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Dettaglio seduta n.112 del 14/09/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Avevamo concordato che l'approvazione dei verbali delle sedute precedenti sarebbe avvenuta sulla lettura dei verbali stessi e se non c'erano delle osservazioni si intendevano approvati. Senonché, per un complesso di circostanze e soprattutto per una costante deficienza di personale i verbali sono stati consegnati a loro soltanto poco tempo fa per cui proporrei di portare l'art. 1 dell'o.d.g. "Approvazione verbali" al pomeriggio, in maniera che abbiano avuto almeno il tempo di dare un'occhiata.
Nessuno contrasta questa impostazione, allora il n. 1 all'o.d.g. sarà trattato nella seduta pomeridiana.
Interrogazioni ed interpellanze.
C'è una prima interrogazione del Consigliere Calsolaro del 21.7.72 alla quale dovrebbe rispondere l'Assessore Gandolfi, che è assente, viene perci aggiornata alla seduta del 19.
Interrogazione Curci-Carazzoni del 5 settembre "Provvedimenti a favore dei risicoltori colpiti da calamità atmosferiche". L'Assessore Franzi è pronto a rispondere, gli interroganti però non ci sono e quindi, a norma di Regolamento, l'interrogazione è considerata decaduta Interrogazione Besate-Rivalta-Giovana-Lo Turco del 5.9.72. "Interventi in ordine al prospettato ampliamento della centrale termoelettrica dell'Enel di Chivasso". Dovrebbe rispondere l'Assessore Chiabrando, ma non c'è.



GIOVANA Mario

Se permette signor Presidente, vorrei dirle che ho avuto assicurazione che l'Assessore Chiabrando avrebbe risposto. Nel caso in cui l'Assessore intervenisse in tempo utile la pregherei di riprenderla.



PRESIDENTE

Va bene.
Calsolaro-Nesi del 28.6.72 "Nomina Commissione d'inchiesta in ordine ai gravissimi fatti del colorificio IPCA di Ciriè". Risponde l'Assessore Armella, ma è assente.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Besate sulla salvaguardia dell'occupazione alla ventilata chiusura della Società Plastica Italiana di Trino Vercellese


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Besate, del 13.7.72 "Salvaguardia dell'occupazione alla ventilata chiusura della Società Plastica italiana di Trino Vercellese". Risponde l'Assessore Visone, al quale dò la parola.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, signori Consiglieri, rispetto alla data di presentazione dell'interrogazione, la situazione, come penso i Consiglieri sapranno, si è modificata. Comunque vorrei rapidamente rispondere.
La Soc. Plastica italiana di Trino Vercellese aveva alle proprie dipendenze 119 lavoratori. La Società ha disposto la cessazione dell'attività dello stabilimento di Trino con decorrenza 1° agosto u.s. per concentrare tutta la lavorazione presso il solo stabilimento di Abbiategrasso ove hanno trovato occupazione circa 45 dipendenti che prima lavoravano a Trino. La Società ha messo a loro disposizione un pullman con servizio giornaliero. Altri 40 lavoratori circa stanno per essere assorbiti in una nuova ditta che ha rilevato lo stabilimento di Trino e che lavora nello stesso settore della plastica. L'assorbimento di dette 40 unità dovrebbe essere ultimato entro il mese di novembre.
Tenuto conto che cinque lavoratori hanno raggiunto l'età pensionabile ne sono rimasti altri 30 disoccupati per la rioccupazione dei quali l'ufficio di collocamento di Trino sta svolgendo ogni interessamento. E' vero che il Comune di Trino aveva concesso agevolazioni alla Società Plastica italiana per impiantarsi a Trino e queste agevolazioni erano state la concessione del terreno e l'esenzione per dieci anni del pagamento dei tributi. I lavoratori che tuttora non hanno trovato occupazione godranno dei benefici della legge 1115 e della nuova legge 464 dell'8.8.72. Da parte nostra faremo tutto il possibile perché la nuova azienda possa ulteriormente ampliare i propri piani di attività per assorbire eventualmente tutti o parte dei trenta lavoratori ancora disoccupati e dei quali si sta interessando, come ho detto, l'Ufficio del lavoro.
Naturalmente c'è il problema che il Consigliere interrogante ha sottolineato, cioè che l'azienda ha goduto dei benefici e poi, per suoi calcoli aziendali, senza tener conto di ciò che aveva ottenuto, ha trasportato tutta la sua attività in altra zona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate per dichiararsi soddisfatto o meno.



BESATE Piero

La risposta dell'Assessore Visone risponde alla realtà dei dati di oggi perché nel frattempo la situazione ha camminato in avanti e, se si vuole indietro. Resta il fatto comunque che a Trino Vercellese i 120 posti di lavoro che esistevano nella Plastica italiana verranno ridotti (si dice a novembre) a 40, che sarà il livello di occupazione della nuova Società.
Purtroppo questi trasferimenti di azienda e mutamenti di ragione sociale avvengono con decisioni pressoché improvvise ed il fatto deve richiamare la nostra attenzione quando si tratta di aziende che si sono insediate fruendo dei benefici pubblici, di finanziamenti, di esenzione di tasse ed imposte in base alla legge sulle così dette aree depresse e con contributi da parte del Comune sia sotto forma di concessione di terreno che di urbanizzazione, di allacciamento di servizi.
Questo è un caso tipico dove gli incentivi largamente utilizzati hanno portato non solo ad un arretramento della situazione occupazionale preesistente, ma ad una indiscriminata speculazione da parte di privati del denaro pubblico. Se è vero quindi che la risposta dell'Assessore è precisa dal punto di vista dei dati informativi, resta pur sempre il dato critico del permanere della possibilità che decisioni private influiscano sulla situazione occupazionale in modo determinante e per di più in zone fortemente colpite da disimpegni industriali come quelle del trinese e del vercellese in generale.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento:

Interrogazioni (rinvio)


PRESIDENTE

Ne segue una del Consigliere Nesi alla quale dovrebbe rispondere l'Assessore Visone. Il Consigliere Nesi aveva chiesto congedo per questo pomeriggio, ma non lo vedo qui e siccome l'Assessore Visone è pronto a rispondere è un'altra di quelle che deve decadere. A me spiace di dover fare queste cose, ma il Regolamento lo impone, altrimenti si allunga continuamente la serie delle interrogazioni senza costrutto.
C'è un'altra interrogazione del Consigliere Nesi, dovrebbe rispondere l'Assessore Armella che non c'è...



VIGLIONE Aldo

Se non c'è l'Assessore che cosa decade, il Governo?



PRESIDENTE

Proprio il Governo direi di no.



VIGLIONE Aldo

Se non c'è l'interrogante decade, ma se non c'è l'Assessore che cosa decade?



PRESIDENTE

L'interrogazione viene rinviata ad un giorno che ci sia. Avete fatto il Regolamento, non potete mica pretendere che il Presidente si sostituisca al Regolamento.



VIGLIONE Aldo

E' il discorso dell'eguaglianza.



PRESIDENTE

C'è un'altra interrogazione del Consigliere Nesi alla quale dovrebbe rispondere l'Assessore Armella, segue la stessa sorte quindi è rinviata.
Altra del Consigliere Nesi, dovrebbe rispondere l'Assessore Cardinali che è presente, ma non c'è l'interrogante.



CARDINALI Giulio, Assessore all'urbanistica

Io chiedo che si aggiorni l'interrogazione perché l'argomento credo sia interessante ed anche per consentire di fare alcune comunicazioni al Consiglio. Lo rinviamo appena ci sarà l'incontro tra il Consigliere interrogante e l'Assessore.



PRESIDENTE

Credo di potere interpretare latamente l'argomento non previsto dal Regolamento accogliendo l'istanza dell'Assessore, nell'interesse conoscitivo di tutto il Consiglio e pertanto l'interrogazione viene aggiornata.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Garabello ed altri sulla riunione degli Assessori all'assistenza


PRESIDENTE

Interrogazione Garabello, Conti, Soldano. C'è un interrogante e c'è la rispondente Assessore Vietti, la quale ha facoltà di parlare.



VIETTI Anna Maria, Assessore alla sicurezza sociale

Innanzi tutto ringrazio i Consiglieri Conti-Garabello-Soldano che mi danno l'occasione di rendere edotto il Consiglio sull'incontro degli Assessori all'Assistenza che ha avuto luogo a Torino il 10 luglio u.s. Non vorrei tuttavia riferire esclusivamente sugli organici trattati in quell'incontro, bensì anche informare il Consiglio, seppure sinteticamente dei problemi discussi, di altro incontro che ha avuto luogo a Torino il 31 maggio con gli Assessori della Lombardia e del Veneto, durante il quale è stato approvato un ordine del giorno che è stato inviato all'allora Ministro per l'attuazione dell'ordinamento regionale Sen. Gatto, documento al quale ha poi anche aderito l'Assessore della Liguria. Eravamo molto vicini al 6 giugno, termine entro il quale il Governo si era impegnato ad emanare un decreto supplettivo di trasferimento alla Regione di competenze di rilevante importanza del centro assistenziale. Noi abbiamo in tale versione ritenuto di fare presente al Ministro per l'attuazione delle Regioni il nostro punto di vista.
Il documento, oltre a rivendicare la competenza delle Regioni sulla assistenza privata e sui comitati di soccorso, competenza che è stata poi delegata e non trasferita come materia propria alle Regioni con il DPR 5.6.72 n. 315 esprimeva altre considerazioni.
I punti più importanti del documento mi pare siano i seguenti: "La causa fondamentale della profonda crisi dell'assistenza pubblica nel nostro Paese è da ricercarsi nella molteplicità degli enti nazionali che sono nel contempo l'ostacolo maggiore al dischiudersi di prospettive di rinnovamento autentico. In un simile quadro le Regioni si trovano inevitabilmente a ricoprire un ruolo subalterno sul piano istituzionale marginale ed inefficace su quello del concreto intervento. Il trasferimento delle attuali funzioni di tali enti, del personale, dei patrimoni relativi alle Regioni, è condizione prioritaria ed indispensabile per la creazione di un assetto democratico ed efficiente, rispondente alle esigenze della comunità, fondato sul potere delle Regioni e degli Enti locali con la partecipazione dei cittadini. Di qui la richiesta e l'auspicio per una sua riconsiderazione".
Si affermava inoltre che era necessario collocare il decreto di trasferimento in una prospettiva di legge quadro, come elemento di propulsione e di anticipazione. Si dichiarava che questa doveva essere l'ottica nella quale era da inserirsi il provvedimento del 6 giugno, anche a testimonianza di una volontà politica di por mano alla legge di riforma che altrimenti avrebbe perso ulteriormente consistenza e credibilità.
"La conflittualità delle competenze, il loro frequente sovrapporsi sono elementi ormai strutturali dell'assistenza sociale nel nostro Paese l'impostazione del decreto di trasferimento prefigura la Regione non tanto come strumento innovativo, ma come interlocutore aggiuntivo di un'operazione meramente burocratica che nulla innovando nei contenuti, ha acuito situazioni già insostenibili".
Dopo avere svolte altre considerazioni che in parte sono superate, si concludeva affermando che le Regioni non intendono operare in un permanente stato di conflittualità con lo Stato, esaurire il loro potenziale di rinnovamento sociale e civile in sterili dispute burocratiche, logorarsi in attività che non siano direttamente finalizzate al bene collettivo soprattutto in un settore dove imponente e drammatica è la domanda di giustizia sociale, dove concretamente si misura la capacità della società di rispettare ed esaltare i diritti del singolo e della comunità, si impongono lo sforzo e l'impegno congiunto di tutte le istanze politiche e sociali in uno spirito di autonomia e di collaborazione.
Il Ministro Gatto, in data 20 giugno rispose che concordava con le nostre considerazioni e che riteneva urgente l'approvazione di una legge quadro nonché di una legge che stabilisse la regionalizzazione degli enti nazionali e che desse alle Regioni la competenza anche per gli enti che svolgono azione ultraregionale; assicurava inoltre che presso il suo ufficio erano al lavoro due Commissioni per predisporre la necessaria normativa. Speriamo che queste Commissioni continuino il loro lavoro anche con il nuovo Ministro e che soprattutto si giunga all'approvazione di una legge che dia la possibilità alle Regioni di modificare l'attuale ordinamento assistenziale. Questi argomenti sono in parte stati ripresi nell'incontro del 10 luglio, incontro che peraltro ha avuto carattere meramente informale. In tale occasione sono state messe in rilievo le difficoltà d'azione nel settore dell'assistenza, in conseguenza dell'approvazione dei due decreti di trasferimento delle competenze, e gli Assessori presenti si sono dichiarati concordi nel rivendicare la competenza globale alle Regioni nel campo assistenziale. Si ritenne poi che fosse necessario discutere insieme gli adempimenti regionali conseguenti alla legge sugli asili-nido 6/12/1971 n. 1044.
In merito gli Assessori sono stati concordi sulle caratteristiche che gli asili-nido devono avere: la caratteristica della residenzialità, la necessità che essi abbiano organizzazione adeguata, personale qualificato affinché non siano soltanto luoghi di custodia, bensì contribuiscano allo sviluppo psicofisico-pedagogico del bambino. Si è anche concordato sulla necessità di dare ampia autonomia nella gestione ai Comuni ed ai Consorzi di Comuni. Si è poi unanimemente rilevato che gli stanziamenti previsti dalla legge 6.12.71 n. 1044 non permettono l'istituzione di una rete di asili-nido sufficienti alle necessità, soprattutto in rapporto alle domande che i Comuni hanno rivolto alle Regioni per la creazione di questo importante servizio sociale. Pertanto si è auspicato l'aumento del finanziamento della legge e anche il potenziamento e la modifica, al fine di estenderla ad altre categorie, non soltanto alle lavoratrici dipendenti della legge 30.12.71 n. 1204 sulla tutela della lavoratrice madre, per permettere alle famiglie almeno nel primo anno di età del bambino, la libera scelta tra l'asilo nido e l'assistenza diretta.
Questi sono stati gli argomenti trattati che sono stati sintetizzati in un ordine del giorno inviato al Presidente del Consiglio, al vice Presidente del Consiglio ed al Ministro dell'Interno.
Il seguente documento è stato approvato dagli Assessori presenti al Convegno di Torino, e ad esso hanno aderito tutti gli Assessori all'assistenza delle Regioni: "Gli Assessori regionali all'assistenza, riuniti a Torino il 10 luglio 1972, affermano che tra i più gravi problemi connessi con l'esercizio delle funzioni amministrative, vi è quello del mancato trasferimento alle Regioni delle competenze proprie degli Enti nazionali che svolgono attività assistenziali. Ribadiscono la richiesta del trasferimento di tutti gli Enti nazionali e assistenziali e del passaggio delle loro competenze alle Regioni, precisando che il grave deficit di alcuni enti, quale ad esempio l'OMNI, non può essere accollato alle Regioni.
Per quanto si riferisce agli ECA affermano l'impossibilità delle Regioni di accollarsi il peso del riassetto delle carriere dei dipendenti pena una grave riduzione dei fondi già insufficienti, destinati alle attività assistenziali degli ECA" (Questa affermazione si è fatta perché vi è l'impegno del Ministero degli Interni di assumersi questo onere del riassetto).
"Constatata l'inadeguatezza dei mezzi a disposizione delle Regioni per la costituzione di una rete di asili-nido appena sufficiente alle esigenze della popolazione, quali risultano dalle richieste dei Comuni, verificate dalle Regioni, invitano il Governo ad incrementare i fondi stanziati sulla legge n. 1044, in modo da renderli adeguati alle esigenze della diffusione del servizio, specialmente in relazione ai costi di gestione, sia per la parte che riguarda l'intervento dello Stato, sia per quanto riguarda il contributo dei datori di lavoro, pubblici e privati.
Fanno presente inoltre l'esigenza connessa con quella precedentemente esposta, che tra l'altro sia potenziata ed integrata la legge n 1204 sulla tutela delle lavoratrici madri, affinché sia estesa alle lavoratrici di tutte le categorie; riaffermano che ogni iniziativa nel campo dell'assistenza acquista significato e si qualifica solo nell'ambito di una legge quadro dell'assistenza che in applicazione del dettato costituzionale attribuisca alle Regioni la competenza globale della materia".
Mi pare che con i due ordini del giorno approvati, in modo più ampio con quello votato il 31 maggio e in modo più sintetico come l'ultimo, gli Assessori all'Assistenza delle varie Regioni d'Italia abbiano dimostrato la loro volontà politica di rivendicare alle Regioni la competenza globale nel settore dell'assistenza come previsto dalla Costituzione. Questo per fare sì che non si perda la grossa occasione dell'istituzione delle Regioni per una radicale modifica del nostro ordinamento assistenziale al fine di giungere ad un compiuto sistema di sicurezza sociale.



