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Dettaglio seduta n.120 del 26/10/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Mi perviene, sottoscritto dai Capigruppo Nesi, Gandolfi, Bianchi Debenedetti, Fassino e dal Consigliere Vecchione, un ordine del giorno che per il suo contenuto dev'essere messo in votazione, previa eventuale discussione, all'inizio della seduta, modificando leggermente, data la sua eccezionalità e la sua natura intrinseca, l'ordine fissato per i nostri lavori odierni.
Il testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte in relazione ai gravissimi attentati dinamitardi sulle linee ferroviarie sulle quali transitavano i treni speciali dei lavoratori per partecipare alla manifestazione sindacale indetta a Reggio Calabria per lo sviluppo del Mezzogiorno rilevata l'estrema gravità del piano criminale ed eversivo della destra reazionaria e fascista, che opera da troppo tempo impunita nel Paese rilevate la vastità del piano d'azione e la perfetta conoscenza degli orari dei treni speciali dei lavoratori, tanto che non può dubitarsi che gli ideatori del piano criminoso abbiano avuto a disposizione una serie di notizie riservate; considerato che i recenti gravi episodi si inquadrano in un disegno eversivo e fascista, confermato dai pronunciamenti del fascista Almirante e dagli attacchi conseguenti alle sedi di partiti e sindacati democratici nell'esprimere l'apprezzamento per l'iniziativa della Conferenza sindacale che ha avuto come tema centrale l'impegno delle forze politiche e sindacali per la rinascita economica e sociale del Sud dell'Italia nell'esprimere il plauso per la serenità, disciplina e fermezza di cui le forze del lavoro convenute a Reggio Calabria hanno dato prova, e che rappresentano un esempio tangibile del modo democratico della lotta dei lavoratori invita il Governo a perseverare senza equivoci in tra te le iniziative necessarie perché , venga scoperto il piano eversivo messo in atto accertate le responsabilità ad ogni livello e colpiti i complici ed i criminali che lo hanno ideato e posto in essere".
Chiede di parlare il Consigliere Vecchione. Ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, nel presentare questo ordine del giorno relativo ai fatti di Reggio Calabria ed agli attentati ai treni che sono stati la mera cornice entro la quale la manifestazione sindacale si è svolta, vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio, anche se l'ordine del giorno è in proposito sufficientemente chiaro, sul fatto che è stato per l'ennesima volta provato un disegno molto preciso, condotto avanti da qualche tempo nel Paese ad opera di organizzazioni di destra fasciste, con lo scopo di vanificare le conquiste ottenute attraverso anni di lotta, dalla classe operaia e più ancora allo scopo di inficiare direttamente il regime democratico del nostro Paese attraverso una strategia che noi definiamo "della tensione" e che si sta trasformando nella strategia degli attentati.
I rappresentanti di Gruppi consiliari che hanno sottoscritto il nostro ordine del giorno hanno ben chiaro il significato di questo ordine del giorno. Vorrei soltanto richiamarvi tutti ad immaginare quali conseguenze avrebbero potuto provocare questi attentati se le due bombe collocate sulla sede ferroviaria, una all'inizio di un viadotto alto 35 metri, l'altra all'inizio di una galleria, la prima scoppiata senza fortunatamente impedire al treno di passare indenne, la seconda tolta all'ultimo momento avessero colpito nel segno, determinando la morte di centinaia di lavoratori in viaggio verso il Sud. Quale sarebbe stata allora la reazione a Reggio Calabria, nel Paese? Lo stesso giorno a Roma, un gruppo di paracadutisti riunitisi a convegno tentava di attaccare la sede del P.C.I.
alle Botteghe Oscure; oggi apprendiamo dai giornali che a Catania vi è stato un attacco contro la sede della Democrazia Cristiana. Si tratta di un quadro talmente preciso, talmente definito, da far pensare all'attuazione di un piano criminoso messo in opera nel tentativo di annullare gli effetti delle lotte operaie. La violenza fascista non si limita più ai discorsi farneticanti di Almirante ma diventa violenza concreta con la connivenza del fascismo di Stato; del fascismo che permea di reparti della Magistratura e della polizia.
La risposta che noi diamo, come Consiglio Regionale, con l'ordine del giorno è non solo di deprecazione degli attentati, ma di plauso per la compostezza di comportamento della classe operaia a Reggio Calabria: astenendosi dal raccogliere le provocazioni, gli operai hanno portato avanti un discorso di politica economica quale quello dello sviluppo del Mezzogiorno, che rientra nel quadro generale dello sviluppo del Paese che noi comunisti indichiamo come necessaria e prioritaria scelta da compiere.
Ma ho altro da dire sull'ordine del giorno. L'approvazione che noi vi proponiamo di questo ordine del giorno dev'essere però completata da un atto che renda palese il nostro pensiero alla cittadinanza. Dai giornali di stamane abbiamo appreso che è in programma per sabato una grande manifestazione antifascista, indetta dal Circolo della Resistenza e dalle tre organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL. Una materializzazione concreta dell'approvazione di quest'ordine del giorno sarebbe - ed è questa una proposta che faccio, lasciando però che il Consiglio ne discuta liberamente - che la Regione, come Giunta e come Consiglio, dia la sua adesione formale e sostanziale alla manifestazione stessa. E' un momento in cui non dobbiamo avere esitazioni in rapporto alle iniziative da prendere un momento in cui dobbiamo veramente, sul problema del fascismo, che è anche e soprattutto il fascismo dello Stato, partecipare a momenti di lotta e di unità.
Chiudo quindi il mio intervento sollecitando il Consiglio e la Giunta a materializzare, al di là dell'approvazione dell'ordine del giorno, il proprio comportamento in ordine alla manifestazione di sabato.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? Il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Signor Presidente, signori Consiglieri, ci associamo a quanti hanno presentato l'ordine del giorno per deprecare l'ondata di insensata violenza che si sta abbattendo sul Paese. I sintomi che oggi si manifestano mi riportano con la memoria ad un periodo analogo, di cui vi ricorderò un episodio che vissi personalmente nella scuola elementare di Alessandria ove frequentavo quell'anno, nel 1922, la seconda classe. Vidi irrompere nell'edificio scolastico un gruppo di energumeni su un camion, armati di mitragliatrice, ed accanirsi bestialmente in tanti - una trentina - su un uomo solo, per giunta malandato in salute, il maestro Basile, che doveva poi diventare sindaco di Alessandria.
Noi dobbiamo premere perché il Governo intervenga concretamente facendo applicare le leggi: non possiamo rimanere passivi ad assistere a certe manifestazioni che sono veri delitti contro la libertà. Il momento attuale è diverso da quello del 1922: potrebbe però essere l'inizio di una guerra civile, di una carneficina.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Fassino. Ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Da quanto è accaduto, che noi stigmatiziamo e deploriamo in pari misura di coloro che sono fin qui intervenuti, emerge la triste considerazione che il campo è più che mai diviso fra due orientamenti di fondo: da una parte stanno coloro che, come noi, e come tutti i veri democratici, credono nonostante tutto, nella possibilità di creare in Italia le premesse ed il consenso per la vitalità di un regime libero, dall'altra coloro che sono giunti alla conclusione che nel nostro Paese un regime libero e democratico sia impossibile e che sia in conseguenza inevitabile rassegnarsi al compromesso con i fautori della violenza di parte e della costrizione permanente.
Ma emerge pure, in forma solenne - e, secondo me, questo è importante la necessità di un'intransigenza assoluta contro ogni minaccia a quei contenuti politici che la Carta Costituzionale ha saputo estrarre dall'esperienza resistenziale. La Resistenza non è stata un episodio che va dall'8 settembre '43 al 25 aprile '45, perché allora sarebbe soltanto cronaca: secondo noi e secondo tutti i veri democratici, è un atteggiamento permanente dell'animo umano, perché questo è il suo autentico valore morale e storico. Per noi Giordano Bruno fu Resistenza, come fu Resistenza il Risorgimento italiano, come sono Resistenza i giovani che muoiono sul muro di Berlino e quelli che muoiono in Spagna, in Grecia, come a Budapest e a Praga. Come è episodio di Resistenza questa nostra solenne deplorazione questa nostra amara e civile protesta contro chi nasconde nell'ombra le sue trame nefaste, contro chi minaccia questa nostra libertà, che ci siamo conquistata e che, bene o male, abbiamo saputo mantenere fino ad oggi.
Aderiamo quindi, in questo spirito e nella forma in cui è stato espresso, all'ordine del giorno, che il Gruppo liberale ha d'altronde sottoscritto.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, non posso che associarmi, a nome del Partito Repubblicano alle dichiarazioni fatte dai colleghi firmatari dell'ordine del giorno che hanno parlato prima di me. Quello che credo dobbiamo chiedere e pretendere con estrema tempestività e fermezza è un intervento dei poteri dello Stato per stroncare sul nascere, nella maniera più decisa, quello che è chiarissimo ormai essere un piano eversivo e criminoso delle forze di estrema destra del nostro Paese, avente l'evidente obiettivo di crearvi un'atmosfera da guerra civile. Se tentativi di questo genere potessero avere anche in minima parte successo rischierebbero di creare nel Paese situazioni di gravità eccezionale. Noi ci attendiamo dunque dal Governo, dai poteri dello Stato un intervento sollecito e drastico contro i responsabili di questo tipo di disegno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, il Gruppo socialista era fra quelli che hanno sottoscritto l'ordine del giorno, e quindi non occorrerebbero da parte nostra ulteriori spiegazioni.
