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Dettaglio seduta n.119 del 19/10/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Interpellanza del Consigliere Zanone ed altri sull'acquisizione e tutela aree da destinare a parchi e riserve naturali


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Come di consueto, dedichiamo la prima ora alle interpellanze e interrogazioni.
Vi è una interpellanza dei Consiglieri Zanone-Fassino-Gerini-Rossotto del 14 settembre 1972; "Acquisizione a tutela aree da destinare a parchi e riserve naturali".
L'Assessore Debenedetti è pronto a rispondere. Degli interpellanti Fassino ha chiesto congedo, ma è presente Zanone, e quindi si può dar corso alla discussione.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario, Assessore ai parchi naturali

Va precisato, anzitutto, che la Giunta fa proprie le considerazioni e gli indirizzi di fondo del programma economico nazionale, che evidenzia l'esigenza indilazionabile di attuare idonei strumenti legislativi e di intervento al fine di instaurare un assetto giuridico organizzativo ed operativo nell'ambito della politica territoriale capace di ottenere un ampliamento sostanziale del sistema delle aree protette, unitamente ad una efficiente gestione delle stesse.
In detto programma si individua puntualmente lo strumento fondamentale sul piano legislativo, che dev'essere tempestivamente adottato per una modificazione dell'attuale sistema istituzionale: la emanazione di una legge-quadro che consenta alla Regione di operare nel settore in modo che si afferma testualmente, "siano le Regioni a provvedere con proprie leggi nel pieno rispetto delle direttive contenute nella legge-quadro, alla istituzione di parchi nazionali". Tale competenza viene correttamente derivata ratione materiae, in quanto le caratteristiche dell'intervento riguardano essenzialmente materie attribuite dalla Costituzione alla competenza esclusiva delle Regioni: Agricoltura e foreste, Turismo Urbanistica.
Quanto ai parchi naturali di preminente interesse regionale, alle riserve naturali rilevanti sotto il profilo ecologico e scientifico, una prima parziale individuazione, indicata nel programma economico nazionale e ritenuta di interesse fortemente prioritario, riguarda: la riserva naturale di Val Grande, la riserva naturale delle Langhe, il Parco naturale regionale di Valdieri, il Parco naturale regionale del Gran Bosco.
La notevole sensibilità al problema dimostrata da enti locali e dalle diverse associazioni protezionistiche si è concretizzata in varie proposte relative a numerose altre aree del Piemonte ritenute di notevole interesse naturalistico, per le quali si chiede l'intervento della Regione.
Il censimento dei biotopi pubblicato dal Gruppo di lavoro per la conservazione della natura della Società botanica italiana individua undici aree meritevoli di tutela, indicando, sia pur genericamente, il tipo di protezione da attuare. Il programma di ricerca territoriale sulle aree naturali da proteggere, pubblicato a cura del Consiglio nazionale delle Ricerche, individua in Piemonte 32 biotopi da salvaguardare, interessanti in parte anche i territori di altre Regioni, precisando peraltro che non sono state considerate le aree naturali di interesse esclusivamente estetico-paesaggistico entro le quali sussistono peraltro lembi di elevato interesse naturalistico ed ecologico per cui si ritiene opportuna qualche forma di tutela.
Su queste acquisizioni preliminari occorre impostare uno studio specifico diretto ad individuare la priorità di intervento in relazione alle diverse forme e ai diversi gradi di tutela da attuare ed alla necessità di contemperamento delle esigenze naturalistiche con quelle di organizzazione del tempo libero.
Un giusto rilievo dovrà avere anche l'individuazione di oasi di protezione della fauna, che per molti aspetti potranno assolvere funzioni analoghe a quelle dei parchi e delle riserve naturali.
Al fine di perfezionare le indagini nella materia, e soprattutto per acquisire elementi validi a definire le priorità e le diverse forme di tutela, la Giunta ha ritenuto opportuno affidare uno specifico incarico al prof. Bruno Peyronel, dell'Università di Torino, professionista altamente qualificato, e, tra l'altro, collaboratore con il Gruppo di lavoro della Società botanica italiana, alla compilazione del censimento dei biotopi nazionali.
Posso aggiungere che è in via di emanazione il decreto interministeriale per il trasferimento delle foreste demaniali alla Regione, con la conseguente consegna dei beni, che dovrebbe avvenire entro il 31 dicembre 1972. Tale patrimonio, per una superficie complessiva presumibile di circa 16.300 ettari (esiste un contenzioso circa la effettiva estensione di queste aree) comprende anche zone di notevole interesse naturalistico e riguarderebbe i territori compresi in Valsavara San Bernardino, Valsessera, complesso demaniale La Benedicta, Pian Castagna eccetera. Proprio queste ultime aree figurano già individuate nel programma del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nella carta dei biotopi, come zone di rilevante interesse floristico.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere interpellante, Zanone.



ZANONE Valerio

L'interpellanza presentata dal Gruppo liberale non intendeva anticipare un dibattito che già è nei programmi di questo Consiglio per quanto riguarda il censimento regionale dei biotopi da salvaguardare.
Evidentemente, questo aspetto configura il nucleo più interessante del problema, ma non lo comprende tutto dal punto di vista di una organizzazione generale del territorio; la quale deve comprendere anche aree che, pur senza rivestire i particolari interessi naturalistici che sono, ad esempio, alla base della ricognizione effettuata dalla Societa botanica e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, tuttavia possono opportunamente essere destinate ad aree verdi per il riequilibrio delle espansioni urbane e delle zone a più alta concentrazione residenziale e industriale.
Le ragioni di questa interpellanza sono connesse al dibattito che è in corso sulla elaborazione del Piano regionale di sviluppo, il quale tratta questa materia, nel rapporto preliminare dell'IRES, in modo molto generico mentre indicazioni più dirette, più impegnative anche per quanto concerne i poteri regionali, si possono già ricavare dagli stessi documenti del programma economico nazionale.
E' pur vero, che in questo settore c'è una carenza legislativa ben nota e che da tutte le parti viene lamentata; ma la mia impressione è questa: se noi attenderemo di avere tutti gli strumenti giuridici per poter intervenire sulla questione, senza una preventiva visione programmatica degli interventi da assumere in via prioritaria, rischieremo di trovarci di fronte a situazioni che potrebbero essere irrimediabilmente compromesse soprattutto per quanto concerne alcune aree verdi che si collocano nell'area metropolitana torinese e, in alcuni casi, alle soglie stesse della conurbazione di Torino.
Credo, quindi, che la Regione Piemonte farebbe una cosa utile - su iniziativa della Giunta, cui compete questo tipo di interventi - se, in analogia a quanto è stato fatto da Regioni prossime, quali la Liguria e in parte la Lombardia, in situazioni non dissimili dalla nostra (pur con le note polemiche suscitate dalla questione del parco del Ticino, che tra l'altro ci interessa anche direttamente), procedesse ad una prima organizzazione degli interventi che intende assumere anche al fine di dare un punto di riferimento alle molte iniziative locali che si stanno sviluppando. Ne ho citate una quindicina nella mia interpellanza, e dall'11 settembre ad oggi altre se ne sono aggiunte: non passa domenica senza che nasca da qualche parte l'idea di un nuovo parco naturale, il che è nettamente positivo dal punto di vista del contributo delle idee ma d'altra parte, rischia di dar luogo ad una serie di proposte locali non coordinate e quindi suscettibili di ingenerare una certa confusione: mentre la Giunta regionale farebbe bene, a mio avviso, ad elaborare in un prossimo futuro un primo piano di interventi per la risoluzione di questa materia che potrebbe costituire un punto di riferimento molto utile anche per gli enti locali, per le associazioni naturalistiche e per gruppi che si interessano del problema.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti - Difesa idrogeologica

Interpellanza del Consigliere Vecchione ed altri sull'inquinamento laghi nel Comune di Volvera e pozzi in località Gerbole


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Vecchione Bono-Rivalta del 5 ottobre 1972: "Inquinamento laghi nel Comune di Volvera e pozzi in località Gerbole".
Ha facoltà di parlare l'Assessore Chiabrando



CHIABRANDO Mauro, Assessore agli inquinamenti

Con la loro interpellanza i Colleghi che l'hanno presentata chiedono alla Giunta e agli Assessori preposti alla tutela dell'ambiente e alla sanità quali iniziative e quali provvedimenti si intendano proporre al Consiglio per impedire il protrarsi dell'inquinamento dei due laghi siti in Comune di Volvera in prossimità dei quali vengono immessi gli scarichi industriali e le acque putride degli stabilimenti Fiat, eccetera.
Effettivamente, in località Gerbole del Comune di Volvera, su terreno attualmente di proprietà della Fiat, ed a breve distanza dallo stabilimento di Rivalta, sono state aperte negli anni scorsi tre cave di prestito (quindi non tre laghi), che allo stato attuale, presentano l'aspetto comunque, di piccoli laghi.
Dalle indagini e dagli accertamenti personalmente svolti dal Medico Provinciale di Torino e dai responsabili del Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi è risultato quanto segue... Pregherei il Consigliere Vecchione di voler prestare attenzione alla risposta che sto dando ad una interpellanza della quale figura fra i presentatori.



BERTI Antonio

Stavamo dicendo che la Fiat ha preso a prestito la ghiaia ed ha costruito qualcos'altro di molto più puzzolente.



CHIABRANDO Mauro, Assessore agli inquinamenti

Non risulta che le cose stiano proprio così: non è la Fiat che ha preso a prestito ma qualcun altro.
Le cave di cui si è detto furono aperte dalla Ditta Ghione, senza richiedere alcuna autorizzazione all'Autorità sanitaria provinciale, come stabilito dalle vigenti leggi. Quando già gli scavi erano stati realizzati la predetta Ditta Ghione provvide ad informare il Sindaco di Volvera e l'Ingegnere Capo del Distretto minerario con apposita denuncia.
Successivamente, la Ditta Ghione avrebbe - qui non abbiamo in mano dei documenti - venduto alla Fiat tutto il terreno circostante le cave di cui sopra. La Fiat ha creduto di potersene da quel momento servire per i seguenti usi: 1) per lo scarico dei rifiuti solidi (imballaggi, pezzi metallici di risulta, fusti, eccetera) e dei rifiuti melmosi (pigmenti, materie plastiche, eccetera), precedentemente impastati nel rapporto di 1-5 con terreno argilloso, provenienti, gli uni e gli altri, dagli stabilimenti di Rivalta, Mirafiori e Lingotto 2) per lo scarico dell'acqua di risulta di un impianto di trattamenti di depurazione di acque nere, di acque tecnologiche e di acque oleose dello stabilimento di Rivalta. Da circa un mese, però, lo scarico dell'acqua è stato totalmente eliminato, essendosi provveduto, da parte della Fiat, al completamento dell'impianto di depurazione prima indicato che consente l'immissione diretta delle acque depurate nel torrente Chisola. Continua viceversa, allo stato attuale, lo scarico dei rifiuti solidi e dei rifiuti melmosi.
Mentre per lo scarico dei rifiuti solidi è intenzione dei dirigenti Fiat di servirsi ancora delle fosse esistenti, per lo scarico dei rifiuti melmosi sarebbe stata decisa la costruzione immediata, nella stessa località, di una grande cisterna interrata, in calcestruzzo, perfettamente impermeabilizzata, capace di recepire per circa due anni le melme prodotte.
Quindi, avremmo eliminato fino a questo punto, e gli scarichi liquidi e con quest'ultima costruzione, gli scarichi melmosi. In attesa della disponibilità di questa cisterna la Fiat si propone di continuare a scaricare, previa miscelazione sempre con cinque parti di terra argillosa le melme di cui sopra negli strati superficiali del terreno del comprensorio di Gerbole. Tutte le emulsioni oleose vengono invece, da circa quaranta giorni, bruciate in idonee caldaie installate in ciascuno dei tre comprensori industriali.
Da quanto sopra si evince che, allo stato attuale, la situazione pu considerarsi sotto controllo e non desta preoccupazioni (queste cose le dice il Medico Provinciale, andato personalmente ad accertarsi) sotto il profilo igienico-sanitario, tanto più che i campioni di acqua prelevati il giorno 4 ottobre, a cura sempre del Medico e del Direttore del Laboratorlo provinciale di Igiene e Profilassi, nei laghetti di cui sopra, non hanno messo in luce particolari inquinamenti.
Resta peraltro integro il problema di fondo per quanto attiene allo smaltimento dei rifiuti industriali sia liquidi che solidi, problema che richiede uno studio approfondito e l'emanazione di apposite disposizioni di legge. Nel frattempo sappiamo, anche per i contatti diretti che abbiamo avuto, che la Provincia sta seguendo molto da vicino questo problema, e riteniamo che la Provincia possa fare molto in quanto alcune competenze in materia di scarichi sono attualmente, in base alle vigenti disposizioni di legge, proprio della Provincia.
So che il Presidente ha seguito personalmente il problema, addirittura mi pare, recandosi sul posto. Se lo riterrà opportuno, potrà aggiungere a quanto ho riferito qualche altro particolare che a me sia sfuggito. E' comunque intenzione della Regione seguire gli sviluppi della situazione e addivenire, appena avremo trovato strumenti idonei, ad un deciso intervento. Riteniamo comunque, concordando con il Medico Provinciale, che in questo momento la situazione, sia sotto controllo e non desti preoccupazione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il primo degli interpellanti, Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Gruppo comunista, nel presentare questa interpellanza, ha inteso non solo richiamare l'attenzione della Giunta e del Consiglio sul problema dell'inquinamento dei laghi di Volvera, ma investirla di un certo tipo di attività che essa, a nostro avviso, deve svolgere.
La risposta che ci ha dato l'Assessore non può assolutamente soddisfarci. Egli non ha neppure accennato, infatti, al preoccupante inquinamento delle falde acquifere della zona di Volvera; ha parlato usando il condizionale, di impegni della Fiat di sospendere gli scarichi.
Questo, secondo noi, è un modo errato di impostare il problema: non solo errato in senso generale, ma contraddittorio soprattutto rispetto a quanto la Giunta ha affermato di voler operare in tale campo così come rileviamo nel volume pervenutoci in questi giorni in rapporto alla diffusione degli inquinamenti in Piemonte.
Nella parte introduttiva di quel volume, che, essendo pervenuto soltanto ieri e l'altro ieri, forse non tutti i Consiglieri hanno potuto esaminare attentamente, nella parte introduttiva, dicevo è stato espresso il pensiero del Presidente della Giunta o dell'Assessorato ed emergono precise linee di intervento per arginare il grave fenomeno. Il Presidente della Giunta afferma testualmente: "In questo campo occorre intanto accertare l'entità, la vastità del fenomeno, e poi intervenire, sia sollecitando una normativa nazionale in proposito, sia operando direttamente, anche attraverso la programmazione, come il piano delle acque, con tutti gli strumenti che l'Ente Regione può in termini legislativi e in termini amministrativi, darsi, sia in connessione con gli altri enti locali della Regione".
E l'Assessore si richiama all'art. 5 dello Statuto, che dà alla Regione gli strumenti di intervento, richiama le dichiarazioni fatte il 15 aprile '71 dal Presidente della Giunta, relativamente alla necessità di intervenire con risolutezza sul piano degli inquinamenti, richiama lo strumento operativo di intervento rappresentato dal Decreto presidenziale 15 gennaio '72 n. 8, proprio nella parte che a noi interessa, e sostanzialmente dice: noi abbiamo tutti gli strumenti per intervenire su questo piano, abbiamo tutti gli strumenti per arginare questo fenomeno.
Ebbene, la risposta di questa mattina sembra fatta apposta per dimostrare che certe cose si scrivono, si pubblicano, si indicano come linee programmatiche, ma quando si tratta di intervenire, quando si tratta di colpire la Fiat, di colpire questo tipo di speculazione del suolo, delle acque, e l'inquinamento in genere, ci si limita a dire: la Fiat avrebbe proposto di sospendere. e si minimizza sul tasso di inquinamento eccetera.
E si che si è arrivati a suggerire ai contadini di bere acqua minerale.
Chissà, mi vien fatto di domandare, se anche le mucche degli allevamenti della zona dovranno essere abbeverate con acqua minerale? E' vero che la Democraziona Cristiana, a quanto abbiamo appreso in questi ultimi tempi, ha una specie di prerogativa in fatto di acque minerali, e che l'on. Gargano imputato di millantato credito per lo scandalo dell'Acqua Appia, è stato dalla D.C. posto dopo l'avviso di reato a capo della Commissione referente sul progetto di legge per l'Ente autonomo di gestione delle acque minerali.
Ma io spero che nella Regione Piemonte questo sia superato dalle linee e dalle tendenze che risultano dal rapporto citato.



