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Dettaglio seduta n.10 del 16/10/70 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prego un Segretario Consigliere di dare lettura del verbale della seduta precedente.



MENOZZI Stanislao, Segretario

Dà lettura del verbale della seduta del Consiglio Regionale del 6 ottobre 1970.



PRESIDENTE

Se non vi sono osservazioni il processo verbale della seduta precedente si intende approvato.
Non vi sono osservazioni, è approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio Regionale


PRESIDENTE

Devo ora fare alcune comunicazioni.
Il Vicepresidente Oberto ha fatto sapere di essere impedito a partecipare ai nostri lavori e chiede il congedo per la presente seduta.
Sono pervenute alla Presidenza le risposte dei singoli Consiglieri circa l'adesione ai Gruppi consiliari; ciascuno di questi gruppi ha proceduto all'elezione del suo ufficio. Dalle comunicazioni pervenute alla Presidenza risulta che i Consiglieri Armella, Beltrami, Bertorello Bianchi, Borando, Borello, Calleri (che me lo ha detto a voce poco fa) Chiabrando, Conti, Falco, Franzi, Garabello, Giletta, Menozzi, Oberto Paganelli, Petrini, Soldano e Vietti hanno dato l'adesione al Gruppo della D.C. Non mi risulta che l'abbia ancora data il Consigliere Dotti che era stato eletto sulle liste della D.C. Lo pregherei di fare pervenire anch'egli alla Presidenza la comunicazione.
Il Gruppo della D.C., così costituito, si è riunito e ha confermato come suo Presidente, l'avv. Adriano Bianchi, riservandosi di procedere in eventuali ulteriori sedute alla elezione di altre cariche previste dal Regolamento.
Il Gruppo del P.C.I. risulta composto dai Consiglieri: Berti, Besate Bono, Fabbris, Ferraris, Furia, Lo Turco, Marchesotti, Minucci, Raschio Revelli, Rivalta, Sanlorenzo. Esso ha proceduto alla elezione delle cariche interne, riconfermando alla Presidenza del Gruppo il Consigliere Antonio Berti e riservandosi di procedere in successiva seduta alla elezione di eventuali altre cariche.
Il Gruppo del P.S.I. risulta composto dai Consiglieri: Fonio, Nesi Simonelli, Viglione, Vittorelli. Esso ha riconfermato, come suo Presidente il dr. Nerio Nesi e non ha proceduto all'elezione di altre cariche.
Il Gruppo del P.S.U. risulta composto dai Consiglieri: Benzi Cardinali, Debenedetti. Non ha mandato risposta, perché dimissionario, il Consigliere Magliano. Il Gruppo si è riunito e ha proceduto alla designazione alla carica di Presidente dell'avv. Mario Debenedetti.
Il Gruppo del P.L.I. risulta composto dai Consiglieri: Fassino, Gerni Rotta e Zanone. Esso si è riunito e ha eletto come proprio Presidente il prof. Giuseppe Fassino.
Non risultano in numero sufficiente per costituire un gruppo autonomo i Consiglieri Carazzoni e Curci del M.S.I.; il Consigliere Gandolfi del P.R.I. ed il Consigliere Giovana del P.S.I.U.P. Questi quattro Consiglieri secondo il Regolamento, sono stati tutti immessi nel gruppo dei non iscritti.
Vi sono ora alcune altre comunicazioni.
Ho inviato nei giorni scorsi telegrammi di solidarietà al Presidente del Consiglio della Regione Liguria per la sciagura che si è abbattuta su Genova e al prof. Armando Devecchi Presidente della Provincia di Alessandria per le inondazioni che si sono abbattute in alcune zone della provincia di Alessandria. Dal Presidente del Consiglio della Liguria ho ricevuto un ringraziamento del quale desideravo dare comunicazione.
L'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale si è incontrato in questo periodo con alcune delegazioni: con quella dell'Associazione Ricreativa Culturale Italiana e con un'altra dell'Unione Italiana Sport Popolare, che hanno esposto i motivi dei loro rappresentanti; ha ricevuto pure questa mattina una delegazione del Comitato Associazioni femminili torinese, che ha sottolineato l'esigenza di avviare una concreta partecipazione delle associazioni femminili all'attività della Regione consegnando anche all'Ufficio di Presidenza un documento contenente precise proposte a tale riguardo.
Ho inoltre ricevuto una delegazione composta dal Consigliere regionale Lo Turco, dal Sindaco di Settimo Torinese e da rappresentanti delle organizzazioni sindacali e degli operai della fabbrica SIAM di Settimo Torinese che ha illustrato la grave situazione che si è venuta a creare nella azienda, situazione che desidero segnalare al Presidente della Giunta, il quale sarà certamente interessato a conoscerla di persona.
Sono pervenuti inoltre all'Ufficio di Presidenza alcuni o.d.g. di Comuni della nostra Regione. Dalla città di Cuneo è arrivato un o.d.g. che concerne gli sviluppi dell'organizzazione dell'Ente Regione in ordine al nuovo assetto sanitario e che traendo origine dall'o.d.g. votato dal Consiglio Regionale piemontese nell'assemblea del 17 settembre scorso sollecita in materia un'articolata programmazione locale con il concreto apporto degli enti pubblici territoriali, primi fra questi i comuni.
Dal Comune di Bellinzago Varese è pervenuto un o.d.g. sull'inquinamento del Ticino. Dal Comune di Bardonecchia ne è pervenuto uno con il quale si dichiara di approvare una proposta fatta da un giornalista francese che ha proposto che qualora l'Italia collabori per il 50 per cento della spesa per la perforazione del piccolo tunnel del Colle della Scala, la Francia debba in contropartita restituire all'Italia territori contenuti entro i confini antecedenti la pace del 1947, conché Bardonecchia avrebbe in restituzione la dolomitica Valle Stretta e la metà del piano della Scala.
Il Comune di Pray, in provincia di Vercelli, comunica un o.d.g. nel quale si esprimono preoccupazioni e proteste per licenziamenti avvenuti nel limitrofo Comune di Coggiola.
Infine dall'Alleanza Provinciale Contadini si segnalano le conseguenze che derivano ai Comuni della provincia di Torino in seguito alle alluvioni dei giorni 7, 8 e 9 ottobre.
Desidero informare il Consiglio di un convegno svoltosi a Salsomaggiore il 9 ottobre scorso, al quale hanno partecipato gli Uffici di Presidenza di tutte le Regioni a Statuto ordinario, ad eccezione dell'Ufficio di Presidenza della Liguria a causa dell'alluvione che era avvenuta due giorni prima e dell'Ufficio di Presidenza della Calabria per la situazione che imperversa ancora in quel Consiglio Regionale. Ambedue questi Uffici di Presidenza avevano inviato la loro adesione al convegno.
Al termine del convegno è stato approvato un ordine del giorno del quale vorrei darvi lettura perché accolto all'unanimità da tutti gli Uffici di Presidenza e che riguarda il problema dei rapporti fra le quindici Regioni a Statuto ordinario e lo Stato, essendo anche intendimento dei quindici Presidenti dei Consigli Regionali di illustrarlo al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro delle Regioni cui il testo è stato inviato.
"I Presidenti e gli Uffici di Presidenza dei Consigli delle Regioni a Statuto ordinario, riuniti in un incontro a Salsomaggiore il 9 ottobre 1970, dopo ampio dibattito sulle prime esperienze di attività nelle Assemblee a tre mesi dal loro insediamento hanno concluso i lavori convenendo sulla assoluta opportunità di procedere alla formulazione degli Statuti, possibilmente entro i 120 giorni previsti, prescindendo dalle norme di dettaglio contenute nella legge n. 62 del 1953, e di richiedere che il Parlamento approvi gli Statuti stessi con la massima urgenza chiedono in via principale venga data applicazione dell'art. 14 e dell'ultimo comma dell'art. 16 della legge finanziaria con apposito provvedimento di legge che renda operante tale norma al 1 gennaio 1971, oppure all'atto dell'approvazione degli Statuti regionali da parte dei Consigli Regionali se questa interviene successivamente a tale data e che comunque venga assicurato alle Regioni l'accredito di stanziamenti necessari per il loro funzionamento considerano imprescindibile necessità di ordine politico e democratico che nel momento in cui il Governo ha iniziato un dialogo con le forze sociali ed economiche del Paese, e si appresta ad affrontare concretamente alcune fra le più significative riforme che interessano particolarmente le competenze e le dimensioni regionali, si addivenga ad una rapida consultazione con gli organi delle Regioni che rappresentano uno degli interlocutori più validi.
Chiedono che, nel momento in cui le popolazioni attendono con estremo interesse l'operare concreto delle Regioni a Statuto ordinario, il Governo proceda rapidamente, in base al disposto della legge finanziaria, alla emanazione dei decreti che prevedono il trasferimento di funzioni dallo Stato alle Regioni, utilizzando in modo particolare anche l'articolo 118 della Costituzione per istituire la competenza regionale in settori organici di materia.
Chiedono che venga modificata la struttura istituzionale dei controlli sugli atti della Regione e che venga radicalmente mutata la composizione della Commissione di controllo sugli atti degli Enti locali che dovrà divenire totale espressione dell'Ente Regione, nel quadro di una riforma più generale della legge comunale e provinciale e della finanza locale.
I Presidenti hanno inoltre convenuto di promuovere ulteriori incontri per approfondire altre tematiche specifiche relative al funzionamento dei Consigli Regionali".
Nello stesso convegno sono stati dibattuti alcuni altri temi che non hanno dato luogo ad approvazione di o.d.g., ma che sono di interesse dei Consigli Regionali. E' stato ascoltato il Presidente del Consiglio Regionale lombardo per quel che riguarda la questione delle indennità consiliari. La Lombardia - e tale orientamento è stato condiviso dalla stragrande maggioranza dei partecipanti - si orienta verso un sistema che agganci l'indennità consiliare e l'indennità parlamentare, riducendo l'indennità consiliare al 50 per cento della totalità dell'indennità parlamentare, e adeguando le indennità degli Assessori e dei Presidenti a questo stesso metodo di agganciamento.
E' stato pure rilevato, nel corso del convegno - e la questione verrà ulteriormente approfondita in altre riunioni dello stesso genere - che pochissimo spazio è stato dato fino a questo momento alla televisione, in conseguenza della riforma che ha introdotto le Regioni nel nostro Paese. Ci si orienta verso una richiesta allo Stato di dedicare un programma possibilmente quotidiano, su canali locali, del tipo di quelli istituiti all'epoca di "Tribuna elettorale" nelle singole Regioni, per ciascuna delle quindici Regioni a Statuto ordinario.
Infine, in seguito all'indisposizione del Vicepresidente Oberto al quale, anche a nome vostro, desidero inviare i più fervidi auguri, data l'imminenza delle scadenze cui dobbiamo fare fronte per quel che riguarda l'approvazione dello Statuto, nel periodo (che spero sia il più breve possibile) in cui il Presidente Oberto non sarà in grado di presiedere le riunioni della Commissione Statuto, riassumo, in qualità di Presidente del Consiglio Regionale, la presidenza già affidatami inizialmente, della Commissione Statuto stessa; da domani mattina ne riprendo io stesso la presidenza, con l'auspicio che nelle due o tre sedute che rimangono ancora si possa giungere a conclusione per mettere il Consiglio in condizione di approvare entro i termini stabiliti e forse anche prima, lo Statuto della Regione Piemonte.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni del Consigliere regionale Terenzio Magliano e provvedimenti conseguenti ai sensi degli artt. 16 (surrogazioni) e 17 (convalida degli eletti) della legge 17/2/1968 n. 108. Dichiarazione di immediata eseguibilità ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62


PRESIDENTE

Avendo esaurito così il secondo punto all'o.d.g., veniamo ora al terzo punto all'o.d.g. di questa seduta: "Dimissioni del Consigliere regionale Terenzio Magliano e provvedimenti conseguenti ai sensi degli artt. 16 (surrogazioni) e 17 (convalida degli eletti) della legge 17/2/1968 n. 108.
Dichiarazione di immediata eseguibilità ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62".
Come già comunicato al Consiglio, il Consigliere regionale Terenzio Magliano con lettera in data 30 settembre 1970, ha espresso l'intenzione di rassegnare le dimissioni da Consigliere, motivate da incompatibilità col mandato parlamentare.
Senza che la procedura seguita in questo caso costituisca precedente per analoghe occasioni in cui il Consiglio sia chiamato a decidere in merito a dimissioni di Consiglieri regionali, trattandosi in questo caso di applicazione di precise norme di legge e se non vi sono osservazioni da parte di alcuno, pongo ai voti la proposta di accettare le dimissioni del Consigliere regionale Terenzio Magliano.
Vi sono osservazioni? Non ve ne sono. Pongo quindi ai voti la proposta di accettare queste dimissioni. Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità, compreso il voto del Consigliere Magliano che tengo in questa occasione a salutare molto cordialmente augurandogli il migliore successo nel proseguimento della sua missione a livello parlamentare.