Già il compagno Vecchione ha illustrato al Consiglio il pensiero dei partiti di sinistra. Vorrei però riprendere una sua considerazione: che cosa sarebbe successo se i dieci centimetri che hanno impedito la strage non ci fossero stati? Quale sarebbe stata la reazione a Bologna, la mia città? Quale sarebbe stata la reazione a Torino, nella mia città d'adozione? Quale sarebbe stata la reazione degli operai di tutta Italia? Questa domanda noi dobbiamo rivolgere agli organi dello Stato, alla Magistratura, perché per combattere il fascismo occorre anche sciogliere quei nodi che tengono ancora legati molti organi dello Stato, molti ambienti della Magistratura all'estrema destra del Paese, dei quali fa fede lo scandalo vergognoso del processo Valpreda, spostato da un punto all'altro dell'Italia senza giungere ad una conclusione.
Io credo che da questo Consiglio Regionale debba partire un monito solenne ancora una volta in questo senso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Prima di dargli la parola vorrei informare il Consiglio che l'ultimo numero della "Gazzetta Ufficiale" della Repubblica Italiana pubblica la motivazione relativa al conferimento della medaglia d'argento al valor militare per attività partigiana al nostro collega Adriano Bianchi, con la seguente motivazione: "Entrato all'armistizio nella lotta di Resistenza nominato comandante di battaglione partigiano per le sue ottime doti di combattente ed organizzatore, partecipava a tutti i fatti d'armi della formazione imponendosi all'ammirazione dei dipendenti per coraggio e senso del dovere.
Nel corso di un duro combattimento, accortosi che un partigiano era stato ferito gravemente si portava arditamente in suo aiuto rimanendo a sua volta colpito. Rifiutando ogni soccorso, continuava a combattere, incitando con l'esempio i suoi uomini, e, pur nuovamente ferito, non desisteva dall'azione.
Valida figura di valoroso comandante capace e di generoso combattente.
Bagni di Craveggia (Novara, Piemonte), 18 ottobre 1944".
L'applauso con il quale il Consiglio ha sottolineato questa notizia mi esonera dal dilungarmi ad interpretare il pensiero di tutti di compiacimento per l'opera svolta, di apprezzamento per quanto fece, ed anche per questo, sia pur tardivo, riconoscimento.
Tutti noi conosciamo il collega ed amico - perché egli è amico di tutti Bianchi. So perfettamente che in questo momento non gli faccio un favore parlando di lui: probabilmente, anzi, l'ho un poco turbato nel suo spirito poiché egli è solito racchiudersi in se stesso, schivo di quelle manifestazioni esterne che si rivolgono alla sua persona e alla sua attività. Ma mi è parso doveroso inserire qui la comunicazione, proprio per ricordare a me stesso ed anche a loro, signori Consiglieri, che i tristi eventi che si sono verificati, per fortuna senza gravi conseguenze, in questi giorni in occasione dell'incontro di Reggio Calabria, potrebbero benissimo ripetersi, con ben altro esito.
Forse nessuno in quest'aula ha come me vivo il ricordo di quel che accadeva cinquant'anni fa nella nostra Italia, proprio di questi giorni.
Molti avevano ravvisato in manifestazioni apparentemente innocenti una specie di difesa della Patria, pochi avevano avvertito che sotto il travestimento, il camuffamento si tradiva la vera e leale difesa della Patria, orpellando di amor patrio quello che era invece spirito di avventura. Anche allora molti sostenevano che non sarebbe accaduto nulla che non si sarebbe potuto arrivare al peggio; anche allora alcuni consideravano manifestazioni marginali quelle violenze che colpivano atrocemente uomini, cose, case, che dovevano portare, in definitiva, alla lotta civile verificatasi tanti anni più tardi, quando, come conseguenza di quanto accaduto nell'ottobre del 1922, il popolo italiano dovette pagare con il sangue, in grave misura, il proprio riscatto. Anche allora vi furono coloro che resistettero, che furono soggetti a violenza; ma ad un certo punto anch'essi si adattarono a subire non dico il fascino ma la necessità di un inserimento per amore della tessera del pane. Ma tutti compresero, al settembre del 1943, che effettivamente il riscatto doveva essere compiuto perché il popolo italiano potesse ritornare a vivere nella libertà e nella democrazia. Ecco perché certi episodi che si suppone non possano avere conseguenze vanno invece guardati con grande attenzione.
Questo ordine del giorno vuole essenzialmente significare che il Consiglio Regionale del Piemonte unisce la sua voce a quella che si leva dalle forze democratiche italiane proprio perché il Governo perseveri com'è detto nell'ordine del giorno, nell'azione intrapresa al fine di giungere a scoprire gli autori materiali di questi attentati, e soprattutto i loro mandanti, perché chi sta dietro, al coperto, ha responsabilità anche maggiori di chi agisce.
Potremo poi tenere una riunione di Capigruppo per decidere se la partecipazione alla manifestazione di sabato possa avvenire con una delegazione che ufficialmente rappresenti il nostro Consiglio o per concertare un'altra qualche forma di adesione.
Questo inserimento, signori Consiglieri, che loro mi hanno consentito ha voluto essere una partecipazione mia personale, sulla scia del ricordo di atti eroici che l'amico Bianchi ha compiuto e che anche se tardi vengono riconosciuti, atti che restano scritti nella pagina della storia di un uomo, della storia della nostra Italia, atti che non tollerano il rinnovarsi di una violenza brutale e cieca, che porterebbe alla distruzione del nostro Paese. Si legge in uno scritto Bertrand Russell: "Guai a quei popoli che debbono rivivere una seconda volta la loro vicenda e la loro storia". L'ammonimento sia presente a ciascuno di noi in questo momento sia presente al popolo italiano.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, lei ha già avvertito che stava divenendo estremamente difficile per me prendere la parola. Sono in effetti molto imbarazzato, commosso ed insieme sorpreso. Ringrazio e dico soltanto che ricambio a lei, signor Presidente, ed a tutti i colleghi la stima e l'affetto che mi sono stati manifestati poc'anzi.
Lei, inoltre, signor Presidente, ha già con nobili parole espresso i miei sentimenti in ordine ai gravi fatti che hanno turbato il Paese facendolo avvertito di come pochi criminali - io mi ostino a credere che sia così - possano mettere in forse la pace sociale e politica di un'intera Nazione. Ma qualche parola devo pur dire per esprimere formalmente la posizione del mio Gruppo.
Gli atti del Consiglio Regionale testimoniano ormai ampiamente della fermezza e della serenità con la quale noi respingiamo ogni suggestione e sollecitazione fascista nel nostro Paese: dico "serenità" perché ci alimentiamo della fiducia nella vitalità della democrazia nel nostro Paese e perché osiamo credere che le dure esperienze di sacrifici e di dolore che il nostro Paese ha affrontato abbiano potuto consolidare e confermare nella coscienza dei più alcuni valori che la distrazione dovuta al passare del tempo, al succedersi di tanti avvenimenti, allo stesso sviluppo economico potrebbe far pensare che si possano invece cancellare. Noi sentiamo che il popolo italiano è nella sua stragrande maggioranza, definitivamente sicuramente convinto che non possano, attraverso le vie della violenza e dell'oppressione, trovare soluzione i problemi della dignità nazionale dello sviluppo economico, del giusto collocamento del Paese nel novero delle Nazioni, della promozione civile e sociale dei cittadini.
Ma non posso limitarmi a dichiarare questa fiducia di fondo: se si crede fermamente in alcuni valori si deve saper operare efficacemente a livello delle responsabilità politiche e storiche perché essi vengano difesi. Allora, noi che abbiamo così larga parte di responsabilità nella guida dello Stato non possiamo non reclamare con fermezza, dagli organi dello Stato, dal Governo nazionale, dal Parlamento nazionale quell'azione dì costante vigilanza, quella capacità di vedere in ogni avvenimento importante che tocca la vita sociale del nostro Paese i tentativi e i rischi di inserimento di azioni e di forze eversive, al fine di far saltare le istituzioni democratiche. Non solo, quindi, richiamo generico all'esercizio delle funzioni che sono demandate agli organi dello Stato alla Magistratura, ma anche vigilanza ed azione politica che pu manifestarsi, ove occorra, in azioni legislative, in interventi che, senza menomare la certezza del diritto che è tipica di uno Stato democratico che noi vogliamo consolidare, dimostrino che non vi è tiepidezza dì coscienza non vi è agnosticismo di fronte a quei pericoli. Noi non ci associamo a quanti con atteggiamento blando si cullano in posizioni di indifferenza e di agnosticismo. Noi sentiamo, l'abbiamo già detto altre volte, che il fascismo, nel quale storicamente si è identificata la dittatura nel nostro Paese come in altri, è una malattia che in stato endemico corre attraverso l'animo di ciascuno di noi e può essere alimentata nel Paese. Pertanto reclamiamo ferma vigilanza da parte di tutti gli organi politici.
Non so quale configurazione avrà la manifestazione che mi si dice indetta per sabato. Certamente, ad una presa di posizione che comprovi la decisione del popolo italiano di continuare a vivere in democrazia e in libertà, che non strumentalizzi e non mistifichi e non modifichi i rapporti diversi, le diverse funzioni che hanno le forze politiche, ad una manifestazione che non sia causa dì equivoci per i cittadini, non esiterei a dare la nostra e la mia personale adesione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Curci. Ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, pur consentendo alle espressioni di giusta condanna espresse nell'ordine del giorno presentato nei confronti dei criminosi attentati perpetrati contro i convogli dei lavoratori diretti a Reggio Calabria, non posso condividere la parte relativa all'individuazione della matrice politica di quei gesti criminosi.
Associandomi al suo augurio che i mandanti e gli esecutori materiali vengano al più presto scoperti, voterò pertanto contro l'ordine del giorno per la ragione che ho precisato.



