circostante il complesso monumentale della Rocchetta edificio invece vincolato ai sensi della legge del '39, debba essere mantenuto integro, in quanto esso costituisce il quadro naturale in funzione delle cui caratteristiche l'insieme di edifici si è venuto componendo nel tempo. La Sovrintendenza ai Monumenti ha pertanto suggerito che il progetto della cava venga modificato in modo tale da garantire la salvaguardia dell'intero promontorio su cui sorge il Santuario, limitando la zona di escavazione al settore della dorsale più arretrata, circa duecento metri dall'edificio.
Anche nel corso di un sopralluogo promosso il 2 settembre dalla Regione alla località della Rocchetta il Sovrintendente ha conservato tale posizione, ribadendola in una lettera indirizzata il 23 ottobre.
Soltanto il 30 agosto '72 la Società Inerti di Lerma ha presentato al Genio Civile di Alessandria istanza di derivazione di acque pubbliche dal torrente Piota per gli usi industriali del frantoio. L'istanza di derivazione è stata posta in istruttoria con la procedura prevista dal Testo Unico della legge sulle acque pubbliche. Si è pertanto verificata una serie di opposizioni a questa richiesta di derivazione d'acqua da parte della Societa Inerti, sia ad opera di privati che dello stesso Comune di Silvano d'Orba. La relazione del Genio Civile di Alessandria sull'istruttoria di rito della domanda di derivazione d'acqua e sull'esame delle opposizioni dev'essere trasmessa, sempre in base al Testo Unico della legge sulle acque pubbliche, al Ministero dei Lavori Pubblici. Mi sono già preoccupato di evidenziare al Genio Civile di Alessandria la necessità di sottoporre alla Regione quanto prima l'istanza sulla quale la Regione deve pronunciarsi e dare il parere. Quindi, la domanda di attingimento è in corso.
All'Amministrazione Provinciale di Alessandria, poi, è stata trasmessa una generica domanda di permesso di scarico delle acque di lavorazione del frantoio, senza che sia stato allegato un progetto di impianto di depurazione idoneo a rendere chiare le acque reflue del frantoio stesso.
Di fronte a tale situazione, sorprende non poco che la Società Inerti Lerma abbia già assunto impegni e oneri non indifferenti per l'installazione di impianti, già avvenuta, per lo sfruttamento della cava senza aver prima richiesto ed ottenuto le necessarie autorizzazioni e in primo luogo la concessione per la derivazione d'acqua dal torrente Piota.
L'Amministrazione Comunale di Lerma ha concesso, d'altra parte, la licenza edilizia di installazione dell'impianto del frantoio senza prima chiedere il parere delle autorità competenti.
A questo punto cosa si deve fare? Il Consigliere Simonelli propone un fermo intervento della Regione che sospenda l'iniziativa e consenta soluzioni alternative all'installazione del frantoio nella località predetta. Mi pare opportuno osservare che non è pensabile di impedire o ritardare artificiosamente, senza motivazione seria, la costruzione dell'autostrada, per la quale occorre una quantità enorme di materiali: e la Società pensa di utilizzare questa cava per ben cinque anni, per tutta la durata, cioè, della costruzione dell'autostrada.
Io ritengo che la soluzione possa trovarsi nell'ambito di una serie di vincoli che possono e debbono essere imposti alla Società: 1) vincolo paesistico - la cava dovrebbe tenersi ad almeno 100-150 metri di distanza dal Santuario 2) vincolo idrogeologico - man mano che la società procede all'escavazione dall'alto verso il basso deve attuare il rimboschimento con modalità da fissarsi, nei fianchi della cava 3) vincolo di uso e restituzione dell'acqua, attenta valutazione delle opposizioni fatte da privati e dal Comune di Silvano d'Orba alla derivazione d'acqua dal torrente Piota, con particolare riguardo all'uso potabile che del torrente eventualmente verrebbe fatto a valle della località. Comunque, il volume e la qualità delle acque reflue dell'impianto dovrebbero essere tali ed avere le stesse caratteristiche di sicurezza dell'acqua attinta.
Risulterebbe the la Società Inerti Lerma sia disponibile ad accettare qualunque vincolo all'utilizzazione della cava, purché non venga limitata di troppo l'ampiezza della stessa.
Questa è la linea nostra di intervento: coordinamento e controllo dell'azione del Distretto minerario, del Genio Civile, dell'Ispettorato forestale, della Provincia di Alessandria e del Comune di Lerma nelle loro rispettive competenze; quindi imposizione di limitazioni, perché le leggi e i vincoli siano rispettati; dopo di che, se nulla osta, oltre questi vincoli e queste limitazioni, lasciar proseguire l'attività della cava e l'estrazione del materiale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'interrogante, Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

Credo che la risposta risulta dell'Assessore abbia evidenziato come ancora una volta ci si sia trovati di fronte ad una del situazione predeterminata dalla scelta di una società la quale ha deciso di insediare una cava in una determinata zona, che evidentemente, in base a fattori di localizzazione, presentava il massimo di convenienza, ed ha deciso di proseguire lì la sua attività, indipendentemente dai pareri necessari da richiedere ai vari enti, indipendentemente da un coordinamento della sua scelta con altre esigenze particolarmente pressanti della zona, atteso il vincolo di natura paesaggistica esistente su un Santuario nelle vicinanze.
In una situazione di questo tipo è chiaro che arriviamo ancora una volta a chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati. L'Assessore ci ha detto infatti che con estrema probabilità, anzi, diciamo pure con certezza la cava non verrà più spostata. Io penso che se l'intervento si fosse potuto fare precedentemente, in tempi tecnici diversi, si sarebbe potuto indicare alla società un'altra zona, o altre zone, paesaggisticamente meno interessanti, lungo il percorso dell'autostrada, dalle quali essa avrebbe potuto ricavare inerti per la produzione di calcestruzzo: perché non penso che lungo il percorso della Voltri-Sempione soltanto la montagna del Santuario della Rocchetta si presti ad essere scavata a tale scopo. Ora che la Società ha già installato lì il frantoio, infischiandosene di chiedere preventivamente le autorizzazioni necessarie, noi diciamo rassegnatamente: il frantoio c'è, e anche se non è stato posto nel punto più adatto dobbiamo lasciarlo utilizzare. E' una posizione di debolezza, la nostra.
Io non dico che il frantoio si debba chiudere: dico però che si dovrà valutare con estremo rigore la situazione prima di rilasciare i permessi che devono ancora essere concessi, perché, se le condizioni cui l'Assessore faceva cenno non fossero rispettate, dobbiamo poter obbligare questi signori a smontare il loro impianto per andarselo a sistemare altrove. Ad esempio, si esamini attentamente se non vi siano motivi che sconsiglino l'autorizzazione all'utilizzazione delle acque del torrente Piota per la lavorazione degli inerti e per i relativi, scarichi. Il Piota è un torrente da cui vengono effettuati prelievi di acqua per uso potabile: dall'elenco fornito, su sua richiesta, al Genio Civile, al quale è stato presentato un ricorso da parte dei privati interessati a tale prelievo idrico, che le utenze sono numerose, soprattutto nei periodi di scarsità d'acqua. Un inquinamento torrente causato dalle acque di scarico del frantoio determinerebbe conseguenze gravi, in fatto di igiene e sanità, per gli abitanti della zona. Questa è certamente una complicazione che mi sembra di gravità eccezionale, pressoché insormontabile, che non possiamo sottovalutare. L'amministrazione pubblica deve verificare ed accertare con assoluta tranquillità che gli scarichi non pregiudichino l'utilizzo delle acque a questi fini, cosa di cui io dubito largamente.
Altra questione assai grave è quella dell'ampiezza di escavazione. La Società Inerti di Lerma, a quanto ci ha detto l'Assessore, è disposta ad accettare qualsiasi condizione a patto che non vengano posti limiti alle dimensioni della zona soggetta ad escavazione: ciò significa che in questi cinque anni essa potrà anche arrivare a spianare tutta la montagna. Sarebbe pertanto perfettamente inutile e ridicolo da parte nostra imporle di piantare a dimore degli alberelli a mano a mano che lo scavo si amplia, dal momento che i bordi della zona incisa verrebbero continuamente erosi per effetto dell'ulteriore attività. Stiamo attenti, dunque, anche a non fissare degli impegni che si vanificano di per se stessi. Dobbiamo piuttosto verificare subito se la Società abbia l'esigenza di ricavare una quantità enorme di inerti, tanto da arrivare a spianare la collina: sarebbero puramente illusori in tal caso i nostri tentativi di limitare con accorgimenti gli effetti estetici dannosi, poiché quella cava sarebbe irrimediabilmente destinata ad alterare il paesaggio, a compromettere la tutela paesaggistica sul Santuario della Rocchetta e, con tutta probabilità, ad inquinare il torrente; da questi pericoli non c'è condizione di sorta che ci gli possa garantire.
A questo punto io credo valga la pena fare un'attenta analisi dei danni e dei benefici di carattere pubblico che derivano da questo insediamento.
Se, facendo troppo affidamento sulla licenza frettolosamente accordatale dal Comune di Lerma, la Società Inerti si è insediata senza aver prima ottenuto le autorizzazioni in ordine agli scarichi ed ai prelievi delle acque, sia essa a pagare la sua imprevidenza e la sua fretta. E' chiaro che non si deve ritardare la realizzazione dell'autostrada: però non si pu neppure pensare che per costruire un'autostrada tutto sia lecito, anche quello che provocherà disagio alle popolazioni della zona. E badate che per quanto io ne so, questo problema è molto sentito in loco: si ha solo fiducia in un'azione che la Regione possa esercitare. Di ciò potranno darmi ampia testimonianza i colleghi alessandrini - Armella, Debenedetti e gli altri - che si sono interessati della questione. Noi non possiamo, dunque tranquillamente limitarci a razionalizzare qualche effetto ex-post della scelta di questa Società Inerti, lasciando che essa prosegua nel condurre avanti il suo programma.
Mentre prendo atto con soddisfazione delle assicurazioni che l'Assessore ha dato in ordine alla cosiddetta "trincea di Tagliolo", per la quale mi sembra sia stata adottata una soluzione ragionevole, che consente di limitare i danni al paesaggio, non posso dichiararmi soddisfatto per la risposta relativa alla situazione del frantoio, e in rapporto a questa inviterei l'Assessore a svolgere quell'attività di controllo che ha preannunciato in modo estremamente rigido, per impedire che, in particolare, attraverso lo scarico delle acque si comprometta la potabilità delle acque del torrente Piota.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Viabilità

Interpellanza del Consigliere Viglione sulla costruzione di uno svincolo a Nichelino dalla tangenziale Moncalieri-Rivoli


PRESIDENTE

Altra interpellanza del Consigliere Viglione del 5 ottobre 1972 "Costruzione svincolo di Nichelino dalla tangenziale Moncalieri-Rivoli".
L'interpellante vuole illustrarla?



VIGLIONE Aldo

Per chi percorre la strada che da Asti giunge a Torino, all'innesto della tangenziale trova lo svincolo di Moncalieri, dopo quello svincolo fino a Stupinigi, non vi è più alcuna entrata o uscita. Il problema si pone per tutta l'area di Nichelino e per quella che investe una parte di Torino perché la città non ha più soluzione di continuità, si tratta di un'unica area investita da industrie e da altre attività.
Essendo già stato costruito il cavalcavia che immette dalla parte nord di Nichelino nell'area che va al Parco di Stupinigi, si tratta soltanto di fare una derivazione e siccome una parte dell'autostrada già corre in rilevato, per l'uscita verso Nichelino non vi è più necessità di cavi sotterranei o di costruzioni di sopraelevate per cui anche la spesa sarebbe assai ridotta.
Io penso che il governo regionale potrebbe assumere un'iniziativa che potrebbe essere di sicuro interesse per tutta quella zona.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Falco per la risposta.



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità

Il collega avv. Viglione in data 5/10/'72 ha interpellato il signor Presidente della Giunta e chi vi parla per conoscere quale sia l'attuale fase di progettazione dello svincolo di Nichelino sulla tangenziale Moncalieri-Rivoli.
L'interpellante ha chiesto inoltre di conoscere quale sia l'atteggiamento del governo regionale in ordine a tale problema e quali siano le iniziative che intende assumere la Giunta.
Va subito detto che lo svincolo di Nichelino sulla tangenziale Moncalieri-Rivoli non è ancora in progettazione, anche perché il Comune di Nichelino non avrebbe mai presentato all'ATIVA alcuna richiesta ufficiale tendente ad ottenere la costruzione di detta opera. Si sono assunte informazioni allo scopo di chiarire il problema ed è risultato quanto segue: 1) in sede di progettazione della tangenziale Moncalieri-Rivoli l'Amministrazione di Nichelino si sarebbe mostrata contraria alla costruzione dello svincolo 2) recentemente, in una riunione tenutasi presso l'Amministrazione Provinciale di Torino, si sarebbe parlato della realizzazione dello svincolo prospettando l'opportunità di un'intersezione della Via Debuchet che attualmente collega l'ippodromo con Via XXV Aprile a Nichelino, la quale dovrebbe proseguire in territorio di Torino imboccando la Strada delle Cacce e costituendo così una nuova penetrazione nella città di Torino.
Dal punto di vista tecnico l'opera richiederebbe la costruzione di un ponte sul Sangone.
Informo inoltre l'interpellante che l'Amministrazione di Nichelino starebbe studiando il piano regolatore del Comune ed avrebbe intenzione di inserirvi uno svincolo a quadrifoglio che colleghi Nichelino con l'autostrada.
Lo svincolo verrebbe a costare circa 400 milioni. Qualora invece si dovesse costruire anziché uno svincolo semplice, uno svincolo di dimensioni rilevanti con ampio respiro di piste e che richiedesse l'integrazione di viabilità, la spesa potrebbe raggiungere la cifra di 600 milioni.
L'ammortamento delle predette somme nell'arco di 30 anni comporterebbe rispettivamente: la spesa di oltre un miliardo per la prima soluzione e di oltre un miliardo e mezzo per la seconda soluzione. Sembrerebbe necessario che per far fronte alla spesa l'ATIVA dovrebbe far pagare il pedaggio a coloro che transiteranno sulla tangenziale Moncalieri-Rivoli.
Indipendentemente da quanto sopra, volendo realizzare lo svincolo occorrerebbe che il Comune di Nichelino presentasse apposita richiesta alla Società p. A. ATIVA; successivamente detta Società esaminerebbe l'istanza e potrebbe predisporre per la progettazione nonché per il necessario adempimento presso l'ANAS che è l'ente tenuto ad approvare dal punto di vista tecnico.
La Giunta Regionale ritiene utile l'iniziativa e pertanto darà il suo contributo alla realizzazione dell'opera.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante.



