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Dettaglio seduta n.321 del 13/12/94 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione n. 2388 dei Consiglieri Adduci, Rivalta e Dameri inerente la Riserva Naturale Orientata della Vauda - Sollecito informazioni sui dettami L.R. n. 23/93


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 2388 presentata dai Consiglieri Adduci Rivalta e Dameri.
Risponde l'Assessore Bresso.



BRESSO Mercedes, Assessore regionale

Con l'interrogazione n. 2388, i Consiglieri Adduci, Rivalta e Dameri chiedono che cosa stia effettivamente facendo la Giunta per le finalità istitutive della Riserva Naturale Orientata della Vauda, in particolare per quanto riguarda gli aspetti di tutela dell'area, di valorizzazione delle attività agricole e zootecniche e di fruizione della Riserva stessa. A questo riguardo, ho stilato anche un testo scritto che farò avere ai colleghi.
In merito all'interrogazione, inizierei con una nota sulla questione dei ritardi delle nomine.
Con la L.R. n. 20, del giugno 1994, in analogia alla legge quadro nazionale, si stabilisce la durata in carica dei membri dei Consigli direttivi degli enti in cinque anni. I Consiglieri sollevano la questione del "pasticcio" avvenuto nel Consiglio direttivo della Vauda, dove i membri eletti, che avrebbero dovuto andare a far parte dell'Ente Parco del Canavese, si sono trovati nell'impossibilità di assumere la loro funzione perché nel frattempo l'approvazione di una legge regionale aveva bloccato il vecchio Consiglio direttivo.
Cos'è successo in realtà? Poiché i Comuni hanno scadenze elettorali molto diversificate, i membri nei Consigli direttivi cambiavano continuamente: gli esecutivi andavano rifatti, perché spesso quelli che decadevano facevano parte degli esecutivi; di fatto c'era una continua variabilità degli organismi dirigenti che non permetteva di far funzionare gli enti. Pertanto è stata varata una legge atta a stabilire che gli organismi direttivi scadono dopo cinque anni insieme al Consiglio regionale.
Dall'approvazione della legge sono rimasti bloccati gli enti esistenti fino a scadenza del Consiglio regionale, quindi i Consiglieri che erano stati eletti dai Comuni della Vauda a far parte dell'Ente Parchi e Riserve del Canavese sono rimasti congelati; di fatto, si è creata una situazione non voluta, ma che aveva lo scopo di portare a regime tutti gli enti.
Si tratta di una situazione spiacevole, che però non ha rimedio comunque il Consiglio dell'Ente Parco del Canavese scadrà insieme al Consiglio regionale fra pochi mesi per poi essere rieletto con i rappresentanti della Vauda. Questa normativa è indispensabile, altrimenti la gestione degli Enti Parchi diventa impossibile, casuale e sottoposta a troppi cambiamenti.
Per quanto riguarda, invece, gli aspetti relativi alle questioni di merito sollevate dall'interrogazione, comunico che in questi giorni l'Ente Parchi e Riserve del Canavese ha dato l'incarico per l'esecuzione dei lavori di tabellazione. Abbiamo anche avviato le politiche attraverso dei fondi compensativi che vengono messi a disposizione della Regione per attività nei Comuni sede di insediamenti militari. Tali fondi sono stati utilizzati soprattutto per i Comuni che hanno dentro i parchi degli insediamenti militari; in particolare, la Riserva della Vauda, in questo modo, ha avuto il finanziamento per quattro progetti, con i quali si possono avviare le prime iniziative di valorizzazione, di fruizione, ecc.
La deliberazione è appena passata; se gli interroganti desiderano la risposta scritta, verrà allegato alla stessa anche il dettaglio dei quattro progetti.
Peraltro esiste un nuovo finanziamento - giunto nel frattempo ancora più consistente, attraverso il quale probabilmente si potrà ancora finanziare qualche altro piccolo progetto. L'avvio concreto della tabellazione e il finanziamento per questi primi progetti consentiranno di far decollare effettivamente questa Riserva che, pur essendo uno dei rari casi di Riserva voluta dagli abitanti, dalle comunità locali, non era ancora riuscita ad avviare concretamente delle politiche di valorizzazione di fruizione e di tutela.
A questo punto, abbiamo le risorse per partire; la tabellazione è stata finanziata e viene fatta, mentre la questione del Consiglio direttivo verrà risolta a scadenza del Consiglio regionale, quindi fra pochi mesi.
Inoltre, ho avuto un incontro - presente anche il Consigliere Adduci con le popolazioni dell'area: credo abbiano capito che questo problema non era in nessun modo diretto ad esprimere un giudizio negativo nei confronti di quei Consiglieri, ma che semplicemente è stato un fatto casuale determinato da una congiunzione legislativa casuale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Ringrazio l'Assessore Bresso per la risposta esauriente alla nostra interrogazione. Mi ritengo ampiamente soddisfatto e rimango in attesa della risposta scritta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Dameri, Maggiorotti e Marengo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Precisazioni dell'Assessore Cucco a seguito contestazione del Consigliere Chiezzi


PRESIDENTE

Comunico inoltre di avere ricevuto dal Consigliere Cucco la seguente lettera: "Gentili Presidenti, ritengo sia doveroso fornire alle SS.VV, ed agli organismi da voi presieduti spiegazioni in merito alle polemiche sollevate dal Consigliere Chiezzi con la sua lettera aperta apparsa su un quotidiano torinese e con una proposta di ordine del giorno giacente in Consiglio.
Le dichiarazioni contestate dal Consigliere Chiezzi sono state effettivamente redatte su carta intestata dell'Assessorato, per un evidente errore della Segreteria (di cui mi assumo ogni responsabilità, peraltro) che ho già riconosciuto pubblicamente nella lettera di risposta che lo stesso quotidiano di cui sopra ha pubblicato. Del resto, vorrei far notare che l'articolo che riportava il mio appello alle forze dell'attuale Governo nazionale per sostenere i tredici referendum non mi ha citato come Assessore, bensì come Antiproibizionista, avendo i giornalisti ben capito il senso della dichiarazione ed il limite della mia attività istituzionale (allego copia dell'articolo).
Non ritengo peraltro che questo mio comportamento sia, nella sostanza in qualche modo censurabile sul piano dell'atteggiamento che un Assessore deve tenere nell'esercizio delle sue funzioni.
Non c'è contraddizione tra le mie posizioni politiche e quelle della maggioranza nella quale ho responsabilità, per il semplice motivo che su questa questione, così come su molte altre, non esiste posizione univoca delle forze che compongono la maggioranza, e sarebbe molto facile elencare tutti gli altri esempi. I presupposti dell'accordo di governo e del nostro agire non portavano intese onnicomprensive.
Questa maggioranza mi ha lealmente sostenuto - e viceversa sempre verificando le nostre posizioni sui temi che esulano dall'accordo di governo. Così ritengo che ci si debba condurre fino alla naturale scadenza della legislatura, operando affinché questa Regione abbia governo pieno delle questioni che la travagliano.
Confido nella chiarezza di queste poche righe per potere fugare ogni residuo dubbio. Al contrario, sono a disposizione per ogni eventuale ulteriore chiarimento".
Questo iter era stato definito nell'ultima Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari. Ne ho parlato con i Consiglieri che hanno presentato l'ordine del giorno, i quali - mi risulta - si riserveranno una valutazione del testo.


Argomento: Fondi sanitari

Esame progetto di legge n. 532: "Finanziamento gestione patrimoniale ed economico-finanziaria delle Unità Sanitarie Locali e delle Aziende Ospedaliere"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 532.
Relatore è il Consigliere Gallarini, che ha facoltà di intervenire.



