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Dettaglio seduta n.88 del 12/11/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Bellion, Farassino Ferraris, Ghigo, Goglio, Majorino e Rosso.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Tossicodipendenza - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno n. 250, n. 293, n. 295, n. 297, n. 300, n. 334, n. 343, n. 357 e n. 358 relativi al problema della tossicodipendenza (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati da vari Gruppi relativi al problema della tossicodipendenza.
La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Nonostante il clima un po' dimesso cercherò di dare il mio contributo al dibattito sulle tossicodipendenze, che credo dovremmo sforzarci di trattare in modo serio. Non voglio dire che i colleghi che mi hanno preceduto non abbiano fatto interventi seri, ma vorrei rimarcare la necessità di affrontare la questione usando dei paragoni, ad esempio come abbiamo fatto in occasione del dibattito sulla psichiatria.
Nell'affrontare problemi così delicati, le nostre riflessioni dovrebbero essere attraversate da ogni sorta di dubbio; le istituzioni dovrebbero avere il coraggio di dire: "Non sappiamo cosa fare!". Se avessimo questo coraggio, ci metteremmo in una posizione di ricerca e di comprensione: cosa che, per ora, in molta parte del mondo politico non esiste.
E' stato detto da altri colleghi che non possiamo comprendere appieno il fenomeno. Di certo, comprendiamo che la nostra società e tutte le società del nord occidentalizzato (ma anche altre) vivono in questa epoca un grande fenomeno di disagio delle nuove generazioni nei confronti di tutte le forme di vita della società.
La situazione di disagio non riguarda esclusivamente le persone più deboli e i giovani - e con il termine "più debole" non intendo solo le fasce più povere della popolazione; chi si è occupato un po' della questione, in vari ambiti, ha rilevato che tale fenomeno, pur riguardando in modo grandissimo i giovani, ha toccato anche, negli ultimi anni, persone di età superiore ai quarant'anni, che per la prima volta, in età non più giovanissima, hanno fatto uso di sostanze stupefacenti cosiddette "pesanti".
Per quanto ho potuto capire dal mio piccolo punto di osservazione, al di là dei motivi generali che investono l'intera società ed al di là del ceto sociale di appartenenza, i soggetti che si avvicinano alle sostanze stupefacenti pesanti sono persone che hanno meno strumenti, anche psicologici, di poter gestire la propria situazione. Credo che questo debba essere un punto fermo: sono comunque le persone più deboli le più esposte.
Questa considerazione ci deve essere d'aiuto nel comprendere cosa possiamo fare.
Non credo sia utile la competizione ideologica: non è proprio il caso.
Quale contributo daremmo, fermandoci sulla competizione ideologica "Liberalizzazione sì, liberalizzazione no?". Il punto non è questo soprattutto ed essenzialmente per un problema come la tossicodipendenza da sostanze pesanti.
Chi vive il problema, vive una sorta di scissione. Vi vorrei fare un esempio concreto: ci sono stati madri e padri che hanno denunciato i figli madri e padri che hanno detto "preferisco vedere mio figlio in galera", e lo hanno fatto: hanno denunciato i propri figli. Le stesse madri, molto probabilmente, o altre, si sono magari trovate costrette a comprare la droga ai figli: capite la scissione? La stessa persona che ha comprato la droga al figlio, arrivata all'esasperazione lo denuncia. Questa è la scissione, la drammaticità che vivono le famiglie, coloro che sono coinvolti nel problema.
Ma allora, quali le nostre risposte? Innanzitutto, potenziare i servizi già esistenti - e questo l'Assessore lo sa.
Purtroppo, ho potuto assistere solo alla prima parte del seminario tenutosi nelle scorse settimane, però ho sentito la relazione degli esperti, di ogni orientamento, soprattutto coloro che operano nei SERT, che hanno detto chiaramente di cosa hanno bisogno, anche sul tema, che non approfondiremo forse oggi, del recupero terapeutico e delle comunità. Io sono per le comunità più aperte, che rispettano l'individuo. Però mi sono accorto che per il tossicodipendente che vuole uscire dal suo dramma a volte conta poco anche il tipo di comunità; la comunità è più uno strumento, per una decisione che comunque è stata presa: quel che conta è la decisione soggettiva.
Ma al di là di questo ragionamento sulle comunità, gli operatori dei SERT ci hanno detto che il loro problema maggiore è quale risposta dare a quel numero consistente di persone che da sempre seguono il servizio, che fanno riferimento al servizio e in qualche modo si fermano. Questo è il problema: quelli che in qualche modo sono seguiti e quindi potrebbero uscire dal circuito vizioso della droga.
Quasi tutti concordano sulla possibile utilità di forme di sperimentazione: credo sia questo il punto posto dall'ordine del giorno del Comune di Torino. Forme di sperimentazione che non consistono - com'è stato detto - ella droga gratis, nella liberalizzazione, ma nel tentativo di capire se per coloro che sono seguiti dai servizi possa servire, in qualche modo, accompagnarli fuori dal loro dramma. Non credo sia opportuno fare della querelle politica o intentare dei "braccio di ferro" ideologici: "Dobbiamo contrastare le pratiche tese a disgregare culturalmente e moralmente la società".
L'assunto fondamentale della mozione del collega di Alleanza Nazionale cioè il ribadire la contrarietà all'uso delle sostanze stupefacenti, credo che sia un impegno che muove tutti. Ma quando? E' questo ciò che mi domando. Centinaia di migliaia di giovani usano sostanze stupefacenti minori, i derivati della cannabis: centinaia di migliaia di giovani! Possiamo far finta che non sia vero? Possiamo far finta di vietarlo? O una società deve in qualche modo considerare e riflettere su come regolamentare il problema, anche in maniera repressiva? Il punto è proprio non nascondersi dietro ad un dito, non fare finta che i problemi non esistano non fare finta che sia sufficiente una legge che dica "tu non lo fai" perché questo non succeda. La legge repressiva - è stato detto anche da chi dieci anni fa l'ha propugnata - non è servita a niente.
Non sto dicendo di liberalizzare la droga: sto dicendo che per quanto riguarda le droghe pesanti bisogna rafforzare i servizi che già abbiamo in ambito sanitario e sociale e verificare le sperimentazioni che le situazioni più avanzate di questi servizi ci propongono, per capire se possono o non possono essere una risposta. Inoltre, occorre porsi seri interrogativi e dibattere anche scientificamente sulle droghe leggere.
Interrogativo che mi pongo io stesso, che fumo un pacchetto di sigarette al giorno! Queste le questioni che volevo porre all'attenzione del Consiglio.
L'ultima versione dell'ordine del giorno proposto dal Consigliere Ghiglia a mio parere andrebbe in qualche modo sostanziato: quando si enunciano dei principi occorre sostanziarli in proposte concrete. Personalmente, intendo presentare degli emendamenti all'ordine del giorno del collega.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Avevamo chiesto lo spostamento della discussione del nostro ordine del giorno, ma poi si è giustamente riscontrato il suo collegamento al dibattito.
Verifichiamo sistematicamente che si tratta di un nervo molto sensibile; se ne parla molto, soprattutto dopo la presa di posizione del Comune di Torino; suscita un interesse che crea quasi un po' di pruderie.
Noi abbiamo analizzato le spese della Regione su questo terreno, per verificare in concreto che cosa si fa. Non voglio intervenire nel merito del dibattito specifico sugli altri ordini del giorno, ma illustrare il nostro documento, che ha preso in considerazione proprio i fatti concreti.
Nella verifica effettuata siamo rimasti esterrefatti dall'aver notato che rispetto alle cifre stanziate, che erano anche consistenti, sono state effettuate spese soltanto nella misura dell'1-2% e in alcuni casi addirittura dello 0%! Si tratta di cifre significative: dei 6.656.000.000 del capitolo 12510 "Fondi alle UU.SS.LL. per interventi di prevenzione e di lotta contro l'AIDS", ne sono stati spesi 0! Questo in data 30 settembre al 31 ottobre, comunque, la situazione non era cambiata.
Su altri capitoli - tutte voci collegate a problemi che hanno a che fare con la tossicodipendenza - a fronte di 13 miliardi stanziati, ne è stato speso, sì e no, 1! A seguito di queste verifiche abbiamo presentato l'ordine del giorno in discussione proprio per rilevare come, pur di fronte ad un grande interesse, dal punto di vista operativo si è nettamente al di sotto non solo delle necessità, ma addirittura di quanto, come Regione, si era concretamente deciso di operare.
Nel nostro ordine del giorno, oltre a mettere in rilievo questi elementi, chiediamo il perché di questa situazione e cosa si intenda fare affinché questi fondi, che dovrebbero servire a cose quanto mai urgenti vengano spesi il più rapidamente possibile.
Non vorremmo, infatti, che a fine anno, in sede di chiusura del bilancio, li si spenda in modo non oculato, "correndo all'impegno" di tali fondi, senza verificarne concretamente l'utilità e l'efficacia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Signor Presidente, prima di illustrare l'ordine del giorno vorrei spiegare perché ho aderito all'ordine del giorno n. 357 presentato questa mattina.
In precedenza, infatti, avevo sottoscritto a nome del Gruppo un ordine del giorno presentato qualche settimana fa dal collega Ghiglia; tuttavia nelle ultime settimane si sono aggiunti ulteriori elementi di dibattito e abbiamo ritenuto più utile sottolineare aspetti del problema riferiti maggiormente alle responsabilità della Regione; si tratta quindi di un documento che approfondisce le tematiche che ci riguardano direttamente come Consiglio regionale.
Credo non possa comunque essere ignorato il fatto che la discussione in Consiglio regionale segue la presa di posizione del Comune di Torino attraverso l'ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale, che noi abbiamo osteggiato, non soltanto qui, ma in tutte le sedi di carattere politico. Assumere una posizione politica non significa però ignorare questioni sociali importanti. Ritengo che ogni presa di posizione politica abbia una sua legittimità proprio perché permette di partecipare politicamente alle scelte che ogni ente deve compiere per dare un contributo alla soluzione o perlomeno alla riduzione del problema della droga.
Questo dibattito - ha ragione chi l'ha detto - rischia di essere inutile se si limita a confrontare o a far scontrare posizioni tra proibizionisti ed antiproibizionisti. Bisogna però anche evitare un altro pericolo, quello di fare un ragionamento un po' da mercato, e dire "visto che la maggioranza dei giovani fuma tranquillamente, bisogna liberalizzare". Posizione che non condividiamo, a nostro avviso molto pericolosa e che non può essere sicuramente quella dell'uomo politico, che ha responsabilità di gestione, che ha la responsabilità di dare indicazioni sullo sviluppo civile della società e che non può certo adeguarsi alle posizioni prevalenti - adeguamento che non sarebbe democrazia, ma puro e semplice opportunismo.
Vi sono infatti delle posizioni che apparentemente sembrano moderne, ma che in realtà sono molto liberiste, anche se da uomini della sinistra.
Qualcuno sostiene che si tratta di problemi che attengono soltanto alla coscienza di ognuno; noi siamo assolutamente in disaccordo: non si tratta di fatto personale, non è un fatto individuale una presa di posizione su questo tema. Non è possibile applicare a questa problematica le stesse categorie, ad esempio, degli economisti.
Penso che tutti voi sappiate quanto sosteneva uno dei padri del liberismo, che mi pare venga citato indirettamente anche da alcune espressioni della sinistra. Friedman diceva: "Ho sempre creduto che il governo non abbia alcun diritto di ficcare il naso nelle libertà personali dei cittadini", quindi libertà di ingerire cibo, bevande, sostanze chimiche e via dicendo. Noi non accettiamo un liberismo che si coniuga con la liberazione dalle responsabilità, con l'egoismo: siamo nettamente contrari.
Assumere una posizione contraria alla liberalizzazione delle droghe pur se quelle leggere, viene ritenuta oggi in modo prevalente nel dibattito culturale sui mass media come una posizione arretrata, da conservatori. E parrebbe che noi, Popolari, si sostenga questa posizione; a sentire alcuni confronti avuti con gli antiproibizionisti, parteciperemmo ad una sorta di movimento di repressione contro i drogati. Questo non è assolutamente vero noi partecipiamo e siamo orgogliosi di partecipare ad un movimento di liberazione dei giovani dalla dittatura della droga! Questo è il problema.
In questo senso non ci sentiamo conservatori, ma ci sentiamo moderni crediamo di aver assunto una responsabilità forte. Vogliamo contribuire a costruire un messaggio sulla negatività della droga. Ho la sensazione che alcuni messaggi che apparentemente sembrano moderni in realtà contribuiscano a provocare un effetto contrario, cioè a dire che la droga non fa male. Questo per noi è estremamente pericoloso, come è cinico chi strumentalizza politicamente i giovani, gli studenti, magari con manifestazioni sulla liberalizzazione della droga che sembrano quelle contro l'imperialismo americano in Vietnam, mettendo le due questioni sullo stesso piano! La droga non è un ricostituente! A leggere alcuni giornali sembra quasi che sia sufficiente liberalizzare la droga per risolvere il problema! La droga non è un ricostituente, fa male! Deve essere detto chiaramente: alcuni messaggi, se espressi malamente come succede da parte di qualche esponente politico, sono estremamente pericolosi: i giovani sono persone fragili, lo sappiamo; bisogna essere molto attenti nel fare certe affermazioni! Bisogna accrescere la consapevolezza culturale e politica rispetto alla gravità del problema ed evitare di classificare progressisti coloro che sono per la liberalizzazione vista come modernità e qualificare quali conservatori ed esponenti del Medioevo quanti sono contrari.
Le riflessioni emerse nel seminario svoltosi qualche settimana fa ci inducono ad un assunto che deve essere, secondo me, incancellabile: non è vero che tutti quelli che usano droghe leggere passino alle droghe pesanti ma è sicuramente vero che tutti quelli che usano droghe pesanti sono passati dalle droghe leggere. Questo ce lo hanno detto e ripetuto sia le comunità terapeutiche del privato sociale sia i SERT: non è automatico, ma è reale che quanti usano droghe pesanti sono passati dalle droghe leggere.
Passaggio da più parti rilevato.
Credo che una posizione utile al dibattito non possa che indurci a tre riflessioni di base. E' stato detto che non esiste più lo stereotipo del tossicodipendente, quello a cui eravamo abituati a pensare anche con una certa enfasi, effetto del disagio economico. Non è più così, sappiamo che il problema è più complesso: si avvicina alla droga non soltanto il giovane emarginato, ma anche il giovane facoltoso - lo abbiamo letto sui giornali quindi è un problema più grave.
Il problema non può essere semplificato in termini sanitari ed è quanto mai inopportuno qualsiasi atteggiamento miracolistico, come quello di coloro che credono che la liberalizzazione possa aiutare a risolvere il problema. Non esistono esperienze concrete e dati certi sui risultati di talune forme di sperimentazione. Quindi, nutrirvi fiducia cieca è un atteggiamento miracolistico che non si confà alla soluzione del problema che noi siamo del parere non sia risolvibile neppure con la migliore legge.
Non è un problema di legge; certo, la legge può essere d'aiuto, ma non esiste la legge ideale (così com'è stato dimostrato in tante parti del mondo).
Non esistono soluzioni verificate in grado di risolvere immediatamente il problema; l'atteggiamento, quindi, non può che essere di tipo problematico, la strategia deve essere la più globale e la più aperta possibile, in ogni caso aperta al dialogo.
Credo siano da respingere posizioni che tendono alla criminalizzazione della tossicodipendenza; mi pare, questa, la base di partenza di ogni ragionamento serio attorno al tema. E credo che qualcosa debba essere detto anche relativamente alla questione della riduzione del danno.
All'interno di una strategia globale, non abbiamo alcuna pregiudiziale nei confronti della riduzione del danno, ma preferiamo essere chiari.
Dobbiamo capirci, per evitare che attraverso piccoli passi si arrivi alla liberalizzazione della droga.
Una fotografia realistica della tossicodipendenza porta a verificare che ci sono anche giovani che non intendono uscire dal tunnel della droga: sono quelli che soffrono di più, che rischiano di più, lontani dalle strutture territoriali, dalle comunità terapeutiche.
Questi giovani devono essere aiutati. Come? Con gli operatori di strada, cioè con gli operatori su bassa soglia. Per ottenere questo bisogna potenziare i servizi, attualmente scarsi. Bisogna però capirsi perché la strategia della riduzione del danno per noi non significa rinunciare alla lotta contro la droga.
Secondo noi, una politica seria di riduzione del danno condotta attraverso i servizi è il primo passo per incontrare quei giovani che non vogliono e non possono uscire dalla droga, in modo da ascoltarli, portarli lentamente verso un percorso sia di cura sia di riabilitazione e di reinserimento. Noi accettiamo la "riduzione del danno" non come fine, ma come mezzo per arrivare ad incontrare quanti più giovani possibile. E' in questa logica che accettiamo la politica della riduzione del danno: soltanto come mezzo per uscire dalla tossicodipendenza e non come fine a se stessa, come ci pare sia nelle posizioni degli antiproibizionisti.
Credo che il Consiglio regionale debba anche esprimere un giudizio sul privato sociale che si occupa di questo problema. Sosteniamo che bisogna ascoltare molto le comunità terapeutiche, ascoltarle più di quanto sia stato fatto finora (penso agli anni passati, ma anche recentemente), perch sono state "pioniere" nell'affrontare il problema della tossicodipendenza si sono "scommesse" per prime, anticipando le istituzioni. Quando le istituzioni non facevano nulla, le comunità terapeutiche avevano già iniziato ad affrontare il problema: vanno aiutate e non osteggiate con vincoli di carattere burocratico.
Temo che certi processi seri, come quello dell'aziendalizzazione delle UU.SS.LL., possano portare ad una burocratizzazione del rapporto con le comunità terapeutiche. Assessore, su questo si deve essere molto attenti.
Non possiamo delegare le politiche per la tossicodipendenza a livello di manager: occorre una presa di posizione politica forte da parte della Regione per aiutare le comunità terapeutiche. Hanno dato molto, possono dare molto e credo che i loro risultati dimostrino chiaramente che è possibile far uscire dei tossicodipendenti dal tunnel della droga.
Circa poi la convinzione che le droghe leggere non facciano male, non è vero: fanno male alla sfera psicoemotiva del giovane, che ha la necessità di educarsi anche alle emozioni, che le droghe leggere spesso rimuovono. Il giovane ha bisogno di sentire la felicità di una vittoria, ma anche il dolore di una sconfitta, ha bisogno di rapportarsi con la realtà.
Credo si debba avere grande prudenza quando si afferma che le droghe leggere non fanno male; forse non fanno molto male alla salute, sul piano fisico, ma fanno sicuramente male sul piano psichico, che è una sfera che riguarda l'uomo e che, in ogni caso, ci deve riguardare. Non è problema che non ci riguarda come società; non è problema che non ci riguarda come politici.
Inoltre, le droghe sintetiche: dove mettiamo quelle sostanze che producono ancora più danni di altre droghe leggere? Siamo assolutamente contrari.
Concludo dicendo che non crediamo che la posizione della liberalizzazione delle droghe possa avere effetti positivi sul mercato poiché in tal modo si esaurirebbe. Viceversa, abbiamo la sensazione che la liberalizzazione determinerebbe un aumento della fascia potenziale dei consumatori sul mercato delle droghe pesanti. Mi pare evidente. Non c'è altro commento da fare.
Detto questo, il nostro ordine del giorno richiama la Regione Piemonte alle sue responsabilità per quanto riguarda il Piano sanitario. In primo luogo, i servizi territoriali debbono essere più diffusi e non possono avere orari di apertura di tipo bancario, ma devono essere aperti la sera la notte, il sabato, la domenica; bisogna portare ai servizi pubblici quel 50% di giovani che non si rivolge ai servizi territoriali - e, in questo la Regione ha una sua responsabilità.
Assessore e colleghi, se vogliamo affrontare questo problema, anzich riferirci alle grandi questioni, è bene che ognuno si assuma le proprie responsabilità fino in fondo. In questo senso credo che la Regione Piemonte abbia sicuramente un ruolo forte da giocare sia per quanto riguarda il potenziamento dei SERT sia nell'ambito di rapporti con gli altri Enti locali, per definire una strategia comune.
Sono stato Sindaco per parecchi anni, ma non ho mai avuto alcuna indicazione, da un Ente sovracomunale, su quale fosse il sistema migliore per svolgere un'attività utile in termini di prevenzione. Ebbene, mettendo insieme le risorse pubbliche e del privato sociale, credo che qualche risultato lo si possa ottenere. Dobbiamo però sintonizzarci su questa lunghezza d'onda, smettendo di rivolgersi polemicamente soltanto allo Stato e svolgendo fino in fondo il nostro ruolo e le nostre competenze.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Nell'illustrazione dell'ordine del giorno, iniziamo con il dire un chiaro e forte "no" alla droga. Il dibattito non può essere annacquato con posizioni tecnicistiche: un chiaro e forte "no" alla droga e a qualsiasi ipotesi di legalizzazione o di liberalizzazione di droghe leggere e un "no" a qualsiasi ipotesi di somministrazione, ancorché controllata, di droghe pesanti.
Questo è un primo caposaldo, perché il problema della droga, a nostro avviso, non può essere affrontato né tanto meno risolto con la fredda e discutibile filosofia della logica, ma essere affrontato mettendo al centro del dibattito l'uomo. Le cosiddette politiche di riduzione del danno seguono, in questo senso, una via a nostro avviso non condivisibile, quella della fredda e discutibile via della logica, partendo non dal recupero dell'uomo né dal tentativo di salvarlo, ma limitandosi - e gli esempi che farò di qui a poco credo ne siano l'unica dimostrazione oggi attuale ed attuabile - a farlo morire il meglio possibile, ad alleviare la sua sofferenza, ad alleviare il suo dolore. Non si occupano assolutamente di recuperarlo alla vita, ai suoi valori, di recuperarlo alla società, di recuperarlo soprattutto a se stesso.
La politica di riduzione del danno è un tentativo attuato in alcune poche - zone del mondo; è attuato ad esempio in Svizzera - e parliamo di droghe cosiddette pesanti, anche se oggi la distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere è assolutamente anacronistica ed inattuale. A Zurigo infatti, sono stati attuati due progetti dal nome ironico: uno si chiama "crossline" e l'altro "lifeline"; sono 125 i soggetti cui l'Amministrazione di Zurigo fornisce l'eroina da una a tre volte al giorno. Per noi, fornire eroina significa semplicemente fornire uno strumento di morte. Che l'eroina sia più pura, che sia controllata, che non contenga sostanze che nell'immediato "stecchiscono", non significa che non sia una sostanza (mentre il discorso sulle droghe cosiddette leggere è opinabile) che uccide.
Questo il motivo per il quale ho iniziato il mio discorso parlando di principi; non possiamo accettare, nella logica minimalistica, cinica ed antiumana della riduzione del danno, il fatto che uno Stato si prenda la briga di dare la morte, la dolce morte, la morte controllata. Perché non li riempiamo di sonniferi? Perché non li facciamo morire (se sono all'ultimo stadio) tranquillamente, dormendo? Diamo loro una mega dose di Valium - o non so di cos'altro - 50 litri per flebo e li facciamo morire! La dolce morte; è un vecchio concetto: negli Stati Uniti il "dottor morte" faceva esperimenti di questo tipo - tra l'altro, non è neanche morto in galera, ma continua ad operare con buona pace di tutti.
E' il principio da rifiutare perché inutile. Badiamo, per esempio, al dato economico - che pur non dovrebbe interessare - badiamo al costo di queste operazioni. L'operazione di riduzione del danno, il cosiddetto "progetto Zurigo", costa 25 milioni all'anno per ogni soggetto moltiplicato per 125 soggetti fa 3.125.000.000! Se domani lo proponessimo ed estendessimo a Torino - posto che tutti i tossicodipendenti si rivolgessero al progetto di presunta riduzione del danno - avremmo un costo annuo, solo per Torino, di 180 miliardi circa. Se poi lo diffondessimo a livello nazionale, non basterebbe una legge finanziaria per attuare la riduzione del danno.
Chi parla di riduzione del danno, intesa come somministrazione controllata di eroina - perché questa è una delle due facce della riduzione del danno - ci deve anche dire - posto che per noi il principio è aberrante e assolutamente da combattere e rifiutare - come si interviene, chi paga.
Ci sono dunque diversi problemi; c'è il dato morale, spirituale ideale, che per noi non può essere bypassato e questo squallido - me ne rendo conto - dato economico che tra l'altro, dati alla mano, non consegue alcun risultato. Infatti, dei 125 tossicodipendenti in cura, i criminali cioè coloro i quali continuano a commettere reati nonostante la somministrazione controllata di eroina, sono passati dall'80% al 30%. Ma il 30% continua! Inoltre, la legge deve funzionare per i grandi numeri, non per ipotesi "campana di vetro". E' chiaro che nell'ipotesi "campana di vetro", come nell'agricoltura biologica, tutti gli esperimenti funzionano ma poi non riescono assolutamente ad interferire, ad inserirsi nella realtà sociale. Realtà nella quale ci troviamo a combattere una piaga che interessa oltre mezzo milione di persone in Italia e 7.500 persone a Torino. Michael Jackson, con tutto il denaro che possiede, forse riuscirà a campare duecento anni a forza di respirare attraverso le bombole e di non farsi toccare dalla gente; ma questa è realtà virtuale, che non affronta e non risolve il problema.
Arriviamo all'altra faccia della medaglia, la legalizzazione delle droghe cosiddette leggere. Oggi, tra le droghe leggere vengono contemplate droghe che in realtà sono più pesanti dell'eroina; tutti possono trovare nelle discoteche una serie di beveroni, pastiglie, cartine o altre cose dai nomi anche fantasiosi, molto belli e di carattere giovanile, che vanno bene per le discoteche. Si chiamano Smart drugs, per esempio, poi ci sono le GHB, DMT, Crack, LSD, ecc. Queste sono, ancora oggi, le droghe considerate leggere. Sapete perché sono considerate leggere? Perché si assumono come una pastiglia: non si trova la persona morta, attaccata ad una pianta con la siringa piantata nella vena. No! Si vede un ragazzino che prende una pastiglia - che con una sola assunzione può avere effetti irreversibili sulla psiche umana - e poi balla tutta la notte. Eppure, con la vecchia terminologia tradizionale ed antistorica, queste sono considerate droghe leggere perché si trovano più facilmente in commercio e soprattutto perch costano pochissimo. Ecco perché sono leggere. Che senso ha, allora legalizzare le cosiddette vecchie droghe, quelle ormai obsolete, quelle che provengono dalla cannabis, l'hashish e la marijuana, che ricordano forse il capello lungo, la veste colorata - reminescenze degli anni '70 - ma non rappresentano la tragica, drammatica realtà del mercato della droga. Il sequestro di droghe cosiddette leggere è passato, ad esempio, da 7.000 pastiglie di ecstasy nel 1990 a 155.000 nel 1995. Le droghe di sintesi rappresentano la nuova sfida della mafia e della criminalità organizzata relativamente alla diversificazione del mercato. Se accettassimo il principio perverso ed antiumano di legalizzare le droghe cosiddette leggere, accetteremmo il principio di rendere lecita una sostanza dannosa per i giovani, per tutti noi - anche per gli anziani, per la società. Per avere una bottiglietta di Novalgina occorre la prescrizione medica, mentre la "canna", nonostante i suoi effetti psicotropi, potrebbe essere venduta tranquillamente in tabaccheria; nel momento in cui accettiamo questo principio perverso, accettiamo la sconfitta nostra e dello Stato. Non riuscendo a vincere un problema, vi ci si adegua. E' una vecchia tattica anche Sun Zu, ne "L'arte della guerra", insegna a mettersi d'accordo con il più forte dei propri avversari se non si riesce a sconfiggerlo. Riguardo alle droghe pesanti, non riuscendo a risolvere e sconfiggere un problema si accetta il principio di adeguarvisi. Quando le grandi organizzazioni criminali invaderanno il nostro mercato con le droghe di sintesi, con le droghe fulminanti, cosa farà lo Stato? Accetterà anche queste? Ci troveremo, domani, quando la marijuana costerà 500 lire, a legalizzare il crack, gli allucinogeni, l'LSD? Il proibizionismo è una questione di mercato. Chi di mercato si occupa in base alla legge della domanda e dell'offerta, saprà diversificare il mercato, la produzione, la vendita; la droga è un grande motore di controllo sociale, oltre che un enorme business.
Ribadiamo dunque il nostro "no" a queste che noi continuiamo a considerare ipotesi. Lo ribadisco con parole forti; abbiano pazienza i colleghi, ma questo non è argomento da guanti bianchi, questo non è argomento da fioretto. Quando si tocca la vita umana, fioretto e guanti bianchi non c'entrano; c'entrano i principi, c'entrano i valori: il valore intrinseco della persona, senza accettare il fatto che "la gente continua a morire e allora io l'aiuto a farlo!". Questo è principio che noi non potremo mai accettare.
Quella attuale, in Italia, è una legislazione che non funziona, perch legislazione ibrida, legislazione ambigua, legislazione che non ha il coraggio di prevenire e di punire. Anche coloro che si sono scandalizzati nei giorni passati, perché dei poveri studenti, che avevano fatto un misero pasto a base di marijuana e hashish, con dolci e bevande, sono stati arrestati dalla polizia come fossero stati Totò Rjina, dimenticano di dire che in casa di quel povero ragazzo, sono stati trovati sei etti di sostanze stupefacenti - 600 grammi! - e che questo era uno squallido spacciatore che vendeva la droga ai suoi amici, ai suoi compagni di scuola e ci lucrava sopra! Questa è la verità! Su tali fatti non va accettato il pietismo! Se c'è una legge, va rispettata, chiunque la infranga, senza il solito giustificazionismo, dietro cui troppo spesso ci si trincera, perché non si vuole più riconoscere in questa società alcun principio, perché non si vuole che questa società abbia ancora valori di "giusto" e di "sbagliato" ma si accetta che tutto possa essere mediato e compromesso. Sulla vita non si discute! Concludo dicendo che accanto ad una forte e convinta politica di repressione, la politica migliore che noi individuiamo - e l'abbiamo fatto anche tramite un altro ordine del giorno - è la politica della prevenzione.
Non la prevenzione dello spot del Consiglio dei Ministri dove appariva uno con gli occhi bianchi, a cui girava la testa, del quale non si capiva bene il messaggio - se non che si iniettasse la droga direttamente nel bulbo oculare - ma una prevenzione seria, attuata sin dalle scuole elementari per proseguire nelle scuole medie superiori.
Noi abbiamo proposto che la Regione, insieme al Provveditorato agli Studi, alla Provincia, al Comune di Torino, si attivi per fare dei contratti con le riviste. Per le scuole elementari, riviste tipo Topolino per le scuole superiori, riviste a larga diffusione giovanile, in maniera tale da poter lanciare messaggi positivi, concreti, sulla base di un principio, che a mio avviso non deve dividere proibizionisti ed antiproibizionisti, che la droga fa male e va combattuta. E, soprattutto tutti devono essere a conoscenza dei possibili effetti. Questo è il principio che secondo me può essere unificante per tutti.
Seconda considerazione: attraverso le associazioni, le comunità terapeutiche, le parrocchie, occorre organizzare corsi professionali per educatori, che vadano nelle scuole di ogni ordine e grado, in maniera asettica, semplicemente a dire: primo, la droga fa male; secondo, la droga ha determinati effetti. Basterebbe anche solo questo per contribuire a salvare tante vite umane: non cerchiamo scorciatoie pericolose, che ci porterebbero soltanto ad una tremenda corsa verso il nulla.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

