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Dettaglio seduta n.114 del 19/09/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Calsolaro sulle iniziative per assicurare il trasporto a mezzo servizio pubblico degli operai da Chieri alla Fiat Mirafiori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il punto primo dell'ordine del giorno reca "Approvazioni verbali delle precedenti sedute". Poiché sono stati distribuiti soltanto stamattina, mi riserverei di procedere all'approvazione al termine della seduta, in maniera che i signori Consiglieri abbiano avuto il tempo di esaminarli.
Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: interrogazioni e interpellanze.
L'Assessore Gandolfi è disponibile per rispondere all'interpellanza del Consigliere Calsolaro "Iniziative per assicurare il trasporto a mezzo servizio pubblico degli operai da Chieri alla Fiat Mirafiori".
La parola all'Assessore Gandolfi.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti

In merito all'interrogazione presentata dal Consigliere Calsolaro, la Giunta deve precisare che la questione in oggetto esula dalle competenze amministrative della Regione; si tratta di un rapporto stabilito tra un gruppo di operai e un'azienda che si era impegnata al loro trasporto, ma sotto forma di un noleggio privato e non come linea di concessione regionale.
Per il noleggio occorre un'autorizzazione del Ministero dei Trasporti è una disciplina amministrativa che ricade sotto le norme del codice della strada e questa azienda in particolare non era autorizzata a un tipo di trasporto di questo genere.
Il problema si può risolvere attraverso un tentativo di accordo con aziende che siano abilitate a questo tipo di trasporto e che possano trattare con questo gruppo di lavoratori alle condizioni commerciali che esulano completamente da una definizione di prezzi di trasporto disciplinati attraverso le normali procedure amministrative che invece riguardano le autolinee, esorbitano completamente dalle possibilità d'intervento dell'Amministrazione Regionale.
Ciò che la Giunta può fare è di risolvere possibilmente il problema della pendolarità che da Chieri gravita verso i distretti industriali in altre forme: o vedendo di realizzare delle linee di trasporto operai con aziende concessionarie di autolinee, o cercando di migliorare il servizio ferroviario tra Chieri e Torino che potrebbe permettere di alleggerire in parte la questione della pendolarità.
Il problema in oggetto invece può essere risolto solo attraverso un intervento del Ministero dei Trasporti che è competente a rilasciare queste autorizzazioni per il noleggio da rimessa a seguito di trattativa diretta con i privati. L'azienda che fino ad oggi faceva il servizio non è abilitata a farlo ed ha ingenerato questi inconvenienti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Io la ringrazio, ma mi sembra che le cose stiano in questo modo: la ditta che effettuava il trasporto degli operai, (ditta che ha delle concessioni in zona) ha chiesto ai trasportati che con il 1° settembre corrispondessero un aumento sul prezzo mensile del trasporto da 6000 lire a 7500 lire. Gli operai si sono allora rivolti ad una ditta concorrente che ha fatto loro un prezzo inferiore addirittura alle 6000 lire, ma si sono trovati di fronte alle obiezioni dell'autorità pubblica (carabinieri, ecc.) che imputava a questa seconda ditta la mancanza della necessaria autorizzazione o concessione.
Esistono delle sentenze del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia amministrativa siciliana, secondo le quali il trasporto degli operai, come quello degli allievi esorbita dalla normativa comune, per cui sarebbe concesso, sia agli operai che agli studenti di organizzarsi in forme che non sono quelle stabilite per gli altri tipi di trasporti.
Ora però mi sembra (e ringrazio di questo l'Assessore) che il problema sia quello di organizzare il trasporto per esempio, attraverso l'A.T.M. di Torino, Essa già svolge questo servizio per gli operai del Comune di Cambiano, (e che porta da Cambiano alla Fiat Mirafiori), per cui basterebbe un allacciamento da Chieri a Cambiano per risolvere il problema di questi pendolari. Mi sembra quindi che non ci siano eccessive difficoltà e che attraverso l'intervento della Regione sull'A.T.M. possano essere risolte.
Comunque la ringrazio della risposta.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento:

Interpellanza del Consigliere Calsolaro sulla situazione edilizia scolastica


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Calsolaro del 5.9.72 "Situazione edilizia scolastica".
La parola all'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, ritengo che sia doveroso da parte della Giunta esporre lo stato attuale dell'edilizia scolastica in Piemonte, anche se non è una materia di stretta competenza della Regione. Ritengo però sia utile fare il quadro della situazione in quanto non possiamo parlare di dritto allo studio quando mancano gli edifici nei quali s, svolgere l'attività scolastica.
Le norme per l'edilizia scolastica in favore delle scuole elementari secondarie e artistiche con relativo piano finanziario dell'intervento per il quinquennio '67/71, hanno trovato applicazione attraverso la legge del 28.7.67 n. 641 che è stata articolata mediante un programma biennale per gli anni '67/68, attuato su proposta dei Provveditori agli studi e formulata secondo le richieste degli enti obbligati per costruzioni ampliamenti, completamenti e riattamenti di edifici destinati alle scuole statali.
In base a detto programma al Piemonte è stata assegnata complessivamente la somma di 12 miliardi 975 milioni 108.000 lire per la realizzazione di 247 opere così suddivise: Alessandria 30 opere per un importo di L. 1.179.500.000; Asti 22 opere per un importo di L. 841.000.000; Cuneo 38 opere per un importo di L.
1.480.710.000; Novara 35 opere per un importo di L. 1.402.344.000; Torino 109 opere per un importo di L. 7.436.554.000; Vercelli 13 opere per un importo di L. 635.000.000. Totale 247 opere per 12.975.108.000 lire.
Di tali opere alla data del 30.6.72 risultavano ultimate: Alessandria 14 opere per un importo di L. 155.500.000; Asti 10 opere per un importo di L. 293.000.000; Cuneo 18 opere per un importo di L.
406.200.000; Novara 24 opere per un importo di L. 855.316.000; Torino 48 opere per un importo di L. 3.381.274.000; Vercelli 9 opere per un importo di L. 384.000,000, con un totale di 123 opere per un importo di L.
5.439.290.000.
La percentuale delle opere ultimate è pari al 50 per cento e la somma spesa è del 45 per cento rispetto a quella assegnata. Per le altre opere ne risultano complessivamente in corso di appalto 14, appaltate e non ultimate 90, non ancora appaltate 20.
Nel semestre antecedente alla scadenza del citato programma biennale in base alle norme contenute sulla legge di cui sopra, gli enti interessati hanno presentato e motivato i propri fabbisogni complessivi nel settore dell'edilizia scolastica dando inizio alla seconda fase della legge quella relativa al programma triennale 1969/71.
Le domande, presentate sempre ai Provveditori agli studi competenti per territorio, erano state esaminate da apposite Commissioni provinciali che avevano espresso un giudizio tenendo conto: 1) la validità di ciascuna opera proposta, in sé considerata; 2) il coordinamento territoriale delle opere proposte; 3) il grado di urgenza di ciascuna opera valutata a seguito di un accurato esame comparativo di tutte le segnalazioni e quindi il coordinamento delle opere secondo criteri di priorità.
Ultimata questa prima fase di lavoro, le Commissioni provinciali tramite i Provveditori agli studi, avevano trasmesso le segnalazioni e la graduatoria delle opere ritenute meritevoli di intervento all'Ufficio scolastico interregionale per i successivi adempimenti (ufficio competente per esaminare le graduatorie delle opere da finanziare).
Il Sovrintendente dell'Ufficio scolastico aveva convocato il Comitato regionale per l'edilizia il quale, adeguandosi ai chiarimenti forniti dal Comitato centrale, aveva articolato la proposta di programma in distinte graduatorie secondo i vari tipi di scuole: 1) scuole elementari; 2) scuole medie; 3) licei classici, scientifici, artistici, istituti e scuole magistrali; 4) istituti tecnici industriali, agrari e istituti professionali corrispondenti e istituti di istruzione artistica; 5) ogni altro tipo di istituto tecnico e professionale; 6) istituti di educazione.
Tutte le richieste presentate dagli enti per i vari tipi di scuola e ritenute valide erano state divise nelle diverse categorie previste da apposita circolare ministeriale come di seguito elencate: A-B-C-D-E.
In categoria "A" erano state collocate: tutte le richieste dirette ad ottenere il finanziamento per completare opere già finanziate per un primo lotto funzionale ai sensi della legge 641 - biennio 1967/68 - quelle assistite da un contributo ai sensi della legge 645 o in parte realizzate con propri mezzi di bilancio dall'ente obbligato, nonché le richieste che presentavano una percentuale di carenza, quantitativa o qualitativa superiore al 50 per cento, con precedenza per quelle che denunciavano una carenza quantitativa.
In categoria "B" sono state collocate tutte le richieste che presentavano una carenza, quantitativa o qualitativa compresa tra il 49,99 per cento e il 40 per cento.
In categoria "C" tutte le richieste con carenza fra il 39,99 per cento ed il 20 per cento.
In categoria "D" tutte le richieste con carenza fra il 19,99 per cento ed il 10 per cento.
In categoria "E" tutte le richieste con carenza inferiore al 10 per cento.
Delle 1172 richieste presentate dagli enti, le 965 ritenute meritevoli di intervento erano state così collocate: Scuole elementari Cat. A n. opere 273 L. 14. 065.235.160; cat. B n. opere 21 L.
825.600.000; cat. C n. opere 90 L. 6.418.788.000; cat. D n. opere 38 L.
2.818.823.230; cat. E n. opere 186 L. 3.619.907.514, per un totale di n.
608 opere per L. 27.748.353.904.
Scuole medie Cat. A n. opere 178 L. 24.328.284.795; cat. B n. opere 12 L.
1.807.365.000; cat. C n. opere 31 L. 5.221.600.000; cat. D n. opere 10 L.
1.013.700.000; cat. E n. opere 40 L. 2.326.222.000, per un totale di n. 271 opere per L. 34.697.172.095.
Licei classici, scientifici, artistici, ist. e scuole magistrali Cat. A n. opere 13 L. 4.243.900.000; cat. B n. opere 7 L. 1.294800.000 cat. C n. opere 5 L. 1.508.750.000; cat. D n. opere 3 L. 664.000.000; cat.
E n. opere 3 L. 310.000.000, per un totale di n. 31 opere per L.
8.021.450.000.
Ist. tecnici ind., agrari, nautici e ist. Prof. corrispondenti e ist.
d'istruzione artistica cat. A n. opere 15 L. 4.845.818.000; cat. B n. opere 1 L. 110.000.000 cat. C n. opere 3 L. 980.000.000; cat. D n. opere 4 L. 556.400.000; cat. E n. opere 2 L. 147.000.000, per un totale di n. 25 opere per L.
6.639.218.000.
Altri istituti d'istruzione tecnica e professionale cat. A n. opere 11 L. 3.549.800.000; cat. B n. opere 1 L. 200.000.000 cat. C n. opere 12 L. 2.775.150.000; cat. D n. opere 2 L. 28.000.000; cat.
E n. opere 3 L. 170.000.000, per un totale di n. 29 opere per L.
6.722.950.000.
Istituti statali di educazione - cat. A n. opere 1 L. 415.000.000 Globalmente, pertanto, il Comitato aveva determinato una spesa di circa L 84.245.000.000, considerando valido un costo al mq. nella misura di L.
65.000 ritenuto congruo rispetto all'andamento del mercato edilizio dell'epoca.
Il Ministero della P.I. approvava la proposta di programma assegnando al Piemonte la somma di L. 40.450,000.000 di cui immediatamente utilizzabile una somma pari all'85 per cento circa.
In base a tale disposizione sono state finanziate n. 285 opere così suddivise: Alessandria 38 opere per L. 3.571.865.000; Asti 18 per 2.041.635.000; Cuneo 67 per 6.125.298.000; Novara 37 per 5.044.744.000 Torino 85 per 14.192.939.000; Vercelli 40 per 3.251.700.000 con un totale di 285 opere per L 34.228.181.000.
Di tali opere alla data del 30 giugno 1972 ne risultano ultimate: Alessandria un'opera per 3.800.000; Asti 3 per 10.100.000; Cuneo 1 per 17.250.000; Novara 1 per 20.000.000; Torino 9 per 725.940.000: Vercelli 4 per 22.100.000, con un totale di 19 opere per 799.190.000.
La percentuale delle opere ultimate e quindi dell'8 per cento e la somma è pari al 4 per cento della somma assegnata.
Per le altre opere ne risultano complessivamente in corso di appalto 31, non appaltate per diserzione di gara 13, appaltate e non ultimate 162 non ancora appaltate 60.
Faccio notare che oltre alle 285 opere di cui sopra, altre 5 per un importo di 110.000.000 sono state finanziate con un fondo residuo non utilizzato in quanto alcuni enti interessati hanno apportato delle variazioni al programma già presentato. Tale residuo è stato autorizzato dal Ministero P.I. con apposito decreto del 14.10.71.
La somma pari al 15 per cento di quella globale assegnata dal Ministero è stata portata al fondo di accantonamento in favore della revisione dei prezzi durante l'attuazione del programma.
Si fa presente infine che il Ministero P.I. nel marzo u.s. ha stanziato a favore del Piemonte un'ulteriore somma di L. 5.603.05.000 allo scopo di fronteggiare i maggiori costi che si sono registrati nel settore e che minacciavano di assumere un ruolo determinante per i tempi di esecuzione delle opere.
Il Comitato regionale di edilizia scolastica ritiene che avanzando una parte di questi 5 miliardi e 603 milioni e prelevando una cifra, consentita tra l'altro dal Ministero P.I., sul fondo di accantonamento, si possano finanziare altre opere per un miliardo 30 milioni circa, spesa che vena deliberata in una delle prossime riunioni del Comitato interregionale edilizia scolastica.
Di fronte a questa grave carenza dell'edilizia scolastica che non interessa soltanto il Piemonte, ma tutte le Regioni d'Italia, gli Assessorati all'istruzione stanno predisponendo una legge di iniziativa regionale da presentare al Parlamento (che dovrebbe essere messa a punto in una riunione che avrà luogo giovedì a Firenze) per un piano quadriennale di edilizia scolastica nel quale si chiede che le Regioni abbiano un'incidenza maggiore di quanto oggi hanno, poiché sono rappresentate solo dagli Assessori in quel Comitato Mi consta anche che il Ministero della P.I. sta preparando un nuovo piano di intervento quadriennale straordinario; probabilmente le due proposte di legge finiranno per essere unificate e portate di fronte al Parlamento.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore per la risposta molto chiara e dettagliata; lo pregherei anzi, se fosse possibile, di farmi avere il testo della sua risposta in quanto ritengo che questi dati siano necessari a tutti i Consiglieri nel momento in cui si discuterà il piano regionale di sviluppo ed in particolare i problemi dell'edilizia scolastica. Sono un po' preoccupato per quanto l'Assessore Visone dice: che il Ministero della P.I.
sta approntando un suo disegno di legge. Poiché abbiamo visto come è stata fatta la 641 e quali intralci burocratici abbia creato per lo sviluppo dell'edilizia scolastica e per i suoi problemi, mi permetto di dire che ho più fiducia nel progetto di legge che le Regioni stanno preparando (e che in questi giorni gli Assessori discuteranno e poi porteranno nelle Commissioni e nei Consigli).
Credo che, data l'esperienza acquisita da molti di noi nelle Amministrazioni comunali e provinciali, siano maggiormente in grado di valutare l'iter che deve seguire la singola pratica.
I dati che l'Assessore ci fornirà, serviranno anche per valutare meglio le esigenze attuali. E' vero che sono stati spesi molti miliardi, ma per esempio cito il caso di Nichelino, che ha costruito cento aule in due anni e oggi inizia l'anno scolastico con tre turni, mi pare la dimostrazione evidente del fallimento della legge 641, soprattutto per quanto riguarda i tempi di attuazione dei programmi di edilizia scolastica Mi auguro perciò che dalla riunione di Firenze e dai lavori dei vari Consigli regionali, esca una legge che non sia come la 641 e che come temo potrebbe essere quella che sta preparando il Ministero della PI.