PRESIDENTE

Per la Giunta chiede di parlare il Vicepresidente Cardinali.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

La Giunta Regionale si associa all'ordine del giorno presentato dai Gruppi del Consiglio Regionale. Si associa cogliendone integralmente lo spirito e il significato, e si associa soprattutto nella preoccupazione di ciò che si sta verificando oggi in Italia è che mostra la chiara preordinazione di creare nel nostro Paese un clima di incertezza nel quale possano essere fatti prevalere intendimenti di parte che assolutamente non possono essere accettati.
E' evidente che il criminale tentativo di sabotare il convegno nel Sud avrebbe potuto avere, come molti Consiglieri hanno sottolineato conseguenze che avrebbero certamente determinato una situazione estremamente drammatica in Italia. Ebbene, noi riconosciamo che lo Stato democratico si trova oggi disarmato dì fronte ai avvenimenti di questo genere, che potrebbero verificarsi in qualsiasi altra circostanza e potrebbero provocare quelle sciagure che fortunatamente si son potute evitare in questa occasione. Ma proprio per la consapevolezza di quest'incapacità dello Stato di fronteggiare una tale situazione noi vogliamo esprimere la fiducia che l'apporto di tutte le forze democratiche serva a rimuovere le ragioni di questo disarmo. E' indubbio che occorrono vigilanza e prevenzione in direzione di tutte quelle centrali che oggi predicano la violenza e che ritengono di potere, attraverso la violenza realizzare i propri obiettivi criminosi. Oggi non c'è dubbio alcuno - lo ha detto in termini molto chiari il Ministro degli Interni nella sua relazione di ieri alla Camera - che la matrice dì questo tentativo ha tutte le caratteristiche della matrice di destra, e non c'è dubbio che indipendentemente dalla considerazione immediata dell'"a chi giova", non c'è alcun dubbio che oggi le forze della destra hanno questa predisposizione: impegnare la lotta politica in Italia non sulla base della disputa serena intorno agli argomenti ma sulla base della creazione di fatti che determinino una situazione all'interno della quale sia possibile far scattare determinate molle con obiettivi ben precisi.
La Giunta, che ha fiducia nello Stato democratico, la Giunta, che ritiene che lo Stato democratico oggi abbia la forza e le possibilità di impedire qualsiasi tentativo di eversione, richiama tutti al proprio senso di responsabilità e crede di individuare, d'altra parte, negli stessi obiettivi del Convegno, che si tenne a Reggio Calabria proprio a tentativo da parte dei lavoratori e delle loro organizzazioni di contribuire, nella misura con cui si preoccupavano dello sviluppo del Sud d'Italia, e quindi della risoluzione dei grossi problemi economici del Paese, a tendere nella direzione giusta per la realizzazione degli obiettivi di progresso civile nel nostro Paese.
Noi denunciamo, quindi, i fatti che si sono verificati, ci associamo all'ordine del giorno, ma riteniamo che soltanto attraverso una solidarietà chiaramente espressa con lo Stato e con le sue istituzioni possa essere oggi risolto il grave problema del mantenimento della democrazia in Italia.
Per quanto concerne la manifestazione di sabato, il Presidente ha annunciato una riunione di Capigruppo. Io credo che la Giunta Regionale assumerà un atteggiamento di adesione a questa manifestazione, purché essa sia intesa come appoggio alle istituzioni, senza strumentalizzazione alcuna, soprattutto senza permettere che oggi si possa pensare di favorire la riuscita della lotta contro le forze eversive della destra conducendo un indiscriminato attacco contro quegli organi di governo che oggi hanno chiaramente espresso la loro volontà antifascista e che devono essere invece sorretti nella loro azione diretta a raggiungere l'obiettivo di mantenere in Italia la democrazia.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno viene posto in votazione. Chi l'approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei presenti salvo un voto contrario.
Mi farò premura di trasmetterlo al Ministro degli interni ancora in giornata.


Argomento:

Approvazione verbali sedute precedenti


PRESIDENTE

Passiamo al punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbali sedute precedenti".
Il processo verbale dell'adunanza n. 119 del 19 ottobre '72 è stato inviato ai Consiglieri. Qualcuno ha osservazioni da fare? Allora, si considera approvato all'unanimità.


Argomento:

Interpellanze (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Interpellanze e interrogazioni".
Alla prima interpellanza, presentata dai Consiglieri Besate, Revelli Rivalta, Sanlorenzo e Fabbris, dovrebbe rispondere l'Assessore Armella, che però mi ha fatto sapere di essere impegnato all'Ospedale San Luigi per problemi di carattere urgente e di dover quindi rinviare la risposta ad una prossima seduta.
L'Assessore Chiabrando ha chiesto congedo, essendo impegnato quest'oggi a Roma: deve essere pertanto aggiornata l'interpellanza del Consigliere Simonelli, alla quale doveva rispondere.


Argomento: Caccia

Interpellanza del Consigliere Viglione sulla soppressione della caccia in tutto il territorio regionale


PRESIDENTE

Segue un'interpellanza del Consigliere Viglione (il quale mi ha fatto per iscritto un rilievo che sento il dovere di fare pubblico: che il Piemonte lavora già dalle 7, mentre noi cominciamo solo alle 10, che poi sono sempre le 10,30) relativa al tema: "Soppressione della caccia in tutto il territorio regionale". Il presentatore desidera illustrarla? Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

In un numero de "La Stampa" di qualche giorno addietro è apparso un articolo contenente alcune dichiarazioni in relazione al problema della caccia rilasciate dal Presidente della Giunta e dall'Assessore al turismo al tempo libero, alla caccia e alla pesca (chiamiamolo più succintamente Assessore al tempo libero, anche per nobilitare un ministero solitamente considerato minore). Il Presidente Calleri sosteneva che "le nevicate tardive, le piogge insistenti che si sono abbattute sul Piemonte hanno determinato un ritardo nella nidificazione e nella riproduzione di molti mammiferi" e si dimostrava preoccupato per la sorte di questi mammiferi.



DEBENEDETTI Mario, Assessore alla caccia

E' una constatazione fatta dal Laboratorio che ha ispirato la dichiarazione del Presidente.



VIGLIONE Aldo

Il Presidente rilasciò delle dichiarazioni assumendo come valide le risultanze fatte pervenire alla Regione Piemonte dai Laboratori L'Assessore Debenedetti, per parte sua, disse: "Dovremo dì nuovo interpellare il Laboratorio di Bologna per accertare la situazione.
Riceverò volentieri i rappresentanti dei difensori della natura ed esamineremo insieme la questione".
Con queste sue dichiarazioni il problema veniva portato di fronte all'opinione pubblica. Non posso pertanto dar ragione all'Assessore Debenedetti quando dice non è il caso di dar rilievo a dichiarazioni apparse su giornali; molto più logico sarebbe che la Giunta non rilasciasse dichiarazioni ai giornali, o, per lo meno, le facesse prima nella sede naturale, il Consiglio Regionale.
Noi abbiamo portato in discussione questo problema non soltanto perch e stato sollevato con quelle interviste a "La Stampa" di Torino, ma anche perché desidereremmo apprendere direttamente e dal Presidente e dall'Assessore incaricato che cosa essi intendono fare in rapporto al problema della caccia. Nel sottotitolo dell'articolo è detto: "Se non si provvede in tempo scomparirà tutta la selvaggina. Il Presidente della Giunta e l'Assessore esamineranno il problema". Noi concordiamo ovviamente, sulla necessità di un approfondimento della materia, ma essendo trascorse alcune settimane vorremmo avere anche noi, che oltre che difensori della natura ci sentiamo anche patrocinatori della causa dei cacciatori, certo non degli irresponsabili, di quelli che vogliono le carneficine, ma di quelli che vorrebbero poter continuare ad esercitare uno sport che già nei tempi antichi era assai diffuso, qualche precisazione dal Presidente e dall'Assessore, dal momento che a leggere quell'articolo - non so se l'articolista abbia colto bene il loro pensiero - sembravano addirittura propensi a chiedere che la caccia in Piemonte venisse chiusa per un lungo periodo di tempo.
In risposta alle accuse del prof Angelo Boglione, che ha sollevato il problema, e a correzione delle inesattezze apparse su "La Stampa" di Torino, da parte dei cacciatori si fiera precisare quanto segue. Se, come si afferma, non si ricordano a memoria d'uomo nevicate in settembre, ancor meno si ricorda che animali selvatici siano morti per le temperature che dette nevicate comportano. Se si sono trovati, come afferma il sopracitato professore, piccoli uccelli morti, ciò si deve solo e sempre ai trattamenti chimici praticati in agricoltura: è ormai risaputo, infatti, che gli animali selvatici muoiono in gran quantità per avvelenamento in tutto il corso dell'anno. Stupisce poi l'affermazione che il freddo in questo periodo sia letale ai piccoli nati, in quanto tutti sanno come in codesta stagione, fatta esclusione per la lepre, siano rarissimi gli animali in nidificazione. La vera ragione dei numerosi interventi degli zoofili e de "La Stampa" sul tema del clima sta nel fatto che è l'unica arma di cui dispongono coloro che avversano questo sport, perché essi sanno bene che certe manifestazioni montate ad arte e peraltro di irrilevante consistenza non potrebbero mai provocare provvedimenti contro leggi ed assolutamente antidemocratici, e che tanto meno vale la vecchia remora dei danni all'agricoltura, poiché, con l'apertura della caccia al 10 settembre, com'è avvenuto quest'anno, è una tesi che non reggerebbe neanche a puntellarla con il cemento armato.
Per quanto riguarda i camosci, tutti gli esperti di fauna alpina affermano concordemente che, specie nel territorio montano cuneese l'attenta amministrazione di detto patrimonio da parte dei Comitati di caccia e dell'Associazione venatoria ha portato ad un sensibile incremento di tale specie. E' pertanto assolutamente falso che si corra il rischio di vedere estinta questa specie animale sulle nostre montagne. Nella Valle Gesso e territori limitrofi attualmente vivono addirittura circa 12.000 camosci; e gli stambecchi in questi anni sono nuovamente aumentati di numero: si parla di 4000 esemplari.
Si deve inoltre puntualizzare che, per quanto riguarda la selvaggina stanziale, i cacciatori uccidono oggi assai meno animali di quanti non ne vengano lanciati attraverso i ripopolamenti. Sulla caccia ai piccoli uccelli gli stessi interessati, i cacciatori, chiedono regolamentazioni più precise ed eventuali chiusure ad anni alternati relativamente alle singole specie: ciò deve avvenire, però, attraverso accordi tra dirigenti venatori e gli organi competenti della Regione.
Quindi, non si deve dire che tutta la caccia dev'essere proibita perch tutti i cacciatori sono degli esseri irresponsabili, ma si deve provvedere organicamente ad elaborare una legislazione che tuteli, sì, la fauna perché è giusto che questa sia tutelata, ma che permetta anche che questo sport, avente ragioni ed origini antichissime, possa essere esercitato anche nella nostra per regione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'Assessore Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario, Assessore alla caccia

