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Dettaglio seduta n.94 del 10/12/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) dell'o.d.g. "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 23, 29 e 30 luglio e 11 settembre 1996 si intendono approvati.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 312 dei Consiglieri Saitta, Ferraris e Peano relativa al congestionamento del sistema tangenziale di Torino


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 312 presentata dai Consiglieri Saitta Ferraris e Peano.
Risponde l'Assessore Masaracchio.
MASARACCHIO, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni Il problema del congestionamento del sistema tangenziale di Torino è molto complesso. Da un lato, infatti, vi sono richieste per una totale liberalizzazione del sistema e, dall'altro, la necessità di controllarne e modularne gli accessi nelle ore di punta, al fine di evitare i fenomeni di congestioni che un uso liberalizzato aggraverebbe, in mancanza di alternative valide alla mobilità inframetropolitana, peraltro di elevato costo e di difficile realizzazione in un contesto urbano ormai pressoch saturo, e in una situazione generalizzata di scarse risorse di investimento sia da parte degli Enti locali che dello Stato.
L'argomento è da molti anni all'attenzione della Regione, dei Comuni della Provincia e dell'Ente concedente ANAS nonché della stessa concessionaria ATIVA.
A tale proposito esistono diversi studi e proposte che però non sono state mai in grado di conciliare la richiesta della liberalizzazione con l'equità di trasferimento dei mancati introiti su altre utenze non interessate all'uso della tangenziale ed i problemi di controllo del traffico sulla stessa.
La proposta avanzata a suo tempo dall'ATIVA e all'esame dell'ANAS, per la riscossione in isointroito alle barriere terminali delle autostrade afferenti il sistema tangenziale, non trova l'accordo delle altre società interessate SATAP e SITAF, principalmente per la presenza delle uscite di Santena e di Rivoli, poste a valle delle barriere di Trofarello e di Bruere, che comporterebbero per le due anzidette società la non possibilità di riequilibrare gli introiti delle due anzidette barriere del SATT, con gli introiti riscuotibili alle barriere di Villanova e di Avigliana, con i traffici provenienti in barriera dalla tangenziale con la necessità di ricaricare la differenza sulle altre utenze autostradali, ingenerando una diseconomia sulle altre tratte ed una non equità di trattamento per l'utenza finale, a differenza di quanto succede a Carmagnola sulla Torino Savona, ove non vi sono uscite tra la tangenziale e la barriera di Carmagnola. E comunque, anche su questa tratta, ove l'isointroito è praticato da tempo, l'utenza si lamenta, considerando troppo elevato il prezzo del percorso.
Queste osservazioni sono sostanzialmente anche quelle che hanno finora determinato il non pronunciamento dell'ANAS sulla proposta ATIVA e la situazione di congelamento della situazione in essere.
Sul finire della scorsa legislatura, l'allora Assessore regionale all'urbanistica e trasporti aveva avviato un gruppo di studio tra Regione Provincia, ANAS ed ATIVA per riesaminare il patrimonio di studi fino ad allora prodotto sull'argomento e tentare quindi l'elaborazione di una nuova proposta aggiornata.
Il cambio di amministrazione della Regione dopo le elezioni comport un'interruzione nei lavori appena iniziati del gruppo anzidetto, ma anche e soprattutto perché i partecipanti erano portatori di interessi tutti legittimi, però di parte e quindi di difficile composizione.
Quindi, dopo attenta riflessione la nuova Amministrazione regionale convenne con l'Amministrazione provinciale che la stessa affidasse ad un esperto esterno alle due Amministrazioni (CSST), all'ANAS e all'ATIVA vista la complessità della materia ed i molteplici interessi in gioco, il compito di delineare una praticabile ed equilibrata soluzione tecnico finanziaria, tenendo conto delle esigenze dell'utenza e della necessità sempre più urgente, di introdurre comunque sistemi di modulazione del traffico, specialmente nelle ore di punta ed in presenza di congestione contemplando anche la possibilità già ampiamente in atto all'estero del "Road Pricing" (pedaggio d'ingresso).
Ciò anche in considerazione delle nuove competenze attribuite alle Province dalla legge n. 142/90 sulla programmazione del territorio e delle aree metropolitane.
Era previsto per lo studio in corso un primo step di verifica nel mese di giugno al fine di acquisire elementi più precisi di analisi circa la fattibilità tecnica ed economica di una possibile soluzione, alla luce dei quali avviare realistiche iniziative per una concreta risposta al problema peraltro comune a tutti i grandi sistemi metropolitani italiani e stranieri. A questo proposito, in data 26/7/1996 si è appreso dall'Assessore Campia della Provincia di Torino che è stato concluso il previsto primo step di cui sopra e relativa prima fase dello studio che è stato ufficiosamente presentato al Consiglio provinciale. In quella sede si è deciso inoltre di programmare un seminario di lavoro per i mesi di settembre ed ottobre per pervenire alla fase conclusiva.
Una risposta, questa, territoriale, ambientale ed economica, non facile ed immediata, assai complessa ed impegnativa, da attuarsi necessariamente per gradi attraverso accordi di programma, con i necessari investimenti infrastrutturali di supporto, da definirsi attentamente in un contesto urbano pressoché saturo ed assai rigido, ed in mancanza di un'autorità metropolitana in grado di coordinare e dominare le varie esigenze ed interessi localistici, ma senz'altro necessaria.
Una bella sfida da qui al 2000 ed oltre, per le intelligenze e la buona volontà di tutti.
Questa risposta è pronta fin dal mese di giugno 1996 ed è stata aggiornata al settembre 1996.
Ultimamente sono stato presente ad una riunione di diversi Sindaci delle zone interessate con la richiesta di attivare un tavolo di lavoro; ho telefonato ieri all'Assessore Campia perché fosse informato di questo e desse il suo consenso al fine di metterci in condizione di risolvere il caso, riaffidando alle quattro concessionarie il problema di tutto il nostro sistema delle tangenziali per venirne fuori magari con un consorzio delle concessionarie che stabilisca quali debbono essere i livelli dell'autofinanziamento di tutto il problema che è diventato veramente insopportabile ed insostenibile. Infatti non si tratta soltanto della questione del completamento della tangenziale, ma esplodono le realtà dei vari Comuni che avrebbero bisogno in ogni caso di poter rivedere la viabilità in modo da eliminare togliere il congestionamento che, come ho detto, diventa assai insopportabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Intervengo per esprimere l'insoddisfazione, non tanto per la sinteticità dell'intervento dell'Assessore Masaracchio, ma soprattutto perché non ha prospettato alcuna ipotesi alla soluzione del problema neppure minimale - e non è emersa neppure una lettura completa del problema così come è attualmente.
La nostra richiesta non era tanto di conoscere quali sono i comportamenti degli altri enti interessati al problema e in modo particolare non abbiamo posto l'esigenza di conoscere qual è il comportamento dell'ATIVA, della SATAP o della SITAF, ma quale è il comportamento dell'Ente Regione nei confronti di questo problema e che tipo di soluzione prospetta. L'Assessore, in sostanza, ha detto che il problema esiste, che sono stati svolti degli incontri in proposito, che si faranno dei seminari: il problema è di difficile soluzione, potrebbe esserci il consorzio e basta.
Credo che ci sia una sottovalutazione della problematica: in fondo la tangenziale di Torino è una delle più grandi infrastrutture dell'area metropolitana.
Nell'interrogazione abbiamo scritto "un'infrastruttura ormai satura" e abbiamo dato degli indicativi, credo abbastanza chiarificatori rispetto al problema. Nel 1995 114,5 milioni di transiti annuali, i transiti giornalieri sono 324.000; nel 2000 la previsione è di 388.000 transiti giornalieri, a popolazione in diminuzione.
Quindi c'è un'emergenza, nel senso che nel 2000 avremo un grande fermo della tangenziale, un traffico che non sarà assolutamente in grado di sopportare, con delle situazioni di pericolo che esistono già, soprattutto in alcuni tratti - penso alla parte relativa a Corso Regina Margherita verso Rivoli - in cui in alcune ore di punta non si può transitare.
Il problema, dal punto di vista politico della gestione del territorio qual è? E' di individuare delle ipotesi che evitino, che riducano la mobilità dall'esterno dell'area di Torino nei confronti del capoluogo. Il punto è sostanzialmente questo: non mi pare che esistano delle soluzioni diverse. E' possibile potenziare qualche pezzo dell'autostrada o fare qualche ragionamento, ma il problema è la riduzione della mobilità con il trasporto privato.
La questione vera è questa e potrebbe risolvere problemi non irrilevanti che ha il Comune di Torino. Questa mobilità privata attraverso il trasporto su gomma si può ridurre, evidentemente, con un potenziamento del trasporto ferroviario, del trasporto pubblico, oppure con un sistema di parcheggi in alcune zone di interscambio. Mi pare che questa sia l'indicazione che viene da parte di tutte le aree metropolitane: in prossimità delle ferrovie, dell'autostrada, delle strade statali, la creazione di grandi parcheggi e in quel punto dei collegamenti pubblici con il centro di Torino; questo sicuramente riduce la mobilità sul trasporto privato, decongestiona sicuramente il sistema tangenziale di Torino.
Poi esiste l'altro aspetto, che è quello della razionalizzazione del sistema del pedaggio, perché in effetti questo pedaggio è iniquo; ma questo problema non è risolvibile attraverso la buona volontà delle società autostradali. Sicuramente la SITAF o l'ATIVA o la SATAP da sole non risolveranno il problema. C'è un problema di rapporti tra le società concessionarie e l'ANAS, che è l'ente concedente, per cui quando abbiamo chiesto alla Regione di intervenire l'abbiamo posto in questa funzione cioè in una valutazione complessiva del problema, soprattutto nei confronti dell'ANAS che ha le concessioni con le società autostradali.
In conclusione, esprimo la più completa e totale insoddisfazione per la scarsa conoscenza del problema, per la mancanza di prospettive di soluzione, per la conferma che abbiamo avuto sul ruolo della Regione in questa vicenda della mobilità a Torino, che è la parte centrale della mobilità nella Regione Piemonte: una funzione di pura e semplice registrazione degli atteggiamenti degli altri attori che si rivelano purtroppo, molto più importanti della Regione. E' un limite politico.
Abbiamo avuto ancora una volta la conferma di come la Regione né in passato, ma neppure adesso, sia stata in grado di governare questi processi che vengono lasciati alla più completa e totale anarchia, che poi vuol dire la vittoria degli enti e soprattutto delle società che hanno più forza.
E' capitato in alcuni momenti che la SITAF ha avuto più forza, ha imposto alcune vicende, come è capitato che in altri momenti la SATAP ha imposto altro.
Si continua in questa completa anarchia che non permette di trovare una soluzione al problema della mobilità.
E' chiaro che il problema non si pone più come negli anni passati, non c'è soltanto un problema di verbalizzazione. C'è un problema di razionalizzazione e in ogni caso un problema di governo: come questa infrastruttura deve avere rapporti con la città di Torino, come deve avere rapporti con una serie di localizzazioni. E' un problema anche di carattere urbanistico, in sostanza. Questa infrastruttura deve essere un'infrastruttura di collegamento tra autostrade o deve avere una funzione di tipo metropolitano? E' possibile una divisione del traffico? Sono questioni di fondo; mi rendo conto che non sono risolvibili attraverso una risposta ad un'interrogazione, ma in ogni caso, per le cose dette finora esprimo insoddisfazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio per una breve replica.
MASARACCHIO, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni Prendo atto, da quello che ha detto il collega Saitta, che gli Enti locali governano in modo anarchico, in quanto le competenze sul territorio urbanistico, e anche per quanto riguarda le proposte per rivedere il sistema della viabilità, sono dei Comuni.
A parte queste battute di ordine politico, la Regione non ha competenza diretta di interferire più di tanto, e "più di tanto" significa che quello che si è fatto anche di recente presso il Ministro Burlando non è incapacità e disinteresse. E' stato il mese scorso che siamo andati da Burlando per chiarire questi problemi; comunque le competenze sono dell'ANAS e delle concessionarie, il cui rapporto è sempre finalizzato al prolungamento della concessione onde mantenere dei livelli di autofinanziamento tali da consentire gli investimenti che potrebbero esserci nel caso i Comuni facessero richiesta di attività per insediamenti di parcheggi e revisione della viabilità.
Per quanto riguarda un intervento diretto da parte della Regione vedremo quando sarà posto all'o.d.g. del Consiglio il Piano regionale dei trasporti, quale sarà il voto del Consiglio e come potremo attivare questo Piano che comporta, nel complesso di tutto il territorio, 28.000 miliardi di spesa. Pensate, il bilancio della Regione è di 20.000 miliardi! Grazie.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interpellanza n. 565 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa alle antenne paraboliche in Piazza Vittorio Veneto a Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 565 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Risponde l'Assessore Botta.
BOTTA, Assessore ai beni ambientali In riferimento all'interpellanza di cui in oggetto, si comunica che in data 25/3/1996, con deliberazione n. 60-7291, la Giunta regionale ha proposto al Consiglio l'approvazione del nuovo Regolamento Edilizio Tipo che, rispetto al testo elaborato nella trascorsa legislatura, contiene rilevanti elementi innovativi, in particolare per quanto concerne le prescrizioni costruttive funzionali e l'inserimento ambientale delle costruzioni.
Al Titolo V, art. 37, il primo argomento trattato (non contemplato nella stesura precedente), è quello relativo alle "antenne": la regolamentazione della fattispecie impone la posa in opera di impianti centralizzati nelle nuove costruzioni ed in quelle soggette a ristrutturazione e recupero e dà inoltre facoltà al Sindaco di richiedere in ogni momento, per motivi di sicurezza pubblica o tutela dell'arredo urbano, l'eliminazione delle antenne individuali e la loro sostituzione con i suddetti impianti centralizzati.
Al comma quarto, art. 32, "Inserimento ambientale delle costruzioni" si dà facoltà al Sindaco di disporre la rimozione di elementi accessori delle costruzioni che non si accordino con le caratteristiche dell'ambiente; ben si comprende che le antenne paraboliche possono, senza alcuna forzatura, rientrare in tale categoria.
Come si può constatare, quindi, la Giunta regionale, prima che l'episodio di Piazza Vittorio Veneto fosse evidenziato dagli organi di informazione, si è resa interprete della diffusa esigenza di tutela dell'integrità compositiva delle facciate degli edifici e del decoro urbano, proponendo norme atte a risolvere concretamente una situazione in palese fase evolutiva.
Non si può quindi paventare un'assenza normativa ed un'insufficiente sensibilità culturale, che semmai potrebbero riguardare la Città di Torino e l'organo di tutela del patrimonio edilizio di interesse storico artistico, se non dovessero intervenire autonomamente nell'ambito delle loro competenze istituzionali.
Si auspica dunque una rapida approvazione da parte del Consiglio di un testo che, per le intrinseche caratteristiche di flessibilità, si presta facilmente agli arricchimenti e alle integrazioni che si ritenessero opportune, sia in sede regionale sia in sede comunale. Il che rappresenta indubbiamente un importante elemento di indirizzo tecnico-amministrativo e di diffusione di una nuova cultura in campo edilizio ed urbanistico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Mi dichiaro parzialmente insoddisfatto della riposta, in questo senso: l'Assessore ha ricordato che la Regione Piemonte ha in lavorazione la bozza del nuovo Regolamento Edilizio per i Comuni e ha precisato che, all'interno dello stesso, sono anche previste le norme che regolano l'inserimento sugli edifici delle antenne paraboliche, nuovi oggetti che fanno parte delle attrezzature per il vivere civile d'oggi. Questo va bene, è la parte soddisfacente della risposta dell'Assessore: la Regione si sta attrezzando ci saranno i Regolamenti Edilizi dei Comuni, la previsione che queste antenne devono essere poste in modo centralizzato e si dà modo anche ai Sindaci di verificare l'inserimento non decoroso di antenne individuali rispetto al pubblico affaccio sulla pubblica via, quindi di rimuovere le stesse.
L'aspetto insoddisfacente è proprio nella consegna alla sola norma scritta del governo di un fenomeno che, viceversa, dovrebbe vedere iniziative della Regione Piemonte anche di altro tipo. A fronte di numerosissime installazioni "scorrette", cioè di carattere individuale su facciate di pregio (sappiamo che ogni installazione rappresenta una spesa non irrilevante, attorno al milione, milione e mezzo, anche due milioni), è difficile pensare, Assessore, che la norma che attribuisce al Sindaco la possibilità di rimozione venga poi effettivamente applicata e sia possibile gestirla, perché si va a scontrare con investimenti capillari, fatti in ogni edificio ed alloggio, di difficile gestione.
L'interpellanza sollecita, a parte gli aspetti normativi, cioè le leggi, che adegueremo in fretta - spero - anche un'attività preventiva della Regione, perché nel momento in cui, come succede in tanti Paesi stranieri, i corsi sono macchiati in facciata a queste "padelle" di 120 cm sarà difficile tornare indietro, anche con norme vigenti. La Città di Torino presenta tali inserimenti ancora allo stato iniziale (vi sono qui e là inserimenti che turbano l'ambiente urbano, ma sono pochi); si chiede accanto alle nuove norme, un'attività della Regione Piemonte di individuazione e sollecitazione dell'esistenza del problema e del fatto che vada affrontato subito, ma sul piano culturale, sul piano della cultura di una città, della cultura del cittadino, degli amministratori di stabili facendo leva su tutte le associazioni che si occupano di decoro urbano interessando, ad esempio, la facoltà di Architettura e il Politecnico di Torino, coinvolgendo le associazioni (l'Associazione Nazionale Centri Storici) e facendo riunioni di governo sul problema sin da oggi.
Convochiamo l'Associazione degli amministratori di stabili, facciamo conferenze su questo tema, induciamo cioè nei comportamenti individuali il rispetto della facciata su strada come il rispetto di una cosa di tutti.
Induciamo un clima - e per introdurre un clima occorre studiarlo propagandarlo, fare un convegno, ecc. - all'interno del quale ogni cittadino che ha una disponibilità economica e intende installare l'antenna, si autoregoli, non abbia bisogno di una norma scritta autoregoli il suo intervento rivolgendosi a tecnici specializzati in materia, e sappiamo che le installazioni di queste antenne avvengono spesso con il "fai da te". Occorre rivolgersi a tecnici specializzati in materia e sapere che ne va del decoro di tutti. Così come nessuno di noi mette nel vano condominiale i sacchetti delle immondizie, perché il vano condominiale è "sacro", così le facciate sono di tutti e occorre trattarle nel miglior modo possibile.
Questa azione preventiva di crescita di una cultura è molto più efficace se viene svolta, che non una semplice norma con la quale il Sindaco fa togliere le antenne che non vanno. Il Sindaco riesce a togliere l'antenna che non funziona se è una; ma se non agisce e nel giro di qualche anno Corso Vittorio, Piazza Vittorio e tanti viali, tante case moderne e meno moderne avranno questi inserimenti che deturpano la facciata, avremo sì la norma, ma anche la città distrutta.
Chiedo dunque all'Assessore un'attività di governo sin da oggi, che sollevi il problema, lo metta a fuoco, lo discuta anche in un pubblico convegno, in modo da creare un clima che renda applicabile questa norma.
Grazie.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 659 del Consigliere Galli relativa alla probabile interruzione totale del traffico sulla SS n. 142, dal km 41,015 al km 42,350 per 300 giorni in località di Borgomanero (NO)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 569 presentata dai Consigliere Galli, cui risponde l'Assessore Masaracchio.
MASARACCHIO, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni In merito al quesito posto dall'interrogante, il Consigliere Galli, si sono assunte informazioni presso la direzione del Compartimento ANAS di Torino. Il Direttore Capo Tecnico del Compartimento, ing. Postiglioni, ha comunicato che, nel corso di una riunione tenutasi presso la Prefettura di Novara il 19 giugno u.s., si è concordato tra il Comune di Borgomanero e l'ANAS di effettuare i lavori per la posa della fognatura comunale lungo la SS n. 142, attuando sensi unici alternati regolamentati a mezzo impianto semaforico, lungo la tratta interessata dal cantiere, senza la paventata chiusura al traffico della statale, come già peraltro effettuato per analoghi lavori lungo la SS n. 229 in Comune di Gozzano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.
GALLI Ringrazio l'Assessore per la puntualità con cui ha riferito. Volevo però stigmatizzare il comportamento dell'ANAS, che ha consentito il non blocco totale della circolazione sulla strada statale biellese utilizzando la possibilità del doppio senso soltanto nel momento in cui gli è stato praticamente imposto. La scelta iniziale dell'ANAS, bloccare l'intera circolazione sulla statale per circa 300 giorni, era dunque assolutamente ingiustificata.
Questo, tra l'altro, rispecchia una tempistica estremamente lenta da parte dell'Ente strade nel rilascio delle autorizzazioni per lavori pubblici, in contrasto con le disposizioni di agevolare e rendere i più rapidi possibile tutti gli interventi che le Amministrazioni locali intendono svolgere sulle strade e nell'ambito del pubblico.
Richiederei che l'ANAS fosse più puntuale e più corretta nelle relazioni con le Amministrazioni comunali.
Ringrazio ancora l'Assessore.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 673 dei Consiglieri Rosso e Dutto relativa alla variante SS n. 229