GALLARINI Pier Luigi, relatore

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, anche se siamo forza di opposizione, la IV Commissione ci ha proposto di svolgere la relazione su questo disegno di legge della Giunta, che quindi è espressione della maggioranza, anche se in Commissione è stato emendato ed integrato.
Nonostante in questo caso la figura del relatore sia abbastanza anomala dal punto di vista politico, abbiamo accettato di relazionare, perché siamo cautamente favorevoli al disegno di legge stesso.
Condividiamo il filone dell'impostazione, laddove riconosciamo tanto il contributo tecnico, economico e finanziario dato dal dottor Lesca e dal dottor Turaglio nello stilare la normativa, quanto la decisione politica della Giunta Brizio - della quale personalmente facevo parte due anni addietro di ricondurre all'interno della sanità una forte presenza del concetto di bilancio; ciò di fatto si concretizzò con l'assegnazione del dottor Lesca sia al Settore bilancio che al Settore sanità. Nel disegno di legge questo contributo è evidente e, secondo noi, estremamente positivo.
Il disegno di legge può poi essere condiviso in toto o in parte, e anche se ci riserviamo qualche aspetto critico già in sede di relazione che non deve essere banale e asettica, ma vivace ed espressione delle varie posizioni ed angolature - come forza politica abbiamo già detto di essere cautamente favorevoli. Potremmo tuttavia mettere in evidenza qualche sfaccettatura che, secondo noi, potrebbe essere migliorata, soprattutto nei contenuti dell'azione di governo dei prossimi mesi, in un certo modo anziché in un altro.
Riteniamo estremamente positiva la forte presenza della componente mentale strutturata sul rigore di bilancio all'interno del Settore sanità.
Questo è dovuta alla presenza del dottor Lesca e degli altri funzionari regionali che la Giunta immise nell'Assessorato due anni fa.
A fronte dei bilanci che in passato venivano dalle UU.SS.SS.LL. - che sovente avevano aspetti molto superficiali e non così rigorosi e strutturati come necessariamente deve essere il bilancio di una qualsiasi azienda - riteniamo che il disegno di legge, una volta approvato dal Consiglio, costituirà una premessa fondamentale per voltare pagina e per far sì che all'interno delle UU.SS.SS.LL. cresca, soprattutto con i Direttori generali, una rigorosa mentalità. Ciò prima di tutto sull'impostazione della gestione economico-finanziaria delle UU.SS.SS.LL.
stesse, ferme restando le altre appendici e le altre sfaccettature, che non possono certamente essere modificate o stravolte con un semplice disegno di legge.
Svolta questa considerazione di fondo, vengo ora ad aspetti specifici e di profondità. C'è innanzitutto una questione fondamentale, quella che riguarda le competenze tra Consiglio e Giunta. Personalmente (ma anche come forza politica), sono dell'avviso che gli esecutivi debbano essere rafforzati e non appesantiti da bardature burocratiche che impediscono di governare; molte volte si appesantiscono gli iter procedurali e quindi le risposte non sono così tempestive come invece dovrebbero essere in un settore come la sanità.
Riteniamo che la Giunta debba sì gestire, ma che la gestione debba avvenire all'interno di una cornice programmatica con fondo di indirizzo politico. Riteniamo cioè che questo fondo di indirizzo politico debba passare in Consiglio regionale: ecco perché abbiamo presentato l'emendamento a firma Vetrino e Gallarini, firmato anche da altri colleghi e che l'Assessore Cucco ha anticipato di accettare.
Quella del Piano - concordo anch'io con il Consigliere Calligaro, che molte volte l'ha sollevata in Commissione - è una questione di fondo: il Piano predisposto nel marzo 1990, che gli ottimisti dicono sia attuato al 15%, ma forse lo è solo al 10% per cause che non è il caso adesso di andare a scandagliare (comunque questa è la realtà), è ormai scaduto e non è stato sostituito da un altro Piano. Pertanto, in carenza di qualsiasi strumento programmatorio di questo tipo (perché c'è uno strumento che è pressoch inapplicato e in ogni caso scaduto, non c'è uno strumento di attualità che sia vigente e che indichi delle previsioni per il prossimo futuro), noi riteniamo che non si possa delegare alla Giunta la competenza intera per quanto riguarda il riparto della spesa corrente e del conto capitale, per quanto riguarda la programmazione e, in generale, per quanto riguarda la sanità.
Riteniamo che in queste condizioni, cioè in assenza del Piano, questi passaggi fondamentali, questa cornice politica di fondo debba essere predisposta e delineata in Consiglio regionale (ovviamente poi la Giunta farà la propria parte nell'applicazione di quanto il Consiglio regionale nel suo complesso delibererà).
Altra questione. Un punto fondamentale che non era inserito nel disegno di legge originario e che invece è stato recepito in parte per gli esiti delle consultazioni - ma mi sento anche di dire per un ravvedimento che c'è stato all'interno della Giunta, con la presentazione degli emendamenti, per cui nel disegno di legge aggiornato questo discorso è presente - è quello di andare finalmente a ripartire tra le UU.SS.SS.LL. in base ai carichi reali delle prestazioni e non in base ai carichi teorici.
Fino ad oggi, l'USSL che aveva un carico - supponiamo di 50.000 abitanti riceveva erogazioni per 50.000 abitanti; se però nel settore del laboratorio analisi o della radiologia aveva un carico superiore del 50-60 o 70% rispetto a quello teorico, si doveva accollare questo carico all'interno del finanziamento standardizzato in base alla popolazione teorica. Questo disegno di legge finalmente impone alle UU.SS.SS.LL. che cedono quel carico di erogare finanziamenti all'USSL che se lo accolla, e questa mi sembra una grossa svolta: è un principio che condividiamo totalmente.
Allo stesso modo, avremmo voluto vedere più coraggio nel disegno di legge, laddove si parla dell'accantonamento del 5%, che pure è positivo (in Commissione abbiamo poi trovato un aggiustamento sulla dizione, ma la sostanza non cambia); 5% su 6.000 miliardi significa circa 300 miliardi all'anno che la Regione accantona per gestire, in parte, delle questioni di carattere generale regionale, che passano sopra la testa delle singole Aziende ospedaliere o delle singole Aziende sanitarie. All'interno di questi 300 miliardi deve però essere recepita anche la cifra che vada a premiare la qualità, l'efficienza, il rendimento delle UU.SS.SS.LL. E qui la cifra ci sembra insufficiente: sotto questo aspetto, avremmo visto volentieri un po' più di coraggio, che però si potrà vedere anche dal punto di vista operativo.
In sostanza, riteniamo che priorità assoluta debba andare alla qualità del servizio e al rendimento della gestione. Questo cosa significa? Che l'efficienza va premiata, perché noi la consideriamo il mezzo attraverso il quale arrivare alla solidarietà: non si può gestire o erogare solidarietà se così possiamo dire, se non servendosi del mezzo "efficienza", che è il mezzo attraverso il quale si possono procurare i fondi da distribuire in regime di solidarietà.
Noi avremmo visto con piacere un accantonamento superiore al 5%, al limite anche del 10% (in Commissione l'abbiamo detto), perché riteniamo che bisogna pigiare forte sull'acceleratore dell'incentivazione e del premio alla qualità e all'efficienza dei servizi; tuttavia il 5% rappresenta un grosso passo in avanti e si tratterà di vedere in seguito quale sarà il grado di intervento operativo della Giunta regionale in questo settore attraverso il prelievo da tale fondo.
Per quanto riguarda altre questioni, ce n'è una relativamente marginale (marginale fino ad un certo punto, ma rispetto ai discorsi che facevamo prima ritengo sia abbastanza marginale), che è quella che attiene al potere del Direttore generale. Questo, attraverso un emendamento di Giunta, viene scorporato in due settori di intervento: fino a 200 milioni può accedere alla trattativa privata senza interpellare la Giunta regionale; al di sopra dei 200 milioni, deve procedere in altri modi. In Commissione si era fatta una lunga disquisizione su tali questioni, ma mi pare che questa proposta sia abbastanza calibrata nei confronti dei poteri del Direttore generale.
Nel caso di alienazioni patrimoniali, il disegno di legge dà facoltà al Direttore generale di alienare quote immobiliari senza la preventiva autorizzazione della Regione. Anche questo - e qui concordo con il Consigliere Calligaro che in Commissione ha sollevato per primo la questione - ci sembra eccessivo, perché io penso che, laddove si parla di patrimonio, così come è stato in questi anni, si debba necessariamente passare attraverso un'autorizzazione. Tale autorizzazione, naturalmente non deve essere rilasciata due anni dopo, ma se possibile una settimana dopo, magari anche senza passare in Commissione, direttamente dall'Assessorato e dall'Assessore pro tempore; comunque la Regione deve sapere quali sono i movimenti "migratori" all'interno del proprio patrimonio immobiliare.
Un'altra questione riguarda i tempi di risposta relativamente a questo problema. Proprio la settimana scorsa si era vista la quasi impossibilità di portare in Consiglio regionale questo disegno di legge, ma riteniamo che andava fatto di tutto, e non certo da parte nostra che abbiamo estrema debolezza a farci ascoltare all'interno del Consiglio. Se fossimo arrivati qualche tempo prima, sicuramente avremmo impedito quella vacanza di 15-20 giorni che si verificherà all'inizio del mese di gennaio; durante tale periodo, la gestione dei Direttori generali, che saranno paracadutati dalla sera al mattino all'interno di strutture accorpate, quindi sommatoria di singole UU.SS.SS.LL., ognuna delle quali avrà appalti, convenzioni gestioni in corso, avrà difficoltà oggettive notevolissime. Il rischio di baraonda nei primi mesi della gestione 1995 sarà quindi sicuramente appesantito dal fatto che nel primo periodo di gennaio non ci sarà il disegno di legge-legge in vigore, già approvata dal Commissario del Governo e pubblicata sul Bollettino Ufficiale. Ripeto: se si fosse arrivati tre settimane-15 giorni prima, molto probabilmente avremmo evitato di appesantire ulteriormente i disagi che sicuramente ci saranno.
Altra questione: questo è il primo di una serie di disegni di legge tassello che vanno a comporre un mosaico sul quale sarebbe stato opportuno anche questa è una critica politica di fondo che facciamo come Gruppo di Forza Italia arrivare a delineare il mosaico complessivo, quindi: finanziamento delle Aziende ospedaliere e delle Aziende sanitarie organizzazione e contabilità socio-assistenziale e - il collega Calligaro diceva in Commissione - assetto di un Assessorato che deve essere calibrato su questa nuova realtà e su queste nuove lunghezze d'onda che, una volta che il Consiglio avrà approvato questi tre disegni di legge, sarà la lunghezza d'onda su cui si deve sintonizzare tutta la sanità della Regione Piemonte.
Come dicevo, è una relazione abbastanza anomala; riassumo un parere che abbiamo, in modo molto umile ma pure molto entusiastico, contribuito a costruire anche attraverso i passaggi in Commissione. Certo, è una posizione cautamente favorevole; riteniamo che nel prossimo periodo sarà l'operatività, attraverso il calare dei contenuti all'interno di questo disegno di legge, che dovrà poi condizionare il nostro atteggiamento per quanto resta di questa legislatura.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Germanetto; ne ha facoltà.



