Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.117 del 12/10/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Interpellanze e interrogazioni (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca al primo punto: "Approvazione verbali sedute precedenti". I verbali non hanno ancora potuto essere redatti definitivamente, saranno distribuiti nel pomeriggio quindi il n. 1 dell'o.d.g. viene posticipato.
Passiamo al punto secondo: "Interpellanze e interrogazioni".
La prima interpellanza è dei Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini Rossotto, letta in Consiglio il 14/9/1972 "Acquisizione a tutela aree da destinare a parchi e riserve naturali". Risponde l'Assessore Chiabrando, ma non è presente in aula; l'accantoniamo nel caso che l'Assessore Chiabrando giunga in tempo.
Interrogazione del Consigliere Nesi. Risponde l'Assessore Armella che è presente, ma l'interrogante non c'è, quindi l'interrogazione del 13/7/1972 decade. Interrogazione del Consigliere Nesi del 14/7/1972 "Licenza per la costruzione in frazione Mappano di uno stabilimento della Società Venchi Unica". Risponde l'Assessore Cardinali che non è presente, la rinviamo a dopo.
Interrogazione dei Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini, Rossotto del 14/9/1972. Risponde l'Assessore Chiabrando che non c'è, quindi viene posticipata.
Io avrei esaurito il primo punto all'ordine del giorno.


Argomento: Orientamento professionale - Educazione permanente

Interrogazione del Consigliere Revelli e altri sulle scuole serali


VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

C'è un'interrogazione urgente sulle scuole serali, se ritiene sono pronto a rispondere.



PRESIDENTE

Io però non l'ho nell'elenco.



REVELLI Francesco

Signor Presidente, se l'Assessore è disposto a rispondere noi gliene siamo grati.



PRESIDENTE

Va bene. Volete ancora illustrarla? No, allora dò la parola all'Assessore Visone per la risposta.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, signori Consiglieri interroganti, io non ho preparato la risposta scritta, però i termini sono già stati ampiamente illustrati nell'interrogazione.
Si tratta del problema riguardante gli studenti delle scuole di Stato serali. C'è una circolare del Ministero in data 14/9, la 263, nella quale per salvaguardare il diritto degli insegnanti, si dice che gli insegnanti di ruolo docenti nelle scuole diurne, non possono insegnare nelle scuole serali se non ad esaurimento delle graduatorie per gli insegnanti in attesa della cattedra; inoltre non si possono dare incarichi a dipendenti di industrie, già chiamati come insegnanti tecnici. Lo spirito della circolare era giusto, ma ha portato a dei disguidi per cui l'anno scolastico non si è di fatto potuto iniziare presso gli istituti che raccolgono la massa dei lavoratori studenti della provincia di Torino, che sono concentrati soprattutto nella nostra città.
Di fronte alla richiesta specifica di intervento presentata alla Giunta da parte di una delegazione di lavoratori-studenti, la Giunta nella giornata di ieri ha preso gli opportuni contatti con il Provveditorato e con il Ministero della P.I. Risulta che il Provveditore ha già provveduto telegraficamente a fare sospendere la circolare e a mandare una relazione scritta molto dettagliata.
Da parte mia a nome della Giunta - sentito anche il preside di una di queste scuole per rendermi conto esattamente della situazione - ho telefonato al Ministro ed alla sua Segreteria, ho ribadito la necessità di rivedere urgentemente questa posizione per far sì che l'anno scolastico inizi regolarmente per non perdere giorni preziosi. Ho poi mandato anche questo telegramma: "Applicazione circolare n 263 datata 14/9/1972 relativa insegnamento nelle sezioni serali per lavoratori-studenti porta grave pregiudizio inizio anno scolastico studenti-lavoratori istituti statali.
Nome Giunta Regionale esprimo viva apprensione per disagio arrecato studenti-lavoratori che con grave sacrificio affrontano impegno scolastico . Urge disporre provvedimento atto a sbloccare rapidissimamente situazione mancanza corpo insegnante che impedisce di fatto inizio anno scolastico".
Era stata inoltre fatta presente la necessità di rivedere i programmi alla luce di una disposizione che porta il corso da sei a cinque anni, con evidenti difficoltà per coloro che sono al quinto anno e che dovrebbero in un anno fare il programma di due anni.
Io mi riservo di riaprire la discussione su questo argomento non appena definita la questione, perché è inutile parlare di programmi quando non esistono nemmeno gli insegnanti che il programma devono attuare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Noi prendiamo atto di quanto ha detto l'Assessore.
L'intervento che la Giunta ha voluto fare dopo avere sentito le delegazioni dei diversi istituti in cui il problema era stato sollevato dagli studenti, si manifesta in tutta la sua ambiguità. In questa sede non si può non dare un giudizio politico.
Il ministro Scalfaro emana una circolare che sarebbe stata positiva se l'avesse fatta lo scorso anno, o alla fine di quest'anno, permettendo che le graduatorie fossero esaurite dando così modo a decine e decine di insegnanti di trovare un posto di lavoro e di non essere a spasso come invece, con l'aggravarsi della situazione della scuola, succede quest'anno.
La circolare è stata emanata invece a metà settembre ed è arrivata alla fine dello stesso mese agli istituti per cui adesso bisogna farla sospendere perché i corsi possano iniziare regolarmente. Questo è il modo tipico in cui il Governo agisce per dividere i lavoratori dal movimento democratico degli insegnanti e per non raggiungere nessun risultato concreto.
Noi non ci pronunciamo positivamente sull'intervento della Giunta perché se da un lato mira ad un'efficienza che è richiesta dagli stessi allievi dei corsi serali, dall'altro manca completamente di un giudizio che su queste cose deve essere dato e che deve essere estremamente fermo perch il microefficientismo del ministero Scalfaro, del governo Andreotti Malagodi è della specie più deteriore e aggrava pericolosamente l'arco dei problemi della scuola italiana.
Staremo a vedere come andrà a finire l'azione della Giunta e quale sarà la risposta del Ministero in quanto avevamo sollecitato nella nostra interpellanza che il problema degli insegnanti venisse risolto. Il Provveditore avrebbe anche potuto fare uno sforzo per affrettare le graduatorie; pur sospendendo in parte la circolare, poteva immettere il maggior numero possibile di insegnanti presso gli istituti serali.
Per questo noi ci dichiariamo insoddisfatti e attendiamo un ulteriore intervento più preciso e più qualificato da parte dell'Assessore.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.
Prego di prendere atto, agli effetti della Segreteria, che si è interpolata questa interrogazione che non era nel novero di quelle comunicate ufficialmente dalla Giunta.
Avevamo sospeso l'interpellanza dei Consiglieri Zanone, Gerini Fassino, Rossotto che adesso sono in aula, ma non c'è ancora l'Assessore Chiabrando.
Per economia di tempo passerei allora alle "Comunicazioni del Presidente" alle quali premetto questa informazione per il Consiglio. E' stata fatta presente da alcuni Consiglieri l'opportunità di esaurire in mattinata i vari argomenti all'o.d.g., riservando il tempo del pomeriggio per la trattazione dell'esame della situazione dell'Università in Piemonte.
Questo lo dico in apertura di seduta perché se vogliamo darci questo ordine di lavori bisognerà che la discussione sugli altri argomenti sia estremamente contenuta, altrimenti non arriviamo temporalmente ad avere la disponibilità delle tre o quattro ore della seduta pomeridiana.


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Garabello, Gerini Giovana, Simonelli per la mattinata.


Argomento:

Documenti - Annuncio e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Sono stati assegnati: il 5 ottobre alla I Commissione il progetto di legge "Individuazione ed istituzione dei comprensori"; il 9 ottobre alla VI Commissione il disegno di legge "Interventi nel settore dei miglioramenti fondiari"; il 9 ottobre alla III Commissione il disegno di legge "Finanziamento, formazione ed esecuzione di programmi di edilizia scolastica per il quinquennio '73/'77" presentato dalla Giunta Regionale il 6 ottobre; il 9 ottobre alla VI Commissione il disegno di legge "Intervento regionale per agevolare l'accesso al credito agrario di conduzione" presentato dalla Giunta Regionale in data 6/10/1972; in data 11 ottobre alla I Commissione il disegno di legge "Autorizzazione all'acquisto ed alla sistemazione di immobili per le sedi degli organi degli uffici e degli enti regionali" presentata in data 9/10/1972 dalla Giunta Regionale; in data 11 ottobre alla I Commissione il disegno di legge "Funzionamento dei gruppi consiliari" presentato in data 11 ottobre dalla Giunta Regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio (seguito)