Argomento: Acque minerali e termali

Interrogazione del Consigliere Calsolaro, in merito alla vigilanza sull'utilizzazione delle acque minerali naturali


PRESIDENTE

Altra interrogazione del Consigliere Calsolaro del 5.9.72 "Vigilanza sull'utilizzazione delle acque minerali naturali".
Risponde l'Assessore Armella il quale ha facoltà di parlare.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

L'interrogante chiede quale attività viene svolta sulla vigilanza per l'utilizzazione delle acque minerali naturali.
La vigilanza è svolta dagli organi a ciò preposti e vi leggo subito quanto il Medico provinciale interessato comunica: "L'azione che gli ufficiali sanitari provinciali e comunali del Piemonte svolgono nel settore della vigilanza sulle acque minerali si estrinseca in: visite periodiche agli stabilimenti di imbottigliamento delle acque minerali autorizzati nel territorio di competenza; prelievi sistematici di campioni sia per le acque provenienti da sorgenti esistenti nel territorio di competenza, sia delle acque imbottigliate in altre regioni poste in vendita nel territorio di competenza. Le visite agli stabilimenti vengono effettuate periodicamente dai Medici provinciali dagli ufficiali sanitari e dai direttori del laboratorio provinciale di igiene e profilassi. L'ultima ispezione effettuata dal sottoscritto medico provinciale allo stabilimento di imbottigliamento della San Michele, risale al 2 settembre u.s., mentre l'ultimo prelievo effettuato alle sorgenti dal direttore del Laboratorio provinciale dr. Zambruno risale al 16 agosto '72.
A cura dei vigili sanitari provinciali e comunali e degli agenti del NAS, dipendenti dall'ufficio del Medico provinciale di Torino, sono stati prelevati nell'ultimo trimestre 77 campioni di acque minerali in bottiglie sigillate. Di tali campioni, 72 sono stati già esaminati dal Laboratorio provinciale di igiene e profilassi, mentre per gli altri cinque sono tuttora in corso le analisi. Dei 72 campioni esaminati 64 sono risultati batteriologicamente puri, otto hanno presentato una carica batterica elevata ma sono risultati privi di indici di inquinamento".
Il NAS, dipendente dal Ministero della Sanità, peraltro comunica che dal decorso mese di giugno a tutt'oggi ha svolto attività di controllo presso i sottoelencati stabilimenti di imbottigliamento acque minerali, per la cui attività furono a suo tempo autorizzati dal competente Ministero: Sparea, Lurisia, Roccolo, S. Michele, Le Tuc, S. Bernardo, S. Maurizio di Roccaforte, Fonti Feja, Crodo.
Tutti gli stabilimenti di imbottigliamento riuniscono tutti i requisiti previsti dalla legge, sono stati attivati sulla scorta delle previste documentazioni, godono di sufficiente protezione igienica.
Nel corso delle ispezioni sono stati prelevati campioni di acque le quali sia alla sorgente che all'imbottigliamento, che al momento dell'emissione in commercio risultano dalle analisi rispondenti alle caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche indicate in etichetta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore Armella. Vorrei però chiedergli, in relazione all'ultimo comma dell'interrogazione, se quest'acqua può essere bevuta tranquillamente.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Serve per uso esterno.


Argomento: Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate - Ristrutturazione industriale

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo in merito al progettato insediamento industriale delle Cartiere Burgo nella zona di Romagnano


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo del 5.9.72 "Problemi inerenti al prospettato insediamento industriale delle Cartiere Burgo nella zona di Romagnano".
Deve rispondere l'Assessore Paganelli, che ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione

In seguito ai contatti assunti dall'Assessorato alla Programmazione in ordine ad un prospettato nuovo insediamento industriale ad opera delle Cartiere Burgo nel Comune di Romagnano Sesia, sono stati acquisiti i seguenti elementi: 1) negli ultimi anni la Società Burgo ha operato una profonda ristrutturazione della sua attività per ammodernare le tecnologie e gli indirizzi produttivi dei vari stabilimenti.
Nel quadro di questa ristrutturazione sono emerse difficoltà per lo stabilimento di Romagnano Sesia, la cui attuale produzione - carta patinata a macchina e pergamene - veniva ad acquisire un carattere marginale nell'economia complessiva del gruppo Burgo.
Anche le possibilità di riconversione che sono state studiate si presentavano di difficile attuazione sia per motivi strettamente tecnici sia per la situazione complessiva del settore cartario.
Ora la Burgo si è orientata a localizzare in Romagnano Sesia uno stabilimento di produzione di carta sanitaria tramite la società a partecipazione paritaria Burgo-Scott, la quale sta impostando un programma di espansione della sua presenza in Europa.
Ai primi del mese di ottobre la consociata americana dovrebbe definire il proprio parere al riguardo.
2) il nuovo insediamento richiede un'area di 220-250 ettari e dovrebbe essere ubicato tra il centro di Romagnano ed il comune di Ghemme.
I lavori per lo stabilimento inizierebbero appena possibile e si calcola che gli impianti entrino in funzione dopo un anno e mezzo: inizialmente verrebbe installata una prima macchina da carta a cui ne seguirebbero entro il 1982 altre due. L'occupazione passerebbe così nell'arco di 10 anni, dalle attuali 450 a 900 unità.
3) per esprimere un primo giudizio sotto il profilo della programmazione regionale si deve considerare che il Comune di Romagnano si trova in un'area - quella di Borgosesia - che ha fortemente risentito della crisi tessile: la dinamica della popolazione dal '64 ad oggi presenta un saldo negativo intorno alle mille unità; l'occupazione manifatturiera è scesa dalle 21.600 unità del 1951 alle 19.700 del 1970.
In questo contesto l'introduzione di un elemento di riequilibrio e di espansione, quale sarebbe questo nuovo insediamento, non può che ricevere un giudizio positivo.
4) quanto ai problemi che la creazione dello stabilimento comporta, per quanto riguarda l'aspetto urbanistico sono in corso contatti tra la Burgo ed il Comune di Romagnano e sono stati interessati anche i comuni contigui quale quello di Ghemme. Anche l'acquisizione dei terreni si svolge sotto il controllo del Comune di Romagnano.
Quanto invece ai problemi sindacali derivanti dal nuovo rapporto di lavoro tra le maestranze e la società Burgo-Scott, sono state avviate trattative tra la Burgo e le rappresentanze di fabbrica (assistite dalle Segreterie Nazionali di settore ) con particolare riferimento alle qualifiche ed ai diritti di anzianità).
5) da parte degli organi della Regione infine l'intero problema è seguito con la dovuta attenzione e non si mancherà di assumere tutte le iniziative che si presenteranno opportune per far sì che il nuovo insediamento di Romagnano possa pienamente rispondere agli indirizzi della programmazione regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



SANLORENZO Dino

Sono parzialmente soddisfatto e dirò perché.
Mi pare che la questione rivesta notevole interesse in un momento come questo perché, dopo esserci occupati tante volte nel Consiglio regionale di fabbriche che chiudono, è la prima occasione che abbiamo di affrontare il problema di un nuovo insediamento e non della Fiat. Per questo ho presentato un'interrogazione urgente, forse sarebbe stato meglio persino aprire la discussione con una mozione.
L'insediamento è interessante perché non riguarda l'industria automobilistica, non riguarda la cintura di Torino, non riguarda una zona che ha subito tutte le decadenze che l'Assessore ricordava, però mi risulta che la Burgo ha già fatto investimenti in altre zone del Piemonte. Ecco una prima ragione perché la Regione metta naso in questa vicenda e non si limiti soltanto ad accertare i rapporti che sono sinora intercorsi fra l'azienda ed il Comune, fra il Comune ed i sindacati, fra i sindacati e l'azienda, tutte cose che rispondono perfettamente a quanto ha detto l'Assessore Paganelli. La capacità contrattuale dei lavoratori attualmente occupati nella società può essere messa in discussione nei confronti del loro assetto, del rapporto di lavoro nei confronti del prossimo insediamento perché l'intenzione dell'azienda pare essere quella di mettere in discussione tutti i requisiti acquisiti dai lavoratori attualmente occupati, di procedere per esempio ad un licenziamento e poi ad una riassunzione; esistono problemi di anzianità, di qualifiche che devono essere risolti. D'altra parte i lavoratori non possono condurre una lotta contro l'insediamento industriale. Infine c'è il problema delle intenzioni della Burgo Scott non solo a Romagnano, ma nel complesso del Piemonte rispetto a tutti gli obiettivi del piano regionale di sviluppo, che sono certamente quelli di riequilibrare, ma di riequilibrare da una parte e non disequilibrare dall'altra.
La questione va appunto rivista nell'ambito regionale, non potremmo in ogni caso dire che va bene a un'azienda che chiude tre o quattro stabilimenti in Piemonte per aprirne un altro in un'altra zona piemontese agli effetti del piano di sviluppo tutto questo discorso non porta grande vantaggio. Quindi ecco la necessità di un intervento della Regione che sia parte determinante nel seguire la vicenda che, ripeto, deve essere vista con occhio positivo, come dice l'Assessore Paganelli, ma ha bisogno dell'intervento puntuale dell'organismo regionale, della Giunta, delle Commissioni e anche del Consiglio per garantire che l'esito finale sia corrispondente agli obiettivi.
Infine va visto anche un altro aspetto che riguarda i contadini della zona ai quali l'azienda ha detto: "Voglio 250.000 mq., li voglio a questo prezzo altrimenti la colpa è vostra se non faccio l'insediamento". Non possiamo accettare che gli insediamenti avvengano in questa maniera.
Infine, chi paga le spese di urbanizzazione di vario genere? E' molto probabile che l'azienda sia disposta a fare tutti i passi necessari, ma anche qui ci vuole chiaramente un intervento della Regione che non si limiti a registrare l'esito dei rapporti reciproci fra i comuni della zona ed il Comune di Romagnano, fra questi e l'azienda, fra i sindacati e l'azienda, ma sottolinei gli obiettivi regionali che ci stiamo dando con il piano regionale di sviluppo.
La mia conclusione è che l'Assessore alla programmazione farebbe bene a promuovere un incontro collegiale a Romagnano fra le varie parti, in modo da avere intanto un quadro preciso dello studio attuale della vicenda anche per evitare una manovra che potrebbe essere condotta di portare le cose fino al punto quasi di concluderle e poi non concluderle affatto e andare a fare l'insediamento altrove. Perché c'è anche questa possibilità nelle manovre della Burgo, che naturalmente risponde alla logica del profitto, alla logica dell'insediamento secondo il massimo interesse, non c'è coincidenza sicura fra l'esito finale della vicenda, i nostri interessi e l'interesse della programmazione regionale; è da controllare, con buone possibilità che si realizzi.
La mia proposta quindi è che ci sia al più presto una riunione congiunta di tutti i contraenti, in modo da seguire passo passo le sorti di questo insediamento industriale.