BERTI Antonio

In compenso, ci sono molte autorizzazioni a ricercare acque minerali.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

C'è una legge.



PRESIDENTE

Dato che l'interpellanza non è sulle acque minerali, pregherei il Consigliere di attenersi al tema.



VECCHIONE Mario

Rientro nel tema, non senza aver prima detto, però, che non a caso fra 260 deputati della D.C. si è scelto proprio quello che ha a carico un procedimento penale e lo si mette a capo di una Commissione parlamentare che deve relazionare su un progetto di legge che concerne le acque minerali.
Comunque, arrivo alla parte conclusiva sollecitando la Giunta a fare esattamente quello che essa stessa si è impegnata a fare nella sua relazione in merito al rapporto sugli inquinamenti, e cioè: 1) la Giunta, o il Consiglio, deliberi in primo luogo la effettuazione dei necessari lavori pubblici per le opere igieniche di interesse locale ed in particolare per la depurazione delle falde acquifere inquinate nell'ambito dell'applicazione dei provvedimenti amministrativi previsti all'art. 2 del Decreto del Presidente della Repubblica 15 gennaio '72 n. 8 richiamato nel volume presentatoci dalla Giunta 2) Non appena deliberati i lavori pubblici, si disponga l'immediata sospensione, da parte della Fiat, degli scarichi, indipendentemente dal fatto che la Fiat abbia o meno sospeso di sua volontà gli scarichi nei due laghi (di due laghi infatti si tratta sostanzialmente, date le dimensioni di 700-800 metri di diametro), così da riaffermare l'autonoma competenza della Regione in questo settore, competenza da voi stessi affermata.
Diciamo dunque alla Fiat: sospendi; anche se la Fiat ha già sospeso 3) Siccome la Regione non deve sostenere queste spese, rese necessarie non da calamità, da terremoto, da alluvioni, ma da atti dolosi e colposi commessi da privati, i lavori pubblici che noi dovremo deliberare per ripristinare la purezza delle acque delle falde acquifere dovranno essere rimborsati fino all'ultima lira, dalla Fiat, alla Regione, dopo che questa li avrà pagati.
E' un'incongruenza macroscopica che la nostra maggiore industria, che si presenta al Salone della Tecnica come paladina dell'ecologia prospettando il suo avvenire nell'ecologia, a distanza di poche decine di chilometri da Torino stia inquinando le falde acquifere dei contadini di Volvera.
Questo noi chiediamo alla Regione: una scelta politica che non è soltanto la nostra scelta, ma anche la vostra, perché l'avete indicata in questo rapporto perché avete individuato gli strumenti per attuarla, perch avete detto concordemente che occorre intervenire con risolutezza in questo settore.
Questo chiede la cittadinanza di Volvera, questo chiedono i contadini questo noi comunisti vogliamo che la Giunta si impegni a fare.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa, Chiede di parlare ancora il Presidente della Giunta. In relazione a questa interpellanza? Dovrei richiamarmi, però, al Regolamento anche nei confronti del Presidente.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Lei Presidente, ha perfettamente ragione. Tuttavia, poiché la replica dell'interpellante non è stata limitata alla pura dichiarazione di soddisfazione o insoddisfazione rispetto alla risposta dell'Assessore, e siccome il problema è stato generalizzato, chiedo mi sia consentito fare alcune valutazioni in ordine all'intervento del collega Vecchione.
Da tale intervento desumo: che il collega Vecchione non è certamente stato sul posto a verificare di che cosa esattamente si tratti che vi sono competenze a livello comunale ed a livello provinciale che non sono state chiamate in causa, mentre devono intervenire prima delle competenze a livello regionale, attraverso il Medico provinciale.
Se un provvedimento, come io ritengo, si deve prendere, occorre che questo concordi con tutti i testi di legge: non deve essere un provvedimento suscettibile con facilità di impugnazione.
Ora, dobbiamo dire: 1) che, intanto, non è stata la Fiat ad effettuare questi scavi bensì la Ditta Ghione, che ha fatto degli scavi a prestito senza richiedere alcuna autorizzazione, in violazione di quanto disposto all'art. 327 del Testo Unico delle leggi sanitarie 2) che la Fiat non pare abbia chiesto ad alcuno l'autorizzazione ad utilizzare come immondezzaio quel determinato appezzamento di terreno, per cui è da chiarire per quale ragione l'Ufficiale sanitario del Comune di Volvera non sia intervenuto e non siano intervenute le autorità di Volvera.
Da ciò il collega Vecchione riconoscerà che si può dedurre che da parte del Comune di Volvera non può esservi stata la richiesta che egli ha portato qui dichiarando tale provenienza, dal momento che il Comune non si è assolutamente mosso, gli ufficiali sanitari non hanno fatto il bench minimo rilievo.



VECCHIONE Mario

Io non ho affatto affermato quanto lei mi attribuisce.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ha detto: questo chiede il Comune di Volvera, questo chiedono i contadini.



VECCHIONE Mario

Ho detto: la cittadinanza ed i contadini di Volvera.



CALLERI Edoardo

Presidente della Giunta Regionale. La popolazione, allora, prima di rivolgersi a noi, dovrebbe cominciare a rivolgersi all'Ufficiale sanitario del Comune di Volvera, il quale evidentemente si è disinteressato della questione 3) che il Laboratorio di Igiene e Profilassi della Provincia di Torino cui spetta, attraverso i vigilanti sanitari, previsti appunto dalla legge sanitaria, tutta la vigilanza sull'igiene del suolo, non è intervenuto, pur avendo competenza specifica Qual è la competenza che abbiamo noi? Perché non basta porre i problemi, bisogna anche vederne l'entità, analizzare gli strumenti giuridici che noi possiamo avere per intervenire. I nostri strumenti giuridici li facciamo intervenire nel momento in cui facciamo intervenire il Medico provinciale. E in effetti abbiamo mandato il Medico provinciale a verificare la situazione. Egli ha fatto delle verifiche in ordine al tasso di inquinamento e il risultato è stato che, al punto attuale delle cose, le falde acquifere non appaiono compromesse. E' una valutazione sulla cui esattezza io non posso certo pronunciarmi fino a che non sarà stata convalidata o meno dalle analisi di laboratorio che verranno fatte. Resta fermo comunque che se risulteranno rischi sotto questo profilo noi non mancheremo di espletare un intervento per allontanare il pericolo.
Esiste poi ancora un altro problema: quello degli scarichi di immondizie o di residui di lavorazione, disciplinati dai regolamenti di polizia urbana e rurale, che sono anch'essi sotto la competenza della Regione. Si vedrà quale tipo di intervento si potrà fare sotto questo profilo, validamente motivato e giustificato dalle leggi vigenti.
Questo è il senso della risposta dell'Assessore. Mentre noi diciamo da un lato che la Fiat, a seguito di questi interventi, si è mossa facendo determinate proposte, dall'altro - forse questo non è emerso con chiarezza dalla risposta dell'Assessore, che io pertanto completo - c'è tutta una serie di interventi che noi intendiamo fare sia sul piano della lotta contro gli inquinamenti sia sul piano della rimozione di immondizie e residui di lavorazione, che nessuna azienda può ovviamente versare sul suolo senza essersi munita delle autorizzazioni relative e senza che sia stato preventivamente accertato con controlli che vi siano sufficienti garanzie di sicurezza dal punto di vista igienico e sanitario.
La situazione è dunque sotto controllo e sarà certamente svolto un intervento di carattere amministrativo in attuazione delle leggi vigenti sia in termini di regolamento di polizia urbana e rurale sia in termini di regolamento del Testo Unico delle leggi sanitarie, per fare in modo che a Volvera la situazione sia normalizzata. Ma dev'essere chiaro che il nostro intervento sarà fatto con tutte le precauzioni, in modo che non possa venire impugnato e in modo quindi che noi non dobbiamo andare incontro ad un insuccesso.



PRESIDENTE

Desidero precisare che l'intervento del Presidente della Giunta è stato perfettamente regolare: l'interpellanza, che io non avevo prima sotto mano era diretta al Presidente della Giunta e all'Assessore competente.
Dovrei fare ora un piccolo strappo al Regolamento per dare ancora brevemente la parola al Consigliere Vecchione, che l'ha chiesta.



VECCHIONE Mario

Non mi pare affatto si debba violare il Regolamento, dal momento che l'interpellanza, indirizzata a due destinatari, ha avuto una doppia risposta.
Desidero dire che il taglio dell'intervento del Presidente della Giunta su questo punto ci trova concordi.



BERTI Antonio

Questa è stata finalmente una risposta.



VECCHIONE Mario

Effettivamente, questa è stata la risposta che noi attendevamo, mentre quella data dall'Assessore ci aveva lasciati assolutamente insoddisfatti.
Che si debbano cercare provvedimenti da adottare nell'ambito della legittimità e dell'applicazione delle norme è perfettamente giusto.
Raccomanderei soltanto alla Giunta, quando si devono prendere provvedimenti di questo genere, di non far rimbalzare le competenze su altri, sul Medico provinciale e via dicendo



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Il Medico provinciale dipende da noi, quindi riferendoci a lui non operiamo alcun rimbalzo di competenze.



VECCHIONE Mario

Certo, questo strumento operativo può andare avanti.
L'essenziale è che queste aziende private - oggi la Fiat domani forse altre - debbono rendersi ben conto che nella Regione hanno non solo un contraddittore molto specifico, ma anche l'organo deciso a impedire o interrompere iniziative contrarie al rispetto del nostro Paese, della nostra Regione sotto il profilo dell'ecologia.
Sulla risposta data dal Presidente della Giunta mi dichiaro pertanto abbastanza soddisfatto.


Argomento: Controlli amministrativi: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Fassino ed altri sulla convocazione supplenti alle riunioni dei Comitati di Controllo


PRESIDENTE

Interpellanza Fassino-Gerini-Rossotto-Zanone del 5 ottobre '72: "Convocazione supplenti alle riunioni dei Comitati di controllo". La risposta al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

L'abbiamo data per iscritto.



ZANONE Valerio

Infatti ci è pervenuta la risposta scritta.



PRESIDENTE

Allora, l'interpellanza è esaurita perché si è risposto per iscritto.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Interrogazione del Consigliere Menozzi ed altri sugli interventi a favore di coltivatori diretti, mezzadri e altri per danni alla produzione agricola, viticola e cerealicola


PRESIDENTE

Interpellanza Ferraris-Marchesotti-Revelli-Besate del 5 ottobre '72: "Iniziative varie a favore di aziende agricole in ordine a calamità atmosferiche nei settori risicolo, viticolo e altri".
Faccio presente che c'è anche una interrogazione precedente, del 19 settembre 1972, Menozzi-Bianchi-Soldano-Giletta: "Interventi a favore dei coltivatori diretti, mezzadri e altri per danni alla produzione agricola viticola e cerealicola".
A norma di Regolamento, propongo di abbinare la risposta all'interpellanza e all'interrogazione. Darei la parola all'Assessore Franzi.
Chiede di parlare il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Ad evitare che si violi il Regolamento, faccio notare che le interpellanze si distinguono dalle interrogazioni per il fatto che il presentatore ha diritto di illustrarle. Si dovrebbero distinguere anche nel contenuto, ma non sempre questo avviene.



PRESIDENTE

Non vorrà che vengano svolti due interventi di risposta sullo stesso argomento.



FERRARIS Bruno

Allora non ci atteniamo al Regolamento.



PRESIDENTE

Poiché insiste, prendiamo in esame prima l'interrogazione, visto che è stata presentata in data anteriore.
Interrogazione Menozzi-Bianchi-Soldano-Giletta del 19/9/1972: "Interventi a favore di coltivatori diretti, mezzadri e altri per danni alla produzione agricola, viticola, cerealicola ecc." Ha facoltà di rispondere l'Assessore Franzi.



BERTI Antonio

Non "peggio per voi", Oberto.



PRESIDENTE

Perché in questo modo si perde tempo prezioso per tutti.



BERTI Antonio

Come vede, io sento anche le parole che lei bisbiglia. Lei, invece, non sente le mie.



PRESIDENTE

Lei può sentirle attraverso il microfono, perché il mio è permanentemente aperto. Io invece non posso percepire le sue parole, ma solo il tono piuttosto elevato della sua voce.



BERTI Antonio

Ho detto che non è affatto "peggio per noi", perché ci saranno così due risposte lunghe.



