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Dettaglio seduta n.98 del 18/12/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Cavaliere e Farassino.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Esame progetto di legge n. 59: "Delimitazione degli ambiti territoriali ottimali per l'organizzazione del servizio idrico e disciplina delle forme e dei modi di cooperazione tra gli Enti locali ai sensi della legge 5/1/1994, n. 36. Indirizzo e coordinamento dei soggetti istituzionali in materia di risorse idriche" (seguito)


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con la prosecuzione dell'esame del progetto di legge n.
59.
Le relazioni sono state svolte nel corso della seduta di ieri; è pertanto aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Peano.
PEANO Presidente, in attesa che la sala diventi silenziosa, farò una brevissima riflessione sulla normativa che oggi valuteremo in aula.
Siamo a Natale, ma non credo che sarà un regalo di Natale per il nostro Piemonte, se sarà una legge popolare, se sarà alto l'indice di gradimento dei nostri piemontesi. Mi sento in difficoltà, oggi, ad esprimere un giudizio definitivo per alcuni aspetti che ritengo importanti, anche se dobbiamo dire che in questi mesi si è fatto un grande sforzo per accogliere le molte osservazioni delle consultazioni dei Comuni, delle Province, delle Comunità montane e dei tanti consorzi esistenti. Direi che la legge, da come era approdata in Commissione per la prima volta, è completamente cambiata e ha subìto profonde trasformazioni.
Purtuttavia rendiamoci conto che stiamo approvando una legge di grandissima importanza per il Piemonte, che cambierà l'assetto per il comparto delle acque e che dobbiamo attentamente valutare. Credo che questa legge abbia l'importanza, per il Piemonte, della legge urbanistica n. 56 approvata nel 1977: rendiamoci conto della portata di questa normativa.
Pongo alcune brevissime osservazioni: la legge ha una sua logicità nel creare un sistema integrato di uso e controllo del patrimonio delle acque però è in parte monca, perché è mancante per quanto riguarda l'aspetto legato all'irrigazione e allo sfruttamento energetico. Noi normiamo il controllo e l'uso delle acque riguardanti la potabilizzazione e la depurazione; aspetti importanti, ma non complessivi.
Non so se il Piemonte, in particolare, avesse l'urgenza di normare il controllo di un servizio idrico integrato, quanto invece di ordinare e normare nei suoi usi complessivi tutto il patrimonio delle acque.
Un'altra brevissima osservazione: la legge Galli ha la scadenza imperativa di fine anno. Non vorrei che noi fossimo soltanto i primi della classe. Non sempre è stato opportuno - chi ha gli anni di esperienza in Regione lo sa trovarsi di fronte a scadenze normative di fine anno, con il solo significato di imporre ai nostri cittadini scelte ed indirizzi derivanti da leggi quadro nazionali; non sempre le scelte sono state giuste. Chiederei all'Assessore di conoscere il quadro delle altre Regioni, come si stanno comportando; noi approviamo questa normativa non per convinzione, ma perch la scadenza ce lo impone.
L'impianto iniziale dirigistico della Regione è stato superato nel testo definitivo, ne diamo atto: la prima stesura era marcatamente di concezione dirigistica. Uno sforzo che ritengo non ancora sufficiente. Siamo ancora troppo legati alla direzione regionale delle cose e ci vuole un superamento da parte di tutti; questo anche nei riguardi dei funzionari stessi. Se vogliamo che sul territorio si esprimano le capacità e le intelligenze dei nostri amministratori dobbiamo consentire loro di gestire e governare con la massima libertà, pur all'interno di regole e norme che noi diamo.
Avremo un periodo di non facile attuazione. Riempire il contenitore di questa legge sarà estremamente difficile, ci vorranno anni per vederla attuata.
Nella fase di organizzazione iniziale credo che sarà opportuno tutto il sostegno regionale, perché si sperimenta per la prima volta l'unificazione di grandi aree e di grandi consorzi a fronte di notevoli diversificazioni territoriali. E pensare di unificarle in grandi consorzi a livelli provinciali e pluriprovinciali non sarà facile.
Riflettiamo soltanto su questo. Si dovranno unificare, in qualche modo per tutto quello che riguarda il controllo delle acque, quindi anche le tariffe, il grande impianto torinese con il Comune di Moncenisio. Pensate alle migliaia di borgate sparse sul nostro territorio, pensate al controllo dei consumi delle acque in alta montagna dove è impossibile, ad esempio poter usare i contatori per il controllo dei consumi stessi; tutto gela d'inverno.
Sarà importante che in tutta questa fase ci sia una grossa attenzione a quello che succederà. I tempi di attuazione sono lunghi, sono previsti cinque anni. Era sufficiente essere presenti alle consultazioni e alle audizioni che abbiamo fatto per rendercene conto, o leggere le osservazioni che sono pervenute. Alcuni Comuni, addirittura, hanno messo per iscritto nelle loro osservazioni che all'approvazione eventuale sarebbe seguita, per protesta, la consegna delle chiavi del Comune.
E poi, sarà sufficiente soltanto un ritorno economico alle Comunità montane per il prelievo della risorsa acqua? Ripeto, è sufficiente un ritorno economico? Chiediamocelo. Anche perché c'è un aspetto culturale che non va dimenticato, cioè che i piccoli Comuni, le piccole realtà si sentono intaccate nel loro diritto di sopravvivenza.
Si va verso grandi dimensioni: è la cultura di questa legge. I Comuni piccoli si sentono ormai inutili e vedono che tutto concorre ancora a creare una cultura dirigistica, politica, delle grandi dimensioni, dei grandi numeri, cioè i piccoli numeri tendono a non contare più.
Nei giorni scorsi, insieme ai Presidenti, abbiamo ascoltato la prolusione del prof. De Matteis al Politecnico di Torino per l'inaugurazione del nuovo anno accademico, nel corso della quale ha trattato molto bene il tema "Verso la città-rete del terzo millennio", una relazione splendida. Le reti per il prof. De Matteis sono quel complesso di condizioni talvolta naturali, ma più sovente prodotte come infrastrutture, patrimoni tradizioni, istituzioni, che obbligano chi le vuole utilizzare a localizzarsi anch'egli là dove esse si trovano. Questo insieme il prof. De Matteis lo ha chiamato il milieu urbano, il centro, il luogo dove si configura questa rete.
In questa occasione credo che dovremmo riflettere di più su questo fatto: il milieu urbano, il centro della rete che dobbiamo costruire non è in questo caso la grande città, ma è laddove andiamo a captare le acque, cioè la montagna, le piccole realtà. In senso metaforico dico che dovremmo trasformarci per comprendere meglio la modificazione della realtà che oggi approviamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.
TOSELLI Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, al di là delle valutazioni tecnico-giuridiche su questo disegno di legge, desidero porre l'accento in positivo su alcuni punti, a differenza del collega Peano.
E' contemplata, nel disegno di legge n. 59, la riduzione ed ottimizzazione dei costi di gestione mediante la drastica riduzione dei gestori del servizio pubblico idrico integrato. Non è da sottovalutare la modalità di costituzione dell'Autorità d'ambito in applicazione della legge n. 142 richiamata in parte dal collega Peano, e che trova conferma nei costituenti l'Autorità d'ambito ad ogni livello amministrativo, richiamati all'art. 6.
Il collega Peano ha ragione quando parla della necessità di rivitalizzare le piccole entità, ma già all'interno della legge n. 142 sono inserite modalità rivolte proprio a questo scopo. Si potrebbe aprire un'ampia discussione, ritengo però che non sia la sede opportuna o perlomeno non ne è il momento.
La Regione applica il principio di sussidiarietà delegando la facoltà agli Enti locali di gestirsi in proprio attivando il principio di solidarietà richiamato all'art. 1 della legge per l'equa distribuzione delle risorse.
Evidenzio la ricaduta positiva per le zone montane differenziate per fasce altimetriche e marginalità socio-economica con l'applicazione di tariffe differenziate con ampia rappresentatività dell'Autorità d'ambito e dei stimati circa 20 miliardi in virtù del minimo 3% a disposizione rimpinguando il fondo per la montagna.
In ultimo, circa l'art. 1 relativo alle finalità, è da sottolineare l'intento di salvaguardare i diritti delle generazioni future. A tal fine la presente legge mira ad ottimizzare il rinnovo dell'utilizzo del bene acqua finora a torto ritenuto inesauribile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Anche noi, come il Gruppo dei Popolari, siamo estremamente preoccupati per questa legge che consideriamo molto importante dato il tema che tratta.
Però noi in Commissione non abbiamo espresso voto favorevole e non ci siamo associati al vasto coro di adesioni, perché la riteniamo una legge contraddittoria e con limiti enormi che abbiamo tentato e continueremo a tentare di correggere.
Da un lato questa legge tiene conto, lo diceva già il Consigliere Peano nel suo intervento, di un superamento della concezione dell'acqua come di un bene inesauribile; si affronta questo aspetto con una logica ecologicamente più corretta, più attenta. Si pensa al territorio non come a qualcosa da sfruttare in modo inesauribile; si pensa anche alle generazioni future e quindi si dice che l'acqua è un bene pubblico, un bene collettivo da preservare. Occorre intervenire per superare una gestione che finora non ha tenuto conto di questo, né nel prelievo né nella gestione dei reflui.
Ci troviamo, attualmente, in una situazione estremamente frastagliata situazione che si deve superare, omogeneizzare, se si vuole cercare di risolvere al meglio i suddetti problemi.
Dall'altro lato, però, c'è una contraddittorietà, perché ognuno di noi rischia di trovarsi nei rubinetti di casa l'acqua pubblica portata da un privato e pagata ad un privato. Attraverso questa legge regionale e la legge Galli che sta alle spalle (comunque l'applicazione che ne viene data in Piemonte non è delle più brillanti), il bene pubblico e collettivo dell'acqua si trasforma in un bene privato.
Sono tutti contenti, anche la sinistra scopre il valore della democrazia economica - non riesco a capire bene cosa sia e ci ritornerò. Non si considera però che in questo settore, nonostante l'evidente contraddizione esistono molteplici esempi di gestione pubblica efficiente, a partire dal trattamento dell'acqua, che è estremamente importante dal punto di vista sanitario ed ecologico per coloro che usano l'acqua. Ci sono gestioni pubbliche efficienti nel nostro Paese - e nella nostra Regione in particolare ce n'è più d'una - ma queste non si prendono ad esempio! No! Si porta avanti il discorso, ma più che un discorso è un'ideologia, che il pubblico è di per se negativo nella gestione economica del bene, per cui bisogna aprire il settore agli affari e far sì che ci sia una pluralità di interessi. Che cosa vuol dire una pluralità di interessi? Vuol dire permettere che qualcuno investa dei capitali privati guadagnandoci sopra.
Il privato non lo fa con lo spirito del buon samaritano! Una società come l'Italgas se investe un capitale - sappiamo con chi abbiamo a che fare piccole o grandi società - lo fa per guadagnarci sopra.
Noi abbiamo il bene pubblico dell'acqua; ad un certo punto pensiamo di affidarlo ad un privato semplicemente perché ci venga trasportato a casa.
Si dice che su questo bene bisogna guadagnarci sopra, bisogna specularci sopra: qualsiasi privato lo fa con questa logica.
Noi invece pensiamo che in questi settori - non si tratta di un discorso ideologico astratto - dovrebbero esserci più aziende, quindi più gestori ma aventi una caratteristica pubblica più democratica. Coloro che risiedono sul territorio e che sono poi coloro che usufruiranno del bene, sono anche coloro che hanno una gestione dell'acqua, attraverso le strutture pubbliche, più trasparente e democratica.
Per me è di gran lunga più democratica una gestione pubblica nell'interesse pubblico - che non una gestione privata che viene fatta nell'interesse di chi vuole percepire un profitto.
Credo sia relativamente immorale permettere che su un bene come l'acqua ci sia una serie di società che percepiscono profitti. Questa è una delle ragioni per cui noi ci opponiamo. Riteniamo, inoltre, abbastanza ridicolo il discorso di democrazia. Altrettanto ridicolo ci sembra il discorso sui monopoli, perché il sottoscritto, come ognuno di voi, aprirà il rubinetto ed avrà l'acqua di un solo fornitore. Non è come al supermercato dove si può scegliere tra le varie marche: Sangemini, Ferrarelle e così via (non voglio fare pubblicità alle acque minerali). Tra le varie acque minerali esposte negli scaffali posso sceglierne una o più; nel nostro rubinetto c'è una sola acqua, quella del piccolo o grande monopolista che avrà ottenuto la gestione.
Quindi il discorso della concorrenza è una foglia di fico, perché in realtà non c'è concorrenza: ci sarà un solo fornitore. Il mio fornitore potrà essere diverso da quello del cittadino di Asti o di Alessandria, ma quelli che operano nel mio stesso ambito avranno quel fornitore. Quindi il discorso della concorrenza è inesistente.
Rispetto al discorso dei monopoli e di introdurre delle regole che li correggano, credo che la storia sia piena di tentativi di opposizione alla creazione di monopoli, finora regolarmente falliti. In ogni Paese in cui si è tentato di regolarizzare il monopolio alla fine se ne sono creati uno due o quattro, ma si sono creati ugualmente.
