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Dettaglio seduta n.107 del 20/07/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Approvazione verbali sedute precedenti


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Approvazione verbali sedute precedenti. Abbiamo convenuto, nella passata riunione, che i verbali vengono consegnati ai Consiglieri. I verbali sono in corso di distribuzione questa mattina e l'approvazione avverrà pertanto domani, in maniera che i Consiglieri abbiano avuto il tempo di leggerli.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Viglione sulla richiesta di incontro con la direzione della Ferrero per i rinnovi contrattuali


PRESIDENTE

Interpellanze e interrogazioni.
L'Assessore Visone ed il Consigliere Viglione sono presenti l'interpellanza 28 giugno '72 "Richiesta di incontro con la direzione della Ferrero per divergenze sorte nelle lotte per i rinnovi contrattuali" pu essere discussa.
La parola all'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel novembre-dicembre '71 si sono effettuati scioperi delle maestranze della ditta Ferrero di Alba, in occasione del rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Prima alla Ferrero non si erano mai fatti scioperi lunghi. In quell'occasione hanno avuto luogo scioperi articolati, scioperi a sorpresa ecc., come è avvenuto in altre aziende. La direzione della Ferrero, in quell'occasione, inviò alcune lettere di contestazione ad altrettanti dipendenti in cui venivano evidenziati possibili provvedimenti disciplinari a carico degli interessati, quasi tutti attivisti e delegati sindacali.
Successivamente, nel corso di una riunione fra i rappresentanti dell'azienda e le maestranze, avanti il sindaco di Alba, si raggiunse un'intesa in base alla quale l'azienda si impegnò a congelare le lettere spedite, congelamento che è tuttora in atto.
La società Ferrero, nei giorni successivi alle suddette intese, che prevedevano da parte dei sindacati l'impegno a garantire che lo sciopero si svolgesse senza manifestazioni anormali, avendo constatato il ripetersi di atti di violenza, intimidazioni ed altro, ritenne di segnalare nei primi di dicembre del '71 alla Procura della Repubblica i fatti avvenuti, pur non considerando tale segnalazione come denuncia o querela (così dice l'azienda). L'autorità giudiziaria, a distanza di sei-sette mesi, ha notificato a 37 dipendenti avvisi di reato, perturbativa, violenza a proprietà privata, lesioni, oltraggio, danneggiamento, offese ecc.
La Soc. Ferrero, che non ha preso alcun provvedimento disciplinare nei confronti di coloro che si erano resi autori dei fatti segnalati, ha tenuto a dichiarare che non si è costituito né intende costituirsi parte civile.
In data 19.7.72, dietro espressa convocazione da parte dell'Assessorato al Lavoro, è avvenuto un colloquio con il rappresentante della Soc. Ferrero di Alba, nel corso della quale l'azienda stessa è stata invitata ad esaminare l'opportunità di segnalare alla magistratura la propria disposizione ad un favorevole superamento dell'intera questione determinatasi in seguito ai fatti segnalati nel dicembre '71.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante Viglione.



VIGLIONE Aldo

L'Assessore Visone ha descritto esattamente i fatti accaduti alla Ferrero. In effetti, nel corso del rinnovo dei contratti nel 1971 l'azienda ritenne di segnalare gli scioperi alla procura della Repubblica (e non si trattò di una segnalazione informale, ma di una vera ed autentica denuncia a carico degli operai che ci avevano partecipato) ipotizzando determinati reati che oggi sono all'esame del magistrato della procura del tribunale di Alba.
La gravità della situazione nasce proprio dal fatto che si tratta di uno dei casi, assai rari, in cui l'azienda ha ritenuto di richiedere l'appoggio dell'autorità giudiziaria. Se le nostre notizie e quelle che ci hanno fornito gli operai ed i Sindacati sono buone non risulta che da parte degli operai siano state commesse violenze; essi hanno fatto soltanto un legittimo uso dei mezzi sindacali che sono in atto in tutti i Paesi come il picchettaggio, i comizi ai cancelli della fabbrica, il dialogo ed il confronto con qualche operaio che intendeva andare a lavorare. Mi pare che non vi siano stati reati dunque. La Ferrero invece non solo ha utilizzato il suo potere economico, ma ha ritenuto di chiedere, con la denuncia sporta alla procura della Repubblica presso il tribunale di Alba, l'aiuto del procuratore della Repubblica, l'aiuto della forza pubblica.
E' vero che le lettere che dovevano essere Inviate ai dipendenti sono state, come ha detto l'Assessore, congelate per ora; è vero che la denuncia non è una querela, ma certo è una nota di grave intimidazione. Che cosa si può fare, che cosa chiediamo nell'interpellanza? Chiediamo che l'Assessore al lavoro indica una convocazione dell'azienda e delle forze del lavoro, ma vorremmo sentire se l'Assessore Visone può porsi nella condizione non soltanto di mediatore tra due forze contrapposte, ma di iniziatore di un dialogo, di aria nuova all'interno della Venero e nella città di Alba.
Vorremmo che egli ci fosse preciso in proposito; il suo intervento servirebbe a puntualizzare il fatto che nei conflitti di lavoro, non corrisponde ad un'autentica democrazia che la parte padronale ricorra al potere statale, alla forza pubblica, alle pubbliche istituzioni, alla magistratura per ottenere qualche cosa di più di quanto non possa ottenere invece nel dialogo con il mondo del lavoro e con le forze sindacali.
Noi insistiamo perché l'Assessore ci dica se intende proseguire la sua attività nei confronti di queste lotte.



VISONE Carlo

Assessore al lavoro. Consigliere Viglione, se lei ha seguito le ultime mie parole, avrà sentito che ho comunicato che c'è stato un incontro ieri tra la Giunta ed i rappresentanti della Ferrero; alla quale è stato prospettato la posizione nostra e che cosa le chiediamo; attendiamo una risposta. Mi pare che comunque la Giunta non si sia sottratta nell'interporre i suoi buoni uffici per superare queste vertenze. Quindi in attesa della risposta della Ferrero, mi dichiaro disponibile a proseguire l'azione, qualora fosse necessaria.



VIGLIONE Aldo

Mi dichiaro soddisfatto dell'impegno dell'intervento dell'Assessore e della Giunta per risolvere i problemi della città di Alba, in specie dei lavoratori della Ferrero.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Menozzi sull'intervento presso il Governo circa restrizioni doganali sull'importazione di vini dall'Italia


PRESIDENTE

Ci sarebbe l'interrogazione del Consigliere Nesi, che non vedo in aula ho fatto controllare se fosse presente in una delle Commissioni in corso ma non c'è, e poiché l'Assessore Visone sarebbe pronto per la risposta l'interrogazione, a norma di regolamento, è deceduta.
Interrogazione del Consigliere Menozzi del 28.6.72 "Intervento presso il Governo italiano circa restrizioni doganali sull'importazione di vini dall'Italia".
Deve rispondere l'Assessore Franzi e pertanto gli dò la parola.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, colleghi, il consigliere Menozzi, più che puntualizzare la sua richiesta sulla restrizione delle esportazioni di vino verso la Francia, ha puntualizzato il problema della costituzione dell'accisa sul vino e proprio in questa direzione viene orientata la risposta.
Vorrei prima di tutto fornire brevemente delle notizie sull'accisa sul vino, la cui istituzione è stata proposta alla CEE da alcuni stati membri.
L'accisa è una vera e propria imposta di fabbricazione che colpisce le bevande vinose nella fase della produzione e dell'importazione. Essa ha lo scopo (almeno quello dichiarato) di: evitare distorsioni nella concorrenza soprattutto con la birra in atto soggetta, in tutti gli Stati membri, ad un'accisa elevata; agevolare la libera circolazione delle bevande vinose tra gli Stati membri. In atto tutti gli Stati, ad eccezione dell'Italia applicano un'accisa sui vini e sulle bevande fermentate con sistemi ed aliquote tali da falsare la libera circolazione e le condizioni di concorrenza; ottenere, attraverso l'applicazione di un'accisa armonizzata il controllo della produzione, della detenzione della circolazione del vino.
L'accisa si applica al prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcoolica delle uve fresche e dei mosti di uva fresche e cioè: al vino avente una gradazione alcolometrica superiore a 15° G.L. ma non superiore a 17° G.L. ottenuta senza arricchimento originario delle superfici viticole determinate dal Regolamento della Commissione 1503/70 del 28.7.1970; al vino avente una gradazione alcolometrica superiore a 15 G.L. e conforme alle caratteristiche dei "vini di qualità prodotti in regioni determinate" precisate nel Regolamento C.E.E. 817/70 del 28.4.1970.
Sono esclusi dall'applicazione dell'accisa sul vino e soggetti all'accisa sugli alcool: i vini presentanti le caratteristiche dei vini liquorosi tali definiti dal Regolamento del Consiglio n. 816/70 e 948/70; i vini anche non liquorosi provenienti da vitigni di moscati, Grenache Maccabeo, Vermentino e Tourbat.
Sono parimenti esclusi dall'accisa sul vino e soggetti al regime fiscale del vino spumante i vini contenenti anidride carbonica e che presentano, se conservati in recipienti chiusi alla temperatura di 21° C una pressione superiore a 2,5 atmosfere ma non superiore a 3 atmosfere.
La direttiva prevede una sola aliquota minima per ettolitro pari ad 1 U.C. lasciando agli stati membri la determinazione definitiva.
E' esente dall'accisa: il vino impiegato nella fabbricazione di altro prodotto soggetto al regime fiscale dell'alcool; il vino impiegato nella fabbricazione di vino spumante; il vino impiegato nella fabbricazione di aceto; il vino esportato in partenza da un'impresa di produzione o da un deposito fittizio (intendendosi per tale quello che consente di detenere il prodotto in regime di sospensione d'accisa).
Può essere esentato dall'accisa: il vino per consumo familiare e quello consumato dall'interno nelle imprese agricole sia se vinificato nell'ambito dell'impresa sia se vinificato presso terzi.
La situazione in materia di accisa sul vino vede l'Italia e la Germania, sinora, esenti da queste imposizioni. In Germania l'accisa si applica solo "sugli spumanti", sui "vini aro matizzati e liquorosi" limitatamente all'alcool aggiunto. In Francia l'accisa è da tempo applicata nella misura di oltre Lit. 10 il litro, che sale a 25 lire per i vini dolci e gli spumanti. Nei paesi del Benelux i vini sino a 12 gradi pagano un'accisa di 75 lire il litro, che per i prodotti di gradazione superiore viene maggiorata di Lit. 1,31 per ogni decimo di grado eccedente.
La proposta di direttiva C.E.E. prevede poi le misure di controllo sia nella produzione e sia della circolazione dei vini.
Il produttore di vino detiene il prodotto nella propria cantina in sospensione d'accisa.
Circa il controllo della produzione la proposta di Direttiva prevede che tutte le uve fresche, escluse le uve da tavola, ed i mosti di uva debbonsi considerare impiegati per la produzione di vino immesse nel consumo, salvo prova contraria.
Gli Stati membri fissano a tale scopo i quantitativi di uve e di mosti necessari per ottenere un ettolitro di vino.
I produttori di vino che lavorano, in tutto o in parte, uve di acquisto, detengono il vino in regime di deposito fittizio.
E' devoluto parimenti agli Stati membri la facoltà di subordinare la circolazione del vino da immettere in consumo al rilascio di un documento attestante il pagamento dell'accisa.
La riscossione dell'accisa viene effettuata al momento della presentazione di una dichiarazione mensile che riassume i quantitativi e le qualità di vini immessi nel consumo durante il mese precedente.
Obbligati alla dichiarazione sono gli produttori ed i depositari.
Queste di massima le disposizioni contenute nella proposta di direttiva in esame che non può non destare forti perplessità nell'ambiente degli esperti e degli operatori vitivinicoli.
Queste perplessità riguardano principalmente: a) il coordinamento con le norme della Riforma Tributaria che, come è noto, prevede l'abolizione sia delle imposte di consumo e sia delle imposte di fabbricazione con esclusione, per queste ultime, di alcuni prodotti non di largo consumo; b) il nuovo maggior onere che verrebbe a colpire un prodotto considerato, in Italia, di largo consumo popolare; c) l'intenzione manifesta di mettere sullo stesso piano ai fini della salvaguardia della concorrenza, prodotti industriali (alcool e birra) con un prodotto eminentemente agricolo che interessa, preminentemente, le nostre zone collinari; d) l'assimilazione al regime degli alcool di alcuni nostri vini tipici quali il Moscato, nonch in genere i vini ad alta gradazione.
Sono perplessità queste che lasciano fortemente preoccupati in specie con riguardo a quei prodotti la cui trasformazione si limita alla sola vinificazione senza alcuna aggiunta od alcun ulteriore procedimento industriale.
L'articolazione dell'accisa poi, così come proposta, sembra dare quasi esclusiva rilevanza al "fine fiscale" relegando in posizione marginale quello che, a nostro avviso, dovrebbe essere invece lo scopo preminente e cioè il controllo non solo della produzione, ma della circolazione del prodotto fino alla fase del consumo e dell'esportazione.
Non è da ritenere infatti pienamente valido a tali fini il previsto certificato di avvenuto pagamento dell'accisa e il contrassegno fiscale che, al più, possono essere considerati controlli indiretti, e nella maggior parte dei casi, del tutto formali.
A nostro avviso un'accisa sul vino senza discriminazioni e con un controllo meglio articolato che raggiunga lo scopo preminente della tutela del prodotto potrebbe essere anche condivisa in specie se, come è augurabile, il maggior onere fiscale venisse armonizzato con la prevista istituzione dell'Imposta sul Valore Aggiunto.
A tale riguardo bisogna dare atto al Ministro On.le Lorenzo Natali di avere mantenuto a Bruxelles una posizione di netta opposizione nei confronti dell'adozione di una direttiva che prevede l'istituzione dell'accisa sul vino.
Si precisa all'interrogante, Consigliere Menozzi, che la Giunta condivide in pieno le Sue preoccupazioni espresse nell'interrogazione e si dà assicurazione che è già stato interessato il Ministro dell'agricoltura On.le Lorenzo Natali, al quale è stato rivolto l'invito di continuare la sua ferma opposizione verso l'istituzione di un'accisa sul vino.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Calsolaro sulla precettazione dei lavoratori ENEL in occasione dello sciopero