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 673 presentata da Consiglieri Rosso e Dutto, alla quale risponde ancora l'Assessore Masaracchio.
MASARACCHIO, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni Circa il punto a) dell'interrogazione, si è appreso dal Direttore Capo Tecnico del Compartimento ANAS del Piemonte, ing. Postiglioni - nostro referente - che il progetto di massima del primo stralcio del III lotto dalla SS n. 142 alla SS n. 229, in località Cascina Beatrice, è stato affidato in data 4/9/1996 all'ing. Maffey, risultato vincitore della gara di appalto per la progettazione, indetta a suo tempo dalla Direzione generale, assegnando allo stesso progettista il tempo di 120 giorni per la conclusione della progettazione e del mandato di raccordo per il tracciato e i relativi elaborati con i Comuni interessati e la Provincia di Novara.
Si è inoltre appreso che si starebbe esaminando la possibilità di estendere, nell'ambito dell'incarico già affidato, il mandato al suddetto progettista anche per la progettazione di massima del secondo stralcio.
Circa il proseguimento ad ovest degli abitati di Briga Novarese e Gozzano, occorrerà nuovamente un attimo di riflessione generale, visto il recente ordine del giorno del Consiglio comunale di Briga Novarese del 24 giugno u.s., nel quale il Consiglio comunale ha puntualizzato le proprie riserve circa l'ipotesi del proseguimento della variante ad ovest dell'abitato, come richiesto dall'ordine del giorno del Consiglio comunale di Borgomanero del 17 giugno u.s., invece che ad est, come da progetto di massima approvato e come da Piano Regolatore Generale Comunale vigente avanzando la proposta che il collegamento al servizio delle aree industriali dei Comuni di S. Maurizio d'Opaglio e della sponda occidentale del Lago d'Orta avvenga attualmente con il progettato proseguimento della nuova arteria statale dall'uscita della bretella di Briga.
Sull'argomento, il Servizio viabilità dell'Assessorato già ebbe modo di esprimere il proprio punto di vista, sostanzialmente favorevole all'ipotesi originaria di passaggio ad est (si allega il verbale della riunione del 5/2/1996 sull'argomento e la relazione predisposta per l'incontro con l'Associazione industriali di Novara del 18/6/1996).
In merito ai punti b), c), e) ed f) dell'interrogazione, si è appreso dall'ing. Postiglioni che nel mese di settembre è stata ultimata la perizia di variante redatta secondo le richieste relative ai punti di cui sopra, e quindi si procederà, quanto prima, a richiedere alla Direzione Generale dell'ANAS l'autorizzazione a procedere alla sua presentazione per l'approvazione.
Circa il punto d) dell'interrogazione, sono in corso colloqui definitivi con il Comune di Borgomanero e la Provincia di Novara per decidere in merito alla soluzione più opportuna da adottarsi sotto il profilo tecnico-funzionale e dei costi che saranno conclusi in questi giorni e in vista della definizione definitiva della perizia di variante di cui sopra.
Onde non farmi dire che la mia è solo una risposta burocratica semplicistica, che non approfondisce i problemi, confermo che partecipo attivamente a tutte le consultazioni di ogni ordine e grado. Perfino i Lions hanno indetto di recente una riunione affrontando il problema, che diventa, se non difficile da risolvere, sempre più articolato per le interferenze poste di volta in volta dai Comuni, soprattutto quello di Briga Novarese o di Gozzano, che ha problemi anche con il passaggio a livello ferroviario. Problemi che potrebbero essere risolti nel caso in cui ci si desse l'autorità di intervenire.
La settimana scorsa il Prefetto di Novara ha ordinato una riunione per verificare se con autorità la Prefettura possa venire a capo di una situazione che si trascina nel tempo. La progettazione, in questo momento in termini di cantierabilità, potrebbe essere già avviata dall'ANAS se solo si risolvessero questi problemi.
Si spera, anzi si pensa - comunque si può pensare - che i Comuni abbiano trovato una definitiva loro risoluzione che consenta a ciascuna zona del territorio di ovviare ai problemi esistenti.
Sin dal 1992 con la prima progettazione dell'allora Assessore alla viabilità e ai trasporti, on. Cerutti, man mano che si realizzano opere di viabilità, i Comuni consentono tali e tanti insediamenti di natura commerciale ed industriale per cui la risoluzione non è mai definitiva inoltre, insorgono quei problemi che, come ha denunciato opportunamente per taluni versi il collega Saitta, diventano insostenibili. La Regione non ha competenze dirette d'intervento, tranne che attendersi che i Comuni definiscano la loro partita così come nelle prerogative delle loro Amministrazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



PRESIDENTE

DUTTO



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Mi dichiaro soddisfatto della risposta.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione n. 670 del Consigliere Cavaliere relativa ai contratti affitto dei locali abitativi situati all'interno del Parco regionale La Mandria


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 670 presentata dal Consigliere Cavaliere, alla quale risponde l'Assessore Angeleri.
ANGELERI, Assessore ai parchi naturali Con riferimento a quanto in oggetto, si comunica quanto segue.
La trattativa sugli affitti dei locali abitativi ai residenti nel Parco La Mandria è stata svolta dal sottoscritto in quanto la medesima si è prevalentemente sviluppata nel periodo di tempo intercorrente tra l'avvenuta decadenza del precedente Consiglio direttivo e l'insediamento nei nuovi Organi dell'Ente.
In ogni caso - vorrei che il Consigliere Cavaliere prestasse attenzione, in quanto vorrei dare una risposta precisa - tale trattativa iniziatasi nei primi giorni dell'ottobre 1995, che aveva riportato l'assenso del Presidente uscente dell'Ente Parco (peraltro in carica di regime di prorogatio) data l'urgenza del problema e connessa con l'imminenza di alcuni sfratti in corso, determinava l'assoluta necessità di coprire il vuoto di potere fisiologicamente istituzionale venutosi a creare in seno all'Ente di gestione.
Inoltre, l'intera trattativa con i residenti (n. 6 riunioni circa) si è svolta con la partecipazione attiva e la presenza del Direttore dell'Ente Parco, che ha costantemente rappresentato l'Ente stesso.
Vorrei precisare che l'attività svolta dall'Assessorato in tale vicenda ha rivestito unicamente caratteri tecnico-istruttori propedeutici alla decisione definitiva di competenza dei nuovi organi dell'Ente. Infatti in adunanza del 17/5/1996 il Consiglio direttivo dell'Ente Parco La Mandria ha approvato con propria deliberazione - come peraltro già ricordato dal Consigliere interrogante - l'intera trattativa condotta e le risultanze della trattativa stessa.
Si ritiene quindi che l'Assessorato abbia positivamente contribuito alla soluzione di questo problema che, per il periodo in cui è venuto a maturazione, non avrebbe avuto da parte pubblica alcun interlocutore.
Questo è l'unico, vero motivo per il quale l'Assessorato si è proposto come interlocutore con l'Ente Parco della Mandria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Non avevo posto solo questo quesito relativo alla sua interlocuzione sul problema, ma anche un giudizio di merito su una questione che ritengo abbastanza poco consona.
All'inizio la gestione de La Mandria aveva portato ad una definizione che in qualche modo concedeva - in assenza di un utilizzo diverso dei locali - in affitto i locali a dipendenti, ma non solo a dipendenti. Credo che se questa cosa avesse in qualche modo una ragione all'origine, non ne ha più molte nel susseguirsi degli eventi, anche perché gli stessi contratti di locazione non sono nemmeno ad equo canone.
In questo modo siamo in un regime di socialismo reale: ai dipendenti si dà la casa. Se questa è la politica del nostro Ente, non la ritengo molto buona, perché si tratta di utilizzare il patrimonio abitativo utilizzabile esistente all'interno de La Mandria per i progetti relativi all'Università e a tutte le questioni che sono state più volte ricordate. Nella fattispecie, l'Assessore non solo ha concordato la situazione precedente ma addirittura ha deciso di provvedere alla stipula di nuovi contratti di affitto per nuove entità.
Questo, Assessore, lo spieghi! Se questa è la politica del nostro Ente stiliamo una graduatoria per assegnare queste abitazioni ai cittadini meno abbienti della regione, visto che si intende ancora allocare nuove abitazioni all'interno del Parco La Mandria. Lei, Assessore, ha firmato quattro nuovi contratti di affitto in quell'accordo che lei stesso ricordava.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Angeleri.
ANGELERI, Assessore ai parchi naturali Vorrei chiarire al Consiglio e all'interrogante, Consigliere Cavaliere che la trattativa, come ho già avuto modo di dire in precedenza, è stata condotta dal sottoscritto sia perché non esisteva un interlocutore, ma soprattutto perché era un'annosa vicenda che si trascinava ormai da parecchi mesi, creando, all'interno dell'Ente stesso, motivi di forte tensione tra il Consiglio direttivo e i dipendenti. Era una situazione che rischiava di creare una paralisi all'interno della struttura che - torno a ripetere - è la proprietà regionale più importante.
Non potevamo, in un periodo di vacanza di potere, permetterci tutto questo. Per cui siamo andati a questa trattativa e abbiamo cercato di dare un contributo che non è stato, come dice il Consigliere Cavaliere, di tipo assistenziale nei confronti dei dipendenti, in quanto i contratti stipulati paragonati a quelli del passato - sono completamente diversi e rispettano le regole dell'equo canone. Non è vero, Consigliere Cavaliere, che non sono contratti ad equo canone, basta guardare le metrature e le tariffe.
Quindi abbiamo applicato né più né meno quello che la legge stabiliva.
In questo modo abbiamo ottenuto il risultato di incassare più soldi, che ovviamente vanno a beneficio della Regione, ma abbiamo anche riportato all'interno del Parco de La Mandria, grazie a questo contributo di interlocuzione, un clima di collaborazione che oggi è verificabile ed è stato portato avanti nel rispetto di tutte le leggi possibili.
Mi sembra che questo sia un servizio che abbiamo fatto, e non abbiamo certo applicato una politica da socialismo reale quale lei prima denunciava.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE A questo punto cosa dire all'Assessore, che ritiene del tutto giusta questa politica? C'è anche Villa Bonomi da affittare: la affitti a qualcuno ad equo canone, così gestiamo in questo modo La Mandria.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza n. 573 dei Consiglieri Manica, Bortolin, Riba e Vindigni relativa alla variante PRG del Comune di Pombia