Sono stati illustrati tutti gli ordini del giorno.
Si apre la discussione generale.
La parola al Consigliere Moro.
MORO Grazie, Presidente. Sono in discussione alcuni ordini del giorno, tra cui quello di Rifondazione Comunista, sull'importantissimo e decisivo problema della tossicodipendenza, la cui importante centralità ed attualità nella società civile di oggi deve spronare il Consiglio regionale, ma soprattutto l'esecutivo di centro-destra ad intervenire rapidamente con precisi progetti e finanziamenti per adeguare i servizi regionali, troppo inadeguati.
La parte illustrativa dell'ordine del giorno comunista è già stata illustrata ampiamente stamane dal nostro Capogruppo, con le dovute considerazioni e proposte politiche.
Personalmente, intendo invece fare alcune considerazioni su questo delicatissimo problema.
Nei primi otto mesi del 1996, in Piemonte - Torino compresa - la droga ha già ucciso cento volte, superando il già drammatico primato dell'anno scorso, che fece registrare novantacinque vittime, quasi il doppio dell'anno precedente, che furono quarantotto.
Una sequenza che fa rabbrividire: decessi per overdose di giovanissimi ragazzi, in una crescita pericolosa.
Proprio per questo è auspicabile la legalizzazione delle droghe leggere e quindi predisporre, come Regione Piemonte, di un Piano di linee e di indirizzo politico alle UU.SS.LL. in tema di riduzione del danno della droga.
Rilevo però con stupore che esistono dei fondi regionali non spesi nel settore sanitario e relativi a stanziamenti ingenti nella lotta alla droga e alle tossicodipendenze. Mi pare veramente incredibile.
Certo, il delicatissimo fenomeno della droga è tematica complessa e per aggredirlo in positivo non servono gli atteggiamenti solo moralistici ed emotivi, né semplificazioni. Servono impegni istituzionali e finanziari seri - come ho già accennato - a partire dall'Assessorato alla sanità, per un preciso impegno politico e finanziario-amministrativo per la prevenzione e l'aiuto sanitario-assistenziale, cioè programmare seriamente il disagio del soggetto tossico, purtroppo di giovanissima età, che poi è portato ad abbandonare gli studi o il lavoro, con il rischio di essere adescato dalla delinquenza comune, per furti, ecc. Occorre invece intervenire per garantire il tempo libero programmato come base di prevenzione alla droga.
Occorre quindi che la Giunta regionale di centro-destra predisponga subito una diversa campagna culturale, educativa e di prevenzione alla tossicodipendenza e non l'immobilismo e l'incapacità che invece dimostra ampiamente e frequentemente.
E' necessario anche impegnare il Parlamento, il Governo centrale per una più dura lotta al tragico e gravissimo traffico degli stupefacenti, al riciclaggio del denaro sporco per arricchimenti illeciti e per la morte di migliaia di giovani.
Un impegno, quindi, preciso e politico contro la criminalità, che sul controllo del mercato della droga si autofinanzia e si arricchisce enormemente.
Bisogna intervenire con finanziamenti e leggi a favore delle comunità di recupero ex tossici e della prevenzione, per poi aiutarli a far parte in modo positivo della società civile e del mondo del lavoro, affinch ritornino ad essere nuovamente protagonisti della loro vita dopo le gravissime esperienze negative vissute.
Penso occorra anche l'impegno finanziario della Giunta a realizzare al più presto un programma di investimenti sulla formazione professionale degli operatori del settore e l'impegno pubblico per un programma di campagna culturale, educativa di prevenzione per i giovani - come dicevo prima - a partire dalla sensibilizzazione al problema droga nelle scuole e la legalizzazione delle droghe leggere.
E' stato positivo per un'ulteriore conoscenza il seminario regionale sulla tossicodipendenza fatto su esplicita richiesta della IV Commissione.
Speriamo che questa complessa tematica sia recepita dal Consiglio regionale, per impegnare la Giunta di centro-destra a concretizzare subito non a parole ma nei fatti, una nuova politica di aiuto e di interventi specifici verso la gravissima situazione della tossicodipendenza regionale perché solo così il Piemonte si potrà definire una Regione civile e democratica e potrà entrare in Europa in questo difficilissimo periodo storico, economico ed occupazionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio, che interviene in qualità di Consigliere.
VAGLIO Intervengo più sull'onda emozionale che su ragionamenti politici e tecnici, come invece hanno fatto molti colleghi che mi hanno preceduto e che invidio per la loro freddezza nell'affrontare il problema.
Come padre di un ragazzo di 21 anni mi è successo - come penso sia successo ad altri colleghi - di vivere molto da vicino i drammi di amici con figli coetanei al mio, pesantemente investiti dal problema, anche in modo irreversibile.
Non è nemmeno passato un mese da quando uno dei ragazzi che lavorano nelle nostre squadre di operai forestali della provincia di Alessandria è morto per overdose.
Sono questioni estremamente gravi, che penso non debbano essere affrontate con moralismo; nello stesso tempo, noi, come istituzione, non possiamo scendere a patti con l'etica.
Non credo che l'esempio che arriva dalla vicina Svizzera sia positivo è l'esempio di un sistema, di una società che ha voluto confrontarsi in modo innovativo con un problema e ne sta uscendo sconfitta.
Non dobbiamo assolutamente ammettere alcun calo di tensione nella lotta contro la droga; avvenuti i cali le conseguenze sono state drammatiche: pensate all'effetto dell'alcolismo diffuso nelle montagne piemontesi. Una società "imballata", che lo spopolamento ha rinchiuso in una riserva psicologica, la cui unica alternativa era l'alcol.
Di fronte alle situazioni di emarginazione, di difficoltà di sopravvivenza, dobbiamo pensare che la legalizzazione di droghe, pur anche leggere, può farle diventare facilmente il rifugio da ogni frustrazione, da ogni difficoltà.
Sono profondamente convinto che non si debba assolutamente cedere alla via più facile dell'affrontare i problemi; non dobbiamo cedere a chi propone la legalizzazione, la libera vendita ed altro quale soluzione a problemi generazionali.
La droga tradizionale sta lasciando rapidamente il passo a derivati chimici, ad allucinogeni, ad anfetaminici di facile distribuzione e consumo, ma soprattutto e drammaticamente di bassissimo costo di produzione.
Nell'affrontare i problemi della popolazione giovanile non dobbiamo assolutamente cedere sul piano etico.
Questo è il motivo per cui in questa particolare fase della storia della nostra Regione il mio Gruppo - io e il Consigliere Rossi - voterà decisamente contro ad ogni ipotesi di calo di tensione nella lotta contro la droga.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.
RIGGIO C'è una notizia abbastanza gustosa scritta su Tuttoscienze di qualche giorno fa, a proposito della cioccolata. Cioccolata che contiene una sostanza che si chiama anandamide. L'anandamide agisce sui recettori del tetraidrocannabinolo, sostanza contenuta nella marijuana e nell'hashish. E' notizia gustosa che deve farci riflettere sul nostro rapporto con le sostanze. Per inciso - e non è cosa da poco - l'alcol, al contrario, ha una via metabolica comune all'eroina - ricordiamolo. E ricordiamo anche che se determinate sostanze riescono ad avere effetti sul nostro corpo è perch in qualche modo, riescono ad interagire con dei recettori, con delle sostanze che abbiamo dentro.
Le varie sostanze messe in commercio in modo legale ed illegale agiscono sul nostro corpo perché vi sono dei recettori. Le sostanze quindi possono essere paragonate a delle chiavi che possono funzionare se trovano una serratura adatta.
Questa è cosa da tenere presente: è dimostrato che noi produciamo sostanze che ci danno piacere. Queste sostanze si trovano in grande quantità per esempio durante la gravidanza - si chiamano endorfine - e sono presenti in tutte le emozioni che ci danno piacere o che stimolano la nostra pulsione positiva del sistema limbico, che è il nostro sistema affettivo.
Questo dimostra che abbiamo bisogno del piacere: un piacere psichico indispensabile. E' questo un dato che deve farci riflettere su quello che è il nostro rapporto con le sostanze e con l'ambiente esterno. Infatti, oltre ad una nostra certa capacità di produrre determinate sostanze, queste sono presenti anche nell'ambiente esterno. E non è certo soltanto di questo secolo la tendenza a cercare scorciatoie di natura chimica rispetto al piacere; scorciatoia chimica che ha un difetto rispetto alla capacità di autoproduzione di queste sostanze: l'effetto è di breve durata.
Tale effetto, inoltre, ha un rimbalzo parecchio importante, da non trascurare: dissipa tutta una serie di nostre risorse. Il nostro atteggiamento è quindi di rifiuto di ogni scorciatoia chimica, ma anche di considerarla, in modo assolutamente laico, non come qualcosa di tragico, di negativo in assoluto, ma come un qualcosa che è, di fatto, un sottoprodotto della nostra capacità di procurarci piacere. Noi dobbiamo sempre privilegiare la strada della capacità di autoproduzione rispetto a quella dell'assunzione esterna. Di fatto, il meccanismo di assunzione esterna crea a lungo andare l'incapacità di autoproduzione e quindi la dipendenza.
A proposito di droghe leggere, collega Ghiglia - una nozione di carattere scientifico - non vengono considerate droghe leggere l'ecstasy o l'LSD: è un errore concettuale. Siccome siamo in una sede alta, non possiamo permetterci di essere approssimativi...