GERMANETTO Michelino

Informo di aver formulato due emendamenti, sottoscritti da alcuni Consiglieri, al disegno di legge in questione.
Anzitutto faccio presente che l'impostazione del disegno di legge n.
532 è errata, perché prevede il finanziamento prima di aver definito il quadro legislativo nel quale le varie strutture sanitarie si trovano ad operare.
Prima di presentare i due emendamenti al Consiglio desidero svolgere alcune brevi considerazioni.
Purtroppo gli ultimi atti amministrativi della Regione e il disegno di legge regionale n. 532, oggi all'esame del Consiglio, appaiono in concreta e diffusa controtendenza rispetto ai principi fondamentali cui si ispira il "riordino del Servizio Sanitario Nazionale".
Provvedimenti regionali non in sintonia con la legislazione ormai consolidata, che ha istituito il SSN, e non coerenti con il decreto delegato emanato dal Governo, possono mettere in crisi tutto il settore della ospedalità privata, che svolge da lungo tempo con impegno il proprio ruolo e che, pur tra molte difficoltà, non ha fatto finora registrare decrementi occupazionali.
E' opportuno rilevare, a questo riguardo, che le Case di cura private del Piemonte, nel loro complesso, occupano 2.500 dipendenti tra medici ed altro personale. Questi lavoratori, al pari di quelli che operano all'interno delle strutture pubbliche, avendo pari dignità professionale e non avendo dimostrato certo minore impegno nell'espletamento dei loro compiti, non si attendono certo dalla Regione atti che comportino la cessazione del loro rapporto di lavoro.
L'iniziativa regionale non può spazzare via, con i disegni di legge n.
531 e n. 532, le istituzioni sanitarie private! Salvo un fugace cenno alle "istituzioni sanitarie" e alle "private convenzionate" nell'art. 2, comma terzo, del disegno di legge n. 531 (in un contesto peraltro anomalo rispetto agli indirizzi della riforma e con definizione impropria), nei due disegni di legge l'ospedalità privata è totalmente ignorata.
Se ciò corrispondesse ad un disegno preciso del legislatore regionale ci si troverebbe di fronte ad una palese violazione delle citate norme di legge dello Stato le quali, inequivocabilmente, sono state ispirate a diverse scelte politiche tendenti a rimuovere situazioni ed esperienze di monopolio o quasi monopolio pubblico non proprio esaltanti! E ciò nel momento stesso il cui il Piano Sanitario Nazionale (al quale quelli regionali debbono uniformarsi) apre all'ospedalità privata concrete possibilità operative secondo il principio dell'accreditamento e conferisce al cittadino piena libertà di scelta tra i diversi erogatori della prestazioni, indipendentemente dalla loro natura giuridica soggettiva pubblica o privata, posti tutti in una "par condicio" rispetto ai diritti e doveri.
Al centro del rinnovato Servizio Sanitario Nazionale è posto il cittadino e non l'organizzazione del Servizio stesso! Pertanto auspico che la Giunta, accolto il principio della pluralità dei soggetti erogatori, rispetti i criteri fissati per l'instaurazione dei nuovi rapporti.
A questo proposito, ho visto che l'Assessore Cucco ha formulato un emendamento che corre in parte ai ripari.
Tali criteri sono così individuati: nella pari dignità di "accreditamento" e di prescrizione di requisiti, indipendentemente dalla soggettività (pubblica o privata) degli operatori nella corresponsione di equa remunerazione riferita alla prestazione resa nell'adozione, come criterio generale di controllo, del metodo della verifica e della revisione della qualità nell'apertura di un'effettiva "competizione" a garanzia delle legittime aspettative dei cittadini in una società libera.
Il decreto legislativo n. 502 e il Piano Sanitario Nazionale 1994/1996 hanno introdotto dunque profonde modificazioni nella disciplina dei rapporti per l'erogazione delle prestazioni ospedaliere. In particolare si è inteso porre al centro del sistema il cittadino con i suoi diritti, le sue aspettative legittime, soprattutto la facoltà di scegliere liberamente il medico ed il luogo di cura, ricorrendo a professionisti ed istituzioni sanitarie "accreditati" per il possesso di requisiti previsti e disposti ad accettare, da un lato, il criterio di retribuzione delle prestazioni rese e, dall'altro, il metodo della verifica e revisione della qualità come criterio di controllo delle attività; con ciò superando l'attuale sistema di "convenzionamento".
Questo progetto, favorendo l'apertura di una corretta competitività indipendente dalla soggettività - pubblica o privata - degli operatori, non potrà che elevare la qualità delle prestazioni, contenere la spesa sanitaria, rispondere sempre meglio alle esigenze dei cittadini.
L'ospedalità privata pone la massima attenzione ai due momenti che contraddistinguono il passaggio dal vecchio al nuovo sistema: la gestione della fase di formazione della normativa regionale in applicazione delle nuove disposizioni.
L'art. 8 prevede che l'USSL debba assicurare l'erogazione delle prestazioni ospedaliere contemplate dai livelli di assistenza e secondo gli indirizzi della programmazione regionale; per far ciò, entro i limiti fissati dal Piano Sanitario Regionale, si avvale: dei propri presidi, degli ospedali costituiti in aziende autonome, delle istituzioni sanitarie pubbliche, delle istituzioni sanitarie private (sulla base di criteri di integrazione con il servizio pubblico).
Con tali soggetti, e pertanto con tutti i soggetti erogatori, pubblici e privati, l'USSL intratterrà appositi rapporti fondati sulla corresponsione di un corrispettivo predeterminato a fronte della prestazione resa.
L'art. 8 del DL n. 502/92 prevede inoltre che con atto di indirizzo e coordinamento, d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni, siano definiti i requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi richiesti per l'esercizio dell'attività sanitaria da parte delle strutture pubbliche e private; prevede altresì norme per la determinazione dei criteri generali per la fissazione delle tariffe delle prestazioni erogate e per l'adozione da parte delle Regioni e delle UU.SS.SS.LL. dei provvedimenti necessari per l'instaurazione dei nuovi rapporti.
Penso che abbiate avuto tutti gli emendamenti proposti. Forse, nel primo emendamento mancava la parola "comma primo"; c'è scritto: "emendamento proposto al disegno di legge n. 532, art. 1"; bisogna aggiungere: "comma primo".
L'altro emendamento recita: "aggiungere all'art. 4, l'art. 4 bis 'Finanziamento delle istituzioni sanitarie private'".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Il relatore ha ricordato che si tratta di una serie di provvedimenti legislativi che riguardano la sanità; è proprio per questo che bisogna avere una visione d'insieme, complessiva dei provvedimenti che stiamo assumendo e che assumeremo nelle prossime settimane, al fine di poter dare una valutazione congiunta degli stessi.
Dopo la legge costitutiva delle Aziende sanitarie, oggi discutiamo il disegno di legge sul finanziamento e la contabilità; la prossima settimana probabilmente, discuteremo il disegno di legge sull'ordinamento e l'organizzazione delle Aziende sanitarie, ma nelle settimane successive si parlerà anche di Agenzia regionale per l'ambiente e di riordino delle funzioni socio-assistenziali. Si tratta di una serie di provvedimenti di decisiva importanza per il futuro della sanità regionale, e non solo regionale.
Proviamo a chiederci in quale contesto, in quale cornice politica generale assumiamo questi provvedimenti legislativi, in presenza di due decreti legislativi nazionali (il n. 502 e il n. 517) smaccatamente controriformatori e, se si bada alla cornice regionale, in un vuoto di programmazione e di indirizzo certamente non colmabile a breve scadenza persino non colmabile in questa legislatura.
Si tratta di contesti (nazionale e regionale) estremamente negativi.
Con il provvedimento di legge istitutivo delle aziende si sono limitati i guasti, anche se inevitabilmente - come vuole il decreto nazionale - si è spezzata l'unitarietà, l'unicità, la globalità del Servizio Sanitario Nazionale. Si sono limitati i guasti, che comunque sono profondi.
Il ruolo degli Enti locali è stato letteralmente annullato; nascono aziende improvvisate, fasulle; la regionalizzazione della sanità è finta e i centri di spesa continuano a stare a Roma, sia per i contratti collettivi sia per i prezzi amministrati dei farmaci sia per le convenzioni: altro che più potere alle Regioni! I cordoni della borsa stanno a Roma e i centri di spesa stanno a Roma! Temo che con questi disegni di legge non si possano evitare guasti peggiori, guasti profondi, che accentueranno i caratteri negativi ormai consolidati nell'organizzazione sanitaria nazionale e regionale.
Vengo ad alcuni esempi. Il Direttore generale è onnipotente: ha funzioni e competenze spropositate. E' uno strano Paese il nostro: o chi dirige è costretto a fare una lunghissima trafila burocratica, chiedendo decine e decine di autorizzazioni per compiere degli atti marginali, oppure ha potere assoluto.
E non è niente male un provvedimento di questo genere, se si pensa che avviene in un Paese che non ha mai pensato a formare manager, che non ha manager! Si è presi da sacro furore tecnocratico e manageriale, senza manager della sanità; per di più, si dà loro ampia autonomia persino nel "definire il modello strutturale della propria azienda" (testuale dalla relazione del disegno di legge sull'organizzazione).
L'Azienda sanitaria è regionale, non è del Direttore generale; il Direttore generale può alienare beni patrimoniali e solo nel caso di beni immobili è necessaria la comunicazione alla Giunta; può ricorrere persino alla trattativa privata quando il bene non superi i 250.000 ECU (poco meno di mezzo miliardo di lire). In nessuna azienda privata del nostro Paese il Direttore generale ha tali e tanti poteri, nemmeno l'Amministratore delegato, il quale deve rispondere al Consiglio di amministrazione e all'Assemblea dei soci. Si passa da un estremo all'altro: o si costringe chi dirige a chiedere cinquanta autorizzazioni per provvedimenti del tutto marginali oppure, al contrario, gli si assegnano tutti i poteri.
Visto che parlo di Direttori generali, colgo l'occasione per dire che siamo in attesa delle loro nomine; al nostro Gruppo pare che questa occasione sia da non perdere, nel senso di non ricadere nella più bieca delle lottizzazioni.
Sull'iter seguito dalla Giunta nutriamo riserve di vario genere, ma vogliamo restare alla scelta di fondo, che attendiamo con ansia; vogliamo che la preselezione suddivida i candidati non solo in base alle singole attitudini, ma che la Giunta introduca anche un criterio più stringente in quanto certe attitudini sono più vicine o sono le stesse richieste al Direttore generale, in modo che emergano alcune decine di nomi fra quelli che nella preselezione risultano essere i migliori. Se alla fine, dopo aver spesso mezzo miliardo di lire, risultasse che tutti i candidati sono più o meno validi e si lasciasse piena discrezionalità alla Giunta, ci troveremmo di fronte ad una lottizzazione maldestramente mascherata, ad una spesa non giustificata.
Chiediamo un criterio stringente, perché più è ampia la discrezionalità generale che si lascia alla Giunta, più acceso sarà lo scontro per la lottizzazione. A quel punto la preselezione risulterà inutile, una maldestra mascheratura di una lottizzazione: più stringente è il criterio di scelta e meno spazio si lascia alla lottizzazione.
Oggi si parla di finanziamento e di contabilità: c'è da essere preoccupati. La contabilità diversa è certamente utile, la contabilità per centri di costo utilissima: ma come stiamo a finanziamenti? E' irrisolto il problema dei disavanzi pregressi delle Regioni quantificati in 18.000 miliardi per gli anni 1992/1993/1994; a questo si aggiunge la sottostima della spesa sanitaria per il 1995. La Finanziaria, probabilmente, non introiterà quanto inizialmente previsto dal Governo ed ulteriori tagli verranno scaricati sulle Regioni, le quali dovranno darsi da fare con altri tagli drastici alle prestazioni, ai servizi o magari aggravando il bilancio familiare con i ticket.
Il Fondo Sanitario Nazionale sottostima sistematicamente la spesa corrente; nel 1993 c'è stato uno sfondamento della spesa di 7.000 miliardi.
La dinamica della spesa corrente è superiore alle previsioni di bilancio quindi si ritiene fondata la preoccupazione delle Regioni anche per il 1995; tra l'altro si parla già di centinaia di miliardi in meno per la nostra Regione e ciò rispecchia un modo di muoversi a dir poco iniquo.
Ritengo che la stima della spesa sanitaria si debba fare sulla base delle prestazioni da fornire ai cittadini, senza tagliare in modo irresponsabile ed iniquo per poi dire alle Regioni: "Adesso arrangiatevi".
Il Fondo Sanitario di parte capitale, già esiguo, viene ridotto. I tagli per la nostra Regione per il conto corrente - diceva ieri l'Assessore in Commissione - ammonteranno a 250 forse 300/350 miliardi di lire. Avremo un fenomeno di questo genere: il 60% della spesa complessiva sanitaria è spesa ospedaliera, meno del 40% per tutto il resto della rimanente organizzazione sanitaria.
Il Governo, nei suoi provvedimenti nazionali, intende assicurare a tutti gli ospedali un acconto dell'80%; poco resterà per la rimanente parte dell'organizzazione sanitaria, medicina di base, prevenzione e così via.
Già oggi la prevenzione spende meno del 3% della spesa complessiva, e questo è uno dei principali motivi per cui spendiamo fondamentalmente male le nostre risorse, con scarsissima efficacia ed efficienza.
Tra l'altro, assicuriamo risorse anche agli ospedalini che impropriamente chiamiamo ospedali; in realtà, spesso si tratta di reparti dequalificati che dovrebbero essere rapidamente trasformati. A questi ospedalini garantiamo l'80% di finanziamento e, nonostante se ne sia parlato moltissimo in questi anni, la razionalizzazione della rete ospedaliera non è stata fatta.
Non si è cercato, insieme alle comunità locali, di discutere la qualità dell'ospedalino (se è ancora un ospedale o se è un ospedale finto, se merita di continuare ad essere qualificato oppure di essere trasformato), e non si sono garantiti servizi ospedalieri più efficienti e più qualificati a breve distanza. Se ne parla, ma queste misure non si attuano. Alla fine avremo una sanità ancora più ospedalocentrica, mercantile e consumistica per cui i provvedimenti che stiamo prendendo accentueranno difetti di carattere generale già molto pesanti sul Servizio Sanitario Nazionale.