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 573 presentata dai Consiglieri Manica, Bortolin, Riba e Vindigni.
Risponde l'Assessore Botta.
BOTTA, Assessore all'urbanistica In riferimento all'interpellanza di cui all'oggetto, si precisa quanto segue.
La struttura competente all'esame ed all'approvazione degli strumenti urbanistici dell'Assessorato ha formalmente esaminato la proposta avanzata dal Comune di Pombia con la variante n. 3 adottata con DC n. 39 dell'8/9/1994, con relazione del Settore in data 27/11/1995, svolta tenuto conto anche del parere del Settore Beni Ambientali in data 28/8/1995 formulando osservazioni e rilievi.
La pratica è stata sottoposta all'esame della Commissione Tecnica Urbanistica in data 20/12/1995, che nel condividere parzialmente il parere espresso ha però ritenuto, in particolare per il punto motivo di interpellanza, di restituire la pratica in controdeduzione al Comune ai sensi del comma tredicesimo dell'art. 15 della L.R. n. 56/77, richiedendo per l'attuazione di tale area la preventiva presentazione di uno strumento urbanistico esecutivo nonché l'esclusione dalla normativa della possibilità di attuare interventi finalizzati alla grande distribuzione, ciò al fine di far salvi alcuni capisaldi e alcune verifiche per porre tale scelta al riparo da ipotetici stravolgimenti con previsioni incoerenti con l'assetto territoriale.
La nota in data 1/2/1996, a mia firma, della formale richiesta di controdeduzioni al Comune ai sensi del tredicesimo comma dell'art. 15, nel recepire le richieste della Commissione Tecnica Urbanistica ha ritenuto maggiormente cautelante la puntualizzazione che lo strumento urbanistico esecutivo avvenisse a mezzo di iniziativa pubblica.
In data antecedente alla trasmissione della mia nota assessorile e precisamente il 17/1/1996 è stato reso noto alla Commissione Tecnica Urbanistica l'ordine del giorno del Consiglio provinciale di Novara in merito alla variante di Pombia pervenuto al protocollo generale dell'Assessorato in data 21/12/1995 che non ha modificato l'atteggiamento già assunto in merito alla pratica dalla Commissione in data 20/12/1995.
A tutt'oggi non risulta che l'Amministrazione comunale di Pombia abbia provveduto ad esprimersi in merito alle richieste di modifica comunicate in data 1/2/1996.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.
MANICA Le ragioni di questa interpellanza nascevano principalmente, come è anche chiaro dall'iter che la pratica ha avuto e che l'Assessore ci ha qui ricordato, da una prima valutazione da parte degli uffici in ordine a questa variante, che rivolgevano all'Amministrazione comunale di Pombia una serie di osservazioni piuttosto consistenti in ordine alla terza variante.
Tra quelle osservazioni, avanzate dagli uffici e dai tecnici dell'Assessorato, e il momento successivo, ci sono state più riunioni della CTU in cui si è esaminata questa pratica; tra le osservazioni degli uffici e le osservazioni poi fatte dalla CTU vi è una rilevante diversità in ordine alle osservazioni e al merito delle stesse.
Questa diversità, tra le osservazioni dei tecnici dell'Assessorato e quelle della CTU, è rispecchiata dalle osservazioni che la Provincia di Novara fa in ordine a questa terza variante, che sono molto più simili alle prime valutazioni degli uffici dei tecnici dell'Assessore.
Il punto su cui sostanzialmente ci si interroga è che lì ci troviamo in una fascia particolare, come evidenziato anche dal Piano Territoriale Regionale: una fascia che comincia ad essere adiacente e coinvolge tutta la fascia collinare del medio novarese, fascia importante che il Piano Territoriale Regionale - che adesso è in Commissione e che verrà presto in aula - riconferma come un'area di particolare importanza e significato.
Debbo dire che le stesse osservazioni che la Provincia e le Amministrazioni comunali hanno avanzato all'Assessore al momento in cui lui ha svolto le consultazioni sul territorio, e in particolare nella Provincia di Novara tendevano ulteriormente ad una riconferma dell'importanza di quella fascia del suo rispetto e del significato che questa poteva avere.
In ordine alle osservazioni che la stessa Amministrazione provinciale e che anche le Amministrazioni comunali e amministratori di quell'area hanno sostanzialmente fatto e sull'ordine di modifica territoriale che questo intervento determina, che determina non solo per quanto di competenza dell'area territoriale del comune di Pombia, ma anche per un'area che ha un rilievo intercomunale e un rilievo particolare all'interno del Piano Territoriale Regionale, che poi così sollecitato verrà senz'altro recepito dal Piano Territoriale Provinciale, non sono soddisfatta della risposta dell'Assessore.
Pertanto questa è una situazione complicata: non sono soddisfatta della risposta dell'Assessore nel senso che non sono riuscita a cogliere dalla sua risposta, per quanto documentata e circostanziata, le ragioni reali della modificazione di opinione da parte degli organismi regionali e della così grande difformità tra organismi diversi, i tecnici dell'Assessorato e la Commissione Tecnica Urbanistica. Non ho trovato giustificate e spiegate le ragioni di questa consistente modificazione a così poco tempo di distanza che lascia francamente perplessi.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Ferrero, Cavallera, Rosso e Viglietta.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Gruppi consiliari

c) Nomina del Presidente del Gruppo consiliare del PPI


PRESIDENTE

Comunico che in data 6/12/1996 il Gruppo consiliare del PPI ha deciso di nominare quale proprio Presidente il Consigliere regionale Antonio Saitta.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Relazione del Presidente del Consiglio regionale in merito al progetto "Stati Generali del Piemonte"