MAGLIANO Terenzio

Ringrazio e auguro buon lavoro.



PRESIDENTE

Ora occorre procedere ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968 n.
108, alla surrogazione del Consigliere Magliano.
Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto.
La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dagli uffici centrali regionali.
Dal verbale dell'ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Torino, risulta che all'ultimo eletto nel Gruppo del P.S.U., nella circoscrizione di Torino, Germano Benzi, segue immediatamente il sig.
Fernando Vera, al quale deve essere attribuito il seggio resosi vacante.
Pongo quindi ai voti la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Magliano subentra, ai sensi dell'art. 16 della citata legge n.
108, il sig. Fernando Vera.
Chi e d'accordo è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità.
Propongo ora che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Magliano col sig. Fernando Vera sia dichiarata immediatamente eseguibile, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n.
62.
Faccio presente che la proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio Regionale. Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei Consiglieri presenti in aula al momento della votazione (42).
Il Consiglio dunque approva la eseguibilità immediata. Prego ora, se è nelle adiacenze del Consiglio, il sig. Fernando Vera di sedere anch'egli in aula. Se non è ancora arrivato prego i Consiglieri del Gruppo al quale presumibilmente darà l'adesione di invitarlo, appena arriva, a partecipare alla nostra seduta.
Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del sig. Vera, propongo che essa venga devoluta, ai sensi dell'art. 13 dello stralcio di norme di Regolamento recentemente approvato dal Consiglio Regionale, alla costituenda Giunta delle elezioni, la quale accerterà che non sussistano nei confronti del neo Consigliere cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto la Giunta delle elezioni riferirà al Consiglio, e suppongo che riferirà, in pari tempo, sull'esame della posizione di ciascuno degli altri 49 Consiglieri regionali rispetto ai quali la Giunta delle elezioni sarà chiamata a verificare la sussistenza o meno di cause di incompatibilità.


Argomento:

Interpellanze e interrogazioni


PRESIDENTE

Procediamo ora all'esame del punto quarto all'o.d.g.: "Interpellanze e interrogazioni". Nell'ordine discuteremo le interpellanze e interrogazioni presentate fino a questo momento, dopo di che daremo lettura di un'interrogazione pervenuta successivamente all'ultima seduta che però è stata distribuita in fotocopia a tutti i Consiglieri regionali. Ne daremo lettura al termine della discussione delle interpellanze e interrogazioni.
Avverto che il Presidente della Giunta è pronto a rispondere a tutte le interpellanze e interrogazioni presentate. Ricordo che ai sensi di Regolamento l'interpellante ha facoltà di illustrare la propria interpellanza prima della risposta della Giunta e di replicare brevemente per dichiarare se è soddisfatto o no.


Argomento: Caccia

Interpellanza del Consigliere Bono sui problemi della caccia


PRESIDENTE

Darei ora la parola al Consigliere Bono, se ritiene di illustrare la sua interpellanza.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bono.



BONO Sereno

Signor Presidente, signori Consiglieri, ritengo non siano necessarie molte parole per illustrare l'interpellanza che ho presentato, ci soprattutto in considerazione del fatto che con essa non si intende al momento, entrare nel merito di tutta la materia, ma soltanto fissare un metodo che si basi su una vasta consultazione democratica, per approfondire una seria analisi della situazione dell'attività venatoria nella regione per stabilire il tipo di intervento necessario onde correggerne i difetti e le ingiustizie e per dare allo sport venatorio quelle strutture democratiche richieste da decine di migliaia di cacciatori della regione.
Con questa breve illustrazione intendo soltanto richiamare all'attenzione del Consiglio situazioni e fatti accaduti nella nostra regione negli ultimi mesi, in coincidenza con l'apertura della stagione venatoria. A tutti è certamente noto che lo sport venatorio è investito da una crisi di vaste proporzioni che si aggrava ogni anno; ad un costante aumento del numero dei cacciatori (non sono in possesso del numero esatto dei cacciatori esistenti in Piemonte, ma da un dato rilevato da atti parlamentari risulta che nel 1969 su scala nazionale essi erano un milione e 600.000) si contrappone una progressiva riduzione del territorio adatto alla caccia; ciò avviene particolarmente in conseguenza dell'estendersi dell'urbanizzazione e delle sue infrastrutture. Dobbiamo poi aggiungere i danni arrecati alla selvaggina dagli inquinamenti atmosferici, della terra e dell'acqua provocati dagli impianti industriali, dall'organizzazione della società moderna, dall'uso indiscriminato di sostanze chimiche concimanti, antiparassitarie e diserbanti impiegate in agricoltura, con conseguenti paurose falcidie nella fauna selvatica.
A questa situazione - che ho cercato di tratteggiare in modo che credo realistico, anche se sommario - si aggiungono altri fattori insiti nella struttura stessa dell'organizzazione dello sport venatorio che, come è stato più volte detto, affonda le sue radici in una linea ed in una concezione classista che si esprime in una divisione del territorio di caccia basata sul privilegio delle riserve, delle bandite private, dei fondi chiusi ecc. Ciò che aggrava poi ulteriormente le già citate ragioni di crisi è l'esistenza di una legislazione superata e di organismi non corrispondenti alla nuova realtà democratica del Paese, che spesso costituiscono fonte di gravi soprusi e di prepotenze e sono causa di vivo malcontento nei cacciatori.
Abbiamo quest'anno assistito, in coincidenza con l'apertura della caccia, a momenti di grande tensione nel mondo venatorio che debbono indurci ad agire con la massima tempestività e con grande spirito democratico. In provincia di Novara abbiamo i problemi sollevati dalle riserve di Gattico e di Momo. Quella di Gattico (per la quale vi è stata una delibera del Comitato provinciale della caccia di Novara di revoca della riserva) ha ampliato la superficie, che le era stata data in concessione, da 804 a 1256 ettari. Anche per la riserva di Momo vi è stata una delibera del Comitato provinciale della caccia con disposizione di revoca della concessione e successivamente, con un intervento, molto discutibile, del Ministero competente, si revocava la delibera del Comitato caccia di Novara assunta in forza al mancato rispetto della legge sulla costituzione dei corridoi da parte del concessionario della riserva. Questi fatti hanno creato un profondo malcontento non solo nei liberi cacciatori che sono la stragrande maggioranza, ma anche tra i riservisti che non si spiegano perché debbono essere usati nella applicazione della legge due pesi e due misure diverse. Episodi di vivo malcontento per le riserve esistono anche in altre province del Piemonte. Occorre fare un'analisi più approfondita della mia, per accertare i fatti e decidere come intervenire per superarli. Al di là di questi casi di evidente illegalità, risulta chiaro che l'istituto della riserva è già di per sé fonte di gravi ingiustizie e quindi di vivi dissensi.
Quello della riserva è uno tra i problemi più importanti, ma altri ne esistono che turbano il settore, per esempio il modo in cui viene applicata la legge n. 799 del 2 agosto 1967 e come viene applicato dai diversi Comitati provinciali della caccia il regolamento ministeriale per le zone di caccia controllata. Anche questi sono motivi di vivo malcontento nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo dove arbitrariamente sono state modificate le date di apertura e di chiusura, a discrezione del Comitato caccia, non tenendo conto delle disposizioni di legge. Un'altra ragione di malcontento è determinata dall'utilizzo del denaro che lo Stato e le pubbliche amministrazioni versano per il potenziamento della caccia, non solo, ma anche dall'utilizzo del denaro che viene sborsato dai cacciatori per avere diritto alle licenze.
Io non intendo tediare il Consiglio Regionale con una lunga e certamente imprecisa elencazione delle ragioni che suggeriscono un tempestivo interessamento della Regione ai problemi della caccia e venendo al nocciolo dell'interpellanza propongo (come è detto nella stessa) un incontro tra la Regione, le associazioni dei cacciatori della nostra regione, le Amministrazioni provinciali ed eventualmente altre organizzazioni o enti che possono essere interessati al problema, per una più accurata indagine in merito. Ciò ci consentirà di affrontare il problema nel modo giusto, per far sì che i cittadini piemontesi guardino con fiducia al nuovo Ente Regione. Nel frattempo però, mentre si opera per predisporre un piano generale più organico che affronti la materia in tutto il suo complesso, riteniamo che alcune misure si pongano già fin d'ora con estrema urgenza, tra queste indichiamo: bloccare nuove concessioni di riserva; sollecitare la revoca di tutte le concessioni che non rispettano le attuali disposizioni di legge.



PRESIDENTE

Ha facoltà di rispondere il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Molte delle considerazioni svolte dal collega Bono ci trovano consenzienti, proprio in ordine alla generale ristrutturazione del settore della caccia. Per quanto riguarda l'attività che la Giunta si propone di svolgere, ci proponiamo, ad approvazione avvenuta dello Statuto, di costituire commissioni permanenti di carattere legislativo che nella prima fase, non essendovi ancora una normativa della Regione, assumeranno compiti di studio, di approfondimento, di analisi e anche di indagine conoscitiva al fine di porre gli organi regionali nella condizione di conoscere, nella sua articolata e vasta estensione, tutto l'argomento. Dall'intervento del collega Bono mi pare che su questo punto si possa essere d'accordo. Ritengo quindi che l'incontro con le associazioni e con le Amministrazioni provinciali debba avere a monte questa analisi conoscitiva, che è resa più impegnativa proprio dal fatto che ci troviamo di fronte ad una materia di competenza dell'Amministrazione regionale. Quest'ultima però potrà assumersi questo incarico nel momento in cui le saranno trasferiti i poteri di carattere amministrativo che al momento attuale sono ancora delegati dallo Stato alle Province. Non vorrei creare - e credo che su questo possiamo essere tutti d'accordo - degli antipatici conflitti di competenza e questo non già per sottrarci ad una responsabilità che oggettivamente la Regione verrà ad assumere, ma perché è opportuno che questa responsabilità venga assunta dalla Regione nella pienezza dei suoi poteri e quando avrà a sua disposizione un'indagine conoscitiva che le permetterà anche di assolvere quei compiti di coordinamento ai quali il collega Bono si è riferito.
Non vi è dubbio che il problema delle riserve e altri ancora che il Consigliere Bono ha sollevato, siano problemi di fondo che riguardano tutto il mondo della caccia, così come riguardano anche altri settori, e abbiano una relazione di notevole importanza con altri interventi che la Regione dovrà pure fare in ordine all'inquinamento e alla dilatazione delle strutture urbane e conseguentemente alla sottrazione di territori adatti a questo sport. Questi problemi vanno inseriti in una visione di assetto territoriale che indiscutibilmente è nei poteri della Regione.
Pertanto la Giunta condivide l'indirizzo generale che, prima ancora di questa interpellanza, aveva delineato in sede di conferenza dei Capigruppo.
L'intenzione della Giunta è di costituire, dopo l'approvazione dello Statuto, una commissione che dovrà esperire tutte le indagini necessarie e iniziare un colloquio con le associazioni e con le Amministrazioni provinciali per addivenire ad una diversa e nuova strutturazione del settore.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Bono per dichiararsi soddisfatto o insoddisfatto della risposta.



BONO Sereno

Io ho ascoltato con molta attenzione la risposta che mi è stata data dal Presidente Calleri, ma non posso dichiararmi completamente soddisfatto perché mi pare che al di là delle sue attuali competenze vi sia la necessità, da parte del Consiglio, di esprimere una propria opinione, di prendere iniziative, di avviare dei contatti con gli organismi democratici della caccia che già esistono nelle varie province. Direi anzi che questa presa di contatto dovrebbe rappresentare, oltre che una chiara volontà politica, mancante nella risposta del Presidente, l'avvio ad una discussione sulla ristrutturazione del settore. La preoccupazione nostra quindi è non tanto sul piano formale, ma sostanziale. Ritengo che nella risposta data non sussistano le garanzie che il problema sarà affrontato con la necessaria tempestività, per cui rischiamo di perdere ancora molto tempo. I tempi in queste cose sono sempre molto importanti ed il lavoro da svolgere è notevole. Pertanto mi riservo eventualmente di trasformare in mozione la presente interpellanza.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Fabbris e Raschio sul disservizio della Società di Trasporti ATA


PRESIDENTE

Per illustrare la seconda interpellanza, presentata dai Consiglieri Carmen Fabbris e Luciano Raschio, può parlare uno dei due presentatori.
Chiede di parlare il Consigliere Carmen Fabbris. Ne ha facoltà.