Sono settori che permettono la gestione di un servizio sul quale alla lunga si può speculare molto bene; i pesci grossi sono quelli che riescono ad aggirare le norme, riescono a convincere anche i politici, trovando il modo per aggirare gli ostacoli fino a che i monopoli si consolidano.
Queste, tra l'altro, sono esperienze recenti, laddove le privatizzazioni sono avvenute dieci-quindici anni prima che nel nostro Paese, come in Inghilterra; vi è la tendenza alla creazione di monopoli in mano a pochi.
A noi questo, anche dal punto di vista della concorrenza, sembra un discorso fuori luogo.
Sicuramente il pubblico ha dato pessimi esempi: sappiamo dell'IRI, ma ci sono anche altre società quali l'Alenia. Guardiamo i privati: pensiamo a De Benedetti, a Ferruzzi; perché si è creata l'ENEL nel nostro Paese? Si è creata perché i privati in quel settore avevano creato dei guasti ben peggiori di quelli creati da qualsiasi azienda pubblica. Perfino un regime di destra ha operato per nazionalizzare i settori. Si sono creati monopoli anche prima, non solo per l'energia elettrica: ad esempio, la creazione dell'IRI. Anche i privati, tuttora sul mercato, quali Agnelli ed altri credo che se non avessero una sovvenzione pubblica non avrebbero il potere che hanno raggiunto. Se non ci fosse un intervento pubblico a loro sostegno, di socializzazione delle perdite e di finanziamento dei profitti credo che saremmo ben lontani dai fasti che abbiamo di fronte.
Pensate a cosa è avvenuto a coloro che avevano versato dei fondi pensione a quel finanziere inglese, morto misteriosamente in mare: i pensionati che avevano versato si ritrovano senza pensione.
Pensiamo, ad esempio, ad un settore che ha delle similitudini, degli aspetti molto vicini a quello della gestione delle acque, collegato soprattutto a valle: la gestione dei rifiuti. Pensiamo al discorso dei rifiuti, a quello che sta succedendo nel nostro Paese con la gestione dei privati, prima di fare dei discorsi sul fatto che "il privato è meglio".
Certo, ci può essere qualche settore gestito dal privato che funziona, ma nell'insieme la gestione dei privati è disastrosa, perché molti privati il senso di responsabilità ce l'hanno esclusivamente verso i loro conti in banca. Lo dimostrano le disavventure giudiziarie, come quella degli scarichi che sono trattati in un determinato modo e stanno inquinando il nostro Paese: tutti paghiamo in modo estremamente salato.
Permettetemi di aprire una parentesi: anche i reflui non vengono prodotti da queste ditte, li produciamo tutti noi in modo relativamente semplice loro devono trattarli nel modo meno dannoso possibile. Credo che anche su questo, proprio perché ci sia il minor danno possibile, più rispettoso per l'ambente, ci dovrebbe essere, da parte nostra, un'attenzione anche sulla base delle esperienze che ricordavo prima. In questi affari ci entrano le ecomafie, e anche quando non sono mafiosi molti imprenditori hanno comunque un atteggiamento irresponsabile verso il settore che gestiscono.
Per questo noi dovremmo avere una visione diversa, dovremmo, nella legge correggere degli aspetti della legge Galli, dicendo che noi, come Regione facciamo un'opzione diversa; puntiamo semplicemente su consorzi che siano gestiti dal pubblico. In questa direzione vanno gli emendamenti che abbiamo presentato.
Noi abbiamo anche affrontato questi aspetti nel dibattito in Commissione il grosso lavoro svolto è stato di cercare di intervenire sulla legge. Ci siamo battuti affinché gli aspetti più rispettosi degli interessi pubblici e degli interessi dell'ambiente venissero in qualche modo sottolineati maggiormente all'interno di questa legge.
Abbiamo presentato emendamenti a favore - in parte accolti - delle Comunità montane, dei territori di montagna, perché sono i territori che forniscono il bene. Noi pensiamo che una parte delle risorse che si generano all'interno di questo tipo di affare economico, vada direttamente investito nei territori montani, affinché nel territorio da cui viene preso il bene acqua si faccia un intervento che permetta una riproduzione del bene affinché si protragga nel tempo. Non concordo, quindi, con la percentuale del 3%, perché penso si debba arrivare ad una quota superiore.
Un secondo aspetto. Nella legge si conferisce Autorità d'ambito per il 25 alle Province e per il 75% ai Comuni; per parte nostra riteniamo limitato il criterio utilizzato, relativo alla popolazione, il quale dà maggior potere a coloro che usufruiscono del bene rispetto a coloro che generano il bene stesso. I Comuni di montagna, ad esempio, sono generalmente poco popolosi, mentre accade il contrario per quelli a valle. Abbiamo quindi introdotto un emendamento con il quale sosteniamo che insieme alla popolazione occorre prendere in considerazione la dimensione territoriale che nel caso dei Comuni montani è significativa, e l'altezza a cui si trovano. Secondo noi, in questo modo, conferiremmo più potere a coloro che detengono il bene e che invece, con questa legge, ne vengono espropriati.
Abbiamo dunque cercato di introdurre regole che facciano in modo che non accada.
Abbiamo inoltre presentato degli emendamenti rispetto al problema del risparmio idrico. Pensiamo sia importante la costruzione di reti duali; è assurdo che si continui ad avere lo stesso tipo di acqua sia per il rubinetto della cucina sia per lo scarico del water, per il lavaggio delle auto, per l'irrigazione dei giardini. Tutto questo deve essere superato dobbiamo intervenire con reti duali e non solo con gli interventi previsti dalla legge.
Problema dei contatori; può anche darsi che in alta montagna ciò presenti aspetti di difficile soluzione dal punto di vista tecnico, ma per gran parte del territorio questi problemi non ci sono. Inserire dei contatori potrebbe essere un elemento di controllo dell'uso dell'acqua; il problema del risparmio idrico per noi è infatti fondamentale.
Altro aspetto, scomparso nel corso della discussione della legge, è quello del ciclo integrato. Per noi è fondamentale l'esistenza di una gestione integrale sia della parte di fornitura dell'acqua sia di quella relativa allo scarico. L'analisi sui reflui a nostro avviso è stata assai limitata: dalle statistiche si rilevano elementi positivi, probabilmente perché i grandi agglomerati urbani sono quelli meglio organizzati da questo punto di vista. Ma sulla quantità di Comuni e sulla dimensione di un territorio come il nostro, la percentuale di chi è ancora privo di depuratori può rivelarsi decisamente significativa.
Come Gruppo abbiamo operato affinché si affermasse il concetto di gestione integrata e non separata; temiamo infatti che la separazione crei concentrazione della parte più ricca del processo - fornitura dell'acqua e disinteresse verso la restante parte. Abbiamo inoltre introdotto altri elementi, rispetto alle aziende. Ribadisco l'opportunità di aziende pubbliche e conseguentemente dell'abolizione della dizione legislativa in cui si afferma "viene aperta la strada ad una gestione dei privati". A nostro avviso, occorre un'opzione netta in favore del settore pubblico: devono infatti essere i cittadini che usufruiscono dell'acqua, padroni collettivi del territorio, coloro che gestiscono questo bene.
Credo che queste considerazioni meriterebbero un approfondimento ed un'attenzione maggiore; in sede di Commissione c'è stata una discussione che ha indubbiamente portato a modificazioni del testo; noi ci batteremo affinché l'insufficienza che ancora rileviamo venga superata negli aspetti più critici, e in questo senso abbiamo presentato alcuni emendamenti. Ci auguriamo che il dibattito sia approfondito e che si tenga conto dell'importanza del settore e del bene che la legge tratta. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertoli.
BERTOLI Grazie, Presidente. Questo provvedimento legislativo, che attua la legge del 5/1/1994 e che detta disposizioni in materia di risorse idriche caratterizzerà, o almeno sarà uno dei provvedimenti che caratterizzeranno questa legislatura.
La cosiddetta "legge Galli" pone alcuni principi, fortemente innovativi intanto stabilisce, per la prima volta, che tutte le acque sono pubbliche ed è ancora conquista da ottenere - che le acque civili dovranno essere gestite in modo integrato e che non è detto che il soggetto gestore debba essere per forza privato, potrebbe benissimo essere pubblico. Comunque, sia gli uni che gli altri dovranno sottostare all'indirizzo ed al controllo dell'Autorità d'ambito.
Questa legge punta a superare le gestioni in economia e parcellizzate e tende al conseguimento di un'organizzazione industriale del servizio idrico. Si tratta quindi di una legge fortemente innovativa; legge che noi abbiamo voluto affrontare con la serietà dovuta, dando il nostro contributo affinché in Commissione si svolgesse un intenso ed approfondito lavoro preparatorio.
In tal senso, abbiamo scelto di presentare degli emendamenti in Commissione e non in aula, proprio perché fossero ragionati in modo collettivo ed inseriti organicamente, affinché la legge fosse il meno contraddittoria possibile e quindi non di pura nostra testimonianza, come azione di propaganda, ma come contributo fattivo, prescindendo anche dall'interesse utilitaristico di partito, ricercando prioritariamente l'interesse generale.
Il nostro lavoro, comunque, non si è svolto soltanto all'interno degli organi della Regione; abbiamo organizzato seminari importanti - un convegno qui a Torino - siamo andati sul territorio regionale a ragionare con gli amministratori in modo che si ricevessero osservazioni dirette, dialoganti non soltanto in entrata, ma anche in uscita, come lavoro preparatorio. Il risultato è la legge che la maggioranza della Commissione propone al voto di questo Consiglio.
Sappiamo che raggiungere gli obiettivi contenuti nella legge sarà molto complicato, ma riteniamo che questa base, che questo articolato, siano un buon punto di partenza. E' una legge che tende a semplificare - anche questa conquista da ottenere: pensate soltanto a quanti Consorzi saranno superati con l'applicazione di questa legge: centinaia e centinaia! - e a non creare nuovi Enti; vuol far giocare alle Province un ruolo importante di organizzazione e di dialogo con gli altri Enti minori.
E' opportuno ribadire che la legge non forza la realtà esistente, ma vuol farla crescere, che non costringe i soggetti a fondersi orizzontalmente o verticalmente - così come ha detto il Consigliere Riba - ma intende favorire l'integrazione del sistema senza però rinunciare ai principi ispiratori della legge. Quindi, perseguendo l'interesse generale perseguendo l'ottenimento di una qualità del servizio migliore di quella attuale, con risparmi di costi di gestione e puntando ad una gestione unitaria ancorché plurale nella prima fase.
Riprendo uno degli aspetti qualificanti di questa legge, che è già stato sottolineato dal relatore: questa legge riconosce alla montagna quel ruolo di imbuto formato dalle valli alpine per la formazione e la qualità della risorsa acqua. Questo riconoscimento non è soltanto teorico, ma è anche quantitativo, di grande rilievo, che prevede che almeno una quota del 3 della tariffa sia destinata per l'attività di difesa e tutela dell'assetto idrogeologico del territorio montano; risorsa che deve essere assegnata alle Comunità montane affinché, sulla base di specifici accordi di programma con l'Autorità d'ambito (in dialogo quindi con l'Autorità d'ambito), predispongano ed attuino specifici programmi connessi con la tutela e la produzione della risorsa idrica.
Il contributo per costruire questa legge noi l'abbiamo dato, il voto lo daremo. Questa nostra scelta non è facile: altri l'hanno detto e anche noi abbiamo sentito in varie circostanze che l'attuazione della legge incontrerà molte difficoltà ed incomprensioni; noi abbiamo scelto la strada del coinvolgimento e non atteso che le difficoltà urtassero contro la maggioranza che governa la Regione Piemonte per lucrare consensi. Non siamo "saliti a Superga", siamo rimasti in Regione, siamo andati a parlare con gli amministratori assumendoci le nostre responsabilità perché riteniamo che questa legge sia molto importante.
Siamo consapevoli di compiere in questo momento soltanto il primo passo e ai vari soggetti coinvolti compete il compito di costruire nel futuro un'organizzazione del servizio di acquedotto e fognatura più razionale, più efficiente, più economica e soprattutto più rispettosa dell'ambiente.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.
SALERNO Grazie, Presidente. Io ho partecipato al dibattito sulla legge nel corso delle ultime sedute di Commissione, però ne ho colto l'innovazione rispetto a quello che tuttora manca in ciò che abbiamo ereditato come Giunta e maggioranza, e cioè quei famosi Piani di cui parlava ieri il Consigliere Saitta.
Finalmente con questa legge si pone sul campo il Piano direttore per il risanamento, l'uso integrato, la riqualificazione e la tutela dell'uso delle acque. Si tratta di un obiettivo importante al di là del discorso fatto qualche minuto fa dal Consigliere Papandrea, che non riesce a cogliere la novità di questa legge: il Piano direttore regionale e l'istituzione, senza aumentare la burocrazia, di alcuni organismi molto importanti.
La mia preoccupazione è che questi organismi siano poi effettivamente molto vivaci e presenti sul campo. Faccio riferimento all'Osservatorio regionale che ha il compito di elaborare una banca dati e le Autorità d'ambito.