PRESIDENTE

E' stato richiesto, da parte della Conferenza dei Capigruppo, di svolgere una relazione sullo stato di avanzamento degli Stati Generali ed è stato anche richiesto, mi pare dal Consigliere Chiezzi, che stamane l'Assessore D'Ambrosio potesse rispondere, o al limite illustrare, i criteri di indirizzo per la nomina dei Direttori generali. Credo che l'Assessore D'Ambrosio sarà in grado di soddisfare tale richiesta subito dopo la mia relazione.
Attività.
Il progetto Stati Generali del Piemonte - come i colleghi ricorderanno ha preso il via più di un anno fa, con la costituzione di un gruppo di lavoro misto (composto da funzionari della Regione e dai Gruppi consiliari), con il compito di redigere le "tesi" del "Documento Programmatico".
Le proposte di lavoro, suddivise nelle quattro aree del progetto Identità, Istituzioni, Impresa lavoro e sviluppo, Ambiente - arricchite dal contributo di diversi Gruppi politici, sono state raccolte in un fascicolo che - tra il dicembre 1995 ed il febbraio 1996 - è stato distribuito in alcune migliaia di copie ai rappresentanti delle diverse componenti della società piemontese.
Dopo la promulgazione della legge istitutiva, avvenuta nel marzo 1996 il primo grande appuntamento a rilevanza esterna è stato l'insediamento del Consiglio degli Stati Generali, organismo composto da circa 250 persone individuate come rappresentanti delle istituzioni e delle varie istanze culturali, economiche e sociali del Piemonte. Sulla manifestazione del Lingotto, tra le molte positive, sono state registrate anche alcune voci di dissenso sull'enfasi data all'iniziativa.
Desidero in merito fare due considerazioni: innanzitutto la scelta dell'Auditorium è stata obbligata, in quanto l'esigenza di dover ospitare 2.000 persone in condizioni di efficienza ed operatività ha escluso a priori tutte le altre possibili opzioni; inoltre la regia della giornata era collegata all'esigenza e alla consapevolezza che questa doveva essere il vettore positivo di un percorso lungo tre anni.
La risposta ottenuta, più di 2.000 partecipanti tra mattina e pomeriggio, l'adesione di più della metà dei Sindaci della regione, la qualità del dibattito, un centinaio di articoli pubblicati dai grandi quotidiani nazionali e dai giornali locali, i servizi trasmessi dalle principali reti televisive italiane e da quelle a diffusione regionale stanno a dimostrare che gli Stati Generali, da un lato, rispondono all'esigenza di una rinnovata progettualità politica e culturale e dall'altro, confermano che sono una possibile risposta ad esigenze diffuse e reali.
I lavori sono proseguiti quindi con l'appuntamento al Castello di Santena, dove a luglio si è riunito il Comitato Esecutivo.
L'attività degli Stati Generali è poi proseguita in autunno con due appuntamenti: la riunione del Comitato Esecutivo e la II convocazione a Torino del Consiglio degli Stati Generali.
Il 2 dicembre, nell'ottica di un'attenzione e di un coinvolgimento forte di tutte le realtà provinciali della nostra regione ed in attuazione di quanto deliberato a luglio dal Comitato Esecutivo, ha avuto luogo la I Conferenza generalista provinciale a Cuneo.
La struttura.
Il progetto degli Stati Generali si avvale in modo articolato delle diverse competenze e strutture funzionali del Consiglio regionale, in relazione agli specifici obiettivi da perseguire.
La struttura permanente è composta da quattro persone: un dirigente in posizione di comando al Settore Studi; due funzionari di VIII qualifica, di cui una distaccata dall'Ufficio di Gabinetto; un funzionario di IV qualifica distaccata dalla Segreteria del Presidente.
Ai lavori degli Stati Generali collaborano, in relazione alle specifiche attività e in forma coordinata e continuativa, il Settore Relazioni Esterne, il Gabinetto del Presidente, il Settore Segreteria del Consiglio e come referenti d'area tre dirigenti del Settore Processo Legislativo e Segreteria del Consiglio.
Gli stessi dirigenti e funzionari che ho appena indicato - più due della Giunta regionale - dieci in tutto, costituiscono il Comitato Tecnico.
Le collaborazioni.
Contemporaneamente alla struttura funzionale di supporto al Progetto l'Ufficio di Presidenza ha individuato i componenti del Comitato Culturale essi sono: Giuseppe De Rita, Arnaldo Bagnasco, Giorgio Lombardi, Tullio Regge, Sergio Ricossa, Gianni Vattimo, Umberto Eco, Andreina Griseri, Rita Levi Montalcini e Carlo Rossella. Contestualmente l'Ufficio di Presidenza ha istituito il Comitato Storico-Scientifico, i cui membri sono: Piero Melograni, Isabella Ricci Massabò e Marcello Veneziani.
Il Comitato Culturale, per conseguire gli obiettivi del progetto, ha predisposto, con riferimento alle quattro aree, un programma di attività e di ricerche da sviluppare per tre anni.
A tal fine, su proposta dei referenti d'area, professori Vattimo Lombardi e Ricossa e su conforme decisione del Comitato Culturale l'Ufficio di Presidenza ha deliberato, tra ottobre e fine novembre, alcuni incarichi per la redazione di un rapporto sui campi d'indagine in cui sono articolati i programmi di attività.
I ricercatori e gli esperti attualmente impegnati in questa attività sono ventotto, con un onere a carico degli Stati Generali di 110 milioni.
In questo contesto, non figurano ancora le ricerche da attivare per l'Area Ambiente, nonché l'ultimo punto, relativo alle problematiche della Resistenza, del progetto Vattimo.
I professori Vattimo e Lombardi si avvalgono di ricercatori - i dottori Sergio Mamino, Giuseppe Iannantuono (Area Identità) e Aimone Roero di Monticello - per la stesura di progetti specifici e per l'effettuazione di ricerche e interviste sul territorio regionale. Con costoro sono state stipulate singole convenzioni. Una parte delle spese sopraindicate è sostenuta dagli interventi di sponsor, come potremo vedere più avanti.
Spese.
Una prima notazione tecnica: poiché la legge istitutiva degli Stati Generali è entrata in vigore nel marzo 1996, e quindi ad esercizio finanziario già avviato, per consentire l'avvio del progetto e per potervi assicurare le risorse finanziarie, l'Ufficio di Presidenza ha provveduto con una variazione interna al capitolo 60 e con la conseguente riduzione delle risorse per le consulenze, per le attività esterne del Consiglio, per quelle delle Consulte, esclusione fatta per le risorse destinate al Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e principi della Costituzione, la cui dotazione è rimasta pertanto invariata - ad assegnare agli Stati Generali un budget di 400 milioni.
Una seconda osservazione che vorrei sottoporre alla vostra attenzione è relativa al fatto che sulle risorse per il progetto hanno anche inciso voci che sono marginali all'attività specifica degli Stati generali: ne sono un esempio la partecipazione al Salone del Libro per 40 milioni e la produzione di materiali informativo-promozionali per altri 20 milioni circa.
Entrando nel merito della questione, è evidente che la parte più significativa della spesa complessiva è quella relativa all'insediamento del Consiglio al Lingotto.
Le voci in uscita sono le seguenti: Voci Spese Primi adempimenti organizzativi: L. 32.051.000 Affitto sala auditorium: L. 16.724.260 Servizi di assistenza per la giornata: L. 19.368.387 Videoproiezione, impianto scenografico, luci, audio, riprese TV: L. 74.924.909 Servizio di autonoleggio taxi: L. 794.735 Pubblicità: inserzioni su quotidiani e settimanali: L. 16.629.004 Studio e realizzazioni grafiche: stampa manifesti, cartelline, inviti pass, catalogo, programmi, buste, segnaposti: L. 69.909.776 Materiale vario: L. 1.499.200.
Totale L. 231.901.271.
A fronte di queste spese, gli Stati Generali hanno potuto contare su sponsorizzazioni e contributi in finanziamenti e servizi per un totale di L. 321.000.000.
Ente/impresa Importo del contributo Fondazione Cassa di Risparmio di Torino: L. 100.000.000 Ommnitel: L. 50.000.000 CCIAA di Torino: L. 30.000.000 CCIAA di Vercelli: L. 4.000.000 Fondazione S. Paolo di Torino: L. 100.000.000 FIAT (una pagina di pubblicità): L. 17.000.000 Martini Rossi: L. 20.000.000 Totale L. 321.000.000.
Una prima considerazione che balza evidente e che desidero sottolineare positivamente, è che non tutte le risorse reperite attraverso gli sponsor sono andate per la cerimonia di insediamento, ma che una quota è stata accantonata per coprire le spese relative alle collaborazioni professionali.
Per quanto attiene a quest'ultima voce, gli impegni deliberati dall'Ufficio di Presidenza ammontano a complessive L. 265.000.000 riferentesi al 1996 e parte al 1997, di cui: Comitato Culturale: (De Rita, Bagnasco, Lombardi, Regge, Ricossa e Griseri): L. 155.000.000 Area Identità (diciannove esperti): L. 52.500.000 Area Istituzioni (cinque esperti): L. 12.500.000 Area Impresa (un esperto): L. 15.000.000 Collaboratori (tre): L. 30.000.000.
Totale L. 265.000.000.
Le spese sostenute per la Conferenza di Cuneo sono state completamente coperte dai contributi in finanziamenti e servizi pervenuti da Enti, banche e aziende private.
Desidero infine ricordare che nell'incontro avuto il 10 ottobre con Marcellino Oreja e l'Ambasciatore Cavalchini a Bruxelles si sono poste le basi per una collaborazione anche finanziaria con l'Unione Europea attraverso progetti mirati che potranno toccare le diverse aree degli Stati Generali. Ci sono cioè tutti i presupposti per partecipare, a partire dal 1997, ai bandi d'intervento CEE nei diversi settori di competenza degli Stati Generali.
I collaboratori individuati sono i seguenti: Area Identità Punti progetto Vattimo Esperti: 1) Associazionismo: Enzo Cucco 2) Il dialetto: Michele Straniero 3) La conservazione e la fruizione dei beni artistici: Enzo Biffi Gentile 4) Arte contemporanea: Massimo Melotti 5) Cinema, teatro, musica: Liborio Termine/Paolo Bertetto 6) Storie Locali: Alida Malerba 7) Le istituzioni culturali: Lorenzo Mondo/Scamuzzi 8) Cultura popolare: Michele Straniero 9) Le altre culture: Allasino 10) La marginalità: Sergio Scamuzzi 11) Scienze e tecnologie: Mario Rasetti 12) Immagini del Piemonte nella letteratura del '900: Carlo Ossola 13) Cultura politica piemontese: Giacomo Bottino 14) Storia orale: Michele Straniero 15) Individualità caratteristiche: Alberto Papuzzi 16) Realtà cittadine caratteristiche ed esemplari: Vera Comoli Mandracci 17) Realtà religiose: Monsignor Franco Peradotto 18) Pensiero e realtà femminili: Aida Ribero 19) Storia e cultura militare: Gen. Oreste Bovio Progetto Lombardi.
Esperti: Walter Barberis Rinaldo Comba Mario Dogliani Carla Gobetti Dora Marucco.
Progetto Impresa, lavoro e sviluppo: prof. Ricossa dott.ssa Renata Allio.
Rimane ancora il settore relativo alla Resistenza, il cui esperto deve essere ancora individuato.
Comunque, farò pervenire questa mia relazione a tutti i Capigruppo affinché possano prendere visione di tutte le cifre e di tutte le persone.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Gli Stati Generali, iniziati a marzo, hanno svolto un tratto di cammino ed è possibile, a questo punto, svolgere qualche considerazione su cosa essi siano, che tipo di attività abbiano svolto, quali obiettivi abbiano raggiunto.
Ricordo che il mio Gruppo aveva votato favorevolmente alla legge istitutiva degli Stati Generali, con la fiducia che questa iniziativa fosse l'occasione, in un momento di afasia o di monotonia anche culturale, di far emergere quanto è esistito ed esiste in Piemonte sotto vari punti di vista: economico, sociale, culturale, storico ed ambientale. La fiducia era soprattutto che gli Stati Generali potessero dare voce a chi di solito non ce l'ha, ma che agisce in Piemonte, conta, fa parte di questa realtà e che stante la situazione della circolazione delle opinioni e delle idee, si trova in una posizione di svantaggio. Quindi il nostro Gruppo pensò: "Se questo nuovo organismo sarà un luogo in cui i pensieri, le idee, le cose che si fanno o si auspicano possono tutte insieme emergere così da permettere una riflessione sul passato ed una sul presente e di far emergere le opzioni che da varie parti si individuano come quelle su cui sarebbe bene o possibile incamminare il Piemonte, se gli Stati Generali saranno tutto questo, allora tentiamo questa avventura".
Rispetto a queste nostre speranze, cosa sono stati gli Stati Generali fino ad oggi? Sono stati soprattutto la rappresentazione della classe dominante, il luogo in cui chi ha voce e l'ha sempre avuta, ne ha avuta ancora una volta di più, mentre non si sono sentite le voci che di solito non hanno udienza. Si tratta di una carenza grave, che caratterizza in modo negativo questa prima fase di avvio, evidentemente un po' elitaria.
Elitaria sia nella scelta dei responsabili dei vari settori di lavoro (gli Stati Generali fanno leva sulla cultura ufficiale, dominante, già strutturata) sia all'interno delle Università, del mondo della cultura, del mondo economico. Non sono state "interpellate" - e poteva forse essere fatto - le culture di carattere non accademico, che pure esistono, e quindi c'è un certo elitarismo nell'avvio e nell'assegnazione delle responsabilità.
A ciò fa contorno, almeno per ora, un'assenza di contributi da parte di questi settori sociali ed economici, rimasti inespressi per una serie di ragioni.
Un altro elemento negativo è che questi Stati Generali presentano sul Piemonte delle tesi di parte, tesi di governo. Essi invece - si era detto non devono essere il luogo in cui si decidono o si propagandano scelte di governo, ma il luogo in cui tutti possono discutere possibili scelte di governo.
Ebbene, ho invece verificato che nella stesura di alcuni documenti nelle varie aree di lavoro - si affermano tesi non accompagnate da altre tesi che pure esistono. Quindi gli Stati Generali stanno rischiando di svolgere un lavoro che potrebbe essere quello di una Giunta regionale, cioè scegliere cosa finanziare o quale sia lo sviluppo auspicabile: ma questo è tema di governo, non da Stati Generali! All'interno degli Stati Generali si dovrebbe avere - se si parla e si può parlare di scelte di governo - il panorama di tutte le scelte che, su un dato oggetto, sono disponibili nella realtà economica, sociale e politica. Ciò invece non sta accadendo né nei documenti generali, né nelle relazioni svolte, né nei primi interventi che si sono potuti udire ad esempio a Cuneo, dove si è svolta la prima esperienza di assemblea generalista, che si riproporrà in tutte le Province.
A Cuneo si è svolta una prima conferenza, con tutti i caratteri di sperimentazione che essa inevitabilmente ha, però io svolgo dei rilievi critici.
A Cuneo noi abbiamo trascorso quasi tutta la mattinata ad ascoltare due relazioni, una del Sindaco della città, l'altra del Presidente della Provincia di Cuneo: due relazioni di uomini di governo che proponevano agli Stati Generali, i quali risposte non ne possono dare, la necessità di compiere le scelte che loro, Sindaco di Cuneo e Presidente della Provincia auspicano nella propria attività di governo, riproponendo le cose che sappiamo. Questa mi sembra un'interpretazione degli Stati Generali anomala ed impropria: non abbiamo istituito gli Stati Generali né riunito in un'assemblea i rappresentanti prescelti (poi anche qui bisogna vedere chi è stato prescelto) per discutere la politica del Sindaco di Cuneo o del Presidente della Provincia. Posso anche provare ad accettare che non possa non essere altrimenti (si fa un'assemblea, viene il Sindaco, cosa vuoi che dica più che ciò che sta facendo), ma se così è, allora la richiesta che il nostro Gruppo aveva presentato che tutte le voci avessero accesso agli Stati Generali dovrebbe comprendere, accanto alle tesi sostenute dal Sindaco e dal Presidente della Provincia di turno, il palco per le voci dell'opposizione, qualunque esse siano, qui e là, perché se tesi vanno affermate negli Stati Generali, altre tesi che sono in campo dovrebbero trovare diritto d'accesso. Viceversa noi abbiamo assistito ad un intervento lo dico in senso buono - propagandistico di questi due vertici dell'Amministrazione che non ha avuto, sui medesimi temi, un contraltare di altre voci, altri strumenti. Per continuare in questo modo, è meglio smetterla.
Gli Stati Generali non sono la Giunta supplente della Giunta regionale né il luogo in cui un Sindaco possa andare a chiedere qualcosa, perché i luoghi a ciò idonei sono il governo regionale, i Ministeri, la CEE e via dicendo.