FABBRIS Pierina

Signori Presidenti! Egregi Colleghi! Io credo che i problemi posti dall'interpellanza che noi abbiamo presentato recentemente sul problema dei trasporti dimostrino da soli la necessità di un intervento immediato da parte della Regione, per la gravità della situazione che si è venuta a creare in relazione alla crisi del settore stesso.
In modo particolare mi riferirò, nella mia illustrazione, sia pur breve, per economia di tempo, alla situazione nel Biellese, dove il problema è eccezionalmente acuto e grave essendovi in tale zona una sola società concessionaria dei trasporti, l'ATA, dalla quale, quindi, dipende l'intero servizio, che interessa i lavoratori, gli studenti, oltre ai cittadini in senso generale. Nel Biellese, ove le industrie sono dislocate nelle vallate, il trasporto pubblico è evidentemente per i lavoratori il mezzo indispensabile per raggiungere il posto di lavoro e diventa automaticamente, per l'industria, la condizione per la continuazione della propria attività, così come la permanenza e lo sviluppo delle attività industriali nelle vallate stesse sono condizione per impedire il decadimento economico e sociale di intere comunità vallive e montane.
Mi ritengo esonerata dal soffermarmi su questo punto, essendo questo uno dei temi fondamentali del Convegno sulla montagna svoltosi recentemente, al quale molti di noi hanno preso parte e nel quale appunto è stato sottolineato in modo specifico e particolare il valore che ha per le zone vallive e montane lo sviluppo dell'industria. Infatti, noi abbiamo una dimostrazione chiara e lampante di questa necessità esaminando quello che rappresenta per il Biellese il trasporto pubblico.
La caratteristica del Biellese è quella dell'industria tessile, la quale è collocata prevalentemente nelle vallate. Ne deriva che il trasporto pubblico rappresenta la condizione di fondo per i lavoratori per avere il lavoro, per gli studenti per proseguire gli studi, e per lo sviluppo e la vita stessa delle vallate. Particolarmente, in questi giorni, mentre è in corso una dura lotta da parte dei lavoratori tessili biellesi per impedire l'ulteriore riduzione dei livelli di occupazione, e contro il ridimensionamento stesso di alcune importanti aziende, argomenti questi di cui si sono occupati il Consiglio e gli stessi Presidenti del Consiglio e della Giunta in questi ultimi tempi, appare ancor più evidente il contrasto fra le necessità della comunità da un lato e gli obiettivi speculativi privati dall'altro. Di fatto, mentre i lavoratori lottano oggi per il mantenimento del proprio posto di lavoro, lottano anche contro il decadimento economico delle zone, proponendosi così un obiettivo di carattere sociale e di interesse collettivo. In questo ambito, in questo contesto, che cosa fa l'ATA? Insiste nel proprio proposito, ventilato come minaccia alcuni mesi fa, e precisamente nel luglio scorso, di ridurre ulteriormente il già precario servizio. La situazione è divenuta drammatica, così come risulta d'altra parte molto chiaramente dal documento stesso che il Sindacato dei trasporti della Camera del Lavoro di Biella ha inviato al Presidente del Consiglio Regionale.
Nel mese di luglio la Società ATA annunciò di dover ridurre ulteriormente il servizio in due modi: sopprimendo linee, diminuendo corse.
Ebbe luogo, in seguito a questo annuncio, una riunione presso il Comune di Biella, convocata dall'Ispettore della Motorizzazione civile di Torino alla quale presero parte numerosi Sindaci (non si sa bene perché, non furono invitate le organizzazioni sindacali: lo dico come semplice constatazione, senza intenti polemici). Malgrado i presenti a quella riunione, e lo stesso Sindaco di Biella, avessero espresso parere negativo l'ATA non esitò a sopprimere numerose corse.
Le conseguenze della adozione di questi provvedimenti ve le riassumo con brevi e schematiche cifre: dal 1 agosto sono state soppresse 114 corse festive, 97 corse feriali; risultano inoltre notevolmente peggiorate le condizioni di lavoro dei dipendenti della Società stessa: 35 di essi sono stati messi anticipatamente in pensione, l'orario giornaliero di lavoro si svolge in condizioni di enorme disagio (ma questo è un problema di carattere sindacale, ed in questo momento non è il caso di affrontarlo qui), centinaia di centri abitati sono rimasti privi di ogni collegamento a mezzo di trasporti pubblici. Mentre i Comuni - quei pochi che possono farlo sono stati costretti ad organizzare per proprio conto il trasporto degli alunni, facendo così gravare sulla collettività il costo del disservizio mentre già numerose aziende devono provvedere direttamente al trasporto dei lavoratori, il che dimostra che esiste, ed è pressante, la richiesta del servizio da parte della cittadinanza, l'ATA vuole ulteriormente ridimensionare e sopprimere corse, linee, accrescere, in poche parole l'isolamento dei centri abitati, il disagio della cittadinanza. E' chiaro che questa situazione dimostra come la crisi del trasporto pubblico nel Biellese abbia toccato l'apice.
A far fede del grave stato di decadimento cui è giunta in breve volgere di tempo l'ATA bastano pochi dati. Nel '65 il personale occupato presso la Società era composto di 623 unità, e la azienda aveva depositi in cinque province del Piemonte; nel '69 i dipendenti si sono ridotti a 259 e l'unico deposito rimasto è quello di Biella. Nel giugno del '65 il servizio venne ridotto di un quarto, con una riduzione notevole del salario dei dipendenti, una accentuazione del carico di lavoro, l'aggravamento delle condizioni di lavoro. Sempre nel 1965 l'ATA disse di essere costretta a licenziare 220 dipendenti perché in questo modo si sarebbe salvata la prospettiva di lavoro per coloro che sarebbero rimasti e si sarebbe potuta garantire la continuità del servizio per tutta la comunità. I lavoratori e le organizzazioni sindacali in quel momento criticarono aspramente queste scelte, ammonendo che se si fosse proseguito su questa strada si sarebbe realizzato solo il peggioramento della situazione dei trasporti. Ed infatti da allora la situazione si è sempre più aggravata, sia per i dipendenti che per gli utenti, così come ho cercato di dimostrare; seguendo la linea della ricerca del maggior interesse privato, l'azienda è cioè andata sempre aggravando le conseguenze della propria scelta, con la riduzione dei salari, con la perdita del posto di lavoro per i dipendenti, con l'aumento del carico di lavoro, e facendo pagare agli utenti, attraverso il continuo rincaro del prezzo di trasporto e la riduzione del servizio. Tutto questo mentre l'ATA continuava ad incassare considerevoli somme dallo Stato per le linee che essa ha in concessione.
Questa, egregi Colleghi, molto brevemente e schematicamente, per ragioni di tempo, la situazione della Società ATA nel Biellese. A questa situazione è chiaro che siamo giunti a causa delle scelte fatte dalla gestione privata del servizio, la quale ha dimostrato di gestire il servizio solo in funzione della efficienza aziendale, del tornaconto privato, improntato, questo, al massimo profitto. Ora siamo al dunque: l'ATA vuole altri soldi dallo Stato e contemporaneamente vuole attuare un altro ridimensionamento, sopprimendo altre dieci linee delle cinquanta attualmente in esercizio. Mi sembra che la situazione parli da sé. I dati sono riportati ampiamente dai giornali di tutte le tendenze politiche. Se si dovesse attuare questo disegno dell'ATA, altri 27 Comuni (dico Comuni non centri abitati, il che è diverso) rimarrebbero esclusi dall'utilizzo del servizio pubblico. Non è esagerato, dunque, dire che la situazione è molto grave.
Ma è questa una situazione che riguarda solo la Società per i trasporti di Biella? Certamente no. Essa interessa non solo Biella e la provincia di Vercelli ma tutto il Piemonte e l'intero territorio nazionale. Ed è in relazione a questa situazione che ritengo necessario che la Regione intervenga subito, affinché il denaro pubblico non vada più a beneficio di gruppi privati che risultano direttamente responsabili dello scadimento dei pubblici trasporti.
In questo momento è particolarmente necessaria l'iniziativa della Regione, poiché a fine anno scadranno tutte le concessioni. Cosa ci proponiamo di fare in rapporto a questa scadenza? Questo il motivo dell'interpellanza e delle richieste in essa contenute. Vi sono misure urgenti da adottare, sia pur provvisorie, mi rendo conto, perché la Regione in questo momento ha poteri limitati, ma vi sono anche decisioni programmatiche, a lunga scadenza, che non possiamo esimerci dal prendere.
Per questo abbiamo proposto, tra le altre cose, di costituire una apposita commissione che studi come attuare subito un servizio pubblico. E' importante e urgente, però, a mio parere, in questo preciso momento l'assunzione precisa di una presa di posizione da parte della Regione che affermi il principio che il denaro pubblico deve servire per iniziative di carattere pubblico, gestite dalla collettività. E' una posizione politica mi si dirà: a me sembra, però, che non sia solo una posizione di principio ma sia una presa di posizione anche concreta, pratica, e per questo ritengo sia necessario che il Consiglio Regionale si pronunci in tale direzione.
Inoltre intendiamo proporre al Consiglio Regionale di muovere immediatamente passi nei confronti del Governo per impegnarlo a non stanziare alcuna somma a favore, di alcuna Società concessionaria senza aver prima avuto parere favorevole dal Consiglio Regionale. Chiediamo inoltre che venga elaborato urgentemente un piano regionale di trasporti per il quale sollecitiamo il Governo a costituire immediatamente un apposito fondo nazionale dei trasporti utilizzando come prime somme quelle che dovrebbero essere date alle Società concessionarie. Il Consiglio dovrebbe poi sollecitare il passaggio alla Regione di tutte le competenze dei servizi dell'Ispettorato della Motorizzazione, decidere le misure contingenti da attuare, anche provvisoriamente, a fine anno, alla scadenza cioè, delle concessioni.
Queste le iniziative, le misure che ci sembra opportuno proporre al Consiglio, da adottare urgentemente in relazione alla grave situazione nel settore dei trasporti, in aggiunta a quelle già proposte nell'interpellanza per quanto riguarda la situazione specifica del Biellese, che riassumo: provocare un incontro urgente a livello regionale delle autorità biellesi cioè dei Sindaci, dei rappresentanti del Consorzio dei Comuni, dei Consigli di Valle, delle organizzazioni sindacali, della Società ATA stessa, per vedere e decidere le soluzioni necessarie, oltre a quella di impegnarsi col programmare una iniziativa a livello regionale che prefiguri un piano regionale dei trasporti pubblici e le iniziative da attuare; e, a tal fine di affidare l'incarico ad una Commissione di rappresentanti del Consiglio di studiare la situazione regionale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di rispondere il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Nello svolgimento del proprio intervento la collega Fabbris ha fatto ed ella stessa l'ha riconosciuto - richieste aggiuntive a quelle contenute nell'interpellanza. Poiché credo sia opportuna norma di economia dei lavori che in sede di risposta alle interpellanze io mi attenga al contenuto della interpellanza stessa, la collega vorrà consentirmi di risponderle esclusivamente sul contenuto della sua interpellanza e non anche in merito ai problemi, pur interessanti e direi impegnativi, che ha ritenuto di dovere svolgere nella sua illustrazione. Questo per contenere la mia risposta nei termini in cui mi pare che essa correttamente possa essere data ed anche in attesa di svolgere ciò che sicuramente svolgeremo, cioè un dibattito a livello di assemblea relativamente a questo problema dei trasporti, che è un problema di grande impegno per la Regione.
La risposta che la Giunta Regionale può dare in ordine alla interpellanza sulla situazione dell'ATA di Biella - ed il discorso potrebbe valere più in generale per l'intera problematica del trasporto pubblico nella Regione - sono diverse per l'immediato o per il futuro.
Per l'oggi, prendendo spunto dalla crisi dell'ATA (che è crisi ormai di antica data e che le misure parziali adottate negli anni scorsi non sono sicuramente valse a sanare), è facile rilevare che, di fronte a situazioni di sostanziale carenza di adeguate strutture di trasporto e di conseguente grave disagio, specie per le categorie meno abbienti, l'Ente Regione non può concretamente intervenire se non con il peso del proprio prestigio e della valutazione prospettica del ruolo decisamente impegnato che potrà giocare nel settore nei prossimi anni.
Per il futuro (sulla base dell'art. 117 della Costituzione italiana, e quando lo Stato avrà provveduto ad emanare i decreti di trasferimento delle proprie funzioni alla Regione nelle materie ivi contemplate, tra cui sono incluse le competenze in materia di tramvie e linee automobilistiche di interesse regionale) l'Ente Regione potrà effettivamente esercitare un controllo più stretto, coordinato, efficace e determinante.
Il problema dell'ATA viene quindi a collocarsi in un contesto più vasto, quello della riorganizzazione dei trasporti pubblici a carattere regionale.
Un piano di intervento nel settore non solo dovrà venir messo allo studio sollecitamente, ma da esso dovranno emergere le soluzioni (di tempi di settori, di mezzi di intervento ecc.) che meglio si presentino finalizzate verso l'obiettivo di un serio ed efficiente coordinamento fra mezzo pubblico e mezzo privato, con prevalenza, comunque, del servizio pubblico là dove le esigenze collettive lo postulano.
Circa le proposte formulate dagli interpellanti, e cioè quelle di: a) provocare un incontro urgente a livello regionale di tutti gli enti ed organismi interessati al problema dell'ATA b) di impegnare il Consiglio Regionale a programmare un'iniziativa per esaminare la situazione generale dei trasporti pubblici nella Regione ritengo si possa rispondere che la Giunta, mentre non è affatto pregiudizialmente contraria, anzi è favorevole, all'urgente incontro per il problema ATA, anche se è purtroppo in qualche misura dubbiosa, sui concreti risultati che, allo stato attuale delle cose, da tale incontro si possono trarre in termini operativi, e non solo di mera conoscenza e approfondimento del problema, concorda sulla opportunità di avviare, appena superata la fase statutaria, gli studi per arrivare al più presto alla adozione - sia in termini legislativi che in termini operativi - di una nuova e ben più moderna politica dei trasporti, ragguagliata agli indirizzi sopra illustrati.
A questo indirizzo si collega anche la risposta da dare alla terza proposta, contenuta nell'interpellanza in discussione: quella di affidare ad una Commissione consiliare lo studio della situazione regionale dei trasporti. Tale proposta può rappresentare un'utile indicazione per una delle possibili soluzioni che - nel rispetto delle rispettive sfere di competenza del Consiglio e della Giunta - garantiscano al massimo snellezza di lavoro, completezza di ricerca e documentazione, tempestività organicità e funzionalità delle indicazioni operative finali.
D'altronde, rientrando questo argomento in quelli sulle materie che sono di competenza specifica costituzionale della Regione, è evidente che anche questo rientra nei compiti operativi da affidarsi a quelle commissioni per l'esame dei disegni di legge che nella prima fase dei lavori del nostro Consiglio, dopo lo Statuto, assumeranno anche questa funzione di indagine, di approfondimento, nella stessa direzione d'altronde, della risposta che ho avuto modo di dare prima al collega che ha svolto l'interpellanza in ordine ai problemi della caccia.
Quindi, sostanzialmente non mi pare che esistano motivi di dissenso o di una differente posizione in ordine a questo problema: c'è la preoccupazione obiettiva, che io ritengo di dover qui correttamente esprimere in sede di Consiglio, sulle possibilità operative della Giunta che non vadano al di là di quelli che sono i poteri reali ed effettivi che la Giunta obiettivamente può avere; limiti, d'altronde, che mi pare nello stesso intervento della collega siano stati riconosciuti come oggettivamente esistenti.
Per quanto riguarda la richiesta di convocazione di una conferenza per il problema specifico, pertanto, siamo d'accordo, e siamo anche d'accordo per quanto riguarda l'approfondimento di tutta la tematica dei trasporti da affidarsi a questa Commissione che verrà, secondo l'accordo intervenuto unanimemente fra i rappresentanti dei vari Gruppi, dopo l'approvazione dello Statuto.