Finalmente vengono fissati degli ambiti per quanto riguarda l'uso delle risorse idriche, vengono istituite delle Autorità d'ambito, nonché una Conferenza regionale presieduta dallo stesso Presidente della Giunta. Credo quindi che si tratti di una legge importante, merito di questa Giunta e soprattutto dell'Assessore Cavallera.
Aggiungo ancora che su questo piano non dobbiamo avere paura se alcune parti di questa gestione saranno affidate al privato. Questo non è negativo anzi, secondo me è proficuo e vantaggioso - perché allargare, anche in un settore come questo, l'apparato pubblico laddove invece è possibile, anzi vantaggioso, l'intervento di un gestore privato, lo ritengo un obiettivo da perseguire. Riteniamo questa legge estremamente positiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO Grazie, signor Presidente. E' in discussione l'esame del progetto di legge n. 59 sull'applicazione della legge Galli per il riordino delle acque, un tema decisivo e vitale per il Piemonte per i prossimi anni.
La proposta legislativa della Giunta regionale di centro-destra, illustrata ieri sera dal Consigliere Riba, è molto peggiorativa rispetto alle precedenti proposte delle vecchie Giunte in tale materia.
La proposta di legge n. 59 è in perfetta sintonia politica con la filosofia privatistica e capitalistica dello sfruttamento. E' molto negativa perch apre la strada alle privatizzazioni della gestione di un servizio di un bene prezioso ed essenziale, qual è l'acqua, che è pubblico e deve restare pubblico.
E' inconcepibile politicamente permettere di fare profitti su questa tematica, primaria e vitale per l'uomo.
I soggetti privati purtroppo investono risorse finanziarie solo per fare i propri interessi, e non certamente quelli della collettività, con le fasce dei cittadini più deboli. Purtroppo le esperienze consolidate dai privati nel campo dei rifiuti dimostrano chiaramente quanto ciò sia possibile ed appetibile per i notevoli interessi economici.
La proposta di legge in discussione prevede anche il superamento delle gestioni in economia. Restringe seriamente il concetto di servizio integrato, cioè gestione sia della distribuzione delle acque che dei reflui.
La delicatezza e la complessità della materia legislativa è anche rimarcata dalle ottocento osservazioni dell'utenza piemontese in sede di consultazione e dall'enorme quantità di risorse finanziarie contenute nel progetto di legge tecnico-giuridico (dall'erogazione alla depurazione delle acque).
Criticabile, perché troppo poco è il 3% degli incassi introitati da destinarsi alla montagna; cifra irrisoria, quasi ridicola per i Comuni montani, per le Comunità montane.
Con tale impostazione politica si creano poi grandi ambiti territoriali che danno maggiori poteri ai Comuni che usufruiscono del bene-acqua che non a quelli che la producono. Quindi si danneggiano enormemente le popolazioni montane già svantaggiate e spesso dimenticate dall'attuale Giunta regionale.
Non è poi chiaro il ruolo vero che avrà l'Autorità d'ambito nell'ottica della gestione di tutta la tematica della proposta di legge.
E' decisamente il n. 59 un progetto legislativo fortemente involutivo retrivo e peggiorativo, che potrebbe solo legittimare e stimolare dei forti interessi privati a tutto discapito della collettività piemontese. E' chiaro, sul progetto di legge n. 59 si giocano altissimi interessi finanziari che bisognerà combattere ed avversare decisamente per evitare gravi speculazioni finanziarie e danni enormi alla collettività.
Il Consigliere Bertoli ha affermato poc'anzi che con questa legge le gestioni pubbliche vengono salvaguardate. Non si comprende perché allora l'art. 7, comma primo, del disegno di legge, non preveda a proposito delle salvaguardie agli organismi esistenti, le aziende speciali. Su questo abbiamo presentato degli emendamenti.
Per questi concetti, già espressi nella Commissione competente, e per tutte le argomentazioni politiche già espresse precedentemente dal compagno Papandrea, come Rifondazione siamo decisamente contrari al progetto di legge n. 59.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.
ANGELI Grazie, signor Presidente, cari colleghi, care colleghe. Prendo la parola per chiarire che nessuno può arrogarsi delle primogeniture su questa legge né il collega Salerno né altri.
Questa legge è stata fatta da Galli, è una legge di applicazione che ha avuto nell'arco di questi mesi un iter importante, costruttivo da parte di tutti. Alle audizioni, alle quali ho partecipato assieme a tanti altri colleghi della minoranza, sono state fatte delle richieste; questa legge è stata modificata sostanzialmente per alcuni aspetti, particolarmente per quello relativo alla salvaguardia di alcune gestioni. Tant'è vero che si prevede, nella possibilità della legge, nell'arco dei cinque anni di continuare la gestione da parte di alcuni soggetti, avere un unico referente dopo i cinque anni, ma pluralità di gestione. Vuol dire che non si privilegia né il privato né il pubblico.
Per quello che mi compete ho sentito parlare di doppi acquedotti: è opportuno fare un passo indietro. Ho sentito parlare di doppi contatori, ma questo vuol dire, appunto, doppi acquedotti: non può essere doppi contatori e basta, sono doppi acquedotti. Esistono ad Amsterdam, esistono ad Amburgo sono una strada da percorrere, però bisogna pensare ai finanziamenti.
Pensiamo a come sono arrivati i finanziamenti, pensiamo ai finanziamenti che sono arrivati alle nostre Comunità montane, che sono arrivati alle nostre città, per poter far funzionare gli acquedotti. Sono arrivati dai Fondi FIO (Fondo Investimenti Occupazione), dai fondi statali e regionali: il 95% degli investimenti li hanno fatti lo Stato e la Regione Piemonte nel passato. Oggi non ci sono più. Oggi è necessario trovare delle soluzioni che riescano a garantire, complessivamente, il rapporto con la montagna, la pianura, la città ed i paesi avendo dei garanti che possano effettivamente e realmente portare a compimento l'intero ciclo delle acque. Non è più possibile pensare, come si pensava parecchi anni fa quando si faceva il Piano regionale per la qualità delle acque: il Piano regionale per la qualità delle acque, con la legge di applicazione della legge Galli, ha bisogno di essere un incastro. Debbo ringraziare personalmente i funzionari dell'Assessore Cavallera perché ci hanno seguito passo per passo, cercando di dare il contributo necessario a chi, come noi, è abituato a dare delle risposte di tipo politico e non di tipo tecnico-amministrativo.
Questa legge di applicazione è importante come la legge n. 56, sono d'accordo con chi l'ha detto: sono d'accordo che questa legge venga approvata, anche se sono convinto che non sia una legge popolare perch inevitabilmente, porterà ad un aumento del costo dell'acqua. Ma non si pu pensare di poter rivedere la qualità delle acque senza che ci sia un costo superiore ed è per questo che io, ringraziando i funzionari che hanno lavorato a questa legge, mi dichiaro favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.
SALERNO Telegrafica precisazione. Come ho detto, ho partecipato alle ultimissime battute di questa legge e mi è stato chiarito che in tutte le precedenti sedute l'apporto della minoranza è stato costruttivo e positivo. Per cui allargo il merito di questa legge - e non me ne voglia il collega Riba - a tutto il Consiglio, minoranza inclusa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.
CASONI Grazie, Presidente. Il collega Salerno mi ha anticipato. Io ho partecipato nella prima fase ai lavori di questa Commissione, poi per altri motivi non ho più potuto parteciparvi. Però tutti i Gruppi, sin dall'inizio, hanno dimostrato una forte volontà nel portare a termine l'esame di questa legge va anche dato atto al Presidente della Commissione, Riba, di averla sempre gestita in modo corretto, almeno per quanto riguarda i rapporti con il nostro Gruppo.
Ci sono stati sicuramente dei punti di contrasto nella discussione di questa legge, che via via sono stati ripianati. E' importante - volevo risottolineare - il riconoscimento economico che viene dato alle zone montane. Credo che questo sia stato un passo importante che invece nella prima fase della legge non era previsto. Siccome, in effetti, queste risorse provengono tutte rigorosamente ed ovviamente dalle zone montane era doveroso dare un riconoscimento economico a queste zone che saranno probabilmente, le più penalizzate da questo sistema rispetto all'attuale.
Però con questo riconoscimento di tipo economico potranno in parte salvaguardare questo piccolo aspetto.
Per il resto credo sia una legge che vada nella direzione dell'integrazione di quei servizi che si rendono sempre più indispensabili non solo nel settore idrico, ma anche negli altri comparti della nostra economia regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio, che interviene in qualità di Consigliere.
VAGLIO Grazie, Presidente. Devo dire, con una certa soddisfazione, che finalmente portiamo a casa questa legge applicativa della legge n. 56, pur non senza qualche titubanza e perplessità per come verrà accolta dal territorio piemontese.
Già dalla passata legislatura e durante questa prima fase dell'attuale legislatura, il lavoro per riuscire ad applicare al meglio la legge Galli in Piemonte è stato un lavoro corale, che ha visto a volte contrapposte, a volte dialetticamente contrapposte, altre volte concordi trasversalmente le varie forze politiche presenti in Consiglio regionale. Devo dire anche che è proprio grazie a questa volontà di risolvere finalmente il problema di affermare il principio che l'acqua è un bene di tutti e che quindi deve essere trattata come tale, che siamo riusciti ad arrivare alla fine di questo lungo e travagliato iter legislativo.
Voglio sottolineare la collaborazione che si è instaurata tra la maggioranza e l'opposizione in questo Consiglio, ma devo anche dire che la collaborazione sui grandi problemi che investono in modo così radicale la popolazione della nostra Regione è un'abitudine di questo Consiglio regionale. E' abitudine del Consiglio regionale del Piemonte trovare, in momenti di emergenza, in momenti di grande difficoltà, una uniformità di intenti che ci porta, spesso e volentieri, quasi sempre voglio dire, a collaborare per la soluzione migliore del problema.
In questo caso, il grave handicap alla base dell'applicazione della legge Galli era se l'acqua è di tutti, come poter riconoscere a qualcuno qualche diritto in più, qualche merito in più, qualche impegno in più, per mantenere la sanità delle fonti, l'agibilità delle fonti e per mantenere la capacità produttiva delle risorse idriche, quindi le fonti e quant'altro.
Su questo effettivamente abbiamo avuto un momento di grande scontro, anche di difficoltà di interpretazione di quanto i funzionari, gli uffici regionali volevano suggerire, perché il concetto forte e trasversale è sempre stato quello che il maggior merito deve essere riconosciuto alle popolazioni che la montagna la vivono e che le fonti le mantengono.
Finalmente, con il concorso di tutti, si è giunti alla stesura di una legge che questo maggior diritto lo riconosce; una legge che consente l'impiego di una parte delle risorse provenienti dal consumo, quindi dalla tariffa delle acque potabili; ci consente un reinvestimento in manutenzione ambientale, su quelle opere di manutenzione e di assetto idrogeologico per la cura e la manutenzione delle sorgenti che le comunità locali delle nostre montagne tradizionalmente hanno sempre fatto. Questo riconoscimento era indispensabile, era paletto indispensabile per il prosieguo dell'iter legislativo e devo anche dire che è con una certa soddisfazione che sottolineo tra le disposizioni finanziarie quella relativa al 50 dell'addizionale regionale a favore delle Comunità montane sul fondo regionale della montagna. E' un segnale in più di un riconoscimento doveroso.
Siamo arrivati quindi alla fine; ci saranno sicuramente dei problemi applicativi, abbiamo cinque anni di tempo per risolverli o perlomeno per affrontarli. Abbiamo un paio di mesi di tempo dall'approvazione di questa legge per redigere ed approvare il Piano direttore.
Siamo in un momento molto importante di questa legislatura perch finalmente stiamo affermando il principio che un bene per tutti, un bene che è indispensabile al progresso e alla sopravvivenza della nostra società, è un bene finalmente pubblico che verrà gestito in modo coordinato dal pubblico e dal privato nell'interesse di tutta la popolazione della Regione.
Per questo vorrei fin d'ora ringraziare per la loro opera ovviamente gli uffici regionali e poi le forze politiche che siedono in questo consesso che hanno collaborato tutte alla migliore redazione del testo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione gestione delle risorse idriche Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di tutto desidero ringraziare i colleghi che hanno lavorato a lungo sia nel gruppo di lavoro sia poi in Commissione, sotto la Presidenza del collega Riba, il cui impulso ai lavori è agli atti e lo si evince dal riepilogo dei processi verbali delle varie riunioni.
Alcuni colleghi hanno chiesto precisazioni in merito allo stato dell'arte a livello nazionale. Al momento, hanno approvato il disegno di legge di attuazione della legge Galli quattro Regioni (Lazio, Toscana, Abruzzo e Basilicata) e ci sono sei Regioni, come noi, che sono in dirittura d'arrivo. Qualcuno prima mi ha chiesto se vi è o meno una scadenza. Nel nostro Paese abbiamo inventato i termini ordinatori, i termini perentori l'invio del Commissario ad acta, il fucile dietro la schiena perché si adempia; io devo innanzitutto dire che noi non facciamo discendere la necessità di provvedere da un termine formale, noi siamo convinti che sia necessario provvedere subito! Siamo in ritardo.