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Calsolaro del 7 giugno '72 "Precettazione dei lavoratori Enel in occasione dello sciopero".
La risposta all'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, i fatti a cui si riferisce il Consigliere Calsolaro si sono verificati il 27 maggio '72. Come il Consigliere interrogante sa, è in corso da tempo un conflitto tra la direzione dell'Enel e i dipendenti per rivendicazioni che non sono accolte.
Il giorno 27 maggio, a causa delle perturbazioni atmosferiche, si sono verificati disservizi nella rete elettrica e sono stati messi fuori servizio 38 centri che si trovano nell'area dell'esercizio distrettuale del Piemonte occidentale, dove lavorano 2200 persone su 15.000 dipendenti del compartimento (il compartimento comprende Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta).
Il prefetto, di sua iniziativa, a conoscenza di detto disservizio, ha ritenuto opportuno precettare una dozzina di persone per ripristinare la rete elettrica, era di sabato pomeriggio ed alcuni enti e servizi di pubblica necessità non avrebbero potuto funzionare senza energia elettrica (vedasi ospedale, acquedotto ecc.).
E' vero che le organizzazioni sindacali avevano proposto alla direzione compartimentale dell'Enel un piano di emergenza, come d'altronde avevano fatto in altre occasioni, ma l'Enel ha risposto che essendo tutto il personale in sciopero non era possibile la loro reperibilità. Fatto sta che il prefetto aveva ritenuto opportuno ricorrere alla precettazione.
In merito ai vari quesiti posti dall'interrogante, posso assicurare che precettazioni non ne sono più avvenute, che effettivamente c'è la buona volontà da parte delle organizzazioni sindacali di mettere a disposizione in occasione di fatti simili, personale di emergenza per il pronto intervento.
E' indubbio che la vertenza in corso non è facile, ma posso assicurare che la Giunta regionale fa quanto è nelle sue possibilità per far sì che il contrasto fra la direzione dell'Enel e o dipendenti abbia un esito favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore per la risposta. La prova della validità di quanto contenuto nell'interrogazione, (sul diritto o meno del prefetto di precettare dei lavoratori in presenza di una chiara lettera dei sindacati operanti nel settore di mettersi a disposizione dell'azienda per sopperire ai servizi d'urgenza) è che il prefetto non ha più provveduto alla precettazione dei lavoratori, accogliendo quindi sostanzialmente la tesi svolta nell'interrogazione (a parte la discussione sul diritto o meno del prefetto di precettare dei lavoratori, in applicazione di norme della legge di pubblica sicurezza e della legge comunale e provinciale che fanno chiaro riferimento al coordinamento col Codice Penale del 1930, che prevedeva appunto lo sciopero come delitto contro l'economia pubblica).
Ringrazio l'Assessore per la risposta, sia in ordine al problema della precettazione, ormai superato, sia in ordine all'interessamento che l'Assessore porterà avanti per la risoluzione di una controversia sindacale che si protrae ormai da lungo tempo.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione del Consigliere Calsolaro sull'insediamento dei Consigli di amministrazione degli enti ospedalieri


PRESIDENTE

Vi è un'altra interrogazione del Consigliere Calsolaro del 28 giugno '72 "Insediamento dei Consigli di amministrazione degli enti ospedalieri".
La parola per la risposta all'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Con riferimento all'interrogazione presentata al Consiglio Regionale il 21 giugno, relativa all'insediamento dei Consigli di amministrazione degli enti ospedalieri, per o quali si è già provveduto all'individuazione dei soggetti portatori degli originali interessi, si precisa che è norma dell'amministrazione provvedere all'emanazione del decreto presidenziale di costituzione del Consiglio di amministrazione degli enti ospedalieri, non appena o vari enti cui spetta la designazione dei singoli componenti abbiano provveduto alla designazione stessa.
Per quanto riguarda in particolare l'Ospedale dermatologico San Lazzaro, si deve precisare che l'unico soggetto portatore degli originali interessi, e cioè l'Istituto di riposo per la vecchiaia di Torino individuato con decreto presidenziale n. 59 del 17 aprile '72, non ha ancora provveduto a nominare un rappresentante dei due assegnati. Per contro l'avvocatura dello Stato, in rappresentanza dell'Università degli studi di Torino, ha presentato ricorso contro l'individuazione, al Tribunale amministrativo regionale, ricorso notificato il 10 giugno '72.
Poiché il ricorso non è sospensivo della esecutività del decreto di individuazione, che peraltro la Giunta ha deliberato in data 30 giugno di resistere in giudizio, l'Istituto di riposo per la vecchiaia è stato sollecitato perché provveda alla designazione, onde il Consiglio possa essere costituito, in attesa della decisione dell'autorità giurisdizionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore alla Sanità per la risposta. Il problema è che l'Istituto di riposo per la vecchiaia proceda sollecitamente alla nomina di questo Consigliere. Io mi chiedo se non si possa porre un termine trascorso il quale la Giunta provveda alla nomina di un commissario per la decisione relativa; perché se l'Istituto di riposo per la vecchiaia non provvederà mai, il Consiglio di amministrazione non si insedierà. Per gli Enti locali è prevista la nomina di un commissario ad hoc; mi chiedo se la Giunta Regionale e il suo Presidente non abbia questi poteri.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione urgente del Consigliere Lo Turco e altri sulla situazione della Ditta Magnadine


PRESIDENTE

Mi è pervenuta un'interrogazione urgente, che ho comunicato al Presidente della Giunta, del seguente tenore: "I sottoscritti, in relazione alla situazione venutasi a creare all'azienda Magnadine, la quale, con l'invio delle lettere di licenziamento a tutti i dipendenti ha adottato una grave misura destinata ad incidere negativamente sulla già difficile situazione, occupazionale, chiedono di conoscere quali misure intende prendere il Presidente della Giunta, non escludendo l'eventuale requisizione dell'azienda qualora si rendesse necessario, al fine di scongiurare il pericolo di nuovi licenziamenti".
E' firmato Lo Turco, Giovana, Fabbris, Besate.
Il signor Presidente della Giunta si è dichiarato disponibile per la risposta immediata, ha quindi facoltà di parlare.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Desidero comunicare ai signori Consiglieri interroganti che il paventato rischio di lettere di licenziamento mandate ai lavoratori della Magnadine è stato superato perché le stesse non sono state inviate.
Desidero anche comunicare che spero già nella giornata odierna, anche a seguito di interventi a livello di Presidente del Consiglio dei Ministri e di Ministero dell'Interno, il problema possa essere positivamente risolto nel senso che già con l'inizio della prossima settimana si possa riprendere il lavoro negli stabilimenti che la Seimat intende tenere aperti.
Mi riservo di dare ulteriori e definitive comunicazioni in giornata comunque posso già fin d'ora assicurare, di ritenere che la questione sia risolta.



PRESIDENTE

E' eccezionalmente consentito questo applauso perché la notizia è veramente buona e interessante per coloro che l'aspettavano e anche per i signori Consiglieri, però debbo pregare il pubblico della tribuna di astenersi da qualunque atto e gesto di consenso, o di dissenso, a norma del nostro Regolamento. Lo dico dopo che l'applauso è avvenuto sottolineando soltanto il rispetto che si deve avere per il Consiglio Regionale.
La parola ai Consiglieri interroganti, se hanno da aggiungere qualcosa.



PRESIDENTE

LO TURCO Giorgio



PRESIDENTE

Prendo atto della risposta e mi auguro che la notizia possa avere conferma nel pomeriggio da parte del Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Altri desiderano prendere la parola? L'interrogazione urgente è discussa e l'ho passata per l'unione agli atti.


Argomento:

Interrogazione (Rinvio)


PRESIDENTE

C'è ancora un'interrogazione del 28.6.72 di Calsolaro-Nesi. Se il Consigliere Calsolaro preferisce discuterla che ci sia anche Nesi la aggiorniamo per l'assenza del Consigliere Nesi. L'Assessore Armella è d'accordo? Questo perché essendoci uno degli interroganti dovrei metterla in discussione, se però c'è l'accordo, niente in contrario. Allora è rinviata ad una successiva udienza.
Passiamo al punto terzo dell'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo o Consiglieri Sanlorenzo, Debenedetti e Berti per la mattinata. Berti è stato colpito da un lutto familiare e gli faccio, a nome del Consiglio, le condoglianze.


Argomento:

Documenti-Annuncio e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

L'11 luglio '72 il Consigliere Nesi ha presentato la proposta di legge 38, relativa all'istituzione del circondario e del comprensorio del Canavese.
In data 14 luglio la proposta è stata assegnata, per l'esame in sede referente, alle Commissioni I e VIII.


Argomento:

Sull'approvazione dei verbali


PRESIDENTE

Ripeto qui, in sede di comunicazioni, quello che avevo detto all'inizio, unicamente per collocarlo al posto giusto, che nel corso della riunione dei capigruppo, che si era tenuta alla fine dell'ultima seduta consiliare, si era tra l'altro deciso - se non vi sono obiezioni da parte del Consiglio - di non dare d'ora in poi lettura dei processi verbali all'inizio della seduta consiliare, bensì di distribuirli in anticipo ai Consiglieri e di darli poi per approvati, se non vi sono osservazioni da parte dei Consiglieri stessi, nella seduta in cui il verbale viene proposto per l'approvazione.
Vorrei su questo punto avere l'assenso del Consiglio. Ci sono delle obiezioni o delle proposte in senso contrario? Nessuno chiede di parlare? Debbo pertanto considerare come approvata questa disposizione ordinatoria circa il modo di approvare i verbali delle nostre sedute. Vorrei un atto formale: chi approva la proposta è pregato di alzare la mano. La proposta è votata all'unanimità.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Consultazioni circa il progetto IRES. Nella riunione dei capigruppo si è anche esaminato il problema relativo alla consultazione del progetto IRES che è stato discusso ampiamente nell'ultima tornata consiliare e si è deciso di rinviare ad altra riunione di Capigruppo la scelta e la determinazione dei modi della consultazione, anche in ordine all'invio del materiale: quale materiale e a chi inviarlo, perché i consultati siano in grado di dare un apporto concreto e positivo.
I Signori Consiglieri debbono tenere conto dell'esiguità del personale a nostra disposizione, esiguità che si fa sentire maggiormente in relazione alla frequenza delle sedute di Consiglio che richiedono verbalizzazioni presenze nell'aula del Consiglio, per cui riesce molto difficile provvedere tempestivamente alla tiratura dei documenti e al relativo invio. Mi auguro che per l'autunno il problema del personale, per quanto attiene alla presidenza del Consiglio ed al funzionamento dello stesso, possa trovare una concreta soluzione.
Il sindaco di Sant'Antonino di Susa aveva indirizzato un telegramma in cui esprimeva le sue preoccupazioni circa la grave situazione che si è creata in seguito ai prospettati licenziamenti della Seimat. Abbiamo fatto i passi che ritenevamo opportuno, mi pare che la cosa si avvii verso una positiva soluzione.
E' pervenuto al Presidente un telegramma dell'assemblea dei lavoratori Pistoni Borgo che sono in sciopero, con cui si chiedono immediati provvedimenti per la ripresa dell'Azienda; e un o.d.g., approvato all'unanimità dal Consiglio Comunale di Asti, in ordine alla ripartizione dei fondi assegnati al Piemonte, a norma della legge sulla casa, n. 865. Il Consiglio Comunale di Asti in quell'o.d.g. esprime la propria insoddisfazione per i fondi attribuiti alla città e sottolinea la mancata considerazione delle pressanti e urgenti esigenze di Asti.
Ieri e ieri l'altro si è tenuta a Roma, a Palazzo Chigi, con la partecipazione del Presidente del Consiglio on. Andreotti e con la presidenza del Ministro Sullo - che è il Ministro incaricato della materia relativa alla Regione - un incontro dei Presidenti delle Giunte regionali e dei Presidenti dei Consigli Regionali, questi accompagnati dal Vicepresidente che rappresenta la minoranza. Gli argomenti che sono stati trattati furono molteplici, ma la discussione principale venne incentrata sulle relazioni presentate dalle due commissioni istituite di cui una per lo studio dei provvedimenti di riordinamento degli enti operanti nelle materie attribuite alle Regioni (e su questo argomento la discussione è stata amplissima). Io mi riprometto nei prossimi giorni, se gli uffici sono funzionanti, di far tirare delle copie di questa relazione e di farla pervenire ai capigruppo, in maniera che i singoli gruppi possano avere notizia del contenuto delle proposte ed eventualmente farmi pervenire delle osservazioni che a mia volta manderei alla presidenza delle due commissioni, in modo che ne possano tenere conto nella stesura definitiva del progetto ulteriore di lavoro.
L'altro argomento svolto dalla Commissione presieduta dal prof. Cataldi è quello relativo ai criteri seguiti per la compilazione di bozze di schemi di leggi cornice su singole materie. Sembra (è un aspetto soltanto formale) che non si voglia parlare più di leggi cornice e di leggi quadro, ma di norme di principi, in maniera che ci sia la semplice indicazione di principio e non una specie di catalogazione alla quale ci si debba poi attenere.
Su un intervento che ho avuto l'onore di fare, ho inteso precisare che l'iniziativa presa dal Governo per contattare i presidenti dei Consigli regionali e i Presidenti delle Giunte Regionali, ha indubbiamente validità sempre quando questo contatto avvenga senza una reciproca prevaricazione e si resti sul piano effettivo di una collaborazione che può sempre essere fruttifera di rapporti positivi e concreti. Ho tuttavia fatto presente che non mi sentivo e non mi ritenevo autorizzato ad esprimere un pensiero che non fosse strettamente personale sulle due relazioni che erano illustrate perché - a differenza di quanto possono fare i Presidenti di Giunta che essendo presidenti dell'organo esecutivo, rappresentanti della Regione hanno la possibilità di impegnarsi e di impegnare attraverso al mandato che hanno ricevuto dall'Assemblea (con la nomina appunto a Presidente della Giunta Regionale) - il Presidente del Consiglio Regionale non ritegno abbia veste e possibilità di esprimere un parere, un pensiero su questi argomenti interpretando la volontà del Consiglio se non ne è volta a volta investito.
Ho chiesto pertanto che in altre circostanze di incontri come questi la materia sia portata a conoscenza anticipatamente alla Presidenza del Consiglio in maniera che la stessa possa investire l'Assemblea di una disamina, sicché il Presidente ed il Vicepresidente di minoranza saranno i portatori delle espressioni che sono frutto del dibattito avvenuto in Consiglio Regionale.
Un intervento particolare è stato fatto da me relativamente all'inserimento nel bilancio generale della Regione del Consiglio (di tutti i Consigli Regionali, bene inteso) per la gestazione diretta di cui la stessa è responsabile circa la documentazione da fornire al Consiglio per l'approvazione. La proposta è stata accettata e quindi il Consiglio regionale piemontese, che con una voce unica, generica, aveva individuato questa esigenza, e l'aveva approvata, dovrà probabilmente fare una semplice, formale variazione di bilancio per specificare i punti soggetti a variazione, secondo l'accordo intervenuto tra il Ministro Sullo e la presidenza del Consiglio, di cui è stato fornito un testo, all'ultima ora che è diverso, Calleri, da quello che avevano presentato in mattinata, più specificato.
Il Consiglio Regionale ha quindi questa attribuzione per questo genere di spese: 1) spese per le indennità di carica e di missione spettanti ai componenti del Consiglio Regionale; 2) spese di rappresentanza; 3) spese postali, telefoniche, di cancelleria, di resocontazione, di stampa, di documentazione e biblioteca e in genere di economato; 4) spese correnti per attrezzature e arredamento; 5) spese per il personale addetto al Consiglio Regionale; 6) contributi per il funzionamento dei gruppi consiliari compensi, onorari, rimborsi per consulenze prestate da enti o privati a favore del Consiglio regionale, convegni, indagini, conoscitive, studi e ricerche.
Gli stanziamenti, da iscrivere nei capitoli di spesa, di cui ai punti 1, 4, 5 e 6, dovranno essere sorretti da leggi regionali sostanziali mentre quelli di cui ai punti 2 e 3, spese di rappresentanza e spese correnti, possono trovare la loro disciplina nel regolamento interno.
Rimane inteso che le deliberazioni e gli impegni di spesa sui predetti capitoli di bilancio, una volta che i relativi fondi siano stati messi a disposizione del Presidente del Consiglio Regionale, non sono soggetti al controllo di cui all'art. 125 della Costituzione, mentre la rendicontazione delle spese stesse da parte della presidenza del Consiglio Regionale è sottoposta all'assemblea consiliare secondo le norme previste in detto regolamento e le correlative risultanze dovranno essere incluse nel rendiconto generale della Regione.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Esame dei progetti di legge per l'estensione dell'assistenza farmaceutica ed integrativa ai titolari di pensione della gestione speciale coltivatori diretti, artigiani ed esercenti attività commerciali