PRESIDENTE

Vi prego, Consiglieri, non colloquiate fra voi; ognuno faccia il proprio intervento.
RIGGIO Chiedo scusa, non volevo.
A proposito di droghe leggere, un'altra annotazione gustosa riguarda la canapa indiana, dalla storia molto simpatica. All'inizio del secolo, quando la carta stampata è diventata un grande business, il nonno di Patricia Hearst - che tutti conosciamo perché rapita dall'esercito simbionese tuttora proprietario di una grande catena di giornali, divenne il "padrone" della carta stampata, in quanto proprietario di una grande quantità di ettari di bosco. Arrivato ad un certo punto, questo signore si è visto minacciato nella produzione della carta da un prodotto molto semplice, la canapa, la quale veniva coltivata con estrema facilità e, opportunamente decorticata, dava carta a bassissimo costo. In America le lobby sono consentite e, arrivati ad un certo punto, Hearst, che era molto forte economicamente e quindi anche politicamente, chiese ai suoi consiglieri di far tassare la canapa perché non creasse concorrenza rispetto alle sue foreste. I suoi Consiglieri gli diedero un suggerimento migliore dimostrando che la canapa veniva utilizzata dagli sciamani indiani per avere delle visioni e che quindi poteva essere dannosa. Ricordo che si era in un periodo in cui stava diventando sempre più pressante il movimento proibizionista; dopo che per un secolo si era visto Papa Leone XIII con la sua fiaschetta di vin Mariani a base di cocaina, si passava ad una fase di proibizionismo; sull'onda di questa fase, la solita ricerca scientifica di altissimo valore culturale ha colpevolizzato in modo incredibile la canapa tuttora vittima di un accanimento culturale di dimensioni colossali.
Voglio essere chiaro, non difendo la canapa, proprio in virtù del discorso che ho fatto in precedenza rispetto alle scorciatoie chimiche e all'importanza di autoprodurre le sostanze del piacere. Però l'accanimento culturale di cui è oggetto ha una storia estremamente meschina, che non si riscontra assolutamente, ad esempio, sulla questione dell'alcol.
Per cortesia, la nostra è una sede importante! Non possiamo permetterci di dire che il 50% di coloro che hanno assunto marijuana è passato all'eroina o che tutti coloro che hanno assunto eroina hanno in precedenza assunto marijuana. Statistiche serissime dimostrano che il rapporto è di 1 a 100; quando si parla invece di politossicodipendenze - problema oggi veramente importante - dobbiamo ricordare che alcol ed eroina costituiscono una politossicodipendenza quasi costante. Rispetto all'alcol, però, non si ha un atteggiamento ugualmente negativo.
Ringrazio la Presidenza del Consiglio per l'organizzazione del seminario sulle tossicodipendenze, che ho personalmente sollecitato al Presidente Picchioni. La cosa più sbagliata che si possa fare, infatti, è parlare per approssimazione, per luoghi comuni, per frasi fatte. Per cortesia, non parliamo sempre di "tunnel della droga"! Usiamo termini scientifici e, soprattutto, non parliamo su base emotiva, perché non serve assolutamente a nessuno.
Il pendolo terribile del "proibizionismo sì, proibizionismo no" non tocca il nocciolo vero del problema, che è di carattere educativo e sociale. Mi deve scusare l'Assessore D'Ambrosio, ma sono convinto che l'Assessore che ha fatto qualcosa sulla questione della tossicodipendenza sia stato l'Assessore Leo con i suoi interventi di carattere culturale creando luoghi di aggregazione, motivi di spunto e di crescita culturale.
Noi siamo fermi al palo; sulla questione della tossicodipendenza, noi dovremmo invece - dico "noi" perché non è problema soltanto di "Sua sanità" l'Assessore, ma riguarda tutti noi - utilizzare l'attuale legislazione, gli attuali strumenti a nostra disposizione: ci renderemmo conto che l'intera questione della tossicodipendenza è una questione di omissione di atti d'ufficio. Tutta la legislazione dal 1990 in poi, di fatto, non è stata assolutamente rispettata.
Nel decreto ministeriale n. 444/90 si disponeva che "i SERT devono assicurare in ogni caso la disponibilità dei principali trattamenti di carattere psicologico, socio-riabilitativo e medico-farmacologico. I SERT assicurano l'espletamento delle attività assistenziali ai tossicodipendenti nell'arco delle 24 ore e per tutti i giorni della settimana". Inoltre, nel momento in cui si parla dei fondi che molto spesso non sono stati distribuiti, del controllo a posteriori sull'utilizzo dei finanziamenti dati alle comunità e della relazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia relativa al 1995, che dedica solo cinque righe all'attività di questo nucleo di controllo, e nel momento in cui veniamo a sapere come funzionano queste iniziative dai giornali, tramite i vari scandali che hanno riguardato le comunità, penso che per questi motivi sia opportuna la presentazione di un ordine del giorno non tecnicista, che preveda un lavoro serio, per intervenire in modo concreto.
L'ordine del giorno che il Gruppo del PDS ha predisposto sollecita il Parlamento affinché venga presa in considerazione fino in fondo la logica della riduzione del danno - che vedo accolta nel Piano sanitario regionale e ne sono soddisfatto - nonché il fallimento delle ipotesi repressive dopodiché, con un disposto seriamente articolato, si mette l'accento sulla necessità di dotare maggiormente i nostri strumenti di intervento attraverso il meccanismo dell'osservatorio e di una serie di protocolli d'interazione fra i diversi soggetti che intervengono sulla questione della tossicodipendenza.
Smettiamola, per cortesia, fra le cose indecenti che intervengono sulla questione della tossicodipendenza, con gli interventi improvvisati volontaristici ed episodici! Abbiamo bisogno di un'iniziativa concordata; i nostri giornali - spesso cannibalisti ed antropofagi - dovrebbero parlare maggiormente e in modo più argomentato di questi problemi.
L'ottimo ordine del giorno del Comune di Torino perlomeno è servito a stimolare un certo tipo di dibattito; in qualche modo dobbiamo ringraziare quell'iniziativa se adesso stiamo discutendo del problema. I giornali hanno parlato poco di un'iniziativa precedente all'ordine del giorno, cioè la costituzione dell'Agenzia territoriale; cosa importantissima, perché crea elementi di collaborazione per poter intervenire fra i vari livelli sanitari, istituzionali, sociali e solidaristici presenti sul territorio.
Occorre inoltre la costituzione di un osservatorio regionale per uscire, una volta per tutte, dal meccanismo dell'improvvisazione dell'emotività e dell'approssimazione; occorre un intervento scientifico.
Mi dispiace richiamare nuovamente il Consigliere Ghiglia, ma la linea di intervento per la riduzione del danno non è assolutamente quella da lui espressa.
Ci sono fior di documenti e glieli passerò: è bene che i Consiglieri quando parlano, siano ben documentati.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.
SALERNO Fra tutti gli interventi, l'ultimo del Consigliere Riggio è quello che mi ha deluso maggiormente, perché davvero pieno di luoghi comuni - anche se comunque lo stimo dal punto di vista della sua preparazione medica.
La cioccolata o altre sostanze che ha citato fanno parte sicuramente del mondo dell'uomo, dall'inizio, da sempre, ma non si può partire da esse per fare un discorso, oggi, sulla droga, su un autentico mercato della morte, così come ha definito ottimamente in chiare delucidazioni il Consigliere Ghiglia nel suo intervento - dove di luoghi comuni non ce n'è stato nemmeno uno.
Il collega ha parlato di un fenomeno che sta aggredendo le generazioni non solo italiane della società - chiamiamola così - occidentale - e luoghi comuni, ripeto, non ne ho sentiti, mentre ne ho sentiti tanti e troppi provenire dalla minoranza, fatta eccezione per l'intervento del Consigliere Saitta.
La demagogia che pare quasi un virus che attacca parte del Consiglio regionale ogniqualvolta siamo di fronte ad un grande problema, credo dia la misura dell'incapacità di una certa minoranza di gestire i problemi.
Ne ho sentite un po' di tutti i colori. Nulla di personale, Consigliera Spagnuolo, ma non si può dire "drogarsi è negativo"; cosa vuol dire "negativo"? Entrare nel mondo della droga significa entrare in un circolo vizioso che porta alla morte, e non è solo questione di droghe pesanti.
Vorrei sapere - capisco che queste cose possono far ridere qualcuno! perché non vengono considerati morti alla stessa stregua di quelli per eroina coloro che usano le droghe cosiddette leggere, cioè l'ecstasy, le droghe di sintesi, le pastiglie, e poi si lanciano in automobile alle sei del mattino a 200 chilometri all'ora.
PAPANDREA Perché, per gli ubriachi è diverso? SALERNO Altra citazione: "E' libertà di espressione decidere se drogarsi o meno". Come si fa a considerarla una questione individuale? Stiamo discutendo di scelte che riguardano intere generazioni, intere società stiamo parlando di oltrepassare un limite che oggi, bene o male, c'è e non c'è.
Quello attuale non è proibizionismo, è una situazione mista: c'è una legge che non viene applicata e quindi la droga circola in semilibertà. Non è questione di coscienza personale.
Il proibizionismo, inteso con definizione severa, significa "proibire".
Al contrario, le leggi non vengono applicate e le forze dell'ordine sono impotenti; la lotta alla droga non è fallita, non c'è mai stata! Se si intende proibire, lo facciamo sul serio, facendo controlli, aumentando le pene.
E' chiaro che dal punto di vista sanitario devono essere potenziate tutte le terapie che portano al recupero di quei disgraziati che, bene o male, sono entrati nel mondo della tossicodipendenza.
Vorrei concludere elencando alcuni dati: dal seminario è emerso che i soggetti trattati fino ad oggi dalle strutture sanitarie sono circa 12 mila; ebbene, io credo che il mondo dei drogati, di coloro che usano puntualmente droghe leggere, pesanti, pastiglie sintetiche o non sintetiche siano molti di più.
Nel seminario ho sentito affermazioni che mi hanno non solo preoccupato, ma allarmato moltissimo: le droghe di sintesi, cioè le pastiglie, vengono assunte per la prima volta a dodici anni. Vi rendete conto cosa vuole dire per un dodicenne assumere una di queste sostanze? Che cosa può comportare? Quella contro la droga è una delle ultime battaglie della società moderna occidentale, civile; un'ultima battaglia che, se persa, produrrà conseguenze incalcolabili.
Concludo auspicando l'approvazione dei nostri ordini del giorno. Chiedo al Consiglio regionale che ogni messaggio sia inteso nel senso di intensificare la battaglia repressiva, il controllo del mercato e il traffico illecito di queste sostanze, aumentando l'informazione nelle scuole e nella cultura generale. Inoltre, ovviamente, combattere la tossicodipendenza con terapie moderne, con finanziamenti adeguati, in coloro che, purtroppo, per motivi che sappiamo, sono entrati nel mondo della droga.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.
SIMONETTI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi trovo un po' spaesata in un dibattito che, affrontando il problema delle tossicodipendenze, passa da interventi di denuncia ad altri caratterizzati da luoghi comuni; in molti altri, ancora, si affronta il problema sommariamente e superficialmente.
Avendo come Consiglieri una competenza politica e non una competenza in ambito sanitario dobbiamo fare riflessioni precise sulla situazione reale: sul modo in cui la politica, le leggi, l'attività amministrativa, si sono posti nei confronti del problema. Non credo sia nostro compito, oggi discutere se la legalizzazione delle droghe leggere ed interventi di riduzione del danno possano risolvere il problema della tossicodipendenza.
Quello della droga è problema impossibile a risolversi; è problema dai risvolti in ambito sociale e dal punto di vista personale, sulle generazioni.
Il punto è analizzare quali limiti hanno avuto, fino ad oggi, le politiche realizzate nei confronti della droga e della tossicodipendenza.
Ad oggi, la politica è stata sostanzialmente proibizionista; non dimentichiamo però - considerazione sollecitata da alcuni interventi soprattutto della maggioranza - che di fatto esistono zone in cui la droga è legalizzata. Ci sono aree del territorio (anche torinese) in cui tutte le sostanze stupefacenti, a partire dalle più leggere alle più pesanti, sono facilmente accessibili da parte di tutti. Non dimentichiamo che ci sono zone degradate, ghetti, che sono praticamente delle zone franche, in cui sono gli stessi tossicodipendenti a tutelare un loro territorio, in cui è possibile accedere facilmente alle droghe ed utilizzarle. Zone in cui il fenomeno della tossicodipendenza, piano piano, sta acquistando connotati di "normalità" all'interno della società.
Rispetto alla situazione esistente e quindi di fronte alle politiche adottate fino ad oggi, dobbiamo arrenderci di fronte al loro fallimento: non hanno prodotto alcun risultato. I morti di overdose e coloro che utilizzano droghe (da quanto si legge sui giornali, ma anche da dati statistici) raddoppiano con il passare degli anni.
Se la politica adottata sino ad oggi ha ottenuto un tale risultato che certo noi non ci proponiamo - occorre sicuramente fare il punto della situazione e riflettere su quale nuova strada intraprendere.
Nessuno indica quella della legalizzazione, o dell'utilizzo terapeutico delle droghe e dei loro derivati, anche pesanti, nelle UU.SS.LL., come la strada che risolve il problema, ma è necessario discutere e confrontarsi con altre realtà e tentare risposte diverse.
In tanti ordini del giorno, così come nel nostro, si solleva il problema della prevenzione come strumento fondamentale ed importante purtroppo, però, la Regione spende pochissimo in prevenzione, addirittura il 43% in meno di quanto si spende a livello nazionale - e l'Italia è una delle Nazioni che spende meno rispetto ai parametri di livello europeo. Se la prevenzione è considerata strumento importante, il quale anche se non risolutivo può mettere in moto meccanismi che allevino gli effetti della droga sul territorio tra le nuove generazioni e fra tutti i cittadini spendiamo in tale direzione! Non a caso avevamo chiesto di unire a questa discussione un ordine del giorno in cui abbiamo sollevato il problema, chiedendo di discuterne in sede di stanziamento di bilancio.
Se parliamo di effetti positivi legati alla prevenzione, è necessario esplicitarne la volontà politica stanziando dei soldi a bilancio; i progetti verranno di conseguenza (indirizzi educativi, campagne culturali nelle scuole), ma è necessario investire, con priorità politica e quindi finanziaria.
Ritengo utile leggere le cifre stanziate a bilancio, ma non ancora impegnate dall'Assessorato. Fondi alle UU.SS.LL. per interventi di prevenzione e di lotta contro l'AIDS: stanziati L. 6.650.000.000, impegnati 0, pagati 0. Riutilizzo dei fondi di finanziamento per lotta alla droga e alle tossicodipendenze: stanziati 60 milioni, impegnati 0, pagati 0.
Erogazioni per funzioni di educazione sanitaria: stanziati 600 milioni impegnati e pagati 0! Si pone quindi un problema politico; sarà interessante sentire le osservazioni e le risposte dell'Assessorato.
La mia, comunque, era semplicemente una parentesi in relazione all'importanza data negli altri ordini del giorno alla prevenzione, legata alla cultura della solidarietà. Però, se cultura della solidarietà si traduce in quanto fatto fino ad oggi, ossia nulla, deve essere cambiata mentalità.
E' necessario un segnale diverso alla società, un passo culturale in avanti, confrontandosi con realtà che hanno intrapreso, seppur con sfumature diverse, altre strade nell'affrontare questo drammatico tema! Nessuno vuole creare le zone franche che esistono ad Amsterdam o altrove pensiamo però sia importante, oggi, iniziare a discutere di questo tema. E la mozione che è stata approvata al Comune di Torino ha rotto il silenzio sul tema della droga e delle tossicodipendenze: finalmente, si parla di liberalizzazione, legalizzazione, proibizionismo.
Sul tema della droga si è sempre discusso troppo poco! Partiamo dalla revisione della normativa nazionale, assolutamente inadeguata alla realtà drammatica della tossicodipendenza e della droga.
I risultati cui si è arrivati ci pongono di fronte ad un bivio: è necessario cambiare strada. Noi proponiamo la strada descritta nel nostro ordine del giorno, già illustrata stamane; proponiamo un intervento in direzione della riduzione del danno e una forma di sperimentazione a partire dalla nostra realtà, in concomitanza con il Comune di Torino che ha assunto, come proprio, questo atto e questo indirizzo. Iniziamo a cambiare strada, a guardarci intorno e a confrontarci con realtà che hanno già intrapreso altre strade.
Ognuno ha, di fronte al problema droga, propri approcci di tipo morale e culturale; ma non credo che principi e valori possano essere una soluzione. Non credo neanch'io, Consigliere Saitta, che la droga sia un ricostituente, ma la responsabilità - se di responsabilità si tratta - che devono assumere gli Enti locali non può continuare su una strada che da anni ha dimostrato il suo fallimento! Pensiamo all'alcol o alle stesse sigarette: il tabacco è sostanza dannosa per la salute, eppure vige il monopolio di Stato.
Dobbiamo uscire da questa discussione con una posizione chiara. Credo che non si possa parlare in modo vago ed ambiguo sul tema della legalizzazione. Ripeto: è necessaria una posizione chiara; la strada intrapresa finora, secondo il nostro punto di vista, è da cambiare. Non si può parlare di cultura della solidarietà enunciando soltanto buoni propositi e buone intenzioni. Campagna culturale ed osservatori sono importantissimi, ma non sufficienti. Non basta un osservatorio regionale per una visione completa della tossicodipendenza a Torino e sull'intero territorio piemontese. Dobbiamo fare un passo in avanti, a partire dagli stanziamenti per programmi che non siano soltanto di tipo educativo, anche se importantissimi: il problema della droga non si risolve solo ed esclusivamente a partire dalle scuole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.
GRASSO La Consigliera Simonetti sostiene che è necessario cambiare strada, la collega Spagnuolo che è necessario cambiare legge. Io sono dell'idea che nessuna legge è perfetta e che tutto è perfettibile; solo approfondite e sostanziali forme di ricerca scientifica possono portare a capire quali possono essere le eventuali modifiche.
Contesto l'obiettivo di cambiare strada; anche dal seminario organizzato qualche settimana fa non mi pare sia emersa una complessiva e sostanziale idea di cambiamento rispetto a quanto si sta facendo. In quel seminario, durato una giornata intera, ho riscontrato un sostanziale giudizio positivo sulle attuali modalità operative del trattamento dei soggetti tossicodipendenti.
Sappiamo che in Piemonte questi soggetti, pur non essendo ben quantificati, sono circa 18.000, di cui circa 11.000 in trattamento presso i servizi. Gli operatori intervenuti hanno sostanzialmente confermato che l'attuale sistema dei SERT, dei servizi psicoterapeutici di supporto, danno un risultato che ritengono l'unico possibile - tenendo presente il dato di 18.000 tossicodipendenti.
E' emersa la necessità di completare le piante organiche dei SERT, le cui carenze raggiungono circa il 50%. L'Assessore ha comunicato che nel Piano sanitario si prevede un ampliamento da 600 a quasi 1.000 unità; si tratta, quindi, di una risposta positiva.
Altra esigenza emersa, quella che i SERT possano operare sulle 24 ore ed anche nei giorni considerati a rischio da chi opera nel settore delle tossicodipendenze, ovvero quelli del fine settimana (venerdì, sabato e domenica). E' in questi giorni, infatti, che emerge maggiormente soprattutto per i soggetti che lavorano, l'esigenza di quel piacere di cui diceva prima il collega Riggio. Succede allora che chi fa uso di sostanze e normalmente si rivolge ai SERT, nel fine settimana trova gli ambulatori chiusi, trovandosi quindi in situazione a rischio, senza una persona con cui colloquiare.
Avere un supporto cui poter esprimere, nel momento del bisogno, una propria necessità, si è rivelato un fattore che produce una continua osmosi fra il soggetto tossicodipendente e le strutture che offrono il supporto.
Inoltre, è necessario dare dignità a questi servizi, che sono considerati di serie B. Sappiamo che nel mondo medico e paramedico lavorare nei SERT è considerato come l'ultima spiaggia. Questo è determinato dal fatto che esistono settori ospedalieri più dignitosi dal punto di vista dell'immagine.
Trattare con tossicodipendenti può essere considerato spiacevole, anche per le eventuali ritorsioni cui si è soggetti - sappiamo che alcuni operatori hanno subìto ritorsioni particolari. Infatti alcuni medici, dopo aver rifiutato di somministrare la dose di metadone a soggetti che, così come si è scoperto in seguito ai normali controlli, hanno fatto ricorso ad altre sostanze, hanno trovato le loro automobili rigate e sono incappati in altre spiacevoli ritorsioni. E questo fa parte dell'ordinaria amministrazione di questo mondo, assai contraddittorio.
C'è stata inoltre sostanziale accettazione dell'attuale intervento nell'ottica della riduzione del danno; infatti, tale intervento già si attua, somministrando il metadone, che è un derivato dell'eroina. Ma qual è il problema? Il problema è che questo viene somministrato con un patto chiaro fatto con il tossicodipendente; gli si dà il metadone in cambio di qualcosa. Infatti, il soggetto non deve assumere altre sostanze, deve sottoporsi a verifiche costanti, accettando una certa forma di disagio. La speranza e l'intento è che in seguito ai trattamenti psicologici che si attuano con queste forme di terapia, possa svilupparsi quella scintilla particolare che fa venire la voglia di scegliere tra la morte e il recupero in comunità. E questo si verifica - e si spera che continui - almeno nel 50% dei soggetti trattati: la speranza è sempre presente quando si iniziano queste terapie.
Provengo da una cultura liberale, che significa libertà in tutte le forme (di parola, di azione, di mercato); voglio dunque esprimere il mio personale disagio nell'esercizio intellettuale-ideologico fra liberalizzazione e non liberalizzazione.
Sono arrivato alla conclusione che questo è un campo estremamente particolare; non è fattibile il paragone, che riferiva la Consigliera Manica, alla scelta personale e non ideologica dell'aborto. Qui siamo di fronte a soggetti non liberi; il tossicodipendente non è più un soggetto libero - e ve ne sono ben 18.000 - per cui le normali regole liberali, a mio personale avviso, non sono applicabili nei confronti di questi soggetti.
Se si partisse dall'anno zero e si dicesse: "Non esiste alcun tossicodipendente. Come impostare il discorso?", si potrebbe anche andare verso la liberalizzazione, ma purtroppo siamo in una situazione particolare, con un numero enorme di soggetti tossicodipendenti.
Altro appunto su questo particolare aspetto: vi sono strutture private e pubbliche che lavorano a supporto, a difesa, a controllo e recupero dei tossicodipendenti. Queste strutture, qualora vi fosse una liberalizzazione selvaggia, non avrebbero più alcun senso di esistere. Se vi fosse la libera distribuzione della droga, nessun soggetto si sentirebbe vincolato e non avrebbe più alcuno stimolo per rimanere in una struttura nella quale deve impegnarsi, deve fare sacrifici terribili per poter superare il suo momento. Ci sarebbe un fuggi fuggi generale.
Volevo concludere con alcune considerazioni su cosa potremmo fare.
Avrei una soluzione, ma non semplice da attuare e, d'altra parte, non di nostra competenza.
Dobbiamo - e questo è un luogo comune - agire sulla prevenzione. Come possiamo agire in tal senso? La prevenzione è possibile solamente con una grossa concertazione tra famiglie e parti sociali, in particolar modo agendo nel periodo giovanile che va dai dodici ai vent'anni, che è il periodo più a rischio. Se un adulto vuole drogarsi a venticinque anni, pur essendo una scelta un po' particolare, rientra già tra le libertà personali. Nel periodo di non libertà, quindi nel periodo giovanile dell'adolescenza, dovremmo cercare di modificare l'attuale modello di sviluppo, che fa sì che i giovani vivano un loro universo e i genitori ne vivano un altro. Non abbiamo orari compenetrati: abbiamo giovani che vivono di notte, mentre i genitori, chiaramente, non possono farlo; i genitori ormai di una certa età, non riescono più a stare dietro ai ritmi dei giovani. Questo non significa togliere al giovane la possibilità del divertimento; basterebbe che gli orari fossero un po' più congrui.
Basterebbe cercare, fra tutte le parti sociali, di arrivare ad una forma di orari differenziata e scadenziata per avere la possibilità di autocontrollo tra genitori, figli e addetti.
Sul versante del mondo del lavoro giovanile, sarei dell'idea, piuttosto che lasciare i giovani in piazza (quelli che non studiano), di dare loro forme di lavoro che da alcuni potrebbero anche essere intese come sfruttamento; dare speciali ed eccezionali agevolazioni al mondo del lavoro e all'imprenditoria, affinché i giovani possano lavorare anche a stipendi miseri, anche con una paghetta, con contributi minimissimi, che possono anche essere del tutto annullati - vedo dall'espressione di alcuni colleghi che sarebbe comunque contestato e considerato come sfruttamento del lavoro minorile.
Personalmente ritengo che questa sarebbe la salvezza di tantissimi giovani, i quali ci sarebbero riconoscenti nel futuro.
Io ho fatto lavorare nei miei studi professionali alcuni giovani, anche a poco; ne avevo la possibilità perché, essendo praticanti, potevo farlo. I genitori di questi giovani, oggi, mi sono riconoscenti, perché ho insegnato un lavoro a questi giovani. E questo si potrebbe applicare a tutto il settore del lavoro: è un argomento che andrebbe maturato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.
DUTTO Grazie, Presidente. Il fenomeno della droga ha ormai raggiunto grandi e gravi proporzioni; preoccupa, soprattutto, la diffusione sempre maggiore fra i giovani.
Dobbiamo prendere atto delle gravi conseguenze dirette su chi ne fa uso. Abbiamo un altissimo indice di mortalità, di contagio di malattie quali l'AIDS, limitazioni delle capacità mentali e fisiche che portano all'incapacità di lavorare o studiare e conseguenze generali sulla società: aumento della microcriminalità, episodi di violenza, problematica convivenza civile con il resto dei cittadini.
Riteniamo errata una politica permissiva. Legalizzare lo spaccio e il consumo della droga vuol dire arrendersi al fenomeno, dichiarando la nostra impotenza; vuol dire trattare con superficialità l'argomento. E' una grave colpa legalizzare l'uso di sostanze pericolose per la psiche e per il fisico umano, è grave colpa farle apparire come sostanze senza questa pericolosità: sarebbe come legalizzare il consumo di un alimento nocivo, di un veleno.
Abbiamo visto che l'esperimento è già fallito in altri Paesi, dove si sono registrati incrementi e non riduzioni del fenomeno.
Occorre affermare con serena determinazione che la strada della liberalizzazione delle droghe non solo non protegge le minoranze, che sfortunatamente sono già contaminate dalla droga, ma apre le porte al mercato della droga e alle maggioranze ancora libere da questo folle abuso liberando, inoltre, gli spacciatori dalla condizione di criminali e consentendo loro di organizzare la produzione, la lavorazione e la distribuzione su scala industriale, come una qualsiasi multinazionale.
Riteniamo invece necessario continuare la lotta al fenomeno della droga, soprattutto attraverso la prevenzione tra i giovani.
Riteniamo si debbano attuare programmi di cooperazione fra scuole Università, sistemi educativi, che coinvolgano i mass media, i servizi sociali, le organizzazioni volontarie, i servizi sanitari e medici ed anche le forze di Pubblica sicurezza. Soprattutto pensiamo debba essere rafforzato il ruolo della famiglia; la migliore prevenzione deve essere fatta all'interno della famiglia.
Per quanto riguarda i tossicodipendenti - coloro che, purtroppo, sono già caduti nel tunnel della droga - la strada per il recupero più valida è quella delle comunità, dei centri appositi, eventualmente con ricoveri obbligatori o, favorendo le famiglie, nei casi in cui la tossicodipendenza non sia ancora grave, in modo che il ricovero avvenga all'interno della famiglia stessa.
Ribadiamo, dunque, di essere contrari a qualsiasi forma di liberalizzazione dello spaccio e del consumo delle droghe, anche leggere, e ci auguriamo invece che venga seriamente seguita la via della prevenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.
BURZI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è con una sensazione di rammarico che intervengo, perché anche questo dibattito, che mi interessava particolarmente, nella sede in cui esercito la mia funzione politica, non è stato alieno, a mio modesto avviso, da alcuni difetti che negli ultimi mesi hanno caratterizzato quasi tutti i dibattiti su questo tema. Ne è mancato uno, quello più evidente, che è quello dell'emotività, che in altri dibattiti, per esempio con le associazioni dei genitori direttamente coinvolti nel problema, talora è stata altissima.
E' mancata forse la passione: nei Consigli regionali si intersecano tante attività e - qualche collega l'ha ricordato - credo che un dibattito di questa potenziale importanza forse avrebbe meritato più attenzione e più passione.
Gli altri due difetti sono stati quasi sempre presenti: forti connotati ideologici, interventi fortemente tendenti, a partire da schieramenti predefiniti e a sostegno di posizioni predefinite, ad argomentare con motivazioni talora anche parascientifiche a dimostrazione della bontà delle proprie tesi (questo vale per gli juventini, che entrano nello stadio e dirigendosi verso la curva "Scirea" si convincono della bontà delle loro argomentazioni di oggi, di ieri e di domani, come vale, anche se sono meno numerosi, per i granata, che continuano ad esserlo, contenti di esserlo, e motivano storicamente e culturalmente il perché lo sono, lo sono stati e lo saranno - ma non è questo l'atteggiamento che ci si aspetterebbe da un dibattito sul tema della droga).
Non sono mancate le ricerche assolutamente chiare, palesi, strumentali di consenso. Come qualcuno ha ricordato, c'è un'ipotesi di schieramento quasi precostituito: i proibizionisti a destra, nell'area moderata; gli antiproibizionisti a sinistra, nell'area innovatrice (mi pare l'abbia ricordato ugualmente in maniera critica anche il Consigliere Saitta).
Peccato che ciò sia inutile, se uno vuole seriamente utilizzare la modalità del dibattito a scopo costruttivo, ed in più non sia nemmeno vero, perch nessuno si può permettere, neanche partendo dalla famosa notte di Castellani, di arrogarsi dei meriti.
Il discorso sul tema della droga - ahimè - e più genericamente sul tema del proibizionismo va avanti da tanto tempo e andrà avanti per ancor più tempo: il problema, piaccia o non piaccia, è di dimensioni enormi. Non sarà certamente la notte dell'ordine del giorno di Castellani - brillante forse l'idea, pessima anche in quella sede l'esecuzione - non sarà, temo, questo dibattito di per sé stesso a poter risolvere il problema: non ci sono soluzioni e comunque, se ci sono, non sono facili. Quindi è inutile, tanto più in questa fase, in quest'aula, votare ordini del giorno per palesi motivi di ricerca di consensi elettorali.
Tutti noi abbiamo l'esigenza di mantenere il consenso che ci ha eletti come singoli e come parte. Credo però che anche nella ricerca dei modi delle situazioni e delle modalità ci possano e ci debbano essere delle differenze. Ricordo, per esempio, che il 18/4/1993 (data che, a chi crede al rinnovamento, al nuovo, dovrebbe ricordare qualcosa), ci fu un referendum modificativo dell'art. 75 del DPR n. 309/90 - quello, per capirci, sulla "modica quantità". E' difficile distinguere lo schieramento che vinse. A vincere, secondo me, fu la ragionevolezza e quindi né una posizione specificamente antiproibizionista né, tanto meno, tendente alla legalizzazzione, ma un'ipotesi che si rendeva conto - tant'è vero che la volontà popolare si espresse in tal senso - che quell'espressione legislativa non era né corretta né idonea a risolvere uno degli aspetti trattati nell'ambito di quel DPR.
Faccio un piccolo accenno polemico. Non so, amico Agostino, se quel signore cui hai accennato sia uno spacciatore o no, non faccio il Magistrato e non mi interessa (inoltre, stando a quanto si legge sui giornali - credo sia questa la fonte delle tue informazioni - secca la sottolineatura degli aspetti ridicoli, perché ridicoli sono, se è vero, che hanno pesato insieme erba e barattolo). Eventualmente, se spacciatore era era "uno".
Spero che a nessuno di voi capiti una cosa del genere, com'è capitato a me perché una di quelle ragazze era figlia di un mio amico: un borghese certo: può capitare a tutti. Spero non capiti più a nessuno, perch credetemi - quel padre, a torto o a ragione, che ha visto sua figlia, per una sciocchezza non più grande di quelle che feci io quando avevo diciotto anni, non più grande di quelle che, più o meno consciamente, hanno fatto altri, passare tre giorni alle "Nuove" ha oggi una sensazione delle istituzioni - sbagliata o giusta che sia - che sarà molto difficile modificare. Mi permetto anche di dire che se il giudice, due giorni dopo li ha scarcerati tutti, dimostrando a mio avviso buon senso, ma anche evidentemente, sottolineando una certa dialettica all'interno del rapporto tra l'altro non nuova tra Magistratura e Polizia giudiziaria , significa che tanto chiare le cose non sono.
Lasciando da parte i piccoli accenni polemici, il punto non è se le droghe facciano male, cosa del tutto accertata. L'on. Borghezio ieri ricordava che le droghe fanno male e che, nonostante questo, gli antiproibizionisti le accettano. Quando sono su posizioni diverse dall'on.
Borghezio mi tranquillizzo, poiché sono certo di essere nel giusto. Le droghe fanno male, ma sia quelle illegali sia quelle legali. Io fumo quaranta sigarette al giorno: sono certo che facciano male, ma il fatto che sia permesso non mi tranquillizza. Bevo anche: sono certo che, se esagerassi, conseguirei dei danni, ma in maniera legale. Quindi, morir prima o poi, in maniera molto tranquilla, nel rispetto della legge.
Il punto è osservare la realtà e la realtà è che in un sistema come il nostro, fondamentalmente proibizionista - giusto o sbagliato che sia, è il sistema in cui viviamo - il problema non si è risolto. L'hanno ricordato alcuni degli interventi di oggi, lo ricorda in maniera chiara e precisa uno dei due ordini del giorno di Alleanza Nazionale che dice testualmente: "Il numero dei morti di overdose è aumentato, il numero dei tossicodipendenti non si è ridotto, il livello di criminaliltà strettamente connesso non si è risolto". Ne deriverebbe - ma io non voglio arrivare a questa soluzione che evidentemente la causa è il sistema proibizionista; sarebbe sciocco per me dire una cosa del genere perché cadrei nell'errore di dire: "Io sono granata - è vero - e tu juventino". Mi limito a dire - così come altri che evidentemente le soluzioni finora trovate da questo sistema non hanno risolto il problema e, quindi, non sono sufficienti.
Se non vogliamo semplicemente cercare facile consenso e fare demagogia se non vogliamo illuderci - caro collega Riggio - che un semplice seminario richiesto ed ottenuto sia la soluzione del problema - perché non lo è vediamo di applicare nell'ambito delle nostre funzioni ciò che la legge consente.
Il decreto n. 309/90, legislazione attuale di cui auspico una modifica come auspico una seria analisi delle attività di prevenzione, delle modalità di recupero, siano esse pubbliche che private, delle politiche di riduzione del danno, prevede d'obbligo una Conferenza informativa sullo stato dell'arte. La prima si svolse a Palermo - se non sbaglio - nel 1993 la seconda, essendo l'obbligo triennale, dovrebbe svolgersi nel prossimo futuro. E' prevista, nella scrittura della legge, la possibilità di intervento delle Regioni; credo che la Regione Piemonte possa decidere nell'ambito dei suoi organi, se lo riterrà opportuno, non un seminario di tre ore, ma un intervento serio di due giorni a livello europeo, in cui tutti coloro che seriamente se ne occupano - ha ragione la collega Simonetti: noi qui facciamo politica, quindi dobbiamo assumerci la responsabilità politica delle scelte e non certo l'utilizzo più o meno scientifico di dati con i quali si può dimostrare tutto e il contrario di tutto - dibattano periodicamente un problema che purtroppo non si risolverà nel 1996, né nel 1997, né nel 1998, né nel 1999, né nel 2000 e così via.
Torino potrebbe diventare la sede della seconda Conferenza informativa e tra l'altro ce ne sarebbe anche la necessità, visto che l'Italia e il Piemonte sono spiacevolmente in testa a livello europeo nelle classifiche dei rapporti tra AIDS e tossicodipendenza - per iniziare seriamente a documentare costruttivamente se stessa e gli interlocutori nell'ambito di questo problema.
Ultimo accenno all'antiproibizionismo, che volutamente non ho citato nell'arco del mio intervento.
L'antiproibizionismo non è, né è mai stato - anche se può non far piacere a qualcuno - favorevole all'utilizzo di alcuna forma di droga. Così pensa l'on. Borghezio - il che, come ho già detto, mi rassicura; ma mi è parso di capire che in una qualche misura, per gli scopi già detti prima qualche intervento lo ipotizzasse, ma non è così. L'antiproibizionismo, pu non piacere, è da sempre uno dei pilastri-guida della cultura liberale; chi molto spesso invoca il liberalismo, molto popolare, chi parla oggi di Friedman e di Martino - miei modelli e non solo miei - può con rammarico dover accettare che la cultura antiproibizionista passa anche attraverso queste persone, la loro azione, le loro proposte.
Ma cos'è l'antiproibizionismo? E', semplicemente, una metodologia; non è tutela di nessuno, tanto meno di minoranze di tossicodipendenti, che magari cercano un approccio neosindacale. Non è così: è un metodo pragmatico di affrontare i problemi, sapendo che non esistono le soluzioni facili.
C'è chi pensa che con la proibizione si possano risolvere cose che si sono dimostrate irrisolubili e c'è chi invece sa che con la fatica della ricerca forse si riducono i danni e si regola ciò che è ineluttabile. Non fu la legge Merlin a risolvere la prostituzione; credo che le leggi - l'ha detto qualcuno - non possano risolvere da sole, né nel bene né nel male, n questo né altri problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Cercherò di non dilungarmi, vista l'ora.
Tre questioni. Credo che nell'odierno dibattito sul problema della tossicodipendenza, delle sue cause e sul tentativo di combatterlo e di prevenirlo, sia stato drammaticamente poco il tempo dedicato al rapporto tra causa sociale e diffusione dell'uso di sostanze nocive.
Fatto non nuovo: già nell'800 è sempre esistito un rapporto tra diffusione dell'alcolismo e situazioni di degrado sociale, di povertà, di emarginazione, di disoccupazione. Sicuramente, negli anni '70/'80, la diffusione di nuove sostanze nocive è stata più forte e ha trovato uno dei veicoli di diffusione nella nuova situazione di emergenza, di emarginazione sociale che vivono in particolare le grandi città. Non rendersene conto è pericoloso; affidarci semplicemente ad una prevenzione di tipo poliziesco o di tipo medico credo sia negativo.
Il Consigliere Grasso ha fatto un accenno a questa problematica, quando diceva: "Se si trova loro un lavoro, si fa davvero qualcosa!". Io sono convinto di questo; anche se sono altrettanto convinto che non li si aiuta se, poi, quel lavoro è sottopagato: invece di stimolare i giovani a cercare di mantenerlo potrebbe portarli nella direzione opposta.
Penso sia importante un inserimento sociale pieno, che i giovani trovino una società diversa da quella degli ultimi vent'anni. Non è solo problema di degrado sociale, ma anche di mancanza di prospettive: giovani che non hanno la possibilità di poter avere un lavoro stabile e sicuro, di poter mettere su casa, di metter su famiglia perché i lavori che si offrono loro o non ci sono o, se ci sono, durano sei mesi.
Ripeto: non credo che questo aspetto sia l'unico, ma sicuramente rappresenta uno dei fattori che favorisce la diffusione di sostanze nocive.
Il secondo punto - affrontato abbastanza correttamente nell'intervento del Consigliere Burzi - è relativo al rapporto non moralistico con le sostanze nocive - non uso il termine "droghe" appositamente, perch fuorviante.
Il Consigliere Ghiglia nel suo intervento diceva che per avere determinate medicine bisognava recarsi in farmacia; in proposito mi è venuto in mente che nei supermercati, sugli appositi scaffali vi è il whisky, la grappa ed altri superalcolici, che anche i minori possono comprare senza ricetta; tali bevande sono più nocive di altre sostanze attualmente ritenute illegali.
E' vero che tra le sostanze illegali ve ne sono anche di più pericolose dell'alcol, ma ve ne sono - quelle definite droghe leggere - che sono sicuramente meno pericolose dell'alcol.
Anch'io ho due figli - una ha undici anni - e comincio a pormi questo problema; in casa mia l'alcol c'è, ma cerco di far loro capire che l'abuso è pericoloso, così come per altre sostanze. Sono convinto che ai giovani occorra un'informazione sui rischi che corrono facendo uso di certe sostanze.
Però - ripeto - mi pareva un falso moralismo quello emerso in alcuni interventi come quello dei Consiglieri Dutto e Ghiglia che parlavano di sostanze nocive dimenticando appunto che si può, con poche lire, andare a comprarsi le quaranta sigarette al giorno o altre sostanze del genere che uccidono di più.
E' vero che la potenza di chi sta dietro a quegli interessi economici fa sì che sui giornali non compaia mai il numero di morti per alcool o per fumo: sono statistiche che non esistono, che non interessano. Però se tali dati venissero resi noti ci accorgeremmo che, come droga, ne ammazza più di altre.
Non serve una generalizzazione del proibizionismo, come mi pareva fosse emerso nell'intervento del Consigliere Salerno, che propone anche una società ancora più dura, più repressiva; tale generalizzazione del proibizionismo non serve a niente. Negli Stati Uniti, negli ultimi dieci anni, hanno moltiplicato le politiche repressive, ma i risultati sono davanti agli occhi di tutti: tali politiche sono del tutto inefficaci.
Sono convinto che i motivi che spingono molti a fare uso di certe sostanze in modo eccessivo, sia quelle legali che quelle illegali, siano molteplici e non è facile combatterli.
Prima ricordavo la causa sociale, ma sicuramente non è la sola, vi sono motivi molto più vasti e profondi.
Non sarà facile combattere questo fenomeno, non credo che un approccio repressivo o un approccio non repressivo risolva questo problema.
Sicuramente un'informazione più corretta e meno demonizzante potrebbe servire; anche se sono convinto che non risolva il problema.
Non credo che esista un rapporto stretto tra eliminazione del proibizionismo e risoluzione del problema droga; credo, invece, che esista un rapporto stretto tra proibizionismo e terreno concreto di sviluppo della criminalità. Negli Stati Uniti il salto di qualità di "Cosa nostra" è avvenuto con l'istituzione del proibizionismo dell'alcol. Il proibizionismo ha offerto uno strumento concreto alla mafia per arricchimenti incredibili.
Qualcuno, questa mattina, ricordava che in Albania si abbandonano le coltivazioni di prodotti tradizionali per passare a coltivazioni illegali.
E' chiaro che questo succede perché economicamente rendono molto di più. Se coltivano pomodori muoiono di fame, se coltivano, come in altre zone del mondo, la cocaina, e si occupano dello spaccio, possono permettersi fonti di guadagno incredibili. Quindi, avendo quella possibilità, chi è disperato si dedica anche a questo "lavoro".
Questo è un terreno concreto di reclutamento di manodopera per la criminalità, ed è per questo che rispetto al problema droga ho un approccio antiproibizionista - anche se rispetto al problema droga può non essere efficace come altri sistemi - che toglierebbe almeno un terreno concreto di arricchimento, di mercato, di fonte di guadagno alla grande criminalità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Pur partendo da considerazioni opposte mi è molto piaciuto l'approccio al problema del Consigliere Burzi. Il suo intervento non ha mai preteso di avere delle verità in tasca, delle sicure soluzioni al problema. Egli ha posto degli interrogativi ed ipotesi di soluzione. Io diffido molto Consigliere Burzi, da coloro che hanno un approccio entusiasta a questo tema. Quel non entusiasmo che tu, Consigliere Burzi, ricercavi in quest'aula rispetto ad un tema come questo, credo sia da leggersi in termini positivi. Gli entusiasmi visti nell'aula del Comune di Torino, che inneggiavano o meno ad una o all'altra vittoria di parte, erano entusiasmi poco credibili rispetto al tema trattato, soprattutto se questo è coronato e seguito da una serie innumerevole di punti interrogativi sul come risolvere il problema stesso. Su un tema come questo non ci sono né vinti né vincitori.
Mi sembra che su una cosa si sia tutti d'accordo: una battaglia forte rispetto ad un problema che ormai, in Italia, non ha più dighe. Tutte le dighe sono state forate.
Il poco entusiasmo di quest'aula intendo leggerlo in termini positivi così come le sfumature che molti intervenuti hanno voluto dare al problema.
Sono convinto che se anziché svolgere un dibattito consiliare al Comune di Torino o alla Regione Piemonte, fossimo partiti dallo studio di quanto si poteva fare rispetto al problema, con il contributo delle esperienze di tutti - ho imparato molto da coloro che operano in questo settore - e ci si fosse impegnati a verificare le reali possibilità della Regione di intervenire e dopo un anno di studio e verifica del problema si fosse arrivati ad una discussione, oggi probabilmente avremmo dei dati e delle ipotesi di intervento credibili. Con un lavoro di Commissione aperta a tutte le esperienze, a tutte le posizioni, probabilmente oggi avremmo un'ipotesi di discussione basata non soltanto su sensazioni o posizioni ideologiche preconcette.
Molto spesso, affrontando il problema della droga, non verifichiamo sufficientemente le cause che spingono i nostri giovani ad avvicinarsi alla droga. E, nell'esaminare le cause, probabilmente potremmo porre rimedio non alla legge sulla droga, ma alle varie leggi che comportano le cause di questo avvicinamento alle droghe.
Certo, sono anni che se ne parla. Vent'anni fa sono stato invitato ad un dibattito sulla droga, pur non sapendone quasi nulla (come non ne so nulla oggi), dove si inneggiava alle soluzioni più svariate.
Qualcuno diceva: "Il problema della droga si interrompe solo se rafforziamo i controlli alle dogane". Era una tesi, a me pareva insufficiente, ma era una tesi.
Il collega Miglietti, a commento di una frase di un collega della Lega Nord, diceva: "Il problema è della famiglia", altri dicevano "Il problema è il lavoro". Quali sono le cause che portano i nostri giovani ad avvicinarsi alla droga? Credo che supereremo il problema o lo allevieremo nella misura in cui riusciremo ad identificare e a diminuire le cause di tale avvicinamento. Potrebbe essere una soluzione.
La seconda: è assolutamente necessario che tutte le risorse a disposizione dello Stato, delle Regioni, dei Comuni, delle Province, degli Enti pubblici e delle UU.SS.LL. vengano messe a disposizione della prevenzione.
Io non conosco a fondo il problema; quando frequentavo le scuole elementari e medie questo problema era assolutamente sconosciuto, e nelle scuole era quasi vietato parlarne. Altro che prevenzione! La mia cultura le mie esperienze sono state tali per cui ancora oggi la mia conoscenza della questione è assolutamente scarsa. Se provassi ad entrare nel merito molto probabilmente userei dei termini inappropriati che farebbero inorridire coloro che sono più di me a conoscenza del problema.
Parlandone con i miei figli non posso che rapportarmi a principi di carattere generale, anche se so che sarebbe utile se i miei figli avessero la possibilità di essere informati sui danni che provoca l'avvicinamento alla droga, sia essa leggera o pesante, da persone preparate sia tecnicamente sia professionalmente. Personalmente - ripeto - non mi sento di addentrarmi in una discussione tecnica.
In termini di principio, dico "no" alla liberalizzazione delle droghe siano esse leggere che altre - non dico neanche pesanti, perché non saprei neanche identificarle. Dico "no" anche a coloro che alla televisione vogliono dimostrare che lo spinello non fa male; dovrebbero dimostrarmi allora, che fa bene, ma credo che nessuno riesca a dimostrarlo.
So che anche fumare una sigaretta fa male, probabilmente bisognerebbe arrivare a dire che non si deve più fumare. Ma non si può dire che l'unica soluzione al problema è la carcerazione; deve esserci una via di mezzo.
Concludo perché mi ero proposto un intervento breve.
Ritengo opportuno che la Regione Piemonte metta a disposizione tutte le risorse possibili per migliorare le sue strutture e per fare prevenzione.
Ho letto l'ordine del giorno proposto dai Consiglieri di Alleanza Nazionale e da altri: lo voterò anche perché non si differenzia quasi per niente dall'ordine del giorno dei Consiglieri Saitta, Casari e del sottoscritto.
Entrambi partono da una posizione che, a mio modo di vedere, vuole sottolineare il "no" alla liberalizzazione della droga, semplicemente perché si ritiene che attraverso la liberalizzazione non si risolva il problema, anzi si peggiori la situazione.
Concludo, scusandomi per il mio intervento, completamente sfasato, ma quel non entusiasmo, che prima rimarcava il Consigliere Burzi, si doveva tradurre almeno in un doveroso intervento da parte del sottoscritto perlomeno per dire il mio pensiero.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Grazie, signor Presidente, cortesi colleghi. All'Assessore alla sanità che certamente, caro Consigliere Riggio, non si sente "Sua sanità", ma che cerca di fare con molta umiltà, per intero, il suo dovere, cercando di smuovere quotidianamente situazioni stagnanti da anni ed incrostazioni molto ben consolidate - di una Regione che si gioca con la Lombardia e il Lazio il triste primato in tema di diffusione di malattie correlate all'assunzione di sostanze stupefacenti, di mortalità per overdose per patologie droga correlate, non può e non deve sfuggire quanto sia attuale il problema della tossicodipendenza, quali ricadute in termini sociali vi siano e come non sia certo possibile affrontare il problema proponendo facili semplificazioni o facili soluzioni.
Quello della droga è un problema di dimensioni planetarie, com'è stato sottolineato da molti di voi, purtroppo in continua espansione. Gli esperti parlano, per il prossimo futuro, di milioni di giovani cerebrolesi a causa delle droghe sintetiche delle quali, purtroppo, si parla poco. Ancorché ci si possa confondere fra droghe leggere e droghe sintetiche, il problema che evidenziava il mio Capogruppo era nella sostanza identico per la pericolosità delle stesse.
Il problema, quindi, non ammette indugi e non può e non deve essere ricondotto ad una restrittiva posizione ideologica, a volte pregiudiziale.
Al di là delle posizioni personali di ognuno di noi, che io ovviamente rispetto, pur potendo non condividerle, ritengo che molto si possa e si debba fare promuovendo la cultura della prevenzione e dell'assistenza.
A proposito di prevenzione, devo dire alla collega Simonetti che l'impegno del sottoscritto in tal senso non è fatto solo a parole, ma viene dimostrato dai fatti, se è vero, com'è vero, che a pag. 74 del Piano sanitario propongo di impegnare nella prevenzione, nel triennio 1996/1998 quasi il doppio di quanto impegnato fino all'anno scorso. Propongo cioè di passare dal 3% al 5% del Fondo Sanitario Nazionale devoluto alla Regione ovviamente, e quindi impegnare circa 150 miliardi nella prevenzione a tutti i livelli, dalla sicurezza sui posti di lavoro - e il progetto PRIOR ancorché iniziato da un collega che mi ha preceduto, ha trovato in D'Ambrosio un sostenitore accanito e stiamo andando avanti in tal senso così come in tutti gli altri settori ove la prevenzione deve essere programmata ed attuata.
CHIEZZI E i soldi che non hai speso fino adesso? D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Ti risponderò molto dettagliatamente martedì prossimo, quando sarà discusso il vostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