VIGLIONE Aldo

Ringrazio l'Assessore della risposta e mi dichiaro soddisfatto, con la speranza che il Comune di Nichelino voglia assumere iniziative per realizzare quest'opera.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza del Consigliere Fassino ed altri sull'uniformità dei Comuni per determinare le modalità e la misura dei contributi di urbanizzazione


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Fassino, Gerini, Rossotto, Zanone del 12/10/72: "Uniformità dei Comuni per determinare le modalità e la misura dei contributi di urbanizzazione" Vi sono richieste di illustrarla? Nessuna.
La parola all'Assessore Cardinali per la risposta.



CARDINALI Giulio, Assessore all'urbanistica

La mancanza di illustrazione di questa interpellanza forse rende la riposta un po' arida per chi non è al corrente della questione, riassumer perciò brevemente quanto hanno richiesto i colleghi di parte liberale. Essi desiderano sapere che cosa la Giunta intende fare in merito alla situazione che si sta determinando in diversi Comuni della Regione in cui vengono deliberate spese di urbanizzazione che non sono rigorosamente basate sui dispositivi della legge urbanistica, ma attribuiscono oneri di urbanizzazione anche a licenze singole.
E' capitato che a Comitati di controllo che chiedevano il parere preventivo all'Assessorato all'urbanistica, per questo tipo di urbanizzazioni proposte dai Comuni, è stato risposto negativamente, in quanto è evidente che così, come viene presentata l'urbanizzazione, avrebbe semplicemente la caratteristica di una tassa, il che è contrario anche a quanto dispone la nostra Costituzione.
Vi sono invece interventi che in base agli artt. 8 e 10 della legge urbanistica (i Comuni sono autorizzati a fare opere di urbanizzazione primaria e secondaria) vengono molte volte deliberati sulla base di parametri o cifre non sufficientemente suffragati, difformi da zona a zona o addirittura notevolmente in contrasto con gli standard minimi che a suo tempo erano stati stabiliti dai Geni Civili.
Per evitare questa farragine di disposizioni, soprattutto questa difformità di interventi - sempre nel rispetto di ciò che è richiesto dalla legge urbanistica - la Giunta Regionale ha allo studio la costituzione di un massimale che verrà fornito a tutti i Comuni in cui vengano individuati i costi delle urbanizzazioni primarie e secondarie, in base a standard prefissati. Qualche Comune (non ricordo se Avigliana o Venaria) ha già predisposto alcuni studi molto interessanti su questo argomento, studi che terremo presenti nel momento in cui elaboreremo questa normativa che renda uniforme l'intervento delle Amministrazioni Comunali e non crei disparità all'interno di zone degli stessi Comuni o addirittura fra Comune e Comune.
In questo caso si tratterebbe di far pagare semplicemente delle tassazioni generiche e non di applicare dei criteri più rigorosi e tecnicamente valutati.
Il nostro atteggiamento come Assessorato e come Giunta è quello di respingere tutto ciò che è in contrasto con la legge e che non abbia questa caratteristica documentata circa il modo in cui si esigono le somme relative all'urbanizzazione primaria e secondaria. Crediamo però (speriamo di poterla realizzare in un tempo sufficientemente rapido) che solo una normativa generale valida per tutti, con chiari riferimenti agli interventi che devono essere effettuati, possa restituire ordine a questa materia che certamente ordine ne ha poco al momento attuale.



PRESIDENTE

I Consiglieri interpellanti vogliono parlare? La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Ringrazio l'Assessore per le delucidazioni e anche per le valutazioni che ha voluto esprimere in merito all'applicazione della legge. Concordo con le osservazioni della Giunta per quanto riguarda sia l'impossibilità di trasformare le disposizioni della legge in una forma di fiscalizzazione impropria, sia le sperequazioni cui questo tipo di interpretazione della legge può dar luogo da Comune a Comune.
A nostro avviso è quindi importante ed urgente che la Regione stabilisca, attraverso una disposizione interpretativa, la corretta applicazione degli artt. 8 e 10 della legge 765, in modo da indicare ai Comuni un'uniformità di criterio per l'applicazione di queste norme.
Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interpellanza del Consigliere Zanone ed altri sull'appoggio della Regione all'Associazione di pioppicoltori del basso Pinerolese


PRESIDENTE

Interpellanza Zanone, Fassino, Rossotto, Gerini del 12/10/ 72: "Appoggio della Regione all'Associazione di pioppicoltori del basso Pinerolese".
Se non è da illustrare do la parola all'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

La Giunta Regionale guarda con particolare interesse al sorgere di organismi e associazioni in agricoltura, meglio in grado di assolvere proficuamente alla funzione di tutela degli associati coordinando le iniziative, spesso slegate e dispersive di singoli operatori agricoli.
L'associazionismo in agricoltura, quando sia organizzato su basi serie e strutturato con criteri tecnicamente avanzati, consente di conseguire un grado di efficienza assai difficilmente riscontrabile nelle iniziative e nell'esperienza singoli operatori. Pertanto, anche nel delicato settore della pioppicoltura, consideriamo positivo il sorgere e l'affermarsi di organismi associativi come l'Associazione pioppicoltori del basso Pinerolose.
In risposta alle domande contenute nell'interpellanza, affermiamo che allo stato attuale non si possa parlare di crisi nel settore della pioppicoltura piemontese, almeno sotto il profilo della redditività di tale coltura. Infatti in questo momento i prezzi per i pioppi da trancia sono attestati sulle L. 18.000 al mq. cioè a livelli massimi cui erano pervenuti nel corso del "boom" del pioppo tra il 1958 ed il 1964. Anche il prezzo del legname da cassettame e da cartiera, che utilizza le partite meno pregiate e sottoprodotti del pioppo di migliore qualità, ha raggiunto le 8.000 lire al mq. Conseguentemente il prezzo del pioppo si può considerare attualmente remunerativo per l'imprenditore agricolo.
Comunque, a parte ogni considerazione d'ordine economico, la Regione s'interessa con particolare cura del settore della pioppicoltura, come del resto di tutto il settore del legno in genere, in quanto - com'è noto - le importazioni di legno dall'estero incidono per una quota rilevante del nostro passivo della Bilancia nazionale dei pagamenti e rappresentano, con la somma di 300/400 miliardi di lire di importazioni all'anno, la seconda voce per entità del nostro deficit, preceduta solo dalla voce "carni".
Per questo motivo la parte del Bilancio regionale dell'agricoltura destinato al settore foreste e coltivazioni arboree di pianura (quindi compresa la pioppicoltura) rappresenta un concreto sforzo che la Regione compie proprio per ottenere i migliori risultati possibili nel settore mentre la mobilizzazione degli organi periferici forestali dà la misura dell'impegno tecnico economico che la Regione intende portare avanti.
Vanno però considerate con molta attenzione le reali possibilità di ulteriore sviluppo della pioppicoltura in Italia e più specificatamente in Piemonte. Infatti, premesso che l'habitat ideale nel nostro paese della pioppicoltura è rappresentato dalla pianura padana, non ci si può illudere che esista ancora largo spazio da destinare a tali tipi di impianti, a meno che non si vogliano sacrificare altre e non meno importanti colture. Senza dubbio sarà bene sfruttare integralmente il terreno disponibile ed a particolare vocazione per tali coltivazioni, allargando, per esempio, la produzione a tutte le zone di natura golenica non ancora completamente utilizzate. Bisogna però tenere ben presente che in ogni caso le possibilità obiettive di ulteriori incrementi della pioppicoltura resteranno sempre condizionate dalle superfici disponibili che rimangono purtroppo, limitate. Conseguentemente sembra assai poco probabile che si possa contribuire in maniera rilevante alla riduzione del deficit della Bilancia dei pagamenti nel settore specifico.
Più realistico, si ritiene sia il conseguimento di una più oculata e razionale conduzione degli esistenti impianti di pioppeti da considerare cioè come vere e proprie coltivazioni agricole meritevoli delle stesse pratiche colturali riservate alle tradizionali produzioni. Troppo spesso infatti, l'imprenditore agricolo - pensa - a torto - che sia sufficiente sistemare a dimora le pioppelle e lasciare poi alla sola opera di madre natura di portare a maturazione i pioppi.
Tale comportamento cozza contro la logica più elementare e sembrerebbe assurdo riscontrarlo nella realtà se non ci fosse stato dato di osservare lo stato di deplorevole abbandono cui molte volte vengono lasciati i pioppeti. In particolare abbiamo osservato talvolta, la completa mancanza di pratiche colturali elementari (aratura, concimazione, potatura, ecc. ) o più frequentemente - di adatti trattamenti antiparassitari che, quando trascurati, possono arrecare danni irreparabili ai pioppeti.
Inoltre è bene porre in evidenza che le cure fito-sanitarie ed i trattamenti antiparassitari dei pioppeti sono tanto più necessari quanto maggiormente intensa risulti la coltivazione dei pioppi. Infatti rappresenta ormai acquisizione tecnico-scientifica universalmente accettata che, alla maggiore diffusione di questa coltura, corrisponde anche una maggiore diffusione delle malattie e delle infestazioni parassitarie proprie del pioppo.
A tale proposito risulta che, pur ritenendosi discreta la situazione fito-sanitaria dei pioppeti del basso Pinerolese, gli attacchi parassitari invece restano frequenti. Per quanto riguarda le pratiche colturali ordinarie, queste appaiono generalmente insufficienti ed andrebbero indirizzate verso metodologie più moderne e razionali.
A conclusione di quanto precede, si comunica ai Consiglieri interroganti che l'Assessorato all'agricoltura ha già invitato per un incontro i dirigenti dell'Associazione pioppicoltori del basso Pinerolese onde esaminare concretamente i problemi connessi alla pioppicoltura della zona.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone, ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Ringrazio l'Assessore per le sue dichiarazioni. Dalle medesime mi pare risulti l'opportunità che la Giunta Regionale stabilisca rapporti di collaborazione con l'Associazione in oggetto; ciò anche in considerazione del decreto presidenziale del 2 giugno '72 riguardante modificazioni allo Statuto della Commissione nazionale per il pioppo e la costituzione dei comitati regionali; il decreto prevede esplicitamente che i rappresentanti delle associazioni di produttori di pioppo abbiano adeguate rappresentanze nei costituendi comitati regionali che dovranno essere instaurati su iniziativa del Presidente della Giunta Regionale.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa, il tempo dedicato alle interpellanze ed interrogazioni è trascorso.
La parola al Consigliere Bono.


Argomento: Comuni - Comunita' montane - Montagna

Interpellanza dei Consiglieri Bono e Sanlorenzo sulla consultazione avviata dalla Giunta Regionale tra i Comuni montani


BONO Sereno

Vorrei chiedere, signor Presidente, per quale ragione l'interpellanza presentata dal sottoscritto e dal Consigliere Sanlorenzo il 19 ottobre in riferimento al comportamento della Giunta sul problema delle comunità montane, non è stata iscritta all'ordine del giorno. Il regolamento in proposito precisa all'art. 48 punto 3 che la Giunta ha facoltà di rispondere immediatamente all'atto dell'annuncio, come pure di differire la risposta alla seduta successiva con un termine massimo di 15 giorni. Questo termine è scaduto.
Siccome l'interpellanza solleva una questione (che noi riteniamo abbastanza importante) circa il metodo usato dalla Giunta, sarebbe opportuno che venisse discussa prima di entrare nel merito delle proposte di legge che sono già state presentate e del disegno di legge che eventualmente presenterà la Giunta.