Il collega Viglione ha dimostrato di essere, e giustamente, un sostenitore della validità dell'aspetto della vita sociale costituito dall'utilizzo del tempo libero. Mi sia consentito però osservare che un'interpellanza come la sua non avrebbe dovuto neanche formalmente trovare ingresso in quest'aula, perché in definitiva il collega Viglione si è richiamato ad un articolo comparso sul quotidiano "La Stampa" per chiedere alla Giunta se non sia vero che molte delle affermazioni in esso contenute non siano rispondenti a verità ma rappresentino piuttosto l'unica arma posseduta da chi vuol contrastare lo sport della caccia e se essa non reputi che la trattazione di questo tema sia avvenuta in termini non sempre rispondenti a verità, e talvolta faziosi.
Ebbene, mi corre l'obbligo anzitutto di dire che la Giunta non intende minimamente sostituirsi alla funzione dei giornalisti, che hanno il diritto e il dovere di dibattere i problemi e di esporre ai lettori le diverse opinioni che possono insorgere in rapporto ai vari problemi. Con questo non è che si debba intervenire in Consiglio Regionale a chiedere qual è l'opinione della Giunta sul modo in cui un articolista ha trattato questo problema. Mi sembrava doverosa, questa osservazioni di carattere preliminare, per riportare ai suoi esatti termini quello che dovrebbe essere, a mio avviso, il funzionamento del Consiglio Regionale.
Un'altra precisazione mi pare doverosa, dopo l'illustrazione dell'interpellante: se egli, che ha esaltato il tempo libero, avesse dedicato un pochino di più di tempo a leggere attentamente l'articolo avrebbe rilevato che le frasi che ha citato testé qui in Consiglio e che sono state attribuite al Presidente della Giunta si riferiscono ad un parere del Laboratorio di Bologna che risale all'estate scorsa. Parlando delle intemperie che hanno ritardato la nidificazione, il Laboratorio di Bologna si riferiva alla situazione primaverile, non a quella di settembre.
Mi pare che sia mancato veramente quel minimo di attenzione che può dar validità ad una risposta della Giunta. Non occorre essere esperti di caccia per sapere che la nidificazione avviene nella stagione primaverile-estiva: riferendosi a nidificazione in rapporto al mese di settembre credo che veramente si travisi totalmente la questione.
L'unica cosa che può dire la Giunta è che, per intanto, essa non ha preso alcun provvedimento di sospensione della caccia: sono stati peraltro presi provvedimenti di protezione per singole specie, e ne sono allo studio altri, che penso di poter sottoporre quanto prima all'attenzione della Giunta, pure protettivi.



VIGLIONE Aldo

Avevo rivolto la domanda anche al Presidente, ma vedo che il Presidente preferisce "La Stampa" al Consiglio Regionale, per le sue dichiarazioni.
La risposta dell'Assessore è stata, dunque, che la Giunta "non ha preso alcun provvedimento". Di questo mi dolgo, perché la caccia andrebbe regolamentata assai più rigidamente di quanto non sia oggi: per giornate per protezione, per larghe zone di ripopolamento, specialmente in montagna dove la riproduzione è più difficile al di fuori dell'ambiente naturale.
Noi vogliamo che questa regolamentazione sia fissata, perché vogliamo essere accanto a coloro che difendono la natura, l'ambiente, non abbiamo presentato questa interpellanza per schierarci a favore di chi vorrebbe arrivare allo sterminio della selvaggina A meno che l'assenza di provvedimenti si riferisca, nelle intenzioni dell'Assessore, unicamente alla ventilata chiusura della caccia (in un'intervista il Presidente aveva detto che avrebbe preso in considerazione l'opportunità di chiudere addirittura per due o tre anni la caccia nella nostra Regione), che equivalga cioè a dire che la Giunta consentirà a che si continui nell'esercizio dell'arte venatoria.
Posso pertanto dichiararmi solo parzialmente soddisfatto della risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ci sono le specie da proteggere e quelle che non andrebbero protette (mi riferisco, naturalmente, alle specie animali).
Vorrei dire al collega Viglione che la sua interpellanza è quanto meno posta male, non tanto nel contenuto quanto nella sostanza formale, se di sostanza formale in questo caso si può parlare; perché l'affermare a "La Stampa" che la Giunta sta studiando le possibilità di un intervento volto a proteggere la selvaggina, e il dire che questo intervento può anche concretizzarsi nella sospensione della caccia per un certo numero di anni non ha nemmeno il pregio di essere una novità: il collega Viglione, che nel tempo libero, oltre che fare il cacciatore e il pescatore, probabilmente legge anche le riviste ed i giornali, sa certamente che queste affermazioni, fra l'altro, sono state fatte dall'on. Natali, Ministro dell'Agricoltura, al quale fa capo questo problema su scala nazionale.
Esiste, fra l'altro, un'iniziativa di carattere parlamentare che nella legge-quadro relativa alla caccia darebbe alle Regioni la possibilità di legiferare in merito a questa materia anche attraverso la sospensione per uno o più anni dell'attività venatoria.
Evidentemente, noi abbiamo espresso preoccupazione per situazione che si sono palesate in Piemonte, situazioni non evidenziate soltanto dal nostro istinto protettivo per la selvaggina o da nostre ubbie, ma rilevate anche da tutti gli istituti che svolgono ricerche scientifiche particolareggiate, non approssimative, preoccupati per la sopravvivenza della selvaggina in Piemonte. E penso sia indubbio che la Giunta debba preoccuparsi di questo problema e cercarvi una soluzione.
L'attuale situazione legislativa, in carenza di una legge-quadro, non dà, a nostro giudizio - posso dirlo dopo avere approfondito questo problema sul piano giuridico - alla Giunta Regionale la possibilità di proporre al Consiglio una legge di sospensione della caccia. Restano invece i problemi di amministrare la presente legge in attesa della legge-quadro. Siccome il collega Viglione, che è un esperto giurista, sa che noi possiamo legiferare sulla base dei principi generali stabiliti da legge dello Stato, e che quindi il margine di operatività legislativa è obiettivamente, al di là della nostra volontà, abbastanza ristretto, è chiaro che noi possiamo intervenire nell'ambito della presente legge, che a tutti gli effetti è considerata una legge-quadro.
Il collega interpellante, che evidentemente non approfitta del tempo libero per leggere il Bollettino Ufficiale della Regione, consiglio di andarvi a cercare i provvedimenti che in ordine al problema della caccia sono stati assunti, seguono le procedure amministrativamente valide e giuridicamente consentite, che sono quelle di chiedere l'opinione, in ordine alla protezione di determinate specie, dell'Istituto di zoologia di Bologna, che, essendo l'organo consultivo del Ministero, è diventato l'organo consultivo delle Regioni. La Giunta è intervenuta per limitare intanto, il periodo di apertura della caccia, ed anche per proteggere determinate specie; e in ordine a questi due aspetti intende ancora assumere decisioni nella presente stagione venatoria.
Mi pare quindi di poter rispondere al collega Viglione che la Giunta non è stata inoperosa, ma anzi ha operato nella direzione della protezione delle specie, senza peraltro assumere provvedimenti drastici e radicali. E' evidente che quando si esprime l'opinione dell'opportunità di una legge che sospenda per un certo periodo tempo la caccia si indica un orientamento: si vedrà poi in concreto, sulla base delle risultanze di ordine protettivo e di quelle di carattere giuridico, quali possibilità vi sono. Per tranquillizzare il collega Viglione, evidentemente preoccupato all'idea che la caccia venga abolita, preciso che ciò non significa abolire la caccia ma cercare un diverso modo di valutare questo problema rispetto a ciò che è stato fatto in passato, porsi le varie alternative di ipotesi, intervento cercando di approfondire i diversi problemi in modo che se, come noi auspichiamo, si possono prendere dei provvedimenti, questi si collochino in una realtà che faccia salve al tempo stesso e le ragioni della protezione della natura e quelle delle specie animali, evidentemente - poiché nessuno intende abolire lo sport venatorio per il solo gusto di farlo regolamentandolo in modo tale da rendere prevalenti, comunque, le ragioni della protezione delle speci animali.
Questo è lo spirito con cui sono state fatte le dichiarazioni che hanno preoccupato Consigliere Viglione, questa la linea ;ungo la quale la Giunta intende camminare. Sono, d'altronde, dichiarazioni che in questo Consiglio già sono state rese in altre circostanze.
Non entro nei dettagli sull'ampiezza del patrimonio faunistico così come ha fatto in questa sede il collega, perché non dispongo in questo momento di dati obiettivi. Le sue affermazioni sotto questo profilo, a dire il vero, mi sono sembrate alquanto ottimistiche. Comunque, siccome sia il collega Viglione che chi parla hanno l'abitudine, volendo documentarsi, di rifarsi a dati oggettivi, noi non abbiamo nulla in contrario a discutere ovviamente su dati oggettivi, che non siano soltanto frutto di nostre impressioni o di ciò che ci dicono ma valutazioni dedotte in modo scientifico e statisticamente valido Pertanto, non entro nel merito di questo aspetto del problema.
Voglio rassicurare il collega Viglione che la linea che noi intendiamo portare avanti è una linea in cui venga privilegiata la protezione della specie e della natura rispetto alle ragioni che pure i cacciatori possono avere, che sono quelle di esercitare il loro sport.