Argomento: Zootecnia

Interrogazione del Consigliere Lo Turco in merito ad un allevamento di suini nel Comune di Montanaro


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Lo Turco del 21.7.72 "Richiesta di provvedimenti sanitari a seguito di un allevamento di suini nel Comune di Montanaro".
La parola all'Assessore Armella per la risposta.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Ho già dato una risposta scritta al Consigliere Lo Turco che aveva urgenza e anche perché si prevedeva che durante le ferie non si avessero sedute di Consiglio. Se l'interrogante mi esenta dal rileggerlo, possiamo sentire subito la sua opinione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.
LO TURCO Giorgio Se la risposta fosse venuta all'indomani dell'interrogazione probabilmente per la tempestività, per le notizie che mi dava avrei anche potuto dichiararmi soddisfatto. Rileggendola invece a distanza di tempo e di fronte ad avvenimenti che sono ancora accaduti, non posso dichiararmi soddisfatto perché vi sono alcune cose che nella risposta scritta si danno per scontate e che invece scontate non sono. Ad esempio l'Assessore dice che il fatto di avere dei maiali dissepolti a imputridire all'aria aperta nei campi non può più verificarsi perché la ditta avrebbe installato un inceneritore. La risposta è del 25 agosto, la seconda settimana di agosto un brigadiere dei Carabinieri ad un Consigliere comunale di Montanaro hanno tirato fuori dalla roggia di. Chivasso un maiale ma con le orecchie tagliate per cui non possiamo dire se era di proprietà della società Le Torri (sappiamo che i maiali vengono marchiati sulle orecchie).
La sera prima dell'ultima seduta di Consiglio, dove mi aspettavo di discutere l'interrogazione, personalmente avevo ancorato un maiale alla riva della roggia (anche quello con le orecchie amputate) poi mi sono allontanato per andare a chiedere aiuto per tirarlo a riva, ma evidentemente ero stato visto ed il maiale al mio ritorno non c'era più.
La situazione continua a rimanere tale, l'acqua (l'ho controllata) a monte dello stabilimento è limpida e chiara, a valle è talmente fetida che è impossibile sopportarne l'odore e sciami di moscerini e di zanzare le ronzano attorno.
C'è poi un'altra cosa che secondo me è grave: se è vero - e non ho motivo di dubitarne - che l'allevamento ha oggi una presenza di 6000 maiali e una capacità di 10.000, poiché i liquami prodotti dai maiali sono, in rapporto a quelli dell'uomo, di uno a dieci, questo stabilimento produce liquami come una città di 60.000 persone.
Nella risposta l'Assessore mi dice che il Comune avrebbe già stanziato una cifra di 300 milioni, con un contributo dello Stato di 50 milioni per costruire le fogne. Io chiedo al Consiglio Regionale se è giusto che un Comune spenda denaro della collettività per costruire una fogna che logicamente dovrebbe essere della capacità di una città di 60.000 abitanti quando il centro è di soli 5000 abitanti circa; se è giusto che il denaro della collettività venga speso per una ditta che trae profitti da un allevamento di maiali.
E' per questo che non posso considerarmi soddisfatto e chiedo che la Giunta regionale intervenga con durezza nei confronti di questa società intanto perché installi depuratori che garantiscano che le acque a valle escano come scendono da monte, cioè pulite e nello stesso tempo che sia la ditta ad assumersi l'onere delle spese per costruire la fogna e tutti gli impianti sanitari affinché la città non debba più lamentare tutti gli inconvenienti che ancora oggi lamenta.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione del Consigliere Calsolaro sulle domande per assegnazione alloggi IACP


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Calsolaro del 5.9.72 "Pagamento per richiesta moduli e numero complessivo delle domande per assegnazione alloggi IACP".
La risposta all'Assessore Cardinali, che ha facoltà di parlare.



CARDINALI Giulio, Assessore all'urbanistica

Il Consigliere Calsolaro ha interrogato la Giunta per sapere se è a conoscenza del fatto che l'IACP della Provincia di Torino pretende il pagamento della somma di lire 250 per la consegna del modulo di domanda per l'assegnazione in locazione degli alloggi di Corso Grosseto e Corso Cincinnato.
Abbiamo attinto notizie presso l'IACP e accertato che effettivamente vengono richieste 250 lire per i moduli. Del resto è consuetudine anche degli altri Istituti Case Popolari, i quali hanno però dei prezzi lievemente inferiori che oscillano tra le 150 e le 200, il che significa che in tema di prezzi anche in questo settore Torino docet. L'IACP giustifica il pagamento di una somma apparentemente non rilevante, (ma che forse lo è se riferita alle tasche alle quali è richiesta) con la necessita di impedire che i moduli vengano dati a fondo perduto, in maniera che chi chiede il modulo sia realmente interessato ed anche perché ritiene che il servizio sia oneroso tant'è che la somma destinata per il suo espletamento se non venisse pagata da coloro che chiedono la locazione dovrebbe essere trasferita a carico di coloro che già sono locanti. I moduli vennero stampati in numero di circa 12.000 e richiesero una spesa attorno al milione, ma il servizio al completo richiede, sempre secondo l'IACP di Torino, una spesa di circa tre milioni e 100.000 lire. Le domande presentate in base ai moduli furono circa seimila, con un recupero quindi di un milione e mezzo. Questa è la realtà. Noi abbiamo chiesto all'IACP questi dati, con la raccomandazione di ridurre al minimo il costo dei moduli.
Se posso esprimere un parere mio personale, ritengo che la cifra di 250 lire, che ci auguriamo possa essere un tantino ridotta dall'Istituto, tutto sommato è meglio che sia pagata da chi intende subentrare che da chi ha già la locazione degli affitti e forse 250 lire non sono poi molte per il cammino della speranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio il Vice Presidente della Giunta per la risposta. Il problema però non è quello delle 250 lire, l'interrogazione vuole esprimere un giudizio negativo di principio. Io non credo sia giusto che l'IACP faccia pagare 250 lire per un modulo che ne varrà 10/20, (e non essendo in carta patinata con fotografia a colori degli stabili dati in locazione). Oltre tutto, come ha detto bene il vice Presidente, sono proprio 250 lire pagate per inoltrarsi nel cammino della speranza. Le domande sono seimila circa mi pare abbia detto, gli alloggi 250, quindi 250 lire per 5000 e più domande di persone che sperano soltanto. Io non credo che l'IACP vada in malora se non vengono pagate le 250 lire; si tratta di un servizio sociale e mi sembra sarebbe giusto che non venisse fatto pagare.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Calsolaro, Nesi in merito alla nomina di una Commissione d'inchiesta sui fatti del colorificio IPCA di Ciriè


PRESIDENTE

Restano le interrogazioni: del Consigliere Nesi del 21 luglio, una seconda del 14 luglio e una terza del 13 luglio. Il Consigliere Nesi ha chiesto congedo e quindi non posso farle decadere anche se gli Assessori sarebbero pronti a rispondere; vengono perciò aggiornate.
C'è n'è un'ultima dei Consiglieri Calsolari-Nesi del 28 giugno '72 "Nomina Commissione d'inchiesta in ordine ai gravissimi fatti del Colorificio IPCA di Ciriè".
Se il Consigliere Calsolaro consente potrebbe essere messa in discussione perché uno degli interroganti è pronto.
E' d'accordo?



CALSOLARO Corrado

Si.



PRESIDENTE

Va bene, allora l'Assessore Armella ha facoltà di parlare.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

In relazione ai fatti cui si riferisce l'interrogazione, la Giunta ha provveduto a raccogliere ogni elemento istruttorio, con la collaborazione del Medico provinciale di Torino, dell'INAIL. della direzione della Clinica del lavoro dell'Università, dell'INAS, dell'Ispettorato del lavoro e della Segreteria dei Federchimici.
Il Medico provinciale di Torino ha rimesso le notizie relative alla situazione specificatamente sanitaria ed ha partecipato agli ulteriori incontri che sono avvenuti per stabilire se effettivamente queste sostanze che sono utilizzate nella lavorazione della IPCA di Ciriè, siano sospette di produrre i fenomeni cancerogeni lamentati. L'ufficio non è in grado di esprimere un giudizio definitivo per quanto gli elementi raccolti dalla stessa Clinica del lavoro dell'Università fanno assurgere a fondati e certamente preoccupanti sospetti delle caratteristiche delle sostanze adoperate.
L'INAIL di Torino ha informato di avere fornito dati alla Magistratura la quale ha iniziato un'istruttoria penale nei confronti del direttore tecnico commerciale, nonché di due proprietari dell'IPCA di Ciriè. Ai predetti è stato notificato avviso di reato per omicidio colposo plurimo e omissione cautele contro gli infortuni sul lavoro. La predetta direzione dell'INAIL informa altresì di avere corrisposto un indennizzo per la morte conseguente a tumore della vescica provocata dalla benzidina e anilina ad alcune famiglie di operai e di avere liquidato la pensione a diversi altri per malattia professionale.
Da parte della Clinica del lavoro dell'Università, si fa presente che l'equipe diretta dal prof. Rubino e che lavora a questo caso, ha provveduto ad un'inchiesta, con la collaborazione del Comune di Ciriè e i dati raccolti hanno formato oggetto di una relazione che è stata presentata al simposio internazionale sui tumori delle vie urinarie tenuto a Torino il 5 e 6 maggio del c.a. Tale relazione ci è stata trasmessa in copia ed è stata altresì rimessa al pretore di Ciriè che provvede per il magistrato inquirente. L'IPCA di Ciriè, è accertato, ha usato benzidina fin dal 1970 e tale sostanza sarebbe quella maggiormente indiziata per provocare il tumore della vescica. Dopo il 1970 l'uso di tale sostanza è cessato, però è stato fatto uso di altre sostanze che i sindacati ritengono anch'esse sospette di tossicità.
Da parte dei patronati dei lavoratori come da parte dei sindacati si puntualizza la situazione per tutto il decorso di questo caso. Nel 1967 già l'ispettorato del lavoro è intervenuto presso l'ACNA di Cengio che ha una produzione simile a quella dell'IPCA di Ciriè, prescrivendo sistemi di lavorazione a circuito chiuso che hanno limitato gli effetti dannosi delle sostanze poste in lavorazione. Nel 1970 hanno avuto inizio le ispezioni da parte dell'Ispettorato del Lavoro di Torino, disposte a seguito di denuncia presentata dall'INAIL susseguentemente a richiesta di indennizzo da parte degli operai. Nell'aprile del '71 l'ispettore chimico dell'Ispettorato del Lavoro ha accertato che l'IPCA faceva uso di benzidina diluita al 7/8 per cento, dopo di che questo ente ha presentato denuncia alla Magistratura.
Dai dati raccolti dall'INAS risulta che le sostanze nocive o quanto meno sospette impiegate dall'IPCA di Ciriè sono: idrocarburi benzinici benzidina, fenoli, acido cloridrico, nitrosi, cloro, anilina, toluolo solfuro di carbonio e altri solventi.
I dati ufficiali avuti dalle stesse organizzazioni, riferentisi al periodo gennaio 1958-febbraio 1962 riguardanti un numero di operai che varia da 350 a 170 unità, a seconda dei periodi, sono i seguenti: denunce presentate per malattie professionali n. 93, di cui 23 per papillomi neglasie, carcinomi che hanno comportato complessivamente 1709 giorni di inabilità temporanea e 10 mesi di inabilità permanente. I casi mortali sono stati 11, considerando però il periodo del 1958 e dopo il febbraio '62 probabilmente si arriverebbe ai sedici decessi denunciati. Dei 29 casi tre sono stati chiusi negativamente dall'INAIL perché non è stato accertato il nesso causale fra la malattia e l'attività lavorativa, mentre un caso è stato chiuso negativamente perché la denuncia è stata presentata oltre i dieci anni. N. 48 casi di dermatosi da cloro, nitrosi, anilina, benzidina e altre sostanze solventi che hanno comportate 1220 giornate di inabilità temporanea; n. 3 casi di boclettasie polmonari; n. 5 casi di intossicazione da fenolo, anilina e toluolo; n. 2 casi di intossicazione da benzolo; n. 6 casi di malattie professionali varie.
In questi ultimi sei mesi risulta una denuncia di solfocarbonismo silicosi, asbestosi e due casi di cistiti croniche. Relativamente ai casi di silicosi è bene precisare che la malattia dovrebbe essere stata contratta in altro ambiente di lavoro, come pure per l'asbestosi.
L'INAS rileva inoltre che l'art. 139 del decreto del '65 n. 1124 che prevede l'obbligo della denuncia per le malattie e pericoli di malattie professionali da parte dei medici, non viene interamente applicato per la considerazione che non risulta ancora emessa la tabella delle malattie professionali da parte del Ministero, come previsto nell'articolo stesso.
L'Ispettorato del lavoro ha confermato che da due anni circa l'Ispettorato esegue dei controlli in conseguenza dei quali sono state effettuate diffide, elevate contravvenzioni e, come si ripete, e come ha fatto l'INAIL è stata presentata denuncia alla Magistratura e al Ministero del Lavoro. L'Ispettorato ha già fornito una relazione alla Magistratura.
Altrettanto e in termini pressoché analoghi riferiscono i sindacati e la segreteria dei Federchimici di Torino. L'argomento è stato altresì trattato dal Consiglio comunale di Ciriè, anche a seguito dell'apertura dell'istruttoria penale a carico del direttore e dei proprietari. La conclusione di questa analisi permette di esprimere alcune conclusioni: la vastità degli elementi raccolti è davvero impressionante. Il sospetto dell'uso di sostanze tossiche e addirittura cancerogene è addirittura avvalorato da numerosi gravi e concordanti elementi; solo il fatto dell'istruttoria penale in corso impone di astenersi dall'esprimere un giudizio definitivo. La tutela della salute dei lavoratori nelle fabbriche impone una più incisiva azione, dei costanti accertamenti sorretti dal rigore di conoscenze scientifiche di cui non sempre gli organi dello Stato sono in grado - nonostante che a ciò siano preposti - di dare sicure indicazioni.
La Giunta si impegna di approfondire tutti gli elementi istruttori, nel quadro generale dell'uso delle sostanze tossiche, sia per lo specifico caso, sia in linea generale per l'utilizzazione delle sostanze pericolose e di riferire al Consiglio per ulteriori determinazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