PRESIDENTE

Io non l'ho avuta dalla Giunta per la risposta; mi pare che il suo intervento suoni come sollecito. Se il Consiglio è d'accordo io non ho nessuna difficoltà a farla anche subito; si occupa il tempo per questo invece che per un altro argomento.
Il Consiglio concorda, vero? Perché non voglio mai andare oltre i termini che ci siamo prefissati. Non ci sono opposizioni? Nessuna.
Interpellanza del 19 ottobre '72: "I sottoscritti Consiglieri regionali, in relazione alla pressoché generale riprovazione degli schemi di divisione territoriale annunciati dalla Giunta Regionale per le comunità montane nel Novarese (progetto assurdo è stato definito all'unanimità dal Consiglio Comunale di Domodossola nella sua seduta del 18 ottobre); in relazione al fatto che alcuni quotidiani usano attribuire alla Regione fatti e misfatti che sono invece della Giunta interpellano il Presidente della Giunta Regionale per conoscere per quali motivi è stata avviata la consultazione fra i Comuni montani saltando il Consiglio Regionale, le sue Commissioni, non presentando alcun progetto di legge come la prassi prevede e consiglia in ogni caso ed evitando accuratamente di invitare i Consiglieri regionali alle riunioni indette in materia dalla Giunta in provincia di Novara".
Firmano l'interpellanza i Consiglieri Bono e Sanlorenzo.
Si chiede di illustrarla? La parola al Consigliere Bono.



BONO Sereno

Signor Presidente, come avevo preannunciato, noi riteniamo che il metodo usato e che è stato illustrato nella pubblicazione che la Giunta ha inviato ai Consiglieri e a tutti i Sindaci dei Comuni montani del Piemonte costituisca un precedente molto grave tendente a scavalcare il Consiglio Regionale e le Commissioni. Con la consultazione fatta prima che il testo di legge sia stato presentato si intende mettere il Consiglio di fronte al fatto compiuto o di fronte ad una volontà che io direi più presunta che reale, precostituita.
Perché sostengo questo? Innanzi tutto perché coloro che sono stati interpellati non avevano a disposizione un testo sul quale esprimere il proprio parere e quindi non avevano la possibilità di intervenire nel merito con un giudizio appropriato; in secondo luogo perché il metodo seguito per queste consultazioni (da quanto mi è stato riferito, perché i Consiglieri della mia parte non sono stati invitati mentre mi risulta che non solo Consiglieri regionali, ma deputati di parte D.C. vi hanno partecipato) non poteva assolutamente aiutare i rappresentanti dei Comuni presenti ad una scelta equilibrata.
Il rappresentante della Giunta in quelle occasioni è intervenuto partendo dall'opportunità di costituire le comunità montane, senza vedere precedentemente, in un dibattito ampio ed approfondito, per quale scopo le comunità dovevano essere costituite e pertanto senza poter adeguare lo strumento agli obiettivi che ci si proponeva attraverso la legge. Si è lasciato spazio, quindi, a tutte le posizioni più localistiche, le meno nobili, ossia a tutte le posizioni che possono esprimere qualche esigenza locale, ma che sono spesse volte esigenze che è preferibile non nominare perché legate alla metodologia passata della politica sulla montagna ed ai clientelismi che intorno a quella metodologia si erano stabiliti. Dalla serie di proposte formulate si vede per esempio che la Regione oggi dovrà sostituire lo Stato nella ripartizione dei soldi sul piano territoriale Comune per Comune, attraverso le comunità montane (come una volta il Ministero della Cassa per il Mezzogiorno faceva arrivare i contributi per le aree depresse) mentre dovrebbe inquadrare il problema in una visione più complessiva, più generale.
Abbiamo sollevato questa questione perché, come ho detto all'inizio, si istituisce un metodo che è squalificante non tanto per la Giunta o il Consiglio, ma per la Regione come istituto. Che dimostrazione di serietà diamo a tutta quella gente che è stata a suo tempo consultata dalla Giunta e che dovrebbe essere (perché la legge lo stabilisce) consultata nuovamente, in un'edizione supplementare, dalle Commissioni del Consiglio? Io aspetto di sapere dall'Assessore che cosa si farà per il futuro e in che modo la Giunta intende correggere l'impostazione sbagliata data su un problema di tanta importanza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

Mi spiace che di fronte ad un argomento così vivo, non posso dire tutto ciò che vorrei perché sono senza voce.
Io non penso di dover fare la cronistoria dei fatti come sono avvenuti perché in una riunione svoltasi in questa sede avevo avuto modo di illustrare al Consiglio la procedura che la Giunta avrebbe seguito per addivenire alla legge sulle comunità montane e sull'attività preparatoria al disegno di legge regionale circa la delimitazione delle zone montane omogenee predisposta dal Comitato interassessorile per la montagna e trasmesso, all'inizio di settembre, a tutti i Consiglieri.
Devo però fare alcune considerazioni: 1) la legge sulla montagna demanda alla Regione di provvedere alla ripartizione dei territori montani in zone omogenee e alla costituzione e funzionamento delle comunità montane. La Giunta Regionale il 19 gennaio, appena dodici giorni dopo l'entrata in vigore della legge, ha ritenuto di dover avviare immediatamente la preparazione degli adempimenti legislativi previsti a carico della Regione ed ha costituito un Comitato interassessorile per la montagna composto nel modo che i Consiglieri conoscono. Il Comitato interassessorile, coordinato dal sottoscritto, si è riunito il 25 gennaio ed ha deciso tra l'altro di avviare al più presto, a partire dal mese di marzo, le consultazioni dei Comuni montani relativamente alla ricerca di intesa sulla loro ripartizione in zone omogenee, in spirito di aperta collaborazione con tutti gli enti e gli organismi interessati ai problemi montani che fino allora avevano seguito il problema della montagna (mi riferisco alle Province, alle Camere di Commercio e ad altri organismi).
Il 27 gennaio il Comitato interassessorile ha convocato una riunione di tutti questi enti e uffici (ivi compresi gli Ispettorati forestali l'UNCEM, l'IRES ecc.) per avere pareri in merito alla ripartizione dei territori montani in zone omogenee e alla normativa per il funzionamento delle comunità montane.
L'8 febbraio '72 si è svolta, come ho detto all'inizio, in questa sede un'ampia discussione sugli adempimenti previsti a carico della Regione dalla nuova legge. In tale occasione ho ampiamente informato il Consiglio su quanto era già stato fatto e sugli impegni futuri ed ho avuto modo, tra l'altro, di precisare i tempi operativi con delle scadenze precise che il Comitato interassessorile per la montagna e con esso la Giunta Regionale si erano prefissati per assolvere agli obblighi contemplati dalla legge relativamente alla delimitazione e alla costituzione delle comunità. In quella circostanza ho anche detto che nei mesi di marzo, aprile, maggio il Comitato avrebbe svolto le consultazioni in tutti i Comuni piemontesi interessati alla ripartizione, in applicazione dell'ultimo comma dell'art.
3 della legge che prevede l'intesa dei Comuni montani circa la loro ripartizione in zone omogenee. Ho aggiunto che dopo le consultazioni la Giunta avrebbe predisposto un disegno di legge circa la delimitazione delle zone e la costituzione e funzionamento delle comunità montane, che sarebbe stato trasmesso alla Presidenza del Consiglio per il necessario esame da parte delle Commissioni consiliari competenti e per la successiva discussione in aula.
Alle mie comunicazioni (sopra riassunte) non ci sono state obiezioni di fondo, neanche da parte del Gruppo comunista. Il Consigliere Ferraris...



BERTI Antonio

Era un'interrogazione su cui non si poteva parlare, tanto è vero che feci delle obiezioni dicendo che argomenti di questo tipo andavano discussi. Diciamo le cose come sono.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

Ricordo che avevi detto che si trattava di una cosa importante.
Il Consigliere Ferraris ha fatto, sì, alcune osservazioni, ma non ha contestato, come oggi contestano nella loro interpellanza i Consiglieri Sanlorenzo e Bono, la legittimità della Giunta di sentire i Comuni interessati alla delimitazione delle zone omogenee. D'altronde mi si dica come la Giunta può presentare un disegno di legge che tra l'altro prevede la delimitazione, senza avere raggiunto una base di intesa con i Comuni come dice la legge. O presentiamo un disegno di legge completo in tutte le sue parti, o non lo presentiamo. Era quindi necessario fare questa operazione. Il disegno di legge che sarà presentato al Consiglio è completo nella parte normativa e in quella di ripartizione. Potrà essere discusso modificato, ma è suddiviso in articoli e non avrebbe potuto essere redatto se non avessimo avuto gli elementi necessari.
Questo per quanto riguarda gli impegni - e ci tengo a sottolinearlo che la Giunta si era assunti e che ha portato avanti quasi nei tempi stabiliti (dico quasi perché abbiamo avuto notevoli difficoltà per raggiungere un'intesa, come risulta dalle relazioni).
E vengo alla parte più particolare dell'interpellanza, che riguarda le zone montane della provincia di Novara. In base alla legge del '55 funzionavano in provincia di Novara 8 Consigli di Valle per dodici zone, in quattro zone non erano stati costituiti.
L'art. 3 della legge prevede che le delimitazioni che dobbiamo fare oggi devono essere quelle vecchie riadottate, con il fine precipuo di individuare zone che consentano l'elaborazione e l'attuazione di piani della programmazione sovracomunale. Sulla base della collaborazione bisognerà vedere quale valore il Consiglio Regionale darà alla parola "intesa", se gli dà un certo valore si presuppone che i Comuni siano d'accordo e bisognerà tenere conto di certe situazioni, se invece vogliamo ignorare la parola "intesa" e "imporre" qualcosa di diverso, allora il discorso cambia.



BERTI Antonio

Bisogna solo farla la programmazione, se no non parliamone, perché è facile dire che non dobbiamo "imporre".



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

Sulla base della collaborazione instauratasi con gli enti e uffici, che sotto vari aspetti si sono occupati di problemi montani, anche per la provincia di Novara ci siamo basati, come per le altre province, sull'ente che fino a quel momento si era occupato del problema e cioè della Camera di Commercio di Novara che ha fornito alla Giunta Regionale, all'inizio del mese di marzo, la proposta di ripartizione dei territori montani della provincia che era scaturita da una riunione tenutasi precedentemente a Verbania il 19 febbraio, a cura della Camera di Commercio.
La proposta di ripartizione, che poteva reputarsi un passo avanti rispetto alla suddivisione della Commissione censuaria in dodici zone prevedeva la delimitazione, in sette zone. Tale proposta di ripartizione è stata assunta come base di discussione nella consultazione che noi, come Giunta Regionale, abbiamo fatto il 9 giugno a Stresa. Le conclusioni di questa consultazione sono state le seguenti (d'accordo con tutti i Sindaci compreso quello di Domodossola che oggi ci manda una delibera diversa).



BERTI Antonio

Si è sempre in tempo a rinsavire!



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

Conferma della ripartizione dell'ossolano in cinque zone: Antigorio e Formazza, Vigezzo, Antrona, Anzasca e Valle Ossola vera e propria, come proposto dalla Camera di Commercio. Altro problema per il Cusio e Val Strona su cui sono rimasti aperti alcuni problemi chiusi successivamente.
In linea di massima la Giunta ha avuto come obiettivo quello di raggruppare, per quanto possibile, le zone montane precedentemente delimitate, però sovente questo intendimento è stato bloccato da problemi e aspirazioni locali. Infatti ci siamo trovati spesso di fronte a tendenze centrifughe da parte di molti Comuni, specialmente nel Novarese e nel Biellese, di cui si è dovuto prendere atto nel rispetto dell'ultimo comma della legge sulla montagna che dice che le delimitazioni saranno adottate dalla Regione d'intesa con i Comuni interessati.
Concludo comunicando che la Giunta Regionale ha definitivamente approvato, nella seduta del 31 ottobre, il disegno di legge circa la delimitazione delle zone montane, la costituzione ed il funzionamento delle comunità, che è stato o sarà trasmesso alla Presidenza del Consiglio Regionale per iniziare il suo iter legislativo.
Se la procedura che abbiamo instaurato non fosse stata sufficientemente seria e corretta, il Presidente della Giunta l'11 settembre, alla conclusione delle consultazioni, ha mandato a tutti i Sindaci la relazione che è stata mandata anche ai Consiglieri chiedendo di pronunciarsi sul documento. Non ho sottomano il risultato, ma ricordo che su 485 Comuni ben 475 hanno approvato la proposta della Giunta, soltanto dieci hanno fatto delle osservazioni...



BONO Sereno

Quanti non hanno risposto?



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

380 non hanno risposto in quanto nella relazione il Presidente della Giunta, con una frase sottolineata diceva: per non impegnare troppo e creare della burocrazia, qualora il Comune accetti la proposta può anche non rispondere. Quindi, se entro il 15 ottobre non abbiamo ricevuto la risposta si intende che il Comune ha accolto la proposta. Mi pare che sia un modo serio di impostare le cose.



FABBRIS Pierina

Ma i Comuni non sono stati interpellati.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

Hanno avuto dall'11 settembre al 15 ottobre di tempo per pronunciarsi e non l'hanno fatto ovviamente accettando il suggerimento di non rispondere in caso di approvazione del documento.
Io ritengo che l'impostazione data dalla Giunta sia seria e così pure la conduzione della consultazione e sono pronto a documentare ogni punto di ogni Comune del Piemonte. Abbiamo dati e documenti da fornire a qualsiasi Consigliere ne faccia richiesta.
Il fatto di avere avuto 475 Comuni su 485 favorevoli e solo dieci contro è la dimostrazione della serietà con cui è stata condotta l'operazione. I dieci Comuni che hanno dato parere contrario sono stati sentiti ancora ed risultati di questa nuova consultazione verranno presentati ai Consiglieri in una relazione, unitamente al disegno di legge.
Più di così non si poteva fare. Che adesso ci siano dei Comuni che dopo avere dato un parere ci abbiano ripensato e concludano che si sono sbagliati e avrebbero dovuto rispondere diversamente, è un altro discorso...