E' inserito adesso, Assessore.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità E' al ventunesimo punto all'o.d.g. Non penso che si arrivi al punto 21).
CHIEZZI Ma è in discussione in questo momento! D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Chiezzi, questo non dice niente. Sono i fatti che debbono essere consequenziali.



PRESIDENTE

Assessore, le chiedo scusa. Non vorrei interromperla, ma è per chiarezza nei confronti dell'aula. Abbiamo inserito il punto 21) per similitudine su richiesta del Consigliere Papandrea. E' stato collegato.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Ma non è stato accettato dal Consiglio il fatto che l'ordine del giorno al ventunesimo punto venisse anticipato.



PRESIDENTE

In quel momento presiedeva Picchioni, non presiedevo io, però ho seguito la discussione perché ha creato qualche problema in quel momento.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Signor Presidente, mi pare che lei non abbia seguito bene. Mi spiace sottolinearglielo.



PRESIDENTE

L'inversione era stata bocciata dall'assemblea, poi nel momento in cui abbiamo iniziato la discussione sul problema droga il Consigliere Papandrea si è alzato e ha chiesto che l'ordine del giorno n. 343, mi fa fede tra l'altro la dott.ssa Garabello, fosse assimilato perché riguardante lo stesso argomento e quindi è in discussione contemporaneamente agli altri ordini del giorno all'o.d.g. Questo è stato detto in sede di assemblea.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Io non l'ho recepito e penso che la maggior parte dei Consiglieri non l'abbia recepito.



PRESIDENTE

Pregherei la maggioranza dei Consiglieri di stare attenti ai lavori dell'assemblea, perché questo è quello che è avvenuto. Non è una forzatura da parte mia, mi fanno fede i funzionari. Su alcune cose non può essere messa in dubbio la credibilità della Presidenza dell'assemblea, su un argomento come questo! Torno a ripetere: l'inversione dell'ordine del giorno fu bocciata, quindi il punto 21) all'o.d.g. restò al ventunesimo posto. Quando iniziammo la discussione sul problema della droga il Consigliere Papandrea chiese l'assimilazione, quindi la contemporanea discussione - come facciamo in altre occasioni - dell'ordine del giorno n.
343 perché al suo interno ci sono punti riguardanti il problema droga. La questione - presiedeva il collega Picchioni - fu posta all'assemblea e venne dichiarato che quel punto era integrato con gli altri all'o.d.g.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Va bene, chiedo scusa. Mi sono allontanato per due minuti. Penso che proprio in quei due minuti sia avvenuto questo.



PRESIDENTE

Alle volte bastano anche venti secondi. Ovviamente può essere interpretato come "la parte droga", però fu detto quello in sede di assemblea.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Si tratta di fondi non impegnati nel settore sanità, signor Presidente sono fondi specifici che possono riguardare anche la tossicodipendenza.



PRESIDENTE

Io ho ritenuto di dover ripetere quanto avvenuto in quest'aula e nella disattenzione probabilmente dei Consiglieri non si è eccepito a quanto il Presidente in quel momento ha detto. Quindi, per favore, proseguiamo.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Rifacendomi a quanto diceva il Consigliere Montabone, da un recente sondaggio risulta che in Piemonte il 72% dei cittadini hanno dichiarato di essere poco o male informati sul problema. Però, mi permetta il collega Montabone, che i cittadini in genere siano poco e male informati sul problema è grave, ma giustificabile; non è altrettanto giustificabile che lei possa esserne così all'oscuro. I suoi suggerimenti, dei quali la ringrazio, possono non avere il fondamento dovuto. Nessuna polemica, ma semplicemente un chiarimento.



(Interruzione del Consigliere Montabone)



PRESIDENTE

D'AMBROSIO, Assessore alla sanità



PRESIDENTE

Diventa perciò fondamentale una politica di informazione sociale da parte del servizio pubblico e di tutti i mass media. Il sistema pubblico da solo - e qui non c'entra il privato a cui D'Ambrosio senz'altro non svende la sanità piemontese - non è, oggi, all'altezza di dare un risposta tempestiva.
Lunghissime sono le liste di attesa presso i SERT, anche perché due terzi dei posti previsti in pianta organica ed autorizzati nel 1992 non sono coperti - e anche questo non per colpa del sottoscritto: dal 1994 le leggi finanziarie che si sono susseguite lo hanno impedito.
C'è quindi carenza di più di un terzo di operatori nei SERT; a fronte dei 955 operatori previsti oggi ve ne sono solo 663.
Ai SERT, nell'anno 1995, come da qualcuno è stato rilevato, si sono rivolti ben 12.570 soggetti, numero che va almeno raddoppiato, se non triplicato, per avere un quadro reale della situazione della tossicodipendenza in Piemonte.
Come Assessore alla sanità della Regione Piemonte ho stabilito, con i miei collaboratori, obiettivi generali e specifici da perseguire nel Piano sanitario regionale, proponendo una migliore organizzazione di tutto il settore preposto (servizi pubblici, enti ausiliari, comunità terapeutiche).



PRESIDENTE

Non ricordo quale collega abbia sottolineato l'inadempienza dell'Assessore nei confronti delle comunità terapeutiche; debbo, con estrema cordialità, evidenziare che basterebbe rivolgersi alle comunità terapeutiche per sapere da loro quanto e qual è stato il doveroso interessamento dell'Assessore verso le comunità e chi, prima dell'Assessore D'Ambrosio, ha unificato le rette in sede regionale.
E' necessario quindi il progressivo perfezionamento del rapporto di collaborazione tra pubblico, enti ausiliari, privato no-profit e il volontariato in genere.
In Piemonte vi sono 63 SERT (la nostra è la Regione con il maggior numero); di questo va dato atto ai miei predecessori; purtroppo però i SERT non funzionano a dovere per i motivi che ho testé enunciato ma anche per altri motivi che vado ad esporre.
In particolare, il Piano sanitario prevede che i SERT osservino un orario di apertura al pubblico di almeno dieci ore al giorno, dal lunedì al venerdì, e di almeno quattro ore il sabato, realizzando in questo modo un'effettiva pronta accoglienza.
Il nuovo Piano sanitario prevede altresì un'articolata ed efficiente riorganizzazione dei SERT stessi per riqualificarli, fra l'altro finalmente dotandoli di personale e di mezzi adeguati e quindi in grado di non essere sportello burocratico in orario d'ufficio o di solo distributore di metadone, bensì vero e proprio avamposto d'avanguardia nella lotta alle tossicodipendenze, che offra possibilità concrete di terapia e di affiancamento anche per l'alcolismo e per tutti quei tipi di nuove droghe (ecstasy in primo luogo) che si vanno diffondendo negli ultimi tempi.
L'obiettivo deve essere quello di predisporre programmi personalizzati e finalizzati alla riabilitazione e al reinserimento sociale del tossicodipendente, valorizzando al massimo le risorse del soggetto stesso quelle del proprio nucleo familiare, quando possibile, e quelle del contesto sociale in cui vive.
Non ci saranno d'ora in poi, ne sono convinto, finanziamenti non finalizzati all'efficacia dell'intervento: anche i SERT dovranno rispondere dei fondi ricevuti in termini quantitativi e qualitativi. Aggiungo che nel 1995 la Regione Piemonte ha impegnato 77 miliardi per le tossicodipendenze e 21 miliardi per l'AIDS.
Per quanto riguarda il cosiddetto privato sociale - le comunità, il volontariato - non vogliamo privilegiare questo anziché quello; non vogliamo come Assessorato dare pregiudizialmente patenti o primati.
Desidero ribadire che c'è la massima disponibilità da parte mia a collaborare con tutti e a tutti offrire le opportunità concesse dalle normative vigenti, ma lo vogliamo fare, e lo faremo, senza preconcetti e anche qui commisurando la nostra futura collaborazione in termini di risultati concreti ottenuti nel recupero dei tossicodipendenti e nella prevenzione dei nuovi casi.
Vi rendo altresì noto che intendo seguire personalmente i risultati. E' previsto un monitoraggio continuo del fenomeno da parte della Regione attraverso l'individuazione di un nucleo di valutazione per l'efficacia e l'efficienza. E' prevista altresì un'attività di formazione degli operatori sociali e sanitari in collaborazione con l'Università, con l'obiettivo di individuare il più precocemente possibile le situazioni di disagio che possono determinare l'uso di sostanze psicoattive. L'entrata in vigore del nuovo Piano concretizzerà ulteriormente questi intendimenti.
Se riusciremo a raggiungere questi obiettivi, in Piemonte potremo almeno in parte dare risposte concrete ai cittadini che vivono sulla propria pelle questa drammatica esperienza.
La mia formazione umana e professionale di medico e il mio ruolo di Assessore al diritto alla salute, mi portano ad affrontare il problema tossicodipendenze nei risvolti medico-scientifici e socio-assistenziali senza entrare nei risvolti politici e ideologici, ma ciò non può esimermi dal considerare illegale l'uso delle droghe ancorché ci si debba confrontare con le vecchie e nuove metodiche terapeutiche e di sperimentazione.
Pertanto, voterò a favore degli ordini del giorno presentati dalla maggioranza, mentre per quelli presentati dalle opposizioni mi asterrò per rendere tangibile la volontà del mio Assessorato di affrontare il problema della droga senza pregiudiziali ideologiche bensì sul terreno dell'impegno concreto.



PRESIDENTE

Proporrei di passare alla votazione degli ordini del giorno, facendo se siamo d'accordo, una dichiarazione di voto che può valere (l'esempio dell'Assessore mi pare sia chiaro) per l'insieme degli ordini del giorno.
Vedo però che il Consigliere Chiezzi non è d'accordo; chiederei comunque di non perdere tempo a discutere se fare una dichiarazione di voto globale oppure no.
Pertanto, non essendo stata accolta la mia proposta, passiamo ad esaminare singolarmente ogni documento.
SAITTA Chiedo di intervenire sulle dichiarazioni dell'Assessore.



PRESIDENTE

Dopo l'intervento dell'Assessore si passa alle dichiarazioni di voto.
SAITTA Siccome l'Assessore ha introdotto elementi non marginali rispetto alle nostre competenze, chiedo di intervenire in generale sul dibattito, ma con riferimento anche alle sue dichiarazioni, che possono ritenersi una comunicazione dal momento che ha fornito delle cifre ed elementi precisi.