Tutto ciò sconta anche la difficoltà di un progetto voluto dal Presidente Picchioni, il quale, accettando sia le nostre critiche sia che gli Stati Generali non fossero tutto quello che ho detto, di certo impegna la comunità regionale in un compito che non è facile, in quanto non usuale.
L'esperienza, ad esempio di tutti gli amministratori, è inevitabilimente un'esperienza molto concreta, si basa sui bisogni delle realtà amministrate, sulla richiesta di investimenti, su attese che durano anni ed anni per risolvere certi problemi. Lo sforzo che si chiede a tutta la comunità, cominciando dagli amministratori, è di staccare quella spina e di non farne l'unico veicolo di una comunicazione agli Stati Generali. Se questa spina non può essere staccata dai soggetti responsabili delle Pubbliche Amministrazioni, allora sono gli Stati Generali, è il Presidente Picchioni, che li dirige, a dover inserire le altre spine. E nel momento in cui viene a conoscenza che le relazioni dei vertici amministrativi sono di un certo tipo, deve organizzare le conferenze generaliste in maniera tale che, nell'arco della mattinata, una tesi possa, se viene richiesta, se esiste, se ha un promotore, essere espressa in modo che gli Stati Generali siano veramente non la passerella di qualcuno che aspetta un ponte da trent'anni e continua a chiederlo, ma il luogo in cui un Sindaco parla dei problemi della propria città e pure l'opposizione del Consiglio comunale su quei problemi, può esprimersi.
Ciò è chiaramente difficile, come difficile è la nostra scommessa: il cimento non su una propaganda, ma su una riflessione, perché la riflessione o è plurima o è propaganda. A Cuneo è stata propaganda. In quella sede ho sentito pochi interventi (sono rimasto fino alle ore 17,30) che hanno riflettuto sul tema difficile che noi proponiamo. Si tratta di una riflessione a tutto campo, senza rete, senza obiettivi di governo immediati, guardando molto in là e facendo leva su culture. E' difficile stare in tema, ma noi, Presidente, dobbiamo cercare di rimanerci.
Voglio proporre una tesi espressa dal Presidente della Scuola di Amministrazione Aziendale, in quanto mi sembra che evidenzi bene il problema che sollevo. Una delle proposte di attività degli Stati Generali concerne la creazione di un tavolo che accosti il mondo della scuola al mondo della produzione. Il Presidente - mi scuso: non ricordo il nome - ha detto che è bene che scuola, industria e produzione abbiano legami stretti perché in tal modo la scuola può sapere ciò di cui ha bisogno l'industria e viceversa. Questa è una tesi, sostenuta dalle Associazioni industriali, che cerca di influire nell'attività scolastica in modo tale da inserire al suo interno degli elementi che possano servire all'industria. E' comunque una tesi, ce ne sono anche altre.
Come Gruppo, riteniamo - viceversa - che un accostamento di questo genere sia potenzialmente nocivo per un pieno sviluppo della personalità degli educandi e di chi frequenta la scuola e che ridurre la scuola ad un rapporto con l'industria sia un elemento da discutere.
Se è così, non è corretto che negli Stati Generali trovi spazio solo questa proposta, perché ce ne potrebbero essere altre, ad esempio quella di uno spazio di collegamento tra scuola, mondo del lavoro, organizzazioni sindacali, associazioni ambientaliste e - perché no? - associazioni politiche.
Le richieste di accostamento della scuola al mondo esterno possono essere cento. Perché si sceglie che gli Stati Generali impieghino delle risorse per "quel" tipo di accostamento? E' sbagliato: o facciamo emergere tutti i possibili accostamenti oppure, trattandosi di tesi, ci siano le antitesi, altrimenti una tesi di questo genere non è compatibile con l'affermazione di generalità.
Sono queste le riflessioni critiche, molto critiche, che ad oggi mi sento di svolgere. Chiedo che nelle prossime conferenze generaliste questa riflessione possa avere una conseguenza; aspetto conseguenze anche sugli altri temi (chi non ha voce) e sollecito una sobrietà nella spesa che fino adesso non ho visto. Ben vengano gli sponsor, ma mi sembra che sul piano delle spese si stia veramente esagerando, anche rispetto ai risultati che si stanno ottenendo. L'incontro di Cuneo sarà tutto a carico degli sponsor però un'assemblea come quella la ritengo impropria e da non finanziare.
Spero che nelle prossime assemblee generaliste si tenga conto di questi aspetti e che i contenuti che usciranno da queste assemblee siano veramente in sintonia con quello che gli Stati Generali si era detto che fossero, ma che fino adesso io verifico per larga parte non sono.
Ringrazio il Presidente dei tabulati che ci fornirà e della sua relazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Spero, Presidente, che lei non si arrabbi se criticherò un po' gli Stati Generali; comunque la mia posizione è sempre stata - credo - franca rispetto all'argomento.
Noi non abbiamo negato la necessità di una grande riflessione, che un organismo come il nostro si faccia anche promotore, oltre che delle azioni quotidiane, anche nel cercare di immaginare quali possano essere tali azioni. Tuttavia crediamo che si sia agito nella forma più sbagliata, nel senso che si è fatta diventare preminente tale attività; mi pare addirittura che sia diventata la maggiore attività del Presidente del Consiglio, proprio per come è stata impostata, e credo che abbia tolto al Consiglio le energie necessarie per svolgere i compiti che gli sono propri.
Un Consiglio che opera dopo una fase molto travagliata della politica piemontese (e non solo piemontese), un Consiglio di transizione, molto probabilmente (chissà quanto durerà questa transizione che non vuol finire). Evidentemente le azioni, l'energia, gli atti di questo Consiglio dovrebbero essere tutti profusi a capire come poter cambiare, modificare aggiustare questa istituzione, prendendo atto delle debolezze strutturali di questa Giunta.
Una Giunta che non sta configurando una coerente azione di governo, ma che sta navigando a giorno, senza prefigurare ai piemontesi un'ipotesi di sviluppo della loro Regione.
Questa la critica fondamentale: non la necessità di una riflessione, ma i modi, le forme che ne hanno prevaricato il contenuto. Stanno diventando "forma", questi Stati Generali.
Inoltre, mi consenta, Presidente, è vero che sono state coinvolte figure fondamentali della cultura, della nostra Regione; ma proprio per significare questa fase di transizione, questa difficoltà, accanto a queste figure ne emergono altre, anch'esse emblematiche della storia. Mi riferisco a Biffi Gentile; mi impressiona che i destini del Piemonte del Terzo Millennio ci vengano indicati da Enzo Biffi Gentile: non mi pare di essere prima della Rivoluzione, ma di essere già con Luigi XVIII! Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Grazie, Presidente. Non so bene da dove iniziare. Personalmente, non sono assolutamente negativo nei confronti degli Stati Generali; anzi, come Gruppo avevamo aderito con entusiasmo e sicurezza a questo grande ed ambizioso progetto, di cui però non ci sfuggiva il fatto che avrebbe avuto difficoltà, soprattutto all'inizio, di sostanza e di visibilità. Il progetto è talmente ampio ed ambizioso che si corre il rischio di non giungere mai a nulla e di non riuscire neanche ad individuare precisamente delle direttrici di movimento nelle quali il progetto si sarebbe dovuto delineare, costruire e sostanziare.
Nella riunione fatta a Torino c'è stato consegnato un primo documento da parte di alcuni "Capi area", un documento in cui era contenuta una serie di idee. Ed ecco la prima cosa che, personalmente, non leggo positivamente.
Ho notato due impostazioni veramente pluralistiche ed altre due leggermente tendenziose. Le prime due fanno riferimento - manco a dirlo - al prof.
Lombardi e al prof. Ricossa; le seconde due fanno riferimento al prof.
Vattimo e al prof. Regge.
Se il prof. Ricossa parla anche di una sottoarea sul pensiero e sullo svolgimento storico del movimento operaio, il prof. Regge non fa alcun riferimento al problema del nucleare.
Due studiosi, uno di area liberista e non solo liberale, che tiene presente che nella storia del Piemonte e nell'identità degli Stati Generali ci mancherebbe altro! - esistono, sono esistite, continuano ad esistere e continueranno ad esistere impostazioni culturali e storiche opposte alla sua; l'altro, studioso in campo ambientale, non prende neanche in considerazione un'area tecnico-scientifica, parlando di ambiente importante come quella nucleare.
Dico queste cose partendo da una lettura molto sommaria; se fosse stata più approfondita ci sarebbero tante altre cose.
Il prof. Lombardi fa poi un'ampia digressione; il prof. Vattimo invece, la limita assai più, a mio avviso, alla sua impostazione culturale e coglie la palla al balzo per inserire nell'Area Identità degli Stati Generali del Piemonte, l'identità antifascista.
Su questo vorrei fare una riflessione, anche politica, pregando però il Presidente della Giunta e i colleghi del Consiglio, onde non possa essere frainteso il mio pensiero, di prestare venti secondi di attenzione - per il resto possono continuare giustamente, come faccio io sempre, a fare altre cose in Consiglio.
Riflessione sull'identità antifascista degli Stati Generali del Piemonte. Secondo me, nell'accoglimento di questo suggerimento si cade in un grave errore di metodo; voglio prescindere dal tema, ma pongo una questione di metodo.
Nel Piemonte si è affermata storicamente (durante la guerra, dopo la guerra, attualmente) una forte identità antifascista, che nessuno nega, che da parte nostra non vogliamo assolutamente negare, che accogliamo con grande dignità di pensiero, sia per gli uomini che l'hanno rappresentata sia per quelli che la rappresentano. L'errore di metodo sta, a nostro avviso, nello storicizzare l'identità antifascista; a questo punto dobbiamo inserire negli Stati Generali del Piemonte l'identità risorgimentale ed anche, se desta scandalo, l'identità fascista.
Faccio riferimento a quanto ha detto il Consigliere Chiezzi: la riflessione plurima: tutte le voci e tutte le tendenze, anche quelle non accademiche, anche quelle della cultura non ufficiale, devono avere voce negli Stati Generali del Piemonte. Mi chiedo dunque se l'approccio sull'identità del Piemonte decade - non scade, signor Presidente, ma "decade" - approccio e riflessione anche storici, decidendo da dove si vuol partire, se dal primo nucleo storico del Piemonte o, prendendola più da vicino, da un altro nucleo, l'identità deve essere globale. A questo punto si contempla l'identità risorgimentale, l'identità fascista e l'identità antifascista, perché non si può dimenticare che in questa regione sono passati vent'anni di storia, come in tutto il mondo, anzi c'è stato un periodo, nel primo mezzo secolo della storia non solo italiana, ma anche europea, dove certe tendenze autoritarie, nazionalistiche e totalitarie possiamo parlare anche di altre identità nella storia europea - hanno, per almeno mezzo secolo, catalizzato, per importanza, la nostra storia: l'hanno caratterizzata e l'hanno segnata profondamente.
Se l'approccio è quello storico, e se lo consideriamo come tale, chiedo formalmente che, nell'ambito della ricerca sull'identità, sia individuata anche l'identità fascista. Tenendo presente, Presidente, che si corre il rischio di fare un'altra cosa. Qui non significa mettere - attenzione: ne faccio una questione di metodo - le idee sullo stesso piano. Credo che il nostro congresso di Fiuggi, e anche la storia personale, anagrafica di molti di noi, abbia superato tutte queste cose che qualcuno ogni tanto artificiosamente, tenta di mantenere in piedi, però dobbiamo anche fare attenzione a non cadere nell'eccesso opposto.
Noi abbiamo già una legge che celebra determinate cose, è una legge che dura due anni, che celebra la Costituzione; abbiamo gli istituti storici per la Resistenza, che prendono i contributi e fanno il loro lavoro abbiamo le associazioni; abbiamo già tutto, un substrato che rappresenta in Piemonte, quotidianamente, l'identità antifascista.
Ma se noi facciamo gli Stati Generali, che sono un pensatoio, un approfondimento, una grande ricerca storica - mi permetto di dire anche un po' asettica, non tendenziosa secondo la cultura di chi la propone - un quadro del passato e una videata di internet sul presente telematico, ci sta tutto. Oppure, togliamo anche quella parte, perché non c'entra, nel progetto - secondo me - non c'entra più e diventa una questione metodologica.
Il Comitato Storico-Scientifico. Sapevo che il Comitato Storico Scientifico, anzi è stato più volte assicurato, ha pari dignità con il Comitato Culturale. Io ci credo, so che è stata tenuta una riunione a Roma peccato, mi auguro che anche a Torino venga indetta, al più presto, una bella conferenza stampa in cui gli Stati Generali del Piemonte e il suo Presidente presentino il Comitato Storico-Scientifico, perché qui in Piemonte non lo ha saputo nessuno.
Questo Comitato Storico-Scientifico, presentato ufficialmente, mi permetto di dire, con la stessa pubblicità, con la stessa comunicazione con cui è stato presentato il Comitato Culturale, venga portato a conoscenza del Piemonte, dei piemontesi, di tutti gli operatori che sono i componenti degli Stati Generali del Piemonte. Altrimenti sembra quasi che un Comitato Scientifico, dove sono presenti anche altre aree culturali, che veramente potrebbero aiutare il Comitato primigenio a svolgere una riflessione plurima, che è stata evocata prima, sia veramente ufficialmente fisicamente, palesemente operativo, ma che diventi una cosa che poi si fa a Roma. Si tratta degli Stati Generali del Piemonte e noi vogliamo che questi personaggi stiano qui: non vogliamo un Comitato Storico-Scientifico sotto tono.
Noi vogliamo un Comitato Storico-Scientifico dove, insieme con l'altro Comitato, si dibatta veramente sullo spirito del Piemonte, altrimenti - e io per primo - non potremo più accettare che qualcuno, in questa città, in questa regione, e segnatamente il prof. Vattimo - che, sottolineo, nessuno di noi ha contestato, pur essendo il prof. Vattimo di un'area culturale mille volte lontana dalla nostra - si faccia partigiano di idee politiche attuali parziali. Sì, i livelli sono diversi, lo capisco anch'io questo, ma se uno rappresenta l'Area Identità, secondo me dovrebbe essere, quanto meno sull'attualità più stringente, un tantino più asettico. Se così non è, va bene lo stesso, purché da altre aree culturali ci possa essere quello che permettetemi di definire - è anche un contraltare ideologico.
In questo Piemonte plurimo, dove la cultura ufficiale non ha spazio cultura più ufficiale del prof. Vattimo sinceramente io non la vedo - o di spazio ne ha, succede che noi facciamo un'operazione, soprattutto culturale, soprattutto per l'Area Identità, che io considero essenziale per tutto il progetto, perché l'identità siamo noi, non è né la storia né la cultura né i monumenti né i palazzi, ma siamo noi, il nostro essere, il nostro sentire come lo è stato nel passato. Ma lo deve anche essere nel presente, altrimenti rischia di essere tendenziosa. Tendenziosa perch qualcuno ha un contratto con la stampa per cui può scrivere i fondi e deve scriverli solo in prima pagina.
Invito tutti a questa riflessione, invito ad inserire non soltanto le culture non ufficiali. Poi, se tutto fa cultura, possiamo anche prendere un passante ed usarlo come referente politico-culturale, però vorrei almeno che sulle grandi direttrici di pensiero, anche pratiche - ribadisco il concetto sul nucleare - che hanno attraversato questa Regione ci fosse l'allargamento nella riflessione, altrimenti rischiamo di fare un lavoro a metà.
Noi ribadiamo il nostro pieno appoggio al grande progetto di Stati Generali in Piemonte, proprio perché è un progetto che ci fa anche un po' sognare. Lo consideriamo di altissimo profilo e proprio perché lo riteniamo molto al di sopra della politica politicante, è una cosa che ci piace.
Tuttavia ci piacerebbe, da domani in poi, vederlo in maniera veramente più plurima, più completa e veramente più esprimente di tutte le tendenze storiche, politiche, culturali, tecniche e scientifiche che hanno attraversato il Piemonte.