PRESIDENTE

La parola ad uno degli interroganti, il Consigliere Garabello ha facoltà di parlare.



GARABELLO Enzo

Ringrazio l'Assessore Vietti per le informazioni fornite e che sono andate al di là della stretta mia richiesta che riguardava una sola delle due riunioni.
Vorrei fare un rilievo che non è stato rivolto all'Assessore Vietti ma da estendersi a tutti gli Assessori dell'assistenza che hanno partecipato alle varie sedute: noi facciamo una critica serrata su quella che è stata l'impostazione dei poteri centrali nei decreti delegati per cui ci pare che quanto è stato fatto nel settore dell'assistenza sia stato fatto con spirito burocratico, non con apertura, come abbiamo detto tante volte nell'interpretazione del dettato costituzionale, nell'aggiornamento dei termini, nel chiarimento dell'attuale situazione. Le cose dette dagli Assessori all'assistenza secondo me sono decisamente approvabili, è un quadro che nessuno di noi respinge e può essere un punto di partenza per una vera rivendicazione di poteri: se c'è un difetto però è che gli Assessori all'assistenza si sono riuniti, hanno discusso, mandato degli ordini del giorno quasi privati, di gruppo, ai poteri centrali, dopo di che hanno dato poca pubblicità alla cosa. Io ritengo che se, dopo aver detto queste cose qualificanti, le avessero portate nei Consigli Regionali e contemporaneamente dibattendo il problema avessero veramente dato un po' di calore, buttato un po' di legno nel fuoco, certamente la cosa avrebbe fatto maggiori progressi.
Poiché mancano alle Regioni gli strumenti operativi e la possibilità di legge di svolgere una funzione completa secondo il dettato costituzionale noi dovremmo fare in modo di dare pubblicità all'argomento impegnando tutte le forze politiche ad un dibattito franco e aperto che lo faccia ritornare all'onore delle prime pagine sulle quali purtroppo c'è molte volte la cronaca nera o grigia, quando questo o quell'altro istituto obsoleto non funzionano quando le cose non funzionano secondo la legge. Io auspico che anche le Giunte che si sono dimostrate sensibili nel discutere e puntualizzare il problema facciano una maggiore pubblicità e ritengo che la maggiore pubblicizzazione potrebbe venire da un dibattito nei Consigli Regionali.
Faccio presente un'altra cosa e concludo. Scorrendo rapidamente il documento che l'Assessore Paganelli ci ha fornito sul programma nazionale aggiornato (non sappiamo se è l'ultimo aggiornamento) si legge che dichiara indispensabile che entro il '73 vengano predisposte le leggi-quadro, in particolare nel settore dell'assistenza. Io sono d'accordo con l'Assessore Vietti e con gli altri Assessori: fin quando le Regioni non abbiano le funzioni e quindi le disponibilità patrimoniali e di personale dei grandi e medi enti assistenziali nazionali, non combineranno mai niente, faranno della burocrazia sostituendo l'ufficio statale, però non sempre nel modo migliore e in pratica non si avrà alcun risultato.
Io riterrei opportuno che su questi argomenti di carattere generale sull'assistenza la Giunta impegnasse il Consiglio Regionale in un dibattito



VIETTI Anna Maria, Assessore alla sicurezza sociale

C'è già l'impegno.



GARABELLO Enzo

Benissimo, Da ultimo sollecito la presentazione del progetto di legge riguardante gli asili-nido, cosa che si può concretizzare, anche se in termini limitati, da un punto di vista finanziario operativo, e che può già indicare un taglio nuovo che le Regioni possono dare a questo importantissimo settore assistenziale che riguarda le famiglie dei lavoratori, particolarmente quelle che, più disagiate, vedono la necessità che anche la madre di famiglia sia impegnata nel lavoro professionale.
Con questi auspici e anche con questi riconoscimenti, mi auguro che presto potremo dibattere concretamente questi problemi e determinare una nuova ondata di interesse all'interno delle forze politiche e anche nell'opinione pubblica che ci porti rapidamente ad ottenere quello che tutti quanti Assessori, operatori sociali e utenti ritengono indispensabile per avere una più democratica e più rispondente impostazione assistenziale nel nostro Paese.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanze dei Consiglieri Besate e altri, Zanone e altri sugli interventi in ordine al prospettato ampliamento della centrale termoelettrica dell'Enel a Chivasso


PRESIDENTE

Secondo l'intesa ritorniamo all'interpellanza Besate-Rivalta-Giovana-Lo Turco del 5.9.72 "Interventi in ordine al prospettato ampliamento della centrale termoelettrica dell'Enel a Chivasso".
La parola all'Assessore Chiabrando per la risposta.



CHIABRANDO Mauro, Assessore agli inquinamenti

Chiedo scusa se il mio ritardo non mi ha permesso di rispondere quando sono stato chiamato a farlo.
Come prima cosa vorrei chiedere ai Consiglieri Zanone-Fassino-Gerini Rossotto se posso rispondere contemporaneamente alla loro interpellanza per affinità di argomento. Il Presidente sarebbe d'accordo.



PRESIDENTE

Gli interpellanti si dichiarano d'accordo?



ROSSOTTO Carlo Felice

Sì.



PRESIDENTE

Allora s'intende che la risposta è data anche all'interpellanza presentata dai Consiglieri liberali.



CHIABRANDO Mauro, Assessore agli inquinamenti

La prima parte dell'interpellanza Besate ed altri interessa l'assessorato all'Industria e l'Assessore Petrini mi ha pregato di rispondere a nome suo, essendo egli assente. Quanto predisposto dall'Assessore Petrini è in relazione alla domanda contenuta nell'interpellanza suddetta "... se la Giunta intende intervenire allo scopo di impedire che tale ampliamento della centrale elettrica di Chivasso costituisca nuovo incentivo all'intensificazione industriale, al di fuori delle linee del piano regionale".
L'Assessore Petrini risponde: "Come è noto l'Enel dispone attualmente a Chivasso di una centrale termoelettrica composta da cinque sezioni, due delle quali entrate in servizio nel '53 e '56 e considerate ormai obsolete.
In relazione a questa situazione e al deficit energetico che si viene determinando nell'area piemontese (previsione '75 consumo di energia elettrica 12 miliardi di Kwh, produzione attuale 7 miliardi, poco più del 50 per cento) l'Enel si propone un consistente ampliamento della centrale di Chivasso installando due nuovi gruppi della potenza di 320 Mw che dovrebbe entrare in servizio nel 1977 con una produzione di tre miliardi di Kwh... Si arriverebbe così a 10 miliardi contro i 12 previsti. In una fase successiva dovrebbero essere realizzati altri due gruppi di analoga portata, quindi si arriverebbe a 13. L'investimento necessario per realizzare le prime due sezioni è dell'ordine di 70 miliardi, con un incremento occupazionale di 150 unità. Nella fase di costruzione verrebbero occupati circa 800 lavoratori.
Quali problemi pone questo ampliamento? E come si colloca rispetto alle linee di programmatone regionale? Invero non sembra consistente il pericolo denunciato dagli interroganti che l'ingrandimento della centrale possa costituire un rilevante elemento di incentivazione ai fini delle localizzazioni industriali.
Da un lato le scelte dell'insediamento dell'industria sono ormai largamente svincolate dalla vicinanza alla produzione energetica, dato che questa è possibile trasportarla in ogni parte del territorio; da un altro l'impianto di Chivasso non è finalizzato ad un consumo in loco, ma interessa l'intera Regione piemontese. Non sono quindi questi i problemi reali che si devono affrontare, essi piuttosto sono rappresentati dall'ubicazione della centrale nell'interno del Comune di Chivasso e soprattutto dai rischi di inquinamento atmosferico che l'alimentazione mediante olii combustibili comporta.
In ordine a ciò ritengo opportuno fare presente che al di là delle opportune indagini da espletare per accertare la portata degli inquinamenti che si verrebbero a produrre, sarebbe da prendere in considerazione, a livello di politica energetica nazionale, la possibilità di accelerare la costruzione di centrali termonucleari, le quali potrebbero garantire il necessario approvvigionamento energetico senza compromettere ulteriormente l'equilibrio ecologico del nostro Paese".
Questa è la risposta al primo punto; adesso entriamo nella seconda parte dell'interpellanza Besate ed altri e rispondo anche all'interpellanza Zanone ed altri che riguarda in modo particolare l'inquinamento.
In riferimento all'interpellanza presentata dai Consiglieri Zanone Fassino-Gerini-Rossotto ed a quella presentata dai Consiglieri Besate ed altri, in merito all'ampliamento richiesto dall'Enel della centrale termoelettrica di Chivasso, risponderò per la parte di mia competenza e cioè sul secondo punto relativo ad un prospettato intervento della Giunta allo scopo, si dice nell'interpellanza comunista di impedire comunque un ulteriore allargamento ed acutizzazione dell'inquinamento atmosferico nella zona di Chivasso.
Come è noto l'Enel ha chiesto al Comune di Chivasso la licenza edilizia per impiantare quattro nuove sezioni da 320 Mw ciascuna, oltre i 540 Mw già in funzione. L'impianto delle prime due, secondo l'Enel, è urgente in quanto il Piemonte è attualmente deficitario per produzione di energia elettrica, per le altre può invece essere dilazionato.
Il Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico per il Piemonte, previsto dalla legge antismog del 1966, ha da tempo proposto alla Commissione centrale, contro l'inquinamento atmosferico, il Comune di Chivasso per l'assegnazione nella zona di controllo b) prevista dalla Legge n. 615 del '66. Notizie pervenuteci ieri ci dicono che il Comune di Chivasso, con altri che noi abbiamo proposto, sarebbe finalmente stato incluso nei Comuni sotto controllo b).
Il Comune di Chivasso (e qui entriamo nel merito degli avvenimenti che si sono succeduti in questi ultimi tempi) con lettera 28 gennaio ha richiesto il parere al Comitato Regionale contro l'inquinamento atmosferico onde ottenere istruzioni e prescrizioni tecniche che permettano all'amministrazione comunale di accordare o negare la licenza di costruzione richiesta con precisa cognizione di causa.
La documentazione relativa al progetto dei nuovi impianti è stata esaminata dal Comitato Regionale contro l'inquinamento atmosferico nella riunione del 10 maggio, dopo una certa istruttoria ed in tale riunione il Comitato ha stabilito di affidare l'esame ad una Commissione ristretta di componenti del Comitato stesso. Questa Commissione nella riunione del 26 luglio ha riferito al Comitato antismog e questo, pur non riscontrando in quella sede elementi negativi dall'esame del progetto di ampliamento della centrale, al fine di approfondire la questione ed esprimere un giudizio definitivo, decise di procedere ad un supplemento d'istruttoria in ordine ai seguenti punti: garanzie in merito alla temperatura minima dei fumi di uscita, anche ai carichi più bassi di regime previsti, con l'indicazione dei tempi di messa a regime dei singoli generatori; determinazione delle curve di pennacchi da calcolare con la formula di Briff in funzione della temperatura di cui al numero precedente; impegno per la misura continua del gradiente termico e anemologico verticale con apparecchiature lungo la ciminiera; impegno ad aggiornarsi quotidianamente sulla situazione di fumigazione in base al radiosondaggio di Milano.
Queste garanzie sono state richieste dal Comune di Chivasso all'Enel quest'ultimo ente ha gia risposto al Comune ed al Comitato antismog ed il Comitato nella riunione prossima del 25 settembre esaminerà la relazione tecnica suppletiva che è stata richiesta, con i nuovi elementi forniti.
I dettagli tecnici del problema sono contenuti (quelli precedenti generali) nella relazione presentata Darenel per l'ampliamento; tale relazione e la restante documentazione sono a disposizione dei signori Consiglieri che desiderassero prenderne visione. A qualcuno ne ho fatto avere copia.
Per quanto riguarda l'esame del progetto nella sua parte generale, si fa presente che il Comitato si avvale dell'esperienza acquisita in materia in campo internazionale nel senso che proprio dall'esame delle situazioni verificatesi, ove sono in funzione centrali termoelettriche e dall'analisi degli errori eventualmente commessi, è possibile trarre utili indicazioni al fine di prendere quei provvedimenti che permettano di prevenire l'inquinamento atmosferico.
Per quanto riguarda l'accertamento della situazione ambientale del Comune dì Chivasso e dei comuni limitrofi, riferisco che il Comune di Chivasso ha chiesto all'Enel e alla Regione la costituzione di una Commissione composta da un rappresentante del Comune, un rappresentante dell'Enel e da uno o più membri da scegliere di comune accordo. La scelta del terzo componente della Commissione si orientò su un rappresentante della Regione, la quale, preso atto dell'esistenza di due problemi connessi al rilevamento e cioè quello chimico e quello meteorologico, provvide a nominare due rappresentanti e precisamente il dr Viglietti direttore del reparto chimico del Laboratorio Provinciale di igiene e profilassi di Torino ed il ten. col. Ermini, esperto meteorologico, entrambi membri del Comitato antismog.
La nomina della Commissione composta da quattro tecnici particolarmente competenti, nominati dalle parti e dalla Regione, è già avvenuta. Questa Commissione, le cui finalità consistono nell'accertare le attuali condizioni ambientali nella zona interessata, è stata pertanto costituita ed è così composta: dr. Viglietti, ten. col. Ermini, prof Mortarino (nominato dal Comune di Chivasso), ing. Favero (che rappresenta l'Enel).
Questa Commissione si è recentemente riunita ed ha stabilito le postazioni di rilevamento, la strumentazione e la metodologia da seguire per i rilevamenti chimici e meteorologici della zona interessata. La campagna di rilevamento verrà condotta da novembre a febbraio (sottolineo queste date perché vuol dire che il problema viene spostato, dilazionato in questo arco di tempo per permettere un serio accertamento della situazione in loco). In questo periodo si ottengono i valori massimi d'inquinamento atmosferico a causa delle condizioni meteorologiche sfavorevoli.
Rispondo pertanto agli interpellanti che saranno condotti tutti gli studi e le indagini utili ad approfondire la conoscenza del problema e ad accertare che qualora l'ampliamento della centrale fosse concesso l'inquinamento sia contenuto entro i limiti prescritti dall'art. 8 del regolamento 322 di esecuzione della Legge 615. Al riguardo poi della domanda posta dagli interpellanti se la Giunta intende sottoporre all'esame della V Commissione consiliare problema, faccio presente che a norma di legge 615 è stato costituito il Comitato Regionale contro l'inquinamento atmosferico; che tale Comitato è funzionante e che i suoi compiti consistono nell'esaminare qualsiasi questione inerente all'inquinamento atmosferico nell'ambito regionale, nell'esprimere un parere sui provvedimenti da adottarsi dalle Amministrazioni comunali, nel promuovere studi e ricerche ecc.
Si ritiene pertanto che tale organo tecnico previsto dalla legge tenuto ad esprimere per legge il proprio parere, debba assumersi tutte le responsabilità e nel contempo ad esso debbano essere lasciate tutte le iniziative utili a prevenire l'inquinamento atmosferico nell'ambito regionale.
In riferimento alle domande poste in particolare dai Consiglieri Zanone Fassino-Gerini-Rossotto, al riguardo della concentrazione d'industrie insalubri nella zona interessata, si fa notare che la competenza per l'assegnazione ad una delle due classi delle industrie insalubri, è di competenza della Giunta comunale (qui si tocca un altro punto, non più Comitato antismog e Legge 615, ma addirittura una vecchia Legge del T.U.
che prevede che il Comune è competente, in base ad un'elencazione fornita dal Ministero ad assegnare le industrie in una delle due classi previste per le industrie insalubri), a norma dell'art. 216 del T.U. delle Leggi sanitarie.
I provvedimenti per prevenire o impedire danno o il pericolo per la salute pubblica sono di competenza quindi del Sindaco, a norma dell'art 217. Per quanto concerne in particolare il livello d'inquinamento atmosferico nella zona di Chivasso e comuni limitrofi, gli unici dati disponibili oggi derivano dalle indagini condotte dall'Enel in passate campagne di rilevamenti e che oggi saranno aggiornati ed approfonditi in base al lavoro che farà la Commissione ristretta che ho detto prima, che eseguirà i rilevamenti tra novembre e febbraio. La prossima campagna di rilevamento avverrà sotto la vigilanza dell'apposita Commissione in cui sia la Regione che il Comune di Chivasso sono rappresentati.
Circa la possibilità di avviare trattative con l'Enel al fine di ottenere l'impiego di combustibile a contenuto di zolfo ridotto, rispetto ai massimi previsti dalla legge si ritiene che tale problema sia d'interesse nazionale e investa non soltanto l'Enel e la Regione Piemonte ma soprattutto le raffinerie che dovrebbero mettere a disposizione tale tipo di combustibile. Questo problema va quindi affrontato in sede legislativa e su scala nazionale. Si ritiene pertanto che non si potrà allo stato attuale delle cose, imporre all'Enel, anche per criteri di equità, rispetto alle altre industrie, l'uso di un combustibile diverso da quello consentito dalla legge, a condizione che non vengano superati i limiti d'inquinamento atmosferico previsti dall'art. 8 del Regolamento 322.
Mi pare così di avere risposto ad entrambe le interpellanze. In sintesi ripeto che ogni decisione deve ancora essere presa e che stiamo approfondendo le indagini per arrivare al più presto possibile ad una conclusione obiettiva, dopo di che si tireranno le conclusioni.
Pertanto, contrariamente a quanto previsto, ritengo che un parere definitivo non potrà ancora essere dato alla data del 25 settembre, in attesa dei risultati dell'indagine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Sulla prima parte della risposta, quella concernente l'aspetto programmatico industriale, non mi posso ritenere soddisfatto in quanto verte soltanto su un aspetto dell'insediamento o, se si vuole dell'ampliamento della centrale termoelettrica di Chivasso. E' proprio partendo da alcuni criteri di scelte così come sono esposti dall'Enel stesso che dico che in primo luogo i criteri di scelta della località sono tali da soddisfare in maniera economica tutte le esigenze di una centrale termica di elevata potenza: la scelta è fatta soprattutto in base a criteri di economicità che noi sicuramente non trascuriamo ma che in questo caso vengono preposti a qualsiasi altra considerazione.
L'argomento di fondo però è ancora un altro: i quantitativi di combustibile (molto ingenti dice l'Enel) occorrenti per il funzionamento della centrale così ampliata, vengono soprattutto dalla raffineria Agip di Sannazzaro de' Burgondi allacciato ad un oleodotto, dalla raffineria di Trecate della Società Esso e dalla raffineria B.P. di Volpiano. In altre parole, qui abbiamo la prova del nove come preesistenti insediamenti e funzioni in un territorio richiamino altre funzioni ed altri insediamenti perché rendono economici.
E se è vero che il deficit e la forbice tra produzione e consumo di energia in Piemonte tende ad allargarsi, occorre anche tenere conto che l'Enel non ha soltanto in cantiere la centrale termoelettrica di Chivasso ma ha anche in costruzione la centrale idroelettrica in Valle Gesso.
Sarebbe interessante conoscere quali altre iniziative hanno in progetto in Piemonte l'Enel e le altre società, private o pubbliche che operano nel settore.
Va ricordato che proprio a Chivasso ci fu una battaglia contro l'insediamento della raffineria B.P. di Volpiano ed oggi la B.P. è uno dei fattori determinanti per l'ampliamento della centrale termoelettrica di Chivasso perché fornisce il combustibile da poca distanza, quindi con poca spesa per l'oleodotto. Avremo la fonderia di Crescentino, l'ampliamento della Lancia di Chivasso tutti interrogativi molto inquietanti per quella zona già così fortemente industrializzata e che si trova a dover affrontare problemi enormi non solo sotto il profilo di un eccesso d'industrializzazione e del previsto inquinamento, ma anche sotto il profilo delle strutture e infrastrutture sociali e civili. Per quanto riguarda la scelta, i fattori localizzanti sono le disponibilità di combustibile e idriche.
In primo luogo quindi noi chiediamo che l'indagine venga approfondita e ricondotta entro i termini del discorso sul piano di sviluppo della Regione chiamando l'Enel a rendere conto non soltanto sulla centrale termoelettrica di Chivasso ma sulla centrale idroelettrica della Valle Gesso e su altre eventuali iniziative che abbia in corso in Piemonte o in Liguria interessanti anche altre società che producono energia, altrimenti ci ridurremo a discutere il piano di sviluppo della Regione come un fatto culturale e non come un fatto politico che incide sul futuro del Piemonte.
Per quanto concerne l'inquinamento mi ha dato notizia il Sindaco di Chivasso della costituzione di una Commissione. Questo è già un primo passo di quell'iniziativa che era partita dal Comune di Chivasso insieme con la Famija Civateisa, Italia nostra, Juventus Club, il Movimento politico lavoratori, l'ACLI, Federazione pensionati, ANPI, PLI, PSI, PCI, PSDI e le organizzazioni sindacali provinciali e locali di Chivasso in quel dibattito al quale presero parte anche l'Assessore Chiabrando, chi vi parla, i colleghi Zanone e Nesi oltre a tutti gli amministratori della zona.
Bisogna però dire che la relazione dell'Enel (la documentazione è molto voluminosa) è abbastanza apologetica, si giunge quasi a lasciare intendere che siccome lo zolfo è un componente essenziale delle proteine nel ciclo biologico, tutto sommato se c'è un po' di zolfo in più l'organismo riuscirà in qualche modo a smaltirlo, perché subentra la capacità di autopurificazione dell'organismo e di auto purificazione dell'atmosfera.
Tuttavia già in quell'occasione ebbi modo di leggere rapporti di esperti americani che dicono che quando ci sono inquinamenti medi annuali che vanno dallo 0,91 allo 0,02 per cento di parti dell'aria, si producono già gravissimi disturbi cardiovascolari negli organismi viventi. Non mi sembra invece che la relazione dell'Enel sia da tenersi buona dal punto di vista scientifico, perché dalla lettura di numerosa letteratura si deduce che bisogna tenere anche conto della densità della popolazione, della climatologia, dell'orografia e di tanti e tanti fattori che messi insieme comportano un coefficiente di avvelenamento dell'aria che taluni elementi presi a sé non comporterebbero.
La documentazione dell'Enel fornisce dei dati molto significativi a proposito delle fonderie e del nuovo ampliamento della Lancia in relazione all'inquinamento.
La creazione di questa Commissione, nella quale è presente anche il rappresentante del Comune, uomo di sua fiducia, è un primo risultato, ci sarà quindi una dilazione nel giudizio del Comitato Regionale contro gli inquinamenti: per altro non mi sembra opportuno e giusto politicamente il rifiuto della Giunta a passare l'argomento anche alla Commissione consiliare permanente che si occupa di questi problemi, in quanto non sarebbe in contrapposizione al Comitato Regionale previsto dalla 615 che ha la funzione ben precisa di esprimere pareri tecnici. La Commissione consiliare espleta per il Consiglio e per la Regione l'esame politico del problema anche in rapporto a tutte le questioni che vengono sollevate per la tutela dell'ambiente e della salute, ma anche in rapporto al piano di sviluppo regionale.
Quindi, mentre mi dichiaro soddisfatto della parte della risposta relativa agli inquinamenti (seguiremo la questione passo passo come abbiamo sempre fatto) per quella concernente l'industrializzazione e gli incentivi a nuove intensificazioni industriali, non posso dichiararmi soddisfatto in quanto gli elementi che sono stati sottoposti tengono conto soltanto di un aspetto del problema e non dell'insieme di tutti i fattori che vi concorrono.
Circa il rifiuto a passare l'argomento anche alla V Commissione, prego la Giunta di volerlo riesaminare e di fare in modo che la V Commissione possa interessarsi ad un problema di tale importanza.