PRESIDENTE

L'Assessore è intervenuto alla fine di un dibattito generale e quindi il suo intervento vale all'interno di questo; abbiamo poi gli ordini del giorno e su questi ci esprimiamo. All'interno della dichiarazione di voto sull'ordine del giorno, ogni Gruppo, nei cinque minuti previsti dal Regolamento, può esprimere delle valutazioni anche sulle dichiarazioni dell'Assessore.
Vi sono otto ordini del giorno, quindi sono possibili ben otto dichiarazioni di voto; pertanto, ritengo che vi siano ampi margini di discussione.
L'ordine del giorno n. 250, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea e Simonetti, è stato ritirato dai proponenti.
Procediamo pertanto in ordine cronologico con l'ordine del giorno n.
293 a firma dei Consiglieri Ghiglia, Casoni, Griffini, Minervini, Salerno Ferrero, Grasso, Cotto, Casari, Rubatto e Saitta.
La parola alla Consigliera Simonetti.
SIMONETTI Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, rispetto a questo ordine del giorno vorrei introdurre alcune riflessioni di carattere generale, direttamente riprese dal documento in esame.
L'ordine del giorno non prende, a mio parere, una posizione chiara e diversa rispetto alla situazione e alla realtà attualmente presente sul nostro territorio; fa soltanto un accenno alla prevenzione e alla cosiddetta cultura della solidarietà. Fermo restando che qualsiasi strada venga intrapresa su questo tema non può essere quella risolutiva, non si può non rilevare che da sempre la cultura esistente e il proibizionismo non hanno dato risposte reali e positive al problema delle tossicodipendenze.
Noi voteremo contro questo ordine del giorno proprio perché nell'ambito e nell'insieme della cultura della prevenzione rientrano atteggiamenti che in primo luogo l'Assessore e l'Assessorato devono tenere in considerazione e fare propri.
Colgo l'occasione per fare alcune osservazioni sul contributo al dibattito dell'Assessore, che con la sua comunicazione ha inteso entrare nel merito delle proposte che già a partire dal prossimo Piano sanitario regionale vorrà attuare.
L'Assessore ha parlato di 150 miliardi per la prevenzione, ma io lo invito a prepararsi sui dati a disposizione, per rispondere al nostro ordine del giorno, assai concreto in occasione del prossimo Consiglio. Nel nostro documento, infatti, sono sintetizzate alcune cifre relative ai miliardi stanziati per la lotta contro la droga e contro l'AIDS. Per questo motivo ne abbiamo chiesto la discussione oggi.
Che 150 miliardi per la prevenzione siano stanziati in seguito a programmi dal Piano sanitario regionale, è una notizia positiva; il problema a noi sorge nel momento in cui i miliardi fino ad oggi stanziati che, come ha ricordato l'Assessore, risalgono ad anni e anni fa, stanziati da precedenti Giunte - non sono stati ancora spesi.
Questo, da parte nostra, è un dato politico di denuncia nei confronti dell'Assessorato, che in un anno e mezzo non ha proceduto ad impegnare e quindi a spendere questa cifra. Una cifra importante, soprattutto se vogliamo tentare - non noi, ma attraverso questi ordini del giorno - di dare una parziale risposta al problema delle tossicodipendenze attraverso la prevenzione.
Inoltre, ho letto la parte relativa alle tossicodipendenze contenuta nel Piano sanitario regionale: è affrontata in modo davvero molto superficiale. Non è certo, Assessore, con una commistione tra privato e sociale, pubblico ed associazioni di volontariato, che si può risolvere o mediare sul problema delle tossicodipendenze. Non solo è importante un potenziamento dei servizi, ma io mi permetto di dire che è necessario anche un potenziamento della formazione degli operatori che agiscono in tale settore. Come tutti sappiamo, gli operatori assumono un ruolo fondamentale nelle comunità terapeutiche rispetto a coloro che hanno deciso di entrarvi.
Inoltre, definire articolate ed efficienti le proposte presenti nel Piano sanitario regionale nell'ambito del programma relativo alla tossicodipendenza, mi sembra un po' "presuntuoso". Se tali proposte non sono ancora state né sperimentate né realizzate né presentate alla comunità sanitaria, qualificarle a priori come "efficienti" mi sembra un po' troppo.
Credo che la presa di posizione politica dell'Assessorato debba essere quella di iniziare ad utilizzare i fondi stanziati; chiedo alla cortesia dell'Assessore, per il prossimo Consiglio, di rispondere con tempestività al nostro ordine del giorno su questo tema.
Di conseguenza, il nostro voto sull'ordine del giorno in esame sarà assolutamente negativo; oltre a non individuare alcuna strada per iniziare a discutere sul tema delle tossicodipendenze, dà riferimenti che, a nostro parere, rappresentano solo delle proposte ideologiche, in funzione di una cultura della solidarietà che non significa nulla se poi non si trasforma in progetti concreti e in stanziamenti a bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Presidente, esprimo la mia insoddisfazione per come si sta concludendo il dibattito, che non credo possa essere soltanto un'illustrazione di ordini del giorno con votazione dei medesimi, senza tenere conto dello sviluppo della discussione.
Il dibattito ha fatto emergere posizioni prevalenti, minoritarie e nuove. Il continuo riferimento, da parte di Consiglieri appartenenti a diversi Gruppi, alla prevenzione e al potenziamento dei SERT, non è patrimonio della maggioranza o della minoranza: è elemento emerso nel dibattito.
Prima di concludere la discussione e votare gli ordini del giorno come fossimo delle macchinette, bisognerebbe tentare una sintesi delle questioni emerse; diversamente, gli ordini del giorno non serviranno a niente, se non a mettersi a posto la coscienza. A questo proposito, il mio collega Paolo Ferraris diceva: "Sono gli ordini del giorno della felicità: possiamo dire tutto".
L'Assessore ci ha richiamato, giustamente, al Piano sanitario regionale. Noi, tenendo conto delle sue osservazioni in merito, siamo sicuramente in grado di costruire una posizione del Consiglio in relazione alle nostre competenze.
La inviterei, Presidente, a tentare di seguire una strada che abbia le caratteristiche che ho illustrato; diversamente, non ha alcun senso votare cinque ordini del giorno, per poi metterli nel cassetto, soprattutto per un argomento così delicato.
Ritengo necessario uno sforzo di questo tipo, anche perché - collega Ghiglia, limitarsi a illustrare i propri ordini del giorno non ha significato - mi pare sia emerso con chiarezza che le posizioni intorno a questo problema non possono essere chiamate di maggioranza o di minoranza.
Mi pare che il collega Burzi, che fa parte della maggioranza, sia stato portatore di posizioni antiproibizioniste più di quanto l'abbiano fatto Rifondazione Comunista, i Verdi ed altri della minoranza. Posizioni espresse con forza e con chiarezza, indicando perfettamente la posizione degli antiproibizionisti, facendola discendere da un ragionamento attorno alla concezione dello Stato, del liberismo.
Come già detto nel mio intervento, le posizioni antiproibizioniste discendono da una concezione politica forte, che è quella del liberismo: ognuno faccia ciò che vuole, lo Stato non deve intervenire su problemi di carattere personale. Mi pare che il Consigliere Burzi l'abbia confermato richiamandosi alle tesi di Friedman (che io avevo citato, ma che non condividevo).
Questa posizione non è secondaria. Mi chiedo: chi fa politica, pu assumere questa posizione da Far West, secondo la quale lo Stato e gli Enti locali non devono assolutamente intervenire rispetto a questi problemi? Che ci sia soltanto un problema di autodeterminazione? Ma questa è la negazione della politica, nel senso alto in cui va intesa! Trovo ridicoli anche atteggiamenti del tipo: "Ma questa è una posizione ideologica... io esprimo posizioni pragmatiche": sono grandi fesserie! Noi facciamo politica ed esprimiamo posizioni politiche alte: i valori non sono poca cosa! Stiamo cadendo in un baratro. La politica deve intervenire su questi temi! Assessore, ha tutta la mia stima per alcune cose che ha detto, ma quando lei conclude il suo intervento, dicendo: "...senza risvolti politici ed ideologici", ribatto che i risvolti politici sono importanti. Non sono le maggioranze che contano, ma la Politica (sì, con la P maiuscola), la costruzione, come diciamo noi cattolici, della città dell'uomo (altri si esprimono in altre maniere).
Questo non è assolutamente un problema tecnico (riunisco i SERT, do gli ordini, ecc.). Quando poniamo il problema della tossicodipendenza, facciamo riferimento a dei valori. E, collega Simonetti, questo non è moralismo, i valori non sono moralismo. Quando sosteniamo che occorre introdurre nella nostra discussione un riferimento etico, poniamo un problema politico perché le difficoltà della nostra società derivano da una caduta di senso etico: questo è il problema vero. E questo riguarda la politica; eccome se la riguarda! Allora, siccome le posizioni sono trasversali (Rifondazione Comunista, Verdi, il Consigliere Burzi ed altre posizioni), credo si debba compiere lo sforzo di tentare di ancorarci alle questioni sulle quali abbiamo competenza, ancorandoli a riferimenti di valori forti.
L'Assessore ha citato, anticipando la discussione sul Piano sanitario e penso sia scorretto - un problema; io ho letto quella parte di Piano e vorrei discuterla fino in fondo, anche se, probabilmente, visto che la discussione è sugli ordini del giorno, non lo posso fare. Trovo quindi scorretta l'anticipazione dell'Assessore.
Mi pare, comunque, che l'argomento sia stato affrontato in termini abbastanza corretti, di indicazione...



(Interruzione del Presidente del Consiglio)



PRESIDENTE

SAITTA



PRESIDENTE

Lo so, Presidente. Mi consenta almeno un accenno, visto che l'Assessore ha parlato del Piano sanitario, qualcosa penso di dover dire; diversamente avrebbe dovuto impedire all'Assessore di parlare del Piano sanitario.



PRESIDENTE

Consigliere Saitta, chiedo scusa dell'interruzione. Ho posto un problema all'assemblea dicendo che, con ogni probabilità, con una dichiarazione unica per tutti gli ordini del giorno, si poteva poi passare abbastanza rapidamente alla votazione. Chi vuole intendere, intenda. La mia proposta è caduta nel vuoto più assoluto; si è pronunciato solo il Consigliere Chiezzi: "No. Si ragiona su ogni singolo ordine del giorno".
Non riproponiamo il problema.
La proposta del Presidente del Consiglio non è passata; abbiamo ancora otto dichiarazioni di voto.
SAITTA Faccio una dichiarazione unica.
Ritengo che alcuni ordini del giorno siano viziati da una posizione autoritaria da parte dell'Assessorato. Innanzitutto, credo che il tema della tossicodipendenza non sia solo un problema della sanità, quindi il fatto che sia intervenuto soltanto l'Assessore alla sanità è già un limite.
Tutti abbiamo ripetuto che non è solo problema sanitario, ma anche di assistenza, che è un problema dei giovani, che è un problema complesso.
L'Assessore è stato diligente ad intervenire, ma mi sarei aspettato un intervento più corale, della Giunta, e non una posizione isolata.
Pertanto, credo che questa situazione sia il frutto di una posizione molto individuale da parte dell'Assessore, dettata da un certo autoritarismo: "faccio, dispongo".
Dal dibattito è emerso il suggerimento di tenere conto di tutto quanto esiste nel settore, di tutte le esperienze compiute. Non credo che l'Assessore, pur avendo delle competenze specifiche, in quanto medico abbia la bacchetta magica. Lo invito, come abbiamo fatto nel nostro ordine del giorno - ed è per questo che ne parlo - a raccogliere le considerazioni dei soggetti interessati (i SERT, le comunità terapeutiche, i Comuni ecc.), per vedere quale progetto è più opportuno, quale la soluzione più idonea per incominciare ad operare. Non si tratta di una circolare dell'Assessore! Chiedo un confronto molto più ampio prima di partire in qualsiasi direzione; in questo senso, non concordo con parte dell'ordine del giorno presentato dal collega Ghiglia, laddove si parla di prevenzione con l'indicazione all'Assessore di intervenire direttamente; personalmente propongo invece un percorso molto diverso e più articolato.
Credo sia utile tentare di concludere questo dibattito con degli input agli Assessorati.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.
BORTOLIN A nome del Gruppo farò una dichiarazione di voto unica per tutti gli ordini del giorno, i quali, signor Presidente, nonostante il problema posto, mi pare rimangano in votazione.
Inoltre, mi pare non sia in discussione il Piano, perché non è ancora legge di Piano sanitario, ma la bozza che abbiamo appena ricevuto in IV Commissione e che assumerà l'iter della discussione a livello di Consiglio regionale. Su tali questioni, quindi, non dirò nulla.
Come Gruppo abbiamo svolto interventi che riteniamo esaustivi rispetto all'argomento, tenuto conto anche della chiarezza del nostro approccio. Da questo punto di vista, credo che non vi siano dubbi sul fatto che il "no" alla droga sia un "no" corale. Nessuno, tanto meno nell'ambito degli interventi svolti dal PDS, mi sembra abbia inneggiato all'uso della droga.
Come Gruppo, abbiamo cercato di dare un contributo su come raggiungere l'obiettivo senza lasciare dietro di noi, così come sta avvenendo, una scia di disagio enorme, di morti e di malattia. Bene ha fatto l'Assessore a ricordare che la nostra Regione è, con altre due, in testa, da una parte per le morti per overdose e, dall'altra, per la presenza dell'infezione da HIV, l'AIDS. Da questo punto di vista abbiamo cercato di indicare attraverso un ordine del giorno che riteniamo completo, un percorso che ci pare l'unico, necessario ed indispensabile per raggiungere l'obiettivo che ripeto, credo si sia dimostrato chiaramente e palesemente comune.
Credo anche che non sia possibile, su un argomento di questo genere avere un approccio politico che non risenta del percorso culturale ed ideologico da cui ognuno di noi proviene. Riteniamo che lo sforzo del Consiglio regionale debba essere di delineare, anche attraverso il Piano sanitario - ma non solo, e quindi non analizzando soltanto l'aspetto sanitario del problema - un percorso che porti la nostra Regione ad uscire al più presto dalla morsa rappresentata dalla presenza di un notevole spaccio, dal consumo di droghe pesanti e leggere, ma soprattutto delle droghe sintetiche che si sono introdotte sul mercato e che si stanno diffondendo tra i giovani. Tutto ciò non può che preoccupare: riguarda i ragazzi del Piemonte; attraverso questo percorso potremo, tra qualche anno forse anche prima - ritrovarci e valutare gli effetti delle iniziative precise che avremo voluto introdurre sul territorio regionale, prestando anche estrema attenzione, così come ricordavano i colleghi del mio Gruppo Manica e Riggio, a quanto avviene in Europa.
Non credo si debba rifiutare l'avvio di sperimentazioni che vadano oltre la mera distribuzione di metadone; quanto avevamo elaborato e deciso qualche anno fa è stato superato dalla realtà, che ha introdotto nuovi elementi e nuove problematiche che debbono essere analizzate seriamente insieme agli altri Paesi europei. Inoltre, con il Governo del nostro Paese vanno studiate modifiche alle leggi nazionali ed introdotte collaborazioni a livello internazionale.
Mi limito a questa dichiarazione per quanto riguarda il merito rifiutando però - e qui faccio un accenno del tutto personale l'intervento di qualche Consigliere che ha tentato di criminalizzare la posizione di coloro che vedono in una sorta di liberalizzazione controllata delle droghe leggere la partecipazione ad un movimento cinico massimalista, disumano.
Credo che un approccio di questo genere nei confronti di coloro che hanno posizioni diverse dal proibizionismo - lo definisco così per semplificare - non porti a raggiungere obiettivi significativi nella lotta alla droga.
Non credo che si debbano porre steccati; ogni idea, ogni valutazione ogni proposta ha una propria dignità. Anche quella che parte dalla paura per la propria e l'altrui incolumità - chiave di lettura che io non condivido - di coloro che ritengono che con una sorta di liberalizzazione di un certo numero di droghe leggere - pur sotto un controllo molto serio si possa evitare il doppio sfruttamento cui sono sottoposti i giovani nel nostro Paese e nella nostra Regione. Oltre al "tunnel", come qualcuno molto malamente lo definisce, c'è poi la pericolosa realtà, per uomini e donne della prostituzione al fine di procurarsi la droga, che viene loro venduta ad alti prezzi.
Un doppio sfruttamento che fa pagare alla nostra società costi umani e sociali elevatissimi; l'AIDS è una punta dell'iceberg. Basti pensare ai problemi legati alla microcriminalità, e alle nostre carceri, che sono strapiene. Il collega Burzi accennava alle vicende avvenute recentemente caro collega, le "Vallette" e tutte le altre carceri piemontesi sono strapiene di ragazzi - i cui genitori vivono un doloroso dramma - che pur non avendo compiuto grandi reati sono, purtroppo, schedati criminali.
Il problema in discussione ha una storia lontana. Quanto noi sosteniamo non è altro che il tentativo di uscire, nel modo più dignitoso, da questo dramma, moderno, che stiamo vivendo e di incamminarci invece verso una società che davvero attraverso la soluzione delle grosse problematiche sociali che l'affliggono - come quella del lavoro - possa consentirci di guardare al futuro con maggiore serenità.
Il nostro Gruppo si asterrà gli ordini del giorno n. 300, n. 297, n.
250 e n. 295; ovviamente voterà - e invita il Consiglio regionale ad esaminare e votare - il nostro ordine del giorno, il n. 334; voterà contro il n. 293 e il n. 358, presentato oggi, primo firmatario il Consigliere Ghiglia. Infine, si asterrà, perché non condivide la premessa, pur concordando l'impegno alla Giunta regionale, l'ordine del giorno n. 357, a firma dei Consiglieri Montabone, Casari, Leo, ecc.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Anch'io sono molto perplesso sugli esiti del nostro dibattito. Penso infatti che siano rimasti tutti i limiti che più colleghi hanno in qualche modo stigmatizzato.
Non credo che si sia riusciti a discutere su quello che effettivamente può fare la Regione Piemonte: questo è quanto dovrebbe, per senso di responsabilità, contare nelle nostre scelte.
Inoltre, penso che la questione sanitaria sia un lato importante per le competenze complessive che assume, anche relativamente alla prevenzione, ma le altre competenze del nostro Ente sono diverse, soprattutto in una materia come questa. Faccio un esempio: in precedenza, il collega Riggio più per fare un paragone che un'affermazione, ha detto che il fenomeno della droga è contrastato più dall'opera dell'Assessore alla cultura che da quella dell'Assessore alla sanità.
Anch'io sostengo che come Regione, attraverso l'opera dell'Assessorato alla cultura, potremmo fare molto più di quanto si sta facendo; vedo infatti che sui circa 100 miliardi spesi per la cultura nella nostra Regione, solo una piccolissima parte va ad interpretare le realtà giovanili di base, soprattutto nelle aree degradate e periferiche della nostra Regione. Non abbiamo alcuna vera legge dei giovani, per la cultura giovanile. Le leggi che abbiamo sono rivolte a situazioni di realtà già aggregate; non riusciamo, con i nostri interventi pur numerosi ad arrivare a quelle aree, a quelle situazioni gravemente disgregate, che sono quelle in cui il problema è più grave.
Queste le politiche che dovremo discutere, che dovremo vedere come mettere in atto.
Invece, si è rimasti sull'ideologico e in modo, però, abbastanza consentite il termine - rozzo. Non credo che sarebbe onesto intellettualmente, da parte, ad esempio, degli antiproibizionisti - tenendo conto che nell'ambito antiproibizionista ci sono varie accentuazioni ritenere i propugnatori degli ordini del giorno, i Consiglieri Ghiglia Saitta e di Cotto, responsabili del fatto che il fenomeno della droga si sta aggravando.
Credo che i colleghi Ghiglia, Saitta e gli altri colleghi vogliano sinceramente affrontare questo problema. Allo stesso modo, credo sia sbagliato, come impostazione, sostenere che chi propone di sperimentare forme controllate di somministrazione ai tossicodipendenti di sostanze stupefacenti sia sostanzialmente una persona che vuol diffondere la droga.
Mi pare svilire il problema, quando in molte parti dell'Europa si cerca, si studia e si sono anche sperimentate queste forme.
Conseguentemente, proprio per queste considerazioni, assolutamente non accettabili, voterò contro l'ordine del giorno proposto dal Presidente Picchioni e dai Consiglieri Saitta, Montabone ed altri; per le stesse ragioni voterò contro l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ghiglia.
Voterò invece a favore degli ordini del giorno presentati dai Gruppi PDS, Rifondazione Comunista e Patto dei Democratici, i quali, pur con diverse accentuazioni e sfaccettature, pongono il problema di quale percorso seguire.
Sull'ordine del giorno relativo alla "prevenzione", presentato dal Consigliere Ghiglia ed altri, proporrei insieme alla Consigliera Manica un emendamento che chiederei di accettare.
Penso infatti che accanto agli aspetti ricordati nell'ordine del giorno sulla politica della prevenzione, non possano non comparire prerogative di legge che assegnino alla Regione le competenze e quindi gli impegni che il nostro Assessorato deve assumersi.
L'emendamento aggiuntivo recita: dopo le parole "didattica preventiva" aggiungere le parole "impegna il Presidente della Giunta e l'Assessore regionale alla sanità a dare pieno adempimento al DPR n. 309/90 e successivi decreti di attuazione, in relazione alla dotazione organica alle modalità di funzionamento ed agli orari di apertura dei SERT".



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Dirò subito che sono un po' delusa dall'andamento della giornata di oggi. E questo non per gli interventi che ho ascoltato, ma per la conclusione cui si è giunti.
Intervengo in sede di dichiarazione di voto. E' assurdo che su un dibattito, che ha impegnato a livello di presa di posizione non soltanto amministrativa, ma legislativa e politica, tutta una serie di Consiglieri si arrivi ad una conclusione burocratica. Credo che avremmo dovuto fermarci un momento.
Abbiamo sentito le posizioni dell'Assessore, sulle quali, però, non si è potuto discutere - capisco i colleghi che avrebbero voluto intervenire subito, perché più esperti nella materia - perché la procedura non lo permette e su questo sono d'accordo con la Presidenza.
Detto questo, mi domando, mettendomi nei panni dei cittadini, dei tossicodipendenti, dei giovani di cui abbiamo parlato, degli antiproibizionisti, dei liberisti, di coloro che sono dominati dal dubbio di coloro che invece credono più alla repressione, che senso abbia un dibattito che si conclude con la votazione di otto documenti.
Il dibattito di oggi è stato interessante, ma - mi permettano i colleghi - non è stato esaustivo. Ho seguito tutti gli interventi; il problema è molto complesso e, com'è emerso nella discussione, ha risvolti storici. Alcuni interventi hanno posto in evidenza le tematiche di ordine culturale, altri sono stati più attenti alle tematiche di governo, ma non ci sono state tutte quelle divisioni di parte che una votazione burocratica degli ordini del giorno metterebbe in evidenza.
Credo che dovremmo cercare di fare una sintesi più avanzata sulle valutazioni emerse dal dibattito, affinché vengano messe in evidenza posizioni non repressive.
Positivi, secondo me, gli interventi che rilevano quanto il problema non sia nuovo e che la storia personale con cui ognuno di noi risponde alle proprie difficoltà è centenaria.
Abbiamo alle spalle una legislazione che ha tentato di combattere il fenomeno-droga; dopo anni di sperimentazione, non possiamo che rilevarne il fallimento: le carceri sono piene di tossicodipendenti.
Voglio raccontare un'esperienza personale. Vent'anni fa, quando andavo a visitare le carceri - prima dell'esplosione del fenomeno della tossicodipendenza - questi luoghi avevano determinate caratteristiche. Da dieci anni a questa parte le carceri sono la concentrazione non solo del fenomeno della droga e di chi ne fa uso, ma del clima che quest'ultimo dentro le carceri crea. Se con una legislazione meramente repressiva abbiamo determinato delle zone franche, è anche vero che le carceri sono piene e che il fenomeno della droga è ben lungi dall'essere battuto. Nel frattempo, sono state tentate delle sperimentazioni; l'approccio del Consiglio rispetto a queste ultime è stato duplice.
Non intendo dare voti ai colleghi, e mi permetto di dire che non è bello dare voti agli interventi. Ritengo che ognuno di essi abbia portato un suo contributo, anche quelli che non si condividono: se evitassimo di darci dei voti sarebbe meglio.
Detto questo, ci sono stati interventi dall'approccio più culturale ed altri particolarmente spinti dall'ansia di chi amministra.
Nell'ordine del giorno che il mio Gruppo ha presentato e nell'intervento che ho cercato di fare, mi sono posta il problema di che tipo di risposte deve dare chi amministra, più che pormi nei confronti della più ampia tematica del "seme del dubbio" - che rispetto e che deve rimanere in ognuno di noi, in particolar modo nei confronti di un problema dalla dimensione così grande.
Onestamente, preferirei non votare i vari documenti presentati chiederei di poter aggiornare per procedere ad un approfondimento con l'Assessore, alla luce di tutte le cose sentite, e magari, in sede di Commissione, tentare di percorrere la strada della verifica di una serie di interventi che meglio rispondano alle tante sfaccettature emerse oggi.
Diversamente, senza dare voti ad alcuno, il nostro Gruppo voterà quegli ordini del giorno che non privilegiano la logica della repressione, alla luce della lunga e difficilissima esperienza vissuta dai nostri giovani di qualunque condizione sociale.
Daremo il nostro voto a quegli ordini del giorno che prevedono forme di sperimentazione, che non vogliono, dire di per sé liberalizzare o non liberalizzare, ma sperimentazioni di risposte di Governo. I SERT, così come le comunità, possono essere una risposta. Penso che sarebbe stato più utile alla giornata di oggi se avessimo avuto la capacità di fermarci un momento a riflettere, da un lato, sulle molte sfaccettature del problema e dall'altro, valutando i dati che l'Assessore ci ha voluto anticipare, sui quali per correttezza di procedura non abbiamo potuto esprimerci.



PRESIDENTE

La Consigliera Spagnuolo ha presentato una proposta abbastanza esplicita, che pongo all'attenzione dell'assemblea.
La parola al Consigliere Rubatto.
RUBATTO Oggi, sugli ordini del giorno relativi al problema droga abbiamo sentito molte parole, abbiamo impegnato molto tempo - e molti ne hanno abusato senza diritto.
Personalmente, sono assai perplesso: su un problema così grave che coinvolge famiglie, giovani e anziani, il Consiglio regionale del Piemonte è diviso su otto ordini del giorno! Sarebbe opportuno, a mio avviso, ritirare gli ordini del giorno riportare il discorso in Commissione e redarre un ordine del giorno unico affinché la Regione possa operare, in base al programma illustrato dall'Assessore alla sanità, al servizio dei giovani e delle loro famiglie.
Se questa ipotesi non è percorribile, voterò gli ordini del giorno della maggioranza e mi asterrò sugli altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Avendo parlato con alcuni colleghi presentatori degli ordini del giorno, riteniamo di non aderire alla richiesta di un ulteriore approfondimento in Commissione, per i motivi che seguono.
Ci troviamo di fronte due problemi diversi. Uno è quello relativo alla prevenzione attuabile con la legislazione esistente. Possiamo affrontarlo anche in Commissione, aderendo alla richiesta di emendamento presentato dai Consiglieri Manica e Cavaliere all'ordine del giorno riguardante la prevenzione. Questo quanto la Regione Piemonte può fare, stante la legislazione esistente: trovarsi in Commissione e discutere insieme le possibilità che la legge offre nel campo della prevenzione. Quindi, da parte nostra, c'è disponibilità ad integrare con l'emendamento l'ordine del giorno sulla prevenzione.
Relativamente agli altri ordini del giorno, non è possibile ritirarli per approfondire ulteriormente la discussione in Commissione; si tratta infatti di documenti che - è inutile ribadirlo - esprimono prese di posizione e sanciscono due modi assolutamente antitetici di concepire la realtà - e non solo soluzioni nettamente opposte e contrastanti: due modi assolutamente antitetici e paralleli di concepire il problema tossicodipendenza.
Essendoci pluralità di ordini del giorno antitetici dal punto di vista dei principi, è assolutamente inutile riportarli in Commissione; non pu esservi approfondimento sui principi o sui valori sui quali sono basati l'unica possibilità sarebbe rinunciare ai valori che li ispirano.
Siamo disponibili, per quanto riguarda la parte tecnica, a valutare in Commissione l'emendamento all'ordine del giorno sulla prevenzione.
Relativamente all'impostazione politica dei documenti che ritengo voglia seguire la Regione Piemonte sul problema tossicodipendenze, riteniamo invece di dover procedere alla votazione oggi, poiché qualsiasi approfondimento in Commissione sarebbe inutile - visto che si è tenuto, su richiesta, un seminario per chiarirci meglio le idee dal punto di vista tecnico-scientifico, ed anche che molti di questi ordini del giorno stazionano, in attesa di discussione, da alcuni mesi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini, che interviene in qualità di Consigliere.
GALLARINI Anche per quanto ci riguarda penso vada fatto il punto sulla miriade di ordini del giorno sui quali anch'io, come il Consigliere Ghiglia, concordo occorra che il Consiglio si esprima. Il dibattito di oggi non è la conclusione dell'ordine del giorno di cui si è parlato in Consiglio comunale la notte che ci ha ricordato il collega Burzi, perché in quella sede fu assunta una posizione di una certa emotività.
La discussione consiliare di oggi è stata preparata da due mesi; nel frattempo si è tenuto il seminario cui tutti hanno accennato, nel quale sostanzialmente, si sono espresse le varie posizioni. Lo stesso Consiglio di oggi ha speso una giornata intera per dibattere intorno alla questione la posizione finale con la quale si esprimerà il Consiglio sarà sicuramente più costruita, meditata e maturata, rispetto ad una semplice enunciazione di principi. Ciò nonostante non si può prescindere dai principi; se dovessi scomporre la giornata di oggi, ne trarrei innanzitutto una parte squisitamente politica, sulla quale ovviamente occorre assumere una posizione - diversamente, finiremmo con l'annacquare la nostra posizione rispetto ad altre più nette, tipo quella della maggioranza che governa il Comune di Torino.
Collega Carla Spagnuolo, ho apprezzato il suo intervento, che condivido dal punto di vista intellettuale e culturale, ma dal punto di vista politico non posso accettare un annacquamento della nostra posizione, anche perché i termini di confronto - quelli assunti nell'occasione suddetta hanno avuto connotazioni squisitamente politiche, rispetto alle quali ci dobbiamo collocare. Questa, l'unica esigenza che vedo dal punto di vista politico.
Sul lato tecnico concordo con quanto detto dal Consigliere Ghiglia recependo l'emendamento dei Consiglieri Manica e Cavaliere, si può tornare in Commissione e costruire una risposta propositiva in superamento di una mera e sterile posizione preconcetta di enunciazione di principi. Questo il concetto politico che come Gruppo Forza Italia desideriamo esprimere avendo peraltro apprezzato l'intervento dei colleghi Burzi e Spagnuolo postisi sulla stessa lunghezza d'onda; lunghezza d'onda sicuramente stimolante ed affascinante, ma che non soddisfa l'esigenza di esprimere una posizione politica.
Per questioni "archivistiche", come ci esprimiamo su ognuno degli otto ordini del giorno: il primo, a firma del Consigliere Chiezzi, è ritirato sul secondo, a firma dei Consiglieri Ghiglia, Casoni, Salerno ed altri ci esprimiamo a favore; sul terzo, a firma dei Consiglieri Spagnuolo e Angeli ci asteniamo; sul quarto, a firma dei Consiglieri Simonetti, Chiezzi, Moro e Papandrea ci asteniamo; sul quinto, a firma del Consigliere Cavaliere ci asteniamo; sul sesto, a firma dei Consiglieri Manica, Riggio, Suino Bortolin e Marengo ci asteniamo; relativamente al settimo, siamo disponibili ad accettare l'emendamento proposto dai Consiglieri Manica e Cavaliere di andare in Commissione per costruire una posizione propositiva in merito alla prevenzione; sull'ottavo, a firma del Consigliere Saitta ed altri votiamo a favore.



