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Dettaglio seduta n.87 del 12/11/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Resistenza

Interpellanza n. 165 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa alla partecipazione di esponenti di Alleanza Nazionale nel Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i lavori con il punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze".
Poiché il Presidente della Giunta ha un impegno alle ore 11 cominciamo dalle interrogazioni ed interpellanze che lo riguardano direttamente.
Esaminiamo pertanto l'interpellanza n. 165 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti.
Risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale La L.R. n. 7 del 22/1/1976 ha istituito il Comitato della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana con il compito di attuare, promuovere e sostenere attività dirette a diffondere e valorizzare, rimeditandolo nella sua operante attualità, il patrimonio storico, culturale e politico della Resistenza, in Italia e nel mondo, e sul quale sono fondati i principi della Carta Costituzionale.
L'art. 4 della suddetta legge regionale prevede che il Comitato venga insediato all'inizio di ogni legislatura e resti in carica quanto il Consiglio regionale. Secondo la norma citata, spetta all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale il compito di determinare il numero dei componenti del Comitato e di includervi le rappresentanze di enti ed organizzazioni.
In ossequio alla precitata normativa, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale nella seduta dell'1/8/1995 ha, con propria deliberazione n.
687/95, ottemperato al disposto legislativo. In allegato alla deliberazione sono stati indicati gli organismi, enti ed associazioni, chiamati a far parte del Comitato.
Nella voce "partiti politici" sono state comprese sedici organizzazioni politiche tra le quali Alleanza Nazionale.
Alla prima seduta dell'1 agosto era presente l'Ufficio di Presidenza al completo. Nel verbale della seduta del 17/7/1995 (presenti tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza) è riportata la comunicazione del Vicepresidente Foco con la quale è stato evidenziato che "nel Comitato è prevista la rappresentanza dei partiti politici antifascisti ed in questa occasione l'invito verrà rivolto anche ad Alleanza Nazionale; l'Ufficio di Presidenza prende atto".
Alla luce di quanto sopra si è provveduto a richiedere a tutti i gruppi partiti, enti ed associazioni, di provvedere alla designazione dei rispettivi rappresentanti. A tutt'oggi, né il Gruppo consiliare regionale né il Partito di Alleanza Nazionale hanno provveduto a designare il proprio rappresentante in seno al Comitato stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, questa risposta al momento consente di verificare che non vi è alcun rappresentante nominato da parte del Gruppo di Alleanza Nazionale nel Comitato della Regione Piemonte. Questa cosa ci fa piacere ci stupisce invece, ma non più di tanto, purtroppo, che all'interno dell'Ufficio di Presidenza sul tema dell'antifascismo vi sia un po' di inadeguatezza: non sapevo di questa lettera dell'Ufficio di Presidenza che ritiene che tra i partiti antifascisti rientri Alleanza Nazionale. Questo fatto non mi risulta; per quanto dice, fa e pensa il Partito di Alleanza Nazionale non si è mai proclamato antifascista. La speranza è l'ultima a morire, ma non mi sembra sia successo né nei fatti né nei comportamenti politici.
Il fatto che l'Ufficio di Presidenza annoveri tra i partiti antifascisti anche Alleanza Nazionale mi sorprende, ma visto il comportamento - sul quale avrò modo di tornare - dell'Ufficio stesso, mi sorprendo fino a un certo punto.
La risposta del Presidente della Giunta regionale segnala anche una difficoltà di rapporti tra aula consiliare e Ufficio di Presidenza, il quale, fintantoché i Regolamenti rimangono quelli che sono, continua a non rispondere degli atti che compie, siano essi atti propri, siano essi - ne parleremo successivamente - atti che esulano dalle proprie competenze.
Pertanto, rimarco e protesto la qualifica data dall'Ufficio di Presidenza al partito di Alleanza Nazionale quale partito antifascista e mi dichiaro insoddisfatto della risposta.


Argomento: Resistenza

Interpellanza n. 444 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti relativa alla Casa della Resistenza di Fondotoce


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta risponde ancora all'interpellanza n. 444 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale La Regione Piemonte, con la L.R. n. 30/92, al fine di valorizzare uno dei luoghi più emblematici della lotta di liberazione in Piemonte, ha promosso la realizzazione nell'area monumentale di Verbania Fondotoce della Casa della Resistenza.
La L.R. n. 30/92, e successivamente la L.R. n. 21/94 di interpretazione autentica della prima, hanno indicato nella Provincia di Novara o nel Comune di Verbania gli Enti a cui demandare il compito di provvedere alla realizzazione dell'opera, stabilendo che la Regione Piemonte avrebbe erogato all'ente proprietario del terreno in cui l'opera dovrà insistere un contributo di L. 1.500.000.000.
Con deliberazione n. 609-30621 del 30/11/1993, la Giunta regionale ha autorizzato a favore della Provincia di Novara, proprietaria dell'area su cui sorge l'immobile, l'erogazione di una prima quota di contributo.
Con successiva deliberazione n. 1-45551 dell'8/5/1995, ha provveduto ad impegnare l'intera somma, subordinandone la liquidazione alla procedura di cui alla L.R. n. 18/84.
Allo stato attuale sono state liquidate alla Provincia di Novara complessivamente L. 900.000.000, pari ai 2/3 del contributo, detratto il 10% da liquidarsi dopo il collaudo.
In data 28 agosto u.s., la Provincia di Novara ha comunicato di aver trasmesso alla Provincia del Verbano Cusio Ossola, in data 8/5/1995, tutta la documentazione relativa all'opera in oggetto.
Con nota n. 11977 dell'11/9/1996 si è, pertanto, sollecitata la Provincia del Verbano Cusio Ossola a fornire una relazione sullo stato dei lavori.
Per quanto concerne eventuali contatti formali con l'ANPI, per ora non ci sono stati, non essendo previsti dalla legge.
A lavori ultimati si provvederà a stipulare apposita convenzione possibilmente senza ulteriori oneri a carico della Regione Piemonte, con gli Enti locali interessati per la conduzione del complesso monumentale secondo lo spirito della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Una spiegazione: come mai risponde il Presidente della Giunta regionale? E' la Presidenza ad occuparsi direttamente della vicenda o è per la mancanza dell'Assessore competente che ha risposto il Presidente Ghigo? E' solo problema di rapporti, di conoscenza, per sapere se le domande sull'argomento sono dirette alla persona responsabile oppure se vengono rivolte al Presidente, che poi riferirà all'Assessore competente.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Ne rispondiamo noi, come Presidenza.
CHIEZZI Bene.
Come ricordava il Presidente, questa è un'iniziativa presa nella scorsa legislatura, che ha visto un grosso impegno di tutto il Consiglio regionale, maggioranza e minoranza, nel costruire, nel luogo in cui si è perpetrato un gravissimo eccidio da parte dei fascisti, una Casa della Resistenza. La Regione si era impegnata parecchio.
Il Presidente dice che, dal punto di vista dei versamenti, la Regione ha versato i 2/3 di quanto previsto, escluso il 10% da liquidare dopo il collaudo. Dalle notizie in mio possesso, i lavori della Casa della Resistenza dovrebbero essere terminati. Probabilmente, nel corso del sopralluogo che, come VI Commissione, effettueremo il 29 novembre a Verbania per incontrare le Associazioni musicali, riusciremo anche, come di consueto, a svolgere una visita a qualche struttura, e può darsi che la struttura della Casa della Resistenza sia una di quelle; comunque, mi risulta che sia terminata.
Chiedo che il Presidente si impegni, in primo luogo, a rispettare i termini di legge - e su questo non ho alcun dubbio - ma soprattutto a verificare se le opere sono terminate; in tal caso, che il finanziamento venga completato.
In secondo luogo, chiederei al Presidente un impegno un po' diverso da quello espresso. Il Presidente ha dato un'indicazione: la Regione Piemonte versato il contributo di un miliardo e mezzo per la costruzione della Casa sembra che abbia intenzione di disimpegnarsi di tutto il resto. Su questo esprimo una valutazione diversa e, proprio perché la Regione Piemonte è tra le istituzioni che hanno contribuito alla costruzione della Casa della Resistenza di Fondotoce, ritengo che debba continuare a non disinteressarsene, anche dal punto di vista dell'impegno finanziario. Penso che debba continuare l'impegno delle competenze, delle professionalità e delle forze vive che possono aiutare ad iniziare l'attività in questa Casa della Resistenza.
Di conseguenza, chiedo al Presidente di rivalutare questa posizione e viceversa, di individuare un percorso attivo suo, della Giunta e dei funzionari della Regione, affinché si facciano carico, insieme alla Provincia del Verbano Cusio Ossola e al Comune di Verbania, del fatto che la Casa della Resistenza decolli con mezzi e finanziamenti precisi.
In questo senso, chiederei che il Presidente incontrasse l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, per ascoltare i loro intendimenti sulla futura gestione. Essersi impegnati nella costruzione di un'opera, quindi avere investito del capitale, a mio modo di vedere comporta una certa continuità. Mi sembrerebbe un po' strano partecipare a fondo perduto ad un'iniziativa, disinteressandosi poi delle conseguenze e di tutti gli obiettivi che potrebbero essere raggiunti in relazione al capitale speso.
Chiederei al Presidente una riflessione, affinché la Regione Piemonte rimanga parte attiva nella gestione, nella formazione dei programmi e via dicendo. Grazie.



PRESIDENTE

L'interpellanza è dunque discussa.
CHIEZZI Scusi, Presidente, sarebbe possibile aggiungere, nella risposta che ho dato nell'interpellanza precedente, che richiedo copia della lettera dell'Ufficio di Presidenza?



PRESIDENTE

Non c'è stata una lettera.
CHIEZZI Allora potrei avere la risposta scritta del Presidente Ghigo?