PRESIDENTE

Hanno facoltà di replicare i Consiglieri interpellanti Carmen Fabbris e Luciano Raschio.



FABBRIS Pierina

Devo dire francamente che la risposta del Presidente della Giunta non ha molto attenuato la mia preoccupazione per la grave situazione che ho illustrato. E' vero, il Consiglio Regionale non ha grandi poteri in questo momento, però penso che niente impedisca ad esso di assumere una posizione politica di principio in favore dello sviluppo del servizio pubblico di trasporto, in attuazione anche di uno dei compiti propri del Consiglio Regionale stesso, in previsione delle competenze che in quella direzione dovrà avere l'Ente Regione, e contemporaneamente di indicare anche uno sbocco per la stessa situazione della Società ATA, a causa della quale come ho cercato di spiegare, si trovano in gravissima difficoltà oggi non solo i dipendenti della Società ATA ma i lavoratori, gli studenti della zona, gli abitanti di quei ventisette Comuni che, qualora a fine anno l'ATA decida di non attuare più il servizio, verranno a trovarsi isolati dal complesso di tutto il resto del circondario, dalle fabbriche dove lavorano alla scuola dove devono recarsi per gli studi.
Nella risposta che mi è stata data dal Presidente ho intravisto solo un rinvio della questione. Io capisco che ci sono difficoltà. Però dico: l'assunzione di una posizione di principio politica da parte del Consiglio a mio parere, è molto importante, e può essere vincolante per lo sbocco futuro della situazione.
Mi permetto poi di insistere sull'opportunità di convocare urgentemente, indipendentemente dalla fase in cui si è giunti per i lavori di elaborazione dello Statuto, quella riunione che avevo proposto, che pu consentirci non solo di avere i dati della situazione in cui versa la società e la situazione dei trasporti nel Biellese, ma anche di adottare eventualmente con immediatezza misure che evitino l'attuazione a fine anno della drastica decisione che l'ATA ha minacciato.
Mi permetto di insistere sulla necessità di questa riunione, tanto più se è vero che alcune delle proposte che ho fatto erano in aggiunta a quelle contenute nell'interpellanza, questa dell'incontro era compresa. Raccomando altresì che vengano prese in considerazione ed esaminate le proposte aggiunte in modo da dare successivamente una risposta. Perché diversamente avendo il problema validità non solo per la zona del Biellese ma in senso generale, mi riservo di ripresentare sotto forma di mozione il tema in una successiva riunione, affinché tutti possano prendere la parola ed insieme responsabilmente possiamo decidere le misure da attuare.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al presentatore della successiva interpellanza vorrei consigliare agli interpellanti di enunciare quanto più ampiamente possibile nei testi scritti, in cui esprimono i loro quesiti, le motivazioni che hanno da addurre e le richieste che hanno da fare, senza riservare, alla illustrazione, aggiunte. Questo, direi, proprio nell'interesse comune, per evitare il rischio che, non essendo state indicate per iscritto tutte le motivazioni, la Giunta, o chi la rappresenta, nella risposta, non sia in grado, per la novità dei motivi introdotti nella illustrazione, di essere esauriente; è certamente invece interesse degli interpellanti ottenere risposta a tutte le proprie preoccupazioni.
Siamo all'inizio di questa nostra attività di controllo e sono quindi comprensibili alcune sfasature, ma credo che se collaboreremo tutti riusciremo a fare l'interesse del Consiglio ed anche della collettività.
Il Presidente della Giunta desidera fare una precisazione. Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La precisazione è la seguente. Si era rimasti d'accordo, tutti, in sede di conferenza dei Capigruppo, che la discussione dei problemi in ordine ai quali, nella prospettiva, il Consiglio Regionale sarà chiamato a pronunciarsi, problemi che evidentemente hanno contenuti legislativi ed amministrativi che riguardano l'attività regionale, sarebbe stata rinviata così come sono state rinviate le dichiarazioni programmatiche della Giunta ad una fase dei lavori del Consiglio successiva all'approvazione dello Statuto. Devo richiamare l'attenzione dei colleghi Consiglieri a questo aspetto, perché altrimenti veramente l'economia dei lavori e gli stessi accordi intervenuti per regolare questa economia rischiano di diventare aria fritta e parole vuote, mentre noi, credo, abbiamo tutto l'interesse a fare in modo che i lavori del Consiglio procedano nel modo obiettivamente più producente, più esteso, più ampio possibile.
Ora, io ho avuto una interpellanza in ordine a due argomenti sui quali mi pare di aver risposto in termini di riconoscimento delle esigenze esposte dalla collega. E' evidente, però, che una discussione generale sul problema dei trasporti non rientra nella risposta che la Giunta poteva dare alla interpellanza. Ad una tale discussione la Giunta non intende affatto sottrarsi, ma non mi pare rientri nel contenuto della risposta che oggi la Giunta doveva dare all'interpellanza così come essa era stata formulata né, d'altra parte, mi pare coerente con gli impegni sull'ordine dei lavori che in sede di conferenza dei Capigruppo si sono presi.
Quindi, non ho alcuna obiezione da sollevare in ordine alla trasformazione in mozione di questa interpellanza. Voglio tuttavia significare che ritengo corretto da parte della Giunta rispondere alle interpellanze così come esse vengono poste, e conseguentemente penso sia anche sul piano formale, altrettanto corretto da parte degli interpellanti accettare le risposte che vengono date alle domande, alle interpellanze così come esse erano scritte, e non come vengono sviluppate, quando questo sviluppo dell'argomento è oggettivamente aggiuntivo rispetto a quanto è stato scritto.
Chiedo scusa per questa mia precisazione, ma ho voluto dare un chiarimento che penso possa essere utile per tutti.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente della Giunta per questa dichiarazione. Voglio soltanto fargli osservare che è facoltà dell'interpellante, che nessuno gli può togliere, dichiararsi, giustamente o ingiustamente, soddisfatto o insoddisfatto. Tuttavia, credo sia utile discorrere pacatamente, come stiamo facendo ora, sul modo di condurre i nostri lavori, essendo queste le nostre prime esperienze, in quanto questo finirà con il fruttare certamente una migliore intesa.
Ha chiesto di parlare, suppongo sulle dichiarazioni del Presidente della Giunta, il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Il Presidente Calleri ha ricordato più volte la riunione dei Capigruppo, richiamando anche al rispetto degli accordi. Questo è giusto di per sé. Però, gli accordi fra i Capigruppo, se ricordo bene, erano nel senso di rinviare la discussione di merito essenzialmente sui problemi contenuti nella mozione dell'agricoltura, in quanto questa impegnava problemi di politica generale. Sarà forse opportuno per il futuro verbalizzare anche le riunioni della Commissione dei Capigruppo, affinch risulti chiaramente quali sono gli argomenti trattati.
In realtà, le preoccupazioni della mia collega risultano valide rispetto alla risposta che il Presidente della Giunta ha dato - della quale, tuttavia, prendiamo atto di certi contenuti positivi, che sono per positivi essenzialmente per quanto riguarda il futuro, per la fase successiva a quella di approvazione dello Statuto; e sono tutte le misure che riguardano appunto una discussione generale sul tema dei trasporti eccetera - alla sua richiesta di promuovere urgentemente un incontro a livello regionale di tutte le autorità e le organizzazioni sindacali biellesi, data l'urgenza del problema in quanto vengono stanziati di nuovo miliardi a favore dell'ATA.....



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Circa questo convegno ho risposto che sono d'accordo. E' la discussione di carattere generale che va rinviata a dopo lo Statuto.



RASCHIO Luciano

Posso avere la parola? Non intendo far polemiche...



PRESIDENTE

Io sono disposto ad applicare con molta elasticità il Regolamento, ma se apriamo un dibattito sull'interpellanza e poi questo, fra l'altro continua con interventi di replica e controreplica...



FABBRIS Pierina

Scusi, ma l'incontro ci sarà? Quando? Con quali orientamenti?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ho risposto che "sono d'accordo di fare tale incontro, pur essendo la Giunta dubbiosa sui risultati del medesimo": queste testualmente sono state le parole pronunciate nella mia risposta, di cui, d'altronde, ho il testo scritto. Mi sono riferito a quanto stabilito dalla conferenza dei Capigruppo per quanto attiene alla discussione di carattere generale.