PRESIDENTE

Non essendovi altri Consiglieri iscritti a parlare, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 293, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che in questi ultimi mesi nei maggiori capoluoghi della nostra Regione il problema della tossicodipendenza connesso a quello della microdelinquenza e dello spaccio ad essa legato si è aggravato notevolmente raggiungendo livelli tali da richiedere un urgente e specifico intervento da parte dello Stato considerato che l'aggravarsi di questo fenomeno ha provocato, da un lato la costituzione in molte città della nostra Regione di zone controllate di fatto da spacciatori e delinquenti, pressoché inaccessibili ai cittadini e dall'altro, un notevole aumento del numero dei tossicodipendenti e dei morti per overdose tenuto conto che tentazioni politiche rivolte alla legalizzazione di sostanze psicotrope e stupefacenti di qualsiasi tipo non sono in alcun modo idonee a risolvere questo grave problema, ma, anzi, come risulta da un gran numero di studi scientifici, comprovati nei fatti dall'analisi di quelle realtà dove tale sistema è stato introdotto, comporta la diffusione su larga scala della tossicodipendenza considerato inoltre che è comunque compito dello Stato tutelare la salute dei cittadini in ogni modo e con ogni mezzo, e questo compito non pu essere perseguito attraverso la libera distribuzione di sostanze tossiche bensì combattendo la pseudo cultura della droga con una seria politica di prevenzione, attuata a tutti i livelli, in modo globale da parte di ogni organo dello Stato, e di solidarietà nei confronti dei tossicodipendenti e delle loro famiglie impegna il Presidente della Giunta regionale a farsi promotore presso il Consiglio dei Ministri perché venga finalmente approvata una nuova legge completa ed organica che recepisca le esigenze sociali di una politica sulla tossicodipendenza scevra da tentazioni legalizzanti, ispirata alla cultura della prevenzione fin dalla scuola elementare e della solidarietà, chiara e precisa nel vietare il possesso, l'assunzione e la vendita di sostanze stupefacenti, nella quale si prevede un inasprimento delle pene per i reati summenzionati".
E' stato richiesto l'appello nominale.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI' 29 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'ordine del giorno è approvato.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 295, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato il persistere e l'aggravarsi nella nostra Regione del fenomeno delle tossicodipendenze, fenomeno che determina uno sviluppo conseguente di disordine ed insicurezza sociale e di criminalità considerato che l'esperienza repressiva rispetto al problema droga si deve ormai considerare superata e comunque negativa non avendo concorso a limitare il numero di soggetti tossicodipendenti e si deve dunque ritenere che l'approccio meramente repressivo non ha allontanato i giovani dall'uso della droga né ha ridotto il fenomeno dello spaccio visto che un gran numero di detenuti nelle carceri italiane è costituito da tossicodipendenti; si calcola infatti che circa il 50% dei detenuti sia in carcere per reati collegati alla droga considerato che si deve riaffermare con forza che l'assunzione di sostanze che inducono dipendenza psicofisica va condannata e combattuta colpendo in particolare coloro che dal traffico di droga ricavano ingenti guadagni visto che la tossicodipendenza è la manifestazione di un disagio profondo dei soggetti più deboli, che devono invece essere aiutati e tutelati con iniziative di prevenzione per le quali servono iniziative legislative stanziamenti finanziari che affrontino gli aspetti e le tematiche educative e sociali impegna la Giunta regionale a programmare, d'intesa con i Comuni e le Province tutte le iniziative che vadano nella direzione della prevenzione e a ricercare con prudenza e competenza nuove forme, anche sperimentali, che d'intesa con gli esperti e gli operatori del settore e senza improvvisazioni e legalizzazioni, consentano di affrontare il recupero dalla dipendenza dalla droga di migliaia di giovani, coinvolgendo anche i livelli territoriali dei quartieri e delle aree più a rischio invita infine Parlamento e Governo ad affrontare la revisione della normativa nazionale in materia di droghe condannando il fenomeno e dichiarandolo chiaramente illegale, ma nel contempo affrontando nuove metodologie terapeutiche e di sperimentazione".
Come richiesto, si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI' 4 Consiglieri si sono astenuti 42 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 297, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: 1) la Relazione sanitaria per il 1995 dei Servizi tossicodipendenze di Torino stima in 7.500 i consumatori abituali di eroina in città 2) il numero di consumatori abituali od occasionali di 'droghe leggere' (cannabis e derivati) non è stimato ufficialmente, ma si valuta comunque nell'ordine di decine di migliaia di persone (per la gran parte pienamente e normalmente 'inserite') 3) l'incremento di morti per overdose da eroina (raddoppiate a Torino nel 1995) testimonia, da un lato, dell'inadeguatezza di politiche sanitarie che limitano l'offerta terapeutica ai trattamenti cosiddetti riabilitativi e dall'altro, dell'estrema e pericolosa instabilità del mercato clandestino delle droghe illegali, che sempre ed ovunque rappresenta il primo, più grave e rilevante fattore di rischio per i consumatori di eroina 4) le aree (della Regione, in particolare le aree delle grandi città) in cui convergono ed acquistano evidenza i molteplici problemi (sociali sanitari e di ordine pubblico), connessi al fenomeno delle dipendenze e dei consumi di sostanze illegali, non definiscono una 'mappa dell'emergenza' ma, se così si può dire, rappresentano la 'fotografia di una normalità' che con le politiche adottate non è stato possibile risolvere e che coinvolge direttamente e, per certo verso, profondamente (nelle culture, abitudini e stili di vita) decine di migliaia di persone 5) l''elastico impazzito' fra repressione e tolleranza (che ha contraddistinto le politiche dell'ordine pubblico, soprattutto a Torino sui 'casi' S. Salvario, Porta palazzo e Murazzi) merita una valutazione realistica (e severa) se, oltre a rivelarsi inefficace e a limitarsi a rimescolare il mercato delle droghe illegali, ha finito per diventare un problema fra i problemi che avrebbe dovuto contribuire a risolvere 6) le politiche sociali, sanitarie, dell'ordine pubblico e di repressione della criminalità, anche nel nostro Paese, sono condizionate e, talora pregiudicate da legislazioni antiproibizionistiche che alcune città europee hanno però iniziato coraggiosamente a 'denunciare', attraverso la sperimentazione di strategie alternative 7) la sperimentazione intrapresa sul piano internazionale, che comunemente, viene definita con il termine 'politiche di riduzione del danno', è consistita essenzialmente: a) nella parziale sostituzione del mercato illegale con forme di vendita o di somministrazione legale delle droghe proibite, mediante l'utilizzo dei più svariati strumenti giuridici: dalla sospensione dell'applicazione della normativa proibizionista con il ricorso alla clausola della 'non obbligatorietà dell'azione penale', come avviene in Olanda, alla deroga rispetto alla legislazione sanitaria, con il ricorso a protocolli, validati internazionalmente, di sperimentazione scientifica, come avviene in Svizzera; all'inserimento nella Farmacopea ufficiale di sostanze inserite negli elenchi delle Convenzioni internazionali in materia di stupefacenti come avviene in Gran Bretagna b) nell'istituzione di aree di relativa e controllata extraterritorialità peraltro di diversissima natura e finalità: dai coffee shop olandesi alle 'Fixerstube' tedesche, centri a bassa soglia in cui alla possibilità per i tossicodipendenti da oppiacei di consumare 'liberamente' la droga, senza rischiare l'intervento delle forze di polizia, si affianca l'offerta di servizi sociali e sanitari da parte delle istituzioni pubbliche ritiene che: 1) per affrontare i problemi delle aree a rischio 'per droga e criminalità' che caratterizzano, oltre a Torino, tutte le grandi città italiane, sarebbe opportuno che la legislazione nazionale consentisse di sperimentare processi di 'normalizzazione', di cui l'esperienza internazionale attesta la validità, e di cui, per altro verso, le ricorrenti emergenze (S.
Salvario, Porta Palazzo e Murazzi) dimostrano l'assoluta urgenza 2) anche sui temi posti in premessa (analogamente a quanto è già avvenuto per altri temi), la strada su cui occorre che l'Amministrazione si muova sia quella della 'denuncia' dei pericoli di una legislazione sulla droga come quella italiana, che rappresenta sempre più un limite e non una risorsa, un alibi per gli immobilismi ed un freno per le buone volontà; a tale denuncia deve seguire la richiesta al Governo ed al Parlamento di riformare al più presto le norme che impediscono forme da sperimentazione sociale, politica e sanitaria che altri Paesi europei stanno attuando con ottimi risultati 3) sia urgente (sulla scorta di quanto il Consiglio comunale di Torino ha già deliberato istituendo l'Agenzia Cittadina sulle tossicodipendenze) lavorare al più presto (anche, laddove i vincoli della legislazione lo imponessero, a titolo di semplice prefigurazione) ad un progetto sulla Regione e le droghe, che consenta al Piemonte di proporsi - con il concorso delle competenze, dei saperi e delle esperienze che la stessa offre - come laboratorio dell'innovazione e della riforma anche sui temi delle politiche delle droghe convenuto che: a) ai volti tradizionali del problema droghe, forse meno al centro dell'attenzione rispetto al passato, ma ugualmente diffusi e distruttivi si sono aggiunti altri tipi di consumo, meno immediatamente pericoloso, ma ancora più massificato (ecstasy e droghe sintetiche) b) risulta emergente verificare e sperimentare politiche diverse e diversificate, nel segno non della 'resa', ma di un modo complesso ed integrato di accogliere e sostenere chi ha un rapporto di dipendenza con le sostanze stupefacenti c) a tale problema non vi è un'unica risposta, ma è necessario differenziare l'offerta terapeutica, consapevoli del fatto che ciascun 'malato' necessita di un percorso proprio individuale definito per le caratteristiche ed esigenze psicofisiche individuali d) i servizi attualmente non sono in grado, nonostante gli sforzi, di fare fronte alle richieste di aiuto, in quanto scarsità di risorse, limiti normativi, logiche burocratiche e talvolta anche prevenzioni ideologiche determinano lunghi tempi di attesa ed orari di apertura insufficienti impegna la Giunta regionale 1) a rappresentare al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Sanità, al Ministro della Famiglia e Solidarietà Sociale, al Presidente della Camera, al Presidente del Senato e ai Presidenti delle Commissioni Igiene e Sanità, Giustizia ed Affari Sociali dei due rami del Parlamento, l'interesse del Consiglio regionale del Piemonte a che si discutano al più presto le varie proposte di legge, parlamentari e di iniziativa popolare, depositate da oltre due anni, che richiedono la legalizzazione dei derivati della cannabis e dell'uso terapeutico degli oppiacei; sia convertito al più presto in legge il decreto di riforma del Testo Unico sulle tossicodipendenze, giunto alla diciannovesima reiterazione, in una versione che recepisca le proposte di concrete politiche integrate di 'riduzione del danno', che prevedano anche sperimentazioni di somministrazione controllata di oppiacei; sia posto al centro della II Conferenza nazionale sulla droga il tema della 'riduzione del danno', senza pregiudizi ideologici e con l'acquisizione di tutte le esperienze scientifiche in atto negli altri Paesi europei 2) ad inviare il presente ordine del giorno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero della Sanità, al Ministero della Famiglia e Solidarietà Sociale, alle Presidenze di Camera e Senato, alle Presidenze delle Commissioni Igiene e Sanità, Giustizia ed Affari Sociali di Camera e Senato e alle Presidenze dei Gruppi parlamentari di Camera e Senato 3) a predisporre a breve scadenza un piano di linee di indirizzo alle Aziende UU.SS.LL. in tema di riduzione del danno da uso di droga, da inserire nel Piano Sanitario Regionale 4) a realizzare al più presto un programma di investimento sulla formazione professionale degli operatori del settore, il cui ruolo è spesso decisivo ed il conseguente relativo ampliamento degli organici, ad oggi carenti ed insufficienti 5) a predisporre adeguanti stanziamenti per la realizzazione di tali programmi al fine di garantire l'impegno pubblico su questa drammatica realtà che tocca numeri sempre più alti soprattutto nelle nuove generazioni 6) a predisporre un programma di campagna culturale, educativo e di prevenzione rivolto alle nuove generazioni su tale tema da inserire nelle strutture scolastiche, sociali e sanitarie 7) a concorrere con il Comune di Torino per la realizzazione di progetti comuni su un'area, quale la città di Torino, significativo esempio di questa drammatica realtà".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 5 voti favorevoli, 18 contrari e 23 astensioni.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 300, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto l'art. 113 del DPR n. 309/90 il DPR 5/6/1993 n. 171 in recepimento del referendum abrogativo del 18/4/1993 in adesione alla Costituzione italiana che vuole che la salute sia un insieme fondamentale del diritto del singolo ed interesse della collettività e in particolare visto l'art. 32 per cui 'nessuno può essere obbligato al trattamento sanitario se non per disposizione di legge, che in ogni caso non può violare i limiti imposti dalla persona umana' considerati il principio, accettato a livello internazionale, dell''Harm Reduction' (a partire dalla Risoluzione di Francoforte del 1990) la Risoluzione del Parlamento europeo approvata il 15/5/1991 che il Dipartimento degli affari sociali della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha definito di assoluta priorità, nell'ambito dei piani di lotta alle droghe, la strategia di 'riduzione del danno' premesso che l'incremento dei morti per overdose da eroina testimonia, da un lato l'inadeguatezza di politiche sanitarie che limitano l'offerta terapeutica ai trattamenti cosiddetti riabilitativi e, dall'altro, l'estrema e pericolosa instabilità del mercato clandestino delle droghe illegali, che sempre ed ovunque rappresenta il primo, più grave e rilevante fattore di rischio per i consumatori di eroina le aree delle nostre città in cui più convergono ed acquistano evidenza i molteplici problemi (sociali, sanitari e di ordine pubblico) connessi al fenomeno delle dipendenze e dei consumi di sostanze illegali non definiscono una 'mappa dell'emergenza', ma, se così si può dire rappresentano la 'fotografia di una normalità', che non è in alcun modo possibile riassorbire e che coinvolge direttamente, e per certo verso profondamente (nelle culture, abitudini e stili di vita) decine di migliaia di persone le politiche sociali, sanitarie, dell'ordine pubblico e di repressione della criminalità, anche nel nostro Paese, sono condizionate e, talora pregiudicate da legislazioni proibizionistiche che alcune città europee hanno, però, iniziato coraggiosamente a 'denunciare', attraverso la sperimentazione di strategie alternative la sperimentazione intrapresa sul piano internazionale, che comunemente viene definita con il termine 'politiche di riduzione del danno' è consistita essenzialmente: a) nella parziale sostituzione dell'offerta del mercato illegale con forme di vendita o di somministrazione legale delle droghe proibite, mediante l'utilizzo dei più svariati strumenti giuridici: dalla sospensione dell'applicazione della normativa proibizionistica con il ricorso alla clausola della 'non obbligatorietà dell'azione penale', come avviene in Olanda, alla deroga rispetto alla legislazione sanitaria, con il ricorso a protocolli, validati internazionalmente, di sperimentazione scientifica come avviene in Svizzera; all'inserimento nella Farmacopea ufficiale di sostanze inserite negli elenchi delle Convenzioni internazionali in materia di stupefacenti come avviene in Gran Bretagna b) nell'istituzione di aree di relativa e controllata extraterritorialità (intese soprattutto come 'aree di servizio' per i consumatori di droghe) peraltro di diversissima natura e finalità: dai coffee shop olandesi alle 'Fixerstube' tedesche, centri a bassa soglia in cui alla possibilità per i tossicodipedenti da oppiacei di consumare liberamente droga, senza rischiare l'intervento delle forze di polizia, si affianca l'offerta di servizi sociali e sanitari da parte delle istituzioni pubbliche i risultati di queste politiche hanno complessivamente concorso a ripristinare migliori condizioni di sicurezza nelle città ed un migliore livello di assistenza dei cittadini tossicodipendenti e ad orientare i consumi di droghe e più in generale gli stili di vita dei consumatori verso forme socialmente più sostenibili o, comunque, meno dirompenti ritiene che per affrontare i problemi delle aree a rischio 'per droga e criminalità' che caratterizzano anche le città della nostra regione, come tutte le grandi città italiane, sarebbe opportuno che la legislazione nazionale consentisse di sperimentare processi di 'normalizzazione' di cui l'esperienza internazionale attesta la validità impegna la Giunta regionale a presentare al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Sanità, al Ministro della Famiglia e Solidarietà Sociale, al Presidente della Camera e del Senato e ai Presidenti delle Commissioni Igiene e Sanità, Giustizia ed Affari Sociali dei due rami del Parlamento, il proprio parere a che: si discutano al più presto le diverse proposte di legge, parlamentari e di iniziativa popolare, depositate da oltre due anni sia convertito in legge il decreto di riforma del Testo Unico sulle tossicodipendenze, giunto alla diciannovesima reiterazione, in una versione che recepisca le proposte di concrete politiche integrate di 'riduzione del danno', che prevedano anche sperimentazioni di somministrazione controllata di oppiacei si acquisiscano i dati di tutte le esperienze scientifiche in atto negli altri Paesi europei sul tema 'della riduzione del danno' ad inviare il presente ordine del giorno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero della Sanità, al Ministero della Famiglia e Solidarietà Sociale, al Presidente della Camera e del Senato e ai Presenti delle Commissioni Igiene e Sanità, Giustizia ed Affari Sociali dei due rami del Parlamento e ai Presidenti dei Gruppi parlamentari di Camera e Senato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 5 voti favorevoli, 7 contrari e 32 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 334, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: da alcuni anni ormai nella comunità internazionale si è evidenziata, in maniera sempre più chiara, la natura globale e complessa del 'fenomeno droga' sia a livello delle determinanti sociali che psicologiche. Tale riconoscimento ha comportato la presa di coscienza progressiva della dimensione planetaria del problema da una parte, e della stretta correlazione tra le sue diverse componenti produzione, traffico e consumo dall'altra. Tale constatazione ha avuto inoltre come effetto il riconoscimento della necessità di trovare una risposta integrata e coordinata ai diversi aspetti del fenomeno, ai vari livelli, senza mai pensare a semplificazioni miracolistiche e di porre l'accento della prevenzione premesso che: a livello mondiale tale evoluzione si è concretizzata alle Nazioni Unite nella creazione nel 1990 del 'Programma delle Nazioni Unite di controllo internazionale delle droghe (PMUCID) che unifica, all'interno di un unico quadro istituzionale, gli sforzi condotti dalla comunità internazionale in questo campo. Tale evoluzione può essere riscontrata anche all'interno dell'Unione Europea il cui impegno ha trovato espressione nel trattato sull'Unione Europea che ha creato nuove significative opportunità per l'applicazione di strategie globali efficaci. L'organizzazione del nuovo Piano d'Azione globale (1995/1999) in materia di lotta contro la droga individua i seguenti obiettivi prioritari: azioni volte alla riduzione della domanda azioni volte alla repressione del traffico illecito azioni a livello internazionale azioni orizzontali: coordinamento negli Stati membri, Osservatorio europeo, reti di cooperazione multicittà, coordinamento operativo multidisciplinare considerato che: il fenomeno droga nel nostro Paese e nella nostra Regione presenta aspetti gravi e rilevanti sia sul piano qualitativo che quantitativo ed evidenzia nuovi elementi e nuovi rischi (sia di ordine sanitario e socio assistenziali che di criminalità e microcriminalità considerato che: sia la legislazione in materia che gli interventi concreti ai vari livelli abbisognano di una verifica ed esame della loro adeguatezza ed efficacia nella lotta al fenomeno per le vecchie e nuove caratteristiche e dinamiche a livello nazionale e regionale, come del dibattito e della normativa a livello europeo preso atto del dibattito svoltosi nel Seminario regionale dell'8/10/1996 impegna la Giunta regionale ad intervenire presso il Governo e il Parlamento affinché si affronti la revisione della normativa nazionale in materia di droghe, dalla discussione delle proposte di legge alla conversione in legge del decreto di riforma del Testo Unico sulle tossicodipendenze, recependo la normativa e la sperimentazione a livello europeo ed accedendo conseguentemente a fondi comunitari, secondo i principi della riduzione della sofferenza individuale del tossicodipendente, di quella delle famiglie, delle conseguenze del danno agli Stati e all'economia a predisporre un apposito progetto obiettivo nel Piano Sanitario Regionale anche individuando nuove forme di intervento e di sperimentazione con particolare attenzione ai problemi posti dall'introduzione di nuove droghe sul mercato, dalla politossicodipendenza, dalla popolazione carceraria tossicodipendente, dall'altissimo rapporto tra numero di malati di AIDS e tossicodipendenti a definire adeguati finanziamenti, piante organiche, servizi, strutture a più bassa soglia di accesso ed azione di informazione e formazione; - a predisporre criteri uniformi di valutazione degli interventi e protocolli di collaborazione a livello territoriale dei vari soggetti sanitari e non per un approccio integrato ai vari aspetti del problema (prevenzione repressione, terapia delle patologie correlate, limitazione della sofferenza tra pazienti a reinserimento). A tale scopo la Regione favorisce la costituzione, a livello delle varie Aziende Sanitarie Regionali, delle Agenzie territoriali a prevedere un intervento specifico nei confronti dell'adolescenza nei consultori e nella complessiva attività della medicina di base a costituire un apposito Osservatorio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 11 voti favorevoli e 35 astensioni.
Abbiamo inoltre l'ordine del giorno n. 343, che è stato collegato al dibattito, relativo ai fondi non spesi dall'Assessorato alla sanità ed iscritto al punto 21) dell'o.d.g., presentato dai Consiglieri Chiezzi Moro, Papandrea e Simonetti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Signor Presidente, l'Assessore nel suo intervento ha detto che non si sarebbe espresso oggi sull'ordine del giorno da noi presentato e che si riservava una risposta nel corso della prossima seduta di Consiglio. Se così fosse, la discussione sul nostro documento può essere rimandata al giorno in cui l'Assessore sarà in grado di rispondervi. Oggi, ripeto, la discussione non è stata possibile, perché - come dichiarato dall'Assessore essendo il documento iscritto al ventunesimo punto all'o.d.g., si pensava non vi fosse il tempo di discuterlo.
A questo punto, chiederei che il documento rimanga iscritto ai lavori dell'aula e venga discusso quando l'Assessore sarà disponibile.



PRESIDENTE

Va bene. Se l'assemblea è d'accordo, non votiamo l'ordine del giorno mantenendolo all'o.d.g. dell'assemblea.
Prego, Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Avendo sostenuto in precedenza che l'ordine del giorno è "collegato" agli altri, riteniamo di doverlo votare nella seduta di questa sera.



PRESIDENTE

Mi pare che anche il Consigliere Chiezzi, a questo punto, convenga sul fatto che lo si voti, confermando che il documento è collegato agli altri.
CHIEZZI Concordo proceduralmente con la decisione della maggioranza, ma politicamente sono gravemente in imbarazzo, in quanto, sul merito dell'ordine del giorno che cita in modo preciso il fatto che l'Assessore (per fare un esempio) non ha speso il capitolo 12417...



PRESIDENTE

Ma, Consigliere Chiezzi...
CHIEZZI Presidente, sto illustrando l'ordine del giorno; chiedo di intervenire per dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Faccia la dichiarazione di voto.
CHIEZZI Come dicevo, sono imbarazzato perché siamo di fronte ad un ordine del giorno sul quale l'Assessore ha dichiarato la propria ignoranza. Non volendo arrivare a tanto - ovvero alla dichiarazione di ignoranza: "Non rispondo. Risponderò" - ho preferito "prenderla bassa": "Aspettiamo che l'Assessore si informi", e mi sono seduto.
Da parte della maggioranza, però, arrivano reazioni del tipo: "Si vota subito!" e sono quindi costretto a dire: "L'Assessore non mi ha risposto".
Sono imbarazzato a discutere un ordine del giorno violentando l'Assessore in questo modo - "Non hai risposto!" - ma a questo punto si apre un contenzioso politico, che non avevo intenzione di aprire.
Caro Assessore, non è il mio Gruppo che determina questa situazione, è la volontà del Consiglio. Si vota; mi chiedo: "Cosa voto?". Come voto un ordine del giorno che contiene fatti sostanziali sui quali l'Assessore mi ha detto: "Non rispondo. Risponderò"? Come faccio a dichiararmi? Come fate anche voi, colleghi Consiglieri, a votare, se non pregiudizialmente, su queste questioni? Se le questioni qui sollevate ricevessero una risposta dall'Assessore l'ordine del giorno potrebbe anche cadere. Se l'Assessore dimostrasse che le cose scritte nel documento non corrispondono, in tutto o in parte, al vero, anche lo stesso Gruppo presentatore dovrebbe prendere le proprie misure in relazione a tale risposta. Ma l'Assessore ha detto che non è in grado di rispondere. Proprio voi, maggioranza, dovete mettere l'Assessore sulla graticola in questo modo, quando non lo facciamo noi? Era un patto tra persone di buonsenso.
La prima voce che citiamo nell'ordine del giorno è quella di erogazione di fondi alle UU.SS.LL. per interventi di prevenzione e di lotta alla droga e all'AIDS; sono diversi capitoli. Perché al capitolo 12410, caro Assessore, sono stanziati 6.656 miliardi e lei non ha impiegato una lira? La risposta arriverà.
Se votiamo adesso l'ordine del giorno, la settimana prossima l'Assessore non potrà più rispondere, perché il documento sarà già stato votato, e votato in assenza delle spiegazioni del vostro Assessore.
Perché fare un pandemonio su una questione che era già risolta? Era già risolta: si aspettavano le risposte dell'Assessore.



