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Dettaglio seduta n.188 del 10/11/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Coppo, Croso, Lombardi, Riba e Zanoletti.


Argomento: Artigianato

Esame progetti di legge nn. 125, 10 e 132: "Norme per la tutela della professionalità degli imprenditori artigiani e la repressione dell'abusivismo nell'artigianato" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame dei progetti di legge nn. 125, 10 e 132, di cui al punto 11) all'o.d.g. La discussione generale si è conclusa nella sessione antimeridiana, passiamo pertanto alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 -Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 18 astensioni 13 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 La parola al Consigliere Majorino per dichiarazione di voto.



MAJORINO Gaetano

Sull'intero progetto di legge manifesteremo, come verrà esplicitato nella dichiarazione di voto finale, un voto favorevole anche se un po' sofferto, perché riteniamo che, sul piano operativo, questa legge non abbia in sé la potenzialità di fornire dei risultati seri e concreti. Il voto favorevole è dovuto al fatto che riteniamo che il progetto di legge possa significare un segnale contro l'abusivismo in genere e l'abusivismo artigianale in particolare.
Sull'art. 2 esprimo molte perplessità per cui ci sarà, da parte mia l'astensione. Innanzitutto le verifiche attribuite alle Commissioni provinciali, le quali collaborano con le Amministrazioni statali, mi pare siano fuori dal seminato della competenza regionale e questo sarà uno dei due articoli che potrà attirare l'attenzione del Commissario del Governo sotto il profilo della legittimità.
Nel primo comma si parla di segnalazioni che vengono esaminate dalle Commissioni provinciali e qui le segnalazioni di terzi mi ricordano un po' la colonna infame. Inoltre non si capisce perché notizie in materia di abusivismo, recepite o riscontrate d'ufficio dalle Commissioni provinciali per l'artigianato, non possano, nell'ottica del progetto di legge, assumere rilevanza.
Ci sono poi i fatti e le notizie che riguardano coloro che esercitano in modo non continuativo, dietro compenso, attività artigianali riconducibili alla produzione di beni e di servizi, in mancanza dei requisiti tecnico-professionali stabiliti dalla legge. Qui mi pare che si sia in piena genericità ed è difficile prefigurare l'attività delle Commissioni. Si può anche cadere, in certi casi, nella discrezionalità perché dove non ci sono i requisiti tecnico-professionali stabiliti dalla legge, mi pare possa essere osservazione valida quella della discrezionalità senza avere adempiuto a tutti gli obblighi posti a carico delle imprese artigiane. Anche qui ci può essere un artigiano regolarmente iscritto che esercita con tutti i requisiti la sua professione e viene colpito con le sanzioni amministrative, che vedremo enunciate nell'art. 3 unicamente perché non adempie a tutti gli obblighi imposti. Non si capisce perché un artigiano iscritto regolarmente all'Albo o, se non iscritto, che esercita comunque con i requisiti tecnico-professionali, debba subire la stessa sanzione amministrativa di colui che è un abusivo.
Quindi, sotto il profilo della tecnica legislativa sono preoccupato per cui, ferma restando la condivisibilità del principio sull'art. 2, mi asterrò.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 2, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 22 voti contrari 12 astensioni 4 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: al comma secondo, le parole "La proposta viene trasmessa" vengono sostituite dalle parole "Le segnalazioni di cui al comma primo, art. 2, con le eventuali proposte di sanzioni, vengono trasmesse".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Richiamo l'attenzione dell'Assessore perché questa formulazione farebbe immaginare una proposta di interruzione della procedura da parte della Commissione. Probabilmente la Commissione può fare una proposta in ordine all'entità della sanzione, ma sembra curioso che, in ordine al proseguimento della procedura, a maggioranza si possa decidere l'inoltro o meno di una pratica quanto meno contravvenzionale.
Le segnalazioni di cui al comma primo dell'art. 2, con le eventuali proposte di sanzione, qualora assunte a maggioranza, arrivano in Regione però che la Commissione, a maggioranza, possa decidere di archiviare, mi sembra una questione curiosa: Assessore, richiamo la sua attenzione.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Però la Commissione è la titolare di questo compito, in ogni caso non è la Giunta.



MARCHINI Sergio

Scusi, Assessore, allora riassumo anche al Presidente che è molto attento: la funzione sanzionatoria spetta alla Regione; presso la Commissione c'è una segnalazione; questa segnalazione viene sottoposta ad un voto; nel testo licenziato dalla Commissione si dice che, a maggioranza viene proposta una sanzione che poi la Giunta pronuncia.
Ma se la Regione ha un potere sanzionatorio non può essere esclusa da questo potere dalla Commissione a maggioranza; eventualmente può essere orientata dalla Commissione, la quale può dire: "Noi abbiamo rilevato questa infrazione; secondo noi è opportuno il massimo o il minimo oppure paradossalmente - niente". Però, che una qualunque segnalazione possa finire perché lo decide la Commissione provinciale a maggioranza, essendo della Regione il potere sanzionatorio, è un passaggio che disturba un po'.
Forse il collega Majorino, che ha dimestichezza su queste cose potrebbe dire qualcosa a questo proposito. Mi sembra comunque improponibile, perché se la sanzione fosse di competenza della Commissione allora la Commissione potrebbe fare e decidere quello che vuole, ma poich chi deve applicare la sanzione è la Giunta, la Giunta non può essere estromessa da una procedura solo perché la Commissione, a maggioranza, ha ritenuto di non doverla applicare.
Si dice: "formula a maggioranza la proposta di applicare le seguenti sanzioni amministrative"; questo significa che se non si formula la proposta, quel caso viene archiviato?



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Certo.



MARCHINI Sergio

No, secondo me alla Giunta deve arrivare comunque. Mi sembra difficile immaginare che il titolare del dovere di sanzione rispetto ad un comportamento possa essere estromesso dalla procedura: può essere orientato, c'è un parere, gli si può dire "secondo noi non è il caso di applicare". E' evidente che, poiché ci vuole la maggioranza perché arrivi il parere, se non c'è la maggioranza questo non arriva; è scritto qui: "le proposte vengono inoltre comunicate".
E'una questione di una qualche delicatezza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Vorrei prendere ad esempio comportamenti analoghi per altre questioni.
Cioè, non succede che venga mandato tutto alla Giunta; la Giunta definisce e quindi eroga la sanzione sulla base delle istruttorie che le vengono trasmesse e che hanno avuto una valutazione anche soltanto tecnica in un'altra sede, per esempio da parte del nostro Ufficio legale.
Quante sono le segnalazioni, di altro ordine, che arrivano alla Regione e rispetto alle quali poi comunque ci sarà o meno sanzione? La Giunta interviene soltanto quando c'è la sanzione.
Secondo me più che una questione giuridica è una questione di ordinamento. D'altra parte questo ci fa capire l'importanza di questo momento e l'interferenza che effettivamente ci può essere da parte della competenza statale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Sono orientato a ritirare l'emendamento, però posso capire l'istruttoria di un organo tecnico come presupposto in mancanza del quale la procedura non prosegue. Qui però c'è una valutazione a maggioranza quindi questa Commissione può decidere che una pratica non va avanti, non perché sia infondata o fondata, ma perché a maggioranza ritiene di non doverla mandare avanti. Mi sembra un percorso curioso.
Scusi, Assessore, lei ci dice che la Giunta viene investita soltanto in fase decisionale a seguito di elementi preparatori coerenti, conformi rispetto ai quali noi poi ci atteggiamo.
Lei prima citava l'Ufficio legale: ma l'Ufficio legale non vota a maggioranza! L'Ufficio legale, in forza dell'ordinamento del nostro personale, della macchina della Regione, ha questa funzione e quindi decide e non inoltra. Qui, invece, si deve votare a maggioranza, e se la maggioranza decide che una sanzione, che pure c'è, che è incontrovertibile perché è nei fatti, non deve essere trasmessa alla Giunta regionale, questa non viene trasmessa e la Giunta regionale viene espropriata dal potere di sanzionare un comportamento obiettivamente contravvenzionale.
Mi sembra curioso, però ritiro l'emendamento. Se la Giunta mi fa la cortesia di memorizzarlo per il proprio Ufficio legale, eventualmente lo reintrodurremo in un secondo tempo con una modifica di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino per dichiarazione di voto.



MAJORINO Gaetano

Penso che l'esame di questo progetto di legge, con particolare riferimento all'art. 3, andrebbe sospeso per un preciso e motivato parere.
La questione che pongo non è politica, perché dal punto di vista politico come ho già detto, riteniamo che debba essere colpito l'abusivismo e che questo progetto di legge, nella sua filosofia, possa essere un buon segnale.
Nell'art. 3 però ci troviamo sicuramente di fronte ad un contrasto, e quindi penso che si incorrerà in un infortunio legislativo con la legge n.
689/81, che viene infatti richiamata nell'ultimo comma e che, come è noto è la legge nazionale che prevede nel dettaglio la procedura di accertamento e di erogazione della sanzione.
La legge n. 689/81 prevede una fase di accertamento da parte dell'organo preposto al controllo di quella determinata materia; qui l'organo individuato per il controllo è la Commissione provinciale dell'artigianato. La legge n. 689/81 prevede anche che l'atto di accertamento da parte di chi è preposto al controllo sia un atto autonomo che qui viene considerato nella formulazione a maggioranza di un certo parere. Dall'impostazione della legge è chiarissimo che dovrebbe essere l'organo accertatore che, sempre ai sensi della legge n. 689/81, notifica al contravventore, nella specie all'artigiano abusivo, la contestazione della violazione; da quel momento il soggetto contestato ha un certo termine (mi pare 90 giorni) per pagare la sanzione prevista dalla legge in misura ridotta.
Questa procedura non viene solo saltata - e questa omissione è già di per sé violatrice della legge n. 689/81 - ma addirittura arriva a conferire all'organo "accertatone" il potere di fare una proposta di sanzione; in sostanza, si salta la fase di notificazione dell'accertamento per consentire all'abusivo di pagare la sanzione amministrativa in misura ridotta. Invece, secondo la legge statale n. 689, l'organo accertatore deve fermarsi e, nel caso in cui non sia stata pagata la sanzione in misura ridotta, deve trasmettere il rapporto al competente ufficio regionale per la procedura da parte del Presidente della Giunta regionale; in questo caso, al contrario, diventa addirittura un soggetto propositore della sanzione amministrativa.
A questo punto penso non sia il caso di spendere altre parole per dire che questa procedura potrebbe andare benissimo se non esistesse la legge n.
689/81, che è di tutt'altro aspetto. Qui il soggetto, cioè la Commissione provinciale dell'artigianato, non solo non notifica previamente l'accertamento ai fini della sanzione ridotta, ma propone la sanzione immediatamente al Presidente della Giunta. Mi pare che siamo proprio al di fuori dell'alveo della legge n. 689/81 e penso proprio - senza voler essere un assertore della politica del Commissario del Governo in materia di legittimità delle leggi regionali - che qui violiamo i principi fondamentali della legge n. 689/81.
Quindi, anche su questo articolo sarei tentato di votare contro; mi asterrò solo per la ragione che nell'insieme della legge daremo voto favorevole. Penso, però, di non fare la cassandra prevedendo che, quanto meno, l'art. 3 verrà censurato per manifesta illegittimità o, se meglio si vuol dire, per manifesta contrarietà e contrasto con la legge n. 689/81.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dal Consigliere Marchini è pertanto ritirato.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 3, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 20 voti contrari 9 astensioni 3 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 20 voti contrari 9 astensioni 3 L'art. 4 è approvato.
Prima di passare alla votazione dell'intero testo della legge, ha la parola il Consigliere Calligaro per dichiarazione di voto.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, esprimo il voto contrario del Gruppo PCI-PDS.
Naturalmente, siamo contrari all'abusivismo artigiano: è dannoso e rappresenta concorrenza sleale e minore garanzia per utenti e consumatori.
L'abusivo non è iscritto all'Albo, evade il fisco e le contribuzioni (per sé e per i propri dipendenti) e quindi danneggia gravemente il mercato e le norme che regolano le attività artigianali più in generale. Di conseguenza, siamo fermamente contrari al lavoro abusivo, ma questa legge non ci pare essere uno strumento che dà segnali, dunque inutile ed inapplicabile. Certo, per dire che è inapplicabile bisogna aspettare che la legge entri in vigore e che diventi operante; la sfida, allora, è vedere fra un anno ad oggi quanti artigiani abusivi saranno stati colpiti da questo strumento legislativo.
Quello che ci preoccupa, però, è un aspetto di carattere politico. Vi sono epocali trasformazioni che riguardano l'apparato produttivo del nostro Paese: le aziende si trasformano, quelle grandi ma anche quelle piccole, e le grandi aziende generalmente si trasformano con le risorse pubbliche; a loro è tutto dovuto: investimenti nel Mezzogiorno d'Italia, sostenuti dallo Stato con la legge De Vito, programmi straordinari per il Mezzogiorno, ecc.
I piccoli devono necessariamente saper stare sul mercato contando esclusivamente sulle loro forze, sulla loro capacità di stare sul mercato ahimè, senza sostegni, senza contributi; in sostanza, devono sapersi arrangiare. Eppure, chiunque sostenga oggi la necessità di una politica attiva dell'occupazione non può prescindere dall'impresa minore, che è l'unica che sa ancora creare posti di lavoro ed è l'unica che potrà determinare incrementi occupazionali.
In piena crisi economica, le imprese minori hanno avuto un incremento occupazionale; quindi non devono essere sostenute solo perché sono imprese come le altre, perché hanno pari dignità, indipendentemente dalle dimensioni (che naturalmente sono minori), ma devono essere sostenute anche per portare avanti una politica attiva del lavoro capace di creare posti di lavoro, di incrementare l'occupazione nelle attività industriali e manifatturiere. Così non è: le imprese artigiane non hanno pari dignità sono sole di fronte a queste epocali trasformazioni e non vi sono politiche concrete di sostegno che favoriscano le trasformazioni organizzative e tecnologiche che sono necessarie. Non si tratta di sostenere un'azienda sui generis, si tratta di consentire le trasformazioni necessarie perché sappia stare sul mercato efficacemente.
Queste politiche concrete di sostegno, capaci di favorire le trasformazioni delle imprese minori, da chi devono essere fatte? Dallo Stato. La legge quadro del 1985 recita all'art. 1 che "spetta alle Regioni l'adozione di provvedimenti diretti alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato ed alla valorizzazione delle produzioni artigiane nelle loro diverse espressioni (territoriali, artistiche e tradizionali) con particolare riferimento - udite! - alle agevolazioni di accesso al credito all'assistenza tecnica, alla ricerca applicata, alla formazione professionale, all'associazionismo economico, alla realizzazione di insediamenti artigiani, alle agevolazioni per le esportazioni". Dalla ricerca all'esportazione è compito delle Regioni, ma lo Stato si è dimenticato di finanziare la legge quadro che è del 1985! Quindi agli artigiani sono stati trasferiti contributi pari a zero lire! La legge per la piccola e media industria non ha riguardato l'azienda artigiana.



FERRARA Franco

Sei male informato: ha compreso per la prima volta le imprese artigiane!



CALLIGARO Germano

Diciamo la verità, allora: ha sfiorato le imprese artigiane, le ha appena sfiorate! Persino Dardanello è convinto di questo, quindi è tutto detto!



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Nella gestione della legge, non nei principi.