PRESIDENTE

Ringrazio gli intervenuti, mi dispiace però che una parte dell'assemblea sia assente da questo discorso, che non riguardi invece l'interna corporis di questa istituzione. Si tratta di un'iniziativa che comunque fa discutere, ma è un'iniziativa, al di là della norma, che merita una riflessione plurima: in questo momento è necessario. Tutto ciò per non avere poi le sorprese all'ultimo momento, per non avere poi i distinguo che si basano sul fatto che "io non c'ero, io non sentivo, io non capivo".
Si tratta di un progetto - lo voglio ricordare - estremamente impegnativo. Si può eccepire sul più come sul meno, sul bene come sul meglio; è un progetto certamente politico, pertanto, proprio per essere un progetto politico, deve essere informato secondo quello che è il DNA della politica: l'"a priori", il pregiudizio, che ovviamente accompagna tutte le soluzioni che, non potendo godere dell'unanimità, soffrono certo di una parzialità di approccio e di una parzialità di soluzione.
Sono lieto di sentire delle critiche, non per un omaggio ossequiente (od ossequioso) all'assemblea, ma perché so che un progetto così non pu andare con le gambe solamente della maggioranza né tanto meno con le due gambe del Presidente. Si cresce assieme e si cresce cercando di adattare il basto all'andatura e non l'andatura al basto. E quando dico questo voglio rapportarmi alle riflessioni che sono state fatte dai Consiglieri Chiezzi e Cavaliere e che sono state fatte più volte adesso dal Consigliere Ghiglia.
Certo, è un progetto che chiama in causa le istituzioni prima di tutto e le chiama in causa per cercare di favorire o di promuovere quel salto di accento che probabilmente il governo della routine non permette loro di fare, provocando quella emulazione di riflessioni o quel confronto di indagini che devono essere fatte sulla situazione del Piemonte.
Vedi, Chiezzi, noi non possiamo rifiutare l'approccio pratico ai problemi. Come metodo posso accettare senz'altro che il Sindaco e il Presidente possano trovare delle voci diverse, però da riflessioni comuni oppure episodiche oppure assembleari possono venire fuori delle idee che possono maturare o delle idee che possono aggiustare la rotta del nostro cammino. Per esempio, a Cuneo si è pensato: come mai - faccio un esempio molto pratico - Mondovì non è una sede universitaria che potrebbe avere una capacità di attrazione non solamente del sud Piemonte, ma anche della Liguria? E come mai non si recupera per la Provincia Granda una funzione culturale? Non a caso gli indicatori segnalati da Bagnasco evidenziano che la Provincia di Cuneo, mentre è una Provincia preminente nei vari settori socio-economici, risulta ancora una Provincia sudditaria nei confronti della cultura stessa.
Allora, quando si sposta il problema su una questione di questo genere noi non possiamo rifiutare un'indicazione oppure un'intuizione perché viene data lì, perché non c'è la tesi avversa, perché non c'è il contrappunto dialettico, la accettiamo per quello che è! Per la bontà che è insita, per la capacità che può avere di promuovere delle riflessioni aggiuntive.
Quando si parla, per esempio, del Comune di Collegno, che nei confronti della ristrutturazione di tutto l'ex manicomio avrebbe perfino individuato una nuova città universitaria dove gli spazi coperti e gli spazi pubblici possono veramente indicare quello che può essere lo standard di un campus americano universitario, queste sono idee, signori! Poi l'esecutivo le pu respingere, le troverà assolutamente inattuali, non saranno assolutamente percorribili, però sono idee! Idee che vengono fuori non dal concerto degli ordini del giorno che possono essere veramente gli ossi di seppia di questo Consiglio, ma vengono fuori dalla pluralità di una società civile che si interroga e che, come ieri ha detto il prof. De Matteis nell'inaugurazione del Politecnico, deve essere messa in rete! Ci deve essere una società cognitiva, ci deve essere una società politica che attinge dai vari terminali della società per così dire "comune" tutte le indicazioni, le riflessioni, le provocazioni, che possono far sì che la struttura di governo sia sempre pronta ed efficiente a rispondere a queste esigenze.
Pertanto il problema è complesso.
Giustamente il Consigliere Chiezzi dice che ci vuole l'atetesi e l'antitesi, ma mentre quella istituzionale è una società strutturata, che ha un punto di riferimento preciso e che pertanto può dare delle risposte se sollecitata, la società che non ha voce è quella dei graffiti, è la società delle scritture sui muri, è la società alternativa, è la società che certamente non ha voce e non riesce a comunicare se non con quei mezzi ma noi vorremmo che anche questa società, non per essere i rabdomanti di una società marginale, potesse avere essenzialmente la sua voce, il suo capitolo e avere anche le sue prospettive che può benissimo esporre nell'ambito degli Stati Generali, se porta un contributo e io credo che lo possa certamente portare, poiché noi non abbiamo assolutamente né la vocazione ad interpretare in maniera collettiva, in maniera di intesa generale, tutta la società, né tanto meno a prevaricarla.
Il problema è come strutturare questi interventi, collega Chiezzi. Il problema è come creare la liaison fra quello che noi siamo e quello che loro possono essere. Io non ho assolutamente, almeno personalmente, alcuna prevenzione a che le diverse componenti della società abbiano voce.
Ricordo che il Consigliere Marengo aveva indicato che nel Consiglio degli Stati Generali ci dovessero essere la rappresentanza delle istituzioni, la rappresentanza di chi ha una voce, la rappresentanza di chi ha una responsabilità, la rappresentanza di chi è un'istituzione, perci nelle conferenze generaliste e nelle conferenze che possono essere anche tematiche come ad esempio sull'identità, tutte queste voci credo debbano avere senz'altro una presenza e una possibilità di risposta.
Le tesi.
Certo, si portano delle tesi, ma non perché queste siano delle codificazioni, delle leggi canoniche. Si portano delle tesi come sul federalismo, ma quante tesi sul federalismo sono state fatte, sono state poste, sono all'ordine del giorno non solamente degli Stati Generali, ma per esempio della Commissione Statuto e della Commissione istituzionale! Si discute perché questi sono i mille rivoli che confluiscono nel mare magnum del dibattito istituzionale del nostro Paese! Ma questo non significa che nelle loro indicazioni ci sia già una proposta assolutistica e ci sia pertanto una consequenzialità operativa! So benissimo che qui ci sono delle divergenze. Per esempio, sul tema federalismo so che il Gruppo di Rifondazione Comunista non lo vuole; per esempio, sul presidenzialismo, so che il Partito Popolare Italiano non lo vuole e che altri Gruppi lo vorrebbero, che altre forze politiche e altre scuole di cultura diversa lo vorrebbero: questo non significa che tutte le opzioni vengono messe sullo stesso filo di lana e tutte si trovino nella pole position della discussione collettiva da parte degli Stati Generali o degli organismi che discutono in questo Consiglio.
Il problema di come gli Stati Generali non possono essere una supplenza dell'organo esecutivo: è chiaro, l'abbiamo detto mille volte, Chiezzi.
Abbiamo detto che il nostro compito è solamente di suggerire un cammino possibile, non di obbligare l'esecutivo a percorrere comunque fino in fondo quel cammino; abbiamo detto che noi volevamo essere una forza accessoria direi proprio servile, nei confronti della comunità piemontese. Leggiamo oggi su tutti i giornali per esempio - lo voglio ricordare ai Consiglieri che il Ministro della Pubblica Istruzione, Berlinguer, vuole indicare nell'area del sud Italia, e precisamente a Reggio Calabria e a Lecce, la possibilità di istituire altre Scuole Normali come quella di Pisa: ebbene noi rivendichiamo come Stati Generali, ma tutti noi come persone pensanti la grande tradizione scientifica di questa città! Le grandi istituzioni che esistono in questa città! E crediamo pertanto che il Ministro, attraverso gli organi istituzionali, Giunta e Consiglio, possa sentire la voce di questa città che dice "se bisogna moltiplicare la Scuola Normale di Pisa questa deve avere una sede nella nostra città!". Ma questo non è solamente l'ambito angusto di un consesso politico, è la società colta e pertanto noi non la possiamo rifiutare, è la società scientifica che vuole questo! Ed è la società scientifica e colta che si avvale di tutti i cammini, di tutte le proposizioni possibili affinché anche l'autorità romana possa conoscere queste cose.
Su questo qualcuno potrebbe dire: "E' una tesi che ci va" oppure: "E' una tesi che non ci va", ma certamente bisogna trovare l'accordo, il consenso necessario affinché queste indicazioni possano avere un esito positivo.
Consigliere Chiezzi, per quanto riguarda il discorso scuola/produzione il problema esiste realmente. Certo, ci saranno i sindacati, gli ambientalisti, ecc., ma il problema è più generale. Adesso non voglio entrare nel merito, ma quando abbiamo una perdizione scolastica incredibile, quando abbiamo una popolazione universitaria e della scuola media superiore sotto la media nazionale, ci dobbiamo porre il problema dell'avvenire di questa nostra Regione. Se la nostra smette di essere una società intelligente, come quella che all'inizio del secolo ha posto le premesse per il suo grande sviluppo, se diventa una società di anziani pertanto una società assistita perché non ci sono le strutture né la vocazione alle strutture, ci dobbiamo porre il problema di come oggi si riesca a conciliare, in termini di raccordo, produzione e lavoro, pertanto scuola ed insegnamento superiore con le esigenze di domani.
Si tratta di questioni che ogni società civile ed intelligente credo si debba porre; poi naturalmente ci sarà l'accordo con i sindacati e ci saranno i confronti che si devono fare, e questi confronti non saranno solamente unilaterali.
Per esempio, nel 1970, quando ero Assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia di Torino, ricevetti una grande contestazione di piazza perché non si fondava l'Istituto per l'Aeronautica. Allora era certamente un istituto che suonava bene, date le grandi prospettive dell'aviazione. Su iniziativa della Provincia di Torino nacque quindi l'Istituto di Strada di Lanzo. Oggi come oggi voi sapete benissimo (sono passati ventisei anni) che tutte quelle grandi illusioni si sono spente. Il problema rimane certamente quello di garantire un raccordo con tutta la società nel suo complesso.
Consigliere Cavaliere, io non intendo certamente sottrarre nessuna intelligenza e nessuna forza ai lavori del Consiglio. Credo però che i nostri funzionari (sono tre) si siano sentiti quasi gratificati nel dare un contributo preziosissimo affinché la prospettiva delle varie aree non fuggisse per la tangente, ma avesse un radicamento per potersi fondare anche sulla base degli studi che noi abbiamo fatto, sulla base delle esperienze che sono maturate e dei confronti che queste istituzioni nel passato, non dico nel presente (ma anche) hanno accumulato come sapere collettivo.
Credo che questo sia un grande contributo che diamo alla società intelligente. Se poi l'istituzione politica è denegata nei suoi valori costruttivi, positivi e culturali, noi abbiamo invece dei funzionari che possono sostenere con tutto rispetto la concorrenza intellettuale, non solamente del mondo accademico, ma anche di altre istituzioni; credo sia un onore dell'istituzione regionale e di coloro che hanno fatto sì che questi funzionari maturassero e crescessero e diventassero un punto di riferimento oggettivo per la nostra stessa istituzione.
Per quanto riguarda Biffi Gentile, non voglio assolutamente addentrarmi nel discorso. Nel campo delle arti applicate e figurative è una persona che ci invidia tutta Europa perché le sue presenze in tutte le mostre organizzate da Barcellona ad Amsterdam non sono una qualificazione domestica e pertanto contrassegnata da scuole di pensiero o da scuole politiche, ma la qualificazione che proviene dalla caratura del personaggio. Pertanto quando questo personaggio è stato scelto da parte dell'Area Identità è stato per una questione di prestigio. Ed anche lui ha portato una sua proposta.
Leggiamo oggi sui giornali che il Ministro Veltroni intende prendersi a cuore il problema di Venaria. Parliamoci però chiaramente: quello di Venaria non è solamente un problema di ristrutturazione, ma soprattutto un problema di futura fruizione di questa grandissima opera, che certamente è una delle grandi glorie del barocco europeo (pensate che Luigi XIV avrebbe voluto portarlo, a quell'epoca, a Parigi e che è proprio sulla base della Galleria di Diana che venne realizzata la Galleria des Glaces di Versailles).
Per esempio, Biffi Gentile dice: "Non esiste in Italia un museo di arti applicate"; ricordiamo che le arti applicate vivono anche qui in Piemonte e non solamente in Lombardia, sia per quanto concerne la ceramica, i manufatti semplici, il design, ecc., sia per quanto concerne la società delle macchine che, traendo gli spunti dalla cultura cosiddetta accademica è riuscita a realizzare proprio nelle arti applicate un "made in Italy" che non è solamente quello della moda, ma quello che ha fatto sì che il nostro pensiero, la nostra tradizione, non solamente rinascimentale, potesse avere ancora una grande audience all'estero.
Consigliere Ghiglia, le voglio dire subito che il prof. Regge è nuclearista. Il problema dell'ambiente, sollevato tante volte dal Consigliere Cavaliere, è certamente delicato: forse quando si è saggi lo si è troppo e si rischia di rimanere incuneati nella propria specula di ricerca. C'è il problema dell'inquinamento, ma il problema dell'ambiente non è solamente quello: è il problema delle infrastrutture, delle comunicazioni, ecc.
Il problema dell'ambiente è ormai di una tale logica trasversale che tocca tutti. Lo stesso fatto che oggi Torino, per informatica telecomunicazioni ed elettronica, sia molto più vicina a New York di quanto non lo sia con Chieri (ci sono ormai le fibre ottiche che ci mettono in comunicazione con tutto il mondo) ci può portare inevitabilmente ad una rivoluzione copernicana anche per quanto riguarda il dosaggio fra ambiente strutture operative e produttive e la nostra dimora, la nostra abitazione.
Quello dell'ambiente è un problema delicatissimo, che deve essere affrontato con grande saggezza, sapienza e lungimiranza. Su tutto questo stiamo ancora lavorando. Ieri il prof. De Matteis ha parlato delle grandi infrastrutture del sapere; ha detto che con queste enormi e mirabolanti tecnologie (che comportano rivoluzioni che avvengono nel giro di una generazione) noi possiamo avere sconvolto completamente tutto il nostro habitat che, prima ancora di essere un habitat naturale, è un habitat mentale e psicologico.
C'è poi il problema posto dal Consigliere Ghiglia circa l'identità.
Tanto per dare a ciascuno il suo, Gianni Vattimo non credeva che si potesse individuare un ventesimo capitolo sul problema dell'identità perch nell'ambito del suo settore (la cultura politica piemontese dal Risorgimento all'antifascismo), aveva scritto: "E' un fatto che oggi la piemontesità, se c'è, è anche e soprattutto forse una tradizione di cultura etico-politica incarnata, ad esempio, dalle figure di Gramsci, Balbo Einaudi, Del Noce, Gobetti. Si può pensare, in questo caso, ad un lavoro affidato ad uno o più studiosi. Ancora una volta si suggerisce di limitarsi al '900". Cosa si dice con questo "limitarsi al '900"? Si dice che non si va fino al Risorgimento, perché noi abbiamo detto che facciamo gli Stati Generali come lettura complessiva dall'inizio del secolo ad oggi certamente ci sono tutte le radici, le citazioni e i rinvii alla cultura dell'800.
Essere sempre nel momento topico: la politica significa anche essere nel momento giusto, né prima né dopo. Tuttavia il Consigliere Ghiglia ha suggerito un metodo che esula da quella che può essere una discussione sul merito dell'identità antifascista. C'è stata una discussione, poi recepita dal Consiglio degli Stati Generali, approvata nella Sala SEAT, sul tema: qual è oggi l'eredità di tale tradizione antifascista? Qual è il ruolo degli enti e degli istituti culturali che da essa sono sorti, ad esempio la rete degli istituti storici della Resistenza della storia contemporanea sostenuti in molti casi dagli Enti locali e dalle Associazioni dei partigiani e dei deportati e degli internati? Qual è il contributo piemontese all'antifascismo e alla lotta per l'affermazione dei diritti civili, politici e sociali, non limitato solamente agli intellettuali, ma radicato e diffuso nella comunità (si pensi alle repubbliche partigiane)? Questo è un punto che certamente è ineludibile nella storia del nostro Paese e nella storia della nostra Regione e che non porta ad una rivalutazione ancora una volta retorica (o altro) di un periodo, ma porta ad una lettura oggettiva: qual è il contributo dato. Non se questo contributo sia stato positivo o negativo, non se questo è stato segnato dal segno rosso al segno nero; è una particolarità - certamente come tu stesso hai riconosciuto - importantissima della storia del nostro Piemonte, che deve essere letta anche attraverso tutti i documenti letterari, da Calvino a Fenoglio, a Pavese, a Levi, a Nuto Revelli, che comunque sono stati indipendentemente dalle scelte di campo che ognuno tiene, una struttura portante della cultura politica del dopoguerra e che non è stata solamente una cultura letteraria. Per cui questa è stata una chiave di lettura che è stata recepita dal Consiglio generale ed è stata una parte integrativa del programma di Gianni Vattimo, che in quel mattino era assente. Però è stato proposto ed è stato votato.
Per quanto concerne la lettura pluralista che tu hai richiamato, che mi pare sia il fatto fondamentale, ricordate che nell'istituzione manca la storia contemporanea: la storia contemporanea, che è una lettura non solamente istituzionalista di ciò che è avvenuto, ma che è la lettura proprio della filosofia della storia, di che cosa è avvenuto in questo tempo.
Pertanto, rispondendo anche alle tue premesse di un momento fa, è parte integrante fondamentale e certamente di prima pagina dell'Area Istituzione.
Non si sono potuti inserire nell'ambito del Comitato Culturale, perché i posti erano stati già tutti occupati: però questa ha l'assoluta dignità di una perlustrazione pluralistica del periodo che abbiamo attraversato e che pertanto avendo un'assoluta dignità, proprio per l'assunto che deve affrontare, non è certamente la figlia della serva e ha una funzione residuale. Se sarà a Roma o a Torino non l'abbiamo ancora presentato perché il Comitato, anche questo assolutamente pluralista, deve elaborare il suo programma. Ci sarà una riunione nelle prossime settimane. Ci sono delle procedure che devono essere rispettate, me le fanno sempre rispettare.
GHIGLIA Dell'altro Comitato prima sono state presentate le facce e poi il programma.



PRESIDENTE

E' stato presentato. C'è stata tutta un'anticipazione da parte della stampa. Questa è la sede focale in cui noi possiamo anche togliere quello che potrebbe essere il cono d'ombra su alcune iniziative.
Si è insediato, questo Comitato deve presentare il suo programma questo Comitato verrà a presentare il proprio lavoro anche in questa sede questo Comitato avrà tutta la luce che esso merita, naturalmente nel rispetto assoluto del pluralismo che noi dobbiamo rivendicare come istituzione nei confronti di tutte le tesi che debbono essere esaminate.
Vi ringrazio, sappiamo benissimo che l'oggettività è un prodotto di diverse soggettività; le soggettività di questo Consiglio certamente sono soggettività ad alto livello politico.
Come Presidente del Consiglio non posso che recepirle e pertanto fare tutto lo sforzo possibile, perché voglio, credo e certamente combatter affinché questo progetto vada avanti e non sia un grande fiume che poi finisce in un piccolo rigagnolo che si perde in una melma più o meno paludosa.
Abbiamo terminato questa comunicazione. Pregherei l'Assessore D'Ambrosio di fare la comunicazione circa i criteri per la nomina dei Direttori generali delle UU.SS.LL.


Argomento: Nomine - Personale del servizio sanitario

Comunicazioni della Giunta regionale in merito ai criteri per la nomina dei Direttori generali delle UU.SS.LL.


PRESIDENTE

Ha pertanto la parola l'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Informo il Consiglio che per la nomina dei Direttori generali delle ventidue Aziende Sanitarie Locali e delle sei Aziende Sanitarie Ospedaliere la Giunta osserverà rigorosamente la normativa vigente e, di conseguenza il percorso sarà quello che si può delineare applicando i principi di diritto statuiti nelle decisioni del TAR Piemonte e del Consiglio di Stato.
Si tratta in buona sostanza di tenere in debita considerazione le valutazioni delle società di consulenza, ma, trattandosi di atti di alta amministrazione, la Giunta effettuerà le nomine valorizzando anche quelle professionalità che potranno vantare un curriculum più che adeguato rispetto ad una realtà sanitaria ben delineata.
A tale proposito abbiamo già predisposto le caratteristiche peculiari delle singole Aziende sanitarie, come hanno puntualizzato sia il TAR Piemonte che il Consiglio di Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente, e grazie all'Assessore, dal quale abbiamo saputo nulla. Evidentemente aspetteremo di nuovo i giornali per avere delle informazioni più precise, perché leggendo i giornali conosceremo anche le indiscrezioni sui Commissari che, pare, siano in odore di riconferma ed altri no. Su queste indiscrezioni giornalistiche forse sarebbe stato utile per rispetto della nostra istituzione, che l'Assessore dicesse qualcosa visto che l'hanno tirato in ballo notizie stampa, rassicurandoci o smentendo. Non una parola: chi tace acconsente? Per il resto, l'informazione è proprio carente ed omissiva. Dire che rispetterete le leggi, questo lo dicono tutti: tutti quelli che hanno operato su questa materia hanno sempre affermato di seguire le leggi.
Quindi non c'è alcuna novità.
Invece, a mio modo di vedere, la comunicazione doveva entrare nel merito della questione ed illustrare i criteri secondo i quali state operando, perché state operando: le nomine le effettuerete nel giro di poco tempo. Anche su questo non è data alcuna informazione: non avete illustrato i criteri relativi alle Aziende ospedaliere e sanitarie, oggetto delle vostre valutazioni, e non avete detto nulla sulla graduatoria che è sul vostro tavolo, graduatoria di riferimento, se la ritenete valida o meno non avete ancora detto grazie a quale atto continuate a tenere in vita questa graduatoria; non ci avete informato se avete pagato le parcelle relative a questa graduatoria, ad esempio, perché è un incarico professionale che è stato dato e questo Consiglio non ha mai saputo se è stato regolarmente retribuito o meno. Quindi noi prendiamo atto che l'Assessore in quest'aula ha detto poco o nulla su un tema delicato.
Rimaniamo con la conoscenza delle indiscrezioni giornalistiche, delle quali abbiamo preso nota, in modo che a fronte di tanta informazione a mezzo stampa potremo verificare, dopo questa scarna comunicazione dell'Assessore se si trattava di indiscrezioni plausibili o meno e chi le ha fornite e come mai l'Assessore in questa sede ha impedito al Consiglio di conoscere le sue valutazioni su tali indiscrezioni.
E' abbastanza imbarazzante sentir parlare di nomine, leggere nomi sul giornale, vedere l'Assessore alzarsi in quest'aula e non dire una parola su tutto ciò. Questo è molto preoccupante, quindi siamo imbarazzati e preoccupati per questa comunicazione resa dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono allibito e sconcertato del fatto politico che nelle Province, nelle UU.SS.LL. del Piemonte si parli già di nomine dei Direttori generali senza che questi siano ancora ufficializzati. E' un fatto molto grave. Spesso i Direttori generali intraprendono iniziative pubbliche ed ignorano la presenza dei Consiglieri regionali di opposizione.
In questi giorni ho partecipato ad alcune iniziative e senza esitazione posso dire che mi è stato impedito di intervenire; mi riferisco a quella di ieri ad Acqui. Ritengo il fatto molto negativo e soprattutto antidemocratico. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Mi permetto semplicemente di prendere in considerazione alcune riflessioni fatte dal Consigliere Chiezzi.
Per quanto concerne le voci che appaiono sui giornali, credo che su questo lo stesso Consigliere Chiezzi abbia bene in mente quali siano i meccanismi della comunicazione, visto e considerato che dal punto di vista politico li usa sovente; di conseguenza, mi sembra molto strano che si stupisca del fatto che escano delle voci: qualsiasi situazione legata a delle nomine importanti che la Regione Piemonte deve fare, purtroppo ahimè, lo dico perché ne sono anche vittima in certe occasioni - viene pubblicata sui giornali. Non da parte nostra, ma evidentemente si tratta di voci incontrollabili e difficilmente gestibili (mi piacerebbe poter sapere ogni tanto chi dice le cose ai giornalisti), ma evidentemente questo fa parte del sistema (e non riesco mai a saperlo). Di conseguenza, credo che su questo io non possa, come l'Assessore D'Ambrosio, che allargare le braccia e dire: "Pazienza, sono voci che chiaramente non corrispondono alla verità" - se è questo che lei voleva sentirsi dire - "ma che comunque non posso né controllare né reprimere perché sono comunque un'espressione del sistema e di conseguenza ne prendo atto".
Per quanto riguarda gli aspetti di metodo che l'Assessore le ha comunicato, onestamente ritengo che siano più che sufficienti, perché se lei avrà la pazienza di leggere attentamente la comunicazione dell'Assessore D'Ambrosio, dalla stessa potrà sicuramente evincere il metodo che la Giunta regionale ha deciso ed ha la volontà di assumere nella nomina dei Direttori generali.
Credo che non ci sia nulla da aggiungere, nel senso che sono atti di alta amministrazione: ci sono dei precedenti, ci sono delle sentenze.
Consigliere Chiezzi, abbiamo il largo compito di tenere presente tutte quelle cose e di tentare di fare una cosa che sia giusta e non impugnabile da parte di nessuno.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 418: "Surrogazione Consigliere Paolo Ferraris (art. 16, legge 17/2/1968, n. 108)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede la surrogazione del Consigliere Paolo Ferraris.
Do lettura del verbale della Giunta delle Elezioni: "Il giorno 10/12/1996 alle ore 9,30 si è riunita, presso la sede del Consiglio regionale in Via Alfieri n. 15, la Giunta delle Elezioni.
Sono presenti: Mario Angeli (Presidente), Marisa Suino e Pietro Francesco Toselli (Vicepresidenti), Claudio Dutto, Piergiorgio Peano Francesco Moro, Giuseppe Goglio, Pierluigi Rubatto, Sergio Deorsola (in sostituzione di Franco Botta), Marta Minervini (in sostituzione di Agostino Ghiglia).
Sono presenti: il Dirigente Settore Segreteria, dr.ssa Maria Rovero per l'u.o.o. Status Consiglieri, la signora Gabriella Zanon, il signor Franco Musso.
Il Presidente Mario Angeli riferisce che a seguito del decesso del Consigliere Paolo Ferraris occorre procedere, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, alla surrogazione del predetto Consigliere.
Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto.
La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dall'Ufficio Centrale regionale.
La Giunta delle Elezioni verifica che il Consigliere Paolo Ferraris era stato eletto nella quota proporzionale nella circoscrizione di Alessandria nella lista avente il contrassegno Popolari: constata che dal verbale dell'Ufficio Centrale Circoscrizionale presso il Tribunale di Alessandria risulta che all'ultimo eletto nella lista avente il contrassegno Popolari segue immediatamente il signor Agostino Gatti.
Il Presidente Angeli informa che al Consigliere neo eletto sarà inviato lo schema per raccogliere le indicazioni necessarie a che la Giunta delle Elezioni esamini la condizione dell'eletto in riferimento alle situazioni di ineleggibilità e di incompatibilità di cui alle leggi n. 108/68, n.
154/81 e n. 55/90".
Pongo in votazione, per alzata di mano, la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Paolo Ferraris subentra, ai sensi dell'art.
16 della legge 17/2/1968, n. 108, il signor Agostino Gatti.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Agostino Gatti, ricordo che essa viene assegnata, ai sensi dell'art. 13 dello stralcio delle norme di Regolamento, alla Giunta delle Elezioni, la quale accerterà che non sussistano, nei confronti del neo Consigliere, cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto, la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio.
Invito pertanto il neo Consigliere, se presente, ad entrare in aula.
Comunico che il neo Consigliere non è presente.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 236: "Sottoscrizione del primo aumento di capitale della EC-BIC Piemonte S.p.A."


