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Dettaglio seduta n.96 del 11/12/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Botta e Farassino.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 681 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa ai finanziamenti CEE agli imprenditori Ferrero


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 681 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Avevamo già discusso di questo problema la scorsa settimana in termini diversi, parlando della soppressione di posti di lavoro, tuttavia questa vicenda è collegata.
Quello che noi vogliamo sottolineare è che questa azienda per un lungo periodo ha utilizzato le istituzioni, prendendole anche in giro, facendo ventilare la possibilità di prolungare la propria attività, di non chiudere, di non accedere a quegli strumenti che, viceversa, ha poi utilizzato.
Avevamo avuto una discussione qui in Consiglio rispetto ad una legge che permetteva di prolungare l'emissione dei fumi (anche se era una legge generale, la si poteva chiamare legge Ferrero); già allora noi avevamo evidenziato il fatto che accanto alle richieste di prolungare l'attività produttiva vi era una richiesta di finanziamento alla CEE da parte della Ferrero per chiudere lo stabilimento. Nel corso di quella discussione, noi avevamo proposto di vincolare l'approvazione della legge al ritiro, da parte della Ferrero, della richiesta di finanziamento.
La vicenda, purtroppo, è andata in direzione diversa: c'è stata la chiusura, con tutte le conseguenze che conosciamo; c'è stata una soppressione consistente di posti di lavoro (diverse centinaia). In cambio di tutto questo, l'imprenditore ha ricevuto decine di miliardi; abbiamo visto in altri momenti che ne riceve anche in altro modo, ma specificamente in questo caso ha ricevuto alcune decine di miliardi (mi pare 60).
Secondo noi questi aiuti della CEE non vengono concessi per chiudere e basta; pensiamo che siano finalizzati al reinvestimento e alla ricreazione di posti di lavoro. Non si può, com'è avvenuto finora, semplicemente assistere al fatto che si fa una domanda e si ricevono dei soldi, ma bisogna intervenire su questi aiuti pubblici. Tra l'altro, sembra che la CEE sia una cosa lontana, poi però paghiamo l'IVA che va all'Unione Europea e ci viene restituita in questo modo: si tratta dunque di soldi che i contribuenti versano all'Unione Europea, si tratta di soldi dei cittadini.
Appunto per questo noi pensiamo che non possano essere utilizzati a fini puramente personali, privati, anche perché la legge prevede che dovrebbero essere reinvestiti.
Che reinvestimento ha fatto la Ferrero? Ha rilevato un'altra azienda siderurgica in difficoltà, comprando il pacchetto azionario insieme ad altri. E' probabile che il passo successivo che farà sarà quello di chiudere questa nuova azienda e di ricevere altri fondi.
Siamo di fronte ad una cosa assurda: l'imprenditore, con i soldi dell'Unione Europea, compra un'altra azienda e prende ancora più soldi di quelli che ha investito. Noi pensiamo che non si possa continuare a fingere e a non fare nulla; bisogna intervenire affinché vi sia un minimo di reinvestimento che comporti la creazione di posti di lavoro in sostituzione di quelli che sono stati soppressi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio per la risposta.



MASARACCHIO Antonino, Assessore al lavoro

Concordo pienamente con il collega Papandrea, ha detto delle cose esattissime. Nell'ambito di ciò che lui ha ricordato, i miliardi percepiti dalla Ferrero sono 60, per interferenza in positivo nei confronti della Ferrero da parte della CECA, che nell'ambito della Comunità europea è quell'organismo che ha responsabilità per quanto riguarda lo smantellamento delle aziende che producono acciaio. Tra l'altro, fra i tanti smantellamenti, proprio questo dell'acciaio lo subiamo pesantemente: non soltanto la Ferrero ha motivi di crisi, ma ci sono altre aziende anche in Val d'Ossola.
Il Consigliere Papandrea ha ricordato la legge che avevamo votato in Consiglio regionale per ovviare al problema del trasferimento, sollecitati proprio dalla Ferrero a trovare una soluzione onde poter decollare dalla zona in cui si trova ed atterrare (questi sono i termini che la Comunità europea usa) in altra zona dello stesso territorio del Comune di Settimo per un progetto - ottimo progetto - del Comune di Settimo, con investimenti anche sotto l'aspetto urbanistico, senza smantellare l'azienda.
La Ferrero, dopo i tanti incontri anche a livello di concertazione sindacale piuttosto vivaci, si è vista messa alle strette dalla tempestività della Giunta e alla fine si è sentita presa in contropiede. Di conseguenza, come se nulla fosse accaduto, ha accettato le sollecitazioni della CECA per lo smantellamento.
A questo punto, cosa potrebbe fare la Regione? Cercare di convincere il proprietario della Ferrero ad investire almeno un 50% dei 60 miliardi nell'ambito del territorio di atterraggio. Sinceramente, fino ad ora non sono ancora riuscito ad incontrarlo a causa sia dei tempi burocratici sia di quelli politici - che non sono da addebitare a questo Assessorato, ma in genere, perché la politica non la si vive soltanto in Consiglio regionale la si vive anche presso le categorie - sia a causa della volontà delle singole persone; mi riferisco al Direttore dell'AMMA, che è stato sempre presente a tutti i nostri incontri. Viceversa, non sono ancora riuscito come dicevo - ad avere attorno ad un tavolo il proprietario della Ferrero ma dovrò comunque riuscirci (non posso mandare i Carabinieri, ma dovr riuscirci in qualche modo!).
In che cosa potrebbe consistere la salvaguardia dei dipendenti? Nella formazione di un consorzio di aziende che vadano ad insediarsi nel territorio di atterraggio. C'è però un problema molto più pesante: in quella zona - mi riferisco agli anni '60 - un'attività estrattiva di argilla per un'industria che produceva laterizi ha prodotto una discarica dove nessuno mai si è accorto che, senza alcuna autorizzazione, sono stati afferiti prodotti piuttosto nocivi. Per poter sanare questa situazione che insiste nel territorio di atterraggio - altrimenti tutto il progetto della comunità locale del Comune di Settimo sarebbe vanificata - occorrono parecchi miliardi. La richiesta che la Regione fa alla Ferrero di intervento diretto di assunzione di responsabilità è che una quota dei 60 miliardi venga spesa quanto meno per risanare questa discarica, le cui responsabilità sono politiche, amministrative, ma non perseguibili perch ormai chi amministrava a quel tempo non potrebbe più essere perseguito: parlo dei Sindaci della zona, parlo del Sindaco di quel territorio. Quindi responsabilità gravissime.
Ho qui una nota con tutti i tempi del rapporto con la Ferrero; ne consegno seduta stante le fotocopie al collega Papandrea. Do perfettamente ragione agli appunti che egli ha mosso: posso assicurare che gli interventi dell'Assessorato dovranno essere risolutivi, per quanto risolutivi non siano stati nel momento in cui la situazione poteva essere risolta con un'altra decenza di natura politico-amministrativa.
Questa è la condizione in cui si è costretti a lavorare. Speriamo di poter risolvere questo problema, o quanto meno che nell'area di atterraggio possa insediarsi una struttura di attività suppletive che salvaguardi i 450 posti della Ferrero. Il consorzio potrebbe nascere autonomamente; io ho chiesto che nasca per diretto interessamento della categoria degli imprenditori con l'interferenza dell'AMMA che ha tanto goduto in tutta questa vicenda in favore della Ferrero.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Credo dovremmo essere tutti abbastanza preoccupati da quanto avviene perché sentiamo dalla risposta dell'Assessore che dopo parecchi mesi nonostante le sue sollecitazioni, non è neanche riuscito ad incontrare il proprietario. Sia l'AMMA che il proprietario dell'azienda non gli rispondono.
Credo che l'amministrazione non possa vivere di speranze, deve avere una capacità di intervento, né può accettare comportamenti di questo tipo può diventare un alibi nascondersi dietro atteggiamenti di questo tipo.
Intanto la Ferrero i soldi li ha presi. Sulla Ferrero si poteva intervenire anche prima; per un anno si è andati avanti con la vicenda legata al problema della nuova area, in cui si doveva fare lo stabilimento nuovo fingendo di ignorare che c'era la richiesta di finanziamento alla CEE per dismissione, quindi si poteva agire anche prima. Prima non si è agito: ricordava l'Assessore che anche sull'area attrezzata c'è un investimento dell'Unione Europea, che è al di fuori dei 60 miliardi. C'è un ulteriore contributo dell'Unione Europea sull'area attrezzata, che è un'area che la Ferrero ha acquistato: è di proprietà della Ferrero l'area su cui viene costruita la nuova area attrezzata, erano terreni agricoli che sono stati mutati in terreni a destinazione industriale, quindi con una valorizzazione dei terreni stessi. Nonostante questo non lo si incontra, perché lui non vuole, perché lui non si presenta: esprimo un'estrema preoccupazione per il fatto che l'amministrazione di questa Regione subisca atteggiamenti di questo genere. Tale atteggiamento è inconcepibile.
Quando noi parliamo, tra l'altro, di maggior potere alle Amministrazioni locali, di andare verso un decentramento, per noi, o a un federalismo per altri, di fronte a fatti di questo genere c'è da essere relativamente allibiti, perché il potere si manifesta non solo nella richiesta di avere maggiori deleghe da parte dello Stato centrale, ma in una capacità effettiva di governo e di intervento.
Praticamente la risposta dell'Assessore è: "Sono impotente, non posso fare nulla"; credo che bisognerebbe invece cercare di avere un atteggiamento più fermo, più duro, di denuncia. Magari analizzando bene le leggi si possono anche individuare degli elementi tali da costringere gli imprenditori, o l'imprenditore in questo caso specifico, ad assumere un comportamento diverso. Però, il fatto che questi 60 miliardi debbano essere reinvestiti tutti, non il 50%, in creazione di nuovi posti di lavoro, è scritto nella legge. E questo si deve ottenere.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazioni n. 166 e n. 602 del Consigliere Cavaliere ed interpellanza n. 200 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Moro relative all'ex Interchim di Ciriè


PRESIDENTE

Esaminiamo ora le interrogazioni n. 166 e n. 602 presentate dal Consigliere Cavaliere e l'interpellanza n. 200 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Moro in merito allo stesso argomento.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente. L'interpellanza e le interrogazioni si riferiscono alla ex Interchim di Ciriè ed ai più volte segnalati miasmi maleodoranti provenienti dal sito, ove è tuttora collocata l'ex Blotto ora DSA s.r.l.
Come è noto la bonifica nello stabilimento ex Interchim è stata affidata alla responsabilità del Sindaco di Ciriè, nominato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per la Protezione Civile, quale Commissario straordinario. Il finanziamento complessivo disposto per tale bonifica è di L. 5 miliardi e 855 milioni. Da informazioni assunte dal Commissario, che è appunto il Sindaco di Ciriè risulta che i lavori di bonifica sono stati affidati, previo esperimento di licitazione, alla Servizi Industriali di Torino e la consegna è avvenuta intorno alla metà del mese di novembre. Le altre ditte concorrenti sono state la TESECO, che ha presentato ricorso e la Sistemi Ambientali anch'essa ha presentato ricorso già rigettato dal TAR.
L'inizio lavori dovrebbe avvenire entro la metà di dicembre e il tempo fissato per la conclusione degli stessi è il 30/6/1997.
La ditta avrebbe assicurato il Commissario, nonché Sindaco di Ciriè che entro tali termini, salvo sorprese, la bonifica dovrebbe essere conclusa.
Quanto invece alle emanazioni maleodoranti provenienti dalle lavorazioni di rifiuti della ditta ex Blotto, ora Difesa Servizi Ambientali (DSA), sita nello stesso edificio, si ricorda che l'autorizzazione, già rilasciata dalla Regione, ai sensi della legge n. 203/88, era stata sospesa a seguito di verifiche presso lo stabilimento che hanno evidenziato il non rispetto delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni. Sono state formulate ulteriori prescrizioni affinché l'azienda riadattasse i sistemi per l'abbattimento delle emissioni, in modo tale da evitare quanto più possibile la presenza di odori.
L'azienda ha ottemperato alle prescrizioni e dopo i controlli dell'USL competente e del Laboratorio di sanità pubblica di Grugliasco, la Regione ha provveduto alla revoca del provvedimento sospensivo impartendo ulteriori prescrizioni integrative. L'azienda ha ripreso le lavorazioni riattivando una sola apparecchiatura di produzione, come specificato nel provvedimento di revoca. Quest'ultimo prescriveva altresì alla ditta che l'attivazione di ogni altra apparecchiatura di produzione fosse accompagnata da nuovi controlli che permettessero di confermare l'idoneità delle emissioni in atmosfera.
L'Amministrazione provinciale di Torino, cui compete l'autorizzazione ex DPR n. 915 per il trattamento dei rifiuti, valuterà nell'ambito della Conferenza prevista dalla 441, entro il mese di febbraio, la richiesta di rinnovo dell'autorizzazione in questione. In tale ambito sarà riesaminato anche su nostra sollecitazione, il contenuto dell'autorizzazione stessa.
E' ovvio che qualunque determinazione della Provincia a seguito della conferenza provinciale darà luogo ai conseguenti provvedimenti di competenza regionale.
La risposta si articola quindi in due parti. La bonifica, che è assistita da ordinanza di Protezione Civile, riguardante l'Interchim, la Fidom di Piossasco e Tortona, ha subìto un iter molto travagliato perch dovendo procedere con ordinanza ci sono stati dei problemi in ordine ai fondi, tant'è che abbiamo dovuto lavorare per quasi un anno in contatto con la Protezione Civile, il Ministero dell'Ambiente e il Ministero del Tesoro al fine di mettere in condizione i Sindaci, che sono i Commissari, di procedere con la massima tranquillità dal punto di vista della copertura finanziaria. Ricordo che per Tortona si è stanziata anche un'integrazione regionale.
Per quanto riguarda la residua attività della DSA, al di là delle funzioni di controllo amministrative che competono alla Regione e quelle operative sul campo che competono ai laboratori e alle Unità sanitarie locali., attribuiamo molta importanza al rinnovo che deve essere deciso entro febbraio dall'Amministrazione provinciale. I nostri tecnici, insieme a quelli della Provincia, sono in continuo contatto; è chiaro che le autorizzazioni per le emissioni in atmosfera sono collegate al più generale provvedimento di rinnovo o meno da parte dell'Amministrazione stessa, la quale - sono convinto - agirà con il massimo rigore nel valutare una situazione che giustamente, come hanno rilevato l'interrogante e gli interpellanti, richiama le attenzioni da parte degli abitanti della zona ma anche la massima attenzione da parte degli uffici del nostro Assessorato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Le interrogazioni sono datate e facevano riferimento ad una fase diversa. Adesso, finalmente, si è attivata la bonifica dell'Interchim quindi un problema si avvia verso la soluzione. Rimane aperto invece l'Assessore lo ha anche sottolineato - il problema della cosiddetta ditta Blotto. Questa è una situazione particolare, nel senso che ci troviamo di fronte ad un problema abbastanza emblematico. Voglio brevemente ricordarlo perché credo che sia anche interessante per i colleghi conoscerlo.
La fabbrica che si chiamava IPCA, famosa in Italia, aveva preceduto l'ACNA cioè dall'IPCA si era arrivati a capire che all'ACNA di Cengio c'era il cancro alla vescica proprio partendo da quella situazione; quella fabbrica dove i morti assurgono a più di 160, ancora in questi anni. Subito dopo per la continuità di una certa chimica, questa chimica si è riconvertita nei rifiuti; una certa società, senza avere alcuna autorizzazione, ha riempito quella fabbrica di rifiuti tossico-nocivi, inviati persino dai soggetti pubblici che quindi mandavano quei rifiuti in una ditta che non aveva le autorizzazioni! Pensate che molti rifiuti della Zanoobia, il cui smaltimento è stato pagato dallo Stato, sono lì e adesso paghiamo di nuovo per smaltirli, cioè la bonifica che si sta facendo è la bonifica di una bonifica pagata dallo Stato! Questo lo volevo sottolineare perché bisogna conoscere queste dinamiche.
Ma non è finita, nel senso che poi, sempre nello stesso sito, vi è un'altra ditta che tratta rifiuti che è stata coinvolta in tutte le vicende meno chiare sui rifiuti tossico-nocivi. E' stata coinvolta in diverse inchieste insieme alla OMA, alla Chimica Industriale di Rivalta, a quelle tre o quattro ditte della Provincia di Torino che sono conosciute come quelle che hanno effettuato spesso la cosiddetta triangolazione dei rifiuti tossico-nocivi nella nostra provincia.
E' questo è il problema, al di là della competenza specifica della Provincia in ordine all'autorizzazione perché ricordo che queste fanno ancora parte di quelle autorizzazioni date dalla Regione sulle quali poi la Regione diede la delega alle Province per cui la Provincia non le pu togliere, le può solo rinnovare; può toglierle solo in presenza di un fatto eccezionale grave. Questo è un problema che obbliga la Regione in qualche modo a continuare ad occuparsene, perché ha il "peccato originale", ha dato una scatola chiusa che nessuno può aprire e allora - ripeto - al di là della competenza specifica della Provincia, ma con le caratteristiche che ho ricordato, la Regione deve in qualche modo affrontare la situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo copia scritta della risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

Va bene.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 665 del Consigliere Grasso relativa alla cartellonistica pubblicitaria posta in modo pericoloso sull'Autostrada Torino-Piacenza Brescia in entrata da Asti all'altezza dell'abitato di Baldichieri direzione Torino


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 665 presentata dal Consigliere Grasso cui risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti

In merito al quesito posto è stato chiesto per iscritto alla Società SATAP di esaminare la possibilità di collocare altrove la cartellonistica oggetto dell'interrogazione, così da evitare le conseguenze evidenziate dall'interrogante.
La Società SATAP per iscritto, accogliendo la richiesta avanzata con nota regionale, ha comunicato di aver provveduto nei primi giorni del mese di agosto a rimuovere la cartellonistica in questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Mi dichiaro soddisfatto. Anche la SATAP ha riscontrato la pericolosità della cartellonistica, infatti l'ha rimossa in tempi abbastanza celeri.
Speriamo che venga posizionata in luoghi meno pericolosi, comunque sempre con lo scopo di promuovere il territorio astigiano. Si trattava, infatti di cartelli che davano risalto al turismo in Piemonte.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 671 del Consigliere Grasso relativa all'ipotesi di costruzione di un nuovo casello (in entrata e uscita) fra Villanova ed Asti Ovest (zona Baldichieri) sull'Autostrada Torino-Piacenza-Brescia


PRESIDENTE

L'Assessore Masaracchio risponde ancora all'interrogazione n. 671 presentata dal Consigliere Grasso.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Circa l'ipotesi avanzata dal Consigliere regionale Luciano Grasso sulla costruzione di un nuovo casello (in entrata e uscita) fra Villanova ed Asti Ovest (zona Baldichieri) sull'Autostrada A21 Torino-Piacenza-Brescia, è stata interpellata la società concessionaria dell'autostrada SATAP, che ha recentemente risposto dichiarando che l'ipotesi avanzata richiede approfondimenti sulle dinamiche territoriali ed analisi trasportistiche ad essa mirate al fine di giustificarne la convenienza economica in analisi costi e benefici. La definiscono ingegneria del traffico in quanto le concessionarie pongono i caselli secondo un proprio studio, verificato dal licenziamento dell'approvazione, in funzione dell'autofinanziamento, che negli anni dovrebbe essere realizzato per consentire ulteriori investimenti nel caso ve ne siano.
Allo stato attuale di conoscenza della società, la stessa non ritiene che vi siano a breve-medio termine le condizioni per una fattibilità economica come sopra in relazione ai possibili ricavi a fronte dei costi di ammortamento degli oneri di costruzione e delle spese di gestione e anche a fronte dei possibili ricavi dai transiti ipotizzabili al proposto nuovo casello, a meno di un intervento economico di sostegno da parte degli Enti locali.
Detta ipotesi di concorso finanziario degli Enti locali si giustificherebbe in un quadro generale di revisione del ruolo e delle funzioni delle concessionarie autostradali che presuppone, da parte del Governo, l'attuazione di una politica di regionalizzazione del comparto autostradale, peraltro non prevista allo stato attuale dagli indirizzi programmatici governativi, né dal nuovo Codice della Strada, che dia alle Regioni la possibilità e l'autorevolezza di svolgere una reale politica di indirizzo e di programma anche in questo settore.
Nella fattispecie posso aggiungere che in effetti i Comuni sarebbero ben disposti di copartecipare, però bisognerebbe fare un altro calcolo: tutte le afferenze che liberano il territorio dalla necessità di avere ulteriori sviluppi diari dovrebbero essere quantificati per vedere se per caso non fosse proprio il caso di costruire un'autostrada collaterale o un'altra arteria collaterale. L'afferimento di nuovo traffico, anche se con il contributo dei Comuni, dovrebbe poi essere realizzato nella verifica della percorrenza con un monitoraggio e quindi con degli strumenti di calcolo: il problema è, allo stato delle cose, in discussione.
Ci siamo recati anche alla Dicoter a Roma, presso il Ministero dei Trasporti e pare che nell'ambito delle deleghe, che dovrebbero essere date all'autorità della Regione - visto che di autorevolezza molte volte si parla in termini politici che dovrebbe avere la Regione - si vedrà che cosa risolvere in merito. Detta ipotesi di concorso finanziario degli enti è subordinata a tutte queste cose.
La Giunta regionale, come è noto, ha nel proprio programma anche un capitolo dedicato alla realizzazione di una politica attiva verso le società concessionarie al fine di coinvolgerle sempre più nei processi di sviluppo programmati e per un sempre maggiore servizio al territorio, ma allo stato attuale, in mancanza di leggi quadro che ridefiniscano i ruoli delle Regioni nell'ambito di una contrattazione, anche su questa materia con il Governo, al fine di indirizzarne le politiche, il discorso rimane difficile e di scarsa produttività.
Tant'è che poi le Conferenze dei servizi, che a volte si svolgono in prima istanza a livello regionale o a livello provinciale, molte volte si svolgono presso la Prefettura di Torino, poi hanno una loro definitiva risoluzione presso lo stesso Ministero addetto. Il rapporto ANAS concessionarie è da intendersi ANAS e Ministero dei Trasporti.
La Regione interferisce per competenze che sono sempre relative, così come sono relative le competenze dei Comuni e delle Province.
Per cui nel caso contingente l'intervento economico degli Enti locali appare episodico e slegato da un discorso programmatico complessivo e quindi di difficile attuazione, visto il non sostanziale interesse dichiarato dalla società concessionaria nei termini sempre del ricavo che le concessionarie devono percepire per via dell'autofinanziamento che è quello che ha determinato la concessione e quindi risorse che le concessionarie prendono, non dai propri bilanci, ma dagli enti che finanziano, quindi dalle banche.
Rimane l'impegno della Giunta ad approfondire la questione nell'ambito della citata politica verso le società concessionaria. Siccome ieri se ne è fatta menzione, io ho avuto modo di chiarire, per quanto aveva detto il collega Saitta, che è nella progettualità di questa Giunta arrivare ad un consorziamento delle concessionarie e quindi conseguentemente ad una holding delle stesse per poter avere, da parte della Regione, capacità di investimento diretto e quindi anche la capacità di coinvolgere - in un consorzio del genere - la stessa ANAS. Quindi avere la capacità autonoma di investimenti, di intervento in concertazione con gli Enti locali che comunque sono quelli che devono gestire nel territorio gli interessi locali anche attraverso piani urbanistici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Ringrazio l'Assessore per l'ampia ed esauriente relazione.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 683 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa al comportamento antisindacale alla FIAT Mirafiori Carrozzeria


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 683 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

La vicenda riguarda un problema abbastanza serio: i diritti dei rappresentanti sindacali dei lavoratori eletti di esercitare la loro attività sindacale.
Alcuni eletti, che hanno dato vita ad una nuova organizzazione sindacale, Sincobas, nel momento in cui hanno fatto questo tipo di scelta si sono visti negare il diritto di usufruire dei permessi sindacali nell'azienda. L'azienda ha cominciato a frapporre una serie di ostacoli e a negare a questi lavoratori l'agibilità sindacale e i permessi per muoversi all'interno dell'azienda. Quindi se non hai questi permessi non puoi svolgere, in un'azienda, l'attività sindacale.
Questi lavoratori hanno protestato e hanno portato la causa in tribunale. Finora c'è stata una serie di pronunciamenti dei tribunali, che danno ragione a questi lavoratori, così come altri perché tale comportamento della FIAT non avviene solo a Torino, avviene anche ad Arese ed in altri stabilimenti, ma nonostante le ripetute vittorie in Magistratura, l'atteggiamento della FIAT continua.
Noi pensiamo che i diritti sindacali facciano parte dei diritti politici fondamentali e con forza si devono difendere quando questi vengono messi in discussione.
Alle spalle c'è indubbiamente una carenza legislativa, rilevata dal referendum di due anni fa che aboliva una parte della legge n. 300 - l'art.
19 riguarda la rappresentatività delle maggiori organizzazioni - che attribuiva un vero e proprio monopolio alle organizzazioni cosiddette "maggiormente rappresentative". Quel referendum doveva aprire la strada ad una nuova legge maggiormente democratica, che non concedesse monopolio ad alcuno, ma che permettesse ai lavoratori di eleggere in modo democratico i propri rappresentanti.
Invece, ci troviamo di fronte ad aziende che sono le prime a non volere questo e lo dimostrano con il comportamento che esercitano già nei confronti degli attuali rappresentanti sindacali unitari, che vengono votati con un meccanismo complesso, in cui c'è una riserva, da parte delle organizzazioni maggiormente rappresentative, di poter nominare i propri rappresentanti in luogo dell'elezione. In questo caso avevamo però proprio dei lavoratori eletti.
Dato il persistere degli atteggiamenti della FIAT nei confronti di questi lavoratori, che hanno vinto due volte la causa in tribunale a Torino, pensiamo che sia indispensabile che le istituzioni facciano sentire la propria voce. Non si tratta di problemi interni o di natura economica: si tratta di problemi di diritti che, in parte, sono regolati anche dalla legge.
Il nostro Gruppo, oltre che in Regione, ha presentato delle interpellanze e degli ordini del giorno anche in Parlamento, dove la via di una nuova legislazione può essere praticata con più coerenza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore al lavoro