PRESIDENTE

Sono pervenuti: un documento del Consiglio di fabbrica dello stabilimento Rossari &Varzi di Ivrea in cui si richiede un confronto fra Regione, Provincia, Comuni, organizzazioni sindacali, lavoratori circa la garanzia del posto di lavoro: un successivo telegramma del sindaco di Ivrea con cui si invitano la Regione e la Provincia a promuovere tale incontro e ad intervenire presso l'azienda e l'INPS per il disbrigo sollecito delle pratiche tuttora inevase relative all'indennità di assicurazione.
E' pervenuta questa mattina una comunicazione da parte del Commissario del governo del seguente tenore: "Informo che questo Commissariato appone il visto sulla legge, 19/9/1972 concernente la determinazione delle indennità spettanti ai membri del Consiglio e della Giunta ai sensi e per gli effetti dell'art. 11 della legge 10/2/1953 n. 62".
Ero stato invitato, nella passata riunione, a riferire, sia pure concisamente, in merito ad una riunione tenuta congiuntamente dai Presidenti delle varie Commissioni i quali si sono riuniti sotto la presidenza del Vicepresidente da me delegato, per una visione panoramica del funzionamento delle Commissioni, per vedere alla luce dell'esperienza fatta in questi anni di funzionamento che cosa sarebbe opportuno fare modificare o strutturare diversamente. Io riassumo i termini della questione, che fanno parte di un verbale abbastanza diffuso che trasmetteremo.
Sostanzialmente le Commissioni rilevano: darsi dei criteri di organizzazione interna, con un calendario di lavoro, stabilendo la priorità delle norme e hanno insistito anche molto su quello che si riferisce all'orario dei lavori (mattino, pomeriggio, a seconda delle esigenze) hanno sottolineato l'assenza di qualche Consigliere abbastanza frequente il che rende anche difficile il funzionamento delle Commissioni, da taluno addirittura proponendosi un intervento sanzionatorio per le assenze ingiustificate e reiterate.
E' stato sottolineato da molti Presidenti di Commissioni la necessità che si addivenga all'immediata redazione dei resoconti sommari, che dovrebbero essere fatti nelle 24 ore dalla seduta e il Vicepresidente Sanlorenzo in quell'occasione ha concordato su questa impostazione rilevando soprattutto l'esigenza di informare la stampa, cioè pubblicizzare l'attività che le varie Commissioni svolgono.
Tutte le Commissioni hanno insistito per avere assegnato un segretario per ciascuna Commissione, sottolineando anche l'esigenza che questo segretario sia scelto tra persone competenti di quei determinati problemi che tratta la Commissione stessa.
E' stato ad un certo momento anche rilevato che nei criteri di assegnazione dei disegni e delle proposte di legge, si procedesse da parte del Presidente del Consiglio - al quale è attribuita questa competenza all'affidamento ad una sola Commissione.
Io qui devo rilevare che la materia è già regolata dal Regolamento che all'art. 6 dice: "I disegni e le proposte di legge e in generale ogni deliberazione su cui sia richiesta una relazione al Consiglio, nonché ogni affare sul quale la Commissione sia chiamata ad esprimere un parere, sono trasmessi dal Presidente del Consiglio alla Commissione o alle Commissioni da lui ritenute competenti".
Devo precisare che, per quanto non richiesto, è mia consuetudine - e vorrò continuare in questo - consultare l'Ufficio di Presidenza prima di designare (salvo che si trattasse di una situazione particolarmente urgente e non mi fosse possibile consultare l'Ufficio di Presidenza). Però il Regolamento dice proprio "alla Commissione o alle Commissioni", cioè anche congiuntamente. Vi sono stati dei rilievi a questo proposito, non so se vi siano state delle difficoltà di funzionamento per questa ragione l'attribuzione a Commissioni congiunte è stata rarissima, ma evidentemente il Presidente qualche volta è tenuto a seguire questa norma del Regolamento proprio per accelerare i tempi, almeno con il proposito di accelerare i tempi, facendo in modo che le Commissioni operino congiuntamente.
Comunque, siccome questo desiderio sembra che sia stato esternato da due o tre Commissioni, vedrò, in un prosieguo di tempo, come comportarmi essendo un potere assolutamente discrezionale del Presidente E' stata da quasi tutti sottolineata l'esigenza di poter avere una consulenza di esperti. Vorrei rispettosamente fare presente che l'art. 14 di questa seconda parte del Regolamento, praticamente già prevede questa possibilità. "Le Commissioni - recita infatti uno dei capoversi dell'art.
14 - possono avvalersi della consultazione di esperti sia mediante richiesta al Presidente del Consiglio, che delibera fissando le eventuali modalità, dopo di avere sentito l'Ufficio di Presidenza, sia in seguito ad una deliberazione del Consiglio in tal senso". Quindi la norma è già recepita nel Regolamento e se le Commissioni rivolgeranno istanza in questa direzione, sentito il parere dell'Ufficio di Presidenza, si potrà dal Presidente disporre e decidere.
Da tutti i componenti degli Uffici di Presidenza delle Commissioni è stata sottolineata l'urgente necessità della pubblicazione di un bollettino di informazione. A questo proposito debbo riferire che l'Ufficio di Presidenza aveva già in precedenza ed ha successivamente esaminato il problema e si propone di pubblicare ancora nel corso del 1972 almeno un numero del bollettino di informazione che dovrebbe essere come un "resumè " di ciò che è stato compiuto, arrivando fino alla data in cui il bollettino esce e quindi il n 1 che contiene un poco il passato e che è elemento per il futuro. Non soltanto, ma a questo proposito desidero informare il Consiglio che tra le attività di informazione, l'Ufficio di Presidenza ha convenuto - e si formalizzerà con un atto deliberativo o nella giornata di oggi o al massimo lunedì - di addivenire, nella ricorrenza del 9 novembre (secondo anno dell'approvazione dello Statuto della Regione) alla pubblicazione di un volume che contenga gli atti preparatori, le sedute di Commissione, le discussioni in aula, in maniera che vi sia il documento riferentesi alla carta fondamentale della nostra attività; un volume decoroso, non dico di lusso, che potrebbe costituire il primo quaderno dei lavori che il Consiglio Regionale porta innanzi.
Abbiamo in corso consultazioni, trattative per vedere i tempi e i costi di produzione dell'opera e gli uffici stanno già elaborando i testi. Se qualche Consigliere che è intervenuto a quel tempo nella discussione e ha rivisto allora il suo testo, pensasse di rivederlo (naturalmente formalmente, non nella sostanza) e invitato a farlo assolutamente entro sabato di questa settimana perché noi lunedì dovremmo consegnare il materiale per la stampa" E' stata sottolineata ancora dalla conferenza dei Presidenti dei Gruppi la necessità della costituzione dell'Ufficio legislativo e della biblioteca. Anche di questo l'Ufficio di Presidenza ha parlato e credo che lunedì potremo già forse dire qualcosa di concreto sulla formazione dell'Ufficio legislativo. Pregherei il Vicepresidente della Giunta di volermi essere preciso se questo ufficio legislativo lo si vuole fare che sia operante per Giunta e per Consiglio, o se la Giunta ritiene di avere un proprio ufficio legislativo. Mi pare che la cosa fatta congiuntamente potrebbe avere anche un grosso significato e valore.
Per la biblioteca partiremo invece molto rapidamente. Il Consigliere Bianchi, che è il coordinatore, ha sospeso per un momento le consultazioni con l'altro membro della Commissione Consigliere Zanone, per l'assenza momentanea del terzo membro della Commissione che è il Consigliere Giovana però pregherei i Consiglieri Bianchi e Zanone di procedere egualmente altrimenti passa del tempo e le Commissioni insistono per avere il materiale di consultazione.
Da parte di un Consigliere (Ferraris, se non erro) è stata chiesta anche la ristrutturazione delle Commissioni. Io condivido questo suo punto di vista, ma mi rendo anche conto che ristrutturare in questo momento le Commissioni vorrebbe dire forse creare una situazione di scompiglio, data la grande mole di proposte di disegni di legge che sono state distribuite e che sono all'esame delle Commissioni così come sono attualmente costituite.
La ristrutturazione però delle Commissioni deve essere studiata, valutata per essere realizzata nell'ambito di un tempo non lontano.
Il Consigliere Zanone in modo particolare, ma anche un altro, nella qualità, di Presidente del Gruppo ha richiesto che le relazioni di Giunta relative ai dibattiti politici in programma, siano passate all'esame preliminare delle Commissioni competenti per materia. Analoga istanza è stata formulata dal Consigliere Dotti (Presidente anche lui di Commissione) il quale chiede una preventiva informazione sulle iniziative esterne che possono interessare il Consiglio e le Commissioni, da parte della Giunta.
Ultimo (riferito come ultimo da me, ma trattato invece come il primo nella riunione) è il problema della consultazione per l'Ires. Il Presidente Garabello ha fatto alcune proposte - tra l'altro sottolineando l'esigenza di avere del personale, più di quanto non ne abbia attualmente la Commissione - circa il metodo da seguire. Zanone e Besate hanno in parte consentito e in parte dissentito dal metodo proposto dal Consigliere Garabello. Il Consigliere Benzi si è dichiarato contrario a quel sistema e quel metodo dicendo che ogni Commissione consulti per conto suo.
Non è che qui il Consiglio possa esprimere una linea direttiva sua.
Pregherei che su questo argomento molto rapidamente le Commissioni interessate, nell'autonomia loro, perché anche le Commissioni hanno una loro autonomia di operatività, prendano un accordo. Forse la soluzione migliore potrebbe essere quella che la titolarità permanga alla I Commissione, che la conduzione delle consultazioni resti in mano al Presidente della I Commissione il quale convoca le altre Commissioni volta a volta, quando si trattino argomenti e materie di loro competenza.
Su tutte queste richieste che sono state formulate e che formano oggetto di questo verbale da me succintamente riassunto, dominano due problemi la cui soluzione è di estrema urgenza e per quanto compete all'Ufficio di Presidenza la stiamo elaborando, ma non dipende soltanto da quell'Ufficio. I due problemi sono: quello relativo ai locali che si fanno sempre più stretti, più carenti e più difettosi; pensino soltanto a che cosa sarà fra sei mesi la necessità di locali per l'archivio con la produzione di carta stampata e scritta che noi abbiamo; la necessità di locali per biblioteca, per la raccolta e per la consultazione dei libri. Il secondo problema è quello dell'aula consiliare. Tutti avranno avvento che quest'aula, che pure ha una tradizione e nella quale abbiamo lavorato per molto tempo, è assolutamente inadeguata alle esigenze dei servizi perch un'assemblea possa funzionare. Ciascuno di loro Consiglieri - ed io fra loro - possiamo essere consultati da elettori che vengono alla sede del Consiglio, dove si ricevono? Come si ricevono? Non c'è una minima possibilità di dare udienza, cioè di accettare questa partecipazione anche auditiva da parte degli elettori. E' un problema quindi molto delicato e molto urgente, al quale si aggiunge quello particolare dell'aula del Consiglio per il che nella settimana ventura penserei di riunire i Capigruppo per far fare una piccola delegazione che accompagni l'Ufficio di Presidenza a Palazzo Carignano e vedere come l'impostazione possa essere fatta, rivolgendoci poi a qualche architetto (qualcuno c'è anche nei Consiglio) perché dia i suggerimenti per l'adattamento - necessariamente molto decoroso e pertinente all'ambiente - in maniera che prima del termine della nostra attività anche questa questione possa trovare la sua soluzione.
L'altro problema, che è quello bruciante, la cui soluzione non è di competenza soltanto del Consiglio, anzi, è minimamente del Consiglio, è quello relativo al personale. E' stato sottolineato che questo personale deve essere anche qualificato. Tutti i Presidenti di Commissione hanno detto "dateci dei segretari qualificati" cioè che conoscano la materia perché la verbalizzazione è qualche volta difficile e diventa non fedele se chi verbalizza non conosce i termini della questione. E la quantità.
Veramente la quantità è tale da non consentire di procedere oltre: se ci si chiede di dare una segreteria per le Commissioni che sono al piano terreno non siamo in grado di farlo.
Queste situazioni io le ho rappresentate al Presidente della Giunta il quale ha dato assicurazione che con l'Assessore Chiabrando, che mi pare appunto sia addetto al personale, avrebbero visto di darmi delle proposte in termini relativamente brevi. Pregherei il Vicepresidente Cardinali di volersi fare portavoce di questa esigenza per potere risolvere il problema.
C'è un altro aspetto che si riferisce all'utilizzazione di locali che sono qui al piano superiore e di questo vorrei parlare nella riunione dei Capigruppo che farei nel pomeriggio di oggi molto brevemente, perché da parte dell'Assessore Gandolfi si è fatta richiesta di utilizzazione per due o tre di questi locali che restano attualmente inattivi, salvo che il Consiglio si determini a dire che li utilizza lui al fine di evitare per esempio che essendo riunita una Commissione in quell'ufficio dei presidenti, o essendo riunita un'altra Commissione nell'altra saletta che c'è di fianco al bar, dovendosi riunire una terza Commissione non si trova più spazio. Sopra c'è un locale che viene messo a disposizione per questo fine, ce ne sono però altri tre che restano deserti; lasciarli deserti sicuramente non è cosa opportuna, o li diamo all'utilizzazione della Giunta, come richiede l'Assessore Gandolfi, o troviamo il modo di servircene, facendo la rampa di scale, per le esigenze nostre.
Io credo di avere riferito compiutamente su quello che è stato l'argomento trattato dai Presidenti di Commissione e pertanto apro la discussione, se qualcuno chiede la parola sulle comunicazioni.
Il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Vorrei fare alcune osservazioni solo sulla questione della sede.
Quando la Giunta aveva proposto l'acquisto dei due palazzi in costruzione in piazza Castello, aveva prospettata la possibilità di collocarvi tutto, uffici della Giunta, uffici del Consiglio, addirittura l'aula consiliare. Da una visita che noi facemmo risultò impossibile l'inserimento dell'aula consiliare, ma era talmente lungimirante la visione dell'organizzazione degli uffici da parte della Giunta, che oggi siamo arrivati al punto che in quei due palazzi non ci stanno nemmeno tutti gli uffici della Giunta, pare che una parte rimarrà ancora in via Magenta. Io non faccio commenti e neanche dell'ironia, mi limito a sottolineare che noi allora sostenemmo che i locali dovevano essere visti in rapporto all'organico del personale. Noi abbiamo già detto nella conferenza dei Capigruppo che le disposizioni le conosciamo solo per sentito dire, poich comunicazioni in questo senso non ne sono mai state fatte; sappiamo quindi per sentito dire che i locali di piazza Castello saranno in parte utilizzati per amplissimi locali a disposizione della Giunta, Presidente per il loro prestigio e su questo non abbiamo niente da dire, ci permettiamo però di osservare che la dislocazione e l'utilizzazione di tutti gli uffici desideriamo venga discussa dal Consiglio. A suo tempo era stata costituita una commissione per la sede e noi considereremmo un grave fatto politico se nel momento in cui la Giunta si sistema nei nuovi locali di piazza Castello, gli uffici del Consiglio dovessero rimanere in quel buco in cui sono oggi, dopo gli avvenimenti che sono accaduti, furti ecc.
che hanno coinvolto la nostra stessa attività Ho voluto dire questo in pubblico dopo di averlo detto nella riunione dei Capigruppo, per riaffermare che noi desideriamo che la questione sia discussa in Consiglio, per cui se ci sono delle soluzioni si affrontino rapidamente perché noi denunceremmo come una sottovalutazione del Consiglio se ci si sistemasse in quei locali.
Chiediamo quindi, a conclusione di questo intervento, che per la sistemazione dell'aula consiliare di Palazzo Carignano e per i problemi della sede in generale si ricostituisca la Commissione che a suo tempo aveva funzionato e che venga rapidamente convocata per esaminare tutti i problemi relativi all'utilizzazione degli uffici.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, sono tre i punti più importanti che lei ha trattato nella sua relazione: il primo riguarda la consultazione dell'Ires e su questo mi pare che lei abbia indicato la strada giusta, cioè che la I Commissione debba assumersi l'incarico per non frazionarlo in ognuna delle otto Commissioni, anche se tutte hanno una certa parte di competenza.
Il secondo è il più dolente e vorrei soffermarmi un momento. Non è da oggi che trattiamo l'argomento dell'aula e dei locali del Consiglio, a questo punto siamo giunti all'umiliazione del Consiglio Regionale ed io non mi sento di accettare questa umiliazione. La spesa nel complesso non sarà inferiore ai cinque miliardi, perché tre miliardi e 200 milioni vanno per l'acquisto dei due palazzi e poi c'è tutta la sistemazione interna. A questo momento, con un impegno di cinque miliardi per i locali della Giunta, non siamo ancora riusciti ad ottenere per il Consiglio una somma che possa dirsi consistente: per acquistare una sedia, o un mobile qualunque si debbono fare delle code estenuanti e un numero infinito di domande, non è possibile andare avanti con questo sistema, è un'umiliazione che io non mi sento di accettare. E' noto al Presidente che siamo sistemati in uffici che non possono essere definiti tali perché siamo vicini allo scarico delle immondizie, il catrame invade tutti i locali; per fare mettere due porte a vetri abbiamo dovuto lottare esattamente sei mesi abbiamo dovuto ricorrere cento volte agli uffici della Provincia, della Toro e ancora oggi l'ufficio non è stato sistemato. Si tratta di una spesa di 100/200.000 lire. Siamo in locali che erano stati rifiutati dai membri della Giunta; non siamo ancora riusciti come Consiglio ad avere una biblioteca consistente da potervi attingere notizie, dati ecc.
Contro questo sistema non vi è che la protesta. Non si tratta di avere un'aula del Consiglio, quella la potremmo anche avere, potremmo fare come hanno fatto dopo la prima unificazione delle province centrali e meridionali, quando all'interno di Palazzo Carignano costruirono addirittura un'aula di legno perché i delegati non trovavano posto nella vecchia sala del Parlamento subalpino, ma non si tratta della sistemazione di un'aula, di quella potremmo anche discutere attorno ad un tavolo perch non ha una grandissima importanza il fatto di avere un'aula più bella o meno bella, ciò che conta è l'impostazione del lavoro. E poi, dov'è l'autonomia del Consiglio? Ci rivolgiamo al Vicepresidente Cardinali per pregarlo di prendere in considerazione il Consiglio, ma il Consiglio ha una sua autonomia, autonomia che è stata ribadita recentemente dalla circolare Sullo e che non ha nulla a che vedere col governo. Non dobbiamo rivolgerci a nessun Assessore Cardinali, è l'autonomia del Consiglio che è in gioco.
Ci rivolgiamo al governo perché umilmente ci dia qualche cosa? Ma non deve darci niente, il Consiglio è sovrano, è il modo primo di vivere di questa Regione. Ci rivolgiamo a Cardinali? Cardinali sarà il degnissimo rappresentante della Giunta, ma il Consiglio non deve rivolgersi a nessun Vicepresidente. Immaginiamo il Presidente del Consiglio, quindi del Piemonte, la più alta autorità del Piemonte che si rivolge al Vicepresidente della Giunta per chiedergli qualche cosa perché non abbiamo niente! L'autonomia deve essere rispettata.
E per quanto riguarda il personale è la stessa cosa, se si stabilisce un'autonomia del Consiglio deve esserci un'autonomia del personale altrimenti dove andiamo a finire? Ci fu una certa richiesta dei sindacati di vedere il personale della Regione nel suo insieme, ma sarà un insieme di carattere distributivo, di livelli, ma le funzioni sono un'altra cosa.
Finché i sindacati chiedono che il personale sia visto nel suo insieme in modo che quello del Consiglio non abbia un livello né superiore n inferiore a quello della Giunta, non c'è discussione, ma su una netta separazione tra il personale del Consiglio e quello della Giunta mi pare che non vi sia nessun dubbio.
Quindi non c'è che da levare un'alta protesta e dire che il modo col quale si lavora e l'impostazione che viene data attualmente noi li rifiutiamo.