PRESIDENTE

Io non avrei altre comunicazioni e quindi possiamo passare, salvo che qualcuno chieda la parola su quanto è stato detto, al punto quarto dell'o.d.g. che recita "Esame dei progetti di legge per l'estensione dell'assistenza farmaceutica ed integrativa ai titolari di pensione della gestione speciale coltivatori diretti, artigiani ed esercenti attività commerciali".
Su questo argomento vi è una relazione di maggioranza che accompagna il testo del provvedimento, redatta dal collega Beltrami e vi è una relazione di minoranza redatta dal Consigliere Ferraris.
A norma di regolamento darei pertanto prima la parola al relatore di maggioranza, se crede di ulteriormente illustrare il provvedimento e poi al relatore di minoranza, dopo di che si apre la discussione.
La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le Commissioni IV e VI della Regione hanno esaminato congiuntamente, legandosi al disposto dell'art. 6 del Regolamento delle Commissioni, che prevede l'esame congiunto di provvedimenti allorquando gli stessi vertono su materia analoga, le quattro proposte di legge attualmente pendenti presso il Consiglio Regionale: di fatto la n. 33, 34 e 35 della Giunta Regionale, aventi per fine l'estensione dell'assistenza farmaceutica ed integrativa ai titolari delle pensioni dei coltivatori diretti, degli artigiani e dei commercianti.
Hanno anche esaminato la proposta n. 26 avente per oggetto l'assistenza farmaceutica ai lavoratori autonomi (coltivatori diretti, artigiani ed esercenti di attività commerciali) presentata dai Consiglieri Ferraris Besate ed altri.
Le relazioni, anche perché vi sono state consultazioni e riunioni a getto continuo, sono state presentate nella curva finale, per cui solo stamane chi sta parlando ha potuto prendere conoscenza della relazione del gruppo dei Consiglieri legati a Ferraris, Besate ed altri, come penso sia avvenuto per i colleghi per quanto riguarda la relazione presentata da me a nome della maggioranza.
Il nostro esame critico dei provvedimenti si è limitato ad un giudizio di questo tipo: le Commissioni IV e VI, a maggioranza, hanno ritenuto di dover esprimere un parere favorevole ai tre progetti presentati dalla Giunta Regionale, ritenendoli, nel quadro della complessa materia, alla luce della vigente legislazione e della limitazione, nel tempo, degli interventi, i più aderenti in senso realistico alle esigenze dei lavoratori autonomi.
Fin qui la relazione della maggioranza che ha sfiorato indirettamente il contenuto delle proposte di legge della minoranza, ma ha saputo resistere (cosa che non è accaduta per i colleghi della minoranza) alla tentazione di demolire in toto il progetto della controparte. Evidentemente devo stabilire qualche puntualizzazione, a supporto dell'intervento, sulle zone che io volutamente avevo lasciato vuote nella relazione presentata.
I progetti di legge proposti all'approvazione del Consiglio Regionale costituiscono un coraggioso e tangibile intervento della Regione nel settore della salute e della sicurezza sociale, in ciò richiamandosi agli artt. 4 e 6 dello Statuto della Regione Piemonte. Esprimono altresì la volontà politica di essere presenti in un'area tanto delicata, laddove, pur nella momentanea gestione operativa affidata ad altri, nel quadro globale della salute, la Regione ritiene di avere una sua parola da spendere anticipatrice dell'invocato intervento statuale, nel più complesso ed organico quadro della riforma sanitaria.
Intervento regionale che viene a colmare il vuoto della comunità, con uno squisito, seppur perfettibile atto di giustizia a favore dei Coltivatori diretti, degli artigiani e dei commercianti, in una parola, dei lavoratori autonomi. Categorie che solo dal dopoguerra, attraverso l'azione del Parlamento e dei Governi democratici, hanno potuto inserirsi in un processo di riabilitazione, di riconoscimento dei grossi meriti che le stesse vantavano nei confronti della società della quale erano parte trascurata, anche se ne costituivano una componente scelta, necessaria preziosa. A dal 1954 i coltivatori diretti iniziano a fruire dell'assistenza malattia e col 1967 la stessa viene estesa ai titolari di pensioni e familiari; per gli artigiani questo avviene negli anni '56 e '63; per i commercianti negli anni '60 e '66.
Questi provvedimenti, oltre a conferire, o a tentare di conferire un carattere di dignità alla presenza dei lavoratori autonomi nella comunità quindi lo stimolo a perseguire la sopravvivenza dell'iniziativa privata peraltro miravano, in ispecie per quanto attiene al settore dei coltivatori diretti, a frenare l'esodo dalle campagne, l'abbandono della terra in ispecie per le leve giovanili le quali forse avvertivano, ancor più delle altre, il grosso divario esistente non solo fra i redditi agricoli e quelli degli altri settori, ma anche la carenza di strutture assistenziali adeguate e la diversità del trattamento assistenziale tra i lavoratori autonomi e quelli dipendenti ad esempio dall'industria.
Analoga cosa va detta per i settori dei commercianti e degli artigiani.
Un giorno la riforma sanitaria riuscirà, attraverso la parificazione delle prestazioni nel servizio sanitario nazionale, ad estendere parità di assistenza nella rivendicata sicurezza sociale, ma questo è il tema del domani, del futuro, anche se ci auguriamo che sia immediato. Si tratta per di rispondere oggi alle improrogabili domande, alle esigenze delle categorie.
In effetti, l'assistenza farmaceutica ed integrativa non è erogata alla categoria dei lavoratori autonomi in forma obbligatoria, così come avviene per le altre categorie di lavoratori dipendenti, ma del tutto facoltativa attraverso deliberazioni che la legge prevede vengano assunte dalle diverse casse mutue provinciali.
In particolare, le categorie dei pensionati riescono a fruire di questo tipo di assistenza solo e in quanto gli attivi delle categorie dei lavoratori autonomi si assumono l'onere del contributo. Il lievitare delle spese assistenziali ed ospedaliere, specialistiche e generiche, ha costretto le Casse mutue ad aumenti di contributi che hanno toccato sino il 30 % all'anno, diminuendo e pregiudicando la capacità delle stesse Casse mutue di reggere l'onere derivante dalle erogazioni, anche parziali dell'assistenza farmaceutica ed integrativa.
Tenuto conto della competenza legislativa regionale, in tema di assistenza e sanità ed ospedaliera e ponendo mente all'art. 17 ultimo comma, della legge 16.5.70, per la quale tale competenza legislativa regionale "si svolge nei limiti dei principi fondamentali quali risultano da leggi che espressamente li stabiliscono per le singole materie o quali si desumono dalle legge vigenti", l'intervento della Regione può attuarsi bei confronti della categoria dei titolari delle pensioni assistiti dai coltivatori diretti, sulla base dei principi desumibili della legge del '67, con l'erogazione di un contributo annuo calcolato in rapporto al numero degli iscritti per i coltivatori diretti del Piemonte, tale da consentire di provvedere all'erogazione dell'assistenza farmaceutica nonch di quella integrativa, concernente cure balneotermali ed idropiniche ortofoniche, occhiali, protesi acustiche, dentarie, ortopediche e presidi terapeutici.
Per la categoria dei pensionati artigiani, questa si aggancia alla legge del '63, i commercianti alla legge del '66 però nell'erogazione dovrà essere tenuto conto delle situazioni economiche locali com'è suggerito dai disposti delle leggi testé citate.
Si ripete il concetto che l'intervento della Regione ha carattere integrativo in un sistema vigente, magari disdicevole, censurabile, che regola però oggi, sulla base delle leggi vigenti, la materia. Di fatto la Regione interviene, come si è detto, in forza dell'art. 17 della legge finanziaria per integrare o perfezionare un sistema che già esiste e non può costituirne un altro. E' una pezza che viene messa, magari anche in termini intelligenti, al sistema e non contravviene agli obiettivi della futura riforma sanitaria.
E' il tentativo di accostare le categorie dei lavoratori autonomi alla parificazione rispetto alle altre categorie che fruiscono dell'assistenza farmaceutica integrativa, sul piano dell'obbligatorietà e non sul piano facoltativo, come avviene attualmente per questo tipo di lavoratori.
Purtroppo è il sistema in sé che è minato e che esige una risoluzione che non appartiene alla Regione, anche se questo ente, attraverso queste proposte, anticipa di fatto i futuri provvedimenti dello Stato.
Accade talvolta, infatti, in ispecie per talune categorie, che anzich affrontare il costo per l'acquisto dei farmaci, si ricorre al meno costoso ricovero in ospedale, appesantendo così la gestione delle Casse mutue oppure, al limite, si trascura la salute rinunciando all'acquisto dei farmaci. E' risaputo che i lavoratori attivi sono chiamati a versare un congruo contributo per consentire l'assistenza farmaceutica ed integrativa ai lavoratori pensionati. La Regione, assumendosi il cento per cento dell'intervento a favore dei pensionati, è come se intervenisse anche a favore degli attivi, con una riduzione percentuale dell'esborso che gli stessi devono fare nei confronti delle categorie dei pensionati. Gioverà indicare al Consiglio Regionale che sempre in questo settore (ad esempio per i coltivatori diretti) l'osservazione dei dati sugli iscritti e le due gestioni attive pensionati degli ultimi quattro anni, evidenziano una costante diminuzione dei coltivatori diretti e quindi di coloro che direttamente operano e sostengono il costo della gestione per i pensionati e un quasi uguale incremento del numero dei pensionati. La variazione è dell'ordine del 57% annuo degli attivi, il che sta a dimostrare che il 5 dei lavoratori della terra annualmente abbandona questa attività, viene meno la possibilità di sorreggere di pari passo la quota da attribuirsi ai pensionati ed evidenzia ancora che di nuove leve disposte ad affrontare il ruolo di coltivatore diretto ne abbiamo poche.
I tre progetti di legge della Giunta Regionale prevedono l'inizio dell'erogazione a partire dal 1° luglio '72 con un onere di 750 milioni per i coltivatori diretti pensionati, 85 per i pensionati artigiani e 25 per i pensionati commercianti. Gli operi successivi annuali sono rispettivamente di 1500 milioni, 170 milioni e 70 milioni. Tutti fanno capo allo stato di previsione del bilancio approvato nei giorni scorsi dal Consiglio Regionale per iniziative o provvedimenti da assumersi con leggi regionali.
L'importo, ridotto per il '71, riguardante l'intervento a favore della categoria dei pensionati commercianti, trae origine dalla constatazione che attualmente soltanto tre province su sei erogano l'assistenza farmaceutica in percentuali diverse, mentre quella integrativa è erogata da cinque su sei.
E' previsto, sia per questo settore che per i coltivatori diretti e gli artigiani, che nei prossimi giorni le Casse mutue (sollecitate dai provvedimenti che stiamo approvando) disporranno per l'erogazione dell'assistenza a tutti i pensionati delle categorie. E' stato rilevato che proprio nel settore dei coltivatori diretti la provincia di Asti, che attualmente disponeva della presenza di sole 17 Casse mutue comunali sul totale dei comuni della provincia, sta pensando seriamente di arrivare a coprire al 100 per cento la presenza di questo tipo di intervento attivo a favore dei coltivatori diretti, per cui viene meno anche un aspetto veramente critico che è proposto nella relazione dei colleghi del gruppo comunista.
I tre progetti di legge, composti ognuno da sei articoli, precisano che la Regione si avvale degli uffici delle Casse mutue malattie di Torino per il riparto del contributo tra le singole Casse mutue provinciali, per cui i canali di erogazione passano attraverso le stesse e nel caso della categoria dei coltivatori diretti, l'intervento è ulteriormente perfezionato a livello di Casse mutue comunali in quanto già oggi 701 Casse mutue dei coltivatori diretti su 1144 provvedono a questo tipo di intervento.
L'affidamento del servizio alle Casse Mutue consente: 1) l'utilizzazione delle strutture di un'organizzazione già esistente operante nel territorio piemontese, in possesso di tutti i dati interessanti, che diversamente dovrebbero essere trasferiti ad altri enti che dovrebbero assumersi questo tipo di intervento. In particolare per la categoria dei coltivatori, si ricorda che a livello comunale esiste già una presenza attiva notevole. Le Casse mutue inoltre danno una certa copertura di democraticità, di garanzie elettive in quanto che sono organi di elezione di base da parte dei singoli iscritti alle singole Casse mutue. 2) la possibilità di beneficiare dello sconto del 25 % sui prezzi dei medicinali, di cui all'art. 32 del decretone convertito in legge alla fine del 1970; di armonizzare l'intervento della Regione ai disposti dell'art.
17 della legge finanziaria che nella sostanza suggerisce di operare attraverso organismi che già esistono, senza la possibilità di intervenire in altra forma.
Ancora qualche considerazione, sempre su questo tipo di intervento affidato sul piano dell'erogazione alle Mutue, anche perché si è di fatto portati alle considerazioni non in contrapposizione, né in contraddittorio ma per lumeggiare meglio le proposte che vengono sostenute dalla maggioranza della Commissione.
Si dà luogo con immediatezza, passando attraverso alle Mutue all'attuazione della legge che inizia la sua attività col 1° di luglio di quest'anno, sfruttando e investendo degli interventi con organi che già operano nel settore dell'assistenza. Se dovessimo affidare ad altri, così come viene proposto, ai Comuni o ad associazioni e consorzi di comuni oppure alle comunità montane questo compito, dovremmo rilevare che questa sarebbe l'unica categoria dei lavoratori che dovrebbe rivolgersi ai comuni i quali, pur nel rispetto dell'istituzione e della prestigiosità della stessa, della rappresentanza elettiva di base e anche in vista dei futuri compiti che i comuni avranno in sede di riforma sanitaria, sono i depositari tradizionali dell'elenco dei poveri, degli assistiti dell'ECA il che metterebbe in una certa difficoltà, magari di carattere psicologico coloro che dovessero avventurarsi lungo questa strada.
Le Casse mutue provinciali sono previste da leggi istitutive dell'assistenza ai lavoratori autonomi e quindi operano attraverso le leggi dello Stato e attraverso questi canali è gioco-forza far passare anche l'iniziativa che andiamo ad affrontare oggi.
E' un discorso che deve comunque restare aperto quello dell'apporto dei comuni, delle comunità montane, dei consorzi e già qualche comune ha stabilito delle iniziative in materia ed è il caso di raccoglierle, di incanalarle e coordinarle perché possano avere il giusto sbocco, quale quello stabilito dalle leggi vigenti. D'altro canto, attesa l'immediatezza dell'intervento, come riflessione finale su questo argomento, torna difficile in questo momento pensare ai 1200 Consigli comunali del Piemonte che intervengono con immediatezza, con altrettante deliberazioni, ai Consigli comunali e provinciali che si trovano nella condizione di avere o bilanci ripianati a livello di Commissione; c'è tutta una serie di difficoltà che può proporre al momento l'adesione ai progetti proposti dalla Giunta ed un'eventuale revisione l'indomani perché è giusto mutare allorquando ci si accorge dell'esigenza di procedere a delle modificazioni utili per gli interessati. D'altra parte rappresenta per certi aspetti (è già stato evidenziato in sede di Commissione) una certa forzatura giuridica il tentare di prefigurare l'intervento dei singoli Comuni come atto di precostituzione dell'unità sanitaria locale, vuoi perché taluni Comuni sono di entità minima come volume di presenza fisica dei cittadini, mentre la riforma sanitaria prevede l'esistenza dell'unità sanitaria locale anche a livello di consorzio attorno a gruppi omogenei di popolazione che si aggirino attorno ai 25/40.000 cittadini; vuoi anche perché è rimasto, anche a livello di proposta di legge governativa di Parlamento, aperto il discorso della costituzione dell'unità sanitaria locale.
Rimane ancora aperto il discorso attorno al 25 % di sconto sul costo dei medicinali, previsto dal decretone, del quale il 19 % a carico dell'impresa produttrice e 6 % a carico delle farmacie (5 % nel caso di farmacie rurali). La legge prevede che questi sconti possano essere usufruiti attraverso le Mutue che abbiano deliberato questo tipo di assistenza. E' possibile stabilire su un piano di accordo con Comuni o con altri enti un diverso modo di proporre il tema, ma è certo che è la Cassa mutua che per legge è destinata a raccogliere questo tipo di beneficio.
La stessa legge votata dal Consiglio della Toscana, l'unica che in materia dice qualcosa, che però affida l'intervento unicamente per il settore farmaceutico, prevede una complessa iniziativa attraverso incontri fra diversi gruppi di lavoro in rappresentanza delle categorie interessate per pervenire a questo risultato. Però si è ancora nel dubbio e non è detto che possa risolversi con estrema facilità, come potrebbe apparire da un'interpretazione superficiale dei disposti della legge.
Sia l'art. 1 che l'art. 2 dei tre progetti, precisano il carattere di provvisorietà del contributo regionale, sin tanto che lo Stato provvederà alla bisogna col servizio sanitario nazionale, in forma organica e completa. Precisano ancora il carattere aggiuntivo ed integrativo di detto contributo, il che consente l'intervento di altri Enti locali della Regione, accrescendo quindi e perfezionando il quadro assistenziale.
All'art. 4 viene stabilito l'obbligo della contabilità per le Casse mutue ed il rendiconto da approvarsi dalla Regione.
Con i proposti provvedimenti, nella sostanza la Regione Piemonte si pone su un piano di avanguardia nell'iniziativa di colmare il grosso vuoto del sistema sanitario, oggi incentrato sulle Casse mutue e di attutire, per quanto possibile, il grave disagio dipendente dalla stridente disparità di trattamento tra i lavoratori dipendenti e quelli autonomi.
E' un richiamo al valore della salute, coglie il disposto dell'art. 117 della Costituzione, che attribuisce alle Regioni funzioni legislative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera e dell'art. 1 del decreto presidenziale del gennaio '72 che attribuisce alle Regioni funzioni amministrative in materia di assistenza sanitaria nelle fasi di intervento preventivo curativo (è rimasto fuori della relazione e bisogna aggiungerlo) e riabilitativo. E' una forzatura al sistema che investe, nel richiamo, chi ha più alte responsabilità. E' la presenza di uno sforzo economico notevole che impegna almeno il 25% delle risorse disponibili della Regione per provvedimenti di iniziativa legislativa regionale e non può essere taciuto il fatto che questo intervento verso categorie tanto benemerite rappresenta il primo provvedimento legislativo della Regione Piemonte legato al primo bilancio organico della Regione stessa.
Vi sono altre esperienze regionali a monte della nostra, però sono piuttosto disorganiche e settorializzano l'intervento senza investire il complesso della categoria dei lavoratori autonomi, almeno per quanto attiene al settore dei pensionati, così com'è nei provvedimenti che oggi vengono sottoposti all'approvazione del Consiglio. Talune riguardano l'assistenza farmaceutica, le altre l'assistenza farmaceutica integrativa ma sono provvedimenti del Trentino Alto Adige, del Friuli Venezia Giulia della Sicilia e della Sardegna.
Il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato in data 30 giugno (non sappiamo se la legge è passata definitivamente) l'estensione dell'assistenza farmaceutica ai coltivatori diretti, attivi e pensionati per la cui spesa, invocando l'intervento degli altri Enti locali la Regione contribuisce nella misura del 35 % del costo dei medicinali.
Altre proposte di legge sono pendenti presso altri Consigli Regionali ma non sono state ancora tradotte in provvedimenti legislativi definitivi.
Per quanto attiene al settore dei lavoratori autonomi pensionati, si precisa che i dati più correnti, che saranno certamente oggetto di perfezionamento in dipendenza del provvedimento proposto, indicano le seguenti presenze per tutto il territorio del Piemonte: commercianti 6.515 artigiani 16.560; coltivatori diretti 142.499.
Il costo dell'intervento è stato prudenzialmente calcolato attorno alle 10.000 lire pro-capite, delle quali 8000 per il settore farmaceutico e 2000 lire per il settore integrativo. Queste indicazioni sono avvalorate dalla più recente indagine sul costo gestione INAM e il costo gestione delle Casse mutue provinciali lavoratori autonomi che avevano deliberato questo tipo di assistenza facoltativa.
La riforma sanitaria riuscirà - ed è nei voti - certamente, col tempo ad offrire un tipo di intervento equilibrato, organico e definitivo.
Sarebbe però, al momento, auspicabile che lo Stato riuscisse ad intervenire, nelle more della riforma sanitaria, nel settore farmaceutico in una nazione come la nostra, dove l'assistenza farmaceutica ha raggiunto livelli estremamente elevati, con una tendenza alla crescita di notevole ampiezza. L'intervento, sul piano della revisione delle specialità e delle confezioni, del prontuario farmaceutico degli enti mutualistici, dei prezzi, sulla base del nuovo metodo definito in grandi linee dal CIPE sin dallo scorso luglio, potrebbe consentire un ridimensionamento della spesa e quindi un alleggerimento del costo di gestione della salute.
Il discorso è legato alla revisione delle specialità e confezioni in commercio, a nuovi criteri per la registrazione dei farmaci e ad una drastica riduzione della propaganda farmaceutica. Si ha comunque motivo di ritenere che l'odierno intervento costituisca un passo decisivo ed importante nel quadro della politica sociale della Regione Piemonte incontri certamente il favore delle categorie interessate ed offra alle stesse la certezza che il cerchio dell'isolamento, entro il quale sono trattenute da troppo tempo, viene corraggiosamente rimosso con una scelta che, si ripete, corrisponde al primo provvedimento legislativo legato al primo bilancio regionale, scelta altamente qualificante per gli orientamenti della Regione Piemonte nel campo della salute e della sicurezza sociale.
Gli elementi aggiunti a questo punto, che possono dividere l'uno dall'altro progetto, alla luce delle considerazioni che ho fatto e di altre che ci possiamo riservare tutti assieme di offrire al Consiglio Regionale ci fanno dire che la diversificazione dei progetti può essere e va ritenuta elemento marginale e che i presentatori dell'altro progetto c'è da augurarsi possano anche superare. Diventa solo aspetto metodologico sulla scelta del tipo di erogazione, può essere trascurato decisamente per convenire che qualche cosa si è mosso qui, nella Regione Piemonte e quella di oggi, io ritegno di poter affermare, è una grande giornata per i lavoratori della terra, gli artigiani ed i commercianti.