VIGLIONE Aldo

Dopo le dichiarazioni del Presidente mi dichiaro non solo parzialmente ma totalmente soddisfatto



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa. Mi corre soltanto l'obbligo di rispondere al garbatissimo rilievo dell'Assessore Debenedetti, che l'interpellanza l'ho ritenuta ricevibile non tanto in quanto si imponevano dei motivi di critica a quanto pubblicato da un giornale cittadino, ma perché al primo punto si chiedeva quale sia la loro posizione su detto problema, cioè chiusura della caccia.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Fassino e altri sulla regolarità del servizio dei trasporti pubblici ai lavoratori pendolari


PRESIDENTE

Interpellanza Fassino, Rossotto, Zanone "Interessamento per un più regolare servizio dei trasporti pubblici ai lavoratori pendolari".
Qualcuno di loro vuole illustrare l'interpellanza? No, allora la parola all'Assessore Gandolfi per la risposta.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti

Gli interpellanti pongono il problema dei ritardi e dei disagi cui sono soggetti operai e studenti che utilizzano i treni per pendolari.
La Giunta Regionale è ripetutamente intervenuta presso la direzione del compartimento ferroviario per sollecitare miglioramenti di orari e di mezzi destinati a questo servizio. Oggi dobbiamo dare atto al Ministro Bozzi che con la disposizione che è stata citata nell'interpellanza di aver dimostrato notevole sensibilità e di aver finalmente dato una direttiva precisa e vincolante all'amministrazione ferroviaria per alleviare molti degli inconvenienti che sono stati denunciati.
E' però opinione della Giunta che i disagi lamentati dipendono anche da condizioni strutturali del sistema ferroviario, che vorrei indicare in tre ordini di fattori: l'eccessiva focalizzazione dell'attenzione dei tecnici delle FFSS verso i problemi di traffico di grande rete, che ha visto sempre assegnare priorità ai collegamenti dì lunga distanza; l'assoluta inadeguatezza, specie nel decennio che ci lasciamo alle spalle, degli anni '60, degli investimenti destinati all'ammodernamento ed al miglioramento della rete ferroviaria; infine una serie di strozzature, derivanti dalle ragioni indicate, del sistema ferroviario, specialmente nell'area metropolitana torinese, che ha raggiunto gravi limiti di obsolescenza e di saturazione.
Per quanto riguarda il primo ordine di problemi che ho indicato posso aggiungere che solo in questi ultimi due o tre anni, in conseguenza della pressione esercitata dagli utenti e grazie alla sensibilità di alcuni capi compartimento, le FF.SS. sembrano avere avvertito il rilievo socio economico che, in conseguenza dell'industrializzazione, sono andate assumendo le ferrovie secondarie ai trasporti metropolitani.
Per quanto concerne invece i problemi relativi allo stato degli impianti, al materiale rotabile, va rilevato che il livello medio degli investimenti effettuati dalle FF.SS. sul territorio nazionale nel decennio degli anni '60 è stato pari a circa 150 miliardi all'anno e si è rivelato del tutto inadeguato a dare efficienza e rapidità ai trasporti metropolitani ed a garantire soprattutto degli standard tecnologici rispondenti alle mutate condizioni di mobilità nelle aree industriali. Oggi nell'area di Torino dobbiamo lamentare strozzature della rete, assenza di materiale rotabile adeguato ai trasporti pendolari, in particolare motrici a rapida accelerazione e carrozze speciali, stato di inadeguatezza di tutti i rami secondari, assenza di conforto sui mezzi che attualmente sono disponibili per i treni pendolari.
In questa situazione la Giunta Regionale ha avviato un'azione tendente ad ottenere dalle FFSS anzitutto il rovesciamento dei tradizionali ordini di priorità ed un'adeguata risposta ai problemi dei pendolari; poi la rapida soluzione dei nodi strutturali della rete (parliamo soprattutto del quadruplicamento tra Trofarello-Porta Nuova e Porta Susa-Chivasso e la riorganizzazione agli scali merce che sono i nodi che bisogna riuscire a risolvere per rendere più celere il trasporto sulla rete che converge su Torino); infine un volume di investimenti adeguato nei prossimi anni, che dev'essere sensibilmente superiore a quello che negli anni passati le FFSS hanno potuto realizzare.
In particolare la Giunta ha avviato uno studio tecnico sui principali rami delle ferrovie secondarie confluenti verso Torino, allo scopo di valutare in dettaglio le possibilità di ottenere, a breve e medio termine dei sensibili miglioramenti delle velocità commerciali e di poter avanzare richieste e proposte precise a tutte le amministrazioni interessate (devo ricordare che non si tratta solo delle ferrovie dello Stato, ma anche di alcune ferrovie in concessione rispetto alle quali la Regione ha dei poteri delegati).
E' opinione della Giunta che non si possa pensare, nel contesto di questo quadro generale di problemi di pendolarità, alla metropolitana come alla struttura capace da sola di risolvere i problemi dei pendolari comunque non se ne possono attendere i tempi di realizzazione che ci portano estremamente in là nel tempo (il progetto attuale dovrebbe realizzarsi dopo il 1990, non solo la prima linea, ma la seconda e la terza) data l'urgenza di miglioramento delle condizioni attuali dei trasporti pendolari.
Noi riteniamo che con un piano di ammodernamento globale dei rami secondari e dei collegamenti di superficie, includendo in questi i trasbordi e i collegamenti di linee automobilistiche e tranviarie dovrebbero potersi ricavare sensibili miglioramenti in tempi sufficientemente brevi. E questa è la linea d'azione sulla quale la Giunta si sta impegnando.



PRESIDENTE

Gli interpellanti intendono parlare?



ZANONE Valerio

Ringrazio l'Assessore delle sue informazioni e mi dichiaro soddisfatto.


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Se i signori Consiglieri sono come me d'accordo, sospenderei l'esame delle interpellanze ed interrogazioni, considerando che una parte del tempo che ci siamo assegnati lo abbiamo occupato stamattina per l'esame e discussione dell'altro ordine del giorno in apertura di seduta, per guadagnare del tempo sui lavori concreti.
Praticamente ci sarebbero ancora tre interpellanze, tutte dei Consiglieri Fassino, Gerini, Rossotto, Zanone, interessanti, che però non hanno carattere di particolare urgenza.
Il Consiglio concorda? Benissimo.
Passiamo allora al punto terzo dell'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Hanno chiesto congedo i Consiglieri: Besate per indisposizione Carazzoni anch'egli indisposto, Chiabrando che è a Roma, Fonio, Giovana (che dev'essere rientrato a Torino dopo la convalescenza), Giletta e l'Assessore Armella.