RIVALTA Luigi

Si vede che non era molto seria la prima consultazione.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

Se non era seria la prima lo è stata la seconda perché dall'11 settembre in poi avevano la possibilità di consultarsi e di pronunciarsi in merito.



RIVALTA Luigi

E anche la seconda!



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non c'è stato niente di serio, lascia andare Chiabrando, è inutile discutere.



PRESIDENTE

Vorrei pregare gli interpellanti di attenersi alla norma.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Se vogliamo fare una discussione cerchiamo di farla, ma senza parlare di misfatti, di serietà o di non serietà, perché il nostro è un modo leale di porre i problemi, altrimenti ci mettiamo veramente a fare delle polemiche.



BERTI Antonio

Se guardiamo i contenuti vediamo che non è una cosa seria e voglio sentire lei a dire che quattro Comuni fanno un piano comprensoriale. Se questa è una cosa seria allora.



PRESIDENTE

Consigliere Berti, restiamo al nostro ordine del giorno. Si è dal Consiglio ritenuto di fare discutere quest'interpellanza questa mattina per quanto non all'ordine del giorno, l'Assessore ha accettato di rispondere, per quanto non portata nell'elenco.



BERTI Antonio

Doveva farlo a norma di Regolamento.



PRESIDENTE

Permetta un momento... Perché non era stata trasmessa per mancanza di lettura l'interpellanza nella passata riunione. Adesso l'argomento è aperto, è tutto da discutere quando saranno presentate queste proposte e noi non possiamo che prendere atto con compiacenza che la Giunta il 31 ottobre ha approvato questo disegno di legge sulla montagna che consentirà un ampio dibattito in sede di Commissione prima, in sede di Consiglio poi in maniera da rispettare i termini.
Adesso uno degli interpellanti ha facoltà, a norma di Regolamento, di rispondere se è soddisfatto e non soddisfatto, rispettando il tempo di cinque minuti per continuare nei lavori, altrimenti sarò costretto, una certa volta, a fare una convocazione speciale per le mozioni, gli ordini del giorno e proposte di interrogazioni soltanto. A proposito di che, con infinito rispetto, vorrei dire a tutti i Consiglieri che pensino bene prima di presentare mozioni, interpellanze, interrogazioni ecc. per contenerle su argomenti che siano di specifica competenza del Consiglio Regionale e di una certa rilevanza. E' una preghiera che rispettosamente rivolgo a tutti altrimenti finiamo molte volte per rendere meschino l'argomento che deve essere trattato in sede di Consiglio Regionale.
La parola al Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

L'Assessore Chiabrando credo non pretenderà che ci dichiariamo soddisfatti della sua replica, per questioni di contenuto e di metodo anzi, annunciamo che della questione parleremo ampiamente quando ci sarà in sede di Consiglio finalmente consentito di esaminare il progetto di legge della Giunta, e più in generale per un'interpretazione che pensiamo sottintenda a una prassi che la Giunta sta portando avanti di procedere per alcuni temi, alle consultazioni. Quindi c'è tutta una disquisizione da fare di carattere generale su questo argomento che però oggi non faccio nei cinque minuti che mi sono concessi.
Voglio solo dire all'Assessore Chiabrando che non può pensare che noi siamo soddisfatti per il fatto che la Camera di Commercio propone, la Giunta dispone e il Consiglio dovrebbe ratificare ciò che nemmeno i Consigli Comunali hanno esaminato. Perché lei ci ha detto oggi qui che circa 350 Comuni pensa che siano d'accordo per il fatto che non hanno mandato nessuna obiezione. Ma lei sa se questi 350 Comuni hanno iscritto all'o.d.g. l'argomento? Se l'hanno discusso maggioranza e minoranza? Se hanno preso una delibera per dire sì o no? Lei si accontenta del fatto che non hanno detto niente e desume da questo che sono d'accordo.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

Nel '75 facciamo la legge nazionale sulla montagna...



SANLORENZO Dino

Ma Assessore, come si può su un disegno programmatorio come questo, che ha una grande importanza, dato che la legge nazionale finalmente è venuta fuori con un'intesa tra l'altro delle forze del Parlamento, come si pu affidarci al non parere espresso con un documento ufficiale del Comune e considerare questo un segno positivo? Io penso che una consultazione di metodologia diversa doveva essere suggerita dal fatto che proprio in una materia come questa, anche se il Comune dice di sì, deve essere messo in grado di discutere se il suo sì risponde davvero ad un qualsiasi disegno di programmazione. La dizione "d'intesa con l'ente locale" è tutta una questione di verifiche, di confronti da cui siamo stati tagliati fuori tutti.
Lei mi parla di Stresa, io l'ho letto sui giornali. Sono Consigliere regionale della provincia di Novara, nessuno mi ha invitato, ma la Camera di Commercio sì e i Consiglieri regionali no e i deputati DC sì. E poi lei dice che questa è una consultazione seria! Non sono assolutamente d'accordo, ma tutta l'argomentazione la riprenderemo in sede di discussione sulla legge regionale, però denuncio questo fatto che non ha, credo, le stigmate della serietà.
E poi aggiungo che l'art. 20 del Regolamento del Consiglio Regionale parla di consultazioni e ne parla attribuendone la facoltà alle Commissioni. Lo anticipo questo argomento, perché nello Statuto e nel Regolamento la Giunta non è mai indicata come un soggetto che avvia le consultazioni; siete voi che interpretate così la dizione e fate diventare "la Regione" "la Giunta" e di qui desumete una facoltà di consultazione che Statuto e Regolamento non prevedono Ma anche discuteremo nella sede più opportuna, quando si aprirà il dibattito sulla legge regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Chiedo la parola per mozione d'ordine.
A questo punto lei deve dirmi se con la dichiarazione dell'interpellante la discussione è chiusa, oppure se modifichiamo il Regolamento per cui, a conclusione della discussione, interviene il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Il Presidente della Giunta ha sempre facoltà di intervenire.



BERTI Antonio

Nooo!!



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Adesso ci mancherebbe che il Presidente della Giunta non avesse facoltà di parlare.



BERTI Antonio

Lei parla prima, non dopo.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Il Presidente della Giunta ha sempre facoltà di parlare.



BONO Sereno

No, deve attenersi al Regolamento.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Certo, infatti il Regolamento dà facoltà al Presidente della Giunta di chiedere la parola; parlo per questo, perché dà facoltà di parlare.



PRESIDENTE

Siccome si e inserito questo punto che non era specificamente all'ordine del giorno e questo è avvenuto senza opposizione del Consiglio l'assemblea va avanti su questo argomento finche non crede di chiudere.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma se voi non volete che parli non parlo.



MARCHESOTTI Domenico

Ecco, non vogliamo che parli.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Allora parlo lo stesso.



BERTI Antonio

No, lei non parla, perché non è il padrone qui dentro!



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ne avete fatta una questione di metodologia, a me è questo che interessa, il contenuto lo dibatteremo ampiamente nel momento in cui discuteremo il disegno di legge.
Noi abbiamo ritenuto di avviare, per quanto riguarda la delimitazione delle zone omogenee e solo per quelle, una certa definizione per poter fare la proposta al Consiglio sulla quale discutere. Interpretando abbastanza vincolanti i termini della legge là dove dice che la definizione delle zone omogenee deve essere fatta d'intesa con i Comuni, abbiamo ritenuto di chiedere preventivamente ai Comuni - sulla base di una proposta che la Giunta faceva e che rientrava in una sua attribuzione che è quella di presentare dei disegni di legge - se erano o meno d'accordo su una certa proposta di dimensione di zona omogenea montana. Quindi non parliamo di consultazione perché questa non è una consultazione, non lo è nei termini in cui si parla di consultazione nel Regolamento del Consiglio e nello Statuto. E' semplicemente la definizione preventiva, d'intesa con i Comuni di una zona montana omogenea. Perciò dal punto di vista metodologico, non credo si possa parlare di scorrettezza. Si può essere non d'accordo su come vengono definite le zone montane; noi non diciamo mica che lo schema proposto dalla Giunta sia assolutamente valido, ma è aperta la discussione anche sulle successive consultazioni che le Commissioni potranno e vorranno fare. Non si è tentato di anticipare nessuna consultazione, si è tentato nel limite del possibile, di proporre un disegno di legge avendo acquisito preventivamente l'intesa con i Comuni, come la legge nazionale vuole.
Questo è lo scopo. Che poi il metodo usato per quanto riguarda i contenuti possa non trovare d'accordo il Consiglio Regionale, questa è una delle possibilità che si apre. D'altra parte ciò che importa è che si possa discutere sulla base di proposte che in una qualche misura hanno già avuto un accordo preventivo delle Amministrazioni Comunali.
A me non interessa intervenire qui sul contenuto, mi interessava solo intervenire per quanto riguarda la correttezza del metodo. Io ritengo che in riferimento all'articolo della legge che parla di intesa con i Comuni per la definizione di zone omogenee, la Giunta avesse il diritto nell'elaborazione di un disegno di legge da presentare al Consiglio, di acquisire preventivamente questa intesa. Naturalmente il Consiglio può poi non essere d'accordo circa la definizione delle zone montane e se non è d'accordo si modificheranno; rimarrà a quel punto il problema di trovare un'intesa con i Comuni magari diversa da quella precedente. A me però non pare si possa dire che la Giunta ha adottato una procedura non perfettamente allineata con quanto previsto dal Regolamento a questa specifica legge. Questo per chiarire la metodologia che la Giunta ha ritenuto di adottare.



SANLORENZO Dino

Chi paga le spese della consultazione?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non è una consultazione.



PRESIDENTE

Vorrei che si proseguisse con un poco di ordine: chi chiede di parlare? Il Consigliere Berti, ne ha facoltà



BERTI Antonio

La questione sollevata non è di secondaria importanza, è per questo che suscita questa nostra passione.



PRESIDENTE

Io desidero soltanto che si dia atto a verbale che il Consiglio a questo punto ha deciso di interloquire su un'interpellanza proposta da due Consiglieri e che non vi sono opposizioni, altrimenti non potrei dare la parola ad altri che agli interpellanti. Preciso a questo punto che il Presidente della Giunta, oltre ad avere facoltà di chiedere la parola e quindi di parlare su ogni argomento, quando lo ritiene opportuno, aveva qui addirittura da rispondere perché l'interpellanza era diretta a lui e al Presidente del Consiglio, perciò era perfettamente legittimato anche sotto questo profilo a rispondere. Diamo atto a verbale di questo.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Esamineremo poi il Regolamento, ma a questo punto non ci interessa più fare delle questioni di forma, badiamo al contenuto, anche perch puntualmente la risposta del Presidente della Giunta modifica in parte quella dell'Assessore, com'è già avvenuto l'altra volta. Questo ci consente perciò di avere degli orientamenti più precisi.
In realtà c'è una contraddizione di fatto, che del resto era già stata rilevata in una riunione di Capigruppo in cui a nome del mio partito avevo già sollevata la questione che riguarda il metodo usato per la legge sulle comunità montane, ma anche per l'istituzione dei circondari. Noi qui ci troviamo di fronte ad un'iniziativa della Giunta, la si chiami come si vuole, consultazione oppure no, comunque è un sentire i Comuni.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

In questo caso è la legge che l'impone.



BERTI Antonio

Però ci si trova di fronte non soltanto ad uno scambio di opinioni, ma alla richiesta ai singoli Comuni di atti che hanno consentito alla Giunta oggi di presentare ed approvare una sua proposta di legge. E' vero che la proposta di legge viene all'esame del Consiglio, che a sua volta la Commissione può fare le sue consultazioni e che, ove modificasse gli orientamenti della legge della Giunta, si aprirebbe una nuova fase di consultazioni (come ha detto il Presidente) e tutto ritornerebbe in discussione. Ma questa procedura rende inutile la seconda consultazione che valore ha una consultazione aperta dalla Commissione quando la proposta di legge della Giunta è già il risultato del pronunciamento in questo caso di 500 Comuni?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Solo per la delimitazione delle zone omogenee, ma la legge non è quella.



BERTI Antonio

Se entrassimo nel merito, il problema sarebbe proprio quello della delimitazione di zone che consentono di costituire delle comunità che possono elaborare dei piani di valle, programmazione ecc. Non vogliamo fare nessuna accusa di mancanza di serietà o altro, rimane però la situazione di fatto per cui ci troviamo ad esprimere un giudizio avendo già la risposta che ci viene da 500 Comuni che la Giunta ha già sentito. Sul piano del metodo come giudicare questo? Io non aggiungo niente a quanto ha detto Sanlorenzo circa la partecipazione di Camera Commercio, organizzazioni locali ecc., ma nel momento in cui l'unico organo che può deliberare, cioè il Consiglio Regionale, si accinge a farlo, abbiamo gia tutta una serie di prese di posizioni che hanno detto sì al progetto della Giunta e che quindi diventa privilegiato come soggetto dell'iniziativa legislativa.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma la Giunta è espressione di una maggioranza, è il fatto che è privilegiato.