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 562 dei Consiglieri Chiezzi, Moro e Papandrea relativa alle notizie stampa sull'incontro tra la delegazione della Regione e il Cancelliere della Confederazione elvetica François Couchepin


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interpellanza n. 562, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Papandrea, cui risponde ancora il Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale I rapporti con il Vallese (Ch.) per una collaborazione economica interregionale hanno segnato una significativa accelerata il 15/9/1993 con la firma di una Dichiarazione d'intenti. Successivamente non si sono più verificati incontri ufficiali ed i rapporti sono risultati sporadici ed occasionali, malgrado la dichiarazione prevedesse la formazione di Commissioni di lavoro a breve termine.
La difficile situazione occupazionale che ha coinvolto più recentemente i nostri lavoratori frontalieri, la progettualità legata ad Interreg, la nascita della Regio Insubrica, sul versante ticinese, e della Regio Sempione ha determinato la volontà politica di riattivare gli scambi e di riprendere il discorso sospeso nel 1993.
L'Ufficio movimenti migratori ha verificato lo stato di fatto e le tematiche su cui attivare la collaborazione interregionale, avendo cura di intensificare i rapporti con i funzionari del Vallese e di coinvolgere la Provincia del Verbano Cusio Ossola, direttamente interessata ai rapporti con il Cantone Svizzero, nonché agli altri servizi regionali competenti in materia di occupazione e trasporti.
Il Consigliere Ettore Racchelli è stato incaricato dalla Presidenza di seguire e coordinare l'attività di contatto con il Vallese assumendo in pratica le funzioni di Capo delegazione piemontese. Tanto che il 12/1/1996 è stata comunicata al Cancelliere del Vallese l'intenzione di riprendere il dialogo avviato nel 1993, sollecitando un incontro già per il mese di febbraio.
La delegata agli affari transfrontalieri del Vallese, Brigitte Pitteloud il 1º febbraio ha risposto fissando la data dell'incontro (27/2/1996 a Sion) e ha definito la delegazione del Cantone chiedendo a sua volta i nominativi della nostra delegazione. Nominativi che vengono loro forniti in data 7 febbraio u.s. e sono i seguenti: Consigliere Ettore Racchelli, in qualità di delegato dal Presidente della Giunta; dottor A. Catalano; dottor G. Guazzone; signor D. Caretti. Si comunica, con la stessa lettera, un elenco di temi sui quali si dovrà incentrare la discussione il 27 febbraio.
L'incontro è avvenuto regolarmente alla presenza, per il Vallese, del Presidente del Consiglio di Stato, signor Bernard Bornet e si è deciso di attivare inizialmente due gruppi di lavoro (occupazione transfrontaliera e trasporti-comunicazione) ed una Commissione di coordinamento sui problemi generali evidenziati dalla Dichiarazione d'intenti.
A seguito dei necessari contatti con i diversi Assessorati competenti e la Provincia del Verbano Cusio Ossola, i nominativi sono comunicati al Vallese in data 13/8/1996. La deliberazione di Giunta per l'approvazione definitiva della Commissione dei gruppi di lavoro è all'o.d.g. della prossima Giunta.
In occasione dei lavori del 27/2/1996 si è ipotizzato un incontro a Torino verso la fine di ottobre 1996, con eventuale firma della Convenzione definitiva (ma i gruppi non hanno ancora potuto istruire a sufficienza la pratica, di conseguenza non è avvenuto nulla di tutto ciò) ed una convocazione del gruppo di coordinamento per l'11/4/1996.
In quest'ultima occasione, in particolare, si è trattata la questione del collegamento ferroviario del Sempione e dell'opportunità di formare una delegazione mista (Piemonte-Vallese) che si recasse a Berna per consegnare il carteggio comprovante la posizione delle due Regioni, favorevoli alla scelta del Sempione, in un momento delicato in cui le autorità elvetiche stavano discutendo su progetti e opzioni che avrebbero potuto rappresentare vantaggi e svantaggi non indifferenti sulle economie locali del Piemonte o del Vallese. Il Consigliere Racchelli, avvalendosi della delega del Presidente ad operare nell'ambito dell'accordo con il Vallese, ed essendo membro del gruppo di coordinamento (anche se non ancora formalizzato) si è proposto quale latore della documentazione, accompagnato dal dottor Alberto Guaragna dell'Assessorato ai trasporti e dal dottor Franco Viano dell'Assessorato al lavoro, dichiaratisi disponibili ad andare a Berna il 16/4/1996.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Scusi, Presidente Ghigo, se le faccio questa domanda ma lei ha letto l'interpellanza? GHIGO, Presidente della Giunta regionale L'avevo letta a suo tempo, onestamente.
CHIEZZI Le chiedo questo, perché non vi è una sola risposta ai quesiti posti nell'interpellanza, che non chiedeva di capire a che punto sono i rapporti della Regione Piemonte con il Vallese in relazione al Sempione; non chiedeva lo stato di aggiornamento dei questi rapporti tra le due Regioni.
Chiedeva tutt'altro. Quindi, non posso che dichiarare completa insoddisfazione. In tal senso, dovrei riproporre i temi alla base dell'interpellanza, relativi alla sorpresa di leggere su un quotidiano che un nostro Consigliere regionale, sulla base di un ordine del giorno votato all'unanimità in quest'aula, si era recato a Berna, a nome della Regione Piemonte, per sostenere un certo progetto su cui l'unanimità del Consiglio regionale si era ritrovata. Il problema sta in questo, non nell'iter dei lavori; sta nel fatto - lo chiede l'interpellanza - di capire come mai il Presidente della Giunta regionale si sia spogliato di propri poteri, quindi del potere di rappresentanza esterna della Regione - lei, Presidente Ghigo è l'unico ad averla - relativamente ad una materia - collegamento transfrontaliero - e ha assegnato questi poteri di rappresentanza della Regione ad un Consigliere regionale del suo Partito, senza che gli altri Consiglieri regionali ne siano stati messi al corrente e abbiano potuto contribuire a discutere tale decisione. Tutto ciò ha creato un grave imbarazzo, perché il Consigliere regionale, in quanto tale, ha una predominanza di immagine politica nel lavoro che svolge; è un Consigliere di un Gruppo, non ha incarichi amministrativi: è prettamente una figura politica. Il Presidente della Giunta, così come tutti gli Assessori viceversa, assume, una volta eletto in capo al governo regionale un'immagine amministrativa che lo caratterizza e lo vincola nel suo lavoro recidendo qualche elemento di connessione con le logiche di partito.
Presidente e Assessori, voi siete eletti per conto di tutti i piemontesi, e governate in nome di tutti i piemontesi. Assessori e Presidente della Giunta, si sa, hanno una loro derivazione attraverso i canali della politica, dei Partiti e delle elezioni, ma nel momento in cui diventano Assessori perdono quasi tutte queste valenze e diventano il Presidente della Giunta regionale, l'Assessore all'urbanistica, l'Assessore alla sanità, ecc. C'è dunque una distinzione di ruoli. Se, invece, lei Presidente Ghigo, assegna ad uno di noi una valenza di rappresentanza della Regione, crea uno squilibrio, perché nel Consigliere delegato ad essere Presidente solo su una certa materia, convivono contestualmente altre valenze politiche che possono confliggere con quest'ultima, e che comunque creano uno squilibrio nei rapporti politici tra Consiglieri. Riguardo al Sempione - per esempio - tutti i Gruppi del Consiglio erano d'accordo ad avviare un'iniziativa che accelerasse gli studi: viceversa, sul giornale compare che un Consigliere di Forza Italia sostiene tale teoria.
Sono questi i temi che ci avevano allarmato e per i quali avevamo chiesto lumi al Presidente, lumi che non sono arrivati. Se ho ben capito il Consigliere Racchelli continua ad essere il Presidente della Giunta regionale per la materia a lui delegata, cioè continua ad essere in carica per conto del Presidente; fatto grave - se è così - che a nome del mio Gruppo chiedo venga rimosso.
Presidente della Giunta regionale, è lei che rappresenta la Regione non dia, per cortesia, incarichi oltretutto continuativi ad uno di noi, non dico al Consigliere Racchelli, ma a qualsiasi Consigliere regionale, perch ciò squilibra i rapporti tra Giunta e Consiglio, nonché i rapporti tra Gruppi che, si sa, sono sempre rapporti di schieramento, che possono diventare difficili.
Se rendiamo difficili i rapporti anche quando non c'è differenza di schieramento - sul tema in oggetto siamo tutti d'accordo - rendiamo sofferenti i rapporti politici tra Gruppi.
Chiedo, se è possibile, di avere una risposta su questo argomento.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Devo ammettere che le sue considerazioni non sono prive di contenuto mi impegno a riflettere sulle cose che lei mi ha detto e di prendere le dovute decisioni in relazione alle stesse.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interrogazione n. 611 del Consigliere Cavaliere relativa al pellegrinaggio al paese natale dell'Assessore Masaracchio