PRESIDENTE

Il Consigliere Dotti chiede di parlare, ne ha facoltà.



DOTTI Augusto

Signor Presidente, io chiederei di costituire una piccola Commissione speciale per l'allestimento degli uffici del Consiglio soprattutto a Piazza Carignano.



PRESIDENTE

All'inizio ho detto che i Capigruppo avrebbero designato alcune persone, sottolineando anche che ci sono degli architetti nel Consiglio...



DOTTI Augusto

Ma io non vorrei che fossero designate alcune persone, bensì che se ne occupasse il Consiglio direttamente. Se l'Ufficio di Presidenza...



PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza con i Presidenti di Gruppo. Nella conferenza dei Capigruppo si possono anche approfondire alcuni degli argomenti sollevati dal Consigliere Viglione nel suo caloroso intervento, per non passare proprio alla minutaglia (la stanza a destra, la stanza a sinistra quella a nord o quella a sud) in una seduta di Consiglio Regionale.



DOTTI Augusto

Data l'importanza che riveste l'allestimento di Palazzo Carignano credo che debba essere portata in Consiglio...



PRESIDENTE

Certamente, dopo che ci sia stata un'elaborazione dei progetti.
Caro Viglione, sono esatte molte osservazioni tue, però noi abbiamo solo sulla carta, per adesso, il denaro sufficiente per essere autonomi non c'è autonomia senza il corrispettivo di denaro. Per il personale del Consiglio si deve fare l'organico, non c'è ancora neanche l'organico complessivo della Regione, sarà in quello che si collocherà l'organico particolare del Consiglio. Tutto questo deve avvenire, se la memoria non mi tradisce, entro il 31/12/1972, quindi io accetto queste cose, ma non le considero un rimprovero fatto a me perché io ho fatto mille volte presenti queste situazioni fino al momento in cui non abbiamo sanzionata una nostra autonomia anche contabile, il che è avvenuto soltanto in relazione alle disposizioni Sullo, quindi praticamente da un mese a questa parte; io perciò non le considero come una censura, ma come uno stimolo e come tale le accetto. I membri dell'Ufficio di Presidenza che sono qui con me sanno che ogni lunedì quando ci riuniamo ritorniamo su questi argomenti.
Troveremo la maniera di risolverli con l'aiuto del Consiglio.



DOTTI Augusto

Scusi signor Presidente, vista questa interpretazione, io personalmente come Consigliere chiedo che si istituisca un concorso pubblico di idee per l'allestimento di Palazzo Cariginano. Non vorrei che il Consiglio si trovasse di fronte ad alcuni progetti già elaborati da alcuni architetti quindi propongo ufficialmente (il Consiglio potrà poi decidere) che si istituisca un concorso di idee pubblico per l'allestimento di Palazzo Carignano.



PRESIDENTE

Io personalmente l'accolgo questa istanza, ne faremo motivo, in una primissima riunione, di un dibattito. Rilevo soltanto il grosso inconveniente che un concorso di idee ruba almeno un anno, un anno e mezzo quindi se si fa dovrebbe essere fatto con un termine estremamente limitato perché prima di arrivare ad avere un certo numero di concorrenti, averli scelti e infine incominciare i lavori, passerà del tempo e questa tornata di Consiglio non vedrà risolto il problema.
Ho rilevato nella mia relazione l'importanza del modo di sistemare l'aula di Palazzo Carignano ma vorrei farlo, se possibile, in tempi brevi.
Comunque l'idea proposta verrà considerata dall'Ufficio di Presidenza ed eventualmente portata per un atto deliberativo alla prima seduta del Consiglio Regionale.
La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri, io vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio sulla documentazione che deve avene a disposizione per esplicare con effettiva autonomia ed efficienza (perché se non c'è efficienza non c'è neanche autonomia) le sue funzioni.
Secondo me il problema, la cui soluzione è molto complessa, è di estrema importanza e c'è la documentazione relativa alla produzione legislativa con tutte le circolari attinenti e quella che riguarda la situazione della materia che viene trattata dai diversi progetti di legge che bisogna affrontare, discutere e approvare o meno. Come intende risolverlo la presidenza del Consiglio? Atteso che penso sia necessario considerare quanto già esiste per esempio presso il Parlamento su questa materia, ritengo pure necessario sentire qualche esperto, qualche tecnico perché senza strumentazioni moderne non è possibile assicurarsi quella documentazione e di legge e conoscitiva assolutamente indispensabile per il lavoro delle Commissioni; la documentazione ci permette anche di fare a meno in tanti casi dei così detti esperti, o per lo meno, se gli esperti vengono convocati i quesiti saranno loro posti convenientemente corredati della relativa documentazione.
Io gradirei sapere quali sono i progetti che ha in mente di attuare la presidenza del Consiglio per addivenire, entro i limiti di tempo indicati alla soluzione di questo problema.



PRESIDENTE

La documentazione è collegata con la biblioteca, perché avviene attraverso la raccolta di libri, riviste, giornali e di atti di altri Consigli e di altre Giunte Regionali; la Commissione biblioteca, che ha avuto una battuta d'arresto, e in via di elaborare come si arriverà a questa documentazione. Ogni singola Commissione può avere anche delle esigenze particolari, cioè una documentazione specifica su determinati temi.
Recentemente ho mandato alla V Commissione l'estratto di una documentazione mandatami in omaggio, dove sono indicati i biotopi del Piemonte, perché ne tenga conto. Penso che il Consigliere Bianchi potrebbe essere più preciso sul lavoro di indagine per raccogliere questa documentazione, indagine che cercheremo di accelerare.
Anche a lei Consigliere Conti vorrei dire che i mezzi finanziari li abbiamo da un mese come Consiglio, non è che prima potessimo fare grandi cose.
Qualcuno chiede ancora di parlare? Nessuno? La discussione è chiusa.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione del Consigliere Zanone e altri per la concessione di crediti agevolati per l'installazione di impianti di depurazione


PRESIDENTE

L'Assessore Chiabrando sarebbe disponibile a rispondere sull'interrogazione "Concessione credito agevolato al Comune di Druento e alle piccole e medie imprese per installazione di impianti di depurazione".
La parola all'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore agli inquinamenti

Ringrazio i colleghi perché mi danno modo, in aggiunta a quanto ebbi a riferire precedentemente su questo argomento, di dire qualcosa circa i finanziamenti eventuali che la Regione o lo Stato dovrebbero prevedere per gli impianti di depurazione.
Il Comune di Druento chiede semplicemente che la Regione intervenga affinché gli istituti di credito cittadini concedano dei crediti a tasso agevolato alle imprese che stanno dotando i propri stabilimenti di idonei impianti di depurazione delle acque di scarico, senza tenere conto che le banche possono concedere questi crediti a tasso agevolato soltanto in presenza di fondi messi a disposizione dallo Stato per il concorso nel pagamento degli interessi; solo in questo modo ha un senso la richiesta perché credo che crediti a tasso normale possano ottenerli comunque.
Come gia ebbi occasione di dire nel dibattito sulle proposte di mozioni discusse nel mese di maggio in Consiglio Regionale circa la tutela dell'ambiente e la difesa dagli inquinamenti, la Giunta sta impostando la costituzione di consorzi intercomunali e di aziende speciali consorziali sempre di carattere pubblico, per la costruzione e gestione di impianti di depurazione degli scarichi domestici, prevedendo inoltre di concedere agli enti locali o loro consorzi così costituiti dei contributi in conto capitale o in conto interessi, a integrazione degli interventi contemplati dalla legge 1090, che prevedeva congrui finanziamenti per acquedotti e fognature, nonché per gli impianti di depurazione degli scarichi civili.
Per quanto concerne invece le agevolazioni creditizie alle industrie, è ovvio che esse potranno essere previste soltanto con disposizioni di carattere nazionale, proposte, come dice l'interrogazione dei colleghi nell'ultima stesura del programma economico quinquennale '71/'75, il quale tra l'altro, valuta intorno ai 12 miliardi l'onere a carico dello Stato fino al '75 per agevolazioni in conto interessi da concedere alle imprese per incoraggiare le misure antinquinamento. Osserva ancora la bozza del programma '71/'75, che l'unica legge che finora prevede interventi pubblici di sostegno finanziario per la depurazione degli scarichi industriali è la n. 853 del '71, relativa agli interventi per la Cassa del Mezzogiorno limitatamente alle imprese localizzate nel Mezzogiorno d'Italia; aggiunge che l'ulteriore disciplina legislativa di ordine nazionale dovrà coordinarsi alla suddetta disposizione.
Pertanto oggi non ci sono possibilità di intervento finanziario per queste iniziative.
Per concludere, la Giunta Regionale, sensibile alle proposte avanzate mentre da una parte sta studiando le modalità per formare e finanziare i consorzi pubblici di depurazione delle acque, dall'altra parte si farà interprete presso le autorità centrali perché sollecitamente siano stanziati fondi integrativi alla legge 1090 per quanto concerne gli scarichi civili, e siano creati nuovi fondi per offrire crediti garantiti e a tasso agevolato, variati a seconda dei settori, delle dimensioni e della localizzazione delle aziende, alle imprese che abbiano in corso o intendano installare impianti di depurazione degli scarichi.
Aggiungo, per concludere, che quanto stiamo predisponendo (e siamo a buon punto) prevede finanziamenti e interventi agli enti locali, singoli o consorziati, per gli scarichi domestici delle città. Può darsi che i consorzi possano intervenire anche per la depurazione delle industrie, per al momento non vedo come la Regione possa intervenire a favore di industrie private per questo tipo di impianti, a meno che le industrie intervengano nei consorzi pubblici, che diventeranno in quel momento non più pubblici ma semi-pubblici o misti, ed allora ne potranno beneficiare indirettamente.
E' un problema che dovremo valutare in Consiglio nel momento in cui diremo se i consorzi devono essere esclusivamente pubblici oppure possono prevedere anche la partecipazione delle industrie private.



PRESIDENTE

La parola ad uno degli interroganti.
Il Consigliere Zanone ha facoltà di parlare.