La colpa viene addebitata sempre alla Giunta, per ritardi di varia natura in questo caso, nel momento in cui tutto il Consiglio o perlomeno la stragrande maggioranza del Consiglio riesce a dare una risposta corale, non è certamente merito della Giunta, è merito dei Gruppi consiliari che hanno lavorato su questo provvedimento che in Commissione è stato modificato prendiamolo quindi per quello che è.
A mio avviso, sono maturi i tempi per una larga convergenza e una larga determinazione del Consiglio perché si arrivi a decidere su questa materia.
Penso anche che sia opportuno precisare che noi qui né aggiungiamo n togliamo alla legge Galli; la legge quadro nazionale è già stata approvata disciplina tutto, noi dobbiamo solamente compiere qualche scelta e dare qualche indicazione coniugata con la particolare situazione istituzionale locale del Piemonte, caratterizzata da 1.209 Comuni. Certamente noi abbiamo più problemi, insieme alla Lombardia, di altre Regioni, se è vero come è vero che su 8.000 Comuni italiani noi ne abbiamo ben 1.209, e di questo fatto se ne è tenuto conto. Non a caso vi sono elementi di equilibrio che sono stati raggiunti con grande difficoltà; per esempio, siamo stati anche necessitati nella scelta delle Comunità montane come soggetto di rappresentanza dei territori montani. E' una scelta che noi compiamo in conseguenza anche della legge n. 142 che ha promosso la Comunità montana come ente territoriale soprattutto particolarmente rivolto al discorso della difesa del suolo. Peraltro, questo ente è destinatario di attenzioni da parte del Consiglio regionale attraverso le proprie legiferazioni e le proprie proposizioni programmatiche.
Qual è la ragione di fondo che obbliga ad andare velocemente in questa direzione? Tutto nasce dalla considerazione che le risorse per compiere investimenti in questo campo, stante il sistema nel quale abbiamo vissuto e stiamo vivendo fino ad oggi, non ci sono più. Credo non sia il caso di andare a riesumare o comunque svolgere discussioni di ampissimo respiro (possiamo anche compierle, se lo riteniamo necessario, circa la contrapposizione tra intervento pubblico ed intervento privato, oppure coesistenza di intervento pubblico e di intervento privato), qui dobbiamo a mio avviso industriarci per mettere in campo un sistema che determini in quanto tale la possibilità di reperire risorse per compiere gli investimenti. Io non mi imbarco nella discussione su pubblico e privato potrei fare la battuta attribuita a Deng Xiao Ping, non so quanti anni fa: "Non conta se il gatto è bianco o nero, l'importante è che prenda il topo".
Questa battuta sottendeva una certa impostazione che ha determinato una svolta modernizzatrice nel Paese di Deng Xiao Ping.
Dobbiamo prendere atto che occorre andare verso ambiti di una certa dimensione che mettano in movimento una massa critica di risorse in grado di gestire economie di scala e risorse per gli investimenti senza penalizzare troppo l'utente singolo o l'utente territorialmente localizzato in ambiti ristretti. Naturalmente questo coniugato con una gradualità di avvio di questa riforma e con la previsione di una coesistenza di più soggetti gestori, purché ciascuno di questi rispetti i principi fondamentali della legge Galli che sono la gestione integrata del ciclo delle acque.
E' chiaro che nel dibattito sono stati richiamati parecchi principi ispiratori della legge Galli, non solo di questa legge, anche della legge n. 183 sui quali siamo perfettamente d'accordo. La legge Galli dal 1994 ha definito tutte le acque pubbliche, però sappiamo anche che finché il Ministero dei Lavori Pubblici non approverà un regolamento specifico abrogando tutte le norme in contrasto, questa affermazione in sostanza non trova riscontro reale. Tant'è che noi abbiamo dovuto, in quest'aula approvare più di una volta la legge di tutela delle acque sotterranee perché il principio generalizzato veniva bloccato in sede di controllo legislativo.
Noi siamo per giungere ad una completa attuazione, stiamo spingendo il governo in questa direzione; ovviamente il governo attuale è da poco insediato, ma il discorso è rivolto a tutti coloro che in quel dicastero si sono succeduti.
Abbiamo richiamato, anche in un recente confronto con la direzione della difesa del suolo, questo principio.
Per quanto riguarda il discorso della risorsa, qui nessuno svende nulla qui non vi è alcuna deregulation selvaggia, le risorse idriche verranno distribuite in base al Piano direttore della Regione. Ad un certo punto, ci saranno delle concessioni, queste verranno rilasciate secondo le leggi: un ruolo significativo lo avranno le Amministrazioni provinciali.
Non voglio pesare sui due piatti della bilancia. Non voglio dire che il pubblico è bello, non sono a questo punto, non mi interessa in questa sede perché la coesistenza delle possibilità gestionali è determinata dalla legge quadro nazionale che noi qui dobbiamo ad un certo punto applicare.
Sono perfettamente convinto che nella nostra regione vi sono gestioni pubbliche che funzionano bene, non intendiamo minimamente destabilizzare ciò che è già attivo, ciò che è ben funzionante nella nostra Regione.
Dobbiamo solamente applicare quelli che sono i principi di fondo della legge Galli che praticamente sono la cooperazione tra i vari Enti locali in sostanza attivare una realtà che salvaguardi la funzione di governo dell'Ente locale, inteso in senso lato: Comuni, Comunità montane e Province.
Credo che la discussione che si svolgerà sui singoli articoli darà anche la possibilità di approfondire questi principi. In sostanza, ci troviamo a discutere di una questione dove, a mio avviso, è meglio abbandonare alcuni pregiudizi ideologici ed avviarci in direzione di un pragmatismo operativo che consenta, nei prossimi decenni, di dare al nostro territorio regionale efficienza ed efficacia su una risorsa della quale si sente il bisogno ovviamente con tutte le sottolineature che venivano fatte. Non vi è alcuna velleità dirigistica da parte della struttura regionale o della Giunta regionale. Abbiamo ipotizzato dei percorsi che riconoscono il ruolo delle Amministrazioni provinciali, ci saranno delle consultazioni per preparare il lavoro di avvio delle Autorità d'ambito.
Sono convinto che sarebbe grave ritardare l'avvio di questa materia. Faccio anche presente che comunque, da un punto di vista formale, ci era stato rivolto l'invito, dal Ministro dei Lavori Pubblici, di provvedere, entro la fine dell'anno, all'avvio di questa materia. Per cui credo che il sottoscritto e i Gruppi debbano tenere conto di questo, perché al di là delle scadenze formali è comunque necessario un corretto rapporto tra centro e periferia, l'individuazione di obiettivi e poi lavorare affinch questi obiettivi possano essere perseguiti nei tempi prefissati, altrimenti viene meno la credibilità di un percorso riformatore.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare all'esame del relativo articolato.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Papandrea: all'art. 1, comma primo, dopo le parole "all'interno dell'Autorità di bacino del fiume Po", aggiungere le parole "in armonia ed integrazione con la legge n. 183/89".
La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Richiamiamo la legge sulla tutela del suolo al capitolo 1), capitolo generale, che inserisce le finalità della legge, ribadendone gli aspetti che avevano come punto particolare il problema della gestione delle acque.
Capitolo dunque importante, che rafforza concetti già esistenti, rendendoli più netti e forti e richiamando parti di una legge nazionale che avevano questo tipo di obiettivo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche La considerazione che svolgiamo in questa sede è uguale a quella svolta in Commissione; non si fa riferimento alla legge n. 183; parlando di ciclo delle acque dovremmo fare riferimento alla legge Merli, al DPR n. 236, alla direttiva della CEE. E' chiaro che a questo punto viene meno lo scopo precipuo di questo disegno di legge, che, ovviamente, interviene a valle dell'intera legislazione quadro nazionale. Per queste ragioni, non accogliamo l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Ci dispiace che l'emendamento non venga accolto e venga respinto con argomenti speciosi del tipo "non possiamo citare tutte le leggi". Noi non chiediamo di citare e richiamare tutte le leggi; vogliamo solo affermare il valore politico di richiamare una legge che non è una delle tante: la legge n. 183 rappresenta un "monumento" delle leggi recenti, che dovrebbero governare l'assetto del suolo in Italia. Una legge che più della legge Galli ha dato luogo prima a grandi attese e poi a grandi speranze; legge sulla quale mi risulta che il Governo stia lavorando e riflettendo; legge fondamentale che sarebbe bene, Assessore, avere presente come riferimento principe nell'attuazione della legge Galli - e dunque richiamare.
Dispiace la sua insensibilità su questo tema.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per appello nominale, come richiesto dal Consigliere Chiezzi.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI' 5 Consiglieri hanno risposto NO 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'emendamento è respinto.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Papandrea: all'art. 1, comma secondo, aggiungere alla lettera d) le parole "le politiche di risparmio idrico".
La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA E' questo un aspetto importante della legge rispetto al problema rilevato in precedenza: se pensiamo all'acqua come ad un bene non inesauribile, al quale prestare attenzione, il primo problema è rappresentato dal risparmio idrico. Dizione che può dire poco, ma che richiede poi una politica specifica di intervento sulle attuali strutture, che fanno sì che ci sia uno spreco d'acqua consistente; c'è, ad esempio, il problema delle reti duali: tutta una politica, quindi, mirata a far sì che si consumi molta meno acqua.
L'altra sera ho partecipato ad un dibattito in Valle di Lanzo sulla costruzione di una diga, cui la popolazione è contraria; i calcoli effettuati rilevano che lo spreco dovuto a difetti del sistema idrico attuale sia tale che permetterebbe di non costruirla. Quindi, non è una questione di poco conto, è una questione rilevante. Certo, si tratta delle caratteristiche generali della legge, quindi per noi, quando si tratta di acque, è fondamentale insistere su questi aspetti. Chiediamo che ciò abbia una sua specificità e che venga evidenziato in questo come in altri punti che seguiranno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche La Giunta è contraria in quanto le finalità del provvedimento sono chiaramente indicate in questo articolo. Noi tendiamo soprattutto a delimitare gli ambiti e a disciplinare le forme di cooperazione che devono essere attuate tra gli Enti locali. Tutto il discorso a cui faceva riferimento il Consigliere Papandrea è contenuto nelle disposizioni in materia di risorse idriche (DPCM approvato il 4/3/1996) e pertanto non abbiamo inteso richiamare l'universo di tutti i provvedimenti attuativi della legge Galli, che sono numerosi, peraltro alcuni emanati ed altri ancora in via di emanazione. Inoltre, l'impostazione tendente al risparmio come prima misura emergerà soprattutto dal Piano direttore delle risorse idriche che noi presenteremo entro due mesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Cogliamo questo secondo "no" dell'Assessore che ci sembra sempre più ostentare un disinteresse verso le proposte che facciamo.
L'Assessore dice cose che non corrispondono al vero, perché quello del risparmio non è un richiamo generico. Infatti, l'art. 1 della legge Galli al comma terzo - e voi state attuando la legge Galli - dice che gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio.
Il Consigliere Papandrea ha ribadito che in attuazione della legge Galli ci sia un punto specifico che richiami la politica del risparmio, che è una politica di investimenti alternativa ad altra, quindi non irrilevante nell'attuazione della legge Galli, non irrilevante anche nel modo in cui vengono delimitati gli ambiti ottimali, nel modo in cui si aggregano i Comuni, cioè non è un contributo piccolo che noi prendiamo da qualche legge e chissà perché vogliamo infilare qui: stiamo attuando la legge Galli e riteniamo che nell'attuazione, e per tutta le sue valenze, il risparmio venga enucleato. Voi enucleate altre cose. Quindi non è che noi proponiamo una cosa anomala rispetto alla vostra logica, perché la logica del vostro comma terzo è una logica che non esiste obbligatoriamente nella legge Galli. Eppure voi la enucleate. Non abbiamo contrarietà nel promuovere come scrive il comma terzo, lo sviluppo dell'occupazione.
Noi vediamo un fastidio nel considerare le nostre proposte per quello che sono, collaborative e di miglioramento di una legge; vediamo che l'Assessore, insofferente, si chiude a riccio e dà risposte assolutamente improprie e sghembe rispetto al merito degli argomenti che portiamo, perch il risparmio è all'interno la legge Galli, Assessore, e non fuori come lei dice.
Chiediamo che la votazione avvenga per appello nominale. Grazie.