Argomento:

Documenti - Assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Sono stati assegnati alle Commissioni permanenti, per l'esame in sede referente, i seguenti disegni di legge: n. 54 relativo all'istituzione del Circondario di Pinerolo, all'VIII Commissione, in data 19 ottobre n. 55 relativo all'istituzione dell'Ente per lo sviluppo dell'artigianato piemontese, alla VI Commissione, in data 19 ottobre.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

La delegazione che Consiglio aveva espresso ha partecipato a Napoli al Convegno promosso da alcune Regioni, sul tema "Regioni e riforma della Rai Tv". Non è che si siano avute comunicazioni da parte dei giornali di grande rilievo sul dibattito, che pure è stato interessantissimo; pare che la parte maggiore sia stata riservata alla pubblicazione un intervento scritto del Presidente Paolicchi, ciò che è avvenuto in aula è stato scarsamente evidenziato e la cosa torna un po' motivo di preoccupazione perché quando si impegna un Convegno su un argomento che interessa tutte le Regioni nel loro complesso, interessa la nazione in riferimento a quelli che sono i problemi regionali, questa scarsità di informativa è indubbiamente non confortevole.
Il mio intervento si è allineato, praticamente, sui motivi in prospettiva lontana, a quello che era il pensiero espresso dalla maggioranza dei rappresentanti delle Regioni, cioè: intervento nel momento programmatorio della riforma della convenzione; intervento delle Regioni nel momento della scelta dei programmi anche dopo che questo sia avvenuto partecipazione dei rappresentanti delle Regioni alla Commissione creata dal Presidente del Consiglio Andreotti per l'esame del problema, sottolineando peraltro che il momento in cui le Regioni hanno bisogno di maggiore credibilità è proprio quello che intercorre da oggi al tempo in cui sarà disposta la nuova convenzione di concessione o di esercizio del servizio radiotelevisivo, chiedendo che questo arco di tempo sia coperto, in maniera più pregnante di quanto non sia attualmente, con una più diretta partecipazione delle Regioni, suggerendo anche alcuni mezzi per raggiungere questo fine.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Sul problema della sede del Consiglio Regionale


PRESIDENTE

Il 16 ottobre è stata compiuta ancora da parte dell'Ufficio di Presidenza, un'altra visita a Palazzo Carignano per l'esame della sede che deve servire alla creazione dell'aula consiliare con dei servizi strettamente limitati, in questo primo tempo, appunto al servizio dell'assemblea.
Il 25 ottobre su questo argomento ho riferito alla riunione dei Capigruppo, alla quale riunione hanno preso parte anche i Consiglieri che facevano parte della Commissione per la sede, per esaminare insieme il problema. Sono sorte alcune perplessità, alcune difficoltà che si vorrebbero superare nel senso di avere certezza che l'occupazione dell'aula costruita per il Parlamento nazionale, concessa ora alla Regione dal Museo del Risorgimento, o meglio, lasciata dal Museo del Risorgimento e concessa alla Regione dal demanio dello Stato che è titolare dei palazzo, preluda in tempi brevi ad una sistemazione più completa del Consiglio Regionale in quella sede o ottenendo che il Museo del Risorgimento trovi altra collocazione, rapida, il più possibile, o che trovi collocazione rapida l'Istituto di zoologia che occupa grande parte del Palazzo Carignano Per quanto attiene all'utilizzazione dei locali in Piazza Castello, per regolare meglio lo svolgimento delle sedute consiliari e per evitare soprattutto quelle turbative di ingressi e di uscite che portano un poco di scompiglio, si propone l'utilizzazione in questi modi dei locali: un ufficio per i Presidenti della Giunta e del Consiglio, la saletta di fianco al bar destinata alle riunioni dell'Ufficio di Presidenza e dei Capigruppo al secondo piano vi sono dei locali che vengono resi disponibili per eventuali riunioni urgenti, di cui si presentasse la necessità, della Giunta, delle Commissioni e di quei Consiglieri che si trovassero nella necessità di ricevere qualcuno. In tali locali, che potremmo vedere insieme e sistemare, dovrebbe altresì verificarsi il ricevimento di eventuali delegazioni; questo proprio per rendere sciolto e meno ingombrato l'ambiente destinato al Consiglio.
Il 25 ottobre il Presidente della Giunta ha comunicato che la Giunta Regionale aveva determinato di ritirare il disegno di legge relativo al servizio di tesoreria della Regione Piemonte.
Sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti: dal Movimento autonomistico; dall'Associazione italiana per l'assistenza agli spastici; dal Movimento europeo per la dichiarazione del Consiglio italiano del movimento stesso in occasione del vertice di Parigi dal Comune di Asti in relazione ai recenti aumenti del costo della vita dall'Arcicaccia copia del disegno di legge quadro sulla caccia contenente le norme per la protezione della natura e della fauna e l'esercizio della caccia.
Inoltre, in merito alla consultazione effettuata dalla IV Commissione sugli asili-nido, sono pervenuti, in ritardo rispetto ai tempi concordati le osservazioni dei seguenti enti: Comunità montana della Val Sessera Opera Nazionale Maternità e Infanzia, Comitato provinciale di Cuneo Provincia di Torino. Questi documenti sono stati però fatti pervenire alla Commissione, in modo che nella discussione che si farà oggi, gli elementi portati in evidenza da questi partecipanti saranno tenuti nella debita attenzione.
Relativamente al Convegno di Napoli verrà distribuita ai singoli Consiglieri la mozione finale che riassume, più dettagliatamente di quanto non mi sia stato possibile fare, i punti sui quali vi è stata convergenza unanime da parte dei partecipanti al Convegno.
Sulle comunicazioni è aperta la discussione, chiede di parlare il Consigliere Nesi, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, alcune brevissime osservazioni sulla questione della sede, questione che ha due aspetti: uno tecnico-funzionale e uno politico.
Io credo che l'aspetto politico non debba essere tenuto in scarsa considerazione. Nel momento in cui la Giunta Regionale, giustamente acquisisce una sede funzionale degna della sua importanza, dell'importanza della Regione Piemonte, penso che sarebbe un grave errore politico se non dessimo il giusto valore alla sede del Consiglio Regionale. L'ho detto nella riunione dei Capigruppo, ci tengo a dirlo anche qui pubblicamente alla presenza del Presidente della Giunta e del Presidente del Consiglio: l'aspetto politico è prevalente in questa nostra determinazione (aspetto politico non solo di rappresentanza ufficiale, che avrebbe poca importanza). Per questo abbiamo preferito cercare una sede in cui si riconoscessero tutti coloro i quali vedono nel Consiglio Regionale la rappresentanza politica della nostra Regione.
Palazzo Carignano va benissimo, è la sede più degna (speriamo di esserne degni noi); ma c'è il problema emerso nella riunione dei Capigruppo e che dobbiamo portare all'attenzione della Giunta: la sistemazione non solo dell'aula, ma di tutti gli uffici del Consiglio Regionale. Il Vicepresidente della Giunta l'ha detto in quella riunione: la sistemazione ottimale sarebbe quella che è stata raggiunta in sede nazionale tra Parlamento e Governo. Palazzo Chigi vicino a Montecitorio, comunicanti anche per dimostrare la diretta derivazione politica e istituzionale del Governo dal Parlamento. Non essendo però possibile, almeno per alcuni anni una sistemazione del genere, cerchiamo una sede degna (non è una questione di maggioranza o di minoranza, è un problema globale). Rivolgo un vivo appello alla Giunta e al Presidente del Consiglio che è nostro rappresentante nei confronti della Giunta, affinché la soluzione di Palazzo Carignano abbia una struttura ottimale (in senso relativo naturalmente).
Scusate se intervengo anche in termini di numero di stanza. Ci sono 27 locali del Museo del Risorgimento; ora è possibile che tutti e 27 vengano utilizzati per gli uffici del Consiglio e che il Museo del Risorgimento attraverso l'autorevole opera del Presidente della Giunta e del Presidente del Consiglio, venga messo in qualche altra parte, in uno dei tanti palazzi che Torino potrebbe mettere a disposizione? Per esempio il palazzo Dellavalle, di cui si è parlato, non è idoneo per il Museo? La Regione non potrebbe concentrare tutto a Palazzo Carignano? Ci sono ostacoli di natura tecnica? Io credo che trovare la soluzione sia urgente, non perché il Consiglio si senta in una posizione di minorità politica nei confronti della Giunta che a febbraio o marzo (ci auguriamo al più presto) avrà una sua sede (e anche questo giustamente) nel centro di Torino, di fronte a Palazzo Madama ma c'è sempre una questione politica di rappresentanza totale della popolazione piemontese ed un problema tecnico funzionale. A Palazzo Carignano potremmo concentrare tutto ciò che riguarda il Consiglio Regionale, nel frattempo cerchiamo pure soluzioni parziali come quella del palazzo Dellavalle; ma domandiamoci se invece non si può rovesciare il problema signor Presidente della Giunta, cioè prendere il palazzo Dellavalle ma per quelle cose che non possono stare a Palazzo Carignano e mettere tutto il Consiglio a Palazzo Carignano.