Il problema, invece, è avere livelli uniformi di assistenza o, meglio avere un pacchetto di prestazioni di tipo preventivo, terapeutico e riabilitativo che il Servizio Sanitario Nazionale deve garantire a tutti i cittadini: un pacchetto di prestazioni certe e tempestive.
Va dunque ribaltata integralmente la logica del decreto legge n.
502/92, che fissa i livelli di assistenza in base alle risorse a disposizione. E' ridicolo: in questo modo si capovolge la più elementare logica e poi bisogna fiscalizzare i contributi sanitari! Oggi manca un'intesa tra Stato e Regioni sul piano sanitario nazionale sui relativi livelli di assistenza: come si fa a dire quanto spenderemo, se non sappiamo (e non si sa né a Roma né a Torino) quali saranno i livelli di assistenza da assicurare a tutti i cittadini? Lo Stato non ha ancora oggi risolto il rapporto tra prestazioni da garantire e relative, puntuali quantificazioni di spesa sanitaria; lo Stato dà una quantità di risorse sottostimate e sempre inferiori rispetto all'anno precedente e le Regioni devono "arrangiarsi". Altro che tutela della salute o grado di copertura del diritto alla tutela della salute! Persino sul ripiano dei debiti lo Stato cerca di scaricare sulle Regioni la stessa Corte Costituzionale giudica irragionevole la previsione di un esonero totale ed immediato dello Stato. Il vero problema, quindi, è governare la spesa sanitaria e non tagliare in modo irragionevole ed irrazionale la spesa sanitaria! Sul disegno di legge in questione, spesso si è discusso in quest'aula per dire che non si può andare avanti con i soliti meccanismi perversi di riparto delle risorse in conto corrente: spesa storica e popolazione. Chi spende di più, l'anno successivo si ritrova più risorse in tasca; chi risparmia, se ne ritrova meno. Pensavo che questa fosse l'occasione buona per apportare un correttivo (nessuno chiede cose sensazionali). Un semplice correttivo: evitare che la spesa adesso sia imbalsamata sul pro capite.
Ieri la spesa storica in rapporto alla popolazione; oggi la spesa pro capite - che è un criterio fondamentalmente giusto - e basta! L'accantonamento del 5% sarebbe di grande utilità, non solo per garantire uniformità dei servizi e qualità delle prestazioni sul territorio, ma anche per introdurre un correttivo che premi chi fa meglio chi è più efficiente, chi sa risparmiare ed aprire nuovi servizi diversamente si trova penalizzato! Chi glielo fa fare a far funzionare meglio la sanità? Invece no! Si continua con un meccanismo che rende imbalsamata la spesa.
Allo stesso modo, introdurre la contabilità per funzioni, per centri di costo è un fatto di grande importanza: solo così si possono vedere i costi e i benefici e si può costruire un serio rapporto tra lo sforzo profuso dalla collettività con le sue risorse e i benefici in termini di tutela della salute dei cittadini.
Tra l'altro, nessuno ha impedito finora che si introducesse la contabilità per centri di costo. Perché non è stato fatto? Perché questa politica non è stata attuata e neppure sperimentata? Perché qualcuno aveva interesse che andasse a catafascio il Servizio Sanitario Nazionale e il modo migliore era lasciarlo proseguire lungo una china assai pericolosa.
Bisogna chiarire, però, quali sono i centri di costo, quali sono le singole unità organizzative definite nel Piano. Il processo, si è detto sarà lungo e travagliato. Sarà innanzitutto culturale; richiederà sperimentazione; richiederà di evitare salti in avanti, esasperazioni tecnocratiche, interpretazioni selvagge delle cosiddette leggi di mercato: bisognerà procedere con i piedi per terra e con molto buon senso.
Quindi il Direttore generale onnipotente ed una Giunta tuttofare sostituiscono in tutto e per tutto il Consiglio; annullano il ruolo del Consiglio, prefigurando fin d'ora una Regione presidenziale. Si elegge il Presidente; il Presidente si porta dietro la squadra e non c'è più bisogno del Consiglio! Peccato che questa Regione non sia ancora presidenziale. Tenete conto che c'è un Consiglio regionale. Lungi da me l'idea che tutto debba passare in Consiglio, lungi da me questa idea! Ma - se permettete - il Piano socio sanitario regionale, il riparto della spesa corrente e i relativi criteri il riparto del conto capitale e il relativo programma di investimenti (aggiungerei anche i rapporti con l'Università, di cui parleremo la prossima settimana) devono essere esaminati in Consiglio! Non pu l'esecutivo espropriare del tutto il Consiglio: anche la Regione Piemonte ha uno Statuto, che va rispettato.
E badate: la Giunta fa tutto in un vuoto di programmazione e di indirizzo. Procediamo alla cieca, navighiamo a vista: il Piano socio sanitario 1990/1992 è lì; sono trascorsi due anni ed io sono curioso di sapere se si stanno predisponendo gli strumenti per il successivo Piano, di conoscere lo stato di attuazione di quello precedente, nonché la relazione sullo stato di salute della popolazione piemontese.
Si tratta di questioni fondamentali: fondo sanitario della spesa corrente, criteri di distribuzione e di riparto. Per quanto riguarda il fondo sanitario in conto capitale e relativo riparto, voglio ricordare in questa sede che vi sono flussi di investimento frenati, bloccati. Noi abbiamo ancora fondi FIO del 1986 da spendere; abbiamo progetti di spesa vincolata del 1986 che, per la parte in conto capitale, ancora oggi sono da spendere! Mi chiedo se tutti i Gruppi di maggioranza siano favorevoli ad un'impostazione che dà uno strapotere ai Direttori generali, che va più in là dei decreti legislativi nazionali e che assegna tutti i compiti alla Giunta.
Voglio rivolgermi al Gruppo al quale ho appartenuto e mi onoro di aver appartenuto per parecchio tempo, il Gruppo PCI-PDS. Insieme abbiamo condotto battaglie affinché l'esecutivo non espropriasse il Consiglio regionale delle sue fondamentali funzioni (che non sono tutto, sono alcune fondamentali funzioni); per il conto capitale, almeno si presenti una deliberazione quadro, una all'anno. E' evidente che poi le deliberazioni sono competenza della Giunta.
Chiedo al PDS e anche al PPI se condividono o meno questa impronta liberista, queste venature di autoritarismo.
Il disegno di legge in discussione e gli altri hanno cornici, contesti nazionali e regionali estremamente negativi e preoccupanti. Prefigurano una politica sanitaria chiaramente controriformatrice, non solo a Roma, ma anche a Torino, che si muove dritta verso il referendum.
Non è che non ci sia una logica politica dietro: c'è, non so se di tutta la maggioranza, ma dietro c'è una logica politica che è quella che porta dritta al referendum; dritta, in sostanza, ad un'iniziativa che ha lo scopo di smantellare alcuni istituti qualificanti dello Stato sociale. Ci è evidente nella richiesta di abrogazione della tassa sulla salute che, per la sua formulazione, rovescia il senso dell'art. 63 della legge n. 833 mantenendo l'obbligo di assicurazione contro le malattie e sopprimendo quello di iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale. In questo modo, è chiaro che i costi dell'assistenza sanitaria non verrebbero più coperti dalla finanza pubblica, ma sarebbero destinati alla copertura a mezzo delle assicurazioni private cui i cittadini, in forza dell'obbligo di legge sarebbero comunque tenuti a rivolgersi.
E' quindi una vera e propria linea politica. Chiedo a tutti i Gruppi di maggioranza se condividono una linea politica cosiddetta liberista, volta a sfasciare il Servizio Sanitario Nazionale e, nel caso specifico, ad assegnare compiti che la Giunta non ha e ad aumentare il peso dei Direttori generali, peso che non hanno neppure nelle aziende private, che non ha neppure l'Amministratore delegato di un'azienda privata.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Voglio solo tornare per l'ennesima volta su un argomento che considero fondamentale. E' stato citato il fatto, ormai diventato quasi normale anzi addirittura normale prassi consolidata, che si finanzia chi spreca di più.
Ieri, sul giornale c'era scritto: "Capri, ospedale scandalo: 12 ginecologi e 2 ostetriche per un parto alla settimana. Tutto il personale presta servizio per 24 ore ininterrottamente, poi gode di 4 giorni di riposo consecutivi"; naturalmente chi paga è il solito "pantalone" settentrionale, perché se dovessero pagare gli interessati campani, forse diventerebbero dei grandi economici economisti.
Il problema è sempre quello del centralismo statalista. Ecco perché io sostengo la necessità di regionalizzare tutto, quindi anche la sanità occorre però anche fare federalismo fiscale, affinché i nostri poveri quattrini, che vanno a finire male, rimangano in Regione. Così facendo potremmo dare quell'assistenza vera a chi veramente ne ha bisogno, senza litigare e dire che lo Stato non fa; lo Stato farà sempre meno, è chiaro perché questo è nella natura stessa del centralismo.
Se i popoli più civili d'Europa hanno capito questo, non vedo perch non lo si possa capire in Italia; anzi mi è molto chiaro: certe Regioni hanno interesse proprio a prevaricare e a fare come si fa a Capri.
Quindi, finché non avremo un federalismo fiscale e ciascuna Regione tratterrà denaro in proporzione di ciò che paga, naturalmente usandolo per cose prioritarie come la sanità, è chiaro che le ingiustizie, le inadempienze, le inefficienze cresceranno in proporzione geometrica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Svolgo questo intervento, dopo quello attento e preciso del collega Calligaro, per due motivi. Il primo è inerente al provvedimento stesso: mi sembra giusto ricordare la necessità di valutarlo non come un petalo di rosa o una foglia di carciofo, ma tenendo presente l'iter che, nel campo della sanità, la Regione Piemonte ha seguito con l'istituzione delle nuove Aziende ospedaliere e che soprattutto seguirà con i prossimi provvedimenti.
Infatti, un provvedimento di questo genere deve essere valutato sia nel merito dello stesso sia alla luce delle politiche, delle propensioni, delle dichiarazioni svolte durante le passate settimane sul tema della sanità.
Un provvedimento del genere - nonostante il collega Calligaro abbia detto che limita i guasti di una legislazione nazionale presenta un punto critico importante: quello relativo all'onnipotenza del Direttore generale.
Tali poteri, oggetto di emendamenti da parte di alcuni colleghi al fine di dare importanza al ruolo del Consiglio nella programmazione generale vengono evidenziati anche dall'assenza di controlli da parte della Regione Piemonte sull'operato del previsto Direttore generale.
C'è un articolo, quello sui controlli di gestione, nel quale si dice meditino gli Assessori, la Giunta, la maggioranza - che i controlli di gestione vengono effettuati dal Direttore generale. Questi non sono controlli di gestione: il Direttore generale "gestisce", e dovrà gestire al meglio, secondo il raggiungimento di obiettivi precisi. Il problema del controllo della gestione è in capo ad un organismo che deve essere esterno al Direttore generale; questo tipo di controllo è evanescente. L'unica cosa che si prevede è che il Direttore generale, ogni tre mesi, mandi una relazione alla Giunta.
Personalmente ritengo che, in presenza di un rafforzamento esagerato dei poteri del Direttore generale, il controllo vero della gestione, di efficacia, di efficienza, di congruità della spesa e delle scelte, debba essere un capitolo di competenza di organismi esterni al Direttore generale, il quale viceversa, nel testo proposto, svolge tutti i ruoli: decidere la gestione e "controllarne" l'esito.
Se il previsto controllo è insito nei poteri del Direttore, si tratta di un controllo di gestione ordinario; se invece il controllo è sul raggiungimento degli obiettivi, non può che essere affidato all'esterno della struttura.
Rimane il problema dei rapporti Giunta-Consiglio; attenti, colleghi della maggioranza, a non ripetere l'errore solito di chi governa pensando di poterlo fare all'infinito, guardando unicamente agli interessi di piccolo periodo che legano l'attività di governo alle maggioranze.
L'attività di governo è importante e deve essere controllata; concentrare poteri rilevanti in materie che anche l'art. 16 dello Statuto fissa in capo al Consiglio regionale è errore grave.
L'art. 16 "Attribuzioni del Consiglio regionale" dice, alla lettera m): "Il Consiglio regionale approva i Piani settoriali concernenti interventi economici e finanziari nella materia di competenza della Regione, i Piani generali contenenti l'esecuzione di opere pubbliche, determinandone i contenuti, l'organizzazione di servizi pubblici di interesse generale deliberando i finanziamenti relativi". Da questo punto di vista, è indubitabile che l'Ente deputato al controllo sia il Consiglio regionale.
Queste le osservazioni sulla legge.
L'altra osservazione, strettamente collegata alla precedente, riguarda il comportamento tenuto dall'Assessore alla programmazione regionale Cucco in materia di sanità.
Questa parte del mio intervento si richiama ad un fatto specifico, ma non penso che la questione debba limitarsi a tale specifico fatto: è questione che presenta due aspetti, entrambi importanti. Uno è legato all'attività dell'Assessorato, l'altro al carattere della collegialità della Giunta, sul quale è bene svolgere qualche considerazione, sentire opinioni, perché il confronto politico fra noi sia possibilmente chiaro ed esplicito in presenza sia di consenso che di dissenso. Per dirla in una parola, che "le carte politiche" siano tutte appoggiate sul tavolo, con chiarezza ed in modo esplicito.
Penso che l'Assessore Cucco (che oggi ha scritto una lettera ai colleghi del Consiglio sulla vicenda da me sollevata a proposito di un'improvvida iniziativa assunta da Enzo Cucco in quanto Assessore sul tema della sanità) abbia abusato - nel senso di usato in modo incongruo, cattivo del proprio ufficio, in senso stretto.
In veste di Assessore, infatti, il collega Cucco non ha ricevuto dal Presidente Brizio una delega per propagandare iniziative di partito: l'Assessore non è delegato a propagandare alcuna iniziativa di partito. Se l'Assessore Cucco ha del tempo libero - ma non credo ne abbia molto, visto il carico di lavoro che all'Assessorato dovrebbe competere - assuma le iniziative politiche che un libero Consigliere regionale può assumere.
Viceversa, su questo tema l'Assessore Cucco ha svolto un'attività di propaganda per un'iniziativa di partito in veste di Assessore.