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 236.
Ricordo che in Commissione tale progetto ha avuto voti favorevoli dai Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, CDU e CCD; voti contrari dai Gruppi PDS, Lega Nord per l'indipendenza della Padania, Rifondazione Comunista e Patto dei Democratici.
Relatore è il Consigliere Ghiglia, che dà per letta la relazione.
Apriamo la discussione generale.
Consigliere Ghiglia, i colleghi Consiglieri chiedono che lei svolga la relazione.
GHIGLIA, relatore Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la svolgo proprio perché sono cortese, visto che la prassi ormai consolidata è quella di dare le relazioni per lette, è già stato fatto diverse volte, ma - ripeto - dato che sono cortese, la leggo.
Vede, collega Chiezzi, dato che la relazione si può anche dare per letta, chiedo al Presidente del Consiglio che l'assemblea voti su questa possibilità. Chiedo l'interpretazione dell'Ufficio di Presidenza: sono libero di darla per letta? E' prassi o no?



PRESIDENTE

E' un atto di cortesia! GHIGLIA, relatore Se si tratta di atto di cortesia, lo faccio; ma dato che io non voglio essere tirato per i capelli più di tanto... Ripeto: sono cortese e quindi compio un atto di cortesia, personale, nei confronti del collega Chiezzi.
"Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la I Commissione ha esaminato il disegno di legge n. 236 predisposto dalla Giunta regionale e relativo a 'Sottoscrizione del primo aumento di capitale della EC-BIC Piemonte S.p.A.'.
La Giunta propone, attraverso il disegno di legge n. 236, di procedere alla sottoscrizione di nuove azioni della società EC-BIC Piemonte, a seguito dell'aumento di quel capitale sociale, deliberato dai soci in data 11 dicembre u.s., in occasione dell'assemblea straordinaria della società.
Nel merito dell'aumento di capitale, oggetto del presente disegno di legge si osserva quanto segue: a) nel corso dell'assemblea straordinaria degli azionisti della società, il nuovo Consiglio di amministrazione nominato dall'assemblea del 25/6/1996, a seguito delle dimissioni del Consiglio di amministrazione in carica, ha presentato una dettagliata relazione sulla situazione della società e sulle prospettive per il futuro b) il capitale sociale, originariamente pari a L. 1.953.000.000 è oggi, a seguito delle perdite accumulate nel corso di precedenti esercizi diminuito a L. 592.128.557.
I contatti che il nuovo Consiglio di amministrazione ha avviato nel corso degli ultimi mesi hanno consentito alla società di avviare una gestione economico-finanziaria di sostanziale pareggio per l'esercizio in corso. Per quanto riguarda le prospettive future della società, attesa la volontà espressa dai soci di mantenerla in essere, questa dovrà recuperare le proprie finalità statutarie, in parte disattese dalla precedente gestione, attraverso il sostegno della creazione di imprese, la gestione di incubatori di imprese, il coordinamento di progetti speciali, quali ad esempio le iniziative comunitarie in sinergia con la cabina di regia regionale.
Al fine di dare attuazione a tale piano di interventi la società necessita di una parziale ricostituzione del capitale".



PEANO PIERGIORGIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Come Gruppo siamo decisamente contrari alla proposta giunta in Consiglio; ci sembra infatti che si sovrappongano non poche caratteristiche negative. Da una parte, siamo di fronte ad uno dei tanti "baracconi" creati per sviluppare il Piemonte, per rilanciare l'economia del Piemonte, per favorire gli investimenti del Piemonte e così via. Praticamente, in ogni Consiglio discutiamo investimenti in società come questa; questa società però, a differenza di altre, ha una storia. C'è quindi un primo problema, a nostro avviso; occorrerebbe una razionalizzazione degli interventi della Regione nelle "partecipate": si scelga e si faccia in modo che non vi sia diffusione di strutture che, dal punto di vista occupazionale, creano unicamente i posti di lavoro dei dipendenti delle stesse, senza in alcun modo influire sullo sviluppo del Piemonte né, tanto meno, sull'occupazione.
Secondo elemento. La società in discussione, ha, invece, una storia e come alcune altre della Regione, non eccessivamente brillante. Come diceva nella relazione introduttiva il Consigliere Ghiglia, la società, in pochi anni, ha sperperato gran parte del capitale iniziale con cui era stata creata; a questa società la Regione partecipava, grosso modo, per il 10% e Finpiemonte e Texilia insieme partecipavano con circa l'8%. La Regione diventa quindi il principale azionista di questa società con il 18% in modo diretto e in modo indiretto attraverso le "partecipate".
Capitale in gran parte dissipato; adesso, si dice "ricostituiamolo".
Attenzione, nella legge ci sono due capitoli: in un primo capitolo della legge si propone di raddoppiare il capitale attuale e di portarlo da 600 a quasi 1.200 milioni e si aggiunge "sottoscriviamo la quota di nostra competenza" - circa il 10%, ovvero una sessantina di milioni. In un secondo capitolo si propone "ne stanziamo altri duecento 'e rotti' - per arrivare a 300 in totale - perché se altri non sottoscriveranno altro capitale la Regione è invece disposta a farlo". Tra coloro che si sottrarranno alla sottoscrizione non ci sarà sicuramente né la Finpiemonte né la Texilia: se la Regione sottoscrive la sua quota è ovvio che le partecipate della Regione, sostanzialmente, si adegueranno. Quindi, la Regione insieme a questi altri Enti arriverà a sottoscrivere, grosso modo, 350 milioni ovvero, abbondantemente più della metà.
Abbiamo sentito, nel corso delle consultazioni, il neo Presidente che ci ha detto che, dandosi da fare, ha trovato la disponibilità da parte della GEPI di sottoscrivere la quota restante. Ci troviamo dunque di fronte alla prospettiva, in parte contenuta nella legge stessa - il denaro in più viene stanziato in legge - di un intervento totalmente pubblico. Sarà il settore pubblico a finanziare l'intero aumento di capitale. Questa Giunta di centro-destra, che fa un gran parlare di privato, nei fatti continua a promuovere iniziative in cui il pubblico, soprattutto quando si tratta di socializzare le perdite, interviene massicciamente.
Questa società aveva in scadenza, a fine anno, il proprio Consiglio di amministrazione; è stata invece convocata un'assemblea straordinaria quella in cui è stato deciso l'aumento di capitale - e a giugno hanno deciso di annullare i vecchi vertici e di introdurne dei nuovi, che per sei mesi - bontà loro - lavoreranno gratis per la Regione e poi si vedrà.
Personalmente, ritengo che nel momento in cui il capitale sarà rimpolpato probabilmente si troverà anche il modo di farsi retribuire successivamente: al momento, lavorano gratis. I progetti di rilancio sono estremamente vaghi, tutti legati all'attività dell'Assessorato al lavoro e alla formazione. Uno dei problemi è che il neo Presidente è un collaboratore stretto dell'Assessorato al lavoro; per alcuni mesi ha avuto una consulenza alla fine dell'anno scorso, inizio di quest'anno - con la Commissione regionale per l'impiego: ci troviamo di fronte ad una persona che, anche in assemblee pubbliche, ha rappresentato l'Assessorato al lavoro, pur non essendo un funzionario regionale; ci troviamo di fronte al classico esempio di spoil system, di cui spesso ci parlava il Consigliere Ghiglia: collocare i propri amici là dove si libera un posto da amministratore.
C'è poi un secondo elemento di spoliazione delle risorse pubbliche.
Questa società ha perso abbondantemente, ma la si rifinanzia per fare una politica che una volta si chiamava spartizione.
Per queste ragioni noi riteniamo che la proposta sia assolutamente da respingere. Pensiamo sia uno sperpero delle risorse pubbliche ed inoltre una politica di tipo clientelare nei confronti degli amici della Giunta o di una parte della Giunta stessa.
VAGLIO, Assessore regionale Sei offensivo, non sai neppure cosa stai dicendo! PAPANDREA Può darsi che non lo sappia, ma quando gli altri intervengono io non li interrompo!



(Voci in aula)