Mi rendo conto di quanto delicata sia la questione in materia di diritti sindacali nella rappresentatività aziendale, per cui condivido l'impostazione offerta in chiarimento dell'interpellanza da parte del collega Papandrea.
Tuttavia, devo anche dire che nel merito della questione posta, la Regione non ha competenze istituzionali, che ovviamente attengono alla Magistratura del Lavoro, che in ultima istanza deve giudicare se nel comportamento FIAT esistano o meno elementi di comportamento antisindacale soprattutto ai sensi della legge n. 300 "Statuto dei lavoratori", test citata dal collega Papandrea.
D'altra parte, la Regione Piemonte non dispone, né può disporre, di elementi informativi così precisi da emettere anche solo un "verdetto morale", perché questo comporterebbe un'istruttoria in cui vengono sentite le parti, e presuppone ovviamente la disponibilità delle parti stesse, che nel caso non sussiste, trattandosi di materia strettamente relativa alle relazioni sindacali che la FIAT vuole mantenere in questo ambito. La Regione quindi può fare solo considerazioni generali che prescindono dal caso specifico.
Appare irrilevante l'appartenenza o meno del soggetto a questo o a quel sindacato per la partecipazione ad incontri tra RSU aventi carattere generale, in quanto ogni RSU riceve, come giustamente osservano gli interpellanti, la legittimazione, seppur nell'ambito delle regole concordate tra le Organizzazioni sindacali e la Confindustria, dei lavoratori eletti; questo mandato non può essere quindi revocabile in caso di cambio dell'Organizzazione sindacale di appartenenza; in ciò esiste una profonda differenza rispetto alla precedente figura della RSA, che seppur in qualche modo validata (per la quota parte elettiva) dai lavoratori, si configurava giuridicamente come un fiduciario delle Organizzazioni sindacali.
Il riconoscimento di un'Organizzazione sindacale non avviene, non essendo applicati gli artt. 39 e 40 della Costituzione, in forza di legge ma in quanto l'Organizzazione sindacale è firmataria di accordi con il Governo e interconfederali e via via scadendo di scala, di accordi territoriali di contrattazione articolata, sino all'accordo aziendale. Ne consegue che ad incontri relativi e ad una specifica materia, vasta o ristretta che sia, partecipano di regola quelle Organizzazioni sindacali già firmatarie di accordi pertinenti e quindi depositarie di una titolarità contrattuale. Questo è il motivo della discriminazione che si attua nei confronti delle varie parti di rappresentanza sindacale, ma molte volte questo è determinato anche dai rappresentanti sindacali della cosiddetta triplice confederale che, proprio per non avere concorrenza sindacale eludono il problema escludendo la partecipazione delle altre come non firmatarie dei contratti.
Quando nuovi sindacati si sono affacciati, non si sono sottoposti preventivamente a procedure legali di riconoscimento, ma sono stati accettati ai vari tavoli di trattativa in virtù della loro rappresentanza reale, così forte da far intendere alle controparti che nessun accordo gestibile e rispettato poteva essere stipulato senza la loro attiva partecipazione.
L'unica discriminante che talvolta a livello nazionale è stata posta per i pubblici servizi, è l'accettazione dei cosiddetti codici di autoregolamentazione nei conflitti sindacali, da parte dei soggetti contrattuali emergenti.
In sostanza, tornando più direttamente al quesito posto dagli interpellanti, riteniamo - senza per questo poter dare giudizi sul caso specifico - che debba in genere prevalere il concetto di mandato dei lavoratori su altre considerazioni di valore più limitato.
La rappresentatività reale dei lavoratori è, d'altra parte, un principio fondamentale circa la democraticità e validità delle Organizzazioni sindacali fatto proprio dall'OIL e dalla stessa Unione Europea non da oggi.
Di questo ne avevo dato notizia con un comunicato stampa il 25 luglio (la nota è stata aggiornata all'11 novembre), per dire che l'azione politica, anche se in termini non del tutto propri, l'Assessorato l'ha svolta e ci si fa l'auspicio che i rapporti sindacali siano disciplinati da una convivenza che vada oltre le regole stabilite.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Sono insoddisfatto della risposta, perché ritengo che la violazione delle leggi sia qualcosa che riguarda le Amministrazioni, anche se non sono le Amministrazioni medesime ad aver emanato la legge n. 300 (legge dello Stato).
Siamo di fronte a comportamenti che hanno una grande rilevanza, perch credo che i diritti sindacali, i diritti democratici dei lavoratori siano una parte essenziale della democrazia. A fronte di tali atteggiamenti ripetuti da parte di aziende, in particolare da parte di grandi aziende e nello specifico della più grande azienda d'Italia, dobbiamo far sentire la nostra voce.
Se si vuole, ci si può informare. Su questo caso si è espresso 15 giorni fa il Tribunale, il quale ha detto che la FIAT ha violato la legge e ha dato ragione ai lavoratori. Ma - ripeto - non è la prima volta che si verificano comportamenti del genere. Credo che l'Assessore si debba informare, perché non si tratta di una questione privata, ma di una questione che ha grande rilevanza.
Tra l'altro, si sta estendendo nel nostro Paese una limitazione dei diritti dei lavoratori e credo che ci troveremo a ridiscutere di ciò sotto varie forme. C'è una limitazione da parte delle aziende, un intervento sulla legge del tutto arbitrario. Per cui ritengo necessario, in particolare da parte di un Assessorato al lavoro, un intervento più attivo.
Alcune altre considerazioni sulla risposta. A parte che l'accenno al codice di regolamentazione non riguarda i lavoratori dell'industria (nei loro contratti non c'è questo codice, hanno altri modi di regolare i conflitti), faccio rilevare che ci troviamo di fronte ad un atteggiamento della FIAT che contrasta con quanto qui viene detto. La FIAT riconosce ampiamente i diritti ad Organizzazioni sindacali che non si sono presentate alle elezioni, che quindi non hanno avuto un consenso elettorale ed hanno una rappresentatività all'interno dell'azienda minima. Ci sono settori di 6.000 lavoratori in cui vi sono delle Organizzazioni sindacali con due o tre iscritti; questi sono rappresentanti sindacali e non gli si vieta nulla. Ci troviamo di fronte a dei lavoratori che si sono presentati alle elezioni, hanno preso il massimo dei voti - credo che uno di questi casi sia quello del terzo eletto nello stabilimento delle carrozzerie - e si vedono negati i loro diritti.
Una persona che la rappresentatività l'ha dimostrata presentandosi al voto ed essendo legittimato da un voto, si vede negati i diritti, mentre nei confronti di Organizzazioni sindacali che forse sono più di comodo verso l'azienda stessa - ma questa è una considerazione personale - ma che hanno quegli elementi di scarsa rappresentatività che ricordavo prima (al di sotto dell'1 per mille degli iscritti) e non hanno il coraggio di presentarsi alle elezioni, vi è un pieno riconoscimento da parte dell'azienda (hanno un utilizzo pieno dei permessi sindacali, ecc).
Di fronte a fatti di questa portata, credo che occorra informarsi meglio e - ripeto - la Pretura del Lavoro di Torino lo ha fatto e ha dato ragione ai lavoratori. Credo che anche da parte dell'Amministrazione si potrebbe formulare un ordine del giorno che intervenga su queste vicende.
Per quanto riguarda il problema dei diritti democratici anche all'interno delle fabbriche, la democrazia non finisce dove cominciano i cancelli delle aziende, deve andare anche dentro.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore al lavoro

Ribadisco che il collega Papandrea ha pienamente ragione; anche il Tribunale ha dato ragione. Io non avevo detto niente di più e niente di meno di quello che lui ha affermato.
Per esempio, io sono un sindacalista della CISNAL; la CISNAL viene discriminata dall'Azienda dei Trasporti comunali di Torino. Ho cercato di fare una concertazione attorno ad un tavolo, come Assessore e non come sindacalista della CISNAL; alla fine non è accaduto nulla, ho formalizzato la richiesta di rivedere un po' le posizioni dell'azienda nei confronti di questo sindacato, che non ha sei iscritti, ma ne ha centinaia, e mi hanno risposto: "Faccia fare causa, poi il Tribunale stabilirà la ragione".


Argomento: Formazione professionale

Interpellanza n. 724 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa ai corsi di formazione professionale "fantasma"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 724 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore alla formazione professionale

In merito all'interpellanza n. 724 del 16/7/1996 relativa ai corsi di formazione "fantasma" si precisa quanto segue: 1) nei primi mesi del 1996 è stata recapitata a vari indirizzi della Regione, tra cui anche al Settore Formazione Professionale, una lettera anonima molto circostanziata che denunciava un illecito utilizzo dei finanziamenti ai corsi di formazione professionale da parte della Società CMB s.r.l. di Caluso.
2) Il Responsabile del Settore Formazione Professionale ha provveduto immediatamente a trasmettere la denuncia all'Autorità Giudiziaria.
3) A seguito delle verifiche effettuate dall'Autorità stessa sono state riscontrate irregolarità nella gestione dei corsi da parte dell'Azienda. Il procedimento penale relativo alla Società sta per essere discusso davanti al GIP e da parte del Settore Formazione Professionale si è chiesto il totale rimborso della somma a tutt'oggi erogata per l'attività di formazione professionale che riguarda gli anni formativi 1993 e 1995. In data 19 luglio c.a. presso il Tribunale di Torino si è tenuta l'udienza preliminare per il procedimento penale sopracitato che ha avuto come esito un rinvio al 30 settembre.
4) Il totale dei rimborsi ammonta a L. 113.340.100 a cui potranno aggiungersi anche le richieste di indennizzo per il danno morale subìto dalla Regione Piemonte. Per il danno morale la Regione Piemonte chiederà un risarcimento corrispondente al 50% del danno materiale subìto.
La richiesta di restituzione avanzata dal Settore Formazione Professionale riguarda l'intero importo delle attività finanziate, anche se una parte delle stesse risulterebbero effettivamente svolte, considerato il fatto che l'obiettivo previsto dal progetto originario non è stato raggiunto, anche se una parte limitata delle stesse risulterebbe effettivamente svolta.
Per quanto concerne i controlli sulle attività finanziate dal FSE si fa presente quanto segue: a) è stato sottoscritto recentemente un accordo tra il Settore Formazione Professionale e l'Ispettorato regionale del lavoro sulla base del quale, in sintonia, vengono effettuate le visite ispettive sui corsi finanziati dalla Regione; sin dal 1992 esiste questo tipo di collaborazione.
b) Le ispezioni della Regione hanno finora preso in esame l'intero universo delle attività cofinanziate. Nel merito dell'attività ispettiva svolta dalla Regione, come per tutte le altre attività connesse alla gestione dei programmi comunitari, sono state effettuate da parte dell'Unione Europea opportune verifiche a cura del Controllo Finanziario ed inoltre analoghi controlli sono stati svolti dalla Corte dei Conti Europea. In ambedue i casi non sono state formulate particolari osservazioni al sistema adottato dalla Regione Piemonte per il controllo delle attività cofinanziate.
c) I nuovi regolamenti comunitari prevedono che in futuro l'attività di verifica dovrà avere connotati diversi per tutte le Regioni italiane e per tutti i Paesi dell'Unione Europea rispetto al passato.
I controlli in itinere sulle attività finanziate dovranno prevedere momenti di valutazione non solo di tipo amministrativo, ma anche di tipo qualitativo sull'attività svolta.
Le direttive annuali rivolte ai disoccupati ed agli occupati prevedono al proprio interno criteri sostanzialmente diversi rispetto al passato, che riguardano sia le valutazioni ex ante le attività in itinere sia le valutazioni ex post delle attività cofinanziate.
Sulla base di queste nuove indicazioni approvate dai Comitati di Sorveglianza, si dovrà prevedere sicuramente un'ulteriore disponibilità di personale nell'ambito del Servizio Ispettivo, fermo restando che il ricorso ad ulteriori funzionari per tale servizio non può risolvere appieno il problema della malafede di alcuni operatori.
Si fa presente, a tal riguardo, che ogni anno vengono programmate dalla Regione oltre 2 milioni di ore di formazione che interessano circa 85.000 persone. Il Servizio Ispettivo e l'Ispettorato regionale del lavoro per quanto possano essere ampliati non potranno sicuramente coprire l'intera totalità delle ore di formazione finanziate. La Regione Piemonte è tra le Regioni italiane che finora è riuscita ad effettuare le ispezioni sull'intero universo dei corsi finanziati. Con il nuovo sistema di monitoraggio e di valutazione in itinere si potranno realizzare in un prossimo futuro passi importanti nei confronti di un nuovo sistema di valutazione che tengano conto, oltre agli elementi di efficienza delle attività svolte, anche dell'efficacia degli interventi. In questa nuova logica si dovrà operare in presenza di un adeguato aumento di personale per il quale è già stata inoltrata domanda dal Settore Personale.
Tuttavia è impensabile poter intervenire sull'intero universo delle attività cofinanziate e si dovranno invece individuare forme di intervento a campione.
Dai risultati delle indagini effettuate dall'Autorità Giudiziaria non sono emerse a tutt'oggi responsabilità o coinvolgimenti particolari da parte dei funzionari del Settore Formazione Professionale nei confronti dell'Azienda. I funzionari non sono corresponsabili delle cosiddette pratiche illecite nell'ambito della formazione, soprattutto da parte delle aziende.
Per quanto concerne infine il numero delle truffe perpetrate ai danni della Regione si può affermare che a tutt'oggi, rispetto alle migliaia di corsi finanziati, i casi perseguibili penalmente sono risultati tutto sommato limitati ed in ogni caso nel momento in cui il Settore Formazione Professionale viene messo a conoscenza di illeciti è lo stesso Settore a farsi carico di inoltrare denuncia alla competente Autorità Giudiziaria.
Tengo a precisare che questo ultimo capoverso è diretto all'Assessore che ha detto in Consiglio regionale che la formazione è una porcilaia. Mi avevano detto di togliere questo capoverso; io lo leggo perché significa che voi siete pienamente responsabili di tutto ciò che rappresentate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

L'insoddisfazione è ampia perché noi abbiamo presentato questa interpellanza per sollevare un problema che riteniamo molto più ampio e che se si indaga lo si scopre. Io non so se ci sia o meno complicità, non svolgo attività di indagine, non ho elementi per non confermare quanto ha detto l'Assessore cioè che i dipendenti regionali che svolgono attività ispettive non sono coinvolti in truffe, non ho elementi per negarlo, il problema è un altro: è come evitare le truffe! Si deve capire perché se ne scoprono poche in un settore in cui ce ne sono molte.
Cito un esempio: nel corso del procedimento nei confronti del dottor Romiti per finanziamenti illeciti, fra le dichiarazioni che hanno fatto alcuni dirigenti durante gli interrogatori (sono uscite sui giornali, ma io ho potuto leggere direttamente la dichiarazione di Ghidella e di altri) è emerso che uno dei mezzi con cui l'azienda - e non si tratta di un'azienda marginale - si finanzia è anche il gonfiamento dei costi dei corsi per cui si presentano dei piani di corsi di gran lunga superiori a quelli che poi vengono realizzati e la Regione paga! Poiché la vicenda è uscita su tutti i giornali vorrei sapere se poi la Regione ha chiesto lumi, se ha chiesto di conoscere questo interrogatorio; se una volta preso atto di questo interrogatorio ha fatto causa alla FIAT, se ha chiesto la restituzione dei soldi che illecitamente - si tratta di miliardi! - la FIAT ha intascato. Da quanto ha detto l'Assessore pare di no.
Faccio un secondo esempio: insieme ad altri Consiglieri regionali e comunali ho partecipato ad un'assemblea all'Aeroporto di Caselle alcuni mesi fa, nel corso della quale alcuni lavoratori, in pubblico, hanno denunciato che i corsi sono "fantasma", li si fa firmare e poi i corsi non vengono svolti. Un mio amico, che abita a Cafasse e che lavora in un'azienda del Gruppo Piaggio, mi ha raccontato che il giorno dopo che c'è stata l'ispezione i corsi sono finiti! E i corsi non dovevano finire il giorno dopo! La casistica potrebbe essere enorme.
Io che lavoro in fabbrica so benissimo che purtroppo anche le Organizzazioni sindacali chiudono gli occhi su questo e accettano che le aziende, specie se sono in difficoltà, vengano finanziate anche attraverso corsi di formazione "fantasma"! La complicità sindacale su questo è negativa, è da condannare, ma richiede, dato che questo è un fenomeno consistente e ci si buttano tanti soldi, cioè la formazione professionale vuol dire...



PRESIDENTE

Signor Consigliere, lei sta facendo delle affermazioni molto gravi.



PAPANDREA Rocco

Certamente, ma all'Aeroporto non c'ero solo io.



PRESIDENTE

La voglio solo avvisare che queste affermazioni potrebbero essere oggetto di ulteriori verifiche da parte di altre istituzioni.



PAPANDREA Rocco

Ho citato due casi.



PRESIDENTE

Non dubitavo della sua consapevolezza.



PAPANDREA Rocco

Ho citato quei casi proprio per questo e ho fatto delle considerazioni.
Credo che questo dimostri che da parte nostra ci deve essere un'attenzione diversa e probabilmente un meccanismo di ispezione - perché è questo che non va - che permetta che i corsi siano effettivamente svolti e che non siano una forma di finanziamento, in questo caso non propria o illecita nei confronti delle aziende. Bisogna fare in modo che i lavoratori che dovrebbero fare questi corsi li facciano realmente e non siano invece un'altra cosa, perché si tratta di risorse pubbliche che devono essere spese in modo conseguente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore alla formazione professionale

Intanto ho chiesto di trasmettere al collega Papandrea oltre al testo scritto della risposta anche altri elementi che comunque io avevo già in cartella, che possono essere utili all'attenzione politica del Gruppo.
Per quanto riguarda la domanda specifica se abbiamo già provveduto a chiedere il rimborso, così come io ho dichiarato, appena avremo la sentenza definitiva l'iter legislativo potrà essere attivato immediatamente.
Per quanto riguarda un diverso modo di attivare tutto ciò che è il controllo in funzione della carenza di personale presso il Segretariato del lavoro si sta dibattendo. Si tratta di un vero e proprio dibattito, perch tutte le quote sociali sono presenti, quindi sono presenti gli interessi che coincidono con la formazione, su un sistema di certificazione di qualità che possa portare al controllo e quindi alla verifica dei controlli. Tutto questo farà parte della cosiddetta assistenza tecnica che è un settore particolare della formazione professionale nell'ambito delle risorse che vengono erogate sia dalla Comunità europea sia dalla Regione.
Su questo piano ci stiamo muovendo onde evitare che ci siano speculazioni dentro la formazione, ma non solo per quanto riguarda l'appropriazione indebita delle risorse, ma soprattutto perché la formazione deve essere un fatto concreto e positivo, correlato con le attività produttive e quindi con l'avviamento e il collocamento al lavoro.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 755 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa ad episodi di malasanità presso gli Ospedali S. Anna e Regina Margherita ed interpellanza n. 950 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa all'incarico di Primario di Cardiochirurgia e alle consulenze all'Ospedale Infantile Regina Margherita


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame contestuale delle interpellanze n. 755 e n. 950 presentate dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti.
Ha facoltà di illustrarle la Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Desidero illustrare brevemente queste due interpellanze.
Per quanto riguarda la n. 755 si tratta di un'interpellanza che per alcuni elementi risulta datata nel senso che faceva riferimento ad un episodio particolare risalente alla fine del mese di luglio relativo ad una paziente rivoltasi all'Ospedale S. Anna che non ha potuto accedere all'intervento che le era stato prescritto di laparoscopia a causa di motivi organizzativi - così sono stati chiamati direttamente dal personale ospedaliero - in quanto mancavano gli anestesisti. Nel frattempo però degli elementi precedenti a questa forma di intervento che le anticipavano alcuni fattori anche fisici e biologici, in questo caso la menopausa, erano comunque stati effettuati nei confronti della paziente. Queste cosiddette carenze organizzative hanno impedito anche un elemento biologico umano ad una paziente che doveva assistere ad un ritardo incredibile di oltre sei mesi per poter accedere a questo tipo di prestazione.
Questo è il fatto e da questo poi si sono evoluti alcuni elementi che prendono in qualche modo in causa direttamente tutto l'edificio del Regina Margherita e del S. Anna in riferimento ai suoi elementi di organizzazione soprattutto funzionale.
Nella nostra interpellanza abbiamo considerato questa vicenda come un esempio di mancanza di strategia aziendale soprattutto su tipi di intervento e prestazioni che sono molto delicati e che investono anche delle patologie direttamente nella personalità di ogni paziente. Riflettono una mancanza di strategia aziendale e la cosiddetta corretta managerialità così come la si vuole ancora chiamare nelle aziende perché ormai di Aziende sanitarie si dovrà parlare da oggi in poi e che certo non rispondono alla tutela del diritto alla salute di cui parliamo molto spesso.
Inoltre ci sono altri fatti su cui vorremmo avere delle spiegazioni e delle risposte precise da parte dell'Assessore.
All'Ospedale S. Anna alcuni responsabili dell'Ufficio Tecnico e dell'Ufficio Economato Provveditorato sono stati spostati e ai loro posti sono stati in qualche modo posizionati, in ruoli di dirigenza, delle persone coinvolte precedentemente nello scandalo di appalti.
Su questo elemento, molto grave, gradiremmo delle spiegazioni logiche e precise da parte dell'Assessore: la motivazione che ha portato a trasferire primariamente gli addetti all'Ufficio Economato e Provveditorato.
Un altro elemento che consideriamo come uno spreco, quindi anche come esempio di mancanza di strategia aziendale, sono le consulenze tanto numerose che affiorano, per esempio, al S. Anna e al Regina Margherita, che risultano, tra l'altro, anche molto onerose dal punto di vista finanziario.
Consulenze che tentano di surrogare in parte la carenza di organico di formazione e di aggiornamento professionali che risulta a rischio in questi due presidi ospedalieri.
Un altro elemento molto "strano" che si è verificato negli Ospedali S.
Anna e Regina Margherita, è l'estensione del titolo di "professore", senza alcun atto, sembra, di tipo formale, ma attraverso atti informali, si pensa placando delle voci o comunque tentando di dare un riconoscimento per via informale ad alcuni personaggi ed in particolare ai medici primari.
Altro elemento di spreco di soldi pubblici in mancanza di strategie aziendali è il rifacimento dell'entrata dell'Ospedale S. Anna per ben due volte a distanza di qualche mese, utilizzando centinaia e centinaia di milioni.
Questi sono gli elementi che vengono formulati dall'interpellanza n.
755. Approfitto per sollecitare l'Assessore a rispondere a queste due interpellanze unitamente perché riguardano entrambe lo stesso presidio ospedaliero.
La seconda interpellanza fa riferimento ad un altro fatto che noi reputiamo molto scandaloso. Risulta che al S. Anna, nell'ambito del Reparto Cardiochirurgia Infantile, sia stato seguito un criterio di nomina - sul quale vorremmo poi avere dei chiarimenti da parte del Assessore - per il Primario del Reparto stesso. Tra i vari nominativi di personaggi che avevano anche avuto delle esperienze all'estero e che quindi potevano essere più motivati o più argomentati per ricoprire tale ruolo, è stato in qualche modo scelto con l'incarico di medico di secondo livello dirigenziale, il prof. Abruzzese. Rispetto a questo tipo di incarico, a questo tipo di nomina, si è proceduto ad una consulenza nei confronti di un soggetto che più da vicino conosceva il settore, quindi la cardiochirurgia infantile, che è ben diversa rispetto alla cardiochirurgia per adulti, c'è una tecnica più affinata per intervenire sul bambino o addirittura sul neonato. Il fatto che un consulente, su questo tipo di professionalità, sia stato scelto per affiancare il prof. Abruzzese, ci induce a pensare che forse il prof. Abruzzese per la nomina dell'incarico di Primario di Cardiochirurgia Infantile non sia stato scelto con dei criteri oggettivi di merito e di capacità professionale su un settore che è molto specifico e molto delicato, anche per le attrezzature e per la metodologia che deve supportare.
Noi avevamo chiesto che queste due interpellanze per il merito che proponevano fossero discusse il più velocemente possibile in quanto riflettono tutti quegli esempi di mancanza di strategia aziendale, ma anche di quella managerialità che su questi tipi di contenuti non può essere argomentata e difesa il più a lungo possibile. Su questi tipi di metodologia e su questa capacità, anche aziendale, con cui un Direttore generale può direttamente gestire, anche organizzativamente e funzionalmente, un ospedale, è chiaro che si dovrà tenere conto - oltre ad altri elementi di criteri sui quali ieri l'Assessore non ha detto molto anzi ha detto pochissimo - in sede di nomina dei Direttori generali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Inizierei da questa seconda interpellanza che riguarda l'incarico di Primario di Cardiochirurgia al prof. Abruzzese come responsabile di secondo livello della Cardiochirurgia Infantile dell'Ospedale Regina Margherita.
I criteri e le motivazioni della scelta del prof. Abruzzese sono stati quelli che vengono indicati dai DD.LL. n. 502 e n. 517, soprattutto il DL n. 502, che stabilisce che spetta al Direttore generale, una volta che l'apposita Commissione ha valutato i curricula dei concorrenti, la decisione definitiva per la scelta di un Dirigente medico di secondo livello che, come i colleghi sanno, sottoscrive, con un contratto privatistico, un incarico quinquennale.
Comunque la scelta del prof. Abruzzese, come si evince dalla deliberazione d'incarico del 19/12/1995, effettuata dall'allora Direttore generale supplente dottor Carosio, è il risultato combinato della preparazione professionale dello stesso, giudicata la migliore dalla Commissione di concorso e dall'esito del colloquio d'esame, nel quale il prof. Abruzzese ha dimostrato - cito testualmente - "di possedere grande sicurezza ed esperienza nel prospettare soluzioni ai quesiti di tipo organizzativo e professionale propostogli. In particolare, sulla base dell'esperienza di responsabilità apicale già maturata, rappresenta il convincente modello organizzativo per la disciplina in oggetto, confermato anche da una copiosa ed importante esperienza chirurgica".
Il secondo quesito degli interpellanti attiene alla ragione delle consulenze cui l'Azienda è ricorsa anche dopo la nomina del primario prof.
Abruzzese.
Prima di rispondere nel dettaglio debbo precisare che la Cardiochirurgia dell'Ospedale Regina Margherita, quindi la Cardiochirurgia Infantile, è stata ferma per più di un anno e mezzo - non certo per colpa mia, anzi io mi sono attivato sollecitamente affinché il Primario venisse nominato.
L'attività del Reparto era parzialmente sospesa da circa un anno e mezzo, data la vacanza della figura primariale, ed è stata ripresa in data 1/3/1996 a seguito del conferimento dell'incarico al prof. Abruzzese nonostante le grosse difficoltà che l'azienda ha dovuto superare e le ben note croniche carenze di personale causate dalle leggi finanziarie degli anni scorsi.
Per sopperire alle carenze in oggetto si è attivata unicamente una convenzione parziale con l'Azienda Ospedali Riuniti di Bergamo, al fine di permettere uno scambio di professionalità tra le due Aziende e contemporaneamente, un immediato aggiornamento del personale medico di Cardiochirurgia, effettuato sulla base di un puntuale e qualificato programma di corsi e seminari, anche all'estero, di livello molto elevato.
Ne ho qui la documentazione che posso fornire agli interpellanti.
Un'ulteriore convenzione è stata affidata a Tecnici perfusionisti vista la carenza in servizio di figure professionali rispondenti a tale qualifica ed essendo inoltre tale figura inesistente nella pianta organica aziendale (appunto perché al Regina Margherita, in Cardiochirurgia, non si facevano interventi in extracorporea).
La spesa sostenuta dall'Azienda per le suddette convenzioni non corrisponde all'affermato compenso di "95 milioni", risultando infatti corrispondente a 23 milioni circa la spesa per la consulenza di Cardiochirurgia e a 12 milioni circa la spesa per la consulenza con i Tecnici perfusionisti. La cifra di 95 milioni era da considerarsi quale presunto impegno di spesa. Le convenzioni di cui sopra, nel corso del secondo semestre, sono state quasi totalmente sospese.
Nella rideterminazione della pianta organica dell'Azienda Ospedaliera OIRM-S. Anna, le suddette figure professionali sono state comunque previste sia nell'organico del personale medico che nell'organico del personale tecnico e sono già stati banditi i relativi concorsi attualmente in fase di espletamento.
Il terzo quesito posto riguarda l'attività interna della Divisione di Cardiochirurgia. Posso con piacere sottolineare che, nel corso di soli sei mesi, l'Azienda ha raggiunto risultati di un certo rilievo per qualità e quantità di interventi, tali da essere portati ad esempio a livello nazionale. Più nel dettaglio, posso precisare che in questo arco di tempo sono stati effettuati sessantadue interventi in circolazione extracorporea trenta interventi di chirurgia a cuore chiuso, nove di chirurgia vascolare diciannove di chirurgia varia e centodiciotto interventi di posizionamento di cateteri.
La casistica di attività svolte supera ampiamente, come numero di casi cardiochirurgici, quella degli ultimi mesi di attività precedenti alla chiusura del reparto (92 contro 71) e quella di qualunque altro anno di attività precedente. In più, la tipologia degli interventi mostra una più alta percentuale di interventi in circolazione extracorporea nel primo mese e nei primi tre mesi di vita (22,6% contro 17,8%), nonché una più alta incidenza di correzioni rispetto alle palliazioni (83,6% contro 77%).
In generale, la grande maggioranza degli interventi compiuti negli ultimi mesi concerne interventi correttivi in patologie molto complesse. I risultati a breve termine mostrano una mortalità globale perioperatoria del 6,5%. In dettaglio, pur con numeri molto piccoli, la mortalità per patologia è in genere sovrapponibile se non inferiore a quella riportata in letteratura (mediamente 7%).
Alcuni risultati sono da considerare molto confortanti, come i due successi in altrettanti casi complessi di interruzione dell'arco aortico e i quattro casi di switch arterioso per trasposizione dei grossi vasi (dei quali hanno ampiamente parlato anche le testate giornalistiche nazionali e locali).
Globalmente, mi pare che l'Azienda sia sulla buona strada perché il centro cardiochirurgico dell'Ospedale Infantile Regina Margherita si ponga come uno dei centri di riferimento italiani per queste patologie complesse.
Relativamente al rilievo riguardante i rapporti convenzionali per consulenze esterne, dopo aver doverosamente sottolineato come tali convenzioni non investano unicamente équipe o persone fisiche, ma anche svariate tipologie di esami, ritengo opportuno precisare che tali rapporti esistono in numero di due: uno con l'Azienda Ospedaliera "Ospedali Riuniti di Bergamo" per consulenza di cardiochirurgia, con impegno di spesa di 30 milioni (come ho detto precedentemente) e già sospesa dal mese di luglio dopo un pagamento di circa 23 milioni; l'altro con tecnici di cardiochirurgia con spesa di 12 milioni 125 mila lire.
Infine, per quanto concerne il programma di formazione, qualificazione ed aggiornamento professionale, considerato il volume rilevante di attività e di iniziative intraprese in tal senso, ritengo opportuno in questa sede precisare unicamente il fatto che tali attività riguardano quasi tutti gli ambiti professionali dell'Azienda, sia nel campo medico-infermieristico che in quello amministrativo, a tutti i livelli, essendo comunque a disposizione, se gli interpellanti fossero interessati, l'elenco completo fornito dal Regina Margherita-S. Anna.
Passo ora a dare risposta alla seconda interpellanza, che riguarda un caso increscioso avvenuto nel luglio dell'anno scorso.
All'epoca in cui avvenne l'episodio, la carenza di Medici di Anestesia del Presidio S. Anna era estremamente grave; erano presenti infatti diciotto unità sulle ventinove previste in base ai carichi di lavoro; con queste unità si provvedeva, con enorme impegno dei Sanitari, ad una doppia guardia sulle 24 ore (ospedale/clinica fisicamente divisi), alla rianimazione su tre posti letto, alla gestione degli interventi IVG (due letti quotidiani), alle sale parto, all'ambulatorio specialistico ed alla gestione quotidiana di cinque letti operatori ginecologici.
Non si poteva sopperire a dette carenze, usufruendo in ambito aziendale del personale medico dell'altro Servizio di Anestesia afferente all'OIRM anch'esso penalizzato per gli stessi motivi sopra citati (erano presenti quattordici unità sulle ventotto previste in base ai carichi di lavoro). Il caso a cui faccio riferimento ovviamente è avvenuto non al Regina Margherita, ma al S. Anna: si trattava di una paziente che necessitava di un intervento per patologia ginecologica.
Nel mese di luglio sono stati adottati alcuni provvedimenti di emergenza: consulenza con l'Azienda CTO - CRF - Maria Adelaide per un Medico Anestesista, convenzionamento con due Medici Anestesisti per alcune giornate.
Il 12/7/1996 è stato espletato il concorso per Aiuti di Anestesia; con l'acquisizione di nuovi elementi e con l'acquisizione di sette Anestesisti si è potuto programmare un potenziamento dell'attività operatoria con un prioritario richiamo delle pazienti rinviate nei mesi precedenti.
Ritornando all'argomento dell'interpellanza, sottolineo che per la persona in questione, signora L.G., come ha formalmente riferito il Prof.
Piero Sismondi, Direttore della Cattedra di Ginecologia Oncologica, il ricovero per l'intervento venne concordato per alleviare l'impegno soprattutto psicologico della paziente, non per l'urgenza del caso. Con questo non voglio giustificare quanto è accaduto alla cittadina in questione.
Non fu poi possibile eseguire l'intervento nella seduta del giorno 8/7/1996 per il protrarsi degli altri interventi e la paziente (tra l'altro questo è utile che si sappia) rifiutò la possibilità di restare ricoverata sì da eseguire l'intervento nel più breve prosieguo di tempo.
Va sottolineato, inoltre, il grosso impegno prestato nella stessa mattinata dagli anestesisti presso la Rianimazione, attiva in quelle ore con tre casi gravissimi (questo è documentato).
Puntualizzando ancora, la terapia cui era sottoposta la paziente aveva una sua funzione, anche indipendentemente dalla laparoscopia e non era quindi inutile.
Per quanto riguarda i tempi di attesa oggetto dell'interpellanza, la Direzione sanitaria specifica: i tempi di attesa per interventi ginecologici per neoplasie variano da 15 a 20 giorni (a seconda della gravità) i tempi di attesa per istero/celiscopie sono di 4-5 mesi i tempi di attesa per interventi di laparoscopia variano da 1 a 2 mesi i tempi di attesa per interventi di ginecologia non oncologica si aggirano mediamente sui 3-4 mesi.
Si sottolinea infine come conclusione che sono già state apportate numerose modifiche organizzative nel corso di questi ultimi due anni documentabili dai registri di prenotazione, da cui emerge un decremento del 20% delle liste di attesa.
In relazione al rilievo dei due Dirigenti amministrativi che sono stati coinvolti in alcune azioni giudiziarie che si sono concluse con un patteggiamento degli interessati, si precisa (è quanto mi riferiscono i responsabili dell'Azienda, ovviamente): i due Dirigenti erano già in servizio al momento del commissariamento aziendale, addetti rispettivamente il geometra. al Servizio Tecnico Patrimoniale e il ragioniere al Centro Stampa attualmente l'Azienda sta attivando il piano di ristrutturazione dell'organizzazione aziendale che coinvolge anche i vertici dirigenziali.
Fermo restando quanto sopra detto nei confronti dei due summenzionati dirigenti, dopo indagini amministrative e pareri di esperti legali, è stata intrapresa ed è tuttora in atto una corretta azione disciplinare che porterà ad una valutazione delle responsabilità. Inoltre, sono stati presi contatti con la Corte dei Conti Regionale, cui verrà inviata regolare documentazione.
In relazione al quesito se gli addetti all'Ufficio Economato, tutti e quattro, siano stati trasferiti e sostituiti, si precisa che, essendo in atto una generale rideterminazione degli organici nelle Unità Operative Autonome dell'Azienda ed essendo la medesima notevolmente carente in alcune specifiche qualifiche, nulla vieta ai vertici dell'Amministrazione di individuare e variare la destinazione del personale in funzione delle nuove attribuzioni di responsabilità di procedimento.
Per il successivo quesito relativo alle consulenze che risultano troppo numerose, si devono distinguere due tipi di consulenze: a) consulenze ad indirizzo professionale tecnico-amministrativo di staff alla Direzione generale b) consulenze a carattere operativo tecnico-sanitario, assolutamente indispensabili in ambito aziendale sia per le gravose carenze di organico sia perché in molti casi risulta impossibile reperire alcune professionalità, prima per i blocchi degli organici, poi per una carenza di mercato.
Nonostante tutto, entrambe le due tipologie di consulenza sono sempre state affiancate a supporto di Commissioni interne o dei singoli operatori al fine di non depauperare, anzi di arricchire, il patrimonio di capacità professionale del personale.
Per quanto riguarda il quesito relativo alla delibera del Commissario che estendeva a tutti i Medici Primari il titolo di "professore", il Commissario mi ha assicurato che non esiste alcun atto deliberativo né di concessione né di revoca per quanto riguarda l'attribuzione del titolo "professore" a tutti i Primari del Presidio Ospedaliero OIRM.
Comunque, dopo accurata consulenza legale, è stata definita con un accordo verbale, in fase di stesura della Carta dei Servizi, la limitazione di detto titolo ad alcune figure specifiche, regolarmente in possesso dei necessari requisiti.
Relativamente all'ultimo quesito, relativo alla ristrutturazione dell'ingresso dell'Ospedale S. Anna, ristrutturato dopo pochi mesi e rifatto una seconda volta, con una spesa dell'ordine di centinaia di milioni di lire, si ribadisce che l'ingresso di Corso Spezia n. 60 del Presidio Ospedaliero S. Anna non è stato minimamente rifatto, in riferimento al primo intervento (1995), ma sono state apportate soltanto alcune varianti inerenti la possibilità di fornire l'accesso a due strutture totalmente differenziate: portineria e Centro Unificato delle Prenotazioni.
Dalla verifica di agibilità e del gradimento funzionale dell'utenza detta modifica risulta avere raggiunto un obiettivo positivo.
Pertanto l'intervento, che ha determinato il recupero di un locale, da vent'anni inagibile, ha razionalizzato le vie di accesso ai due predetti servizi con una spesa di L. 15 milioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