CALLIGARO Germano

Voi sapete meglio di me che la legge per la piccola e media impresa stanzia in tre anni 1.500 miliardi di lire: la bellezza - si fa per dire di 500 miliardi di lire all'anno! E' già accaduto che una legge - faccio l'esempio della legge per l'innovazione - fosse riferita alla grande e alla piccola impresa, ma il 99% dei finanziamenti sono andati alla grande impresa. Qui accadrà la stessa cosa: le aziende medie e piccole, che hanno maggiori possibilità di presentare dei piani e dei programmi di trasformazione, ridurranno ai margini le imprese artigiane.
Anche il Regolamento CEE n. 2052, le imprese artigiane le sfiora soltanto. Le conseguenze sono quelle sostenute dal Comitato di coordinamento unitario tra le Confederazioni artigiane del Piemonte. Il Coordinamento esprime viva protesta per l'ulteriore drastica riduzione delle risorse finanziare che vengono destinate all'artigianato dalla Regione; denuncia una situazione di inoperatività e assenza politico progettuale dell'Assessorato all'artigianato che ormai si protrae da anni quindi non si può incolpare l'Assessore in carica oggi, è una situazione che si protrae da anni! Siamo alla totale smobilitazione dell'Assessorato all'artigianato, che è materia primaria di competenza della Regione. La legislazione per l'artigianato, ferma al periodo compreso tra la fine degli anni '70 e la prima metà degli anni '80, deve essere rivisitata alla luce delle sostanziali modifiche che il comparto artigiano ha subìto e sta subendo. Si chiedono modifiche degli strumenti legislativi, un testo unico per l'artigianato. Le leggi vigenti sono meramente sulla carta e - ahimè non prevedono provvidenze di sorta. In altre realtà (Veneto, Emilia Lombardia e Marche), pur in presenza di analoghe difficoltà di bilancio sono state impegnate risorse adeguate e sono stati aggiornati gli strumenti legislativi riconoscendo così all'artigianato un ruolo primario per lo sviluppo delle economie locali e regionali.
Questo è quanto sostiene il Comitato di coordinamento unitario tra le Confederazioni artigiane del Piemonte.
Si osa dire che la legge in via di approvazione è un segnale positivo! Stiamo con i piedi per terra! Io penso sia un segnale negativo. E' come quel capofamiglia che vede bruciare la propria casa e la famiglia - ahimè all'interno dell'abitazione e si trastulla nel cortile senza correre ai ripari, senza salvare la propria famiglia, senza cercare di spegnere l'incendio. Pensate che razza di segnale diamo! Forniamo agli artigiani uno strumento che funzionerà solo se l'artigiano abusivo si autodenuncerà! Voi avete una grande fiducia sui pentiti, sul fenomeno del pentitismo. Ammetto che possano esserci altri casi di denuncia: ad esempio, da parte del cliente che si considera ingannato, truffato in qualche modo, al quale è stato fatto un pessimo lavoro a prezzi rilevantissimi. Può darsi che uno sia portato in qualche modo a rivalersi con una denuncia dell'artigiano che ha svolto l'attività e che è un abusivo.
Ammettiamo almeno una cosa (su questo dovremmo essere d'accordo): l'azienda di minori dimensioni deve avere pari dignità rispetto alle altre imprese. L'azienda di minori dimensioni è l'unica che può incrementare oggi l'occupazione in questo Paese, ma non solo oggi, perlomeno nel prossimo decennio, e che deve essere sorretta nel suo sforzo di trasformazione per diventare azienda a tutti gli effetti capace di stare sul mercato. Non è più sostenibile il patto scellerato tra governanti e associazioni di imprese minori in base al quale tutte le grandi risorse erano destinate alle grandi imprese e alle piccole imprese si consentiva benevolmente una sorta di franchigia fiscale: "Tu non hai diritto a sostegni per le tue attività, in compenso chiudiamo un occhio sul fisco". Questa politica questo patto non sta più in piedi! Bisogna ribaltare la vecchia impostazione, considerare l'impresa minore impresa a pari dignità, a tutti gli effetti, che è di fronte ai problemi di trasformazione, che ha bisogno di essere sostenuta in questa fase di trasformazione, quindi più che di sostegno all'impresa parlerei di sostegno alle trasformazioni che l'impresa deve realizzare se vuol saper stare sul mercato. Allora non franchigie fiscali, che tra l'altro non sono più possibili, ma politiche attive.
Ho cercato di dirvi che la legge quadro non ha stanziato una lira, ma voi sapete quanto me, forse meglio di me, che la legge per la piccola-media industria sfiora le aziende artigiane, che il Regolamento n. 2052 fa qualche cenno, ma senza conseguenze concrete, per cui unitariamente il Comitato di coordinamento delle Confederazioni artigiane del Piemonte dice cose molto pesanti sulla politica nazionale e sulla politica regionale. Non si può coprire questa situazione con uno strumento che fa finta di combattere l'evasione. Noi siamo d'accordo che si debba combattere l'evasione, ma questo non è lo strumento adatto a combattere l'evasione: ben altre erano le priorità! Voi tranquillamente dimenticate le priorità e pensate di dare un contentino agli artigiani dicendo loro che questo strumento potrà colpire o limitare l'abusivismo artigiano, ma nemmeno voi ci credete!



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Il Gruppo MSI esprimerà voto favorevole su questo progetto di legge anche se non abbiamo mancato di sottolineare i motivi che ci portavano ad una stesura più precisa allo scopo di evitare che si incagliasse, dal punto di vista procedurale, lungo la strada.
Voto favorevole per due motivi. Innanzitutto perché siamo stati tra i promotori di questa legge recuperando un'analoga normativa che era decaduta con la fine della legislatura. In secondo luogo perché riteniamo di aver partecipato con attenzione alla stesura del testo finale, al di là di alcuni punti che non ci trovavano del tutto d'accordo dal punto di vista tecnico.
Penso sia perfettamente inutile parlare molto su questo argomento perché ritengo che le aziende artigiane, come tutte le piccole imprese chiedano sostanzialmente una cosa: di essere lasciate in pace con un solo piccolo aiuto. Se questa Regione vuole essere credibile nei confronti delle piccole imprese degli artigiani dovrebbe concentrare i suoi sforzi verso un unico obiettivo in una sola legge: trovare il modo di rifinanziare l'Artigiancassa e permettere agli artigiani che vogliono investire di poter acquisire delle attrezzature ad un prezzo che sia ovviamente di mercato e poi pagare degli interessi vicini al tasso di inflazione, perché è impossibile che una piccola impresa, come peraltro anche le grandi imprese possa ricorrere al credito ordinario in ragione del 20% annuo quando i propri prezzi oggi possono crescere al massimo del 56%. Se l'ente pubblico anziché fare tante normative, tanti controlli, tante confusioni, fosse in grado semplicemente di permettere il finanziamento di leggi già esistenti che si incagliano per anni semplicemente perché mancano i fondi, io penso che questo sistema e per esso, per quanto è di competenza (poca!), il Consiglio regionale, sarebbe estremamente più credibile. Questa è la semplice ricetta per risollevare il settore dell'artigianato che sarebbe opportuno mettere in pista e soprattutto finanziare.
Per quanto riguarda la normativa di oggi, riteniamo sia un segno positivo tentare perlomeno di arginare l'abusivismo, che molto spesso è la spia di una situazione di degrado dal punto di vista economico come quella che oggi stiamo vivendo.
Non vado a criminalizzare l'abusivo che in pratica trova con questo modo la maniera di sbarcare il lunario. Sottolineo il fatto che troppo spesso si registrano incidenti di malfunzionamento degli impianti nel caso di artigiani impiantistici, o più in generale di impianti realizzati non a regola d'arte per mancanza di capacità tecniche da parte di chi li realizza. Non mi illudo che questa legge possa servire a molto, per perlomeno, visto che è una legge che "non ci costa", è un segno di attenzione che secondo me è doverosa nei riguardi di questa categoria.
Non siamo entusiasti del testo che ne viene fuori, ritenevamo migliore il testo originario proposto dalle stesse Associazioni artigiane che tra l'altro avevano presentato questo testo di legge con una raccolta autenticata di firme, che è un sistema di democrazia diretta che, secondo me, ha estrema importanza ad essere preservato perché per la prima volta la Regione è stata chiamata ad esprimersi su una proposta di legge a firma della gente.
In conclusione, ribadisco il voto complessivo favorevole, certo non entusiasticamente, ma con l'augurio, che è una richiesta di impegno alla maggioranza, alla Giunta, a tutti noi, di non continuare a fare nuove leggi, ma di far funzionare quelle che già ci sono concentrando gli sforzi e nel campo specifico della piccola impresa dare maggiori possibilità di funzionamento ad una legge estremamente semplice che dica alla piccola impresa di preparare tutti i documenti e di comprare le attrezzature, da pagare integralmente perché io sono contro l'assistenzialismo, però ad un tasso di riferimento che sia in coerenza non solo con la concorrenza europea, ma anche con la logica dei tempi in un sistema bancario che invece è al di fuori della logica del sistema economico.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dardanello.



DARDANELLO Ferruccio

Questa mattina non c'era il collega Calligaro e ci sentivamo un po' orfani della sua presenza quando si è discusso questo progetto di legge che ha visto, come ha detto bene il relatore Marchini, un iter lunghissimo. Ci dispiace persino che non ci fosse, perché le battaglie, anche accese, che abbiamo avuto in Commissione in questi due anni avevano visto sovente tesi e posizioni, della maggioranza dei partecipanti alla Commissione contrapposte a quelle degli amici Bosio e Calligaro. Quando ha iniziato il suo intervento l'amico Calligaro ha detto: "Non sono contrario all'abusivismo nell'artigianato". Era probabilmente un lapsus freudiano, ma io ho pensato: "Allora sei favorevole all'abusivismo", dopo si è ricreduto e ha detto: "No".



(Interruzione del Consigliere Calligaro)



DARDANELLO Ferruccio

Era un lapsus freudiano. Dato che avevi iniziato in quel modo ho pensato: "Eccolo qui!", dopo ti sei ripreso e hai detto giustamente quello che era il tuo pensiero, un pensiero che in termini generali credo ci veda tutti d'accordo. Questo comparto deve avere pari dignità con gli altri comparti dell'economia e a me pare che non l'abbia avuta né nei tempi passati né ora. E' necessaria una politica attiva del lavoro che veda il comparto artigiano svolgere un grande ruolo e avere pari dignità. Sono necessarie politiche concrete di sostegno e sotto questo profilo credo che tutti i 60 Consiglieri siano d'accordo nel dire che questo comparto, che conta 300.000 addetti, è uno dei pochi che in questo momento è in grado di creare nuovi posti di lavoro. Dobbiamo ricordarlo sempre e non solo nelle intenzioni, dobbiamo ricordarlo quando andiamo a creare i presupposti perché questi posti di lavoro vengano realizzati.
Bisogna concentrare gli sforzi, siamo tutti d'accordo, bisogna trovare qualche soluzione. L'Artigiancassa può essere uno strumento importante al quale il comparto fa grande riferimento e sarebbe un segnale ulteriore di grande attenzione. Il collega Calligaro leggeva prima l'elencazione di tutte le rivendicazioni del mondo dell'artigianato che rivolgeva delle accuse alle amministrazioni pubbliche, quindi anche al governo della Regione Piemonte. Questo comparto chiedeva e chiede una tutela maggiore. A me pare che la Giunta e il Consiglio della Regione Piemonte stiano dando un segnale positivo cercando di tutelare questo comparto inizialmente in modo discreto. Ma io dico che è un segnale importante, perché riteniamo tutti che l'artigianato, il mondo del lavoro autonomo possa rappresentare per il futuro, come ha già rappresentato e rappresenta tuttora, una svolta importante per una crescita dell'economia e della società piemontese tutta.
Un augurio quindi che nel prossimo bilancio vi siano attenzioni diverse. Il Regolamento CEE n. 2052 è un momento importante, ce ne rendiamo tutti conto. La politica di sostegno alle piccole e medie imprese - che il collega dice che solo parzialmente ha toccato il mondo dell'artigianato ha comunque incominciato ad avvicinarsi a quello che è il mondo della piccola impresa. Mi auguro che nel bilancio 1993 anche dalla Regione Piemonte vi sia un segnale forte, un segnale che decisamente possa farci ricredere su questa valutazione negativa che qualcuno di voi ha oggi fatto.
Credo vi sia questo tipo di volontà, ne sono certo, ne sono estremamente convinto ed è con questa soddisfazione che dichiaro il voto favorevole del Gruppo democristiano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Presidente, colleghi, a nome del Gruppo socialista esprimo voto favorevole, perché ritengo che questo progetto di legge sia un segnale positivo. E' una sottolineatura doverosa nei confronti della categoria e concordo con i colleghi nel dire che si tratta di uno dei settori che, in mezzo ad una grande crisi, riesce a rappresentare una speranza ed una prospettiva. Non voglio enfatizzare la legge, anche perché, come sempre accade per ogni legge che viene fatta, vi è sempre chi va a cercare il modo per aggirarla, però mi sembra sia doveroso dare questo segnale. Esprimo volentieri il voto positivo del Gruppo socialista, anche perché il mio primo approccio con il mondo del lavoro è avvenuto in un'azienda artigiana e so bene quali sono i problemi, le difficoltà e anche la concorrenza che le stesse devono affrontare. Non vi è la pretesa di demonizzarle, ma l'intento di far capire che ogni mestiere deve svolgersi alla luce del sole, ognuno deve dare il suo contributo, deve fare la sua parte, senza operare in modo abusivo danneggiando non solo la categoria, ma anche il cliente che fiduciosamente si è rivolto a questo o a quell'altro operaio presunto esperto. Per questo occorre dare attenzione con legge alle attese della categoria. Nello spirito di questa legge credo si possa leggere un atto di fiducia nei confronti di una categoria che non ha bisogno di particolari protezioni di carattere giuridico, perché è una categoria che per mettere in campo l'arte, mette in campo anche i rischi, i mezzi, le risorse fino all'indebitamento. Perciò è necessario che questa categoria sappia che vi è questa attenzione nei confronti della grande industria la quale potrà essere una struttura portante della futura società del Duemila una società che va articolandosi sempre più usando mezzi sofisticati ed avanzati e che fa emergere un'esigenza di grande professionalità che si trova proprio nell'azienda artigiana dove escono e dove si realizzano le opere d'arte alle quali alcuni colleghi facevano riferimento. Certo sarebbe ben poca cosa se noi ci fermassimo qui e condivido le ragioni che sono state portate sia da chi ritiene che questa legge è un atto negativo e sia da chi, come me e come altri, ritiene che sia un segnale positivo. Non ci fermiamo naturalmente qui, perché se ci fermassimo qui avremmo soltanto visto il problema dal punto di vista burocratico. Il problema è giuridico e va considerato anche dal punto di vista dei contenuti. Se è vero come è vero che in Piemonte l'artigianato è uno dei comparti che resiste di più ai grandi problemi che travolgono l'economia manifatturiera, allora è altrettanto vero che occorre dotare l"Artigiancassa di mezzi maggiori, che occorre aiutare il settore, che occorre favorire la realizzazione di consorzi, di fidi, e che, attraverso il concorso delle banche, degli enti locali e delle Camere di Commercio, si riesca ad aiutare la gente che vuole fare ad accedere al denaro delle banche a costi accettabili e non a quelli che ora come ora le banche praticano sul mercato. Questo è l'obiettivo che noi socialisti stiamo inseguendo affinché nel bilancio 1993 ci sia un impegno maggiore della Regione per favorire il raggiungimento di quei traguardi, naturalmente utilizzando tutti i meccanismi legislativi sia di carattere nazionale che di carattere europeo. La categoria artigiana va aiutata perché da sola non riuscirebbe a dare le risposte che la gente si aspetta.



(Interruzione del Consigliere Calligaro)



ROSSA Angelo

Se è vero che queste sono le risposte positive, occorre aiutare ogni sforzo concentrando gli aiuti in settori primari, evitando quindi, se possibile (naturalmente non ne faccio una questione di fede in assoluto) di applicare le sovraimposte e le addizionali, perché anche queste peserebbero sulla comunità piemontese.
Ritengo che al settore dell'artigianato dovremmo dedicare maggiore attenzione. Riteniamo che la linea delle aree attrezzate, dei servizi alle imprese, dello sviluppo tecnologico, del collegamento e dell'inserimento di infrastrutture solide possa rispondere alla domanda di chi vuole intraprendere con fiducia, nonostante i grossi problemi esistenti, una professione nel settore.
Questo è quanto ci hanno detto e ci stanno dicendo i rappresentanti delle categorie; questioni che noi socialisti intendiamo portare avanti: è questo l'impegno da assumere nelle istituzioni pubbliche, dando come esempio l'impegno della Regione, affinché anche gli altri enti possano concorrere a risolvere i vari problemi. Ci sembra essere questa la meta per la quale si debba lavorare, associando insieme agli obiettivi di sviluppo anche questo momento legislativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Due parole per motivare il voto contrario di Rifondazione Comunista.
Questa legge - si è detto - risponde all'esigenza di garantire pari opportunità di partenza a tutti gli artigiani; in realtà, la struttura corporativa e non democratica di questa categoria fa pensare come non sia gestibile, con una leggina di questo tipo, un intervento sulla materia che richiede ben altro.
Si tratta non tanto di far subire norme sanzionatorie simili fra loro a strutture imprenditoriali artigianali che di fatto hanno contenuti operativi e professionali tra di loro assolutamente difformi, competenze professionali non paragonabili; riteniamo che i problemi vadano affrontati con l'obiettivo primario di garantire qualità e competenza. Non è quindi prioritariamente con la sanzione che si possono raggiungere obiettivi che siano garanzia per questa imprenditoria minore, per i dipendenti delle ditte artigianali, per i consumatori.
Riteniamo si debba superare l'abusivismo attraverso azioni positive che facilitino la riqualificazione professionale, che trasmettano competenze gestionali, che facilitino l'individuazione e il mantenimento di sedi per l'attivazione di queste attività imprenditoriali.
Non ci sembra assolutamente che la legge dia questo tipo di risposte ci viene invece il sospetto che possa essere letta come legge di scambio.
In realtà, non si sa bene cosa si scambia: da una parte, sembra che l'Ente Regione dichiari di garantire protezione a fronte di atteggiamenti e comportamenti non socialmente accettabili. Non dimentichiamo che questa categoria ha sollecitato la raccolta di firme per l'abolizione della legge pur limitata, che introduceva lo Statuto dei lavoratori a difesa dei dipendenti delle ditte artigianali. Questa categoria non interviene efficacemente nella tutela del diritto alla salute nei luoghi di lavoro dei suoi dipendenti; categoria in cui il lavoro nero, anche in ditte non abusive, facilita certamente il rischio di incidenti sul lavoro, e non dà sufficienti garanzie per chi è assunto- questa volta abusivamente - da datori di lavoro artigiani poco scrupolosi.
Ci sembra quindi un regalo non dovuto, e in questo senso votiamo in maniera assolutamente contraria.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere La legge è approvata.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 48: "Proposta di legge di iniziativa popolare 'Norme per la repressione del lavoro abusivo, per la garanzia degli utenti e per la tutela della professionalità degli imprenditori artigiani '" Votazione ordine del giorno di non passaggio all'esame degli articoli


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'ordine del giorno di non passaggio all'esame degli articoli del progetto di legge n. 48, di cui al punto 12) all'o.d.g.
ai sensi dell'art. 79 del Regolamento consiliare, a firma del Consigliere Marchini, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, preso atto che la materia oggetto del progetto di legge n. 48 'Norme per la repressione del lavoro abusivo per la garanzia degli utenti e per la tutela della professionalità degli artigiani, di iniziativa popolare, è stata esaminata dalla III Commissione all'interno del testo unificato dei progetti di legge n. 10 'Norme perla repressione del lavoro abusivo, per la garanzia degli utenti e la tutela della professionalità degli artigiani; n. 125 'Norme contro l'abusivismo nell'artigianato, n. 132 'Norme contro l'abusivismo nell'artigianato'e che il testo unificato è stato licenziato dalla stessa Commissione ed iscritto all'o.d.g. del Consiglio regionale convocato per il 3/11/1992 delibera il non passaggio all'esame degli articoli della proposta di legge di iniziativa popolare n. 48 relativa a 'Norme per la repressione del lavoro abusivo, per la garanzia degli utenti e per la tutela della professionalità degli artigiani"'.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 26 voti favorevoli e 8 astensioni.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 324: "L.R. 21/3/ 1984 n. 18, in materia di opere e lavori pubblici -Proroga dell'entrata in vigore di alcune norme"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 324, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Fiumara che ha pertanto la parola.