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 611 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Non c'è dubbio che il Consigliere nella sua ermetica e peraltro simpatica sintesi, si riferisca, al di là di pellegrinaggi laici o religiosi che ciascuno di noi ha libertà di fare, ad una deliberazione della Giunta regionale assunta nella seduta del 13 maggio scorso immediatamente esecutiva e peraltro regolarmente vistata dal Commissario di Governo, relativa all'organizzazione di una manifestazione culturale in Sicilia.
L'iniziativa nasce - e sottolineo questa paternità - da un'istanza del Sindaco di Trecate, che in data 24 aprile, citando accordi con gli amministratori della Provincia di Ragusa, richiede al nostro Assessorato alla cultura un contributo per svolgere in Sicilia una manifestazione culturale, con la partecipazione della Corale S. Gregorio Magno di Trecate.
In data 10 maggio, lo stesso Sindaco specifica che il contributo era destinato ad uno scambio culturale fra i Comuni di Trecate e la Provincia di Ragusa.
A seguito di ulteriori contatti ed anche sulla base di copia di deliberazione assunta in merito dalla citata Amministrazione provinciale veniva chiarito che l'occasione dell'iniziativa era la donazione alla Chiesa di S. Vincenzo in Acate di alcuni quadri del pittore vercellese Ezio Balliano; quadri già presentati a Torino ed opere di artista alla quale la Regione Piemonte aveva dedicato una mostra personale in anni precedenti. In tale contesto la Corale di Trecate avrebbe tenuto gratuitamente alcuni concerti.
Ravvisata l'opportunità di una partecipazione della Regione Piemonte cogliendo l'occasione per far conoscere anche in Sicilia un aspetto significativo della tradizione e della cultura piemontese, la Giunta ha assunto in data 13/5/1996 la già citata deliberazione, accollandosi le spese di viaggio dei componenti la Corale Trecatese, con una fornitura di 33 biglietti aerei, ciascuno al prezzo scontato di L. 526.000, a fronte di tariffa intera di L. 654.000.
Contestualmente alla decisione della Giunta, e comunque solo in quel momento, anche il Sindaco di Acate, prof. Gaetano Masaracchio, sollecitava in una propria lettera l'intervento della Regione Piemonte, per solennizzare il gemellaggio culturale tra le genti del sud e quelle del nord.
Tale lettera è pervenuta agli uffici in data 16 maggio, e quindi all'atto di predisporre la proposta di deliberazione gli uffici stessi ignoravano l'identità di quel Sindaco, né, d'altro canto, ritengo che un'eventuale conoscenza avrebbe potuto o dovuto cambiare la decisione.
Al di là delle parentele e delle natalità, sottolineo che l'iniziativa ha ottenuto significativo successo. La delegazione piemontese era guidata oltre che dal Sindaco di Trecate, dall'Assessore Masaracchio, che, al di là delle personali radici locali, rappresentava istituzionalmente in quella circostanza la Regione Piemonte.
Conoscerà certo, il collega Cavaliere, la netta distinzione non solo filosofica tra ciò che uno è e ciò che rappresenta, oltre all'aspetto del ciò che uno ha - e nella fattispecie, l'Assessore Masaracchio dispone anche di una cultura artistica non superflua, dovendo presentare quelle opere d'arte.
Aggiungo che la delegazione ha avuto incontri con gli Amministratori della Provincia di Ragusa e con le autorità locali dei Comuni di Acate Chiaramonte Gulfi, Ragusa Ibla e Comiso; concerti si sono svolti anche ad Acate e a Chiaramonte Gulfi.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Ghigo.
La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Ringrazio il Presidente per la precisa risposta; mi sfugge però il motivo per cui questa iniziativa sia stata finanziata dall'Assessore ai trasporti. Ho compreso che si è trattato di un trasbordo aereo, ma mi pare che le lettere e le richieste fossero state giustamente inoltrate all'Assessorato alla cultura: si tratta infatti di iniziativa culturale.
Vorrei quindi chiedere all'Assessore alla cultura perché non ha finanziato questa iniziativa e perché, viceversa, l'ha finanziata l'Assessore ai trasporti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Le rispondo io, Consigliere, non certo al posto dell'Assessore alla cultura, che potrà, naturalmente e se vorrà, intervenire.
Innanzitutto la informo che la richiesta è arrivata fuori termine.
Inoltre, come lei sa, Consigliere Cavaliere, alcune iniziative vengono avviate con capitoli di bilancio in relazione alle necessità e alle strategie di ogni singolo Assessorato, che alcune volte prevedono interventi di Assessorati non specificatamente competenti. Si tratta di denaro: che venga prelevato da un capitolo o da un altro, poco conta.
Naturalmente, l'intervento cade sotto l'egida dell'Assessorato alla cultura; è, comunque, un intervento che abbiamo valutato di tipo culturale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Vorrei solo consigliare al Presidente, a fronte della sua immediatamente precedente considerazione, che le prossime iniziative di questa natura, dell'Assessore Masaracchio o di altri Assessori vengano fatte rientrare in quella grande cornice dell'iniziativa "I piemontesi sono aperti"...



PRESIDENTE

Come si sa, il Piemonte era coniugato con la Sicilia, prima di esserlo con la Sardegna...


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 620 dei Consiglieri Dutto, Rosso e Bellingeri relativa al pagamento di contributi IVS


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 620 presentata dai Consiglieri Dutto, Rosso e Bellingeri.
Risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale In relazione all'oggetto di cui alla succitata interrogazione, è stato interessato il Direttore generale INPS per il Piemonte, il quale comunica quanto segue.
Il fenomeno del ritardo della ricezione dei bollettini nell'ambito di un'operazione complessiva a livello nazionale, relativa a milioni di lavoratori autonomi tra artigiani e commercianti, ha riguardato una parte limitata dei soggetti interessati, nei confronti dei quali, con messaggio n. 21951 del 15/4/1996 sono state date disposizioni per la non applicabilità delle sanzioni, sempre che il pagamento venisse effettuato immediatamente dopo la ricezione della modulistica. Ciò in quanto trattandosi di un impedimento oggettivo, non imputabile agli interessati le stesse non sono dovute.
Pertanto, nei confronti dei soggetti che non hanno ricevuto i bollettini in tempo utile e relativamente ad un periodo di tempo adeguato al conseguimento di condizioni di normalizzazione dell'operazione di distribuzione, non saranno applicate le sanzioni previste dalla legge per il ritardato pagamento né altri onori accessori.
Nella Regione Piemonte gli interessati sono stati resi edotti delle disposizioni sopra espresse con specifiche comunicazioni da parte dei Direttori delle sedi, ampiamente riportate sulla stampa e dai media.
Di conseguenza, risulta superata la necessità dell'emendazione di ulteriori circolari esplicative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.
DUTTO Grazie, Presidente. Siamo di fronte a disguidi di natura burocratica che finiscono con l'affliggere i contribuenti, procurando loro, in questo caso, se non degli ingiusti oneri, perlomeno delle giuste preoccupazioni e perdite di tempo, proprio per motivi strettamente burocratici.
La risposta si può dire comunque soddisfacente; mi auguro, però, che non succedano più cose di questo genere in futuro. Capisco che i disguidi non sono di diretta competenza della Giunta, ma vanno comunque intesi in un quadro generale di gran lunga più ampio.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanza n. 654 dei Consiglieri Chiezzi e Moro ed interrogazione n. 719 del Consigliere Cavaliere relative all'incendio presso lo Stabilimento Lechner di Arquata Scrivia


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare congiuntamente l'interpellanza n. 654 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moro e l'interrogazione n. 719 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde ad entrambe il Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale In relazione all'interpellanza e all'interrogazione di cui all'oggetto il Servizio Protezione Civile comunica quanto segue.
Premesso che è tuttora in corso un'inchiesta da parte della Magistratura competente e vige pertanto il segreto istruttorio, la risposta all'interpellanza e all'interrogazione in oggetto si basa unicamente su elementi desunti dai verbali di indagine della locale ARUSL e dagli esiti di un sopralluogo effettuato da parte del Servizio Protezione Civile il giorno successivo all'evento; considerato che la ditta Lechner non rientra per tipologia e quantità di sostanze trattate, tra le aziende a rischio di incidente rilevante ai sensi del DPR n. 175/88 e successive reiterazioni non esiste agli atti di questa Amministrazione documentazione relativa all'azienda.
L'incendio sviluppatosi il giorno 13/6/1996 verso le ore 14 trovava origine nel locale adibito a magazzino di stoccaggio delle materie prime senza, a detta degli operai che per primi sono accorsi sul posto un'apparente fonte d'innesco.
Le sostanze coinvolte nell'incendio sono manganese tetraidrato acetato (qualche chilogrammo, a detta del titolare), ammine alicicliche e amidoammine rispettivamente denominate commercialmente ancamine 2196 e ancamide 501 le cui quantità non sono state definite, in quanto al momento del sopralluogo effettuato i libri contabili e i registri di carico/scarico dell'azienda erano già stati posti sotto sequestro giudiziario. Dalle schede tossicologiche si desume che entrambi i prodotti sono da considerarsi tossico-nocivi pertanto capaci di produrre, in caso di incendio, fumi e rilasci tossici irritanti. A tale scopo sono stati eseguiti prelievi di vegetali coltivati nelle zone limitrofe allo stabilimento e sottoposti ad analisi tossicologiche che hanno evidenziato la necessità di assunzione, da parte del Sindaco di Arquata Scrivia, di ordinanza tesa ad impedirne il consumo alimentare.
Per quanto attiene all'inquinamento di corpi idrici e la conseguente contaminazione dell'acquedotto ACOS di Novi Ligure, le analisi compiute non hanno evidenziato contenuti di sostanze inquinanti superiori ai limiti di legge. Le acque di spegnimento sono state fatte confluire nelle vasche di decantazione della ditta, il giorno 14/6/1996 sono state aspirate e stoccate in appositi serbatoi in attesa di smaltimento, contemporaneamente si provvedeva, per maggiore sicurezza, a sigillare lo scarico delle suddette vasche mediante colata di calcestruzzo.
Non vi sono stati danni a carico della salute degli abitanti di località Rigoroso; tra gli intervenuti per le operazioni di soccorso un Vigile del fuoco ha riportato ustioni in quanto investito da un'improvvisa esplosione di un bidone.
Gli impianti di produzione, così come il magazzino di stoccaggio e le relative strutture edili, sono andati completamente distrutti nel rogo e pertanto non è stata possibile una valutazione delle misure di sicurezza normalmente adottate.
Il Comune di Arquata Scrivia sta provvedendo alla redazione del Piano Comunale di Protezione Civile con il supporto del Servizio regionale Protezione Civile.
Per quanto risulta, da notizie assunte presso il Comune di Arquata, i sei lavoratori dell'azienda, a far data dal giorno 15/7/1996, sono occupati in una ripresa totale dell'attività. Nel periodo intercorso tra il 13 giugno e il 15 luglio è stato fatto ricorso a turni di cassa integrazione per un totale di 34 giornate lavorative.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cavaliere è soddisfatto della risposta.
La parola al Consigliere Moro.
MORO E' in discussione anche l'interpellanza urgente presentata dal Gruppo di Rifondazione Comunista, relativa al gravissimo fatto ambientale accaduto il 13/6/1996 ad Arquata, nel Novese, è cioè l'esplosione avvenuta presso lo Stabilimento Lechner.
Sono passati ben quattro mesi, e in quella importante località novese ai confini con la Liguria, non si è giunti ad alcun fatto concreto su questa sconvolgente vicenda ambientale.
E' doveroso ricordare al Presidente intervenuto poco fa, e all'Assessorato competente, che lo scoppio avvenuto nello stabilimento, che produce resine e vernici, ha provocato la distruzione dell'intero impianto produttivo, il ferimento di un Vigile del fuoco ed inoltre ha provocato una grande nube tossica nonché il panico dei cittadini residenti, ancora preoccupati dei pericoli corsi. Ciò in quanto nella stessa zona esiste un altro impianto ad alto rischio ambientale, la Colisa, del quale peraltro abbiamo già trattato in quest'aula regionale. Nello stabilimento della Lechner lavoravano dieci operai, ora purtroppo disoccupati.
Nell'interpellanza presentata dal Gruppo di Rifondazione Comunista si chiedeva anche, data la drammaticità ambientale, se erano predisposti piani di emergenza e di evacuazione; il Presidente della Giunta non ha dato alcuna risposta in merito, e questo è molto grave.
La risposta del Presidente e dell'Assessorato è nebulosa, imprecisa non consona alla gravità ambientale e ai rischi per la salute fisica dei cittadini interessati.
Il Piemonte, caro Presidente, è tutto, non è solo Torino o alcune province; esistono anche i confini con la Liguria, a gravissimo rischio ambientale.
La stessa dinamica dell'incidente, le notizie su eventuali inquinamenti di corsi d'acqua e delle falde non ci paiono chiare e puntuali. Chiediamo ancora un maggiore interessamento del Presidente, dell'Assessore competente quando vorrà interessarsene - onde arrivare celermente a risolvere positivamente la grave situazione ambientale di Arquata e a rendere più vivibile e serena la vita delle popolazioni residenti.
Ribadisco nuovamente che la risposta sentita poc'anzi è lacunosa ed imprecisa: ne siamo totalmente insoddisfatti.
Richiedo un interessamento urgente: la rabbia verso l'istituzione regionale, in quelle zone, è assai forte.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione n. 837 presentata dalla Consigliera Spagnuolo relativa alla chiusura del Real Collegio di Moncalieri - Mozione d'ordine presentata dal Consigliere Chiezzi