BERTI Antonio

Non era risultato chiaramente il suo assenso. Se le cose stanno così per noi va bene.



PRESIDENTE

Mi pare che questo punto sia stato sufficientemente chiarito e non necessiti di ulteriore dibattito.
Vorrei ricordare, comunque, ai Colleghi che siamo ormai giunti alla fase conclusiva della elaborazione e dell'esame dello Statuto, e quindi si tratta di aspettare non più mesi e mesi per affrontare questi impegni programmatici, ma due o tre settimane. Perciò credo sia nell'interesse di tutti che si vari il più rapidamente possibile lo Statuto, per poterci poi dedicare all'attività politica e programmatica vera e propria, senza più il pensiero di non avere approvato lo Statuto in tempo utile.


Argomento: Comitato RAI

Interpellanza del Consigliere Giovana sulla programmazione da parte della RAI-TV di trasmissioni su aspetti e problemi della Regione Piemonte


PRESIDENTE

Dò adesso la parola al Consigliere Giovana perché illustri l'interpellanza da lui presentata.



GIOVANA Mario

Signor Presidente! Signori Consiglieri! Prendo atto con compiacimento che il Convegno degli Uffici di Presidenza delle Regioni, di cui ci ha testè riferito il Presidente Vittorelli, si è soffermato sull'argomento che costituisce oggi materia della mia trattazione. L'interpellanza che a nome della mia parte politica ho rivolto alla Giunta di questo Consiglio ha in questo senso una duplice e credo evidente, finalità. Essa è diretta, in primo luogo, ad appurare se e con quali modalità la Giunta stessa abbia assunto le necessarie iniziative, o, del caso, intenda assumerle, in relazione ad un problema la cui rilevanza ed urgenza credo non sfugga ad alcuno.
Si tratta di un problema da noi considerato della massima importanza giacché attiene non soltanto al campo, di per sé già di preponderante interesse, dell'informazione, tramite un pubblico servizio, delle popolazioni piemontesi su temi e materie che concernono la realtà delle loro condizioni, le questioni connesse alle prospettive dello sviluppo economico, sociale, politico e culturale della loro collettività, ma che attiene anche, da un lato, alla sfera delle attività che il Consiglio Regionale ed i suoi organi svolgono in ordine a tali aspetti, dall'altro alla esigenza di rendere effettivo, immediato e continuo il rapporto fra i cittadini e le fonti di indagine, le sedi di dibattito, i modi di conoscenza e di discussione riferiti alla generalità e particolarità dei loro interessi e delle loro aspettative.
E' innegabile, a nostro avviso, che l'esigenza di tradurre rapidamente tutto questo in forme di diffusione di dati, di ricognizione di situazioni di dialogo aperto fra le molteplici componenti del tessuto sociale produttivo, politico e culturale della Regione postula un adeguamento del servizio radio-televisivo - anche attraverso, per il momento, soluzioni sperimentali e di primo approccio a più coordinati programmi - un adeguamento, dicevo, a quelle che appunto sono le dimensioni regionali esaltate come nuova e determinante fase per il rinnovamento dello Stato dall'avvento delle autonomie regionali medesime.
Questa esigenza, desidero sottolinearlo, non può essere appagata né da estemporanei ed occasionali inserti nell'ambito dei programmi nazionali di brevi panoramiche o di singole trattazioni aventi per oggetto la Regione o parte di essa, né da sporadiche incursioni informative su questo o quel frammento di vita, di lavoro, di comportamento in senso lato dei cittadini delle categorie, delle istituzioni che danno concretezza alla vita della Regione. Né ancora, aggiungo, può considerarsi soddisfatta tale esigenza da trasmissioni radio e televisione essenzialmente dedicate - con assai dubbia dignità culturale o altrettanto opinabile correttezza informativa, salvo poche eccezioni - a coltivare e tramandare tradizioni appartenenti al patrimonio più consunto e meno valido delle consuetudini regionali, oppure diretto a gettare circoscritti fasci di luce su aspetti del mondo attuale del Piemonte che quasi sempre ne costituiscono una porzione marginale e di cui non a caso, per di più, si ragiona in termini elusivi o anacronisticamente apologetici.
Si aggiunga inoltre che, proprio guardando alle finalità istituzionali per cui è sorta la Regione, proprio cogliendo quanto di potenzialità e virtualità partecipative esiste e dev'essere sollecitato sotto il profilo del rinnovamento dei rapporti fra istituzioni e cittadini, secondo una richiesta che sale con crescente forza dal seno della società piemontese proprio avendo occhio a questa ricchezza di possibilità democratiche insorgenti qui come altrove, occorre conferire al capitolo dell'informazione pubblica contenuti e respiro totalmente diversi da quelli a tutt'oggi verificati. Si impone difatti che il servizio pubblico, pagato col denaro dei cittadini, venga, per così dire, restituito alla pienezza delle sue funzioni istituzionali, ed adeguato, quindi, sia ai compiti che esse presuppongono sia ai controlli democratici che devono garantire l'assolvimento di tali compiti in rispondenza assoluta agli interessi e al sentimento popolare. La qual cosa comporta - ed è questo il secondo aspetto che giustifica la mia interpellanza - una diversa articolazione, certo delle strutture, ed un differente orientamento di principio della conduzione dell'ente preposto a tale servizio, ma comporta altresì in prima istanza la sua piena apertura e aderenza alla domanda partecipativa, che rappresenta il fatto saliente della nostra epoca come maturazione della coscienza morale e politica delle più vaste masse e come legittima pretesa da parte di tutti i cittadini di essere protagonisti di ogni momento e di ogni atto del proprio destino individuale e collettivo. Ciò significa pertanto, signori Consiglieri, che lo strumento di eccezionale portata offerto dalla Radio Televisione per la formazione della opinione e per dotarla di parametri di giudizio sicuri ed esaurienti sui problemi tutti dei quali essa deve possedere cognizioni, va senza indugi rivendicato all'esercizio delle facoltà costituzionali previste per la gestione dei servizi di pubblica utilità e va integrato partendo dalla periferia del Paese, con l'apporto decisivo alla sua conduzione dei rappresentanti degli organismi elettivi locali e delle forze associate della comunità.
Non sto a dilungarmi in un riepilogo, anche succinto, delle infinite manifestazioni di parzialità informativa, di distorsione, spesso scandalosa, dei fatti a vantaggio di ben definite forze economiche e politiche, di intollerabili discriminazioni, dettate dagli stessi motivi delle quali si è reso responsabile nel corso di questo venticinquennio l'ente Radio Televisione italiana. Una pur sommaria elencazione di tali macroscopiche inadempienze o infrazioni richiederebbe giornate e ruberebbe tempo estremamente prezioso al Consiglio, né questa sarebbe al momento la sede per farlo. E' incontrovertibile, però (ed è stato ed è oggetto di ritornante e documentata denuncia della mia parte e di altre parti politiche dell'opposizione in Parlamento) il carattere, se mi è consentito di riserva di caccia impresso a questo ente dagli scopi di governo e di sottogoverno delle variegate maggioranze succedutesi, con il perno democristiano, alla guida del Paese durante circa un quarto di secolo. E' ormai motivo di clamorosa polemica lo stato caotico nel quale questo ente versa per effetto di incredibili lotte di potere interne, riflesso a loro volta di più rabbiose contese nel seno stesso delle maggioranze governative. Ed è parimenti motivo di giusta indignazione generale l'emergere dei risultati finanziariamente disastrosi di queste gestioni abbandonatesi a sperperi intollerabili, e, a quanto sembra, secondo notizie di stampa di cui lascio la responsabilità a coloro che le hanno diffuse, a veri e propri illeciti nell'amministrazione del pubblico denaro, per venire incontro, non di rado, a pretese di personaggi del sottobosco governativo.
Orbene, signori Consiglieri, proprio nell'intento di porre fine a così abnormi ed indecorose pratiche, le quali stravolgono negli obiettivi e minano nell'efficienza l'ente Radio Televisione nazionale, un Gruppo di senatori socialproletari il 28 marzo '69 ha presentato al Senato della Repubblica un disegno di legge per l'istituzione dell'ente nazionale per la Radio- Televisione, organismo prefigurato nelle sue strutture, nei controlli sui suoi indirizzi e nella sua amministrazione, in termini radicalmente innovatori rispetto all'attuale. In quel disegno di legge, che a tutt'oggi giace in qualche ambulacro parlamentare o ministeriale, è prevista la costituzione in ogni capoluogo di regione di una sede autonoma del servizio, allo scopo di addivenire - detta l'art. 16 del disegno di legge - al massimo decentramento possibile sia sotto il profilo della produzione che sotto quello della trasmissione, sottoponendolo alla direzione di un comitato di undici membri, due dei quali eletti dai dipendenti e otto designati dal Consiglio regionale sulla base di un criterio che assicuri al Comitato stesso la rappresentanza proporzionale di tutti i Gruppi politici consiliari.
Noi abbiamo il più che fondato sospetto che il disegno di legge sarà lasciato ancora per lungo tempo a dormire in quegli ambulacri parlamentari o ministeriali cui accennavo, o che ad esso si opponga un corrispettivo edulcorato e svuotato di ogni effettiva volontà di democratizzazione dell'ente. D'altro canto, sarebbe quanto mai singolare che, in questa sede di Consiglio regionale piemontese, il dichiarato fervore di stimolo democratico a tutti i livelli, di rinnovamento della macchina statale e dei suoi servizi al quale si richiamano con insistenza componenti della stessa maggioranza di questo Consiglio allorché si parla dei compiti e delle funzioni della Regione, ignorasse l'urgenza di muoversi, giusto col pungolo dell'iniziativa regionale, affinché sia dato inizio, nei fatti, ad un processo indirizzato nel senso della democratizzazione di questa branca di attività. E sarebbe, consentitemi, per lo meno un banale artificio che ci si nascondesse dietro cavilli sulle competenze e le potestà onde sfuggire all'incombenza di farsi subito parte attiva con i mezzi e nelle forme possibili perché fin d'ora si instauri, con l'ente menzionato, un rapporto inteso tanto ad adoperare l'apparato tecnico a misura delle esigenze regionali sulle quali mi sono soffermato, quanto ad assicurarsi che le sue prestazioni siano conformi alle necessità accennate e siano inoltre improntate a criteri di serietà, di obiettività, di pregnante consistenza di scelte, con la vigilanza e la consulenza dell'istituto cui spetta reggere le sorti della Regione.
Ecco, signori Consiglieri, lo spirito e l'orientamento ai quali si ispira il quesito proposto alla Giunta e per cui confido di ottenere, nella visione - che mi sembra innegabile - di un interesse non meramente di partito, una risposta dell'organo esecutivo improntata a precisa consapevolezza delle responsabilità che anche su questo terreno devono gravare sull'istituto regionale e che fanno viva l'attenzione dei cittadini attorno al suo operato.



PRESIDENTE

Ha facoltà di rispondere all'interpellante il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

L'interpellanza del Consigliere Giovana puntualizza, nelle sue premesse, un problema che è in questo momento presente, come tutti sanno non solo all'opinione pubblica italiana ma a tutte le forze politiche del Paese, ed in particolare alle forze politiche che più direttamente sono impegnate nell'attività regionale.
E' evidente che spetta allo Stato adottare gli opportuni interventi al fine di adeguare le funzioni di un ente nazionale quale la RAI-TV alle esigenze connesse al raggiungimento dei fini istituzionali di un servizio pubblico. Ed è naturale che di questi fini generali facciano parte quegli interessi di informazione sul piano economico, sociale, politico amministrativo, culturale, che sono connessi alla realtà della nuova organizzazione politico-amministrativa, frutto della riforma regionale.
Questo discorso evidentemente non può non essere portato, non appena possibile, in sede opportuna, al fine di inserire la voce dei rappresentanti elettivi locali nel discorso più generale interessante tutta la collettività nazionale.
Ma quello che più ci interessa in pratica, per gli effetti immediati, è quanto riguarda la seconda parte dell'interrogazione e cioè l'esigenza segnalata di una maggiore informazione sui problemi, assetti e fatti inerenti l'ambito regionale, o le interrelazioni fra questo e quello nazionale, nonché sull'attività della Regione Piemonte e dei propri organi (Consiglio, Giunta, Ufficio Presidenza, Commissioni ecc.).
La Giunta non mancherà in proposito di intervenire, né ha mancato di intervenire - nel senso di sollecitare a livello anche di altre Giunte, a livello, direi, di tutte le Giunte regionali - presso gli organi competenti della RAI-TV, per sottolineare l'esigenza di una rubrica radiotelevisiva sui problemi regionali, tale da rendere alle popolazioni ed agli utenti un vero servizio di informazione, moderno e completo, che li metta in grado di conoscere, nella loro realtà ed a fondo, l'attività di questa entità politica che è la Regione, giustamente considerata il perno su cui deve ruotare la riforma amministrativa nazionale e, più in generale, la riforma dello Stato.
Nel quadro di tale nuovo servizio radiotelevisivo siamo certamente tutti d'accordo che si cercherà di ottenere che la Regione possa dire una parola determinante circa gli orientamenti e l'articolazione dei programmi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Giovana.