FIUMARA Francesco, relatore

Credo doveroso, come relatore, manifestare tutto il mio disagio nell'affrontare ancora una volta - per me si tratta della seconda volta per altri colleghi ormai sono anni, sono sette anni - la proroga dell'entrata in vigore di alcune norme della legge n. 18/84. Sono convinto che, se le norme sulla programmazione non sono di facile applicazione l'esecutivo, la Giunta deve preparare un disegno di legge che modifichi stralci questa parte. Diversamente, se la legge rimane quella che è, ha il dovere di applicarla fino in fondo. Aggiungo pure che, per quanto mi riguarda, sarà molto difficile che l'anno venturo voti ancora a favore.
Come tutti i colleghi sanno, la L.R. n. 18/84 dedica il Titolo II alle norme di programmazione degli interventi, prevedendo l'approvazione da parte del Consiglio regionale del piano pluriennale delle opere e dei lavori pubblici, nonché dei programmi di intervento annuali e pluriennali da approvarsi contestualmente al bilancio. Si tratta di un iter estremamente complesso per il finanziamento delle opere ammesse a contributo.
Come è già successo in anni precedenti, con le LL.RR. 7/8/1986, n.
34,25/8/1987, n. 43 e 14/1/ 1991, n, l, in attesa di una modifica organica della L. R. n. 18, indispensabile ed urgente proprio sulla base dell'esperienza maturata, viene proposta dalla Giunta regionale, con il disegno di legge n. 324, un'ulteriore sospensione del Titolo II, art. 4, 5 6, 7 e 8. Il disegno di legge assegnato in sede referente alla II Commissione in data 30/11/1992, in relazione all'urgenza d'esame segnalata dalla Giunta, è stato esaminato nella seduta del 2 novembre. Il dibattito ha fatto registrare il dissenso espresso dai rappresentanti dei Gruppi di opposizione presenti alla riunione, per il ripetersi di provvedimenti di sospensione del Titolo II, a cui non consegue l'iniziativa di una modifica organica della disciplina.
Gli Assessori presenti alla seduta hanno tuttavia sostenuto la necessità del provvedimento, indicando disparità abissale tra le richieste e le somme disponibili; nel solo segmento della depurazione delle acque le richieste ammonterebbero a circa 1.000 miliardi; pari, se non superiore, la richiesta per gli acquedotti a fronte di una disponibilità di circa 5 miliardi. Non si può quindi non rilevare che le risorse al bilancio non consentono alcuna programmazione quinquennale; anche questo è doveroso riaffermare in Consiglio regionale.
E' per questa evidenza e per non impedire un seppur minimo intervento regionale che la II Commissione, con il voto dei rappresentanti dei Gruppi di maggioranza presenti, ha licenziato il disegno di legge n. 324 esprimendo contemporaneamente una forte raccomandazione per la revisione della L.R. n. 18/84.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente. Vorrei incominciare con la lettura, che per discrezione il Presidente della Commissione non ha fatto, della relazione con cui la Giunta ha trasmesso alla II Commissione il progetto di legge. E' una relazione di quattro righe e mezzo, quindi si può leggere molto rapidamente. Dice: "Così come negli anni precedenti, anche nel 1992 tale iter" - cioè l'iter previsto dalla legge n. 18 - "non è stato compiuto rendendo necessario, per effettuare gli interventi previsti da diverse leggi settoriali, una nuova proroga nell'entrata in vigore delle norme di programmazione degli interventi".
Come si vede è una relazione molto sintetica, in cui il redattore ha avuto probabilmente un po' vergogna di dover argomentare e ha preferito non argomentare. Ci dice: 'Ancora una volta si rinvia", e lì si è fermato perché non ha saputo trovare giustificazioni. In effetti, giustificazioni non ce ne sono. Infatti, non solo la Giunta era ben cosciente della questione perché aveva già dovuto proporre un rinvio lo scorso anno, ma anche il mio Gruppo come credo anche altri Gruppi di opposizione hanno continuato a richiamare la Giunta a questo dovere, a ricordarglielo prevenendo e prevedendo che si sarebbe poi arrivati ad una situazione analoga, un'altra volta, in corrispondenza della fine dell'anno, cioè in corrispondenza di quella scadenza (31 ottobre) entro la quale dovrebbe essere predisposto il programma annuale come conseguenza del programma pluriennale. Tutto questo creando, tra l'altro, una volta di più, una situazione di illegalità, perché nel frattempo, in assenza del programma, è stata assunta tutta una serie di decisioni di spesa, decisioni tutte illegittime fino ad oggi e che vengono sanate a posteriori con una procedura che potrebbe anche interessare soggetti esterni a questo Consiglio, perché assunte con una procedura fortemente scorretta.
Chi non dispone degli strumenti previsti da una legge o si dota - come in questo caso, pur essendo criticabile politicamente - almeno di uno strumento formale che lo autorizzi a derogare alla legge oppure è in violazione della legge, quindi per tutto l'anno la Giunta ha operato in palese e conosciuta violazione di una legge. Violazione di una legge che signori miei, per atti del tutto analoghi, ha portato Giunte regionali di altre Regioni ad essere incriminate, perché violare una norma sulla programmazione delle opere pubbliche equivale a dire che si intende operare in maniera totalmente discrezionale. Come voi sapete, questo, per esempio è il tipo di cose che è stato contestato alla Giunta della Regione Abruzzo.
Appare dunque ben strano - e a nostro avviso molto grave - che, in tempi di grande e giusta attenzione da parte della Magistratura a ciò che fanno le Amministrazioni, la Giunta non si sia premurata di essere almeno in termini di legalità formale; quanto alla legalità sostanziale non v'è dubbio che non c'è e non ci va nemmeno con questa legge, perché non si dà che una legge del 1984, modificata poi nel 1986, non sia a tutt'oggi applicata. Non si dà proprio perché qualunque Amministrazione, qualunque governo ritenga di non essere in grado, per proprie colpe o per colpa della legge come era stata approvata, di rispettare una propria legge, ha il dovere di proporne una modifica; se invece ritiene che la legge è correttamente impostata, ha il dovere di rispettarla e quindi di attuare i compiti di programmazione.
Ma vengo rapidamente al merito della questione. E' così impossibile come anche il Presidente Fiumara ha in qualche modo suggerito nella relazione - o così difficile realizzare la programmazione delle opere pubbliche? Cioè, dobbiamo essere condannati per sempre ad opere pubbliche decise in maniera totalmente discrezionale? Penso al fatto che, proprio in questi giorni, da parte del sindacato dei lavoratori del settore edile, ci è venuta una richiesta di aiuto a ricostruire i percorsi di decisioni in materia di opere pubbliche, per cercare di capire che possibilità di lavoro futuro in quel settore ci saranno. Ovviamente, in un momento in cui la situazione economica è molto difficile, in particolare in certi settori, c'è interesse (immagino anche da parte degli operatori) a capire quali saranno i programmi di opere che andranno in decisione, quindi in appalto nel periodo futuro. E in situazione di grave crisi occupazionale, è ovvio che tutti i soggetti operanti in Piemonte abbiano interesse a capire come la Regione programma il proprio lavoro. E' quindi gravissimo il comportamento di chi, non riuscendo a rendere pubblica la programmazione della domanda pubblica nei prossimi anni, impedisce anche al settore privato di fare i propri programmi e di sapere se e quale sarà la massa della domanda pubblica che avverrà in questo campo.
E' così difficile - dicevo - fare della programmazione? Forse la legge risente del modo con cui si scriveva di programmazione nella metà degli anni '80, e che quindi possa apparire un po' burocratica, ma nella sostanza noi oggi sappiamo che è possibile fare della programmazione in materie come questa. Naturalmente si tratta di una programmazione che ha imparato dagli errori e dai difetti di quella passata ad aggiornare man mano i programmi sulla base del mutare delle esigenze e dei bisogni, della capacità di spesa e degli obiettivi programmatici della Regione.
Ciò che si chiede nel settore delle opere pubbliche, e che chiede la legge a nostro avviso, non è l'immutabilità del programma, come se questo fosse una specie di statua; si chiede che le intenzioni programmatiche di operare siano esplicitate e che quando si intende modificarle, la modifica sia anch'essa resa palese attraverso una modifica del programma. Cioè, che ci sia trasparenza in tutto l'operare della Regione in materia di opere pubbliche, materia così delicata soprattutto in questo momento di vita difficile delle istituzioni e certamente non di buon rapporto fra cittadini ed istituzioni, ma anche fra operatori ed istituzioni.
Allora se è grave sul piano legislativo, sul piano giuridico, di legittimità del comportamento della Giunta, è altrettanto più grave sul piano sostanziale la palese incapacità o la non volontà o la mancanza di volontà di operare in modo programmatico e quindi in modo trasparente.
Cioè, di esprimere delle volontà e di consentire a chiunque di confrontarle con decisioni concrete di assegnazione dei contributi, di attribuzione delle opere.
Questa è la cosa che si chiede. Non si chiede il programma monumento il programma per i posteri: si chiede che venga fatto un censimento dei fabbisogni nei diversi settori delle opere pubbliche; che vengano indicati di questi fabbisogni, quelli che la Regione ritiene importanti; che vengano altresì indicate delle priorità al momento attuale della definizione del programma, priorità che possono anche cambiare se cambiano le condizioni e le ragioni per cui erano state indicate.
Per queste ragioni, noi riteniamo gravissimo, oltre che non corretto sul piano della legittimità, il comportamento della Giunta. Non ci limiteremo dunque ad un voto contrario, ma non parteciperemo al voto, per segnalare il nostro totale dissenso da questo modo di comportarsi, che è purtroppo una prassi corrente: quello di considerare la programmazione carta straccia e quindi di rendere, per questa via, l'azione della Regione torbida, assolutamente non controllabile, violando il primo dovere di un'Amministrazione, che è quello della chiarezza e della trasparenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Colgo l'occasione per esprimere la posizione del Gruppo Verde in merito a questo provvedimento. Colgo altresì l'occasione per tranquillizzare il Consigliere Chiezzi, che ha avviato un particolare censimento in quest'aula, sul fatto che non appartengo ad alcuna loggia massonica.
Venendo al provvedimento oggetto di questa discussione, il Gruppo Verde esprime una posizione negativa in merito ai contenuti e soprattutto alla volontà che sta sotto questo provvedimento. Non è la prima volta che ci troviamo a discutere di simili questioni; nella sostanza si tratta di prorogare, per l'ennesima volta, il Titolo più importante della L.R. n. 18 84, che definiva i criteri in base ai quali avviare una seria programmazione in materia di realizzazione delle opere pubbliche.
Questa legge regionale segue un analogo provvedimento votato da quest'aula alla fine del 1990; risalendo ancora più indietro nel tempo si scopre che anche nel 1986, quindi due anni dopo l'emanazione di questa legge, con analoghe leggi regionali si era avviata questa procedura di continua posticipazione dell'applicazione di quello che è il cuore di questa legge, cioè della parte che definisce, da un lato, i criteri di programmazione senza i quali non è possibile, attraverso un criterio ben stabilito, definire quali opere sono necessarie e da realizzare in funzione di una programmazione di ampia scala, e, dall'altro lato, i criteri in base ai quali distribuire le risorse economiche disponibili - purtroppo sempre più scarse - in funzione della coerenza e dei benefici che derivano dalla realizzazione di tali opere.
Non vorrei aggiungere altre parole a quanto detto perché le ritengo inutili, anche alla luce di quanto è stato presentato in Commissione come relazione di accompagnamento di questo disegno di legge da parte della Giunta. Ritengo che sia riconducibile alla responsabilità dell'Assessore Panella, che è competente in materia, proprio perché la scarsità degli elementi portati a giustificazione di tale provvedimento non ci consentono di entrare nel merito.
Mi limito a sottolineare una cosa: è inaccettabile il fatto che si proponga un continuo rinvio dell'applicazione di una parte così importante di una legge regionale e quindi di accettare come prassi la deregolamentazione, in applicazione di leggi che la stessa Regione si era data e che quindi dovrebbe essere la prima interprete ad applicare i contenuti di queste norme. Tale provvedimento non viene giustificato con un'analisi precisa di quali sono le ragioni che per diversi anni hanno impedito all'Assessorato competente e alla Giunta di presentare, come previsto dalla legge, al Consiglio regionale un piano pluriennale delle opere e dei lavori pubblici e dei programmi di intervento annuali e pluriannuali. Se non si risale alle ragioni che impediscono all'Amministrazione di operare e quindi di adempiere a quanto stabilito da una legge che lei stessa ha promulgato, ci chiediamo come possiamo rimuovere tali ostacoli per poter concretamente arrivare a definire una programmazione.
Tutto questo non viene spiegato nella relazione di accompagnamento al disegno di legge, mentre dall'altra parte - cosa che ci rammarica indipendentemente dai contenuti proposti - anche la legge regionale presentata dalla Giunta proprio in materia di opere e lavori pubblici, che forse intendeva rimuovere tali ostacoli, è stata, poco dopo la presentazione in Commissione, subito accantonata. Tuttora non si capisce quale sia la volontà della Giunta in merito a tale problema e quindi quali tempi e quali strategie si darà la stessa per addivenire ad una soluzione che noi auspichiamo definitiva, di tale problema, per far sì che la programmazione possa ritrovare un ruolo all'interno di questa Regione.
Sembra invece che la Regione voglia continuare ad assumere provvedimenti importanti come quello della distribuzione delle risorse per finanziare opere pubbliche all'interno di un criterio programmatorio e non scegliendo di volta in volta, caso per caso, con una distribuzione difficile da comprendere, i criteri in base ai quali esplicare la sua azione.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Consigliere Miglio, so che non le piace l'idea, ma non sono l'Assessore ai lavori pubblici.



PRESIDENTE

Assessore, sia cortese. Portiamo a termine i diversi interventi dopodiché lei potrà rispondere adeguatamente con tutto il tempo a disposizione.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Questo disegno di legge presentato all'approvazione del Consiglio, con il quale si cancella la programmazione delle opere pubbliche, è di una gravità indicibile. Non ci sono più parole, o ve ne sono pochissime, a disposizione per protestare contro questo modo di agire; mi permetta quindi di dire che dei dieci minuti a disposizione per l'intervento, venga scritto nel resoconto stenografico che nove minuti sono di silenzio.
Nell'ultimo minuto leggerò una breve dichiarazione, che è la seguente: "L'eliminazione della programmazione come metodo di governo della spesa per opere pubbliche, la conseguente prassi di concedere finanziamenti caso per caso, sotto l'influenza di varie 'emergenze', 'urgenze' e 'necessità', che consentono le più disparate discrezionalità settoriali e territoriali hanno portato alla rovina economica ed ambientale l'Italia e hanno degenerato i rapporti tra politica e morale. Protesto contro questi metodi e non partecipo alla votazione".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Rispondo al Consigliere Chiezzi per la parte che mi riguarda.
Ho già esposto in Commissione qual è la situazione per quanto riguarda il mio settore.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

O rispondi per la Giunta, oppure stai zitto!



GARINO Marcello, Assessore regionale

Io non ho problemi a rispondere per la Giunta, ma - se mi è permesso con particolare riguardo al mio settore che è molto indicativo.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Non ci interessa!