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.
SPAGNUOLO Avevamo concordato nella Conferenza dei Capigruppo di discutere l'interrogazione riguardante i problemi gravissimi che porterebbero alla chiusura del Real Collegio di Moncalieri.
In passato la Regione Piemonte aveva già trattato questo argomento. Le caratteristiche di questa scuola fanno sì che il numero degli studenti sia sempre più ridotto e, soprattutto, questa imponentissima opera rappresentata dal Real Collegio di Moncalieri, abbia costi di gestione e di manutenzione troppo elevati per una gestione a carattere privatistico.
E' comunque un bene di carattere storico regionale, che non ha quindi rilevanza solo per il Comune di Moncalieri o per il Comune di Torino.
All'interno del Collegio vi sono dotazioni di carattere scientifico - penso all'osservatorio astronomico - dalla rilevanza ancor più ampia.
L'interrogazione tendeva a chiedere alla Giunta regionale, come già fatto in passato peraltro, insieme alla Presidenza del Consiglio, il Comune di Torino, la Provincia e, certamente, con la presenza dei Padri Barnabiti che questo grandissimo valore di carattere storico, culturale, di tradizione che riguarda sì la scuola, ma anche l'immobile di per sé e le collezioni di valore artistico ivi contenute, trovasse una destinazione.
So di non poter essere esaustiva; l'immobile potrebbe essere adibito a sede di convegni, di incontri e come crocevia di molteplici iniziative.
Essendo valore che riguarda il Piemonte, penso - tenendo conto della proposta di cui già si era parlato in passato - che un tavolo di confronto avviato dalla Giunta regionale con gli Enti di cui ho detto possa contribuire a salvare un patrimonio che è di tutti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.
LEO, Assessore alla cultura ed istruzione Ringrazio il Presidente del Consiglio per avermi concesso l'opportunità di intervenire. Del resto, su questa vicenda avevo un debito con la Consigliera Spagnuolo, e la ringrazio per aver accettato una risposta scritta, nella quale vi è la relazione dettagliata sullo stato attuale dell'arte e della situazione.
Nella risposta scritta troverà tutto questo, ma nel contempo - e aspettavo solo il dibattito in Consiglio per avere l'investitura ufficiale ho già predisposto lettere di invito, di convocazione e di concertazione con tutti gli Enti suggeriti opportunamente dalla Consigliera Spagnuolo non meno importante abbiamo pensato di interessare anche le banche.
Ho già contattato personalmente il Rettore dell'Università che, in aggiunta a quanto già stabilito dal Consiglio di amministrazione utilizzerebbe la struttura per il progetto Erasmus: ci stiamo muovendo in ogni direzione.
Ringrazio la Consigliera Spagnuolo; inviterò i membri della Commissione che vorranno partecipare all'incontro; in proposito terrò informata la Commissione stessa.
Ringrazio anche il Presidente, che mi consente una più che doverosa integrazione di risposta al Consigliere Cavaliere, al quale devo porgere delle scuse. Mi dispiace solo che, essendo Consigliere, non lo si pu utilizzare come consulente per la Regione, perché la sua competenza giuridica è notevole.
Ho lavorato intensamente con i miei uffici sulla vicenda della Consulta dei beni culturali, e pur ribadendo quanto detto in chiave politica - cioè che l'Assessorato ha un intenso rapporto con tutte le associazioni ed un intenso dibattito in corso con la Commissione, che periodicamente fissa dibattiti su argomenti più disparati - non vi è dubbio, come il Consigliere aveva sostenuto, che vi sia un'imperfezione formale da parte della Giunta attuale e di quelle precedenti.
Il Consigliere Cavaliere ha il merito di aver sollevato una questione importante, che avrebbe dovuto essere risolta in via legislativa. Così non è avvenuto; devo ricordare però che ad inizio legislatura era uscito un articolo su La Stampa, nel quale il Vicepresidente della Giunta, Majorino disse che avrebbe posto mano al discorso delle Consulte.
Non essendo avvenuto, presenterò in Commissione, ed innanzitutto ai Consiglieri che hanno sollevato la questione, diverse ipotesi, ma ho ritenuto opportuno nel frattempo rispondere anche con una relazione scritta piena di riferimenti e di norme.
La L.R. n. 58/78, modificata con la legge n. 23/86, ha tra le sue finalità primarie lo sviluppo diffuso ed omogeneo delle attività e delle strutture culturali in tutto il territorio regionale.
Mi permetto di accennare che questo è avvenuto sempre maggiormente, nel senso che, a differenza di anni passati, con quasi tutte le Province sono stati realizzati accordi di programma per incentivare lo sviluppo della cultura.
Tra gli strumenti individuati per raggiungere tale finalità vi è l'istituzione della Consulta regionale per i beni e le attività culturali.
La composizione, il funzionamento ed i compiti della Consulta sono fissati dagli artt. 2 e 3 della legge, che assegnano a detto organismo determinate funzioni.
Dall'entrata in vigore della legge sino alla conclusione della terza legislatura regionale, la Consulta ha, anche se solo parzialmente, svolto i suoi compiti, fornendo periodicamente alla Giunta pareri e proposte di sua competenza.
Va detto tuttavia che già nel corso della terza legislatura (1980/1985) erano emerse difficoltà di varia natura per un pieno funzionamento della Consulta. In particolare, l'elevato numero dei suoi componenti (circa 60) in parte nominati dagli stessi Gruppi consiliari presenti in Consiglio regionale, e l'obbligo, fissato dalla legge, di almeno sei riunioni l'anno hanno costituito un problema tecnico-organizzativo non sempre superabile tanto da rendere estremamente difficile, quando non impossibile un'applicazione completa della legge sul piano formale.
A partire dalla quarta legislatura, la consapevolezza della necessità di mettere mano al testo legislativo per superare gli inconvenienti di cui sopra ha indotto ad una parziale modifica della legge con l'introduzione dell'art. 3 bis, che consente alla Giunta di operare anche in assenza dell'insediamento di tutti i componenti della Consulta.
E' sintomatico che quell'articolo reciti testualmente: "... sino al completamento delle designazioni dei membri della Consulta e all'adozione dei provvedimenti istruttivi di essa, la Giunta regionale non è tenuta all'acquisizione del parere previsto dalle leggi vigenti". Nonostante ci la Giunta ha sempre avuto il parere dalla VI Commissione consiliare, nella quale si è svolta adeguata discussione.
Così, di fatto, dalla seconda metà del 1985, la Consulta ha smesso di operare. La ragione di questo stato di cose va ricercato, come già detto nella difficoltà di insediare e di far funzionare la Consulta stessa.
Risulta altresì evidente come, nell'introdurre la modifica legislativa del giugno 1986 (art. 3 bis), si sia solo parzialmente ovviato alla difficoltà per un'applicazione compiuta della legge. Infatti, l'aver sollevato la Giunta dall'obbligo dell'acquisizione del parere, di cui all'art. 6, comma decimo, consente di provvedere comunque annualmente alla realizzazione di piani e programmi per i beni e le attività culturali, ma non risolve la questione formale relativa allo svolgimento delle funzioni proprie della Consulta. Quindi, la Giunta è stata legittimata, presentando il piano in Commissione che è stato discusso, a deliberare, ma questo non risolve la questione formale dello svolgimento della Consulta.
Parrebbe quasi che il legislatore, con l'introduzione dell'art. 3 bis si sia preoccupato unicamente di garantire operatività alla Giunta regionale, dimenticando che, secondo la legge, la Consulta continuava a costituire uno degli organismi individuati quali strumenti per l'applicazione della legge.
Il provvedimento legislativo del giugno 1986 presupponeva un successivo intervento normalizzatore ed armonizzatore che poi non è venuto, creando quindi una situazione imperfetta sul piano formale.
Era insomma evidente - ci pare - la volontà di superare il testo legislativo per ciò che attiene all'istituzione, alla composizione e al funzionamento della Consulta, anche se poi, nei fatti, altre modifiche legislative sono mancate.
Giustamente mentre avevamo, anche nella passata legislatura, discusso in Commissione sull'obsolescenza di questa realtà, devo riconoscere che il Consigliere Cavaliere ci ha fatto rilevare la mancata modifica della legge.
Così, dal 1985 ad oggi, la legge regionale ha operato "facendo a meno" superando o, se si vuole, aggirando l'obbligo di far funzionare la Consulta.
Insistiamo, quindi, sull'imperfezione formale di applicazione della legge in questione, perché in questi undici anni tutti i soggetti, che hanno diritto a designare membri in seno alla Consulta, hanno potuto attraverso un dialogo costituito da proposte, suggerimenti e richieste formulate alla Giunta regionale, far sentire comunque la loro voce.
Quindi, sul piano sostanziale, quelle componenti particolarmente significative della società piemontese sul piano culturale individuate dalla legge, hanno potuto in qualche modo svolgere una funzione, anche se imperfettamente per quanto attiene alla forma della legge.
Più volte si è posta la questione di una riforma del testo legislativo anche in Commissione, e probabilmente l'interrogazione pone la questione in termini risolutivi.
Quindi, presenterò quanto prima delle ipotesi ai Consiglieri interessati e alla Commissione per rendere più funzionale possibile, ma anche più perfetto formalmente, lo scorrimento, e per comprendere quali sono gli orientamenti attuali della Commissione a queste forme di confronto.
Riconosciamo dunque una mancanza da parte dell'Amministrazione regionale sedimentata negli anni e formuleremo alcune ipotesi per superare l'attuale stato di cose.
Prima, però, vogliamo sottolineare come la non applicazione integrale della legge non possa, in alcun caso, essere identificata con la volontà degli amministratori di venir meno allo spirito della legge medesima. Né in questa legislatura né in quelle precedenti, dal 1985 ad oggi, si è operato venendo meno alle finalità del testo legislativo, cioè del confronto, ed oggi abbiamo aumentato i confronti e la presenza sul territorio.
A testimonianza di questo basterà notare come tra i diversi soggetti aventi diritto a designare uno o più rappresentanti in seno alla Consulta nessuno abbia mai manifestato, in sedi o forme diverse, la necessità o l'urgenza di vedere rappresentate le proprie istanze attraverso la convocazione e il funzionamento di quell'organismo, anzi il Centro Pannunzio aveva scritto a La Stampa già nell'estate scorsa, dicendo che sarebbe stato il caso di abolirla.
In merito ad una riforma del testo di legge attualmente in vigore possiamo sintetizzare alcuni punti-obiettivo da discutere nelle sedi istituzionali e non: lo spirito della legge resta per noi totalmente valido i cambiamenti della società piemontese dal 1978 ad oggi vanno recepiti e devono trovare un'armonizzazione con leggi nazionali come la "142" e la "241" l'ipotesi di una qualche forma di consultazione periodica con le forze più vive ed attive della realtà culturale piemontese ci trova d'accordo. Si tratta allora di individuare strumenti quali, ad esempio, gli Stati Generali della cultura o altro, che consentano, ad esempio una volta l'anno una completa informazione da parte della Giunta regionale sulle linee dei programmi che si intendono realizzare, e, contemporaneamente, un ascolto delle diverse istanze, proposte, valutazioni, che i soggetti culturali piemontesi intendono far giungere all'Amministrazione individuate nelle Province gli Enti locali di programmazione territoriale intermedia (legge n. 142), si tratta di costituire forme di coordinamento permanente tra quelle e la Regione, per un completo e corretto svolgimento di funzioni delle Province, anche con l'attribuzione di competenze e funzioni sinora svolte dall'Amministrazione regionale superando l'inconveniente dei contributi a pioggia il nuovo testo potrà inoltre fissare i criteri secondo cui operare per la realizzazione degli interventi regionali in campo culturale fornendo chiari elementi in merito alla trasparenza e alla correttezza di ogni singola iniziativa assunta o finanziata dall'Amministrazione regionale la riforma legislativa potrebbe infine prevedere un impianto di testo snello ed agile, mirato soprattutto a distinguere e precisare ruoli funzioni e compiti dei diversi attori (Giunta, Consiglio, Enti locali istituzioni culturali pubbliche e private).
Credo di aver doverosamente colmato una lacuna, reso merito a chi ha sollevato la questione ed affrontato finalmente l'argomento con tutto lo strumento giuridico e la volontà che già da tempo era ritenuta necessaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Per mozione d'ordine. Ringrazio l'Assessore per questa ampia comunicazione che però giunge inaspettata in quest'aula.
Dato che sono assolutamente di rilievo le considerazioni fatte pregherei di poter intervenire sulla comunicazione o in una successiva seduta, disponendo del testo, oppure, se l'Assessore ritiene, in sede di discussione in Commissione. Ne sarei grato.