Grazie, Assessore, per la sua dettagliata risposta.
La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Ringrazio l'Assessore. La relazione che lei ha letto era pervenuta prima ancora che noi presentassimo l'interpellanza. Voglio però soffermarmi su alcuni punti dell'interpellanza che lei non ha letto e della risposta che a noi è stata fornita direttamente dalla Direzione sanitaria e funzionale del S. Anna. Intanto, non ha letto alcune parti: "Nel mese di luglio sono stati adottati alcuni provvedimenti di emergenza: blocco temporaneo delle ferie dei medici anestesisti; proroga della consulenza con l'Azienda CTO - CRF - Maria Adelaide per un medico anestesista convenzionamento con due medici anestesisti per alcune giornate. Grazie a ciò si è potuta mantenere l'attività su due dei tre letti operatori della clinica (per tutto il mese) e sui due letti operatori dell'ospedale (tre settimane del mese). Logicamente gli operatori hanno effettuato gli interventi non rinviabili. Esisteva ed esiste un'ovvia diversificazione nell'ambito delle liste di attesa; di norma vengono rinviati soltanto interventi in laparoscopia".
E' stata aggiunta una relazione che dava in qualche modo la possibilità se vuole interessarsi personalmente a parlare con la Direzione sanitaria per altre forme di intervento che non avevano un ingresso prioritario per l'emergenza, perché in qualche modo erano delle personalità che di per s già potevano rappresentare un privilegio. La carenza di medici anestesisti quindi, in questo caso viene convenzionata e sulla base di questa carenza la risposta della Direzione dell'Azienda ospedaliera S. Anna è che non si sono potuti svolgere quegli interventi di laparoscopia che, nonostante fossero urgenti, per obbligo sono stati rinviati proprio per questa carenza, per privilegiare in qualche modo l'ingresso ad altri interventi forse meno gravi e meno urgenti che rispondevano ad altre situazioni.
Un altro pezzo che l'Assessore non ha letto è l'approvazione delle nuove piante organiche. Quello che mi lascia molto stupita - forse è l'elemento meno grave dell'interpellanza - è il fatto che non mi aspettavo nemmeno che lei leggesse il pezzo relativo all'estensione del titolo di "professore" a tutti i Medici Primari. Lei ha letto - e qui è scritto - che non esiste alcun atto formale e che l'estensione del titolo di "professore" è stato esteso attraverso un accordo verbale, utilizzando una consulenza legale. Quindi vorrei sapere chi ha pagato questo tipo di consulenza legale per poter, con un accordo verbale, estendere nei corridoi a tutti i Medici Primari il titolo di professore. Mi chiedo se questo non è un espediente per accontentare qualcuno con un titolo! Questo atteggiamento mi sembra assai grave, soprattutto per titoli di tipo meritevole che si basano su contenuti e su studi specifici. Relativamente alle targhe che esistono anche al S. Anna - e questo riprende anche una questione di tipo finanziario con cui in qualche modo si sostituisce il titolo di primario al titolo di professore - ci piacerebbe conoscere come sono state utilizzate le risorse per questi accordi di tipo - come lei dice e ha ribadito verbale, senza alcun supporto di tipo formale.
All'ingresso del S. Anna - lei spiega - sono state apportate delle varianti; qui è anche allegata la cartina, che in qualche modo definisce come cambia l'entrata. Che la spesa sia stata di 20 milioni non toglie che sia stato istituito un ingresso diversificato a distanza di pochi mesi dalla costruzione del nuovo ingresso al S. Anna. Questo mi sembra un esempio esplicito di quella mancanza di strategie e di quello spreco di cui si va tanto vociferando.
Tornando all'interpellanza relativa alla cardiochirurgia infantile l'Assessore ha esplicitato - poi richiederò la risposta scritta per analizzarla meglio - come i criteri utilizzati per nominare Primario del Reparto di Cardiochirurgia Infantile il dott. Abruzzese siano previsti dai DD.LL. n. 502 e n. 517, che definiscono come spetti al Direttore generale indicare, sulla base dei curriculum che sono pervenuti attraverso la prova direttamente il Primario. Però, anche se i DD.LL. n. 502 e n. 517 possono attribuire al Direttore generale la facoltà - dovere-diritto del Direttore generale - di nominare un Primario, allora si dà peso all'informazione che noi abbiamo dato nell'interpellanza, cioè che questa è stata una scelta discrezionale e non una scelta oggettiva sulla base di comprovate competenze. Che il prof. Abruzzese - come dice l'Assessore - abbia acquisito dei meriti nell'ambito della chirurgia, non significa assolutamente che nell'ambito della cardiochirurgia infantile possa essere preparato. Lei stesso potrà spiegare che è un settore molto specifico e a distanza di un anno e mezzo e a mesi e mesi di inutilizzo delle proprie capacità professionali sulle operazioni di cardiochirurgia infantile, non di cardiochirurgia per adulti, mi sembra possano essere validi i nostri dubbi.
L'Assessore in questo caso ha voluto decantare le capacità professionali del prof. Abruzzese, non giustificando però le motivazioni obiettive che hanno portato l'Azienda sanitaria a definire una consulenza nell'ordine di una ventina di milioni a trimestre, nella garanzia che le operazioni di cardiochirurgia infantile possano essere supportate da una capacità professionale ben specifica.
Infine, un'ultima riflessione su un dato che non ci è stato fornito dall'Assessore: le casistiche. Con un ordine del giorno, che risale a circa otto-nove mesi fa, noi chiedevamo all'Assessorato di prendere in esame più da vicino il problema della cardiochirurgia in genere. In questo caso c'è un collegamento a quanto discutiamo oggi.
Il problema delle casistiche, soprattutto in tema di cardiochirurgia dove la mortalità in lista d'attesa ammonta a circa il 5% dei pazienti, è importante. Prendere atto delle casistiche significa diffondere nel territorio e far conoscere ai cittadini i rischi a cui vanno incontro.
Alcuni degli interventi elencati, ad esempio gli innescamenti del catetere, io non li reputerei direttamente interventi, pur non essendo un medico. Alcuni saranno anche complessi, ma nella maggioranza degli interventi che lei ha citato non rappresentano una grande complessità di intervento e la mortalità ammonta complessivamente al 6,5%. Però i dati e le casistiche relative alle mortalità assumono un senso se riferite anche alle tipologie e agli interventi più diversificati.
Nel complesso non siamo soddisfatti delle risposte fornite e chiediamo all'Assessore che questi elementi di denuncia possano essere considerati non soltanto da un punto di vista formale. E' chiaro che, secondo l'Assessore, certe strategie aziendali devono essere coperte, però si deve prendere atto quando la mancanza di strategia aziendale può davvero arrecare dei danni alla salute dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Risponderò per iscritto ad alcuni quesiti per chiarire ulteriormente le questioni, però sulla nomina del Primario di Cardiochirurgia mi è doveroso ritornare brevemente.
La documentazione presentata dal prof. Abruzzese è di altissima qualità. Gli otto concorrenti potevano forse essere tutti bravi, ma due eccellevano in modo particolare: il prof. Abruzzese e il prof. Di Donato.
Come ho detto prima, rispetto ai curricula che abbiano requisiti più o meno simili la discrezionalità del Direttore generale è dirimente. E che la scelta sia stata ottimale ci viene confermata dal numero degli interventi e dalla loro qualità. Se lei ritiene opportuno le farò avere tutta la casistica degli interventi effettuati.



SIMONETTI Laura

Perché allora la consulenza?



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Sulla consulenza ho precisato prima - forse lei non mi ha seguito - che la Cardiochirurgia del Regina Margherita era ferma da due anni. La Cardiochirurgia del Regina Margherita negli anni passati non era completa perché non si può intendere come tale una cardiochirurgia che interviene senza l'extracorporeo, non so se rendo l'idea. Quindi non c'erano medici idonei ad eseguire simili tipologie di intervento - questo lo dico molto esplicitamente.
Per quanto riguarda il resto le fornirò tutta la casistica e tutta la documentazione che ritiene opportune.



PRESIDENTE

E' così esaurito il punto relativo alle interrogazioni ed interpellanze.


Argomento: Centri intermodali

Esame proposta di deliberazione n. 347: "Adeguamento del progetto generale di intervento per la realizzazione del Centro Intermodale Merci di Novara Boschetto"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 347, di cui al punto 14) dell'o.d.g.
Su tale proposta di deliberazione in sede di Commissione hanno espresso voto favorevole i rappresentanti dei Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, Pensionati per l'Europa e, a titolo personale, la Consigliera Manica; non hanno partecipato al voto i rappresentanti dei Gruppi Patto dei Democratici, PDS e Rifondazione Comunista.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Rispetto alla proposta di deliberazione n. 347, che nel dispositivo impegna il Consiglio ad approvare ai sensi della L.R. n. 11 "Provvedimenti a favore della realizzazione di infrastrutture per il trattamento delle merci e per l'interscambio fra il sistema dei trasporti", esaminiamo l'adeguamento del progetto generale di intervento per la realizzazione dell'Interporto di Novara Boschetto e in allegato alla deliberazione c'è un corposo elenco di elaborati che riguardano il progetto, il piano finanziario del progetto, i rilievi, gli stati di fatto e quant'altro.
Si tratta di una deliberazione molto importante che il Consiglio regionale assume dentro la più generale politica dell'intermodalità e delle infrastrutture per il trattamento delle merci e per l'interscambio a livello regionale, perché il Centro Intermodale Merci di Novara, che tra l'altro nel suo Consiglio di amministrazione vede una maggioranza di partecipazione pubblica con la presenza oltre che del Comune di Novara anche di Finpiemonte, è una delle strutture più importanti in questa direzione.
E' della settimana precedente un annuncio da parte del Presidente Ghigo in ordine ad un incontro avuto a Roma a livello ministeriale per il potenziamento ulteriore di questa struttura e per il significato strategico che questa struttura ha non solo per la Regione Piemonte, ma nel più complessivo discorso di interscambio delle merci anche a livello nazionale quindi con un riconoscimento in questa direzione anche dal Ministero.
La vicenda del Centro Intermodale Merci ha conosciuto fasi successive.
Questa deliberazione consente in sostanza di attivare i finanziamenti anche a livello nazionale in un accordo tra la Regione Piemonte e il Governo nazionale e può consentire di dare attuazione a tutta una serie di fasi ulteriori per quanto riguarda il Centro Intermodale anche con successive attuazioni che prevederanno anche modifiche del Piano Regolatore del Comune di Novara ed ulteriori interventi in questa direzione.
Ho inteso sottolineare l'importanza di questa deliberazione per tutto il Piemonte oltre che per un'area quale quella novarese che è e pu diventare sempre più un'area importante di cerniera tra il Piemonte e la Lombardia anche attraverso queste attivazioni.
Debbo poi dire che la presenza del CIM e della sua struttura anche in previsione della linea di Alta Velocità e rispetto a questa dell'interscambio su Novara per quanto riguarda il discorso dell'interscambio tra le merci, assumerà sempre maggiore importanza in previsione di ulteriori interventi infrastrutturali che verranno realizzati sia a livello nazionale che a livello regionale.
Ritengo che ci siano già stati notevoli ritardi in questa direzione che con la proposta di deliberazione n. 347 possiamo colmare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Già ieri avevo avuto modo di dire come una serie di decisioni assunte negli anni passati dovrebbero essere sottoposte a verifica. In particolare accennavo alla politica del riequilibrio industriale impostata negli anni '70 quando il polo torinese la faceva da leone rispetto al resto delle altre realtà regionali, e come questa situazione, da allora, sia cambiata notevolmente al punto da richiedere una revisione di quella politica, anche con gli strumenti legislativi e i sostegni che la Regione dà per l'attuazione di quella legge.
La questione degli interporti non è dissimile rispetto a quanto prima dicevo. Ovvero, negli anni '70, per rafforzare il sistema industriale piemontese furono individuate delle precise strategie, fu affrontata la questione del potenziamento delle strutture interportuali, previste sia dal primo Piano regionale dei trasporti - approvato nel 1978 - sia da una specifica legge - approvata nel 1980 - e confermati dal Piano generale dei trasporti nazionale predisposto nel 1985.
Occorre dire che da allora ad oggi la logistica, nel campo del trasporto delle merci, ha subìto delle notevoli variazioni. E' cambiata notevolmente la produzione industriale, mentre negli anni '70 la ricchezza delle imprese era legata al magazzino, quindi era importante avere delle strutture fisse dove venivano immagazzinate le merci. Negli anni successivi la produzione industriale, come tutti sanno, si è caratterizzata sul principio del just in time, cioè le imprese non hanno più magazzino.
Di conseguenza, le strutture interportuali sono strutture nelle quali il trasferimento delle merci, da strada a rotaia o da strada ad aereo, deve avvenire il più rapidamente possibile, perché - come voi sapete - le merci vengono consegnate in tempo reale. Ciò è stato alla base del fallimento di taluni interporti, di un ridimensionamento del Piano generale dei trasporti: il modo di concepire gli interporti come grandi basi logistiche non è più di attualità.
Certamente i progetti che sono andati avanti non possono essere sospesi, in particolare quello di Novara Boschetto, che si trova ad occupare una posizione estremamente felice perché è al centro di un nodo di relazioni nelle direzioni est-ovest e nord-sud, il cui successo, in termini commerciali, è anche rappresentato dall'evoluzione del materiale trattato da questo Centro intermodale. Basti pensare che, avendo potuto disporre di maggiori collegamenti negli ultimi tre mesi, cioè nel periodo settembre dicembre 1996, si chiuderà l'esercizio 1996 con una mobilitazione di circa 30 mila unità di carico (circa 60 mila tonnellate di merce) e le previsioni sono di un incremento di quasi il 40% per il 1997.
Tutte le strutture che si occupano di trasporto merci in campo internazionale - emanazione anche di organismi di ferrovie di altri Paesi sono molto interessate alla gestione di un Centro intermodale.
Ben diversa, però, è la questione delle attività accessorie. E' chiaro che la possibilità di dislocare delle attività nelle vicinanze di questi Centri intermodali è legata all'organizzazione dei trasporti all'accessibilità a taluni luoghi, in maniera più felice rispetto ad altri.
Certamente quello di Novara è un nodo molto importante nel sistema padano proprio perché al centro di relazioni in direzione nord-sud ed est-ovest.
Il piano che ci apprestiamo a votare, non a caso, prevede più che un potenziamento delle strutture trasportistiche, un potenziamento delle strutture di supporto e in particolare i magazzini.
A me pare logico sfruttare le possibilità di localizzazione che il territorio regionale presenta. Abbiamo votato qualche settimana fa una legge per favorire la costituzione di una fondazione che promuova gli investimenti esteri in Italia, quindi mi pare logico che, se vogliamo dare efficacia a questa attività di promozione, si debbano valorizzare i punti maggiormente attrattivi: certamente Novara è uno di questi punti.
La sistemazione dell'area dell'Interporto di Novara rientra, tra l'altro, in uno dei pochi strumenti di pianificazione, di dettaglio che la Regione ha avviato - l'area dell'ovest Ticino - di conseguenza ci sono tutte le premesse affinché questa opera possa decollare anche con il necessario aiuto pubblico, in particolare l'aiuto dato dalla Regione con il Fondo Investimenti Piemonte e successivamente con i fondi della legge n.
240.
Invito tutti alla cautela: attenzione al tipo di attività che si possono svolgere in vicinanza di questi nodi. Perché possono essere attività di produzione, ma possono essere anche attività di pura e semplice commercializzazione. Dobbiamo prestare la massima attenzione alla quantità di posti di lavoro che si vengono a creare in questi contesti. Se noi ci limitiamo a favorire l'insediamento di attività di "parcheggio" di merci prodotte in altri Paesi, che vengono solo commercializzate in Italia inevitabilmente il numero di posti di lavoro che si crea è contenuto, e quindi il rapporto costi-benefici tende a non essere ottimale.
In questo senso, ritengo opportuna una revisione dei principi, che portarono negli anni '70 a prevedere il Piano regionale degli interporti ovvero che importanti risorse pubbliche, che sono state utilizzate e che continueranno ad essere utilizzate nei prossimi anni per l'attuazione di quella politica, in realtà, in termini di creazione di posti di lavoro hanno scarsa efficacia.
E' bene che questo progetto vada avanti, dobbiamo prestare la massima attenzione alla ricaduta in termini occupazionali di questi investimenti.
Mi auguro che da parte della Giunta, da parte dell'Assessore Masaracchio, che è contemporaneamente Assessore ai trasporti e Assessore al lavoro, possa esserci una riflessione su quanto è stato fatto per l'attuazione del programma regionale degli interporti e questa riflessione porti a dare indicazione di ordine operativo e pratico alle strutture che gestiscono gli interporti, di cui la Regione è anche azionista, in maniera tale da non trovarci di fronte a risultati che non rispondono alle attese.
Con queste raccomandazioni confermo il voto favorevole del nostro Gruppo, sperando che questa sia l'occasione per andare ad una verifica di quanto è stato fatto in questi anni e ad una più puntuale definizione di quello che si vuole fare per il futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni

Grazie, Presidente. Questa deliberazione rende un po' più attuali le questioni legate a questa infrastruttura strategica per il Novarese, ma anche per il Piemonte. Infatti nei primi anni '80, insieme ad altre infrastrutture, il Centro Intermodale Merci del Boschetto di Novara fu individuato tra alcune opere per l'intermodalità nello scambio delle merci sulle quali la Regione ha puntato in modo strategico.
Gli atti successivamente prodotti dalla Regione a supporto dell'iter che ha poi portato negli anni 1989/1990 alla posa della prima pietra - in senso figurato - di questa opera sono un po' datati. Nel 1996 era assolutamente opportuno adeguare il supporto di tipo amministrativo e burocratico.
Ricordo brevemente che questa struttura già oggi ha quasi raggiunto la saturazione, per quanto riguarda le potenzialità dell'unico terminal attualmente operativo, e che richiede al più presto un raddoppio, quindi ci sono buone prospettive per uno sviluppo nel breve e medio termine.
Ovviamente esiste anche una valenza di tipo lavorativo, perché è chiaro che costituisce anche un volano per le attività economico-commerciali.
Al momento questa opera ha consentito di creare qualche decina di posti di lavoro, ma certamente c'è da considerare tutto l'indotto; naturalmente noi tutti speriamo che questa iniziativa possa andare verso un ulteriore sviluppo per quanto riguarda il tipo di attività che ivi viene svolta.
Dicevo, la deliberazione è un atto dovuto - se posso usare queste parole - perché il supporto cartaceo era piuttosto datato e quindi con questa si mettono a posto le questioni soprattutto dal punto di vista urbanistico.
E' ancora aperto il problema legato agli espropri del primo lotto: lo segnalo. Certo, non è competenza o pertinenza della Regione o, quanto meno la Regione in questo ha un ruolo secondario, in quanto il Comune negli anni non è riuscito a chiudere la partita. Al momento quest'attività, che ha le migliori prospettive, che ha un futuro roseo, si trova a vivere una situazione un po' paradossale per non aver saputo chiudere il discorso degli espropri dei terreni. E' dunque aperta ancora questa partita che anche a noi amministratori locali, lascia qualche apprensione; tuttavia contiamo che nel volgere di poco tempo si riesca a risolvere anche questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Il nostro voto sarà sicuramente favorevole. E' essenziale che il CIM di Novara sia sempre più un punto di smistamento, un punto di arrivo, un punto da potenziare, con riferimento all'indotto economico di Malpensa 2000 e di tutta la zona del Novarese e del Verbano Cusio Ossola, che indubbiamente visto il fallimento del Centro Intermodale di Domodossola, dovrà sicuramente convertire su quello di Novara.
Direi che si tratta di un'opera essenziale anche nell'ottica dell'intero sistema Piemonte. Pertanto il nostro voto non può che essere favorevole.



PRESIDENTE

L'Assessore Masaracchio ha presentato il seguente emendamento: l'elaborato 1.3 "Ipotesi di successione temporale" allegato alla PDCR n.
347 è sostituito dall'elaborato allegato al presente emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli e 4 astensioni.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 4 contrari.