GARINO Marcello, Assessore regionale

Interessa sì, perché secondo me il problema è stato visto da alcuni colleghi come un problema di grande programmazione; la verità è che gli interventi che sono già stati inseriti nell'assestamento di bilancio - e a questi ci si riferisce con questa deroga - riguardano quasi ed esclusivamente situazioni di pronto intervento. Per questo dicevo che, per la parte che mi interessa, il caso è lampante: a fronte dei 2.000 miliardi di necessità che ci sarebbero, qui abbiamo 6 miliardi di intervento che altro non possono essere considerati se non un pronto intervento, così come credo molti altri dei settori che ci sono.
Il problema della legge n. 18 lo si è detto: si è in grave ritardo e l'Assessore Panella lo ha ammesso a nome della Giunta in Commissione. La legge n. 18, così com'è, non può assolutamente funzionare e questo è stato riconosciuto da parte di tutti. Io mi sto chiedendo - ma questa è una valutazione che dovremo fare in aula - se sia utile una riforma della legge n. 18, ma con lo stesso impianto con cui era stata pensata, cioè quasi a garanzia di un Assessorato ai lavori pubblici che non è mai esistito o che comunque oggi non esiste, oppure se non sia meglio invece prendere atto delle modifiche che sono avvenute nel frattempo e arrivare a leggi di programmazione e di settore che secondo me sarebbero molto più efficaci e risponderebbero alla realtà dei fatti.
Questa è la deroga che si chiede per dei pronti interventi e niente di più, di questo si tratta, e i Consiglieri bene sanno di quali si tratta perché erano gli stessi che erano stati richiesti con l'assestamento di bilancio, quindi con la norma che abbiamo votato. Nel futuro occorrerà quanto prima approvare una normativa diversa, ma sapendo che la legge n. 18 così com'è non è applicabile.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Io farò un discorso più generale perché è difficile trovare delle materie di mia diretta competenza nella legge n. 18: sono tutte di competenza in quanto Presidente della Giunta. Io credo che l'Assessore Garino abbia spiegato il senso del provvedimento: da un lato c'è una parte che è di sanatoria per gli interventi che sono stati compiuti, dall'altro lato c'è l'esigenza di alcuni interventi ancora di quest'anno che devono essere compiuti che riguardano alcuni settori importanti e particolarmente il settore del pronto intervento, a seguito anche della situazione particolare della Regione. Tra l'altro c'è stato il rinvio di una parte notevole del finanziamento al prossimo esercizio con l'assestamento di bilancio.
La gestibilità della legge n. 18 è un problema. La legge n. 18 è una legge ambiziosa sul terreno della programmazione, ma dobbiamo dire che n la maggioranza che l'ha proposta né la successiva in realtà sono mai riuscite a dare applicazione a questa legge. Sono leggi della programmazione complesse, indubbiamente interessanti, ma che necessitano una revisione. Come per la legge n. 43, anche per la n. 18 la Giunta proporrà una revisione: siamo in una posizione di non ancora acclarata decisione in proposito, perché noi prevediamo anche un'altra ipotesi che è quella di passare attraverso uno specifico fondo (Fondo Investimenti Piemonte), che potrebbe essere assorbente della legge n. 18, semplificatore di un discorso di programmazione generale che poi diventa difficilmente attuabile.
Ritengo che sciolto questo nodo arriveremo non nella parte finale, ma nella parte iniziale del 1993 a proporre una revisione della legge n. 18 o una nuova legge. Questo è un impegno assoluto che noi prendiamo, perch dobbiamo riconoscere che la legge n. 18, così com'è, è di difficile applicazione. Credo che su questo convengano tutti perché tutti si sono trovati, nell'arco del tempo, nella difficoltà di gestirla.
Mi rendo conto che arrivare a fine anno a proporre una sanatoria per gli interventi, uno stralcio, una non applicazione, è un provvedimento poco positivo: me ne rendo perfettamente conto. Abbiamo anche spiegato l'eccezionalità della vicenda e l'esigenza di procedere in questo senso.
C'è l'impegno della Giunta ad affrontare organicamente questo problema al più presto e credo che questo impegno - io ne sono mallevadore - sarà mantenuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Svolgo una breve dichiarazione di voto. Faccio innanzitutto i miei complimenti al Presidente Brizio perché è stato abilissimo a giustificare l'emergenza e l'urgenza del provvedimento (non solo il Presidente, ma l'intera Giunta).
Questo disegno di legge indubbiamente è l'ennesima dimostrazione qualora ce ne fosse ancora bisogno, dell'incapacità di governare in prospettiva, cioè di fare un minimo di programmazione. Questa Giunta, a due anni e mezzo dalla sua costituzione, non è ancora stata in grado di presentarci un piano in qualsiasi settore, tant'è vero che subito dopo andremo a discutere un'altra emergenza, quella della sanità, per cui noi andiamo avanti con le emergenze dietro le quali riusciamo a nascondere cose poco chiare. Infatti quando si parla di emergenza, quando si fanno queste cose in "camera caritatis", fra pochi, senza una chiarezza di programmazione, è ovvio che poi non si può parlare di trasparenza, di una gestione chiara della cosa pubblica. A questo proposito, proprio perché noi non intendiamo essere complici di una situazione del genere non parteciperemo alla votazione di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, io e il collega Zacchera non parteciperemo al voto.
Devo dire che sono esterrefatto dalle dichiarazioni sia del Presidente Brizio che dell'Assessore Garino laddove sostengono la legge n. 18, che risale al 1984, è inapplicabile, è ingestibile, per cui si è costretti ad assumere il provvedimento di sanatoria. Se tale legge fosse di un anno fa si potrebbe anche capire un ragionamento del genere: "Siamo pentiti - noi Giunta - di averla varata e di averla fatta approvare dal Consiglio". Ma la legge è del 1984 e quindi porta la firma della Giunta di sinistra. Devo però rilevare che dal giugno 1985 fino al giugno 1990 c'era al governo della Regione la Giunta di pentapartito; che nel giugno 1990 è stato scritto che questa Giunta non era altro che la continuazione della precedente e allora per sette anni e mezzo ci si è trovati di fronte ad una legge ritenuta non gestibile, non applicabile, può anche darsi che sia fondata questa affermazione, però per sette anni e mezzo non si è fatto nulla per cambiarla se era sbagliata, come penso anch'io che potesse essere sbagliata, io non ho avuto occasione di esaminarla a fondo e approfonditamente. Allora ogni anno (se non è la settima volta, sarà sicuramente la quinta o la sesta) si è ricorsi al metodo della sanatoria al metodo di dire: "Per questi prossimi mesi non applichiamo la normativa di cui agli artt. 4 e seguenti e poi si vedrà". Quindi tutti gli interventi, quelli che vengono sanati e quelli a venire fino al 31/12/1992 sono stati fatti all'insegna della piena discrezionalità. Dietro la discrezionalità si possono nascondere dei fatti gravi sotto il profilo amministrativo, perché quando ci si mette sulla strada della discrezionalità fatalmente il tunnel diventa: discrezionalità, favori clientelismo. Al di là di questo però era esatta l'affermazione di Rabellino: si coglie l'incapacità o, per meglio dire, l'impotenza della Giunta ad attuare una determinata legge. Legge che poi era stata congegnata all'insegna del metodo della programmazione, metodo contenuto nello Statuto della Regione che è sempre stato considerato - l'ho sentito dire parecchie volte sia ai tempi della Giunta di sinistra sia in questi ultimi sette anni e mezzo - un po' il fiore all'occhiello della Regione Piemonte. Qui il merito della programmazione scompare e viene sostituito dal metodo della discrezione, e poi si dice: "Non è colpa nostra se chiediamo la sanatoria e la momentanea non applicazione di legge, è colpa della legge che è cattiva ed inapplicabile". In questa situazione mi pare che si lambisca l'omissione di atti di ufficio, si lambisca l'omissione di gestire e di applicare una legge vigente della Regione. Per questo motivo non basta dire "no", ma è necessario non partecipare al voto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Dichiaro la non partecipazione al voto del Gruppo Verde. Vorrei anche cogliere l'occasione per riprendere quanto veniva fatto osservare dall'Assessore Panella che per noi è un'ulteriore giustificazione a non essere coinvolti in quanto sta accadendo in questo momento in aula, cioè all'approvazione di una legge che prevede di posticipare di nuovo l'applicazione di una parte significativa della legge che regolamenta la materia delle opere e dei lavori pubblici. Mi riferisco appunto a quanto diceva l'Assessore Panella sul fatto che non è riconducibile solo alla sua persona la gestione di tale materia.
Allora il problema è un altro. Se non è solo l'Assessore Panella, visto che gli interventi sono distribuiti a cavallo di più Assessorati, bisogna capire qual è il responsabile all'interno della Giunta a cui spetta o spetterebbe il compito, visto quanto sta accadendo, di definire quel programma che dovrebbe essere portato all'attenzione del Consiglio regionale. Io non so se può essere indicato nel Presidente della Giunta regionale o se il Presidente della Giunta regionale può subdelegare questo compito ad altri Assessori. L'importante però è che si decida, nel senso che si definiscano responsabilità precise da parte di un Assessore e si inizi a ragionare seriamente per definire una programmazione che per anni si è voluta cancellare pur avendo deciso la Regione Piemonte di dotarsi di una legge specifica per controllare questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, nel suo precedente intervento la collega Bresso aveva già preannunciato la non partecipazione al voto del Gruppo PCI-PDS su questa legge di ulteriore proroga dell'applicazione della L.R. n. 18.
Confermo questa decisione e vorrei usare questi pochissimi minuti per porre alla Giunta un interrogativo. Con questa legge si approva una proroga che vale sino al 31 dicembre di quest'anno, oltre che la sanatoria per tutti gli atti pregressi di quest'anno. L'anno prossimo, Presidente Brizio dall'1 gennaio 1993 cosa succederà?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Presenteremo una nuova proposta di legge.



MONTICELLI Antonio

Ma vi rendete conto che dovete decidervi, visto che è qualcosa come sette anni che l'argomento giace e viene ripetutamente prorogato, visto che l'1 gennaio 1993 è vicino! Se pensate di sciogliere il nodo in questo modo cioè modificando la legge, dovete porvi il problema di agire con una certa tempestività. Non vorrei poi vedere, dall'1 gennaio 1993 fino a quando questa fantomatica legge di riforma della L.R. n. 18 sarà stata votata e sarà entrata in vigore, qualche deliberazione di Giunta che impegnasse fondi sulla legge n. 18, Presidente Brizio. Se voi stessi presentate una legge di sanatoria, voi stessi vi rendete conto che in qualche modo sono stati fatti atti forse non pienamente legittimi. Quindi, non credo che potrete nei prossimi mesi rifare atti su cui c'è un dubbio di legittimità già adesso. E' chiaro il concetto, Presidente Brizio? Quindi, o vi asterrete fino a che non entrerà in vigore la modifica alla legge n. 18 dall'assumere deliberazioni di questo tipo o dovrete in qualche modo, dall'1 gennaio 1993, se volete spendere qualche lira mettervi in regola. Quello che proprio non sta più in piedi è questo modo di aggirare le norme. Questo è un segno molto grave del rapporto un po' difficile con le norme da parte della Giunta regionale, non solo quella attuale, ma anche quella che l'ha preceduta per un'intera legislatura.



(I Consiglieri dei Gruppi PCI-PDS, Rifondazione Comunista, Verdi, MSI DN, Antiproibizionista, Verdi Sole che ride, Lega Nord Piemont e Piemont abbandonano l'aula)



PRESIDENTE

Mi sembra che questo sia l'ultimo intervento per dichiarazione di voto.
A questo punto passiamo alla votazione degli articoli.
Ci sono tre articoli.
Pregherei i Consiglieri che intendono partecipare alla votazione di voler entrare in aula. Vi sono dei Consiglieri che hanno dichiarato di non partecipare al voto uscendo dall'aula. Per cui dobbiamo procedere alla votazione dell'art, l. Ancora una volta chiamo i Consiglieri che intendono partecipare alla votazione. Prego di voler entrare in aula. Ho ribadito che vi sono alcuni Consiglieri che escono dall'aula per segnare il loro dissenso sul provvedimento.
Art. 1, lo devo porre in votazione.
Per la terza volta pregherei i Consiglieri di voler entrare in aula.
ART. 1 -Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.



(La votazione per alzata di mano avviene in un contesto molto disordinato, alcuni dei predetti Consiglieri rientrano in aula)



PRESIDENTE

L'art. 1 non è approvato.



(Il Presidente si rivolge al Consigliere Segretario per chiarirsi circa l'esattezza della dichiarazione)



PRESIDENTE

Sospenderei l'esame di questo provvedimento, perché non ci sono...
Possiamo sospendere questo provvedimento?



(La Presidente rivolta al Consigliere Segretario)



PRESIDENTE

Su questo articolo non c'è la maggioranza. Se vogliamo procedere alla votazione sull'art. 2 possiamo procedere, ma io devo dire che su questo art. 1 non c'è la maggioranza.



(La Presidente si rivolge nuovamente al Consigliere Segretario per sollecitare i dati definitivi per procedere alla proclamazione formale)



MAJORINO Gaetano

Perché non procediamo? Siamo in votazione.



PRESIDENTE

Lei è tornato in aula? In questo momento lei è tornato in aula oppure no? Dato che mi parla voglio sapere cosa sta facendo, se è una mia visione oppure se lei è in aula. Se lei mi parla e mi interroga, o io ho le visioni oppure lei è in aula e fa numero legale.



(Interruzione del Consigliere Majorino)



PRESIDENTE

No, io non ho detto niente di tutto questo. Non ho detto che sospendevo la votazione, ho detto che potevo sospendere l'esame del provvedimento, che però è un'altra cosa.
Sospenderei questa materia. Due minuti di sospensione.



(Di fatto la seduta non viene sospesa)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Chiederei una verifica della votazione per appello nominale. E' consentito, in casi dubbi, da parte dei Consiglieri chiedere la controprova per appello nominale.



PRESIDENTE

Procediamo con l'appello nominale sull'art. 1.
A norma dell'art. 67 del Regolamento, che riguarda le votazioni per alzata di mano, il comma secondo dice: "Il voto per alzata di mano è soggetto a riprova se questa è richiesta immediatamente dopo la proclamazione del risultato da un Consigliere". Siamo quindi a norma di Regolamento, art. 67, punto 2).



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Abbiamo fatto l'appello nominale a richiesta di un Consigliere; sono risultati presenti, sull'art. 1, per appello nominale, 28 Consiglieri votanti 28, hanno risposto sì 28.
L'articolo 1 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'art. 2.
Vi sono richieste di ripetere l'appello nominale? No.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 28 voti favorevoli 28.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 28 voti favorevoli 28.
L'art. 3 è approvato.
Se non vi sono dichiarazioni di voto, ripetiamo l'appello nominale per l'intero testo.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 28 votanti 28 hanno risposto SI 28 Consiglieri.
La legge è approvata.



(I Consiglieri dei Gruppi PCI-PDS, Rifondazione Comunista, Verdi, MSI DN, Antiproibizionista, Verdi Sole che ride, Lega Nord Piemont e Piemont rientrano in aula)


Argomento:

Protesta del Consigliere Monticelli in merito all'applicazione delle norme regolamentari relativamente al progetto di legge n. 324


PRESIDENTE

Ci sarebbero ora da discutere due punti all'o.d.g.: l'ordine del giorno sull'ACNA oppure la deliberazione sulla Commissione d'indagine. La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Grazie, Presidente.
Intervengo non sul quesito da lei posto rispetto l'iter successivo dei lavori, ma per esprimere la protesta molto ferma del mio Gruppo per come si è pervenuti ad utilizzare ed interpretare il Regolamento in occasione del voto sull'argomento testè discusso dall'aula.
E' vero che il collega Cavallera ha chiesto di procedere alla votazione per appello nominale per verificare l'esito del voto - e in questo ha applicato un articolo del Regolamento - ma la richiesta del collega Cavallera è stata fatta dopo che lei - se ho colto bene - per ben due volte aveva dichiarato che non era stato raggiunto il numero sufficiente nella votazione dell'art, l ed aveva anche dichiarato la sospensione della discussione sull'argomento.
Mi permetta, Presidente, di dire che in questo caso è stata utilizzata un'interpretazione del Regolamento non fondata. Non poteva essere riaperta.., non si era ancora in corso di proclamazione o immediatamente dopo la proclamazione, per cui si è chiesta la verifica attraverso l'appello nominale, ma si era già preso atto di un esito della votazione, e lei aveva già dichiarato la sospensione ai sensi del Regolamento, che prevede in casi di questo tipo il rinvio dell'argomento alla prossima seduta; e questo invece non è stato seguito.
Ribadisco la ferma protesta per questa interpretazione, a mio giudizio del tutto erronea del Regolamento.



PRESIDENTE

Personalmente, credo di aver ben interpretato il Regolamento, perch non ho espresso numeri; ho quasi posto un interrogativo al Consigliere questore, che aveva difficoltà a procedere nel conteggio, perché sono entrati in aula tutta una serie di Consiglieri; erano presenti.., quando in una fase d'interpretazione i vari Consiglieri.., non tutti avevano votato per cui io mi sono girata verso il Consigliere questore e ho detto: "Allora, non è approvato"era una sorta di domanda interrogativa, quindi non ho assolutamente espresso una decisione, perché quella decisione di non approvazione di quell'articolo non l'ho presa, infatti non ho proclamato numeri, così come era di nuovo un punto interrogativo che io ho posto al Presidente della Giunta, dicendo: "Allora, cosa facciamo? Sospendiamo l'esame?". In questi termini si è svolta, nel mio orientamento e nella mia voce, quanto io ho affermato in quest'aula. Per cui ho ritenuto, essendomi consultata anche con gli uffici, di poter applicare l'articolo inerente la votazione per alzata di mano, punto 2). Avrei potuto farlo anche al punto 3), qualora ci fosse già stata una votazione per appello nominale, ma questa non era stata fatta. Quindi, ho applicato il punto 2). Si è trattato di una sorta di interrogativo che ho posto prima al Consigliere questore, e poi al Presidente della Giunta dal punto di vista del merito del secondo interrogativo che lei ha posto. Questo è quanto ritengo di doverle rispondere, in buona fede, oltreché nell'applicazione del Regolamento.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Spero di non essere - come altre volte - accusato dal Presidente Brizio...