PRESIDENTE

Il Regolamento stabilisce il termine di cinque minuti per dichiararsi soddisfatti o no: non l'ho mai preso alla lettera, vorrà dire che comincer a farlo ora.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, signori colleghi, indubbiamente, dovendo rispondere separatamente all'interrogazione dei colleghi Menozzi, Bianchi, Soldano e Giletta e all'interpellanza dei colleghi Ferraris, Marchesotti, Revelli e Besate, non potrò evitare di ripetermi.
Proprio nella giornata di ieri abbiamo esaminato la situazione che forma oggetto e dell'interrogazione e dell'interpellanza, alla presenza dei presentatori di entrambe, insieme ai rappresentanti delle Amministrazioni provinciali e delle organizzazioni economiche dei produttori. Tale riunione era stata concordata a conclusione di un primo incontro avvenuto, nella saletta del Consiglio regionale, il 5 ottobre, con i rappresentanti di alcune organizzazioni dei produttori delle province di Alessandria e Asti i quali avevano chiesto di poter conferire con l'Assessore all'Agricoltura.
Quella di ieri è stata una riunione molto qualificata, e nel corso di essa si sono assunte decisioni che dovranno essere esaminate in un prosieguo di tempo molto prossimo.
Qual è la situazione dei danni in conseguenza delle avversità climatiche, con particolare riguardo alle colture viticole? La provincia di Alessandria denuncia, in rapporto alla quantità, una riduzione media della produzione del 40-50 per cento, con un danno di circa 9 miliardi quella di Asti, pure del 45-50 per cento, con altri 9 miliardi di danni; la provincia di Cuneo lamenta un danno di 8 miliardi e mezzo, quella di Novara di 360 milioni, quella di Torino di 3 miliardi, quella di Vercelli di 4 miliardi e 400 milioni (interessante specialmente il riso) il totale del danno dal punto di vista quantitativo è dunque di circa trenta miliardi.
In rapporto alla qualità, non è ancora possibile pronunciarsi in modo definitivo, essendo ancora in corso la vendemmia e soprattutto la vinificazione. E' stato però già avanzato dai tecnici il timore dell'insorgere del fenomeno della casseossidasi, cioè della ossidazione delle sostanze coloranti, con conseguente colorazione brumastra del prodotto e non commerciabilità.
A questi danni alle colture viticole dobbiamo poi aggiungere quelli causati, sempre dalle calamità atmosferiche, alle colture frutticole del Cuneese per circa 200 milioni, a quelle risicole del Vercellese e del Novarese; per circa 5 miliardi e mezzo; alle colture maidicole, foraggere e leguminose, pure dell'ordine di diversi miliardi, anche se non completamente accertati (la sola provincia di Cuneo denuncia per le colture foraggere una perdita di circa un miliardo).
Non credo sia il caso di entrare nei particolari delle risposte, delle precisazioni e delle puntualizzazioni che sono state date dai tecnici, dai rappresentanti degli Ispettorati agrari, dai rappresentanti delle Province dai rappresentanti delle organizzazioni di categoria e dai Consiglieri presenti nel corso della lunga discussione. Dirò soltanto che al termine della riunione, durata ben tre ore circa, si è convenuto di puntare concordemente, svolgendo azione comune, sulle seguenti richieste: 1) interventi a favore delle Cantine sociali, che, fermi restando i costi fissi per quanto riguarda l'esercizio dell'azienda, vinificheranno quest'anno circa il 50 per cento in meno rispetto alle annate normali, il che equivale ad un danno di bilancio, come costo, di circa 1500-2000 il quintale 2) concessione di mutui di esercizio a basso tasso, sempre a favore delle Cantine sociali, ed esame della possibilità di rifinanziare l'art. 3 della legge 910, (Piano verde n. 2) qualora il Ministero non ravvisasse l'opportunità di finanziare tale articolo 3) postergazione per le Cantine sociali delle rate di mutuo in scadenza nel corso di quest'anno 4) agevolazione per la distillazione del vino, con aumento del valore grado da L. 700 a L. 800 5) adeguazione alle difficili condizioni di quest'anno delle prestazioni viniche (proprio quest'anno, in relazione ad un regolamento CEE, è stato richiesto l'aumento del tasso alcoolico a 10°) 6) integrazione della legge 364 sul Fondo di solidarietà nazionale 7) più attento esame del problema dello zuccheraggio per i vini d'origine controllata; e altri interventi ancora.
Però, la situazione, sul piano giuridico, sul piano delle competenze presenta aspetti diversi. Il Fondo di solidarietà nazionale, come si sa, è rimasto riservato alla competenza del Ministero (art. 4 del DPR n. 11).
Prima di decidere, quindi, a livello regionale cosa si intende fare questo appunto chiedono di sapere gli interroganti e gli interpellanti dopo aver domandato, a titolo di premessa, "se la Giunta è a conoscenza delle situazioni che si sono verificate nella Regione Piemonte" in conseguenza delle avversità climatiche e delle avversità atmosferiche - è necessario attingere informazioni sul modo e la misura in cui intende intervenire il Ministero per quanto concerne l'applicazione del Fondo di solidarietà nazionale in connessione alle avversità climatiche e atmosferiche che si sono verificate nella Regione Piemonte. Gli intervenuti hanno pertanto deciso di ritrovarsi fra dieci-quindici giorni, così da poter riprendere la discussione disponendo di queste informazioni e da avere, completati i lavori di vendemmia e quelli di raccolta del riso, del mais e delle leguminose, la puntualizzazione il più possibile precisa dei danni al termine dell'annata agraria. In tale occasione si esamineranno congiuntamente le possibilità che ha la Regione per intervenire.
A questo riguardo devo precisare che la Regione, almeno per quanto concerne i danni da avversità atmosferiche verificatesi nel corso dei mesi estivi ed autunnali, aveva già esaminato qualche possibilità di intervento ma si trattava di un ordine di danni ben diverso da quello odierno: noi oggi ragioniamo su una valutazione di danni di circa trenta miliardi solo nel settore vitivinicolo, mentre l'impostazione in bilancio di cui la Giunta aveva esaminato la eventualità, in riferimento ai danni subiti dalle strutture e dalle opere di bonifica montana, e a quelli toccati alle colture per effetto delle grandinate nei mesi estivi, si rivela paurosamente inadeguata.
La richiesta su cui ieri si è maggiormente insistito è stata quella di intervenire in favore delle organizzazioni associative, in modo particolare le Cantine Sociali, che per le ragioni che ho già indicato, quest'anno devono sopportare maggiori costi, data l'incidenza delle spese fisse dell'ordine di 1500-2000 lire il quintale: pur calcolando un intervento di 1000 lire il quintale, si avrebbe un intervento secco, in cifra assoluta di 750-800 milioni, perché le Cantine sociali del Cuneese vinificano quest'anno circa 100.000 quintali, contro i 200.000 dello scorso anno quelle della provincia di Asti 400.000 contro 800.000, quelle della provincia di Alessandria 250.000 contro 500.000 delle annate normali.
Credo di avere risposto con sufficiente chiarezza alla interrogazione presentata dai Consiglieri Menozzi, Bianchi, Soldano e Giletta. Le stesse cose, ovviamente, dovrò ripetere per quanto riguarda l'interpellanza, in merito alla quale comunque attendo di essere chiamato ad esporre le mie considerazioni.



PRESIDENTE

Chiede di parlare, a nome degli interroganti, il Consigliere Menozzi.
Ne ha facoltà. Mi permetto soltanto di ricordargli che la risposta dev'essere contenuta nel termine di cinque minuti.



MENOZZI Stanislao

Innanzitutto, prendiamo atto con compiacimento dell'attenzione dedicata, in questa circostanza come in altre, dall'Assessore all'Agricoltura, collega Franzi. Prendiamo altresì atto con compiacimento dei due incontri che sono stati promossi e per le positive e responsabili conclusioni cui essi sono pervenuti.
Il 19 settembre, quando presentammo la nostra interrogazione, fummo facili profeti nel prevedere che i danni sarebbero ulteriormente aumentati e i trenta miliardi calcolati per il solo settore vitivinicolo stanno a dimostrarlo ampiamente, soprattutto, poi, se pensiamo che queste calamità si sono abbattute su una agricoltura, le cui condizioni generali sono di per sé pessime, anche in periodi di normalità.
L'Assessore ha giustamente voluto soffermarsi, nella sua risposta, non solo sull'aspetto quantitativo del danno ma anche su quello qualitativo indicando le conseguenze negative che esso comporta sul piano della commercializzazione del prodotto.
Per aderire all'invito rivolto dal Presidente, concludo con il dire che siamo ampiamente soddisfatti della risposta fornitaci e con l'auspicare che nei prossimi giorni possa svolgersi l'incontro con il Ministero dell'Agricoltura onde sbloccare la situazione in rapporto all'intervento del "Fondo di solidarietà", e fare così in modo che la Giunta sia posta in grado di prendere decisioni circa la forma e la misura del suo impegno sul piano degli interventi integrativi su quelli di natura governativa.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Interpellanza del Consigliere Ferraris ed altri su iniziative varie a favore di aziende agricole colpite da calamità atmosferiche nei settori risicolo, vinicolo ed altri


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza Ferraris, Marchesotti, Revelli, Besate del 5 ottobre '72: "Iniziative varie a favore di aziende agricole in ordine a calamità atmosferiche nei settori risicolo, viticolo ed altri".
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Franzi.



BERTI Antonio

No, adesso è previsto dal Regolamento che vi sia la illustrazione dell'interpellanza, per un quarto d'ora. Occorrerà prevedere un corso accelerato di studio del Regolamento, per chi deve fare il Presidente.



PRESIDENTE

Consigliere Berti, la prego di voler essere rispettoso.



BERTI Antonio

Io sono rispettoso. Lei, però, applichi il Regolamento.



PRESIDENTE

Non mi era stato detto che si intendesse illustrare la interpellanza.



BERTI Antonio

Ma è il Regolamento che stabilisce che l'interpellanza deve essere illustrata.



PRESIDENTE

Non che deve, ma che può essere illustrata. Il Consigliere Ferraris chiede di illustrarla: ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Già prima l'aveva chiesto.



PRESIDENTE

Formalmente, l'interpellanza viene proposta alla discussione in questo momento, ed è in questo momento che si deve dar corso a quanto stabilisce il Regolamento in proposito. Il Consigliere Ferraris chiede di illustrare l'interpellanza: gliene do facoltà.



FERRARIS Bruno

Veramente, credevo di aver già fatto intendere che desideravo avvalermi del diritto di illustrare l'interpellanza con il sottolineare che una interpellanza si differenzia da una interrogazione appunto per questo diritto che hanno gli interpellanti. Comunque, non penso che il mio intervento occuperà tutti i quindici minuti che il Regolamento concede, in quanto, avendo partecipato alle riunioni che si sono tenute con l'Assessore, richieste dalle organizzazioni contadine, ho praticamente partecipato all'inventario, chiamiamolo così, dei danni provocati dallo sfavorevole andamento atmosferico di quest'anno.
Si tratta di cifre ragguardevoli, direi spaventose, che raggiungono se partiamo dai danni per le nevicate e le piogge primaverili per venire ai danni alle opere pubbliche, ai danni per le grandinate successive, ai danni complessivi per il maltempo che ha poi investito in modo gravissimo l'agricoltura, i cinquanta e forse i sessanta miliardi. Di qui l'esigenza di soffermarci sulla situazione che si è venuta a determinare nelle nostre campagne, in particolare nei confronti di alcuni settori importanti, come quello della viticoltura, colpita nella sua totalità, e anche di altri meno generalmente colpiti ma colpiti intensamente in alcune zone (mi riferisco soprattutto alle grandinate che si sono abbattute su cinque, sei o sette comuni del Vercellese per quanto riguarda la risicoltura).
Che cosa si impone in una situazione come l'attuale? Intanto, la integrale applicazione di tutte le provvidenze, che ben sappiamo essere inadeguate, previste dalla legge 364, quella relativa al cosiddetto Fondo di solidarietà nazionale. Fatta eccezione per il 1968, questo fondo non è mai stato utilizzato né tempestivamente né integralmente, e già ieri ho potuto riscontrare che da parte di alcuni dipendenti della Regione, gli ispettori provinciali di uno almeno, vi è la tendenza ad alleggerire immediatamente il Governo dell'obbligo di applicare quell'unico articolo che consente, ad esempio, di intervenire con contributi a fondo perduto.
Non è poi chiaro se questa legge possa essere applicata per quanto riguarda i danni subiti quest'anno dalla viticoltura, in quanto non si tratta di danni causati da grandinate ma di danni da maltempo; anche se per parte nostra riteniamo che la legge, ad un attento esame, consenta anche questa estensione. Vi sono poi le colture che la legge per ora non copre.
Occorre, dunque, da una parte, un'azione che miri ad ottenere l'applicazione integrale di questa legge, e un'azione, che deve portare avanti la Giunta, il Consiglio nel suo insieme, per l'adeguamento, il miglioramento di questa legge nazionale, anzitutto in rapporto alla dotazione dei mezzi necessari. Questa legge prevede uno stanziamento di 50 miliardi per tutto il Paese: però si sa che i 50 miliardi non sono ancora stati messi a disposizione perché non si è dato corso alla cosiddetta sottoscrizione delle cartelle, delle obbligazioni eccetera. Quanto alla promozione di un'azione diretta al miglioramento successivo della legge credo che una Regione come la nostra potrebbe prendere l'iniziativa di approntare, possibilmente in accordo con alcune altre Regioni, una legge da sottoporre al Parlamento per una radicale modificazione della legge 364.
Fino a questo punto ho parlato di interventi da portare avanti nei confronti del potere centrale, del Parlamento, del Governo, di interventi che possono essere risolti attraverso l'intervento dell'Assessore, del Presidente della Regione, attraverso un voto di questo Consiglio. Ma io pongo già il problema di esaminare la possibilità di una vera proposta di legge, come quella che hanno presentato alcune Regioni per i finanziamenti straordinari per l'agricoltura: mi riferisco alla legge presentata dalle Regioni toscana, lombarda, emiliana ed alcune altre.
Però, la Regione Piemonte, questo Consiglio Regionale non può limitarsi ad interventi di questi tipo nei confronti del Governo centrale: occorre come del resto l'Assessore ha riferito, come è emerso e sta emergendo in tutte le riunioni ed i convegni che si svolgono in queste settimane - a Portacomaro, ad Asti e via dicendo -, nella riunione di ieri, un intervento integrativo da parte della nostra Regione. Il nostro Gruppo, già discutendo il bilancio aveva proposto che lo stanziamento di 400 milioni per interventi in questo settore venisse elevato di un miliardo. Ci sono in proposito proposte di legge avanzate da Comuni o Amministrazioni Provinciali, in merito al contenuto delle quali non entro: è indubbio però, che s'impone un provvedimento ragionevole, sopportabile per le finanze della Regione, per una integrazione da parte nostra. Così come si impongono alcune altre misure, anche queste da invocare anzitutto da parte dello Stato, da parte del Governo e del Parlamento; mi riferisco a tutte le questioni relative al settore vitivinicolo. Si tratta di ottenere la modifica della legislazione sulle prestazioni viniche, di cui ha già parlato l'Assessore, di ottenere l'aumento dei prezzi per i vini da destinare alla distillazione agevolata. Occorre, però, anche un provvedimento diretto da parte della Regione Piemonte. Discutendosi il bilancio, noi avevamo chiesto che venisse stanziata la somma di un miliardo per interventi di alleggerimento delle spese di gestione a favore delle Cantine sociali, una cifra che nella situazione odierna sarebbe comunque inadeguata. La richiesta non è stata accolta in quella sede: oggi da parte di tutte le organizzazioni, in tutti i convegni a cui ho fatto riferimento emerge con forza questa esigenza. Tale stanziamento permetterebbe di alleviare le difficoltà che incontrano le Cantine sociali in questo momento; ma, a parte la situazione contingente, dovrebbe diventare una costante della nostra politica agraria, se veramente vogliamo fare qualcosa di serio in questo settore, se veramente vogliamo contribuire al risanamento e alla ristrutturazione delle Cantine sociali e fare quindi della cooperazione nel settore vinicolo uno strumento adeguato ad affrontare e risolvere i problemi del settore.
Vi sono poi una serie di danni che vanno a scavalco, che non interessano solo l'agricoltura, i primi danni gravissimi che abbiamo avuto in quasi tutte le province del Piemonte, ma in particolare nella provincia di Torino, in quella di Asti, in quella di Cuneo: danni alle opere pubbliche, non solamente di interesse rurale ma anche di interesse urbano.
Interi comuni hanno visto saltare la rete delle fognature, hanno dovuto lamentare crolli eccetera. Ebbene, per questo settore particolare forse la competenza non è neppure più dell'Assessore all'Agricoltura ma dell'Assessore ai Lavori pubblici. Vorrei sapere con precisione quali sono stati fino ad ora i provvedimenti messi in atto da parte della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Franzi per la risposta, vorrei precisare che quanto ho detto essere mia facoltà riunire interrogazione ed interpellanza in un'unica discussione ho fatto una dichiarazione perfettamente in linea con quanto disposto dal Regolamento al paragrafo 5 dell'art. 49. Disgraziatamente, avendolo bene impresso, trascuro spesso di controllarlo, a differenza di quanto faccio per il Codice.



BERTI Antonio

La disputa non era su questo ma sul diritto dell'interpellante di illustrare il documento.



PRESIDENTE

Ho voluto semplicemente dire che quanto avevo proposto è previsto al paragrafo 5 dell'art. 49 del Regolamento.



BERTI Antonio

Questo nessuno l'ha contestato.



BESATE Piero

Però, non si può declassare una interpellanza ad interrogazione.



PRESIDENTE

Nel Regolamento, che lo stesso Consiglio si è dato, è scritto: "Qualora il Presidente lo disponga, le interpellanze e interrogazioni relative a fatti ed argomenti identici o strettamente connessi possono essere svolte contemporaneamente. In tal caso la Giunta darà agli interpellanti ed agli interroganti un'unica risposta".



BERTI Antonio

Ma se lei opera questa modificazione, all'interpellante non sono concessi che cinque minuti per l'illustrazione.



PRESIDENTE

No, Berti, all'interpellante che chiede di illustrare il documento che ha presentato resta sempre la facoltà di farlo per la durata di quindici minuti, però bisogna che sia lui a fare la richiesta.