PRESIDENTE

Darei ora la parola al Consigliere Bruno Ferraris, per l'illustrazione della relazione di minoranza.



FERRARIS Bruno, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, esonero me stesso dalla lettura e voi dall'ascolto della relazione di minoranza, che ognuno ha ricevuto.
Avrei volentieri anche esonerato tutti quanti, me stesso in primo luogo, da una lunga illustrazione, se non fosse che dubito assai che, anche in presenza della miglior buona disposizione, i colleghi abbiano potuto prender visione di tale relazione, distribuita soltanto stamane. Anche questo è un problema che dovrà essere affrontato, perché non è possibile continuare a discutere proposte di legge in queste condizioni. Anche per questa ragione, quindi, mi consentirete di richiamare i punti salienti della relazione di minoranza, e ciò allo scopo di fornire almeno qualche elemento per le determinazioni che il Consiglio oggi dovrà adottare in merito alle proposte di legge sottoposte al suo esame.
Alla decisione di presentare una relazione di minoranza si è pervenuti del resto, da parte nostra, non soltanto perché ovviamente non abbiamo potuto sposare le tesi della maggioranza, cioè della Giunta, ma soprattutto perché su un tema che noi consideriamo particolarmente importante abbiamo ritenuto che la presentazione di una relazione di minoranza scritta fosse il mezzo più idoneo per riassumere e rappresentare le posizioni del Gruppo consigliare comunista, Gruppo che - sia detto senza intento di particolare vanteria - per primo senti e raccolse l'esigenza dei lavoratori autonomi in particolare dei coltivatori diretti, e affrontò questo problema traducendolo in una concreta e precisa proposta di legge, stimolando per questa via anche l'iniziativa di altri colleghi e successivamente la stessa iniziativa della Giunta.
Detto questo dobbiamo però subito precisare che in specie dopo la presentazione delle proposte di legge n. 33-34-35 da parte della Giunta abbiamo trovato una cortese ma netta chiusura dei componenti la maggioranza della Commissione ad un vero, reale confronto di opinioni e di posizioni confronto che avrebbe potuto e dovuto consentire di giungere ad un accordo o ad un compromesso che sarebbe stato non solo auspicabile ma riteniamo possibile. Ci auguriamo che confronto, dibattito e accordo possano ancora venire in questa sede. Proprio anche a questo fine i commissari di minoranza della IV e V Commissione si sono decisi a presentare la relazione di minoranza.
Cercherò di riepilogare in modo assai sintetico le ragioni che ci hanno impedito fino ad ora di raggiungere un accordo.
Mi pare che essenzialmente siano due. La prima la individuerà nell'aver voluto la Giunta, nei tre progetti di legge presentati, limitare i soggetti cui destinare l'intervento della Regione ai soli pensionati, ex coltivatori diretti, ex artigiani, ex esercenti le attività commerciali, mentre noi avevamo proposto di estendere il beneficio a tutte tre le categorie dei lavoratori autonomi, sia pure in misura graduale e diversificata. Questa scelta della Giunta è già di per se stessa in contrasto con una serie di argomentazioni riportate nella relazione della maggioranza, ove si tenta di convalidare la tesi, per quanto riguarda in particolare i coltivatori diretti, della esigenza di intervenire a frenare, ad esempio, l'esodo dei lavoratori attivi, mentre il provvedimento, così com'è configurato, non riserva alcun beneficio sostanziale ai coltivatori diretti in attività. Lo stesso discorso vale per gli artigiani, per gli esercenti le attività commerciali.
Il secondo motivo di profondo contrasto risiede nella individuazione dell'ente erogatore e del metodo da seguire nell'erogare l'assistenza farmaceutica e le altre prestazioni. Nelle intenzioni espresse dalla Giunta il compito verrebbe delegato alle rispettive Casse mutue malattia di categoria, secondo quello che è da tutti ormai definito il deprecato e deprecabile metodo dell'assistenza indiretta, tanto è vero che i lavoratori dipendenti che ancora non fruiscono dell'assistenza diretta, quelli statali, in questi giorni hanno iniziato una vertenza per poter passare appunto dalla forma di assistenza indiretta a quella diretta, in vigore da tempo per gli altri lavoratori dipendenti. Noi, come del resto è già emerso dalla stessa relazione di maggioranza, con la proposta di legge n. 26 abbiamo suggerito di risolvere questi problemi individuando negli Enti locali - abbiamo indicato sostanzialmente nei Comuni gli Enti erogatori più idonei (spiegherò successivamente il perché) ma anche nei consorzi di Comuni o Comunità montane - il tramite più indicato per un corretto esercizio dell'assistenza diretta.
Nei vari progetti di legge della Giunta, ancorati ad una errata scelta di fondo, quella legata al vigente sistema mutualistico, non mancano altre mende. Fra le più gravi, quella contenuta nell'art. 1, che limita il già limitato intervento della Regione a favore dei soli pensionati le cui Casse mutue abbiano deliberato l'assistenza farmaceutica prevista a titolo facoltativo ed oneroso a carico degli stessi attivi; il che, quando già si sa che vi sono ancora Province ove questa o quell'altra Cassa mutua di categoria non ha ancora deliberato tale prestazione, perché l'ha ritenuto troppo onerosa, significa compiere un'altra inaccettabile discriminazione da parte della Regione, significa forzare tali Casse mutue ad assumere deliberazioni che non hanno voluto fino ad oggi assumere, o metterle nell'alternativa di dover rinunciare ad un provvedimento che il Consiglio Regionale viene a deliberare.
La situazione illustrata, mi pare, dallo stesso relatore di maggioranza, è, grosso modo, così riassumibile: 701 Casse mutue comunali su 1144 non hanno ancora deliberato queste prestazioni facoltative, per ragioni di carattere evidentemente economico, dal momento che queste Casse mutue sono dirette ed influenzate dalla forza che qui propone questo sistema. Nella Provincia di Alessandria ci sono 17 Casse mutue che hanno finora deliberato, su tutte le Mutue di tale provincia; abbiamo, mi pare tre Casse mutue provinciali dei Commercianti che non hanno deliberato queste prestazioni volontarie, facoltative, e quindi onerose. Ecco, già questo, sia pure su un piano subordinato, è, a mio giudizio, un grosso problema, che va esaminato ed affrontato se non vogliamo compiere una forzatura o una ingiustizia.
Non mancano, poi, in tali progetti di legge, sul piano della forma altre mende. Ho colto e segnalato più volte in Commissione un vero e proprio assurdo giuridico: mi riferisco al richiamo all'art. 68 dello Statuto contenuto nell'art. 3 delle singole proposte di legge della Giunta con il che si viene a conferire quasi la qualifica, o la dignità, se così la volete chiamare, per tutto gratuita ed impropria di "Enti locali" alle Casse mutue malattia, o comunali o provinciali. Io posso anche capire il desiderio di dare maggior dignità a quella che in sostanza altro non è che una semplice elargizione di fondi, così come posso capire l'esigenza di giustificare tale erogazione sulla base di una norma statutaria: la cosa è lecita, è possibile, ma basterebbe chiamare in causa l'art. 4 del nostro Statuto, che ci impegna a favorire iniziative verso i contadini, gli artigiani, i commercianti e i lavoratori autonomi in generale, non mi pare sia il caso di scomodare in questo contesto l'art. 68, che prevede la delega della Regione agli Enti locali - Comuni, Province ed altri Enti locali - per determinate funzioni.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

"Avvalersi dei loro uffici".