ZANONE Valerio

Ringrazio l'Assessore per i suoi chiarimenti e, pur essendo al corrente delle carenze che si registrano in questo settore e che impediscono un intervento efficace della Regione per la soluzione del problema, vorrei ancora raccomandare alla Giunta di proseguire il proprio interessamento nelle tre direttive che sembrano attualmente possibili; la prima è stata ricordata dall'Assessore poco fa ed è una sollecitazione presso gli organi centrali dello Stato perché si dia attuazione al più presto all'introduzione di crediti agevolati o di agevolazioni fiscali per gli investimenti in questo settore che sono previsti dal programma nazionale e che del resto si applicano, con buoni risultati, in altri paesi anche vicini al nostro e rientrano pienamente nella logica dell'attuale congiuntura economica, trattandosi soprattutto di investimenti che non hanno carattere produttivo e che meritano un'agevolazione per la loro utilità di carattere pubblico.
La seconda linea di interessamento è quella che la Regione proceda al più presto alla costituzione dei consorzi: ho l'impressione che i singoli comuni messi di fronte al problema non siano in grado di provvedervi adeguatamente, o comunque, quando anche vi provvedano con tempestività come è stato fatto dall'Amministrazione Comunale di Druento, si trovino poi di fronte a degli ostacoli pressoché insuperabili, proprio per quanto riguarda le imprese industriali; il costo degli impianti di depurazione è notoriamente molto elevato e che l'attuazione di queste misure in alcuni comuni e non in altri crea squilibri fra la competitività delle imprese e quindi è estremamente difficile da ottenere.
Infine, per quanto riguarda la richiesta specifica dell'Amministrazione Comunale di Druento (che, tengo a precisare, ha una maggioranza politica assai diversa da quella alla quale appartengo) ritengo debba essere appoggiata anche eventualmente attraverso possibili contatti informali che l'Amministrazione Regionale possa avere con i locali istituti di credito, i quali hanno notoriamente ampie possibilità di depositi non impiegati e potrebbero utilmente prendere in considerazione qualche misura di incentivazione in questo senso.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Nomina dei componenti i Consigli di amministrazione degli istituti professionali di Stato e svolgimento provvisorio delle funzioni di cui all'art. 4 del D.P.R. 15 gennaio 1972 n. 10


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto: "Nomina dei componenti i Consigli d' amministrazione degli istituti professionali di Stato e svolgimento provvisorio delle funzioni di cui all'art. 4 del D.P.R. 15 gennaio 1972 n.
10" E' relatrice del progetto di legge no 29 la Consigliera Soldano, la quale è pregata di volere riassumere la relazione puntualizzando. Io devo precisare che si tratta di una relazione approvata a maggioranza e non all'unanimità.
La parola alla Consigliera Soldano.