Personalmente, speravo che di questo fatto l'Assessore Cucco rendesse conto, in termini obiettivi e sotto forma di scuse al Consiglio. Invece, la risposta che oggi ha consegnato alla Presidente - e che è stata letta al Consiglio - è insufficiente. Una risposta di questo genere, anzi, preoccupa perché, a mio modo di vedere, sottende un modo di essere dell'Assessore che è distante dal modo d'essere di un Assessore corretto verso la delega che ha ricevuto e verso l'istituzione che governa.
L'Assessore Cucco, secondo me, per questo comportamento poteva chiedere scusa al Consiglio; viceversa, dice delle cose che mi lasciano perplesso: sostiene sia stato un errore della Segreteria. Non penso che sia stato un errore della Segreteria. L'Assessore Cucco, nell'uso del proprio ufficio inteso in senso materiale e del tempo che usa, ha commesso un errore (non tanto usando la carta intestata, questo è un errore materiale), ovvero: quando si lavora in veste di Assessore, è un errore dell'Assessore dire ad una segretaria di fare una cosa, non è un errore della segretaria averla fatta.
La segretaria non sbaglia quando un Assessore le dice di battere a macchina una lettera; batte a macchina la lettere e, se le è richiesto invia un fax. Non c'è quindi errore di Segreteria (di cui l'Assessore dice comunque di farsi carico) ed è un po' patetico farsi carico di errori altrui che non esistono: l'errore della segretaria non esiste. Il fatto che l'Assessore sottolinei questo rientra, non nella gravità del fatto materiale che non voglio sollevare più di tanto, ma nel modo d'essere dell'Assessore. Questo sì, che mi preoccupa, perché l'Assessore deve sapere che, quando svolge quell'attività, quando è in quel luogo, è Assessore e basta: non può pensare ad altro, non può fare altro, in quanto è delegato ai temi della sanità. Se vuole pensare ad altro, esca dall'ufficio dell'Assessore, diventi un cittadino, Consigliere regionale, vada al Gruppo e faccia quello che crede.
La preoccupazione mi deriva dal fatto che nella lettera l'Assessore scrive: "Non ritengo peraltro che questo mio comportamento sia nella sostanza in qualche modo censurabile sul piano dell'atteggiamento che un Assessore deve tenere nell'esercizio delle proprie funzioni". Questo è il punto di contrasto. Questo è il punto che fa dire a me, come firmatario di questo documento, che forse l'ordine del giorno è bene discuterlo. In questa situazione politica, non capisco il ruolo dell'Assessore Cucco nella sua lettera dice anche che su molte altre cose non esiste una posizione univoca della maggioranza. Mai nessuna maggioranza è così compatta, nemmeno quella che sembra la più coesa. Però l'Assessore Cucco fa parte di una maggioranza che comprende vari partiti (il Partito popolare parte dei Verdi, il PDS) e, come membro di questa maggioranza, passa gran parte della propria vita a fare l'Assessore; ciò nonostante l'Assessore Cucco dichiara, su "Repubblica", del 7 dicembre 1994: "Non mi muovo certo in ambiti di sinistra".
Quante ore della sua giornata l'Assessore Cucco passa in un ambito di sinistra? Sottolineo che governa insieme al PDS. Passa un numero sterminato di ore come uomo politico in un ambito di sinistra: non può venirci a dire che non si muove in un ambito di sinistra! A meno che non consideri il PDS un partito non di sinistra. Cucco è Assessore di una Giunta che è compresa nell'ambito della sinistra.
Contemporaneamente l'Assessore Cucco fa una battaglia con Alleanza Nazionale e Forza Italia su un argomento fortemente connesso al tema della sanità. Questo è un fatto politico che disturba gravemente. Mi domando, a questo punto, se ciò che vi tiene insieme siano veramente queste seggiole legate un po' come quelle dei cinematografi all'aperto, in modo provvisorio le une alle altre, che stanno in questa posizione, ma che si possono sganciare all'inizio del prossimo spettacolo. Pertanto, se siete uniti da questi gancetti mobili è un discorso, ma giocare a questo doppio gioco è imbarazzante per tutti.
Concludo dicendo che ritengo troppo disinvolto e superficiale il comportamento strutturale dell'Assessore (non quello legato al pezzo di carta), il quale dimostra che, più che una cultura di governo o rispetto delle istituzioni, c'è ancora un retroterra di vicinanza allo spirito di una fazione, allo spirito di un partito in nome del quale si agisce, e non ci si spoglia del tutto, in veste di Assessore, delle iniziative politiche che competono ai partiti.
Pertanto invito l'Assessore Cucco a separare la sua attività di Assessore da quella di Consigliere (cosa che nella lettera conferma possa succedere ancora, temo che possano verificarsi altri episodi del genere); a separare l'attività dell'Assessorato dall'attività del Gruppo e, in generale, a separare l'attività del Gruppo dall'attività del Partito.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Il disegno di legge presentato dalla Giunta regionale in discussione oggi fa parte del nuovo ordinamento complessivo sulla sanità che è consequenziale alle leggi nazionali di riordino in materia sanitaria; mi permetto di dire che, per una buona parte, si tratta di adempimenti d'obbligo.
Il problema che abbiamo di fronte è come - tenendo conto delle forti riserve espresse un po' da tutti sul riordino, mi riferisco ai decreti n.
502 e n. 517 - riuscire, in quanto Regione Piemonte, ad utilizzare al meglio l'occasione per volgere il più possibile al positivo il nostro intervento legislativo.
Nel dare il nostro contributo per compiere questo tentativo, siamo partiti e partiamo da alcune considerazioni. La prima è che la Regione Piemonte esce da un lungo periodo di immobilismo complessivo del governo della sanità. Per anni non siamo riusciti nemmeno a spendere le poche risorse a disposizione, e di questa situazione ne hanno sofferto certamente i ceti più deboli, e tra i più deboli penso ai malati di mente, al problema della psichiatria, agli anziani, ai malati cronici e ai disabili.
Constatiamo, però, che in questi pochi mesi di nuovo governo della sanità molte cose sono state attuate; uno sforzo serio nella direzione di dare un governo della sanità al Piemonte è stato fatto ed è, credo necessario e indispensabile sottolinearlo. Non è stato facile in pochi mesi recuperare una situazione trascinatasi per anni.
A nome del Gruppo a cui appartengo, mi sento di dire che il tentativo portato avanti finora è stato serio, i segnali finora dati sono positivi e in tal senso, sono stati recepiti anche dalla collettività, dalla popolazione piemontese.
In questo contesto politico generale e politico della Regione Piemonte si collocano sia gli adempimenti legislativi che stiamo per approvare (ad esempio il disegno di legge sulla contabilità) sia la nuova legge sulla territorializzazione (la n. 39), peraltro già operante, che ha individuato le nuove Aziende sanitarie regionali.
Sul disegno di legge, vorrei richiamare alcuni principi generali che hanno ispirato il nostro lavoro. Il primo è stato quello di non rinnegare la legge n. 833 istitutiva del SSN - a nostro parere, per molti versi, è ancora valida - e l'esperienza che nell'applicazione di questa legge è stata sin qui fatta; mi riferisco alla parte positiva e all'innegabile parte di esperienza negativa che abbiamo vissuto in questi anni, in particolare della realtà piemontese che ha seguito, con forti critiche anche da parte nostra perché non condivisibili, le politiche dei Governi nazionali. Un'esperienza che poteva diventare innovativa, rivoluzionaria per la gestione della sanità nel Piemonte, in molte parti e per tanti versi, si è invece trasformata in un'esperienza del tutto negativa.
Credo che nel fare queste considerazioni vada posta molta attenzione alla politica dei Governi nazionali che si sono sino ad oggi susseguiti e anche al Governo che oggi siede al Parlamento del nostro Paese.
Da questo punto di vista le indubbie difficoltà in cui operiamo in Piemonte, le ripercussioni che scelte di carattere nazionale hanno prodotto in negativo sul Piemonte - peraltro in queste settimane martoriato da una grave alluvione - credo debbano imporci un'attenta analisi dei disegni di legge che stiamo discutendo. Un'attenta analisi va fatta rispetto all'opposizione che abbiamo condotto sulle leggi e sui decreti nazionali ma anche soprattutto rispetto alle scelte che si stanno compiendo in queste settimane attorno alla legge finanziaria e ai provvedimenti che in materia di sanità questa legge contiene, fortemente punitivi dell'autonomia della Regione oltreché delle esigenze e delle necessità delle nostre popolazioni.
Il tentativo che stiamo facendo, in questo contesto di carattere generale, è quello di uscire, attraverso i disegni di legge e le leggi che stiamo approvando, da un momento di grande improvvisazione. Un obiettivo su cui abbiamo lavorato, e che credo sia prioritario per quanto riguarda la Giunta, la maggioranza, ma anche il Consiglio regionale, è quello di rilanciare celermente l'importanza e la necessità del momento di programmazione. Uscire dall'improvvisazione vuol dire prevedere - e quindi è urgente una nuova legge di Piano socio-sanitario regionale - nel breve e nel medio periodo il bisogno sanitario nella nostra Regione in termini di servizi per la cura della malattia, ma anche e soprattutto in termini di servizi per la prevenzione delle malattie; occorre quindi definire i compiti e gli obiettivi in relazione ai fenomeni che stanno mutando il quadro in cui operiamo, soprattutto nella realtà piemontese.
Ciò significa porre attenzione ai problemi di ordine socio-economico geografico, istituzionale che caratterizzano il Piemonte, ma anche a dati quali l'invecchiamento della popolazione, l'aumento della mobilità della popolazione, i mutamenti nello stile di vita e nelle condizioni di lavoro le crescenti aspettative dei cittadini nei confronti dei servizi sanitari.
Un nuovo Piano socio-sanitario, per il rilancio serio di una nuova programmazione che superi il lungo momento dell'improvvisazione, deve fissare obiettivi generali e tempi di realizzazione in stretta collaborazione con i livelli istituzionali minori (Comuni e Province).
A questo obiettivo ci siamo ispirati nel dare il nostro contributo al disegno di legge in discussione e a quello che verrà esaminato tra pochi giorni, soprattutto per fare in modo che non contrastino con una nuova programmazione, ma siano leggi che correttamente anticipano ciò che vogliamo normare con il nuovo Piano socio-sanitario regionale.
Il secondo obiettivo è stato quello di proporre con i disegni di legge con la legge sul finanziamento e la contabilità delle Aziende regionali sanitarie, delle scelte chiare sui nuovi compiti delle stesse Aziende e sul ruolo del Direttore generale. Certamente quest'ultimo ha molti poteri, ma sono stabiliti da una legislazione nazionale.
Bisogna anche aggiungere che esiste comunque una grossa lacuna nei ragionamenti svolti fin qui rispetto alle grandi responsabilità che i futuri Direttori generali avranno nella gestione della sanità in Piemonte (ma non soltanto in Piemonte). L'obiettivo è quello di mediare rispetto alle grandi incertezze generate dai provvedimenti e dalle espressioni politiche nazionali. Stiamo attendendo di conoscere l'entità dei tagli finanziari al settore della sanità; stiamo subendo l'esasperante lentezza e contraddittorietà nell'assumere provvedimenti attuativi di competenza del Governo per quanto riguarda la nuova riforma della sanità; stiamo subendo il non riconoscimento dell'autonomia regionale nelle scelte di finanziamento dei servizi; stiamo altrettanto subendo la non chiarezza rispetto alle risorse aggiuntive che la legge prevede possano essere reperite (ma senza autonomia da parte delle Regioni) e a carico di chi queste nuove risorse debbano essere poste.
Il disegno di legge prevede anche: l'autonomia e il finanziamento degli ospedali; la corretta gestione delle risorse a disposizione l'organizzazione dipartimentale; la gestione economico-finanziaria dei Distretti, per noi momento di decentramento della sanità molto importante l'avvio e la messa a regime del controllo di qualità, nonché l'obiettivo generale complessivo, che è quello del miglioramento continuo della qualità dei servizi e delle prestazioni che eroghiamo.
Con questa legge, preceduta dai nuovi ambiti territoriali, vogliamo far scaturire un disegno complessivo della sanità più generale, che veda la messa a regime delle future Aziende sanitarie che si attestano attorno ai 200.000 abitanti. Vogliamo che siano correttamente suddivise in Distretti definiti - con la stretta collaborazione dei Sindaci - per ambito territoriale e popolazione, in modo da garantire l'attuale decentramento ed articolazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie con una forte autonomia direzionale; ciò nell'ambito di una programmazione generale e con la relativa attribuzione di risorse, accentuando il più possibile questa autonomia.
Questo è l'obiettivo che ci siamo posti nell'esaminare il disegno di legge presentato dalla Giunta. E' un obiettivo che deve uniformare il lavoro del Consiglio regionale nella discussione dell'articolato e che deve arrivare alla conclusione di raccogliere le tante sfide (il più delle volte in negativo) che, a livello di Governo nazionale, vengono lanciate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, intervengo soprattutto perché sono state poste delle questioni rispetto alle quali il sottoscritto ha presentato un ordine del giorno in materia di nomine di Direttori sanitari, che però è da considerarsi ritirato in quanto ritengo esaurita la questione. Illustro brevemente i motivi di questa decisione.
Con l'ordine del giorno presentato, noi stigmatizzavamo la presa di posizione di un pezzo significativo del personale sanitario. Queste pressioni ci sembrano assolutamente indebite e tali da mettere addirittura in difficoltà il beneficiato di questa iniziativa, qualora paradossalmente o benevolmente avesse titoli e meriti per la nomina. E' un'iniziativa veramente inopportuna, ma anche grossolana dal punto di vista del risultato che si vuole ottenere.
Nello stesso ordine del giorno, peraltro, noi abbiamo tenuto una posizione diametralmente opposta a quella che il collega Chiezzi ha qui riproposto, e cioè che queste nomine debbano rispondere ad un criterio stretto: molto bene, bisognerebbe però individuare questo criterio stretto.
Ora, io mi chiedo se per la nomina di un Direttore generale sia individuabile un criterio stretto, cioè la statura, il titolo di studio, le frequentazioni, i globuli rossi e via dicendo: esiste un criterio stretto? No, non esiste.