PRESIDENTE

La parola ad uno degli interpellanti. Mi permetto ricordare al Consigliere Fassino, e a tutti, di rispettare il Regolamento. Le risposte degli interpellanti ed interroganti abbiamo detto che non debbono superare i cinque minuti, altrimenti si fa una discussione generale, tanto più quando di un'interpellanza come questa si può chiedere la modifica in mozione.
Mi scuso con il Consigliere Fassino, non è diretta personalmente a lei ma a tutti i Consiglieri.



BERTI Antonio

La sua osservazione è pertinente, tuttavia si da il caso che quando l'Assessore Chiabrando risponde a interrogazioni arriva sempre con dei ponderosi documenti, di per sé interessanti, ma che meriterebbero di essere portati in altre occasioni.
E' chiaro che un documento di questo tipo non può essere visto in cinque minuti, queste cose si discutono con più calma perché hanno il loro interesse.



PRESIDENTE

Consigliere Berti, è previsto che quando l'interpellante non è soddisfatto (e qui lo è parzialmente) può replicare e se intende promuovere una discussione sulle spiegazioni date dalla Giunta può presentare una mozione secondo le modalità. Avendo avuto conoscenza di un materiale così abbondante, se si ritiene di ampliare il discorso, la strada è fissata dal Regolamento.
La parola al Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarò brevissimo in ossequio alla raccomandazione del Presidente, che tra l'altro ho sempre osservato.
Ringrazio l'Assessore per la tempestività con la quale ha risposto quanto meno per la parte che ci riguarda - ad un'interpellanza che il Gruppo liberale ha presentato l'11 settembre e per la quale viene la risposta il 14: è una tempestività che rileviamo e di cui va reso omaggio all'Assessore.
Per quanto concerne i dati che ci ha fornito, ne prendo atto a nome del mio Gruppo, insistendo unicamente, per quanto concerne gl'inquinamenti sull'affidamento della questione alla V Commissione.
Questo perché, come cittadino della provincia di Cuneo vorrei evitare quanto sta succedendo in Valle Gesso per difendere la quale tutte le forze politiche, o quasi, si sono unite.



VIGLIONE Aldo

E' già avvenuto.



FASSINO Giuseppe

Ma è per evitare che continui o che peggiori ancora la situazione.
D'accordo quindi sull'azione che si sta svolgendo e che si svolgerà per prevenire l'inquinamento atmosferico di Chivasso, ma aggiungo anche, la raccomandazione particolare, onde evitare che la situazione ambientale della Valle Gesso possa ancora peggiorare.
Ringrazio l'Assessore e non ho altro da aggiungere.



PRESIDENTE

Abbiamo ancora tempo per un'interrogazione del Consigliere Nesi, una sola perché l'altra è decaduta, mi spiace.



VIGLIONE Aldo

Da due ore siamo qui con l'Assessore Falco che potrebbe rispondere ad un'interrogazione.



PRESIDENTE

Più di una non ci sta come tempo; di sua ce n'è una sola, mentre del Consigliere Nesi ce ne sono quattro o cinque: quella del Consiglio di amministrazione civile dell'ospedale di Castellamonte...



NESI Nerio

E' superata perché il Consiglio di amministrazione è stato nominato appena ho presentato l'interrogazione la Giunta ha fatto il Consiglio.



PRESIDENTE

Ce n'è un'altra relativa all'insediamento del Consiglio di amministrazione nell'ospedale di Chivasso.



NESI Nerio

Questa credo che valga ancora.



PRESIDENTE

Allora la rinviamo.



NESI Nerio

Ce n'è una alla quale dovrebbe rispondere l'Assessore Falco.



PRESIDENTE

Ce ne sono due alle quali deve rispondere l'Assessore Falco: "Completamento lavori tratto strada Novareglia-Traversella-Fondochiara" e l'altra, del Consigliere Viglione "Inconvenienti a causa dell'insufficiente erogazione dell'acquedotto comunale di Treiso".
Scelgano loro, io sono a disposizione.



NESI Nerio

Tutte e due, credo che si faccia molto presto.



PRESIDENTE

L'importante è che in sei minuti si discutano, per non andare oltre l'ora. La parola all'Assessore Falco.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interrogazione del Consigliere Viglione sugli inconvenienti a causa dell'insufficiente erogazione dell'acquedotto comunale di Treiso


FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità e alle infrastrutture

Rispondo all'interrogazione del 26 luglio '72 con la quale il collega Aldo Viglione, a conoscenza della situazione esistente nel comune di Treiso dove - afferma l'interrogante - l'acqua viene erogata soltanto in alcune ore notturne quando non manca per intere settimane, chiede di essere informato circa i provvedimenti che la Giunta Regionale vorrà adottare affinché venga a cessare lo stato di disagio in cui versa quella popolazione.
Dagli elementi acquisiti non appena pervenuta l'interrogazione, risulta che a Treiso nei mesi di luglio e agosto scarseggia l'acqua in quanto il Consorzio Acquedotto Magnocamo che alimenta la rete idrica di Treiso, non riesce a fornire il quantitativo stabilito dalla convenzione che regola i rapporti con detto comune, pari a litri cento procapite al giorno. Risulta inoltre che il comune di Treiso, per ovviare a detta situazione, ha pensato di costruire un serbatoio di compensazione ed ha presentato domanda intesa ad ottenere il contributo statale ai sensi del decreto Presidente della Repubblica 11.3.68 n. 1090, soltanto il 2.2.71. Ma detto decreto, all'art.
20 recita: "Al fine d'individuare le opere da eseguire con gli interventi previsti dal presente decreto legislativo, il Ministro dei LL.PP. formula programmi quinquennali".
Il primo programma '71/75 approvato con decreto del Ministero dei LL.PP. 1971 è stato formulato sulla base di graduatone compilate dai Provveditorati regionali opere pubbliche che prendevano in considerazione tutte le richieste presentate dagli enti entro il 30.6 70 (e quindi non quella del comune di Treiso inoltrata soltanto il 2.2.71). Nonostante quanto sopra, in considerazione della particolare situazione di disagio degli abitanti del comune di Treiso, si è preso buona nota della richiesta formulata dal detto comune tardivamente e si spera di poter quanto prima eliminare l'inconveniente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



VIGLIONE Aldo

Ringrazio l'Assessore Falco e mi dichiaro soddisfatto della sua risposta



PRESIDENTE

Se la lunghezza dell'altra interrogazione è come questa potremmo anche farla.



VIGLIONE Aldo

Vorrei dare una notizia che può essere d'aiuto. C'era una mozione che riguardava la richiesta di adesione ai ricorsi alla Corte costituzionale ormai superata perché la Corte costituzionale ha deciso, male, ma ha deciso. Era meglio non ricorrere!


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Nesi sul concentramento del tratto di strada Novareglia-Traversella-Fondochiara


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Falco per la risposta all'interrogazione del Consigliere Nesi "Completamento tratto strada Novareglia-Traversella Fondochiara".



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità

Rispondo all'interrogazione del 26 luglio '72, con la quale il collega dr. Nesi, preoccupato per lo stato di abbandono del tratto di strada Novareglia-Traversella-Fondochiara in comune di Traversella, chiedeva di conoscere quali iniziative intendesse assumere la Giunta Regionale affinch venissero completati i lavori necessari su dette strade.
Non appena pervenuta l'interrogazione, accertato che la Novareglia Traversella è una strada provinciale e che la progettazione e la gestione dei lavori sulla comunale Fondochiara erano state affidate dal Provveditorato all'Amministrazione Provinciale di Torino, si è ripetutamente intervenuto presso questa Amministrazione invitandola a sollecitare l'esecuzione dei lavori in questione. Tali lavori erano stati appaltati dall'impresa Foliolei di Point St. Martin che mentre sulla provinciale li aveva iniziati, interrompendoli successivamente, sulla Fondochiara invece deve ancora darvi inizio.
A seguito del nostro interessamento l'Amministrazione Provinciale di Torino ha comunicato di avere convocato, per il 10 agosto, l'impresa aggiudicataria e dopo l'incontro ha fatto sapere che detta impresa si era impegnata ad ultimare subito i lavori sulla Novareglia-Traversella, nonch ad iniziare quelli sulla Fondochiara il 21 dello scorso agosto. Poich l'impresa, dopo avere sistemato ed asfaltato la strada provinciale, non ha dato inizio ai lavori sulla comunale, come promesso, l'Amministrazione Provinciale, alla quale si era continuato a chiedere notizie su questi lavori, il 4 corrente rinnovava alla ditta Foliolei l'ordine di dare effettivo corso agli stessi entro il più breve tempo possibile. Constatato che l'impresa non aveva iniziato i lavori, ne risposto alla nota dell'Amministrazione Provinciale, si è cercato il colloquio diretto con il titolare della medesima. Il sig Foliolei ha fatto presente che in base al contratto stipulato con l'Amministrazione Provinciale avrebbe tempo fino al mese di giugno 1973 per ultimare i lavori di cui trattasi e che gli operai specializzati da impiegare per l'esecuzione dei medesimi sono attualmente molto impegnati in lavori per conto dell'Enel che non possono assolutamente essere sospesi.
Ciò nonostante l'impresa Foliolei ha assicurato, che, anche in considerazione del nostro intervento, darà inizio ai lavori sulla comunale al più presto possibile e che comunque entro venti giorni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Mi dichiaro soddisfatto, anzi, devo dire che ringrazio l'Assessore Falco perché già qualche tempo fa ha avuto la cortesia di mandarmi un telegramma in quel senso.