(Interruzioni)



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

No, l'ordine del giorno non viene bocciato. Tuttavia, utilizzare una procedura che esplicitamente consente ad un ordine del giorno di non ricevere alcuna risposta dall'Assessore e passare alla votazione con un atto di maggioranza burocratica, costituisce un altro elemento che guasta i rapporti relativi al mantenimento, se non delle regole formali, delle regole sostanziali di etica politica.
Mi mettete nella condizione di essere costretto ad attaccare l'Assessore D'Ambrosio come un Assessore che, comportandosi così, dovrebbe veramente dimettersi, perché l'Assessore le risposte le deve dare non al Gruppo di Rifondazione Comunista, ma all'aula e ai cittadini.
Un Assessore non può rifiutarsi di rispondere; dica che è sbagliato, lo contesti, ma non può dire: "Non rispondo. Risponderò". Se risponderà, il documento vive finché non risponderà. Queste sono le regole.
Viceversa, si tratta di una forzatura; Presidente, non so come lei nella sua somma saggezza, interpreti questo passaggio, ma valuti i diritti dei Consiglieri regionali di ottenere, comunque sia, una risposta. E l'Assessore la risposta la vuole dare, perché semplicemente ha detto: "La darò nei tempi in cui mi è consentita la preparazione, visto che pensavo che oggi, essendo al ventunesimo punto dell'o.d.g. e non avendo capito subito - perché ero momentaneamente assente - che l'argomento sarebbe stato anticipato...", ecc. Questo è un atteggiamento che non solo lede i nostri diritti, ma anche il diritto dell'Assessore di poter rispondere ad un quesito contenuto in un ordine del giorno.
Pregherei il Presidente, magari confrontandosi con l'Ufficio di Presidenza nella loro somma saggezza, di valutare quale sia la decisione migliore da assumere.
Presidente, questi sono precedenti che pesano, perché qui si tratta di regole di rispetto reciproco. Noi, il nostro rispetto per l'Assessore l'abbiamo dimostrato: attendiamo una risposta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Intervengo sulla questione perché al problema delle regole - il collega Chiezzi lo sa - cerco sempre di essere molto attenta, anche perché ho la sensazione che sovente vi si deroghi un po'.
Sulla questione in discussione non mi sento di condividere la strada individuata dal collega Chiezzi, per due ragioni. Al termine del dibattito il collega Saitta prima e la sottoscritta poi, hanno fatto la proposta di soprassedere sulla votazione degli ordini del giorno, in quanto l'Assessore aveva fatto delle anticipazioni riguardanti la problematica del Piano Sanitario Regionale, che avrebbero dovuto prevedere un approfondimento eventualmente anche in Commissione.
La proposta non è stata accolta. Pertanto, avendo richiesto i colleghi di Rifondazione Comunista che questo ordine del giorno, per attrazione di argomento, venisse messo in discussione con gli altri, non possiamo fare altro che votarlo.
Non è stata accolta alcuna sospensione - e su questo si sono espressi chiaramente i colleghi Ghiglia e Gallarini; a questo punto, anche se mi sembra che le questioni di merito possano esserci tutte, collega Chiezzi mi sembra che questioni di procedura ci impongano invece di votare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Ognuno in quest'aula ha il diritto di dire ciò che vuole, di tentare di prendere in giro se stesso, gli altri, il mondo, l'Europa, l'Universo, ecc.
Peccato, però, che certe volte il tentativo risulti malfatto, un po' improvvisato da persone addirittura poco esperte; quando si esagera, quando su temi così delicati si cerca la provocazione fine a se stessa, tentando quasi di approfittare della stanchezza degli altri con motivazioni assolutamente fuori luogo, credo sia anche necessario tentare di mantenere quel minimo di freddezza, di coerenza e razionalità, senza le quali è come se fossimo al circo! E' stato preteso che l'ordine del giorno del Consigliere Chiezzi fosse collegato agli altri ordini del giorno sulla droga, e questo è stato ottenuto.
Ricordo al collega Chiezzi che gli ordini del giorno sulle tossicodipendenze stazionano in Consiglio regionale più o meno da due mesi e che mai è stata fatta richiesta, né alla Conferenza dei Capigruppo n alle Commissioni, di aggiungervi l'ordine del giorno che lo stesso Consigliere ha sottolineato essere così coerente al tema droga, nell'ambito degli altri documenti sulle tossicodipendenze. Se ciò fosse stato così essenziale e vitale, avrebbe potuto tranquillamente farlo e, oggi l'Assessore D'Ambrosio avrebbe avuto l'impegno quanto meno morale di dare una risposta anche su quell'ordine del giorno. Ma questo non è stato fatto.
Ricordo, inoltre, che su un ordine del giorno non c'è l'obbligo di risposta: chi vuole avere sicurezza di risposta deve presentare un'interrogazione e a tale interrogazione la Giunta dà una risposta - e l'Assessore D'Ambrosio credo non si sia mai trincerato dietro a formalismi nel più breve tempo possibile. Si è giocato su due tavoli, dicendo che il documento è collegato e quindi deve essere votato, avendo avuto la malizia a l'astuzia dolosamente quasi grottesca di non inserirlo prima tra i documenti sulle tossicodipendenze per inserirlo all'ultimo momento e poter quindi accusare l'Assessore di dover rispondere - anche se non ne ha l'obbligo - su un argomento che non poteva conoscere; è un artifizio banale che reputo abbastanza risibile.
Credo che si possa procedere, senza obbligo di risposta da parte di alcuno, alla votazione dell'ordine del giorno, così come per gli altri documenti.
L'obbligo di risposta è relativo ad un'interrogazione, ad un'interpellanza, ma non ad un ordine del giorno.



PRESIDENTE

Il Consigliere Papandrea ha chiesto la parola, però il suo Gruppo ha già fatto dichiarazione di voto. Lei intende dissociarsi dalla dichiarazione di voto? PAPANDREA Esattamente.
Sono state dette cose imprecise. L'ordine del giorno in questione era all'o.d.g. di oggi. Noi non abbiamo chiesto un inserimento: era già all'o.d.g. Abbiamo solo chiesto che venisse spostato come punto, in quanto era collegato - e confermiamo tale collegamento - alla discussione sulle tossicodipendenze.
Il problema è nato perché l'Assessore si è detto impreparato e disponibile a rispondere, ma non oggi. A noi è sembrato utile chiedere che a fronte di questa situazione, venisse rinviato l'argomento al momento in cui ci poteva essere un parere dell'Assessore, nel merito delle cose che abbiamo posto, ma anche nell'ordine del giorno.
Concludo dicendo che noi non ci inventiamo le cifre: abbiamo preso dei documenti della Giunta che vengono forniti mensilmente e li abbiamo controllati per sapere cosa succede, perché abbiamo preso sul serio l'intenzione di fare un monitoraggio delle spese di questa Amministrazione.
Andiamo quindi a fare un controllo. Anche sul documento del 29 ottobre gran parte delle cifre, con alcune modifiche ma non sostanziali, sono confermate. Continuiamo ad essere curiosi: potremmo benissimo, domani riprendere il medesimo ordine del giorno, aggiornarlo nelle cifre - che sono tra l'altro simili - e riproporre il problema.
Detto questo, mi dissocerò dal voto del mio Gruppo, non parteciperò al voto, esprimendo disagio sul metodo adottato.
Noi abbiamo posto un problema; l'Assessore ha detto di essere disponibile a rispondere: nel momento in cui questa possibilità di rapporto e di discussione ci sarà, si potrà anche votare. Non ci inventiamo nulla: sono cose che risultano da atti ufficiali.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi per dichiarazione di voto, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 343, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: il Settore bilanci del competente Assessorato ha divulgato nella I Commissione consiliare 'il monitoraggio' relativo agli impegni di spesa per l'anno finanziario 1996 sino al 30/9/1996 da tale fotografia di bilancio emerge la situazione di spesa relativamente ai capitoli dell'Assessorato alla sanità che investono la problematica della lotta alla droga ed alle tossicodipendenze, nonché le problematiche attinenti a tali questioni, quali ad esempio la lotta all'AIDS, la formazione professionale sanitaria, l'educazione sanitaria constatato che: nell'ambito della spesa sanitaria regionale si evince in particolare: Fondi statali Titolo I - Spese correnti capitolo 12410 - Erogazione di fondi alle UU.SS.LL. per gli interventi di prevenzione e di lotta contro l'AIDS (legge 23/12/1978, n. 833 e legge n.
135/90): stanziato: 6.656.000.000; impegnato: 0; pagato: 0 capitolo 12510 - Erogazione di fondi alle UU.SS.LL. per gli interventi di prevenzione e di lotta contro l'AIDS (legge 23/12/1978, n. 833 e legge n.
135/90): stanziato: 13.194.452.134; impegnato: 642.580.000; pagato: 203.500.000 capitolo 12417 - Riutilizzo di fondi per il finanziamento di interventi per la lotta alla droga ed alle tossicodipendenze: stanziato: 60.000.000 impegnato: 0; pagato: 0 capitolo 12286 - Erogazioni agli Enti per funzioni di educazione sanitaria (legge n. 833/78): stanziato 600.000.000; impegnato 0; pagato 0 capitolo 12310: quota fondo S.R. di parte corrente a destinazione vincolata per la formazione professionale: stanziato: 2.000.000.000 impegnato: 561.880.000; pagato: 370.316.000.
Titolo II - Spese di investimento capitolo 20721 - Quota del fondo sanitario in conto capitale per il finanziamento degli interventi di lotta all'AIDS (legge 23/12/1978, n. 833) F.S.R.: stanziato: 1.562.000.000; impegnato: 0; pagato: 0 capitolo 20745 - Erogazione di fondi UU.SS.LL. per la razionalizzazione ed il potenziamento delle strutture preposte alle attività trasfusionali (art. 23, legge 4/5/1990, n. 107) F.S.R.: stanziato 1.500.000.000 impegnato: 0; pagato: 0 capitolo 20786 - Erogazione agli Enti che gestiscono funzioni sanitarie per gli interventi di lotta all'AIDS (legge 23/12/1978, n. 833) F.S.R.: stanziato: 16.279.453.095; impegnato: 0; pagato: 0 rilevato con stupore che una quantità ingente di risorse ancora non sono state investite e che pertanto la lotta alla droga e alle tossicodipendenze, al di là delle intenzioni e delle belle enunciazioni di principio, non trova un impegno adeguato nella capacità di spesa e di intervento dell'Assessore e della Giunta impegna la Giunta regionale del Piemonte ad avviare immediatamente tutte le verifiche necessarie per comprendere le ragioni dei ritardi registrati negli impegni di spesa relativi ai comparti sopra citati a garantire che le risorse stanziate siano impegnate, come previsto entro il 30/11/1996".
Come richiesto, si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 Consiglieri votanti 46 Consiglieri hanno risposto SI' 15 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'ordine del giorno è respinto.
Passiamo all'ordine del giorno n. 357 a firma dei Consiglieri Picchioni, Saitta, Peano, Cotto, Cavallera, Montabone, Casari, Leo Deorsola, Rubatto e Botta.
La parola alla Consigliera Bortolin.
BORTOLIN Grazie, Presidente.
Ribadiamo la richiesta di votazione per parti separate. Rammento la nostra dichiarazione di voto: voteremo contro dall'inizio fino alle parole "limiti di orario, ecc.)", e ci asterremo dalle parole "impegna la Giunta regionale" fino alla fine.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione per appello nominale - su richiesta del Consigliere Chiezzi ed altri - e per parti separate l'ordine del giorno n.
357, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la mozione approvata dal Consiglio comunale di Torino in data 10/9/1996 'Necessità ed urgenza di incardinare politiche cittadine di normalizzazione in tema di droghe e di tossicodipendenze' richiede tra l'altro 'la legalizzazione dei derivati della cannabis e dell'uso terapeutico degli oppiacei' e l'adozione di 'politiche integrate di riduzione del danno che prevedano anche sperimentazioni di somministrazione controllata di oppiacei' ritenendo che la soluzione proposta per affrontare il dramma della tossicodipendenza sia pericolosa ed illusoria, scambi le cause con gli effetti, trascuri i fattori sociali che stanno all'origine delle condizioni di disagio che troppi giovani soffrono che nella tesi degli antiproibizionisti ci sia un pericoloso retropensiero che vuole chiamarsi 'libertario' e che assegna alla scelta di drogarsi una magica parola che si chiama 'autodeterminazione' consapevole che il fenomeno della tossicodipendenza sia assai più complesso e che per aggredirlo non servano né atteggiamenti moralistici ed emotivi n semplificazioni rassicuranti che delegano ad altri le soluzioni che la tossicodipendenza sia la manifestazione del disagio e non la sua causa che rimuovere le cause sia la vera sfida per la quale non bastano n farmaci né esortazioni morali, ma che occorra ricostruire le ragioni e le condizioni per la speranza individuale e collettiva a misura dell'uomo che possa dare risultati soltanto una strategia globale che preveda interventi efficaci sul fronte della prevenzione, della cura, della riabilitazione e del reinserimento del tossicodipendente e della lotta al narcotraffico rilevando inoltre che in Piemonte si rivolge ai SERT soltanto il 50% dei tossicodipendenti a causa della scarsa accessibilità del servizio pubblico (limiti di orario ecc.) impegna la Giunta regionale a prevedere nel Piano Sanitario Regionale le risorse sufficienti per la diffusione del territorio dei SERT ed il loro potenziamento a promuovere la costituzione di un apposito Comitato per coordinare sia le competenze istituzionali (scuole, Enti locali, Assessorati regionale UU.SS.LL.) che le esperienze del settore (pubbliche e del privato sociale) allo scopo di definire un progetto comune volto alla prevenzione della tossicodipendenza, alla riabilitazione ed al reinserimento dei tossicodipendenti".
Si proceda alla votazione per appello nominale della prima parte dell'ordine del giorno, dall'inizio fino alle parole "limiti di orario ecc.".
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI' 29 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri La prima parte dell'ordine del giorno è approvata.
Si proceda alla votazione per appello nominale della seconda parte dell'ordine del giorno, dalle parole "impegna la Giunta regionale" fino alla fine.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI' 27 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri La seconda parte dell'ordine del giorno è approvata.
Quindi l'intero ordine del giorno è approvato.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 358 presentato dai Consiglieri Ghiglia, Griffini, Minervini, Casoni, Mancuso, Salerno, Burzi, Gallarini Vaglio e Botta.
E' stato accolto dai firmatari dell'ordine del giorno l'emendamento presentato dai Consiglieri Manica e Cavaliere che recita: dopo le parole "didattica preventiva", aggiungere le parole: "Impegna il Presidente della Giunta e l'Assessore regionale alla sanità a dare pieno adempimento al DPR n. 309/90 ed ai successivi decreti di attuazione, in relazione alla dotazione organica, alle modalità di funzionamento ed agli orari di apertura dei SERT".
La parola alla Consigliera Bortolin.
BORTOLIN Anche su questo ordine del giorno chiediamo la votazione per parti separate. La parte relativa all'emendamento chiediamo che venga votata a parte rispetto al resto dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione per parti separate l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che il grave problema della tossicodipendenza, connesso a quello dello spaccio e della microdelinquenza in questi ultimi mesi si è notevolmente aggravato, raggiungendo livelli tali da richiedere un urgente e specifico intervento da parte delle pubbliche istituzioni tenuto conto che seppur esistano delle profonde differenze circa i modi attraverso i quali si intende combattere questo fenomeno antiproibizionisti da un lato, proibizionisti dall'altro, esiste un comun denominatore che unisce le opposte posizioni individuabile nell'ambito della prevenzione rilevato che, se è vero che la strada della droga è abbastanza facile da imboccare in qualunque ambiente e a qualunque età, la scuola è comunque il luogo in cui si può entrare in contatto e, contemporaneamente, prevenire e combattere meglio il problema in oggetto rilevato inoltre che anche per ciò che riguarda i pericoli di un uso eccessivo di tabacco e sostanze alcoliche, non esiste una seria e pianificata didattica preventiva impegna il Presidente della Giunta e l'Assessore regionale alla sanità: a dare pieno adempimento al DPR n. 309/90 ed ai successivi decreti di attuazione, in relazione alla dotazione organica, alle modalità di funzionamento ed agli orari di apertura dei SERT ad attuare insieme con il Comune, la Provincia ed il Provveditorato agli Studi, un programma educativo di prevenzione sugli effetti negativi dell'uso di sostanze psicotrope e psicoattive ed estendendo il programma anche al problema dell'alcolismo e del tabagismo, strutturando il programma su due livelli: un primo che preveda la stampa e la diffusione nelle scuole materne, elementari, medie secondarie e superiori di un fascicolo illustrativo sul problema. Per le scuole materne ed elementari tramite contratti con riviste (ad esempio 'Topolino', da sempre sensibile ai problemi inerenti la salute e l'ambiente); per le medie e le superiori tramite i personaggi a fumetti che incontrano il maggior gradimento in quelle fasce d'età. Un secondo livello da attuarsi con l'ausilio di associazioni, comunità terapeutiche, parrocchie, che abbia ad oggetto cicli di lezioni, di incontri, di discussioni con esperti del settore da tenersi nelle scuole. Tenendo presente che tale 'modulo' è già stato realizzato per campagne di sensibilizzazione sui problemi ambientali e sulla raccolta differenziata dei rifiuti".
Come richiesto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'ordine del giorno, ad esclusione del periodo compreso tra le parole "a dare pieno adempimento" e le parole "orari di apertura dei SERT".
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI' 23 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri E' approvato.
La parola all'Assessore Gallarini, che interviene in qualità di Consigliere.
GALLARINI Intervengo per dichiarazione di voto. Prima ci eravamo espressi in un certo modo perché pensavamo che le cose andassero diversamente. Ora, votare un emendamento estrapolato da un testo non ha alcun significato: non parteciperemo alla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Mi sembra - e lo dico soltanto per forma, non per volontà - impensabile votare un emendamento dopo aver votato l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno era stato, con l'accettazione dell'emendamento riformulato. E' stata richiesta la votazione per parti separate, e adesso ne viene votata una parte.
Si proceda quindi alla votazione per appello nominale.



(La Consigliera Segretaria Benso inizia l'appello nominale)



PRESIDENTE

Sospendo un attimo la votazione.
La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Brevemente, solo per dire che adesso non si sta votando l'emendamento si sta votando il dispositivo, al cui interno c'è anche l'emendamento.



PRESIDENTE

Precedentemente avevo detto, com'era stato richiesto, che veniva accolto l'ordine del giorno così com'era stato integrato. Poi, come parte separata, è stata richiesta la votazione del testo privo dell'integrazione.
Mi rendo conto che si tratta di una procedura complessa, però è necessario che i Consiglieri capiscano cosa stanno votando.
MARENGO Occorrono delle regole certe per capirci.



PRESIDENTE

Le regole certe ci sono. Il Consigliere Cavaliere non ha chiaro cosa sta votando e io sto cercando di spiegarlo.
MARENGO Sì, ma aveva già votato il Consigliere Angeli. Non si può chiedere di spiegare cosa si sta votando quando un Consigliere ha già votato. E' impensabile questo!



PRESIDENTE

Stiamo cercando di chiarire.
MARENGO Ma non si può!



PRESIDENTE

Lo so che non si può: non si possono fare tante cose.
Il Consigliere Cavaliere aveva alzato la mano per richiedere di intervenire, non l'avevo visto e la Consigliera Benso aveva iniziato l'appello. Poi se vogliamo fare i fiscali, non c'è problema.
MARENGO Non è il fatto di essere fiscali. Quando un Consigliere ha già votato non si può chiedere cosa si sta votando!



PRESIDENTE

Lo sta chiedendo un Consigliere, non lo sto chiedendo io.
MARENGO Ma non può chiederlo quel Consigliere!



PRESIDENTE

Va bene, non può chiederlo. Riprendiamo la votazione.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

MARENGO



PRESIDENTE

Non c'è da ridere! Non c'è proprio da ridere su queste questioni!



PRESIDENTE

Si riprenda la votazione per appello nominale del testo compreso tra le parole "a dare pieno adempimento" e le parole "orari di apertura dei SERT".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 45 votanti 23 hanno risposto SI' 20 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 22 Consiglieri E' approvato.
Complessivamente l'ordine del giorno è approvato con l'integrazione che già ne faceva parte.
Per quanto riguarda l'interpellanza n. 646, si ritiene assorbita nella discussione? No, viene mantenuta.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Calamità naturali