Argomento: Contratti ed appalti

Esame proposta di deliberazione n. 339: "Adesione della Regione Piemonte alla costituzione dell'Associazione federale delle Regioni, Province Autonome, ANCI e UPI denominata ITACA (Istituto per la trasparenza aggiornamento e certificazione degli appalti)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 339, di cui al punto 13) all'o.d.g.
I Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Vindigni hanno presentato il seguente emendamento: nel deliberato aggiungere le parole: "di richiedere che l'attività dell'Associazione ITACA preveda l'elaborazione dei dati relativi ai costi unitari riferiti ai lavori ultimati e collaudati".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Questa deliberazione propone alla Regione Piemonte di aderire all'Associazione ITACA, un istituto inventato dalla Conferenza dei Presidenti delle Giunte che dovrebbe occuparsi della cosiddetta trasparenza degli appalti.
Leggendo la deliberazione e verificando lo Statuto di questa Associazione, l'impressione che ho avuto è che i Presidenti delle Giunte regionali abbiano deciso di montare su un bel carrozzone mangiasoldi e mangiatempo, probabilmente per trovare un modo di impiegare qualche persona. Questa è l'impressione che ho avuto.
In materia di appalti, Presidente, sappiamo bene che le Regioni - anche la Regione Piemonte con la sua legge n. 18 - dovrebbero per istituto tenere una banca dati e dovrebbero per istituto, tenendo la banca dati, attraverso un'omogeneità di linguaggi e di strutture, collegarsi direttamente in modo tale da poter consentire l'accesso a tutti i dati sugli appalti in tempi reali in ogni luogo d'Italia. Questo le Regioni non l'hanno fatto, mentre potrebbero e dovrebbero farlo con un risparmio di risorse.
Viceversa, si monta centralmente a Roma un istituto. Che cosa dovrebbe fare questo istituto? Dovrebbe gestire i dati relativi agli appalti in corso. In che modo questo istituto gestisce questi dati? Articolandosi sul territorio. In che modo si articola sul territorio? Lo vediamo dall'art. 4 dello Statuto: attraverso il coordinamento di un'organizzazione federativa la parolaccia del federalismo arriva anche in quest'aula, ma è una moda: chissà cos'è l'organizzazione federativa! - con articolazioni in sedi regionali nelle quali i servizi saranno gestiti dalle Regioni e dalle Province. In sostanza, il cane si morde la coda: inventiamo una struttura nuova, centrale, apparati, burocrazia; questa struttura si articola regionalmente e regionalmente chi fa funzionare questa struttura sono le Regioni. Sembra un circolo vizioso; di conseguenza, abbiamo dubbi sulla reale operatività di questa struttura.
In secondo luogo - ed è oggetto dell'emendamento che ho proposto insieme ai miei colleghi - non è chiaro se questa struttura, per la cosiddetta trasparenza degli appalti, preveda nei propri compiti istituzionali non soltanto quello esplicitamente richiamato nello Statuto di pubblicizzare gli appalti in corso, perché la pubblicità degli appalti in corso è arcinota, non c'è questa carenza: le imprese in Italia sanno quali appalti ci sono, hanno i loro bollettini, hanno i loro canali d'informazione (Camere di Commercio, Ordini professionali, ecc.). La carenza che esiste, che è una carenza voluta a mio modo di vedere, è quella sugli esiti degli appalti. E' lì che l'Amministrazione è cieca, perché si vuole essere orbi, non vedere, ed è lì che la banca dati potrebbe utilmente incidere segnalando - come un libro mastro, non c'è bisogno di mettere punti esclamativi - l'esito degli appalti, sapendo che una data opera a metro quadro, a metro lineare o a metro cubo è costata tanto in sede di aggiudicazione di gara, tanto in sede di ultimazione dei lavori, tanto in sede di collaudo. Si fa un gran parlare di correttezza, ma a mio modo di vedere questo è il migliore sistema di controllo e di trasparenza e di impedimento od ostacolo alle malversazioni in tema di appalti pubblici.
Non ho letto che ITACA faccia tutto questo. Allora, se proprio volete aderire a questa Associazione, come pare sia stato deciso, ho proposto un emendamento in cui si deliberi anche che l'attività di ITACA - io l'ho scritto in forma molto sintetica - comprenda questi aspetti. Se deve occuparsi dei dati sugli appalti, allora organizzi la propria struttura e i propri riferimenti in modo che in Italia, schiacciando un bottone, si possa sapere che l'edilizia residenziale nuova è costata 100 lire in un luogo 120 lire in un altro e via dicendo; che si sappia che le scuole costano tanto, che i metri lineari di strada, di sezione di 9 metri e mezzo sono costati in Sicilia tanto, in Calabria tanto, nelle Marche tanto, in modo che questo possa servire ai pubblici amministratori per capire il mercato come si muove, se ci sono anomalie sulle quali intervenire direttamente come amministrazione pubblica, o fare intervenire chi di dovere.
L'emendamento vorrebbe avere questo significato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Ho apposto la mia firma all'emendamento presentato dai colleghi di Rifondazione Comunista, perché l'argomento, oggetto dell'emendamento, era già stato da me segnalato, introdotto nella Commissione quando discutemmo questa deliberazione e mi pareva peraltro di avere anche colto l'interesse dell'Assessore verso questa problematica, tant'è che era stata anche accolta la proposta che avevo fatto di invitare il Presidente e il Direttore di questa istituzione in Consiglio, e in particolare in II Commissione, proprio per discutere il contributo, l'apporto di merito che la Regione può dare grazie anche all'esperienza della legge n. 18 richiamata dal collega Chiezzi all'attività di questa istituzione. Attività che per la verità, a mio parere, non ha i contenuti di carrozzone burocratico che preoccupano il collega Chiezzi per le proprie finalità, ma mi si consenta anche per i soggetti che sono chiamati a comporre il Consiglio di amministrazione di questo organismo. Riteniamo che questa organizzazione possa svolgere un ruolo importante anche per le Regioni riteniamo che attraverso un dialogo che dobbiamo stabilire direttamente attraverso i nostri rappresentanti, possiamo contribuire a finalizzare meglio l'attività di questa società; riteniamo che l'emendamento proposto dal collega Chiezzi vada in questa direzione, pertanto siamo favorevoli sia all'emendamento che alla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo

L'emendamento si può accogliere anche perché ritengo che disporre di costi parametrici può essere utile sia per le necessità di verifica e anche per la programmazione successiva degli interventi. Molte volte quando devi fare delle appostazioni la non disponibilità di costi parametrici aggiornati crea delle difficoltà. Quindi, si accetta l'emendamento per le ragioni dette e anche per queste ulteriori ragioni.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione la deliberazione come emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli e 4 astensioni.
Per specifiche ragioni di urgenza che ne rendono indilazionabile l'esecuzione, pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 31 voti favorevoli e 4 astensioni.



PEANO PIERGIORGIO


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 405: "Adozione dei Piani per le aree critiche ad elevata concentrazione di attività industriali. Integrazione al documento di programma regionale in attuazione del programma triennale 1994/1996 per la tutela ambientale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 405, iscritta all'o.d.g. nel corso della seduta di ieri.
Il provvedimento in Commissione ha avuto voti favorevoli da parte dei Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e CDU; non hanno partecipato al voto i Gruppi PDS, Rifondazione Comunista e Lega Nord Piemonte per l'indipendenza della Padania.
Si apre la discussione generale.
La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

Intervengo per ribadire una richiesta all'Assessore già avanzata in Commissione. Questa è una deliberazione sicuramente importante e come tutte le deliberazioni importanti arriva, anche se non sarebbe auspicabile sempre con un certo ritardo e in modo un pochino datato all'approdo in aula. Conseguentemente a questo ritardo non risponde più a quanto di nuovo è avvenuto nella nostra realtà. Questa è la situazione. Ci sono aree piemontesi dove la situazione è altrettanto critica che in quelle che questa deliberazione prende in considerazione: si possono fare alcuni esempi di aree critiche che richiedono interventi urgenti come le Basse di Stura e l'Amiantifera di Balangero.
Noi, quindi, chiediamo nuovamente che l'Assessore ribadisca in questo contesto quanto si era già impegnato ad affermare in Commissione ed è anche in conseguenza di questo che daremo voto favorevole a questa deliberazione affinché entro tre o quattro mesi venga predisposto un nuovo piano che affronti le nuove emergenze ambientali e industriali del nostro Piemonte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Solo un'annotazione, nel senso che in termini generali si è già espresso per il mio Gruppo il collega Bertoli.
L'annotazione in ordine a questa deliberazione, che fa riferimento alla discussione avvenuta in Commissione e che ha dato vita ad un conseguente emendamento alla deliberazione stessa, è che interventi di questa importanza, previsti da questa deliberazione, implicano un attento rapporto e monitoraggio tra questo intervento e questi stanziamenti e una serie di atti conseguenti che le Amministrazioni comunali e provinciali devono, per quanto di loro competenza, assumere. Altrimenti, se da parte delle Amministrazioni comunali e provinciali non avvengono atti conseguenti in ordine, ad esempio, a tutto il settore che riguarda le acque o tutta un serie di altri aspetti, noi rischieremmo di utilizzare un importante finanziamento su questioni di grande importanza che non darebbe poi i frutti sperati.
Il fatto che noi abbiamo richiamato questo aspetto nella deliberazione e che su questa problematica si possa dare vita ad opportuni accordi di programma anche con le Amministrazioni interessate è un punto fondamentale (ad esempio, per quanto riguarda tutto il settore della depurazione delle acque, dei deseoleatori che possono essere messi a livello di alcuni depuratori, dell'intervento sulle reti fognarie). Altrimenti noi avremmo un intervento di carattere insufficiente che non darebbe i frutti successivi.
Volevo solo ricordare l'importanza di questo momento e del procedere in questo modo su deliberazioni di tale rilevanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, care colleghe e colleghi, su questa deliberazione per certi versi non si potrebbe che convenire, nel senso che la Regione Piemonte impiega delle risorse per risolvere problemi annosi di inquinamento dei siti, di bonifiche necessarie, però questa deliberazione non può, a nostro giudizio, essere staccata dall'impegno generale che la Regione Piemonte svolge su questo tema. Non può cioè essere considerata una delibera di routine, un atto buono perché inizia a risolvere tre punti ambientalmente pericolosi presenti sul nostro territorio, perché sarebbe troppo semplice.
Noi sappiamo che sulla base del piano delle bonifiche esistente ci sono centinaia e centinaia di siti in Piemonte, che sono stati anche classificati con un ordine di gravità e di urgenza, che abbisognano di interventi. E' rispetto a questa dimensione del problema che il Gruppo Rifondazione Comunista si pone quando la Giunta regionale fa qualcosa.
Allora, questo qualcosa è inserito in un programma serio, pluriennale, con finanziamenti adeguati? O è un atto limitato, circoscritto ed inserito in un programma del tutto insufficiente? Questa è la nostra valutazione: che questa Giunta regionale non ha scelto il settore di intervento suolo pulito suolo sicuro come l'intervento strategico lungo il quale collocare i propri interventi, i propri investimenti, le proprie iniziative di rafforzamento strutturale degli apparati regionali e via dicendo. Non ha fatto questa scelta; ha fatto altre scelte, sull'onda di interessi consolidati e permanenti, al di là delle sfumature di destra o di sinistra che abbiano queste Giunte, e abbandona il suolo sporco, il suolo pericoloso, al suo destino, nel senso che rutinariamente certo non può fare a meno di destinare una quota di risorse anche per questo, ma non appare la volontà di far cambiare rotta sul tema degli investimenti alla Regione Piemonte.
Non appare la volontà di considerare il suolo pulito e sicuro come la nuova, grande infrastruttura per il futuro della nostra comunità: l'infrastruttura sulla quale investire non poche lire come si fa adesso, ma di investire massicciamente la gran parte delle nostre risorse, chiedendo omogenee politiche e svolte politiche anche negli investimenti di carattere statale. Tutto questo manca.
Avete scelto un'altra strada: volete l'Alta Velocità, volete grandi investimenti infrastrutturali; pensate che il futuro del Piemonte stia lì in lunghi nastri di colore grigio. Noi proponiamo viceversa, inascoltati fino adesso, un'altra strada sin dal nostro programma elettorale; chiediamo che invece suolo pulito e sicuro sia il centro di poderosi investimenti pluriennali, con un'attività che non è solo della Giunta, ma è anche di richiesta allo Stato, e quindi attivando una serie di iniziative che non siamo in grado di governare perché per adesso consegnati all'opposizione ma che noi proponiamo in quest'aula e sosteniamo per spiegare ai colleghi come mai su una deliberazione di questo genere noi non daremo il voto favorevole. Non perché non si debbano fare queste cose: si devono fare queste cose ed altre, mancando però questo quadro di iniziative noi reputiamo del tutto insufficiente l'impegno della Giunta in questo settore per cui su questa deliberazione ci asteniamo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Innanzitutto riconfermo in aula quanto è stato detto in Commissione. In un'ottica complessiva noi ci riserviamo di preparare un documento che possa tracciare le linee di intervento a regime in materia di aree critiche.
Adesso non dobbiamo dimenticare che siamo in sede di prima applicazione sulla base di normative transitorie, che peraltro sono state reiterate in decreti legge e qui richiamo la problematica dei decreti legge che vanno in scadenza, anche con il concorso e l'opera degli aggiustamenti che via via venivano introdotti dalle Commissioni parlamentari, e mi risulta che a queste indicazioni prioritarie in qualche modo abbiano concorso un po' tutti i Gruppi. Sulla necessità che è stata giustamente richiamata di affrontare questi problemi in un'ottica complessiva sulla base di priorità da definirsi in sede regionale senza farceli indicare in modo eterodiretto sono perfettamente d'accordo. Sta di fatto che sia per quanto riguarda le impostazioni come Giunta regionale da proporre al Consiglio sia anche sotto il profilo del rapporto tra le Regioni e il Ministero dell'Ambiente noi abbiamo chiesto parecchie cose. Per esempio, da un lato abbiamo chiesto modalità operative molto più snelle: oggi come oggi questi piani vengono controllati intervento per intervento, noi ci auguriamo che il Ministro Ronchi attui quello che ha promesso, cioè che si consegni alle Regioni una modalità snella, quindi l'approvazione di obiettivi di fondo condivisi e poi di adempimenti in sede locale.
Riconfermo quindi l'impegno nell'ambito di quei tempi che prima venivano chiesti dal collega Bertoli di poter discutere in un'ottica di avvio degli interventi sulle aree critiche complessivamente presenti nella nostra Regione, tenendo conto anche delle questioni che vengono avanti sotto il profilo delle bonifiche. Qui invece si tratta di vedere tutte le implicazioni, quindi interventi strutturali, questioni urbanistiche, di pianificazione e porsi i problemi che ci si pone anche quando la Regione dà dei pareri sulle valutazioni di impatto ambientale. E' chiaro che le questioni alle quali faceva riferimento il collega Chiezzi non sono peregrine: nel momento in cui si devono compiere scelte in ordine alle infrastrutture e le risorse sono quelle che sono, bisogna compiere delle scelte di priorità.
Respingo la chiave di lettura del collega Chiezzi, perché se andiamo a vedere gli atti dell'amministrazione - anche di questo anno, anno e mezzo vediamo una grande attenzione a questi problemi. Per esempio, tutta la questione portata avanti nei primi mesi dalla Giunta per arrivare all'ordinanza di Ciriè, di Piossasco e di Tortona, oppure il discorso, a cui faceva riferimento il collega Masaracchio nell'obiettivo 2, per quanto riguarda le aree di nuova industrializzazione, di un'attenzione particolare anche al riuso, non solo dei contenitori, ma anche delle aree già compromesse, dal punto di vista industriale con particolare attenzione alla rispettiva bonifica e al riutilizzo.
Quindi, in sostanza, se si dice che ci sono tante necessità e che vi è una questione molto complessa che deriva da tanti decenni di utilizzazione dal punto di vista industriale del nostro suolo, sono perfettamente d'accordo, però dire che vi è un'inerzia, che non vi è una visione complessiva, che non vi sono proposte anche alle sedi superiori, credo che questo sia un po' troppo.
Ringrazio, comunque, tutti i colleghi che hanno partecipato ad un'interessantissima, approfondita discussione di queste problematiche in Commissione. Mi riservo, da un lato, di accelerare l'invio al Ministero dell'Ambiente di questi documenti in tempo per avere le conferme di impegno di spesa e, dall'altro, avremo occasione ancora di discuterne nelle Commissioni secondo i calendari che abbiamo prefigurato. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli e 4 astensioni.
Per specifiche ragioni di urgenza che ne rendono indilazionabile l'esecuzione, pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 31 voti favorevoli e 4 astensioni.


Argomento: Enti strumentali - Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale) - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 239: "Rendiconto 1995 dei Parchi naturali e dell'Ente regionale per il diritto allo studio universitario" (seguito)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 239, di cui al punto 9) all'o.d.g., la cui relazione è stata svolta nel corso della seduta di ieri.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza universitaria

Mi scuso con il Presidente e con i Consiglieri perché ero fuori dall'aula, ma sono stato avvisato solo ieri che all'aula servivano questi dati. Ieri stesso ho sentito il Consiglio di amministrazione dell'Ente, ho ascoltato il dirigente, e prima sono uscito dall'aula per procurarmi i dati. Credo che tutto questo fatto in meno di 24 ora non sia male, anche perché, personalmente, non mi era stato chiesto nulla. In 24 ore abbiamo risolto la questione! Questo per dire che cerco di essere sollecito: quando il Consiglio chiede, è giusto che l'Assessore si attivi! Il Presidente della Commissione Chiezzi ha posto una questione non di poco conto, molto giusta: il passaggio dagli 80 milioni ai 600 milioni per la sorveglianza. L'ente per il diritto allo studio ha deciso - mi dicono all'unanimità del Consiglio di amministrazione - di stipulare un appalto con delle cooperative giovanili. Questo anche perché i quattordici uscieri trovavano delle difficoltà a ruotare sui turni, infatti quando ero "assessor-giovane" gli uscieri volevano che i collegi chiudessero a mezzanotte. Ricordo che in merito agli orari la Consigliera Simonetti aveva fatto un intervento per dire che mezzanotte era un po' presto: io avevo concordato dicendo che se mia moglie mi fa tornare alle due di notte, anche gli studenti possono tornare almeno alle due di notte! A parte la battuta, abbiamo ampliato fino alle due l'ora di rientro nei collegi. L'Ente per il diritto allo studio ha fatto un appalto con cooperative giovanili per la vigilanza e la pulizia facendo sì che questo comportasse un importo di 600 milioni. Mi dicono che il costo di quattordici uscieri, che non garantivano lo stesso servizio, avrebbe potuto essere anche sui 700 milioni.
Ovviamente posso solo riferire quanto ha deciso, in piena autonomia, il Consiglio di amministrazione; ho preso i dati richiesti dal Consigliere Chiezzi, ho voluto sentire personalmente i rappresentanti dell'Ente: sia dell'Università sia di nomina regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per aver risposto con queste informazioni ad una preoccupazione che però non ha dissipato.
Il fatto che l'Ente per il diritto allo studio abbia deliberato all'unanimità non ci rassicura perché l'unanimismo non è rassicurante anzi, personalmente mi preoccupa, salvo rare eccezioni.
Rimane il fatto incredibile, Assessore, che l'Ente per il diritto allo studio spenda 600 milioni per operazioni di guardiania: è un dato che ci lascia allibiti, i motivi per i quali si giunge a questo l'Assessore li ha spiegati.
Mi chiedo se sia accettabile che questo succeda su un bilancio di 34 miliardi. Spendere 600 milioni all'anno per fare la guardia - l'Assessore adesso mi dice che forse fanno anche delle pulizie...



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza universitaria

Fanno i turni e servizi ai collegi.



CHIEZZI Giuseppe

Comunque è una cifra di fronte alla quale rimango un po' senza parole.
Quindi ringrazio l'Assessore per aver risposto, ma segnalo ai colleghi questo aspetto, perché mi sembra un po' strana una cifra di questo genere mi sembra strano questo passaggio di questi uscieri; può darsi che vada tutto bene, ma se il passaggio degli uscieri dall'Ente al diritto allo studio al Comune comporta un esborso di 600 milioni all'anno, pensiamoci un momento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza universitaria

Da esami comparati risulta che l'Ente per il diritto allo studio del Piemonte è quello che spende di meno in Italia come personale e quindi lo stanziamento diciamo in spese vive, borse di studio, servizi agli studenti è il più alto. Comunque raccolgo questa preoccupazione e mi permetto di dire che il Consiglio di amministrazione e anche il Presidente sono a disposti a venire in Commissione per fornirvi ulteriori dettagli.
Ovviamente i quattordici stipendi sono risparmiati dall'Ente, poiché il personale ha optato per tornare al Comune di Torino. Sulla congruità della spesa penso che possa venire a relazionare l'intero Consiglio di amministrazione, mi pare però che questo sistema più snello sia stato da molti auspicato.
Comunque trasmetterò queste vostre preoccupazioni alle sedi deputate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Voglio sottoporre al Consiglio un'altra riflessione che l'intervento del collega Chiezzi, che ha ripreso interventi simili svolti anche in Commissione bilancio, mi risollecita.
Francamente non credo che sia compito dei Consiglieri regionali, di un Consiglio regionale e neanche di un Assessore fare le pulci al bilancio di un Ente strumentale. Mi spiego meglio, così vediamo di riflettere insieme.
Il Consiglio regionale ha nominato, nell'ambito dell'Ente al diritto allo studio - credo al momento opportuno - le proprie rappresentanze immagino che queste rappresentanze (non so se direttamente nominate dal Consiglio) al loro interno abbiano nominato un Ufficio di Presidenza e immagino che l'Ente di diritto allo studio, come tutti gli altri Enti strumentali, abbia un normale Collegio dei Revisori dei Conti, sia esso nominato da noi o all'interno del Consiglio di amministrazione, come normalmente deve avvenire.
Questo significa che esiste un Consiglio di amministrazione che ha degli obblighi chiari ed esiste un Collegio dei Revisori dei Conti che ha degli obblighi chiari, i quali hanno il compito di fare ciò che lo Statuto dell'Ente e le leggi comportano.
Il compito dei Consiglieri, a mio avviso, è quello di individuare la gestione corretta nel rispetto dell'Ente e non di fare le pulci al bilancio per vedere se le cifre sono corrette o meno. Credo che il problema sia diverso. Non è nostro compito verificare il bilancio di quell'Ente (o di qualunque altro, io non so dire se 300 milioni siano tanti o pochi).
Secondo me, il nostro compito è dare gli indirizzi a quell'Ente perch risponda al mandato per cui è stato istituito.
Se poi, invece, il Consigliere Chiezzi (o chiunque altro) sospetta e ha motivazione per dire che quella voce o qualunque altra non sia, in senso lato, corretta, credo che esistano gli strumenti - anche consiliari - per sottoporre interrogazioni ed interpellanze, ma non credo che il nostro compito sia quello di amministrare conto terzi degli Enti per i quali abbiamo nominato amministratori, che fino a prova contraria stanno facendo (bene o male) il loro lavoro.
I Revisori dei Conti hanno l'obbligo di legge di rivedere e spulciare i conti economici e gli stati patrimoniali di un Ente. Credo che il compito dei Consiglieri non debba essere in nessun caso questo; altrimenti ho l'impressione che, se così va bene, sono io a dover imparare quale sia il compito di un Consigliere regionale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Anche noi ringraziamo l'Assessore per gli elementi ulteriori che ha voluto fornire non solo al Consigliere Chiezzi, ma credo a tutto il Consiglio.
Il nostro voto sarà favorevole e quindi il mio intervento è solo per sottolineare la necessità di affrontare con estremo rigore questioni che riguardano la gestione di Enti quale quello al diritto allo studio.
Credo che i costi di una gestione vadano sempre messi in relazione ai compiti che l'Ente ha e, in questo caso, alla delicatezza del compito perché si tratta di interventi e di gestione a favore di giovani studenti.
Va benissimo ampliare l'orario di apertura - diciamo così - del servizio che noi forniamo rispetto al rientro dei ragazzi (arrivare alle due dopo mezzanotte); va altrettanto bene, però, che l'Ente si preoccupi di una rigorosa gestione - non autogestione, ma gestione - della parte del convitto, che è una competenza delegata dalla Regione con le nomine che sono qui state richiamate anche dal Consigliere Burzi.
Io sono dell'opinione che vale sempre la pena vedere se la spesa è corretta in relazione al risultato che si ottiene e se da parte degli studenti vi è soddisfazione per il livello di controllo, di gestione e di servizio che offrono queste persone, che costano certo una cifra rilevante ma che svolgono anche un compito all'interno del convitto offrendo all'Ente un servizio complessivo non di poco conto. Quindi valutare il gradimento da parte degli studenti che la soddisfazione da parte del Consiglio di amministrazione, della Commissione e del Consiglio regionale.
Sono dell'opinione che per questioni così delicate, perché entrano nel merito e nei particolari di una gestione - concordo anch'io - delegata al Consiglio che noi abbiamo nominato, valga la pena di svolgere un esame approfondito, con incontri che peraltro abbiamo già fatto e possiamo ancora fare (semestrali o annuali) con il Consiglio di amministrazione stesso. In quell'occasione riserve, dubbi, interrogativi possono essere affrontati ed ampliati e, in parte, risolti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Sul problema sollevato dal Consigliere Burzi, devo dire che questo provvedimento ci è pervenuto unitamente a non so quanti altri bilanci consuntivi di Parchi. Credo che nessuno di noi abbia avuto la possibilità di leggerli; forse ricordiamo l'elenco.
Qualsiasi siano le cifre e i fatti, il problema secondo me è mal posto.
Mi spiego: il problema non è del Consigliere Chiezzi che interviene in questa sede su uno di questi Enti; il problema è perché arrivano qui i bilanci. Se arrivano qui, li dobbiamo valutare in questa sede. E se noi dobbiamo approvare un bilancio, è logico che lo si legga e lo si commenti.
Il problema che va posto è se questi bilanci debbano o meno passare da noi, che tra l'altro non abbiamo la possibilità di analizzarli a fondo. Chi è in maggioranza potrebbe anche attivare un'iniziativa per modificare le regole che ci portano a questa situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Anch'io mi riallaccio agli interventi svolti e ringrazio l'Assessore che oggi ha voluto riprendere il punto all'o.d.g. e ha dato al Consiglio le giuste indicazioni.
Assessore, lei giustamente ha voluto precisare che in Italia siamo l'Ente che spende di meno. Mettiamo però anche in conto che siamo l'Ente che oggi in Italia ha il minor numero di posti letto: in tutto il Piemonte abbiamo 401 posti letto a fronte di 73.000 studenti universitari. Siamo l'ultimo Ente non soltanto in Italia, ma in Europa. Questo è un dato che deve fare riflettere noi e soprattutto l'Ente che lei dirige, perché nei prossimi anni dovremo fare uno sforzo in questa direzione.
Dobbiamo capire come l'Ente intende riuscire a dare delle risposte vere ai nostri studenti, perché 401 posti letto, rispetto ad una presenza di migliaia di studenti, mi creda, Assessore, è veramente una cifra da capogiro.
L'altro giorno ero al Politecnico con il Presidente Picchioni, per la presentazione del progetto di ampliamento della struttura. Nei prossimi anni gli studenti passeranno dagli attuali 5.000 a 10.000. Tutto questo va visto ormai nella prospettiva di riuscire a dare delle risposte non soltanto alle strutture, non soltanto alle Facoltà, ma soprattutto agli studenti: dobbiamo dare servizi e risposte agli studenti.
Oggi migliaia di studenti che arrivano dalle province devono affittare alloggi in Torino con costi enormi, impossibili per le famiglie: una risposta va assolutamente data.
A me preoccupa vedere un progetto di ampliamento del Politecnico senza che sia pensato contestualmente un progetto di risposta agli studenti e di posti letto.
Mi pare che il Presidente Picchioni nel suo intervento abbia richiamato la proposta di Collegno, che potrebbe essere interessante per pensare ad un campus futuro. La mia difficoltà più grande è vedere come in questa città in tutti questi anni non si sia mai voluto pensare in grande l'Università.
Noi continuiamo a rappezzarla da tutte le parti, continuiamo ad ampliare da tutte le parti, con buchi di qui e di là, ma senza riuscire a pensarla in grande. Pensiamola in grande, proviamo a pensare ad un progetto che svilupperemo in venti o trent'anni, non importa, ma che sia un progetto complessivo su questa Università e poi verrà realizzato a tappe. Proviamo a pensarla in grande: non siamo riusciti a pensarla così in tutti questi anni e continuiamo a non pensarla.
Credo che anche l'ampliamento del Politecnico sia un ulteriore rattoppo che andiamo a portare: in un'area centrale della città andremo ancora ad ampliare, con problemi di parcheggio e tutti gli altri problemi connessi che continueranno ad esistere. Quindi proviamo a pensare un pochino in grande.
Mi spiace di aver portato riflessioni su questo, ma credo fosse opportuno. Mi creda, Assessore, i prossimi 30 miliardi li faccia diventare 40, ma cominci ad investire in posti letto. Dobbiamo dare delle risposte ai nostri ragazzi.