FERRARIS Bruno, relatore

Si, ma l'art. 68 si riferisce agli Enti locali, non ad enti di diritto pubblico. Se si accetta questa impostazione, enti di diritto pubblico sono tanti altri, e vorrei poi sapere se quando chiederemo alla Regione di avvalersi, che so, degli uffici degli enti di patronato, di questo o quell'altro ente di diritto pubblico, il Presidente della Regione dichiarerà che è ammissibile o meno. Ho detto prima che è una questione secondaria, di forma, che va risolta in modo dignitoso e soprattutto corretto.
Detto questo, mi limiterò a poche altre considerazioni di ordine generale, per meglio chiarire le nostre posizioni.
Mi guarderò bene, signor Presidente ed egregi Colleghi, dal rifare qui il discorso generale sull'assistenza e sulla riforma sanitaria, peraltro discorso accennato sia nella relazione di premessa al nostro progetto di legge sia nella relazione di minoranza che vi è stata distribuita. N riprenderò il discorso sul tema della parità assistenziale tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, che è uno dei problemi di fondo. Ma ho accennato a questi due punti, a questi due grossi problemi, proprio perch nel presentare la nostra proposta di legge, il nostro Gruppo è partito dal problema della parità anzitutto, per avviarlo a soluzione concreta ed anche parziale, avendo però come obiettivo di muovere verso la riforma sanitaria che sola potrà poi garantire vera parità ed una più alta e diversa soluzione alla intera problematica dell'assistenza sanitaria nel nostro Paese.
Nel presentare sia la primitiva proposta di Legge n. 11 sia la successiva proposta di Legge n. 26, neppure per un momento noi abbiamo inteso dare all'intervento della Regione un carattere puramente sostitutivo rispetto all'azione dello Stato, ancora una volta inadempiente: abbiamo invece inteso impegnare la Regione a svolgere un ruolo nuovo e qualificante, cioè un ruolo di sostegno e di temporanea copertura (dico temporanea perché non pensiamo che la Regione debba sobbarcarsi in eterno un onere di questo tipo, che diventerebbe assai maggiore qualora volessimo coprire l'intero arco della disparità di trattamento fra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti) di esigenze che lo Stato inadempiente ed il sistema mutualistico inefficiente hanno lasciato scoperte in tutti questi anni, allo scopo di fungere anche per questa via da stimolo, di dare un contributo concreto anche all'impostazione, alla elaborazione, alla sperimentazione, di innovazioni che trasformino le attuali strutture assistenziali, nel quadro della riforma sanitaria, o meglio, nel quadro di quelle iniziative che come Regione ci siamo in più occasioni impegnati a portare avanti per sollecitare appunto i tempi di attuazione della riforma stessa.
Le scelte compiute dalla Giunta con le proposte di Legge 33-34-35, e fatte proprie soltanto dai Commissari del Gruppo della Democrazia Cristiana e del Gruppo liberale (perché i Colleghi degli altri Gruppi si sono disinteressati della cosa, almeno a livello della Commissione, salvo i compagni socialisti, che hanno assunto un atteggiamento di attesa in merito al quale daranno, credo, chiarimenti in questa sede), muovono in direzione opposta: cioè non concorrono né a dare una qualche soluzione generalizzata al problema della parità fra tutti i lavoratori autonomi - so che una soluzione in senso integrale avrebbe comportato un onere eccessivo, l'ho detto io stesso poco fa, ma sarebbe stato possibile giungere in qualche modo ad investire e coprire parzialmente tutte le categorie dei lavoratori autonomi - né a mobilitare e convogliare altre risorse, sia pur modeste (l'Assessore Armella ha non poco ironizzato sulle modeste possibilità dei nostri Comuni o delle Amministrazioni provinciali di dare contributi integrativi; non così mi pare gli altri Commissari, e lo stesso relatore sia pure su un'altra linea, su un altro piano, raccomandava appunto di cercar di convogliare queste energie anche a questo fine).
Lascio che siate voi, Colleghi, a misurare la differenza fra questi progetti della Giunta ed il primitivo progetto del Gruppo dei Colleghi della Democrazia Cristiana. Si può dire tutto quel che si vuole: a parte la forma, veramente, testimoniava di un atto di coraggio, di un impegno notevole, e veniva rispettivamente a coprire per lo meno le prestazioni complessive.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Demagogo.



FERRARIS Bruno

Perché?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Tu, non il progetto.



FERRARIS Bruno

Il progetto, dunque, non è demagogico, demagogo sono io. Allora, credo sia giusto dire che questo progetto, che non è demagogico, va approvato: questo Consiglio può e deve approvarlo. Tengo a precisare, tra l'altro, che io non ho mai dichiarato demagogico il primitivo progetto, né in pubblico né in privato. Dal momento che si taccia di demagogo chi non lo ha presentato, per dimostrare che non sono demagogo invito io stesso il Consiglio a valutare attentamente quella prima formulazione del Gruppo della Democrazia Cristiana ed a tradurla in legge della Regione per i coltivatori diretti e per gli artigiani ed i commercianti, siano essi pensionati o in attività, ed o famigliari a loro carico.
Ma ciò che è più grave è che queste proposte di legge si muovono appunto secondo una logica sbagliata: la logica del sistema mutualistico; e concretizzano, appunto, l'intervento della Regione in un atto di pura elargizione di fondi a queste Casse mutue, ripetendo, aggravando l'errore dello Stato, o meglio, del Governo centrale, in questa materia. In proposito mi si consenta ancora di ricordare che, se non erro, dal '65 al '70 il Governo ha gettato nella fornace delle Casse mutue (tutte le Casse mutue, quindi anche l'Inam: non faccio distinzione, per quanto i contadini e gli artigiani sarebbero ben lieti, alle stesse condizioni di pagamento di avere l'assistenza dell'Inam, sia detto proprio per omaggio alla verità e per obbiettività) ben 2300 miliardi, una somma con la quale si sarebbe potuto coprire per buona parte almeno il costo della riforma sanitaria dando avvio al servizio sanitario nazionale gratuito e alle unità sanitarie locali.
Nei provvedimenti della Giunta, me lo consenta il Presidente della Regione, dott. Calleri, non trovo poi proprio alcuna coerenza con quella sua affermazione secondo cui la Giunta e ovviamente la sua maggioranza sono impegnate a costruire concretamente, con la necessaria fantasia nell'azione di tutti i giorni, se non sbaglio, egli ha detto, la realtà o il modo di essere e di operare della nostra Regione. Qui non c'è fantasia pur spendendo quasi un miliardo, un miliardo e mezzo un'altro anno, non ci si avvia a creare niente di nuovo, nemmeno si coprono le esigenze pregresse, quelle della disparità.
Con la legge proposta, certo, non si rivoluziona l'attuale realtà, non si compiono passi notevoli verso l'ammodernamento di tutto il sistema, ma si fa un certo sforzo di inventiva per contribuire alla soluzione di certe esigenze fondamentali, come quella di assicurare ai lavoratori autonomi l'assistenza farmaceutica, sia pure in forma parziale, e quella di renderci in concreto anticipatori della riforma stessa. Di qui la nostra richiesta appunto di fare capo non già alle Mutue ma sostanzialmente ai Comuni, e se volete ai Consorzi di Comuni o alle Comunità montane quando ci saranno: ci pare sia una scelta coerente con la più aggiornata elaborazione politica e culturale, che ha individuato e individua proprio negli Enti locali e nel Comune in particolare l'asse portante del futuro assetto sanitario, o quanto meno delle unità sanitarie locali.
Questo è quanto abbiamo ritenuto di dover dire ad illustrazione della relazione di minoranza, con l'augurio che le argomentazioni da noi sostenute possano dar luogo ad un effettivo, e non soltanto formale confronto di posizioni e soprattutto al miglioramento dei disegni di legge presentati dalla Giunta.
Mi scuso se sono stato prolisso, e ringrazio per l'attenzione che mi è stata prestata.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale sulle due relazioni. Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione urgente del Consigliere Lo Turco e altri sulla situazione della Ditta Magnadine (seguito)


CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Intervengo, se mi consentite, ad integrazione della risposta alle interrogazioni presentate dai Consiglieri Nesi e Lo Turco relativamente alla questione Seimart-Magnadyne.
Mi ero riservato di dare in prosieguo di tempo comunicazione dei provvedimenti che sarebbero stati adottati per garantire la prosecuzione dell'attività. Mi è stata consegnata dal Commissario di Governo successivamente al mio intervento, il testo del decreto con cui si assicura la continuità del lavoro alla Seimart-Magnadyne. E' del seguente tenore: "Nelle more della definizione della procedura di concordato preventivo il complesso industriale della Ifin di cui in narrativa (credo di poter chiedere alla cortesia dei Consiglieri interroganti di farmi grazia della lettura di tutto il dispositivo) continuerà ad essere gestito dalla Società Seimart di Torino. Con successivo provvedimento sarà stabilito il canone che dovrà essere corrisposto alla Ifin a titolo di indennizzo e che temporaneamente viene determinato in via provvisoria nella misura a suo tempo stabilita fra le due Società.
La Seimart, con la riassunzione della gestione, salvi i diritti dei terzi, resta impegnata ad assumere a suo carico gli oneri, diretti ed indiretti, e che comunque da chiunque anche in futuro possano essere accollati in dipendenza della esecuzione del presente provvedimento".
Essendo già il decreto stato notificato alle parti, credo di poter ragionevolmente prevedere che fin dai prossimi giorni, sicuramente da lunedì, il lavoro riprenderà regolarmente in questi stabilimenti, e per tutti i lavoratori.
Devo in questa sede dare atto agli organi di Governo, alla Presidenza del Consiglio, al Ministro degli Interni, nonché agli organi periferici dello Stato, in particolare il Prefetto di Torino, di essersi fatti carico del problema con molta puntigliosità, e direi con squisita sensibilità.
Alla sua soluzione si è dedicata con particolare impegno l'Amministrazione regionale, atteso che è in corso una procedura giudiziale, in modo da garantire che il provvedimento in questione avesse tutti i crismi della legalità e fosse inattaccabile dal punto di vista procedurale e di contenuto. Non si tratta soltanto di assicurare la continuità del lavoro ma di assicurare che questa continuità avvenga in un quadro giuridico garantito. E questo mi è parso fosse l'unico modo per garantire questo quadro giuridico.
Ho ritenuto di dover fare a questo punto dei lavori del Consiglio Regionale questa comunicazione anche perché i Consiglieri interroganti non soltanto hanno fatto rilevare l'urgenza, che peraltro è ovvia, ma hanno anche fatto rilevare come fosse opportuno dare al più presto comunicazione della adozione del provvedimento anche e direttamente agli interessati tramite il Consiglio Regionale. I lavoratori della Magnadyne, nella lotta che hanno ingaggiato per tutelare il proprio posto di lavoro, nella quale hanno avuto il costante sostegno ed affiancamento degli organi regionali hanno superato un altro difficile scoglio. Mi auguro che gli ostacoli che rimangono da superare non mettano più in forse l'attività lavorativa dei dipendenti, non causino più preoccupazioni relativamente al posto di lavoro.
Desidero nuovamente invitare i lavoratori e gli organi regionali a considerare la sensibilità dimostrata dagli organi dello Stato relativamente alla soluzione di questo problema e rivolgere a questi organi centrali il più fervido ringraziamento, come presidente della Giunta Regionale, per l'appoggio che essi hanno dato in favore dell'appianamento di una vertenza che è stata e sta a cuore alla Giunta Regionale, al suo Presidente ed a tutti i Consiglieri Regionali. Grazie.



PRESIDENTE

Ritengo di potermi considerare interprete del pensiero del Consiglio esprimendo altresì compiacimento per l'opera svolta in questa circostanza dalla Giunta e personalmente dal suo Presidente e dall'Assessore al Lavoro Visone, che con tanta passione si dedica a tutti questi grossi problemi.
Mi sembra anche doveroso sottolineare il senso di civismo dimostrato con il loro comportamento dai dipendenti della Magnadyne. Tutti insieme penso, possiamo compiacerci che si sia giunti, se non ad una soluzione definitiva e totale, certamente ad un buon avvio ad una tale soluzione sulla cui utilità tutti si troveranno consenzienti, specie in questo momento particolarmente delicato e difficile nel campo e nel mondo del lavoro della nostra città e della nostra Regione.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi, in qualità di interrogante.