SOLDANO Albertina, relatrice

Signor Presidente, signori Consiglieri, in primo luogo mi permetterei di chiedere di correggere due errori materiali di trascrizione che risultano uno sul frontespizio della relazione distribuita ai Consiglieri là dove si legge "Relazione approvata a maggioranza dalla Commissione VIII", si tratta invece della "Commissione III".
Un altro errore nell'ultima pagina della relazione dove occorre unire l'ultimo periodo a quello che lo precede, altrimenti il periodo rimane sospeso.
Si tratta soltanto di errori materiali.
Come già stato precisato dal signor Presidente, si tratta di una relazione approvata a maggioranza.
La relazione è costituita da alcune parti In sede preliminare io ritengo di dover richiamare che gli Istituti professionali di Stato non hanno avuto né hanno di fatto, nell'ambito della scuola italiana, una chiara definizione giuridica essendo considerati "Scuole aventi finalità e ordinamento speciali" la cui istituzione è da riferirsi al R.D.L. 21/9/1938 n. 2038, convertito nella legge 2/6/1939 n. 739.
Questi istituti sono stati creati singolarmente attraverso un decreto istitutivo del Presidente della Repubblica, sono dotati di personalità giuridica e di autonomia amministrativa e sono stati posti alla vigilanza del Ministero della P.I. Detti istituti sono sorti con lo scopo di preparare personale idoneo all'esercizio delle varie attività nei diversi settori economici e della produzione, ma di fatto hanno sostituito le preesistenti Scuole tecniche e le Scuole professionali femminili contrapponendosi, soprattutto nei piccoli centri, agli istituti tecnici dello stesso indirizzo, nei confronti dei quali tuttavia rimasero, per un complesso di cause, almeno a livello di opinione pubblica, un tipo di scuola di seconda categoria.
Nella premessa della relazione si è ritenuto opportuno fare richiamo ai principi non soltanto espressi, ma accolti da tutto il Consiglio Regionale là dove, in occasione dell'emanazione dei pareri sui decreti delegati concernenti il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di istruzione artigiana e professionale e successivamente in materia di assistenza scolastica, musei e biblioteche locali, il Consiglio Regionale ritenne di dover evidenziare il netto superamento del tradizionale concetto di istruzione professionale in senso praticistico e subalterno e di affermare il concetto costituzionale di diritto allo studio in sostituzione di quello tradizionale di assistenza scolastica.
L'art. 4 del D.P.R. 14/1/1972 n. 10, che opportunamente è stato citato nella relazione allegata alla proposta di legge regionale in esame, limita notevolmente l'azione della Regione ai fini immediati nel campo della formazione professionale; tuttavia tale articolo presenta delle prospettive di collaborazione tra Regione e Stato, là dove si afferma che è possibile inserire l'attività di tali istituti professionali nel quadro della programmazione regionale relativa alla formazione professionale.
Noi rileviamo pertanto l'opportunità della presente proposta di legge regionale al fine di regolamentare la materia, soprattutto in riferimento alla data di presentazione di tale proposta, anche se, nel frattempo, il 2/8/1972 con circolare prot. 13574 indirizzata ai presidenti dei Consigli d'Amministrazione, nonché, per conoscenza, ai presidenti degli Istituti professionali stessi, la Giunta Regionale quale organo esecutivo ha proceduto ad impartire le istruzioni necessarie relativamente ai rinnovi dei Consigli d'Amministrazione degli Istituti professionali di Stato.
A questo punto è utile precisare che il Consiglio d'Amministrazione di ogni Istituto professionale di Stato, nel rispetto di quanto stabilito dal D.P.R. istitutivo, risulta composto da: due rappresentanti del Ministero della P.I. che possono diventare tre limitatamente agli Istituti professionali per il turismo e quelli per l'agricoltura; da un rappresentante dell'Amministrazione Provinciale; un rappresentante del Comune sede dell'Istituto; un rappresentante della Camera di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura; un preside dell'Istituto stesso che ha voto deliberativo ed esercita le funzioni di segretario.
Possono essere chiamate a far parte del Consiglio d'Amministrazione quelle persone e quegli enti che diano un notevole contributo tecnico o economico al funzionamento dell'istituto.
Al fine di poter esaminare convenientemente il problema nell'ambito della nostra regione, può essere interessante rilevare che, su 41 istituti professionali di Stato esistenti in Piemonte, 8 Consigli d'Amministrazione risultano scaduti, 6 stanno per scadere nel corso del 1972 e i rimanenti risultano normalmente in carica fino al 1973 e al '74. Uno di tali istituti, e precisamente quello esistente in Torino, a carattere esclusivamente femminile, è ora in corso di estinzione e pertanto risulta attualmente affidato alla gestione di un Commissario.
Con decorrenza 1° ottobre '72 hanno inoltre iniziato a funzionare altri tre istituti professionali di Stato, dei quali due risultanti dalla trasformazione di altrettante sezioni coordinate (alludo a quelli di Ciriè e di Mosso S. Maria) e uno di nuova istituzione (precisamente l'Istituto professionale alberghiero di Mondovì).
In particolare la maggioranza dei membri della III Commissione ritiene di fare una precisazione di carattere giuridico-legislativo, con riferimento specifico a quanto stabilisce il punto a) dell'art. 4 del D.P.R. 15/1/1972 n. 10.
Sulla base di quanto stabilito dalla Costituzione negli articoli dal 121 al 133 sugli organi della Regione e sulle loro attribuzioni e secondo un principio generale di legislazione, nonché sulla base di quanto risulta precisato dalla legge 10/2/1953 n. 63 all'art. 8 e dallo Statuto della Regione Piemonte, la maggioranza ritiene che gli atti di nomina siano per loro natura tipici del potere esecutivo e perciò spettanti alla Giunta Regionale.
Il potere legislativo e quello regolamentare sono, cioè, chiaramente attribuiti al Consiglio Regionale; invece il potere esecutivo è attribuito alla Giunta Regionale. Essendo pertanto la Giunta l'organo esecutivo della Regione, l'esercizio delle funzioni amministrative trasferite, svolte in precedenza dal Ministero della P.I. quale organo dello Stato a livello di governo, è da riferirsi alla Giunta e non al Consiglio Regionale.
Nel caso specifico presentato nella proposta di legge la Giunta, come organo esecutivo della Regione, deve provvedere alla nomina del Consiglio d'Amministrazione di ogni istituto professionale di Stato, nel rispetto della composizione determinata dai singoli decreti presidenziali istitutivi, sostituendovi i membri designati dal Ministro della P.I. o eventualmente del Turismo, con quelli designati dalla Giunta stessa. Al riguardo la maggioranza dei membri della III Commissione ritiene di dover evidenziare che l'art. 24 dello Statuto della Regione Piemonte prevede la consultazione, da parte del Presidente della Giunta, della "Commissione consultiva per le nomine" relativamente ai "criteri di carattere generale in base ai quali la Giunta stessa o il suo Presidente provvedono alle nomine di loro competenza negli enti e negli organismi cui la Regione partecipa". Pertanto si prospetta l'opportunità, pur nel rispetto delle prerogative della Giunta in materia di nomine, di addivenire alla costituzione di tale Commissione consultiva, nella quale il Consiglio risulta convenientemente rappresentato, con ampia possibilità di partecipazione, nonché di diversificazione tra maggioranza e minoranza nel rispetto del metodo democratico.
Si ritiene inoltre, da parte della maggioranza, di dover considerare attentamente la proposta formulata al secondo e terzo comma dell'art 3 del progetto di legge regionale in esame. Preso atto della possibilità di nominare soltanto due rappresentanti in sostituzione di quelli prima nominati dal Ministero, in conformità a quanto disposto dai decreti istitutivi, si ritiene di dover considerare positivamente la partecipazione dell'organizzazione dei lavoratori.
Analoghe considerazioni in senso positivo si sottolineano circa la possibile partecipazione alla gestione tramite un membro da esse stesse designato, da parte delle associazioni di categoria al cui settore l'istituto è interessato. Si evidenzia inoltre l'interesse diretto al problema da parte delle Amministrazioni Comunali e Provinciali, oltre che da parte dei genitori e degli alunni stessi. La maggioranza ritiene comunque che negli atti di nomina si debbano seguire soprattutto criteri di competenza e di interesse ai problemi dell'istituto stesso La Commissione informa il Consiglio che la materia dello scioglimento dei Consigli d'Amministrazione, regolata dall'art. 7 della proposta di legge, è stata inficiata recentemente di nullità dalla presidenza del Consiglio dei Ministri in occasione di approvazione di analoghe norme di legge approvate da altri Consigli Regionali per il motivo che la funzione di scioglimento non risulta elencata all'art. 4 del decreto P.R. n. 10 del gennaio scorso.
Concludendo, la maggioranza dei membri della III Commissione richiama all'atto delle nomine da effettuarsi dalla Giunta, i principi di autonomia e di partecipazione sanciti dallo Statuto regionale ed evidenzia, da parte della Regione, le specifiche funzioni di indirizzo, di coordinamento e di controllo al fine di realizzare, nei confronti dello Stato e particolarmente delle esigenze regionali, un'azione efficace anche nel settore degli istituti professionali, pur nell'ambito limitato delle specifiche competenze.
Si ritiene comunque doveroso precisare che il Gruppo comunista nell'ambito della III Commissione, ha ritenuto di dover ribadire, in generale, la posizione chiaramente espressa nella relazione illustrativa della proposta di legge regionale in esame, attribuendo i compiti stessi di scelta e di nomina dei rappresentanti della Regione nell'ambito dei Consigli d'Amministrazione degli istituti professionali di Stato al Consiglio Regionale.
Inoltre si precisa che il Consigliere prof. Fassino a nome del suo Gruppo ha ritenuto di dover evidenziare che, al di là di ogni valutazione di principio sulle organizzazioni sindacali, occorre comunque evitare ogni limitazione nell'ambito delle scelte eventualmente imposte alla Giunta da persone estranee al Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione sulla relazione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Calsolaro . Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, la lettera a) dell'art. 4 del D.P.R. 15 gennaio 1972, n. 10, regola il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario, sino alla definizione legislativa della riforma dell'istruzione secondaria, delle funzioni amministrative attualmente svolte dagli organi centrali e periferici del Ministero della Pubblica Istruzione nei confronti degli istituti professionali di Stato esistenti nel territorio di ciascuna Regione per quanto attiene alla nomina del Consiglio d'Amministrazione nel rispetto della composizione determinata dai decreti presidenziali istitutivi, sostituendosi i membri designati dagli organi dello Stato con quelli designati dagli organi regionali.
Secondo la relazione del Consigliere Soldano, presentata a nome della maggioranza della III Commissione, "sulla base di quanto stabilito dalla Costituzione sugli organi della Regione e sulle loro attribuzioni, e secondo un principio generale di legislazione, nonché sulla base di quanto risulta precisato dalla legge 10 febbraio 1953, n. 62, all'art. 8, e dallo Statuto della Regione Piemonte", si dovrebbe ritenere che "gli atti di nomina siano per loro natura tipici del potere esecutivo e perciò spettanti alla Giunta Regionale".
Ancora nella relazione Soldano si legge - dopo l'ovvia e non contestata affermazione che "il potere legislativo e quello regolamentare sono chiaramente attribuiti al Consiglio Regionale", mentre "il potere esecutivo è attribuito alla Giunta Regionale" - che, "essendo la Giunta l'organo esecutivo della Regione, l'esercizio delle funzioni amministrative trasferite, svolte in precedenza dal Ministero della Pubblica Istruzione quale organo dello Stato a livello di governo, è da riferirsi alla Giunta e non al Consiglio Regionale".
A questo punto i problemi preliminari da affrontare, e che non riguardano soltanto questo progetto di legge, ma anche il successivo n. 31 e tutti gli altri casi di nomine di competenza della Regione, sono i seguenti: se possa fondatamente sostenersi che le norme costituzionali sugli organi della Regione e sulle loro attribuzioni, se la legge 10 febbraio 1953, n. 62, e lo Statuto della Regione Piemonte attribuiscano gli atti di nomina alla Giunta Regionale se esista, cioè, un principio generale di legislazione in forza del quale gli atti di nomina siano per loro natura tipici del potere esecutivo se, infine, le funzioni amministrative esercitate da un Ministero siano da intendersi trasferite alla Giunta e non al Consiglio Regionale, secondo quell'interpretazione che potremmo definire "parallelistica", che si evince chiaramente dalla relazione Soldano, appunto là dove testualmente essa recita: "l'esercizio delle funzioni amministrative trasferite, svolte in precedenza dal Ministero della P.I. quale organo dello Stato a livello di Governo, è da riferirsi alla Giunta e non al Consiglio Regionale".
Intanto, cominciamo con l'osservare che gli articoli della Costituzione citati dal relatore a fondamento dell'assunto secondo cui gli atti di nomina sono per loro natura tipici del potere esecutivo, e perciò spettanti alla Giunta Regionale, non dicono nulla di tutto questo.
L'art. 121 della Costituzione istituisce gli organi della Regione l'art. 12 prevede l'elezione degli organi della Regione; l'arti 123 lo Statuto; l'art. 125 il sistema dei controlli; l'art. 126 lo scioglimento dei Consigli Regionali; l'art. 127 il visto, la promulgazione, il rinvio delle leggi regionali; l'art. 130 il controllo sugli atti degli enti locali; l'art. 132 la fusione e la costituzione di nuove Regioni; l'art.
133 le circoscrizioni provinciali e comunali.
Lasciamo quindi da parte questi articoli della Costituzione citati dalla relatrice e che non hanno assolutamente a che fare con questo problema, e vediamo se esiste un principio generale di legislazione da cui possa farsi derivare l'attribuzione all'organo esecutivo del potere di nomina.
Il principio generale è che l'atto di nomina spetta all'organo che ha il potere di assunzione nel servizio. L'atto di nomina, tuttavia - ed è qui che la relazione di maggioranza commette un errore di diritto amministrativo - non ha sempre valore costitutivo per quanto riguarda il sorgere del rapporto. Esso ha questo valore tutte le volte che alla stessa autorità che provvede all'assunzione spetta il potere determinante in ordine all'instaurazione del rapporto, com'è, nel caso degli uffici onorari, la nomina ministeriale del presidente di un ente pubblico. In altre ipotesi, invece, l'atto di nomina non rappresenta se non un atto di valore puramente confermativo (una mera conditio juris) in quanto il rapporto trova i suoi elementi costitutivi in fatti o in atti nella coesistenza dei quali l'autorità competente alla nomina è tenuta necessariamente a provvedere in modo conforme.
Così, nel caso della nomina dei componenti i Consigli d'Amministrazione degli istituti professionali di Stato, l'atto di nomina ha valore puramente confermativo per quanto riguarda i membri designati dal Comune ove ha sede l'istituto, dall'Amministrazione Provinciale, dalla Camera di Commercio ed il Preside dell'Istituto. Il Presidente della Giunta non potrà, quindi, che confermare con suo decreto le designazioni così previste.
Si tratta ora di vedere se la nomina dei due rappresentanti della Regione in sostituzione di quelli del Ministero della P.I. sia da considerarsi atto di competenza dell'organo esecutivo di carattere costitutivo (e quindi di competenza della Giunta) o non piuttosto atto di carattere puramente confermativo per essere il Consiglio competente ad effettuare la designazione e non potendo quindi il Presidente della Giunta far altro che provvedere in modo conforme.
L'art. 22 della legge 10 febbraio 1953, n. 62, dispone, sotto il titolo "Attribuzioni del Consiglio Regionale": "Il Consiglio Regionale esercita le potestà legislative e regolamentari attribuite alla Regione e le altre funzioni conferitegli dalla Costituzione e dalle leggi". Ed ancora: "Spetta al Consiglio Regionale", al n. 7: "la nomina di commissioni e di membri di commissioni devoluta per legge dalla Repubblica alla Regione".
Ci troviamo, quindi, in presenza di una chiara ed inequivoca attribuzione al Consiglio Regionale, e non alla Giunta, del potere di designazione per tutti i casi previsti dall'art. 7 della legge 10 febbraio 1953, n. 62, e quindi, per quanto ci compete, dalla lettera a) dell'art. 4 del D.P.R. 15 gennaio 1972, n. 10. L'organo esecutivo, e cioè la Giunta non ha alcun potere di designazione e il Presidente della Giunta non potrà fare altro che confermare la designazione fatta dal Consiglio.
L'art. 25 ("Attribuzioni del Presidente") e l'art. 31 ("Attribuzioni della Giunta Regionale") non contengono disposizioni che inducano ad una diversa interpretazione.
L'art. 2 della legge 23 dicembre 1970, n. 1084, stabilisce che le disposizioni contenute nel titolo III della legge 10 febbraio 1953, n. 62 cioè la legge che contiene l'art. 22 che ho citato prima, hanno valore transitorio sino al giorno dell'entrata in vigore degli statuti delle singole Regioni La norma contenuta nell'art. 22 della legge n. 62 del 1953, relativa alle attribuzioni del Consiglio Regionale, non è quindi più in vigore, ma nel senso - evidentemente - che i principi in essa contenuti sono trasfusi nello Statuto regionale, per cui essa continua a svolgere la funzione di norma principio interpretativa per ciò che si riferisce all'organo (il Consiglio Regionale) competente alla designazione. Se così non fosse, la norma statutaria o quella della legislazione regionale che attribuisce alla Giunta Regionale il potere di nomina si troverebbero in contrasto con l'art. 1 della legge 23 dicembre 1970, n. 1084, e con l'art. 115 della Costituzione.
L'art. 16 dello Statuto regionale, alla lettera a), testualmente recita: "Il Consiglio esercita le potestà legislativa e regolamentare attribuite alla Regione e le altre funzioni conferitegli rispettivamente dalla Costituzione, dalle leggi, dello Stato, dallo Statuto e dalle leggi regionali".
Fra le leggi dello Stato in vigore al momento dell'approvazione dello Statuto, vi era appunto la legge n. 62 del 1953, che conferiva al Consiglio Regionale il potere di compiere gli atti di nomina, cioè di designazione di commissioni e di membri di commissioni.
Non credo quindi che si possa in alcun modo sostenere che, in forza di norme costituzionali, legislative e statutarie, il potere di designazione degli amministratori onorari possa essere attribuito, nelle Regioni a Statuto ordinario, all'organo esecutivo. Spetterà invece al Presidente della Giunta il compito di confermare con il suo decreto di nomina la designazione (ed in questo senso si parla di decreto di nomina del Presidente della Giunta dei Consigli d'Amministrazione degli istituti professionali di Stato), che è inequivocabilmente di competenza del Consiglio Regionale, dei membri dei Consigli d'Amministrazione di nomina regionale.
In base alle considerazioni che ho esposto, propongo che l'art. 1 della proposta di legge n. 29 sia così emendato: "Il Presidente della Giunta Regionale nomina con proprio decreto i Consigli d'Amministrazione degli Istituti professionali di Stato nel rispetto della composizione determinata dai decreti presidenziali istitutivi".
Propongo, quindi, il seguente emendamento all'art. 2: sostituire, nel secondo comma, in fine, "e le presenta al Consiglio per il provvedimento di nomina", con "ed emana il relativo decreto di nomina".
Il secondo comma assume così la seguente dizione: "Le designazioni pervenute sono trasmesse, non oltre i sessanta giorni precedenti la scadenza del Consiglio d'Amministrazione, al Presidente della Giunta Regionale, che ne accerta la regolarità ed emana il relativo decreto di nomina".
La ragione di questo emendamento è che fra gli enti interessati alla designazione vi è la Regione. Pertanto, fra le designazioni pervenute al Presidente del Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto professionale e da questi trasmesso al Presidente della Giunta Regionale vi sono già anche quelle di competenza del Consiglio Regionale.
Per quanto riguarda i componenti dei Consigli d'Amministrazione designati dal Comune, dalla Provincia ed il Preside, è evidente che si tratta di atto di nomina di carattere indiscutibilmente confermativo, che non può essere di competenza del Consiglio, ma del Presidente.
Nessuna osservazione ho da fare all'art. 3 della proposta di legge, che è conseguente alla nostra interpretazione della legge.
L'art. 4 dovrebbe essere emendato così: "Il decreto di nomina emanato dal Presidente della Giunta Regionale è pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione e comunicato al Presidente del Consiglio d'Amministrazione uscente, il quale, entro i quindici giorni successivi al ricevimento della comunicazione, convoca il nuovo Consiglio d'Amministrazione".
Nessuna osservazione ho da fare sull'art. 5 della proposta di legge.
L'art. 6 regola i provvedimenti di cui alle lettere b), c), e d) dell'art. 4 del D.P.R. 15 gennaio 1972, n. 10. Secondo il testo della proposta, tutti i provvedimenti in oggetto sono adottati dal Consiglio Regionale, sentita l'Amministrazione Provinciale interessata e previo parere della III Commissione.
Secondo la relazione di maggioranza, i provvedimenti di cui alle lettere b) e d) sono di competenza della Giunta Regionale, quelli di cui alla lettera c) del Consiglio Regionale.
Mi sia consentito di far osservare che l'attribuzione di competenza per i provvedimenti di cui alla lettera c) dell'art. 4 al Consiglio Regionale (programmazione di nuovi istituti, scuole, sezioni e corsi da istituire dallo Stato, con l'indicazione vincolante dell'ordine di priorità) contrasta singolarmente con la stessa tesi sostenuta dal relatore secondo cui "l'esercizio delle funzioni amministrative trasferite, svolte in precedenza dal Ministero della P.I. quale organo dello Stato a livello di Governo, è da riferirsi alla Giunta e non al Consiglio Regionale".
In sostanza, la maggioranza, dopo aver affermato un principio senza averlo dimostrato con valide e serie argomentazioni di politica legislativa e di diritto amministrativo, si induce a concedere - sia pure limitatamente alla lettera c) - la competenza al Consiglio.
In realtà, e per la verità, il principio "parallelistico" fissato nella relazione non esiste: intanto, perché è contrario alla norma statutaria che alla lettera p), art. 16, recita: "Il Consiglio adotta ogni altra deliberazione per la quale la legge richieda l'approvazione del Consiglio o stabilisca la generica attribuzione alla Regione" (così come per le nomine alla lettera o) è attribuita la competenza al Consiglio, salvo quelle attribuite al Presidente e alla Giunta da leggi o provvedimenti); e poi perché, se così fosse, secondo l'interpretazione della maggioranza, i decreti delegati finirebbero con l'avere per oggetto non "il trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali" nelle varie materie, ma "il trasferimento alle Giunte Regionali delle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali". Il che potrà anche essere conforme ai principi che ispirano la Corte Costituzionale, il Governo e la maggioranza che attualmente regge il Consiglio, ma è sicuramente contrario allo spirito della Costituzione e della riforma regionale.
Pertanto, propongo la seguente formulazione del primo c. dell'art. 6 della proposta di legge: "I provvedimenti di cui alle lettere b), c) e d) del D.P.R. 15 gennaio 1972, n. 10, sono adottati dal Consiglio Regionale, udito il parere della competente Commissione consiliare, delle Amministrazioni Provinciali e Comunali interessate".
L'art. 7 è l'ultimo fra quelli contenuti nella proposta di legge che si presti ad alcune considerazioni, tenuto conto che per i successivi articoli 8 e 9 la Commissione è stata unanime: come, del resto, è stata unanime anche sull'art. 7, con la riserva determinata dal rinvio della legge regionale lombarda ad opera del Governo. L'art. 4 del D.P.R. n. 10 non comprende le funzioni di vigilanza e di tutela sugli Istituti professionali di Stato. Su questo possiamo anche essere d'accordo, se non altro per il fatto che non è scritto testualmente. Così come siamo d'accordo sul fatto che il successivo art. 5, trasferendo le funzioni amministrative in ordine agli altri enti, istituzioni ed organizzazioni, vi comprende quelle di vigilanza e di tutela.
Ma è evidente che la norma dev'essere interpretata con una certa "ratio". Se, infatti, a fondamento del suo assunto, il Governo deduce a prova che il finanziamento degli Istituti professionali resta a carico del bilancio dello Stato, come si rileva dalla lettera b) e seguenti dell'art.
4, nonché dalla tabella di cui all'art. 18, non si comprende perché abbia conferito alle Regioni - attese tutte le competenze che lo Stato si è riservato nella materia - la nomina dei Consigli d'Amministrazione l'approvazione dei piani annuali di attività, la programmazione e la proposta di ripartizione dei finanziamenti.
Le attività di cui all'art. 4 del D.P.R. n. 10 implicano "ipso iure" il potere di vigilanza e di tutela da parte della Regione, ed a nulla rileva che ciò non sia espressamente scritto.
Il Gruppo socialista sarebbe quindi del parere di approvare l'art. 7 nel testo formulato nella proposta, come rigorosa affermazione di principio. Tuttavia, poiché l'introduzione di siffatta norma nel testo di legge potrebbe portare al rinvio da parte del Governo, con conseguente vuoto legislativo, riteniamo di doverci astenere, non senza riaffermare la nostra convinzione decisamente contraria all'interpretazione governativa.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.
Mi permetto di ripetere l'invito ad una estrema concisione fatto in inizio di seduta, al fine di permettere al Consiglio di dedicare oggi per intero la seduta pomeridiana alla discussione dei problemi dell'Università.