CALSOLARO Corrado

Forse presentando l'interrogazione io ed il compagno Nesi abbiamo commesso un errore che si evidenzia dalla relazione fatta dall'Assessore Armella: invece di parlare di fatti accaduti nel colorificio IPCA di Ciriè avremmo dovuto dire "fatti accaduti nel lager IPCA di Ciriè" perché dalla risposta dell'Assessore emerge chiaramente la natura di questa pseudo azienda.
E' ovvio che noi non entriamo nel merito dell'istruttoria penale, la quale accerterà i fatti, acclarerà le responsabilità, comminerà delle pene se sarà il caso (e come appare probabile) né noi abbiamo il compito di decidere sul risarcimento dei danni, per i quali c'è stata costituzione di parte civile e sulla quale deciderà la Magistratura. Di fronte a questi fatti gravissimi però noi pensiamo che il compito della Regione, in relazione all'art. 6 dello Statuto, sia non soltanto quello di prendere atto di quanto è stato fatto, o meglio di quanto non è stato fatto dagli organi dello Stato preposti alla tutela della salute dei lavoratori, ma di svolgere un'opera attiva di intervento proprio in applicazione dell'art. 6 dello Statuto, in caso contrarlo questo articolo rimarrebbe una pura affermazione di principio se non venisse cioè attuato con iniziative concrete di carattere legislativo che mi sembra la Regione dovrebbe assumere.
Per intanto noi abbiamo proposto la nomina di una Commissione d'inchiesta che ripeto, non vuole essere un duplicato dell'istruttoria penale, ma che mira ad accertare in questa ed in altre aziende dello stesso tipo le condizioni di lavoro e l'effettiva assistenza sanitaria dei dipendenti, altrimenti corriamo il rischio di trovarci in qualche altra occasione a discutere di gravissimi fatti come questo e a prendere soltanto atto di quello che gli altri enti dello Stato fanno o non fanno e di quanto la Magistratura sta facendo o non sta facendo con un ritmo più o meno accelerato.
E' per questo che chiediamo un intervento attivo della Regione, secondo noi istituzionalmente competente.


Argomento:

Interrogazione dei Consiglieri Calsolaro, Nesi in merito alla nomina di una Commissione d'inchiesta sui fatti del colorificio IPCA di Ciriè

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa. Passiamo al punto terzo dell'ordine del giorno "Comunicazioni del Presidente".
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Conti, Fassino, Giovana, Fabbris Nesi e l'Assessore Borando.


Argomento:

Congedi

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Informo il Consiglio che in data odierna è stata presentata dai Consiglieri Fassino, Gerini, Rossotto e Zanone una proposta di legge su "Norme per l'esercizio delle funzioni amministrative della Regione in materia urbanistica". La proposta seguirà il suo corso.
Alla presidenza sono pervenuti i seguenti documenti: proposta di legge al Parlamento dei Consigli Regionali della Calabria, Emilia e Toscana in materia di finanziamenti nel settore agricolo la Federazione Biellese valsesiana del P.C.I. trasmette un comunicato del Comitato direttivo circa la situazione venutasi a creare all'ospedale di Biella in seguito al rifiuto dell'attuale presidente di dimettersi dall'incarico il Consiglio della bassa valle del Cervo invia un documento concernente la decisione della ditta Pellificio Pellino di Sagliano di chiudere l'azienda entro il 30 ottobre licenziando 23 dipendenti.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

Documenti - Assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Sono stati assegnati alle Commissioni permanenti i seguenti progetti di legge: in data 18 settembre il n. 40 relativo alla costituzione dell'Istituto finanziario regionale piemontese, alla I Commissione in sede referente n. 41 relativo alla tutela del patrimonio linguistico e culturale alla III Commissione in sede referente n. 42 recante norme per l'istituzione, l'attività ed il finanziamento delle comunità montane, alla VI Commissione in sede referente e alle Commissioni I, II e VIII in sede consultiva n. 43 presentato in data 14.9.72, recante norme per la determinazione dell'indennità spettante ai membri del Consiglio e della Giunta regionale alla I Commissione in sede referente.
Informo ancora che la direzione centrale della RAI-TV ha approvato il tema scelto per la prossima "Tribuna regionale" così formulato "Aumento dei prezzi. Che cosa può fare la Regione?". Si conferma che la registrazione si effettuerà il 22 settembre alle ore 10 presso il Centro di produzione TV di Torino.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni del Presidente della Giunta Regionale sulla situazione della Montedison


PRESIDENTE

Penso che il Presidente della Giunta Regionale abbia delle comunicazioni da fare in esito agli incontri avuti a Roma con il Presidente del Consiglio dei Ministri e gli dò quindi la parola.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Desidero informare l'Assemblea di quanto fin qui si è potuto fare in ordine al voto unanimemente espresso dal Consiglio regionale in relazione ai provvedimenti assunti dalla direzione del Vallesusa ed al mandato che la Giunta aveva dal Consiglio ricevuto.
Nel corso della riunione con i parlamentari piemontesi delle Commissioni Bilancio, Industria e Lavoro, sia l'Assessore Visone che il sottoscritto hanno esposto le indicazioni votate unanimemente da questo Consiglio con la richiesta di revoca dei provvedimenti assunti come base per iniziare una trattativa. A questa posizione del Consiglio Regionale (peraltro discussa in quella riunione) i parlamentari si sono associati chiedendo un incontro a livello di governo e del Presidente del Consiglio per esercitare anch'essi le opportune previsioni, non senza assumersi l'incarico di esercitare ogni opportuna azione a livello delle Commissioni soprattutto in relazione alla discussione che verrà aperta in sede di Commissione di Bilancio e programmazione in ordine ai problemi più generali della Montedison.
Personalmente poi ho avuto una serie di colloqui con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con i Ministri del Lavoro e delle Partecipazioni statali nonché, per quanto direttamente attinente alle ventilate dimissioni di Consiglio comunali, con il Ministro dell'interno.
E' stato detto che il Governo era avvisato che sarebbero stati presi i provvedimenti e devo subito dire che il Governo aveva ricevuto un documento dalla Montedison nel quale vi era la posizione di tutte le consociate e l'identificazione dei cosiddetti punti di crisi delle stesse con l'avvertimento che occorreva una serie di interventi che peraltro non erano stati indicati se non come programma che, per diventare esecutivo sulla base di una contrattazione, avrebbe richiesto che vi fosse una risposta e l'avvio ad una discussione con il Governo, risposta che il Governo non ha dato se non dicendo che il problema andava discusso nella sua globalità così come d'altronde la dirigenza della Montedison aveva già iniziato anche a livello di organizzazione sindacale.
Nella sostanza cioè, la pura e semplice presentazione di questa documentazione dei punti di crisi da parte della Montecatini Edison, anche in relazione alle sue consociate, non poteva a nessun costo essere scambiata come la comunicazione ufficiale della chiusura di stabilimenti ma semplicemente come una comunicazione su cui occorreva discutere. Questo equivoco ha forse consentito alla dirigenza della Montedison la speculazione in ordine alla conoscenza del Governo di questi punti di crisi ed un certo tacito assenso che è il giudizio - e lo abbiamo anche sentito da parte di taluni dirigenti - che il Governo avrebbe dato alla chiusura di questi stabilimenti.
Devo subito dire che anche in incontri con i sindacati (presenti d'altronde alla riunione con i parlamentari) mai, pur avendo tutti ammesso di avere ricevuto questo documento dalla Montedison, si era inteso avallarlo, si era invece richiesta una discussione approfondita per studiarne la soluzione. Dunque nessuna posizione di acquiescenza e mi sembra opportuno dirlo in quanto proprio da questa valutazione emergono tutte le indicazioni successive, che soprattutto a livello dei Ministri responsabili, in particolare dei Ministri del Lavoro e delle Partecipazioni statali, si intendono assumere. Devo purtroppo dire che sulla revoca dei provvedimenti la posizione del Governo diverge da quella che noi abbiamo assunta: il Governo non ne ritiene necessaria la revoca, anche perché non si sa bene di quali provvedimenti si tratta; da un punto di vista giuridico, questi provvedimenti non sono ancora stati resi espliciti n attraverso licenziamenti, né attraverso la richiesta di messa in cassa integrazione. Dunque, a giudizio del Governo il problema è aperto e deve essere affrontato, anzi con la dirigenza vi è l'accordo di trattare l'insieme di tutta la ristrutturazione del Vallesusa in relazione alla richiesta di finanziamenti che anche il Vallesusa ha inoltrato in base alla legge tessile.
In questa sede il Governo intende rimettere in discussione tutto il complesso degli stabilimenti Vallesusa ed è chiaro il condizionamento che intende fare in ordine ai provvedimenti che sono stati assunti.
Io ho manifestato la nostra viva preoccupazione non solo sotto il profilo umano e sociale, come ho già avuto occasione di dire qui, ma anche in relazione al disegno generale di politica di programmazione rivolto al decentramento del polo di sviluppo torinese ed al rafforzamento di altre aree ecologiche e di altri poli di sviluppo. Ho sottolineato come l'unilateralità di questi provvedimenti, ove fosse avallata da una silenziosa acquiescenza. Noi comprendiamo bene e credo che tutti quanti siamo in questo ordine di idee che le aziende non possono rimanere sul mercato se non sono competitive, ma comprendiamo anche (e tutti siamo d'accordo su questo) che occorre comunque, in ogni caso, che la ristrutturazione, soprattutto quando viene fondata (come è nel caso in esame )su intervento finanziario agevolato, comporti una contrattazione e l'accettazione degli scopi finali da parte di tutte le forze interessate e quindi anche da parte dell'amministrazione regionale.
Ci siamo quindi associati alla giusta protesta dei sindacati ed a quella degli amministratori dei Comuni interessati dai provvedimenti di chiusura, perché ci pareva che questa fosse una posizione che non esprimesse soltanto solidarietà di carattere formale nei confronti dei lavoratori colpiti, ma protesta verso l'unilateralità di questi provvedimenti che, come dicevo, possono rischiare di costituire un precedente pericoloso o addirittura un capovolgimento, compromettendo gravemente la programmazione regionale verso la quale ci avviamo.
Devo dire di avere avuto la massima comprensione da parte dei Ministri interessati ed il loro impegno ad una valutazione del problema, in sede di esame delle richieste del Vallesusa, nella direzione da noi indicata, cioè nel senso del mantenimento di queste attività, oppure, se in seguito ad un esame approfondito ciò non dovesse risultare più possibile in quanto il Vallesusa ritiene che punto focale della ristrutturazione sia la chiusura degli stabilimenti di ritorcitura, di avviare proposte alternative in loco tali da garantire i livelli di occupazione e la presenza di attività imprenditoriali che garantiscano comunque alle comunità locali la possibilità di attività economiche autonome, proposte che si muoverebbero quindi nella direzione delle linee della programmazione regionale. I Ministri interessati hanno dato la massima assicurazione, per parte mia devo dire che la Giunta segue la vicenda con estrema attenzione ed assicura il suo massimo impegno perché al più presto possibile (da parte dei Ministri interessati si è parlato del mese di settembre) il problema venga affrontato, vengano fatte tutte le valutazioni necessarie e ci si avvii il più rapidamente possibile ad una positiva soluzione. Il punto di vista del Governo è quindi solo parzialmente divergente rispetto a quello qui unanimemente votato. Purtroppo la soluzione del problema non dipende dalla Giunta Regionale e quindi tutta la nostra azione non può svolgersi che nei termini delle presenza politica, della pressione, della sollecitazione perché le iniziative vengano assunte ed al più presto venga trovata una soluzione; la Giunta, per quanto è nei suoi poteri, eserciterà la sua volontà politica nel modo più impegnativo e più intenso possibile.
Questo è quanto volevo riferire doverosamente al Consiglio Regionale e quanto peraltro ho già avuto occasione di comunicare in un incontro con i dirigenti sindacali che appunto volevano essere messi al corrente delle risultanze dei colloqui avuti dal Presidente della Giunta a livello di Governo.
Io auspico e mi auguro, per concludere, che la questione venga, come da impegni assunti soprattutto dal Ministro del Lavoro ed anche dal Ministro delle Partecipazioni statali, affrontata ancora nel corso di questo mese con la diligenza sia del Vallesusa che della Montedison. E' evidente che non appena potrò fornire altre notizie, sarà mia premura, se il Consiglio Regionale sarà convocato, di informare i colleghi di quanto è stato possibile fare per la soluzione del problema.