BERTI Antonio

Allora mi dica, perché non si è fatta a spese del Consiglio la consultazione sul progetto di legge del Gruppo comunista? Qui c'è un'iniziativa della Giunta e un'altra del Gruppo comunista, su quella della Giunta si fa una consultazione e sull'altra no, perché? Ce la dobbiamo fare a nostre spese se la vogliamo fare.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Per fare una proposta al Consiglio, dal momento che dobbiamo elaborare il disegno di legge d'intesa con i Comuni, vogliamo sapere per lo meno se su quanto proponiamo l'intesa c'è.



BERTI Antonio

Ma l'intesa con i Comuni può anche aver luogo adottando un metodo diverso: la Giunta elabora una propria proposta, la sottopone al Consiglio dopo di che la fa pervenire ai Comuni per vedere se c'è l'intesa. Questa è una procedura corretta. In realtà invece la Giunta (come per i circondari) ha sentito le Amministrazioni Comunali per cui il Consiglio ha già di fronte un parere precostituito, perché i Comuni già si sono espressi. Che cosa diranno di diverso quando verrà loro sottoposta una proposta che non è più soltanto della Giunta, ma è del Consiglio?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

E' sempre il disegno di legge della Giunta, la Commissione farà fare la consultazione su quello. Se si vorrà modificare bisognerà trovare un'altra intesa con i Comuni.



BERTI Antonio

Ma sarà molto più difficile, perché quelli già si sono espressi. Mi sembra talmente chiaro che la Giunta dovrebbe avere la sensibilità di dire: abbiamo operato in questo modo senza pensare alle possibili conseguenze, ma si prende atto che la procedura è un'altra. Se la legge dice "d'intesa con i Comuni" si va con un parere del Consiglio Regionale e non della Giunta.
Questa credo debba essere la conclusione di questa prima esperienza.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Noi presentiamo un disegno di legge, non un parere, dopo di che la Commissione farà tutte le consultazioni che vorrà.



BERTI Antonio

Allora veramente non ci capiamo, i Comuni hanno già deliberato.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ciò vuol dire che la Commissione sa che se ci sarà qualche gruppo che vorrà una delimitazione diversa delle zone ecc., bisognerà fare delle consultazioni con quei Comuni che si sono espressi in modo preventivamente diverso.



BERTI Antonio

Signor Presidente, i Comuni hanno deliberato, ci sono degli atti ufficiali sulla proposta della Giunta, non è un'ipotesi, non è una tesi prospettata, aperta alla successiva decisione del Consiglio Comunale, i Comuni hanno deliberato sulla proposta della Giunta. Mi sembra chiarissimo non capisco perché vi dobbiate ostinare. Allora dobbiamo invitare i Comuni a rideliberare.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Consigliere Berti, se lei, rispetto al progetto di delimitazione che la Giunta d'intesa con i Comuni presenta, ritiene di dover modificare delle zone omogenee, come Consigliere regionale ne ha diritto, non solo, ma la stessa Commissione può, su queste modificazioni, fare tutte le consultazioni che ritiene di fare. Lei mi dirà che si trova già di fronte a deliberazioni dei Consigli Comunali; ma se la sua è una proposta accettabile e motivata, i Consigli Comunali possono anche modificare la loro deliberazione. Fra l'altro si è agito così per accelerare il lavoro.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Mi sembra che delle questioni di quantità hanno confuso i termini qualitativi della questione.
Iniziativa legislativa. Ogni titolare dell'iniziativa legislativa ha facoltà - e ne sopporta gli oneri - di preparare i disegni di legge nel modo più serio e completo; chi presentasse un disegno di legge che riguardasse una vasta categoria senza andarla a sentire si comporterebbe imprudentemente, penso. Così, spostando il problema, la Giunta, che è un titolare di iniziativa legislativa di particolare rilevanza perché è anche un organo della Regione, credo abbia la più ampia facoltà di procedere a consultazioni al fine di formulare un parere, nel modo più corretto e attendibile, rispondente ai presunti interessi che si vogliono soddisfare.
Ma se i Comuni - proprio in funzione della particolare natura della Giunta quale soggetto dell'iniziativa legislativa, che, dal punto di vista della dignità ha pari diritti rispetto agli altri titolari dell'iniziativa ma che ha un'altra rilevanza politica - deliberano su sua richiesta formulando un giudizio, lo fanno liberamente e non pregiudicano alcunch Potrebbero anche deliberare su richieste dei Consigliere Berti o del Consigliere Bianchi i quali dicessero al Comune che è loro intenzione presentare un progetto di disegno di legge su questo e quest'altro argomento e pregassero l'ente di voler esprimere con formale deliberazione un suo giudizio sul disegno di legge.
Questo per dire che noi non confondiamo i livelli di dimensione.



BERTI Antonio

E' titolare di iniziativa amministrativa la Giunta.



BIANCHI Adriano

La Giunta è un organo della Regione e si capisce che il Comune interpellato da un organo regionale che ha anche la titolarità di questo diritto si senta diversamente impegnato a pronunciarsi.
Per quanto riguarda le spese, naturalmente tutte le iniziative che la Giunta assume sono a spese del bilancio della Giunta; così come se il Gruppo D.C. o il Gruppo comunista prende un'iniziativa per preparare e proporre una legge, fa delle richieste, interpella e sollecita delle deliberazioni, ne sopporta le spese; e così il singolo Consigliere che voglia fare delle proposte.
Io penso che la situazione formale sia perfettamente statutaria e salvaguardata dal fatto che, conclusa la prima fase dell'iter preparatorio e portato il disegno di legge all'esame del Consiglio e da questo assegnato alle Commissioni, queste, se lo ritengono, possono ancora fare delle consultazioni.
Io non credo invece che si debba, ogni volta che si vuole apportare una modifica ad un progetto, si debba nuovamente andare a fare consultazioni perché il "sentito" si ha su tutta la materia...



BERTI Antonio

Passeremo sulla testa dei Comuni, mentre la Giunta ne ha discusso per tre mesi.



BIANCHI Adriano

No, il sentito non vuol dire essere vincolati al parere. Il contenuto della consultazione si ha facendo la consultazione. Il progetto di legge può o non può interessare la Commissione, credo che interessi in un caso come questo che siano sentiti i Comuni, e ne tiene conto; la Commissione fatto l'esame preliminare, se ritiene, riformula di fronte al progetto di legge definitivo, perché la Giunta potrebbe fermarsi e non mandare avanti il disegno di legge, sentiti i Comuni e visto che i pareri sono in parte negativi, potrebbe non prendere nessuna iniziativa e lasciare che la prendano altri e questa consultazione cadrebbe nel nulla e non sarebbe per niente inopportuna perché la Giunta avrebbe ottenuto un indirizzo e un criterio di comportamento in ordine alle sue facoltà. E così il Consiglio e la Commissione, giunto il disegno di legge al suo esame, procede tranquillamente e serenamente. Il fatto che il promotore si sia premunito e conosca l'opinione degli interessati non è una menomazione della Commissione e del Consiglio. Il Consiglio valuterà, rifarà, se lo ritiene la consultazione sul progetto di legge che sta andando definitivamente all'approvazione e tutto sarà concluso. La Giunta non si surroga alle Commissioni nel fare le consultazioni statutarie, se no dovremmo condannare la Giunta a fare dei disegni di legge nel vuoto, senza riferimento a situazioni precise e concrete per timore di scavalcare altrimenti la consultazione che devono fare le Commissioni.
Basta pensare a questo assurdo: che ogni Consigliere può permettersi di scrivere a tutti i Sindaci per conoscere le loro opinioni su un determinato problema che deve fare oggetto della sua iniziativa, mentre la Giunta non potrebbe consultare, sentire, interpellare e prendere contatti con gli enti locali ai fini della formulazione di un disegno di legge che essa intende presentare.



BERTI Antonio

Questo non lo dice nessuno.



BIANCHI Adriano

E allora fa la consultazione.



BERTI Antonio

Torno a dire che in questo specifico la Giunta ha richiesto ai Comuni delle deliberazioni, degli atti ufficiali, non delle opinioni. Cerchiamo di chiarirci bene le idee e non di girarvi attorno.



BIANCHI Adriano

Non esistono opinioni di pubblici che non siano formulate attraverso delle deliberazioni, i Comuni non esprimono delle opinioni.



BERTI Antonio

Allora si faccia anche sul progetto comunista e non soltanto su quello della Giunta.



PRESIDENTE

Stiamo un poco calmi.



BIANCHI Adriano

Il Gruppo comunista è padrone di mandare a chi vuole le sue iniziative legislative.



BERTI Antonio

Siamo, a livello dell'iniziativa legislativa, alla pari con la Giunta.
Quando si amministra il denaro pubblico è valido per la Giunta come per il partito comunista.



BIANCHI Adriano

Chi prende l'iniziativa amministra il denaro del proprio bilancio non del bilancio altrui; il Gruppo comunista amministra il proprio bilancio e così pure il Gruppo D.C. e il singolo Consigliere che vuole prendere un'iniziativa amministra il proprio bilancio e ne sopporta gli oneri.



BERTI Antonio

Ma il bilancio della Giunta è anche il nostro.



BIANCHI Adriano

Certo, perché la Giunta rappresenta la maggioranza e in questo senso è organo della Regione, e dandone conto, rispondendone davanti al Consiglio spende soldi del bilancio della Giunta, purché si tratti di attività legittima. Mi sembra che non ci sia assolutamente niente di che lamentarsi o da scandalizzarsi per il fatto che la Giunta affronti delle spese per i compiti che le sono affidati. Forse non ci intendiamo, non so, forse diciamo cose diverse, ma non vedo i termini della polemica.
C'è una sola questione e chiudo: si possono fare degli appunti in ordine al metodo, ci potrebbe essere un tipo di consultazione fatta in un modo non corretto e allora è una censura sulla metodologia: ha sentito delle persone, ha discriminato, ha scartato, ha fatto cose che non vanno.
Questo è un altro discorso che è sempre aperto per ogni comportamento umano, per ogni comportamento di persone o di organi.



PRESIDENTE

Prego tutti di rimanere calmi.
Dovrei dare la parola all'Assessore Chiabrando, ma lo informo che ha chiesto di intervenire anche il Consigliere Minucci: preferisce parlare dopo il Consigliere Minucci? Immagino che possa essere una specie di messa a punto.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

Sì, parlo dopo.



PRESIDENTE

Il Consigliere Minucci ha facoltà di parlare.



MINUCCI Adalberto

Debbo fare un'osservazione e vorrei farla nel modo più sereno possibile, per intenderci, perché mi pare che si stia toccando una questione di metodo che riguarda l'avvenire del nostro Consiglio ed i rapporti delle forze che lo compongono.
Mi sembra che un elemento di chiarificazione (non so se involontaria) era contenuto in un'interruzione del Presidente della Giunta quando ha detto "la Giunta è espressione della maggioranza e a questo titolo si comporta".
Se la Giunta come espressione della maggioranza, quindi come uno dei soggetti del potere legislativo del Consiglio Regionale, si permette di far compiere degli atti ufficiali ai Comuni, è evidente che sancisce una discriminazione di fondo fra maggioranza e minoranza, cioè colpisce uno dei pilastri della democrazia rappresentativa, proprio in quanto espressione di una maggioranza.
Io non voglio assolutamente contestare, Bianchi, c'è una differenza di fondo fra due tipi di consultazione, anzi, ritengo legittimo e opportuno che la maggioranza e la Giunta e qualsiasi Gruppo presente nel Consiglio possa assumere un'informazione, anche la più larga possibile, da altri gruppi politici, o da enti locali e così via. Ma una cosa è assumere delle informazioni, un'altra è chiedere delle delibere ufficiali in sede informativa. Qui si intacca un principio di fondo e così facendo si mettono in discussione non tanto i rapporti fra noi e voi qui, ma mettono in discussione una struttura portante della democrazia rappresentativa.
Io non ho una lettura freschissima dello Statuto, ma lo ricordo abbastanza bene e mi pare che quando si parla di consultazione come atto ufficiale della Regione, si parla di ben altro e su questo profilo non credo che né Giunta né altri gruppi politici possano equivocare. E' evidente che se la Giunta può suscitare, nel momento in cui sta elaborando un proprio progetto di legge, degli atti ufficiali dei Consigli Comunali allora il Gruppo comunista, il Gruppo liberale, qualsiasi parte politica può fare la stessa cosa.
Siccome però ho l'impressione che il Presidente Calleri, sempre assai acuto in queste cose, si sia reso conto di quanto diciamo, tanto è vero che nel suo intervento ha un po' delimitato la portata della consultazione vorrei porre una domanda, proprio perché non mi interessa polemizzare su ciò che è stato fatto, ma semmai diamo tutti atto che c'è una lezione da trarre da questo episodio: se il Presidente Calleri ha delimitato in quel modo la consultazione che è stata fatta dalla Giunta (su cui, ripeto, resta quell'ombra che ho detto e che è di carattere istituzionale) io mi chiedo quando si andrà in Consiglio a discutere sul progetto della Giunta e sul progetto della minoranza, potrà allora il Consiglio fare una vera e propria consultazione quale è prevista dallo Statuto? Perché se questo è possibile ritengo che anche le eventuali delibere dei Consigli Comunali che sono state assunte, secondo me, in un modo non corretto, sono in discussione. La consultazione si fa e direi che a quel punto il Consiglio Regionale e la Commissione preposta dovranno fare in modo da avere un confronto reale con i Consigli Comunali che renda possibile il loro diritto ad esprimere delle opinioni avendo tutti gli elementi conoscitivi a disposizione, avendo tutte le possibilità di formularlo questo giudizio, cioè che sia una consultazione approfondita, seria e sia un atto ufficiale del Consiglio Regionale.
Se è così credo che la cosa ci interessi discuterla per gli elementi equivoci che sono emersi, però quello che conta è di guardare avanti e vedere come il Consiglio Regionale costruisce un proprio metodo che non permetta più di avere delle discrasie, delle disfunzioni che secondo me colpirebbero davvero uno dei principi di convivenza di un'assemblea elettiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto ancora di parlare il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

La questione era sorta proprio dall'VIII Commissione in occasione della legge sul circondario di Biella, quando si era fatto rilevare che il presentatore del disegno di legge (mi pare che fosse la Giunta) aveva raccolto parzialmente, tramite la comunità del Biellese, le deliberazioni poste a base della proposta stessa. La Commissione risolse allora il problema raccogliendo dalla Giunta le deliberazioni che erano già state adottate e richiedendo l'adempimento delle altre. In seguito la Commissione è stata a Biella, ha convocato gli 83 Comuni del Biellese nella sede bellissima della Biella alta (il Presidente del Consiglio era relatore) e tutti si sono espressi favorevolmente; le deliberazioni sono state allegate alla proposta di legge, dopo di che la legge è passata.
Nel corso della campagna elettorale per le elezioni presidenziali americane un acuto giornalista aveva detto: "In definitiva Nixon vince perché è Presidente, perché usa di tutto il suo peso e quindi ha disponibilità altissime". Il problema quindi si pone in questi termini.