GIOVANA Mario

Signor Presidente della Giunta! Io prendo atto che nella sua risposta c'è una concordanza, in linea molto di principio...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No, di fatto.



GIOVANA Mario

... con i criteri che io ho inserito nella mia interpellanza. Per sostanzialmente, ho dovuto rilevare una evasione dagli impegni precisi che io chiedevo in quella stessa interpellanza si assumessero.
Non a caso ho fatto riferimento ad una proposta di legge del mio partito. Non ho affatto negato che il problema generale della ristrutturazione, anzi, oserei dire, della rifondazione di questo ente, sia competenza dello Stato. Non è certo competenza della Regione Piemonte o di altra Regione l'iniziare questa generale riforma. Ma io ho chiesto che nelle more di una decisione in tal senso, nell'assenza di un qualunque momento che ci dia a vedere anche un embrione di volontà riformatrice di un organismo che ha, a mio avviso, raggiunto i limiti della indecorosità per il non assolvimento dei compiti che sono ad esso istituzionalmente fissati il Consiglio, e per esso l'Esecutivo, assuma una iniziativa che permetta da un lato di avere immediatamente dei modi seri e controllati di programmazione e di informazione delle popolazioni piemontesi, e contemporaneamente di esercitare una funzione di consulenza, di controllo su questi modi. Perché, in mancanza della riforma che tutti - lei compreso come ha detto, Presidente, ed io ne ho preso atto con soddisfazione auspichiamo, noi non possiamo avere alcuna garanzia che le scelte che possono esser fatte in sede locale siano migliori, diverse, più obiettive e più serie di quelle fatte in sede nazionale.
Pertanto, lei comprenderà come io non possa dichiararmi che molto parzialmente soddisfatto della sua risposta. Mi riservo, pertanto, di volgere in proposta di mozione al Consiglio la mia interpellanza.


Argomento: Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate

Interrogazione dei Consiglieri Berti e Rivalta sui nuovi insediamenti produttivi della Olivetti e della Fiat ad Albiano e Crescentino


PRESIDENTE

Abbiamo concluso la discussione delle interpellanze. Vi sono ora alcune interrogazioni.
La prima, presentata in data 15 settembre, è dei Consiglieri Berti e Rivalta e riguarda la questione degli insediamenti industriali ad Albiano e Crescentino, in merito ai quali il Consiglio ha deliberato recentemente la formazione di una Commissione che coadiuva la Giunta nell'indagine su questi temi.
Il pensiero della Giunta su questo punto mi pare sia stato ormai chiarito con la decisione suddetta. I Consiglieri Berti e Rivalta intendono mantenere ciononostante questa interrogazione? La risposta è affermativa.
Ha allora la facoltà di rispondere il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Per richiamare alla memoria dei Consiglieri la materia su cui verte l'interrogazione, dato che essa non viene illustrata, ne leggo il testo nella parte conclusiva: i Consiglieri che l'hanno presentata "interrogano la Giunta ed il suo Presidente per conoscere l'opinione in merito e per procedere a definire in sede di Consiglio gli interventi immediati da eseguire, e la più generale attività di programmazione che la Regione deve svolgere, i modi e tempi di sua attuazione, il coordinamento da attuare tra Regioni ed Enti locali, i rapporti che devono stabilirsi tra programmazione regionale e nazionale".
Credo che da una parte almeno di questi quesiti sia stata data risposta nel momento in cui la Giunta ha proposto al Consiglio di formare questa Commissione per un rilevamento, un approfondimento, una analisi conoscitiva in ordine a questi problemi delle localizzazioni industriali. A questo posso aggiungere una delle punte di riferimento alle quali la Giunta intende richiamarsi appunto in ordine a questo problema della pianificazione degli interventi di localizzazione ai fini di un riequilibrio delle occasioni di lavoro a livello territoriale nell'ambito della Regione.
E' evidente che la risposta non può che essere generica, perch generica è la domanda, ed è altrettanto evidente che in una risposta ad una interrogazione la Giunta non può svolgere uno dei contenuti programmatici più qualificati, quale sicuramente è ed ha da essere l'intervento in ordine alla programmazione ed al suo raccordo con la pianificazione degli insediamenti industriali nell'ambito territoriale. Problema, d'altronde che non riguarda solo un equilibrio di carattere regionale ma si riferisce anche, in termini molto più generali, ad un riequilibrio a livello territoriale e nazionale.
Penso che abbia invece importanza riferirsi ai fatti che hanno provocato questa interrogazione, alla formazione della Commissione decisa nella riunione del Consiglio del 6 ottobre, e sia importante annunciare che mi propongo di convocare la prossima settimana questa Commissione per vedere di metterla immediatamente al lavoro per queste rilevazioni, per verificare la coerenza fra questi insediamenti e le prime indicazioni di piano regionale quali già ci sono state, ed anche per esaminare - io credo che questo sia molto importante per quanto riguarda poi successivamente l'impostazione della legge urbanistica regionale ed i suoi raccordi con la programmazione regionale -, per verificare questa coerenza, ma verificare anche e soprattutto quali strumenti in concreto si possono mettere in atto per fare in modo che gli insediamenti industriali considerati trainanti non siano decisi esclusivamente, come già ho avuto modo di dire in questa sede sulla base di convenienze aziendali, ma rientrino in un quadro generale di programmazione regionale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare uno dei due Consiglieri interroganti, Berti o Rivalta. Chiede di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

La nostra interrogazione faceva specifico riferimento alle progettate localizzazioni industriali di Albiano e di Crescentino, e sottolineava che tali insediamenti sono determinati da motivazioni di ordine aziendale nelle linee generali indicava anche le conseguenze negative di ordine sociale, economico ed urbanistico che ne derivano, e quindi gli elementi di contrapposizione che esistono fra queste decisioni aziendali e gli interessi della collettività.
Riteniamo positivo che questa pur rapida puntualizzazione contenuta nella interrogazione sia servita a richiamare l'attenzione del Consiglio regionale e della Giunta su questi problemi. La nomina della Commissione speciale per indagare sulle localizzazioni industriali a cui abbiamo fatto specifico riferimento può essere ritenuta un positivo strumento affinch questa attenzione si traduca in una analisi, in un dibattito all'interno del Consiglio; in una analisi ed in un dibattito che fuori del Consiglio si apra alla partecipazione delle popolazioni, dei lavoratori e alle loro organizzazioni.
Ma perché in presenza della costituzione di una commissione speciale d'indagine noi oggi non abbiamo ritirato l'interrogazione? A nostro parere l'interrogazione andava al di là di un richiamo di attenzione su questi problemi e della richiesta di una osservazione dei fatti (che pure rimane una fase preliminare ed indispensabile per un dibattito). Volevamo e chiedevamo interventi immediati per cercar di fermare iniziative che provocano dispendio di risorse e incremento di disagi sociali alle popolazioni ed ai lavoratori. Con maggior decisione ora noi vogliamo dire che riteniamo inammissibile non opporci immediatamente allo spreco di risorse ed allo spregio dei problemi umani che sono determinati e connessi al continuo costruire di posti di lavoro in località e regioni dove la mano d'opera è scarsa, mentre in altre località e regioni si hanno ingenti masse di lavoratori disoccupati e sottooccupati. Riteniamo inammissibile non intervenire sull'espandersi dei processi di immigrazione: non si pu consentire che si accentuino le lacerazioni sociali, si aggravino le condizioni umane delle popolazioni, che si accentui il fabbisogno insoddisfatto di abitazione e si creino dei fabbisogni addizionali mentre contemporaneamente si abbandonano abitazioni e servizi sociali che non sempre sono del tutto inutilizzabili ed obsoleti.
Questa serie di problemi che sono riproposti negli insediamenti di Crescentino e di Albiano, pensiamo che debbano richiedere degli interventi immediati.
L'indagine può costituire soltanto uno strumento di approfondimento del problema per quanto concerne i riflessi specifici determinati dai casi di insediamento a cui facciamo riferimento; ma il problema delle sue conseguenze negative generali è già precisato e formalizzato in studi (a ciò faceva riferimento poco fa il Presidente Calleri), ed i giudizi sono accettati dalle varie parti politiche.
Voglio qui ricordare queste conseguenze negative: continuo accrescersi della polarizzazione su Torino e depauperamento delle zone del Meridione.
La polarizzazione su Torino - lo preciso perché mi pare non sia stato colto dalla risposta all'interrogazione - ancora una volta si accentua attraverso questi due insediamenti, che si collocano a Crescentino e ad Albiano, e cioè proprio ai margini dell'area ecologica di Torino come è definita dagli studi dell'IRES.
Quindi, sostanzialmente, non si tratta neppure di decentramento rispetto a Torino: ancora una volta si tratta di insediamenti che non fanno che allargare la corona attorno a Torino, che si collocano in riferimento al polo di Torino.
Ecco qui un primo esempio di possibilità di intervento nostro immediato, intervento della Regione. Credo sia necessario immediatamente (facevamo per questo riferimento ad un rapporto con gli Enti locali) promuovere iniziative in cui l'autorità e la possibilità di intervento politico della Regione possano avere effetto su Torino e sui comuni interessati. Su Torino, ad esempio, che ha un piano regolatore strumento di questi processi di polarizzazione, si deve premere perché il piano regolatore venga immediatamente variato; sugli Enti locali dell'area ecologica per dar vita immediatamente (e gli strumenti ci sono) ad iniziative che permettano di formulare al più presto il piano territoriale e quindi attraverso questo strumento arrivare ad una prima possibilità di controllo e di organizzazione territoriale (gli strumenti ci sono perché: il piano territoriale è previsto dalla legge urbanistica e una legge del 1968 consente di demandare ad uffici costituiti dai comuni o da consorzi di comuni, la possibilità di tale elaborazione - quindi anche qui possibilità immediate). Ed effettuare interventi immediati con riferimento ai problemi più esplosivi che queste localizzazioni stanno determinando - il problema dell'acqua, ad esempio, che è stato sollevato dai comuni del Monferrato: di fronte ai pericoli che genera un cattivo utilizzo della risorsa idrica della zona, bisogna chiedere la sospensione immediata di queste iniziative che possono determinare gravissimi disagi a Comuni che pur lontani da Crescentino attingono l'acqua nella zona di Crescentino.
Ma più in generale volevamo sollevare immediatamente il problema di un rapporto con gli Enti locali per cui la Regione diventasse immediatamente uno strumento di iniziativa capace di dar vita a tutte quelle forme di partecipazione ed a quelle forme di organizzazione degli Enti locali che devono essere base e fondamento di una iniziativa di pianificazione all'interno della Regione. Noi crediamo che questi interventi si possano fare immediatamente in sede di iniziativa politica, stimolati proprio dagli aspetti negativi che riconosciamo in queste iniziative industriali. Non c'è bisogno di attendere una legge: operiamo subito e successivamente, non appena il Consiglio sarà in grado di legiferare e di intervenire attraverso le leggi, ci si darà anche questi strumenti.
In questo senso abbiamo ritenuto di porre una richiesta di immediati interventi. A questa richiesta ci è stata data risposta solo con la nomina di una Commissione di approfondimento dei problemi - certamente necessaria ma che non esaurisce il campo di iniziative possibili; non ci indica come il Consiglio e la Giunta con i Comuni del Piemonte, con i Comuni delle aree interessate intendano promuovere iniziative politiche che immediatamente forniscano primi strumenti concreti di controllo sull'organizzazione del territorio.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo sull'esclusione del Comune di Novara e di tutte le organizzazioni sindacali dalla riunione del 22 settembre in Roma per l'azienda Falconi