PRESIDENTE

Io ho il dovere di ricordare a me ed al Consiglio la procedura che deve essere seguita. In base all'art. 24 sulle comunicazioni del Presidente della Giunta sono ammesse soltanto richieste di chiarimenti; è tuttavia facoltà di ciascun Consigliere, al termine della seduta, di chiedere che su una comunicazione del Presidente della Giunta sia aperta al termine della seduta, o in quella successiva, una discussione. Per essere ricevibile tale proposta deve avere l'appoggio di almeno altri due Consiglieri. La proposta della discussione di un tema che sia stato oggetto di una comunicazione del Presidente della Giunta potrà essere illustrata dal proponente per non oltre cinque minuti.
Quindi, se ci sono richieste di chiarimento vengono collocate a questo punto e il Presidente dà i chiarimenti del caso; se si vuole invece ampliare il discorso bisogna andare al termine della seduta e seguire la norma regolamentare.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Faccio adesso una richiesta di chiarimento e poi avanzo una richiesta di dibattito al termine della seduta a nome del Gruppo comunista, Non so se devo farla per iscritto.



PRESIDENTE

No no, dice che "deve avere l'appoggio", lei l'appoggio ce l'ha, pieno.



BERTI Antonio

A richiesta di chiarimento è questa: nella terza parte della mozione si parlava dell'iniziativa della Montedison, vorremmo che ci fosse spiegata questa iniziativa e a che punto è.



PRESIDENTE

Ci sono altre richieste di chiarimento? Nessuna.
Il Presidente della Giunta ha facoltà di rispondere.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non ho parlato di questo terzo indirizzo votato dal Consiglio, perch ero stato informato dall'Assessore Paganelli che ne aveva parlato nel corso dell'ultima riunione del Consiglio Regionale e quindi credevo che non vi fossero altri chiarimenti da dare.
All'Assessore Paganelli era pervenuta, il giorno dopo la votazione da parte del Consiglio della mozione, una telefonata del competente Assessore alla Regione Umbra, il quale avvisava che quella Giunta Regionale aveva deciso (e già avviato i primi colloqui) di tenere una riunione di tutte le Regioni interessate agli stabilimenti della Montedison; la telefonata era accompagnata dalla preghiera all'Assessore Paganelli di non fare un doppione per non svuotare l'iniziativa già da loro presa. A noi è sembrato corretto aderire a questa richiesta ed eravamo rimasti d'accordo con l'Assessore Paganelli che avrebbe comunicato al Consiglio questa decisione che avevamo ritenuto di dover assumere, usando anche un gesto di cortesia nei confronti della Regione Umbra. E' chiaro che noi saremo presenti a quella riunione; martedì l'Ass. Paganelli prenderà contatto a Perugia con gli organizzatori della stessa.
Spero che la spiegazione sia sufficientemente chiara.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Progetto di legge concernente la determinazione dell'indennità spettante ai membri del Consiglio e della Giunta Regionale


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto dell'ordine del giorno "Progetto di legge concernente la determinazione dell'indennità spettante ai membri del Consiglio e della Giunta Regionale".
Il Presidente della I Commissione mi trasmette, con sua lettera, la proposta di legge regionale n. 43, testo che è stato approvato a maggioranza alla I Commissione permanente in sede referente nella seduta del 19 settembre ore 9.
Il Presidente della I Commissione vuole illustrare la relazione?



GARABELLO Enzo

No signor Presidente, il relatore è il collega Benzi. Io devo solo far presente che in questo momento ne abbiamo avuto un numero di copie sufficiente per i capigruppo e quindi non è possibile distribuirla a tutti per motivi evidentemente tecnici. Poiché però i capigruppo sono stati messi in condizione di seguire il testo, il collega Benzi è a disposizione per una brevissima relazione se lei lo ritiene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi per la relazione illustrativa della proposta di legge regionale n. 43.



BENZI Germano, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, la I Commissione, in una riunione tenuta stamane, ha dato una nuova forma alla relazione facendo qualche precisazione. Dato che la relazione è molto breve e la maggior parte dei presenti non ha potuto averla, io ne darei lettura con le varianti apportate, in modo che il Consiglio sia in grado di approvare o meno quanto abbiamo stabilito.
Il Governo ha negato il visto alla legge regionale approvata dal Consiglio il 28 giugno 1972, avente ad oggetto la "Determinazione delle indennità spettanti ai membri del Consiglio e della Giunta Regionali", con osservazioni sull'art. 4 della legge medesima, relativo al trattamento previdenziale dei Consiglieri regionali.
Il Consiglio Regionale, approvando l'art. 4 stesso, ha inteso semplicemente istituire il Fondo di previdenza ed ha rinviato al Regolamento tutti i particolari, compreso l'accollo degli oneri finanziari ai Consiglieri Regionali.
Comunque, tenuto conto del rilievo formulato dal Governo, e ritenendosi opportuna una disciplina più articolata dell'intera materia riflettente il trattamento previdenziale dei Consiglieri Regionali - disciplina rinviata ad apposito provvedimento di legge in corso di preparazione - si rassegna per intanto, l'allegata proposta di legge, la quale riproduce integralmente la succitata legge regionale in ordine alle indennità consigliari, con la soppressione dell'art. 4 della medesima (in rapporto a quanto sopra indicato) e con leggere modifiche all'art. 5 (divenuto nel presente testo art. 4) suggerite dal ricalcolo degli impegni di spesa in dipendenza di quanto sopra.
Questo è il testo che abbiamo variato e che proponiamo al Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare?



BERTI Antonio

Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Però poi dobbiamo passare alla votazione articolo per articolo, con il consueto metodo e sistema.



BERTI Antonio

La mia dichiarazione sarà brevissima.
Noi abbiamo illustrato nella seduta precedente i motivi della nostra opposizione à questa legge, motivi che riconfermiamo e pertanto il nostro voto è contrario.



PRESIDENTE

Altre dichiarazioni generiche? Nessuna? Allora passiamo alla lettura articolo per articolo ed alla votazione.



GERINI Armando, Segretario

Proposta di legge regionale presentata dai Consiglieri Fassino e Viglione "Determinazione delle indennità spettanti ai membri del Consiglio e della Giunta regionali".
"Art. 1) Indennità di carica.
L'indennità di carica spettante, ai sensi dell'art. 12 dello Statuto ai Consiglieri regionali è determinata nella misura del 55 per cento dell'indennità mensile globale lorda spettante ai membri del Parlamento della Repubblica Italiana, ai sensi della legge 31 Ottobre 1965 n. 1261.
L'indennità è corrisposta in dodici rate mensili, con decorrenza della prima convocazione del Consiglio Regionale dopo la proclamazione degli eletti e fino alla cessazione del mandato. Ai componenti il Consiglio Regionale cui siano conferiti gli incarichi previsti dallo Statuto l'indennità di carica è invece commisurata alle seguenti percentuali dell'indennità parlamentare di cui al precedente comma: Presidente della Giunta Regionale e Presidente del Consiglio Regionale 100 per cento Vicepresidente della Giunta Regionale 85 per cento Assessori regionali e Vicepresidenti del Consiglio Regionale 75 per cento Componenti l'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale e Presidenti di Commissione legislativa permanente del Consiglio Regionale 65 per cento.
L'indennità di carica è corrisposta in dodici rate mensili, con decorrenza dal conferimento dell'ufficio o dell'incarico e fino alla cessazione dell'ufficio o dell'incarico, comunque motivata".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'art. 1 per appello nominale.



(Si procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 36.
Hanno risposto si 26 Consiglieri.
Hanno risposto no 10 Consiglieri.



GERINI Armando, Segretario

"Art. 2 - Rimborso delle spese.
Ai componenti il Consiglio Regionale compete il rimborso delle spese per l'espletamento del loro mandato nella seguente misura lorda mensile: L. 120.000 per i Consiglieri Regionali che abitano nel Comune di Torino od in Comuni la cui distanza da Torino non superi i 25 chilometri.
L. 160.000 per i Consiglieri regionali che abitano in Comuni la cui distanza da Torino è compresa tra i 25 ed i 50 chilometri L. 200.000 per i Consiglieri regionali che abitano in Comuni la cui distanza da Torino è compresa tra i 50 ed i 100 chilometri.
L. 240.000 per i Consiglieri regionali che abitano in Comuni la cui distanza da Torino supera i 100 chilometri".



(Si procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 37.
Hanno risposto sì 26 Consiglieri.
Hanno risposto no 11 Consiglieri.



GERINI Armando,Segretario

"Art. 3 - Trattamento di missione.
Al Presidente della Giunta Regionale, al Presidente del Consiglio Regionale, agli Assessori regionali, ai componenti dell'Ufficio di Presidenza, ai Presidenti delle Commissioni legislative permanenti che si recano fuori sede per ragioni del loro ufficio, spettano il rimborso delle spese di viaggio e l'indennità di missione di cui al quarto comma del presente articolo.
Il rimborso delle spese di viaggio o l'indennità di missione di cui al precedente comma spettano altresì ai Consiglieri, nel caso in cui siano stati ad essi affidati dal Consiglio regionale speciali incarichi che comportino trasferte fuori sede.
Ad ogni Consigliere, in relazione alla sua appartenenza alle Commissioni legislative permanenti del Consiglio, spetta il rimborso spese per viaggi dal luogo di residenza alla Capitale e ritorno, effettuati a mezzo aereo o per ferrovia, fino ad un limite di numero 5 viaggi annuali.
Il rimborso delle spese per i viaggi in ferrovia, in aereo o su altri servizi di linea viene corrisposto nel limite del costo del biglietto di prima classe e degli eventuali supplementi, nonché del costo per l'uso di un posto-letto in compartimento singolo. Per i viaggi che l'interessato dichiari di aver compiuto con automezzo proprio, il rimborso è corrisposto nella misura prevista dalle leggi relative alle trasferte eseguite per conto di enti pubblici.
L'indennità di missione è stabilita nella misura di lire 15.000 nette al giorno. L'indennità è aumentata del 20 per cento per le missioni compiute fuori del territorio nazionale. L'indennità di missione ed il rimborso delle spese ai Consiglieri regionali sono corrisposti sulla base dei documenti presentati all'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale.
Per quanto non previsto nel presente articolo si applicano le norme di legge 15 aprile 1961 n. 291 e successive modificazioni ed integrazioni".



(Si procede all'appello nominale)



BERTI Antonio

Vorrei fare una dichiarazione di voto sull'art. 3.



PRESIDENTE

Ma siamo in votazione, non posso più darle la parola.



BERTI Antonio

Io ho alzato la mano ma lei non mi ha visto.



PRESIDENTE

Non possiamo votare articolo per articolo, ormai siamo in votazione non le posso dare la parola.



BERTI Antonio

Io faccio una dichiarazione di voto sull'articolo in quanto sono chiamato a votarlo.



PRESIDENTE

Io interpreto così: quando sono iniziate le votazioni non è più possibile fare nessuna dichiarazione, perché la dichiarazione di voto deve essere fatta previamente, con la specificazione: su questo articolo, per questo motivo, io voto positivamente. Mi pare che questa sia l'interpretazione corretta.



(Si procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 38.
Hanno risposto si 38 Consiglieri.