BERTI Antonio

Quando Ferraris ha cercato di farlo, lei ha detto: "La parola all'Assessore Franzi".



PRESIDENTE

A me piace che vi sia chiarezza in ogni circostanza. Ad un certo momento, ho fatto presente che all'ordine del giorno c'erano, sullo stesso argomento, l'interpellanza Ferraris, Marchesotti, Revelli, Besate e l'interrogazione Menozzi, Bianchi, Soldano, Giletta, ed ho proposto che verificandosi un caso che ricordavo benissimo essere previsto dal Regolamento, si procedesse ad una unica discussione. Il Consigliere Ferraris si è opposto, perché voleva illustrare la sua interpellanza.
Allora, ho fatto discutere innanzitutto l'interrogazione, che aveva la precedenza sull'interpellanza per ordine di data: 19 settembre anziché 5 ottobre.



RIVALTA Luigi

Vorrei intervenire brevemente su questa discussione.



PRESIDENTE

Non le posso dare la parola: stiamo discutendo un'interpellanza e lei non figura fra gli interpellanti. Possono parlare invece tutti gli interpellanti, se me lo chiedono: Marchesotti, Revelli, Besate. Nessuno lo chiede. Ha allora facoltà di parlare l'Assessore, per la risposta.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Faccio grazia ai signori Consiglieri di ripetere quanto già detto. Mi limiterò a rispondere, punto per punto, alle indicazioni del collega Ferraris, che effettivamente ha partecipato ai due incontri tenutisi qui il 5 ottobre e in via Magenta nella giornata di ieri.
I danni calcolati fino a ieri ammontano a qualcosa di più di 60 miliardi: 60 miliardi e mezzo.
L'amico Ferraris propone l'integrale applicazione della legge 364, e su questo siamo tutti d'accordo, prova ne sia che la Giunta, a mano a mano che si verificano gli eventi calamitosi, si fa premura di segnalarli, nel giro di dieci-quindici giorni, al Ministero, che, ripeto, è unico competente in materia di applicazione della legge sul Fondo di solidarietà nazionale.
Lamenta che non venga utilizzato il Fondo di solidarietà. E' una constatazione che facciamo tutti, un rilievo che io stesso ho avanzato il giorno 5 e poi nella riunione di ieri e che non esito a ribadire oggi. Più che di mancata applicazione a me pare si tratti di ritardata applicazione: tanto che noi, dopo aver segnalato tempestivamente gli eventi calamitosi verificatisi nella nostra Regione nel febbraio, marzo, aprile, ed aver fatto ripetuti solleciti (abbiamo agli atti la documentazione della corrispondenza intercorsa con il Ministero), fino ad oggi non abbiamo avuto la delimitazione delle zone disastrate.
Non mi pare che ieri ci sia stato qualcuno che abbia voluto togliere dalle spalle del Governo la responsabilità per quanto riguarda l'applicazione del famoso art. 5 che prevede l'assegnazione a fondo perduto di 500 mila lire ai produttori agricoli coltivatori diretti. Tutti hanno chiesto che si desse completa e reale applicazione, invece, al Fondo di solidarietà nazionale.
Ferraris Bruno, se ho capito bene, esprime dubbi sulla possibilità di applicazione della legge, non trattandosi di danni da precipitazione grandinifera: io non sono del suo stesso avviso, perché la legge parla di avversità climatiche e le avversità climatiche in quest'ultimo periodo estivo sono state veramente eccezionali, per cui il caso rientra nelle condizioni previste dalla legge del Fondo, cioè in quelle previste dall'art. 1 del decreto legislativo 917 e in quelle previste nella legge 1088 che ha trasformato in legge il decreto legislativo 1917, e ancora in quelle previste dall'art. 3 della legge 364.
Occorre promuovere un'azione per migliorare la 364 presentando una legge al Parlamento, ha detto Ferraris. Io sono convinto che la legge relativa al Fondo di solidarietà nazionale, se applicata con la dovuta tempestività, sarebbe già più che sufficiente, perché noi avremmo la disponibilità dei mezzi previsti dall'art. 3, dall'art. 5 e dall'art. 8 corrispondenti proprio alle richieste avanzate nella riunione di ieri: l'art. 3 per quanto riguarda i finanziamenti alle cooperative, l'art. 5 per quanto riguarda il finanziamento alle aziende, con tasso dello 0,50 per cento, il bonifico in conto capitale del 40 per cento e il contributo a certe condizioni di danno del 40 o del 60 per cento, il contributo a fondo perduto delle ulteriori 500.000 lire; quindi, noi avremmo la globalità di questa disponibilità di mezzi e quindi la globalità anche degli interventi.
Ferraris dice ancora che in occasione della discussione del bilancio della Regione 1972 è stato chiesto l'aumento dello stanziamento per il capitolo che prevede 400 milioni per l'applicazione della legge 364.
L'unica possibilità di intervento della Regione in quella direzione, cioè attraverso il bilancio ordinario, lo si ha per quanto riguarda l'integrazione della Cassa sociale dei Consorzi per la difesa attiva e passiva contro la grandine. Infatti l'art. 14 della 364, relativo alla costituzione dei Consorzi tra i produttori riconosciuti con decreto ministeriale per la difesa attiva o passiva dalla grandine, precisa chi deve intervenire nella costituzione della cassa sociale in questo senso: i produttori, in pari misura lo Stato, la Provincia ed altri organismi o enti. Noi saremmo compresi negli "altri enti". Quindi, l'unica possibilità attraverso il bilancio ordinario di un intervento in favore delle popolazioni danneggiate dalla grandine è in questa direzione. L'ho già detto ieri e lo ripeto oggi: per noi è necessaria una legge. Con troppa facilità si pensa che si possano spendere quattrini attraverso il bilancio ordinario quando non c'è il supporto di una legge: noi la legge non l'abbiamo. Il discorso da fare è invece di esaminare quanto la Regione potrà fare per il 1973.
Sulla modifica delle prestazioni viniche abbiamo già parlato, sulla distillazione agevolata pure, sui contributi a favore della gestione delle Cantine sociali vale il discorso fatto per quanto riguarda gli interventi della Regione integrativi sulla legge 364. Anche qui, purtroppo, non c'è una legge dello Stato che costituisca supporto legislativo in base al quale la Regione possa intervenire in questa direzione. Quindi, la richiesta avanzata dal Gruppo comunista in occasione del dibattito del bilancio, non ha potuto essere accolta per la mancanza di un supporto giuridico valido.
Per quanto riguarda le opere pubbliche di competenza agricola - che sono quelle aventi carattere di bonifica -, abbiamo segnalato al Ministero danni per un miliardo e mezzo circa; per i comprensori di bonifica montana vale il discorso che ho già fatto: siamo ancora in attesa delle delimitazioni delle zone danneggiate e disastrate nel periodo febbraio marzo, aprile '72; solo quando saranno state fissate tali delimitazioni secondo le combinate dell'art. 1 della legge 733 del 1960 e dell'art. 3 della Legge sul Fondo di solidarietà nazionale, avremo la possibilità di intervenire a fondo perduto in favore delle zone disastrate nei comprensori di bonifica integrale, di bonifica montana nel caso specifico.
Credo di aver risposto con sufficiente precisione a tutti gli interrogativi che sono stati posti dal Consigliere Ferraris. Mi resta da dire che per quanto riguarda specificatamente le zone grandinate al di fuori della provincia astigiana, in modo particolare la provincia di Vercelli, la Giunta è perfettamente a conoscenza della situazione: abbiamo segnalato danni per circa due miliardi, cui sono interessate centinaia di famiglie di coltivatori diretti. Anche per questo specifico evento calamitoso la Giunta già sta esaminando la possibilità di un intervento integrativo in rapporto all'entità dei fondi che ci verranno assegnati in base alla legge 364.
Tutto questo insieme di questioni sarà oggetto, ripeto, di discussione in un successivo incontro che dovremo tenere a fine mese, perché dovrà avere non solo il supporto e il suffragio delle leggi ma dovrà avere anche un contenimento in rapporto alle disponibilità di bilancio: non è possibile infatti andare al di là di queste, non è pensabile infatti fronteggiare danni per 60 miliardi con un bilancio complessivo di 50 miliardi.



PRESIDENTE

Gli interpellanti chiedono di intervenire ulteriormente?



FERRARIS Bruno

Prendo atto delle dichiarazioni dell'Assessore e del suo riconoscimento del ritardo con cui purtroppo viene applicata e gestita la legge sul Fondo di solidarietà.
Concordo naturalmente con l'Assessore nel ritenere che tutti i danni provocati dallo sfavorevole andamento dell'agricoltura per le avversità atmosferiche sono da considerarsi fra quelli contemplati dalla legge, e sarò più che soddisfatto se le preoccupazioni che ho espresso risulteranno infondate. Se ho fatto ipotesi da avvocato del diavolo è perché da altre parti mi è giunta notizia di certe prese di posizione non dico del Ministro ma di autorevoli ambienti ministeriali.
Non sono dell'avviso dell'Assessore - che mi è sembrato trapelare dalle sue parole - sul fatto che la legge del Fondo sia adeguata: non lo è, a giudizio unanime di tutte le organizzazioni contadine. Dal che l'esigenza di una iniziativa della Giunta, del Consiglio per provocare, attraverso contatti con il Ministro o un accordo con altre Regioni, l'emanazione di una legge promossa dalle Regioni tendente a far modificare la legge del Fondo. Il mio Gruppo ritiene infatti che le Regioni, dovendo intervenire soltanto nella misura consentita dalle loro disponibilità di bilancio, non potranno mai far fronte adeguatamente alle calamità. Quindi si tratta di vedere se la Regione, oltre che fare quel poco che può fare direttamente non debba svolgere un'azione di carattere politico che può concretizzarsi anche nella presentazione di una legge.
Per quanto riguarda l'applicazione dell'art. 5, non mi sento di modificare le mie opinioni: ho avuto modo di farmi personalmente un'idea sull'orientamento di un ispettore agrario capo di una delle nostre Province (in rapporto al quale, del resto, avevo già avuto in precedenza lamentele da parte dei contadini, delle organizzazioni), diretto ad evitare sistematicamente l'applicazione dell'articolo che prevede il famoso contributo a fondo perduto fino a 500.000 lire.
Anch'io ho concordato ieri sull'opportunità di una nuova riunione, da tenersi dopo che l'Assessore avrà avuto l'incontro con il Ministro dell'Agricoltura. Tutto poi verrà riportato in questa sede e quello che non si può fare con il bilancio ordinario si farà mediante leggi, così come facciamo per l'art. 16 e via dicendo. Noi faremo tutto quello che la situazione legislativa ed i mezzi finanziari ci consentiranno: se in questo senso è orientata la Giunta, sono soddisfatto, altrimenti no.



PRESIDENTE

Essendo abbondantemente scaduto il tempo che ci siamo fissato per l'esame di interpellanze e interrogazioni, quelle residuate verranno portate ad una prossima seduta.



BESATE Piero

Signor Presidente, a me era stato assicurato che la Giunta avrebbe risposto alle mie interpellanze sulla casa privata di cura e sulla convenzione fra Università e Ospedali.



PRESIDENTE

Noi abbiamo incominciato l'esame di interrogazioni ed interpellanze alle 10,40; ora sono le 11,52, e quindi il termine di un'ora è scaduto. Se la Giunta le aveva preannunciato una risposta per oggi, gliela darà per iscritto.



BESATE Piero

Prendo atto, allora, che su altre interpellanze urgenti non si è in grado di rispondere.



VIGLIONE Aldo

Anche a me era stato detto che questa mattina avrei avuto risposta.



PRESIDENTE

Per cortesia, quando si dice: "Mi è stato detto", si precisi sempre da parte di chi.



VIGLIONE Aldo

Da parte degli Uffici del Consiglio.



PRESIDENTE

Gli uffici possono dire quello che credono ma non possono sovvertire la determinazione presa dal Consiglio di dedicare alle interrogazioni e alle interpellanze la prima ora di ogni seduta. L'ora è abbondantemente scaduta e pertanto, quali che siano gli impegni che gli uffici possono aver preso ma gli uffici non possono prendere impegni nei confronti d'interpellanze e interrogazioni - sono decaduti.


Argomento:

Interpellanza del Consigliere Ferraris ed altri su iniziative varie a favore di aziende agricole colpite da calamità atmosferiche nei settori risicolo, vinicolo ed altri

Argomento:

Approvazione verbali sedute precedenti


PRESIDENTE

Passiamo al punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbali delle sedute precedenti".
I processi verbali delle adunanze del 5 e del 12 ottobre sono stati trasmessi ai singoli Consiglieri all'inizio di questa settimana. Qualcuno ha osservazioni da fare? Allora, si intendono, come sempre, approvati all'unanimità.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del dott. Amilcare Cicotero, Segretario Generale della Regione