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Passiamo ora alle comunicazioni del Presidente, molto rapide.
Debbo innanzi tutto informare che hanno chiesto congedo per tutta la giornata: il collega Giovana, il quale è stato colpito da malore. Gli ho fatto personalmente e a nome del Consiglio gli auguri per un pronto ristabilimento e avendo la parola sul suo nominativo informo anche che il Gruppo comunista mi ha pregato di comunicare al Consiglio che oltre all'aver data l'adesione al Gruppo, il Consigliere Giovana è stato nominato vice Capogruppo del Gruppo stesso; il Presidente Calleri, il quale ha dovuto recarsi a Roma per l'incontro con il Presidente del Consiglio (speriamo di avere in giornata comunicazioni e notizie); il Consigliere Conti; il Consigliere Dotti; l'Assessore Gandolfi, il Segretario Consigliere Menozzi; l'Assessore Petrini, (che è stato chiamato d'urgenza a Roma dal Ministero dell'Industria per ragioni regionali); il Consigliere Zanone; il Consigliere Nesi per il pomeriggio ed il Consigliere Simonelli per questa mattina.


Argomento:

Documenti - Annuncio e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Il 4 settembre '72 i Consiglieri Berti, Marchesotti, Sanlorenzo Vecchione, Giovana hanno presentato la proposta di legge n. 39 relativa a: "Criteri e principi generali per l'esercizio del potere di delega di funzioni regionali".
In data 5 settembre '72 il Presidente ha assegnato l'esame in sede referente all'VIII Commissione, con il parere in sede consultiva della I Commissione.
In data odierna è stata presentata una proposta di legge per la costituzione dell'Istituto finanziario regionale piemontese dai Consiglieri Nesi, Calsolaro, Fonio, Simonelli e Viglione. Presidente si riserva di assegnarla alla Commissione competente.


Argomento:

Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

Sono pervenute risposte scritte ad interrogazioni (devo informarne il Consiglio): da parte dell'Assessore all'Agricoltura all'interrogazione del Consigliere Marchesotti sulla grandinata che ha colpito i territori di alcuni comuni in provincia di Alessandria; da parte dell'Assessore al Lavoro all'interrogazione urgente del Consigliere Revelli circa lo stabilimento Richard Ginori di Mondovì; da parte dell'Assessore all'Agricoltura all'interrogazione dei Consiglieri Curci e Carazzoni circa la lotta obbligatoria contro la piralide del mais.


Argomento: Informazione - Problemi del lavoro e della occupazione - Viabilità

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

I Gruppo consiliari hanno avuto queste modifiche: non c'è più il Gruppo del PSIUP, Berti presidente del Gruppo comunista, Giovana Vicepresidente fa parte del direttivo il Consigliere Sanlorenzo, ne è segretario il Consigliere Marchesotti.
Sono lieto di fare anche qui in pubblica udienza come ho fatto personalmente, le felicitazioni al Consigliere Garabello il quale è stato insignito della commenda al merito della Repubblica.



GARABELLO Enzo

Visto che lei fa queste cose, io devo ricordare che il collega Dotti è stato insignito dell'onorificenza di grand'ufficiale (così siamo in due a fare le spese...).



PRESIDENTE

Non ne abbiamo avuto notizia, oggi è assente, gli faremo i complimenti a viso aperto.
L'esecutivo e la Commissione ambiente lavoro degli operai colatori del reparto polimerizzazione della Montedison fibre, invia un documento sulla situazione del lavoro in tale reparto.
Il Comune di Druento comunica che in seguito all'approvazione ed all'entrata in vigore del locale regolamento sullo scarico delle acque di rifiuto, le locali industrie stanno operando per dotare i propri stabilimenti di impianti di depurazione. Il Comune sollecita la Regione perché voglia interessare gli istituti di credito cittadino perch concedano crediti a tasso agevolato.
Il tecnico incaricato del Comune di Oulx per la variante del piano regolatore, ing. Gloria, comunica che è stata approvata dal CO.RE.CO. la delibera del Comune relativa a tale variante con cui il Comune riserva, per la costruenda autostrada della Valle Susa, i terreni necessari tecnico suggerisce che nelle eventuali modifiche al piano regolatore generale, in sede di controdeduzioni alle osservazioni, potrebbe anche essere inserito il tracciato da Oulx a Bardonecchia. Sull'argomento il Consiglio nazionale delle ricerche, Commissione natura, ha trasmesso un voto in cui è rilevato come la progettata autostrada rischia, secondo l'attuale progetto, di distruggere nel tratto Oulx-Bardonecchia, gran parte della pineta d'inestimabile valore paesaggistico che ospita un prezioso complesso floristico; chiede che venga studiato un tracciato sulla sinistra orografica della valle e che venga in merito sentito il parere di esperti naturalisti.
L'Associazione nazionale assistenti sociali trasmette una mozione finale dell'ultimo congresso e un documento di studio sulla formazione professionale.
Il Consiglio delle Valli Orco e Soana chiede l'interessamento per l'installazione di ripetitori TV nelle Valli dell'Orco e Soana.
Il Comitato di quartiere della Barriera di Lanzo trasmette un esposto contro l'inquinamento industriale della zona.
Il Comune di Alpignano trasmette un ordine del giorno sul problema degli asili-nido in cui si rileva l'insufficienza dei fondi destinati alla Regione Piemonte.
La Provincia di Trapani, trasmette copia della deliberazione della Giunta di quell'amministrazione, con cui si aderisce al voto di altre province relativo al trasferimento agli enti locali della competenza in materia di assunzione dei Segretari.
Il Consorzio nazionale risicoltori, facendo seguito all'incontro avuto con l'Ufficio di Presidenza, sollecita un intervento della Regione per agevolare l'autogestione degli ammassi del risone produzione 1972.
Questa mattina abbiamo ricevuto, con l'Assessore al bilancio accompagnati dal Consigliere Raschio, i rappresentanti del Consorzio garanzia credito della piccola impresa e dell'artigianato orafo argentiero e affini, che ci ha dato anche il testo dell'atto costitutivo e ha chiesto l'interessamento della Regione all'esame di questo problema. Come Presidente del Consiglio non ho mancato di dare assicurazione che il Consiglio si occuperà della cosa, non appena dalla Giunta sia esaminato il problema o presa eventualmente dell'iniziativa in questa direzione.
Infine comunico il testo di un telegramma pervenuto questa mattina da parte del Ministro per il coordinamento attuazione Regioni che dice: "Sono lieto comunicarle avere firmato in data odierna decreto che è stato trasmesso Ministro Tesoro per firma concerto per la costituzione di una Commissione di studio per elaborare schema di disegno legge sui controlli e lo stato sulle Regioni a statuto ordinario e su quelli regionali agli atti Province, Comuni et altri enti locali previsti rispettivamente dagli articoli 125, 130 Costituzione. La Commissione medesima sarà presieduta dal Sottosegretario Deriu ed è composta oltre che dal prof. Massimo Severo Giannini, da altri qualificati giuspubblicisti designati partiti maggioranza et alti funzionari Ministeri competenti. Segue copia decreto.
Segretario Commissione provvederà at ulteriori comunicazioni sui lavori e sulle conclusioni Commissione stessa. Cordialmente".
Quando avremo questa documentazione preannunciata ne daremo notizia ai signori Consiglieri o alle Commissioni che fossero interessate.
Chiede di parlare l'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione

Avrei una comunicazione che si riferisce all'ordine del giorno che il Consiglio Regionale ha approvato la volta scorsa in ordine al problema della Montedison. L'o.d.g. recava tre impegni, il terzo era "dà inoltre mandato alla Giunta di promuovere al più presto un convegno interregionale di enti locali, organizzazioni sindacali e consigli di fabbrica di tutte le Regioni interessate sedi di stabilimenti Montedison".
In riferimento a questo punto, ho ricevuto ieri mattina una telefonata dall'Assessore Provantini dell'Umbria il quale mi ha informato che il Consiglio Regionale umbro aveva già precedentemente adottato una deliberazione del genere. Se ciascuna Regione procedesse autonomamente si avrebbero diverse iniziative, ragion per cui si è dichiarato disponibile per un incontro. In sostanza, da quanto ho capito in una breve telefonata la Regione umbra avrebbe già predisposto questo convegno che sarebbe in fase di avanzata preparazione ed ha già avuto delle intese con alcune Regioni.
Se il Consiglio è d'accordo, la nostra Giunta ed io personalmente vedremo di prendere contatto con l'Assessore dell'Umbria; da parte nostra aderiremo a quanto l'Umbria predisporrà in materia.


Argomento: Commercio

Problema dei prezzi in Piemonte (seguito della discussione)


PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare sulle comunicazioni? Nessuno.
Procediamo con l'ordine del giorno: seguito della discussione sul problema dei prezzi in Piemonte.
A questo proposito ho iscritti a parlare i Consiglieri: Fonio Ferraris, Beltrami, Benzi. Nessun altro? Essendoci quattro interventi, se nessun altro si iscrive ed essendo le 11,30 crediamo di potere esaurire l'argomento in mattinata per proseguire nel pomeriggio con gli altri lavori? I vari Consiglieri che hanno chiesto di intervenire credono di poter contenere i loro interventi in questo spazio di tempo? A questo proposito aggiungo che è stata presentata una mozione da parte del Gruppo comunista che mi riservo di far leggere al termine della discussione.
La parola al Consigliere Fonio.