PRESIDENTE

Sentiamo il Consigliere Cavaliere. Mi pare si tratti di risposta ponderosa, che merita un'attenzione più profonda.
Prego, Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Risposta certamente ponderosa: credo bisognasse giustificare anche delle cose contrarie, dette in precedenza da parte di alcuni funzionari.
Oltre a dover approfondire l'argomento in Commissione, come suggeriva il collega Chiezzi, si tratta di affrontare la questione. C'è una proposta su come continuare a modificare la Consulta, magari convocando chi è stato nominato; sono tutte persone valide del mondo della cultura. Credo sia opportuno sentirle, anche per dato di rispetto nei loro confronti, che pur essendo stati nominati, probabilmente non verranno mai convocati. E' cosa un po' antipatica. Proviamo a sentire le loro opinioni su come si debba modificare, se è da modificare, questa Consulta.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interrogazione n. 382 del Consigliere Vindigni ed interrogazione n. 732 dei Consiglieri Vindigni e Bertoli relative ai finanziamenti delle linee ferroviarie Torino-Ceres e Canavesana - Attraversamento di Caselle - Esame ordini del giorno n. 245 e n. 355 (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 382 presentata dal Consigliere Vindigni e dell'interrogazione n. 732 presentata dai Consiglieri Vindigni e Bertoli.
Connesso c'è anche l'ordine del giorno n. 245 presentato dai Consiglieri Cavaliere e Montabone.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, per non stravolgere ulteriormente l'ordine dei nostri lavori, chiederei che le questioni relative agli ordini del giorno rimanessero inserite nell'o.d.g. e discusse a tempo debito. I colleghi Consiglieri che hanno interpellanze ed interrogazioni connesse agli ordini del giorno scelgano se attendere una discussione ampia su questo tema, in occasione della trattazione degli ordini del giorno, attraendo le interrogazioni; ma l'operazione contraria, di togliere dall'o.d.g. dei nostri lavori, che era già a metà strada, gli ordini del giorno per trattarli adesso, fuori seduta ufficiale, mi sembra un'operazione inopportuna.
Chiederei ai colleghi presentatori di interpellanze ed interrogazioni di procedere rapidamente; diversamente, si vuole fare una discussione che comprenda gli uni e gli altri, mettiamo questa discussione nell'o.d.g. dei nostri lavori.



PRESIDENTE

La discussione dell'interrogazione n. 382 è stata sollecitata dal Presidente del Gruppo PDS.
Chiedo al Consigliere Vindigni se accetta l'ipotesi che l'ordine del giorno successivo, quello al punto 13), possa attrarre le interrogazioni oppure se preferisce che la sua interrogazione, la n. 382, venga discussa in questo momento.
VINDIGNI L'ordine del giorno n. 245 sullo stesso argomento era già stato discusso in Consiglio alla fine di luglio e si era deciso di riportarlo in Commissione. Dopodiché, in Commissione si era deciso che erano mature le condizioni per poterlo discutere nuovamente in Consiglio. Personalmente, ma credo sia così anche per gli altri firmatari, non ho problemi a rinviare ad una seduta successiva l'esame dell'ordine del giorno, sempre che il collega Cavaliere sia dello stesso avviso, per quanto riguarda il n. 245.



PRESIDENTE

Mi sembra che il Consigliere Cavaliere non sia dello stesso avviso. Si potrebbero discutere oggi, se procedendo nella discussione riuscirà ad arrivare a quel punto all'o.d.g.
VINDIGNI Benissimo, discutiamoli pure oggi.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Calamità naturali

Risposta scritta all'interrogazione n. 213 dei Consiglieri Burzi, Ferrero Toselli, Pichetto, Rosso, Dutto, Montabone, Deorsola, Casari, Ghiglia Casoni, Salerno e Minervini relativa all'alluvione del novembre 1994 Applicazione art. 9 bis della L.R. n. 56/77 e successive modificazioni ed integrazioni


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 213 presentata dai Consiglieri Burzi, Ferrero, Toselli, Pichetto, Rosso, Dutto, Montabone Deorsola, Casari, Ghiglia, Casoni, Salerno e Minervini.
Risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo Essendo in parte superata dalla deliberazione che abbiamo fatto in Consiglio regionale è stato concordato di dare risposta scritta.
Ho parlato prima con uno degli interroganti, Consigliera Ferrero, che si è dichiarata d'accordo e quindi provvederò a consegnarle il testo di tale risposta.
Per quanto riguarda invece l'interpellanza n. 245 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti, ritengo opportuno fornire risposta in aula.