Esame progetto di legge n. 232: "Provvedimenti relativi agli eventi alluvionali anno 1994. Liquidazione prestazioni straordinarie 1996"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 232, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Papandrea.
PAPANDREA, relatore La I Commissione ha esaminato il disegno di legge predisposto dalla Giunta regionale relativo ai provvedimenti legati agli eventi alluvionali del 1994. Si tratta della liquidazione di prestazioni straordinarie che sono state fatte anche nel corso del 1996.
Gli eventi alluvionali che si erano verificati nel novembre 1994 hanno richiesto, anche nel corso del 1995 e del 1996, oltre agli interventi diretti da parte dello Stato, Regione ed Enti locali per far fronte alle prime necessità, anche un'attività di programmazione ed esecuzione di interventi strutturali per il ripristino delle opere danneggiate.
Tali operazioni hanno comportato un aggravio di lavoro, richiedendo prestazioni lavorative oltre l'orario d'obbligo, a cui si è fatto fronte mediante un apposito stanziamento istituito con la legge n. 41 del 23/3/1995, in conformità a quanto previsto dall'art. 9 del DL 24/11/1994 n.
646, convertito in legge n. 22 del 21/1/1995.
Con L.R. n. 33 del 3/7/1996 l'Amministrazione ha autorizzato la liquidazione delle prestazioni straordinarie rese nel corso del 1995 in eccedenza a quelle retribuibili a norma del contratto di lavoro per fronteggiare il maggior carico di lavoro determinatosi dalla generalità delle strutture dell'Ente, a causa degli eventi alluvionali del 1994 stanziando ulteriori 200 milioni.
Nel corso del 1996 si è protratta l'attività di programmazione e di esame dei progetti volti al finanziamento degli interventi di riparazione danni e alla concessione di aiuti alle aziende agricole, in attuazione alle disposizioni reiterate da provvedimenti legislativi, quali il DL 29/12/1995 n. 560, convertito in legge n. 74 del 26/2/1996.
In particolare, con lo stesso provvedimento legislativo e con i successivi decreti legge n. 292 del 27/5/1996 e n. 393 del 26/7/1996 convertito con legge n. 496 del 25/9/1996, è stata prorogata la possibilità per il Comitato tecnico e le Amministrazioni interessate di operare in deroga alle norme vigenti, anche contabili, e ai principi generali dell'ordinamento giuridico. Questi ultimi interventi normativi non hanno previsto la specifica disposizione relativa alla retribuzione degli straordinari. Tuttavia le strutture, per garantire il rispetto dei tempi di intervento, hanno continuato ad operare prestando lavoro, anche oltre l'orario d'obbligo, per un numero complessivo di ore per le quali si rileva incapiente il fondo contrattuale per lavoro straordinario.
A ciò si aggiunga che l'alluvione che nel mese di luglio 1996 ha colpito la zona del Verbano Cusio Ossola e di Novara, in relazione alla quale la Regione ha deliberato la L.R. 4/9/1996, n. 71, dichiarata urgente ha comportato un ulteriore aggravio di lavoro, sia per le strutture centrali sia per gli uffici della zona interessata, già chiamati ad operare per l'attuazione della normativa sopracitata.
Si rende, pertanto, necessario provvedere, ancora per il 1996, alla liquidazione delle prestazioni straordinarie rese dalle strutture direttamente impegnate sul territorio e da quelle che prestano attività di supporto alle predette strutture al fine di fare fronte al maggior carico di lavoro necessario per portare a termine la prima fase di ricostruzione senza che si verifichi un eccessivo rallentamento nelle opere post alluvionali, qualora si debba ricorrere all'istituto del riposo compensativo.
L'art. 1 del presente disegno di legge consente la retribuzione delle prestazioni straordinarie rese nel corso del 1996 dai dipendenti impegnati sia nelle attività di ripristino delle opere danneggiate dall'alluvione del novembre 1994, sia in quelle rese in attività di supporto alle prime.
Lo stanziamento di 400 milioni di cui all'art. 2 risulta sufficiente a garantire la liquidazione delle prestazioni straordinarie di cui all'art.
1, compresi gli oneri riflessi.
La I Commissione ha approvato all'unanimità il disegno di legge n. 232 e lo rassegna all'aula auspicandone una sollecita approvazione.
Alcune altre considerazioni. Credo che sia quasi da "inciucio" il fatto che io sia relatore ad una legge della Giunta: potrebbe essere definito così, spesso lo abbiamo fatto.
Pensiamo che questa legge metta in rilievo alcune incongruenze del funzionamento del contratto di lavoro dei lavoratori della Regione e dei lavoratori dipendenti, perché il pagamento degli straordinari effettuati è un atto assolutamente dovuto. E' un diritto del lavoratore, svolto il lavoro straordinario, che gli venga pagato. Ma non solo in questa specifica situazione dell'alluvione; penso anche ai dipendenti presenti, che per il fatto che noi siamo lunghi e pignoli sono obbligati, magari, a stare qui fino a mezzanotte. Dovrebbero avere gli straordinari pagati.
D'altro canto, per il funzionamento di questa Regione, non si pu neanche assumere perché le piante organiche sono state fissate; quindi non si può supplire in altra via, anche se mi sembra che nel caso in questione invece, per fortuna, un certo numero di assunzioni ci sia stato, perch appunto è un lavoro straordinario.
Come Rifondazione Comunista abbiamo votato a favore, innanzitutto perché per noi il diritto del lavoratore a vedersi pagare lo straordinario è diritto che non dovrebbe essere negato, tanto più dagli Enti pubblici; in secondo luogo, per sottolineare la necessità di un approccio diverso da quello applicato finora di fissare semplicemente degli sbarramenti senza verificare, sia per quanto riguarda le assunzioni sia per quanto riguarda gli straordinari, quello che succede settore per settore. Può essere che ci siano settori in cui lo straordinario non è motivato, e in tal caso occorre capire chi l'ha autorizzato e perché; ma una volta che lo straordinario viene effettuato e motivato a mio avviso va retribuito. E se lo straordinario diventa eccessivo occorre intervenire, sia attraverso il pagamento sia attraverso assunzioni in pianta stabile - che tra l'altro andrebbero incontro al problema della disoccupazione, estremamente grave.
Sottolineo un'ultima incongruenza e chiudo. Nel nostro Ente, spesso per aggirare la normativa che impedisce le assunzioni a tempo indeterminato, vengono fatte assunzioni a sei mesi; ogni tanto, nelle Commissioni, vediamo personale nuovo, che dopo un certo periodo scompare.
Mi sembra assurdo "tenere" del personale per sei mesi, nel corso dei quali impara il lavoro, per poi sostituirlo con altro che ricomincia la trafila dall'inizio, determinando un'inefficienza globale della struttura.
Bisognerebbe, prima o poi, mettere mano a questo problema in modo serio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al bilancio Solo due parole di precisazione, perché è tardi per tutti. Stando alle ultime affermazioni del Consigliere Papandrea, sembra quasi che la Regione assuma per tre-sei mesi personale che poi viene lasciato secondo una determinazione propria della Regione. Non è così.
PAPANDREA Ma è una legge nazionale.
GALLARINI, Assessore al bilancio Ma da come lei ha affermato sembrerebbe intenzione della Regione! Voglio solo precisare che si assumono semestrali in quanto la legge nazionale non consente di confermarli; saremmo felici tutti se potesse essere diverso: è normativa nazionale e non regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Mi sembra che il fatto che giunga in aula una legge di governo di centro-destra, avente come relatore un componente del gruppo di Rifondazione Comunista, meriti giustamente qualche parola da parte del Capogruppo, non solo per dire che l'intero Gruppo condivide l'impostazione del collega, ma anche per dare ai Consiglieri una prova concreta che il comportamento del Gruppo non è ispirato a pregiudizi di schieramento.
Quando siamo d'accordo su certi provvedimenti possiamo spingerci fino ad assumere la responsabilità di relatori, a dimostrazione che la nostra opposizione è sempre legata ai contenuti e non ai pregiudizi. Quindi abbiamo assunto questa straordinaria responsabilità su un atto che parla di straordinari e qui vorrei anch'io dire qualcosa sul merito di questa legge.
La nostra posizione è chiara: siamo perché gli straordinari svolti dal personale regionale vengano pagati - siamo addirittura relatori di una legge in questo senso. Gli straordinari di cui si sta parlando, però, sono stati effettuati in corrispondenza di un'alluvione, di un'eccezionale avversità, di un eccezionale avvenimento. Si potrebbe avere un comportamento diverso da parte della Pubblica Amministrazione in rapporto ai lavori necessari a seguito di alluvioni, sì o no? Noi riteniamo di sì.
Per intanto, Assessore, le alluvioni - ormai un po' nella coscienza di tutti noi - sono fatti eccezionali fino ad un certo punto, sono quasi programmate... Non passa anno che la regione non ne patisca una più o meno grande: non si tratta più di eccezione. Quindi, anche in corrispondenza della facilità e ripetitività con cui si generano le alluvioni l'Amministrazione regionale potrebbe ispirare la propria azione non al richiedere ai dipendenti del lavoro straordinario - questo non è immediatamente realizzabile - ma ad avere un proprio progetto. Ovvero, di non chiedere lavoro straordinario per poi fare leggi del genere di quella in votazione, che vanno in deroga a tutto per poterlo pagare, ma chiedere al personale regionale di continuare a svolgere le proprie mansioni nell'orario previsto. E dato che le alluvioni stanno diventando normalità attuare una politica del lavoro che possa prevedere un settore di occupazione dedicato al sostegno di interventi straordinari.
Vede, Assessore, quando noi, in campagna elettorale, avevamo presentato il nostro progetto di governo per la Regione Piemonte, avevamo già introdotto - e continuiamo a ripeterlo - la necessità di effettuare un programma "suolo sicuro", cioè un programma che prevedesse l'attivazione di investimenti e di posti di lavoro specifici legati a questi settori (riassetto idrogeologico sia di carattere manutentivo ordinario sia rafforzandolo, di carattere straordinario attraverso impieghi di manodopera a ciò dedicata).
Se facessimo in questo modo, Assessore Gallarini, probabilmente e nella misura in cui lo faremo sempre di più, non ci troveremmo più di fronte a leggi di questo genere, che stanziano 400 milioni per chi il lavoro ce l'ha già, chiedendo sacrifici in termini di orario e di disponibilità.
Questo è un po' il senso della nostra posizione.
Al provvedimento in esame aderiamo pienamente e ringraziamo il personale regionale che gli si è dedicato. Si paghino le ore straordinarie però attenzione: il pagamento con leggi straordinarie di deroga di ore straordinarie ai dipendenti regionali non deve essere la risposta di routine della Regione al problema degli eccessi di lavoro conseguenti ad alluvioni che - purtroppo - fanno ormai parte della nostra realtà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al bilancio Le considerazioni testé svolte dal Consigliere Chiezzi sotto certi aspetti sono assai interessanti, per essere state non meramente formali, ma di merito della questione.
Ad integrazione di queste considerazioni, vorrei aggiungere che purtroppo è vero che in questi ultimi anni l'alluvione è diventata pressoché una norma, anziché rappresentare un'eccezione. Però c'è anche da dire che, in seguito a questa eccezionalità diventata normalità, a livello governativo centrale - noi, come Regione, li abbiamo soltanto recepiti in servizio, in pianta organica - sono stati assunti 45 laureati tecnici.
Queste persone sono state assunte in seguito all'alluvione del 1994 e hanno avuto modo, purtroppo, di lavorare a tempo pieno anche per le alluvioni successive. E questo è un dato. Il provvedimento del Consiglio dei Ministri ha recentemente trasformato il servizio di questi tecnici in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato; noi abbiamo adottato la deliberazione di recepimento. Penso che queste informazioni integrino le considerazioni precedenti del Consigliere Chiezzi.
Altra questione, anch'essa fondamentale. E' vero che i 400 e più milioni rappresentano la retribuzione dello straordinario svolto in seguito all'alluvione, ma è altrettanto vero che questi fondi non sono regionali ma statali. E, come già garantito per gli anni 1995/1996, anche per il 1997 probabilmente vi sarà un altrettanto stanziamento. Detto in termini un po' di "bassa cucina", ci fa assai comodo a fronte di un fondo straordinari che si riduce di anno in anno.
Ma qual è il motivo per cui si riduce? Perché la cornice complessiva della dimensione economica è la stessa, ma i contratti di lavoro elevano le retribuzioni, diminuendo la possibilità di erogare fondi a favore dello straordinario.
Ci auguriamo comunque che il 1997 sia l'ultimo anno in cui dover provvedere a delle deroghe, diversamente significherebbe avere ancora problemi.
Volevo solo fare questa integrazione, dopodiché noi siamo ovviamente favorevoli al provvedimento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 voti favorevoli 44 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 voti favorevoli 44 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 voti favorevoli 44 L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI' 44 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Iscrizione ed esame ordine del giorno n. 360 relativo al rinnovo contrattuale dei metalmeccanici


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 360 relativo al rinnovo contrattuale dei metalmeccanici, sottoscritto da tutti i Gruppi consiliari.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Confermando la validità di quanto affermato nell'ordine del giorno già approvato sulla stessa materia visto il perdurare della rigida posizione della parte imprenditoriale circa il rinnovo del CC.NN.LL. dei metalmeccanici il Consiglio regionale del Piemonte ritiene di intervenire nuovamente per sottolineare: a) la validità politica e la piena vigenza dell'accordo del luglio 1993 sul costo del lavoro, che prevedeva il recupero della differenza tra inflazione programmata ed inflazione reale dal 1994 al 1996 b) che la crisi economica produttiva in atto ed in particolare quella dell'auto, pesantissima per la nostra Regione, dipende tra l'altro anche da un grave calo della domanda conseguente alla perdita di potere d'acquisto dei salari c) che la posizione pregiudiziale della Confindustria e della Federmeccanica preclude ogni possibilità di misure di sostegno ai settori in crisi, sia perché sarebbero in parte vanificate dall'aggravarsi della crisi della domanda sia perché non è eticamente accettabile alcun aiuto a chi non applica accordi nazionali, liberamente sottoscritti, che hanno segnato una svolta importante nelle relazioni socio-economiche nel nostro Paese ribadire che non si è di fronte ad una normale, seppur rilevante, vertenza sindacale, perché il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici sottende questioni e principi di politica economica determinanti per il Paese, il cui risanamento economico-finanziario non può avvenire a prezzo di un grave collasso della domanda interna e conseguentemente di tutto il sistema economico invitare il Governo ad intervenire decisamente nella vertenza contrattuale dei metalmeccanici, adoperandosi per una composizione non meramente mediatoria ma fondata sul rispetto delle regole pattuite di cui il Governo stesso è garante e sugli interessi economici generali del Paese".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.


Argomento: Enti strumentali - Assestamento di bilancio - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 233: "Prima integrazione alla legge regionale 'Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1996 di Enti strumentali della Regione (Ente per il diritto allo studio universitario ed Enti di gestione di aree protette)'"


PRESIDENTE

Propongo di rinviare l'esame del progetto di legge n. 233, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Signor Presidente, non per cambiare opinione tutti i momenti, ma c'è stato un richiamo formale, che ha avuto anche conseguenze concrete, da parte di un autorevole esponente della maggioranza, al rispetto della successione dei punti all'o.d.g.: siamo stati criticati per le nostre richieste di inversione dei punti!



PRESIDENTE

Non stiamo invertendo nulla, Consigliere.
CHIEZZI Rispettiamo l'o.d.g. così come deciso dalla Conferenza dei Capigruppo: diversamente, a cosa servono i Capigruppo? Siamo al punto 8) all'o.d.g. e lei, Presidente, l'ha messo in discussione proponendone il rinvio. Cosa facciamo? Incominciamo a saltare i punti? Siamo al punto 8), venga affrontato e poi si passi al punto 9)!



PRESIDENTE

Siccome l'aula è sovrana, può eventualmente modificare...
CHIEZZI Siccome l'assemblea ha detto che l'o.d.g. è da rispettare, procediamo fino al punto 21).



PRESIDENTE

D'accordo.
Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 233, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Ricordo che in Commissione tale provvedimento non ha ottenuto voto unanime. Si sono espressi a favore i Gruppi Forza Italia, AN e CCD; si sono astenuti i Gruppi Rifondazione Comunista e Patto dei Democratici; non ha partecipato alla votazione il Gruppo PDS.
La parola al relatore, Consigliere Salerno.
SALERNO, relatore Do per letta la relazione.



PRESIDENTE

Il Consigliere Salerno dà per letta la relazione.
Ci sono interventi?



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi, che chiede che venga data lettura della relazione)



PRESIDENTE

Consigliere Salerno, provveda a leggere la relazione.
SALERNO, relatore "Signor Presidente, colleghi Consiglieri, collega Chiezzi, la I Commissione ha esaminato il disegno di legge n. 233, predisposto dalla Giunta regionale e relativo a: 'Prima integrazione alla legge regionale Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1996 di Enti strumentali della Regione (Ente per il diritto allo studio universitario ed Enti di gestione di aree protette)'.
In ottemperenza alla norma di cui alla L.R. 29/12/1981, n. 55 'Norme di contabilità regionale', il presente disegno di legge integra la legge regionale 'Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1996 di Enti strumentali della Regione (Ente per il diritto allo studio universitario ed Enti di gestione di aree protette)' ed approva gli assestamenti ai bilanci di previsione per l'esercizio finanziario 1996 dell'Istituto Ricerche Economico-Sociali del Piemonte e di altri dodici Enti di gestione di aree protette che hanno presentato il documento finanziario al Servizio bilanci successivamente all'approvazione da parte della Regione del precedente disegno di legge".
E' una procedura che avviene normalmente; gli assestamenti di questi Enti pervengono dopo.
"Nel corso dell'esame in Commissione, la Giunta ha presentato un emendamento integrativo concernente il bilancio di assestamento per l'esercizio finanziario 1996 di ulteriori tre Enti di gestione di aree protette.
La I Commissione ha approvato a maggioranza sia l'emendamento integrativo che l'intero testo del disegno di legge n. 233 e lo rassegna all'aula auspicandone una sollecita approvazione".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente, e grazie al relatore - che ha utilizzato la frase di prassi.
Stiamo parlando di legge di approvazione degli assestamenti di bilancio. L'osservazione che svolgo a nome del Gruppo è la seguente - non prendetela come critica di schieramento: gli atti relativi al bilancio quindi approvazione di bilancio preventivo, consuntivo ed assestamenti - mi rivolgo in particolare al decano collega Gallarini, insieme al sottoscritto; non c'è il Vicepresidente Majorino, decano di tutti i decani dovrebbero essere i punti alti della nostra attività amministrativa e di governo. Sono i momenti in cui si verifica quanto è stato fatto e si progetta quanto ancora da fare. Sono momenti alti sia per la maggioranza che dimostra quanto di positivo ha realizzato, sia per l'opposizione, se riesce a dimostrare carenze di iniziative o di attuazione di bilancio.
In corrispondenza di leggi di questo genere, Consigliere Salerno, lei che è di nuova nomina e che insieme al collega Pichetto sarà spesso relatore in materia - mi scusi, Presidente, se mi rivolgo direttamente ad un collega Consigliere - potrebbe innovare la procedura un po' lassa di quest'aula, in base alla quale per tutti i documenti di bilancio, salvo quello del bilancio preventivo sul quale ingaggiamo confronti e discussioni e le leggi di bilancio, il merito viene raramente trattato, anche quello del bilancio consuntivo che ritengo più importante del bilancio preventivo.
L'osservazione è che anche su una legge di questo genere, che prende in considerazione gli assestamenti, quindi le attività di Enti importanti e numerosi, sarebbe bene che le Commissioni competenti ne approfittassero come occasione di discussione sui problemi di gestione degli stessi e che poi gli Assessori competenti o il relatore, opportunamente informato dagli Assessori, illustrasse al Consiglio regionale eventuali problemi politici meritevoli di essere segnalati e di un avvio di confronto.
Viceversa, la nostra prassi, così ben interpretata dal neo Consigliere Salerno seppur di nuova nomina, è quella di venire in Consiglio con un relatore che dà per letta la relazione, dicendo che si tratta di un atto finanziario. Ma gli atti finanziari sono la cosa più importante che facciamo! A mio modo di vedere, dovrebbe essere sforzo di tutti fare in modo che queste leggi, che appaiono burocratiche, diventino l'occasione per confronti politici che raggiungano il massimo livello. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI' 27 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI' 27 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI' 27 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento:

Inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Leo; ne ha facoltà.
LEO, Assessore alla cultura ed istruzione Chiedo un istante la parola per chiedere al Consiglio regionale, che comprendo stanchissimo, la cortesia di procedere adesso alla votazione del Piano annuale degli interventi regionali per i giovani per l'anno 1996 - di cui al punto 11) all'o.d.g. - che contiene l'intervento per la Biennale dei giovani e per i corsi di formazione per gli operatori dei centri "Informagiovani".
Tenendo presente che tutte le osservazioni mosse in Commissione sono state recepite dal Presidente Ghigo e dal sottoscritto - e faccio fede che saranno mantenute anche nel programma complessivo per il prossimo anno negli interventi ogni anno destinati ad una specificità per il mondo giovanile - e che tutto il Consiglio regionale aveva espresso, in particolare sulla Biennale dei giovani grande consenso, siccome il Comitato si riunirà nei prossimi giorni, se non si potesse deliberare questa sera non essendoci Consiglio regionale la prossima settimana si rischierebbe di far perdere alla Biennale il mezzo miliardo della Regione. Fondi destinati soprattutto ad intervenire in tale settore culturale, come concordato nell'ordine del giorno voluto dal Presidente della Commissione cultura come primo firmatario e da altri colleghi, in tutta la Regione Piemonte.



PRESIDENTE

C'è la proposta dell'Assessore Leo di inversione dell'o.d.g. e di discutere immediatamente il punto 11), che pongo in votazione per alzata di mano.
La proposta è accettata all'unanimità.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Esame proposta di deliberazione n. 261: "L.R. 13/1/1995, n. 16 'Piano annuale degli interventi regionali per i giovani per l'anno 1996'"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto la proposta di deliberazione n. 261, di cui al punto 11) all'o.d.g.
In Commissione si sono espressi favorevolmente i Gruppi AN, CDU, CCD Federalisti, Forza Italia e Pensionati; non hanno partecipato al voto PDS Patto dei Democratici e Lega per l'indipendenza della Padania; contrario il Gruppo Rifondazione Comunista.
La parola alla Consigliera Bortolin.
BORTOLIN In Commissione non abbiamo partecipato alla votazione riservandoci il voto in aula. Il nostro voto sarà favorevole anche alla luce dell'intervento dell'Assessore e del Presidente della Giunta che hanno assunto qui, in aula, gli impegni puntualizzati in Commissione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.
SIMONETTI Come Gruppo abbiamo appoggiato l'inversione all'o.d.g. per poter subito affrontare la discussione di questo provvedimento perché riteniamo importante destinare delle risorse finanziarie alle politiche e agli interventi giovanili.
Una riflessione - già svolta in Commissione - sul merito al provvedimento. Voteremo contro il provvedimento perché non dà risposte concrete alle esigenze dei giovani, sul territorio. Il provvedimento riprende nelle linee generali il programma della precedente Giunta, senza tenere conto, però, delle trasformazioni, sul territorio, del tessuto sociale.
Sono d'accordo sul potenziamento dei punti "Informagiovani", ma ci sembra un po' poco come risposta totale alle politiche giovanili. Questo l'elemento di merito.
Vi è poi un elemento di metodo, sul quale abbiamo già espresso la nostra contrarietà: il provvedimento, rivolto soprattutto alle nuove generazioni - la Biennale dei giovani - non è stato approfondito, se non con voto di lascito, dalla Consulta giovanile.
Un provvedimento così importante, con destinazione prevista dalla Giunta e dall'Assessorato alle politiche giovanili non approfondite dagli stessi - quindi dalla Consulta che dovrebbe rappresentarli - ci sembra improponibile e, dal punto di vista della metodologia, non condivisibile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.
LEO, Assessore alla cultura ed istruzione Intervengo per ringraziare il Consiglio per l'attenzione rivolta al provvedimento e per informare la Consigliera Bortolin in merito alla sua proposta avanzata in Commissione: ne ho parlato con il Presidente e si è deciso di presentarci alla Consulta dei giovani - i ritardi accusati non sono imputabili alla Giunta - al Consiglio e alla Commissione con un Piano complessivo che comprenda tutti gli interventi di tutti gli Assessorati e quindi con quelle caratteristiche di cui si diceva. Proposta della Consigliera Bortolin in Commissione, che a nome del Presidente Ghigo la Giunta accoglie.



PRESIDENTE

Come richiesto, si proceda alla votazione per appello nominale della deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI' 36 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri La deliberazione è approvata.
Pongo ora in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 36 voti favorevoli e 4 contrari.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Esame proposta di deliberazione n. 380: "Legge 5/10/1991, n. 317 'Interventi per l'innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese'. Approvazione del progetto-programma delle iniziative consortili a capitale misto pubblico e privato - Anno 1996"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 380, di cui al punto 9) all'o.d.g.
In Commissione tale deliberazione ha ottenuto voti favorevoli dai Gruppi Forza Italia, PDS e Alleanza Nazionale; si è astenuto il Gruppo Rifondazione Comunista.
La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Forse in Commissione non mi sono spiegato bene: risulta infatti dal verbale che ci saremmo astenuti, mentre l'intenzione era di non esprimere alcun voto e di votare contro in aula. Ciò nonostante, faccio notare il nostro atteggiamento di collaborazione, tant'è vero che cinque minuti fa ho ricordato all'Assessore che la deliberazione in esame doveva essere votata oggi, altrimenti scadevano i termini. Successivamente farò notare alcuni errori nel testo, ma prima intendo illustrare i motivi per cui voteremo contro. Vi sono due ragioni di fondo. La prima. Quella in discussione, come molte altre leggi varate sia a livello nazionale sia a livello locale partono dal presupposto che, incentivando la creazione di aziende si abbiano automaticamente ricadute occupazionali.
La mia impressione è decisamente un'altra: conosciamo tutti i risultati: in questi anni, nonostante queste politiche, la disoccupazione è cresciuta.
Nello specifico, al momento della presentazione di queste leggi abbiamo spesso richiesto che venissero accompagnate dal bilancio di quanto avvenuto negli anni precedenti: bilancio che finora non abbiamo mai visto. Quindi vi sono leggi che partono da una serie di presupposti e priorità, ma non siamo in grado di sapere se realizzano quello per cui sono state create.
Per quanto riguarda gli strumenti adottati soprattutto in campo economico ed occupazionale, ribadiamo la necessità di verificarne effettivamente la congruità e l'efficienza per poter intervenire e modificarli se è necessario, come ci sembra in questo caso. Inoltre, in questa legge non è contenuta né esplicitamente né in modo implicito alcuna priorità occupazionale, che, richiamata al punto h), all'interno di una serie di altre priorità, viene immediatamente annacquata.
Altro fatto da sottolineare è che la deliberazione, dalla tredicesima pagina in poi, è assolutamente incomprensibile; a pagina 12 sono contenute le disposizioni finali, la pagina 13 ripete la pagina 12, la pagina 14 ripete la pagina 11 e così via.
Tra l'altro, i termini di presentazione delle domande sono presenti due volte: una al 20 ottobre, una al 16 dicembre. Vi sono poi delle pagine in più che non si capisce perché sono state inserite - anch'esse numerate in ordine progressivo e facenti parte della deliberazione.
Quando ho letto il testo della deliberazione in Commissione l'errore c'era già, ma ho pensato fosse, semplicemente, un errore di quella copia.
Ho invece verificato successivamente che fa parte integrante della deliberazione medesima.
Occorre, in qualche modo, presentare un emendamento di variazione del testo della deliberazione dalla pagina 12 in avanti; diversamente, i destinatari non riusciranno a capire.
Pur essendo contrari al provvedimento, riteniamo che a coloro che intendono presentare domanda di finanziamento la deliberazione debba arrivare nel modo più possibile comprensibile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al bilancio Confesso che non ho letto la deliberazione. Mi rivolgo all'Assessore Masaracchio, che pregherei di prendere posizione in proposito. Se le cose stanno - e non ho motivo di ritenere che stiano in modo diverso - come illustrate dal Consigliere Papandrea, siamo di fronte ad un pastrocchio cosa fare delle due date stabilite come termine? Prego l'Assessore di chiarirci se occorre unificarle in una data sola se delle due vale l'una o quant'altro. Diversamente, voteremmo qualcosa di equivoco e agiremmo peggio di quanto faremmo se non la votassimo e la rinviassimo ad un prossimo attento esame, per capire esattamente come stanno le cose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Vorrei aggiungere che a pagina 19 il termine massimo di presentazione delle domande è previsto al 20 ottobre; precedentemente, a pagina 6, per la presentazione delle domande è prevista un'altra data. Poi, da pagina 12 in avanti, è una ripetizione continua di pagine invertite della deliberazione stessa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.
MASARACCHIO, Assessore all'industria Il provvedimento non è errato; si tratta soltanto di un collage fatto male da chi, facendo le fotocopie, ha trasmesso un testo che pare disordinato. A questo si può ovviare d'ufficio, mettendo le copie come devono stare.
Le valutazioni relative all'occupazione mosse dal Consigliere Papandrea non sono assolutamente attendibili, in quanto gli investimenti sono per incoraggiare gli imprenditori ad insediarsi, a creare attività, a creare quanto necessario affinché nella produttività dell'economia si creino nuovi posti di lavoro.
In ogni caso, gran parte di questo tipo di provvedimenti permette il reinserimento o la ricollocazione di talune aziende minacciate di chiusura per molteplici motivi.
In Commissione il problema è stato dibattuto e spiegato attraverso i documenti di competenza dell'Assessorato.
Nulla da eccepire su interventi solamente di rito; ma in questo caso si tratta di opportune incentivazioni dell'Amministrazione regionale, affinch la produzione possa avere una nuova dimensione nell'ambito di quanto rappresentato dalle aree attrezzate per gli insediamenti industriali.
Relativamente ai termini di presentazione delle domande, c'è stato un errato assemblaggio di pagine riguardanti strumenti precedenti a questo ci rifacciamo, infatti, a deliberazioni che, nel tempo, rappresentano dei precedenti: questa è la continuità dell'azione amministrativa.
Tra l'altro, ero stato messo al corrente dell'errore da un dirigente che mi aveva informato. Si tratta di un errore di impaginazione, il testo sta nella lettera tanto quanto è nell'oggetto: legge 5/10/1992 n. 317, che riguarda interventi per l'innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese.
Ricordo che se ne chiedeva l'urgenza per poter rendere attivo il provvedimento.



PRESIDENTE

Il testo che viene posto in votazione, quindi il testo corretto, è quello sino alla pagina 12; la parte successiva, fotocopiata in modo erroneo e successivamente allegata va stralciata, e non fa parte della deliberazione.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Chiedo mezzo minuto per poter fare una verifica dello stralcio e vedere cosa buttare via.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 380, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 32 voti favorevoli e 4 contrari.
Pongo ora in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 32 voti favorevoli e 4 contrari.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Esame proposta di deliberazione n. 381: "Legge 5/10/1991, n. 317 'Interventi per l'innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese'. Approvazione del progetto-programma delle iniziative consortili - Anno 1996"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 381.
In Commissione hanno espresso voto favorevole i Gruppi Forza Italia PDS e AN; si è astenuto il Gruppo Rifondazione Comunista.
La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA In questo caso, la numerazione delle pagine è esatta e la deliberazione si conclude con le disposizioni finali.
Le considerazioni sono identiche a quelle espresse precedentemente voteremo contro perché, ancora una volta, manca da una parte il bilancio di quanto realizzato in questi anni, e dall'altra non viene, come noi auspichiamo, introdotta alcuna valutazione di impatto occupazionale e dunque, l'elemento occupazione non ha il giusto valore e la giusta preminenza che meriterebbe.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 4 contrari.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,40)



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