NESI Nerio

Mi dichiaro soddisfatto delle dichiarazioni del Presidente della Giunta e gli do atto della tempestività e della efficacia dell'azione che ha svolto.
Mi consenta il Presidente del Consiglio di dire ancora alcune cose.
In primo luogo, circa l'atteggiamento del signor De Quarti, che credo rappresenti il limite di aberrazione cui può arrivare la logica del profitto, quando è condotta in questo modo e quando non ha nemmeno i caratteri della creatività, dello sviluppo, del desiderio di fare che dovrebbe costituire, e in certi casi costituisce, il bagaglio della classe imprenditoriale. Noi ricordiamo tutti, e meglio di tutti, penso, il Presidente della Giunta, che è stato uno dei protagonisti di questa vicenda, come il signor De Quarti, in uno dei colloqui cui ho partecipato anch'io, offrisse gli impianti della Seimart al prezzo di una lira, andasse ripetendo: "Prendetevela, è vostra". Ora che la Seimart, in forza dell'intervento pubblico, fruendo del denaro di tutti i cortribuenti italiani, guidata da dirigenti pubblici, ha ricominciato a produrre e a vendere, quindi ad essere oggetto di possibile nuova speculazione, egli non si accontenta più dei 500 milioni che sono stati offerti, chiede 3 miliardi, per l'affitto di impianti che ci voleva cedere al prezzo simbolico di una lira, cioè gratis. Questo è un esempio, veramente, di aberrazione, non politica, ma morale.
A questo atteggiamento fa riscontro quello, che d'altra parte sia il Presidente del Consiglio che il Presidente della Giunta hanno già messo in evidenza, dei lavoratori della Seimart, che hanno sempre dimostrato, anche quando duemila famiglie si trovarono a non avere più alcuna speranza, un alto senso non soltanto di dignità professionale, ma di sensibilità politica, ponendosi non in contrapposizione alla Seimart, che sapevano essere l'unica possibilità di salvezza che veniva loro da enti pubblici, ma al padrone privato, non facendo cioè di tutta l'erba un fascio ma distinguendo politicamente. Io credo che anche ai lavoratori della Seimart noi dovremmo esprimere un riconoscimento; il riconoscimento di un Consiglio Regionale che vede nei lavoratori la espressione massima del Piemonte.
Un terzo punto vorrei sottolineare ancora. Questo episodio caratterizzato da uno scontro durissimo seguito da intervento del rappresentante massimo della Regione e successivamente degli organi dello Stato, dimostra come grande sia la capacità di sintesi politica della Regione, che va al di là delle leggi delegate, dei poteri che ci hanno dato, dei poteri che ci prendiamo. Perché noi rappresentiamo la collettività piemontese, e quando si muove la collettività piemontese nella persona dei suoi massimi rappresentanti, nessuno in questa regione può dire di no. Ecco perché, signor Presidente, noi le rimproveriamo di non essersi comportato in altri casi nello stesso modo con il quale ha agito nei confronti dell'operazione Seimart.
Messi in evidenza questi tre punti, preciso che il Gruppo socialista si dichiara soddisfatto.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Lo Turco. Ne ha facoltà.
Desidero però prima chiarire che se non ho chiesto il consenso del Consiglio per la interpolazione di questo argomento nel corso della discussione è perché mi sono sentito autorizzato a farlo direttamente trattandosi di questione avente una significazione di urgenza del tutto particolare.



PRESIDENTE

LO TURCO Giorgio



PRESIDENTE

Prendo atto che si è compiuto un passo importante verso la definizione della vertenza Magnadyne. Non sono però completamente soddisfatto, per il semplice motivo che secondo me la questione non è affatto appianata: fino a che esisteranno e rimarranno ai loro posti uomini come De Quarti, il problema resterà insoluto e si ripresenterà, ne sono convinto, anche a scadenza abbastanza ravvicinata. D'altra parte, come tutti sappiamo, la vicenda è troppo complessa perché si possa pensare che basti un decreto a risolverla.
Di questa soluzione, sia pur parziale, a nostro avviso, riteniamo comunque che in primo luogo il merito vada ai lavoratori. Questo è forse il senso dell'applauso scrosciato questa mattina: i lavoratori hanno sentito che per la prima volta una battaglia civile, democratica da essi condotta incominciava a raggiungere un primo risultato, quello di sconfiggere il tentativo di attacco all'occupazione.
Diamo atto al Presidente della Giunta ed alla Giunta nel suo complesso dell'impegno con cui hanno assolto la loro funzione, almeno in questa forma parziale, in tale direzione. Ma riteniamo che l'impegno della Giunta debba continuare sotto forma di insistenza perché si arrivi a trovare la soluzione organica a tutto il problema della Magnadyne. Altrimenti ci ritroveremo sicuramente fra pochi mesi a dover discutere con il patema d'animo dell'incombere di due o tremila lettere di licenziamento.
La Giunta deve costantemente controllare che gli impegni sanciti nel decreto vengano ma tenuti e adoperarsi, eventualmente in incontri con la controparte, perché si arrivi a definire tutta la materia, ponendo per sempre la parola fine a questa vicenda che ormai si trascina da troppo tempo.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Esame dei progetti di legge per l'estensione dell'assistenza farmaceutica ed integrativa ai titolari di pensione della gestione speciale coltivatori diretti, artigiani ed esercenti attività commerciali (seguito)


PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa. Riprendiamo la trattazione dell'argomento al punto quarto dell'ordine del giorno.
Ho attualmente iscritti a parlare i Consiglieri Menozzi, Viglione Gerini. Ho messo in nota anche il Consigliere Besate, che aveva chiesto di intervenire nel corso della esposizione fatta dal Consigliere Ferraris.
Nessun altro si iscrive a parlare sull'argomento? Ho posto questa domanda per una semplice ragione. Noi non potremmo passare alla votazione subito dopo il termine del dibattito, ma dovremo attendere a farlo oggi alle 16, dato che in proposito deve ancora esprimere il proprio parere la Commissione I, la quale si riunirà alle 15. Preciso fin d'ora che, essendovi praticamente due proposte di legge, una della Giunta - tripartita, in fondo, perché si riferisce l'una alla gestione speciale Coltivatori diretti, l'altra alla gestione speciale Artigiani l'altra a quella delle attività commerciali - e una di iniziativa di alcuni Consiglieri che onnicomprende i tre aspetti, poiché il Regolamento nulla precisa in proposito, porrò in votazione prima i tre disegni di legge regionale presentati dalla Giunta. Già altra volta si verificò analogo caso e il documento presentato dalla Giunta ebbe la precedenza nella votazione.
Darei quindi ora la parola al Consigliere Menozzi, mentre pregherei la Commissione I di tenersi pronta ad esprimere alle 16 il proprio parere.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta Colleghi Consiglieri.
Innanzitutto, consentitemi una precisazione che rivolgo in modo particolare al collega Ferraris affermando che lo stimolo nella presentazione della nostra proposta di legge non è derivato dal fatto che alcuni giorni prima il Collega medesimo, insieme ad altri, avesse presentato la propria, bensì dalla consapevolezza, che non è di oggi, della esigenza che le categorie in discussione - Coltivatori diretti, Artigiani e Commercianti - potessero compiere un passo innanzi sulla strada della parificazione con i benefici a tal proposito goduti da tempo da altre categorie e soprattutto nella consapevolezza delle lacune che presentano le leggi istitutive, e principalmente, per quanto più direttamente ci attiene la legge 22/11/54 n. 1136, la quale fu e rimane una grande legge, per aver codificato il principio per la prima volta nel nostro Paese, che anche ai lavoratori autonomi venisse concesso di beneficiare dell'assistenza di malattia, ma che però come d'altro canto tutte le leggi, presentava e presenta imperfezioni e lacune. Basti pensare che per alcune forme di malattia - mi riferisco alla tubercolosi, alle malattie mentali, alle malattie infettive ed alle malattie contagiose - detta legge non ha capacità di intervento. Fra queste lacune, ovviamente, c'era e c'è anche quella dell'assistenza farmaceutica, anche se l'art. 4 prevede che le Casse Mutue potevano e possono deliberare di estenderla ai propri assistiti in via facoltativa e volontaria. Ma a differenza dell'assistenza malattia, per la quale è previsto un congruo, direi notevole, contributo da parte dello Stato, per darsi l'assistenza farmaceutica avrebbero dovuto ovviamente sostenere in toto le relative spese.
Le successive leggi, compresa quella del 27/5/'67, la 369, che venne per estendere l'assistenza gratuita in caso di malattia agli ex coltivatori, cioè ai pensionati (e se non fosse uscita questa legge correvano il rischio raggiunta l'età pensionabile, o conseguita la pensione per invalidità, di rimanere senza assistenza), fu un altro notevole passo avanti; però anche questa legge non parlò di assistenza farmaceutica.
Soltanto il successivo decreto-legge 26/10/'70 n. 745, convertito poi nella legge 18/12/'70 n. 1034, meglio conosciuto come "decretone", che, per la prima volta, riferendosi espressamente e specificatamente alle Casse Mutue previde la possibilità di una riduzione del 25 % sul costo dei farmaci.
Questo ho tenuto a premettere per evidenziare proprio quanto fosse necessario, per non dire indispensabile, una testimonianza, concreta e diretta in tal senso, da parte della Regione Piemonte.
Non mi soffermerò ad evidenziare le differenze esistenti tra i diversi progetti di legge, anche perché l'ha fatto egregiamente il relatore collega Beltrami, nel corso del suo intervento. Mi limiterò piuttosto a soffermarmi su quello che, direi, è il pomo della discordia, il punto di maggior contrasto fra la nostra proposta di legge e il disegno di legge della Giunta da una parte e quella che è la proposta di legge del collega Ferraris ed altri dall'altra circa i canali di erogazione dei contributi previsti, dove il progetto Ferraris indica la strada dei Comuni. Noi teniamo subito qui a precisare o motivi per i quali non possiamo assolutamente accettare simile canale erogativo, e non certamente, come era già stato precisato, per ostilità verso il benemerito istituto comunale ma per motivi di fondo che celermente mi propongo ora di evidenziare e sottolineare.
1°) Perché si tratta di estendere una forma di assistenza a pensionati che, se anche tali, moralmente sono ancora legati ai loro organismi mutualistici, come sta a dimostrare l'assistenza di malattia che quotidianamente ricevono; questo per i Coltivatori diretti come per gli Artigiani come per i Commercianti.
2°) Perché l'organizzazione mutualistica, in anni di attività, è venuta acquisendo una sua specifica esperienza e dispone di quel minimo di organizzazione atta a garantire funzionalità al nuovo sistema di erogazione.
3°) Per non correre contro il rischio, anzi, per cautelarci e garantirci i benefici di quel 25% di riduzione di cui il 19 % viene concesso dalle ditte produttrici e il 6 %viene concesso dalle singole farmacie; il che non si avrebbe se dovessimo scegliere altri sistemi, ivi compreso quello indicato dal progetto di legge del collega Ferrarsi...



FERRARIS Bruno

Non è vero.



MENOZZI Stanislao

E' tanto vero, Collega Ferraris, che è venuto Egli stesso, nel suo dire e anche nella sua relazione scritta, ad avanzare dubbiosità in tal senso abbandonandosi ad acrobatiche manovre tendenti a comporre dei comitatini e dei comitatoni per potervi comunque in qualche modo far inserire anche le Casse mutue, ma il Suo è un tentativo denso di incognite e di incertezze.
Anzi, noi siamo certi che se dovessimo scegliere la strada indicata dai comunisti potremmo anche sospendere di discutere dell'assistenza farmaceutica, perché, anziché vederla tramutata in un'azione concreta ed operante già da oggi, da parte di questo Consiglio, avremmo indubbiamente il tempo di poterne ridiscutere anche l'anno prossimo.
Ma c'è anche un quarto motivo, che è fondamentale: quello di salvaguardare l'autogoverno delle categorie interessate, autogoverno che viene loro dato e riconosciuto dalle leggi istitutive, e per quanto concerne la legge 22/11/'54, la 1136, essendo stata la prima delle tre in discussione ad essere lagnerete, è venuta per la prima volta ad affermare il principio elettivo all'interno degli organismi mutualistici e a dare una sostanziale impronta di democraticità, cosa che non si era mai verificata da parte di alcun altro organismo similare operante nel nostro Paese. E non è che manchino, perché soltanto quelli ufficialmente riconosciuti mi pare siano 36 o 37.
Ecco direi, i quattro motivi per i quali noi, come ripeto, non possiamo accettare l'indicazione che ci è stata data: nella nostra proposta di legge avevamo, invece, indicato la strada ed i canali delle Casse mutue, vuoi comunali per i Coltivatori diretti, vuoi provinciali per commercianti e artigiani, in quanto non dispongono di una organizzazione a carattere comunale.
E' indubbio che non intendiamo opporci, né mai abbiamo inteso farlo, ad eventuali contributi che Comuni e Province vorranno destinare in tal senso.
Anzi, dal momento che non è possibile veder estesa l'assistenza anche alle unità attive, come noi avevamo richiesto, non solo non si rifiutano, non solo non si disdegnano ma eventuali contributi di Comuni e Province sono accettabilissimi, per poter, se non altro, venire a rimpinguare quei fondi che gli attivi verranno costituendosi e poter così vedere, a fine anno elevata la loro quota di riparto.



FERRARIS Bruno

Dopo quanto ha dichiarato il Presidente ormai credo non ci siano più dubbi: voteremo per l'assistenza a tutti.