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazione del Presidente".
Signor Presidente della Giunta, signori Consiglieri, l'incredibile si è fatto cruda realtà; l'ansiosa, lunga speranza, durata tre settimane interminabili, "in spe contra spem", si è spenta, tragicamente, lasciandoci costernati. Amilcare Cicotero, che tutti noi conoscevamo, stimavamo ed apprezzavamo, che per qualcuno di noi fu collaboratore preziosissimo ed amico fedele, fece dunque se stesso ingiusto contro sé giusto cedendo ad un sistema nervoso logorato e stanco, offuscandosi e spegnendosi l'intelletto? O si può pensare che il vortice l'abbia attratto irresistibilmente, mentre incerto e smarrito, brancolando, andava ricercando se stesso, meditando sulla sua vita, come a taluno aveva detto di essersi proposto di fare? Quale scoramento o delusione lo colse? Non sapremo mai che cosa in quei pochi ultimi istanti sia esattamente avvenuto. Sappiamo per certo che è scomparso un uomo che nel libro della storia della Regione Piemonte ha scritto una pagina convinta, sofferta, meditata, di indubbio alto valore.
Non mi so sottrarre all'esigenza, per me imperiosa, di rifarmi al giudizio espresso da Paolo Vittorelli, che presiedette questa assemblea: "Potei apprezzare le doti eccelse di funzionario di altissimo livello e di uomo di vasta cultura, grazie al contributo inapprezzabile che con competenza e con modestia seppe dare alla creazione dell'istituto regionale e della sua assemblea democratica".
Per la lunga dimestichezza ch'ebbi con lui quale amministratore della Provincia di Torino, specialmente nel periodo della Presidenza, posso rendere testimonianza della sua ferma e tenace fede regionalista. Si preparò con entusiasmo e con ponderazione ad assumere quello che fu il posto responsabile dal quale si è allontanato chiedendo due mesi di congedo che si protrarranno invece per sempre.
Quest'aula lo vide per lunghi anni lucido protagonista, con gli amministratori, delle vicende provinciali prima e regionali poi. Entusiasta sempre, negli ultimi tempi il lucignolo della sua lampada dava dei guizzi sempre più frequenti, sino a spegnersi. Perché? Quale interno affanno lo rodeva? Certo è che quando si spegne l'entusiasmo di un uomo egli è già morto. Ma noi ricordiamolo ed onoriamone la memoria: è il modo migliore per averlo vivo ancora fra noi.
Brillante negli studi liceali al Valsalice, e poi all'Università, si laurea in giurisprudenza. Entra all'Istituto Provinciale per l'Infanzia del quale sarà poi a soli 29 anni direttore amministrativo; verrà poi anche nominato Commissario straordinario dell'Opera nazionale Maternità e Infanzia.
La guerra lo trova al posto giusto, dalla parte della libertà: si schiera con le formazioni "Giustizia e Libertà": opera in Valle di Lanzo agisce in Torino, tenendo rischiosi collegamenti, ospitando in via Schiapparelli, alla sede dell'IPI, partigiani e politici. Parlava di quei tempi rivivendoli, commuovendosi. Quando l'amministrazione ciellenistica della Provincia cessò, e si dovette dall'Amministrazione elettiva provvedere al posto di Segretario generale, egli fu chiamato, senza concorso, all'alto posto, che assunse il 1° marzo '52 e tenne degnissimamente per diciotto anni, espressione preclara di quella burocrazia intelligente e responsabile che ogni amministratore pu augurarsi. Severo con sé, fermo con gli altri dipendenti, buono con tutti generoso, giusto, molto considerato sul piano nazionale dai suoi colleghi ebbe alto il senso della responsabilità, e non ebbe paura del nuovo. Ne ha la riprova chi si faccia a rileggere il suo volume su "Gli illegittimi" del 1950, che tratta gli aspetti sociali, giuridici, assistenziali del problema, e del quale Peretti-Griva sottolineò "la profondità dell'indagine umana e sociale da lui attuata, la nobiltà dei sentimenti cui seppe ispirarsi e la profondità e spesso anche la genialità delle osservazioni critiche e delle proposte costruttive".
Quando la Provincia di Torino, nel 1967, consegnò la medaglia d'oro agli anziani con servizio minimo di venticinque anni - ed egli era fra questi, essendo dal 1938 impiegato all'Ente - non esitò ad affermare che è da considerarsi "cambiato anche il modo di concepire il rapporto di servizio", sicché, per consentire "ad un più armonico sviluppo della personalità umana, ad una affermazione di nuovi valori e di nuove tendenze si ritiene opportuno adeguare anche la concezione dell'impiego pubblico e privato".
Giurista sottile, umanista, uomo di cultura, con molteplici interessi in vari campi, raccoglitore esperto di stampe antiche, conosceva ogni pietra di Torino, e quando volle scrivere la storia e le vicende di quel Palazzo Cisterna, dove tornò nella bara, per l'ultima volta, nel grande studio che lo vide molti anni devoto servitore della cosa pubblica, lo fece in modo tale da suscitare ammirazione e giudizi di altissimo significato espressi da storici, da tecnici, da cultori d'arte. Quel volume, anche per alcune pagine finali, nelle quali scrisse la cronaca degli ultimi tempi, è il suo testamento. Andandosene in silenzio, ora ci lascia pagine che non morranno su quel palazzo la cui storia vide il corso nuovo degli eventi ospitando, nel corso dell'ultima guerra, la Provincia, che fu, dopo, sede del Comitato di liberazione nazionale trasformatosi in Giunta regionale fino ad accogliere, nel 1951, gli amministratori provinciali democraticamente eletti, per diventare, infine, la prima sede provvisoria della Regione.
Chiude il libro ricordando che tra quelle mura l'ultimo dei Cisterna Carlo Emanuele, organizzava la lotta contro il potere assoluto, per l'affermazione del più nobile degli ideali, la libertà, ideale per il quale Cicotero combatté sempre con fede. Provato da qualche pena, si donò tutto generosamente alla famiglia, senza mai venir meno ai doveri di ufficio spegnendo una sua ansia dolorosa nella fede, che alimentava la sua disperata speranza. L'Ativa, il Frejus, la Satap, l'Ires, l'Unione delle Province piemontesi, prefigurazione in certa misura, soprattutto nello spirito, dell'Ente Regione, sono iniziative ed attività che debbono molto moltissimo, per il prezioso contributo dato alla realizzazione, al dott.
Cicotero. La sua partecipazione all'elaborazione del nostro Statuto non sarà dimenticata.
Amante della terra, ebbe vivo spirito d'iniziativa anche in quel campo.
Conversatore piacevole, tenne varie pregevoli conferenze, alcune delle quali raccolte a stampa. Sempre puntuale, rigorosamente, quasi puntigliosamente preparandosi. Collaborò, apprezzato scrittore, in varie riviste giuridiche ed amministrative.
Impegno e volontà tenaci, una quasi ostinata costanza piemontese, erano le sue doti peculiari accompagnate e sorrette da una intelligenza quadrata viva.
L'ultimo incontro con lui lo ebbi nello studio del Presidente Calleri per esaminare diversi problemi, tra gli altri quello del personale del nostro Consiglio. Era un argomento, quello del personale che l'interessava da sempre: ebbene, egli mi apparve del tutto distaccato, lontano, quasi assente: un uomo, dentro, già spento. Perché quel vuoto? Pochi giorni dopo il suo allontanamento da casa, il Presidente Calleri, con un laconico biglietto, nel corso di una riunione, mi confermò la notizia scrivendo: "Speriamo non sia capitato il peggio"; rimasi impietrito. L'ipotesi non mi aveva nemmeno sfiorato: non poteva essere, non era! Lo conoscevo troppo bene. Anche le avversità sapeva affrontarle con decisione. E invece... Ma non era più Amilcare Cicotero: era l'ombra insicura di lui che gli camminava avanti, lunga sino al fiume.
Signor Presidente, signori Consiglieri, non avrei mai immaginato di doverlo commemorare in quest'aula, che fu tanta parte della sua vita, dove lascia una positiva traccia di sé, del suo spirito. L'ho fatto in modo incompleto, ma con il cuore, con loro, signori Consiglieri, che gli hanno voluto bene, e che si uniscono certo tutti nell'esprimere ancora, come Consiglio, nell'ora dell'inatteso commiato, gratitudine a lui, mentre rinnoviamo le accorate condoglianze ai Familiari in lutto, considerando il loro lutto anche della Regione Piemonte



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

A nome della Giunta e a titolo personale non posso che associarmi con commozione alle parole di commemorazione del Presidente del Consiglio in memoria e in onore del dr. Amilcare Cicotero.
Non ricordiamo, non ricordo io il lungo tragitto che Egli ha percorso come alto funzionario di importanti enti, in particolare dell'Amministrazione Provinciale di Torino e poi come Segretario Generale della Regione Piemonte. Non ricordiamo e non voglio ricordare la grande dedizione che Egli ha sempre posto al servizio della pubblica amministrazione. Non li ricordiamo perché essi sono di fatto consegnati alla storia delle nostre istituzioni piemontesi e meritano sicuramente ben di più che delle parole di commemorazione in occasione della Sua scomparsa.
Ciò che desidero e voglio ricordare in questa sede è la personalità, è l'uomo, un uomo - come ha detto il Presidente del Consiglio - ricco di interessi culturali, dedito appassionatamente al suo lavoro, che ha sempre cercato di approfondire tutti i problemi dell'Amministrazione e che è stato sempre presente (spesso con grande sforzo) al lavoro di elaborazione delle amministrazioni.
Io amo ricordarlo come collaboratore di altissimo livello, come personalità che al di la di ciò che poteva suggerire come pubblico funzionario, dava sempre il segno di una presenza umana. E' questo il ricordo migliore che abbiamo tutti, credo, del dr. Cicotero, un ricordo che ci lascia amareggiati e che riempie tutti quanti non solo di stupore ma di grande commozione.
Il miglior modo di onorarlo penso non sia quello di spendere tante parole, ma di averlo sempre presente nella nostra memoria come uno dei punti di riferimento più significativi, come una presenza esemplare dal cui ricordo certamente non ci potremo staccare con facilità.
A nome della Giunta esprimo in questa sede, nel momento del ricordo, le più vive condoglianze alla Famiglia e credo di poter additare a tutto il personale dell'Amministrazione regionale il dr. Cicotero come uno degli esempi più luminosi del pubblico funzionario che ha assolto con grande senso del dovere e con dignità il proprio lavoro.
Questo è il ricordo che tutti dobbiamo conservare al nostro Consiglio e che vorremmo fosse espresso alla Sua Famiglia, ai Suoi figlioli.


Argomento:

Commemorazione del dott. Amilcare Cicotero, Segretario Generale della Regione

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri: Armella, Fassino, Gerini, Giovana Marchesotti, Simonelli.


Argomento:

Congedi

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Sono stati presentati dalla Giunta Regionale i seguenti disegni di legge: n. 54 in data 17/10 relativo a istituzione del circondario di Pinerolo n. 55 in data 18/10 relativo a istituzione dell'Ente per lo sviluppo dell'Artigianato piemontese.
Verranno assegnati oggi alle Commissioni competenti.
In risposta alla lettera inviata dal Presidente del Consiglio al Presidente della Pirelli, con la quale si dava notizia delle conclusioni a cui era pervenuto il Consiglio, il dr. Pirelli ha risposto con una lettera di questo tenore: "Ho ricevuto la sua lettera del 5 ottobre relativa al problema della nostra azienda Confezioni Arona. Ritegno che le informazioni raccolte dal Consiglio Regionale non siano complete ed abbiamo pertanto portato ad un giudizio sulla validità della nostra decisione che non posso condividere.
Avrei desiderato poterle personalmente illustrare la reale situazione della nostra azienda, ma nelle prossime settimane ho numerosi impegni in Italia e all'estero. Penso pertanto che uno degli amministratori della società potrebbe incontrarsi, se lei è d'accordo, con l'Assessore al Lavoro dr.
Visone per illustrargli in dettaglio la situazione della nostra azienda Confezioni".
In tema di lavoro questa mattina è stata ricevuta qui una delegazione dei lavoratori della Richard-Ginori; eventualmente l'Assessore se ha qualcosa da comunicare al Consiglio lo potrà fare successivamente.
Sono pervenuti alla Presidenza: dalla Commissione di studio per il riordino della materia dei controlli sugli enti territoriali, una documentazione sui lavori della Commissione stessa dal Segretario generale aggiunto della Sezione italiana del Consiglio dei Comuni d'Europa un'ampia documentazione sulla nuova disciplina del fondo sociale europeo e delle possibilità da esso offerte alle Regioni e agli enti locali dal Presidente della Comunità alta Valle di Susa, copia della deliberazione assunta in data 4 ottobre dal Consorzio trasporti scolastici di Oulx con cui si decide di non dare inizio al servizio di scuolabus per mancanza di adeguati finanziamenti dai sindacati nazionali lavoratori degli IACP aderenti alla CGIL, CISL e UIL un documento circa gli adempimenti connessi all'attuazione della legge 865 dal Presidente del Comitato esecutivo del Convegno sui problemi della montagna, il testo del documento conclusivo approvato al termine del Convegno stesso dal Comitato ecologico chivassese, un esposto contro l'ampliamento della centrale termica dell'Enel, firmato da oltre mille cittadini dalla Provincia di Cuneo un ordine del giorno in relazione alla minacciata chiusura dello stabilimento Richard-Ginori di Mondovì; documento sullo stesso argomento approvato dal locale Consiglio comunale trasmette il Sindaco di Mondovì dal Sindacato nazionale esattoriali CGIL. un documento sull'appalto delle Esattorie in relazione alla riforma tributaria dal Comune di Montalto Dora una mozione della Giunta municipale circa lo scioglimento del Consorzio di segreteria comunale Borgofranco, Montalto Dora dalle Segreterie CGIL e CISL di Vercelli un documento circa la necessità di evitare delle intempestive e unilaterali prese di posizione quale quella recentemente espressa dagli agricoltori vercellesi, contro il progetto dell'idrovia padana dall'Unione stampa periodici italiani, il testo degli ordini del giorno votati dal VI Congresso nazionale della stampa periodica, con cui si auspica una più attiva presenza della stampa periodica nel processo di divulgazione dei problemi politici culturali e socio-economici delle Regioni, nonché per l'auspicato intervento delle Regioni verso la stampa italiana all'estero dal Comune di Pray, una deliberazione circa l'applicazione dello Statuto della Regione in riferimento al principio della delega dal Presidente dell'ANCI, il documento conclusivo approvato al termine del Convegno su finanza pubblica e stato delle autonomie tenutosi recentemente a Viareggio dall'ARCI, ENERF, ENDERS, il testo di una nota delle Associazioni culturali e di tempo libero al Convegno di Napoli su Regioni e riforma RAI-TV.
Informo il Consiglio che l'Ufficio di Presidenza ha fatto una visita a Palazzo Carignano; ne riferirà specificamente ai Capigruppo per prendere le determinazioni relative al bando di concorso di idee da farsi con celerità per stabilire quali siano gli argomenti e i temi su cui le idee debbono svilupparsi.
Il volume relativo allo Statuto, alla pubblicazione dei documenti, alla formazione dello Statuto e alle discussioni, è in corso e si ritiene di poterlo avere per la data del 10 novembre, secondo anniversario della sua promulgazione.


Argomento: Informazione - Comitato RAI

Esame e discussione della mozione presentata dal Consigliere Nesi e altri sui problemi della RAI-TV