BESATE Piero

Assicuro che mi limiterò a brevi annotazioni .
Desidero prima di tutto rilevare come questo progetto di legge proposto da un gruppo di Consiglieri dell'opposizione abbia avuto un iter corretto: confronto in sede di Commissioni e confronto in sede consiliare.
L'iniziativa adottata dal nostro Gruppo fa parte di un insieme di progetti di legge, il 29-30 e 31 (di cui il 29 e il 31 in discussione oggi, il 30 surrogato con delibera consiliare) che nel complesso tendono a far prendere possesso alla Regione di una parte almeno delle materie previste dal decreto presidenziale n. 10 ed anche ali regolamentarlo, con l'attribuire ai vari suoi organi le funzioni che devono essere esercitate. Si tratta quindi, di un'iniziativa che giustamente nella relazione che abbiamo appena ascoltato è stata giudicata positiva e necessaria nella pratica, nella realtà.
Sento di dover anche sottolineare come la relazione stessa sia corretta ed impegnata, come impegnata e corretta fu la discussione nella III Commissione. Tuttavia, noi e i colleghi socialisti, in sede di Commissione abbiamo votato contro quella relazione, ragion per cui la relazione è risultata di maggioranza, come ha sottolineato il Presidente del Consiglio soprattutto perché nella parte concernente le osservazioni generali vi viene sostenuta una tesi, circa le attribuzioni delle funzioni ai vari organi della Regione e del Consiglio, che riteniamo inopportuno svolgere in questa materia, su un progetto di legge particolare, che ha un effetto limitato nel tempo, cioè fino a che non si sia addivenuti alla riforma della scuola secondaria superiore, e che comunque riguarda nomine attribuite in gran parte ad altri organi - Comune, Provincia, Camera di Commercio - perché cosî stabilisce la legge istitutiva.
Non starò a riproporre il punto di vista illustrato qui dal collega Calsolaro, sul quale concordiamo, come pure concordiamo sulle sue proposte di emendamento (ma lo vedremo poi in sede di discussione sugli articoli: lo dico subito per non dover ripetere poi in quella sede tutte le discussioni).
Il fatto che non abbiamo ritenuto, tuttavia, di dover presentare una relazione di minoranza implica un giudizio politico, che è il seguente: lo abbiamo fatto perché, a parte quel rilievo formale, che teniamo comunque a sottolineare, le divergenze politiche sostanziali non erano e non sono tali da giustificare tale presentazione. Infatti, per quanto riguarda le nomine esse sono attribuite al Comune ove ha sede l'istituto, alla Provincia nella quale ha sede ogni istituto, alla Camera di Commercio, ai preside dell'istituto, alle organizzazioni sindacali, e uno alla Giunta: per le ultime due, le organizzazioni sindacali segnalano, la Giunta designa, il Presidente della Regione emette il decreto di nomina; e così per il secondo rappresentante di nomina della Regione, che è poi il solo, in pratica, che debba essere scelto da noi.
Riteniamo comunque sempre ferma la competenza del Consiglio, ma non possiamo non tener conto di quello che avverrebbe ove si procedesse in media annualmente a nominare dieci Consigli d'Amministrazione, quindi dieci presidenti, ad esaminare e decidere su quarantacinque piani annuali di attività dei singoli istituti e su quarantacinque proposte di ripartizione delle spese: vorrebbe dire centodieci atti annuali trasferiti all'attività del Consiglio soltanto per gli istituti professionali di Stato.
Noi non ci lasciamo affatto chiudere gli occhi da mania di efficientismo, o contro-efficientismo, o assemblearismo e via di questo passo. Dobbiamo tener conto che soprattutto, se mai, si tratta di ben altra cosa. La soluzione proposta nella relazione ha dei limiti rispetto alle attribuzioni del Consiglio, ma nello stesso tempo ci pare che ne tenga conto in certo qual modo attraverso il funzionamento della Commissione consiliare per le nomine (art. 24 dello Statuto) e attraverso il parere della Commissione consiliare per quanto concerne piani annuali e la ripartizione dei finanziamenti: il che vuol dire che si è trovata comunque una rispondenza, sia pure non completa, nella battaglia che insieme tutti i Consiglieri portano avanti per definire meglio le attribuzioni del Consiglio e renderlo operante, e per sottrarre il Consiglio ad un'attività puramente dell'Esecutivo, sottratta ad ogni controllo e ad ogni determinazione fondamentale da parte dell'assemblea regionale.
Il problema, dicevo, è un altro. Per i piani annuali di istituto, non è tanto quello se il valutarli spetti alla Giunta o al Consiglio: perché se è vero che il Consiglio non potrebbe funzionare se dovesse esaminare quarantacinque piani annuali, quarantacinque piani di ripartizione, io mi domando come farebbe la Giunta stessa ad esaminare quarantacinque piani annuali, quarantacinque piani di ripartizione, a meno che si limitasse a passare lo spolverino su quanto le viene presentato, senza certamente fare una discussione di merito.
Viene qui nuovamente alla ribalta il grosso nodo delle deleghe dell'esercizio delle funzioni agli enti locali, perché devono essere gli enti locali, il Comune, la Provincia in cui ha sede ogni singolo istituto a dare un giudizio sul piano annuale di attività dell'istituto e sulla congruità delle proposte di finanziamento presentate.
Questo grosso nodo delle deleghe agli enti locali ormai ce lo ritroviamo continuamente di fronte, quale che sia l'argomento che vogliamo trattare in modo appena serio. Per esaminare tutti questi piani, la Giunta dovrebbe darsi un apparato elefantiaco, trasformando ogni Assessorato in un superministero, così che risulterebbe perfettamente calzante il rilievo fatto da Berti in merito alla presumibile occupazione da parte della Giunta di tutto il palazzo di piazza Castello. Ma io credo non sia interesse di alcuno configurare la Regione in questo modo. La corretta soluzione di questo grosso problema sta, ripeto, nella soluzione del grosso nodo della delega delle funzioni agli enti locali minori.
Per le materie programmatorie, lettera c) dell'art. 4 del decreto n.
10, la competenza è attribuita correttamente al Consiglio, e quindi il nostro atteggiamento sugli emendamenti, che sono conseguenti ai giudizi e alle proposte che vengono dalla relazione di maggioranza, sarà di volta in volta differenziato. Nel complesso, giudichiamo comunque positivo l'insieme delle proposte che vengono fatte, tenendo conto anche del sostanziale miglioramento nella composizione dei Consigli d'Amministrazione di istituto che viene apportato con l'inserimento delle organizzazioni sindacali, cioè dei rappresentanti effettivi dei lavoratori, in questo tipo di scuola, che è destinata esclusivamente, si può dire, ai lavoratori (abbiamo ben presente la composizione sociale degli allievi di queste scuole). Quindi sugli emendamenti il nostro atteggiamento sarà differenziato di volta in volta, e per quanto riguarda l'approvazione generale della legge ci pronunceremo in sede di dichiarazione di voto una volta accertata la validità del testo che uscirà dalla discussione sui singoli articoli.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Visone. Ne ha facoltà



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Ritengo di dover precisare, a nome della Giunta, che quanto è ampiamente emerso nella relazione illustrativa della proposta di legge n.
29 presentata dalla Consigliera Soldano comporta una chiara presa di posizione. Si tratta, d'altra parte, del parere espresso dalla maggioranza dei membri della III Commissione, maggioranza che riflette nella sostanza la stessa maggioranza del Consiglio Regionale.
E' questa non soltanto una questione in termini numerici: in verità, si tratta di una precisa scelta politica, che nell'interpretazione obiettiva dello Statuto regionale piemontese, oltre che nel rispetto della legislazione vigente, chiaramente distingue nell'ambito dell'attività della Regione Piemonte i compiti specifici del potere esecutivo da quelli del potere legislativo e regolamentare.
E' indubbio che la proposta di legge in esame ha offerto al Consiglio Regionale la possibilità di esaminare, almeno nelle linee generali, la situazione attuale degli istituti professionali di Stato esistenti in Piemonte. E' tuttavia necessario sottolineare che la Giunta Regionale, come già è stato ricordato, con circolare prot. n. 13.574 del 2 agosto '72, ha provveduto a diramare agli organi competenti disposizioni precise al fine di garantire la continuità dell'attività dei vari Consigli d'Amministrazione degli istituti professionali di Stato. In particolare nella stessa lettera circolare, inviata a tutti i presidenti dei Consigli stessi, si pose in evidenza che le designazioni di competenza della Giunta sarebbero state effettuate sentite le organizzazioni di categoria.
Pertanto, sia per le ragioni di ordine giuridico-legislativo, sia perché le disposizioni emanate dalla Giunta rispondono nella sostanza a quanto richiesto in termini diversi nella proposta di legge, appare evidente che la proposta stessa non può essere accettata nella formulazione presentata. Ritegno quindi che esistano seri motivi per proporre al Consiglio il non passaggio all'esame degli articoli, secondo l'art, 38 punti 3 e 4 del Regolamento provvisorio del Consiglio, fermo l'apprezzamento per il carattere positivo del lavoro svolto e riconfermando l'impegno della Giunta di tenere debito conto di quanto emerso nelle iniziative che si riserva di assumere con la dovuta tempestività.



PRESIDENTE

Siamo dunque di fronte ad una formale istanza di non passaggio all'esame dei singoli punti della proposta di legge.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno sulla proposta di legge n. 29 per la nomina dei componenti i Consigli d'Amministrazione degli Istituti professionali di Stato e lo svolgimento provvisorio di funzioni


PRESIDENTE

In merito a quanto testé detto dall'Assessore mi viene ora presentato un ordine del giorno, formulato in questi termini: "Il Consiglio Regionale piemontese esaminata la proposta di legge n. 29 "Nomina dei componenti i Consigli d'Amministrazione degli Istituti professionali di Stato e svolgimento provvisorio delle funzioni di cui all'art. 4 del Decreto del Presidente della Repubblica 15 gennaio '72 n. 10 preso atto di quanto emerso dalla discussione generale sulla proposta stessa, approva la relazione presentata al Consiglio dalla maggioranza dei membri della III Commissione, decide il non passaggio agli articoli della proposta di legge stessa, art. 38, comma terzo e quarto del Regolamento provvisorio del Consiglio Regionale".
L'ordine del giorno reca le firme: Soldano, Conti, Bianchi, Fassino Benzi.
Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

La preparazione di questo ordine del giorno, dato il modo in cui sono andate le cose, secondo noi costituisce un fatto molto serio, che propone alla discussione del Consiglio una questione che avremmo preferito non introdurre oggi, visto anche l'impegno di esaurire in mattinata l'ordine del giorno per dedicare il pomeriggio al dibattito sull'Università, ma che in queste condizioni non possiamo non affrontare.
In sostanza, uno dei soggetti dell'iniziativa legislativa presenta una proposta di legge; questa proposta va alla Commissione; ai lavori della Commissione partecipa con assiduità, fra gli altri, l'Assessore; la Commissione perviene ad una conclusione che, esaminata nei contenuti assume nella sostanza gli articoli della proposta di legge del soggetto, in questo caso il Gruppo comunista (basta fare il confronto fra gli articoli originari e gli emendamenti approvati a maggioranza in Commissione per rendersi conto che, salvo la questione, già più volte dibattuta dell'evidente tendenza ad attribuire al potere esecutivo il monopolio delle decisioni, nella sostanza non ci sono differenze); con questa relazione si viene in aula. A questo punto la Giunta, per bocca dello stesso Assessore che ha partecipato a tutti i lavori, e che quindi ha approvato e il metodo e il contenuto e la presentazione in aula di questo progetto di legge contesta tutto questo.
L'episodio pone in evidenza due elementi: il primo è l'atteggiamento quanto meno contraddittorio dell'Assessore...



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

L'Assessore non poteva impedire al progetto di legge di fare la sua strada.