GERINI Armando, Segretario

"Art. 4 - Finanziamento degli oneri.
Agli oneri finanziari derivanti dall'applicazione della presente legge previsti in 245 milioni per l'anno 1970, in 530 milioni per l'anno 1971 ed in 530 milioni per l'anno 1972, si fa fronte con i fondi attribuiti alla Regione Piemonte ai sensi degli articoli 7 e 16 della legge 16 maggio 1970 n. 281, e con il provento dei tributi di cui alla legge regionale 29 dicembre 1971, n. 1, a carico del capitolo 1 del piano di riparto per l'anno 1970, del capitolo 1 del piano di riparto per l'anno 1971, dei capitoli 1 e 2 del piano di riparto per il primo trimestre 1972, dei capitoli 1 e 2 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1972.
A partire dall'anno 1973, agli stessi oneri finanziari, previsti in 530 milioni annui, si fa fronte con i fondi attribuiti alla Regione Piemonte ai sensi dell'articolo 7 della legge 16 maggio 1970, n. 281, e con il provento dei tributi di cui alla legge regionale 29 dicembre 1971, n. 1, a carico dei capitoli iscritti nel bilancio di previsione per il funzionamento del Consiglio Regionale e per l'espletamento dell'incarico di componente della Giunta Regionale.
La presente legge regionale sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione Piemonte."



(Si procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 38 Hanno risposto si 27 Consiglieri Si sono astenuti 11 Consiglieri.
Passiamo alla votazione complessiva della legge.



(Si procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 36: Hanno risposto si 26 Consiglieri Hanno risposto no 10 Consiglieri.
La legge è approvata.
Vorrei cogliere l'occasione dell'impasse che c'è stata sulla richiesta di parola da parte del Consigliere Berti, (che io poi vorrò approfondire perché effettivamente è un caso che si propone per la prima volta) per dire al Consiglio perché ne facciano oggetto di meditazione che, siccome pur non avendo il "corridoio dei passi perduti" l'aula è frequentemente interrotta da comunicazioni che vengono fatte, da entrate e da uscite anche durante il periodo delle votazioni, io proporrei o di fare il secondo appello, in maniera che coloro i quali sono all'esterno e intendono esprimere il loro voto rientrando in aula abbiano la possibilità di farlo, o di far mettere un bel campano al di fuori dell'aula che viene suonato squillantemente al momento in cui si procede alle votazioni, cosicché serve e agli uni e agli altri, in modo che nessuno abbia da dire che non era presente perché non sapeva che si votasse.
Io non so se loro sono mai venuti qui anche solo per comunicare, ma questa parete diventa una vera e propria cassa di risonanza e tutte le voci del Consiglio si riassumono qui. Non siamo ancora arrivati a quella sala d'albergo o di ristorante di Torino dove parlandosi per esempio a quel lato le persone che sono a quest'altro sentono perfettamente quello che si dice ma vi siamo vicini.


Argomento: Economato e Servizi di tesoreria

Disegno di legge concernente il servizio di tesoreria della Regione Piemonte (rinvio)


PRESIDENTE

Dovremmo passare ora al quinto punto "Disegno di Legge concernente il servizio di tesoreria della Regione Piemonte"; la parola al Consigliere Garabello, Presidente della I Commissione.



GARABELLO Enzo

La I Commissione non è riuscita a portare a termine l'esame.



PRESIDENTE

Allora l'argomento viene rinviato.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame e discussione della mozione presentata dal Consigliere Viglione e altri sul problema del personale della Regione