PRESIDENTE

Le comunicazioni sono fatte. Se nessuno chiede la parola passiamo al punto quarto dell'ordine del giorno "Esame e discussione della mozione presentata il 6/10/72 dai Consiglieri Nesi, Fonio, Viglione, Calsolaro Simonelli" che è stata già trasmessa a tutti i Consiglieri.
Mi permetterei di sollecitare la discussione in senso estensivo, cioè con qualche indicazione del pensiero dei Consiglieri relativamente al problema della RAI-TV regionale, che ha già fatto oggetto di una precedente discussione in Consiglio, ma che sarebbe opportuno puntualizzare oggi in relazione all'incontro di Napoli di domani, dopodomani e domenica.
I presentatori della mozione vogliono illustrarla? Il Consigliere Nesi chiede di parlare, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Il Gruppo ha designato l'avv. Viglione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, già in data 22 marzo 1972 alcuni Consiglieri, fra i quali alcuni appartenenti al Gruppo socialista, avevano depositato una mozione in cui si sollecitava il parere e il consenso del Consiglio Regionale piemontese, in aiuto non soltanto alle forze del lavoro presenti all'interno della RAI per il problema contrattuale, ma altresì per la riforma dell'ente, riforma che ormai viene ritenuta indilazionabile da tutte le forze politiche e sociali del Paese.
Il Parlamento e gli organi dello Stato sono i veri responsabili dell'informazione e della politica ad essi connessa. Bisogna dire subito che il primo non ha del tutto accolto l'impegno di essere il vero garante dell'informazione, Ne deriva che la RAI TV si è sempre più trasformata in strumento del potere esecutivo per realizzare il consenso nel Paese, alla politica della classe dirigente.
Per essere immediatamente chiari, il gruppo di potere fanfaniano si è quasi impadronito della RAI e ne ha fatto un valido strumento al suo completo servizio. La globalità dell'informazione è gestita, controllata e manipolata direttamente dai dirigenti dell'ente e fino ad ora quindi non vi è stata una libertà di utilizzo del mezzo radiotelevisivo come sancito dall'art. 21 della Costituzione, sul diritto di tutti i cittadini di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Si pone quindi, improrogabile, la necessità di una radicale riforma dell'ente radiotelevisivo, anche per lo stato caotico in cui si trova l'attuale gestione e per l'immediata scadenza della convenzione tra lo Stato e la RAI-TV al 15.12.1972.
Il problema della RAI è giunto ad un punto in cui le decisioni sono indifferibili, come hanno rilevato ormai molti parlamentari ed esponenti dei partiti del nostro Paese e come ha detto anche recentemente il Capogruppo al Senato del P.S.I. sen. Pieraccini.
Come già affermato nella mozione socialista presentata alla Camera il 30.9.72 ed in quella, sempre socialista, presentata al Consiglio Regionale del Piemonte il 5.10.72 e in discussione oggi, la responsabilità del servizio radiotelevisivo d gli interesse generale va considerata tra le funzioni istituzionali dello Stato e non può quindi essere delegata al Governo.
E' quindi necessario che venga promosso sollecitamente un ampio dibattito sulla situazione gestionale organizzativa, economica e giuridica dell'ente. La concessione alla RAI-TV, che dovrebbe scadere a metà dicembre '72, è stata prorogata virtualmente di un anno, però per noi non pu oltrepassare tale periodo e nel contempo la riforma dell'ente non deve essere pregiudicata da alcuna modifica e trasformazione delle caratteristiche del servizio stesso, delle strutture organizzative produttive, delle condizioni di offerta al pubblico, delle modalità di gestione e di finanziamento. La RAI, in parole povere, deve mantenere il suo carattere di monopolio pubblico e la convenzione con la STET-SIP per i cavi non deve intaccare questo carattere. La decisione sulla TV a colori dovrà essere presa dopo la riforma per evitare una spinta a consumi non essenziali per il Paese. Tale decisione, è ovvio, dovrà essere presa dal Parlamento, nel contesto del piano programmatico '73/77.
Durante questo anno di proroga della convenzione dovranno essere ampliati i poteri della Commissione di vigilanza parlamentare; è infatti assurdo e ridicolo che l'azienda radiotelevisiva continui ad essere governata, con pieni poteri, dagli stessi dirigenti che l'hanno condotta fino all'attuale dissesto e che strumentalizzando ai loro fini il prodotto radiotelevisivo (informazione e cultura) hanno degradato le capacità professionali dei dipendenti dell'ente stesso, Dobbiamo decisamente impedire che durante la proroga la riforma venga posta sotto il controllo dei riformandi, la manovra del Governo di trasferire alla STET la maggioranza statale pubblica la gestione delle trasmissioni televisive via cavo, si colloca in questo disegno, come si collocano in questo disegno alcune recenti nomine di dirigenti alla RAI-TV per rafforzare il gruppo di potere fanfaniano ai vertici aziendali e nelle sedi periferiche: l'avv.
Valentini, fratello del genero di Fanfani, che è stato nominato direttore della formazione addestramento del personale, l'ing. Solari, promosso direttore dalla sede di Genova e il dr. Ranghieri direttore della sede di Pescara, già a capo della redazione servizi giornalistici della RAI di Torino.
Quindi, ancora una volta la lottizzazione, ormai di casa alla RAI-TV non è che una copertura del monopolio di una corrente D.C. E' perci necessario che una corretta gestione parlamentare venga chiamata a risolvere la questione di un'effettiva gestione democratica in grado di realizzare quelle libertà di espressione e partecipazione sancite dalla Costituzione repubblicana.
Bisogna dunque creare due organi paralleli con ben definiti poteri, uno di gestione e l'altro di controllo e di definizione dei programmi espressione del Parlamento, con il concorso attivo delle forze sociali culturali del Paese e articolate a livello nazionale e regionale. Con ci si tende ad evitare la prevaricazione di un gruppo di potere politico e ogni forma di lottizzazione per restituire alla RAI-TV, strumento pubblico la sua funzione primaria nel campo della produzione informativo-culturale.
Bisogna però stare attenti (ecco qui il punto toccato dal Presidente del Consiglio e che non c'era sfuggito di certo) a non regionalizzare territorialmente perché ciò comporterebbe la frammentazione della produzione radiotelevisiva. Questo è un punto sul quale l'assemblea si potrà soffermare perché interessa direttamente le Regioni: non si possono formare venti TV regionali perché ci sono venti Regioni. Bisogna invece costituire dei centri autonomi regionali, anche finanziariamente per ideare e realizzare prodotti informativo-culturali capaci di partecipare alla formazione nazionale dei programmi e alle decisioni sulle trasmissioni.
I lavoratori della RAI-TV, nel loro recente contratto di lavoro hanno strappato alla loro direzione una dichiarazione articolata in otto punti sulla riorganizzazione del lavoro, che è una vera premessa ad una riforma dell'interno dell'ente. In questa dichiarazione la RAI afferma di avere posto allo studio un progetto organico di provvedimenti volti a meglio soddisfare, tra l'altro, le crescenti esigenze del servizio pubblico che l'azienda gestisce in regime di monopolio ed in particolare quelle derivanti dal policentrismo culturale che trova nella nuova realtà delle Regioni una sede di espressione.
Il progetto è basato in particolare sui seguenti principi: realizzare un nuovo apporto dei centri e delle sedi RAI alle ideazioni dei programmi in modo da determinare un organico afflusso dei contributi informativi e culturali alla programmazione radiofonica e televisiva nazionale; attuare la partecipazione dei centri e per quanto di competenza delle sedi alla formulazione dei piani di programmazione, di produzione, di trasmissione che sono da effettuare sulla base delle direttive emanate dagli organismi aziendali. La Rai, nel mese di luglio, ha effettivamente consegnato questo progetto alle organizzazioni sindacali dei lavoratori, progetto che dopo un ampio dibattito tra i lavoratori dell'azienda, è stato respinto dai sindacati in quanto non corrispondente, nello spirito e nella lettera, agli accordi contrattuali.
Il progetto inoltre non fa alcun riferimento alle cause che hanno determinato la grave situazione finanziaria in cui versa l'azienda ed alla volontà di eliminarle; il decentramento, così come proposto dal documento aziendale, si limita soltanto a regolare i rapporti che risultano oltre tutto di mera consultazione fra le direzioni centrali e i centri regionali e le sedi, senza quindi realizzare un nuovo apporto degli stessi all'identificazione dei programmi, in modo da determinare un organico afflusso dei contributi informativi e culturali alla programmazione radiotelevisiva nazionale da parte degli enti regionali o dagli enti della periferia.
I lavoratori rivendicano un'organizzazione aziendale decentrata, che garantisca di rappresentare nei programmi il pluralismo culturale, politico e sociale del Paese. Tale organizzazione significa autonomia gestionale e amministrativa e produttiva, nell'ambito di una precisa ripartizione delle ore di trasmissione. Già la Regione lombarda ha chiesto che venisse sollecitata una decisione in tal senso a favore degli organismi regionali: una parte delle ore di trasmissione dedicata all'informazione di carattere regionale. Conformemente ai principi generali di impostazione della programmazione, con la garanzia dell'effettiva messa in onda del programma.
In tale modo si pongono le premesse per esprimere una produzione non soltanto circoscritta ad un'utilizzazione locale, ma idonea alla diffusione a livello nazionale, produzione che si contrappone alle esperienze dei gazzettini regionali della Radio, o alle proposte di dar vita al terzo canale che altro non sarebbe che un nuovo ghetto e rivendica, al contrario il mantenimento dell'unità nazionale dell'Ente.
In questo modo si può anche risolvere concretamente il problema dell'accesso al mezzo radiotelevisivo; in questo modo potrà realizzarsi un concreto rapporto tra gli operatori culturali della RAI e l'insieme dei lavoratori delle diverse componenti sociali, Necessità quindi di una gestione democratica, articolata, che instauri un confronto permanente tra prodotto radiotelevisivo, espressione diretta e collettiva, e società.
Il gruppo di potere della RAI, violando gli accordi contrattuali più qualificanti sopra citati e prestandosi al gioco scopertamente mistificatorio di alcune componenti governative, ha disatteso le istanze dell'utenza; i lavoratori della RAI rilanciano proprio in questi giorni la lotta contro gli inadempimenti aziendali per attaccare dall'interno coloro che da alcuni anni amministrano in modo fallimentare e per conto di terzi l'ente radiotelevisivo contro gli interessi di tutta l'utenza. Questo è un compito che ormai diventa indifferibile da parte delle Regioni, soprattutto analizzando l'utilizzazione dell'informazione nei confronti della pubblicità che dovrebbe essere quasi del tutto abolita o per lo meno dovrebbe trovare una maggiore regolamentazione.
E' con questo spirito che il Gruppo socialista rassegna la mozione e chiede al Consiglio di voler esprimere su questo importante problema la sua opinione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Zanone, ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, il tema della riforma radiotelevisiva ritorna in questo Consiglio direi senza sostanziali progressi rispetto al dibattito che si era tenuto nel gennaio di quest'anno, dopo le note riunioni degli Uffici di Presidenza delle Regioni che avevano richiamato l'attenzione dei Consigli Regionali e degli organi di Stato, principalmente sull'aspetto del contributo che gli enti regionali possono dare ad un nuovo assetto del sistema delle trasmissioni radiotelevisive.
Già nel dibattito del gennaio '72 si era messa in rilievo una serie di fattori critici che concernono la gestione sia politica e culturale, sia amministrativa e gestionale dell'attuale società concessionaria e che sono di facile evidenza per la notorietà di alcuni aspetti: l'aspetto, in primo luogo, della lottizzazione politica, di cui la Radiotelevisione è stata oggetto, che ha portato a fenomeni di appropriazione clientelare poc'anzi ricordati dal collega Viglione e anche di dissesto amministrativo di un'azienda che, raccogliendo il duplice beneficio della riscossione del canone e della riscossione della pubblicità, costituisce un fatto abnorme.
In un regime di televisione privata si dovrebbe avere accesso ai contratti pubblicitari, in un regime di televisione pubblica si dovrebbe avere accesso al canone; nella situazione italiana invece la Radiotelevisione è qualcosa di pubblico e di privatistico al tempo stesso, che riscuote nel contempo il gettito della pubblicità e il canone degli abbonati...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

E' una forma di economia mista.



ZANONE Valerio

E' una forma di economia mista la quale non ha evitato però una situazione amministrativa sempre più pesante.
E' quindi chiaro che il tema è di attualità, visto che la concessione (come è stato ricordato) scade prima della fine dell'anno, anche se nell'attuale situazione pare inevitabile la proroga per il corso del 1973.
Proprio nel dibattito di gennaio, questo sistema di economia mista della Radiotelevisione italiana era stato sottolineato in alcuni interventi. Noi abbiamo, in sostanza, un'azienda, la RAI-TV che esercita un servizio pubblico, ma senza attenersi ai controlli tipici delle gestioni pubbliche, ed è gestita con criteri privatistici senza però soddisfare quelle condizioni di redditività che sono proprie delle imprese private quindi abbiamo una azienda che accomuna in qualche modo gli arbitrii del potere privato e gli oneri della gestione pubblica; per cui l'auspicio che il rinnovo non sia un semplice riassetto, ma sia una riforma, credo possa essere unanimemente condiviso.
La mozione che a questi fini è stata ora presentata dal Gruppo consiliare del partito socialista si muove ad un elevato livello di genericità ma comunque, per le indicazioni di principio che esprime, non da luogo a rilievi critici sostanziali da parte nostra. Noi avevamo detto già allora, nel dibattito di gennaio, che non abbiamo intenzione di aprire una discussione sul regime di monopolio pubblico: la questione non è di dire sì o no al monopolio, è di instaurare un tipo di gestione che legittimi i privilegi monopolistici. Non vi è dubbio, ad esempio, che per quanto riguarda gli impianti di trasmissione che svolgono un evidente servizio di interesse generale, questi impianti rientrino fra le imprese che possono essere riservate allo Stato a norma dell'art. 43 della Costituzione; quindi per questo aspetto la riforma dovrà precisare meglio (questo è il punto che mi pare politicamente essenziale) la natura giuridica che deve essere conferita all'impresa proprietaria degli impianti delle trasmissioni. Sarà una azienda di Stato come le Poste, sarà un ente di gestione statale come l'elettricità, o sarà una società per azioni a prevalente capitale pubblico, come nella sistemazione attuale; la questione è importante dal punto di vista soprattutto dei controlli perché al passaggio dall'una all'altra di queste forme citate si attenua la possibilità di controllo da parte degli organi dello Stato.
Quanto alla concessione dei tempi di trasmissione, credo si debba rilevare che sono mutate le condizioni tecniche le quali erano alla base della celebre sentenza della Corte Costituzionale che motivava il monopolio dello Stato. Ma non c'è dubbio che l'attuale società RAI-TV (con questa o con un'altra denominazione, poco importa), resterà, comunque vadano le cose, la titolare di un ambito preminente di concessioni sulle trasmissioni per lo meno di carattere nazionale. Si parla però anche di un terzo canale televisivo in cui sarebbe possibile distribuire la concessione fra più soggetti e tra questi quindi, in primo luogo, le Regioni o consorzi interregionali.
Ecco allora il secondo punto di sostanza politica su cui occorrerà intervenire in sede di riforma. Toccherà al Parlamento precisare i criteri direttivi in base ai quali la RAI-TV o altri eventuali soggetti potranno ottenere le concessioni delle trasmissioni e questi criteri dovranno presumibilmente, garantire la libertà di informazione non solo per quanto riguarda il soggetto che effettua la trasmissione, ma anche per quanto riguarda la vasta ma spesso negletta categoria degli utenti i quali dovrebbero in qualche modo essere chiamati a partecipare alla gestione e che certo ne hanno il diritto; credo che l'aspetto principale della libertà di informazione, per quanto riguarda la radiotelevisione, sia questo; il diritto degli utenti di essere garantiti dallo Stato contro il rischio di essere male informati o disinformati.
Quindi, se vogliamo fare un discorso di carattere generale, visto che mi pare difficile scendere in questo momento a problemi più concreti dobbiamo applicare al problema delle trasmissioni televisive una questione vessata che si discute comunemente quando si parla di stampa, di insegnamento o di attività culturali in genere, cioè il diritto di raggiungere, attraverso l'informazione, un certo grado di verità. Devo dire che il concetto di verità è molto astratto e in genere coloro che parlano della verità in effetti non si riferiscono ad una verità in generale, ma alla loro in particolare; di conseguenza l'unico modo possibile per dare cittadinanza su mezzi di informazione come le trasmissioni radiotelevisive alle molteplici verità relative, è quello di garantire un ampio ed equilibrato pluralismo, lasciando l'utente libero di cercare una sua verità fra le molte verità o le molte deformazioni della verità che vengono diffuse.
Se questa è l'impostazione, il risvolto politico è abbastanza evidente quello che oggi si rimprovera principalmente alla radiotelevisione è di essere non un servizio di Stato, ma un organo al servizio del Governo; si è identificato in qualche modo il servizio della Stato con quello del Governo. I vertici aziendali, come è noto, sono stati occupati da alcuni anni da emissari dei partiti governativi, nonché delle loro correnti, ivi compresi, in posizione non secondaria, il partito e le correnti del gruppo politico a cui appartengono i presentatori di questa mozione, che non sono certo stati da meno della D.C. nel rivendicare una loro diretta ingerenza nei servizi informativi della RAI-TV.



VIGLIONE Aldo

Sappiamo anche autocriticarci.



ZANONE Valerio

Io ne prendo atto con molta soddisfazione e non ho nessuna osservazione negativa da fare in merito.



VIGLIONE Aldo

Dillo anche ai fanfaniani!