PRESIDENTE

All'interrogazione presentata dal Consigliere Dino Sanlorenzo ha facoltà di rispondere il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La Regione non è stata invitata alla riunione concernente la Falconi di Novara tenutasi a Roma presso il Ministero delle Partecipazioni Statali.
Circa la situazione dell'azienda, dalla documentazione presentata dalle organizzazioni sindacali e da informazioni assunte, emerge oggettivamente la delicatezza della posizione finanziaria del complesso e le non favorevoli prospettive future, almeno alla luce dei fatti oggi conosciuti.
Con queste premesse la Regione intende, come ha fatto sin qui ricevendo le organizzazioni sindacali e interessando direttamente i Ministeri delle Partecipazioni Statali e quello dell'Industria e la stessa Presidenza del Consiglio, seguire gli sviluppi della situazione aziendale anche se le sue facoltà di intervento in materia sono più che altro di pressione morale, mancando allo stato attuale ogni altra potestà specifica e concreta. Tanto più che trattasi di azienda già in esercizio e non in progetto, per la quale varrebbero ragioni di verifica della compatibilità con gli obiettivi della programmazione.
Infine è da dire che paiono avviate a favorevole esito le trattative con la STIGLER-OTIS - e da quanto risulta con l'intervento sia del Ministero delle Partecipazioni Statali attraverso l'IRI, sia col sistema bancario attraverso la partecipazione dell'IMI - per un assorbimento della Falconi nel più grande complesso del settore operante in Italia.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Permetterà che mi dichiari nello stesso tempo piacevolmente sorpreso e profondamente insoddisfatto. Il "piacevolmente sorpreso" dipende dal fatto che il Presidente della Giunta ha avuto la cortesia e mi ha fatto l'onore di rispondere in prima persona alla mia interrogazione, anche se mi aspettavo che invece rispondesse un Assessore. Mi è così venuto il dubbio che noi abbiamo eletto una Giunta di diciassette muti e auspico che il Consiglio saluti con una bottiglia di champagne il giorno in cui un Assessore risponderà ad una qualsiasi interrogazione; dico questo anche perché mi preoccupo della salute del Presidente della Giunta.
La mia profonda insoddisfazione invece e anche la mia sorpresa sgradevole, sta nel fatto che sento confermato il dubbio che avevo avuto martedì 22 settembre alle ore 18, quando incontrandomi a Novara con alcuni operai della Falconi, della Commissione interna e dei sindacati, venni a conoscenza che c'era stata, sì, una riunione a Roma, nello stesso giorno in sede di Partecipazioni Statali, ma che da tale riunione erano stati accuratamente esclusi i sindacati dei lavoratori, il Comune di Novara, la Regione e cioè alcuni dei soggetti fondamentali relativi alla questione apertasi con l'incriminazione di alcuni massimi dirigenti della Società Falconi di Novara.
Poiché sapevo dei trascorsi giornalistici del Ministro delle Partecipazioni Statali Piccoli, avevo motivo di crederlo uomo di sufficienti lettere e di adeguate letture da non essergli sfuggita sulla stampa nazionale la notizia, corredata di acconce fotografie di mille operai che non avevano scambiato il mese di settembre per quello di febbraio e non facevano cortei carnevaleschi per divertirsi per le vie di Novara, dell'incontro avvenuto in sede regionale tra il Presidente della Regione, il Comune di Novara, i sindacati e i lavoratori della Falconi per esaminare la questione. Invece devo constatare che o il Ministro è assai poco attento alla lettura dei quotidiani, o è astigmatico per cui magari si preoccupa assai di ciò che capita nel Veneto ma gli sfugge completamente ciò che succede in Piemonte, oppure sapeva ma ha deliberatamente escluso come interlocutori il Comune di Novara, la Regione e i sindacati dei lavoratori.
Io consento con alcune risposte che lei ha dato circa qualche spiraglio che si apre, anche se la situazione è assai difficile per la fabbrica tuttavia di speranza si può anche morire e gli operai della Falconi stamattina hanno fatto una nuova manifestazione per avere una risposta urgente sulla sorte della loro fabbrica. Avvertirà con me la contraddizione notevole che si è venuta instaurando in queste settimane fra i discorsi che ci vedono tutti uniti sulla partecipazione e i fatti che vengono proprio dal Ministero delle Partecipazioni.
Io la inviterei quindi, signor Presidente della Giunta, ad intervenire presso il Ministero delle Partecipazioni per fargli capire che bisogna che partecipino alla soluzione dei problemi generali coloro che devono partecipare e gli esponga l'insoddisfazione profonda che ci anima per l'esclusione dalla soluzione del problema o anche soltanto dallo studio della Regione Piemonte che non avrà ancora lo Statuto, non avrà ancora tutti i suoi poteri, non ha ancora i quattrini che le spettano, tuttavia esiste e intende essere ascoltata tutte le volte che ci sono aspetti così rilevanti che riguardano una provincia o un'intera regione.



PRESIDENTE

Consigliere Sanlorenzo, per la chiarezza della sua replica, mi è sembrato di capire che la piacevole sorpresa si riferisse alla risposta del Presidente della Giunta e la profonda insoddisfazione all'atteggiamento del Ministro, che non è qui presente e non fa parte del nostro Consiglio per rispondere.



SANLORENZO Dino

Esatto.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Ferraris sull'attuazione della legge sul fondo di solidarietà


PRESIDENTE

All'interrogazione del Consigliere Ferraris ha facoltà di rispondere il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Con la nota del 13 agosto '70, il Ministero dell'Agricoltura e Foreste richiedeva al Presidente della Regione di esprimere il proprio parere sulla delimitazione delle zone danneggiate per la provincia di Alessandria relativamente a tre Comuni (Cassine, Ricaldone e Strevi) e per eventi verificatisi a tutto il 30 giugno '70; per la provincia di Asti relativamente a otto comuni (Castagnole Lanze, Costigliole d'Asti Belveglio, Cassinasco, Cerreto, Piea, Piovà Massaia) e per eventi verificatisi fino all'8 agosto '70; per la provincia di Cuneo relativamente a quattordici comuni (Alba, Busca, Centallo, Corneliano d'Alba, Grinzane Cavour, Guarene, Monforte, Monticello, Roddi, S. Vittoria d'Alba, S.
Stefano Belbo, Sommariva Perno, Tarantasca, Verzuolo) per eventi verificatisi a tutto il luglio 1970.
Il Presidente della Giunta inviava, in data 20 agosto 1970, al Ministro Natali un telegramma esprimendo parere favorevole alla proposta delimitazione, segnalando tuttavia l'esigenza di tenere ulteriormente conto dell'evento calamitoso verificatosi il 15 agosto nei comuni della Langa Albese in provincia di Cuneo.
Successivamente, e precisamente il 10 ottobre 1970, (e cioè dopo il 6 ottobre, data in cui è stata presentata questa interrogazione) con propria nota il Ministero dell'Agricoltura e Foreste inviava un secondo elenco di comuni danneggiati da eventi atmosferici, chiedendo il parere del Presidente della Regione sulle delimitazioni delle sotto elencate zone: provincia di Torino 33 comuni (Arignano, Barbania, Bibiana, Brusasco Campiglione Fenile, Canischio, Casalborgone, Castellamonte, Castelnuovo Nigra, Cavour, Chieri, Cinzano, Cuceglio, Cuorgné, Gassino Torinese Lauriano Po, Mombello, Moncalieri, Pecco, Pecetto, Pertusio, Pino Torinese Rivalba, Rocca Canavese, Salassa, S. Sebastiano Po, Sciolze, Trino Valperga, Vauda Canavese, Verrua Savoia, Vidracco, Vistrorio) per eventi verificatisi dal maggio all'agosto 1970; provincia di Cuneo quattro comuni (Monforte, Roddino, Serravalle Langhe, Vicoforte) per eventi verificatisi tra l'8 e il 15 agosto 1970; provincia di Alessandria il comune di Murisengo per gli eventi verificatisi dal 12 luglio all'8 agosto 1970 provincia di Asti 25 comuni (Antignano, Aramengo, Belveglio, Calamandrana Cassinasco, Castelnuovo Belbo, Cocconato, Colcavagno, Cortiglione Cortanze, Cunico, Incisa Scapaccino, Mombercelli, Montechiaro d'Asti Montiglio, Moransengo, Piea, Piovà Massaia, Rocchetta Palafea, Rocchetta Tanaro, Scandeluzza, S. Damiano d'Asti, Vaglio Serra, Villa S. Secondo Vinchio) per eventi verificatisi l'8 agosto 1970.
Il parere richiesto alla Regione su queste nuove delimitazioni di zone danneggiate verrà espresso, esperite le opportune indagini e sentita la Giunta Regionale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di rispondere l'interrogante.



FERRARIS Bruno

Prendo atto della sua risposta che, se riferita in senso stretto alle mie due domande, posso senz'altro ritenere soddisfacente. Esprimo invece la mia viva insoddisfazione per il ritardo del Ministero nel richiedere il parere per gli ultimi comuni che lei ha elencato; mi riferisco alla richiesta pervenuta il 10.10.70 e la mia insoddisfazione è tanto più giustificata in quanto in precedenza il Ministro dell'Agricoltura, o un suo rappresentante Sottosegretario, mi pare in sede di commissione agricoltura (quindi in una sede autorevole) o in sede della riunione prevista dall'art.
5 della legge (per la fissazione dei parametri...), di fronte alle proteste sollevate per la mancata applicazione della legge - che è tuttora inapplicata - ebbe a dichiarare che una delle cause era da attribuire alla inadempienza dei Presidenti delle Regioni i quali non si erano premurati di far pervenire il proprio parere. Noto invece, e mi fa piacere, che la nostra Regione, per quanto di sua competenza, ha provveduto.
Ora però mi si consenta di cogliere l'occasione - che l'interrogazione in sé non consentirebbe - per denunciare una situazione assurda intollerabile per i contadini o per un consesso come il nostro. Ma ecco di che si tratta: in seguito alla non applicazione della legge n. 364 del 25.5.70, modesto e inadeguato successo di tante durissime lotte - giornali come il "Sesia" ed altri già scrivono che quando tutto vada bene verrà applicata nel '71 - i produttori agricoli danneggiati non possono fruire n delle provvidenze previste dalle precedenti disposizioni, né da quelle previste dalla nuova legge. Altri colleghi del mio Gruppo con un'altra interrogazione, riferendosi ai danni provocati dalla recente alluvione che con Genova ha colpito vaste plaghe dell'Alessandrino, chiedono giustamente l'applicazione del Fondo di Solidarietà. Ma anche per queste zone non ci sarà dunque un bel nulla! Anche se ciò che più mi preme è l'esigenza di esaminare ciò che si deve e si può fare per rendere questa legge funzionante, ritengo che si debba pure stigmatizzare il comportamento del Ministero dell'Agricoltura che, di fronte alle proteste delle organizzazioni contadine e dei diretti interessati, ha cercato di far ricadere le responsabilità - dovute a sue carenze di carattere burocratico e di carattere politico - sulle Regioni mentre è notorio che la legge è ancora inapplicabile non soltanto per mancanza di un regolamento, ma perché non sono ancora stati stanziati i previsti mezzi finanziari. Desidero infine dire ancora che non avevo dubbi quando ho presentato l'interrogazione, sulla solerzia del nostro Presidente ad esprimere il parere della Regione. Ora però si impone un intervento politico coerente e deciso. Si potrebbe addivenire anche all'approvazione di un ordine del giorno, come è stato fatto dal Consiglio Regionale Veneto ma soprattutto occorrerebbe un intervento diretto del Presidente della Regione presso il Ministero ed il Governo affinché il problema venga affrontato e risolto al più presto.
E qui mi si permetta di dire, sia pure senza contestare la decisione che è stata presa di rinviare la discussione della mozione sull'agricoltura a dopo l'approvazione dello Statuto, che quella mozione ci avrebbe consentito subito un dibattito, fra le altre cose, anche sull'inapplicazione di questa legge.
Concludendo, mentre sollecito che si arrivi al più presto a discutere quella nostra mozione, insisto ancora nel raccomandare un intervento del Presidente della Regione nei confronti del Governo e del Ministero dell'Agricoltura per rimuovere le remore che ostacolano l'impiego del "Fondo di solidarietà".