PRESIDENTE

"Esame e discussione delle mozioni presentate il 14 settembre 1972 dai Consiglieri Viglione-Fonio-Calsolaro-Nesi-Simonelli". Possiamo omettere la lettura della mozione e uno di loro la può illustrare? Va bene? La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Il problema del personale della Regione e dell'organizzazione degli uffici non è un argomento di interesse settoriale, limitato, pratico, bensì un problema fondamentale per il futuro dell'Istituto Regionale.
Partendo da questa considerazione, il Gruppo consiliare del PSI ha presentato una propria mozione all'Assemblea, al fine di suscitare un dibattito ormai indispensabile - dopo un troppo lungo periodo di silenzio nel quale ogni forza politica assuma una propria posizione su questo tema e manifesti chiaramente i propri intendimenti.
Davanti a noi sta la scadenza - ormai vicina - del 31 dicembre 1972 della data cioè entro la quale, secondo quanto stabilito dai decreti delegati, la Regione dovrà provvedere all'inquadramento nei ruoli i contingenti regionali del personale statale trasferito al nostro Ente. La disposizione contenuta in tutti i decreti di trasferimento dice: "Sino alla data di inquadramento nei ruoli regionali, e comunque non oltre il 31 dicembre 1972, all'amministrazione del personale da trasferire continuerà a provvedere. l'amministrazione di provenienza". La norma pone la Regione davanti ad una precisa responsabilità: cosa potrebbe succedere a questo personale trasferito se la Regione non provvederà entro i tempi stabiliti all'approvazione della Legge sullo stato giuridico ed economico dei propri dipendenti? Il periodo di "vuoto" che si aprirebbe per gli oltre 600 dipendenti trasferiti alla Regione Piemonte, porterebbe queste persone in una situazione di grave disagio, veramente paradossale e di cui solo la Regione avrebbe la responsabilità.
C'è poi il problema - ugualmente grave - del personale che da tempo presta la propria opera presso la Regione in posizione di "comando" da vari Enti locali. Si tratta di personale che (almeno in parte) da oltre due anni attende di conoscere il proprio futuro; più volte in questo Consiglio abbiamo espresso un pubblico ringraziamento per l'opera di collaborazione veramente egregia - che questi dipendenti hanno prestato nella lunga e difficile fase di primo impianto della Regione, lavorando in condizioni spesso difficili e disagiate, in numero estremamente ridotto. Abbiamo dunque (e lo abbiamo detto ripetutamente) anche un debito di riconoscenza verso questo personale "comandato", debito che potremo considerare pagato solo non rinviando ulteriormente una legge di ruoli organici regionali che ponga questi dipendenti finalmente in condizione di effettuare una scelta definitiva tra la Regione e il loro Ente di provenienza.
E non si può dimenticare che presso la nostra Regione operano da tempo anche numerosi dipendenti assunti direttamente dalla Giunta. Abbiamo già avuto modo (e sulla stessa linea si sono espresse le organizzazioni sindacali) di esprimere il nostro pensiero su queste "assunzioni dirette" da parte della Regione, che non avrebbero dovuto aver luogo. Troppo spesso la disposizione transitoria VIII della Costituzione ha finito per costituire una comoda scappatoia troppo spesso per la Giunta. La norma costituzionale dice: "Per la formazione dei loro uffici le Regioni devono tranne che in casi di necessità, trarre il proprio personale da quello dello Stato e degli Enti locali".
La Giunta, davanti ad una certa, oggettiva difficoltà di reperimento di questo personale (specie a livello di dattilografe e stenodattilografe) dagli Enti pubblici, ha invece preferito imboccare decisamente la strada delle assunzioni dirette e oggi si trova con un centinaio di dipendenti cosiddetti "avventizi" che non si potranno ignorare e che bisognerà sistemare in qualche modo, in sede di redazione della legge definitiva.
Un rapido calcolo dei dipendenti comunque in servizio in questo momento presso la Regione (un calcolo che devo fare approssimativamente, poich nessuno - fuorché la Giunta - dispone di dati precisi al riguardo) indica in 250/300 il numero dei dipendenti stessi. Se si aggiungono ad essi i 629 dipendenti ufficialmente trasferiti alla Regione Piemonte con decreti delegati, si ha un totale poco inferiore alle 1.000 unità; un numero - a mio parere - assai vicino a quello ottimale per mettere il nostro ente in condizione di funzionare a dovere. Eppure noi tutti possiamo constatare come attualmente la "macchina degli uffici regionali" funzioni ancora con fatica. Questo perché? La risposta è semplice. Nonostante la buona volontà personale dei nostri collaboratori, i servizi appaiono carenti perché manca una vera e propria organizzazione degli uffici. Ecco dunque un altro motivo che rende veramente urgente l'approvazione della legge dei ruoli organici: senza di essa - qualunque sia il numero totale dei dipendenti della Regione avremmo sempre gravi disfunzioni nei servizi, con mancanza di responsabilizzazione nel lavoro da parte di ogni singolo dipendente l'impossibilità di corretto funzionamento degli uffici.
Occorre dunque porre rimedio al più presto a questa situazione che è motivo di disagio sia per gli organi regionali, sia per gli stessi dipendenti. Di qui l'impegno che chiediamo alla Giunta Regionale di presentare entro termini ristretti e perentori un disegno di legge che proponga una regolamentazione definitiva della materia e consenta finalmente di superare l'attuale "impasse". Non altri che l'organo esecutivo ci sembra debba elaborare il progetto di legge, per l'estrema complessità della materia e la necessità di mezzi e di dati indispensabili per la predisposizione di un lavoro che non può e non deve essere fatto "alla cieca", ma deve invece tenere conto di tutto il complesso di notizie sulla posizione giuridica ed economica dei dipendenti in servizio.
Le iniziative assunte nel passato dal Consiglio, le discussioni svoltesi in assemblea nella fase di primo impianto della Regione, le considerazioni avanzate a più riprese dalle organizzazioni sindacali (a livello nazionale e regionale), le istanze del personale della Regione: tutto ciò deve costituire la base di partenza per l'elaborazione del disegno di legge, cui il dibattito consiliare di oggi può fornire nuovi ed importanti elementi e dobbiamo inoltre rifarci anche alle esperienze di questi mesi ed alle iniziative assunte nelle altre Regioni.
Certo, i progetti di legge regionale n. 1 e 10, presentati rispettivamente dalla Giunta Regionale e da alcuni Consiglieri del Gruppo comunista non possono essere considerati, se non a livello di contributo in vista della decisione definitiva; infatti i due documenti, elaborati prima della fatidica data del 1° aprile 1972, dovevano servire ad un ordinamento provvisorio; essi prefiguravano un'organizzazione embrionale dei servizi regionali, oggi nettamente superata nella pratica e nei fatti.
Forse più utile ai fini della preparazione della legge definitiva è la deliberazione del Consiglio regionale in data 30 marzo 1972 (un provvedimento adottato d'urgenza, sotto la spinta delle organizzazioni sindacali e del personale, che ebbe tra l'altro fine ingloriosa e si perse nelle secche dei controlli prefettizi), tutti infatti riconfermammo all'unanimità nel successivo dibattito del 18 maggio scorso la validità dei suoi contenuti.
In quella deliberazione, su proposta della Giunta, il Consiglio dichiarava una prima propria scelta di fondo, individuando la necessità di una futura organizzazione degli uffici non burocratica, articolata su un numero ristretto di livelli di qualifiche funzionali rispondenti a precise mansioni di lavoro svolte da ogni singolo dipendente, respingendo i criteri di verticalizzazione delle tradizionali "carriere", portando avanti il discorso di un'organizzazione non piramidale ma basata sul nuovo e moderno concetto del "dipartimento".
Dal 1° aprile ad oggi il discorso della sistemazione del personale non ha fatto altri concreti passi avanti in direzione della legge dei ruoli organici regionali, anche se abbiamo visto la costituzione della prevista Commissione mista Amministrazione-sindacati-personale e se le riunioni sui vari problemi dei dipendenti e del loro inquadramento nelle qualifiche funzionali si sono succedute a ritmo continuo. Ora però il tempo stringe e occorre concentrare la nostra massima attenzione sul problema della legge circa lo stato giuridico ed il trattamento economico del personale, nonch l'organizzazione degli uffici.
La mozione che il PSI ha presentato contiene proprio per questo un'ampia parte generale riguardante le linee essenziali secondo le quali a nostro parere e in base alle tesi condivise dalle organizzazioni sindacali e, sino a prova contraria, da questo Consiglio - dovrà essere impostato il futuro "organico" della Regione Piemonte. Non si tratta dunque, di affermazioni completamente nuove o rivoluzionarie: si tratta invece di riaprire un discorso che si era fermato proprio a questo punto al momento del trasferimento dei poteri alle Regioni, e verificare se tutte le forze politiche di questa assemblea condividono ancora le tesi di quei giorni, che - a loro volta - si rifacevano ad un ampio dibattito (talora anche polemico) svoltosi nel momento, ormai lontano, della creazione delle Regioni.
"Pochi dipendenti, ma qualificati": questo fu lo slogan comune con cui i partiti regionalisti respinsero gli attacchi delle destre (anche di quella liberale, che oggi sta nella maggioranza di questa Regione) che vaticinavano sventure, sotto forma di nuovi oneri finanziari derivanti dalla temuta creazione di altre 15 pesanti strutture burocratiche nel nostro Paese. Replichiamo allora che questo rischio poteva essere evitato dalla classe dirigente, affermando che ad una visione della Regione come ente "flessibile", "aperto", "integrato", doveva corrispondere necessariamente una sistemazione organica del personale, completamente innovativa, basata non sui deprecati e deprecabili modelli centrali dello Stato, ma di natura profondamente democratica, priva dei consueti verticismi e della solita proliferazione di "direttori generali", contenuta nel numero e tale da consentire l'effettiva guida dei servizi da parte delle forze politiche, evitando - in ogni caso - il crearsi di una nuova "burocrazia regionale".
Con queste considerazioni siamo ancora oggi - come Partito socialista perfettamente consenzienti e, coerentemente, la nostra mozione ha ripreso e precisato alcune argomentazioni di carattere generale che furono (non troppo tempo fa) patrimonio non solo del PSI ma di un largo schieramento di forze politiche regionaliste. Ma da esse, esplicitamente, vogliamo sentire in questo dibattito un riconfermato consenso a queste tesi.
Una "tabula rasa" è ciò che sta ancora di fronte a noi: su di essa possiamo costruire qualcosa di importante e di positivo che potrà servire anche, in prospettiva, ad aprire un discorso a più vasto raggio di una riforma generale della pubblica amministrazione, che razionalizzi l'organizzazione dei servizi per la collettività. Se invece falliremo in questa prova, non solo non daremo alcun utile contributo innovativo su questo piano, ma addirittura rischieremo di rendere asfittica la Regione al suo stesso interno e di dare nuovo fiato alle trombe degli "antiregionalisti".
Nessuno di noi ignora la difficoltà di portare avanti questo discorso ma è proprio sugli impegni difficili che la Regione è attesa alla prova.
Siamo forti della nostra competenza esclusiva, fissata dall'art. 117 della Costituzione, in materia di ordinamento degli uffici, con il solito limite dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato. Ora questi limiti sono essenzialmente quelli fissati dagli artt. 65, 66 e soprattutto - 67 della così detta "Legge Scelba". Ma quest'ultimo articolo è già passato al vaglio della Corte costituzionale che - con la sentenza n.
40 del 1972 - lo ha dichiarato illegittimo nella parte in cui dispone che "le norme sullo stato giuridico ed il trattamento economico del personale di ruolo regionale devono uniformarsi alle norme sullo stato giuridico ed il trattamento economico del personale statale".
A questo punto bisognerebbe aprire una parentesi. Tutte le leggi e tutte le deliberazioni erano state respinte perché si diceva che l'art 67 della legge Scelba poneva un limite non soltanto ai principi stabiliti dalle leggi generali dello Stato, ma che lo stesso trattamento economico del personale di ruolo regionale doveva uniformarsi allo stato giuridico ed al trattamento economico del personale statale. Questa è una delle poche cose che sono cadute con le recenti sentenze (la n. 40 e le altre cinque della Corte costituzionale) per cui la Regione oggi viene posta nella completa libertà, salvo quelli che sono i principi generali dello Stato, di modellare la legge sul personale; la Corte costituzionale ha detto in quella sentenza che la libertà della Regione ed i principi dell'art. 117 della Costituzione venivano violati se si poneva un limite e che l'ordinamento regionale doveva uniformarsi a quello dello Stato. Allora, si disse, per che cosa erano state fatte le Regioni se poi tutto doveva uniformarsi allo Stato? Quindi abbiamo la completa libertà, sempre però nei principi generali dell'ordinamento dello Stato, di creare un nuovo tipo di dipendente non più tradizionale e burocratico.
Si tratta di un fatto di grande importanza, di una decisione che non dobbiamo lasciarci sfuggire, inutilizzata; liberati dal vincolo dell'art.
67 della legge 10.2.1953, siamo legittimamente in grado di elaborare una struttura nuova, rispondente davvero agli scopi istituzionali dei vari organi regionali, in completa autonomia, perché lo stesso residuo vincolo fissato per i livelli retributivi può essere facilmente interpretato in modo da garantire al futuro personale regionale di ruolo un trattamento economico adeguato e competitivo, che stimoli persone preparate e qualificate ad entrare nei ruoli regionali.
Occorre procedere dunque con rapidità e decisione agli adempimenti previsti dal nostro Statuto nell'art. 81 e nella disposizione transitoria II. E occorre lavorare - tutti insieme - con una visione realistica e moderna dell'organizzazione che intendiamo dare agli uffici regionali creando una struttura di tipo nuovo, che si discosti quanto più possibile dai pletorici ed inefficienti apparati gerarchizzati dello Stato.
Per fare questo, occorrerà tuttavia non perdere mai di vista (in una seria visione, organica ed unitaria) quanto stanno facendo al riguardo le altre Regioni e quanto hanno fatto negli anni scorsi le cinque Regioni a Statuto speciale (perché anche gli eventuali errori altrui possono costituire un'utile esperienza).
Conosciamo già la posizione che le organizzazioni sindacali hanno assunto a livello nazionale (e poi ai successivi livelli regionali) su questo problema e mi sembra che essa sia perfettamente in linea con questo mio intervento nell'auspicare una futura organizzazione degli uffici regionali snella, funzionale, non burocratica.
I mezzi per arrivare ad una simile costruzione dei servizi regionali passano certamente per alcuni punti fermi che abbiamo anche indicato, sia pure in forma estremamente sintetica, nella mozione del gruppo socialista: 1) organizzazione degli uffici per "dipartimenti" (cioè attraverso raggruppamenti funzionali di gruppi di lavoro e di ricerca, con caratteristiche di interdisciplinarietà fra materie specifiche anche appartenenti a diversi assessorati) 2) responsabilizzazione professionale dei dipendenti mediante l'adozione del metodo del lavoro di gruppo (il "gruppo di lavoro", secondo le organizzazioni sindacali, è da configurarsi come unità funzionale che verifica al proprio interno e porta in esecuzione i programmi specifici del Dipartimento) 3) individuazione di un numero limitato di livelli funzionali di qualifiche (sostanziati da specifiche mansioni, o gruppi di mansioni), con l'eliminazione della tradizionale struttura per "carriere" e per "gradi" 4) inserimento di tutto il personale nelle suddette qualifiche funzionali, individuando la collocazione di ognuno sulla base delle effettive mansioni svolte presso gli uffici regionali 5) collocamento di tutto il personale "comandato" nei ruoli regionali a domanda, in applicazione della II disposizione transitoria del nostro Statuto e in base a quanto affermato nella deliberazione del Consiglio Regionale del 30 marzo 1972 6) istituzione di un ruolo unico di tutto il personale della Regione (che salvaguardi però il principio dell'autonomia funzionale e organizzativa del Consiglio Regionale, secondo quanto previsto dall'art. 23 dello Statuto e dalle varie disposizioni vigenti), ripartito in tre "servizi" corrispondenti agli organi regionali e alle funzioni della Regione (Consiglio, Giunta, Controlli) tenendo anche conto che l'art. 81 dello Statuto prevede l'esistenza della Segreteria generale.
7) contenimento massimo del numero globale dei dipendenti, in considerazione dei compiti costituzionalmente spettanti alla Regione, che sono più di coordinamento e promozione che di vera e propria amministrazione in senso tradizionale 8) fissazione di un trattamento economico dei dipendenti che - oltre ad essere adeguato e competitivo, come già ho detto - dovrà essere necessariamente onnicomprensivo (evitando finalmente il malcostume delle infinite piccole indennità) omogeneo (sia per rispondere ad un orientamento uniforme di tutte le Regioni, sia nei confronti delle varie retribuzioni esistenti nell'ambito della nostra Regione) e perequato (cioè rispondente all'esigenza di riduzione della "forbice retributiva" tra i vari livelli ed evitando il perpetuarsi di alte retribuzioni per gli alti funzionari e basse retribuzioni per i dipendenti di più basse qualifiche) 9) creazione di forme democratiche di partecipazione dei dipendenti alle decisioni che li riguardano (ad esempio, una Commissione consultiva paritetica tra amministrazione e personale) 10) fissazione di precise e ben articolate norme per l'effettuazione dei futuri concorsi pubblici che pongano i candidati in condizioni di esprimere pienamente le proprie qualità e garantiscono quanto più possibile alla Regione selezioni in grado di individuare i più preparati.
Questi, che ho quasi telegraficamente indicato, sono i punti qualificanti che mi sembra debbano essere tenuti nella massima, costante considerazione degli organi regionali nella fase di elaborazione del progetto di legge sull'organico.
Non c'è dubbio che se la nostra Regione vorrà veramente impostare i propri uffici a criteri di efficienza e funzionalità (in grado di soddisfare le attese dei nostri stessi amministrati) dotandosi di personale qualificato ma contenuto nel numero, questi principi generali che sono andato riassumendo nel mio intervento dovranno essere riconfermati oggi nel dibattito consiliare e applicati concretamente, nell'immediato futuro nella legge dei ruoli organici.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare sulla mozione illustrata dal Consigliere Viglione? La Giunta ha qualcosa da dichiarare? Il Presidente ha facoltà di parlare.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Mi duole non sia presente l'Assessore che indirettamente si occupa del problema, ma per la verità credo di essere gia fin d'ora in grado di rispondere, perché non partiamo da "tabula rasa" collega Viglione, n partiamo da una non discussione e da un non approfondimento di problemi tremendamente complicati (e mi pare che nell'intervento del collega Viglione questo emerga) che riguardano l'inquadramento del personale.
Vorrei semplicemente ricordare che - a parte il personale comandato la cui entità numerica, come ha sottolineato il Consigliere Viglione, è relativamente limitata rispetto al contesto del personale trasferito dallo Stato alla Regione - l'ultimo trasferimento è stato fatto il 31 luglio, di conseguenza si tratta in definitiva di riuscire a trovare un punto d'incontro fra le diverse provenienze del personale.
Vorrei poi ricordare che l'ordinamento organico del personale in complesso va posto in relazione (questo è l'altro aspetto) con il tipo di amministrazione che di fatto, al di là della nostra stessa volontà, viene fuori: 1) con un'indicazione di fondo che mi pare sia stata assunta col consenso di tutti i gruppi relativamente alla massima utilizzazione delle deleghe amministrative della Regione alle Province, ai Comuni e agli altri enti locali e quindi con la necessaria connessione tra il problema dell'organico e la delega 2) dal trasferimento di funzioni amministrative dallo Stato alla Regione che di fatto continua e non è definito 3) da ultimo (proprio stamattina ne discutevamo con l'Assessore Debenedetti) il controllo che deve essere esercitato sugli atti degli E.P.T. e che soltanto nelle scorse settimane sono stati definiti atti che devono essere esaminati dall'amministrazione regionale e non dagli organi di controllo. Ne deriva quindi - ho citato un caso ma ve ne sono degli altri - il trasferimento di funzioni di carattere meramente burocratico che erano prima svolte dalle amministrazioni dello Stato e che vengono scaricate sull'amministrazione Regionale ponendo dei problemi di funzionamento, di indirizzo, di coordinamento, ma anche di espletamento di pratiche e di esami burocratici.
Io ritengo che l'affrontare il problema con incisività per raggiungere dei risultati di flessibilità, comporti un esame approfondito e una valutazione complessiva del modo di organizzare le funzioni della Regione.
Credo che l'accelerazione di questo esame non sia nemmeno nell'interesse del personale; una valutazione approfondita, che comporta necessariamente tempo ed esame analitico della situazione, penso sia il modo migliore per approdare a dei risultati che concilino gli interessi obiettivi del personale che nessuno vuole disattendere, con ciò che noi veramente vogliamo fare, cioè una struttura nuova, agile, flessibile, capace di collocarsi nella realtà regionale con una visione nuova dei problemi; ma dobbiamo tenere conto che, detto questo, non ci possiamo sottrarre alla valutazione delle incombenze di carattere burocratico che necessariamente ci sono perché l'amministrazione è ovviamente anche burocrazia.
Per cui io non mi dilungherei se non accennando a degli impegni che la Giunta sotto questo profilo ritiene di poter assumere. Il problema è all'esame e già nel corso di questa settimana vi sarà una riunione al fine di dare, dopo avere raccolto tutti gli elementi che oggi sono a disposizione della Giunta regionale, una prima impostazione alla sua soluzione per la preparazione del disegno di legge al quale ha accennato il collega Viglione.
Se egli mi consente, vorrei pregarlo di trasformare la mozione del gruppo socialista in raccomandazione alla Giunta regionale di tenere conto di queste indicazioni nella redazione del disegno di legge. Noi vedremo in che modo sarà possibile tenerne conto (esse peraltro in molta parte sono da noi condivise) in modo da verificane, in una fase successiva quali possono essere i momenti di differenziazione e vedere su questi di raggiungere una comune visione. In questo caso la Giunta si dichiara disponibile a discuterne obiettivamente con la Commissione preposta ai problemi del personale, quella presieduta dal collega Viglione. Se egli consente di trasformarla in raccomandazione, la Giunta l'accoglie, ovviamente con la riserva che non tutti punti. Ma mi pare che l'esperienza, l'obiettività e l'esame approfondito che emerge dall'esposizione di tutto il problema portino il collega Viglione ad accettare le dichiarazioni che ho ritenuto di fare a nome della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Ringrazio il Presidente della sua risposta e accetto la proposta vorrei però andare ancora più in là. Nel momento in cui la Giunta avrà predisposto il suo studio - difficile e complesso come ho già detto nel corso dell'intervento, per una serie di ragioni che ella Presidente ha voluto ricordare - lo comunicherà e potremo riprendere il discorso. Per adesso, senza neanche fare una raccomandazione, consegno l'intervento all'Assessore Chiabrando che presiede la Commissione di studio per l'organico regionale; quando il Presidente sarà pronto per una discussione approfondita lo dirà al Consiglio perché i temi sono molti, vasti ed importanti e penso anch'io che l'immediatezza non giovi a nessuno, ma dobbiamo ricordare che la legge parla di una scadenza entro il 31 dicembre del 1972. Non è perentoria, nulla è perentorio a questo mondo, neanche l'aria, però se non c'è si muore e così se la Regione non ha l'organico muore. Il termine dunque è ordinatorio e non perentorio, però dovremmo porci l'obiettivo che nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, diciamo entro ottobre occorrerà delineare uno schema da portare in Consiglio. Noi non vogliamo avere l'esclusività del personale, non spetta solo a noi, ma a tutte le forze politiche. Terrei perciò sospesa la mozione per un'ulteriore discussione.