PRESIDENTE

Credo che il Presidente Calleri sia molto lusingato di questo richiamo a Nixon!!



VIGLIONE Aldo

Mi pare quindi che la questione sollevata dai colleghi del Gruppo comunista sia una questione di legittimità costituzionale, cioè di parità fra i soggetti che vivono nell'istituto regionale o anche in altri istituti. La Giunta delibera degli atti ufficiali con la propria autorità per porli a base di progetti di legge, ma questo crea una disparità perch la Giunta, che è l'esecutivo, è sempre in condizioni di deliberare, ha una serie di organizzazioni interne che le danno la possibilità di farlo.
Nessuno nega al Presidente ed al governo regionale il diritto di presentare un disegno di legge, ma sappiamo che vi è sempre la tendenza ad approfittare del potere che si ha perché, come diceva giustamente Andreotti "il potere logora chi non ce l'ha, ed esalta chi ce l'ha" e non vorremmo vedere un governo regionale piemontese usare del potere che ha al di là dei suoi limiti. Qualsiasi istituzione regionale può esercitare una certa pressione, ma più che dare importanza al fatte che avete indetto la consultazione, insisterei sul corretto uso del potere in modo da non creare intimidazioni o anche soltanto sollecitazioni che possano influire sulla libertà di scelta da parte degli istituti che per un verso o per l'altro sono soggetti all'esecutivo regionale.
Non è possibile da parte dell'esecutivo raccogliere o promuovere degli atti ufficiali da porre a base (non sarebbe possibile neanche al singolo Consigliere) perché ciò creerebbe una certa disparità. E' evidente che la Commissione VIII promuoverà le consultazioni perché glielo impone lo Statuto, sentirà le Amministrazioni Comunali e Provinciali e la documentazione raccolta potrà essere posta a base di eventuali nuove deliberazioni o nuove dichiarazioni a suffragio e a sostegno dei disegni di legge.



PRESIDENTE

Ha ancora chiesto di parlare il Consigliere Conti, ne ha facoltà.



CONTI Domenico

Anche per me, siccome ero intervenuto nel precedente dibattito su questo argomento, vorrei offrire al Consiglio Regionale questo chiarimento se ha un valore.
E' ovvio che la consultazione che provoca deliberazioni da parte dei Comuni su disegni di legge, si debba fare tramite Commissioni, e quanto dispone il nostro Statuto. Nell'impegno di voler arrivare in tempo utile alla definizione della materia però forse c'è stata sostanzialmente questa svista: è giustissimo, anzi è augurabile che la Giunta consulti prima di proporre al Consiglio quanto ha elaborato, però la Giunta non consulta i Comuni, bensì i poteri esecutivi degli stessi o le loro maggioranze; c'è questa distinzione fondamentale per cui una consultazione da parte della Giunta sulla base di un disegno di legge non credo debba produrre una deliberazione da parte dei Consigli Comunali. Perché allora si potrà raccogliere dalle maggioranze dei diversi Consigli Comunali il parere sulla proposta della Giunta; il dibattito sul disegno di legge viene fatto dal Consiglio attraverso le Commissioni, i Comuni si riuniranno e se del caso delibereranno, bisogna però dare atto che in questo caso c'è una difficoltà particolare ed è quella famosa intesa da raggiungere. Ciò che forse ha creato un ostacolo è stato come perseguire questa intesa, visto che la legge la fissa e credo sia stato questo il punto di vista che ha guidato la Giunta in questa procedura che del resto solleva delle eccezioni di regolarità non certo dovute ad una cattiva predisposizione, ma al desiderio di arrivare in tempo utile all'intesa prescritta dalla legge.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Io credo mi sia consentito, visto che si parla di questioni procedurali e di interpretazione di poteri di organi, portare una mia valutazione nella discussione.
Vorrei innanzi tutto precisare che la Giunta è soggetto di iniziativa legislativa non in quanto espressione di una maggioranza, ma in quanto organo della Regione. Per quanto riguarda l'interpretazione dello Statuto nostro, è fuor di dubbio che la consultazione sui disegni di legge, quindi anche su quelli della Giunta, la fanno gli organi consiliari. Ora però ci troviamo di fronte a qualcosa un po' diverso, c'è una legge nazionale che parla di intesa da raggiungere fra la Regione e gli enti locali su un problema molto specifico, la delimitazione dei comprensori. E' evidente che la Giunta (che è depositaria di un diritto di iniziativa legislativa) deve proporre al Consiglio un progetto che contenga le possibilità d'intesa coi Comuni ed è ovvio che, non per consultare sull'insieme del progetto, ma per verificare queste possibilità di intesa e fare una proposta legislativa che per la Regione possa diventare una proposta operante, la Giunta per non vedersi limitare il proprio diritto di iniziativa legislativa deve verificare coi Comuni questa possibilità di intesa.



SANLORENZO Dino

Non la Giunta, la Regione.



GANDOLFI Aldo

No, la Giunta. Se per assurdo adottassimo la soluzione diversa, cioè che solo la Regione attraverso i suoi organi consiliari può determinare questa possibilità di intesa, di fatto si impedisce l'iniziativa legislativa alla Giunta, la quale non avrebbe la possibilità di proporre.



MINUCCI Adalberto

La Giunta può adottare altre forme di consultazione tipo convegni ecc.



GANDOLFI Aldo

Ma non è una consultazione, bensì verificare se esiste possibilità d'intesa coi Comuni su una proposta che deve formulare il Consiglio come disegno di legge; non è la consultazione sul disegno di legge, è la verifica dell'intesa coi Comuni che deve diventare parte determinante di un disegno di legge senza la quale il disegno di legge stesso non avrebbe efficacia. Il che non significa ovviamente che all'interno delle Commissioni consiliari non si determini una maggioranza che possa modificare la proposta della Giunta. Quando si parla d'intesa con gli enti locali della Regione, la procedura per realizzare questa intesa non può che passare attraverso l'organo esecutivo e nel caso che all'interno delle Commissioni consiliari, durante l'esame della legge, in seguito alle consultazioni, prevalgano delle opinioni diverse o si verifichino delle possibilità diverse di organizzazione e di delimitazione delle zone, è chiaro che la Commissione consiliare dovrebbe di nuovo investire la Giunta del problema e chiedere che come organo esecutivo della Regione determini delle intese di tipo diverso. Questo non significa che rispetto all'intesa raggiunta in un primo momento nella presentazione del disegno di legge il Consiglio non abbia una propria possibilità di iniziativa o di valutazione la Commissione consiliare nell'esame della legge può riformulare delle proposte che attraverso la Giunta investono nuovamente i Consigli Comunali ma mi sembra che tutto questo non configuri prevaricazioni della Giunta rispetto al Consiglio o viceversa. Si tratta di trovare una procedura, ma mi sembra che, tutto sommato, il rilievo che possiamo fare è che la legge di carattere nazionale che ci troviamo a dover attuare, ci consegna un meccanismo abbastanza complicato, male definito, che dobbiamo cercare di attuare nella maniera migliore possibile. Sul piano di un rapporto preventivo coi Comuni per raggiungere un disegno di legge che contenga in sé gli elementi dell'intesa, non si può negare alla Giunta, come organo della Regione, un potere di questo genere.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Il punto di vista del mio Gruppo su questo problema è che si debba fare netta distinzione fra l'attività di consultazione del Consiglio Regionale al fine di conoscere le volontà, le obiezioni di singoli enti o persone, e l'attività di ricerca di pareri, o di studio, da sottoporre poi all'esame del Consiglio. Questa ricerca di pareri è perfettamente lecita: l'organo che voglia manifestare una certa volontà può ricercare un consenso, anche critico, per arrivare ad esprimere in maniera chiara la sua volontà politica, non si può accusarlo di discriminare nel momento in cui ascolta i pareri di determinate forze sociali, di determinati enti locali determinati istituti, determinate persone, pareri che, nel loro contesto possono aiutare la formulazione di un atto che poi sarà compito del Consiglio, indipendentemente dalle forze che hanno espresso quella volontà politica, assumere o respingere. Sarà a quel punto che interverrà quella norma dello Statuto che dice che uno dei metodi di lavoro della Regione Piemonte è la consultazione, e in sede di Commissione si effettueranno le consultazioni, le quali devono consentire la possibilità di tutti nel prendere conoscenza di queste consultazioni ed a tenerne conto.
Mi pare errato, cioè, porre sullo stesso piano a dare lo stesso valore a una consultazione, che la Giunta può compiere, con le consultazioni cui fa riferimento lo Statuto: quella è una ricerca di pareri e di consensi da parte di quell'organo, espressione di determinate forze politiche e organo che deve assumere un certo tipo di iniziative. Se in questa ricerca sarà stato poco scrupoloso, non preoccupandosi di valutare determinate situazioni e circostanze, le forze rappresentate in Consiglio potranno e dovranno denunciare tali deficienze.
Il rilievo che quest'attività di raccolta di pareri, di consensi, di giudizi anche critici, apporti tutti in ogni caso costruttivi, se viene effettuata con i mezzi che la Giunta ha a disposizione, presuppone la possibilità per questo organo di coartare certe volontà, mi sembra che porterebbe a vietare qualsiasi possibilità di vita di qualsiasi ente democratico, impedendo in concreto a chi è espressione di un esecutivo di agire, di ricercare. Ciò è assurdo proprio per il fatto che questo organo cioè l'esecutivo, dispone di mezzi che gli sono stati dati appunto perch possa prendere iniziative, dimostrare una sua precisa volontà legislativa sulle quali come si manifestano s'apre il dibattito tra le forze politiche presenti. Tali iniziative non sono consentite soltanto all'organo Giunta ma, con ampiezza assoluta, a tutti quanti. Riallacciandomi a ciò che aveva detto in precedenza il collega Bianchi, osservo che è prova di serietà abilità e intelligenza in colui che propone un qualche cosa che egli abbia saputo trovare o cercato di trovare, nel consenso di coloro che possono essere interessati ai problema, la forza per poter dare a questa sua espressione di volontà un più sostanziale contenuto.
Quindi, non troverei nulla da eccepire sull'attività della Giunta quando essa s'estrinseca in un'autonoma ricerca di pareri: è nella sua discrezionalità dire verso quali forze intende rivolgersi, per la sua indagine, e non si può parlare di discriminazione per il fatto che essa abbia scelto di conoscere determinate opinioni piuttosto che altre: starà poi alle forze politiche che compongono il Consiglio Regionale rilevare le lacune che un eventuale tipo di informativa che questo organo ha assunto possa aver determinato nella sua opera.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? L'Assessore Chiabrando. Ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

Vorrei, a conclusione, aggiungere qualche precisazione su questo argomento, che giustamente appassiona tutti poiché si tratta di un problema veramente importante, che interessa ben 485 Comuni del Piemonte su 1209 esattamente il 50 per cento del territorio.
Desidero dire, anzitutto, che la Giunta aveva ritenuto di poter intraprendere questo lavoro di raccolta di pareri degli enti e di singoli interessati come procedura pacificamente accettata come valida dal Consiglio Regionale, proprio in forza della discussione che si era svolta qui l'8 febbraio e di cui sono in grado di ricordare per sommi capi lo svolgimento, nel corso della quale io avevo annunciato le intenzioni della Giunta e spiegato le modalità, i tempi della procedura con cui noi saremmo addivenuti alla legge.
Per quanto riguarda la scelta degli enti, sulla quale ora vengono sollevate obiezioni - Sanlorenzo, ad esempio, si è meravigliato che sia stata interpellata la Camera di Commercio -, io avevo già annunciato che era stato chiesto a tutti gli enti che fino a quel momento si erano occupati della montagna, e quindi le Amministrazioni Provinciali, le Camere di Commercio eccetera, di farci pervenire entro il 29 febbraio le loro proposte, ed avevo anche detto che per poter mettere insieme quelle proposte essi avrebbero, per conto loro , effettuato una certa serie di consultazioni (ciò ha fatto, ad esempio, l'UNCEM, anch'essa interpellata): una prima fase di contatti si è avuta pertanto già da parte di questi enti che entro la data fissata ci hanno fatto pervenire un primo abbozzo provincia per provincia, da cui noi siamo partiti per perfezionare la cosa.
Avevo detto ancora: "Nei mesi di marzo, aprile, maggio la Giunta dovrebbe prendere contatti, come stabilisce la legge sulla montagna, con i Comuni e le comunità montane già costituite, Consigli di valle eccetera.
Successivamente, la Giunta proporrà al Consiglio un progetto di legge che dovrebbe essere discusso in seguito".
Era poi intervenuto il Consigliere Ferraris, portando delle argomentazioni (ricordo che gli avevo dato atto di aver egli stesso illustrato la legge, cosa che io non avevo fatto nel mio intervento), e che si era poi soffermato sull'assegnazione alle Commissioni del disegno di legge: io avevo obiettato che non era compito mio ma del Presidente del Consiglio, una volta ricevuto il disegno di legge, decidere a quale Commissione assegnarlo per l'esame e se costituire addirittura una commissione ad hoc.