PRESIDENTE

Si tratta infatti di una vecchia interpellanza che era già stata citata, ma che avevamo in seguito rinviato perché non era presente l'Assessore Botta.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita") - Tutela dagli inquinamenti idrici

Interpellanza n. 245 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti relativa all'installazione di un depuratore al Sestriere


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'interpellanza n. 245 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti, cui risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche Ho insistito per la risposta perché il testo, per quanto di competenza era stato preparato in data 9/4/1996, quindi sono trascorsi ormai sette mesi, tra un rinvio e l'altro, e alla fine si rischia di fare brutta figura.
Con l'interpellanza urgente di cui all'oggetto i Consiglieri regionali Chiezzi, Papandrea e Simonetti intendono sapere: se sia esatta l'informazione secondo la quale sarà finanziato nell'ambito delle risorse destinate ai Mondiali di sci del 1997 un impianto di depurazione al Sestriere, di quale capacità, per quanti abitanti, con quali costi di investimento se agli abitanti serviti dal nuovo impianto saranno accollati i soli costi relativi al canone di smaltimento dei reflui, oppure se potrà essere prevista una revisione degli oneri di urbanizzazione almeno per le edificazioni più recenti in via di definizione se i Comuni facenti parte della zona del Sestriere hanno rivisto ed aggiornato recentemente la monetizzazione degli oneri di urbanizzazione e quale sia mediamente il costo di tali oneri nel Comune di Sestriere; quali siano i costi degli oneri di urbanizzazione nei Comuni di Torino Nichelino, Collegno e Grugliasco.
Circa i quesiti proposti, per quanto di competenza di questo Assessorato regionale, si riferisce che con deliberazione della Giunta regionale n. 317-5095 in data 29/12/1995, è stata assegnata al Comune di Sestriere la disponibilità di L. 4.500.000.000 a fronte di una spesa presunta di L. 6.500.000.000, per la realizzazione dell'impianto di depurazione delle acque reflue del territorio in Valle di Susa.
La parte di territorio gravitante nella Val Chisone è già dotata di proprio impianto di depurazione, entrato in funzione recentemente (ci si riferisce, ovviamente, alla primavera di quest'anno).
La differenza di L. 2.000.000.000 sul presunto costo del depuratore del concentrico è garantita da fondi propri del Comune, mentre eventuali economie in sede di appalto verranno utilizzate per la risoluzione di analoghi problemi nel Comune di Sauze di Cesana.
Gli abitanti serviti dal progettando impianto (possiamo ormai dire progettato) variano dalle poche centinaia (500/600 abitanti) ai 25.000/30.000 abitanti in momenti di massima presenza turistica.
L'impianto, anche per condizioni climatiche, sarà ospitato in una struttura chiusa e sarà di tipo chimico-fisico, idoneo ad assolvere le funzioni anche in presenza di fluttuazioni così pesanti.
Fino all'entrata in vigore della legge n. 36/94 i costi gestionali del servizio di depurazione sono a carico del Comune che si potrà rivalere nei confronti degli utenti con un tributo di L. 400/mc per il 1996 e di L.
500/mc per il 1997 (così recitano le varie leggi finanziarie).
E' auspicabile che anche per i non residenti, per i turisti, ecc.
venga applicato un canone o tributo non necessariamente vincolato al solo consumo d'acqua in quanto gli oneri gestionali previsti saranno certamente superiori alle sole entrate tributarie del servizio.
Problemi gestionali e tariffari dovranno necessariamente essere rivisti allorché i 1.209 Comuni piemontesi, le otto Province e la Regione avranno adempiuto agli obblighi ineludibili imposti non solo dalla legge n. 36/94 (cioè la legge Galli), ma anche dalla ormai cronica assenza di sovvenzioni statali per la realizzazione delle infrastrutture in argomento.
Circa il tema degli oneri di urbanizzazione ritengo che elementi di risposta più precisi debbano essere opportunamente forniti dal collega Assessore all'urbanistica.
In sostanza, quindi, si è precisato qual è la compartecipazione della Regione alla realizzazione di questa infrastruttura. Posso dire che nel frattempo sono andati avanti gli iter di approvazione in sede di Conferenza dei servizi (almeno così mi riferiva telefonicamente il Responsabile del Settore), quindi adesso dovrebbero partire, come è logico, prima i lavori dei collettori e alla fine dovrebbe essere costruito questo impianto.
Circa la gestione futura è chiaro che questo depuratore, così come tutti gli altri elementi di impianto che costituiscono il ciclo integrato delle acque nella nostra Regione, saranno collocati all'interno delle disposizioni gestionali che originano dalla legge Galli. Mi auguro che il dibattito avviato nella Commissione competente porti entro quest'anno all'approvazione degli ambiti ottimali e a tutta la normativa che è contenuta nel disegno di legge, riveduto e corretto, sul quale la Commissione ha deciso di procedere con un gruppo ristretto.
Nell'immediato, quindi, ci sarà una fase in cui i costi saranno ovviamente sostenuti dall'Amministrazione, con le rivalse che le leggi prevedono debbano essere decise dalle Amministrazioni comunali. Tuttavia c'è la prospettiva di inserimento all'interno di una visione complessiva ed integrata di tutte quelle che sono le strutture che costituiscono il ciclo integrato delle acque.



PRESIDENTE

Ha quindi la parola l'Assessore Botta per integrare la risposta all'interpellanza n. 245.
BOTTA, Assessore all'urbanistica Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mentre si ottempera a quanto richiesto con gli elementi riassunti nei prospetti che poi consegnerò ai Consiglieri interpellanti, si ritiene di premettere alcune considerazioni utili per interpretare correttamente i dati.
Nel maggio del 1977, la Regione Piemonte, con deliberazione del Consiglio regionale, ha provveduto a stilare le tabelle parametriche sulla base delle quali i Comuni hanno successivamente determinato i contributi relativi agli oneri di urbanizzazione.
Così come disposto dall'art. 5 della legge 28/1/1977, n. 10, sono stati individuati i parametri relativi a classi omogenee di Comuni, in base all'ampiezza, all'andamento demografico, alle caratteristiche geografiche alle destinazioni di zona degli strumenti urbanistici e ai limiti e rapporti minimi inderogabili relativi alle opere di urbanizzazione secondaria.
Una volta stabiliti i parametri generali è stata valutata l'incidenza degli oneri relativi alle opere di urbanizzazione primaria e secondaria per un insediamento teorico ed è stata sviluppata a titolo di esempio una completa metodologia di calcolo, riportata nella deliberazione del Consiglio regionale.
Le incidenze così individuate hanno costituito gli elementi di base rispetto ai quali le singole Amministrazioni comunali hanno poi stabilito il valore del contributo nel proprio ambito territoriale, rapportandolo alla propria situazione mediante un metodo di calcolo definito "analitico indiretto". Detto valore è stato poi aggiornato periodicamente ed autonomamente da parte dei Comuni, in particolare in rapporto all'entrata in vigore di nuove previsioni urbanistiche che ne hanno mutato l'assetto territoriale. Gli aggiornamenti sono stati effettuati tenendo conto sia dell'aumento dei costi delle infrastrutture sia delle variazioni intervenute nel grado di completamento delle medesime.
Allo stato attuale è quindi importante rilevare che le cifre deliberate dai Comuni sono ottenute sempre con lo stesso metodo, ma sulla base di situazioni "di partenza" diverse e variabili nel tempo per quanto concerne la qualità e la completezza di dotazione delle opere di urbanizzazione, per cui non è realistico ricavare valori medi di raffronto, considerato che ogni scostamento può risultare sostanzialmente giustificato ed ogni tentativo di comparazione delle tariffe riferendole ad indicatori, anche complessi, può risultare assolutamente astratto.
E' ancora opportuno ricordare che la legge 24/12/1993, n. 537 "Interventi correttivi di finanza pubblica" impone ai Comuni di aggiornare gli oneri di urbanizzazione ogni quinquennio in conformità alle disposizioni regionali e che la Regione Piemonte, tramite un apposito progetto e con l'apporto di consulenze specialistiche, prevede di ultimare entro il gennaio 1997 gli studi finalizzati alla proposizione di aggiornate metodologie di calcolo.
Si forniscono di seguito i valori espressi in lire/mc che rappresentano l'onere tariffa applicato per i nuovi interventi di edilizia residenziale.
TABELLA (vedi allegato)



PEANO PIERGIORGIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Sulla prima parte della risposta data dall'Assessore, mi piacerebbe sapere se queste opere di depurazione - sia la prima che, mi sembra di aver capito, depura le acque che versano verso la Val Chisone, sia l'altra soprattutto - si pensa che potranno essere terminate per i Mondiali oppure no. L'Assessore sa dirci qualcosa? Non è irrilevante sapere se tali opere siano terminate in rapporto agli intervenuti contratti di appalto: è una notizia che l'Assessore ha dato e che, come tutte le altre, desta interesse.
Intendo che comunque il dimensionamento di questi depuratori sia per la cifra massima di residenti, però non sono stati forniti dei numeri circa le attività equivalenti in termini di commercio o di altre attività, che non so bene se siano state in qualche modo conteggiate. Pertanto la mia preoccupazione rimane, cioè se siano state conteggiate anche le attività terziarie e soprattutto se queste opere saranno terminate in tempo per i Mondiali.
Vi è poi un altro aspetto, che interessa in modo particolare. A fronte di un finanziamento così oneroso per le casse dello Stato (sia da parte dello Stato che della Regione) per costruire i depuratori, i Comuni che hanno avuto uno sviluppo edilizio così macroscopico ed abnorme - perch portano le popolazioni a moltiplicarsi da uno a dieci - hanno programmato una politica di finanziamento degli oneri che queste urbanizzazioni avrebbero comportato? Abbiamo tutti bene a mente quale sia la situazione di Sestriere, che rappresenta un po' tutti i Comuni ad alto sviluppo turistico. Quella collina è stata devastata da colate di cemento che non hanno alcun senso. Chi ha costruito e devastato l'ambiente in quel modo, ha almeno pagato gli oneri di urbanizzazione oppure no? Dai dati che ci ha fornito l'Assessore si capisce che questi Comuni che hanno avuto uno sviluppo edilizio così grande rispetto al punto di partenza, in relazione al tipo di insediamento e fruizione turistica della montagna, hanno oneri di urbanizzazione parecchio bassi. Di certo con questo livello degli oneri di urbanizzazione si facilitano insediamenti in montagna a basso costo d'impianto, ma ad alto impatto ambientale, e si depauperano i Comuni di risorse che, viceversa, potrebbero essere utilizzate per il rispetto dell'ambiente, per la qualità della vita urbana e via dicendo.
Probabilmente sarebbe utile, Assessore Botta, che sugli oneri di urbanizzazione, e su come vengono gestiti nei 1.209 Comuni interessati, la Regione facesse un check-up, un monitoraggio, di quale sia la situazione ad oggi. Ci sono, per esempio, Comuni (come Cesana) che dal 1979 non aggiornano gli oneri di urbanizzazione.
Penso che, magari dividendo i Comuni per grandezza e per aree territoriali, quindi per grandi numeri, si debba verificare l'attuale politica di gestione degli oneri di urbanizzazione. Forse sarebbe il caso che la Regione Piemonte, osservando come si dislocano le politiche dei Comuni, faccia qualche riflessione in proposito.