MENOZZI Stanislao

L'impostazione data di servirsi delle Casse Mutue per devolvere i contributi che la Regione sta per mettere a loro disposizione è suffragata oltre che dal nostro dire, dalle assemblee che, proprio nella mia provincia, si stanno portando a compimento in questi giorni in riferimento al citato art. 4 della legge istitutiva. Posso qui affermare, senza tema di smentite, che delle 100 assemblee svoltesi a tutto ieri sera, in ben 93 c'è stato un voto unanime. E il pensare poi, che ci siamo trovati di fronte ad assemblee numerosissime, se rapportiamo questo al particolare quanto delicato momento stagionale, che rende particolarmente difficile il far smuovere i coltivatori dalle loro aziende, ciò sta a significare quanto sia viva la loro attesa per questo provvedimento e quanto condividiamo l'impostazione che il nostro iniziale progetto e il disegno della Giunta poi sono venuti con il dare anche sul piano della erogazione.
Né pensiamo che per l'aver scelto il canale delle Casse Mutue ci si sia posti in contrasto con i canoni della prefigurata riforma sanitaria. Perch detta prefigurazione non ha mai escluso la possibilità di servirsi dell'esperienza acquisita dagli istituti mutualistici, che il collega Ferraris si è benignamente degnato di considerare dilapidatori del pubblico denaro. A me pare, se non altro come ex presidente di un organismo mutualistico, di dover respingere questa affermazione, perché se è vero come è vero, che ben 1200 miliardi di contributo lo Stato ha versato agli organismi mutualistici, se è vero, come è vero, che l'indebitamento è un continuo crescendo, penso però che tra il rilevare questo e il parlare di dilapidazione ci sia una differenza macroscopica. Che il sistema debba essere rivisto è cosa indubbia ed auguriamoci che, ripeto, il prefigurato passaggio dall'assistenza al piano della sicurezza sociale, in fatto di costi, possa dimostrarsi notevolmente inferiore cosa che non siamo sicuramente oggi in grado di poter provare. Fermiamoci, quindi, per oggi agli auguri. Ma, ripeto, almeno per quanto concerne l'esperienza acquisita da chi vi parla e dai colleghi che hanno operato a livello di Casse Mutue Coltivatori diretti, posso affermare che l'aggettivo "dilapidatoria", si debba totalmente respingere.
Andiamo piuttosto a fare un discorso dei costi. E' forse responsabilità degli assistibili, degli assistiti o dei loro amministratori se nel volgere di otto anni abbiamo visto tricentuplicate quatercentuplicate, le rette di degenza negli ospedali? Il discorso diventerebbe troppo ampio e ci porterebbe fuori dal seminato.
E reputiamo proprio che le unità sanitarie locali debbano far tesoro dell'esperienza acquisita; noi continuiamo ad insistere sull'affermato concetto di devolvere i contributi per i canali delle Casse Mutue comunali perché anche in sede di riforma sanitaria, e, sul piano operativo all'interno delle unità sanitarie locali, intendiamo non vedere soffocato ma veder rivalorizzato e rilanciato il principio democratico che, ripeto, è stato una conquista prioritaria della nostra organizzazione mutualistica.
Anzi, proprio per attenerci ai principi generali della riforma sanitaria, oltre all'assistenza farmaceutica, avevamo anche l'assistenza integrativa proprio ligi al principio che l'assistenza non può fermarsi soltanto all'aspetto curativo ma deve anche affrontare quello preventivo e quello riabilitativo. E non per niente abbiamo fatto calare il discorso sull'assistenza integrativa.
Prendiamo atto del disegno di legge che è stato presentato dalla Giunta, avendo rilevato una sostanziale analogia con il progetto di legge inizialmente presentato da chi vi parla e da altri miei colleghi. E per questo abbiamo ritenuto opportuno ritirare il progetto medesimo. Prendiamo altresì atto che la Giunta, con il suo disegno di legge, sia venuta manifestando un coerente atteggiamento in rispondenza al disposto dell'art.
4 dello Statuto nel quale si afferma esplicitamente, tra le altre cose, di contribuire al coordinamento e allo sviluppo dei servizi sociali, non ultimo quello della salute.
Migliore sarebbe stato, ovviamente, se la Giunta avesse potuto colmare le lacune denunciate intervenendo anche a favore degli attivi e concedendo pure l'aumento del contributo per il premio di natalità alle lavoratrici madri. A tal proposito, ci auguriamo che se il Governo, come da precedenti impegni, riassunti nuovamente nell'ultimo discorso programmatico pronunciato alla Camera dal Presidente Andreotti, non verrà per intervenire in un breve lasso di tempo, la Regione abbia comunque a compiere ogni ulteriore sforzo per poter eventualmente, fin dall'anno prossimo, fare un qualche cosa che, oltre ai pensionati, possa interessare anche gli attivi ed i loro famigliari a carico.
E' indubbio che non dobbiamo sottovalutare l'intervento nei confronti dei pensionati, di cui, per quanto concerne il settore dei Coltivatori diretti, le statistiche oggi danno un ammontare di circa 143.000; in effetti i pensionati sono 180 o 190 mila, e risultano soltanto 143.000 perché non tutti hanno provveduto a chiedere la cancellazione dalle unità attive, per loro motivi di natura aziendale e particolare. Il che significa intervenire nei confronti di un numero di benemerite persone che rappresentano oggi mediamente circa il 507 della popolazione vivente ed operante in agricoltura.
Ciò nonostante, non possiamo, concludendo, non esprimere la nostra soddisfazione per l'ulteriore passo che si sta per compiere sulla strada della parificazione con le restanti categorie di lavoratori. Sulla buona strada direi che ci siamo, perché su tale via ci siamo anche collocati quando siamo riusciti ad ottenere la quasi perequazione nel campo degli assegni familiari. C'è un impegno, c'è una delega al Governo di provvedere alla perequazione dei minimi di pensione entro il 1975. Il nostro è un ulteriore, seppur incompleto, passo per poter raggiungere la perequazione anche nel campo assistenziale. Noi, ripeto, ne prendiamo atto con immensa soddisfazione e nel contempo esprimiamo il nostro assenso all'impostazione ed ai contenuti dati dal disegno di legge della Giunta Regionale.



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che il Consigliere Simonelli ha chiesto congedo per questa seduta.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, quella che stiamo esaminando è una scelta assai importante. Non soltanto perché coinvolge una massa assai consistente di denaro, circa un miliardo nel 1972, due miliardi nel '73 (se non vado errato, si tratta di un miliardo e 700 milioni per i Coltivatori, 200 milioni circa per gli Artigiani e 85 milioni per i Commercianti), cifra davvero cospicua in rapporto all'ammontare del nostro bilancio, che nella sua globalità assomma a 48 miliardi, né si intravede una schiarita che possa accrescerne di molto in futuro le proporzioni, dal momento che la centralità non democratica dell'attuale Governo minaccia di trattenere tutto per sé, senza nulla dare alla periferia. Ma anche e particolarmente se la si esamina alla luce delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Andreotti, che nell'esporre il programma del nuovo Governo - che teoricamente dovrebbe durare per tutto l'arco dei cinque anni, perch Andreotti non ha accennato minimamente ad un Governo di emergenza, di breve durata, che possa dar luogo nell'autunno a cambiamenti sostanziali quali molti prefigurano - non ha assolutamente contemplato la riforma sanitaria fra i traguardi che il Governo si propone di raggiungere.
Ne abbiamo viste di cose che il Governo intende fare sotto un certo aspetto. In primo luogo, liquidare le leggi progressiste che l'ultimo scorcio del Centro-Sinistra aveva varato, come quella dei fitti agrari.
Proprio stamane i "camerati" mi hanno trasmesso "Il Secolo" che porta già in prima pagina una proposta di legge abrogativa della legge dei fitti agrari.



CARAZZONI Nino

Già presentata.



VIGLIONE Aldo

Quindi, in questo senso non v'è dubbio che si sta marciando. Della riforma sanitaria, invece, alla luce delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Andreotti, per il quinquennio non si parlerà. Quindi, tutte le affermazioni fatte qui secondo cui questo intervento della Regione si colloca nella aspettativa di una legge di carattere generale per tutto il Paese, non trova alcun riscontro nelle dichiarazioni rese al Parlamento nelle quali non si trova per ora traccia di questo intendimento di questa volontà politica.
Cade, quindi, anche l'affermazione che sotto questo aspetto la Regione non possa fare assolutamente nulla all'infuori di interventi di carattere settoriale, perché spetterebbe esclusivamente al potere centrale, al Governo centrale, al Parlamento il compito della riforma sanitaria. Dicendo ciò saremmo dei rinunciatari anche rispetto al dettato costituzionale, nel quale è detto chiaramente che "l'assistenza sanitaria ed ospedaliera", non soltanto quella ospedaliera, spetta integralmente alla Regione: competenza esclusiva, quindi, da parte della Regione, che non può certamente essere rinunciata sotto l'aspetto che compete totalmente al Parlamento il fare la riforma sanitaria e le Regioni debbano semplicemente subirla.
Ecco che qui viene già meno il ruolo della Regione, perché con questa legge, che per certo verso ha carattere di giustizia rispetto a quelle categorie che non beneficiano dell'assistenza farmaceutica, si impone una sorta di riforma della concessione dell'assistenza farmaceutica senza che questa materia sia fatta confluire nella grande strada del ruolo democratico che debbono giocare sia le Regioni sia gli Enti locali.
Perché abbiamo già visto - e sotto questo aspetto bisognerebbe portare avanti il discorso - che è stata una politica fallimentare quella di concedere l'assistenza farmaceutica (chiamiamola così con termine più ampio) come una sorta di benevola concessione, senza una seria discussione dalla base in merito all'intero arco della salute, dando settorialmente i medicinali. Fino ad oggi abbiamo sempre sentito delle lagnanze, sia da parte degli assistiti sia da parte degli erogatori: che per i medicinali si spendono 600 miliardi, contribuendo in misura determinante al passivo del bilancio dello Stato, senza assolvere il compito primario della salvaguardia della salute dato il modo indiscriminato in cui viene effettuata la assegnazione.
Mi sono domandato spesso, vedendo Beltrami nell'ufficio accanto al mio affannarsi su cartelle piene di numeri e di statistiche, se questa scelta che è una scelta certamente Prioritaria, perché comporta la destinazione di ben due miliardi dei 48 che costituiscono il bilancio della Regione (e due non saranno certamente neppur sufficienti, dal momento che, come abbiamo appreso poco fa dal Consigliere Menozzi, ai 148 mila attuali iscritti se ne aggiungeranno per lo meno altri 25 o 30 mila, che sotto la spinta della concessione dell'assistenza farmaceutica, saranno indotti a sganciarsi dai ruoli attivi per passare al pensionamento, e sarà quindi di 178-190 mila il numero più vicino alla realtà dei destinatari di questo beneficio) sia giusta, alla luce della mancata riforma sanitaria e alla luce del ruolo che la Regione deve giocare - il mio è soltanto un ragionamento di scelta beninteso, non di giustezza nella scelta: perché è ovvio che la scelta è senz'altro giusta, è certamente un atto di giustizia dare ai lavoratori di una categoria quanto altri lavoratori già hanno, quella integrazione farmaceutica che costituisce indubbiamente un punto importante ai fini della tutela della salute; su questo punto non vi è alcun dubbio, vogliamo ribadirlo con assoluta chiarezza - e non fosse più conveniente, lo dico come critica di fondo a questo intervento, predisporre invece degli strumenti di fondo (in quanto questa scelta, che potrà comportare anche la spesa di due miliardi e mezzo, di tre miliardi annui per interventi, perch certamente vi sarà un assorbimento maggiore, una velocità maggiore nel giro della farmaceutica, certamente ne farà escludere altre) che servissero allo scopo della salvaguardia della salute vista nella sua globalità.
Giunti a questo punto, il terreno sul quale noi dobbiamo disputare e discutere è però quello che ci viene presentato. E quello che ci viene presentato, evidentemente, non fa che ricalcare le scelte tradizionali. Io ritengo che abbia perfettamente ragione il Consigliere Ferraris a criticare questo aspetto. Tutti quanti abbiamo sempre dichiarato che il sistema mutualistico era superato, che andava sostituito con un altro più moderno che il servizio sanitario nazionale dovesse essere realizzato con un indirizzo moderno, con il superamento della settorialità degli impianti degli istituti, degli enti, con erogazione attraverso questo sistema di 83 mutue, o istituti, o enti pubblici, più 500-600, o quanti sono, aziendali di per se stessi portati ad assorbire una grossa parte del denaro versato dai contribuenti.
Non te la devi prendere, Menozzi, quando si parla di sperpero. Nessuno accusa te di avere sperperato come Presidente della Coltivatori diretti: è il sistema instaurato quello che ha portato agli sperperi. E i canali non sono solo gli 83 dichiarati: nei bilanci dei Comuni, nei bilanci delle Province, nei bilanci di moltissimi Enti vi sono fondi che nel vasto campo dell'assistenza in genere e nel capitolo dell'assistenza sanitaria ospedaliera assorbono oggi addirittura 4-5 miliardi, quando in uno studio recente fatto da uno scrittore che mi pare militi in campo repubblicano si è ipotizzata una spesa per una riforma sanitaria nel suo complesso, che tenesse conto, quindi, di tutto l'arco della salute, fornendo un servizio adeguato, di 3600 miliardi. Quante volte qui, tutti insieme, abbiamo detto che questo sistema doveva essere distrutto per venire ricostruito su basi molto più moderne? Nel momento in cui diamo credito alle opinioni, alle risultanze degli studi che si sono realizzati nell'arco di questi ultimi dieci anni, perché tu ti devi adontare?



MENOZZI Stanislao

Non ho difeso il sistema.



VIGLIONE Aldo

Vorrei dire, poi, che a questo punto è veramente sorprendente che noi diamo nuovo fiato al sistema della canalizzazione. Erogando alla Cassa Mutua Coltivatori diretti o alle altre Casse Mutue Regionali i tre miliardi, continuiamo ad istituzionalizzare tutto questo, favoriamo l'elusione di una soluzione del problema generale, e naturalmente mortifichiamo il ruolo della Regione. Ma c'è di più: dopo aver sollecitato i Comuni, come tu stesso, Menozzi, proponi, ad intervenire - e alcuni Comuni l'hanno già fatto, o hanno promesso di farlo -, ne mortifichiamo il ruolo dicendo che il Comune non potrà mai sobbarcarsi il compito della erogazione. Perché ricerchiamo l'intervento dei Comuni, e poi, nel momento in cui dovremmo richiedere la loro collaborazione perché o destinatari si sentano protetti, inseriti in un certo grosso sistema democratico, grazie al quale la riforma non sia buttata là, lasciata andare a catafascio così da diventare assolutamente inutile (l'abbiamo visto a proposito dei medicinali quel che capita quando si fanno le cose senza criterio:secondo le risultanze delle inchieste, solo il 25 % dei medicinali vengono consumati per intero, il 70 % per metà) anziché farla scaturire dal basso rendendo tutti partecipi e coscienti delle proprie responsabilità rifiutiamo il ruolo popolare, democratico che possono avere le Comunità montane, i Consorzi dei Comuni ed i Comuni nella erogazione? Noi muoviamo pertanto tre critiche: l'una, fondamentale, che finora non hanno fatto, se non vado errato, i compagni comunisti, è quella relativa alla scelta di fondo dello strumento atto a porre finalmente il problema della salute in condizione di globalità; non ci pare che quello proposto sia lo strumento adatto, pur riconoscendo la giustezza del principio di assicurare l'assistenza farmaceutica anche a coloro, come i Coltivatori diretti o gli Artigiani pensionati, che non hanno assolutamente nulla. Con i due o i tre miliardi su questa strada si arriverà probabilmente anche ai tre o quattro miliardi si sarebbero potuti creare degli strumenti di carattere generale che prefigurassero già, o quanto meno servissero a sollecitare in tal senso, il Governo centrale, il Parlamento, le forze politiche nazionali, la riforma sanitaria la seconda attiene alla mancata caratterizzazione democratica dell'intervento l'altra ancora, la terza, è che non si dà alcun ruolo agli attivi anche non nella globalità dell'assistenza farmaceutica ma nella parzialità dell'intervento, che sarebbe stato utile anche al 10 % per le zone montane al 20%, per le zone più depresse.
Si sarebbe così forse potuto dar inizio ad un processo di carattere più generale, far sentire maggiormente il ruolo della Regione periferica in questa vicenda. Sotto questo profilo va vista l'astensione del Gruppo socialista nella votazione definitiva sulle tre leggi presentate dalla Giunta.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gerini. Ne ha facoltà.