PRESIDENTE

Vorrei finire di dire una cosa. Avrei fatto la stessa cosa, in assoluto, se me l'avesse chiesto qualche Gruppo di opposizione; mi sarei regolata nello stesso modo. Mi risulta di averlo già fatto anche altre volte, per la verità: nell'incertezza del conteggio dei voti, su richiesta dell'opposizione ho fatto la votazione per appello nominale.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Anch'io devo lamentare - sperando che non mi si dica che sono un formalista - un'irregolarità nella proclamazione di questo risultato finale; mi limito a protestare perché lei ormai, Presidente, ha già provveduto. Devo solo dire che a parte che dopo la votazione per alzata di mano era stato proclamato il risultato; quindi, non solo dichiarando "tot" voti favorevoli per alzata di mano...



PRESIDENTE

Non ho proclamato nulla, né numeri né altro.



MAJORINO Gaetano

Ma era stato dichiarato: "l'art. 1 non è approvato".



PRESIDENTE

Scusi, lei non ha sentito la risposta che ho dato. Mi sono girata verso il Consigliere questore e ho detto: "Allora l'art. 1 non è approvato?". Mi sono girata con un elemento interrogativo, che ho posto al Consigliere questore che stava contando. In una grandissima confusione. Perché c'è stata, nel corso di questa votazione per alzata di mano sull'art. 1, una grandissima confusione.



MAJORINO Gaetano

Va bene, non è esattamente così, da come ho recepito io le cose, anche se sono convinto dell'interpretazione di buona fede sua. Comunque, la richiesta della riprova del voto è consentita se viene fatta immediatamente dopo. Qui non era stata immediatamente dopo perché immediatamente dopo è quando ci si può...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ma se non eri in aula...



MAJORINO Gaetano

Come non ero in aula? Ero qui... Mi ha perfino chiesto, la Presidente cosa venivo a fare in aula, se ero una visione!!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Allora eravamo in 29!



MAJORINO Gaetano

Comunque.., non c'è stata la richiesta, fatta da questo banco da parte del Consigliere Cavallera, non è stata fatta immediatamente dopo. La ratio legis del Regolamento è che nel dubbio sull'esattezza di una votazione per alzata di mano, immediatamente dopo si può chiedere la ripetizione del voto.
Comunque, capisco che le mie sono parole al vento, anche se sono convinto di quello che dico, perché ormai il risultato è stato proclamato e ha dichiarato che è approvato l'intero disegno di legge. Però va rimarcato che... A mio avviso, Presidente, si sarebbe dovuto, in quel momento, chiedere la convocazione della Commissione Regolamento - cosa che si può ancora fare adesso - per vedere se, alla luce del verbale stenografico, sia esatto o fondato quello che dico io o quella che è stata la decisione presa.
Penso che sarebbe corretto, sotto il profilo regolamentare, non adesso ma in occasione della prossima seduta - o prima della prossima seduta consiliare - convocare la Commissione Regolamento, e porle il quesito sulla regolarità. So che questo non verrà fatto, quindi non rimane che la protesta anche da parte del mio Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Io penso sia una questione facilmente risolvibile: ci sono delle registrazioni, io invito la Presidenza a non farle cancellare nell'immediato. Teniamole e risentiamo un attimo, per vedere se c'è questa proclamazione o se non c'è. Mi pare che questa sia la soluzione migliore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Per carità, la gestione di un Consiglio, soprattutto nei momenti di tensione, non è facile, quindi possono succedere disguidi ed interpretazioni fatte in modo frettoloso.
A parer mio non ci sono dubbi che l'articolo è stato applicato in modo difforme dal Regolamento. Però faccio anche questa considerazione: la maggioranza i numeri per governare li ha; non li ha avuti in questa occasione. Sono state fatte due votazioni di cui la prima già soggetta a dubbi per dichiarazione di maggioranza; la seconda su dichiarazione di un numero grande di Consiglieri di opposizione è soggetta a gravi dubbi di legittimità. Fossi nel Presidente, personalmente, mi comporterei nel seguente modo: viste due votazioni difformi, viste interpretazioni di Regolamento che a ben vedere meditatamente possono essere discutibili questo provvedimento la Presidente può decidere che ritorni in Consiglio in aula il prossimo martedì e la maggioranza se lo voti. Io sceglierei questa strada. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Credo che dire che protestiamo è un'illusione, cioè ognuno si assume la responsabilità delle azioni che compie. Sicuramente oggi non si è compiuto un gesto di correttezza democratica nei confronti delle scelte sul momento dell'aula. Poi, avevate la maggioranza o fra due ore ce l'avrete, non c'è problema. Mi permettevo soltanto di rispondere al quesito che aveva fatto la Presidente: credo che, siccome si pensa che sia una cosa veloce, in realtà presumo che potrebbe non esserlo, sarebbe il caso di fare la questione dell'ACNA prima, semplicemente perché ci sono delle persone che vengono da lontano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Ero convinto che non si dovesse intervenire in coda ad una proclamazione di alcune votazioni. Voglio dire che, a mio avviso, la Presidente ha interpretato nel modo più corretto il Regolamento e bene ha fatto a far fare l'appello nominale, perché nel momento in cui il collega Porcellana dava il risultato era un risultato errato perché tanti colleghi erano nascosti da quella scala e stavano scendendo. Non si poteva dare un risultato errato, quindi bene ha fatto la Presidente a farlo ripetere. Ci detto, voglio aggiungere ancora una cosa: quando è la minoranza a richiamarsi ai regolamenti, la minoranza insorge sempre perché c'è sempre un problema politico da privilegiare, in barba ai regolamenti e alle leggi questa volta che lo pone la maggioranza, la minoranza insorge lo stesso.
Qui dobbiamo pure darci una linea uniforme di condotta. Quello che conta è verificare se veramente il Consiglio regionale voleva approvare questa legge o meno. Siccome il Consiglio regionale voleva approvarla e i numeri ci sono stati, questo è quello che deve prevalere; perché allora ci mettiamo tutte le volte a cavillare?



PRESIDENTE

Desidero dire che per la verità mi aspettavo che le opposizioni, che sono uscite dall'aula perché evidentemente non concordano sui contenuti di questo provvedimento, potessero sollevare delle obiezioni. Devo dire che la votazione sull'art. 1 è avvenuta in uno stato di confusione, io mi sono girata più volte e ho chiesto più volte se l'articolo era o non era approvato al Consigliere questore, il quale si vedeva comparire da più parti continuamente dei colleghi della maggioranza. A questo punto, anche se non ci fosse stata la richiesta del collega Cavallera, io avrei comunque applicato il punto 3) dell'art. 67, perché era una situazione nella quale ritenevo sussistessero dei dubbi. Mi sono consultata con il Presidente della Giunta per vedere se sospendere questo provvedimento, dopodiché ho ritenuto di andare avanti e di acconsentire alla richiesta di Cavallera.
Non l'avesse fatta Cavallera, avrei comunque richiesto l'appello nominale perché il Regolamento me lo consente. Comprendo che l'opposizione possa non essere contenta di questo esito, ma è il frutto delle logiche di maggioranza e di opposizione. Mi sono comportata nello stesso modo, con la richiesta di appello nominale e senza avere dichiarato numeri, anche in alcune altre circostanze nelle quali, avendo già incertezza sul voto l'opposizione mi ha chiesto l'appello nominale e avrei fatto la stessa cosa in questa circostanza se l'opposizione fosse stata in aula. Per cui non ritengo di non avere applicato il Regolamento in maniera corretta.
Desidero, poi, garantire alla Lega che né in questa circostanza né in altre circostanze le registrazioni vengono cancellate. Ho posto un interrogativo ed evidentemente nella mia voce non compariva il segno grafico, ma comunque è l'interrogativo che io ho posto e inteso porre.


Argomento:

Esame ordine del giorno n. 477 sulla Valle Bormida


PRESIDENTE

A questo punto credo anch'io che si debba esaminare prima l'ordine del giorno sull'ACNA perché gli amici e i Sindaci che sono venuti per questo tema evidentemente hanno una lunga strada di ritorno. Cerchiamo di fermarci in aula prima di passare alla deliberazione sulla Commissione d'indagine.
E' stato presentato a firma dei colleghi Zanoletti, Cavallera Porcellana, Peano, Rossa e Riba un ordine del giorno sulle problematiche della Valle Bormida.
Se ci sono altri documenti, prego i colleghi di consegnarmeli.
Gli altri documenti sono dei Consiglieri Bresso, Segre, Rabellino Marino, Chiezzi, Sartoris, Cucco, Miglio, Majorino e Foco.
I documenti sono molto chiari; li si vuole illustrare o per brevità sentiamo la Giunta? Nessuno mi ascolta.
Il primo documento è un documento molto chiaro, lo leggo perché non mi pare che richieda illustrazione: "Si chiede al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio di adoperarsi autorevolmente affinché una delegazione di amministratori delle zone interessate...". Certo che poi sono difficili le votazioni perché non si capisce chi esce dall'aula, chi sta nell'aula, chi essendo uscito poi ritorna, chi invece dovendo stare è uscito, non è semplice. Poi si pu anche interpretare il Regolamento bene o meno bene, ma sempre in coscienza e in buona fede, però vi assicuro che il lavoro è reso sempre difficilissimo. Questa è una dichiarazione che faccio anche a nome dei componenti dell'Ufficio di Presidenza perché sembra di essere in una stazione ferroviaria, non in un Consiglio regionale, perché l'uscire e l'entrare è veramente eccessivo, soprattutto nei momenti di difficoltà.
Scusatemi se vi ho detto questo, perché voi giustamente vi lamentate sempre, una volta ogni tanto permettetemelo.



BOSIO Marco

Ma se c'è un capostazione a dirigere il traffico...



PRESIDENTE

Infatti mi assumo tutte le responsabilità, ma a breve potrete verificare, senza problemi.



(Interruzione della Consigliera Bresso)



PRESIDENTE

Mi prendo tutte le responsabilità, ma come capostazione incapace vi dico che talvolta è veramente difficilissimo.
Dunque, riprendendo la lettura dell'ordine del giorno: "...venga ricevuta dal Presidente del Consiglio dei Ministri e vengano emanati dal Governo adeguati provvedimenti che garantiscano l'ottenimento degli obiettivi contenuti nella dichiarazione di alto rischio ambientale riguardante la Valle Bormida del 1987, dichiarazione che verrà a scadere nel prossimo mese di novembre".
Questo testo è chiarissimo; l'altro testo, credo che sia andato in distribuzione adesso, dice: "Si chiede al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio di adoperarsi autorevolmente affinché venga rinnovato dal Governo il decreto di Area ad alto rischio e di crisi ambientale per la Valle Bormida finch non saranno perseguiti gli obiettivi contenuti nella dichiarazione stessa.
Contestualmente al rinnovo della dichiarazione di Area ad alto rischio venga istituita un'autorità di valle che includendo Regioni, Province e Comunità montane, Comuni, Associazioni ed Organizzazioni di categorie locali concorra con il Ministero dell'Ambiente all'elaborazione realizzazione e gestione del Piano di risanamento e recupero socio economico della Valle Bormida.
Una delegazione di amministratori delle zone interessate e i rappresentanti della Regione Piemonte venga quanto prima ricevuta dal Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Amato". Se non ci sono discussioni, non si può pensare eventualmente, dopo aver sentito anche la Giunta, ad una unificazione, perché sono testi molto simili? Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Desidero fare una considerazione per riconfermare la posizione espressa nel primo documento, che è quella relativa alla richiesta di proroga della zona ad alto rischio ambientale che scadrà - mi pare venga detto anche qui il 27 novembre. Non ho niente in contrario al tentativo - al quale la Presidente ci ha invitato - di fondere i due ordini del giorno; faccio solo due osservazioni che sono di una qualche importanza.
Nell'ordine del giorno presentato e firmato dalla Consigliera Bresso ed altri si fa riferimento ad un'autorità di valle, per la quale credo sarebbe opportuno un approfondimento per capire che cosa significa, come viene nominata, quali sono i suoi poteri, i suoi compiti, il suo ruolo. Questa è la prima considerazione.
La seconda considerazione è relativa al fatto che nel secondo comma dell'ordine del giorno si dice che le varie stesure del Piano di risanamento hanno trovato sempre e ovunque la piena opposizione, compresa quella della Regione, perché, per la verità, non sono mai state approvate.
E' vero tutto questo, però inserirlo, ribadirlo, richiamarlo anche in un ordine del giorno, mi sembra quasi un gesto di autolesionismo nei confronti di autorità come il Governo e il Ministero, ai quali, in qualche misura chiediamo un intervento perché venga prorogata la zona ad alto rischio.
Suggerirei di toglierlo.
Con questo non voglio ribadire la posizione che ho ancora espresso poc'anzi ai colleghi e agli amici della Valle Bormida; ho detto loro che io sarei andato all'approvazione del Piano di risanamento e avrei aperto una partita con il Governo, in un momento in cui il potere contrattuale della Regione era più alto. Invece la rinuncia della Regione Piemonte ha fatto sì che noi non abbiamo niente nelle mani: non siamo andati a chiedere niente agli altri, quindi non possiamo chiedere di onorare degli impegni che in qualche misura si erano assunti.
Per quanto riguarda l'ACNA, poiché tutti ritengono che vada assolutamente chiusa, anch'io ho sostenuto questa soluzione, perché non credo che il Paese sprofondi nel caos se l'ACNA chiude i battenti. Siamo in difficoltà, non sarà certo l'ACNA aperta a salvarci.
Però il mio è un discorso - e sono lieto che nella Valle Bormida lo sappiano tutti - che vuole veramente intavolare una partita alla pari; e invece alla pari noi non siamo, perché adesso chiediamo al Governo una proroga. Non siamo stati in grado di stabilire delle relazioni che potessero in qualche modo farci assolvere ad un ruolo se non quello appunto - io credo - del rifiuto pregiudiziale, che in genere non dà mai quei risultati che invece dovrebbe dare.
La fusione dei due ordini del giorno, secondo me, si può fare solo se nella prima parte si ignora il punto relativo a "noi ribadiamo", ecc.
nella seconda parte, è opportuno approfondire il significato di questa autorità di valle, perché ritengo giusto che le cose vengano capite. Se verrà chiarito il ruolo e la funzione, per me va bene anche l'autorità di valle.
L'importante è che si sappia che questa proposta non è nata in maniera estemporanea, ma è il risultato di un approfondimento, di un'intesa che coinvolge tutte le organizzazioni, le associazioni, i Comuni e le Province compresa la Regione, che hanno da giocare un ruolo molto importante per la rinascita della Valle Bormida, cosa alla quale siamo fortemente interessati.
Signori e cari colleghi del Piemonte nord, nella parte del Piemonte sud ci lamentiamo fortemente, perché avvertiamo uno stato di forte declino e di forte abbandono. Riteniamo quindi che il problema della Valle Bormida possa essere inserito in un discorso generale di ripresa del Piemonte, ma anche di ripresa di un'importante zona come il Piemonte sud, che per una serie di ragioni - guarda caso - finisce per essere sempre a mani vuote.
E io non vorrei che in questa posizione di "purezza dei puri che ti epurano"- come diceva Pietro Nenni - ci fosse il tentativo sottobanco di bloccare ogni iniziativa che si irradia fuori da un certo modo di vedere il Piemonte.



PRESIDENTE

In aula è in corso una piccola riunione con i Sindaci; suggerisco di valutare l'opportunità di parteciparvi.
Ha chiesto la parola la Consigliera Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Riteniamo che i due ordini del giorno si possano unificare; abbiamo presentato il nostro sulla base di una certa volontà. Volevo solo fare rilevare al collega Rossa che non è del tutto estemporanea l'ipotesi di un'autorità di valle, poiché è prevista nella legge n. 183. Quindi è una cosa fattibile, perché non indichiamo al Governo uno strumento di pura invenzione, ma indichiamo uno strumento esistente in una legge, poco applicata, ma in vigore da parte dello Stato; anzi, sarebbe un'interessante sperimentazione.
Da questo punto di vista, noi diamo un'indicazione, che non è un vincolo: il Governo, poi, ovviamente, fa quello che vuole. In questo senso credo che forse anche il collega Rossa potrebbe - pensandoci un attimo accedere.



PRESIDENTE

Poiché si intende procedere con gli interventi, la parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Giudice - chiedo scusa - signor Presidente, qui veramente ci sono dei refusi...



PRESIDENTE

Le assicuro però che era chiarissimo che si trattava di una cosa del genere.