FONIO Mario

Signor Presidente, colleghi, il problema del costo della vita è ovviamente problema fondamentale, ed era indispensabile che la Regione se ne occupasse così come stiamo facendo dalla seduta scorsa su richiesta del nostro Gruppo.
L'argomento gravissimo dei prezzi non a caso ha tenuto impegnate nei giorni scorsi le prime pagine dei giornali. Esso rappresenta la più grave preoccupazione per le famiglie italiane, e nella sua concretezza, nella sua immediatezza, per la sua vasta risonanza sociale, costituisce il metro più facile di valutazione della capacità dei pubblici poteri di controllare e guidare lo sviluppo della nostra economia, che dovrebbe essere al servizio dell'uomo, anziché asservirlo ed angosciarlo come purtroppo spesso appare negli argomenti trattati dal nostro Consiglio (vedasi anche l'ultima seduta, dedicata alla Montedison).
La gravità della situazione, al di là di ogni forzatura, appare evidente dalle stesse misure straordinarie che sono state prese in ogni parte d'Italia, dove pure, stando alle statistiche, il costo della vita sarebbe meno alto che in Piemonte, in particolare a Torino, con l'istituzione persino del calmiere, che ha la triste prerogativa di essere l'anticamera del razionamento.
E' fuori di ogni dubbio che ci troviamo di fronte alla più allarmante esplosione dei prezzi di prodotti e di servizi che potesse venire ad aggravare ulteriormente la situazione economica nazionale e regionale, che ha assorbito finora gran parte delle preoccupazioni di questo Consiglio.
Ritengo del tutto inutile richiamare qui i dati statistici dei vari aumenti che investono tutti i settori, ormai a tutti ben noti e che in particolare per il settore dell'alimentazione, che è il più importante per tutti i bilanci domestici, hanno raggiunto un ritmo dell'1 per cento mensile, cioè un ritmo da inflazione galoppante. Basta tale dato per dirci che siamo ben lontani dal solito fenomeno stagionale contingente richiamato dall'Assessore, fenomeno che di solito riguarda soprattutto i prodotti ortofrutticoli, i quali non fanno eccezione in questa occasione, con aumenti eccezionali, ma accanto ai quali c'è tutto un altro lungo elenco dal formaggio al prosciutto, alle uova soprattutto, che presentano lievitazioni veramente paurose.
La gravità di questa situazione risulta aumentata dal tipo di sviluppo economico del Paese, che ha reso ancor più rilevante l'insoddisfazione e le disparità sociali e che è tuttora soggetto ad arcaiche leggi di mercato. E la convinzione del consumatore italiano, è resa ancor più difficile dalla persistente arretratezza del sistema distributivo del Paese e dagli alti costi di distribuzione che ne derivano.
Le conseguenze sono enormi: da quelle di ordine generale a quelle particolari sofferte dalla grossa fetta della nostra popolazione che vive con pensioni da autentica fame ad un regolare rapido annullamento di tutti i miglioramenti di retribuzione che il lavoratore-consumatore riesce a conseguire a seguito di lunghe trattative precedute spesso da penose e costose agitazioni. Il quadro, gia di per sé troppo serio, si fa, senza tema di esagerazioni, drammatico, dal momento che è affidato ad un Governo nazionale che vi inserisce per primo l'aumento dei telefoni, che da quella coerente espressione della logica del profitto che alimenta la spirale consumistica (si vede la poco convincente, per non dire scandalosa, vicenda della TV a colori), un Governo che mentre nega al pensionati aumenti appena decenti, propone stipendi favolosi per i grandi burocrati, forse in premio anche degli sforzi dagli stessi fatti per contenere e vanificare la riforma regionale, un Governo che non ha mai smentito in modo convincente l'intenzione di arrivare ad una svalutazione della lira.
L'attesa di una riduzione imminente del potere d'acquisto della moneta è l'esca, e nello stesso tempo la giustificazione, per molti operatori per procedere a rialzi eccezionali, così come certamente c'è già chi mette le mani avanti con la giustificazione del sopraggiungere dell'Iva. Sappiamo bene che vi sono anche delle cause più oggettive che stanno al fondo di una situazione generale mondiale dell'aumento dei prezzi e del rincaro della vita: esse vanno dall'inflazione strisciante, che gli esperti dicono conseguenza naturale del complesso meccanismo di compensazione internazionale, e che investe tutti i Paesi, alle modeste incidenze stagionali, dalle conseguenze della politica del MEC che vengono subite dal nostro patrimonio zootecnico nazionale all'arretratezza e alle disfunzioni del settore distributivo del nostro Paese e alle speculazioni che vi prosperano con i grossi distributori che giocano al rialzo anche per obbligare i piccoli ad entrare nel loro sistema sotto il loro controllo.
Di fronte ad una simile situazione, la via d'uscita non sta certo nel mancato rispetto da parte del Governo centrale dell'impegno che ha assunto con i Sindacati di bloccare le tariffe pubbliche, nella non volontà di attuare le riforme necessarie alla struttura della nostra società ed anzi di voler eliminare quanto è già stato fatto, o, come sembra davvero che avvenga, nel lasciar scatenare una campagna allarmistica per montare anticipatamente l'opinione pubblica contro le rivendicazioni salariali che stanno per venire a naturale scadenza.
E' chiaro che il problema dei prezzi investe il discorso generale sulla situazione politica ed economica del Paese, caratterizzata dalla chiusura delle fabbriche, che è diventata purtroppo l'argomento principale anche per noi, e dell'aumento della disoccupazione, per cui l'aumento del costo della vita viene a colpire salari dei lavoratori in un momento già di crisi della domanda interna. I possibili rimedi, di fronte alla sintetica diagnosi fatta, non si possono trovare se non in una precisa impostazione e volontà politica, che per noi rimane, in estrema sintesi, quella dell'attuazione delle riforme, le sole capaci di garantire efficacia agli aumenti salariali, di offrire adeguati servizi sociali ed influire sulla riduzione dei costi che in definitiva determinano i costi della vita (affitti trasporti, spese sanitarie, scuola eccetera).
Gli interventi più immediati e specifici hanno formato in questi giorni oggetto di ampi dibattiti nell'ambito delle forze sindacali, dei rappresentanti di categoria, dei responsabili degli enti locali, ed essi investono tutte le competenze: da quelle del Governo centrale a quelle delle Regioni e dei Comuni. Risultato, alla luce dei più sereni e competenti giudizi, e soprattutto dell'esperienza, velleitario e demagogico il ricorso al calmiere, che, oltre tutto, è l'espressione di una tendenza ad attribuire ingiustamente ad una categoria, quella dei dettaglianti responsabilità che invece stanno ben a monte, si e incominciato a guardare alla radice del male. Così, mentre sul piano immediato, opportunamente grandi comuni come Milano e Torino, hanno trovato accordi con i commercianti per un congelamento temporaneo dei prezzi, giustamente si è cominciato a livello nazionale a chiedere che l'AIMA, opportunamente aggiornata, per non limitare la propria attività alla distribuzione delle eccedenze agricole, intervenga per l'importazione di prodotti alimentari soprattutto carni e burro, da collocare sui mercati a prezzo controllato, a chiedere al Governo la revoca dell'aumento dei telefoni e ai comuni il blocco del costo dei servizi pubblici. Sono punti fermi compresi anche nella nostra mozione.
Il problema, però, del contenimento dei prezzi e la lotta all'aumento del costo della, vita non solo possono, ma devono, avere tra i principali protagonisti anche le Regioni, nell'ambito delle loro competenze, che vanno da quelle in agricoltura a quella dei mercati. In occasione della discussione sul decreto delegato in materia di "fiere e mercati", Giunta e Consiglio avevano gia sottolineato tutte le esigenze relative alla disciplina dei mercati all'ingrosso e per una loro ristrutturazione a livello della politica territoriale regionale, coordinate con l'aspetto della viabilità e con l'urbanistica commerciale, onde evitare sprechi alla collettività e creare un punto d'incontro fra produzione e distribuzione per consentire la diffusione di particolari economie di scala Parlando poi dell'agricoltura, da parte nostra abbiamo sempre denunciato le carenze del settore distributivo e la necessità di agire per l'eliminazione delle rendite parassitarie della intermediazione commerciale, che si traduce in costi insopportabili per i consumatori lasciando i produttori senza alcun vantaggio.
La relazione dell'Assessore si è rifatta essenzialmente al discorso del piano commerciale e della razionalizzazione dei centri di distribuzione che va fatto con i comuni e che inciderà senza dubbio sulla accessibilità sulla scelta e quindi sui prezzi. In tali limiti, però, la relazione della Giunta rimane deludente: essa è una chiara prova di una mentalità e di una visione che, sotto l'etichetta di un rigoroso rispetto della legge e delle competenze, riduce l'ampiezza e la profondità persino dell'analisi dei problemi anche più scottanti, che pure investono campi di competenza delle Regioni, come quello di cui ci occupiamo. L'Assessore, l'amico Borando, che pur vive anche professionalmente immerso nel mondo agricolo, ha parlato ben poco della connessione fra l'aumento dei prezzi e la necessità delle riforme in agricoltura. Ha fatto un accenno alle cooperative, che, guarda caso, ha poi cancellato dal testo scritto, quasi che se ne fosse pentito.
Ma non si può trattare seriamente questo problema senza parlare dell'agricoltura. Ogni nostro discorso fatto in quest'aula ha sempre posto l'accento sulla necessità di trasformazioni strutturali della nostra agricoltura, ma in senso associativo e cooperativistico, per arrivare a produrre di più, per vendere meglio, con il duplice scopo di fare da una parte partecipare più largamente i produttori al valore aggiunto della trasformazione e della distribuzione, aumentando i redditi degli agricoltori, e dall'altra proprio di contenere i prezzi, a favore dei consumatori.
Ancora in sede di discussione del bilancio sollecitavamo impegni in tale prospettiva, indicando già, nell'ambito dell'utilizzazione del fondo globale, specificatamente come elementi indispensabili nell'economia piemontese la costituzione e lo sviluppo di stalle sociali, centri latte, e l'erogazione di contributi a favore di organizzazioni consorziali, anche per la macellazione e l'immissione diretta sul mercato di carni suine onde far fronte in qualche modo sempre al problema dell'approvvigionamento di carni, mossi dall'evidenza di tali problemi.
E' chiaro che molto dipenderà da quello che sapremo fare in agricoltura, perché i problemi collegati ai generi alimentari di prima necessità (latticini, frutta, burro, latte, carne eccetera) possano essere adeguatamente risolti. La Regione può e deve far cambiare rotta ad una impostazione di produzione che oggi persegue obiettivi non dettati dal consumo ma dalla remunerazione consentita dalla politica dei prezzi, per cui eccedenze si verificano accanto a gravissime deficienze come quella della carne. E proprio perché il problema che maggiormente travaglia la Regione, il Paese e il mondo intero è oggi principalmente quello dell'approvvigionamento della carne, ciò che noi riteniamo necessaria in questo momento è l'impostazione immediata e il finanziamento del piano di sviluppo agricolo e dei piani zonali che abbiano come meta principale la precisa previsione e il chiaro scopo di portare ad un adeguato aumento di bestiame di ogni genere nelle nostre terre.
C'è molto da fare, in tale senso, e al di là delle quantità il problema primo e più immediato è quello della selezione del bestiame, attraverso il quale si può già arrivare ad un notevole incremento dei nostri capi e si può anche agire subito nel senso da più parti indicato di vietare la macellazione dei capi al di sotto di un certo peso e quindi di non dilapidare in un'età non ancora matura la carne che ci è disponibile. Tutto questo accompagnato, però, da una riforma del settore distributivo e di quello dei trasporti. Ecco che i trasporti rientrano in un discorso inscindibile da quella che è una azione programmata della Regione. Riforma strutturale, quindi, dell'agricoltura, del commercio, dei trasporti, con il sostegno regionale in termini di assistenza tecnica e di credito attraverso l'istituenda Finanziaria pubblica e cooperative, ad associazioni tra operatori commerciali, per un riassetto della distribuzione della lunga catena costituente l'attuale intermediazione.
Questa è l'azione concreta che spetta alla Regione e la più valida perché va a colpire il male alle sue radici. Se sul piano più immediato i poteri nostri sono più limitati (non certo però le iniziative, ad esempio perché vengano colpite le operazioni speculative all'interno dei mercati all'ingrosso e perché vi possano essere immesse le maggiori quantità possibili di merci provenienti dalla produzione ed anche dall'esportazione come detto nella mozione, impegnando in tali iniziative la cooperazione di consumo e le forme associate dei dettaglianti), a noi sembra che se neanche nei momenti in cui certi problemi vengono a tutta evidenza, e purtroppo in situazioni di vero allarme nella popolazione, la Regione non forza l'enunciazione e la spinta di certi programmi, fa dubitare davvero della sua volontà politica in ordine agli stessi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Ferraris: ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, colleghi, pur riservandomi di esprimere più avanti un più articolato e circostanziato giudizio circa le proposte presentate nella precedente seduta dell'Assessore Borando sul problema dei prezzi desidero anticipare un apprezzamento positivo - salvo verifica, una verifica da farsi attentamente - in relazione ad alcune proposte che mi pare vadano nella direzione giusta. Mi riferisco al ruolo che, secondo l'Assessore, finalmente (perché vi era un preciso ordine del giorno del Consiglio in merito) la Regione assumerà in ordine alla promozione dei piani di adeguamento e sviluppo della rete distributiva, alla riorganizzazione dei mercati generali per la promozione delle cosiddette vendite concordate, oltre che per provvedimenti a favore della cooperazione. Si tratta senz'altro di proposte positive, che accolgono le rivendicazioni unitarie del movimento sindacale, in particolare del movimento della cooperazione di consumo, della cooperazione in generale della Conf-Esercenti, che del resto, come ho già detto, erano già state sollevate da parte del nostro Gruppo in quest'aula ed avevano anche formato oggetto di un preciso ordine del giorno approvato dall'Assemblea. Mi pare che quell'ordine del giorno sia stato completamente disatteso fino ad oggi: di qui l'esigenza di una precisa verifica della volontà della Giunta. Ma riprenderò questa questione più oltre.
Così come ho voluto anticipare questo apprezzamento positivo, sia pure con riserva, desidero esprimere subito, e non per ragioni di contrappeso un giudizio, negativo però, sulla relazione nel suo insieme e sulla stessa inadeguatezza delle proposte formulate ad affrontare i problemi che stanno alla base del carovita, dell'attuale recente rialzo dei prezzi, con interventi di carattere immediato. Non mi pare, infatti che ci si possa porre di fronte ad un problema così drammatico e grave, e tutt'altro che settoriale, come quello dei prezzi e del carovita più in generale, così come ha fatto l'Assessore, senza collocarlo nel contesto più generale della situazione economica, e, quel che è peggio, senza un minimo esame delle cause generali, strutturali ed anche evidentemente di quelle congiunturali o contingenti che stanno alla base sia del recente rialzo dei prezzi ma soprattutto della continua, costante ascesa del livello dei prezzi, che è andato avanti nel nostro Paese in questi ultimi vent'anni. Posso anche capire l'imbarazzo dell'Assessore, che non dimenticherà mai, certamente che appartiene alla Democrazia Cristiana, ma è troppo comodo, ed è da respingere, questo modo asettico e disinvolto di sorvolare sulle responsabilità politiche vuoi del Governo vuoi sulle stesse inadempienze della Giunta o sue proprie.
Ma, ai fini del dibattito, ciò che rappresenta un limite, una carenza di fondo della relazione, rilevata già, mi pare, dal collega Fonio, e proprio l'aver isolato il problema prezzi e carovita dai problemi e dalle cause che pure l'Assessore ha riconosciuto esistere a monte dello stesso sistema distributivo, Da questo angolo visuale, la relazione della Giunta e dell'Assessore è un vero capolavoro di reticenze, sospensioni di giudizio allusioni e disinvoltura politica. Bene ha fatto Fonio a ricordare alcune delle cause generali. Non voglio impegnare me stesso e il Consiglio in un dibattito di carattere generale, che del resto abbiamo già avviato in occasione dell'esame del piano regionale di sviluppo e che riprenderemo indubbiamente nei successivi dibattiti: osservo però che non bisogna mai dimenticare che i prezzi, in ultima analisi, non sono altro che il risultato finale del modo in cui è organizzata l'intera economia, quindi di una determinata politica economica della classe dominante e dei Governi che la applicano, e che, a mio avviso, è almeno necessario richiamare per memoria alcune cause di carattere strutturale e congiunturale per poi approfondirne qualcuna. Evidentemente, hanno pesato e pesano in modo determinante sulla politica dei prezzi fattori di carattere internazionale con riferimento ai rapporti monetari e alla politica estera, la confusa e fallimentare politica agraria e comunitaria, ancorata al sistema del sostegno dei prezzi, la politica fiscale e tributaria, lo stato attuale della rete distributiva italiana. Infine, nell'attuale situazione di crisi economica hanno agito fattori contingenti di vario tipo, ma anche qui, in primo luogo, prima ancora dei fattori dei fenomeni speculativi che ci sono stati, le misure governative in materia di tariffe telefoniche, di prezzi amministrati (la stessa entrata in funzione dell'IVA ha già determinato i suoi effetti, perché influisce non soltanto in modo psicologico ma per quanto riguarda tutto il regime che regola le cosiddette scorte e via dicendo) hanno, unitamente ad altri di carattere puramente contingente stimolato la spirale del rialzo, e quindi determinato i recenti aumenti.
Prima di passare ad illustrare le nostre proposte, che peraltro sono ampiamente sostenute nella mozione che abbiamo presentato con i compagni socialisti, vorrei riprendere, isolandoli, almeno due fattori strutturali che sono fondamentali e che hanno inciso e incidono in misura decisiva sulla formazione dei prezzi: l'agricoltura e la rete distributiva.
Per quanto riguarda l'agricoltura, scontiamo e paghiamo il fallimento della politica agraria nazionale comunitaria, che, com'è noto, incide su uno dei settori fra i più delicati della rete distributiva, quello dei generi alimentari di largo consumo, quello che determina poi il cosiddetto carovita. In merito, ricordo non soltanto l'assenza, che perdura da due anni e più, di ogni investimento, di ogni finanziamento in agricoltura, ma anche, cosa più grave, dello sperpero dei finanziamenti precedentemente decisi. Tutti sappiamo come ancora alcuni mesi fa, o un anno fa, il Governo italiano, in accordo con la CEE, con il FEOGA, non solo autorizzasse, ma stanziasse o erogasse, cospicui contributi a favore di chi ammazzava le vacche e si impegnava a non allevarne altre almeno per un certo numero di anni (120.000 lire per capo). Tali provvedimenti si dicevano motivati dal fatto che gli allevamenti, sia in Italia che nella Comunità, erano troppo consistenti e provocavano situazioni di mercato incontrollabili. Ora, la situazione è quella che è, cioè spendiamo due miliardi al giorno per approvvigionamento di carne, e ormai vi è penuria di carne, con difficoltà quindi di approvvigionamento anche sui mercati internazionali, ed in particolare sui mercati del MEC. Le stesse famose scorte di latte e di burro mi pare che si siano volatilizzate e che abbiano anche per questo settore le stesse difficoltà che per la carne Altro punto caldo, se non sbaglio, per quanto riguarda l'arco alimentare - perché evidentemente il rialzo dei prezzi investe anche i prodotti tessili, l'abbigliamento eccetera -, per la spesa familiare, è rappresentato dall'orto-frutta. Ebbene, in Emilia si distrugge anche quest'anno la frutta; e, a parte i contributi pagati tramite l'AIMA per distruggerla, non si sa e non si vuole tuttora, da parte del Governo e della CEE, proporre altre misure che non siano ancora una volta l'estirpazione degli impianti, dei frutteti e l'impegno a non ripiantarne per altri cinque anni.
La stessa situazione, sia pure nel quadro di una diversa dinamica, si è verificata e si verifica per quanto riguarda la bieticoltura e lo zucchero con la riduzione delle superfici coltivate, con la speculazione delle industrie di trasformazione della bieta, delle industrie dello zucchero. In proposito ricorderò solo, per memoria, l'assenza di qualsiasi strategia politica finalizzata alla tutela dei produttori agricoli e dei consumatori per quanto riguarda le industrie che operano nel settore della trasformazione e dei prodotti agricoli, a scopo alimentare, ovviamente, ove pure operano non poche aziende pubbliche o a partecipazione statale.
Per concludere su questo argomento, vorrei ancora ricordare le tre direttive della CEE, di cui l'unica che pare avere concrete possibilità di essere recepita ed attuata con qualche risultato nel nostro Paese e poi quella che dovrebbe incentivare la cacciata dei contadini dalle nostre campagne. E un gruppo di colleghi della Democrazia Cristiana ha anche presentato in quest'aula una sua proposta di legge che si collega al cosiddetto sistema degli incentivi e del pensionamento anticipato. Il che significa, in una situazione come l'attuale di crisi economica, in cui si fanno sempre più scarse le possibilità di occupazione nel settore industriale, provocare un ulteriore rigonfiamento del settore terziario settore che, almeno in rapporto al grado di sviluppo nel nostro Paese, è gia di per sé pletorico ed abnorme.
E passo ai problemi della retta distributiva. Per quanto riguarda l'apparato distributivo ed i problemi dei mercati, sui quali tornerò più avanti, non c'è dubbio che almeno in parte possiamo essere tutti d'accordo e concordare con l'Assessore. Ci troviamo di fronte, lo si ripete tutti i giorni, ad un apparato pletorico, polverizzato, scarsamente produttivo costoso, arretrato rispetto alle esigenze del Paese, ma pesantemente subordinato nei punti decisivi sia del commercio all'ingrosso, dove avviene la formazione dei prezzi, che condiziona poi il dettaglio, sia allo stesso dettaglio, dal capitale finanziario, con i suoi supermercati, shopping center e via di seguito. I Mercati generali - e qui concordo pure con l'Assessore -, commercio all'ingrosso nel suo insieme, l'importazione e l'esportazione, specie nel settore delle carni e dell'orto-frutta, sono dominati interamente da pochissimi operatori, in grado di fare il bello e il cattivo tempo, cioè d'imporre prezzi e condizioni. Non a caso, del resto, spesso si parla della mafia, dei racket che dominano i mercati generali, che taglieggiano sia i produttori agricoli sia i dettaglianti, e quindi consumatori, in ultima istanza.
Ma anche qui sarebbe troppo comodo limitarsi a riconoscere, come fa l'Assessore, che le cose stanno così: si tratta d'individuare cause e responsabilità del fatto che le cose stiano così. Sono forse i consumatori che non sanno scegliere, che non sono stati educati a consumare un genere invece che un altro? La colpa è forse dei contadini, dei dettaglianti delle cooperative, come ha praticamente scritto il Presidente del Consiglio, on. Andreotti, in un suo sconcertante articolo apparso sulla rivista "Concretezza" negli stessi giorni in cui il Prefetto di Roma seguendo ovviamente le istruzioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, imponeva il calmiere nella capitale? No certamente.