PRESIDENTE

Assessore, vuole rispondere visto che è un problema politico di grandissima rilevanza? La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza universitaria

Grazie, Presidente, sono d'accordissimo, anche perché il Consigliere Peano ricorderà senz'altro, come lo ricorderanno altri Consiglieri, che come Presidente della Commissione, e come Commissione stessa siamo stati i primi, ricordo in merito i Consiglieri Bortolin e Foco, a porre questa questione - mi permetto di dire - all'onor del mondo.
Vorrei ricordare questo dato a tutto il Consiglio regionale. Fino a due o tre anni fa, fino a prima della mozione della VI Commissione di allora presentata dai Consiglieri Bortolin e Foco per l'allora PCI e Leo per l'allora DC, avevamo il bilancio dell'Ente a 14 miliardi e 900 milioni.
Oggi il bilancio dell'Ente, a tre anni di distanza, arriverà - l'avrete visto nel documento di bilancio - a 34 miliardi.
L'Ente per il diritto allo studio del Piemonte - avete ragione - ha pochissimi posti letto; già quando eravamo in Consiglio comunale con l'Assessore Spagnuolo avevamo posto queste questioni all'Ente e non a caso avevamo voluto questo passaggio regionale.
Ebbene, questo come tutto il discorso dell'impianto dell'Università (che è verissimo, che è questione importante) rimanda a dibattiti culturali, sociali e politici, urbanistici e di concezione dell'Università che si perdono nei tempi, a prima del '68. Anzi, io ritengo che il ragionamento - e non lo faccio per piaggeria - importantissimo che si sta facendo in questa Regione, con gli Stati Generali, con gli interventi in Commissione, aiuti a ripensare a queste cose.
Il Consigliere Peano ha giustamente detto che facendo questi interventi si mettono rattoppi. Ebbene, io sono andato a vedermi gli atti dei dibattiti sull'Università degli anni '60/'70, quando bisognava fare la "Cittadella universitaria". Allora quasi tutta la cultura, quasi tutti i movimenti e quasi tutte le realtà erano contrari ai campus. Erano contrari ad una grande Università. Volevano "pezzetti" di Università "immersi" nella città: quella era la cultura di quegli anni.
Voglio ricordare che i problemi di oggi derivano da quegli anni, da quella concezione che si era sviluppata in Piemonte e in Italia per cui si diceva che servivano pochi collegi, pochi posti letto, perché i giovani dovevano stare nella città, non si dovevano fare i campus e le cittadelle "all'americana". Dopo abbiamo aggiornato il giudizio, cercato un'inversione di tendenza, iniziato a lavorare: lo ricordo qui, un bilancio che è passato da 14 miliardi e 900 milioni a 34 miliardi in due o tre anni non è un'indicazione da poco. Non so quale altra Regione abbia fatto questo sforzo e dico Regione, non Giunta regionale, perché è stato il Consiglio regionale in allora e anche adesso a porre questa questione.
Come prima risposta, dunque, raccogliendo le indicazioni del Consigliere Peano, mi permetto di dire che ci siamo mossi, non solo io, in questa direzione, pesantemente. Seconda cosa: ha perfettamente ragione la Consigliera Bortolin su una questione fondamentale. L'importanza del gradimento del servizio da parte degli studenti. Comunque l'attenzione al livello di qualità l'avevo già accennata una volta in Commissione, tanto che mi era stato detto che forse era eccessiva. Forse l'ho detto altre volte: pecco sempre di eccesso di zelo; per questo mi sono agitato non avendo le risposte subito ieri.
Penso che dovremmo affidare, a chi il Consiglio riterrà, una ricerca sul gradimento del servizio, su come è cambiato in questi due o tre anni.
L'Ente in questo ultimo anno in particolare ha fatto un grosso sforzo: il Presidente, la Vicepresidente e il Consiglio si sono mossi abbastanza dinamicamente. Stiamo cercando di reperire nuovi posti letto e non soltanto in Torino, ma anche nelle province. Mi dispiace che non sia in aula il Consigliere Marengo: ci stiamo attivando per un Collegio universitario a Vercelli.
Lo sapete però che le Facoltà universitarie di Vercelli hanno mandato una lettera ufficiale dicendo che non vogliono che ci sia il collegio? Che non vogliono che ci siano "troppi" posti letto? Dicono che non è il caso.
Noi invece stiamo programmando in quella direzione, non soltanto a Torino, ma nei posti dove ci sono insediamenti universitari. Mi permetto di dire che forse abbiamo più fiducia noi nella crescita dell'Università a Vercelli che i professori di Vercelli.
Ribadisco comunque la disponibilità, come è stato giustamente richiesto da parte della Consigliera Bortolin, a che il Consiglio di amministrazione venga a relazionare, anche perché è stato eletto un nuovo Consiglio. La Commissione svolge in materia di diritto allo studio un ruolo di stimolo continuo, facendo sì che noi siamo tra i più attivi, grazie anche all'attenzione che questa Regione dà complessivamente a queste tematiche.
Credo, dunque, di aver risposto al discorso del "pensare in grande".
Un'ultima questione: il Rettore Bertolino, proprio pochi giorni fa, si è incontrato con il Presidente Picchioni, il Presidente Ghigo e con me, e ha dato una disponibilità genuina. Il Rettore Bertolino ha detto "Noi stiamo pensando che sia giusto interloquire con la Regione, riconoscendole un ruolo importante. Anzi, magari si potrebbe costruire un tavolo regionale di riflessione, presieduto dalla Regione, che lavori anche sullo sviluppo e ripensi alcune scelte del passato". Questo, fino a poco tempo fa, era stato negato dall'Università. Ricorderete gli interventi in Commissione. Ricordo l'irritazione del Consigliere Bosio, che si arrabbiava sempre con l'Università. Noto dei segni positivi in questo senso: noi l'abbiamo dato aumentando il bilancio e la disponibilità: la proposta del prof. Bertolino la porterò in Commissione ben volentieri! Mi permetto di dire che stiamo lavorando su questo Ente con efficacia e che anche l'attenzione del Consiglio ci aiuta a lavorare con efficacia!



PRESIDENTE

Voglio ringraziare l'Assessore per il contributo della memoria storica che ci ha riportato ad episodi lontani, ma che sono assolutamente veritieri, sul problema dei campus.
La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Innanzitutto intervengo per esprimere soddisfazione per il dibattito scaturito su questo bilancio consuntivo, perché ritengo che gran parte della mole del lavoro dell'aula dovrebbe consistere in un grande dibattito sul bilancio preventivo ed in una grande discussione sull'approvazione dei bilanci consuntivi. In realtà, il lavoro dell'aula per metà dell'anno potrebbe utilmente essere occupato da due grandi discussioni riguardanti quello che si intende fare da parte del governo e quello che ha fatto chi ha governato. Non è così; la nostra attività si disperde in altre direzioni.
In modo particolare, le discussioni sui bilanci consuntivi, quelli che vengono in quest'aula, sono storicamente rimaste rachitiche e in taluni casi inesistenti del tutto.
Sul bilancio consuntivo dell'Ente diritto allo studio mi sono permesso di fare un'osservazione. Il Consigliere Burzi si irrita sempre perché ha un po' la tendenza al parolicidio. Per non parlare del bilancio consuntivo basterebbe non portarlo qui! Noi dobbiamo approvare una cifra, secondo Burzi però non dovremmo parlarne: approvare e basta! Taci e approva! Chi prova a parlare è fuori campo, è fuori tema.
Io penso che i bilanci consuntivi siano un alto atto di amministrazione; se il bilancio consuntivo del diritto allo studio è sui nostri tavoli non capisco perché ci si irriti se qualcuno lo legge e chiede spiegazioni. Potrei rivolgere l'invito a cambiare la legge dell'Ente per il diritto allo studio: facciamo in modo che i bilanci consuntivi non vengano sui nostri tavoli, cosa su cui posso anche consentire, nel senso che non tengo ad avere tutti i bilanci consuntivi, ma finché è così io ritengo anzi mio dovere cercare di capire come è andata e se ho osservazioni da fare formularle e sperare di ottenere una risposta e non un fuori gioco.
Comunque sia, da questa mia richiesta è nato un primo dibattito che penso all'Assessore sia tornato utile; penso, come Presidente di Commissione, di riuscire a tornare su questi temi, anche a valle dei dibattiti sui consuntivi. Io ho fatto un'osservazione singola, su un solo aspetto, se volete superficiale, incompleta, ma anche per segnalare la necessità che tutti noi guardiamo questi consuntivi perché si possono vedere tante cose, porre degli interrogativi e soprattutto dare degli indirizzi al governo affinché l'Ente che ci presenta il consuntivo discuta con noi gli indirizzi e via dicendo.
Ringrazio quindi i colleghi per il contributo di merito che hanno dato su questo problema e mi riprometto insieme a tutti i colleghi della Commissione, alla Vicepresidente in particolare, su questo problema del diritto allo studio molto sfaccettato ed importante magari di tornare nel prossimo anno con una serie di sedute che discutano a fondo questi problemi.
Segnalando questo problema, che vogliamo continuare a segnalare, noi ci asteniamo su questi bilanci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno per dichiarazione di voto.



SALERNO Roberto

Intervengo per dichiarazione di voto. Quello che ha illustrato l'Assessore Leo è un provvedimento che vede nel 1996 un bilancio a 34 miliardi rispetto a quelli di appena tre anni prima che erano un terzo di questa cifra. Credo quindi che il giudizio già soltanto per l'impegno di questa Giunta parli da solo.
In riferimento ai problemi sollevati dal Consigliere Peano io credo che non siano solo esclusivamente quelli dei posti letto, l'Università ha ben altri problemi cronici. Chi l'ha frequentata sa come i primi anni di matricola vengano impostati in aula con 400/500 allievi che non hanno assolutamente la possibilità di capire il docente che è distante cinquanta metri. Non esistono istituti di sostegno e di sussidio allo studente: i cosiddetti collaboratori del docente, cioè gli assistenti, sono uno o due per 400/500 studenti, il che vuol dire non avere alcun tipo di sussidio o di sostegno.
Sono questi, più dei posti letto, i problemi dell'Università e allora non diciamo all'Assessore Leo di impostare un discorso in questo senso perché sarebbe disarticolato. Chiediamolo al Presidente del Consiglio Prodi quando viene in visita ufficiale in pompa magna all'Università! Chiediamolo al Ministro Berlinguer, che fanno parte di quella coalizione di governo di cui il Consigliere Peano, senza polemiche personali, fa parte, perché sono questi gli strumenti e le strade su cui andare per fare un discorso serio sull'Università.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi per dichiarazione di voto.



BURZI Angelo

Innanzitutto dichiaro il voto favorevole del mio Gruppo.
Intendo rassicurare il Presidente della Commissione Chiezzi che da parte mia non c'è irritazione né tanto meno parolicidio. L'irritazione c'è ma non per quello che credo Chiezzi abbia intuito, bensì per politicidio.
Facciamo un passo indietro: questo bilancio io non l'ho letto e mi sento in colpa perché ha ragione Chiezzi quando dice che arrivano tutti e tutti insieme, immagino ci sia anche in questo bilancio una relazione dei Revisori dei Conti che deve dire che le cifre scritte dagli amministratori rispondono agli obblighi; immagino poi che ci sia una relazione degli amministratori che dice cosa è successo nell'ambito dell'esercizio di quell'Ente strumentale.
Ha ragione Chiezzi quando dice che talora i discorsi sono rachitici c'è però chi induce ulteriori elementi di rachitismo. Credo che da parte non solo dell'opposizione, ma di tutti, si potrebbe fare un serissimo discorso sugli Enti strumentali della Regione che sono tanti. Ieri c'è stato un dibattito per certi versi spiacevole; devo dire che l'intervento del Consigliere Bellingeri a chiusura del dibattito su BIC - lo devo ammettere - a me personalmente ha molto colpito perché c'era un fatto di merito. Allora, sugli Enti strumentali io credo che ci sarebbe molto da dire, ma riaffermo che il compito di un Consigliere regionale è dibattere del che cosa debbano fare, esattamente come diceva Chiezzi (vale per il governo della Regione, vale anche per il governo di un Ente), in sede preventiva e dibattere in sede consuntiva del che cosa è stato fatto in senso politico. Le cifre sono compito, a mio avviso, degli amministratori che devono evidenziarle con le apposite modalità e dei Revisori dei Conti che devono testimoniarne la veridicità; se c'è qualcosa che non va c'è il diritto da parte degli amministratori, noi siamo tali, di presentare interpellanze od interrogazioni o quant'altro, ma il dibattere politicamente dell'andamento di un Ente strumentale, a mio modesto avviso non è fatto di discussioni di singole cifre, ma - appunto - dell'andamento dell'Ente strumentale rispetto al preventivo, al consuntivo e agli anni successivi. Il continuare a discutere dei 600 milioni nel caso specifico (non mi interessa affatto la cifra di per se stessa) è davvero indurre fortemente alla continuazione del rachitismo della discussione. In questo caso io vedo un tentativo di politicidio e, ammetto, mi irrito.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI' 40 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 1 e pertanto l'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Diritti umani

Iscrizione ed esame ordine del giorno n. 391 relativo all'iniziativa per sospendere l'esecuzione di Joseph O'Dell


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno presentato n. 391 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea, Simonetti, Cavaliere Suino, Ghiglia, Rossi, Peano, Angeli, Bellion, Gallarini, Saitta, Rubatto Dutto, Casari, Montabone e Cotto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto con 41 voti favorevoli.
Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che il 18 dicembre prossimo, in Virginia, potrebbe essere giustiziato Joseph O'Dell, accusato ingiustamente di stupro ed omicidio, poi scagionato e risultato innocente anche dalla prova del DNA che O'Dell ha già trascorso dieci anni nel braccio della morte che le Organizzazioni internazionali, Amnesty International ed anche il Parlamento italiano stanno tentando di impedire l'ingiusta esecuzione chiede alla Giunta regionale di intervenire presso il Ministero degli Esteri affinché si adoperi con ogni mezzo, anche presso l'Ambasciata Americana, al fine di sospendere l'esecuzione di Joseph O'Dell".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Comuni

Iscrizione ed esame ordine del giorno n. 386 relativo all'estensione del sistema di tesoreria unica nei Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti


PRESIDENTE

Propongo ancora di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno presentato n. 386 presentato dai Consiglieri Picchioni, Ghigo, Spagnuolo, Dutto Saitta, Chiezzi, Marengo, Toselli, Gallarini, Ghiglia, Rubatto, Deorsola Montabone e Rossi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto con 41 voti favorevoli.
Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte convinto dell'importanza del ruolo svolto dalle autonomie locali riconosciuto l'impegno profuso da tutti i Sindaci dei piccoli Comuni, anche in occasione dei recenti eventi alluvionali a dimostrazione di una costante ed indispensabile presenza a garanzia e a tutela degli interessi diffusi delle loro comunità consapevole che l'autonomia finanziaria è strumento indispensabile per consentire alle autonomie locali di svolgere pienamente il proprio ruolo ritenuto, pertanto, che il depauperamento delle risorse degli Enti locali ed in particolare dei piccoli Comuni, può provocare un peggioramento dei servizi offerti alle rispettive comunità sino alle conseguenze estreme di dover eliminare servizi essenziali viste le disposizioni contenute negli artt. 17 e seguenti del disegno di legge finanziario per l'anno 1997 considerato che l'applicazione delle disposizioni che regolano il sistema della tesoreria unica anche ai Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, unitamente ad un'ulteriore riduzione dei trasferimenti statali determinerà, per tali Enti, difficoltà finanziarie tali da pregiudicare la prestazione di servizi ritenuti essenziali, a meno di non ricorrere all'inasprimento delle aliquote dei tributi locali che, peraltro, hanno già raggiunto il livello di saturazione visti gli ordini del giorno votati dai Consigli comunali del Piemonte con popolazione inferiore a 5.000 abitanti chiede al Governo e al Parlamento di modificare gli artt. 17 e seguenti del disegno di legge finanziario per l'anno 1997 nel senso di: abolire le norme che estendono l'applicazione del sistema della tesoreria unica anche ai Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti ripristinare i trasferimenti erariali nella misura stabilita per il corrente anno finanziario, erogati in base non solo al numero degli abitanti, ma tenendo conto del territorio e della sua estensione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato 46 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 408 "Nomina componenti Commissione per l'attribuzione dei contributi agli Istituti di patronato e di assistenza sociale - L.R. n. 31/75 - Individuazione Associazioni più rappresentative ex art. 5 L.R. n. 39/95 'Criteri e disciplina nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale'"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 408, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Il provvedimento in Commissione ha avuto i voti favorevoli dei Gruppi Forza Italia, PDS, Alleanza Nazionale, CCD, Patto dei democratici e Pensionati; si sono astenuti i Gruppi Rifondazione Comunista e Lega Nord Piemonte per l'indipendenza della Padania.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, non è il caso di chiedere - mi pare che il Presidente della Giunta non sia presente, però è presente l'Assessore ai trasporti - una comunicazione sui gravi fatti che stanno attraversando le società autostradali piemontesi in questi giorni? Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a vicende abbastanza gravi che riguardano le strutture autostradali della nostra Regione.
Credo che sia un problema molto importante; gradirei avere un'informativa da parte della Giunta, capire cosa sta succedendo e se la stessa sta assumendo delle posizioni.



PRESIDENTE

L'Assessore Masaracchio riferirà nel corso della prossima riunione di Consiglio su tale problema che ha una sua gravità, una sua incidenza nell'economia piemontese.
Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 33 voti favorevoli e 7 astensioni.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame testo unificato proposte di deliberazione n. 404 e n. 407: "Proposta di modifica della deliberazione n. (251-CR9991) del 26/6/1996 relativa a 'Statuto della Consulta regionale dei giovani"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del testo unificato delle proposte di deliberazione n. 404 e n. 407, di cui al punto 17) all'o.d.g., licenziato all'unanimità dalla Commissione.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 302: "Piano d'area del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand" - Esame ordine del giorno n. 378


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 302, di cui al punto 18) all'o.d.g.
In Commissione tale provvedimento ha avuto i voti favorevoli dei Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e CCD; si sono astenuti i Gruppi PDS Rifondazione Comunista e Partito popolare italiano; non ha partecipato alla votazione il Gruppo Lega Nord Piemonte per l'indipendenza della Padania.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertoli; ne ha facoltà.



BERTOLI Gian Pietro

Noi siamo favorevoli ad approvare questo Piano, malgrado si tratti di un Piano datato, elaborato alcuni anni or sono. Infatti, questa deliberazione non prende in considerazione il successivo ampliamento del Parco. Di conseguenza, la richiesta che facciamo all'Assessore è innanzitutto di provvedere ad estendere il Piano alla nuova parte di Parco che si è accorpata a quella storica.
La seconda questione che poniamo, prevista anche in un ordine del giorno che abbiamo presentato insieme ad altri, è che si provveda a dare agli Enti di gestione le risorse economiche per dotare le varie aree protette del Piemonte di quel Piano di sviluppo socio-economico di cui hanno bisogno, al fine di poter programmare lo sviluppo delle collettività che stanno attorno ai Parchi o, in alcuni casi, presenti all'interno.
Pensiamo che questa seconda richiesta che rivolgiamo all'Assessore sia estremamente urgente, perché la legge istitutiva dei Parchi prevedeva che questo strumento fosse predisposto entro un anno, mentre attualmente non esiste un'area protetta del Piemonte che abbia un Piano di sviluppo socio economico. E' dunque ora di colmare questa lacuna, per far sì che i Parchi non siano più soltanto aree protette, ma anche fattore di promozione di sviluppo ecocompatibile per raggiungere finalmente qualche risultato concreto anche nel campo economico.
I problemi di bilancio ci sono, ma credo che non si tratti di risorse eccessive e, così come si trovano per altre voci, si debbono trovare anche rispetto al problema, più volte ribadito da questa maggioranza e che noi condividiamo, dello sviluppo del turismo, dell'utilizzo della risorsa ambiente come una delle priorità, uno degli elementi strategici per colmare le lacune, le difficoltà dovute al rallentato sviluppo industriale che il Piemonte in questo momento incontra.
Al decremento dell'occupazione nel settore industriale si deve aggiungere questa nuova valorizzazione della risorsa ambientale. Quindi noi chiediamo con forza che si vada a sollecitare con un contributo economico gli Enti di gestione delle aree protette piemontesi affinché si dotino dei Piani di sviluppo socio-economico.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di intervento, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 37 voti favorevoli e 3 astensioni.
A questa deliberazione è collegato l'ordine del giorno n. 378 sottoscritto dai Consiglieri Vindigni, Bertoli, Griffini, Suino, Casari Cotto, Gallarini, Galli, Pichetto, Scanderebech, Burzi, Grasso, Bellion Peano, Foco, Picchioni e Saitta.
La parola all'Assessore Angeleri.



ANGELERI Antonello, Assessore ai parchi naturali

L'ordine del giorno in oggetto è in qualche modo - se mi consentite ridondante, nel senso che ovviamente la Giunta non può che essere d'accordo su questo tipo di iniziativa.
La Giunta già più volte ha dichiarato la sua volontà di indirizzare diversamente quelle che possono essere delle risorse alternative per far vivere le aree protette del Piemonte, ma, al di là del fatto che la pensiamo tutti allo stesso modo, dobbiamo trovare i fondi necessari - non è vero, Consigliere Bertoli, che sono pochi - per costruire e per lavorare sui Piani socio-economici di trenta aree protette del Piemonte. Su questo ovviamente c'è la preoccupazione responsabile dell'Assessore competente che ha privilegiato anche con il bilancio 1997 la salvaguardia delle aree protette prima di qualsiasi altra cosa e ha privilegiato tutto quello che deve essere il lavoro all'interno dei Parchi (le spese per il personale ecc.). Ha dovuto creare una scaletta di priorità che, ovviamente, non andavano soltanto nella direzione dei Piani socio-economici previsti per legge.
Ripeto, è intenzione della Giunta regionale - tant'è che quest'anno è stato dato l'incarico di valutazione delle aree protette - rivalutare il futuro delle aree protette del Piemonte, partendo appunto dal presupposto di una valutazione socio-economica delle singole aree protette.
La Giunta non ha disatteso quello che era nel suo programma e quanto ha dichiarato, perché si sta già lavorando in questa direzione con la grande collaborazione degli uffici e del Settore Parchi. Ovviamente cercheremo di approfondire nelle singole aree quanto è previsto per legge attraverso l'individuazione di Piani socio-economici. Non si potrà comunque adempiere a tutti i dettati di legge, perché è impossibile intraprendere Piani socio economici in trenta aree protette: questo lo devo dire al Consiglio per chiarezza.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'ordine del giorno n. 378 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte ritiene che la diffusa rete di parchi sul territorio regionale costituisce non solo uno strumento di salvaguardia di ambienti e specie, ma anche una risorsa importante per incanalare flussi turistici verso le aree caratterizzate della presenza di beni ambientali oltre che storici ed artistici sottolinea l'importanza che la presenza dei parchi può avere anche sul piano occupazionale in specie nelle zone montane ritiene necessario agevolare lo sviluppo economico e sociale delle collettività eventualmente residenti all'interno dei parchi e nei territori adiacenti e coordinare ed indirizzare le iniziative in atto impegna la Giunta regionale a favorire la messa a punto dei piani pluriennali economici e sociali per la promozione delle attività compatibili di cui all'art. 14, comma secondo, della legge n. 394/91 e promuovere forme di attività legate alle funzioni di promozione e valorizzazione delle economie locali in attuazione dell'art. 34 della L.R. n. 12/90 prevedendo appositi capitoli di spesa nel bilancio 1997".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 303: "Piano d'area del Parco naturale dell'Alta Valsesia"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 303, di cui al punto 19) all'o.d.g.
Non essendovi interventi pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 32 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Esame proposta di deliberazione n. 403: "Regolamento recante disposizioni sul trasferimento dei campioni biologici tra strutture private e laboratorio"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 403, iscritta all'o.d.g. nel corso della seduta di ieri.
In Commissione il provvedimento ha avuto i voti favorevoli da parte dei Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e CDU; voto contrario da parte del Gruppo Rifondazione Comunista; non ha partecipato alla votazione il Gruppo PDS.
La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Molto brevemente. Noi sul provvedimento eravamo contrari perché in qualche modo questa proposta di deliberazione andava ad individuare, senza criteri e senza controlli ben definiti, il trasferimento dei campioni biologici. Non avevamo dubbi che questo Regolamento fosse anche molto vago nel senso che stabilisce, per esempio, delle forme di controllo, quindi stabilisce dei parametri attraverso i quali devono essere trasferiti i campioni biologici; ma sulla base del senso che deve avere il Regolamento e quindi sull'importanza che i controlli e le sanzioni hanno, a quel punto invece il Regolamento, a nostro parere, perde di contenuti, perché si definisce che i controlli debbano essere di competenza delle UU.SS.LL.
competenti territorialmente. Però non si definisce il termine entro il quale lo devono fare, quindi non si definiscono obbligatoriamente dei termini e questo si inserisce in un'ottica di irresponsabilità, a nostro parere, e di privilegiamento dei privati senza alcuna forma di controllo obbligatorio e ben definito.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli, 4 contrari e 9 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Esame ordine del giorno n. 349 relativo alle celebrazioni dell'1 novembre