MARCHINI Sergio

No, qui sta diventando difficilissimo fare il Consigliere regionale perché improvvisamente si scopre che all'opposizione bisogna concedere tutto; se non si concede tutto, si abbandona l'aula; dopodiché - guarda caso - si interviene nella discussione della gestione della Presidenza, che è competenza esclusiva della Presidenza, nella quale i Consiglieri non hanno titolo. Invece, appena un problema diventa - guarda caso - un problema di cui - chissà perché - i protagonisti sono diventati l'opposizione, non si deve neanche discutere: si fa in Commissione, si fa in aula, si fa un documento e va bene così.
Il Consigliere Rossa ha posto una questione politica sulla quale mi pare che la maggioranza debba riaffermare un dato ben preciso: che la non approvazione della deliberazione della Giunta regionale da parte del Consiglio non è stato un giudizio negativo sulla stessa, ma semplicemente un atto politico con cui si voleva evitare che l'approvazione del Piano di risanamento venisse considerata una caduta di tensione rispetto al problema della chiusura dell'ACNA. Quindi da parte di questo Consiglio non c'è alcun giudizio di merito su quel piano.
Se nessun giudizio di merito su quel piano è stato dato - e a me sembra che le cose stiano così, e comunque mi dissocio dall'aver interpretato un eventuale voto in questo senso - mi sembra che, forse, bisognerebbe cominciare ad immaginare di prendere in esame quello che c'è e non inventare dei soggetti nuovi - per carità, legittimi e del tutto rispettabili - che devono elaborare. A me pare che un piano per il risanamento del Bormida sia stato elaborato; bisognerà valutarlo approfondirlo, discuterlo, ma non ripartiamo sempre da zero, perch altrimenti io ho messo i capelli grigi, farò anche i capelli bianchi l'ACNA rimarrà aperta e il Piano di risanamento non si farà.
Incominciamo dunque a lavorare sulle carte che abbiamo sul tavolo; se poi queste carte risulteranno così insoddisfacenti ed impraticabili, lo dichiareremo con un voto consiliare che abbia questa valenza di merito e non una valenza politica, come ha avuto il voto che abbiamo dato, pur non essendo assolutamente d'accordo né io né il Gruppo PSI. Un documento congiunto deve quindi essere nei termini propositivi e costruttivi e non di polemica sul passato; per quanto possibile evitiamo di percorrere strade peraltro legittime, ma che probabilmente, quanto meno in termini di tempo non ci fanno guadagnare molto.
C'è poi una piccola nota: io non so chi abbia scritto questi testi. Mi auguro che li abbiano scritti i nostri ospiti, perché la democrazia, il pluralismo, la partecipazione sono delle belle cose, ma quando si ritiene necessario avere un rapporto con il Governo, in particolare con il Presidente del Consiglio, le gerarchie vanno riproposte.
Un incontro con il Governo lo chiede la Giunta, lo si chiede per la Giunta, lo si chiede per le rappresentanze del Consiglio regionale, lo si chiede per le comunità locali con i loro rappresentanti; non lo si chiede per i rappresentanti delle comunità locali accompagnati da qualche Consigliere regionale. Mi pare che richiamare nei nostri documenti le responsabilità nella gerarchia - che, forza delle cose, non l'abbiamo inventata noi - non sia fuori luogo.
Quindi suggerisco che il documento richiami la necessità che l'incontro con l'ori. Amato, con il Parlamento (quello che riterremo di dover concludere), sia in primo luogo un incontro del governo regionale con la partecipazione dei rappresentanti dei Gruppi consiliari e, ovviamente, con la presenza degli amministratori locali. Però non stravolgiamo la questione.
Ricordo al Presidente che una delle ragioni per cui questo percorso è stato così travagliato è perché non abbiamo messo a fuoco fin dagli inizi questa vicenda. Ricordo che per un periodo gli amministratori locali venivano qui ad accompagnare i deputati che passavano il loro tempo a svillaneggiare i Consiglieri regionali; questi deputati sono improvvisamente spariti, non si sono più visti. Questa partita compete alla Regione, al suo governo, alla Presidenza del Consiglio, ai Gruppi consiliari, alle popolazioni locali, alla loro organizzazione spontanea alle loro istituzioni: evitiamo di banalizzare fino alla non comprensione il ruolo e le funzioni che ognuno di noi, in particolare le istituzioni portano su questa vicenda.
Ciò al fine di evitare - ripeto - quello che è avvenuto nella passata legislatura, in cui i nostri fratelli maggiori deputati avevano voluto assumere questo ruolo di "patronage" degli amministratori locali, con il risultato che abbiamo visto: quando a livello parlamentare non si è riusciti a concludere niente, questi deputati non li abbiamo più visti probabilmente saranno impegnati nella vendemmia, nella raccolta delle castagne o dei tartufi, non lo so. Qui non li abbiamo visti. Quando hanno finito di svillaneggiare i Consiglieri regionali, sono spariti dalla circolazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.



SEGRE Anna

Vorrei intervenire sul significato di questi ordini del giorno presentati sia questa che la scorsa settimana. Il problema è da risolvere in modo accelerato perché c'è una scadenza e qui dobbiamo decidere come vogliamo affrontarla. In questo mese, fra quindici giorni, scadrà la dichiarazione di area ad alto rischio per la Valle Bormida.
Ritengo che il discorso sulla validità delle aree ad alto rischio ambientale avrebbe dovuto essere affrontato in questo Consiglio non alla vigilia della scadenza, ma prima, perché i risultati che hanno dato le dichiarazioni di area ad alto rischio andrebbero confrontati con quelli di altre aree per arrivare a considerazioni definitive. Tutto questo non è stato fatto. Poiché tutto questo non è stato fatto, è assolutamente necessario sollecitare entro il 27 novembre il Presidente del Consiglio Amato con una delegazione di amministratori e di Consiglieri regionali.
Per chi non rammenta le varie fasi in cui in questo Consiglio regionale sono stati affrontati i problemi richiamati nei documenti, è bene ricordare che il Piano di risanamento non è stato approvato dal Consiglio regionale diverso è il discorso per quanto riguarda la Giunta - perché all'interno dei vari Gruppi vi erano forti perplessità sul contenuto dello stesso.
Quindi non è che non sia stato approvato per una carenza di esame: il piano è stato esaminato e poi in questo Consiglio regionale è stato deciso di non approvarlo.
Il Piano di risanamento non è stato approvato da questo Consiglio perché è stata fatta tutta una serie di osservazioni che mettevano in forte discussione l'impianto totale, ed è per questo che in questo secondo documento si chiede l'istituzione di un'autorità di valle che dovrebbe prendere in gestione il problema dell'area ad alto rischio rinnovata e quindi il Piano di risanamento, mentre al Consiglio regionale si chiede l'impegno di adoprarsi autorevolmente affinché questa autorità venga istituita, certamente non domani, ma perché da oggi in poi possa essere un argomento nell'agenda del Consiglio regionale. Credo che questo sia un fatto estremamente importante perché si è visto in cinque anni, dal 1987 ad oggi (anno in cui scade l'area ad alto rischio), come tale area non abbia funzionato per tutta una serie di motivi sui quali non mi dilungo (se ne potrà discutere in Commissione), però sta di fatto che le aree ad alto rischio non hanno funzionato, i piani di risanamento non hanno funzionato...



FIUMARA Francesco

No che non funzionano! Non li abbiamo approvati, collega Segre!



SEGRE Anna

No, non sono stati approvati.



FIUMARA Francesco

Bastava approvarli!



SEGRE Anna

I piani di risanamento non sono stati approvati in nessuna delle diciassette aree ad alto rischio dichiarate dal Ministero dell'Ambiente.
Non è con uno scambio di battute che ci si può confrontare sul problema delle aree ad alto rischio né su quello dei piani di risanamento. Tutta questa partita deve essere riaperta soprattutto per non abbandonare la Valle Bormida dopo cinque anni in cui se è vero che sono state fatte alcune cose, è altrettanto vero che ne sono state fatte poche rispetto a quello che si sarebbe dovuto fare. Pertanto ritengo che la richiesta di rinnovo di area ad alto rischio sia la prima cosa da fare. Il resto dovrebbe essere un impegno della Giunta e del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi vi prego di accogliere la mia precedente proposta di sospendere brevemente i lavori per dar modo ai sottoscrittori dei documenti di pervenire ad un testo unitario.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18,20, riprende alle ore 18,22)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Garino che dà lettura del testo unitario cui si è pervenuti.



GARINO Marcello, Assessore regionale

La proposta conclusiva di ordine del giorno è la seguente: "Il Consiglio regionale del Piemonte, premesso che alla dichiarazione di Area ad alto rischio decretata il 27/11/1987 non sono seguiti interventi atti ad eliminare le cause dell'inquinamento e a perseguire il risanamento e promuovere il recupero socio-economico della Valle Bormida consapevole che si debba al più presto trovare una soluzione per salvaguardare la salute, l'ambiente, l'occupazione e procedere al risanamento e al recupero socio-economico della valle chiede ai Presidenti della Giunta e del Consiglio regionali di adoprarsi autorevolmente affinché: venga rinnovato dal Governo il decreto di Area ad alto rischio di crisi ambientale per la Valle Bormida finché non saranno perseguitigli obiettivi contenuti nella dichiarazione stessa contestualmente al rinnovo della 'Dichiarazione di area ad alto rischio venga istituito un gruppo di coordinamento o Autorità di valle che includendo Regioni, Province, Comunità montane, Comuni, Associazioni ed Organizzazioni di categoria locali, concorra con il Ministero dell'Ambiente all'aggiornamento, realizzazione e gestione del Piano di risanamento e recupero socio-economico della Valle Bormida; - una delegazione regionale accompagnata da amministratori delle zone interessate venga quanto prima ricevuta dal Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Amato".



PRESIDENTE

Il documento testè letto dall'Assessore Garino assorbe i due ordini del giorno presentati che pertanto si intendono ritirati.
Le firme dei due precedenti documenti convergono sul testo letto dall'Assessore che pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento:

Esame proposta di deliberazione n. 537: "Modifica alla deliberazione n. 441 - CR 10669 del 29/7/1992"


PRESIDENTE

Passiamo ora, come convenuto, all'esame della proposta di deliberazione n. 537, di cui al punto 17) all'o.d.g., relativa alla Commissione d'indagine sulla sanità.
Relatore è il Consigliere Leo che ha pertanto la parola.