L'arretratezza, la scarsa produttività, diciamo pure la parassitarietà della rete distributiva e la situazione esistente nei mercati all'ingrosso altro non sono che la logica conseguenza di una precisa e voluta scelta della Democrazia Cristiana e dei suoi alleati, con particolare riferimento ai socialdemocratici e ai liberali. Infatti, la politica concreta, ed anche la stessa posizione o impostazione culturale della D.C. e dei suoi alleati preferiti, socialdemocratici e liberali, in questa materia ha sempre oscillato fra due posizioni ugualmente errate ed arretrate: da una parte D.C. liberali socialdemocratici hanno sempre illuso gli operatori del settore, i dettaglianti eccetera presentandosi nei loro confronti come i difensori della libera concorrenza, i tutori del ceto medio e commerciale accarezzando e blandendo anche le posizioni più corporative individualistiche e superate di questi ceti: ma sostanzialmente hanno poi favorito nella pratica di ogni giorno, con gli atti del Governo, ed in ogni modo, la penetrazione della grande distribuzione. In ultima analisi, la vera scelta, politica, ideale e strategica, così come la si voglia chiamare, della D.C. e dei socialdemocratici è sempre stata quella secondo cui il rinnovo della rete distributiva italiana avrebbe dovuto essere opera del capitale finanziario, attraverso la "Standa", la "Upim", la "Rinascente", con i loro supermercati, ed ora con gli ipermercati, gli shopping center di cui ci parla sovente il collega Dotti, con gli studi di Piemonte Italia, In merito, vorrei soltanto ricordare che dati recentissimi forniti dall'organizzazione della cooperazione per lo sviluppo economico internazionale indicano che il tanto criticato commercio italiano incide sul prodotto lordo interno per il 12 per cento, mentre nei paradisi della grande distribuzione capitalistica l'incidenza è del 16 per cento (Stati Uniti), del 20 per cento in Svezia, del 13 per cento in Germania. Che quindi quella sia una via non soltanto errata ma profondamente dannosa lo dimostrano anche le esperienze dei Paesi che per quella via si sono incamminati.
Certo, la Democrazia Cristiana ha compiuto questa scelta, in politica agraria - come dicevo, nella pratica, senza dichiararlo esplicitamente per non incrinare quel rapporto politico, tuttora indubbiamente saldo, che è riuscita a stabilire con il ceto medio commerciale, pena le ricorrenti crisi. Poi ha fatto il resto trasformando il settore terziario anche in un rifugio della cosiddetta disoccupazione nascosta. I risultati di questa scelta sono quelli che conosciamo: la cosiddetta scarsa produttività della rete distributiva, che viene pagata dai consumatori ed anche dagli stessi dettaglianti, costretti ad operare in condizioni tutt'altro che favorevoli (anche se sono stati recentemente indicati da Andreotti, attraverso il suo calmiere, come i responsabili primi, i responsabili principali dell'aumento dei prezzi; noi sappiamo però che le cose stanno diversamente, e ne è riprova la notizia data ieri da "La Stampa" con notevole evidenza secondo cui certa Elvira Glavina ha messo all'asta il suo negozio - e certamente non è la sola a farlo -, in posizione centrale, in via Accademia Albertina dicendosi disposta a cederlo per 1500 lire al giorno, un negozio arredato di tutto punto). Ma c'è il rovescio della medaglia, cioè ci sono gli alti profitti degli ipermercati, degli shopping center, della grande distribuzione, profitti, se non altro, determinati dalla cosiddetta "rendita di posizione o differenziale", e lauti sono pure i profitti da fenomeni speculativi per i grossisti che operano in una situazione di tutto privilegio sui mercati generali e fuori di essi.
Passando ora a formulare delle proposte concrete, noi non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere che, di fronte ad una situazione strutturale generale di questo tipo ed a conseguenze e a guasti di questa natura, nessuno possiede la bacchetta magica, e quindi siamo disposti a riconoscere che a questo punto non possono esistere misure miracolistiche capaci di trasformare radicalmente la situazione dall'oggi al domani.
Questo pero non giustifica alcun attesismo, anzi, determina l'esigenza di un maggiore impegno a tutti i livelli: nazionale, comunitario, regionale, a livello degli enti locali, agendo su tutti i tasti per mettere a punto una serie di misure politiche capaci di abbracciare l'intero arco dei settori che stanno alla base della situazione, cioè l'agricoltura, l'industria di trasformazione, la rete distributiva, e immediatamente di portare alla modifica della politica fiscale dei prezzi attuata dal Governo. Ciò che noi respingiamo è il maldestro tentativo del Governo Andreotti di ricorrere ad una misura demagogica come quella del calmiere all'ultimo passaggio delle merci. Ma del calmiere è già stato detto da tutti tutto il male che si poteva e si doveva dire; del resto, sia pure nella forma indiretta ed asettica del "pare" e del "si dice", emerge anche dalla relazione dell'Assessore Borando, e quindi, credo, dal pensiero della Giunta stessa Non voglio pertanto insistere in una polemica su un fatto ormai superato, seppur gravissimo, anche se questo fatto ha evidentemente provocato il caos che sappiamo a Foggia e in genere nelle province in cui il calmiere è stato applicato, oltre che a Roma (mi pare a Caltanissetta Catania, Foggia), e dove anche "La Stampa" di ieri ricordava che ormai manca completamente la carne bovina. Credo pero di dover ancora riprendere un elemento gia sottolineato dal compagno Fonio, ed è che se con il calmiere per il momento Andreotti mirava a gettare ogni responsabilità immediata sui dettaglianti, e a dar prova di quella cosiddetta efficienza e concretezza che dovrebbe caratterizzare il Governo di centro-destra Andreotti-Malagodi, ebbene, la manovra implicita in quei provvedimenti era e resta quella di attendere al varco i sindacati, che si apprestano ad aprire le vertenze contrattuali del prossimo autunno, per ripetere almeno sul piano propagandistico e psicologico la stessa manovra ricorrendo al solito discorso qualunquistico della cosiddetta nefasta spirale salari prezzi e via dicendo, invocando la moderazione, puntando all'isolamento della classe operaia. Su questa questione occorre assumere una posizione chiara e precisa : una libera, aperta, forte contrattazione sindacale è oggi come sempre, necessaria e salutare per lo sviluppo economico del Paese, per la difesa del potere d'acquisto dei lavoratori. Anzi, io credo che questo Consiglio debba plaudire allo sciopero programmato dai sindacati per l'intera provincia di Torino per il 20 settembre proprio in materia di occupazione e di lotta contro il carovita, contro l'aumento dei prezzi.
Spazzato via il calmiere dalla reazione dei commercianti, almeno a Roma, come dicevo, e dalla disapprovazione generale, il Governo Andreotti Malagodi, il cosiddetto Governo della concretezza e della efficienza, si è chiuso nell'immobilismo più distaccato ed assoluto: ha rinviato l'esame della relazione dei Prefetti, soltanto oggi darà corso alla discussione di nuove misure, che non potranno evidentemente ripetere quelle che ormai sono state battute. Anche di qui, da questo rinserrarsi del Governo e dal suo immobilismo, si deduce la validità, come dicevo prima, dell'iniziativa della lotta della classe operaia torinese, e l'esigenza anche da parte nostra, anche da parte di questo Consiglio, di premere con atti e deliberazioni e interventi che sappiano raccogliere le generali richieste del movimento popolare dei sindacati, delle cooperative, per indurre il Governo ad intervenire almeno su tre direttrici principali, con interventi a breve, a medio e a lungo termine.
Non rifaccio il discorso generale: è chiaro che soltanto attraverso un nuovo tipo di sviluppo, la ripresa degli investimenti, l'estensione degli investimenti pubblici e privati e il loro controllo sarà possibile determinare una situazione nuova. Ma intanto s'impongono alcune misure all'interno, e una delle prime è l'immediata revoca di alcuni provvedimenti adottati dal Governo in materia di tariffe telefoniche, di prezzi amministrati. Occorre non soltanto ottenere, come già chiedeva Fonio, la revoca di questi provvedimenti, ma anche la garanzia che altri provvedimenti del genere già preannunciati saranno bloccati, a partire dagli affitti delle abitazioni e tutto il resto. Inoltre, s'impone la modifica della legge che introduce l'IVA, sopprimendo, o riducendo drasticamente, le aliquote sui beni e i servizi di prima necessità. Così come si tratta di affrontare - e qui le competenze fra Regione e Governo si accavallano i problemi dell'agricoltura, con particolare riferimento al settore zootecnico ed ortofrutticolo. Intanto, sul piano Immediato non vi è dubbio che s'impone con urgenza l'attuazione di un piano concordato fra Governo, Regione, grandi Comuni capoluoghi di regione per massicce importazioni di carne, attraverso l'AIMA ed altre eventuali strutture pubbliche e cooperativistiche, da immettere sul mercato attraverso i macelli comunali, la cooperazione, i dettaglianti, a prezzi concordati e controllati.
Questa esigenza ne richiama pero subito altre: la sospensione, da richiedere in sede comunitaria, dei diritti di prelievo, cioè dei dazi sulle importazioni di carne dei Paesi terzi, che incidono per il 20 per cento sui prezzi, superando ovviamente le artificiose ed interessate resistenze del Governo olandese; la ristrutturazione e trasformazione dell'AIMA (anche questo argomento è stato già introdotto dal collega Fonio), che non può continuare a rimanere qual è oggi, cioè un'azienda di sussidi e sussistenza per la distribuzione delle produzioni agricole eccedentarie, ma deve diventare l'azienda di Stato per la manovra delle eccedenze dell'importazione, ma in rapporto alla rete distributiva, in rapporto alle esigenze del consumo, per l'organizzazione delle vendite a prezzi concordati da parte evidentemente del potere politico, del Governo delle Regioni, della stessa AIMA e via dicendo.
Altra conseguenza che deriva da questo discorso iniziale è il rilancio della produzione agricola, con particolare riferimento al settore degli allevamenti e della produzione zootecnica. Qui si tratta non soltanto di rivendicare i finanziamenti statali, ma di procedere subito a livello regionale ad affrontare i problemi dei piani di sviluppo, così come occorre che noi Consiglio Regionale procediamo a dotale la Regione dell'Ente regionale di sviluppo s'impone che entro pochi giorni (anzi, mi pare che si fosse fissata una data, il 15 settembre) la Giunta arrivi a presentare quei provvedimenti di carattere finanziario per l'agricoltura ai quali si era impegnata nel corso della discussione sul bilancio. A livello più generale s'impone il rovesciamento della politica agricola comunitaria, con il passaggio della politica dei prezzi a quella delle strutture, assicurando per un certo periodo al meno un sistema d'integrazione dei redditi a favore dei piccoli e medi produttori in luogo dell'attuale sostegno dei prezzi.
Qui dovrei aprire il discorso sull'associazione dei produttori, ma esso mi porterebbe troppo lontano: mi permetto soltanto di ricordare al silenzioso Assessore dell'Agricoltura, dott. Franzi, che vi è un problema che è del settembre 1972, e non del settembre 1973, ed è di intervenire come Regione presso il Governo sul problema del nuovo regolamento ortofrutticolo, con specifico riferimento al problema dei prezzi per la commercializzazione dei prodotti, alle associazioni dei produttori.
Altrimenti, nel '73, o anche questo inverno, sarà troppo tardi.
Fin qui mi pare sia già emerso un intreccio di proposte, di iniziative che non sono solo da sollecitare presso il Governo, di carattere peritorio ma già materia d'intervento promozionale ed operativo nostro, come Regione come Giunta e naturalmente come Consiglio.
Venendo ora a trattare brevemente sia sulle proposte d'intervento immediato sia a medio termine con riferimento ai problemi più interni al settore della distribuzione, riprenderò ad una ad una le proposte contenute nella relazione dell'Assessore Borando, sciogliendo quelle riserve che avevo annunciato all'inizio. Modifica e riorganizzazione dei mercati all'ingrosso. In merito, caro Borando, concordo perfettamente sui giudizio che tu hai espresso. E' l'unico punto, si può dire, in cui non hai avuto reticenze né hai fatto allusioni, ma sei stato preciso. E' qui, infatti che si esercita, come dicevamo prima, quella contrattazione dei prezzi quella formazione del prezzo che, come tu dicevi, viene, violando tutte le norme della concorrenza, fissata quando la merce è ancora sui vagoni, o quando la merce è ancora da raccogliere negli orti o nei frutteti dei contadini, e via di seguito. Ma io non posso certo dimenticare, caro Borando, che la Giunta, anche su questo tema, è stata impegnata, se non sbaglio, nei mesi di marzo e aprile del 1972, quando l'Assessore Chiabrando non era ancora Assessore ma presidente di una Commissione, ad esprimere precise proposte sia in merito al problema generale della riorganizzazione dei mercati sia in merito alle iniziative del Comune di Torino, di cui tu parli. C'era un ordine del giorno che impegnava la Giunta ad esprimere un preciso giudizio ed una valutazione entro il luglio del '71 (e siamo nel settembre '72). Successivamente, nei mesi di agosto-settembre, trascorso quel termine, abbiamo ripreso l'argomento - Benzi lo sa, e lo sa pure Menozzi, che non è presente -, ricordando che quell'ordine del giorno impegnava la Giunta ad esprimere il pensiero entro il '71. Il '72 è ormai per buona parte trascorso e tu solo adesso ci vieni a parlare della necessità di studiare eccetera: qui non si tratta più di studiare, la Giunta deve definire.
Le cose che hai detto sono espressione del pensiero della Giunta, o tue personali? Se sono l'espressione del pensiero della Giunta, bene, meglio tardi che mai: abbiamo già perso molto tempo, ma adesso occorre procedere con atti conseguenziali e concreti e anche con l'adozione e la preparazione di provvedimenti di carattere legislativo. Lo studio si poteva fare anche prima, i provvedimenti di carattere legislativo si potevano prendere da aprile in avanti. Comunque, pur rivelando il ritardo, ripeto: meglio tardi che mai, e prendo atto delle buone intenzioni. Si tratta, però, di vedere quando noi ci troveremo di fronte a questo preciso impegno concreto, a precise iniziative della Giunta, di carattere promozionale ed anche strumentale e legislativo, di fare in modo che il mercato generale assolva una funzione diversa, non sia una struttura vecchia, obsoleta come l'attuale, o moderna come propongono "Piemonte Italia" e Costamagna, ma sempre e soltanto in mano a coloro che determinano, violando ogni legge della concorrenza, i prezzi: che sia riconosciuta a questi strumenti, cioè ai mercati generali, una funzione diversa, di contrattazione, di controllo e che siano praticamente abilitati e finalizzati, direi, ad agire direttamente da collegamento fra la produzione agricola e il consumo e la distribuzione al dettaglio, fino a fare anche in proprio determinate operazioni.
Riforma della rete distributiva e piani comunali di adeguamento. E' un altro terreno per un intervento autonomo nostro, con iniziative dirette promozionali a breve, medio e lungo termine da parte della Regione. Anche questo argomento potrei riprenderlo ripetendo punto per punto quelli contenuti nella relazione dell'Assessore e dicendo che sono sacrosanti perché del resto essi traducono, paiono addirittura ripresi testualmente da esso, un preciso ordine del giorno approvato in questa sede, da questo Consiglio, in data 2 dicembre 1971.
Nella relazione si parla di dare impulso alla formazione dei piani, di incoraggiare la costituzione di unioni volontari, la cooperazione, di coordinare i piani e via dicendo C'era, in proposito, l'ordine del giorno che ho richiamato, del 2 dicembre 1971. Sono passati otto e più mesi. Quale impulso, caro Borando, è stato fino ad oggi alla formazione dei piani comunali di adeguamento e sviluppo? Sono domande precise. Esiste forse una equipe di tecnici e di esperti, formata dalla Giunta, che si muova per un'azione di assistenza e consulenza e per un coordinamento, esigenza sacrosanta e consacrata nell'ordine del giorno già citato, di cui io non abbia conoscenza? E, se esiste, su quale disegno regionale si muove? Ma è inutile che io continui la commedia, dal momento che non c'è.
Perché quell'ordine del giorno invitava proprio la Giunta a predisporre un abbozzo di proposte e di criteri generali da sottoporre al Consiglio per definire per l'appunto quel disegno regionale. Devo dar atto di avere scoperto recentemente che questi contenuti sono ripresi in una delibera del 28 marzo '72 della Giunta stessa. Quindi, la Giunta quell'ordine del giorno l'ha discusso, non l'ha proprio del tutto cancellato: però, mi risulta che non c'è alcun disegno, che non c'è alcuna equipe, e che comunque quel disegno doveva essere portato a conoscenza del Consiglio. Del resto, tu ed io, caro Borando, sappiamo benissimo perché non si è fatto nulla in quella direzione. Solo due mesi fa, nel corso di un convegno svoltosi presso la Camera di Commercio, esattamente in data 18 luglio, tu sei stato costretto a comportarti come il classico pesce in barile (e, data la tua mole capisco come tu ti sia trovato male a far da acciuga) non di fronte alle richieste dei comuni magari della cintura rossa, ma di fronte all'intera Commissione di cui all'art. 15 della legge sul commercio nominata dal Consiglio Comunale di Torino, e di fronte, in modo particolare, al prof.
Giuseppe Dematteis, illustre docente incaricato della stessa Commissione comunale di redigere il progetto preliminare al piano di adeguamento e sviluppo della rete commerciale di Torino. L'ottima relazione del prof.
Giuseppe Dematteis, che sarebbe bene che i colleghi conoscessero (io l'ho letta, e, se volete, posso anche farne avere copia) dimostra assai meglio di quanto abbia fatto io in quella seduta, che è praticamente impossibile da parte dei Comuni, o da parte di Comuni che vogliano fare dei piani di adeguamento e sviluppo seri, validi, che contino qualcosa, procedere all'elaborazione in assenza di un coordinamento regionale. Il Comune di Torino non ha bisogno di assistenza e consulenza tecnica (ne hanno bisogno invece i Comuni più piccoli) in assenza di un collegamento che consenta di sapere cosa fanno gli altri Comuni, in assenza di quel raccordo a livello comprensoriale che noi avevamo richiesto e sul quale sembravamo tutti d'accordo, recepito nella delibera della Giunta; e in particolare non conoscendo come il Presidente della Giunta e la Giunta stessa (mi pare che la facoltà sia del Presidente) intenda gestire l'art 27 della legge 426 dice Dematteis, e io dico anche l'art 26, per quanto riguarda i Comuni inferiori ai 10 000 abitanti, cioè quell'articolo che prevede il cosiddetto nulla osta da parte del Presidente per i centri commerciali d'influenza intercomunale, per gli iper-mercati e via di seguito, e l'art 26 che riguarda i punti di vendita superiori ai 400.000. Insomma, si tratta né più né meno che di quanto il Consiglio aveva approvato al comma decimo dell'ordine del giorno del 2 dicembre 1971.
Di qui l'esigenza di quel chiarimento di cui dicevo all'inizio altrimenti, specie in questa materia, si resta in una permanente situazione di equivoco, che personalmente ritengo indecorosa, intollerabile, proprio anche sotto il profilo della dignità del Consiglio Regionale medesimo e quindi della Regione nel suo complesso Non si può illudere la gente: assumere un atteggiamento a livello di Consiglio che poi la Giunta o non recepisce, o, se lo recepisce, lascia senza atti conseguenziali concreti operativi. Ecco perché all'inizio avevo parlato di reticenza, di disinvoltura politica, e avrei anche potuto parlare di vera e propria ipocrisia.
Insomma, per venire al sodo, e concludere, almeno su questo argomento occorre che la Giunta e la maggioranza, il Consiglio tutto, compiano una precisa scelta politica In sostanza, si tratta di decidere se si è favorevoli o contrari ad un aumento senza fine, o comunque ad un ulteriore aumento delle superfici attualmente a disposizione della distribuzione. Si tratta di decidere se si è per una riforma del sistema distributivo affidata ai consumatori, agli operatori del commercio, ai dettaglianti, o come dicevo all'inizio, per una riforma della distribuzione, affidata alla grande distribuzione, affidata alla Fiat, alle grandi concentrazioni.
Questo è il discorso che va fatto. E dal momento che spesso il Presidente della Giunta, che adesso non c'è, parla di una individuazione nella territorializzazione della città come fattore per quella diversificazione produttiva, è importante che si decida. Io posso benissimo capire perché qui non ci si vuole esprimere: perché c'è un disegno che per adesso resta sulle generali ma che è ancora quello che si rifà a quelle posizioni culturali, ideologiche di cui dicevo prima, che sono state proprie della Democrazia Cristiana in tutti questi anni. Sono questi i nodi che bisogna sciogliere. E quindi si tratta di competenze nostre. Certo l'influenza, i risultati saranno soltanto a medio termine, ma se non si incomincia, il medio termine diventerà un termine spostato all'infinito.
Per quanto ci riguarda, noi abbiamo posizioni chiare: siamo per il contenimento delle superfici di vendita, in relazione evidentemente allo sviluppo della città, siamo per una ristrutturazione all'interno della rete, che dev'essere fatta attraverso l'associazionismo, attraverso l'introduzione delle nuove tecniche, puntando sulle forze associate dei dettaglianti o sulle forze della cooperazione.
Sul piano degli interventi immediati, credo che il Consiglio, la Giunta debba riconsiderare e rivedere le posizioni dell'Assessore, o della Giunta di sostanziale diniego nei confronti della proposta avanzata dalla cooperazione e dai sindacati per un intervento diretto della Regione volto al reperimento, e quindi anche alla importazione, sui mercati esteri di carne bovina da immettere sul mercato a prezzi controllati.
Non valgono qui, caro Borando, le asserite difficoltà di ordine pratico e giuridico invocate dall'Assessore, in quanto si tratta di trovare e costruire, insieme con il Comune di Torino, con gli altri Comuni principali, gli strumenti idonei. Certo, se avessimo a suo tempo acquisito e provveduto a risanare la Zootecnica piemontese, come noi avevamo sollecitato, oggi avremmo lo strumento tecnico e giuridico da utilizzare per operazioni di questo tipo. Ma il problema non è ancora questo, perch gli strumenti si trovano: si tratta, se la situazione resta l'attuale, di preparare, senza attendere che si aggravi, interventi in questa direzione si tratta di prendere contatti con l'AIMA, di prevedere quindi iniziative concrete, d'accordo con il Comune di Torino, servendosi del macello del Centro carne. Lo stesso discorso che facciamo per la carne vale anche per le derrate orto-frutticole, da ricercarsi all'interno della Regione direttamente alla produzione, così come all'interno attraverso altre Regioni - e riprendo qui anche un discorso che abbiamo fatto in precedenza sul rapporto fra la nostra Regione e determinate Regioni meridionali, in particolare la Puglia o la Sicilia e via dicendo, perché i problemi di oggi si ritroveranno fra qualche mese per gli agrumi. Altrimenti quale senso avrebbe, caro Borando, affermare che la Regione apprezza, sostiene, stimola e favorisce le vendite a prezzo controllato? Sono una bella cosa, sono una invenzione del movimento emiliano, del movimento della cooperazione e degli enti locali emiliani; ma tradurlo qui, dove non c'è questa struttura cooperativistica, e senza prevedere un impegno, è aria fritta, è ancora una volta raccontare delle storie: vale tanto quanto la storiella inventata da Costamagna del "telefono amico" o del "telefono della borsa della spesa" che ha fatto ridere tutta la città, compresi i repubblicani, che si sono addirittura inalberati (se non sbaglio, forse è l'unica volta che si sono impuntati). Allora, o non parliamo di vendite concordate, o diamo ad esse un substrato, un retroterra di organizzazione, di strumenti, di intervento.
Ultima questione per la quale si impongono, credo, interventi di carattere immediato, per fortuna, è quella dei cosiddetti centri di vendita controllati. Se sono esatte le informazioni in mio possesso, mi pare che Costamagna sia finalmente passato dalle barzellette del "telefono amico" a qualche cosa di più sostanziale, proprio per la pressione dell'organizzazione sindacale di Torino, dei commercianti associati, per l'azione svolta dai nostri Gruppi consiliari. Insomma, la cosiddetta vertenza dei centri di vendita controllati sta per avere successo. Il Comune di Torino ha già messo a disposizione quattro aree: due sono libere immediatamente, l'altra, dopo i tempi tecnici per le procedure di esproprio, l'altra in contestazione. Se è vero, come dice l'"Espresso", che Sindona è partito, diretto in America, forse l'area che appunto chiedono i commercianti associati e la cooperazione, quella della Venchi Unica diverrà libera. Comunque, non è di questo che dobbiamo trattare ora.