PRESIDENTE

Gli Assessori intendono replicare brevemente alle richieste del Consigliere Chiezzi? Prego, Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche Mi riservo di fornire ulteriori precisazioni.



PRESIDENTE

Assessore Botta? BOTTA, Assessore all'urbanistica Come ho detto nel corso della lettura delle tabelle, essendo in atto una revisione del metodo di calcolo, in quell'occasione si potrà fare una riflessione più generale sugli oneri di urbanizzazione e sulla politica regionale in materia.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione n. 342 dei Consiglieri Farassino, Bellingeri, Dutto, Galli e Rosso relativa ai lavori di protezione delle sponde fluviali del fiume Po (tratto Crescentino - Isola S. Antonio e cosiddetto "Progetto Po"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 342 presentata dai Consiglieri Farassino, Bellingeri, Dutto, Galli e Rosso.
Risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche L'interrogazione in oggetto tende ad evidenziare la preoccupazione dei residenti lungo il fiume Po, particolarmente nel tratto Crescentino- Isola S. Antonio, per l'abnorme aumento di ghiaia al centro del fiume Po; la mancata coibentazione delle prismate posizionate dopo l'alluvione del novembre 1994; la presenza di un abnorme e preoccupante numero di "nutrie" ed infine le limitazioni di carattere burocratico ed operativo che potranno derivare all'entrata in vigore del cosiddetto "Progetto Po".
Per rispondere ai Consiglieri interroganti, occorre fare riferimento alle linee e agli indirizzi di pianificazione e programmazione degli interventi di sistemazione idraulica dei corsi d'acqua della rete idrografica piemontese, con particolare riferimento ai tratti di competenza dello Stato cui l'interrogazione fa cenno.
Non v'è dubbio che l'utenza rivierasca del Po, come quella da Crescentino a Isola S. Antonio, in conseguenza dell'evento alluvionale sia preoccupata per la compromissione dell'ecosistema nell'intorno del corpo idrico.
Tuttavia, gli enti pubblici interessati sono attenti alle problematiche evidenziate, tant'è che si è dato seguito alla formazione ed approvazione di strumenti di pianificazione, quali il Piano stralcio 45, il Piano stralcio delle fasce fluviali, il Sotto Progetto 1, relativo alle piene e naturalità degli alvei, il Sotto Progetto 2 relativo alla stabilità dei versanti, mentre è in fase di avanzato studio il Piano stralcio vero e proprio del Bacino del Po con chiusura Tanaro, cioè fino alla confluenza del Tanaro, quindi il tratto che interessa il Piemonte, per tenere conto di tutte le componenti idrauliche ed ambientali che a qualunque livello di interesse rappresentino una risorsa meritevole di tutela. Di conseguenza sulla base delle norme di attuazione dei predetti piani, è possibile raggiungere una corretta gestione territoriale che assicuri gli aspetti di sicurezza idraulica, di gestione della risorsa litoide, il rispetto e la regolamentazione della flora e della fauna e delle procedure burocratico operative.
Per quanto riguarda l'abnorme aumento della ghiaia, cui fa riferimento l'interrogazione, se ne tiene conto nei progetti esecutivi in corso da parte del Magistrato per il Po, in ordine a quegli interventi di rimodellamento dell'alveo utili alla diminuzione dei livelli idrici di piena, soprattutto in corrispondenza dei centri abitati.
Posso peraltro assicurare l'attenzione massima della Regione, che con l'autorità di Bacino, il Magistrato per il Po, si è fatta promotrice di incontri e di consultazioni con gli Enti locali per l'approfondimento delle tematiche e delle problematiche connesse agli strumenti di pianificazione sopra elencati.
Questa è la risposta redatta in data 1 agosto; ovviamente oggi possiamo integrare questa risposta alla luce degli eventi che sono successi in questi mesi e in queste settimane. Noi sappiamo, cioè, che l'interrogazione si riferisce ad un tratto di competenza statale; il legislatore nel 1995 con la legge n. 22/35 ha previsto per i tratti di competenza statale un piano quinquennale, quindi 1995/1999. All'interno di questo piano vi sono gli interventi sul tratto da Crescentino fino a Isola S. Antonio. Gli eventi successivi hanno messo in risalto la necessità di accelerare comunque la progettazione, perché il Magistrato per il Po adesso non è stato in grado di progettare in parallelo con i finanziamenti annuali.
Tant'è che il Parlamento ha dovuto approvare una norma speciale convertendo un decreto legge che mantenesse nel 1997 i fondi non impegnati nel 1995/1996. Proprio in queste ore il Sottosegretario Barberi e il Ministro degli Interni dovrebbero firmare un'ordinanza che accelera le procedure consentendo al Magistrato per il Po di saltare una serie di passaggi che attengono alle progettazioni preliminari, proprio in rapporto al fatto che in questi tratti già disponiamo di Piani stralcio che possono costituire documenti tecnici di efficace riferimento. Possiamo esprimere l'auspicio non è la certezza perché questo non dipende totalmente da noi, ma stiamo monitorando la situazione con il Dipartimento della Protezione Civile per far sì che anche in questo tratto del Po, qualora si dovessero registrare le carenze e le lacune avute nel Bacino del Tanaro, si possa far scattare e saremmo noi tra i primi a proporla - una scorciatoia con ordinanza specifica e speciale per poter accelerare gli interventi.
Questo è il quadro della situazione che vede la Regione impegnata a spingere e a richiedere al Ministero dei Lavori Pubblici e al Magistrato per il Po un intervento il più possibile tempestivo ed in anticipo rispetto al piano quinquennale che stanzia le risorse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.
DUTTO Posso dichiararmi soddisfatto della risposta dell'Assessore, anche se resta una certa preoccupazione, visto che, da sua stessa ammissione, i tempi burocratici continuano ad essere lunghi, mentre le alluvioni si ripetono ormai con costanza stagionale.
Auguriamoci che non succeda niente e che non si debba intervenire urgentemente, dopo che sia successa una catastrofe.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Bellion, Farassino, Ferraris Goglio, Majorino, Racchelli e Rosso.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti provvedimenti: progetto di legge n. 224 "Istituzione e funzionamento del Comitato regionale per la comunicazione e l'informazione" proposta di deliberazione n. 385: "Quarto prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo 15.970 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1996 della somma di L. 2.663.493.000 per consentire pagamenti al Settore Ragioneria della Regione" petizione popolare per la trasformazione e la ristrutturazione dell'ex Ospedale Eremo di Pecetto in Residenza per Anziani.
Tali documenti sono iscritti all'unanimità.


Argomento:

Inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Faccio la richiesta - il Presidente disporrà come crede - di spostare, nell'ordine di discussione dei nostri lavori, il punto 21) all'o.d.g., che riguarda l'ordine del giorno n. 343, relativo ai fondi non spesi dall'Assessorato alla sanità, al termine della discussione sugli ordini del giorno che riguardano la tossicodipendenza. Quindi, spostare l'attuale punto 21) all'o.d.g. al punto 7) all'o.d.g.
La seconda richiesta è di spostare il punto 20) all'o.d.g. relativo all'ordine del giorno in merito alle celebrazioni dell'1 novembre, al punto 8) all'o.d.g., quindi successivamente al dibattito sulle tossicodipendenze e alla votazione dell'altro ordine del giorno n. 343.
Chiedo inoltre che siano iscritti all'o.d.g. dei nostri lavori due ordini del giorno: quello relativo ai lavori dell'VIII Commissione sulle riforme istituzionali, presentato in questi giorni, che chiediamo venga discusso e votato nell'attuale seduta, e quello relativo alla pubblicità che si è svolta nel foyer del Teatro Carignano in occasione della "prima" del Teatro Stabile. Di quest'ultimo chiederemmo soltanto l'iscrizione e non la discussione nella giornata di oggi.
Dica lei, Presidente, se effettuare tali inversioni adesso o dopo il dibattito: per me è lo stesso. Proceduralmente, ho posto le richieste di variazioni adesso.