LEO Giampiero, relatore

Si tratta di una questione delicata ed importante, ma per non annoiare il Consiglio e per guadagnare tempo non ripercorrerò tutta la storia dell'iter.
Successivamente alla votazione della deliberazione da parte del Consiglio, la Commissione è stata richiesta di un parere relativo al rilievo sollevato nei confronti della deliberazione consiliare n. 441 - CR 10669 del 29/7/1992 e segnatamente sulla non congruenza fra l'essere la Commissione deliberata una Commissione d'indagine e la previsione dell'ipotesi di cui all'art. 19, comma primo, punto b), dello Statuto. La Commissione è stata altresì richiesta di un parere in ordine alla superabilità degli elementi di incongruenza.
La Commissione ha discusso moltissimo su questo argomento, vi ha dedicato varie sedute, fra l'altro i verbali sono a disposizione di tutto il Consiglio perché, data la delicatezza della questione, questa volta è stato fatto un resoconto stenografico delle sedute.
A parere prevalente della Commissione si è risposto questo: a) il rilievo appare fondato e non superabile, posto che non è ipotizzabile che con la delibera istitutiva di Commissione d'indagine si possa attivare la fattispecie di quell'art. 19, comma primo, punto b) dello Statuto.
b) In ordine all'ipotesi da percorrere al fine di superare la stessa incongruenza la Commissione ritiene che non possa essere emendato il punto 6) della deliberazione.
La Commissione ritiene quindi che sia più opportuno procedere emendando il titolo e la denominazione stessa della Commissione che è quella che ha prodotto la proposta di deliberazione firmata dai Consiglieri presenti in Commissione, ma a nome della Commissione.
Peraltro però - tengo a dire anche questo perché è significativo ed importante, in quanto è il frutto di diversi interventi di autorevoli colleghi, alcuni dei quali sono qui presenti e potranno intervenire - la Commissione ritiene che in sede consiliare debba essere ribadito che l'obiettivo che il Consiglio si propone resti immodificato, così come è definito nel corpo della deliberazione già approvata al punto 1), lettera b), allo scopo di conoscere e di esaminare per riferire al Consiglio gli elementi di particolare interesse ai fini dell'attività regionale.
Questa è la premessa. E' stato importante ribadire per dare un significato positivo e non certo negativo a questo lavoro, comune e positivo, e ho prodotto la proposta di deliberazione citata dalla Presidente Spagnuolo prima. Questo è quanto è mio dovere riferire come Presidente della Commissione, tutta la Commissione ha lavorato su questo.
Questo è quanto, queste sono le risultanze che sottoponiamo al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Grazie, Presidente. Non sono riuscito ad intervenire nella passata votazione sulla nomina di questa Commissione d'inchiesta e quindi lo faccio adesso rubando al Consiglio soltanto qualche minuto per esprimere il mio parere contrario all'istituzione di questa Commissione sia sulla sostanza che sulla forma alla quale si è pervenuti alla fine.
Innanzitutto sulla forma. Ho sostenuto, in una lettera inviata al Presidente del Consiglio regionale e a tutti i Capigruppo, la necessità di rivedere o perlomeno fornire un'interpretazione autentica del concetto di segreto d'ufficio contenuto nello Statuto regionale. A mio avviso - da qui deriva una prima inutilità di questa Commissione - non esiste alcun vincolo di segreto d'ufficio a carico degli uffici regionali degli enti strumentali se a fare le domande o a richiedere documenti sono i Consiglieri regionali perché non esiste altro vincolo se non quello istruttorio per quanto riguarda i segreti istruttori in corso. Al Consigliere regionale, a norma di Statuto e a norma di Costituzione, non può essere precluso nulla dell'esistente in Assessorato e nemmeno i funzionari possono rifiutarsi di rispondere, tranne il loro diritto di non rispondere in assoluto a quello che un Consigliere chiede. Infatti non siamo né una Commissione giudicante né una Commissione di giudici, per cui qualunque cittadino italiano, se lo vuole, può rifiutarsi di rispondere ai Consiglieri regionali.
Non esisteva quindi il problema del vincolo del segreto d'ufficio.
Secondo me, è un problema inventato, per motivi politici e di imbarazzo dalla maggioranza di governo in particolare, e me ne dispiace molto. E' una Commissione che ritengo assolutamente inutile, esattamente come lo è stata e come lo sono state sino ad oggi tutte le Commissioni d'indagine o d'inchiesta.
Non faccio l'elenco delle Commissioni d'indagine e d'inchiesta, anche se sono state poche, comunque il risultato di queste Commissioni è stato per tutte pressoché inesistente. Tranne che per una, quella istituita nella passata legislatura sui laboratori di analisi. Voglio ricordare che i contributi decisivi per quella Commissione sono riconducibili a due cose estranee a quella Commissione. In primo luogo, fu il risultato del lavoro di un gruppo di esperti legati a Democrazia Proletaria i quali fornirono uno studio molto dettagliato sull'andamento degli incarichi ai laboratori di analisi. Vi sono alcuni Consiglieri presenti in questo momento che possono confermare quanto sto dicendo. In secondo luogo, l'adeguamento dei laboratori di analisi, che in allora venne fatto con legge regionale (grande vittoria della Commissione!), seguiva semplicemente un dispositivo di legge nazionale che prevedeva l'adeguamento dei laboratori di analisi e del loro funzionamento ad una normativa nazionale che già esisteva. Quindi anche quella Commissione in effetti non produsse nulla.
Ma perché queste Commissioni non possono produrre nulla, Assessore Maccari? Mi riferisco in particolare a lei, oltre che al Presidente e alla Giunta. Perché non ci sono le condizioni politiche perché queste Commissioni possano produrre qualche cosa. Perché se si volesse effettivamente andare in fondo alla vicenda della gestione della sanità dietro alla maggioranza di governo, a fianco alla maggioranza di governo c'è l'altra maggioranza, quella del governissimo di fatto, che ha retto molte cose in questa Regione ad iniziare dalla sanità. E su questo bisogna che la classe politica risponda, non sulle fesserie che riuscirà a trovare se riuscirà a trovare, questa Commissione in merito a qualche provvedimento dove è scappata una virgola oppure a qualche funzionario che ha fatto il furbo rispetto a qualcun altro che lo ha fatto di meno.
E' su questo che il sistema politico deve rispondere di fronte agli elettori, perché la Magistratura sta già facendo quello che deve fare.
Se questa Commissione volesse avere un po' di rispetto da parte dei funzionari che dovranno rispondere, la Commissione stessa si dovrebbe perlomeno dare come ambito di indagine dal 1975 ad oggi per capire quali sono stati i meccanismi che hanno trasformato la sanità piemontese, insieme al disastro che è successo per tutta la sanità italiana.
Il blocco che esiste su questa materia è tale per cui non si risponde nemmeno più con quello che bisognerebbe rispondere, cioè con una risata quando alcuni esponenti di governo, ma anche di opposizione, si permettono di dire: "Non abbiamo influito in alcun modo sull'elezione degli amministratori straordinari da parte dell'Assessore". E' veramente una cosa indecente anche soltanto da pronunciare! Ecco queste sono le responsabilità politiche da ricercare, perché alle altre ci sta pensando la Magistratura.
Una Commissione del genere non può servire a nulla, cioè servirà semplicemente per individuare dei problemi di carattere amministrativo che l'Amministrazione sa già e se non sa è responsabilità sua perché non ha attivato i funzionari in modo tale che riuscissero a conoscere le cose in tempo reale, ma del resto le conoscono già secondo me. La nostra struttura assessorile ha un problema di carattere numerico non un problema di teste pensanti - questo l'ho sempre detto - e questa Commissione riuscirà sì e no ad individuare qualche piccolo problema di tipo amministrativo, ma i nodi politici che sono dietro alla malasanità, così come è stata decisa da qualcun altro, non quelli giudiziari perché su quelli ci pensa la Magistratura, non verranno fuori da questa Commissione. Allora, voto contro questa deliberazione che è frutto di un pateracchio che vi siete voluti perché l'Assessore non ha nemmeno il coraggio - mi consenta, Assessore - di dire all'opposizione: "Fatevi la Commissione, fate quello che volete, io non me ne faccio niente di questo strumento che non può mettermi sotto accusa e che non ci riuscirà", perché se lei, Assessore, fosse sicuro di se stesso dovrebbe rispondere in questo modo alle opposizioni, a tutte le opposizioni che la mettevano sotto accusa. E non mancherò di aumentare il plico di accuse contro di lei prossimamente sul capitolo della psichiatria capitolo sul quale io non sto zitto; continueremo a discutere anche su questo, ma su questa Commissione, Assessore, se lei avesse le carte in regola dovrebbe denunciare come è inutile una Commissione del genere inutile ed assolutamente deleteria per la sua immagine e per l'immagine dell'Amministrazione regionale. Visto che non vuole fare questo, visto che aspetta la Magistratura, come tutti aspettano la Magistratura, visto che si tratta di andare avanti con questa cosa che non ha assolutamente alcun tipo di fondamento, questa deliberazione votatela voi, io non è che non partecipi, però voto contro a questa ipotesi.
Avevo fatto un'ulteriore proposta, un po' a mo' di scherzo ai colleghi del PDS e a qualcun altro. Quando c'è stata l'impasse in Commissione, dove sembrava che la maggioranza non volesse farla passare, i socialisti erano sul piede di guerra, io avevo anche detto - e l'Assessore sarebbe stato d'accordo - che invece di fare tutte queste storie sulla Commissione d'inchiesta, con centinaia di migliaia di pagine da leggere, numeri da sommare e poi da sottrarre, perché un gruppo di Consiglieri, motu proprio non va a visitare le UU.SS.SS.LL. e a vedere direttamente le cose che succedono? Si può fare benissimo senza l'utilizzo di nessuna Commissione d'inchiesta, i funzionari ci devono rispondere e non possono non risponderci perché siamo Consiglieri regionali, per cui questa è una cosa che si può fare benissimo quando si vuole, nella mia attività nella sanità lo faccio, altri Consiglieri già lo fanno. Ha molto più senso politico questo che non una Commissione che mi puzza moltissimo di copertura, invece che di scoperchiamento, della sanità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Esprimo la posizione del Gruppo Verdi. La deliberazione che viene proposta in votazione in questo momento al Consiglio regionale, nella sostanza modifica la dizione della Commissione da Commissione d'indagine a Commissione d'inchiesta a seguito delle questioni sollevate nel momento in cui si doveva insediare la stessa Commissione da parte di alcuni Consiglieri della maggioranza. Noi riteniamo che il problema sollevato possa avere un fondamento dal punto di vista formale, ma allo stesso tempo riteniamo che ci siano sotto anche questioni di ordine politico. Non a caso questa deliberazione ha avuto dei tempi di gestazione molto lunghi e si sono dovuti aspettare circa quattro-cinque mesi per vederla nascere davvero, nel senso di essere portata in Consiglio regionale per l'approvazione e ancora altri problemi si sono assommati nel momento in cui la Commissione si doveva insediare e quindi dovevano avviarsi concretamente i lavori in merito alle analisi della gestione delle UU.SS.SS.LL. del pacchetto complessivo che riguarda la sanità in Piemonte. Al di là della questione di merito (cioè se effettivamente sul piano formale si poteva denominare quella Commissione come Commissione d'indagine oppure questo era scorretto e quindi bisognava modificare il testo già approvato dal Consiglio regionale alcune settimane prima adottando la dizione Commissione d'inchiesta), alcune considerazioni devono essere fatte. Non voglio prendere una posizione analoga a quella di Enzo Cucco in merito alla validità o meno di istituire Commissioni di tale natura e in merito ai risultati che le stesse possono dare. E' certo che siamo di fronte a due possibili scenari, uno di mettere in moto una macchina burocratica che avrà tempi lunghissimi di ricerca di analisi e non porterà a niente. E' altresì vero - ha ragione Cucco - che come Consiglieri regionali, qualora lo vogliamo, possiamo trovare le strade più opportune per andare autonomamente ad indagare sulla malasanità e portare all'attenzione non solo di questo Consiglio e della Giunta, ma anche degli organi di informazione della collettività piemontese, le questioni più importanti che denotano appunto una cattiva amministrazione - la chiamo così, con un termine anche leggero che ha connotato l'amministrazione dell'USSL e nel suo insieme la sanità in Piemonte nell'arco degli ultimi anni. Cosa che peraltro alcuni Consiglieri hanno fatto e noi stessi ultimamente abbiamo incentivato il lavoro di verifica sulle gestioni da parte degli amministratori straordinari, con varie proposte che purtroppo non hanno ricevuto la dovuta attenzione da parte della Giunta regionale. La Commissione ben venga staremo a vedere se, e in quale misura, produrrà dei risultati in termini positivi, o viceversa se risulterà essere solo uno strumento di copertura per scaricare responsabilità sulla Commissione e non invece su chi queste responsabilità le ha perché gestisce in diverso modo i poteri che appunto gli sono dati dall'attuale situazione.
Ancora sulla deliberazione: riteniamo che sia un filino irragionevole che nell'articolato stesso vengano ribaditi quelli che sono gli obiettivi già definiti nella precedente deliberazione. Non si capisce questa necessità di precisare una seconda volta cose che sono già state dette prima. Il nostro Gruppo in sede di Commissione aveva espresso i suoi dubbi sul fatto che forse non era ragionevole proporre una formulazione così strutturata, inoltre non ci interessava molto stare a questo gioco di modifica dei nomi che in verità nascondeva sotto ben altre cose, un tentativo di svilire già dall'inizio il ruolo che poteva avere questa Commissione. Detto questo, preciso in questa sede, così come avevamo fatto in sede di IV Commissione, che il Gruppo Verdi non parteciperà alla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Dunque, già in passato avevo detto che non mi convinceva molto il fatto di Commissioni fatte da partiti, perché è chiaro che già l'ideale antico della giustizia era che il giudice sia al di sopra delle parti, non faccia parte di partiti e di interessi particolari. E' chiaro che i colleghi di partito diventano avvocati difensori e gli avversari diventano pubblici ministeri. Se la Regione purtroppo non ha moltissimo consenso popolare, è perché difetta nei controlli. Ma chi è obbligato a controllare? I due famosi organi che io avrei maltrattato, polizia e magistratura. Allora la Regione deve farsi parte diligente di insistere, pretendere che costoro siano sempre vigili, agire. Io ammiro quei Consiglieri che vanno là sul posto, vogliono sentire, vedere, ma poi quando avessero controllato, devono rivolgersi a polizia e magistratura. Intanto bisognerebbe già partire in squadra per poter testimoniare, perché se è uno solo una testimonianza sola non basta. Sarebbe una trafila lunga fare accettare queste verifiche da chi di dovere. Dunque, se c'è qualcuno che è addetto ai lavori sono proprio la polizia e la magistratura, si tratta però di movimentarli, che non stiano troppo tranquilli. Il sistema migliore è questo; tutti voi avete il dovere di controllare. Allora sì che la Regione acquista prestigio, ma se non c'è controllo noi possiamo fare tutte le leggi più belle perfino sul piano letterario, ma non serve. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Grazie, Presidente, faccio un intervento non a nome del Gruppo, ma a titolo strettamente personale annunciando che non parteciperò alla votazione di questa deliberazione. Il collega Cucco nel suo intervento che ha svolto poc'anzi ha di fatto svolto le argomentazioni che in parte volevo svolgere io e di questo lo ringrazio. Dico che fa onore all'Assessore Maccari essere d'accordo con questa Commissione d'inchiesta, proprio perch è l'Assessore e quindi non ha niente da nascondere. Però c'è un problema politico e di correttezza del Consiglio e della maggioranza. Devo rilevare l'ipocrisia che c'è stata attorno a questa deliberazione, perché in tutte le discussioni che sono state fatte in quest'aula si è sempre parlato di Commissione d'indagine, mai di Commissione d'inchiesta, salvo nascondere nel testo della deliberazione i poteri della Commissione d'inchiesta. Io ho avuto la bontà di sollevare questo problema poiché è mancato il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome da parte di tanti colleghi. Se si voleva la Commissione d'inchiesta bisognava chiamarla Commissione d'inchiesta e non giocare su questo equivoco. E poi voglio dire che le Commissioni d'inchiesta di solito vengono fatte su un fatto specifico e su un fatto circoscritto; non mi risulta, non credo sia proficua una Commissione d'inchiesta sull'intero universo sanità. Non so quanto tempo impiegherà questa Commissione a vagliare tutte le carte delle nostre UU.SS.SS.LL.: mi fa senso pensare a questo. Questa Commissione, quindi, o è come Diogene che va a cercare con la lanterna qualche virgoletta messa male, e quindi è una Commissione inconcludente, oppure vorrà scoprire l'acqua calda o l'uovo di Colombo, ovvero le cose che tutti conosciamo sulle quali i giornali ci informano ogni giorno, e che la Magistratura, per fortuna, sa. Questo è quanto può fare questa Commissione. I veri mali della sanità sono ben altri e più complessi; insisto nel dire - l'ho già detto in altre occasioni - che non ci si salverà l'anima istituendo Commissioni d'inchiesta. Penso che per trovare le cause della malasanità - come ormai si dice - basta andare a leggere la legge istitutiva del sistema sanitario italiano. E non mi si venga a richiamare quando ripeto in quest'aula che forse andavano meglio i Consigli di amministrazione che preesistevano a questo po' po' di roba che abbiamo inventato: assemblea, Consiglio dei Garanti ed altre cose.
Se questa Commissione lavora seriamente e non per comparire ogni giorno sui giornali, le conclusioni della stessa non potranno che ridursi ad una sola: questo sistema sanitario non va bene, non il sistema sanitario piemontese, ma in tutta Italia.
Penso non si possa e non sia giusto scaricare sull'Assessore alla sanità insufficienze, limiti, complessità che risiedono sull'impostazione della legge sanitaria.
Per tutti questi motivi, come annunciato all'inizio - e voglio ringraziare ancora il collega Cucco per l'incisività del suo intervento non parteciperò alla votazione di questa Commissione d'inchiesta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, ho l'impressione che lo spazio di tempo intercorso fra l'approvazione della deliberazione e le riflessioni che si sono compiute, in un certo senso è una fase del lavoro della Commissione. Sono stati posti degli interrogativi e ad alcuni è stata data risposta.
Sicuramente su certe questioni, almeno per larga parte dei colleghi che hanno partecipato a questi lavori, si è fatta una qualche chiarezza; lavori che in questo Consiglio, anche se per motivi condivisibilissimi in termini di onestà concettuale, vengono ignorati.
Lavoro collettivo significa riconoscere il lavoro, esprimere giudizi favorevoli o contrari sullo stesso, ma non ignorare lo sviluppo del lavoro collettivo, rispetto al quale si può non essere d'accordo, ma non si pu ignorare lo sviluppo del lavoro collettivo.
A me pare che, in primo luogo, la fase interlocutoria ha cominciato a farci capire perché l'Assessore abbia detto "sì": non per raccogliere gli ananas. E alla fine, dopo una lunga riflessione in quanto avevo qualche perplessità su questa iniziativa, mi è sembrato di capire che la ragione per cui l'Assessore ha assentito è per la ragione stessa di essere della Commissione.
A mio modo di vedere non è stata una questione di disponibilità dell'Assessore ad essere indagato o inquisito, bensì la possibilità per i Consiglieri tutti di potersi rendere conto, attraverso l'analisi delle fonti e della situazione, della difficoltà che oggettivamente ha la materia sanitaria, a prescindere dalla responsabilità.
Mi pare sia stato questo lo spirito con cui l'Assessore ha detto: "Facciamo una Commissione, rendiamoci conto di come sia difficile capire conoscere, approfondire, confrontare; rendiamoci conto della mancanza di professionalità che vi è in Assessorato, in Regione, nell'USSL e della mancanza di strumenti conoscitivi ed informatici adeguati", per governare una materia che non si può ridurre in termini politici apodittici, del tipo "è la riforma sanitaria". Sicuramente, l'evoluzione della spesa della carta igienica, per certi versi, non ha niente a che fare con la riforma sanitaria.
Ritengo che questo sia un prodotto del lavoro collettivo; è l'aver colto che l'Assessore stesso ha interesse a che tutti meglio conoscano le difficoltà rispetto alla materia, e soprattutto che venga messo a disposizione del Consiglio del materiale.
Il Consigliere Cucco diceva che "le Commissioni non producono niente": le Commissioni non devono produrre niente. Quanto viene prodotto in Consiglio è la conseguenza dell'iniziativa politica, non delle attività conoscitive. E' a valle dell'attività conoscitiva che i Consiglieri essendo messi a contatto con materiale elaborato, organizzato, leggibile e comprensibile, possono avviare, dalla lettura del materiale, le iniziative politiche che porteranno a determinate conseguenze. La Commissione non produce, in genere, conseguenze: può provare a fare un lavoro che, a mio modo di vedere, non è un lavoro collettivo, ma è dei singoli Consiglieri e dei singoli Gruppi consiliari, ovvero una proposta politica conseguente all'esame della materia che è stata raccolta ed organizzata dalla Commissione.
Il ragionamento introdotto sull'obiezione del Consigliere Cucco e sull'interpretazione delle ragioni dell'atteggiamento dell'Assessore mi consente di poter concludere parte di questo intervento che voglio mantenere nei termini più brevi possibili. La Commissione raccoglie per conoscere, e chi avrà conosciuto avvierà le iniziative che riterrà opportune. Gli eventuali incarichi ulteriori e successivi della Commissione sono sempre in termini di approfondimento conoscitivo; la proposta non attiene al collettivo, ma alle responsabilità dei singoli e dei Gruppi. Su questo bisogna che sia fatta molta chiarezza.
Si è fatto un gran parlare della questione nominalistica; capisco che per una ragione che non si capisce (pur essendo comprensibile) ad un certo punto la scelta di un'aggettivazione sia diventata un elemento politico fastidioso e non comprensibile. Non si capisce perché una Commissione, che essendo d'indagine ha nello Statuto la sua oggettiva e puntuale definizione e quindi si capisce che cos'è, diventi una Commissione d'inchiesta che nello Statuto non si capisce cosa sia. Il nostro Statuto ipotizza due fattispecie - Commissione d'indagine e Commissione d'inchiesta - illumina il contenuto di quella d'indagine, ma non di quella d'inchiesta.
Semplicemente, rafforza il potere dei Commissari in ordine alla Commissione d'inchiesta - e non a quella d'indagine - liberando i dipendenti regionali da un segreto d'ufficio, sempre che questa sia un'ipotesi ipotizzabile.
Devo peraltro dire al collega Cucco che la norma del Regolamento, che consente il controllo da parte dei Consiglieri, non prevede esplicitamente che libera il dipendente dal segreto d'ufficio. A mio modo di vedere, il potere d'ispezione e di controllo dei Consiglieri non superano un segreto d'ufficio, comunque esistente e comunque opponibile, non so dove e non so se si può, ma se si può e se c'è sicuramente non è il potere ispettivo del Consigliere regionale che lo supera perché deve essere esplicitato da una norma. Siccome nello Statuto non c'è scritto, secondo me non c'è. Posso capire, però vorrei che avesse fine la polemica su questo, se mi è consentito è un atteggiamento vescovile, quindi cessi la polemica perch non c'è polemica e se si ritiene che dietro a questa questione ci sia un qualche tentativo strumentale di trasformare una Commissione d'indagine in Commissione d'inchiesta, immaginando che una Commissione d'inchiesta sia una cosa che ognuno di noi pensa essere una cosa, posto che lo Statuto non dice che cos'è, siccome quella d'indagine è di carattere generale conoscitiva, immediatamente si immagina che quella d'inchiesta sia di carattere specifico personale ed inquisitrice, tendente quindi a verificare e colpevolizzare.
Il lavoro che abbiamo fatto tutti insieme è stato quello di voler saldare il massimo di strumenti operativi, cioè la possibilità di valerci del superamento del segreto d'ufficio, in termini procedurali, mantenendo però fermo il corpo della deliberazione che identifica questa Commissione in una Commissione d'indagine che intende conoscere materie e fenomeni, nei loro sviluppi e nel loro essere e divenire. Su questo abbiamo fatto chiarezza oltre ogni limite e mi pare che fare chiarezza su questo sia un atto di onestà reciproco.
Chi ha dei dubbi sulla correttezza dell'impostazione della correzione che oggi viene fatta, ha il dovere di esplicitarli, perché i Commissari che elaboreranno questa delicatissima materia devono sapere che c'è qualcuno che considera il lavoro che si sta facendo strumentale a qualcosa funzionale ad una cosa diversa da quello che c'è scritto nella delibera istitutiva della Commissione. Lo deve dire, non c'è niente di scandaloso ognuno può interpretare le parole secondo il senso che ritiene più opportuno; l'alfabeto non è una fisarmonica molto ampia. Questo deve essere chiarito soprattutto in sede di Commissione. Chi ritiene che questa sia la questione, la deve esplicitare nel modo più totale per consentire un lavoro sereno da parte della Commissione. Soprattutto per me stesso, ma anche per la storia di questa vicenda spero di essere stato chiaro.
Pongo un quesito ad alcuni colleghi che parlano di queste questioni con grande supponenza. Vorrei sapere quanti Consiglieri in quest'aula sono in grado, in proprio, di esaminare il materiale sanitario, soprattutto quello di ordine contabile. Dico in proprio, cioè senza utilizzare lobbies, che possono essere quelle dei baroni, ma possono anche essere quelle dei barellieri, possono essere quelle dei delatori. Il lavoro della Commissione in primo luogo è questo: mettere i Consiglieri nelle condizioni di leggere il materiale sanitario senza bisogno di filtri e portaborse più o meno in malafede. Questo mi pare il senso della ricerca che andiamo a fare, quello di mettere il materiale relativo alla Regione nelle condizioni di essere utilizzato dal Consigliere per il suo mandato di controllo e di proposta. A mio modo di vedere, non è molto di più e non è molto di meno, ma partendo dal presupposto che nessuno di noi è in grado di leggere questa materia si salda anche la mia convinzione che nessuno di noi è in grado di conoscere questa materia probabilmente nemmeno con l'esperienza drammatica che ha fatto l'Assessore di essere egli stesso - pur vivendo 20 ore al giorno questa esperienza - nella condizione di non conoscere e di non essere nella condizione di leggere la materia della quale deve rispondere politicamente.
Mi pare che il nocciolo finisca per essere questo; questo non significa che nella raccolta del materiale, dei dati e delle notizie non si possano anche costruire e tenere presenti scenari diversi: accantonare memorizzare, richiamare, costruire, soprattutto nel momento che stiamo vivendo, situazioni anche di interessi di altra natura; ma paradossalmente, quegli elementi che sembrano più interessanti sono gli elementi da cui ci dobbiamo guardare, perché tendono a distrarre il nostro interesse alla conoscenza della materia e a mettere la stessa materia in termini e in forme tali che i Consiglieri li possano utilizzare, cercando di rincorrere - come ha detto giustamente qualcuno, in particolare il collega Cucco - in termini protagonistici chi ha nel protagonismo purtroppo una sua funzione, cioè la Magistratura, che viene ad essere l'attore delle vicende cruciali.
A me personalmente le responsabilità non interessano, mi interessano i fenomeni, mi interessa capire da dove provengono in termini storici, e ci stanno sicuramente anche le responsabilità, ma non sono solo responsabilità, per immaginare che questo possa servire al Consiglio nella sua capacità propositiva o alla Giunta, sempre propositiva, di introdurre dei meccanismi di conoscenza e di controllo e di decisioni più raffinati più trasparenti e più comprensibili di quanto non siano stati in passato.
Questa mi pare poi che in buona sostanza finisce per essere la questione la deliberazione che avevamo assunto con il concorso pieno della parte politica che ha l'onore di rappresentare l'Assessore offre uno strappo, con la dichiarazione del collega socialista che ha parlato prima, che io voglio ascrivere alla sua generosità e alla sua onestà politica ed intellettuale confido però che non sia il mantenimento di una riserva sulle ragioni che hanno indotto altri invece a firmare questa proposta di deliberazione.
Questa è una questione che, se viene conservata, va continuamente esplicitata e tenuta presente come uno degli elementi di confronto in questo lavoro di dibattito. Mi auguro che nel confronto che ci sarà ancora questi elementi di comprensibile ed apprezzabile diffidenza siano a sostegno di un Assessore che guarda caso è criminalizzato soltanto qui mentre poi i dati nazionali ci dicono che la nostra è la Regione in cui le cose funzionano meglio.
Mi sembra comprensibile tutto questo; prego soltanto il collega Fiumara di stemperare, se ci sarà la possibilità di lavorare insieme, questa sua comprensibile carica anche umana su questa questione nella riflessione politica della comprensione delle ragioni che hanno invece indotto altri a comportarsi in questo modo, uno in particolare; era impossibile, a mio modo di vedere, ma anche a modo di vedere di altri, ritornare indietro rinunciando alla clausola di liberazione dei dipendenti dal segreto d'ufficio che sarebbe stata letta immediatamente come una rinuncia della Regione a fare delle cose. Non è detto che la Regione queste cose le faccia o non le voglia fare, le avesse volute fare, sicuramente sarebbe stata presentata all'esterno come una marcia indietro della Regione che si chiude in se stessa e rinuncia ad approfondire e ricercare. Questa non era la ragione, ci sembra di avere percorso una strada abbastanza lineare e abbastanza comprensibile, sulla quale ci auguriamo possano convenire anche i colleghi che hanno motivi fondati e comprensibili per nutrire legittime riserve.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Malgrado le lunghe discussioni fatte in Commissione, sento di dover intervenire soprattutto perché non condivido alcuni interventi, non dei Consiglieri di maggioranza, ma di Consiglieri di opposizione. Credo che non ci possano essere equivoci o doppi giochi. Ritengo sia necessaria una Commissione d'indagine o d'inchiesta, che per me sono quasi la stessa cosa e proprio per le ragioni che diceva il collega Cucco, anche se poi non condivido le conclusioni perché dagli avvenimenti degli ultimi mesi risulta chiaro che la sanità, che come sappiamo è il settore della Regione che assorbe la gran parte delle sue risorse, che ha a che fare con un aspetto fondamentale come la salute dei cittadini, è stata organizzata ed ha funzionato non solo per mesi, ma per anni in modo tale da permettere che azioni criminali potessero essere svolte in una situazione che permetteva che queste si svolgessero. Questa è la questione. Non ritengo, poich faccio o credo farò parte di quella Commissione, di fare il poliziotto o il giudice numero 2. Se io avessi oggi elementi sufficienti per dire che un Assessore, una Giunta, un funzionario hanno fatto degli atti che sono contro le leggi, lo denuncerei, non spingerei per fare una Commissione d'indagine.
Il motivo per il quale io, come tanti altri Consiglieri, ho ripetutamente votato mozioni che chiedevano le dimissioni dell'Assessore Maccari è dovuto al fatto che l'Assessore ha dimostrato di non essere in grado di gestire la sanità in modo tale da chiudere qualsiasi possibilità affinché azioni criminali avvenissero.
L'obiettivo di una Commissione d'indagine, a mio parere, è quello di identificare quelle forme organizzative, quelle procedure decisionali quelle forme di controllo delle risorse, che fino a ieri non funzionavano e hanno permesso tutte le cose che sono successe.
Questo è il motivo per cui ritengo si debba provare a costituire questa Commissione; personalmente sarò pronto nel momento in cui avrò chiaro il suo funzionamento, perché come sappiamo tutti noi possiamo costituire la Commissione e poi passare le giornate a discutere di cavilli per non fare nulla. Queste possibilità ci sono. Nel momento in cui ognuno di noi soprattutto chi sta all'opposizione, ma forse non solo chi sta all'opposizione, verificherà che in realtà si costituisce una Commissione per non farla funzionare, a quel punto si denuncerà che non c'è la volontà di chiudere quelle falle. Questo è il problema!