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 349 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, di cui al punto 21) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, questo ordine del giorno richiede che l'Ufficio di Presidenza chieda scusa al Consiglio regionale per un'iniziativa da esso intrapresa in occasione della ricorrenza della Celebrazione dei defunti, quando l'Ufficio di Presidenza incaricò la Consigliera Marta Minervini di leggere un messaggio durante la cerimonia che avrebbe ricordato i caduti della Repubblica Sociale Italiana.
L'Ufficio di Presidenza approvò il testo del messaggio, che consegn poi alla Consigliera Marta Minervini che lo lesse alla suddetta celebrazione.
Ci sono due commenti da fare a questa iniziativa: il primo è quello che tale iniziativa ci pare non rientri nelle attribuzioni nelle competenze nei poteri e nelle prerogative dell'Ufficio di Presidenza, perché è un'iniziativa di esplicito carattere politico discrezionale, è un'iniziativa che ha evidentemente ed unicamente una rilevanza esterna a questo Consiglio e a quest'aula, si rivolge al mondo esterno. E' un'iniziativa di parte politica.
La prima questione è proprio questa, cari colleghi e care colleghe dell'Ufficio di Presidenza: che noi ci aspetteremmo un'attività dell'Ufficio di Presidenza che fosse rappresentativa di tutta quest'aula.
L'Ufficio di Presidenza, per come lo possiamo intendere, è un complesso di persone da noi elette che soprattutto sovrintende al nostro agire sovrintende ai lavori dell'aula, li organizza, li predispone, garantisce il rispetto delle regole da parte di tutti e poi, oltre a questo, sovrintende ad atti amministrativi di gestione dell'aula consiliare. Sovrintende e decide in ordine a patrocini e a contributi che possono essere dati.
E' un'attività molto delicata quella dell'Ufficio di Presidenza, perch da un lato sappiamo che l'Ufficio di Presidenza rappresenta tutti noi e dall'altro, non può essere rappresentativo fisicamente di tutte le parti politiche presenti in Consiglio. Questo è un elemento di difficoltà, è una sofferenza dal punto di vista della rappresentatività democratica, ma di questa difficoltà e di questa sofferenza dovrebbe farsi carico un comportamento sapiente ed equilibrato dell'Ufficio di Presidenza, che sa di dover rappresentare tutti, ma sa anche che non può essere rappresentativo durante le riunioni dell'Ufficio di tutte le opinioni qui presenti e quindi l'equilibrio dovrebbe sempre sovrintendere la vostra attività, l'equilibrio di sapere che voi siete il nostro Ufficio di Presidenza, di tutti, di quelli che vi hanno eletti e di quelli che non vi hanno eletti. E allora tutte le volte che la nostra iniziativa - e questo può succedere - assume rilievo esterno, o assume rilevanza politica e rilievo esterno, come questa iniziativa, il Gruppo di Rifondazione Comunista si aspetterebbe una riflessione su questi momenti, una riflessione che può giungere ad un colloquio con l'aula, per chiedere lumi, per chiedere sostegno, per avere indirizzi, perché voi non siete stati delegati per fare politica e scelte politiche di parte, non avete avuto questa delega, avete avuto una delega per governarci, nel rispetto delle regole e possibilmente super partes.
Tant'è che la vostra rappresentanza è vasta. C'è chi rimane fuori da questa rappresentanza, è inevitabile, dalla composizione, né si chiede che si modifichi l'Ufficio di Presidenza per poter ciascun Gruppo (dodici, tredici o quindici Gruppi) avere un rappresentante. Non è questa la risoluzione del problema. La risoluzione sta nel vostro equilibrio e nel vostro rispetto di tutte le opinioni che voi rappresentate anche non condividendole e anche senza avere una rappresentanza diretta.
Allora, la prima parte dell'ordine del giorno afferma e sostiene che iniziative di questo tipo, non questa iniziativa sola che poi ha anche un aspetto di giudizio politico, ma iniziative di questo tipo, di rilevanza esterna, dovrebbero essere prese almeno accertando che l'aula vi delega a rappresentare qualcosa. L'aula non vi ha delegato a dare interpretazioni evolutive della Carta Costituzionale, non siete stati eletti per questo! E come vi siate potuti immaginare di detenere questo potere di fare interpretazioni evolutive sulla Carta che tutti ci unisce, per come è scritta, non per come la si interpreta, stupisce! Stupisce come possiate aver pensato di riassumere nei vostri compiti questo ruolo e questa competenza.
Per questo motivo l'ordine del giorno chiede su questo specifico elemento le vostre scuse al Consiglio regionale.
Vi è poi il merito della vicenda che ha suscitato anche proteste da parte del Comitato di coordinamento delle Associazioni della Resistenza del Piemonte, che ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio regionale Rolando Picchioni, di cui do ora lettura: "Caro Presidente Ella ci vorrà perdonare se la importuniamo con questo scritto, ma ci creda non possiamo tacere di fronte a quanto è accaduto in occasione della giornata dedicata alla Commemorazione dei defunti.
Già lo scorso anno si era dato luogo nella stessa circostanza a polemiche, precisazioni, critiche; quest'anno il fatto si è ripetuto e in peggio.
Ci chiediamo chi sia stato il promotore dell'iniziativa, unica in Italia; chi abbia voluto il documento; quale poi fosse la necessità di redigere un tale documento, specie se era ad uso interno, come è stato detto. Ci chiediamo perché allora ne sia stata data lettura in pubblico e in particolare solo di fronte ad una specifica rappresentanza politica e in nessun altro luogo. Un documento che, a dire il vero, mescola il sacro con il profano, introduce concetti tra loro contrastanti, con una chiusa che sa di appiccicaticcio. Che cosa significa ad esempio 'interpretazione evolutiva' della Carta Costituzionale? Quale evoluzione, se poi si fa richiamo ai valori che ispirarono la Resistenza? Valori che devono essere un momento di coesione e crescita della nazione? I valori della Resistenza posti a base della nostra Costituzione sono talmente chiari, precisi robusti, che non necessitano di alcuna interpretazione evolutiva. Appare chiaro allora il tentativo di tirare ancora una volta in ballo, invocando l'interpretazione evolutiva, la tanto reclamizzata 'pacificazione'. Se così è, ancora una volta è necessario ricordare a tutti come stiano le cose appellandosi non a sentimentalismi, ma a fatti oggettivi.
Premesso che a nessuno è vietata la preghiera per i propri morti ed in questi ultimi cinquant'anni mai i Resistenti sono andati a disturbare coloro che al cimitero ricordavano i morti di Salò, ci pare però non consentito alle istituzioni democratiche repubblicane rendere ufficialmente omaggio a chi la democrazia l'ha combattuta. Non si può e non si deve davanti ai morti, non chiedersi il perché siano morti, quali buone o cattive azioni abbiano posto in essere durante la loro esistenza in vita.
Non si può e non si deve in nome di un populistico 'vogliamoci bene' pretendere che si stringano in un abbraccio il ladro e il derubato, il rapinatore e il rapinato, l'assassino e i parenti della sua vittima.
In Italia, nel 1943/1945, di fronte all'occupante straniero ci furono uomini e donne, giovani ed anziani, che scelsero di combattere contro gli assassini nazisti e caddero perché l'Italia tornasse ad essere libera e democratica.
I caduti della Resistenza (civili, partigiani, deportati, internati perseguitati politici e razziali, combattenti militari) non si possono accostare, paragonare, parificare a chi invece morì dopo aver scelto di farsi servo dell'occupante, di aiutarlo nell'opprimere il proprio Paese, di farsi complice di tutte le violenze naziste; a chi, pur di fronte alle distruzioni, alle torture, alle stragi compiute dal 'padrone nazista', non seppe ribellarsi, abbandonare il male ed unirsi, anche se in ritardo, a coloro che lottavano per la libertà.
Non possono oggi parlare di pacificazione coloro che per cinquant'anni non si sono mai pentiti, non hanno mai riconosciuto il loro errore, non hanno mai sconfessato il loro passato e anzi hanno continuato il loro lavorìo contro la democrazia italiana insultando il 25 aprile.
A dire il vero la pacificazione la vollero subito dopo la guerra proprio gli antifascisti, i democratici, che l'attuarono con la promulgazione dell'amnistia Togliatti.
E allora, caro Presidente, non facciamo confusione, proprio in questi momenti in cui è necessaria la massima chiarezza, ché altrimenti, talvolta anche in buona fede e con le migliori intenzioni, si danno colpi di piccone all'edificio democratico italiano.
Ci auguriamo dunque che le istituzioni regionali ricordino che il Piemonte democratico ha le radici nell'antifascismo, nella Resistenza clandestina ed armata in Italia e all'estero, nella Resistenza dei lager nel sacrificio di coloro che caddero perché noi potessimo vivere liberi e noi, Resistenti ancora vivi, più che mai vivi, siamo ai nostri posti come ha detto Calamandrei con 'tutto il popolo serrato, intorno al monumento che si chiama, ora e sempre, Resistenza'".
Non aggiungo altro a queste parole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, come comunista appartenente al Gruppo regionale della Rifondazione considero la partecipazione di un membro dell'Ufficio di Presidenza alla celebrazione dei defunti, nella quale sono stati ricordati i caduti della Repubblica di Salò, una violazione gravissima ed intollerabile della Carta Costituzionale italiana, un insulto agli antifascisti italiani e piemontesi! Tale giudizio politico l'ho espresso un mese fa ad Acqui Terme in occasione della presentazione dell'Archivio Umberto Terracini, che è uno dei padri della Costituzione, presente il Vicepresidente del Consiglio regionale, Foco. Successivamente tale giudizio l'ho espresso a Ponzone in occasione della presentazione di un importante libro sulla Resistenza avvenuta sull'Appennino ligure-piemontese in cui morirono decine di giovani e giovanissimi partigiani, alcuni dei quali non superavano i vent'anni.
Signor Presidente, non tutti i morti del nefando periodo 1943/1945 sono stati uguali, nonostante l'umana pietà. C'è chi è morto ucciso giovanissimo per gli alti ideali dell'antifascismo, per liberare l'Italia contro la dittatura fascista ed il barbaro invasore nazista e chi invece ha torturato e ha oppresso la libertà senza un vero pentimento.
Questa sconcertante decisione dell'Ufficio di Presidenza non rientra assolutamente nelle competenze istituzionali ed è ancora più grave in quanto non tutti i Gruppi politici sono rappresentati.
Mi associo pertanto a quanto ha detto il mio Capogruppo affinch l'Ufficio di Presidenza presenti le proprie scuse al Consiglio regionale per tale gravissima iniziativa.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Signor Presidente, credo che il documento presentato dal Gruppo di Rifondazione Comunista possa essere utile a tutta l'aula se lo esaminiamo per cercare di fare tutti insieme un passo avanti.
Non intendo entrare nel merito della questione posta, dicendo che per quello che ci riguarda noi abbiamo una posizione politica che ci avvicina alla lettera che è stata scritta dalle organizzazioni della Resistenza.
Riteniamo, peraltro, che il nostro Paese necessiti di passi in avanti concreti, in direzione della pacificazione.
Credo che il documento in discussione possa servire se porta ad una riflessione serena sul ruolo e sulle competenze dell'Ufficio di Presidenza.
Come abbiamo avuto modo di dire in sede di Commissione per la revisione dello Statuto, in venticinque anni di attività l'Ufficio di Presidenza ha registrato un'evoluzione dei propri compiti, che è sotto gli occhi di tutti. L'Ufficio di Presidenza, talvolta per incarico dei Capigruppo, altre per indicazione di leggi o deliberazioni che noi stessi abbiamo votato, ha assunto competenze che precedentemente non ricopriva. Penso, per citarne una, alla legge sugli Stati Generali, che conferisce all'Ufficio di Presidenza le competenze per l'erogazione di finanziamenti di tutte le spese che attengono agli Stati Generali; penso alla Consulta delle Elette che conferisce all'Ufficio di Presidenza il compito di provvedere al supporto logistico ed operativo in quel campo. Penso ai molti dibattiti all'interno della Conferenza dei Capigruppo, nei quali sovente chiediamo al Presidente o all'Ufficio di Presidenza di intervenire o di esaminare questo o quell'altro problema.
Siamo in una fase, oggettiva, in itinere, nella quale l'Ufficio di Presidenza sta assumendo sempre più compiti, per motivazioni diverse. Credo che non sia un caso che all'interno della Commissione per la revisione dello Statuto la questione delle competenze dell'Ufficio di Presidenza sia stata esaminata in sede di lettura degli articoli sia dello Statuto sia del Regolamento. Si è detto che probabilmente si dovrà andare ad una normativa di maggiore specificazione e si è parlato, addirittura - sempre de jure condendo - di sfiducia all'Ufficio di Presidenza. Questo proprio perch l'Ufficio di Presidenza sta assumendo, nell'arco di questi venticinque anni, sempre più competenze, alcune delle quali di carattere prettamente politico.
Siamo in fase di transitorietà. E' reale, a nostro avviso, quanto affermava il Consigliere Chiezzi: l'Ufficio di Presidenza non vede la rappresentanza di tutti i Gruppi politici.
Le due questioni, da un lato la mancata rappresentanza di tutti i Gruppi e, dall'altro, l'oggettivo aumento di affidamenti anche di natura fiduciaria e politica super partes, comportano da parte dell'Ufficio di Presidenza in generale e del Presidente, alla cui sensibilità ed intelligenza politica consegno queste nostre osservazioni, il massimo dell'attenzione possibile, soprattutto in momenti come l'attuale che oggettivamente, nella storia del nostro Paese, sono di straordinaria delicatezza e di passaggio verso una società che esamina con maggiore distacco la sua storia.
Non è un caso che proprio nella giornata di ieri, nello spezzone di dibattito della sua comunicazione sugli Stati Generali del Piemonte, si sia discusso di fascismo e di antifascismo. Nella Carta Costituzionale sono scritti principi ai quali io credo e mi attengo, così come a quanto scritto dal Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione repubblicana; è altrettanto reale che siamo in una fase di dibattito in cui dobbiamo ridiscutere tutto.
Personalmente, ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Ghiglia dell'altro giorno; un Paese che cresce è un Paese che ragiona, che si confronta nella sua coscienza civile anche sull'evoluzione dei suoi figli, della sua storia, delle sue posizioni politiche e partitiche.
Diversamente, saremmo una fotografia permanente del "come eravamo".
Dobbiamo guardare con autentica attenzione all'evoluzione in atto, senza falsificazioni.
E' importante, a nostro avviso, che in una situazione delicata come questa siano organismi come il Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza ad esprimersi. Probabilmente, infatti, è difficile per un Ufficio di Presidenza, per le ragioni dette precedentemente, assumere posizioni politiche - che forse avrebbe fatto meglio a demandare a questi altri organismi.
Tuttavia, di fronte al documento presentato saremo noi a dover prendere una posizione; ci riserveremo, qualora l'Ufficio di Presidenza o il Presidente vorrà fare sue valutazioni, di esprimere la nostra posizione di voto. Credo infatti, se questo documento ha una sua utilità, che debba servirci a fare un passo avanti prima di tutto sulla questione della transizione delle competenze dell'Ufficio di Presidenza e poi sul necessario percorso di pacificazione, senza falsificazioni di carattere storico, assolutamente da respingere. In tal senso, anche nella recente riunione del Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza abbiamo cercato di comprendere e di esprimere la nostra solidarietà a quanto il documento recentemente approvato intendeva affermare.
Credo sia importante che si colga il documento come momento di riflessione senza partecipare a logiche di conflitto sia storico sia istituzionale, di cui riteniamo che il nostro Paese - e quest'aula - non abbiamo bisogno.
Dobbiamo intraprendere una strada per una transizione che sia, per quanto riguarda l'Ufficio di Presidenza, più rispondente ai tempi e alla legislazione e, per quanto riguarda la questione di merito, più rispondente alle recenti e concrete evoluzioni di pensiero politico, e non alle forzature.
Quindi, maggiore attenzione e sensibilità da parte dell'Ufficio di Presidenza, soprattutto quando si pone di fronte a vicende politiche ed istituzionali delicate e oggetto di evoluzioni profonde.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Su una discussione come quella in corso è bene, anche se per quanto riguarda me stesso e il mio Gruppo è superfluo, ribadire da che parte ci si schiera; non credo, infatti, si tratti di discussione che non crei qualche problema di diversità di collocazione. Credo che sia superfluo ribadire per me, per il mio Gruppo e per il nostro rappresentante nell'Ufficio di Presidenza - che la nostra collocazione, la nostra costante militanza a presidio della difesa e dell'interpretazione evolutiva, ma certamente non manipolabile dei valori della Resistenza, ci colloca in una frontiera militante antifascista che è un punto di riferimento costante di tutta la nostra azione politica.
Dopodiché prendo in considerazione, in modo particolare, la frase del comunicato dell'Ufficio di Presidenza che recita "in un'interpretazione evolutiva della Carta Costituzionale"; la prendo in considerazione per dire che noi aderiamo ad un'espressione di questo genere, ma siamo estremamente preoccupati delle interpretazioni parziali o di parte che i fatti ci continuano a segnalare come oggetto di speculazione politica ricorrente.
Voglio leggere i fatti in modo sereno, premettendo il mio grande rispetto e considerazione per tutti i membri dell'Ufficio di Presidenza quindi non voglio che ciò venga interpretato come elemento di differenziazione nelle persone. Mi risulta che non ci sia stato un incarico alla Consigliera Minervini di leggere il messaggio - ascolteremo poi il Presidente del Consiglio - "vista la decisione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale di incaricare la Consigliera Minervini di leggere il seguente messaggio". Non credo che ci sia stato questo incarico, mi sembrerebbe del tutto in difformità da una costante di comportamento e di norme che, sono certo, l'Ufficio di Presidenza non sorvola.
Alla collega Minervini e a tutti voglio dire che quando un Consigliere regionale, un uomo pubblico, un esponente politico fa qualcosa può essere a titolo privato, ma bisogna sempre misurare il carattere del titolo privato lo dico per me e per tutti, lo dico perché abbiamo il problema, non perch ne voglio sollevare uno. Lo dico perché l'istituzione, a maggior ragione quando si è espressione di una rappresentanza di sintesi di un organismo nel suo insieme - come ha ricordato correttamente il Consigliere Chiezzi deve avere presente tutte le cose. Dico questo perché in questo caso il titolo privato è sicuramente legittimo dal punto di vista giuridico, ma dal punto di vista politico... Voi sapete che un uomo pubblico non appartiene solo a se stesso, alla sua parte, ma è oggetto di comportamenti e di valutazioni.
Sta di fatto che questo tipo di comunicato è stato sicuramente assunto dalla Presidenza, da chi lo ha proposto, nell'intenzione di apportare un contributo distensivo sicuramente alla pacificazione che è un valore al quale crediamo anche noi, ed è sicuramente un elemento che si aggiunge ad altre forme di considerazione che sono sempre più marcatamente di conflitto e di scontro; utilizziamo anche il termine "pacificazione" proposto dal Presidente della Repubblica ed accettato nel comunicato delle organizzazioni partigiane della Resistenza, che leggeva il Consigliere Chiezzi, che è sicuramente un elemento di alto valore istituzionale, umano e civile.
Però dobbiamo prestare attenzione affinché le cose che ne conseguono non assumano, al di là della volontà delle persone, al di là di tutto, di fronte ad una platea ampia come quella dei cinque milioni di piemontesi contenuti evolutivi che non sono certamente nelle intenzioni di questo Consiglio regionale nel suo insieme. Arriviamo tutti a questa aspirazione alla pacificazione partendo da fatti storici sui quali non si possono nè rimuovere nè cambiare i giudizi. Più si cercano di modificare in qualche maniera diretta o surrettizia, voluta o non voluta, quegli elementi di giudizio e più legittimamente si sollevano delle perplessità, delle preoccupazioni, come quelle qui sollevate.
Ritengo anche che, probabilmente, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio si trova "premuto" o sollecitato, magari sollecitato dalla sua stessa sensibilità, non dico da pressioni politiche che sicuramente non esistono e che la Presidenza non accetterebbe, ma sollecitato dalla sua sensibilità a collocarsi di fronte a degli avvenimenti, delle ricorrenze annuali che riguardano questo grosso problema sul quale campeggia l'ombra della nostra storia.
Ci dirà l'Ufficio di Presidenza se era indispensabile, se era necessario, se era sostitutivo di un atto del Consiglio regionale l'adozione di un documento, ma questo non mette in discussione la legittimità, il diritto, la titolarità e soprattutto l'intenzione positiva con la quale il documento fu stilato.
Voglio essere volutamente semplice nella considerazione che espongo: un documento di questo genere, se letto presso una determinata area di soggetti partecipanti al rito della ricorrenza - come è stato fatto dalla collega Minervini - ha un significato incoraggiante, positivamente evolutivo; letto da un'altra parte non avrebbe avuto significato perché la testimonianza dell'adesione della Regione ai valori non è materia opinabile, è testimoniata dalla Carta Costituzionale. Quindi avrebbe avuto un valore di tipo parzialmente diverso; come di fatto ha avuto un valore di tipo diverso.
Dopo questa affermazione di carattere molto semplice schietto, voglio aggiungere un'altra affermazione politicamente un po' più impegnativa. Se questo grande percorso - indicato dal Capo dello Stato - può gradualmente evolversi, dando atto a voi colleghi di aver accettato e riaffermato i valori della Resistenza e a fondamento della Repubblica, è chiaro che questo è un elemento che non va disconosciuto. Sarebbe assolutamente rozzo ed inutilmente vendicativo il non riconoscerlo: non appartiene alla mia cultura.
Ieri sera abbiamo discusso di legittimità giuridica e di illegittimità politica, poi trasformata dal Presidente della Giunta in discorso di inopportunità politica. Non è solo una questione di legittimità, ma anche di opportunità rispetto agli sforzi che non hanno niente di dovuto per costruire un processo che è nelle intenzioni. Ne sono sicuro e lo riscontro spesso nell'atteggiamento del Presidente del Consiglio regionale così come nel Presidente della Repubblica, ma queste cose hanno bisogno di un'alta misura di consapevolezza, di rispetto dei valori e di quanti sono qui memori e testimoni di una grande, drammatica, gloriosa e contemporaneamente terribile storia.
La storia, in qualche modo, ripropone gli elementi - voglio considerarli serenamente - di un'accelerazione avvertita come necessaria ma contemporaneamente paventata come eccessivamente intempestiva e comunque irrispettosa della situazione reale. Tali elementi ci possono essere tutti.
Io e il mio Gruppo ascolteremo con molto interesse le considerazioni che ci esporrà il Presidente. Sono certo che saranno di grande rispetto dei valori su cui si fonda la nostra stessa esistenza come organizzazioni democratiche nate dalla Resistenza in quella chiave evolutiva positivamente evolutiva, sulla quale ha approfondito anche la sua riflessione a proposito degli Stati Generali, ma anticipo prima l'atteggiamento di voto del Gruppo PDS, perché ne prescinde.
Il Gruppo PDS non parteciperà a questa votazione, perché ritiene che sia opportuno discutere su questi argomenti, che la discussione...



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



RIBA Lido

La ringrazio, Consigliere Chiezzi, ma io una condanna dell'Ufficio di Presidenza non la faccio né su questo né su altro. La farei solo qualora vi fossero degli elementi di riscontro oggettivo e reale. E quando la farei sarebbe per chiederne la modifica, le dimissioni.



CHIEZZI Giuseppe

Lei può.



RIBA Lido

Posso, su determinate cose farei anche questo. In caso contrario, ho la sensazione che vi siano degli elementi di manovra, di propaganda e cose simili.
Siccome i valori della Resistenza appartengono in modo indivisibile...



CHIEZZI Giuseppe

E allora li difenda!



RIBA Lido

Non ho imparato da lei, a difenderli! Guardi che posso testimoniare dei miei parenti, dei miei genitori ed altri. Non ho bisogno di lezioni su questo piano né di ricorrere a tutte le sedi per riproporre la mia testimonianza e il mio impegno.
Siccome i valori della Resistenza appartengono in modo indivisibile a tutte le persone che si collocano in quella tradizione ed in quell'area non voglio e non ritengo che siano opportunamente utilizzati a fini di parte. E questa, invece, mi pare un'utilizzazione a fini di parte.
Quello che il mio Gruppo ritiene l'ha detto. Ci sono degli elementi da chiarire, ci sono delle ragioni di opportunità, ci sono dei problemi comportamentali; ci sono persino delle deontologie istituzionali su questi temi. Si prenda atto, se si vuole, di quello che noi affermiamo.
Riterrei che fosse un elemento riduttivo del valore stesso della discussione che stiamo facendo il misurarla con un'approvazione, con un documento a favore o contro la Presidenza del Consiglio regionale. Se tale documento fosse pro o contro il fascismo o l'antifascismo, credo proprio che nessuno avrebbe voglia di aspettare di vedere che cosa votiamo noi. Ma se è un documento a favore o contro la Presidenza del Consiglio attribuisco alla Presidenza del Consiglio tutta la rappresentatività dell'insieme della nostra assemblea, come ho già detto.
Possiamo colloquiare, prospettare, ragionare, portare degli elementi: sono certo che saranno accolti. Proporrei anche a voi - non la consideri una provocazione, Consigliere Chiezzi - di sostituire la votazione con l'acquisizione del dibattito che stiamo facendo sull'argomento. Secondo me si rafforzerebbe di più la comune esigenza di vedere adeguatamente tutelati, non i valori - che non sono in discussione - ma gli elementi di sensibilità, di rappresentatività, di tipo culturale, di forme etiche, di deontologia e di tutto quello che ci sta a cuore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il Consigliere Riba, leggendo il nostro ordine del giorno, ha messo in discussione la veridicità di un suo contenuto. Pensa che non sia vero che l'Ufficio di Presidenza abbia incaricato la Consigliera Minervini di leggere un messaggio.
Volevo dire al Consigliere Riba di credere a quanto è scritto sul nostro ordine del giorno, perché dalla documentazione che ho acquisito dall'Ufficio di Presidenza...



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, risponderò poi io su questo.



CHIEZZI Giuseppe

Siccome il Consigliere Riba ha citato un mio ordine del giorno e mi ha detto che posso aver scritto cose non vere, volevo precisare che l'Ufficio di Presidenza ha veramente incaricato la Consigliera Minervini di leggere un messaggio: il dato di fatto esiste.
Il Consigliere Riba ha anche accennato al fatto che l'Ufficio di Presidenza non ha ricevuto pressioni. Ebbene, c'è una lettera del Presidente Ghiglia che richiede...



PRESIDENTE

Consigliere, vuole sostituirmi? Allora vengo al suo posto: probabilmente non sono così bravo.