ZANONE Valerio

E' un rilievo che vale in generale. Vorrei riferirmi all'immagine usata da un brillante giornalista, Zappulli, il quale scrisse che la Radiotelevisione è come un organo da concerto in cui qualsiasi forza politica del Governo trova un buco per far soffiare la propria voce. Adesso il problema è di vedere se questo aspetto, certamente negativo, si risolve trasferendo il controllo dalle forze politiche di Governo alle forze parlamentari, il che potrebbe avvenire perfezionando l'attuale commissione di vigilanza o istituendo altri organismi più o meno consimili. Ma credo che questa non sarebbe affatto la soluzione del problema, significherebbe solo che l'organo da concerto anziché avere due o tre canne ne avrebbe sette o otto, ma la questione sostanzialmente non si modificherebbe. Del resto alcune forze di opposizione, soprattutto quelle dotate di maggior vigore polemico hanno anche loro le debite partecipazioni di potere già oggi all'interno della Radiotelevisione, come è stato sottolineato da vigorose polemiche del Vicepresidente De Feo e di altri.
Ora, il problema del pluralismo radiotelevisivo forse non è questo; è quello di garantire la partecipazione effettiva di tutte le forze non solo politiche, ma delle forze sociali, culturali, economiche che operano nella società italiana e che sono influenzate da questo mezzo potentissimo di informazione; la potenza della Radiotelevisione è un elemento di cui bisogna tener conto in sede di discussione della riforma, perché non si pu non affrontare il problema tenendo conto della sua estrema rilevanza per cui ad esempio i diritti anche dei giornalisti che collaborano, devono essere commisurati all'estrema rilevanza del loro operato. Non dimentichiamo che una trasmissione del Telegiornale ha un numero di ascoltatori che è il doppio o il triplo della tiratura globale di tutti i quotidiani italiani messi insieme, quindi si tratta di uno strumento estremamente delicato proprio per la forza che detiene. Da questo punto di vista pluralistico ci sono almeno due temi che in sede di riforma devono essere affrontati: il tema del decentramento, al quale si è riferito poco fa il collega Viglione e quello dei diritti delle componenti interne dell'azienda che effettua le trasmissioni (a cui Viglione ha fatto cenno quando ha parlato delle particolari proposte che sono state portate dal personale radiotelevisivo, con particolare evidenza dall'Associazione dei giornalisti radiotelevisiva). Su entrambi questi temi esistono riferimenti a modelli stranieri che possono essere di qualche utilità: per il decentramento delle trasmissioni c'è, come è noto, l'esempio tedesco di un canale televisivo articolato a livello regionale e quindi c'è una nostra diretta chiamata in causa per vedere come le Regioni possano concorrere ad una soluzione di questo tipo; per il secondo aspetto, cioè per la partecipazione delle componenti interne, c'è qualche esempio come nella Radiotelevisione britannica che sembra particolarmente attenta alla tutela dei diritti e dei doveri dei giornalisti e dei collaboratori della Radiotelevisione, al fine di tutelarne l'autonomia e di disciplinarne la responsabilità.
Siamo quindi nella tipica tradizione britannica dell'informazione come "quarto potere" politico, però la BBC, che è forse tra le emittenti la più rispettosa dei diritti dei suoi redattori e collaboratori, ha un organo come il Comitato dei garanti che si muove nella logica che dicevo poc'anzi non è un organo sottoposto alla pressione delle forze politiche di governo o di Parlamento, è un organo dotato di una rilevantissima autonomia e composto in genere da personaggi che non esprimono direttamente un mandato di partiti politici.
Nel nostro Paese la situazione è diversa perché la tradizione del "quarto potere" non è mai stata forte ed i partiti in fondo non hanno mai fatto sforzi particolari per far crescere questa forza autonoma del "quarto potere", hanno sempre cercato di aumentare le loro capacità di influenza più che di costituire effettive garanzie verso l'autonomia dei responsabili dell'informazione.
Negli ambienti radiotelevisivi c'è una massima che circola con frequenza e cioè che per fare una "rubrica" ci vogliono almeno tre redattori, uno democristiano, uno socialista e uno che conosca l'argomento di cui la rubrica si deve occupare. Noi siamo in una situazione rispetto alla quale la riforma più coraggiosa sarebbe proprio quella di non accentuare un controllo diretto dei partiti sulle trasmissioni, ma di conferire a questo strumento di informazione un grado elevato di autonomia e su questo mi pare che le proposte legislative che a suo tempo sono state fatte, principalmente dal partito liberale e dal partito repubblicano (in ordine cronologico la prima proposta venne fatta nel '59 dal partito repubblicano e la seconda fu quella liberale nelle passate legislature) verso la costituzione di un organo di garanzia autonomo dei partiti debbano essere considerate attentamente.
Per concludere, a me pare che non si possa in questo dibattito arrivare a definire con la necessaria concretezza la posizione della Regione Piemonte su un problema di tanta importanza, si tratta di un tema che impegnerà le forze politiche, le assemblee pubbliche per i prossimi mesi quasi in continuazione, fino a quando non si troverà la soluzione al problema della riforma; penso che il tema debba restare sull'agenda del Consiglio Regionale e possa essere ripreso anche in base alle risultanze che emergeranno dal prossimo Convegno di Napoli.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Besate, ne ha facoltà.



BESATE Piero

Signor Presidente, signori Consiglieri, prima di tutto credo che occorra sottolineare l'opportunità della presentazione della mozione da parte dei colleghi socialisti, opportunità però riferita allo scopo della mozione. Se non vado errato (dopo averla letta e riletta attentamente) lo scopo è quello di proporre al Consiglio Regionale l'espressione di un voto in direzione di una posizione che si esprime politicamente nel richiedere il congelamento dell'attuale situazione alla RAI-TV; questo è il senso della mozione, non richiede un dibattito generale sulla RAI-TV e mi pare abbiano fatto bene i colleghi socialisti a limitarne la funzione a questo preciso scopo politico, perché questo è il problema principale di oggi. E' opportuno fare esprimere il Consiglio con un voto sinteticamente espresso senza adottare provvedimenti che condizionino o prefigurino situazioni che possano danneggiare la futura riforma, il che si può dire in un modo solo "congeliamo la situazione", congelare la situazione con ragionevolezza nel senso che i programmi in corso vengano attuati, che non si arresti l'ordinaria amministrazione, ma questo credo non ci sia nemmeno bisogno di sottolinearlo.
Però devo anche dire che la mozione così com'è, con i suoi termini precisi, ci lascia perplessi; ho già avuto modo di esprimere queste perplessità ai colleghi socialisti (mi spiace che non ce ne sia nessuno ad ascoltare ciò che dico, comunque le proposte che farò sono dirette a tutto il Consiglio, non solo ai compagni e colleghi socialisti) perché mi pare che vi siano elementi che possono portare a degli equivoci.
Intanto ci troviamo a discutere di questo argomento mentre ormai è annunciato che il Governo concederà la proroga della convenzione (che scadrà il 45 dicembre 1972) tra lo Stato e la RAI-TV. Sotto questo profilo abbiamo un primo rilievo da fare sull'inadempienza del Governo inadempienza dell'esecutivo e, se volete, della stessa Radiotelevisione italiana che arriva alla scadenza della convenzione senza avere provveduto tempestivamente a porre il Parlamento, le Regioni, la Società stessa, tutti gli utenti, di fronte alla necessità di dibattere quanto meno un progetto di legge di riforma. Un progetto di legge c'è, ce ne sono diversi, ce n'è anche uno approvato dalla Regione lombarda, che sarà proposto a tutte le Regioni.



ZANONE Valerio

Non è ancora approvato.



BESATE Piero

Dalla Giunta sì, non ancora dal Consiglio, ma è di emanazione della Giunta e più precisamente dall'Assessorato Informazione e Cultura ed io ho avuto modo di vederlo. Se c'è qualcuno che è inadempiente quindi è proprio il Governo, è l'esecutivo, è la RAI-TV. Però questo avviene in un momento in cui il bilancio è deficitario per 37 miliardi ufficialmente, ma è opinione generale (anche se le opinioni possono essere considerate pettegolezzi) di esperti e di conoscitori della materia che si tratti di un deficit di 60 miliardi. Il disservizio ormai è generale, tanto che lo stesso Presidente del Consiglio Andreotti ha denunciato questo stato di disordine alla Commissione di vigilanza; con ogni probabilità questo serve ad Andreotti per molte cose, tanto non ha uomini lì dentro, almeno ai vertici massimi e nello stesso tempo porta acqua alla tesi privatistica.
Sta di fatto però che lo stesso Presidente del Consiglio ufficialmente è stato costretto a sottolineare, quanto meno a non respingere le critiche sul disordine all'interno della RAI-TV e a porvi il timbro della massima ufficialità. Ciò che è prorogato è provvisorio, perciò siamo in una situazione in cui tutti possono decidere, ma nessuno decide o saranno ben pochi coloro che decideranno; è una situazione che, tutto sommato, non va a beneficio di un servizio radiotelevisivo gestito dallo Stato o comunque dagli enti pubblici.
La mozione ha lo scopo di congelare la situazione più che di ottenere un dibattito generale, infatti chiede, e giustamente, di passare ad un dibattito generale in un secondo tempo. Sul congelamento della situazione siamo perfettamente d'accordo, naturalmente bisogna stare attenti, perch in realtà all'interno della RAI-TV le cose non sono affatto congelate, la convenzione con la STET è un fatto importante, altro che congelamento. Io ho avuto modo di sentire al Telegiornale Andreotti (il giorno in cui aveva riferito alla Commissione di vigilanza parlamentare le rimostranze della Presidenza del Consiglio perle critiche a questo atto) sostenere con burbanza e severità, contro coloro che dicevano che questa era un'operazione che andava verso la privatizzazione di strutture enormemente importanti (quella della rete cavi era della Radiotelevisione, passò al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni e adesso è passata alla STET, con costi enormi dei cavi ecc.) che la STET è un ente pubblico, è dell'IRI. E' vero, ma state attenti perché Andreotti ha fatto un'operazione aritmetica molto strana; ha ragione se si considera da un certo punto di vista, nella Selenia c'è anche capitale pubblico, ma chi ha in mano la Selenia, che è dentro alla STET? E ci sono altre società dentro alla STET nelle quali c'è un pacchetto azionario pubblico, ma il pacchetto di maggioranza è di società private; la STET ha un pacchetto di maggioranza del 56 per cento dell'IRI, ma ci sono forti partecipazioni azionarie di società dominate da pacchetti privati. Questo non lo dico io, basta leggere la rivista che ogni anno ci da il quadro delle forze dell'IRI, c'è una tabella con dei rettangolini colorati che indicano le società e le varie partecipazioni, è sufficiente guardare quella tabella per sapere a chi sono in mano le varie società che formano il pacchetto azionario totale della STET; non sono informazioni del P.C.I. (che è sempre una fonte di informazioni rispettabile).
E' nota la polemica sulla TV a colori e non entro nel merito se non per fare osservare l'enorme turlupinatura compiuta a danno degli utenti italiani; si è parlato di Pal e di Secam e non parlerò della nota e stucchevole polemica, però sarebbe strano pensare che riceviamo in Pal ed in Secam in Italia; come, quando? Ma voi pensate che da Monaco i tedeschi abbiano trasmesso in Pal ed in Secam? No, hanno trasmesso tutto in Pal abbiamo veduto tutto in Pal, con un commutatore in Italia che ci diceva che era in Secam. Io non dico niente a favore dell'uno o dell'altro sistema non è questa la nostra posizione, la nostra è una posizione politica riferita ai consumi ecc., voglio solo sottolineare come si tenti di gabbare con delle favole a cui nemmeno i bambini credono; ci giudicano proprio a livello di sottosviluppati mentali, se ancora esistono.
La situazione non è congelata perché, come sapete, il Governo ha nominato la così detta Commissione per la riforma, cioè una Commissione burocratica per la riforma o meglio ancora, una Commissione per la riforma burocratica della RAI. C'è stato il documento sull'organizzazione del lavoro all'interno della RAI, già ricordato da Viglione, ci sono soprattutto gli ordini di servizio, questo strumento terribile con il quale si modifica tutto (i direttori centrali, le Commissioni Interne, ecc.) e passa sulla testa del Consiglio di amministrazione, del Parlamento, del Governo, di tutti.
Ecco perché, mentre siamo d'accordo sulla mozione socialista per la parte che riguarda la richiesta di congelamento dell'attuale situazione nello stesso tempo siamo molto preoccupati se non vengono a galla questi elementi che, mentre da una parte stanno quasi a dimostrare una disponibilità al congelamento da parte della RAI e dell'esecutivo, in realtà lasciano loro la possibilità di operare in lungo e in largo nel condizionare la futura riforma della RAI-TV con gli ordini di servizio, con la riforma burocratica, con la TV a colori, con la convenzione con la STET con il documento sull'organizzazione interna del lavoro. Non c'è nulla di congelato alla RAI per cui non è esagerato dire che quando si schiaccia il bottone se si vede qualcosa sul video lo si deve considerare un miracolo anche se non è difficile fare comparire qualcosa con i soldi che si spendono.
Io non entro nelle questioni Tv-Regione, il satellite ecc, anche perch ho il dovere di informare il Consiglio (e ringrazio i compagni socialisti di avermene dato l'opportunità con questa mozione) che in seguito al dibattito del gennaio scorso la Commissione che ho l'onore di presiedere venne incaricata di condurre studi e ricerche e di riferire, non di dare un parere, di riferire. E' un lavoro che la Commissione ha ultimato, almeno nella parte di preparazione, ed è stato molto impegnativo. L'interesse della Regione verso le questioni della RAI-TV ha trovato un consenso enorme da parte di tutto il personale che opera in Torino a livello tecnico amministrativo, artistico, sindacale, giornalistico e politico del centro direzionale di Via Cernaia e del centro di sperimentazione di Corso Giambone. Io non entro nel merito degli incontri con il personale, a tutti i livelli, della RAI-TV, mi limito a dire che oggi, senza che la III Commissione abbia potuto condurre a termine i suoi studi e riferire sulla base di documenti certi e della copiosa documentazione che abbiamo avuto modo di raccogliere nel corso di questi lavori, sarebbe assai difficile non ripetere lo stesso dibattito avutosi in gennaio, con molte posizioni opinabili, le quali rimarranno opinabili. Non abbiamo la presunzione di esaurire a livello regionale, all'interno di una Commissione, il complesso problema dell'informazione radiotelevisiva, della funzione formativa ed educativa della TV, dei rapporti TV interessi culturali, masse artistiche orchestrali, dei collegamenti che può avere la RAI-TV con la vita culturale ed artistica di un'intera regione, della funzione che può e deve avere la RAI-TV ma non in relazione, come diceva qualcuno, alla propaganda alla Fiera del bue grasso di Carrù, volgarizzando l'informazione radiotelevisiva, bensì facendo conoscere al mondo ciò che c'è di valido nelle regioni d'Italia e che merita di essere fatto conoscere (con tutto il rispetto, naturalmente, per le bistecche del bue di Carrù, non vorrei essere male interpretato).
Si tratterà di vedere la pubblicità in rapporto alla programmazione (non pubblicità sì o pubblicità no, la pubblicità può essere anche in funzione di scelte politiche) come deve e può essere fatta, i rapporti pubblicità radiotelevisiva e libertà di stampa, i fondi della pubblicità radiotelevisiva che possono andare ai giornali, anzi, che vanno ai giornali (avremo delle documentazioni abbastanza serie, ufficiali, a questo proposito). In questo modo potremo mettere il Consiglio in condizione di potere esprimere opinioni non personali o quanto meno di dare un giudizio e di esprimere posizioni che siano fondate non soltanto sui si dice o su impressioni o su lodevoli impegni singolari, ma su una documentazione.
Devo anche informare il Consiglio che il collega Conti, oberato da altri impegni, alla vigilia delle ferie ha lasciato a me l'incarico di stilare la relazione, cosa che sarò in grado di fare entro la fine di ottobre, l'avrei già fatto, ma ho desiderato attendere il dibattito di Napoli per vedere se venivano fuori altre indicazioni.
Ho detto che abbiamo delle perplessità (ho avuto modo di parlarne con i colleghi socialisti che mi pare le abbiano condivise): si tratta di una frase della mozione che dice: ". la responsabilità di tale servizio di interesse generale va considerata tra le funzioni istituzionali dello Stato e non può essere delegata al Governo". Non c'è nessuno che contesti nemmeno i privatisti più accesi, la responsabilità del servizio allo Stato in quanto nessuno può contestare la proprietà dell'etere o dei cavi radiotelevisivi allo Stato. Zanone diceva che gli impianti devono essere dello Stato, ma bisogna sapere chi li gestisce, Zanone. In regime di privatizzazione assoluta la responsabilità dello Stato c'è sempre perch nel dare la concessione lo Stato fa una convenzione con la quale conserva il potere di vigilanza e controllo e richiede che il servizio sia sviluppato entro determinati limiti e con determinate regole, fissando i tempi della pubblicità e degli altri servizi. Io direi invece che bisogna affermare che la competenza e la gestione del servizio devono essere dello Stato. Si tratta di sapere che cosa vogliamo, non trinceriamoci dietro ai sinonimi e ai contrari perché finiamo per fare i bizantini.
Se viene sostituita la parola "responsabilità" con "competenze e gestione" ci possiamo dichiarare quindi d'accordo. Naturalmente l'osservazione che ho fatto rispetto al congelamento, che il nostro Gruppo approva, è valida, ma dobbiamo tenere sempre presenti i pericoli che stanno dietro alle operazioni che Governo e direzione della RAI-TV compiono ogni giorno con gli ordini di servizio e con atti precisi, come: la Commissione per la riforma burocratica della RAI; la convenzione con la STET; la organizzazione interna del lavoro.
Se questi elementi di lotta politica vengono tenuti nella giusta considerazione, io credo che il Consiglio Regionale possa accettare la mozione presentata dal Gruppo socialista e per quanto ci riguarda l'accettiamo, ma con la sostituzione della parola "responsabilità" con "competenze e gestione".