(Commenti del Consigliere Picchioni)



MARINO Massimo

Ma sappiamo bene cosa vuol dire non farla funzionare!



(Commenti del Consigliere Picchioni)



MARINO Massimo

Ma no, infatti io non sto dicendo questo. Sto dicendo che abbiamo votato la costituzione di questa Commissione; siamo a novembre e la Commissione non è ancora partita, quindi una volontà unanime di questo Consiglio di farla funzionare probabilmente non c'è. Ma lo verificheremo.
Credo ci sia un dato di fondo dal quale non possiamo prescindere. C'è stata una serie di comportamenti gravissimi, sui quali sta indagando la Magistratura, ma credo che mi si debba concedere di affermare che c'è stato qualche comportamento che è andato al di là della correttezza della legge.
Ebbene, noi dobbiamo chiudere queste falle. Devo dire che negli atteggiamenti di questi mesi non ho visto questa grandissima volontà di chiuderle, non ho visto questa grandissima volontà di dare un giro a tutta questa storia.
Voglio ora ricordare una piccola battuta di stamani, perché è un esempio emblematico. Questa mattina, un po' scherzosamente, si diceva: "L'Assessore Maccari non risponde alle interrogazioni sulla sanità" l'Assessore ha fatto una battuta che probabilmente non tutti hanno sentito e ha detto: "Certo, se presentate l'interrogazione perché è mancato l'ossigeno nel Pronto Soccorso, nell'Ospedale, io cosa vi devo rispondere?".
Il nodo è proprio qui: l'Assessore regionale alla sanità non può fare battute di questo genere. Può, deve leggere i giornali, verificare quello che c'è scritto e, se manca la bombola di ossigeno senza la quale una persona ricoverata in un Pronto Soccorso muore, l'Assessore regionale alla sanità è l'unico responsabile, almeno nei nostri confronti, che deve intervenire per chiudere le cose che non funzionano e per le quali cose del genere avvengono.
Altrimenti si dimette! Ma non si dimette perché qualcuno lo ha incastrato in chissà che cosa: si dimette con un atto di coraggio, dicendo: "In questa situazione, o si cambiano le leggi o si cambiano i responsabili"; oppure: "lo non sono in grado di garantire che questa cosa che costa alla Regione Piemonte 6.500 miliardi all'anno, funzioni per i cittadini di questa Regione" (che fra l'altro la pagano abbondantemente).
Queste sono le ragioni, a mio parere sufficienti, per le quali l'Assessore Maccari si sarebbe dovuto dimettere.
Non mi è chiaro se oggi, dopo gli avvenimenti di questi ultimi mesi l'Assessorato e la Giunta abbiano preso quell'insieme di iniziative minime sufficienti per dare una svolta a questa situazione. Ritengo di no rabbrividisco quando sento - e l'ho sentito durante il dibattito sulla sanità - una Giunta che dice: "La Regione non era in grado di controllare i bilanci delle UU.SS.SS.LL." (è stenografato).
Ritengo che una situazione di questo genere non sia accettabile.
Peraltro si propone addirittura di accorpare le UU.SS.SS.LL., per cui saranno degli organismi che gestiranno 400500 miliardi all'anno. E una Giunta regionale dichiara che non è in grado di controllare i bilanci delle UU.SS.SS.LL.? Non è in grado di controllare che si compra la carta igienica a 200 lire al rotolo in una USSL e a 700 in un'altra? Credo che una Commissione di questo tipo abbia un obiettivo preciso che non vuol dire sostituirsi alla Magistratura. Nel momento in cui i singoli Commissari verificheranno questioni di quel genere si rivolgeranno alla Magistratura, non ne discuteranno in una Commissione d'indagine.
Ritengo sia sbagliato stare al gioco secondo cui la Commissione è inutile per cui tanto vale non farla.
Devo aggiungere, per dare qualche motivazione alle osservazioni che faceva il collega Cucco, alcune riflessioni sul Presidente di questa Commissione. Mi pare di capire che una delle candidature emerse - quella del Consigliere Peano - sia stata ritirata. Ebbene, mi sembra un segnale negativo.
Non ho i numeri per incidere più di tanto su questo, ma ritengo che la candidatura del Consigliere Peano a Presidente di quella Commissione avrebbe garantito di più gli interessi del Consiglio; non perché altre candidature non lo facciano, ma perché è evidente che una Commissione di questo genere deve dimenticare le appartenenze e le fedeltà di maggioranza o al limite anche di opposizione. La candidatura del Consigliere Peano a Presidente di questa Commissione sicuramente era un buon segnale e un buon inizio; può darsi che fra un mese dovrò arrivare a conclusioni diverse.



CHIEZZI Giuseppe

Perché era?



MARINO Massimo

Perché mi risulta che questa candidatura sia stata ritirata.
Personalmente la ripropongo, la proporrò, magari la voterò io, la voteremo in tre, non lo so, può darsi che fra un mese anch'io debba arrivare alle conclusioni del Consigliere Cucco. Concordo invece pienamente con il Consigliere Cucco - cosa che peraltro ho già fatto negli ultimi due anni in più di un'occasione - sul fatto che l'attivazione di questa Commissione non preclude affatto che i Consiglieri prendano iniziative per andare a vedere o le bombole di ossigeno o altre cose anche più importanti, seppure anche l'ossigeno in certi casi sia vitale, o prendano iniziative laterali e parallele ad una Commissione d'indagine per andare di persona, al di là delle cose istituzionali (ne hanno la possibilità), a vedere i molti punti della sanità piemontese dove disastrosamente nulla funziona. Finisco con un'ultima battuta. Se si volesse dare vita ad un'iniziativa di tipo scandalistico, riferisco che qualche giorno fa sono stato contattato da un giornalista, il quale mi chiedeva un comunicato o un'interrogazione per far sapere che in una USSL di Torino la situazione organizzativa interna è tale per cui non si è in grado di verificare se i dipendenti sono presenti o no al lavoro. Ho evitato di farlo, perché non avevo elementi sufficienti e comunque perché non credo che lo scandalismo sia oggi il modo di affrontare le questioni. Anche questa però può essere una delle tante gocce per far traboccare il vaso e per dire che così non è più tollerabile andare avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Non mi illudo, colleghi, sui risultati che potrà dare questa Commissione, ma non sono così categorico nella certezza che una siffatta Commissione servirà a nulla, come ha detto prima il collega Cucco. Pu succedere, non lo escludo; personalmente ero e rimango pieno di dubbi sul fatto che questo possa accadere e anche pieno di preoccupazioni, per ritengo che questo possa anche non succedere e che quindi valga la pena spendersi dentro la Commissione, e dirò per quale motivo.



CUCCO Vincenzo

Ricordi il Cartografico?



CHIEZZI Giuseppe

Certo. Ma, Consigliere Cucco, io questi dubbi li ho già espressi anche in sede di Gruppo; ricordo anche della Commissione sul Magistrato del Po e in tante altre Commissioni che si sono fatte.
In linea di massima, sono diffidente su questi strumenti però, proprio perché parto da questa diffidenza, volevo dirvi per quali motivi ritengo invece che questo tavolo di lavoro debba vedere sedute tutte le forze che cercano di far luce e riportare la sanità ad efficienza e a moralità.
Questa Commissione - badate bene - adesso diventa d'inchiesta; anche le parole contano, e la Commissione d'inchiesta punge un po' di più la pelle di coloro che non vorrebbero far luce su tutto: è così.
Questa Commissione è stata voluta da un Consiglio regionale unito su cosa? Sul fatto che si esprime preoccupazione sullo stato della gestione della sanità. Questa preoccupazione ci ha unito tutti; fino lì siamo tutti uniti. Dico che questo non è poco, perché una maggioranza che accetta un tavolo di lavoro di questo genere vuol dire che è una maggioranza che in molti settori ha espresso fortissime preoccupazioni anche sulla gestione della sanità; questo si può non dire, ma è. Questo fatto non è da poco.
Ritengo che le preoccupazioni che ci sono all'interno del Consiglio e anche dentro la maggioranza, soprattutto queste ultime, non debbano essere soffocate o emarginate da una sorta di ritirata da parte di chi come il collega Cucco, ad esempio, sul tema della sanità è un Consigliere che dà e continua a dare grandi battaglie.
Poi, finito questo elemento unitario, siamo tutti preoccupati; il modo di esserci dentro la Commissione è il più vario possibile, e già qui ne emergono tutte le caratteristiche: c'è chi dice che delle responsabilità non gli importa nulla; a me importa moltissimo e dirò al compagno Maggiorotti di verificare, di capire sempre le responsabilità degli atti e a chi fanno capo. C'è chi dice: "Mi interessa studiare il fenomeno della sanità in termini storici"; c'è chi parteciperà alla Commissione pensando di fare un'inchiesta di tipo giudiziario. Il modo di starci sarà vario Consigliere Cucco, ne vedremo di tutti i colori.
Allora qual è il problema, secondo me? E' di stare all'interno di questa Commissione rendendola dinamica; guai a noi se questa Commissione diventa statica, nella quale maggioranza ed opposizione si confrontano su volumi di documenti dell'ordine dei metri cubi, su indagini a tappeto che partono dal brodo primordiale della sanità, dalla riforma che era sbagliata e via dicendo. Si può lavorare in modo utile se questa Commissione diventa la sede nella quale si raccolgono informazioni che ciascun Consigliere non è in grado di avere in tempi rapidi, perché la Commissione chiede dei documenti che possono essere dati in tempi rapidi; in termini esaurienti perché dentro la Commissione è in atto un contraddittorio tra forze politiche con gli interlocutori esterni fatto davanti agli occhi di tutti.
Sono caratteristiche di lavoro non usuali per i Consiglieri regionali dunque ritengo che questo sia un luogo dove lavorare.
Un altro elemento è quello di evitare perditempi e contrapposizioni astratte e, per quanto riguarda il mio Gruppo, di prendere immediatamente un bandolo di questa matassa e tirarlo fino in fondo. Ho detto al compagno Maggiorotti di richiedere che questa Commissione cominci a lavorare concretamente, non parta da chissà dove, e che il tema della malasanità sull'Ospedale di Verbania sia il primo tema di lavoro; la Commissione si cimenti un po' con quel problema, faccia luce su questi venticinque anni a Verbania, e lo faccia in un mesetto; se entro Natale questa Commissione non produce nulla, è mio parere che a quel punto occorra andarsene e autoconvocare una Commissione tra Consiglieri che, verificati gli impacci e i reciproci veti che bloccano la Commissione, non ci stanno a perdere il loro tempo e vogliono invece vederci chiaro, riallacciando lavori che in parte i colleghi fanno già adesso in modo più coordinato.
Per questo motivo noi voteremo a favore di questa deliberazione in s piccola. Ho disturbato i colleghi semplicemente per spiegare perché, pur avendo io molte riserve su questo tipo di Commissione, ritengo che a questo punto sia un tavolo in cui andare a sedersi e fare le nostre battaglie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Bravo Chiezzi, condivido integralmente!



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola per dichiarazione di voto pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 1 contrario (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).



PRESIDENTE

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno



PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,25)



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