CALLIGARO Germano

La professionalità.



MARCHINI Sergio

Esiste un mix di considerazioni che si devono fare sulla scorta dello screening che viene fatto dagli esperti, perché a me sembra che questa sia la filosofia che ha informato l'Assessorato in questo progetto di legge.
C'è uno screening, vengono messe in evidenza le caratteristiche dei singoli candidati; queste caratteristiche, positive e negative in termini algebrici, annullando quelle che si annullano e facendo emergere quelle che prevalgono in senso positivo o in senso negativo, evidentemente fanno emergere, a mio modo di vedere, qual è poi alla fine il risultato di questa complessa operazione algebrica e insieme logica che è sicuramente di grande difficoltà.
Mi pare quindi che su questo si debba prendere atto che si tratta di un atto di governo, con tutta la caratteristica dell'atto di governo, che è la discrezionalità. La discrezionalità non bisogna venderla come lottizzazione, ma come assunzione di responsabilità che qualcuno paga quando si riuscirà a dimostrare che una certa nomina è giustificata da ragioni di parte e non da ragioni obiettive di merito, si ponga la questione politica. Mi resta difficile però immaginare che alla fine dovendo utilizzare un mix di elementi, si possa rimanere molto lontani dal concetto di "polis" che vuol poi dire "tutti" nella sua concezione ultima.
Quindi noi rimaniamo fermi sull'ipotesi che la Giunta deve garantirci, e noi siamo certi che gli Assessori competenti lo sono sicuramente, che saranno al di fuori di qualunque tipo di pressione. Io farò un incontro oggi con dei sanitari per dire loro che "non ci rompano più le scatole!".
Mi hanno chiesto di essere ricevuti e io li riceverò e dirò loro: "Per piacere, piantatela!".
Così come dico che la responsabilità della scelta è della Giunta, non dell'esaminatore, perché se l'esaminatore sarà riuscito ad individuare un criterio tale per cui attraverso una porta stretta come uno stampo di plastica esce il miglior Direttore generale immaginabile, si individui questa sagoma-tipo che adottiamo con delibera di Giunta approvata dal Consiglio, ma così non è.
Quindi, il nostro ordine del giorno, signor Presidente, è da considerarsi ritirato.
Qui sono state poste alcune questioni politiche, oltre a quella sulla quale mi sono intrattenuto.
Mi spiace che al centro ci sia il collega Cucco, ma direi in negativo cioè nel senso che è quello che è meno dentro, perché si fa polemica sul fatto che il collega Cucco mantiene la sua autonomia. Direi che forse è l'unico coerente rispetto all'atto di nascita di questa Giunta, perch qualcun altro, il Presidente Brizio, non mantiene questo patto di lealtà verso il Consiglio! Presidente Brizio, lei in un'intervista ha auspicato la continuità di questa formula politica dopo le elezioni e ha caldeggiato un candidato alla Presidenza! Allora io mi chiedo: ha più effetto politico che un Presidente della Giunta individui un'ipotesi di coalizione elettorale e un candidato oppure che un Assessore nella fretta di dover fare tante cose insieme utilizza un pezzo di carta intestata all'Assessore, per affrontare una questione che con la Regione non c'entra niente? Ecco, io mi chiedo chi dei due è più o meno rispettoso dei ruoli. Io dico che sono tutti rispettosi dei ruoli, è ora che la finiamo! Dobbiamo ricordarci che la separatezza, e in una qualche misura la ghettizzazione in cui si è voluto mettere gli Assessori e i Consiglieri, era nella cultura della partitocrazia in cui siccome chi doveva decidere erano i partiti si diceva che i Consiglieri non contavano niente e che gli Assessori non dovevano fare politica, quindi la politica la facevano i partiti. Finita l'epoca dei partiti, è la cosa più ovvia del mondo che gli Assessori facciano politica. L'Assessore si è assunto la responsabilità, e lo ha detto, di aver usato un pezzo di carta con un timbro sopra che è delle istituzioni e non del suo carteggio personale, ma non ha chiesto scusa probabilmente - non voglio però interpretarlo - perché chiedere scusa avrebbe forse avallato la tesi secondo la quale un Assessore non deve più fare politica; l'Assessore deve soprattutto fare politica e assumersene la responsabilità e per quanto possibile essere coerente. Quindi che l'Assessore Cucco continui a dire che lui non frequenta né la cultura né le aree della sinistra è coerente all'impegno che ha assunto partecipando ad una Giunta d'affari, di lavoro, politicamente non targata, quella che è stata chiamata a suo tempo dal PPI "Giunta di emergenza" e che invece adesso è la proposta di futura maggioranza con candidato alla Presidenza un illustre personaggio. Allora, andiamoci cauti a sapere chi fa e chi non fa politica.
Sull'uso poi delle strutture regionali: è per esempio molto accettabile che esca un comunicato dell'Ufficio Stampa, che sembra sia stato fatto a Cavour, dove c'è scritto che il Presidente della Giunta aveva ragione? Facciamo tutti politica, caro Chiezzi, non scandalizziamoci più di tanto.
Certo, la cosa curiosa è che fanno molto notizia le questioni che turbano il sonno di questa maggioranza in un senso, ma non nell'altro Presidente Brizio. Curiosamente è passato del tutto sotto silenzio nella scena politica torinese la rottura all'interno del PPI con un gruppo significativo che è uscito; la presa di distanza dei Verdi rispetto al loro Assessore è passata sotto silenzio! Se questo fosse avvenuto nelle maggioranze passate, se fosse uscito qualcuno dalla DC, dal PSI o dal PLI nella Giunta Brizio prima maniera, ci sarebbero stati i titoli, adesso invece è tutto ovattato! Allora, Presidente Brizio, le chiedo conto: sarà forse per questo che lei auspica che non venga cambiato il Direttore di TG3 fino a dopo le elezioni? Ma se questo Direttore è indifferente, è indifferente sia che resti sia che vada via! Se invece deve rimanere, è evidentemente un Direttore partigiano! E ora capisco anche perché nessun comunicato del nostro Gruppo ha mai avuto cittadinanza a TG3. Eh, Brizio! Allora, per piacere, se si dice che si fa politica, diciamo chi fa politica. Eventualmente, Presidente Brizio, lei dovrebbe prendere la parola, a mio modo di vedere, e non farlo fare solo all'opposizione, per difendere la sua Giunta e il suo lavoro dal giudizio di pressappochismo con il quale sarebbe stato affrontata fino adesso - mi pare questo il termine usato dalla collega Bortolin - la politica sanitaria.
La politica sanitaria non è stata fatta dalla collega Vetrino e prima dal collega Maccari, ma da una Giunta con un responsabile, che è il Presidente, politicamente, in termini collegiali. Il fatto che questo si sia dimenticato, perché così si è ottenuto di far passare una formula politica, non deve fare dimenticare che la Giunta risponde in termini collegiali. Quindi, del fatto che ci sia stata improvvisazione nella sanità fino all'arrivo del PDS, il Presidente Brizio sarà, per cortesia, chiamato a rispondere, soprattutto considerando che l'ultimo Assessore è stata scelta personale del Presidente Brizio e non degli accordi tra le forze politiche.
Presidente Brizio, noi ci asterremo su questa legge; questo è ormai un fine di legislatura che ci auguriamo la Giunta riesca a governare nel miglior modo possibile, ma in patto di lealtà reciproca, dove si sappia che cos'è questa Giunta: una Giunta che deve governare la Regione nel suo ultimo anno. Evidentemente, nessuno vieta alle forze politiche di individuare percorsi diversi, scenari diversi, ma forse che il Presidente della Giunta ipotizzi la continuità di questa formula, la auspichi ed indichi un candidato ottimale, beh, non è stare fuori dalla politica, ma è fare politica.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non ho fatto nulla di tutto ciò!