PRESIDENTE

Altri chiedono di parlare? La parola al Presidente della Giunta per una precisazione.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io devo dire che concordo pienamente con le valutazioni fatte dal collega Consigliere Nesi e mi pare che proprio per questa grande rappresentatività che il Consiglio Regionale ha e per dargli una sede degna per le sue discussioni, i suoi dibattiti, come aula, il fatto di andare a Palazzo Carignano nella sede che era stata approntata (e mai utilizzata) per il Parlamento italiano, mi pare che da un punto di vista di prestigio è una soluzione estremamente valida. In questa direzione, d'accordo anche con i Capigruppo, la Giunta Regionale si era mossa per vedere di rinnovare gli ostacoli che obiettivamente ci sono, relativamente ad alcuni locali che il Museo del Risorgimento avrebbe dovuto lasciare a disposizione della Regione.
Io vorrei precisare innanzi tutto due cose: la Giunta è ovviamente a disposizione per fare quanto è possibile, tuttavia l'orientamento di carattere generale che emerge anche a livello di governo, per quanto riguarda le autonomie funzionali e contabili del Consiglio (che riproducono di fatto i rapporti di autonomia contabile e funzionale del Parlamento e del Governo) pone la Giunta nella condizione di dire: noi diamo tutta la collaborazione, ma vorremmo che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio fosse incaricato di risolvere il problema. La Giunta ha preso a suo tempo la deliberazione di stanziare una cifra per mettere il Museo del Risorgimento in condizioni di fare il primo spostamento e di rendere disponibili alcuni uffici.
Vorrei rispondere intanto al dr. Nesi una prima cosa: il Museo del Risorgimento mi sembra che sia impossibile portarlo via essendoci lì tutte le cose che deve fare vedere ai visitatori, cioè i vari uffici, l'aula del Parlamento Subalpino, tutto quanto è stato raccolto e messo lì; anzi, noi abbiamo fatto in modo che i locali che il Museo del Risorgimento cedeva per i servizi dell'aula del Consiglio non ostacolassero il circuito di visite.
Peraltro però in quei locali sono alloggiati (in modo provvisorio ed è semmai questo l'intervento che sarebbe opportuno fare) numerosi uffici dell'Università e precisamente di geologia; si tratterebbe di trovare delle stanze nelle quali trasferirli e avere disponibili le stanze (mi pare siano 45) per trasferirvi gli uffici del Consiglio.
Io ritengo tuttavia che dobbiamo vederci proiettati nell'avvenire stiamo lentamente costruendo, e penso che il Consiglio Regionale non debba avere soltanto la sede dell'aula, ma anche tutti i servizi annessi e connessi e una degna sistemazione per il lavoro delle Commissioni, dei Gruppi ecc.
Personalmente ritengo che allo stato attuale delle cose il Consiglio debba esaminare (l'ufficio del Presidente in modo particolare) il problema.
La Giunta ha deliberato uno stanziamento di 75 o 80 milioni per consentire al Museo del Risorgimento intanto di cominciare a sgomberare tutte le sale che attualmente occupa, in modo da sistemare decorosamente l'aula del Consiglio e gli uffici annessi.
C'è poi la questione del Palazzo Dellavalle ed io credo che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio possa camminare in questa direzione. Se è necessario che la Giunta ponga dei servizi a disposizione per facilitare quest'azione lo farà, ma trattandosi ormai di autonomia funzionale contabile ecc. ed essendoci gli strumenti per realizzarla in termini giuridici , attraverso l'ultimo decreto del Ministro del Tesoro, penso che tocchi all'Ufficio di Presidenza del Consiglio esaminare il contesto generale della sistemazione, sia per quanto riguarda l'aula, sia per quanto riguarda le Commissioni per i Gruppi consiliari. Io non vorrei che la Giunta fosse incaricata anche di questo, proprio perché gli Uffici di Presidenza facciano come meglio ritengono E' meglio che noi facciamo tutti parte del Consiglio e quindi avremo in sede di Consiglio possibilità di dire la nostra opinione, dichiaro tuttavia che la Giunta è disponibile nella misura in cui le verrà richiesto di dare una mano per la soluzione del problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Io prendo atto di questa interessante dichiarazione del Presidente della Giunta, il quale ha scoperto l'Ufficio di Presidenza, è un riconoscimento un po' tardivo ma utile e molto interessante. A questo punto il pallino ce l'ha lei avv. Oberto.



PRESIDENTE

Il pallino della sede o per la sede?



BERTI Antonio

Tutti e due i pallini.
Io però nella riunione dei Capigruppo ho posto altri quesiti che avevo già sottolineato in Consiglio (assente il Presidente della Giunta e, come è noto, certe risposte si hanno soltanto dal Presidente della Giunta). Il discorso riguarda ancora l'utilizzazione dei due palazzi di piazza Castello. Io non accetto l'impostazione per cui la sistemazione dell'aula e degli uffici del Consiglio è di competenza dell'Ufficio di Presidenza mentre tutto ciò che ha attinenza con gli immobili e l'attività della Giunta sono di competenza di quest'ultima, no, è tutto di competenza nostra, noi vogliamo partecipare anche all'utilizzazione dei due palazzi di piazza Castello. C'è un motivo che mi spinge personalmente ad insistere e sono le dichiarazioni iniziali all'atto dell'acquisto; l'ho già detto e lo ripeto, i due palazzi di piazza Castello dovevano, secondo i piani della Giunta, ospitare i suoi uffici, quelli del Consiglio e persino l'aula consiliare. Noi contestammo intanto la possibilità di fare lì l'aula consiliare e avevamo dei dubbi sulla possibilità di contenere in quei due palazzi tutti quanti gli uffici, tant'è che assumemmo una posizione precisa nei confronti dell'ala nuova di Palazzo Reale di via XX Settembre (non si dimentichi che sono un centinaio di locali che ospitano delle organizzazioni e molti funzionari dello Stato). Adesso invece - per usare le parole del Vicepresidente Cardinali dell'altro giorno - i due palazzi di piazza Castello si ridurrebbero ad un ufficio di rappresentanza della Giunta. Voi capite che il salto è grosso: o avete clamorosamente sbagliato le previsioni un anno fa e quindi dovete prendere atto che quando noi vi abbiamo chiesto di decidere dei locali in rapporto al personale, al modo di operare, alla formazione dei dipartimenti avete mancato di prospettiva, è stata una decisione assunta tanto per assumerla, senza collegarla a nessun piano, oppure le possibilità esistono e allora macroscopica è la disponibilità che la Giunta o la Presidenza della Giunta addirittura fa di questi locali, cioè ne usa troppi. Io, con una battuta, ho chiesto se là dentro si facevano delle sale da ballo.
Il problema è di sapere che cosa si fa in quei due palazzi; vi sono 300 uffici. Circa l'ala nuova di Palazzo Reale ci è stato detto che il Provveditore e tutti coloro che sono interessati alla questione spaventatissimi perché sull'uso di Palazzo Reale c'era una certa convergenza di opinioni in Consiglio Regionale, si affrettarono a prometterci tutto Palazzo Carignano, purché lasciassimo stare l'ala nuova di Palazzo Reale.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non è nemmeno così.



BERTI Antonio

Se non è così mi correggerà. Comunque allora si disse che l'uso era possibile e adesso viene fuori che il Museo del Risorgimento non si pu spostare.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

L'abbiamo sempre detto.



BERTI Antonio

No, si è parlato anche di spostare il Museo a Palazzo Reale dove ci sono le stanze storiche in grado di ospitarlo, perché sono completamente vuote. Può darsi che io mi sbagli, ma questo discorso è stato fatto.
La verità è che non riusciamo a sapere che uso si fa dei due palazzi di Piazza Castello, con i 300 e tanti uffici, così rinnovo qui la richiesta che ho fatto per ben due volte all'Ufficio di Presidenza e nella riunione dei Capigruppo: indire una riunione informativa (non dico l'assemblea, ma dei Capigruppo) per farci partecipi dei piani della Giunta, non per curiosità, ma perché presuppongo che alla sistemazione dei locali provveda la Giunta come vuole strutturare la propria attività: opererà per dipartimenti? Occorrono locali di tipo specifico per far questo. Direi che addirittura occorrerebbe l'organico del personale. Le cose sono collegate: modo di operare attraverso i dipartimenti; rapporto con gli uffici periferici dello Stato che ci sono stati trasferiti; organico del personale in rapporto a questo modo di lavorare; utilizzazione in conseguenza dei locali. Ci sono alcuni criteri che bisogna seguire e che noi vorremmo discutere, al di là delle battute che ho fatto prima sull'uso dei locali.
Può darsi benissimo che per tipo d'attività che si vuole intraprendere occorrano tutti.
La mia proposta è che si ricostituisca la Commissione del Consiglio Regionale che faccia capo all'Ufficio di Presidenza per tutto ciò che riguarda i locali della Regione e del Consiglio Regionale, lasciando alla Giunta la possibilità d'intervenire; ma non mi associo alle parole del Presidente della Giunta di sganciare tutto l'Ufficio di Presidenza e nemmeno a quelle di Oberto il quale dice che chi ha i soldi è la Giunta sembra quasi rivolgersi al padrone, che è quello che decide. La cosa è abbastanza ridicola, i soldi sono di tutti, nessuno qui decide, ma apriremo un capitolo per stabilire se basta una legge perché ad uso della Giunta si possa spendere, vendere, fare.
Fatta questa premessa e quindi ufficialmente richiesta la costituzione della Commissione (di cui fanno parte anche la Giunta e l'Assessore incaricato) il discorso si sposta sulla sede. Nella riunione dei Capigruppo è emerso questo: l'esigenza di avere la sede del Consiglio a Palazzo Carignano non è soltanto per una questione di prestigio, il che è già importante, ma può anche servire per tenere riunioni di Consiglieri e di forze politiche.
Se però si conferma che non è possibile spostare il Museo del Risorgimento, io non credo che sia possibile utilizzare in tempi medi gli altri locali (a parte il fatto che i migliori sono quelli del Museo...).



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Come uffici no.