PRESIDENTE

Come richiesto dal Consigliere Chiezzi, pongo in votazione l'emendamento per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI' 15 Consiglieri hanno risposto NO 30 Consiglieri L'emendamento è respinto.
Emendamenti presentati dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Papandrea: 3) all'art. 1, comma terzo, dopo le parole "riferimento", aggiungere le parole "con attenzione al risparmio idrico".
3 bis) all'art. 1, comma terzo, dopo le parole "all'ambito idrogeologico e idropotabile", aggiungere le parole "e della depurazione dei reflui".
La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Il concetto è quello di prima. Qui si parla del risparmio. Neanche io capisco l'atteggiamento dell'Assessorato quando, in certi passaggi di questa legge, ha fatto riferimento ad altre leggi. Eravamo arrivati all'art. 16 bis che poi è stato inserito nell'art. 7, su nostra proposta poi modificato, che conteneva moltissimi riferimenti a leggi specifiche che però non avevano molto a che fare con la legge stessa. Non comprendiamo invece, come il richiamo a problematiche ed altre leggi, che hanno una specificità rispetto a questa, non venga accettato. In particolare, in questo punto non si parla dell'ambito ristretto che ricordava prima l'Assessore: qui si dice "Nell'ambito dell'applicazione della presente legge la Regione promuove lo sviluppo dell'occupazione, la formazione professionale, le conoscenze e le informazioni nel settore dell'economia ambientale, la tutela dell'ambiente..." e non riusciamo a capire perché non ci possa essere anche un riferimento ad un aspetto forte come quello della tutela dell'ambiente, un aspetto forte, ma specifico. Non è una legge sull'ecologia, è una legge sulle acque, quindi se parliamo di ambiente e di acque questo è il punto in cui dovrebbe essere inserito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche Esaminerei entrambe gli emendamenti proposti dal Gruppo Rifondazione Comunista per il terzo comma. Per quanto riguarda il riferimento alla depurazione dei reflui io sarei dell'idea che si può accettare, per formulato in questo modo "e di difesa dagli inquinamenti": accolgo un suggerimento tecnico, non sto inventando seduta stante.
Per quanto riguarda il citare in questo comma il riferimento all'attenzione al risparmio idrico, proprio perché non c'è alcuna preclusione in termini concettuali a fare riferimento a questa finalità, secondo me è giusto inserirlo in questo punto: per evitare di mettere troppe virgole, proporrei una formulazione di questo tipo "con particolare riferimento al risparmio idrico, agli aspetti idrogeologici, idropotabili e di difesa dagli inquinamenti".



PRESIDENTE

C'è una sintesi fra i due emendamenti, collocata in una posizione diversa.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Ringrazio l'Assessore per questo sforzo di sintesi, però la nostra sintesi è un po' diversa.
Per quanto riguarda l'aspetto del risparmio siamo soddisfatti della formulazione, mentre per quanto riguarda l'aspetto dell'inquinamento è un po' sfumato rispetto al problema dei reflui.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche Secondo me è più ampio.
CHIEZZI Si è più ampio, ma più sfumato.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche Per quanto riguarda la difesa dall'inquinamento, c'è non solo la depurazione puntuale del refluo, ma anche la difesa dagli inquinamenti che possono provenire dal suolo e dalle attività diffuse sul suolo. Secondo i tecnici è un'accezione più ampia.
CHIEZZI Non siamo convinti, ma accettiamo lo stesso.