GERINI Armando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le leggi che siamo chiamati a votare sono le prime ad avere una certa risonanza e rilevanza esterna attraverso le quali la nostra Regione potrà cominciare ad acquisire un po' di quella credibilità che finora troppi elementi hanno contrastato. Sono leggi importanti anche sotto il profilo psicologico, ed ancora perch rappresentano un atto di giustizia nei confronti di categorie benemerite, e perché colmano in qualche modo la disparità di trattamento fra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi. Acquistano, pure, rilevanza, perché i provvedimenti adottati sono a tutela della salute, che è il bene primario e portano benefici a categorie i cui componenti vivono largamente in campagna, e perciò più sfiduciati e più prevenuti contro la Regione.
Non avendovi finora provveduto lo Stato, per lo scorrimento della riforma sanitaria, bene ha fatto la Regione a sostituirsi ad esso nella incombenza. Ma è auspicabile che il nostro intervento costituisca stimolo ed elemento di pressione affinché lo Stato faccia, a non lunga scadenza ciò che deve fare.
Approvando le leggi di iniziativa della Giunta, la Regione compie per solo un primo passo, perché l'assistenza farmaceutica deve riguardare, fin tanto che lo Stato sarà carente, anche i lavoratori autonomi attivi.
Ragioni di bilancio non hanno forse permesso alla Giunta di recepire in questo senso uno dei contenuti principali del disegno di legge 26 a firma Ferraris ed altri, ma è incontestabile che, attraverso la consultazione promossa dalla IV e dalla VI Commissione, questo desiderio, questa necessità di andare incontro ai lavoratori attivi sono emersi dalla generalità degli intervenuti.
Dai lavori delle Commissioni riunite e dalla consultazione, un altro contrasto, quello di fondo, è emerso tra i disegni di legge della Giunta e quello del Partito comunista, e cioè del modo di erogare l'assistenza. Il disegno di legge comunista vuole affidare, com'è noto, questo compito ai Comuni o consorzi di Comuni o Comunità montane; il disegno di legge della Giunta chiama invece a questo compito le Casse Mutue. Il Gruppo liberale che ha discusso questo problema, ha avuto le sue buone perplessità a decidere, concludendo che i sistemi sono validi entrambi e ravvisando nel primo forse maggiore democrazia che nel secondo. Tuttavia, non pu disconoscere che le Casse Mutue funzionano in modo idoneo e concretamente operante, e che funzionano in base a leggi statali collaudate. Come giustamente sottolineava in Commissione l'Assessore alla Sanità, affidare alla generalità dei Comuni l'onere di questa amministrazione, per taluni, o più piccoli, e sono tanti, potrebbe apparire tecnicamente poco produttivo mentre il costituire consorzi di Comuni per amministrare poche centinaia di migliaia di lire sarebbe altresì poco producente. Tutto questo a prescindere, poi, dagli sconti sui medicinali, che le Mutue possono avere subito, e più facilmente.



RASCHIO Luciano

E' fanta-politica, questa argomentazione.



GERINI Armando

Pertanto, il Gruppo liberale accetta il sistema della erogazione assistenziale tramite le Mutue esclusivamente sotto il profilo tecnico convinto che così la legge sarà subito operante nella sua interezza; e per un'altra ragione, non ultima: che, attraverso la consultazione di lunedì scorso, su sette categorie consultate, cinque si sono pronunziate per le Casse Mutue. Ne deriva che il Gruppo liberale esprimerà voto positivo sui tre disegni di legge presentati dalla Giunta.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Besate, ne ha facoltà.



BESATE Piero

Signor Presidente, colleghi, è significativo che mentre in quest'aula affrontiamo questo argomento, in Parlamento sia in corso uno scontro molto interessante sulla questione delle pensioni che ha, come una delle componenti principali, il tema della parità previdenziale per i coltivatori diretti, gli artigiani ed i commercianti, cioè i lavoratori autonomi. La parità assistenziale è un aspetto del problema (che io chiamerei questione perché è una vera questione sociale) concernente la collocazione ed il ruolo dei ceti medi produttivi nella nostra società.
E' molto importante che parliamo dei pensionati e su questo punto mi pare che vi sia accordo tra tutti i gruppi che hanno presentato diversi progetti di legge inizialmente (salvo il ritiro di quello presentato dai colleghi Menozzi ed altri).
Queste categorie, prive di un reale intervento dello Stato per quanto riguarda le pensioni, l'assistenza malattie ed altre forme assistenziali ponevano come traguardo, come scopo di tutta la loro vita quello di avere una proprietà o dei risparmi, per procurarsi un reddito raggiunta l'età in cui si esce dall'attività produttiva.
Per i coltivatori diretti si trattava di raggranellare lira su lira sudore su sudore, rinuncia su rinuncia per raggiungere quei tanti metri di terra che allargassero la proprietà individuale del titolare dell'azienda del patriarca d'un tempo, del coltivatore diretto moderno, in modo che raggiunti i limiti di età potessero, magari affittandola ad altri coltivatori, ricavarne un reddito per vivere per sé e per la propria famiglia e consegnarla alla fine dei loro giorni, in eredità ai discendenti, se ne avevano. E' molto importante, per i pensionati, ottenere interventi che li aiutino a trascorrere gli anni ultimi della loro esistenza dopo una vita di lavoro durata decenni, perché non si sa mai quando inizia l'attività lavorativa nelle famiglie degli artigiani, dei commercianti e dei coltivatori diretti. Vanno ancora a scuola e già nei ritagli di tempo aiutano nell'azienda paterna. Hanno un'attività molto mista ed è una vita di sacrifici.
Mi soffermo un momento sulla parte che riguarda i Coltivatori diretti.
Voi sapete che la legge sugli affitti non poté essere approvata, com'era nell'intendimento dei proponenti Cipolla e Marzi, i quali avrebbero voluto che la proprietà dei piccoli coltivatori diretti, se date in affitto (per le ragioni che ho detto prima) venissero considerate diversamente, pur senza togliere nulla al diritto degli affittuari. Così il reddito del loro terreno è stato decurtato dalla legge sugli affitti.
Da parte delle sinistre è stato presentato un progetto di legge a favore di queste categorie di piccoli e medi proprietari terrieri, al fine di ristabilire l'equilibrio di quel risparmio, frutto di lavoro e di sacrifici perché non è come per il grande proprietario (e ne abbiamo molti in Piemonte, anche se qualcuno ha detto che non conosce grandi proprietà nella nostra Regione, potrei fare un elenco lunghissimo di grandi proprietari che hanno una funzione parassitaria che si concreta soltanto nell'andare a riscuotere i canoni di affitto o magari lo fanno riscuotere dagli amministratori; gli affittuari non possono nemmeno far presente ai proprietari che l'azienda avrebbe bisogno di questo o quell'intervento, di questa o quella spesa). Andreotti ha detto che rivedrà la legge sugli affitti. E' un impegno di governo e certamente imbarcando i liberali non poteva non essere così, altrimenti non vi sarebbe stato l'accordo di governo e inoltre avranno, con ogni probabilità, l'onere e l'onore dell'appoggio del MSI, come avevamo puntualmente previsto, che ristabilirà se passerà - non tanto la possibilità degli agricoltori o dei coltivatori diretti, come dimostrerò, di formarsi agevolmente quella piccola proprietà ma unicamente a ristabilire la rendita fondiaria parassitaria dei grandi proprietari; se si eleverà ancora il canone di affitto, quei coltivatori diretti che fanno fatica a formarsi una piccola proprietà, dovranno pagare di più e anziché risparmiare per acquistare terra daranno ai proprietari il reddito delle loro fatiche. Non solo, ma capitalizzando il reddito, che si materializza nel canone di affitto, è chiaro che si ha un aumento del costo della terra e chi dovrà acquistarla, cioè quelli che la lavorano faticheranno ancora di più a risparmiare quel gruzzolo necessario per fare fronte alle esigenze della vecchiaia e per lasciarlo in eredità ai propri discendenti.
Altrettanto si può dire per gli artigiani ed i piccoli commercianti anche se in forme diverse. Qualcuno potrebbe dire che le sinistre vogliono soltanto qualcosa di più e polemizzano sui progetti della Giunta. No, noi siamo sostenitori dei diritti, delle esigenze che i pensionati hanno nell'arco finale della loro vita. Come giustamente ha ricordato nella relazione il collega Beltrami, diverse Regioni hanno già deliberato interventi in questo campo, altre si apprestano a deliberarli, ed è significativo perché suona implicitamente, ma anche molto esplicitamente critica alle carenze dello Stato. Ripeto quanto già detto in Commissione tutti, sono facili critici dello Stato, ma ricordiamoci sempre che lo Stato agisce attraverso il Parlamento ed è nel Parlamento, attraverso le maggioranze, che si forma la volontà dello Stato. Quindi, quando si parla di carenze dello Stato, si parla di carenze delle maggioranze e dei governi che si sono succeduti al timone del nostro Paese e in primo luogo di responsabilità del partito di maggioranza relativa, cioè della D.C. Oggi le Regioni scontano un quarto di secolo di frustrazioni, di promesse che i governi e le maggioranze dominate dalla D.C. hanno fatto subire a queste categorie. Le Regioni sono più sensibili, anche se ci sono queste maggioranze. A questo proposito dobbiamo dire che queste sono critiche che vanno fatte non tanto per farle, ma per avere un quadro ben chiaro dei provvedimenti che sono in discussione.
Ecco allora che quando consideriamo questo complesso di fattori abbiamo un metro di misura della validità delle proposte che vengono fatte.
Sappiamo (e non ripeto le cose già dette dai colleghi Ferraris e Viglione) che questo è un provvedimento temporaneo, surrogatorio del dovere che ha lo Stato di provvedere in questo campo e soprattutto di porre mano alla riforma sanitaria.
I tre progetti presentati dalla Giunta, Ferraris li ha già criticati a fondo, ma in particolare mi pare di dover sottolineare che essi non fanno altro che confermare e consolidare l'attuale sistema, l'attuale ordinamento. E' come se avendo un grande canale di presa e di convogliamento delle acque, con tanti canali diramatori i quali fanno acqua a loro volta e la disperdono da tutte le parti, invece di prevedere al loro riordinamento anche la Regione provvedesse a consolidarli, a confermarli più che mai.
E non è vero che, collega Menozzi, che il nostro dissenso si riduce essenzialmente alla questione di chi deve erogare l'intervento della Regione. Certo, questo è uno dei motivi qualificanti della nostra critica ai progetti della Giunta, ma non è il solo, c'è anche la sostanza dell'erogazione. Pur non togliendo nulla all'importanza dell'intervento per i pensionati, limitando ai pensionati e non estendendo alle categorie in attività in special modo nelle zone di montagna, non si concorre a frenare il processo di fuga in atto.
Vede, signor Presidente della Giunta, quando ho tentato di intervenire era per fare una battuta: lei ci stava dicendo che il progetto Ferraris Besate ed altri è demagogico, se ho ben capito.



CALLERI Edoardo

Presidente della Giunta Regionale. No, non ha capito.



BESATE Piero

Dava del demagogo a Ferraris perché avanzava e sosteneva le proprie proposte.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Era una battuta bonaria!!



BESATE Piero

Non ricordo più in quale seduta lei ha dimostrato la sua predilezione per i sillogismi e poiché il primo progetto Menozzi ed altri prevedeva molto di più in fatto di erogazioni che non il progetto Ferraris, dato che quest'ultimo secondo lei è demagogico, il progetto Menozzi ed altri è superdemagogico.
Ma non è questione di demagogia in più o in meno, si tratta invece della concezione della politica della Regione. Il bilancio è così come l'avete voluto. Certe spese potevano, secondo me, essere finanziate con provvedimenti di finanza straordinaria e non invece concentrate tutte in un anno o due: abbiamo parlato dell'acquisto della sede da finanziarsi diversamente, il che avrebbe reso disponibile una quantità di fondi maggiore per gli interventi della Regione in altri campi. Allora non si tratta di un di più Signor Presidente della Regione, ma di una diversa impostazione, di un'impostazione che era e che con ogni probabilità è ancora possibile solo che si vogliano fare le necessarie modifiche di bilancio secondo le procedure prescritte dalla legge e dalla contabilità dello Stato, del nostro Statuto e dalla legge che accompagna il bilancio.
Io ho terminato. Non mi soffermo a ribattere tutte le critiche marginali e le affermazioni (molte delle quali meriterebbero forse di avere una risposta) fatte dal collega Menozzi sulla funzionalità delle Casse mutue, perché mi pare che abbia già risposto benissimo il collega Viglione quindi il suo intervento mi esime dal ritornare sull'argomento. Dico soltanto che per queste ragioni noi riteniamo che, naturalmente, con i relativi provvedimenti di bilancio (perché sappiamo che se si aumenta una voce bisogna rivedere il criterio di impostazione dell'altra), sia possibile estendere l'assistenza farmaceutica alle categorie attive, in particolare a quelle montane. Non si tratta soltanto della critica sul sistema di intervento, ma anche sulla sostanza dello stesso, che qualifica politicamente i due progetti e gli schieramenti che li sostengono.



PRESIDENTE

Io non so se l'Assessore vuole fare delle precisazioni in questo momento o se preferisce sentire il parere della I Commissione, che verrà espresso alle 16.
A questo punto devo fare presente che da parte dei Consiglieri liberali mi è stata data notizia che domani non possono essere presenti ai lavori perché sono convocati a Roma per il loro Consiglio Nazionale nelle primissime ore del pomeriggio, e per la Direzione nella mattinata, quindi bisognerà che nella riunione dei capigruppo, che faremo questo pomeriggio ci determiniamo eventualmente ad aggiornare (se è il caso) qualcuno degli argomenti all'ordine del giorno, trattando questo gruppo come si sono trattati altri gruppi quando avevano un motivo di impedimento che non consentiva loro di partecipare ai lavori.
Se l'Assessore Armella crede di parlare.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Aspetto il parere della Commissione.



BESATE Piero

Oggi pomeriggio può essere dato il via a quell'interpellanza Viglione Besate sulla Nebiolo, visto che l'Assessore Visone mi ha comunicato di essere pronto?



PRESIDENTE

Adesso vorrei esaurire questo argomento, se non c'è una ragione particolare lasciate che i lavori seguano il loro corso ordinato.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Vorrei pregare i colleghi della I Commissione che devono riferire sulla copertura finanziaria di provvedimenti, di verificare a fondo il costo in dipendenza delle indicazioni proposte nei due progetti, perché mentre si stava parlando ho verificato qualche conto e ho visto che per i 160.000 pensionati proposti per l'assistenza nel progetto della maggioranza restiamo sul miliardo e 700 milioni, come previsto, ma per i 906.000 che dovrebbero essere assistiti come i lavoratori attivi, oltre i 165.000 pensionati, tocchiamo i - cinque miliardi e non i due miliardi 500 milioni previsti nel progetto. Può darsi che ci siano delle integrazioni dei comuni, ma è un discorso da affrontare con serietà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello, ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Mi riferisco anche a quest'ultimo intervento signor Presidente per ricordare ai colleghi che alle ore 15 è convocata la I Commissione richiedendo, come già concordato, l'intervento della Giunta. Prego o relatori dei provvedimenti all'assistenza farmaceutica colleghi Beltrami e Ferraris, di parteciparvi.
Approfitto dell'occasione, essendo assente in questo momento il Presidente della II Commissione, per ricordare che alle 15,30 è convocata anche questa Commissione che deve fare alcune messe a punto in rapporto ai provvedimenti che andranno in discussione oggi.



PRESIDENTE

La seduta è tolta e sarà ripresa alle ore 16.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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