FERRARIS Bruno

Noi avevamo chiesto una Commissione apposita.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

Sempre rispondendo a Ferraris, avevo aggiunto: "Quindi, concludendo avremo due fasi di consultazioni: una preventiva, fatta dall'UNCEM e dagli enti locali entro il 29 febbraio, e l'altra, più impegnativa, che porteremo avanti noi come Giunta nei tre mesi successivi; dopo di che verremo in Consiglio a portare i risultati delle consultazioni e le proposte della Giunta. Il Consiglio avrà poi modo ancora una volta di ripetere le consultazioni attraverso le Commissioni, se lo riterrà opportuno".
Avevamo dunque chiaramente preannunciato le nostre intenzioni. Forse sono stato frainteso, dal momento che Berti ha detto che il Presidente ha dato una versione dei fatti diversa: forse, nella foga del mio primo intervento, non mi sono spiegato bene, e me ne dispiace. Il mio pensiero era appunto questo: che quello svolto da noi è un lavoro preparatorio indirizzato lungo i binari che ho indicato, per cui sulla nostra proposta il Consiglio ha ampia facoltà di esprimersi in senso positivo o negativo.
Noi, credendo sinceramente di interpretare esattamente la volontà del Consiglio, abbiamo condotto avanti le operazioni nel modo che abbiamo illustrato, nell'intento di raggiungere l'intesa che la legge richiama riuscendoci per il 99 per cento, quindi la quasi totalità, dei Comuni.
Ovviamente, è intesa con i Comuni, che non risponde, d'accordo, Consigliere Berti e Consigliere Sanlorenzo, ad altre esigenze programmazione eccetera: questa è una valutazione che dovrà fare, certo, il Consiglio. Noi abbiamo creduto, interpretando in un certo modo la parola "intesa", di raggiungere la vera intesa con i Comuni, ed in effetti 350 di essi hanno detto di sì.



SANLORENZO Dino

Per Comune cosa si intende? La maggioranza? La minoranza?



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla montagna

Le Amministrazioni Comunali.
Sarà, ritengo, compito del Consiglio il decidere se quest'intesa vada valutata così come noi, in via provvisoria, l'abbiamo valutata, cioè di intesa con i Comuni, o se si debba riprendere daccapo il discorso dell'intesa, dando a questa parola una diversa valutazione, o vada rivisto il tutto nel senso, per esempio, di non costituire la comunità di quattro Comuni ma di dieci, di adottare altri criteri. Mi potrete dire: avete interpretato male la parola "intesa"; ed io posso convenire che si tratta di un'interpretazione opinabile, sono anzi il primo ad ammettere che questa intesa non è stata sempre raggiunta su basi logiche. Abbiamo dunque conseguito un risultato, che vi offriamo, e che è un risultato di quest'intesa interpretata in questo senso. Se poi vogliamo interpretarla in senso diverso sono disponibilissimo a mettermi anch'io a disquisire qui in Consiglio su tale valutazione.
Ancora due osservazioni.
Per quanto mi risulta, il criterio che noi abbiamo seguito non è mostro esclusivo: anche le altre Regioni hanno seguito questa procedura, di tentar di addivenire ad un'intesa con i Comuni in rapporto al disegno di legge che avevamo in animo di presentare al Consiglio.
Quanto alla questione della "spesa", sollevata da diversi colleghi preciso che essa si è limitata all'importo dell'affrancatura delle raccomandate di convocazione spedite ai Sindaci, se non sbaglio 90 lire ciascuna.



PRESIDENTE

Possiamo considerare chiusa la discussione? Vorrei richiamare all'opportunità che questi dibattiti avvengano nella massima calma, se si vuole che costituiscano utili apporti. Per l'abito dell'avvocato che porto sotto quello di Presidente del Consiglio so infatti perfettamente che quando si discute di norme di carattere giuridico è per prima cosa indispensabile, per approdare ad un qualche cosa di positivo essere molto calmi e sereni. Quando gli argomenti sono trattati in più articoli dello Statuto e del Regolamento è difficile districarsi. Se si fanno discussioni, molte volte, giudicate cavillose, è proprio perché non si arriva ad avere sempre un materiale di regolamentazione o di statuto che chiarisca completamente l'argomento.
Penso che qualcuno - se nessuno lo farà se ne assumerà il compito il Presidente del Consiglio - prenderà l'iniziativa di inquadrare meglio quello che è stato oggetto di così lunga discussione questa mattina. Per mi preme precisare fin da adesso che all'art. 9 dello Statuto è previsto l'istituto della consultazione con le parole: "La Regione consulta". Che cosa si intende dire con tali parole? La Regione nella strutturazione dei suoi organismi...



BERTI Antonio

Legga anche l'art. 16, avvocato.



PRESIDENTE

La Regione nella sua interezza. A meno di voler dare allo Statuto - di cui saranno pronti per la prossima nostra riunione i due volumi che raccolgono i lavori preparatori ed il dibattito svoltosi in Consiglio proprio in occasione del secondo anno dall'approvazione un'interpretazione assurdamente farisaica. Se noi diciamo: "La Regione consulta", e non riconosciamo a tutti gli organi della Regione la possibilità della consultazione, mettiamo, quando si verifichino casi come questo, uno degli organi della Regione, che è la Giunta, nell'impossibilita di predisporre un disegno di legge.
Qui noi dobbiamo inserire un altro elemento, in aggiunta a quello dell'interpretazione dello Statuto e del Regolamento: la legge della montagna del dicembre del 1971. Questa legge ha in effetti una formulazione che si potrebbe dire alquanto equivoca, perché dice che "la Giunta d'intesa con i Comuni...". E allora il problema va portato a monte, per stabilire qual è l'intesa che un organismo che abbia facoltà di consultazione può avere con i Comuni: un discorso, una telefonata, una lettera? No, soltanto l'impegno deliberativo che è stato richiesto.
L'art. 9 dello Statuto dice che questa consultazione avviene secondo le norme previste dallo Statuto e dal Regolamento. Ora, lo Statuto prevede all'art. 20, il potere di consultazione delle Commissioni evidentemente perché doveva essere evidenziato che anche ogni singola Commissione che è istituita dallo Statuto ha questa facoltà, attraverso, evidentemente l'applicazione di norme regolamentari: perché l'ultimo capoverso dell'articolo 20 precisa proprio che "le Commissioni possono effettuare sopralluoghi, o delegarvi alcuni dei propri componenti, secondo le modalità stabilite dal Regolamento"; come prima dice che sia le Commissioni permanenti che quelle speciali di indagine hanno la possibilità di svolgere queste consultazioni. Ma poi bisogna che consideriamo allora il Regolamento, che all'art. 14 stabilisce: "Richiesta o proposta di ascolto.
Le Commissioni, con deliberazione presa da un numero di commissari rappresentanti la maggioranza relativa dei componenti il Consiglio Regionale, si avvalgono, per le materie di loro competenza, della consultazione dei rappresentanti di enti locali, sindacati dei lavoratori organizzazioni di categoria, associazioni, istituzioni eccetera. Quando esse deliberano in tal senso ne fanno richiesta al Presidente del Consiglio". Ecco che ritorna l'esigenza di ricondursi ad uno degli organi all'organismo previsto statutariamente di formulazione della Commissione.
"Analoga richiesta può essere fatta dalla Giunta". Il che significa che nell'interpretazione regolamentare si dà la facoltà di interpretare l'art.
9 come assoluta capacità titolare della Giunta di fare queste consultazioni.
Mi sembra che sia molto chiaro, questo. Siamo in sede di Commissione, è in sede di Commissione che la Giunta può anche fare: ma la Giunta autonomamente, prima, interpretando correttamente l'art. 9, ha la sua facoltà. Altrimenti, scusino, veniamo per assurdo proprio alla conclusione dell'argomento: se la Giunta non avesse la possibilità di consultare avrebbe potuto presentare un suo disegno di legge in data 31 ottobre? Certamente no, perché non avrebbe avuto la conoscenza di quello che è il pensiero richiesto da altra legge che vuole ci sia "l'intesa". Questa intesa, come può avvenire altrimenti?



SANLORENZO Dino

Si parla di Regione, non di Giunta.



BERTI Antonio

Legga una buona volta l'art. 16 dello Statuto: "Quando è scritto Regione si intende Consiglio Regionale".



PRESIDENTE

Il mio discorso, se mi consentono di proseguirlo sino alla fine, è diretto allo scopo di arrivare, attraverso consultazioni in sfera più ristretta, ad un'indicazione per poter disporre una regolamentazione attraverso la quale non debbano sorgere motivi di ulteriore contrasto. E questo mi pare possa essere un argomento abbastanza tranquillante per tutti, senza che sia necessario dire che vi siano state delle prevaricazioni, perché la facoltà di consultazione è propria della Giunta come è propria del Consiglio, come diventa propria delle Commissioni quando queste ritornino al Presidente del Consiglio per averne l'assenso sulle modalità con le quali condurre avanti l'argomento. Toccherà poi al Consiglio decidere se la cosa possa essere ulteriormente esaminata e meglio regolamentata. Può essere che ci troviamo di fronte ad altre leggi che parlano impropriamente, come nel caso in questione, di intesa, senza specificare cosa possa essere questa intesa e senza tener conto che l'intesa con i Comuni può avvenire soltanto attraverso decisioni assunte con atti deliberativi. Mi pare che opportunamente il Consigliere Viglione abbia ricordato la prassi che si era seguita per quello che è stato forse il primo vero atto di consultazione: per la legge sul circondario. Di là noi possiamo ricavare elementi utili per quella che sarà l'operazione in tempo successivo.


Argomento:

Interpellanza dei Consiglieri Bono e Sanlorenzo sulla consultazione avviata dalla Giunta Regionale tra i Comuni montani

Argomento:

Approvazione verbali sedute precedenti


PRESIDENTE

Passerei ora al punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbali sedute precedenti".
I processi verbali della seduta del 26 ottobre sono stati trasmessi ai singoli Consiglieri. Vi sono osservazioni? Nessuno chiede di parlare? Allora, i processi verbali della seduta del 26 ottobre sono approvati.


Argomento:

Approvazione verbali sedute precedenti

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Il collega Viglione è stato colpito in questi ultimi giorni da un doloroso lutto: la perdita della sua mamma. Gli ho fatto pervenire le condoglianze e desidero rinnovarle qui a nome di tutto il Consiglio.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni e Giovana, ancora indisposti, e Fonio, che ha avuto un incidente d'auto e al quale pure ho fatto gli auguri di un pronto ristabilimento perché possa riprendere il suo posto di lavoro in Consiglio.
In data 27 ottobre '72 il Commissario di Governo ha apposto il visto alla legge sul Fondo di previdenza e solidarietà per il Consiglieri regionali.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

Documenti - Assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Alla Presidenza del Consiglio sono pervenuti: disegno di legge n. 56: "Istituzione del circondario di Alba-Bra" presentato dalla Giunta Regionale in data 3 novembre '72, assegnato all'VIII Commissione in data 3 novembre regolamento sull'utilizzo del parco autoveicoli di proprietà della Regione, presentato dalla Giunta Regionale il 26 ottobre, assegnato all'VIII Commissione in data 2 novembre proposta di legge n. 57: "Interventi a favore dei Consorzi o delle Cooperative artigiane di garanzia", presentata il 7 novembre '72 dai Consiglieri Raschio, Berti, Besate, Ferraris, Revelli, Sanlorenzo assegnata alla VI Commissione in data 7 novembre '72 proposta di legge n. 58: "Contributi in conto ammortamento mutui a favore delle imprese artigiane per crediti a medio termine per il potenziamento e la qualificazione della loro struttura", presentata il 7 novembre dai Consiglieri Raschio, Berti, Besate, Ferraris, Revelli Sanlorenzo; assegnata alla VI Commissione in data 7 novembre '72 proposta di legge n. 59: "Istituzione del parco urbano della zona delle Vallere", presentata in data 8 novembre '72 dai Consiglieri Berti e Rivalta, che assegno oggi alla II Commissione, ritenendo prevalente l'aspetto urbanistico, salvo facoltà alla Commissione stessa di consultare la V, che potrebbe avere un certo interesse ad esprimere il proprio pensiero.