PRESIDENTE

Possiamo unificare i due emendamenti e porre in votazione la stesura formulata dall'Assessore? Va bene. Per cortesia, Assessore, vuole rileggere il testo dell'emendamento? CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche "Nonché delle conoscenze e delle informazioni nel settore dell'economia ambientale e della tutela dell'ambiente con particolare riferimento al risparmio idrico, agli aspetti idrogeologici, idropotabili e di difesa dagli inquinamenti".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento proposto dall'Assessore Cavallera che raggruppa gli emendamenti n. 3) e n. 3 bis).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 1 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 29 voti contrari 4 astensioni 2 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Sull'art. 2 non ci sono emendamenti, perché è difficile entrare con emendamenti e variare questi confini. Si può fare un'osservazione critica sull'atterraggio sul territorio di questa proposta che contraddice proposte precedenti forse approvate dallo stesso Assessore Cavallera. Le idee cambiano, ma le poltrone restano, si potrebbe dire.
Questa delimitazione degli ambiti territoriali ottimali è una delimitazione per grandi territori, perlopiù. Tralasciamo le province di Asti ed Alessandria, ma gli ambiti territoriali 1, 2, 3 e 4 e soprattutto il 3 e il 4, ma anche l'1 e il 2, sono stati caratterizzati dalla scelta di grandi dimensioni. E' stata già richiamata qui da alcuni interventi precedenti.
La legge Galli aveva a cuore che questa determinazione degli ambiti ottimali, che si riconosceva come difficile, seguisse certi criteri e tra i criteri segnalati il primo era quello del rispetto dell'unità del bacino idrografico. La legge Galli parlava del bacino e del sub-bacino, perché di bacino in bacino alla fine in Piemonte ce c'è uno solo; oppure ogni valle è un bacino. Questa scelta degli "ambiti territoriali ottimali" è ottimale rispetto a cosa? La legge Galli lasciava aperta questa indeterminatezza.
Sì, d'accordo, ottimali per gestire al meglio, ma questa qualità doveva poi essere scelta dal legislatore privilegiando qualcosa a scapito di qualcos'altro. Questa Giunta - l'Assessore lo ha anche detto in una frase ripetuta poco fa - ha scelto la dimensione economica, come quella che guiderà e ha guidato la Regione Piemonte nell'attuazione della legge Galli cioè fra tutte le scelte cui riferirsi per l'ottimizzazione di questi ambiti, la Giunta regionale ha scelto quella di maggiore interesse economico per gli investitori! Questa è una scelta che il mio Gruppo critica perché la legge Galli che ha un bellissimo art. 1 con i suoi quattro commi, è una legge che oscilla tra i buoni propositi e i grandi principi, che afferma con chiarezza, ma poi nel prosieguo degli articoli, incalzata evidentemente da chi ha più a cuore la resa dell'economia che non i principi di tutela comincia (dall'art. 9 e seguenti) ad introdurre, accanto e poi sopra il concetto di solidarietà, che invece veniva espresso nel primo articolo altri concetti (l'efficienza, l'efficacia e l'economicità). In sostanza, la legge Galli ha dovuto fare i conti con chi aspettava un riordino della materia idrica per metterci le proprie mani economiche sopra e trarne qualche lucro.
Da questo punto di vista, è chiaro che il grande ambito ottimale è una preda più ghiotta di un piccolo ambito ottimale perché l'affare sarà più grosso e darà più reddito e più utile. D'altro canto, l'ambito ottimale grande comprime le comunità locali all'interno di un quadro da loro non dominabile, ma di un quadro all'interno del quale loro neppure contano o contano sempre di meno. Quindi questa è una scelta che difficilmente consentirà alle piccole comunità di montagna, tanto richiamate dall'Assessore Vaglio come le sedi da difendere, di avere voce in capitolo all'interno di ambiti ottimali in cui (ad esempio, l'ambito ottimale 3 di Torino) il peso economico, di popolazione e di interessi di chi vi opera spazzerà via come fuscelli le voci miti della montagna. Gli investimenti che mette in moto un'organizzazione territoriale di quel tipo sono investimenti di altissima scala per cui i piccoli gruppi, le piccole gestioni piano pianino saranno cacciate via, ma saranno cacciate via non da regole razionali, bensì dalla dominanza di interessi - lo ricordava Riba ieri - che muoveranno migliaia di miliardi in pochissimo tempo. Quindi l'ambito ottimale grande ha come riferimento non il piccolo gestore, ma ad esempio l'Italgas, cioè i grandi potentati economici che faranno il bello e cattivo tempo all'interno di grandi ambiti.
Si potevano fare scelte diverse, che noi come Gruppo evochiamo come indirizzo generale, ma che non siamo giunti a tradurre in confini anche perché mettere le mani sul territorio di Comuni amministrati da organismi eletti dalla popolazione non è cosa che un Gruppo consiliare, secondo noi possa e debba fare. Non si può con un tratto di penna decidere sotto forma di emendamento un nuovo confine dell'ambito. La nostra è una proposta in linea generale (gli ambiti dovrebbero essere più di sei) e poi esigerebbe un colloquio, un confronto che come Gruppo noi non abbiamo avuto sul territorio, quindi ci fermiamo qui prima dell'emendamento. Questo articolo è decisivo, colleghi, perché una volta deciso l'ambito ottimale è come una valanga, cioè tutto il resto viene da sé. Noi contestiamo esplicitamente questa come una scelta affaristica, in senso ottimale, senza retropensieri ripeto affaristica perché l'Assessore lo ha anche detto: o si raggiunge la massa critica, cioè o l'affare diventa grosso, oppure i capitali poi non arrivano. Qui l'affare l'avete fatto diventare grosso, riteniamo noi, a scapito della democrazia e della possibilità delle piccole voci di farsi sentire; riteniamo anche a scapito della solidarietà e anche, Assessore, a scapito di interventi e di investimenti non mirati alle grandi cose, non mirati ad esempio alla diga di Combanera, ma mirati al rifacimento delle tubature esistenti affinché non perdano dal 10 al 30% dell'acqua che portano. L'ambito ottimale gigantesco che fa leva sul grande investimento a mio modo di vedere è anche un ambito che privilegerà inevitabilmente i grandi interventi per nuove infrastrutture rispetto ai grandi interventi per la manutenzione e il riordino delle infrastrutture esistenti, perché è una logica. La logica sarà cioè quella di rendere disponibili enormi capitali con i quali fare le grandi dighe, le grandi infrastrutturazioni mentre invece la logica di ambiti ottimali più ridotti poteva privilegiare in gestioni più minute, ma più aderenti ai bisogni della popolazione investimenti dal punto di vista assoluto minori.
L'Assessore è capace di fare tre cose insieme, io nemmeno due; non sono capace di parlare e vedere un Assessore che fa altro, mi inciampo, non sono proprio capace, quindi aspetto che l'Assessore finisca.
Dicevo che l'ambito ottimale più piccolo poteva indurre una politica economica e di investimento qualitativamente diversa dall'ambito ottimale più ampio perché essendo la dimensione più ridotta potevano emergere con maggior forza le esigenze di piccoli e diffusi investimenti sulle reti esistenti al fine di migliorarne l'utilizzo. Temo invece che l'ambito ottimale gigantesco presupponga il tutto nuovo, il tutto da rifare, il gigantesco investimento! La conseguenza poi di questi due tipi di approccio economico alla gestione integrata della risorsa acqua sarà la tariffa, perché se l'ambito ottimale gigantesco chiederà giganteschi investimenti, gigantesca sarà la tariffa che ne consegue. L'ambito ottimale più ridotto e aderente al territorio, con meno investimenti, a parità di risultati avrà una tariffa minore. Quindi i discorsi si legano tutti.
Chiedo scusa ai colleghi se mi sono diffuso un po', però direi che questo è proprio il cuore da cui inizia un discorso e per questo motivo ho chiesto di poter esprimere queste valutazioni.
Pertanto, se non ci sono altre questioni, noi voteremo contro l'art. 2.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Signor Presidente, signor Assessore, è notorio che verso l'attuazione della legge Galli ho un atteggiamento litigioso, ma tale atteggiamento non deve spaventare né l'Assessore né la Giunta. Si tratta di un atteggiamento litigioso che mi viene da alcune fondamentali risposte che mi dava l'Assessore Bresso nella precedente legislatura, riferite alle motivazioni tecniche che dividevano gli ambiti in modi diversi da quelli di oggi.
Allora si divideva - se ben ricordo - la Provincia di Torino in più ambiti, forse tre, e si giustificava questa divisione dicendo che era il reale collegamento delle tubature esistenti che faceva sì che un ambito poteva essere complessivamente omogeneo.
Oggi io non dico - e forse non credo neanche - che sia sbagliato che l'intera Provincia di Torino sia accomunata, anche se geograficamente la provincia di Torino è divisa in vallate che fanno riferimento alla città capoluogo di provincia.
Chiedo all'Assessore - scusandomi se non ho potuto seguire i lavori in Commissione, ma più di tanto non riesco a dividermi - prima di portare in approvazione questo articolo, di giustificarmi il fatto che la Provincia di Torino venga raggruppata in un intero ambito territoriale.
Bene ha fatto all'art. 2, quarto comma, la Giunta a prevedere che questi ambiti territoriali possono andare anche al di là dei confini della nostra regione. Oggi i confini devono considerarsi elastici e bene ha fatto la Giunta a prevedere, in questo disegno di legge, che, per esempio, il Verbano Cusio Ossola possa sconfinare dai confini territoriali della Regione Piemonte per collegarsi alla Regione Lombardia, perché può darsi che delle esigenze idriche possano contemplarsi l'una con l'altra regione.
Altrettanto bene ha fatto a verificare la possibilità dell'Alessandrino di sconfinare nella Regione Liguria.
Vorrei che l'Assessore mi dicesse perché altre province, come quella torinese, non possono prevedere lo sconfinamento ideale con la Valle d'Aosta, o, cosa più difficile dal punto di vista geografico, perché anche il Cuneese non possa sconfinare con la Liguria.
Se a queste due domande mi verrà data una risposta ritirer immediatamente un emendamento raffazzonato che avevo cercato di proporre per non fare un discorso di carattere generale.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dal Consigliere Montabone è il seguente: 4) all'art. 2, comma quarto, dopo le parole "Pianura Novarese" aggiungere le parole "3 - Torinese" e dopo la parola "Lombardia" aggiungere le parole "in Valle d'Aosta".
La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Intervengo per sottolineare un aspetto che mi sembra contraddittorio della legge.
Vi è un articolo che recita: "Gli ambiti territoriali vengono definiti attraverso la legge medesima", però al comma quinto si dice che la modificazione dei confini, degli ambiti territoriali ottimali individuati al comma primo, se si rende necessaria, per facilitare la migliore cooperazione tra gli enti di cui all'art. 3, è apportata con apposita deliberazione del Consiglio. Con una deliberazione e non con una legge. A noi sembra che anche gli ambiti debbano essere definiti per legge e non per deliberazione.
Fra l'altro, l'art. 2 dimostra che noi vogliamo lavorare sulla legge.
Non abbiamo presentato emendamenti in merito, nonostante fosse l'articolo che si prestava di più a presentare emendamenti. Se esaminate l'allegato vi rendete conto di quanti emendamenti si potevano presentare.
Ciò dimostra che lo spirito con cui lavoriamo è quello di intervento sulla legge e non altro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche Innanzitutto desidero precisare che noi abbiamo compiuto, in termini di proposta, la scelta dei bacini ottimali. Proprio perché si voleva prima di tutto partire dalla definizione di unità di bacino idrografico naturalmente coniugata con il superamento delle frammentazioni, coniugata con il raggiungimento di una dimensione ottimale dal punto di vista del budget, della massa critica finanziaria messa in movimento e coniugata con una presenza equilibrata di centro e di periferia, di zone decentrate, a cui faceva riferimento il collega Peano.
Quindi che all'interno dell'ambito si verifichino le varie tipologie di utenza, le varie tipologie territoriali è proprio per realizzare quella solidarietà e quella cooperazione che è il principio fondamentale della legge Galli.
Non dimenticate, colleghi, che solamente a fronte dello stanziamento di quest'anno di 13 o 20 miliardi nel bilancio della Regione, sono state raccolte segnalazioni, documentate dai Comuni, di 300 miliardi di necessità di intervento: questo solo per l'anno 1996. Si tratta di necessità reali: tubature da sostituire, impianti fognari da realizzare a qualunque altitudine, montagna, pianura, collina e così via. Occorre guardare la realtà in faccia e dire che bisogna certamente essere contrari alla formazione di monopoli o di oligopoli, essere contrari alle speculazioni ma essere favorevoli ad un sistema sano che, all'interno di una tariffa gestita dall'ente pubblico, possa produrre le risorse necessarie in un ambito pluriennale, anche elevato, per poter fare gli investimenti che migliorino il sistema.
Abbiamo difeso queste definizioni anche da osservazioni che provenivano da varie parti, proprio perché riteniamo che questa impostazione magari non accontenterà direttamente questo o quell'altro, ma in termini medi è la soluzione che salvaguarda l'interesse generale.
Per quanto riguarda l'emendamento credo che in termini di contiguità regionale non vi siano problemi. Noi soprattutto avevamo prestato attenzione a "l'andata a valle"; qui c'è un discorso di monti, tuttavia in termini di principio abbiamo stipulato un accordo con la Valle d'Aosta per il depuratore a Quincinetto, a Carema. Questo emendamento, tutto sommato può anche essere accettato perché, anche se non vi sono previsioni da un punto di vista di sviluppo, concettualmente può essere recepito.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Intervengo solo per una irrituale omogeneità di rapporti.
L'osservazione fatta dal Consigliere Papandrea non ha avuto nemmeno una risposta. Dato che noi con legge delimitiamo gli ambiti, con legge li cambiamo. Se delimitiamo con legge, cambiamo con legge, perché il cambiamento è sempre una delimitazione. Viene disegnato l'ambito territoriale, poi la legge dice: "se però lo ridisegni, lo fai con una deliberazione"; ma il contenuto dell'atto è sempre il medesimo: è un nuovo ambito territoriale. Chiedo una risposta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche Chiedo scusa ai colleghi, ma si può rispondere facilmente. Noi adesso facciamo la delimitazione degli ambiti su tutto il territorio regionale però abbiamo anche avviato - ed è uno dei primi impegni della Regione - una ricognizione delle strutture dei servizi esistenti sul territorio. Per cui non è escluso che vi possa essere, nelle zone di contiguità, lo spostamento di questo o di quel Comune da una realtà ad un'altra.
La nostra proposta, condivisa dalla Commissione, attribuisce allo stesso organo, cioè al Consiglio regionale, anziché con legge, mi sembra in questo caso più propriamente con atto amministrativo, la possibilità di fare qualche spostamento. Infatti, qualifica anche i tipi di spostamento non parla di aumento o diminuzione del numero degli ambiti, parla solamente di rettifiche. Il Consiglio è sovrano, però io ritengo che bisogna avere riguardo alla snellezza delle operazioni. E' sempre il Consiglio che decide. Noi per adesso siamo convinti delle proposte che facciamo, però se in ipotesi una qualche rettifica territoriale dovesse essere proposta, il Consiglio con atto amministrativo la può adottare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Inviterei l'Assessore, e chi tiene a che questa legge vada in porto, di tenere presente che se si fa un ambito con legge si modifica con legge. Noi al momento non sosteniamo questa legge se rimane com'è. Il Gruppo farà ricorso al Commissario del Governo, penso con buone probabilità di vedere riconosciuto il fatto che un ambito territoriale nasce e si modifica con legge.
Vi chiedo di valutare questo fatto, non perché mi interessa far bocciare questa legge, ma perché mi sembra un'incongruenza interna alla legge.