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, credo che il dibattito che abbiamo fatto poco tempo fa e soprattutto l'ora alla quale siamo giunti questa mattina, non ci permettano di dilungarci eccessivamente sul tema che oggi il Gruppo socialista ha voluto sottoporre alla discussione del Consiglio.
Mi sembra che sia cambiato molto poco rispetto al problema così come ce lo eravamo posto alcuni mesi fa: una gestione della RAI-TV in questi ultimi anni che non è esagerato definire disastrosa da un punto di vista economico e finanziario per l'aggravamento di costi di gestione e la pesantezza di bilancio che è già stata ampiamente denunciata e dal punto di vista della conduzione di carattere politico, culturale. Abbiamo registrato, ancora recentemente, casi clamorosi in cui siamo ben al di là dal denunciare una mancanza di obiettività di informazione, ma è diventato ormai palese (lo è stato in alcune trasmissioni, anche recenti, di rilievo nazionale) un vero e proprio comportamento che di professionale non ha più niente, che denuncia di fatto la presenza non di un pluralismo di posizioni all'interno della RAI, ma di uno sfacciato utilizzo da parte di queste presenze che non sono più culturali, ma smaccatamente politiche che stravolgono i termini dell'informazione e la utilizzano in maniera molto trasparente a fini di parte. E questo è ciò che anche al di la della gestione, dei rilievi di carattere puramente economico, non è più tollerabile in una gestione come quella della RAI-TV perché - e qua sono d'accordo con quanto diceva Zanone il problema non è di sottrarre il controllo della RAI-TV alle forze governative e darlo alle forze politiche tout court, così come sono rappresentate m Parlamento, ma di dare autonomia alle forze politiche in quanto tali invece di presenze di carattere culturale pluralistiche al suo interno, con organi di garanzia che siano veramente tali, indipendenti dalle forze politiche, che abbiano forme e aspetti di rappresentatività e di autonomia tali da rispettare il carattere di servizio pubblico che un ente come la RAI-TV deve avere.
Da questo punto di vista devo ricordare anch'io che il problema fondamentale oggi è quello della dirigenza della RAI-TV; se c'era una logica nella gestione era che doveva preparare le condizioni per affrontare il discorso della riforma in maniera definitiva e convincente per l'opinione pubblica. La gestione attuale - devo ricordarlo al collega Viglione - non ha monopolizzato i servizi nel nome della corrente D.C., ma ha permesso un'operazione ben diversa di lottizzazione tra partiti o tra correnti di partiti della RAI-TV di cui il P.S.I. oggi fa l'autocritica, ma di fatto è ancora presente; continuiamo a operare in una situazione in cui si parla di riforma, ma dalle posizioni in cui la riforma potrebbe essere preparata o agevolata non solo non si fa niente, ma si creano delle condizioni che continuano a peggiorare la situazione.
Mi sembra quindi che il problema non sia quello di fare della RAI-TV un ente che passa dal controllo del Governo a quello del Parlamento, dal controllo di due o tre forze politiche a quello di sette o otto forze politiche, ma di dargli una configurazione di ente pubblico con garanzie tali di autonomia, di rispetto dei criteri di gestione pubblica di un ente di natura culturale e politica che possano veramente garantire tutta la società nazionale in tutte le sue componenti. Annesso e connesso c'è naturalmente il problema, molto importante, della SIPRA, della pubblicità con tutti i collegamenti che ha. Però devo ricordare le posizioni del mio partito a livello nazionale: il Partito repubblicano con molta chiarezza ha detto che non esiste riforma che non sia collegata ad un problema di modificazione dell'assetto del gruppo dirigente attuale della RAI-TV e che i due provvedimenti devono essere visti in concomitanza e con rapidità di decisioni che devono avere qualche sbocco prima della fine dell'anno.
Se questi sono i temi che dobbiamo affrontare, mi sembra importante che il Consiglio Regionale, sentite anche le dichiarazioni fatte dal Presidente della Commissione competente, torni a discutere in maniera più ampia soprattutto preso atto degli elementi che potranno emergere nelle prossime settimane, vuoi dal convegno che si terrà (sul quale francamente non mi aspetto granché) ma soprattutto dal dibattito nazionale, in corso, per portare una voce puntuale su un quadro che sia più preciso anche come posizioni politiche e come elementi di riferimento. Vorrei anch'io che la discussione venisse inserita nel calendario del Consiglio Regionale entro il mese di novembre se fosse possibile, per permetterci di portare un dato costruttivo nel dibattito che a quel momento a livello nazionale sarà certamente maturo e quindi meritevole anche di puntualizzazione a livello regionale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, signori colleghi, alcune osservazioni di carattere pregiudiziale e di metodo le avevo già annotate e gli interventi che mi hanno preceduto hanno portato materia alle mie osservazioni e cioè: 1) la III Commissione di questo Consiglio è investita dell'argomento e sta preparando una relazione 2) è indetto il Convegno di Napoli dal quale non possiamo aspettarci il verbo, ma sicuramente recherà degli importanti elementi di informazione e di discussione 3) dobbiamo prepararci ad esprimere il nostro giudizio sul programma nazionale, nell'ambito del quale sono collocati anche i problemi della Radiotelevisione.
Questa discussione, al di là delle cose pregevoli che la personale informazione e cultura dei singoli Consiglieri che sono prima di me intervenuti può portare, credo possa essere considerata positiva solo se è un momento - anche se non ben collocata nell'economia dei nostri lavori di un dibattito che avrebbe trovato migliore collocazione dopo la relazione della Commissione III.
Pertanto proporrei subito, che non venisse ritirato il documento, ma che si tenesse in sospeso per non dare l'impressione che si conclude una discussione. Non sarei dell'avviso di passare alla votazione della mozione sulla quale avrei, in diversa ipotesi, alcune osservazioni da fare e una delle quali coincide con quella già avanzata dal Consigliere Besate, anche se avrei delle aggiunte da apporre al periodo. Non è una convergenza ideologica, per una volta si tratta di convergenza di ordine alla chiarezza dei significati. Pertanto formulo la proposta che questa discussione sia considerata come l'introduzione ad un dibattito che deve avere ben altro approdo e ben altre dimensioni.
Questa occasione però non mi consente di tacere totalmente sugli altri problemi che semplicemente ricordo: il rinnovo del monopolio televisivo perché di questo si tratta - comporta delle enormi responsabilità alla luce delle insufficienze, delle deficienze che emergono da ogni esperienza umana e di governo e che sono emerse dall'esperienza della gestione della TV in Italia, realtà che è venuta assumendo delle dimensioni da richiedere un ripensamento. Vi è il problema delle garanzie, garanzie formali e che si realizzano nella presenza parcellare di ogni forza politica, ma di un servizio obiettivo sul piano dell'informazione (per quanto l'obiettività è consentita alle azioni umane) e di un servizio che sia sul piano formativo congeniale alla struttura, alla storia, alla cultura del nostro Paese problemi del rigore amministrativo con cui devono essere gestite anche attività di questa natura; problemi della presenza regionale e della partecipazione regionale all'attività di informazione e all'attività culturale generale con l'apporto delle sue componenti valide.
Chiudo qui, anche per riguardo ai Consiglieri, ribadendo la proposta fatta che la mozione venga temporaneamente ritirata o comunque se ne chieda la sospensione al fine di concludere formalmente e compiutamente il nostro dibattito a tempo opportuno e non lontano.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

Non ho altri Consiglieri iscritti a parlare.
C'è una proposta, i proponenti della mozione che cosa dicono a proposito dell'aggiornamento richiesto?



VIGLIONE Aldo

Non è che l'aggiornamento trovi in noi un ostacolo, si tratta soltanto di vedere a quando, perché se la mozione è aggiornata sine die, come la riforma della RAI, non siamo d'accordo, se invece si tratta di un breve termine (entro novembre però) allora va bene. Ma vorrei sapere quando la III Commissione partorirà qualcosa, perché vedo che il tempo passa e non c'è niente di positivo.



PRESIDENTE

La Commissione che cosa dice a questo proposito?



BESATE Piero

Entro novembre va benissimo.
Mi preme però ricordare che non si trattava di un parere su un progetto (sarebbe stato assai facile risolverlo entro i termini regolamentari) ma di un atto atipico del Consiglio per cui è stato demandato alla Commissione di studiare e riferire, non di esprimere il parere su qualcosa di semplice.
Quindi la III Commissione - in particolare Conti, Revelli, Besate e con l'apporto sentito e ripetuto di diverso personale della RAI che, come ho già detto, si è dimostrato estremamente interessato all'iniziativa della Regione che ha introdotto una nuova dialettica in questi rapporti con la Radiotelevisione italiana - visto il dibattito che c'era stato in gennaio che era spaziato dall'informazione giornalistica alla libertà di stampa all'uso del satellite, alle videocassette, ai rapporti con la scuola, ha lavorato e sta lavorando sodo, ma vuole presentare al Consiglio una documentazione che non sarà niente di assoluto ma darà la possibilità al Consiglio di esprimere un proprio giudizio.
La III Commissione appronterà questo studio entro novembre e credo che sia un tempo molto ristretto, visto che Governo e RAI-TV, che hanno a disposizione mezzi enormi, non sono riusciti a farlo nel giro di cinque anni.



VIGLIONE Aldo

Le argomentazioni di Besate mi convincono, visto che dopo San Martino riusciranno a depositare questa relazione; il raccolto sarà certamente abbondante e quindi aderisco alla richiesta però entro novembre l'impegno dovrà essere mantenuto.



PRESIDENTE

Gli altri Consiglieri hanno qualcosa da obiettare? Allora la mozione viene aggiornata e sarà collocata in un'udienza di fine novembre.


Argomento:

Esame e discussione della mozione presentata dal Consigliere Nesi e altri sui problemi della RAI-TV

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Dovremmo adesso passare all'esame del progetto di legge n. 31 su "Norme provvisorie sullo svolgimento delle funzioni di cui all'art. 3 decreto Presidente della Repubblica 15.1.72 n. 10, in materia di consorzi provinciali per l'istruzione tecnica". Relatrice è la Consigliera Soldano.
Vogliamo rinviare al pomeriggio, oppure sentire la relazione? Vogliamo anticipare l'esame e la discussione delle mozioni e ordini del giorno che sono allegati? Io sono disponibile.
Il Consiglio che cosa pensa di fare? Sono le 13,30.



BERTI Antonio

Io vorrei chiedere che cosa è avvenuto dopo la conferenza dei capigruppo in cui il Presidente della Giunta aveva chiesto del tempo per eventuali integrazioni o modifiche della proposta di legge, perché se facciamo una discussione che porta a risultati costruttivi, facciamola anche subito, se invece non approda a niente, mettiamoci d'accordo su come procedere.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Nella scorsa riunione dei capigruppo avevo pregato di considerare l'esiguità del tempo per l'esame dei rilievi su questo progetto di legge.
In considerazione anche degli impegni che vi sono stati nel corso di questa settimana pregherei di volermi concedere ulteriore tempo, perché non sono riuscito ad approfondire l'argomento; ho già comunicato alla prof.ssa Soldano questa posizione.
Se il Consiglio è d'accordo pregherei di rinviare la discussione alla prossima riunione.



PRESIDENTE

Cioè giovedì venturo? Va bene. D'accordo tutti? Bene.
La mozione Nesi-Viglione-Calsolaro-Fonio-Simonelli del 12 ottobre '72 si può fare?



VIGLIONE Aldo

Teniamo presente che oggi si riunisce la IV Commissione per gli asili nido, quindi dieci commissari sono impegnati, ne chiediamo perciò il rinvio.



PRESIDENTE

L'altro ordine del giorno Bono-Calsolaro-Benzi del 12 ottobre 1972?



BONO Sereno

Io penso che l'ordine del giorno, che si esprime abbastanza chiaramente, possa essere discusso ed approvato in questa seduta, anche tenendo conto che fa richiamo ad un nuovo processo che dovrebbe aver luogo il 23 ottobre per la sciagura di Robici-Strabascio avvenuta nel febbraio del '66, ripetizione di un fatto luttuoso ma in misura fortunatamente minore anche se molto grave, come quello di Mattmark. Mi pare quindi che non vi siano ragioni valide per rinviarlo e che possiamo trovare l'unanimità del Consiglio.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare? Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, la materia è estremamente delicata e non vorrei essere frainteso. Mi sembra che alcune delle richieste contenute in questo ordine del giorno intanto siano già state anticipate perché il Governo è immediatamente intervenuto assicurando l'assistenza legale.
In secondo luogo diamo rilevanza politica ad un fatto che rivela certo insensibilità, a un fatto tecnico del tribunalino di una piccola città. Ci sono vari elementi di perplessità.
Non ho nessuna perplessità, invece, ad esprimere solidarietà e sollecitare interventi perché i problemi umani e familiari che restano insoluti (non quelli giudiziari) trovino da parte della autorità italiana del Governo e di chi ha la competenza l'opportuna capacità di intervento.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? L'ordine del giorno si può considerare approvato. Vogliono l'atto formale della votazione? Si può considerare approvato se non ci sono dissensi.
Resta ancora un altro ordine del giorno presentato il 12 ottobre dai Consiglieri Nesi-Viglione-Calsolaro-Fonio-Simonelli. Qualcuno chiede di parlare?



VIGLIONE Aldo

Ne chiediamo il rinvio.



PRESIDENTE

Lo aggiorniamo.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, mi sono reso conto che è nato un equivoco ed è stato approvato l'o.d.g. Bono-Calsolaro-Benzi.



PRESIDENTE

Io ho chiesto se c'erano delle difformità, ma se c'è una richiesta di rinvio ed è specificata, si rinvia anche questo.



BIANCHI Adriano

Mi sembrava chiaro che non era il caso di approvare un ordine del giorno superato in alcuni fatti e che riacutizza una polemica sotto vari profili non più attuale.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori

Argomento:

Convocazione prossima seduta


PRESIDENTE

Allora avremmo praticamente esaurito l'ordine del giorno.
Se i capigruppo consentono dichiaro convocato il Consiglio per giovedì venturo alle ore 10, con all'ordine del giorno intanto: "Approvazione verbali sedute precedenti"; "Interpellanze e interrogazioni" "Comunicazioni del Presidente"; "Esame del progetto di legge n. 31" (quella che aggiorniamo oggi); "Esame e discussione delle mozioni e ordini del giorno" (rinviati oggi).
Convocherei poi i capigruppo per lunedì pomeriggio all'Ufficio di Presidenza alle ore 16,30 in modo da vedere se ci sono da aggiungere altri argomenti che comunicheremmo telegraficamente ai Consiglieri. Ci sono opposizioni a questa proposta? Nessuna.
Il Consiglio è convocato per giovedì venturo alle ore 10. La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,35)



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