Argomento:

Documenti - Assegnazione a Commissioni

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio (seguito)


PRESIDENTE

Il Consigliere Nesi ha sostituito il progetto di legge n. 38 relativo al circondario e comprensorio del Canavese con un nuovo testo che propone l'istituzione del solo circondario del Canadese. Resta pertanto confermata l'assegnazione all'VIII Commissione per l'esame in sede referente Il 30 ottobre l'Ufficio di Presidenza si è incontrato con l'Associazione nazionale Mutilati e Invalidi del lavoro, che ha prospettato alcuni problemi che l'angustiano; il 30 ottobre il Presidente ha ricevuto anche una delegazione degli spastici, che gli hanno sottoposto alcuni problemi che li interessano; è stato richiesto l'intervento concreto della Regione. Mi riservo in proposito di parlare con gli Assessori specificamente competenti.
In occasione della venuta a Torino del Ministro del Lavoro, mi sono incontrato con lui e gli ho sottolineato lo stato d'animo del nostro Consiglio Regionale in ordine ad alcuni problemi che interessano il mondo del lavoro, e particolarmente quelli della Richard-Ginori, della Pirelli della Montedison. Per quanto attiene al problema specifico della Val di Susa, del quale ci siamo occupati, e di quegli altri che si affacciano in maniera piuttosto preoccupante, per esempio della Chatillon, che, stando a notizie per ora di stampa ma accreditate, vedrebbero nel prossimo futuro delle situazioni piuttosto di difficoltà nell'ambito del territorio piemontese, ho avuto occasione di un incontro con i rappresentanti della Rossari &Varzi e del Sindaco di Ivrea per la situazione particolare che si è verificata in quella città, e il problema dev'essere naturalmente visto nella sua complessità. Il Ministro del Lavoro ha dato assicurazione di un suo costante interessamento. Credo che in quell'occasione anche l'Assessore al lavoro abbia avuto mezzo e motivo di incontrarlo e potrà essere forse anche più preciso di quanto sia stato io.
La Commissione speciale di indagine sulla situazione edilizia a Bardonecchia, invitata a riferire per mettere in grado il Presidente a sua volta di informare il Consiglio circa i lavori svolti, ha comunicato attraverso il Presidente che ritiene che entro la fine di novembre il documento possa essere consegnato al Consiglio. E' stata anche rivolta istanza di acquisizione alcuni documenti che fanno parte degli elaborati della Commissione parlamentare per la mafia, e proprio questa mattina ho ricevuto dal Presidente della Camera, on. Pertini, assicurazione di un suo passo presso il Presidente della Commissione perché tali documenti possano essere rapidamente mandati a me, e appena ricevuti li passerò alla Commissione.
Il Comune di Asigliano Vercellese ha presentato, a norma dell'art 51 dello Statuto, un progetto di legge recante provvedimenti a favore degli agricoltori danneggiati da calamità naturali. Sono poi pervenuti vari documenti dall'Unione Sindacati autonomi nazionali, che ha inviato un telegramma in cui chiede un incontro con il Presidente del Consiglio Regionale ed i membri del Consiglio. L'argomento è stato esaminato dall'Ufficio di Presidenza nell'ultima sua riunione; eventualmente sarà ripreso successivamente, quando siano stati raccolti ulteriori ragguagli.
Le Segreterie provinciali della CGIL, della CISL e della UIL chiedono in un documento che vengano adottati, sotto il coordinamento della Regione i provvedimenti necessari per l'immediata istituzione di corsi per terapisti della riabilitazione.
L'Associazione Giuristi democratici invia un ordine del giorno in cui in relazione ai recenti sviluppi dell'inchiesta giudiziaria sulla strage di piazza Fontana, sia presa una posizione delle assemblee elettive del Piemonte.
Il Comitato ecologico piemontese invia altre mille firme di cittadini contrari al progettato ampliamento della centrale termica ENEL di Chivasso.
L'Associazione nazionale Perseguitati politici italiani antifascisti trasmette copia della risoluzione votata dal Congresso dei vecchi antifascisti italiani.
Circa i provvedimenti di soppressione di vari uffici finanziari, sono pervenuti documenti dai Comuni di Carmagnola, Momo, Marano Ticino, Barengo Bellinzago Novarese, Agrate Conturbia, Pombia, Mezzomerico, Divignano Oleggio, Varallo Pombia.
Il 15 novembre, sul II Programma, alle 19,45, sarà trasmessa la seconda Tribuna regionale del Piemonte, in rete nazionale: il dibattito al quale parteciperanno rappresentanti del P.S.I., del P.L.I. e del P.R.I., verrà registrato il 13 novembre alle 3 e il tema è lo stesso della precedente trasmissione: "Aumento dei prezzi. Che cosa può fare la Regione".
Sulle comunicazioni hanno chiesto di parlare i Consiglieri Rossotto Sanlorenzo, Revelli, Besate.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni dell'Assessore al lavoro sulla situazione di alcune industrie


ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, in relazione a quanto da lei comunicato circa l'incontro avuto con il Ministro Coppo, e in relazione anche ad un dibattito che si era tenuto in questo Consiglio Regionale ed al successivo invio dei vari interventi da parte della Presidenza del Consiglio alla Società Pirelli ed alla risposta che la Società Pirelli aveva, a seguito di questo invio, dato circa le nostre argomentazioni a sostegno delle maestranze dello stabilimento Pirelli di Arona, miranti ad ottenere la revoca o la sospensione dei licenziamenti decisi per il 31 dicembre 1972 mi risulterebbe da notizie di stampa che sarebbero in corso, anzi sarebbero già concluse, trattative per la cessione dello stabilimento con la salvaguardia degli interessi dei lavoratori.
Io vorrei sapere dalla Giunta a che cosa hanno portato queste trattative e se, in ogni caso, la Società Pirelli abbia informato tempestivamente la Regione di quanto stava avvenendo: negli interventi delle singole componenti di questo Consiglio Regionale era stato infatti chiesto, e dichiarato esplicitamente un nostro diritto, di essere interpellati e posti a conoscenza di tutto ciò che poteva attenere a movimenti riguardanti il livello di occupazione dei lavoratori piemontesi.
Vorrei precise risposte dalla Giunta in merito all'attività svolta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

Poiché nelle comunicazioni del Presidente è stata fatta menzione di un incontro con il Ministro Coppo, e poiché il Presidente aveva accennato ad eventuali ulteriori precisazioni da parte dell'Assessore al lavoro pregherei l'Assessore al lavoro di voler riferire al Consiglio, nella seduta pomeridiana, sull'incontro; se ciò non fosse possibile oggi, o perché l'Assessore non è pronto ad effettuare tale illustrazione, o per ragioni formali o per mancanza di tempo in rapporto ai lavori del Consiglio, chiedo che l'Assessore svolga tale argomento non più tardi di venerdì prossimo in una riunione della Commissione al lavoro.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Vorrei dall'Assessore Visone informazioni precise sull'incontro avvenuto a Roma, pure presso il Ministero del Lavoro, in merito alla Richard-Ginori, vista la situazione drammatica in cui versano i trecento lavoratori che occupano ormai da otto giorni la fabbrica, non essendoci, a quanto ho sentito, alcuna possibilità di sbloccare la situazione. Vorrei sapere quali passi ha compiuto la Giunta, come si è svolto l'incontro e quali proposte ulteriori la Giunta ritiene di fare?



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Desidero richiamare l'attenzione su una questione in rapporto alla quale ho rivolto alla Giunta un'interrogazione urgente che non è ancora comparsa nell'ordine del giorno ma di cui l'accenno che è stato fatto mi permette di anticipare i termini: la questione dei licenziamenti alla Rossari &Varzi, che per entità superano per il momento drammaticamente ogni altro problema occupazionale ora presente in Piemonte, anche, e di gran lunga, quello del CVS.
I dipendenti della Rossari &Varzi sono stati tutti licenziati a partire dal 1 luglio e sono ancora in attesa di essere ammessi a fruire delle provvidenze che prevede nella loro situazione la famosa legge speciale, quella che da appunto "licenza di licenziare". Questi licenziamenti hanno creato condizioni di estremo disagio nei Comuni sedi di stabilimenti della Rossari &Varzi - Galliate, Trecate, Varallo Pombia che oltre tutto non sono stati inseriti fra le zone tessili - a questo proposito, i loro Consigli Comunali hanno approvato deliberazioni in cui se la prendono, secondo me non molto correttamente con la Regione, anzich come sarebbe più logico, con il Governo nazionale.
Sarebbe estremamente opportuno, pertanto, che l'Assessore al lavoro convocasse, d'accordo con il suo collega all'industria, i Sindaci ed i sindacati di questi Comuni, per fare il punto della situazione ed anche per confermare da parte della Regione, dopo un esame della situazione quale ora si presenta, una doverosa azione di solidarietà operante nei confronti delle migliaia di lavoratori licenziati dal complesso di questi stabilimenti.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Darò succintamente alcune notizie in merito alle situazioni cui si è fatto cenno poc'anzi.
La Pirelli purtroppo non ha revocato la decisione di chiusura dello stabilimento. Però, in data 3/11/'72, presso l'Ufficio provinciale del Lavoro di Novara, è stato raggiunto e siglato un accordo tra le maestranze della Pirelli Confezioni di Arona, attraverso le loro rappresentanze sindacali, e l'azienda e le due Società che hanno rilevato, in unione fra loro, lo stabilimento: il Calzaturificio Pam di Arona e le Manifatture Riunite di Arona. In base a tale accordo, tutta la maestranza operaia, 245 unità e la maggior parte degli impiegati ed intermedi verranno riassunti a partire dall'8 gennaio prossimo: rimarranno escluse circa 20 unità, tra impiegati ed intermedi, i quali beneficeranno però delle provvidenze della legge 464 dell'8/8/'72, riceveranno cioè un'indennità pari all'85 per cento della retribuzione netta ed un'indennità extra-contrattuale di L. 500.000 una tantum a persona. Praticamente, il livello occupazionale è salvo, in quanto si ha pressoché la totalità delle riassunzioni.
Per la Richard-Ginori, c'è stata una riunione, promossa dal Ministero del Lavoro, in data 3 novembre, alla quale hanno partecipato l'azienda, su pressione anche della Giunta Regionale, che è stata assistita dall'Unione industriale, una delegazione di sindacalisti ed una delegazione composta da parlamentari, rappresentanze dell'Amministrazione Comunale di Mondovì, il Vescovo di Mondovì e rappresentanti della Giunta Regionale. E' stato un incontro un po' particolare, in quanto le parti contraenti non si sono in realtà incontrate: l'azienda si è rifiutata di incontrarsi con i rappresentanti politici, per così dire, in particolare con quelli della Regione, dicendosi tramite i suoi dirigenti, offesa per l'atteggiamento assunto dalla Giunta Regionale. Comunque, in quest'occasione al Sottosegretario è stata ribadita, da parte padronale, la decisione di non revocare il provvedimento di chiusura dello stabilimento. A questo punto è stato chiesto un incontro con il Presidente del Consiglio, incontro che è avvenuto qualche ora più tardi durante il quale è stato ufficialmente sollecitato l'intervento del Presidente Andreotti, il quale lo ha assicurato con immediatezza. Della trattativa, che doveva aver luogo nella giornata di domani, siamo tuttora in attesa di conoscere l'esito.
Per quanto riguarda il Vallesusa, mi risulta, per averlo appreso dai giornali, che c'è stata una riunione presso il Ministero del Lavoro per l'esame dei piani di ristrutturazione presentati dall'azienda. La Regione non vi è stata invitata. A questo proposito, a nome della Giunta ho provveduto ad esprimere il nostro disappunto al Ministero del Lavoro facendo presente che quando si discutono piani di ristrutturazione di aziende operanti in Piemonte la Giunta Regionale desidera essere presente e che pertanto di ciò si dovrà tener conto in avvenire.
In merito alla Rossari &Varzi, la Giunta Regionale era intervenuta già alcune settimane fa presso la Direzione dell'azienda e presso gli uffici competenti perché venissero almeno accelerati tempi per quanto riguardava la situazione della cassa integrazione. La Direzione della Rossari &Varzi era stata sollecitata a completare la documentazione necessaria, in quante mancavano, appunto per carenza della direzione stessa, alcuni documenti. Mi auguro che a questo punto almeno per questo aspetto della questione si sia avuta una definizione. Penso di poter dire, anche a nome del collega all'industria, Assessore Petrini, che non vi è nulla in contrario da parte della Giunta a che si addivenga la prossima settimana alla convocazione della riunione proposta dal Consigliere Sanlorenzo con gli amministratori dei Comuni sedi di stabilimenti della Rossari &Varzi.



BESATE Piero

Della Gallo, della Faini, della Leumann non avete parlato con il Ministro Coppo.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Lo faremo non appena avremo qualche elemento.



FABBRIS Pierina

Per la Gallo è già troppo tardi.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Mi risulta, però, anche che per la Gallo ci siano contatti diretti tra qualche azienda e la GEPI. Al proposito, devo comunque dire che queste aziende interessate a rilevare la Gallo sono sempre molto sollecite a chiedere aiuti quando hanno bisogno di quattrini: mentre invece al momento di prendere contatti si dimenticano dell'esistenza della Regione, per cui purtroppo queste notizie le apprendiamo solo indirettamente, dai giornali.



PRESIDENTE

La seduta è tolta e rinviata alle ore 16.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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