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Interrogazione dei Consiglieri Marchesotti e Raschio sulle provvidenze per le zone alluvionate in provincia di Alessandria


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, successivamente alla seduta del 6 ottobre è pervenuta un'interrogazione dei Consiglieri Marchesotti e Raschio, della quale non è ancora stata data lettura al Consiglio. Prego un Segretario Consigliere di leggerla.



ROTTA Cesare, Segretario, dà lettura della seguente interrogazione dei Consiglieri Marchesotti e Raschio:

"I sottoscritti Marchesotti Domenico e Raschio Luciano, Consiglieri regionali, interrogano il Presidente della Giunta per conoscere le misure le iniziative e le risoluzioni che la Giunta della Regione intende prendere nei confronti di alcune zone della provincia di Alessandria gravemente colpite dalle alluvioni dei giorni 7, 8, 9 ottobre in concomitanza con il pauroso disastro di Voltri e della grande Genova.
Poiché risulta agli interroganti che la Valle Scrivia dalla foce fino al confine con la Liguria, la Val Borbera ed alcune plaghe dell'ovadese sono state duramente danneggiate nelle loro strutture civili, nell'economia agricola industriale ed artigiana, nel loro patrimonio zootecnico e nelle scorte ed attrezzature unitamente ad alcuni casi dolorosissimi di perdita di vite umane, chiedono di conoscere se il Presidente della Giunta ha dato disposizioni per addivenire ad una rapida inchiesta sull'entità del disastro e se intende proporre al Consiglio Regionale adeguati interventi nel quadro del fondo di solidarietà, per rifondere i danni agricoli ai contadini e per assistere, con diverse misure finanziarie e congrui contributi, i comuni colpiti e la provincia di Alessandria; nonché chiedono di conoscere le iniziative che la Regione intende assumere per la sistemazione idrogeologica delle vallate interessate dall'alluvione".



PRESIDENTE

Mi risulta che il Presidente della Giunta è pronto a rispondere anche subito a questa interrogazione, ha quindi facoltà di parlare.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Fin dalle prime notizie pervenute sui gravi disastri causati dalle alluvioni e dagli straripamenti di fiumi e torrenti, in alcune zone dell'alto Ovadese, della Valle Scrivia e della Val Borbera, gli uffici della Regione provvedevano a chiedere informazioni dettagliate sulla situazione presso l'Amministrazione provinciale di Alessandria. Sabato 10 si conveniva altresì, con il Presidente della Provincia stessa, prof.
Devecchi, di effettuare, tramite gli uffici provinciali, una rapida ma completa indagine sulla localizzazione e sull'entità dei danni verificatisi nell'ambito della provincia di Alessandria.
La relazione dell'Amministrazione provinciale di Alessandria, in cui l'indagine è compendiata, è pervenuta alla Regione il giorno 14 u.s.; essa elenca esclusivamente i danni causati al patrimonio dell'Ente. Un elenco di comuni alluvionati è stato, in via sommaria, salvo accertamenti sulla veridicità completa dei dati, fornito dalla Prefettura di Alessandria in data 14 u.s. Da detto elenco risultano aver subito danni (che sono peraltro da precisare) i comuni, per l'agricoltura, di: Alzano Scrivia, Arquata Scrivia, Belforte Monferrato, Cabella Ligure, Capriata d'Orba, Carrega Ligure, Castelnuovo Scrivia, Guazzona, Isola Sant'Antonio, Molare, Molino dei Torti, Mongiardino Ligure, Rocchetta Ligure, Sale; per il commercio artigianato e industria i comuni di: Belforte Monferrato, Isola Sant'Antonio, Molino dei Torti, Ovada e Serravalle Scrivia; per le opere pubbliche: Albera Ligure, Arquata Scrivia, Belforte Monferrato, Borghetto di Borbera, Cabella Ligure, Cantalupo, Capriata d'Orba, Carrega Ligure Castelnuovo Scrivia, Grondona, Molare, Mongiardino Ligure, Ovada, Ponzone Roccaforte, Rocchetta, Sale, Vignolo Borbera, Villavernia e Villa Romagnano; alle proprietà private altri comuni ed in particolare Capriata d'Orba, Carrega Ligure, Castelnuovo Scrivia, Guazzora, Isola Sant'Antonio.
Anche il Provveditorato Regionale per le opere pubbliche del Piemonte è stato interessato nei giorni scorsi dalla Regione onde disporre di un più dettagliato elenco dei danni causati alle opere pubbliche ed ai privati sia nelle province di Alessandria che in quelle di Vercelli.
Fino alla data della riunione del Consiglio dei Ministri del 14 scorso tali dati non erano ancora stati forniti alla Regione, nonostante un sollecito scritto al Provveditore Regionale. Il 14 scorso, prima della riunione a Roma del Consiglio dei Ministri il Presidente della Giunta ha inviato un telegramma al Presidente del Consiglio, al Ministro dei Lavori Pubblici, al Ministro dell'Agricoltura e al Ministro del Tesoro per segnalare l'esigenza che provvidenze analoghe a quelle per Genova venissero riconosciute ai comuni alluvionati del Piemonte.
Circa le linee di intervento che la Giunta Regionale potrà seguire ritengo che essa debba orientarsi in questo modo: per quanto concerne i danni causati alle aziende agricole e per il ripristino delle strutture fondiarie, nonché delle opere pubbliche di bonifica e di bonifica montana richiedere l'applicazione e vigilare sulla tempestiva attuazione delle previdenze di cui alla legge 25.5.1970 n. 364, costitutiva del fondo di solidarietà nazionale, in maniera da assicurare al settore agricolo il pronto intervento riparatore dei danni e la reintegrazione dei capitali occorrenti alla conduzione, alla ricostituzione e riparazione delle strutture fondiarie.
Per quanto concerne i danni subiti da altre attività estranee al settore agricolo ed in particolare i danni concernenti piccole aziende industriali, aziende artigiane e aziende commerciali, comuni e provincia di Alessandria, ottenere l'estensione alle zone dell'Ovadese della Val Borbera e Valle Scrivia dei provvedimenti speciali a favore delle zone alluvionate della finitima provincia di Genova.
Ed infine, per quanto concerne la sistemazione idrogeologica delle vallate interessate dall'alluvione, la Regione non potrà intervenire direttamente se non nel quadro delle competenze costituzionali e nell'ambito di un'organica politica del territorio, la quale appunto dovrà partire dal riassetto idrogeologico dell'intera regione. Pregiudiziale comunque a qualsiasi intervento nel settore dovranno pertanto essere da un lato la concreta possibilità d'azione del nuovo ente e dall'altro l'accurata indagine sia sullo stato di degradazione idrogeologica delle varie zone della Regione e sia sugli strumenti operativi e sui mezzi finanziari occorrenti ad una seria politica in materia.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare, per la replica, uno dei due interroganti. Ha facoltà di parlare il Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Credo, signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta che questa nostra interrogazione abbia un'importanza rilevante anche perch dal Presidente della Giunta stesso, in modo conciso ma responsabile, sono stati evidenziati i danni agli uomini e alle cose causati dall'alluvione nell'Alessandrino meridionale e non solo a Genova ed al suo entroterra.
Io desidero però dichiararmi parzialmente soddisfatto di quanto ci comunica il dr. Calleri, perché tengo conto anche di quanto poc'anzi il Consigliere Ferraris ha dichiarato: il Governo, in questo caso il Ministero dell'Agricoltura, il 10 ottobre 1970 chiese alla nostra Regione di dare un parere su una serie numerosa di comuni che erano stati colpiti dalla grandine. Proprio questo accadde il 10 ottobre, cioè un giorno dopo i danni alluvionali verificatisi a Genova, a Voltri, nell'Ovadese e nell'Alessandrino. Voglio cioè dire che compito fondamentale della Regione deve essere quello di esprimere l'esigenza di dare un assetto al territorio. Francamente io attendevo un'altra risposta e un altro tipo di documentazione.
A proposito, ricordo l'on. Jannuzzi quando, al settimo convegno interregionale sulla montagna, dopo le relazioni dell'avv. Oberto e di altri esimi oratori, ebbe a dire: "Non sono d'accordo con coloro che farneticano un decentramento a livello regionale del Ministero dell'Agricoltura". Questo è uno degli elementi che qualificano la classe dirigente che abbiamo a livello del Ministero dell'Agricoltura. Come si è sentito anche durante il nostro sereno dibattito, la questione è stata disattesa. Il chiedere che Alessandria venga immessa nei provvedimenti decisi dal Consiglio dei Ministri mi pare ancora poco, perché si tratta di un provvedimento che ha lasciato grande amarezza, grande perplessità; i giornali parlano di 300/400/500 miliardi di danni (la loro vera entità non è ancora stata stabilita) e poi si interviene come governo con 63 miliardi che non servono per andare a risolvere alla fonte la causa delle alluvioni.
Noi pensiamo sia necessario un convegno promosso dalla nostra Regione, in accordo con i comuni della vallata dello Scrivia maggiormente colpiti, per vedere insieme quali sono i danni e che cosa si propone di fare. Mi risulta (lo dico però con beneficio di inventario perché non ne sono sicuro) che il Provveditorato Regionale alle opere pubbliche ha inviato, in questi giorni al Ministero un piano di pronto intervento ed un piano di sistemazione idrogeologica per le vallate dello Scrivia e della provincia di Alessandria interessate dall'alluvione. Se è vero, ancora una volta il Consiglio Regionale viene esautorato. Infatti poco costava mettere al corrente i Presidenti della Regione e della Giunta Regionale da parte del Provviditorato alle opere pubbliche e chiedere il loro giudizio sulla validità di questo tipo di intervento.
La mia è un'interrogazione e non voglio abusare troppo della cortesia del Presidente del Consiglio Regionale, mi limito perciò a dire che esiste un documento (è pervenuto oggi nelle mie mani) della Regione Toscana sulla difesa del suolo, sulla sistemazione idraulica, sulle misure di prevenzione relative agli inquinamenti. E' un documento in cui vengono sottolineati sulla base dell'art. 117 della Costituzione, i compiti della Regione. Credo che sarebbe opportuno studiarlo attentamente.
Per ultimo chiedo che l'esame dei dati sui danni venga maggiormente circostanziato e propongo che nel nostro bilancio '70/71 sia inserita una voce relativa agli interventi della Regione sia per la sistemazione idrogeologica, sia per quanto riguarda l'assistenza diretta ed indiretta ai contadini e agli artigiani che sono stati danneggiati dall'alluvione.


Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Abbiamo concluso l'esame delle interpellanze e delle interrogazioni.
Prima di togliere la seduta desidero comunicare la data e l'ora di convocazione della prossima seduta e l'o.d.g., precisando che dalla prossima seduta le riunioni del Consiglio non si terranno in questa sala.
Difatti il Consiglio Regionale è convocato nell'aula del Senato Subalpino a Palazzo Madama per il giorno 22 ottobre alle ore 16, con seguente ordine del giorno 1) Approvazione verbale precedente seduta 2) Comunicazione del Presidente del Consiglio Regionale 3) Designazione della Giunta delle elezioni 4) Esame del progetto di Statuto della Regione 5) Formazione delle Commissioni permanenti 6) Esame della mozione sui problemi dell'agricoltura.
Desidero far presente ai signori Consiglieri, che dopo i punti di rito all'o.d.g. e dopo la formazione della Giunta delle elezioni che ci porterà via soltanto pochi minuti, avrà inizio la discussione generale sul progetto di Statuto della Regione, nell'auspicio che questo progetto sia già stato completato dalla Commissione Statuto e tempestivamente distribuito, insieme con gli o.d.g. e le comunicazioni che sono pervenute in risposta al questionario inviato dalla Commissione Statuto.
A questo riguardo desidero far presente che sono giunte finora oltre 150 risposte al questionario inviato dalla Commissione Statuto, ciò che costituisce una manifestazione abbastanza eccezionale di volontà popolare una specie di larghissimo sondaggio di opinione in un campione rappresentativo di oltre il 15 per cento dei comuni della Regione piemontese che, probabilmente per la prima volta, permette, su problemi importanti, riguardanti la nostra Regione, di conoscere l'opinione di un così grande numero di organi elettivi.
Se non vi sono osservazioni sull'o.d.g. proposto lo si può considerare approvato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,35)



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