CHIEZZI Giuseppe

Siccome non ho illustrato, anche per motivi di tempo e di rispetto dei colleghi, tutto il prosieguo del documento, volevo precisare che c'era una richiesta ufficiale del Presidente Ghiglia di inviare ufficialmente una delegazione. Da lì è nato tutto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Per quel poco che conosco - e chiedo scusa se commetto qualche errore in questa valutazione - a differenza di quello che sosteneva il collega Chiezzi, credo che l'Ufficio di Presidenza non abbia soltanto un compito di governo dell'aula consiliare, ma anche un compito di rappresentanza istituzionale del Consiglio regionale.
Se si ritiene che questo sia il suo compito, come credo che debba essere, per forza di cose l'Ufficio di Presidenza, oggi più che mai, deve svolgerlo. L'Ufficio di Presidenza è diventato la sede che riflette le tensioni politiche del Consiglio, oggi sicuramente più forti rispetto al passato, soprattutto su vicende di questo tipo, dato il grande elemento di novità dovuto alla presenza al suo interno di una forza politica che deriva la sua origine da un movimento politico che non ha condiviso i valori della Resistenza.
La presenza di Alleanza Nazionale obiettivamente è la novità rispetto agli Uffici di Presidenza del passato. Per forza di cose, Alleanza Nazionale, nell'Ufficio di Presidenza tenta, giustamente e legittimamente di porre questioni e problemi che appartengono alla sua storia e alla sua tradizione, non totalmente rinnegate.
Mi rendo conto di queste tensioni e capisco lo sforzo che viene fatto da parte dei componenti dell'Ufficio di Presidenza per trovare delle mediazioni. E credo che questo compito, sicuramente encomiabile, di tentare la mediazione sulle posizioni sia difficile. Questa mediazione è di difficile attuazione ad opera dell'Ufficio di Presidenza, come lo è ad opera del Consiglio regionale, in quanto non è un compito di tipo politico del dibattito politico - ma è un compito più ampio. Risolvere le questioni relative alla Costituzione o alle interpretazioni dell'evoluzione cosiddetta evolutiva non rappresenta certo un compito che può essere affrontato dall'Ufficio di Presidenza né tanto meno dal Consiglio regionale.
Credo che stiamo vivendo - lo dimostra anche il nostro dibattito - una vicenda in cui si tenta di piegare la storia sulla base delle proprie convenienze. Ho la sensazione, invece, che i processi di revisione della storia, se questi ci saranno, non potranno essere accelerati da interpretazioni di fenomeni contingenti dal punto di vista politico. Tutto questo fa cronaca, fa titolo sui giornali; fanno titolo sul giornale le dichiarazioni di Scalfaro, di Violante e di Fini, ma non corrispondono certo ad un processo di revisione storica.
I processi di revisione storica richiedono i tempi della storia. E se l'Ufficio di Presidenza, ma anche il dibattito tra le forze, ritiene che attraverso il dibattito sulle vicende odierne possa avvenire un processo di revisione storica, sbaglia completamente. Bisogna assolutamente evitare ci e trattare questa vicenda con il distacco che deriva ormai dagli anni trascorsi in cui sono accaduti certi fenomeni.
Io ho un'opinione: la riconciliazione nel nostro Paese è già avvenuta.
Di conseguenza, confesso che non riesco a capire questo dibattito. La riconciliazione è avvenuta nell'immediato dopoguerra. I governi che si sono succeduti erano basati sulla riconciliazione del popolo italiano (penso all'amnistia di Togliatti, ecc.), ma - ripeto - la riconciliazione è già avvenuta.
C'è stata una forza politica, lo stesso MSI apparteneva a questo fenomeno del periodo del dopoguerra, nel senso che era un partito che condivideva perché era interno al sistema costituzionale. Credo debba essere tenuto conto di questo, per cui penso che queste siano forzature banali. La storia nel tempo ci dimostrerà come si tratta, anche qui, di forzature inutili.
Queste constatazioni mi permettono di arrivare ad una conclusione; il dibattito è utile, può essere fatto, i tentativi vanno fatti, ma non tentiamo di forzare alcuni riferimenti storici che oggi la storia ci dice che non possono essere forzati. Io non ho una visione mitica della Resistenza, so che la Resistenza, come tutti i fenomeni storici, ha avuto anche degli aspetti negativi, ma in ogni caso sono convinto - la storia lo dimostra - che è l'elemento fondante sul quale è stata costituita la Costituzione italiana ed essendo questo l'elemento fondante credo che tutte le istituzioni democratiche, il Consiglio regionale e in questo caso anche l'Ufficio di Presidenza, abbiano il compito di non fare mediazioni, ma di confermare quei principi che sono alla base della nostra Costituzione. Così come non credo che sia possibile fare una revisione dei principi fondamentali della Costituzione per una decisione parlamentare: i principi fondamentali derivano da eventi storici, a volte anche cruenti, e non credo che sia assolutamente possibile modificarli. Questo mi pare che si capisca leggendo i fenomeni evolutivi delle storie e anche delle altre nazioni.
Questo riferimento deve essere forte, dopodiché non si tratta di creare divisioni; i processi di avvicinamento più convinti agli elementi fondanti della nostra Costituzione debbono essere favoriti, per cui anche questo processo di forte avvicinamento di Alleanza Nazionale ai nostri valori democratici deve essere favorito; non vanno creati steccati, basta sapere che su fenomeni ed eventi storici non si fa assolutamente mediazione.
Questo mi permette di dire che non ci sentiamo, proprio perché le questioni sono così complesse, di esprimere una condanna su un atto che è stato compiuto dall'Ufficio di Presidenza, che è la sede dove queste tensioni sono più forti rispetto al passato, e in questo senso comprendiamo, anche se non giustifichiamo, evidentemente, alcune posizioni che per la verità non sono recenti.
Questa difficoltà dell'Ufficio di Presidenza è una difficoltà ormai abbastanza ricorrente quando c'è qualche evento di carattere storico da ricordare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Credo che noi non abbiamo piacere di discutere di queste cose; non lo facciamo per propaganda, non lo facciamo perché ci piace discutere di questo argomento: lo facciamo, purtroppo, perché sollecitati da atti politici gravi. Non ci sarebbe stato il nostro ordine del giorno se non ci fosse stato quello che è avvenuto l'1 novembre: è stato un atto, quello dell'Ufficio di Presidenza, che obbliga ad intervenire, perché è un atto politicamente grave nel metodo - lo ricordava il Consigliere Chiezzi - e nei contenuti, sia per quanto ricordava la lettera dell'ANPI, sia per una serie di altre considerazioni che sono state fatte.
Credo che non possiamo avere un atteggiamento per cui il tempo cambia le cose; certo il tempo può attutire il ricordo, può attutire l'orrore per fatti che sono avvenuti. Non può mutare il giudizio di valori. E in fondo dietro quell'interpretazione involutiva - che vuole passare per involutiva credo che ci sia anche questo; c'è una revisione della storia che tende a relativizzare i valori in campo. Cosa che, secondo me, è inaccettabile; i valori in campo non possono essere relativizzati, erano due schieramenti precisi e i valori per cui hanno combattuto erano nettamente diversi, di qualità diversa. Non si può mettere sullo stesso piano chi ha imposto il terrore nazifascista in Europa e chi ha liberato da questo: è inaccettabile.
Certo, lo diceva anche la lettera dell'ANPI, sul piano dell'umana pietà del ricordo dei defunti è un conto, ma quando diventa politica è un'altra cosa.
Credo che questo sia il primo aspetto: il secondo aspetto è la pacificazione. La pacificazione c'è stata, è l'atto di liberazione dalla dittatura nazifascista. Questa è la pacificazione che è avvenuta nel nostro Paese. Ci siamo pacificati perché ci siamo liberati da una dittatura che ha portato a quei disastri e alla II guerra mondiale, questo è l'elemento fondante e di pacificazione. Quindi di pacificazione non si deve più discutere, perché semplicemente ci deve essere una presa d'atto di tutti che questo è avvenuto.
Infine un'altra considerazione. Credo che si possa tentare di valutare in modo diverso criminali comuni e chi commette crimini per una motivazione politica: si può anche tentare di dire che in fondo sono diversi. Però, un conto è una cosa del genere e un conto è un riconoscimento dei valori dei criminali politici. Credo che nessuno si sognerebbe di dire che le istituzioni, il prossimo anno, dovranno andare a ricordare la morte della moglie di Curcio, non solo dei caduti per mano delle Brigate Rosse, ma dei caduti delle Brigate Rosse, così come di quelli che hanno fatto attentati di altro colore nel nostro Paese. Eppure sono morti per ideali politici che noi non condividiamo. Però c'è una distinzione netta tra quei valori e un riconoscimento politico di questo e l'umana pietà che si può avere verso quelle vittime; mentre invece questo atto dell'Ufficio di Presidenza in fondo dà un riconoscimento a dei criminali che sono stati peggiori di quelli che ricordavo prima. Tra l'altro, quelli che erano lì si richiamavano a questi valori. Credo sia stato dato un valore politico, cosa che ci fa inorridire. Credo che sia gravissimo: il fatto che ci sia uno stato d'animo generale che tende in quella direzione non attenua, non rende meno grave il fatto.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, se permettete prendo la parola.
Innanzitutto ringrazio il Consiglio, coloro che si sono espressi, per la sensibilità che io rispetto, per le riflessioni e per l'intelligenza anche di alcune annotazioni a margine dei fatti.
Mi dispiace di non poter essere forse convincente come vorrei, per metto in questa mia esposizione - se mi permettete la parola - tutto il mio spirito liberale. Nel senso che non parto da preconcetti aprioristici e non mi faccio un punto d'onore di non appartenere né a questa né a quella scuola interpretativa né della storia né della politica.
Voglio pertanto attenermi, innanzitutto, crudelmente ai fatti - se mi permettete - e i fatti sono questi: il 10/10/1996 - cito questa data per fugare subito quelle che possono essere state delle accuse di eccessive estemporaneità da parte dell'Ufficio di Presidenza - ho ricevuto da parte del Presidente del Gruppo consiliare di Alleanza Nazionale, una lettera in cui si dice: "Nello spirito di riconciliazione che ad oltre cinquant'anni dalla fine del conflitto è ormai maturato nelle coscienze dell'opinione pubblica italiana, testimoniato ulteriormente dal recente intervento alla Camera dei Deputati dal Presidente on. Violante, riteniamo che le istituzioni oggi siano chiamate a rappresentare la volontà di ritrovare dei sentimenti di autentica concordia nazionale.
Ritengo quindi che tale spirito possa e debba essere esplicato in un'occasione, l'1 novembre, tesa unicamente ad onorare e ricordare i defunti, al di sopra delle passioni e delle divisioni di parte.
La prego pertanto di voler autorizzare un rappresentante ufficiale del Consiglio regionale del Piemonte ad esprimere con autorevolezza tali sentimenti di riconciliazione e di pietà cristiana, partecipando alla breve cerimonia religiosa che in quella data ricorderà anche i caduti della Repubblica Sociale Italiana presso il sacrario sito al Cimitero generale di Torino.
La prego inoltre di volere ulteriormente significare la volontà della nostra comunità regionale unita dall'esigenza di un rinnovato patto popolare di pace e di tolleranza con l'invio di una corona del Consiglio regionale di fronte al sacrario sopracitato".
Questa è la lettera del Presidente Ghiglia.
Sulla base di questa lettera l'Ufficio di Presidenza si è riunito più volte e si è fatto carico non solamente della delicatezza di questa richiesta da parte del Presidente, ma anche della memoria storica che l'accompagna riferentesi ai fatti dell'anno scorso che ha voluto citare un momento fa il Vicepresidente del Gruppo PDS, Lido Riba. Si è quindi preso spunto dalla discussione che si ebbe allora e che è riportata dalle informazioni della Regione Piemonte oltre che dai testi stenografici, "la Regione ribadisce fedeltà alla Costituzione", e dall'ordine del giorno n.
67 allorquando ci fu un'eccezione da parte di molti Gruppi consiliari perché venne inviato dalla Giunta un Assessore, al quale seguì un comunicato in cui al di là della commemorazione si espresse un termine che poteva essere ultroneo: la celebrazione dei caduti di Salò.
Quell'ordine del giorno recitava: "Il Consiglio regionale del Piemonte sentite le dichiarazioni del Presidente della Giunta regionale a chiusura del dibattito sviluppatosi in data 14 novembre, che ribadiscono la fedeltà ai principi della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza prende atto che l'iniziativa di partecipazione alla commemorazione dei caduti indetta dall'Associazione famiglie caduti della Repubblica Sociale Italiana, iniziativa senza precedenti della Giunta regionale in occasione delle celebrazioni dei defunti, è stata ispirata non ad un giudizio di valore né di assoluzione del regime fascista, ma esclusivamente per affermare condizioni di rispetto e di umana pietà per i caduti durante l'ultimo conflitto".
Questo ordine del giorno, signori Consiglieri, è stato approvato all'unanimità! All'unanimità! E questo ordine del giorno è stato il canovaccio su cui noi abbiamo preso l'iniziativa e su cui noi abbiamo espresso un nostro parere in merito alle celebrazioni dell'1 novembre.
"L'Ufficio di Presidenza" - dice il comunicato del 23 ottobre dello stesso Ufficio di Presidenza, dopo avere già esaminato questo problema in data 18 ottobre - "in relazione alla partecipazione della Consigliera Marta Minervini alla cerimonia religiosa che in occasione della prossima ricorrenza della Celebrazione dei defunti ricorderà i caduti della Repubblica Sociale Italiana, la incarica di leggere il seguente messaggio".
E' una riflessione che ha fatto l'Ufficio di Presidenza e sulla quale al di là delle varie appartenenze politiche si è espresso un giudizio che prendeva atto in termini diversi dell'interpretazione evolutiva della Carta Costituzionale e parafrasava il dispositivo unanimemente approvato dal Consiglio regionale un anno fa.
"L'Ufficio di Presidenza, in un'interpretazione evolutiva della Carta Costituzionale, intende sempre più promuovere l'affermazione dei valori di pacificazione nazionale, ricercando al di fuori degli schemi rituali di contrapposizione politica e ideologica le condizioni di rispetto ed umana pietà per tutti i caduti dell'ultimo conflitto".
Oggi si tende a superare le divisioni nella comune accettazione da parte di tutte le forze politiche del sistema di valori che ha costruito ed ispirato la Costituzione italiana. Ma siamo andati al di là del documento votato all'unanimità da parte di tutti i Consiglieri di questo Consiglio, e cioè che "solo nella riconciliazione nazionale si può trovare un saldo legame all'unità dopo tante lacerazioni e divisioni, un rinnovato senso di salvezza dei valori umani, di persuasiva democrazia, di ideali di uguaglianza. Nell'attuale momento storico i valori che ispirarono la Resistenza devono essere un momento di coesione e crescita della nazione".
Io sfido tutti voi signori a ritenere se questo documento, votato dall'Ufficio di Presidenza, non sia un atto di coraggio, dopo essere stato votato da tutte le forze politiche, sulla base proprio di quei valori fondanti della Costituzione della Repubblica che ha ricordato un momento fa il collega Saitta. Perché quando nell'ultimo paragrafo, indipendentemente da quelle che possono essere anche le valutazioni difformi, secondo la lettera che ha letto Chiezzi, si dice "nell'attuale momento storico i valori che ispirarono la Resistenza devono essere un momento di coesione e crescita della nazione", mi pare che rappresenti una dichiarazione di livello politico inequivocabile e di alto livello morale perché si riferisce a quei valori fondativi della nostra Repubblica.
Certo, ha ragione il Consigliere Riba quando parla di interpretazione evolutiva della Carta Costituzionale da parte dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, ma l'interpretazione evolutiva della Carta Costituzionale può essere fatta da punti diversi dell'orizzonte politico.
Perché quanto può essere interpretato da sinistra non può essere anche interpretato da destra? Perché non si prende atto di ciò che è emerso nel dibattito politico del nostro Paese? E questo non per fare una sorta di revisionismo storico; ha ragione Saitta quando dice che la storia non viene assolutamente né agevolata né avvalorata dai processi politici in corso legati ad una congiuntura e ad una contingenza troppo miserrima, per potersi paragonare e per poter assurgere ad un dibattito e ad un giudizio storico che però c'è. E' quanto ha detto anche la Consigliera Spagnuolo, è la questione dei passi in avanti, non è la questione di essere come sempre delle statue dantesche che si voltano solamente verso il passato, ma di verificare, non con un monitoraggio capzioso oppure filigranato, i movimenti che possono essere fatti in questa o quella direzione, di verificare qual è l'evoluzione complessiva del nostro sistema! Qualunque cosa si dica, le novità che ci sono nello schieramento politico, regionale come nazionale, portano a non essere fossilizzati su degli stereotipi mentali e politici con i quali noi siamo cresciuti nell'ambito della Seconda o della Prima Repubblica. E' evidente che io non credo che il vostro libero esercizio critico d intelligente possa essere oggi condizionato da quelli che sono i classici richiami della foresta.
Ebbene, su queste cose si innesca giustamente un problema che ha avuto interpretazioni diverse. Io non voglio ricordare le parole del Presidente della Repubblica o quelle del Presidente del Consiglio, però voglio limitarmi, primo, a quello che ha chiesto Ghiglia e, secondo, a quello che abbiamo detto noi, cioè che queste erano da considerarsi delle celebrazioni soprattutto religiose, prima che degli atti civili, più o meno solenni, e che poi questo non implicava né implica né implicherà - lo dico al Consigliere Chiezzi - l'abbandono dei valori in cui ciascuno è cresciuto e in cui ciascuno ha creduto. Io credo che ci sarà l'attenuarsi delle passioni, della rabbia, della ferocia, tutti questi ricordi che ha voluto portare nella sua valutazione il Consigliere Papandrea, però oggi noi dobbiamo assolutamente credere che il dovere morale che ci incombe è quello soprattutto di testimoniare il rispetto dei valori fondanti in cui noi siamo cresciuti e di cui la nostra democrazia è permeata.
Il discorso ci porta più lontano, ci porta a delle considerazioni per le quali io ringrazio tutti i Consiglieri.
Il Consigliere Chiezzi dice che "l'Ufficio di Presidenza deve esercitare un ruolo sapiente ed equilibrato". Non so se posso, a nome anche dei colleghi, assicurare a questo Consiglio la sapienza necessaria. Per cerco e cerchiamo di assicurare il maggior equilibrio possibile, anche per la ricordata anomalia di registrare Alleanza Nazionale al governo di questa Regione, per la prima volta dal dopoguerra ad oggi; diversamente, non mi sentirei assolutamente di assolvere il mio mandato.
Nel dire questo, non intendo fare declaratoria vuota ed inane, ma pongo il Consiglio di fronte ad una considerazione. Se gli istituti storici della Resistenza mi avessero proposto delle iniziative coerenti con la tradizione politica di questo Consiglio, avrei dovuto io forse, per decidere consultarmi con una forza di governo culturalmente antagonista ai richiedenti, incorrendo pertanto in soluzioni di parte, discriminatorie e faziose! Devo informare poi questo Consiglio che mai Alleanza Nazionale mi ha posto questo problema: mai! Devo dire anche, a tutela dell'Ufficio di Presidenza, che tale Ufficio con il proprio autonomo giudizio ha assunto tutte le decisioni che le spettavano nella valutazione dei fatti e della coerente tradizione della nostra Regione.
Naturalmente, con Agostino Ghiglia possiamo avere discorsi a viso aperto, com'è stato ieri, poiché ci sono diverse interpretazioni, che possono piacere o non piacere, ma mai - e lo stesso possono dire i colleghi e collaboratori dell'Ufficio di Presidenza - c'è stata una forzatura che abbia portato a dimenticare quel punto di equilibrio sostanziale che noi dobbiamo assolutamente garantire. Non siamo qui a tradire, secondo la moda del momento, la tradizione e la storia di un'istituzione come la Regione Piemonte! Potremmo non avere la sapienza necessaria, però ricerchiamo sempre l'opportuno equilibrio, anche se poi, personalmente, Consigliere Chiezzi (domani glielo posso dire in un orecchio), posso verificare, al di là delle sedi istituzionali, se quel documento o quella presa di posizione è stata opportuna o meno. Ma non posso nemmeno dire che le decisioni dell'Ufficio di Presidenza devono entrare nel colloquio politico dei Capigruppo, e non perché ci sarebbe un'ovvia libertà limitata, ma perché noi dobbiamo essere sufficientemente garanti e garantiti del mandato che abbiamo avuto. Se io dovessi rimettere ogni decisione politica alla mercé degli umori e dei condizionamenti dell'assemblea, se io dovessi ridurre l'Ufficio di Presidenza ad un puro ufficio di supereconomato o di ufficio postale rifiuterei subito, in questo stesso momento, di ricoprirne il ruolo.
Credo che ognuno di noi abbia la dignità e l'intelligenza politica di capire che certamente rappresenta la totalità del Consiglio, anche se non può negare la provenienza politica e storica da cui è stato emesso.
Voglio dire, semplicemente, che certo ha ragione il Consigliere Saitta quando dice che noi abbiamo una rappresentanza difficile: è una rappresentanza difficile. Capisco anche che tante tensioni non sono rivolte nei confronti della Giunta, la quale è monoliticamente presente in questo Consiglio, e nemmeno nei confronti dei Gruppi consiliari, i quali certamente, danno la massima presenza possibile che, per esempio, non si riscontrava nella scorsa legislatura: io credo che le tensioni siano rivolte nei confronti del Presidente dell'Ufficio di Presidenza perché è lì il momento di debolezza e di forza, è lì che l'equilibrio si può incrinare o rafforzare. Lo capisco benissimo, non sono così sciocco ed allocco da non capire che tante tensioni vengono esasperate perché nella mia figura e in quella dell'Ufficio di Presidenza, così anomalo rispetto alla tradizione degli Uffici di Presidenza del passato, si possono certamente sprigionare polemiche più o meno pretestuose che hanno una loro fondatezza e una loro sostanza.
Voglio anche dire - e lo dico anche perché sono presenti il Presidente e la Vicepresidente della Commissione Statuto - che le competenze e il fuzionamento dell'Ufficio di Presidenza - si sa - si sono via via accresciute nel silenzio e negli spazi dello Statuto piemontese e dello stesso Regolamento consiliare; si sono infatti venute definendo regole non scritte, che hanno comunque costituito una prassi consolidata nel tempo che ha fatto sì che per assimilazione progressiva l'Ufficio di Presidenza assumesse compiti che originariamente non aveva.
Ma non è invenzione di questi giorni; se ripercorro i mitici tempi degli altri Presidenti, ritrovo la legge regionale del 1973, "Iniziativa popolare degli Enti locali e il referendum abrogativo e consultivo", voluta dall'Ufficio di Presidenza; la L.R. del 22/1/1976 n. 7 "Attività della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza ed i principi della Costituzione repubblicana" (non è questa visibilità politica?); la L.R. 28/1/1982 "Istituzione del Comitato regionale di solidarietà e di partecipazione delle Regioni al Comitato di soccorso"; la L.R. 5/9/1983 n. 16 "Norme per la pubblicità dello stato patrimoniale e tributario dei Consiglieri regionali e degli amministratori", che di fatto era una legge di moralizzazione politica; la L.R. 18/2/1985 n. 10 "Criteri e disciplina sulle nomine di incarichi pubblici di competenza regionale" la legge regionale del 1987 "Interventi regionali in materia di movimenti migratori"; la legge regionale del 1990 "Interventi per l'informazione locale"; la legge regionale del 1993 "Interventi della Regione Piemonte per il Cinquantesimo anniversario della Liberazione"; la legge regionale del 1991 "Norme per il funzionamento del Comitato regionale del Servizio radiotelevisivo"; e via dicendo fino al 1995 "Criteri e disciplina delle norme di incarichi pubblici di competenza regionale e dei rapporti fra Regione e soggetti nominati" e alla recentissima legge degli Stati Generali.
Voglio anche dire una cosa molto semplice: se questo Ufficio di Presidenza non ha la fiducia da parte del Consiglio, l'Ufficio di Presidenza se ne va. Diciamo anche, però, che se nella modifica del Titolo V della Costituzione si ipotizza che la Presidenza del Consiglio possa diventare organo di rappresentanza esterna di governo, per quanto concerne la Presidenza del Consiglio, il Presidente, secondo i pareri dei costituzionalisti, non è sfiduciabile, perché la sua non è elezione di organo di governo, ma la proposizione di un Ufficio. Non esiste rapporto tra Governo e Parlamento, che è il solo che può motivare un rapporto di sfiducia; non è previsto l'impeachment, e non è prevista, certamente, la mozione di sfiducia. Lo dico perché nell'ambito delle norme giuridiche ognuno può intraprendere i passi politici che crede, ma da questo a credere che, domani, questi possano essere ammantati da un supporto giuridico, ce ne vuole.
Credo che il discorso - come hanno detto i Consiglieri Riba, Spagnuolo e Saitta - possa servire per fare dei passi in avanti, può servire evidentemente, prendendolo come lezione, Consigliere Chiezzi, prendendolo noi stessi proprio per quel richiamo che lei ha fatto alla sapienza che ci può venire solamente non dalla cultura, perché la sapienza è innata (dovrebbe esserlo anche la grazia di Stato, se avessimo la grazia di Stato), ma dall'equilibrio, dalla scienza che noi possiamo avere nel confronto con le varie posizioni in campo, con le leggi emanate prima di noi, con le opzioni politiche che ci vengono suggerite dalla vostra intelligenza critica.
Se questo serve a darci un senso di responsabilità ancora più vigile e più acuto e a collaborare con questo nostro senso di responsabilità - che vogliamo assolutamente declinare in maniera totale nei confronti di questo Consiglio regionale - anche con l'apporto critico - la breve discussione avvenuta oggi non è stata assolutamente inutile - io vi ringrazio.
Credo che il dibattito di oggi possa essere stato utile a far sì che l'azione complessiva del Piemonte e l'azione complessiva dell'istituzione sia migliore, più attenta. Noi non rappresentiamo l'esecutivo, signori rappresentiamo l'assemblea e ci sentiamo tutti, dalla Consigliera Minervini, al Consigliere Foco, al Consigliere Peano, alla Consigliera Benso, assolutamente solidali nel rappresentare l'assemblea.
Quando trattiamo dei provvedimenti che dividono, che attraversano, in maniera anche polemica, le nostre personali visioni sulla vita, noi abbiamo sempre trovato - e lo dobbiamo testimoniare - una coesione di fondo che è sempre stata assolutamente coerente con la storia e con gli ideali che hanno ispirato questa istituzione.
La parola alla Consigliera Spagnuolo per dichiarazione di voto.



SPAGNUOLO Carla

Tenterò di fare un ragionamento assolutamente sereno ed altrettanto vero, che si ricollega agli interventi che ho sentito, anche da parte dei colleghi Riba e Saitta. Anche nel nostro intervento precedente abbiamo cercato di evidenziare due elementi: la grande questione Costituzione Resistenza, fascismo ed antifascismo, che è stata qui sviscerata, e l'esigenza che il documento - presentato dai colleghi di Rifondazione Comunista - ci serve a riflettere. A riflettere tutti insieme, come Consiglio regionale, sulle due grandi questioni che in esso sono contenute.
La prima è l'interpretazione storica sulla quale - ripeto - abbiamo dibattuto, ma dovremmo continuare a confrontarci, a ragionare; l'altra questione è relativa alla transizione dei compiti, delle competenze l'interpretazione dei ruoli così diversi da parte dell'Ufficio di Presidenza: la discussione su entrambe le questioni in aula è avvenuta, ma non è assolutamente esaustiva.
Mentre parlava il Presidente Picchioni facevo una riflessione - e mi rivolgo in particolare ai colleghi della passata legislatura: quanto sono diverse le questioni che vengono poste all'Ufficio di Presidenza in questa legislatura rispetto alle questioni che venivano poste nella legislatura precedente; la differenza è proprio la testimonianza di questa transizione anche di questa che il Presidente Picchioni ha voluto chiamare anomalia o novità forse, della Costituzione politica, dell'Ufficio di Presidenza rispetto al passato.
Dico che probabilmente un'interpretazione più vicina alle competenze reali, attuali, da parte dell'Ufficio di Presidenza, anche alla luce di questa anomalia, sarebbe opportuna. Credo che - lo dico sommessamente consegnandolo all'intelligenza politica e culturale del Presidente del Consiglio Picchioni - se questo documento doveva avere un'utilità, abbia già avuto modo di esprimersi.
In un'altra delicatissima occasione, collega Chiezzi, noi abbiamo chiesto all'Ufficio di Presidenza di assumere delle iniziative e abbiamo detto - in una recente discussione - che noi abbiamo, in questa grande transizione, pochi punti fermi: è per questo che vi chiediamo di più.
Io sono uno di quei Consiglieri che ha discusso, talvolta anche prendendo carta e penna, mettendo per iscritto le proprie osservazioni, non facendole andare alla stampa perché per non era il mio obiettivo, il mio obiettivo era quello di ragionare, di concorrere a fare dei ragionamenti, e abbiamo detto, in alcune circostanze, che proprio per questa grande transizione noi abbiamo pochi punti fermi; uno dei punti fermi che noi abbiamo è l'Ufficio di Presidenza ed è per questo che noi siamo, in questa transizione, più severi di quanto non avveniva precedentemente nei confronti dell'Ufficio di Presidenza; il Presidente Picchioni lo ha colto.
Noi nel passato avevamo altri tipi di problemi, oggi la transizione ci porta ad essere più severi, più attenti alle competenze dell'Ufficio di Presidenza, all'evoluzione delle competenze dell'Ufficio di Presidenza anche alle grandi novità che alcune leggi hanno portato.
L'ordine del giorno presentato dai colleghi non voleva assolutamente essere strumentale, perché ha posto due questioni reali; queste due questioni reali sono state discusse, potranno continuare ad essere discusse. Io, personalmente, ma avendo già sentito gli interventi del Consigliere Saitta e Riba ed avendo parlato un po' con gli amici e compagni che mi sono intorno, chiederei ai colleghi di Rifondazione Comunista seriamente di volersi fermare qui in questa discussione. Avremmo modo di verificare se l'Ufficio di Presidenza abbia colto appieno queste nostre sensibilità maggiori, legate al momento politico di transizione anche, mi sia permesso di dire, completamente diverso da quello che esisteva nel passato.
Quante volte in quest'aula è l'Ufficio di Presidenza l'interlocutore più politico anche su questioni sulle quali si potrebbe dire qualcosa, la Giunta che cosa ne pensa? Forse perché - mi consentano sempre i colleghi della passata legislatura, ma anche per un contributo a questa probabilmente il modo di lavorare del Presidente della Giunta e del Presidente del Consiglio, è anche cambiato in rapporto all'aula: mi sembra che voi siate un pochino più in trincea.
Se questo è vero, chiederei ai colleghi del Gruppo di Rifondazione Comunista di fermarci qui per la parte che riguarda i rapporti con l'Ufficio di Presidenza.
Abbiamo sentito una discussione accorata e rilievi anche critici da parte dell'aula, motivati, non aprioristici, non di natura personale. Per quello che riguarda il grande dibattito sull'affermazione dei valori della Costituzione e della Resistenza, credo che dobbiamo continuare a ragionare a confrontarci, a capire. E abbiamo anche un grande organismo, il Comitato nel quale probabilmente continuare questi approfondimenti. Credo che tutta una serie di riflessioni, in risposta e in rapporto con quanto hanno scritto le organizzazioni della Resistenza, potremo anche approfondirle lo chiederei esplicitamente al collega Foco, che in questo caso ha un delega - all'interno del Comitato.
Credo che questo sarebbe il bilancio migliore - colleghi Chiezzi, Moro Papandrea e Simonetti - che questo documento ci ha dato. Diversamente ci porterebbe ad una conta che personalmente, nel rispetto di tutti, nel rispetto di questa grande transizione, non sarebbe utile a nessuno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio i colleghi che sono intervenuti.
Sulle questioni poste nel nostro ordine del giorno, ivi scritte e poi illustrate dal sottoscritto ed altri colleghi, per quanto riguarda la prima delle questioni, relativa al modo d'essere dell'Ufficio di Presidenza abbiamo constatato una completa chiusura da parte di chi ha parlato, penso a nome di tutto l'Ufficio, visto che altri non hanno parlato. Una completa chiusura a tutte le osservazioni di metodo, di modo d'essere, di ruolo, di responsabilità che abbiamo sollevato.
Il Presidente Picchioni ha detto a quest'aula di pensare - nei limiti dell'umano, s'intende - di agire nel modo migliore possibile e di avere attività dell'Ufficio di Presidenza improntate a correttezza formale, di Regolamento e sostanziale; ha rivendicato ruoli che ha assunto e che noi abbiamo criticato. E' stato anche un po' protervo, facendoci capire che non è con mozioni di sfiducia che possiamo schiodarlo di lì - né tentavamo di farlo, ben lo sappiamo. Tutto ciò però dà a questa Presidenza un tono che non ci piace, che peggiora ancora i rapporti, perché questa è arroganza.
Viceversa, pensavamo di poter avere delle riflessioni un po' critiche, di non vedere rigettati i nostri rilievi su un'opportunità di comportamento sapiente ed equilibrata.
Non che per agire l'Ufficio di Presidenza debba chiedere il permesso a qualcuno; tuttavia, agendo su terreni discutibili, si debbono individuare i luoghi in cui discutere probabili comportamenti. E quando l'Ufficio di Presidenza presenta delle leggi, il luogo c'è. Io non ho mai criticato un Ufficio di Presidenza perché presenta leggi: viene in quest'aula con la legge, questo è il luogo dell'interlocuzione. Ma quando l'Ufficio di Presidenza decide, nella camera oscura, di fare un'iniziativa politica, lo decide. Il Gruppo Rifondazione Comunista ha segnalato questa difficoltà che può generare difficoltà di rapporti.
Purtroppo abbiamo visto che c'è un contrasto, Presidente, che è irrisolto, che permane. E con questo Ufficio di Presidenza penso che dal nostro punto di vista non ci sia più nulla da scoprire né da attendere, n di nuovo né di positivo.
Abbiamo sentito dal Presidente Picchioni tirar fuori, in modo improprio, politicamente scorretto, l'ordine del giorno che tutti insieme votammo poco più di un anno fa, in occasione di un'analoga iniziativa della Giunta regionale, dopo - mi pare - una sospensione dei lavori dell'aula una riunione dei Capigruppo e varie discussioni formali ed informali e dopo una dichiarazione esplicita del Presidente Ghigo che in sostanza diceva che si era trattato di un infortunio da non ripetersi. Dato che il nostro comportamento non è strumentale, ma sempre basato sui fatti e volto a misurare i fatti, in presenza di una sostanza di quel genere, di una decisione e di un'assicurazione di quel livello del Presidente della Giunta, che chiudeva una vicenda e sconfessava l'operato dell'Assessore Vaglio, dichiarando esplicitamente che in futuro non sarebbe più avvenuto nulla, il Gruppo Rifondazione Comunista non ha contato, Presidente, le parole. Non ha contato le parole di quell'ordine del giorno; lei dovrebbe ricordare che anche negli ultimi momenti di quella discussione su quell'ordine del giorno il Gruppo Rifondazione Comunista aveva da ridire non era un ordine del giorno che accettavamo, ma l'abbiamo votato.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, mi permette un'interruzione? Grazie.
Io ho voluto solamente ricordare quello non per la dinamica o per le motivazioni, ma per l'assunto che è stato fatto da parte di tutti i Capigruppo in merito al problema delle celebrazioni, non per altro.
Pertanto non sono stato scorretto né ho voluto assolutamente speculare ho voluto solamente ricordare le parole che sono state poi parafrasate come segnalibro per il testo che ho fatto.