PRESIDENTE

PAPANDREA



PRESIDENTE

Di fronte a questi atteggiamenti, noi riteniamo innanzitutto che vada respinto l'insieme della proposta. Inoltre vogliamo che ci venga spiegato perché sul primo articolo, sottoscrizione del 10%, c'è il secondo articolo che mette a disposizione il resto dei fondi. Su questa seconda parte non c'è alcuna urgenza, ci sarebbe tutto il tempo per riflettere qualora gli altri non sottoscrivessero la loro quota di capitale.
Non comprendiamo, quindi, perché nella legge si mettano le due cose comunque siamo contrari ovviamente anche alla prima parte, perché riteniamo che si debba riflettere sulla chiusura di questa società.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.
FOCO La VII Commissione ha affrontato l'esame di questo progetto di legge mi si permetta, al di là delle intemperanze che abbiamo sentito in aula con un'attenzione sicuramente maggiore di quella di oggi in aula.
Abbiamo ritenuto opportuno, prima di passare alla votazione di questo progetto di legge, avere un'audizione con il Consiglio di amministrazione questo perché, dagli elementi che emergevano, sia dall'illustrazione del progetto di legge sia dagli elementi ulteriori emersi in Commissione, la Commissione non era riuscita a cogliere gli elementi per i quali una S.p.A.
aveva registrato, non in un solo periodo, ma dal momento della sua fondazione ad oggi, una perdita costante.
Succede che una S.p.A, quando entra sul libero mercato, possa incontrare delle difficoltà a crearsi uno spazio e nello stesso, se opera può andare incontro a difficoltà che possono essere periodiche. Qui invece abbiamo assistito ad una costante non operatività di questa società; le perdite sono dovute al fatto che dei precedenti programmi nulla è stato realizzato.
Allora abbiamo voluto capire perché la Giunta aveva ritenuto opportuno fare proprio un progetto e un programma che le era stato presentato, con ogni probabilità, dalla S.p.A.
Dalle parole degli Assessori questo non era emerso; ritenevamo che potesse emergere nell'incontro con il Presidente e la società. Da quell'incontro - non voglio fare della retorica né usare termini coloriti qualche membro della Commissione, e non di minoranza, disse in modo lapidario - essendo anche persona competente in società - che da quanto era stato relazionato c'erano gli elementi, in base al Codice, per chiudere la società e non dare ulteriore prosieguo a quanto dovevamo fare.
Tutto ciò perché, effettivamente, dalle parole dello stesso Presidente abbiamo potuto cogliere solo una grande volontà, buona voglia di fare, ma non abbiamo assistito ad una lettura del mercato, degli spazi, del perch anzi ci è stato detto che non si conoscevano molto bene i precedenti, che in questi mesi si era dovuto mettere un po' insieme le cose.
Ricordo di avere chiesto una precisazione sui "settemila progetti" nemmeno uno giunto in porto (settemila era un numero indicativo usato per dire che dei molti ed immensi progetti non uno era andato in porto). Cioè non c'era e non c'è, a mio parere, uno studio che vada ad identificare i motivi per cui questa società non ha spazio, al di là del Codice, sul mercato e quindi vedere in quali settori, e in base a quella lettura ricavare uno spazio.
Questo è un elemento fondamentale, ma ve ne è un altro che solleva uso sempre degli eufemismi - forti perplessità, che non sono state fugate ai Commissari: il fatto che per potere risparmiare e rientrare delle perdite, la società, che dovrebbe fare consulenza, fare da incubatore e quindi essere un riferimento per le altre società, dispone solo di due dipendenti.
Quindi tutto il progetto di rilancio è basato solo su eventuali possibili consulenze che verranno fatte per non si sa bene cosa.
L'ultimo elemento sul quale voglio richiamare l'attenzione di questo Consiglio regionale (l'ho già fatto in sede di Commissione e ritengo doveroso richiamarlo oggi in aula) è sulla storia e sulla vicenda della società Promark. Mi pare si stia avvicinando la fine dell'ormai definitiva liquidazione: lo spettro che aleggiava era quello.
MAJORINO, Vicepresidente della Giunta regionale Venne reiteratamente foraggiata.
FOCO Non solo. Ma anche perché, e qui forse c'è un minimo di correttivo quello che per esempio il Consigliere Papandrea vedeva come un aspetto negativo, io al limite lo posso vedere come un aspetto positivo: Promark affondava perché essendo braccio operativo della Giunta e degli Assessorati al commercio e all'artigianato, gli Assessorati non la utilizzavano, non le assegnavano i fondi che la società invece metteva nel bilancio preventivo.
Guarda caso, anche BIC fa così: iscrive a bilancio delle cifre e poi dice "Ci avevano detto che ce le avrebbero date, poi non ce le hanno date quindi il bilancio andava bene, ma poi a consuntivo non le avevamo più".
Promark era così: a bilancio erano iscritti 700 milioni di contributo da parte degli Assessorati. Gli Assessorati poi si rivolgevano ad altre parti, e Promark perdeva questi contributi.
Ecco quindi la considerazione del Consigliere Papandrea che c'è uno stretto legame - usiamo questo termine - con l'Assessorato al lavoro, ma sulla formazione professionale io mi chiedo come ci si possa affidare ad EC BIC quando sul mercato c'è già molta professionalità, parlo di professionalità acquisita sul campo: intanto con nostri enti, ma anche con altre realtà che fanno formazione ad altissimo livello e quindi non è pensabile che con due persone di staff si riesca a mettere in piedi un programma oppure si prendono in prestito dei pacchetti, ma per questo ci sono già altre agenzie.
Erano queste le osservazioni che a nostro parere hanno suscitato - uso di nuovo un eufemismo - non poche perplessità sulla sottoscrizione di questo aumento di capitale. C'è una società che non ha trovato mercato, non ha mercato, non ha un progetto vero e serio di rilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Intervengo solo per fatto personale, perché non permetto che il Consigliere Papandrea associ il mio nome ad un'interpretazione errata del concetto di spoil system, che probabilmente lui ignora, definendo lo spoil system come distribuzione di posti agli amici e come spartizione di posti questo riferito alla Giunta.
Io perdono volentieri il Consigliere Papandrea per il fatto che magari non conosce bene il significato di questo termine, quindi si è confuso; non gli permetto di associare il mio nome a questa interpretazione errata e forzosa del concetto di spoil system, perché qualora venissero ribaditi questi concetti io non potrei accettarli e dovrei portarli in altra sede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.
SALERNO A mio avviso si fa confusione, quando si tratta di società per azioni se si intendono queste come enti che svolgono un'attività commerciale e si trovassero nel cosiddetto mercato privato delle attività produttive. Quello della società per azioni è semplicemente un vestito, ma l'attività è ben altra, che è quella di dare un servizio ed un supporto allo sviluppo. Non essendo quindi un discorso di attività commerciale non si può giudicare ad utili o perdite.
Se poi, per quanto riguarda il passato, vogliamo dire che la perdita accumulata è stata ingente e qualche riflessione poteva anche starci, ben altro è il discorso di dire che da oggi in poi la BIC dovrà invece fornire quei servizi che negli anni passati non sono arrivati. Quindi ritengo che l'Assessore Masaracchio abbia voluto dare un'inversione di rotta dicendo che per il futuro la gestione dovrà essere eseguita in maniera del tutto diversa e soprattutto produttiva. Mi permetto soltanto di invitare l'Assessore Masaracchio a fare un bilancio alla fine di un periodo di gestione (anche se non coincide con l'anno solare, perlomeno un esercizio) e trovarci quindi a posteriori e non prima ad esprimere un giudizio su questo effettivo impegno che l'Assessore ha voluto assumere dando vita ad un ulteriore aumento di capitale.
Mi pare poi che la compagine non veda solo la Regione Piemonte, ma tutta una serie di Enti pubblici (in testa la Città di Torino), il che mi fa pensare che questo sforzo potrà essere gestito bene, se veramente vogliamo cambiare pagina.
Chiudo ribadendo l'invito all'Assessore Masaracchio di ritrovarci passato questo esercizio sociale, a dare un giudizio a posteriori ed inoltre invitare a che il Consiglio di amministrazione della BIC non sia investito gratuitamente. La mia interpretazione è che questo mandato non deve essere gratuito, altrimenti non c'è nemmeno il rispetto del lavoro che si compie e del tempo che si impiega. Io vorrei che a questo Consiglio di amministrazione fosse riconosciuto, anche per una presunzione di legge, che il mandato non sia a titolo gratuito, ma a titolo oneroso, dandogli un parametro che potremmo anche definire consono e di tariffa, però che questo sia dato. E' un gesto per riconoscere - lo ripeto - sia il valore del lavoro sia il valore del tempo che si impiega.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.
DUTTO Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la prima considerazione da fare su questa società, sulla base dei bilanci e delle relazioni che abbiamo visto, è che di un capitale iniziale di L. 1.953.000.000 praticamente ne sono stati persi un miliardo e mezzo, cioè i tre quarti. E come sono stati persi? Non per una qualche specifica attività sbagliata, ma molto più semplicemente per coprire quelle che sono le ordinarie spese di funzionamento. Oggi viene richiesto ai soci di ripianare queste perdite.
C'è una seconda importante considerazione da fare: con la delibera in esame noi stiamo per impegnarci a sottoscrivere questo ripianamento non solo per la parte che ci compete, cioè per la parte proporzionale alle azioni che la Regione deteneva in questa società, ma anche per la quota di azioni inoptate degli altri soci, il che significa che altri soci scaricano questa società, ne escono, non hanno più intenzione di restarci. In effetti, se andiamo a vedere quali possono essere le cause di queste perdite e le prospettive future, non possiamo sicuramente dare loro torto.
Ho detto prima che il grosso delle perdite scaturisce dalle spese di funzionamento della società. In effetti, l'attività svolta o addirittura non svolta, da quanto ho sentito dagli interventi precedenti di alcuni Consiglieri, non era sicuramente remunerativa, altrimenti la società non sarebbe in questa situazione. Ma mancano, sotto questo punto di vista, dei precisi progetti di risanamento; dunque, se la società continuerà ad andare avanti con un tipo di gestione come quella che ha avuto fino ad oggi non potrà che provocare nuove perdite e non potrà che chiamare nuovamente i soci a ripianare queste nuove perdite.
E' chiaro che una società del genere, anche se ha la veste di S.p.A.
non può reggere sul mercato. Noi siamo un Ente pubblico e possiamo assistere altri Enti o eventualmente anche altre società che offrano ai cittadini dei servizi pubblici. Non sembra che questa società offra dei servizi specifici di carattere pubblico, ma offre un servizio di carattere privato.
Quindi, per concludere, o questa società è privata e riesce a stare da sola sul mercato e pertanto riesce ad offrire dei servizi che garantiscano delle entrate che permettano di coprire i costi, oppure questa società viene foraggiata con denaro pubblico, ma dando dei benefici, dei servizi a livello non privatistico, ma pubblico. Non mi sembra che siamo né nel primo né nel secondo caso, per cui questo aumento di capitale non può che essere interpretato come uno spreco di denaro pubblico.
La società non può avere un futuro, quindi da parte del mio Gruppo dichiaro che voteremo contro questa deliberazione di aumento di capitale.
Per quanto ci concerne, come futuro della società non vediamo altra possibilità che la sua chiusura, che la sua messa in liquidazione. Questo a prescindere da tutti gli altri discorsi di natura politica, di chi amministra e di chi non amministra, dei vari personaggi, ecc., di cui veramente non conosciamo nulla. Il discorso che facciamo è puramente economico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Personalmente non ho pregiudizi di fondo nei confronti della richiesta fatta al Consiglio circa l'aumento del capitale sociale; mi limito ad alcune considerazioni di tipo generale da parte di chi non ha seguito la vicenda in Commissione, ma soprattutto non ha seguito l'audizione.
In termini generali constato come non sia la prima volta che questo Consiglio viene chiamato ad esprimere un'opinione intorno all'aumento di capitale di società partecipate dalla Regione. La questione è sempre stata affrontata in termini molto superficiali e generici.
Noi, come Gruppo dei Popolari, qualche mese fa (mi pare all'inizio dell'anno) presentammo un'interrogazione e anche una proposta per sollecitare la Giunta regionale ad attuare una politica per le partecipate.
Rifacendoci al lavoro fatto dalla precedente Giunta in occasione del progetto del Piano regionale di sviluppo, proponemmo anche un piano per rivedere un po' tutto il sistema delle partecipate, con la finalità di raggiungere il massimo di utilità per questa presenza economica della Regione, immaginando alcune holding, alcune integrazioni tra società con finalità più o meno simili. L'Assessore Majorino - mi pare - che segue le partecipate, ci rassicurò dicendo che sarebbe stata imminente una proposta da parte della Giunta in proposito.
E' passato parecchio tempo, ormai questa Giunta non è nuovissima; è già passato più di un anno e mezzo, ma questa idea su come la Giunta regionale intende comportarsi sulle partecipate ancora manca. Questo è un grande limite, perché le questioni come quella di oggi vengono affrontate soltanto in un rapporto più di tipo settoriale che non secondo un'impostazione di tipo complessivo: un'esigenza espressa dall'Assessore, un'ipotesi condivisa dall'Assessore viene portata in Giunta e successivamente in Consiglio regionale senza una riflessione, senza una proposta, in mancanza di una politica globale sulle partecipate regionali. Dunque, noi facciamo una scelta con questo limite, in assenza di un quadro di riferimento. Non sappiamo se la decisione che dovremo assumere corrisponde ad una finalità di tipo più globale.
Al di là di questa considerazione che mi pare fondamentale, non si pu che constatare - gli interventi di prima sono stati tutti molto chiari che la gestione di questa società è stata finora fallimentare. Da qui alcuni colleghi fanno derivare l'altra considerazione che pertanto sarà fallimentare anche per il futuro. Io, non conoscendo bene le vicende, non sono in grado di fare questa affermazione; tuttavia ci sono alcuni indizi che lasciano supporre che questo nesso tra il passato e il futuro non sia irrilevante. D'altronde prevedere già subito che altri soci probabilmente non sottoscriveranno l'aumento di capitale lascia immaginare che questo nesso esiste, non per decisione della Regione, ma perché l'orientamento di altri soci va in questa direzione.
Credo che per una decisione occorra un quadro di riferimento globale sulle partecipate. Soprattutto occorre che l'Assessore al lavoro, in modo particolare il Presidente Ghigo, ci dica se relativamente a questa società esistono elementi che diano la certezza che si comporterà in modo diverso cioè che non sprecherà denaro pubblico; se l'attuale Presidente, se il Consiglio di amministrazione, se le persone di cui dispone garantiscono un cambiamento di rotta rispetto al passato oppure se si ritiene che sia sufficiente avere una persona più o meno vicina, in un rapporto magari di tipo fiduciario, perché le cose cambino.
Le S.p.A. sono delle cose diverse, notevolmente diverse. Non sono "pezzi" dell'amministrazione regionale che vengono gestiti o eterodiretti da parte dell'Assessore o del Presidente; sono qualcosa di diverso: c'è del denaro che deve essere gestito bene, ma soprattutto ci deve essere un mercato per poter esistere. E' chiaro che quelle sociali sono finalità complesse; il sostegno alla creazione di imprese, la gestione delle imprese, il coordinamento di progetti speciali, il riferimento alle iniziative comunitarie sono finalità che non possono essere raggiunte se non c'è il personale umano che ha le caratteristiche per poterle perseguire, non vengono raggiunte se il settore vede la presenza di altri operatori che intervengono su questo campo.
Noi speriamo che l'Assessore ci dia queste spiegazioni, per esprimere un parere. Gli elementi di cui disponiamo oggi vanno in senso contrario: ci pare un'altra operazione, ci pare in sostanza un'ostinazione, sulla base di non so quali elementi, a sprecare ancora denaro pubblico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.
MIGLIETTI Credo che l'intervento del Consigliere Saitta abbia toccato il punto fondamentale su cui tenterò anch'io di cimentarmi, partendo da due considerazioni. In primo luogo ho assistito, in Commissione, ad un cambiamento di rotta da parte dei Consiglieri di maggioranza che, non appena abbiamo affrontato questo problema, hanno dato un giudizio assolutamente negativo ancor prima di arrivare all'audizione. In secondo luogo, quello che ha fatto assumere al sottoscritto una posizione assolutamente negativa in merito alla ricapitalizzazione di questa società è stata la relazione del Presidente neo eletto.
Al di là del fiume di parole, anche dotte, del neo Presidente, la sostanza che ne è venuta fuori è questa: tutta l'attività di questa società non è assolutamente riuscita a realizzare nessuno degli obiettivi societari (non un progetto è andato a buon fine) e l'unico dato consistente che si può registrare è la perdita dei 2/3 del capitale nell'arco - credo - di due anni di gestione di questa società. Io non sono assolutamente convinto che basta cambiare il manovratore per ottenere dei risultati. Secondo me, è proprio l'oggetto che costituisce le finalità di questa società che non sta sul mercato, perché da parte delle aziende, principalmente da coloro che hanno intenzione di immettersi sul mercato, vi è un'oggettiva difficoltà a trovare interlocutori validi che possano dare quel supporto per ottenere la possibilità di creare impresa e di immettersi sul mercato. Noi abbiamo una società che dovrebbe avere tutte queste caratteristiche, proprio perch società pubblica, finanziata con denaro pubblico: la mia impressione è che questo impianto serva soltanto per autogratificarsi, perché non c'è un progetto, non si è formata un'impresa cooperativa di nessun tipo, non si è creato neanche un posto di lavoro, quindi non vedo né l'efficacia n ritengo l'opportunità di rifinanziare questa società.
Credo che ciò, almeno dalla relazione che abbiamo sentito dal Presidente, sia stato assolutamente negativo, con - come normalmente succede per quanto riguarda tutti quelli che si rapportano con il denaro pubblico - grandi prospettive, ma grandi prospettive future su un bilancio acclarato in termini assolutamente negativi e non portando al proprio bagaglio neanche un risultato positivo.
Mi meraviglio anche da parte di chi aveva sostenuto che sotto il profilo soltanto dell'applicazione del Codice Civile, che riguarda principalmente le società per azioni, vi fossero tutte le caratteristiche per andare a sciogliere la società, non in termini coatti perch sicuramente il capitale pubblico avrebbe coperto quella che era la parte coattiva dell'intervento del Tribunale, ma per nessun'altra ragione che non quella dell'autodeterminazione su un cammino oramai acclaratamente perso.
Chiedo al Vicepresidente Majorino come sia possibile che da parte delle sue competenze si voglia proseguire su questa strada, quando vi sono altre partecipate della Regione Piemonte che ne hanno tutti i titoli per poter ricomprendere quelli che sono gli aspetti societari di questa società; e chiedo perché non si faccia quello che chiedeva il Consigliere Saitta, cioè uno sforzo per dare un servizio efficiente ed efficace per la creazione di impresa. Conosco un'impresa che da almeno un anno tenta, con tutti i vari passaggi che sono previsti dalla legislazione nazionale e regionale, di mettere in piedi una cooperativa di quattordici/quindici soci su un progetto assolutamente economico: eppure non riesce a trovare la strada per poter realizzare questa iniziativa di impresa. Come queste ce ne sono tantissime altre; non parliamo poi di tutte le società che sono oggi sul mercato per quanto riguarda l'introduzione ai progetti della Comunità europea.
Se noi ci mettiamo in concorrenza con il privato, con un finanziamento pubblico di questo tipo e quindi perpetuando quello che oggi è il risultato, la perdita dei 2/3 del capitale, credo che fra due anni ci ritroveremo qui a fare lo stesso ragionamento e avendo perso anche l'ulteriore investimento. Credo che la parte più eclatante sia proprio descritta nella delibera: non soltanto si chiede di ripianare i 61 milioni che sarebbero quelli necessari per la quota ascritta alla Regione Piemonte ma si prospetta già all'interno della legge l'acquisizione anche di quello che dovrebbe essere il capitale non sottoscritto dai privati. Credo che questo parli da sé e quindi chiedo al Vicepresidente della Giunta regionale di fare un pensiero nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.
MARENGO Chiederei al Presidente la seduta segreta per l'intervento che svolger e, se possibile, chiederei la presenza del Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Prego i funzionari di allontanarsi.



(La seduta segreta ha inizio alle ore 13,25)



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,10)



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