PRESIDENTE

L'Assessore mantiene la sua posizione? CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche Ci sono anche i relatori, ne abbiamo parlato in Commissione. Io ho portato le ragioni iniziali, dopodiché credo siano legittime tutte le opinioni e le cautele - bisogna ringraziare il Consigliere Chiezzi. Per visto che l'organo che decide è il Consiglio, non togliamo nulla, poi vedremo.



PRESIDENTE

Anche perché, Consigliere Chiezzi, si tratterebbe poi di una deliberazione, pertanto sarebbe sempre soggetta al vostro controllo.
Si proceda alla votazione dell'art. 2 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 32 voti contrari 4 astensioni 1 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 5) Emendamento presentato dal Consigliere Montabone: all'art. 3, comma primo, sostituire le parole "non appartenenti a Comunità montane, le Comunità montane e" con le parole "appartenenti all'ambito".
La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Con l'art. 3 inizio una serie di illustrazioni che poi si ripeteranno negli artt. 4 e 6. Si tratta di emendamenti che ho presentato per il principio della non prevaricazione o distinzione fra Comune e Comune.
Nel presente articolo c'è - poi si ripete nelle autorità d'ambito e nelle rappresentanze - una disparità notevole fra i Comuni montani, che verrebbero rappresentati dalle Comunità montane tout court, e i Comuni non montani che invece verrebbero rappresentati, qualsivoglia sia il numero degli abitanti, dai Sindaci o dai loro delegati.
E' una disparità - mi permetta la Giunta di esprimere le mie sensazioni di ex amministratore di un Comune montano - che non posso accettare. Io capisco, delle due l'una: o si dà rappresentanza a tutti i Comuni attraverso le loro rappresentanze amministrative, oppure si ricerca anche per i Comuni non montani una rappresentanza che li veda rappresentati come consorzio o come Conferenza dei Sindaci. Non è possibile che i Comuni di pianura vengano rappresentati dai loro Sindaci e i Comuni montani invece vengano rappresentati dai Presidenti delle Comunità montane.
Dico questo perché ne sono fermamente convinto e non sono disposto a ritirare questi emendamenti come ho ritirato il precedente, anche perché in questo momento c'è - e gli amministratori di montagna se ne saranno resi conto durante le consultazioni oltre che girando sul territorio - la convinzione psicologica, magari anche sbagliata, da parte dei Comuni montani che venga loro tolto qualcosa a favore delle grandi città o dei Comuni di pianura. Questa convinzione psicologica - ripeto, probabilmente anche sbagliata - verrebbe aggravata ancora di più nel caso in cui ai Comuni non montani spettasse a ciascuno la propria rappresentanza, anche in rapporto alle quote che rappresentano, e ai Comuni montani spettasse soltanto la rappresentanza attraverso la Comunità montana. Questo è un principio che mi sento di proporre, perché credo che bisogna tenere in considerazione tutte le Amministrazioni con pari dignità.
Ripeto, se si ritiene che sia troppo assembleare un ambito in cui siano rappresentati tutti i Sindaci, allora si trovi la soluzione della Conferenza dei Sindaci per i Comuni che non sono nelle Comunità montane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO Ho seguito con molto interesse l'intervento del Consigliere Montabone e sono d'accordo con quanto ha affermato, soprattutto circa la disparità tra i Comuni montani e quelli di pianura. Di conseguenza, gli chiedo se gentilmente mi concede di firmare questo emendamento, poiché sono totalmente d'accordo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Noi abbiamo presentato altri emendamenti successivi - lo dicevo prima che vanno proprio nel senso di quanto espresso dal Consigliere Montabone per cui siamo favorevoli e voteremo questo emendamento.



PRESIDENTE

Lo stesso concetto è stato espresso poc'anzi dal Consigliere Moro.
La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche Il testo che stiamo esaminando oggi è il risultato di un processo di affinamento che in qualche modo tende anche alla governabilità del sistema.
Nessuno intende mettere in discussione il ruolo del Comune, ma ovviamente ci si è interrogati, durante l'iter di questo provvedimento, sulla funzione delle Comunità montane, in relazione ad una particolare presenza in determinate zone del territorio rispetto ad altre zone. I combinati disposti della legge n. 142 appaiono confermare la possibilità, soprattutto in campo innovativo com'è quello della legge Galli, di delegare proprio alla Comunità montana, Ente locale a tutti gli effetti post-legge n. 142 funzioni che sono attribuite direttamente dalla Regione.
Sotto questo profilo, tendo a difendere la formulazione emersa dalla Commissione, proprio perché, al di là di ogni considerazione, consente la governabilità del sistema. Non nego che nel corso del dibattito in Commissione siano state valutate considerazioni di principio, però mi sembra che non siano emersi elementi tali da far cambiare quello che è stato l'orientamento della Commissione stessa. E' un orientamento che è emerso a ragion veduta, cioè non è stato in qualche modo raggiunto alla chetichella, ma proprio nel momento in cui si parlava dell'istituzione dell'Autorità d'ambito.
Per la particolare realtà della Regione Piemonte - l'ho detto anche nell'intervento precedente - caratterizzata da 1.209 Comuni, avendo nelle zone montane la presenza delle Comunità montane, si è ritenuto che queste siano particolarmente esposte in materia di difesa del suolo, di tutela del territorio, ecc. Soprattutto, ritengo che vada in qualche modo favorita l'evoluzione della gestione associata di certi tipi di funzioni o di servizi, per cui una formulazione di questo genere mi sembra un passo nella direzione giusta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone per dichiarazione di voto.
MONTABONE Colgo l'occasione della dichiarazione di voto per dire che io non volevo sottrarre proprio nulla alle Comunità montane; infatti gli emendamenti successivi faranno capire che io volevo dare più potere alle Comunità montane. Ho detto soltanto che non potevano essere rappresentati Comuni di pianura con il proprio Sindaco e Comuni di montagna con i Presidenti delle Comunità montane. E ho anche chiesto - così come lo chiederò all'art. 6 - che, così come può rappresentare i Comuni montani il Presidente della Comunità montana, si concepisca una certa Conferenza di Sindaci per gli ambiti che non sono di Comuni appartenenti alle Comunità montane. E' troppo comodo dire che questa Conferenza verrebbe fatta in modo assembleare, che ad esempio per il mega-ambito della Provincia di Torino si devono convocare 310 Sindaci. Io dico che non è necessario convocare 310 Sindaci: si convochino i rappresentanti delle Comunità montane, dei Comuni montani e i rappresentanti dei Comuni di pianura per Conferenza di Sindaci.
Quindi dico esattamente l'opposto, Assessore.
Comunque, proprio per il principio che ho affermato finora in difesa dei Comuni montani e delle Comunità montane, che vedrebbero una rappresentanza diversa dai Comuni di pianura, penso di dover votare contro questo articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Richiedo la sospensione, e desidero chiarire il motivo.
E' stato fatto un lavoro tenendo conto dei complessi elementi emersi dalle consultazioni. Per aggiungerne uno, vi è il fatto che un Assessore per esempio della Provincia di Torino, dica: "Mai potrò riunire assieme 320 Sindaci. Trovate un'altra soluzione, altrimenti sappiate che questa non sarà accettata dalle Province".
A tal proposito, vorrei rivendicare - per solidarietà con il collega Montabone - che anch'io, come lui, ho molto a cuore i problemi delle Comunità montane, perché in merito potrebbe sembrare che ci sia una graduatoria.
Per la graduatoria, rivendico che sia collocato in testa il mio Gruppo perché fu il Consigliere Bertoli a proporre un emendamento (che poi abbiamo definito come contributo al dibattito) per inserire il 3% del ritorno a favore delle Comunità montane. Se questo non basta, prima che altri propongano il 5%, propongo il 3%, così almeno vediamo se si tratta di varare un'operazione che rappresenta l'optimum all'interno di un diagramma di considerazioni, oppure se dobbiamo ospitare delle posizioni sicuramente legittime ed importanti, ma tese soprattutto all'affermazione di parzialità.
Di conseguenza, chiedo che la discussione si fermi a questo punto e che si ritorni in Commissione, ove la riprenderemo. Anche perché la maggioranza su questo punto si presenta con una divisione che mi preoccupa molto.
Ho cercato di chiarire prima e di assumere anche delle responsabilità come credo che siano state riconosciute - ma su questo punto mi pare che la questione non sia traghettabile facilmente: non si tratta di votare a favore o contro, su questo.