CHIEZZI Giuseppe

Lei sa che quelle parole non erano state né contate né misurate.



PRESIDENTE

Non c'entra: io ho preso il testo. Poi, se lei vuole dare un'interpretazione diversa...



CHIEZZI Giuseppe

Ma la politica - lei lo sa meglio di me - è fatta di tante cose, e le parole scritte vanno lette e contestualizzate nel momento in cui vengono scritte ed approvate.
Il Gruppo Rifondazione Comunista ha accettato di votare un ordine del giorno che non condivideva contando le parole, perché era l'ordine del giorno che chiudeva un'iniziativa, ne dava un giudizio ed affermava che mai più si sarebbero ripetuti incidenti di quel genere. A quel punto, anche con le virgole sbagliate, anche con l'aggettivo che non ci piaceva, noi, per senso di responsabilità e perché non vogliamo appropriarci di alcunch abbiamo detto: "Chiudiamo questa vicenda, votiamo l'ordine del giorno e mettiamoci una pietra sopra", senza polemiche.
Lei mi fa pentire di non aver già aperto allora la polemica sulla virgola che non mi piaceva. Mi pento perché dovevo cambiare quella virgola in modo che lei non potesse, un anno dopo, rifare le stesse cose aggrappandosi in qualche modo ad un testo il cui significato letterale era di gran lunga meno dominante del significato politico che conteneva, che era quello di chiudere una vicenda. Su questo primo aspetto non vi è alcuna apertura.
Sul secondo aspetto, Presidente e cari colleghi, per quanto riguarda il Gruppo Rifondazione Comunista rimane il Comitato di coordinamento fra le Associazioni della Resistenza del Piemonte: non sono i Consiglieri Chiezzi o Moro, Papandrea o Simonetti, che hanno né statura umana, né politica, n qualche forma di eredità tale da ergersi più di quanto hanno già fatto contro questa iniziativa dell'Ufficio di Presidenza. Noi ci faremo carico di informare dettagliatamente queste Associazioni nel cui scritto e nella cui protesta ci siamo riconosciuti e ci riconosciamo per fare le valutazioni del caso.
Rimane un fatto di sfondo: che anche nella lettera iniziale del Presidente Ghiglia, se ho riportato bene, si auspica la concordia al di sopra delle passioni e via dicendo, la famosa pacificazione. Più ci penso e più questo fatto, da un lato, strabilia e, dall'altro, confonde: strabilia perché questa pacificazione non è un fatto astratto e non è solo l'amnistia di Togliatti, che pure ha aperto una vera, concreta e fattiva pacificazione. E' una pietra su quanto è avvenuto, perché gli apparati si sono o non si sono rigenerati, hanno continuato o meno il proprio cammino in funzione di quello, ma non è solo quello, perché quando torno su questo concetto sapete a chi penso? Penso all'Assessore Majorino. L'Assessore Majorino era un ragazzo di Salò: con l'Assessore Majorino intercorrono rapporti da anni, è il Vicepresidente della Regione Piemonte. Qualcuno ha mai detto personalmente "non ci siamo pacificati con l'Assessore Majorino nell'ambito delle proprie funzioni?". La pacificazione è tra noi, lo trattiamo con cortesia, lo rispettiamo come Assessore. Salò? Salò se la veda l'Assessore Majorino, ma la pacificazione...



PRESIDENTE

Consigliere, sono trascorsi cinque minuti ed oltre, per la dichiarazione.



CHIEZZI Giuseppe

Se contiamo i minuti su questi problemi; non li contiamo su tanti altri. Vogliamo contarli su questo? Bene, rimarca il fatto che con questo Ufficio di Presidenza rimane un contrasto. Non so se questa affermazione abbia rilevanza o non abbia rilevanza amministrativa giuridica formale, ma noi vi diciamo chiaramente che non ci rappresentate, vi chiediamo di non rappresentarci in nessun modo, non fate conto su di noi in tutte le vostre attività, perché il vostro comportamento è - a nostro giudizio, sbaglieremo parziale e scorretto verso l'insieme dell'aula e vorremmo anche vedere un po' di più sulla vostra attività, sia di carattere generale, sia di carattere particolare, visto l'unanimismo con cui continuate a deliberare.
L'Ufficio di Presidenza potrebbe anche non deliberare in termini unanimistici e potrebbe anche accadere che ogni tanto un membro dell'Ufficio di Presidenza si presentasse a quest'aula, motivando, come prevede, mi sembra, il Regolamento, i propri comportamenti; ma dato che il vostro fronte e le vostre eventuali tensioni sono composte all'interno di questa camera bisogna cercare in qualche modo - il Regolamento non ce lo consente - di capire per filo e per segno se anche altri tipi di attività che svolgete non siano per caso anch'esse criticabili.



PRESIDENTE

Lei mantiene l'ordine del giorno?



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio tutti i colleghi, in modo particolare la collega Spagnuolo ma per i motivi che ho detto l'ordine del giorno non verrà ritirato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio per dichiarazione di voto.



VAGLIO Roberto

Proprio a motivo del mantenimento dell'ordine del giorno intervengo dichiarando il nostro voto negativo, perché rilevo - mi rincresce doverlo dire - delle dichiarazioni a fini strumentali solo ad interesse della parte politica che lo ha presentato. Mi duole dover sottolineare che i colleghi che hanno presentato questo ordine del giorno hanno una certa qual facilità all'interpretazione degli interventi, più che alla reale comprensione di quanto è stato detto negli interventi. Quindi mi sento di dover ricordare ai colleghi di Rifondazione Comunista, in particolare al collega Chiezzi che nella fattispecie il mio comportamento non è mai stato sconfessato. Mi rincresce che lei abbia interpretato così: non è stato sconfessato quando rappresento la Giunta alle manifestazioni al Colle del Lys, non è stato sconfessato quando rappresento la Giunta all'annuale manifestazione a Cumiana, non è stato sconfessato quando rappresento la Giunta alle manifestazioni dell'ANPI a Bussoleno e non è stato sconfessato quando ho partecipato a nome della Giunta ad una manifestazione di commemorazione al Cimitero di Torino.
Quindi, caro collega, io comprendo che ognuno di noi debba fare politica secondo la propria ideologia, le proprie idee e gli interessi della propria parte politica; credo che in questo caso l'ordine del giorno e l'interpretazione dei fatti siano esageratamente strumentali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia per dichiarazione di voto.



GHIGLIA Agostino

Grazie, signor Presidente. Vorrei innanzitutto ringraziare l'Ufficio di Presidenza e gran parte dei colleghi intervenuti, per due motivi diversi: l'Ufficio di Presidenza per aver colto non tanto nella sua essenza e nella sua sostanza, ma anche nella sua semplice interpretazione letterale, la richiesta che feci in data 10 ottobre, e quasi tutti i colleghi intervenuti, salvo quelli di Rifondazione Comunista, per aver voluto cogliere, invece, l'essenza non della richiesta, ma del messaggio dell'Ufficio di Presidenza. Io non do mai le interpretazioni del pensiero altrui, né le voglio dare, né mi permetto di darle, ma questa è una mia interpretazione: di non essersi lasciati trascinare in una strumentalizzazione, secondo me di basso profilo, non su un argomento, ma su una richiesta e un documento che non era possibile strumentalizzare.
Solo - l'ho già usata una volta questa frase, ma purtroppo talvolta bisogna anche ripetere le cose - chi legge in maniera aprioristica (va beh) settaria (pazienza), come dire... pesantemente faziosa e anche consentitemi di dire, caro Chiezzi, totalmente distorta, sia la richiesta e soprattutto il documento, può trarre delle conclusioni così ultronee, così eccessive, ma soprattutto così infondate e così lontane dalla sostanza e dall'essenza del documento stesso, cioè è come se qualcuno avesse parlato per un'ora dell'estintore - scusate la banalizzazione - riguardo ad un documento che trattava delle bandiere. Per carità, anche questo è un "modaccio" di fare politica, è una pessima abitudine di chi si trova in difficoltà e di chi vuole veramente strumentalizzare addirittura la propria parte per rivendicare nell'ambito di una certa area culturale, storica e politica, una primizia, una "maglia rosa" nei confronti di altri. E' una lettura, vorrei dire fumettistica, ma non lo dico, mi limito a dire fantasiosa, della realtà! Dopodiché, se noi andiamo avanti per paradossi e per stravolgimenti della realtà ci sta tutto, ci sta anche questo.
Pertanto io, nel ringraziare l'Ufficio di Presidenza e la Consigliera Minervini - poi vi dirò perché la ringrazio a parte - vorrei ribadire alcuni passi di quella che è la nostra presenza politica in questo Consiglio regionale. Cosa sarebbe accaduto, per esempio, se noi sulla legge proposta dall'Ufficio di Presidenza per le celebrazioni del cinquantesimo anniversario della Costituzione avessimo presentato centinaia di emendamenti? Sarebbe accaduta una cosa molto semplice: che l'Ufficio di Presidenza, salvo creare un palese problema politico e anche meramente gestionale, si sarebbe trovato costretto a ritirare quella legge. Non sto certo a spiegare ai colleghi della minoranza ciò che questa legge va a finanziare, non c'è bisogno di ripeterlo. Credo che gli atteggiamenti in questo Consiglio regionale, anche da parte nostra se mi consentite parafrasando un poeta, sono pietre, perché il fatto di avere votato quella legge con tutto ciò che ci sta dentro penso che sia stato da parte nostra e lo rivendico fortemente, da parte del mio Gruppo, una definitiva presa di coscienza su tutta quella che è stata anche la nostra evoluzione politica una presa di coscienza e condivisione di quei valori che stanno alla base della nostra Costituzione. Se noi ci fossimo opposti, questa legge non sarebbe passata, non lo abbiamo fatto e questo è un gesto importante.
Pensate voi cosa potrebbe succedere se noi ogni anno ci opponessimo non in maniera soft, ma in maniera forte e decisa, facendone un problema politico, ai contributi in favore degli Istituti storici per la Resistenza.
Cosa accadrebbe? Ci sarebbe mobilitazione, non discuto, una grande sollevazione di coscienze, popolare anche, manifestazioni e quant'altro però probabilmente, anno dopo anno, per fare le cose soft, qualcuno sarebbe costretto a dire "forse ci sono altre priorità", e allora un pochino meno un pochino meno, un pochino meno, finché i soldi diventano talmente pochi per cui nessuno potrebbe più goderne. Non abbiamo mai sollevato questo problema, colleghi. E io credo che anche questo ci debba essere riconosciuto.
Ringrazio la Consigliera Spagnuolo e il Consigliere Riba perché bisogna fare dei passi avanti. Non voglio dire che noi abbiamo fatto molti passi più avanti di altri, perché alcuni rimangono fermi, rimarranno fermi, fanno dell'immobilismo e del "rétro" la loro battaglia politica perché da qualche parte i voti bisogna pur prenderli e allora ci si arrocca, è legittimo, ma noi ne abbiamo fatti di salti in avanti con lo stivale delle sette leghe! Sulla riconciliazione, sulla pacificazione, sul riconoscimento, addirittura nel campo dell'interpretazione storica! Ma è questo, l'interpretazione storica, il motivo per cui noi non siamo intervenuti nel dibattito su questo ordine del giorno, perché questo ordine del giorno non c'entrava nulla! Non c'entrava nulla con la richiesta che è stata letta anche in aula (tra l'altro, era pubblica e Chiezzi avrebbe dovuto aver tempo addirittura di impararla a memoria in tutti questi mesi) né tanto meno con il documento dell'Ufficio di Presidenza poiché non contenevano neanche un minimo riferimento all'interpretazione storica, alle valutazioni comportamentali di chi combattè, ma erano esclusivamente attinenti ad un riconoscimento di pietà umana e cristiana. Se una cosa non c'entra niente, noi non interveniamo perché ci sembra quasi di prenderci in giro a vicenda. Non abbiamo mai - e questo lo sottolineo tre volte - chiesto qualcosa per il 25 aprile! Voi mi direte "eh sì, bravo"; ebbene, il 25 aprile - abbiate pazienza - abbiamo detto che è una data di riconciliazione? Noi siamo riconciliati? Quanto meno con la nazione, se con una parte esigua che vota voi, con alcuni milioni di italiani noi ci siamo riconciliati. Abbiamo mai chiesto anche noi un contributo? Per fare una bella "Festa della Riconciliazione" in alternativa alle manifestazioni per il 25 aprile? Io non dico che non lo chiederemo mai perché per me la "Festa della Riconciliazione", anche in una data diversa, potrebbe essere una buona idea, ma questo lo metto a lato, lo abbiamo mai fatto? No! Non l'abbiamo fatto perché quella era una data che noi davamo per scontata, non volevamo creare lì la polemica, perché veramente lì ci sarebbe stata l'interpretazione storica, la strumentalizzazione politica, non lo abbiamo mai fatto! E anche questo credo sia un altro punto di merito. Non c'è stata l'interpretazione storica.
Volevo ringraziare - concludo, Presidente - la dottoressa Minervini per sottolineare ai colleghi una particolarità: l'ultima parte del documento dice: "Nell'attuale momento storico i valori che ispirarono la Resistenza devono essere un momento di coesione e crescita della nazione" e allora io vi ricordo il luogo dove la Consigliera Minervini ha letto questa frase! L'ha letta davanti al Sacrario dei Caduti della Repubblica Sociale Italiana, di fronte alle famiglie dei caduti della Repubblica Sociale Italiana, di fronte agli orfani dei caduti della Repubblica Sociale Italiana! Ecco dove la Consigliera Minervini ha letto questo passo inequivocabile sulla Resistenza! E questo dimostra non solo una grande prova di coraggio da parte sua, non solo un'ampia condivisione di valori ma anche tutta la grettezza strumentale con cui qualcuno tenta di guadagnarsi - lo dico di nuovo - il podio più alto su una strumentalizzazione che in questo caso viene addirittura rovesciata da questa presenza e da questa testimonianza in quel luogo! Quindi, esprimo il voto contrario di Alleanza Nazionale su un ordine del giorno che non c'entra niente rispetto a quello di cui abbiamo dibattuto fino adesso.
Personalmente, ho colto alcune sollecitazioni; credo però che sia la Commissione Statuto la sede nella quale compiti e funzioni dell'Ufficio di Presidenza debbano essere discussi ed affrontati.
Non vado oltre: l'interpretazione autentica era la lettera, e il documento era conseguente alla stessa, senza dietrologie e riserve mentali anche se a qualcuno avrebbero fatto tanto comodo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone per dichiarazione di voto.



MONTABONE Renato

Grazie, Presidente. Ho potuto seguire soltanto parte del dibattito, e me ne scuso. L'intervento della collega Spagnuolo a mio modo di vedere tende a sottolineare i quesiti veri da dibattere relativamente all'ordine del giorno presentato. Mi è parso inoltre che anche negli interventi precedenti si siano toccati due punti fondamentali; l'uno dalle valenze di carattere politico, l'altro relativo alla ridiscussione - in tal senso la parte finale dell'intervento del collega Ghiglia - dello Statuto della Regione Piemonte, in fase di modifica e revisione.
Se ho ben interpretato l'intervento della collega Spagnuolo, mi è sembrato tendente a far riaffiorare le posizioni assunte da tutti i Gruppi politici nel votare l'ordine del giorno al quale ha accennato il Presidente Picchioni poc'anzi, nella sua replica. Forse ha ragione il Consigliere Chiezzi: era veramente, in quel momento, un ordine del giorno unitario, ma non rappresentava quanto il collega Chiezzi intendeva dire in quel momento.
Al collega Chiezzi, infatti, il tema della riappacificazione e della volontà di pervenire a soluzioni non di scontro su certi temi probabilmente non piace.
Condivido appieno l'intervento del Consigliere Ghiglia: non credo sia stato vantaggio dell'uno o dell'altro che un rappresentante dell'Ufficio di Presidenza andasse ad esprimere i sentimenti che l'intero Consiglio regionale aveva in quel momento rappresentato. E se si mette in discussione anche la possibilità di rappresentanza dell'Ufficio di Presidenza ad una manifestazione di quel genere, mi chiedo a cosa serva votare degli ordini del giorno unitari del Consiglio regionale, che poi non possono essere rappresentati unitariamente da nessuno.
Se la Giunta ha una sua valenza politica, vorrei che anche il Consiglio avesse una propria valenza, unitaria di rappresentatività di tutto il Consiglio.
Voterò contro l'ordine del giorno proposto dal collega Chiezzi e dai colleghi di Rifondazione Comunista perché apprezzo moltissimo quanto ha fatto l'Ufficio di Presidenza in questa fase, rappresentando appieno le mie volontà, manifestate nella passata votazione dell'ordine del giorno.
Siamo su posizioni totalmente diverse; personalmente, infatti ringrazio l'Ufficio di Presidenza per quanto ha fatto. Ho aspettato, dopo l'intervento della collega Spagnuolo, l'intervento del collega Chiezzi; la collega Spagnuolo proponeva di porre termine alla discussione, in quanto era già venuta in risalto la sostanza dell'ordine del giorno. Invece ancora una volta, c'è stato qualcuno che ha pensato di piantare una "bandierina", senza più riuscirci poiché oggi il terreno è troppo gelato.
C'è qualcuno che pensa di poter rappresentare da solo, qui in Consiglio, i valori della Resistenza. Ma tali valori sono rimasti così forti negli anni perché si pensava di condividerli perlomeno ciascuno un poco, e non tutti gli uni e niente gli altri. Mi sarebbe spiaciuto, per esempio, che il collega Ghiglia, alzandosi durante il suo intervento, avesse voluto rappresentare - cosa ormai superata: il momento dell'epoca fascista - tutti quei cittadini che scendevano in piazza d'accordo, allora, con il Governo! Mi dispiace dunque moltissimo che il collega Chiezzi pensi di essere il solo a rappresentare, in questo momento, la Resistenza; ne voglio una parte anch'io!



CHIEZZI Giuseppe

Questo, Presidente, non può dirlo, perché si tratta di fatto personale! Lui non può attribuirmi dei pensieri.



PRESIDENTE

Su di me ha fatto più di un'interpretazione; anche lei, collega Chiezzi, a volte interpreta dei pensieri, così come ha fatto su di me!



MONTABONE Renato

Che tu, collega Chiezzi, lo prenda come fatto personale va bene, ma che io non possa dirlo è altro discorso! Diversamente, vieni qui, stacchi il microfono!...



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, lasci parlare! Anche lei interpreta le cose come vuole! Anche lei interpreta, con abbondanza di insulti, le cose come vuole! Non faccia la mammoletta!



MONTABONE Renato

Mi stacchi il microfono, collega! Così le parti si invertono!



PRESIDENTE

Creiamo un altro incidente... Stia tranquillo, l'incidente non ci sarà! Stia tranquillo: il diritto è solo da una parte?



MONTABONE Renato

Accennavo a quel fatto proprio per dire che se in questo momento il mio amico e collega Papandrea, che stimo molto, mi si fosse avvicinato ed impulsivamente mi avesse staccato il microfono, noi, siccome non siamo detentori di quei valori dei quali il collega Chiezzi ritiene essere l'unico, non avremmo potuto dire che questa era un'azione tipicamente...



PRESIDENTE

Continui nel suo intervento, collega Montabone: l'incidente è chiuso.
Collega Chiezzi, lei che non vuole che si interpreti il suo pensiero, non ne attribuisca ad altri! Consigliere Chiezzi, stia tranquillo! Usi la forza in suo diritto in altre occasioni e con altri argomenti, per cortesia!



MONTABONE Renato

So di essere un tipo molto impulsivo; però tutti i colleghi mi devono dare atto che so anche, a volte, attraverso l'impulsività sdrammatizzare quelli che sono i momenti critici; poi anche il Consigliere Chiezzi lo fa perché il Consigliere Chiezzi è uno che dice "lasciami lavorare". Quando dice "lasciami lavorare" a volte lascia interpretare...



PRESIDENTE

Non interpreti, perché le parole sono per noi leggere, non sono pesanti.



MONTABONE Renato

Ho voluto dare modo al Consigliere Chiezzi di poter intervenire per fatto personale, così avrà un altro pezzetto di bandierina da piazzare su questo monte.
A parte le battute, credo fermamente che l'Ufficio di Presidenza abbia ben interpretato le volontà del Consiglio regionale in quell'occasione e che abbia rappresentato dignitosamente quelle che erano e che saranno e sono - attraverso anche l'espressione di un voto - le volontà del Consiglio regionale.
Termino il mio intervento riservandomi eventualmente di intervenire successivamente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini, che interviene in qualità di Consigliere, per dichiarazione vi voto.



GALLARINI Pierluigi

Abbiamo riflettuto a lungo se intervenire o meno, eravamo del parere che probabilmente avremmo potuto anche stare zitti; sostanzialmente il dibattito di oggi è abbastanza analogo, ahimé la conclusione, purtroppo, è molto più negativa rispetto a quello svolto in quest'aula un anno fa.
Ho apprezzato molto l'intervento della Consigliera Spagnuolo, parlava di passi avanti e di passi indietro, o comunque di piccoli passi. Il Consigliere Riba, pure in modo più velato, si è espresso sui piccoli passi.
Direi che l'anno scorso, in occasione di una situazione analoga quando il Presidente della Giunta e la Giunta fecero da apripista sotto certi aspetti nei confronti di un passo in avanti, il Consiglio acconsentì, alla fine, e raggiunse una posizione, quella unitaria, richiamata dal Presidente Picchioni, che rappresentò un passo in avanti: oggi, purtroppo, dobbiamo registrare un passo indietro.
Che cosa è avvenuto in un anno? E' avvenuto, come diceva la Consigliera Spagnuolo e come ha detto il Presidente Picchioni, in questo anno e mezzo dall'insediamento di questa assemblea, uno spostamento di baricentri: probabilmente quella legge elettorale, che ha voluto che l'assemblea fosse eletta in un certo modo, che il Presidente della Giunta venisse eletto in un certo modo, che ci fosse una parte maggioritaria e una parte proporzionale e così via, all'inizio nessuno di noi probabilmente aveva colto che cosa avrebbe potuto portare. Oggi, ad un anno e mezzo di distanza, probabilmente non abbiamo colto tutto, soprattutto non abbiamo colto tutto quello che saremo in grado di cogliere alla scadenza della legislatura, ma sicuramente abbiamo colto dei fatti nuovi, innovativi.
Quello che diceva la Consigliera Spagnuolo relativamente ad uno spostamento di baricentro politico fra l'aula e l'Ufficio di Presidenza e il Presidente e uno spostamento di baricentro politico fra il Presidente della Giunta e l'esecutivo, più che con l'assemblea verso l'esterno, visto il modo con cui è avvenuta l'elezione, è un fatto che siamo in grado di registrare ed è un fatto politico direi radicalmente nuovo e stravolgente rispetto al passato.
Ringrazio la Consigliera Spagnuolo per avere sottoposto questa considerazione che ci consente di cogliere questo aspetto che sicuramente non è di poco conto. Noi ovviamente voteremo contro questo ordine del giorno. Dico ovviamente perché non penso che qualcuno abbia mai inteso che potessimo assecondare la posizione dell'ordine del giorno espresso dal Gruppo di Rifondazione Comunista che tende - sotto certi aspetti - a riconquistare la testa di cortei che non è più proponibile. Ci sono altri tipi di manifestazioni, altri tipi di finalità, ma sicuramente riconquistare la testa di quei cortei oggi non è più di attualità.
Voteremo contro l'ordine del giorno, abbiamo solo colto l'occasione per fare delle considerazioni e per raccogliere alcune considerazioni che sono state fatte. Oggi registriamo un passo indietro complessivo, sicuramente è molto datato e collocato questo passo indietro, perché ad esempio all'interno del PDS c'è sembrato di cogliere un passo in avanti rispetto alla posizione che aveva fatto da sfondo a tutta la discussione che c'è stata l'anno scorso in occasione di un fatto della stessa natura politica.



PRESIDENTE

Come richiesto, pongo in votazione per appello nominale tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte in relazione alla partecipazione della Consigliera regionale Marta Minervini alla cerimonia religiosa in occasione della ricorrenza della Celebrazione dei defunti durante la quale sono stati ricordati i caduti della Repubblica Sociale vista la decisione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale di incaricare la Consigliera Marta Minervini di leggere il seguente messaggio: 'L'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, in un'interpretazione evolutiva della Carta Costituzionale, intende sempre più promuovere l'affermazione dei valori di pacificazione nazionale, ricercando, al di fuori degli schemi rituali di contrapposizione politica ed ideologica, le condizioni di rispetto ed umana pietà per tutti i caduti dell'ultimo conflitto.
Oggi si tende a superare le divisioni nella comune accettazione, da parte di tutte le forze politiche, del sistema dei valori che ha costruito ed ispirato la Costituzione italiana; e cioè che solo nella riconciliazione nazionale si può trovare un saldo legame all'unità dopo tante lacerazioni e divisioni, un rinnovato senso di salvezza dei valori umani, di persuasiva democrazia, di ideali di uguaglianza.
Nell'attuale momento storico, i valori che ispirarono la Resistenza devono essere un momento di coesione e crescita della nazione' ritiene che tali decisioni dell'Ufficio di Presidenza non rientrino nelle competenze e nei poteri attribuiti all'Ufficio che le iniziative assunte dall'Ufficio di Presidenza attengano alla sfera delle questioni eminentemente politiche di rilevanza esterna, sulle quali l'Ufficio di Presidenza non è abilitato ad esprimersi perché non dispone di alcuna rappresentatività, né formale né sostanziale, in quanto non tutti i Gruppi sono rappresentati nell'Ufficio condanna per tali motivi l'operato dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio richiede che l'Ufficio di Presidenza esprima le proprie scuse al Consiglio regionale per tale improvvida iniziativa".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 45 votanti 33 hanno risposto SI' 3 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 12 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15,59)



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