PRESIDENTE

Proceduralmente la mozione non viene posta in votazione perché si intende trasformata in raccomandazione alla Giunta, preso atto delle dichiarazioni del Presidente della Giunta stessa.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Mozione del Consigliere Vecchione ed altri sulla regolamentazione dei Comitati di Controllo


PRESIDENTE

C'è un'altra mozione a firma dei Consiglieri Marchesotti, Sanlorenzo Vecchione. Chi dei tre la vuole illustrare? Consigliere Vecchione, ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, questa mozione in realtà venne illustrata nella seduta del 28 giugno, quando licenziavamo la bozza di Regolamento sul Comitato di controllo. Non so che fine abbia fatto, se l'abbiano votata o meno la volta scorsa, credo di no; si tratta di illustrare quindi la mozione richiamandoci alle argomentazioni precedenti. Occorre soprattutto impegnare la Giunta ed il Consiglio sulle proposte della mozione, cioè assumere una specifica iniziativa legislativa non solo come Regione Piemonte, ma anche con altre Regioni, per la proposizione di una legge da portare in Parlamento sulla regolamentazione dei Comitati di controllo.
Questo è un fatto importantissimo, non possiamo regolamentare una piccola parte del Regolamento come stiamo facendo ed i parlamentari piemontesi dovranno sostenere al Parlamento questa iniziativa legislativa.
Le due cose possono marciare di pari passo, è chiaro che un'iniziativa legislativa proposta attraverso il comune accordo con altre Regioni pu camminare con maggior lentezza, mentre potrebbe essere fatta con urgenza la convocazione dei parlamentari piemontesi.
Sostanzialmente la mozione rimane ferma, con questi due intenti propositivi.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta vuole riferire sulla richiesta di impegno della Giunta regionale a un'immediata iniziativa politica di concerto con tutte o parte delle Regioni italiane a predisporre una specifica iniziativa legislativa?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Mi permetto di osservare che qui, per quanto riguarda l'impegno della Giunta, c'è la stranezza che impegna il Presidente del Consiglio Regionale a indire al più presto una riunione di tutti i parlamentari piemontesi l'impegno è globale o parziale, fra l'altro il Consiglio può impegnare l'organo esecutivo, non ho l'impressione che possa impegnare altri. Questo proceduralmente, come fatto di correttezza di rapporti. Proceduralmente devo anche fare presente ai Consiglieri che hanno proposto la mozione, che è stata costituita dal Ministro per le Regioni la scorsa settimana una Commissione per l'elaborazione di un disegno di legge volto a modificare il sistema di controlli così com'è stato fin qui portato avanti. E' un'iniziativa di carattere governativo che credo assorba in larga misura quella che può essere l'iniziativa della Giunta Regionale. Personalmente ritengo che un impegno del genere comporti una serie di attività che la Giunta non si sente di portare avanti. Ciò che posso assicurare è che da parte nostra faremo pressione sul Ministero delle Regioni affinché il più rapidamente possibile venga portato a livello governativo il disegno di legge che, come loro sapranno, aveva già impegnato la scorsa legislatura con un accordo di tutti i partiti non tanto nel merito della questione quanto su una proposta di legge Signorelli che loro certamente ricorderanno e che viene ripresa.
Pregherei quindi i firmatari della mozione di voler contenere l'impegno della Giunta e per parte nostra cercheremo di riferire il più rapidamente possibile in ordine ai lavori che la Commissione nominata dal Ministro Sullo porta avanti per la presentazione del disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Vede signor Presidente, il fatto che al momento il Governo sta predisponendo un progetto sui Comitati di controllo non ci sorprende praticamente si cerca di modificare il progetto Signorelli.
Nella seduta del 28 giugno - e credo di interpretare anche il consenso di molti Consiglieri che vi intervennero - noi dal momento che la Corte costituzionale aveva praticamente limitato il potere del Consiglio alla predisposizione di un Regolamento sui Comitati di controllo e dal momento che avevamo tutta un'esperienza come Commissione di consultazione sulla regolamentazione dei Comitati stessi, proponemmo quest'ordine del giorno perché il meccanismo della consultazione (questa realtà vera nella formazione delle leggi) passasse praticamente come patrimonio di esperienza, di conoscenza alla Commissione parlamentare, al Parlamento nella preparazione della legge. E' con questo spirito che la mozione venne modificata e si tese ad un impegno del Consiglio Regionale, della Giunta e del Presidente del Consiglio a convocare i parlamentari piemontesi sollecitandoli alla massima vigilanza e attenzione nel seguire l'iter di questa legge. Questo è un impegno di carattere morale. Ciò che invece ha un rilievo politico è fare delle Regioni le promotrici di una legge sulla quale si misura il Parlamento.
Questo è lo spirito col quale abbiamo presentato quell'ordine del giorno che oggi continuiamo a sostenere.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchesotti ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico

Chiedo una sospensione di cinque minuti per vedere se è possibile arrivare ad una conclusione unitaria sulla mozione.



PRESIDENTE

Siccome ho visto che l'aula si è già molto sfoltita e temo che questi cinque minuti contribuiscano allo sfoltimento definitivo, vorrei chiedere prima di tutto se il Consigliere Berti sviluppa la sua riserva fatta precedentemente per chiedere il dibattito relativamente alle dichiarazioni fatte dal Presidente della Giunta in ordine al problema Montedison.



BERTI Antonio

Io non ricordo bene il Regolamento, questo nostro intervento sarebbe solo di cinque minuti o si può aprire un dibattito?



PRESIDENTE

Glielo rileggo così non sbagliamo : "La proposta di discussione di un tema che sia stato oggetto di una comunicazione del Presidente della Giunta, potrà essere illustrata dal proponente per non oltre cinque minuti.
Il Presidente avrà facoltà di regolare la durata della discussione per renderla compatibile con il calendario dei lavori approvati dal Consiglio".
Quindi lei potrebbe illustrare in cinque minuti.



BERTI Antonio

Rinuncio, preferisco, se il Presidente della Giunta vuole impegnarsi essere messo al corrente di come vanno le cose e su quella comunicazione aprire un dibattito.



PRESIDENTE

Benissimo.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Produzione e trasformazione dei prodotti

Interrogazione urgente dei Consiglieri Bianchi e Menozzi sulla situazione della bieticoltura nelle province di Alessandria e Asti


PRESIDENTE

C'è ancora un'interrogazione con carattere d'urgenza, della quale prego dare lettura.



MARCHESOTTI Domenico

E la mozione?



PRESIDENTE

Sospendo la seduta dopo. Intanto i Capigruppo sono informati che oggi alle 15,30, alla sede del Consiglio, c'è la riunione, così com'era stato già previsto; la spostiamo alle 15,30 in relazione all'orario che facciamo adesso.



MENOZZI Stanislao, Segretario

Dà lettura dell'interrogazione.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta ha ritenuto che l'interrogazione fosse urgente e l'Assessore competente è in grado di rispondere immediatamente, a norma di Regolamento.



FRANZI Piero, Assessore all'Agricoltura

La risposta purtroppo sarà telegrafica perché gli interroganti chiedono di conoscere l'esito delle iniziative già assunte. Noi possiamo solo dire ciò che è stato fatto nella giornata di ieri: abbiamo interessato direttamente i Ministri dell'Agricoltura e del Lavoro, Natali e Coppo; ho cercato il Capo Gabinetto del Ministero dell'Agricoltura dr. Pistella, ma non l'ho trovato in ufficio, ritenterò oggi pomeriggio; abbiamo fatto recapitare ai due Ministri una lettera segnalando i fatti che dettagliatamente sono indicati nell'interrogazione; abbiamo sentito eventuali iniziative della Regione lombarda con noi interessata dato che lo zuccherificio di Casei Gerola è in provincia di Pavia. Oggi c'è un incontro a Voghera tra le parti per vedere di risolvere la questione. Dalle notizie lette sui giornali di questa mattina però si rileva che si tratta di un problema molto più vasto che non investe solo lo zuccherificio di Casei Gerola, bensì tutto il settore zuccheriero; difatti vi sono altri zuccherifici chiusi.
E' una situazione che ci preoccupa non poco perché la bieticoltura (in modo particolare quella alessandrina ed astigiana) subisce un grosso contraccolpo. Negli anni passati c'era la possibilità di avere rapporti con lo zuccherificio di Alessandria, ma da alcuni anni è chiuso. Che l'Italia sia diventata importatrice di zucchero - cosa pregiudizievole degli interessi regionali e nazionali - è un problema che va al di là degli aspetti contingenti della vertenza in atto fra zuccherieri e lavoratori degli zuccherifici. Di vero c'è il ricatto da parte dell'industria saccarifera nazionale che strumentalizza la vertenza e chi ne subisce il danno sono i produttori bieticoli. Noi queste cose le abbiamo denunciate apertamente ai due Ministri che abbiamo interessato e ci auguriamo che i risultati del nostro interessamento, congiunto a quello della vicina Regione lombarda, siano positivi, in modo che i produttori abbiano la possibilità di salvare il loro prodotto che sta marcendo nei campi.
Mi riservo di tenere informati i due interroganti dell'evolversi delle cose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Ringrazio l'Assessore Franzi per la risposta che è soddisfacente in ordine alla qualità ed alla tempestività della stessa.
Sull'argomento evidentemente si tornerà e mi riservo di esprimere eventuali ulteriori valutazioni. Faccio ancora notare come nella complessità della controversia tra gli industriali zuccherieri e i dipendenti di questa industria si colloca però a brevissimo termine un problema contingente e urgentissimo che è quello della salvezza del prodotto già estirpato ed esposto nei campi in una stagione oltre tutto tanto sfavorevole quanto è quella presente. Speriamo che si risolva la controversia nella sua complessità e che riprenda l'attività normale, ma in ogni caso debbono sussistere strumenti e mezzi per salvare il prodotto che è esposto al deterioramento. In questa direzione pregherei l'Assessore all'agricoltura di esercitare la sua fantasia e tutta la sua autorità nell'incontro che sta per essere tenuto a Voghera perché immagino che la soluzione del problema generale potrà trovare sede più opportuna a livello nazionale.


Argomento:

Interrogazione urgente dei Consiglieri Bianchi e Menozzi sulla situazione della bieticoltura nelle province di Alessandria e Asti

Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)


PRESIDENTE

L'interrogazione urgente è discussa. Sono intervenute due altre interrogazioni che verranno mandate a domicilio con fa convocazione del Consiglio prevista per il 28 settembre con un o.d.g. che sarà concordato nella riunione dei Capigruppo di oggi.
Le due interrogazioni sono a firma Menozzi, Bianchi, Soldano, Giletta relativamente ai danni prodotti dal maltempo all'agricoltura; l'altra è del Consigliere Viglione relativamente ai criteri seguiti per la non inclusione del Comune di Verzuolo nella comunità montana della Valle Po.


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio (seguito)


PRESIDENTE

Infine informo il Consiglio, prima di sospendere un momento la riunione, che è pervenuta, a firma Bianchi-Berti-Viglione-Benzi-Rossotto una proposta di legge regionale relativa all'istituzione del fondo di previdenza e di solidarietà per i Consiglieri della Regione Piemonte che passerò alla competente Commissione per l'esame.
La seduta è brevemente sospesa perché si possano incontrare i presentatori della mozione.



(La seduta sospesa alle ore 13, riprende alle ore 13,05)


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Mozione del Consigliere Vecchione e altri sulla regolamentazione dei Comitati di controllo (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è riaperta.
Do la parola al Consigliere Vecchione che deve fare delle dichiarazioni relativamente all'accordo raggiunto sulla mozione.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, la mozione sarà riportata all'ordine del giorno tra 15/20 giorni, nel frattempo potremo concretizzare alcune proposte che la Giunta fa e vedere se dobbiamo mantenere il documento com'è o modificarlo.
La mozione si intende quindi sospesa.



PRESIDENTE

Io però l'includerò nell'ordine del giorno al quale voi mi chiederete di inserirla.
La seduta è tolta.
La convocazione del Consiglio è per giovedì 28, salvo diversa determinazione dei Capigruppo che oggi si riuniscono.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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