MARCHINI Sergio

E allora, Presidente Brizio, se lei può fare politica - e io penso che lei la possa fare - ha tutto il diritto il collega Cucco di dire che non ruota nell'ambito della sinistra, anche se fa parte di questa Giunta, e ha tutto il diritto, anche in quanto Assessore, di fare politica.
Certo, dell'incidente si è scusato in modo - se mi consentite non tropo umile, dicendo: "Me ne assumo la responsabilità", che poi, tra persone educate, vuole dire: "Mi scuso". Forse però fa parte di una cultura di altro tipo, quella di volere la mortificazione; non basta che si dia atto: quando qualcuno assume una responsabilità impropria, evidentemente esprime un giudizio non positivo rispetto al suo comportamento. Tuttavia, in una certa cultura in cui si vuole umiliare e mortificare l'avversario, non basta l'assunzione di responsabilità politica, ci vuole anche l'umiliazione (o il pentimento per un altro tipo di cultura).
Chiedo scusa, Presidente. Ho ritirato il mio ordine del giorno, quindi ho fatto risparmiare al Consiglio regionale dell'altro tempo, e forse è eccessivo quello che ho preso.
Al Presidente Brizio devo dire che bisogna essere molto attenti di questi tempi. La sponsorizzazione di un candidato alla Presidenza della Regione da parte del Presidente di questa Giunta e soprattutto la tutela di un Direttore del Telegiornale da parte sua fino alle elezioni non è un bel servizio a questo Direttore. Io sono convinto che sia obiettivo, che sia indipendente e che se non riceve e non pubblica e non dà nessuno spazio alle nostre dichiarazioni è semplicemente perché noi sbagliamo sempre il numero di fax e quindi invece di arrivare alla RAI probabilmente finisce a qualche radiolina di periferia.
Io non dubito assolutamente né dell'obiettività dell'attuale Direttore né di quello che verrà nominato. Se lei invece, Presidente, è convinto che debba rimanere questo, vuol dire che è lei a ritenere che non sia obiettivo e se ne assume la responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Rispondo al Consigliere Marchini solo per fatto personale, in quanto non capisco n' questi continui attacchi nei miei confronti n' questa costante ricerca di polemica. I fatti sono completamente diversi. Quanto da me imputato all'Assessore Cucco (il quale ha poi scritto una lettera della quale sono pienamente soddisfatto, e lo dichiaro qui perché sia chiaro) riguarda un documento del quale egli si è assunto la responsabilità.
Non potete farmi assumere responsabilità su pettegolezzi di giornali.
In nessuna sede ho mai sostenuto di aver parlato per far sì che non si cambi il Direttore della testata regionale.



MARCHINI Sergio

Doveva subito fare una lettera di smentita a "Repubblica"!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Posso anche smentirlo! Ma se dovessi smentire a "Repubblica" e ai giornali tutto quello che mi si attribuisce, credo che dovrei lavorare giorno e notte, e in questo momento - credetemi - ho molte cose da fare che giudico più importanti.
In secondo luogo, non ho sponsorizzato nessuna candidatura alla futura Presidenza della Regione. Ho detto che io non mi sarei ricandidato, per fugare quelle ipotesi di protagonismo che non sono mai state mie o di personalizzazione in una battaglia politica che è per il Piemonte, e non come qualcuno mi attribuiva, una campagna pro domo sua. Non c'è nessun pro domo mea: c'è una presenza politica per il Piemonte che sostengo con molta forza e che non è connessa a miei futuri impegni.
Che poi io, come Presidente della Regione, non possa in altre sedi fare politica, consentimi - caro Marchini - di dire che credo di avere tutto il diritto di fare politica, e questo diritto ce l'ho totalmente, al di là delle dichiarazioni molto ben fatte - che ripeto sempre - sull'origine di questa Giunta, su che cosa rappresenta, sull'utilità per il Piemonte, nella quale credo ancora adesso con molta puntualità.
Anche oggi sui giornali si fanno illazioni del tutto gratuite; c'è questa informazione del pettegolezzo che a me non interessa assolutamente: a me interessa fare i fatti e cercare di lavorare, come sto cercando di fare, per il Piemonte e non per altri.



PRESIDENTE

Per un riepilogo anche doveroso nei confronti del Consigliere Cucco ho usato il termine Consigliere in maniera pensata - il Presidente della Giunta ha ritenuto di fare questo suo intervento per una precisazione su affermazioni che lo riguardavano; tuttavia desidero ricordare che stiamo discutendo un punto esplicito all'o.d.g., cioè il progetto di legge n. 532.
Desidero anche dire che, in base alla precisazione che il Consigliere Cucco ha - tramite il Presidente del Consiglio formulato sulla questione qui richiamata, mi è stato comunicato che l'ordine del giorno viene mantenuto ai lavori del Consiglio, per cui mi permetterei di ricordarvelo onde evitare che sulla stessa questione, in realtà, si facciano due discussioni, cosa che non sarebbe, secondo me, giusta, perché c'è anche un dovere di tutela nei confronti del Consigliere. Per cui o si decide che questa discussione viene esaurita oggi e quindi il documento viene eventualmente o ritirato o votato, anche in altra seduta, oppure se ne interrompe la discussione e il documento rimane comunque iscritto. Ciò a tutela della persona, che non credo debba essere, per due volte, oggetto di considerazioni che dovrebbero essere trattate una volta sola. Per cui vi pregherei di volerci attenere ai documenti iscritti in questo momento all'o.d.g., cioè al punto 5).
La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