BERTI Antonio

La Venchi Unica chiede una sua...



FERRARIS Bruno

Invece la cooperazione e i dettaglianti chiedono che si faccia lì il Centro di vendita controllata.
Iniziative di questo tipo, che hanno segnato il passo per tanti mesi a Torino e che hanno trovato questo sbocco - l'ho letto sui giornali - vanno avanti finalmente anche in altri centri. Valenza è un esempio concreto di intervento per la ristrutturazione della rete distributiva; mette a disposizione le aree e anche i capitali, Comune, Provincia, Camera di Commercio, per unificare quindici punti, piccole botteghe di esercenti, in un'unica struttura fisica (non so se cooperativa o solo accorpamento all'interno di uno stabile). Sia per Torino, sia per Valenza un plauso, e penso che altre iniziative di questo tipo dovranno essere incentivate occorre però che la Regione non dica sempre che è sfavorevole: adesso occorre scegliere e stanziare i fondi adeguati e sufficienti per intervenire a favore dell'iniziativa di Torino, per intervenire, se ce lo chiedono, a favore di Valenza, e per incentivare, promuovere altre iniziative di questo tipo, esempi concreti a breve periodo di ristrutturazione della rete e di equilibrazione della rete, perché va avanti appunto una rete fondata sui dettaglianti associati e sulla cooperazione di consumo. Ma qui ci vogliono decisioni precise, stanziamenti di fondi. E io devo osservare che, anche se l'Assessore si è dichiarato favorevole alla carta commerciale richiesta dalla cooperazione, la Giunta durante la discussione sul bilancio, ha respinto la nostra proposta di stanziare cento milioni a questo proposito. Diciamo fin da ora che se in questa seduta sortirà un impegno della Giunta noi non mancheremo di sollecitarla, a pungolarla per l'immediata traduzione di esso in stanziamenti, in provvedimenti precisi.
Trascuro altri problemi che sarebbero da trattare per giungere alla conclusione. Proprio per l'esigenza di concretezza occorre, a nostro avviso, che nel corso di questa settimana, o al massimo nella prossima, ci sia un incontro fra la Giunta, Torino (Comune e rappresentanti del Comune e delle organizzazioni di Torino impegnate attorno al Centro: i Sindacati, la cooperazione di consumo, le Associazioni commerciali, le organizzazioni contadine) per l'esame di tutti i problemi: quello della carne e dell'importazione, di come la Regione interviene a finanziare i centri di vendita controllati, di come la Regione sceglie in relazione all'art. 27 della Legge 426. Riunione con il solo capoluogo di Torino proprio per la funzione che esso ha; altra riunione nella stessa settimana, o a distanza di breve volgere di giorni, fra la Regione e i Comuni capoluogo delle altre Province, ivi presenti ancora tutte le organizzazioni citate prima.
Credo di avere così, a nome del mio Gruppo, non solo illustrato la mozione scritta già distribuita, ma formulato proposte che non sono semplicemente di carattere petitorio, ma altresì proposte politiche, che tengono conto delle esigenze già altre volte sollevate, rappresentato per conto del nostro Gruppo proposte concrete che possono portare a provvedimenti concreti, in modo che la Regione assolva subito, oggi e non domani, un suo ruolo in questa drammatica vicenda dell'aumento dei prezzi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Beltrami. Ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio

Ho ascoltato, nell'ultima seduta del Consiglio, con viva attenzione l'intervento dell'Assessore al Commercio. Il quadro diagnostico che egli ha fatto è stato improntato ad un estremo realismo, così come le proposte indicative, in chiave risolutiva dei problemi, hanno resistito alla facile tentazione di indulgere a manifestazioni demagogiche per tentare di offrire una nuova dimensione alla critica, un correttivo efficace, il possibile rimedio. C'è da augurarsi che nella risposta che l'Assessore darà agli interventi che si sono succeduti questa mattina in quest'aula egli sappia resistere ancora alla tentazione di porsi su un piano di estrema difesa di quelle posizioni che sono state aggredite a livello di partiti, a livello di Governo, laddove si è tentato di dimostrare che tutto un certo esercizio, tutto è stato sbagliato, e che neppure per sbaglio qualche volta da quella parte possa arrivare qualche cosa di giusto.
L'agosto del '72 potrà essere certamente ricordato come uno dei mesi più caldi di queste annate, e non per il ricorrente caldo del ciclo atmosferico, che quest'anno, tra l'altro, non c'è stato, ma per quanto è venuto ad agitare in termini di tormento e di preoccupazione la vita delle nostre comunità. E noi siamo veramente preoccupati di questa situazione pesante che ha aggredito la vita comunitaria, dai problemi occupazionali a quelli dell'economia corrente in termini spiccioli, che investono tanto da vicino la vita delle famiglie.
L'Assessore ha detto che il problema ha degli agganci a livello internazionale, e questo è innegabilmente un discorso che allontana e scagiona, contrariamente a quanto è stato detto stamane, immediatamente da ogni responsabilità il dettagliante o il medio grossista. Dobbiamo per prender atto che talvolta la stessa politica agricola del Mercato Comune tesa a sostenere i produttori con la fissazione dei prezzi di intervento provoca una lievitazione, magari modesta, nei prezzi stessi, e la lievitazione più prossima pare sia quella che investirà, per una crescita di circa il 3 per cento, il costo del burro. La stessa crescita dei prezzi è stato pubblicato, è in Italia inferiore a quella verificatasi negli altri Paesi. Potrebbe essere un motivo di comodo: un giorno si legge da una pubblicazione che la crescita in Germania è inferiore a quella del nostro Paese, un giorno arriva magari un comunicato radio che le cose stanno esattamente al contrario. E' difficile innestarsi in un discorso di statistiche, di dati, di confronti, quando vengono investiti da giochi di carattere internazionale. Certo è che questo problema della crescita dei prezzi ha investito non solo il nostro Paese ma anche tante altre comunità.
Noi riteniamo che esistano oggettive responsabilità, che vanno ricercate nella situazione economica del Paese e nelle strutture della distribuzione, quindi nelle strutture commerciali.
Alcune osservazioni brevissime. Da più parti si sottolinea che i depositi bancari hanno raggiunto traguardi impossibili: 50.000 miliardi di lire, con il più recente ritmo di oltre 600 miliardi al mese di depositi in più negli ultimi mesi precedenti l'estate, creando un elemento di contrapposizione in sé all'andamento piuttosto fiacco dell'economia del Paese, che per talune voci aveva dato addirittura luogo ad una marcia a ritroso. Si dice che per taluni settori operiamo in un regime d'inflazione da costi d'approvvigionamento, di produzione e di distribuzione, non di inflazione da domanda; perché non solo la richiesta non preme sull'offerta ma la capacità inutilizzata degli impianti non è quasi mai stata così alta per cui, così come viene fatto da qualche parte, al fine di promuovere un arresto nella crescita dei prezzi, invitare i cittadini al risparmio servirebbe poco, direi a nulla. Si dovrebbe aprire un grosso discorso invece, ed invitare gli italiani a spendere di più, o soprattutto metterli nella condizione di investire i loro risparmi, anziché accumularli nelle banche, favorendo le correnti di investimento pulite, quelle dirette verso i settori di moltiplicazione delle iniziative, che consentono di creare maggiori occasioni di lavoro, distogliendo la spesa da certi costumi non irrinunciabili. Spendere di più non può però significare rendere più cari gli stessi prodotti e gli stessi servizi, cioè quello che sta accadendo - e l'abbiamo rilevato anche nel dibattito di questi giorni, di questo Consiglio Regionale e nel Paese - sul mercato corrente, laddove si attinge agli alimenti e ad altri beni di consumo stretto delle famiglie.
Il controllo per il mantenimento dell'equilibrio dei prezzi, la dilatazione delle esportazioni, la crescita dei salari monetari non eccedenti il 10 per cento, e, ove tale limite fosse stato superato l'adozione immediata di misure compensatrici, capaci di ridurre la domanda di beni di consumo, costituivano gli elementi della strategia per la ripresa e l'espansione dell'economia in sede di riformulazione del piano annuale '72, predisposto in allora nelle linee orientatrici dal Ministro Giolitti.
Quanto sta succedendo nel settore dei prezzi è di una estrema pericolosità, perché tocca punte mai conosciute in passato, minaccia di scardinare in sé il sistema economico, indebolito da mille cause, annulla e polverizza ancor prima che abbiano a maturare e consolidarsi i benefici dell'aggiornamento dei rapporti di lavoro in sede di rinnovo contrattuale accresce sul piano del deterioramento psicologico il carattere di rassegnazione nel partecipare passivamente al processo di aggiornamento del sistema tributario italiano con l'introduzione dell'Iva, la quale di per s già può essere elemento causante aumenti generali (è stato ricordato anche stamane), anche se per la carne, tanto discussa in questi tempi l'introduzione dell'Iva dovrebbe dar luogo ad una lieve diminuzione impositiva; favorisce ancora quel processo di svalutazione che può essere ritenuto utile solo alla speculazione, non al ceto medio, tanto legato al reddito fisso, non ai pensionati, non ai prestatori d'opera.
Il no al blocco dei prezzi risponde, al di là di quanto accaduto a Roma, ad un indirizzo dello stesso Governo ed alle aspirazioni di tutte le comunità locali. E questo dovrebbe allontanare la preoccupazione attorno ad una premessa di blocco dei salari, così com'era accaduto in un recente passato negli Stati Uniti, e così com'era stato proposto anche per un certo indirizzo nel nostro Paese. E' un no che vuole allontanare la corsa, ed i pericoli della corsa, all'accaparramento, la sparizione delle merci dalle vetrine e l'inizio organizzato - ed in ciò il nostro popolo ha un'acuta fantasia - di un processo di borsa nera. Il no al blocco dei prezzi comporta però una politica di controllo dei prezzi, il che vuol dire impedire e colpire l'aumento dei prezzi di vendita non giustificato da eventuali rincari nei costi, per risalire poi a ritroso la via della frutta, la via della carne, quella soprattutto proveniente dall'estero, per vedere dove sono gli nodi, per scioglierli, per tagliarli, per seguire i grossi speculatori, per i quali il blocco ed il calmiere non possono dare ovviamente luogo a motivi di preoccupazione o di turbamento. Se mai invocare il senso di responsabilità dei commercianti, o quali hanno dimostrato nei tempi di averlo questo senso di responsabilità, rispondendo in molte Province ed in molti Comuni - e questo già avviene - con senso di autodisciplina e di autocontrollo disciplinato. Perché sarebbe un errore investire della totale responsabilità di quanto sta accadendo una categoria tanto polverizzata, alla quale ogni giorno vengono proposte nuove tecniche aggiornamenti, nuovi motivi concorrenziali, a partire dai grossi centri di vendita ed altre tecniche distributive; anzi, occorre sollecitare ad ogni livello l'accordo con i commercianti e gli enti locali, con le Prefetture quale espressione periferica del potere esecutivo.
Questo è già accaduto in città dalle dimensioni rilevanti attraverso consociazioni, convenzioni per la costituzione di gruppi-pilota attestantisi su prezzi concordati. Siamo convinti che una notevole parte dei commercianti parteciperà, e già partecipa, a questo sforzo di contenimento dei prezzi, tenendo conto - e lo ha detto il Presidente del Consiglio di recente - che ogni commerciante è a sua volta acquirente e consumatore di mille cose diverse da quelle che egli tratta usualmente.
D'altro canto, l'intervento nel settore è urgente, indifferibile. Ne tratterà ancora il potere esecutivo in questi giorni ed è impossibile che le cose possano essere lasciate a se stesse e quindi ai meccanismi naturali di rettifica di un andamento squilibrato, in quanto la spirale degli aumenti, abbandonata a sé stessa, moltiplicherebbe, anche per incontrollati influssi psicologici, la portata della crescita e sconvolgerebbe l'economia di mercato.
A mio avviso, converrebbe puntare, fra l'altro, sulla pubblicità dei prezzi, ed esistono precise norme in materia, mediante la quale è possibile proporre al consumatore il confronto e la successiva scelta, il che risponderà ad un interesse del consumatore ed a quello dello stesso commerciante, il quale è chiamato a perseguire il fine anche di conservare la clientela ed eventualmente ad accrescerla; sollecitare ed intensificare l'azione di stimolo verso i produttori agricoli ad immettere direttamente al consumo i prodotti ottenuti nei rispettivi fondi; organizzare gli Assessorati all'Annona e Commercio degli Enti locali per la costituzione di catene di negozi a prezzi concordati con le Amministrazioni comunali indirizzando i cittadini verso l'acquisto di generi alimentari convenienti nel prezzo, con valore nutritivo eguale a quello dei tipi più cari attraverso i normali canali di divulgazione e di reclamizzazione; favorire l'associazionismo nel commercio (questo è un grosso discorso, che investe il tema presente ed altri che riguardano la vita e la sopravvivenza delle strutture commerciali del Paese), dando luogo alla riduzione di talune spese generali, dal magazzinaggio ai frigoriferi, e quindi a comuni criteri di vendita; sul piano dell'associazionismo, in dimensione più impegnativa introdurre i consorzi di acquisto, o quali, per il potenziale e le dimensioni dei gruppi rappresentati, certamente possono dar luogo all' auspicata riduzione degli intermediari tra produttori e consumatori; dare giusto risalto alla funzione delle cooperative degli Enti comunali di consumo, questi ultimi non utilizzati, così com'è stato fatto in qualche città, in chiave di sfida, ma di riequilibrio di tendenze speculative aggiornare le strutture dei mercati all'ingrosso (un tema che è stato largamente affrontato questa mattina): è stato pubblicato nei giorni scorsi, ad esempio, che i mercati di Torino risalgono al 1933 e che in allora erano stati costruiti per una popolazione di 600 mila abitanti all'incirca la metà degli attuali; perfezionando e rinnovando impianti e strutture, infrastrutture, offrendo nuove aggiornate dimensioni anche come superficie, come spazio, individuando nuove zone fuori dal congestionato centro urbano, asservite per i trasporti ed collegamenti razionalizzazione della distribuzione e dei trasporti ad ogni livello quest'ultima per quanto attiene alla rete viaria e alla conservazione del prodotto. Questo problema è da tempo sollevato: riguarda, ad esempio, le migliaia di carri ferroviari con frutta e prodotti deteriorabili che con esasperante lentezza transitano attraverso le grosse stazioni di decentramento o addirittura sono bloccati sui binari morti risalire alla produzione attraverso interventi massicci per l'organizzazione cooperativistica ed associativa dei produttori laddove si distruggono migliaia di quintali di frutti organizzare una congrua introduzione di prodotti dal mercato estero razionalizzando il contatto e la distribuzione immediata verso il consumo.
Poi, ancora, per quanto attiene al settore della carne, sul quale si appuntano oggi le maggiori attenzioni, non solo per lo sciopero dei macellai, non solo per i massicci acquisti all'estero impostati, ad esempio, con criteri di larghezza da alcuni Comuni, il problema certamente va affrontato a monte, in sede di perfezionamento di una adeguata, idonea politica zootecnica. E in questo campo e lungo questa linea la Regione ha una sua parola da dire, per competenza anche di carattere costituzionale.
In effetti, sono stati commessi non pochi errori nel settore, quale, ad esempio, l'iniziativa, ricordata stamane, della macellazione premiata delle bovine da latte, non solo per quanto riguarda il semplice abbattimento del bestiame ammalato, mentre l'orientamento del mondo dell'agricoltura verso la cosiddetta monocoltura, ha visto gli agricoltori orientarsi esclusivamente verso il riso, il grano, il mais, e le loro stalle vuotarsi (da notare che certe stalle, anche di medi produttori, un tempo ospitavano qualche centinaio di capi di bestiame).
E' stato osservato come il prezzo della carne sia legato alla disponibilità di bestiame da macello, per il nostro Paese carente anche perché è diminuito il numero dei bovini da latte mentre cresce il consumo della carne per la normale richiesta della popolazione, e per la popolazione aggiuntiva nel periodo estivo, popolazione che tocca addirittura i dieci milioni di cittadini in più. Senza le mucche, è ovvio che non nascono vitelli, e quindi diminuisce la carne. Sara il caso che chi ne ha la responsabilità esamini la possibilità di rivedere la politica zootecnica del Paese.
Momentaneamente, è suggeribile importare ed immettere sul mercato carne macellata all'estero, favorendo il circuito della carne e non quello degli animali; il che è più utile per motivi sanitari, di spacci, così come i competenti del settore in questi giorni largamente ci indicano; tentare poi di sostenere la produzione della carne all'interno del Paese con premi ai produttori eccetera.
Certo, nessuno ha nelle proprie tasche una ricetta risolutiva dei molti problemi sollevati dalla crescita dei prezzi. Ognuno, però - persona o ente locale, o associazione -, formula in questi giorni proposte, suggerimenti.
La Regione ha un suo Assessorato al Commercio, che nei mesi scorsi è stato costretto, quale esecutore di una legge dello Stato, sufficientemente discussa, ad affrontare il tema tanto arido, oserei dire burocratico, della regolamentazione degli orari dei negozi, con limiti operativi non valicabili e ben definiti. Eppure, lo ha fatto con tanta profusione di tempo e di energie, conferendo una nota umana laddove la materia lo impediva. Oggi viene offerta a questo Assessorato una grande occasione per un intervento più concreto: raccogliere ogni più utile elemento, aprire colloqui a più alto livello, coordinare le iniziative, tentare di vincere insomma, questa grossa battaglia, che, senza puntare al dramma, minaccia gravemente l'economia di molte famiglie impossibilitata a reggere all'accelerazione così forte impressa al costo della vita.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Signor Presidente, signori Consiglieri, cercherò di essere molto breve data l'ora tarda.
Nel maggio '71, un anno e mezzo fa, con il collega Vera avevo presentato una interrogazione per essere informato sulle iniziative che avrebbe preso l'Ente Regione in rapporto ai prezzi sui mercati generali. Le dichiarazioni odierne dell'Assessore Borando mi sono sembrate una risposta tardiva a quella interrogazione. Certo, in tutto questo tempo mi sembra che si sarebbe potuto fare qualcosa di pratico, di reale. Comunque, lo ringrazio, anche se la sua relazione non mi ha persuaso del tutto, anzi, in certi punti, non mi ha persuaso affatto.
Io non sono affatto convinto, ad esempio, che possa sortire qualche effetto la richiesta di apposizione dei cartellini dei prezzi sulle merci di vendita in modo visibile; non sono affatto convinto che la propaganda a mezzo giornali e TV possa servire a qualcosa (ho seguito domenica alle 13 una trasmissione registrata da Roma di un dibattito sui prezzi della carne: alla fine mi son trovato a concludere che la carne la paghiamo fin troppo poco, e ciò perché gli intervistati erano o capi dei macellai, o capi degli importatori e degli esportatori, i quali logicamente tirano acqua al proprio mulino) in certi casi è addirittura controproducente.
L'Assessore ha detto poi che i gruppi dei "3 P" si sono inseriti con il 1 settembre sui mercati ed è dell'idea che tale intervento rivoluzionerà l'ambiente. Ma siamo ormai al 14 settembre ed io non ho notizia di alcun genere di azione proficua svolta sui mercati da questi gruppi. E poi andiamoci piano a parlare di produttori che influenzano notevolmente il mercato. Io escludo che a Torino i produttori dei mercati torinesi abbiano la benché minima influenza sui prezzi: normalmente, quelli che vanno sul nostro mercato sono dei piccolissimi produttori, che portano venti-trenta chili di derrate, e poi comprano essi stessi la merce dai grossisti e la rivendono.
Quello su cui dobbiamo soffermare di più la nostra attenzione per un intervento sono i passaggi che la merce subisce dal momento in cui è in mano al produttore a quello in cui giunge sul mercato. Dobbiamo intervenire qui concordo con il collega che mi ha preceduto - per abolire i vari passaggi dal produttore al grosso grossista all'intermediario che sta nei paesi d'origine al mezzo grossista che acquista e poi vende ancora ai piccoli grossisti sul mercato, fin che si giunge al dettagliante. Sono le carenze organizzative che vanno esaminate. Molte volte il produttore abbandonato a se stesso, non dispone di celle frigorifere per la conservazione ed è costretto a vendere a qualunque prezzo se vuol evitare che la merce si deteriori in magazzino. A questo punto dobbiamo intervenire noi, per fornire i mezzi necessari affinché veramente vi siano attrezzature sufficienti, e al commercio all'ingrosso, dove si ha la formazione del prezzo (difficilmente noi riusciamo ad intervenire nel commercio all'ingrosso, perché le contrattazioni vengono fatte in una fase antecedente e quando noi interveniamo il prezzo è già fissato) e al minuto.
Qualcosa bisognerebbe anche dire sul dettagliante. E' vero che il dettagliante normalmente fa pagare a prezzo doppio, qualche volta triplo di quello che lui ha versato la merce; ma non per questo trae degli utili notevoli, perché vendendo 130-150 chili di merce in una settimana riesce con quel margine soltanto a sbarcare il lunario, certo non si arricchisce.
Occorre raggruppare questa gente, fare dei supermercati, ma concepiti in modo totalmente diverso da quelli ora esistenti, che, è chiaro, sono da condannare senza esitazione perché sfruttano a proprio esclusivo beneficio i vantaggi che derivano dalla verticalità della loro azione, senza minimamente farne partecipi i consumatori.
Tra le iniziative da impostare in un tempo più o meno breve sono proprio quelle di creazione di consorzi fra produttori e commercianti per una produzione programmata. Con i prezzi che ha la frutta in Italia oggi si legge sui giornali che ne vengono distrutte migliaia di quintali: manca dunque una programmazione, non c'è nessuno a dirigere questi settori.
Occorre poi pensare a tutta la struttura necessaria per il magazzinaggio per la conservazione, in modo da poter effettuare la distribuzione a tempo opportuno. Occorre pensare ai trasporti, proprio anche in città, dove molte volte il dettagliante, per acquistare cinquanta chili di frutta, perde una mattinata, cosicché il prezzo di quei cinquanta chili di frutta, solamente per le ore perse, aumenta di dieci-quindicimila lire. Ecco perché ad un certo momento i prezzi non sono più controllati.
Ora, il Comune di Torino sta cercando di fare qualcosa, qualcuno l'ha già accennato, sotto forma di punti di vendita a prezzi controllati. Ma si tratta di iniziative che noi avevamo proposto cinque anni fa, o almeno quattro o tre. Tutti ora si agitano, ma ormai è troppo tardi. Non vorrei che la Regione si accodasse a questo sistema, che non è certo vantaggioso per i consumatori.
Noi dobbiamo fare una scelta politica nel campo dell'agricoltura in riferimento al sistema attuale dei prodotti ortofrutticoli. Voglio citare qui un documento dei colleghi comunisti: durante la discussione sul bilancio, visto che noi abbiamo stanziato 3 miliardi e 100 milioni proprio per l'agricoltura, avevano fatto delle proposte: destinare 800 milioni a contributi a mutui integrativi per la realizzazione delle strutture occorrenti e ad assicurare la raccolta, conservazione, lavorazione trasformazione e vendita dei prodotti agricoli, destinare 500 milioni per l'adeguamento delle Cantine sociali, i finanziamenti per contributi ai contadini, e altro mezzo miliardo per interventi diretti a promuovere e favorire iniziative per la difesa economica dei prodotti agricoli. Ora, noi non avevamo accettato di discutere, perché non vi era il tempo materiale per fare le leggi relative Ma non si può lasciar cadere queste proposte: possiamo farne altre, diverse, con cifre maggiori o minori; ma badate che se non si va su questa strada continueremo ad andare avanti con prezzi in aumento, senza alcun intervento di alcun genere, lasciando che le cose vadano avanti attraverso accordi fra i commercianti all'ingrosso, il grossista, il dettagliante, a spese, ovviamente, del consumatore. In Italia non c'è nessuno che difenda il consumatore. E' una difesa che dobbiamo assumerci noi, per impedire che il lavoratore vuoti la sua busta paga per far fronte ai continui aumenti, con proteste che non servono se non a fare conferenze.
Concludo il mio intervento con una proposta: la Regione esamini la possibilità di costituire un ente per l'acquisto dei prodotti che oggi si possono acquistare. Non che la Regione debba comprare direttamente: è sufficiente che costituisca con i grossi Comuni della nostra Regione, con altri enti di carattere bancario, con la Camera di Commercio, degli organismi per acquistare all'origine, a prezzi equilibrati. Solo in questo modo sarà possibile entro un certo lasso di tempo influire sui prezzi.
Altrimenti, la nostra sarà una fatica vana.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Fassino. Se non vi sono più altri oratori, e se il suo intervento sarà conciso, potremmo svolgere ancora questa mattina il suo intervento; nel pomeriggio replicherebbe l'Assessore e poi si discuterebbe l'ordine del giorno.



FASSINO Giuseppe

Il mio intervento non richiederà più di dieci minuti, un quarto d'ora.



PRESIDENTE

Allora, sarà meglio rinviare l'esposizione al pomeriggio. Pregherei i colleghi di essere in aula alle 16 precise.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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