PRESIDENTE

Il Consigliere Riba ha fatto una proposta, che è ovviamente lasciata al Consiglio, ovvero che la discussione sulla legge, a questo punto, venga sospesa e si ritorni in Commissione.
Come per ogni proposta di questo tipo, può esserci un intervento a favore e uno contro, a meno che non venga richiesta una sospensione della seduta.
La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Chiederei una sospensione di dieci minuti per riunire i Capigruppo di maggioranza.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,05, riprende alle ore 17,30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Capigruppo sono convocati nella Sala dell'Ufficio di Presidenza.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,35 riprende alle ore 18,05)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La Conferenza dei Presidenti ha ritenuto utile dedicare la giornata di domani all'approfondimento di alcuni temi che sono emersi nel corso della discussione e per verificare quale possibile convergenza ci possa essere tra le varie politiche sulla soluzione di questi temi. Pertanto la discussione sul progetto di legge n. 59 sarà rinviata a venerdì mattina mentre la Commissione competente si riunirà informalmente domani, con la presenza dei Capigruppo, alle ore 11 nella sede della Commissione stessa.
La riunione della VII Commissione convocata per venerdì è annullata mentre le consultazioni di venerdì pomeriggio relative al Piano socio sanitario rimangono invariate.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Iscrizione ed esame progetto di legge n. 262: "Proroga dei termini di cui agli artt. 8 e 9 della L.R. 3/7/1996, n. 37, relativi alla riapertura dei termini per la presentazione delle domande di autorizzazione per talune tipologie di scarichi da insediamenti civili equiparati agli esistenti e per gli scarichi delle pubbliche fognature"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 262: "Proroga dei termini di cui agli artt. 8 e 9 della L.R. 3/7/1996, n. 37, relativi alla riapertura dei termini per la presentazione delle domande di autorizzazione per talune tipologie di scarichi da insediamenti civili equiparati agli esistenti e per gli scarichi delle pubbliche fognature".
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Dato che noi vogliamo votare a favore di questa iscrizione, leggendo le firme non vedo quella di un rappresentante del Gruppo Rifondazione Comunista. A me nessuno ha chiesto alcunché e volevo capire come mai ci sono le firme di moltissimi Gruppi e non quella di Rifondazione Comunista.
Chiedo lumi, potremmo aggiungere la nostra firma.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.
COTTO Venerdì tu eri al Congresso. E' stato chiesto al collega Moro, il quale ha detto che preferiva aspettare per esaminare meglio il testo. Questa mattina in Commissione, quando è stato licenziato all'unanimità, il Consigliere Moro si riservava il voto in aula.



PRESIDENTE

Allora aggiungiamo la firma per il Gruppo Rifondazione Comunista.
Pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge n. 262.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 Consiglieri voti favorevoli 41 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 Consiglieri voti favorevoli 41 L'art. 2 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI' 44 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Bortolin; ne ha facoltà.
BORTOLIN Chiedo alla cortesia del Presidente e dell'aula se è possibile votare l'ordine del giorno n. 377 che è una raccomandazione al Governo nazionale al fine di intervenire a favore delle lane italiane.
Si tratta di un documento molto importante per l'industria tessile che è fortemente presente nella nostra Regione.



PRESIDENTE

Si tratta dell'ordine del giorno sul riconoscimento della lana quale prodotto agricolo per accedere ai fondi strutturali europei, che peraltro è già iscritto all'o.d.g.
Se non vi sono obiezioni possiamo procedere alla votazione. Vedo per che il Consigliere Chiezzi dissente.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto; ne ha facoltà.
PICHETTO Chiedo al collega Chiezzi se ci sono delle obiezioni di merito o di forma, perché se è solo per una questione di firme io non ho alcuna difficoltà ad aprire questo documento alle firme di tutti i Consiglieri.
CHIEZZI Se è così dateci il tempo quanto meno di vederlo, oppure lo dobbiamo firmare a occhi chiusi?



PRESIDENTE

Possiamo rinviarlo di qualche minuto e nel frattempo ascoltare la comunicazione dell'Assessore Masaracchio. Potrebbe vedere il documento il Consigliere Moro che mi pare sia l'esperto del suo Gruppo.
CHIEZZI Il tempo necessario per noi lo decidiamo noi o lo decidete voi?



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, domandavo soltanto.
CHIEZZI Dopo la comunicazione dell'Assessore Masaracchio lo guardiamo e vi diciamo qualcosa.



PRESIDENTE

Le ricordo che questo ordine del giorno è iscritto da tempo Consigliere Chiezzi.
Procederemo pertanto alla votazione di questo documento dopo la comunicazione dell'Assessore Masaracchio.


Argomento: Formazione professionale

Comunicazioni della Giunta regionale in merito all'articolo apparso sulla cronaca cittadina di Repubblica in data 13/12/1996 concernente la formazione professionale


PRESIDENTE

Ha pertanto la parola l'Assessore Masaracchio.
MASARACCHIO, Assessore alla formazione professionale La ringrazio, signor Presidente, per l'ulteriore opportunità che mi si offre per chiarire il senso ed il valore di quanto espresso sulla destinazione delle cosiddette risorse libere di bilancio.
Ebbene, colleghi Consiglieri, in VII Commissione, a margine della discussione sulle misure per l'occupazione (disegno di legge n. 213 che dovrebbe riformare la L.R. n. 28), esprimendo una mia opinione su tante spese non proprio di investimenti sulla formazione e, quindi sull'occupazione, ho inteso dire che si potrebbero recuperare non poche risorse. Si è trattato dunque di una generica affermazione a mo' di battuta che non ha alcun riferimento con la realtà fattuale. Tanto meno non ho affatto indicato alcuna formazione politica, come riportato dal quotidiano Repubblica (venerdì 13/12/1996) verso cui ho già provveduto ad indirizzare richiesta formale di rettifica, nel rispetto della deontologia che l'informazione deve attendere a salvaguardia dell'onorabilità di tutto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale In qualità di responsabile dell'esecutivo della Regione mi permetto di fare alcune riflessioni sul caso in oggetto che ha portato l'Assessore Masaracchio in questa sede a porgere le sue scuse per le considerazioni fatte in Commissione.
Vorrei partire da questo aspetto per fare riflessioni di carattere generale che mi sono anche state dettate da considerazioni fatte da alcuni Consiglieri sul comportamento e sulla leggerezza forse che si sono verificati in situazioni analoghe, cioè Consiglieri o addirittura Assessori che nelle loro dichiarazioni non hanno tenuto conto in maniera corretta del luogo nel quale si trovavano e di interpretazioni che certi atteggiamenti che poi purtroppo per un malcostume o per una mancanza di eticità che qualcuno pensa di identificare nell'ambito di questo Consiglio, si sono venuti a verificare.
Mi permetto di fare un appello a tutti i Consiglieri sull'eticità e lo stile che un amministratore pubblico deve rappresentare nel suo agire, e voglio sottolineare che sicuramente chi fa parte di un esecutivo ha più responsabilità di chi siede invece in un'assemblea, perché rappresenta il governo di una Regione. Richiamo tutti ad un comportamento, non solo nell'ambito delle dichiarazioni di carattere pubblico, ma anche nella quotidianità della vita che noi svolgiamo all'interno di questo Consiglio che sia più consono ad un rispetto complessivo dei singoli Consiglieri e che dia la perfetta sensazione che non esistono comportamenti dettati da obiettivi reconditi o maldicenze che possono colpire a livello personale un soggetto piuttosto che un altro.
E' una considerazione che ho ritenuto di fare perché, come ho detto, mi è stata sollecitata e l'ho condivisa, non solo io, ma anche altri componenti di questo Consiglio, e mi permetto, prendendo lo spunto da questa occasione di riflessione che l'Assessore Masaracchio ci ha posto con la sua dichiarazione, di sottoporvela perché possa a sua volta essere elemento di riflessione per tutti noi perché noi siamo rappresentanti in un'assemblea e attraverso i nostri comportamenti credo che possa emergere un giudizio che noi dobbiamo rincorrere in senso positivo.



PRESIDENTE

A seguito delle dichiarazioni dell'Assessore Masaracchio e del Presidente Ghigo credo che si possa chiudere questa riflessione che abbiamo fatto stamani a livello di Capigruppo e che il Presidente Ghigo ha voluto opportunamente riprendere come oggetto di meditazione per tutti noi.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Esame ordine del giorno n. 377 relativo al Progetto Lane d'Italia


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 377, presentato dai Consiglieri Picchioni, Pichetto, Montabone, Bortolin, Bellion, Chiezzi e Mancuso, di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Chiedo, visto che non siamo stati contattati come Gruppo sul tema, se è possibile firmare l'ordine del giorno n. 377 seppure per ultimi e in aula.



PRESIDENTE

Sì, certamente.
CHIEZZI Firmiamo anche noi questo ordine del giorno e non solleviamo questioni di precedenza sugli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bodo.
BODO, Assessore all'agricoltura Sono favorevole nell'indicazione generale, però devo fare una precisazione. Per quanto riguarda l'agricoltura sul 5 b, non credo sia possibile considerare le indicazioni dell'ordine del giorno perché noi abbiamo già impegnato tutte le risorse finanziarie disponibili per il 1996/1997. Mi riservo di fare una verifica domani mattina sulle risorse che avevamo a disposizione per il 1997.
Inoltre è assente l'Assessore Vaglio e questo discorso riguarda anche l'Assessorato alla montagna.
Quindi proporrei di aggiungere le parole "valutare l'opportunità e le condizioni al fine di coinvolgere l'Agenzia Lane d'Italia nei progetti Interreg e 5 b delle associazioni economiche di categoria dell'agricoltura". Dopodiché lo possiamo approvare.



PRESIDENTE

Va bene.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevata l'importanza delle lane italiane nella tradizione storica del nostro Paese e nell'industria tessile piemontese in particolare constatato che da alcuni decenni, purtroppo, il settore registra forti passività perché l'allevamento ovino è finalizzato soprattutto alla produzione di latte e carne che assicurano maggiore redditività considerato che il prezzo di vendita attuale della lana è talmente basso da non coprire neppure i costi della tosatura constatato che tale operazione rappresenta comunque una necessità fisiologica dell'animale rilevato che gli allevatori, in assenza di guadagno, tentano di disfarsi della lana, bruciandola (con inquinamento dell'aria) o abbandonandola sul terreno (con inquinamento del suolo) provocando in tal modo gravi problemi di inquinamento ambientale considerato che l'Agenzia Lane d'Italia dal 1989 ha effettuato interventi nel settore ed in particolare ha predisposto il progetto 'Lane d'Italia' per recuperare e valorizzare la produzione delle lane nazionali constatato che per la realizzazione di tale progetto l'Agenzia ha collaborato con istituti scientifici, ha organizzato incontri e convegni con Paesi europei, ha predisposto corsi di formazione per tosatori e corsi di cultura laniera, ha sperimentato la produzione di filati con cashmere italiano di qualità pari a quello ottenibile con cashmere iraniano ritenuto che per ragioni economiche e sociali tali attività di promozione e ricerca devono essere rivedute ed integrate in modo da ottenere un prodotto ancora migliore in grado di garantire una giusta collocazione industriale invita la Giunta regionale ad attivarsi presso il Ministero delle Risorse Agricole, il Commissario dell'Agricoltura Fischler, il Parlamento di Strasburgo e la Commissione di Bruxelles affinché: sia sollecitata la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo per ottenere il riconoscimento della lana quale prodotto agricolo al fine di poter accedere anche ai fondi strutturali sia costituito un GEIE (Gruppo Europeo di Interesse Economico) con Paesi europei per intensificare i rapporti con l'Unione Europea ed usufruire di finanziamenti si partecipi alle ricerche della rete LSIRD (Ricerca europea per sistemi di bestiame in sviluppo rurale integrato) e alle relative riunioni in vari Paesi europei impegna altresì la Giunta regionale ad attivarsi direttamente al fine di: valutare l'opportunità e le condizioni al fine di coinvolgere l'Agenzia Lane d'Italia nel progetti Interreg e 5 b delle associazioni economiche di categoria dell'agricoltura sostenere le nuove azioni di ricerca finalizzate al miglioramento della qualità della lana e del suo rendimento (per esempio, programmare una sistematica azione zooprofilattica, selezionare animali con velli dello stesso colore, confezionare il prodotto sotto forma di balle pressate in modo da ridurre il volume e contenere le spese di trasporto, creare centri di raccolta della lana quali cerniere di collegamento tra le fasi di allevamento, commercializzazione e sbocco industriale del prodotto) informare la stampa nazionale dei problemi della lana e delle iniziative in merito".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,40)



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