La ringrazio, Presidente, per questo suo intervento e per aver ricondotto i termini della questione all'interno del disegno di legge che oggi stiamo affrontando.
L'Assessore Cucco non ha certo bisogno del sostegno mio personale o del mio Gruppo; comprendo il suo silenzio in questo momento, ma credo sia un silenzio importante e che ha il suo fondamento nell'evitare che si personalizzi troppo il dibattito in questo momento direi non giusto e non doveroso.
Assessore, lei sa che il nostro sostegno è pieno e totale; sa anche che tutti quanti stiamo lavorando con lei in un momento in cui si sta affrontando una grande rivoluzione all'interno della sanità, una rivoluzione non soltanto a livello nazionale, ma anche a livello piemontese; la stiamo affrontando da alcuni mesi con capacità e con professionalità da parte sua, ma anche da parte di tutti quanti noi che con lei stiamo lavorando ed operando. Certo non si può pretendere che in pochi mesi si riesca a raggiungere un risultato definitivo rispetto ad una rivoluzione importante e grande, ma che ha un suo aspetto soprattutto culturale nei confronti di tutti gli operatori che oggi lavorano ed operano all'interno della sanità: è da questo che dovremo cominciare.
In questo momento direi che è opportuno ed importante non personalizzare, soprattutto non creare delle grosse tensioni; viviamo un tempo in cui è importante mettere insieme tutte le componenti che ruotano all'interno del pianetA della sanità, ma veramente tutte, per riuscire a tirare fuori con fondamento e con specifica realtà tutte le cose che devono essere tirate fuori da parte di ognuno.
In Piemonte abbiamo 56.000 operatori all'interno di questo pianeta: pensate quanto è importante fare in modo che tutti possano operare in modo certo, ma soprattutto in modo convincente, in modo umano, portando alla sanità quell'aspetto estremamente essenziale ed importante per raggiungere dei grandi risultati di efficienza e di qualità, ma soprattutto anche umani.
Devo ringraziare la Commissione per quanto ha lavorato in queste settimane per riuscire ad arrivare oggi in porto in questa sede consiliare vi sono stati parecchi giorni di consultazione, direi anche con sacrificio ma sono state giornate importanti. Oggi il disegno di legge n. 532 è uno dei primi tasselli per l'organizzazione delle Aziende sanitarie e delle Aziende ospedaliere: avrà certamente il voto favorevole della maggioranza e del nostro Gruppo, ma credo anche di altri esponenti della minoranza che oggi abbiamo voluto coinvolgere addirittura consentendo, anzi volendo che il relatore fosse un Consigliere di un Gruppo di minoranza.
Il tempo che abbiamo dedicato alle consultazioni è stato proficuo perché su questo disegno di legge in particolare si è verificato un parere corale positivo, salvo alcune sottolineature, specie di qualche categoria (organizzazioni o sindacati), che avrebbe voluto ognuna una propria specificità all'interno di questo disegno di legge. Ciò non era possibile: questa è e rimane una legge quadro che dovrà avere ulteriori integrazioni modifiche, deliberazioni attuative, perché teniamo presente che a livello nazionale è ancora in atto un progetto complessivo, non ancora concluso.
Per esempio, in questo momento è stato elevato direttamente all'80% il prelievo delle risorse certe; la quota di riferimento prevista all'inizio di questo disegno di legge era soltanto del 50%, mentre a livello nazionale è stata elevata all'80%; sicuramente vi saranno ancora altre modifiche a livello nazionale che ci consentiranno, ma soprattutto ci imporranno, di dover verificare quanto stiamo per approvare.
Una grossa novità è comunque la contabilità analitica, che ridisegna le Unità Sanitarie sul piano dei costi: sarà uno strumento importante che consentirà alla Regione di intervenire nella verifica e nella gestione dei costi. Il bilancio, per esempio, non è più solo di tipo finanziario, ma anche economico e patrimoniale. Questa è un'ulteriore novità all'interno della sanità; è un bilancio di novità assoluta, che comporterà, anche da parte dei tecnici che oggi operano all'interno, ancora una rivoluzione culturale, cioè un approcciarsi in modo diverso alla predisposizione dei bilanci.
I Direttori generali. Ho sentito le difficoltà che esistono; certo anch'io, appartenendo al mondo dell'economia privata, ho avuto qualche difficoltà nel verificare quanto potere hanno dato le leggi nazionali ai Direttori generali. Sono state date loro grandi responsabilità, che paiono forse eccessive: in questi anni, non si era mai visto un Direttore generale che avesse la possibilità di non affiancarsi a Consigli di amministrazione o, in qualche modo, a gruppi che lo aiutassero in un confronto per prendere le sue decisioni.
Comunque, questo è nelle leggi attuali e dobbiamo lavorare con queste leggi; sono leggi di novità, che ci consentiranno di fissare dei criteri dei parametri indicativi molto importanti affinché i Direttori possano operare. Sarà un compito interessante, soprattutto in questa fase di nomina dei Direttori generali, fare in modo - Assessore - che essi sappiano creare all'interno delle loro aziende le condizioni per poter lavorare tutti insieme, cioè che non siano personaggi isolati, ma che sappiano confrontarsi con i Sindaci e con la realtà circostante. Dovranno fare in modo che tutta la realtà che compone il pianeta sanitario all'interno delle singole Aziende regionali diventi veramente componente attiva con il Direttore generale: allora sì che sarà un lavoro corale ed importante.
In questo senso dovremo lavorare. I prossimi mesi sono quindi molto importanti e ci vedranno tutti presenti per aiutare le nostre singole realtà a far sì che il lavoro possa essere proficuo.
Il bilancio della sanità è immenso: 6.300/6.400 miliardi. E' un bilancio che può avere delle grosse risorse e sarà interessante verificare come riuscirà a risparmiare; ciò non sul piano economico, quanto piuttosto per poter reinvestire al fine di migliorare e modificare il servizio sanitario come fino ad oggi è stato pensato.
Ripeto: sono mesi di lavoro importante. Assessore, come ho già detto lei non ha bisogno del nostro sostegno, ma sa che il nostro sostegno c'è tutto sia su questo disegno di legge sia sul lavoro che lei sta facendo ribadiamo che intendiamo con lei collaborare in questi mesi affinché si raggiunga un ottimo risultato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cucco.



CUCCO Vincenzo, Assessore regionale

Farò soltanto un paio di considerazioni generali sul testo di legge oggi in esame per sottolineare alcune cose che, immagino per sensibilità diversa e diversa attenzione ai temi, a mio avviso non sono state sottolineate oppure sono state sottolineate nell'ambito di una discussione che ha avuto altri centri.
Il processo che stiamo avviando con questa legge, che è a mio avviso la principale delle tre richiamate del pacchetto complessivo di riforma del sistema sanitario che abbiamo da governare, è complesso per la natura e la profondità delle riforme che si mettono in campo, ma soprattutto per la situazione nella quale questo provvedimento si inserisce, caratterizzata come spesso ho detto - a "pelle di leopardo". Infatti, vi sono realtà di carattere socio-sanitario (e dico volutamente socio-sanitario) dove certamente non c'è bisogno del legislatore per individuare i criteri di buona gestione e di managerialità, perché questi sono già stati attuati nell'esercizio delle attività (ci sono amministratori e strutture organizzative che nel nostro Piemonte hanno dimostrato di essere molto più che all'altezza della situazione), ma vi sono altrettante situazioni di grave assenza di governo e di regole certe.
A me fa molto piacere che il Consigliere Gallarini richiami a merito della passata Giunta l'aver trasferito il dottor Lesca all'ufficio che si occupa delle risorse della sanità, perché da questo discenderebbe l'anima di questa riforma. Se questa tesi è vera - e in parte lo è - bisognerebbe innanzitutto cominciare a ringraziare la Commissione esaminatrice che accettò il dottor Lesca come funzionario della Regione Piemonte, e da lì in avanti il docente universitario che gli ha dato la laurea e i genitori che l'hanno partorito e avanti di questo passo. Non lo dico come battuta, ma per far rilevare come occorre tener conto che la complessità della nostra macchina regionale è certamente semplificata dalla presenza di alcuni funzionari, ma è anche guidata e indirizzata dalla maggioranza di governo.
Arrivo alla questione politica che, secondo me, sta dietro questi disegni di legge. Non ho mai detto che non sono responsabile, per la quota parte che mi compete e per la quota parte che compete a questa maggioranza del passato di questo governo regionale, soprattutto in materia di sanità.
Proprio perché si riveste una carica di carattere pubblico e non soltanto privato - nell'ambito del privato politico che noi esercitiamo in questo Consiglio regionale - si deve avere la forza di assumersi le responsabilità che nel corso di questi anni si sono assommate nell'esercizio dell'amministrazione regionale.
Questo non significa che tutte le colpe debbano poi essere pagate da questa Amministrazione, perché esistono delle differenze, e sono molto forti.
All'interno di questa maggioranza c'è il PDS, che è stata grande forza di opposizione nel nostro Paese e che sulle linee di principio della riforma dei DD.LL. n. 502 e n. 517 è sempre stato contrario; tant'è vero che propose un referendum per l'abrogazione di parte di questi decreti.
Come facciamo oggi ad accusare il PDS perché da una parte aveva proposto il referendum abrogativo e dall'altra oggi cerca di applicare al meglio, così come stiamo facendo noi, questa riforma, che oltre ad essere atto dovuto da parte della legge, è anche richiesta dal SSN? Un attacco di questo tipo dal mio punto di vista, è privo di fondamento; poi ovviamente è legittimo pensare quello che si vuole.
Così come è privo di fondamento il fatto di attaccare una parte di questa maggioranza che in materia sanitaria, con i passati Assessori, aveva posizioni in parte diverse rispetto a quelle che oggi si sono assunte: pensate alla legge sull'accorpamento e le decisioni in merito al riconoscimento delle Aziende ospedaliere. Grazie a Dio le idee possono cambiare, si possono meditare le scelte e si possono dare alle scelte di fondo dei tempi diversi rispetto a quelli che all'inizio si pensavano possibili.
In questo non c'è alcuna contraddizione a mio avviso, e non solo: c'è semplicemente la necessità, che ci siamo posti come maggioranza, di governare la Regione fino alla fine della legislatura. Purtroppo siamo in fine legislatura e quindi le polemiche di carattere personale - che sono in realtà a forte sfondo politico, perché le accuse del collega Chiezzi sono molto forti sul piano politico e non soltanto sul piano formale - guastano completamente l'attenzione o rischiano di guastare l'attenzione del Consiglio regionale su una serie di provvedimenti (non solo in materia sanitaria) che questa maggioranza presenterà al vaglio del Consiglio e che potrebbero essere letti attraverso una lente che li deforma completamente.
A proposito di questa lente - poi termino, perché nel merito della legge avremo sicuramente modo di discutere articolo per articolo quando la esamineremo - vorrei soltanto ricordare al Consigliere Chiezzi due cose riservandomi ovviamente, qualora il Consiglio decidesse di mettere in discussione l'ordine del giorno, di entrare nel merito delle sue affermazioni.
Consigliere Chiezzi, se avessi voluto sfruttare questa cosa sul piano della pubblicità, probabilmente al suo ordine del giorno e alla sua lettera avrei risposto in tutt'altro modo, e anche la gestione del dibattito in aula e delle polemiche sarebbe andata sicuramente in un altro modo. Mi fa specie, però, che lei stesso non ponga il confronto sul piano politico corretto e continui invece ad utilizzare questo argomento per mettere in crisi una maggioranza che ha - lo dico con buona pace di quello che pensa la maggioranza stessa - ben altri motivi per entrare in crisi, se mai dovesse entrare in crisi.
Consigliere Chiezzi, io non faccio parte di etnie, non ne ho mai fatto parte e non ne voglio far parte. Quando mi riferisco al non essere di sinistra e al considerarmi libero in questa maggioranza, esattamente come lo sono tutti gli Assessori in questa maggioranza, mi riferisco proprio al fatto che in politica i patti sono chiari quando sono sottoscritti all'inizio e vengono rispettati. Il patto chiaro di questa maggioranza non è di far parte di un'etnia o di un gruppo che si deve autodifendere, ma quello di governare su alcune questioni.
Su tali questioni io, da questa maggioranza, ho avuto il massimo di sostegno e l'ho sempre dato: non c'è altro. Al di fuori di quest'aula ciascun Assessore, ciascun Consigliere, ciascun Presidente ha il diritto e la possibilità di ritenere di continuare a sostenere le sue tesi. Questo sul piano politico.
Sul piano della correttezza formale lei ha effettivamente ragione; l'ho riconosciuto e ho chiesto anche scusa, nel modo strano che il Consigliere Marchini ha richiamato, anche perché non ritengo che in politica ci siano delle vittime: figuratevi un po' se mi ritengo io vittima di qualcun altro o di qualche cosa. In politica ci sono degli errori oppure delle scelte sbagliate. Una parte di quello che io ho fatto, la parte formale, è un errore.
Non era comunque mia intenzione entrare in questo argomento: ne riparleremo, se si riterrà di entrare nel merito. Spero però che il prosieguo della discussione sia effettivamente sulla materia e sul contenuto.
Chiederei veramente al Consiglio il massimo di attenzione per consentire a questo Assessore, con i limiti che lui ha, a questa maggioranza, con i limiti che essa ha, ed ai funzionari della Regione Piemonte, con i grandi meriti che loro hanno, di portare a casa una buona legge per il sistema sanitario regionale.



PRESIDENTE

I lavori del Consiglio terminano qui e riprenderanno oggi pomeriggio.
La II Commissione è convocata subito in Sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,55)



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