BERTI Antonio

La realtà è un'altra: l'Assessore si è comportato in un certo modo fino a che non ha ricevuto un ordine. Il comportamento dell'Assessore è così evidente che non necessita di ulteriori commenti.
La questione di fondo, però, è un'altra: in sostanza, qui si concretizza un pericolo che avevamo già previsto nell'ultima conferenza dei Capigruppo e che ci pareva che la Giunta avesse dimostrato di voler prevenire, scongiurare: quello che al Consiglio Regionale vengano proposte per la discussione in aula e per l'approvazione soltanto le leggi presentate dalla Giunta.
Se così fosse, uno dei soggetti della proposta legislativa risulterebbe privilegiato rispetto a tutti gli altri. In sostanza, verrebbe riconosciuto a tutti gli altri soggetti, che sono i Consiglieri singoli, i Gruppi e le forze esterne, il diritto soltanto di fare proposte che sollecitino la Giunta a proporre essa stessa su tale base: in altre parole, di fatto l'unico vero soggetto della proposta legislativa sarebbe anche in questo campo la Giunta. Le esperienze di questi ultimi tempi convalidano questa supposizione. Lo dimostra il modo in cui si è giunti alle leggi per l'estensione dell'assistenza farmaceutica ai coltivatori diretti, ai commercianti ed agli artigiani: da più parti del Consiglio sono state avanzate proposte di legge; queste sono state assegnate alle Commissioni le Commissioni vi hanno lavorato; ma in definitiva la questione si è sbloccata solo nel momento in cui la Giunta ha presentato una propria proposta di legge: una parte dei Consiglieri della stessa parte politica ha ritirato la proposta e in Consiglio è stata votata la proposta di legge della Giunta.
Io pongo all'attenzione di tutti i Consiglieri questo problema. Sarebbe stata una pratica corretta che la proposta comunista fosse respinta con un voto se la maggioranza avesse ritenuto il suo contenuto in contrasto con i suoi orientamenti politici, al termine di un confronto che avesse visto schierate diversamente le forze politiche del Consiglio. La proposta di legge dev'esser posta in votazione. Se la Giunta, se la maggioranza del Consiglio, i cosiddetti democratici presenti nelle file della maggioranza accettano la prassi adottata sanciscono un gravissimo sopruso, impedendo ad una parte dei soggetti della proposta legislativa di veder portare il progetto di legge presentato in Consiglio.
Non entro nel merito se le attribuzioni della Giunta sono già state esercitate in virtù di non so quali disposizioni eccetera: mi limito al fatto più importante, di una proposta di legge discussa, elaborata in Commissione, che viene portata in aula e alla quale con un atto di maggioranza si impedisce in pratica di passare in votazione. Noi diciamo che questo metodo non può essere tollerato, anche per quelle ragioni di carattere politico e di opportunità politica che abbiamo discusso nella recente conferenza dei Capigruppo.
Di fronte al muro del piano levato dal Presidente della Giunta per sostenere l'impossibilità per l'esecutivo di dar corso al programma estesissimo che noi abbiamo presentato, rilevato dalle mozioni unanimemente approvate, dalle proposte di legge giacenti eccetera, noi abbiamo sostenuto che se la Giunta ritiene che debbano venire in Consiglio soltanto le proposte che emergono da essa la Giunta diventa un imbuto che di fatto è di freno all'attività del Consiglio, non avendo la possibilità di essere presente su tutte le proposte e tutte le questioni che i Consiglieri ed altri vogliano presentare al Consiglio Regionale. E abbiamo fatto osservare che è possibile invece affrontare il complesso delle attività dell'istituto regionale assicurando, cioè dando una maggiore possibilità, a tutti gli organi della Regione di partecipare all'attività. Abbiamo suggerito che certi settori d'intervento a cui la Giunta per altri impegni non può dare sfogo possano essere assegnati alle attività delle Commissioni integrate dagli Assessori, o anche soltanto delle Commissioni. E' un problema che bisogna pur definire: non si può accettare che vada avanti solo quello che la Giunta ha provveduto a far avanzare.
Mi rivolgo a quei Consiglieri degli altri partiti che si proclamano continuamente democratici: volete voi essere complici di un comportamento che sancisce una posizione antidemocratica? Mi appello al Presidente dell'assemblea: lei, signor Presidente, che è garante dei diritti di tutti i Gruppi, ritiene ammissibile che si operi nel Consiglio Regionale piemontese un sopruso di questo tipo, che con un voto si impedisca un pronunciamento su una proposta di legge, per il solo fatto che essa viene da un gruppo dell'opposizione, attaccandosi a cavilli giuridici? Perché è questa la sostanza della questione.
Ecco perché noi protestiamo vivacemente, tanto più che sulla sostanza della proposta di legge non c'è stata, ripeto, tra i rappresentanti che fanno parte della Commissione un'effettiva divergenza di vedute. Se dunque si riconosce che la proposta di legge comunista è nella sostanza valida per quali motivi oggi non si deve votare su di essa? Per parte nostra, dichiariamo che è nostra intenzione votare a favore di tutti gli emendamenti che sono stati proposti dalla maggioranza: la legge, per parte nostra, può dunque passare così com'è stata proposta dalla relatrice di maggioranza, senza ulteriori perdite di tempo, e come espressione di una volontà politica che si è sviluppata nel corso di un confronto avvenuto liberamente nella Commissione.
Questi sono, secondo noi, i termini esatti della questione. A meno che qualcuno voglia affermare - ma è un argomento che aggiungo senza darvi alcun credito, perché non penso che vi sia chi osi affermare questo - che è un disonore per la Giunta e per la maggioranza che sia approvata, su questa o altre questioni, una proposta che non venga dalla maggioranza stessa.
Noi ci appelliamo quindi ai Consiglieri regionali fedeli allo spirito dello Statuto perché sia rigettata questa proposta di ordine del giorno e sia accolto quanto è stato qui portato in aula dalla Consigliera di maggioranza, ribadendo che per quanto ci riguarda noi non ci opporremo ad alcuno degli emendamenti, disposti ad approvarli così come sono stati presentati.



PRESIDENTE

Qualche altro Consigliere chiede di parlare sull'ordine del giorno? Il Consigliere Conti. Ne ha facoltà.



CONTI Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri, vorrei spiegare la mia posizione particolare per quanto riguarda la firma di quell'ordine del giorno.
Vorrei subito dire, intanto, che da parte dei Consiglieri di maggioranza non c'è stato affatto il complesso, diciamo, della maggioranza rispetto alla minoranza. Ne è dimostrazione il fatto che anziché presentare un'altra proposta di legge, come avremmo potuto fare, ci siamo accontentati di formulare degli emendamenti.



BERTI Antonio

Ragione di più.



CONTI Domenico

Che cosa ci ha indotti - parlo per me personalmente, almeno, visto che sono un firmatario di questo ordine del giorno - ad accettare la proposta della Giunta ? Innanzitutto, la scarsa rilevanza della materia, che noi, come Regione in genere, abbiamo contribuito notevolmente a deteriorare in quanto non abbiamo rivendicato il passaggio alla Regione degli istituti professionali per i quali dovremmo avere una competenza autentica, da esercitare fino in fondo, eventualmente ricorrendo alla Corte Costituzionale. Non si è voluto assumere questo atteggiamento, e ora noi ci troviamo nel campo dell'istituto professionale a manovrare con scarsissima, quasi nulla possibilità di incidenza. La cosa è particolarmente grave in quanto, non essendo passati gli istituti professionali alle Regioni, ci vengono a mancare attrezzature, mezzi particolarmente importanti con i quali attuare quei programmi di formazione professionale che si richiedono e per la formazione professionale in genere per le nuove leve del lavoro, ma anche particolarmente per tutti i fenomeni di ristrutturazione e di riconversione che hanno certamente nella formazione professionale uno dei loro perni essenziali.
Scarsa rilevanza del provvedimento, dunque, unita al fatto che già la Giunta aveva provveduto ad alcune nomine particolari, anche per non mettere in contraddizione l'un provvedimento con l'altro, ed al fatto, terzo elemento, che la Giunta ci ha assicurato che presenterà una proposta tecnicamente migliorativa.
Per questi motivi abbiamo acceduto a questo punto di vista, non volendo fare per queste due leggi una questione di principio veramente importante come quella sollevata dal Capogruppo comunista: non ci è sembrato che nella fattispecie questi due dispositivi legislativi valessero un confronto di questo tipo, con affermazioni così perentorie e radicali. Abbiamo adottato questo atteggiamento, quindi, per il fatto che la Giunta ha già preso dei provvedimenti, per la necessità di una certa omogeneità, tanto più che speriamo che questo tempo di nomina dei Consigli d'Amministrazione sia brevissimo per il realizzarsi della famosa attesa riforma...



REVELLI Francesco

Ci vorranno ancora quattro anni.



CONTI Domenico

Dovevamo comportarci diversamente prima, allora, e richiedere gli istituti professionali.
Proprio per questo insieme di motivi abbiamo pensato di non porre questioni di principio, che, tra l'altro, potremmo porre anche noi Consiglieri della maggioranza, perché anche per noi, evidentemente, esiste il problema di evitare che i provvedimenti che vengono passati siano tutti di iniziativa della Giunta. Si tratta di un problema del Consiglio in quanto tale, senza distinzione fra maggioranza e minoranza. Anche noi Consiglieri di maggioranza avremmo potuto sollevare il problema in questa direzione. Ma abbiamo pensato, proprio data la fattispecie, che non fosse il caso di mettere la cosa in questi termini, ed abbiamo accettato il punto di vista che ci è stato espresso, visto che c'è una proposta di carattere migliorativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Revelli. Ne ha facoltà.