BERTI Antonio

No? Può darsi che mi sbagli. Rivalta mi dice che i migliori sono quelli del Museo, mentre gli altri sono sottoterra o al terzo piano, bruttissimi.
Non lo affermo con assoluta sicurezza, eventualmente potremo andare a vedere, ma occorrerebbe avere la certezza che il Museo si può spostare.
Ecco la questione sorta nella riunione dei Capigruppo: quando affrontiamo il problema facciamolo drasticamente, diamo tutto ciò che è necessario anche come aiuto finanziario, al Museo del Risorgimento per spostarsi a Palazzo Reale, allora avremo una sistemazione utile e valida per il Consiglio Regionale Se invece non si può spostare il Museo vorrà dire che faremo soltanto l'aula La cosa a questo punto però ci lascia perplessi.
Concludendo il mio intervento, propongo di costituire rapidamente la Commissione, "con" la Giunta, non "senza", andare a prendere visione dei locali di Palazzo Carignano e fare un passo ufficiale con il Museo del Risorgimento per esaminare le possibilità del suo spostamento a Palazzo Reale.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? Consigliere Nesi, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Scusate se intervengo di nuovo, ma mi pare una questione abbastanza importante. Secondo me il fatto fondamentale è questo: ritiene il Presidente della Giunta che spostare il Museo del Risorgimento sia assolutamente impossibile, o ritiene che ci siano delle possibilità? Questo anche in relazione a quel che diceva Berti, perché in caso diverso la posizione del Consiglio cambia; allora dovremo pensare a Palazzo Carignano soltanto come sede dell'aula consiliare e di alcuni uffici collaterali oppure scegliere un'altra soluzione; o due soluzioni, Palazzo Carignano e Palazzo Dellavalle.
Io non chiedo al Presidente della Giunta di rispondere oggi perch probabilmente non ha gli elementi per farlo, ma credo che il primo esame da fare sia questo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Per la verità lo spostamento del Museo del Risorgimento era già stato ventilato, quindi è chiaro che abbiamo fatto dei tentativi in questa direzione. Devo dire che d'impossibile non vi è veramente niente, il problema è di sapere se vogliamo risolvere la questione a tempi brevi, o relativamente brevi, tenendo conto che sono beni del demanio, o se vogliamo rinviare a fare altri tentativi, ma e tutto demanio dello Stato, da una parte c'è il Ministero della P.I., dall'altra il Ministero delle Finanze dall'altra ancora il Ministero del Tesoro, riesce piuttosto difficile ottenere qualcosa da diverse amministrazioni dello Stato, abbiamo già ottenuto l'utilizzazione dell'aula del Consiglio in via eccezionale, la trattativa col Museo del Risorgimento era per avere l'aula. E' vero che sotto, dove c'è il Museo, ci sono delle belle sale, è fuori discussione, ma dal punto di vista degli uffici del Consiglio ho i miei dubbi che sia possibile dare una razionale collocazione utilizzando l'ala guardando a destra, dove c'è il Museo del Risorgimento al primo piano; a mio giudizio è più razionale la parte sinistra, occupata attualmente da uffici dell'Università, ma anche questi è difficile dire se si potranno avere a tempi brevi o medi. Se troviamo dei locali dove la Facoltà si possa trasferire con tutte le apparecchiature ed i ninnoli geologici che ha con ogni probabilità riusciamo a provvedere, non dico nell'arco di un anno, ma abbastanza rapidamente.
Questa è la risposta che ritengo di dover dare. Non è impossibile in linea assoluta ottenere anche la parte del Museo del Risorgimento, ma l'altra soluzione è più veloce, anche se comporta una visione complessiva su questo sono d'accordo con il collega Berti (al di là delle polemiche Giunta, Consiglio, ecc. quando dobbiamo fare tutto con leggi non vedo questo grande problema, può darsi che sia per mia insensibilità, ma non lo vedo). Vedo viceversa la necessità di avere un quadro globale per sapere dove collocarci.
Devo anche dire al collega Berti che il trasferimento delle funzioni amministrative dello Stato alle Regioni è avvenuto, con dei decreti delegati, ma non si pensi che con questo tutto sia stato fatto, mano a mano che andiamo avanti ci stiamo rendendo conto che tante cose sono ancora da precisare; ad esempio vi sono uffici dello Stato di cui non si sa bene quale parte sia stata trasferita e quale no; c'è il piccolo particolare che molti Ministeri devono essere ristrutturati in funzione degli uffici che sono stati trasferiti alla Regione non solo, ma ci sono alcuni dipendenti che, pur appartenendo a quegli uffici, sono passati alla Regione e altri che invece sono rimasti allo Stato. Quindi un quadro globale, generale non l'abbiamo ancora oggi e questo non per colpa nostra o per nostri errori di previsione, pur senza volere attaccare l'amministrazione dello Stato per questi ritardi. Ci dobbiamo rendere conto che è un trasferimento difficile.
Certamente abbiamo fatto anche noi degli errori di previsione, non ho nessuna difficoltà a dichiararlo, non so se macroscopici o microscopici, ma rispetto alle previsioni ne abbiamo fatti. Noi pensavamo, ad esempio, che tutti gli uffici del Genio civile nonché del Provveditorato, in grande misura, venissero trasferiti alla Regione e quindi pensavamo ad una collocazione là, invece per quanto riguarda il Provveditorato il trasferimento non è ancora avvenuto (e non certo per colpa nostra) e non sappiamo con esattezza quale parte di quegli edifici sarà utilizzabile da parte dell'amministrazione regionale. Non abbiamo quindi tutti gli elementi da collegare l'uno con l'altro per poi trarne delle logiche deduzioni e pur essendo d'accordo con il collega Berti che è auspicabile che ci sia un quadro dal quale trarre le dovute conclusioni, dobbiamo convenire che stiamo operando in una realtà che non è così semplice per cui le relative deduzioni sono difficili e chi le assume non è assolutamente sicuro di non incorrere in errori di valutazione.
Io riporterei, in modo empirico se volete, non così programmato e preciso, il discorso sulla quantità degli uffici che sono necessari.
Nessuno di noi, ad esempio, prevedeva che gli uffici degli organi di controllo richiedessero tanto spazio, non lo ritenevo io che non ho una grande esperienza di carattere burocratico, ma non lo riteneva nemmeno chi l'aveva questa esperienza. Anche l'esigenze degli uffici non è che si possano, in modo preciso, automatico, definire, ci vuole un certo limite di elasticità, credo ne possiate convenire tutti quanti.
Quindi io direi: facciamo pure la Commissione, ma dobbiamo decidere se vogliamo trovare una soluzione in uno spazio di tempo che quanto meno nell'arco di questa legislatura collochi la Regione in una situazione tale da avere l'aula del Consiglio e gli uffici annessi, oppure se intendiamo rinviare, in attesa di soluzioni ottimali come quella dello spostamento del Museo del Risorgimento, ma io ho molti dubbi che si possa affrontare in un breve arco di tempo Ecco perché secondo me dobbiamo portare avanti la soluzione di Palazzo Carignano con l'aula del Consiglio e gli uffici immediatamente necessari per il suo funzionamento, poi vedere di trovare una collocazione alla Facoltà di geologia per avere liberi gli uffici e metterci i nostri (non posso nemmeno dire se saranno tutti gli uffici del Consiglio o se potranno trovarvi collocamento anche quelli dei Gruppi consiliari). Facciamo pure la Commissione e discutiamone, ma mi sembra che queste precisazioni siano utili. Attenzione però a non ritardare troppo la soluzione per quanto riguarda Palazzo Carignano.



PRESIDENTE

Allora, trattandosi di un pallino bisognerebbe vedere di andare "a punto" altrimenti continuiamo a giocare senza concludere.
Proporrei questo: lunedì alle 16 sono convocati i Capigruppo per una riunione relativa al Palazzo Reale, nella quale il problema potrebbe essere ulteriormente approfondito, dopo che io abbia preso contatto con l'arch.
Clerici per quanto di competenza sua, in maniera da sapere se questa soluzione è da considerarsi definitivamente chiusa; dopo che abbia preso contatto con il rappresentante dell'Università per i locali che sono occupati, per vedere se hanno prospettive dì collocamento di tutto il materiale; dopo che io abbia preso contatto con lo stesso Museo del Risorgimento per vedere se non si ipotizza per loro un trasferimento a Palazzo Reale.
Ove tutte queste eventualità non vi siano, non resta che una duplice forma di soluzione del problema: sistemare provvisoriamente, nella previsione che il tempo favorisca la soluzione ottimale, la sede del Consiglio nelle stanze adiacenti a quel grande corridoio che sarebbe a sua volta largamente utilizzabile con un grosso impianto telefonico che consentirebbe la funzionabilità dell'assemblea; oppure vedere se non sia opportuno, nella previsione che il tempo necessario sia molto lungo acquisire in qualche maniera l'utilizzazione del palazzo Dellavalle - dove trasportare per intanto gli uffici di Presidenza del Consiglio (per "Uffici di Presidenza" intendo dire il complesso del servizio, quindi le Commissioni, eventualmente i Gruppi ecc.) -, che consentirà una occupazione di 3/4/5/ anni, quanti io penso possano essere necessari per il trasferimento dell'Università che consentirebbe poi la soluzione ottimale a Palazzo Carignano; o ancora rinunciare a sceglierci un'altra aula e continuare ad andare avanti con la Provincia, in questa sede, indubbiamente valida sotto certi aspetti, ma insufficiente come movimento per un'assemblea composta di quanti siamo, per le esigenze che ci sono, senza avere la possibilità di portarci qui un archivio che molte volte è necessario dovendosi fare delle consultazioni e non potendole fare se non correndo a ricercarcele in un'altra sede.
Nella seduta di lunedì, se la Giunta è d'accordo, vi sarà la riunione dei Capigruppo con la partecipazione della Commissione di cui fanno parte l'Assessore Paganelli ed i Consiglieri Dotti e Rivalta, per restringere i tempi e prendere una definitiva decisione.
Si concorda su questa metodologia di lavoro? Allora lunedì alle ore 16 riunione dei Capigruppo con la Commissione Paganelli, Dotti, Rivalta, per vedere di tirare le fila.
Sono le 12,35, iniziamo la discussione o ci riconvochiamo alle 16 puntualmente? Informo subito che vi è una proposta di passare prima la legge sugli asili-nido che ha una particolare urgenza (è stata sollecitata da più parti) e poi andare avanti fino a sera sugli altri argomenti. Il Consiglio concorda? La seduta è rinviata alle ore 16.



(La seduta ha termine alle ore 12,40)



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