REVELLI Francesco

Io credo che non si debba affatto entrare nel merito, perché se si entrasse nel merito si dovrebbe dire: non abbiamo avuto gli istituti professionali, è vero, ma da dieci anni si è in attesa di una riforma della secondaria superiore, e quindi si solleverebbe ancora una volta quel vespaio di responsabilità - che a dire il vero abbiamo sempre sollevato, e in rapporto al quale il Consiglio Regionale si è sempre pronunciato in modo negativo nei confronti del Governo, di quello di prima e di quello di adesso.
Il problema, quindi, è un altro: è che la Giunta poteva benissimo presentare il suo progetto di legge. C'è un dato di fondo: sulla formazione professionale abbiamo presentato un progetto di legge, sull'assistenza scolastica abbiamo presentato un progetto di legge; la Giunta, invece abbiamo già avuto occasione di dirlo nel dibattito sul bilancio - emana circolari. Tra l'altro, il Presidente della Giunta, in un dibattito che si è svolto qui il mattino stesso del giorno in cui si è avuta la discussione sul bilancio, di fronte alla nostra richiesta della procedura di urgenza per questi progetti di legge, si era impegnato a farli procedere sollecitamente, proprio perché appariva convinto che il problema fosse importante ed urgente. Bisogni, pensare che sono molti gli istituti professionali; che nei consigli d'amministrazione, secondo questa proposta di legge, erano entrati a farne parte i sindacati come avevano richiesto che c'erano alcune cose che permettevano già, se non altro, di mettere il Consiglio, la Regione in generale, la Giunta stessa di fronte a problemi più concreti che non siano quelli delle circolari emanate ad arbitrio di qualche funzionario che ha la mania delle circolari. Che poi forse in queste cose giochi tutta una rete di interessi, lo sappiamo. A questo punto hanno fatto un ordine del giorno sulla formazione professionale e si sono impegnati a presentare una legge organica (vedremo ai primi di novembre se la Giunta avrà mantenuto questo impegno). Ugualmente sull'assistenza scolastica.
Intanto, però, con una circolare del 2 agosto, dopo che da due mesi era stato presentato questo progetto di legge, per il quale si era chiesta ed era stata concessa la procedura d'urgenza da parte della Giunta si vuol mantenere in una ristretta cerchia la questione delle nomine sui Consigli d'Amministrazione degli istituti professionali e per i Consorzi provinciali dell'istruzione tecnica. E' profondamente scorretto che la Giunta abbia emanato il 2 agosto un'altra circolare, ma è anche indice di un'incapacità perché, se avesse voluto, la Giunta avrebbe potuto presentare ai primi di settembre il suo progetto di legge ed in Commissione si sarebbe fatto il confronto e si sarebbe venuti qui a discutere (com'è stato fatto nelle altre Regioni, perché su tutta questa materia soltanto più noi dobbiamo provvedere a questa incombenza, dopo essere stati i primi ad avviare il dibattito sui decreti delegati) positivamente. Si nominano già i membri da parte della Regione nei Consigli d'Amministrazione: io sottolineo la speciosità questa obiezione, che si aggiunge alle osservazioni che ha già fatto il collega Berti a nome del nostro Gruppo.
Evidentemente, qui c'è anche un ritardo da parte dell'Assessorato: non si lavora, non si affrontano i problemi. La colpa di questa situazione non è certo di chi fa parte della Commissione, non è certo della signorina Soldano, o di Conti, che lavorano come noi, quando ne viene loro offerta la possibilità: siete voi che non avete fatto le proposte, che non avete ritenuto di farle perché vi misuravate sulla nostra proposta di legge. E' la Giunta che è ampiamente inadempiente, per cui il problema della sfiducia verso questo stesso Assessorato e la Giunta ormai è nei fatti e deve esser posto: altrimenti si continuerà a precipitare verso una situazione di vera e propria necrosi, quale è quella dell'Università, segno manifesto di un ritardo anche culturale.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, dal punto di vista tecnico ritengo che nulla si possa eccepire alla presentazione di questo ordine del giorno, perch all'art. 38, numeri 3 e 4, vi è una previsione che tutti abbiamo approvato in sede di Regolamento, di equiparazione alla norma del Regolamento parlamentare per la quale è possibile bloccare una proposta di legge.
Appunto a quella norma si deve se migliaia di proposte di legge sono state bloccate, in questi ultimi dieci anni, alla Camera e al Senato. E' certo però che la questione politica di fondo sussiste, ed è a questa che ritengo che Berti si sia riferito, al fatto cioè che il problema che ci si proponeva di risolvere con la legge, di darci finalmente una normalizzazione per queste nomi ne, per la vita di questi istituti, viene lasciato in sospeso. E questa è una scelta politica che denunciamo come assai pericolosa.
Conti ha dato una giustificazione che a me non è sembrata valida. Non è sufficiente dire: è in preparazione, mi hanno detto che, forse... Dopo anni che sediamo su questi banchi sappiamo bene che non possiamo illuderci che alle parole facciano seguito i fatti.
Anche noi, dicevo, riteniamo di dover denunciare questa situazione suscettibile di diventare nel futuro anche assai grave, perché, allorquando non si riuscisse a trovare un accordo o quanto meno una proposta unitaria di legge, vedremmo sempre bloccata ogni legge con un ordine del giorno.
Mi pare sia questa la prima volta che in questo Consiglio viene utilizzato tale strumento. E' un precedente che potrebbe risultare assai pericoloso, perché si arriverebbe, generalizzando tale uso, alla completa paralisi della vita della Regione: qualsiasi legge finirebbe con l'essere bocciata sol che non piacesse a qualcuno (si parla di procrastinare, ma è chiaro che una volta che una legge è morta in Consiglio con un non passaggio non vi è più possibilità di una sua ripresa).
Sotto questo aspetto anche noi denunciamo la gravità della situazione creata dalla presentazione dell'ordine del giorno e chiediamo che si affronti il problema nella sua interezza, badando cioè a discuterlo nella sua essenza invece che bloccarlo con ordini del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Il Consigliere Conti ha già dato, quale autorevole membro della Commissione, con la signorina Soldano, e quindi a conoscenza del merito della questione ben più di me, che non ho, confesso, seguito questa particolare legge, le opportune spiegazioni, con la lealtà e la buona fede che gli sono consuete. Io credo invece di dover tentare una risposta ai quesiti, ai problemi, alle preoccupazioni che sono stati avanzati dal Consigliere Berti, Capogruppo del partito comunista.
Il Consigliere Berti si preoccupa che l'iniziativa legislativa sia, di fatto, riservata esclusivamente alla Giunta, che possano essere poste questioni addirittura di prestigio, sicché progetti di legge provenienti da altri titolari di quel diritto non possano andare avanti, e, dovendo passare attraverso un progetto recante la firma della Giunta, si determinino strozzature, un imbuto, per cui l'attività del Consiglio venga ad essere soffocata, ridotta, al di là di quelle che potrebbero anche essere le legittime, peraltro riconosciute, esigenze della Giunta e della maggioranza di condurre avanti il proprio programma; perché attraverso un meccanismo di questo genere finirebbero con l'essere troncate, soffocate strangolate anche le iniziative conciliabili, compatibili con il programma della Giunta e della maggioranza.
Io credo innanzitutto di dovere, come dichiarazione di volontà, come affermazione di atteggiamento politico, rassicurare l'opposizione ed ogni Consigliere facente parte di questa assemblea dicendo che è fuor da ogni nostra intenzione il proposito di perseguire scopi di prestigio o di sostanziale soffocamento dell'iniziativa legislativa così com'è detenuta dai suoi titolari. Mi auguro che presto si possa stabilire un precedente che dimostri l'infondatezza di questo timore: il precedente, cioè, di veder andare fino a conclusione, naturalmente con la manifestazione dei giudizi della volontà, degli emendamenti che la maggioranza o la Giunta riterrà di proporre, iniziative provenienti da altri titolari dell'iniziativa legislativa, e, tra questi, anche dall'opposizione.
A me sembra, come ha già detto Conti, che una questione di principio così grave sia sproporzionata rispetto alla materia che stiamo affrontando.
Ma dobbiamo pur affermare quanto è stato riconosciuto anche dal Consigliere Berti, che la Giunta legittimamente può pronunciarsi in termini negativi nei confronti di una proposta che contrasti con il suo programma o con la linea che essa intende perseguire, e così pure la maggioranza. Credo per che in questo caso proprio l'adozione di questo strumento, del non passaggio alla votazione, voglia significare quello che Conti ha già dichiarato, che cioè in questa materia, ancora così suscettibile, mi si dice, di elaborazione e di modificazione, sia possibile tener conto degli apporti arrecati. Siamo anche agli inizi dell'attività legislativa, e si può anche camminare, qualche volta, un po' faticosamente: è spiacevole che si arrivi a dover discutere di queste questioni di principio in questo momento, ma il farlo gioverà forse alla nostra attività futura. Sarebbe negativo veramente, secondo me, passare alla votazione costringendo la Giunta e la maggioranza ad assumere un atteggiamento contrario, con il risultato di vedere respinta la legge articolo per articolo, per ragioni tecniche, per poi presentare a breve termine uno strumento più valido, o ritenuto più valido. Questo si che assumerebbe un significato pesante da accettare da parte dell'opposizione. In questo caso, dal momento che vengono espressi giudizi di apprezzamento rispetto ad alcuni contenuti rispetto alle conclusioni cui la Commissione è giunta, e si fa intendere che si provvederà a presentare tempestivamente un documento rielaborato che corrisponda al quadro d'iniziative che la Giunta si propone e nello stesso tempo faccia propri i suggerimenti venuti dal Consiglio, credo che la situazione possa essere sdrammatizzata.
In ogni caso, perché non restino delle fondate impressioni che s'intende adottare un metodo di preclusione per le iniziative provenienti dal Consiglio, sia da Consiglieri di maggioranza che di minoranze, io ripeto, mi auguro, ed opererò per quanto mi è consentito per trovare, nel più breve termine possibile, uno sbocco che segni un precedente positivo un precedente che sgomberi assolutamente dalla storia di questo Consiglio la preoccupazione che solo la Giunta sia titolare dell'iniziativa legislativa, solo la Giunta possa presentare progetti e disegni di legge.
In ogni caso, non possiamo però non ribadire che non è un fatto offensivo che la Giunta e che la maggioranza, nelle sedi e nel momento in cui maturano per essa questi giudizi, e finché lo può fare tempestivamente a termini di regolamento, possa condurre e guidare l'attività legislativa.
Questa è una regola e una norma attuata in tutte le assemblee legislative che non contrasta affatto con i diritti delle minoranze di proporre iniziative e di discuterle o di contestare la validità delle iniziative della maggioranza.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Fassino. Ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, il collega Berti si è rivolto ai firmatari dell'ordine del giorno, appartenenti a partiti o a formazioni o a gruppi "cosiddetti democratici". Poiché ritengo che il mio Gruppo non possa essere definito così, ma come tutti gli altri firmatari, sia democratico del tutto, penso di poter aderire a quanto ha detto il collega Bianchi senza dover ripetere le stesse cose. Penso inoltre che non si debba drammatizzare eccessivamente sull'ordine del giorno stesso, che in fondo dimostra quanto già era stato detto, e cioè che la Giunta è nel suo pieno diritto - non voglio ergermi a difensore della Giunta, che d'altronde non ne ha bisogno quando intende esprimere un parere su di un progetto di legge. Il non passare alla votazione quindi significa veramente lasciare una porta aperta.
Altro collega diceva invece che il non passare alla votazione significava definitivamente il tutto: per conto mio, ciò avverrebbe passando alla votazione e votando contro. Il non passare alla votazione equivale a lasciare una porta aperta in attesa di rivedere il tutto, e visto che un certo accordo generale su questa legge c'è, probabilmente trovare una possibile soluzione...



BERTI Antonio

Permettimi di farti una domanda, se il Presidente me lo consente: dal momento che la Giunta era al corrente del modo in cui la Commissione lavorava e delle conclusioni cui era avviata, perché, tramite l'Assessore che partecipava ai lavori, non l'ha presentata, avendo un mese di tempo?



FASSINO Giuseppe

Lascio la risposta all'Assessore, per venire rapidamente alla conclusione del mio intervento. Ritengo veramente, per convinzione, non già per contribuire ad avviare a composizione una vertenza che si presenta difficile, che attraverso il non passaggio al voto degli articoli probabilmente noi riusciremo a rivedere questa legge ed a portare in porto quello che in fondo tutti desideriamo vada in porto.
Quindi io auspico che il tutto venga dai colleghi considerato non già sotto l'aspetto di una provocazione, ma unicamente di una battuta d'arresto ispirata da quelle finalità che già Bianchi ha accennato, alle quali, a nome del mio Gruppo, dichiaro di associarmi completamente.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Io vorrei soltanto fare una precisazione. Consigliere Berti, lei ha posto l'accento sulla presenza dell'Assessore ai lavori della Commissione.
A nome della Giunta, io ho sempre detto a chiare lettere che il progetto di legge, così com'era formulato, non era accettabile. Con estrema serenità si è anche discusso sul come uscire da questa situazione: con altrettanta chiarezza devo dire che il Gruppo presentatore ha sempre categoricamente rifiutato di ritirare il progetto di legge. Se tale ritiro fosse stato accettato, si sarebbe potuto presentare un altro progetto di legge, anche non a nome della Giunta ma a nome dei Consiglieri componenti la stessa Commissione, che fosse accettabile per la Giunta e indubbiamente migliorativo di quello presentato dal Gruppo comunista.



MARCHESOTTI Domenico

Non era indispensabile il ritiro per la presentazione di un tale progetto di legge.



PRESIDENTE

La discussione è chiusa. Mi trovo di fronte ad un ordine del giorno che, a norma dell'art. 38 del nostro Regolamento, paragrafo 3, debbo porre in votazione. Il paragrafo 3 dell'art. 38 del Regolamento recita: "Dopo la discussione generale su un progetto di legge, e prima del passaggio agli articoli, il Consiglio dovrà esaminare eventuali ordini del giorno diretti ad impedire il passaggio all'esame degli articoli, che potranno essere illustrati e discussi secondo le norme previste al comma precedente. Nel caso in cui le questioni pregiudiziali o sospensiva o l'ordine del giorno di non passaggio all'esame degli articoli siano accolti dal Consiglio, non si procederà nella discussione, o non si passerà - è il caso nostro all'esame degli articoli".
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno, che recita: "Preso atto di quanto emerso dalla discussione generale sulla proposta stessa, approva la relazione presentata al Consiglio dalla maggioranza dei membri della III Commissione...".



VECCHIONE Mario

Che senso ha questa approvazione della relazione?



PRESIDENTE

Questo è il testo dell'ordine del giorno, che io sono tenuto a leggere così com'è.
"... decide il non passaggio agli articoli della proposta di legge stessa". Il punto conclusivo dell'ordine del giorno è dunque: "Decide il non passaggio agli articoli".
Chiede di parlare il Consigliere Vecchione. Ne ha facoltà, anche se a dire il vero la discussione era ormai chiusa.



VECCHIONE Mario

Non riesco a comprendere per quale motivo si debba dare un giudizio positivo alla relazione, che è parte integrante della legge in discussione e che è fra l'altro la relazione della maggioranza, mentre si blocca la legge. Se si vuol fare un colpo di mano di questo genere si dica semplicemente un netto no al passaggio agli articoli della legge senza riferimento alcuno alla relazione. Un po' di pudore dovrebbe vietare il ricorso a certi artifizi.



PRESIDENTE

I proponenti hanno formulato così l'ordine del giorno, e in questi termini io lo debbo mettere in votazione. Preciso che l'ordine del giorno è firmato: Soldano, Conti, Bianchi, Fassino, Benzi.
Chi approva l'ordine del giorno è pregato di alzare la mano. La votazione ha dato il seguente esito: favorevoli 25, contrari 17, un astenuto. Il Presidente del Consiglio non ha partecipato alla votazione.
L'ordine del giorno è pertanto approvato e quindi, in relazione alla norma dell'art. 48, paragrafo 3, non si passa all'esame dei singoli articoli.
Giunti a questo punto, vorrei formulare una proposta: poiché è da supporre che la discussione dell'argomento posto al punto 6 dell'ordine del giorno sia molto più breve di quella sull'argomento posto al punto 5, direi di dare la precedenza al punto 6 e quindi chiudere i lavori della mattinata.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Se mi è consentito di fare una proposta, penso che la situazione in ordine alla discussione del progetto di legge n. 31 potrebbe essere sbloccata nel senso che, per dare concreto seguito ad alcune dichiarazioni da me fatte poc'anzi, e costatata la possibilità anche di addivenire ad una soluzione positiva, chiederei ai rappresentanti anche degli altri Gruppi di accondiscendere a che la discussione sul progetto di legge n. 31 sia semplicemente rinviata, con impegno ad applicarci a vedere le questioni di merito per giungere ad una prossima seduta del Consiglio non solo alla discussione ma anche alla votazione ed all'approvazione della legge nel testo che risulterà dagli apporti che in aula, con gli eventuali emendamenti, potranno essere portati.



PRESIDENTE

Non ci sono opposizioni a questa proposta di rinvio dell'argomento posto al punto quinto dell'o.d.g.?



BERTI Antonio

Noi siamo d'accordo.



PRESIDENTE

Allora, è rinviato ad una prossima riunione, che potrebbe anche essere molto prossima.
Mi si dice che per il punto sesto dell'o.d.g. ci sono esigenze tecniche che inducono a portare al pomeriggio anche la discussione su questo argomento.
La seduta è pertanto tolta e rinviata alle ore 16 di oggi.



(La seduta ha termine alle ore 12,35)



< torna indietro