PRESIDENTE

Riassumo brevemente per il Consiglio.
Proceduralmente il Consigliere Chiezzi desidererebbe che il punto 21) all'o.d.g. venisse anticipato al punto 7). Mi pare che l'Assessore non sia d'accordo perché non ha ancora completato la risposta pertinente e chiede di rinviarla alla prossima seduta.
Per quanto concerne, invece, l'esame dell'ordine del giorno sulle celebrazioni dell'1 novembre, sono io che chiedo al Consigliere Chiezzi un rinvio alla prossima seduta, in quanto l'intera documentazione, che ha sollevato problemi di ordine giuridico-formale, non mi è ancora pervenuta.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Intervengo per dire che il Gruppo non è d'accordo; chiediamo quindi di formalizzare queste nostre richieste e di verificare il voto dell'aula chiedendo l'appello nominale su tutte le votazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Faccio una premessa, che secondo me chiarisce il brevissimo intervento che farò in seguito.
Personalmente, non ho assolutamente nulla contro le richieste del Consigliere Chiezzi; dobbiamo però stabilire se le riunioni dei Capigruppo servono o no a redigere l'o.d.g. del Consiglio.
Spero che il collega Chiezzi tenga conto di questa iniziale premessa diversamente, ciascuno di noi, durante le sedute del Consiglio, potrà avanzare richieste di anticipazioni di argomenti di interesse proprio.
Pregherei la Presidenza del Consiglio di evitare, se non in via eccezionalissima, modifiche dell'o.d.g. del Consiglio a seduta iniziata.
Esiste la riunione dei Capigruppo che serve appositamente alla redazione dell'o.d.g.; credo che anche su questo argomento dovremmo fare il punto della situazione. Diversamente, evitiamo di convocare la riunione dei Capigruppo e ciascuno di noi chiederà anticipazioni rispetto agli argomenti che più lo interessano.



PRESIDENTE

Essendo intervenuto un Consigliere a favore ed uno contrario, si proceda alla votazione per appello nominale della proposta del Consigliere Chiezzi di inversione del punto 21) con il punto 7) all'o.d.g.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI' 7 Consiglieri hanno risposto NO 38 Consiglieri L'inversione è respinta.
Si proceda ora alla votazione per appello nominale dell'inversione del punto 20) con il punto 8) all'o.d.g.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI' 7 Consiglieri hanno risposto NO 31 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'inversione è respinta.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g. (seguito)


PRESIDENTE

Come richiesto dal Consigliere Chiezzi, propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti documenti: ordine del giorno n. 356, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea e Simonetti, relativo ai termini scaduti per la presentazione del progetto di legge costituzionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è respinta con 19 voti favorevoli, 21 contrari e 1 astensione.
Ordine del giorno n. 354, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea e Simonetti, relativo alla pubblicità nel foyer del Teatro Carignano.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Noi ovviamente votiamo a favore dell'inserimento di questo ordine del giorno, ricordando a tutti i colleghi che da lungo tempo - non so se addirittura dall'inizio della legislatura - il comportamento del nostro Gruppo è stato sempre di apertura verso la libertà di altri Gruppi di inserire all'o.d.g. dei propri lavori temi sui quali il nostro Gruppo era anche in disaccordo.
Il nostro atteggiamento finora è stato quello di dare libero accesso all'aula alle iniziative più varie, anche a quelle che non ci vedevano concordi, perché ci sembrava un atteggiamento sostenibile, di apertura democratica, di libero accesso a quest'aula per tutti i temi, salvo poi dividerci in votazione su ciascun tema e sul merito dello stesso.
Abbiamo tenuto un comportamento contrario forse all'inizio della legislatura, e ho visto anche che, da parecchi mesi, il comportamento di apertura è stato tenuto un po' da tutti: che l'accesso all'aula era sempre garantito.
Già dalla scorsa riunione, invece, ho potuto verificare che, per la prima volta, un ordine del giorno presentato da Rifondazione Comunista da inserire nell'ordine dei lavori è stato bocciato.
Nella seduta odierna, e probabilmente anche nella prossima, la maggioranza del Consiglio non consente ai nostri ordini del giorno di accedere all'aula.
Noi, semplicemente, senza protestare, prendiamo atto del mutamento e della discriminazione nei confronti del Gruppo di Rifondazione Comunista nell'accesso all'aula e, se così è, cambiamo il nostro atteggiamento verso tutti gli ordini del giorno che saranno presentati per l'accesso all'aula.
Adegueremo il nostro atteggiamento ad una valutazione politica sull'opportunità anche solo del semplice accesso, e chiederemo, signor Presidente, che su queste votazioni ci sia sempre l'appello nominale per la verifica dei 41 voti.



PRESIDENTE

Si proceda quindi alla votazione per appello nominale per l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 354.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI' 20 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'iscrizione è respinta.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Richiesta di chiarimenti da parte del Consigliere Cavaliere in merito alla stipula dell'assicurazione sui rischi civili della responsabilità amministrativa per i Consiglieri regionali


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.
CAVALIERE Vorrei porre una questione urgente, nel senso che il funzionario mi ha chiesto se intendo aderire o meno.
E' stato deciso dall'Ufficio di Presidenza, senza parlarne né alla Conferenza dei Capigruppo né in altra sede, di contrarre per i 60 Consiglieri regionali un'assicurazione sui rischi civili della responsabilità amministrativa.
Personalmente non sono d'accordo su questa assicurazione per i Consiglieri regionali, mentre la comprendo e la condivido per gli Assessori.
Credo che un'iniziativa del genere deresponsabilizzi i Consiglieri, che già hanno una "immunità" per quanto riguarda le leggi, nel senso che non possono in alcun modo essere perseguiti per quanto riguarda le leggi, e questo lo sancisce la Costituzione.
Per quanto riguarda le deliberazioni, i Consiglieri devono avere qualche principio di responsabilità nel capire cosa fanno e non essere completamente deresponsabilizzati.
Ora, visto che sono già assicurato obbligatoriamente, chiedo di essere esonerato.



PRESIDENTE

Ne parleremo più approfonditamente nel corso della Conferenza dei Capigruppo.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g. (seguito)


PRESIDENTE

Propongo ancora di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 359 presentato dal Gruppo Lega Nord Piemont per l'indipendenza della Padania relativo alla questione dell'importazione del riso dall'Egitto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Tossicodipendenza - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno n. 293, n. 295, n. 297, n. 300, n. 334 e n. 343 relativi al problema della tossicodipendenza


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame di alcuni ordini del giorno relativi al problema della tossicodipendenza.
Si tratta dei seguenti documenti: n. 293 presentato dai Consiglieri Ghiglia, Casoni, Griffini Minervini, Salerno, Ferrero, Grasso, Cotto, Casari, Rubatto, Saitta e Mancuso n. 295 presentato dai Consiglieri Angeli e Spagnuolo n. 297 presentato dai Consiglieri Simonetti, Chiezzi e Moro n. 300 presentato dal Consigliere Cavaliere n. 334 presentato dai Consiglieri Manica, Riggio, Suino, Bortolin Marengo e Foco.
La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Volevo solo far notare che anche il nostro ordine del giorno n. 343 è collegato al dibattito. Se lei lo legge, nelle premesse si fa riferimento esplicitamente al problema delle tossicodipendenze e alle problematiche collegate. Chiediamo quindi che venga inserito nella discussione.



PRESIDENTE

Va bene, lo recuperiamo.
Passiamo all'illustrazione degli ordini del giorno.
La parola alla Consigliera Simonetti.
SIMONETTI Volevo chiedere una cosa, Presidente. Nel dire che si procede con gli ordini del giorno sulla tossicodipendenza ne ha letto i numeri relativi allegati a questi ve ne sarebbero altri, dei quali non ho colto i contenuti e l'oggetto.



PRESIDENTE

Si tratta sempre di documenti sulla tossicodipendenza, diversamente avrei dovuto iscriverli.
E' all'esame anche l'ordine del giorno n. 343 relativo ai fondi non spesi dall'Assessorato alla sanità, di cui al punto 21) all'o.d.g., come richiesto dai Consiglieri di Rifondazione Comunista, che potrebbe essere connesso.
La parola al Consigliere Mancuso.
MANCUSO Grazie, Presidente. Qualche considerazione per illustrare il nostro ordine del giorno.
Naturalmente è opportuno fare riferimento all'interessante seminario che si è tenuto proprio pochi giorni fa in quest'aula, tramite il quale abbiamo potuto, un po' tutti, arricchirci sulla realtà che ruota attorno alla tossicodipendenza e quindi saperne di più da soggetti impegnati in prima linea in questa lotta e conoscere un po' meglio lo stato dell'arte di quanto attualmente il settore pubblico e il cosiddetto privato sociale stanno facendo per tentare di arginare questa piaga. Siamo quindi stati informati da esperti, medici e psicologi, che la presunta differenza che alcuni sostengono esistere tra le cosiddette droghe leggere e quelle pesanti di fatto è irrilevante per quanto riguarda gli effetti, perch l'abuso delle une e delle altre indubbiamente porta ad assuefazione psicologica, oltre che fisica.
Ma se così tante persone e, purtroppo, molti giovani ne fanno uso, è perché cercano una risposta a qualcosa che si agita dentro di loro, che pu essere nei giovani il desiderio di trasgressione, l'essere "contro", una via di fuga. Evidentemente, la droga non è certo la risposta giusta - come non lo è per altri individui, per altre persone - alla noia, alla banalità alla routine della vita quotidiana.
Io in questi giorni, sapendo che avremmo affrontato il dibattito attorno a questi ordini del giorno, ho letto con un po' più di attenzione alcuni articoli di giornale sulla stampa nazionale e mi sono reso conto di come si evolva la situazione in questo periodo. Per esempio, ho scoperto che l'Albania, fra le varie disgrazie, oltre ad essere esportatrice di prostitute, loro malgrado (molto spesso povere disgraziate che entrano in giri perversi, magari con l'idea di venire a svolgere un'attività regolare e che poi finiscono in questi turpi giri), e rifornitrice di manovalanza per la malavita, sta diventando come la Colombia. L'Arcivescovo di Lecce proprio in questi giorni, ha scritto al Ministro degli Interni Napolitano sollecitandolo a trovare in fretta una soluzione alla disperata situazione creatasi in modo particolare in Puglia.
Il Magistrato Cataldo Motta dell'Antimafia segnala che le serre, che un tempo in Albania venivano usate per colture tradizionali, sono oggi riservate alla coltura della canapa indiana e pare che stiano sperimentando anche la coltura della coca. Negli ultimi mesi - i dati sono del Ministero degli Interni - una tonnellata di marijuana è sbarcata in Puglia con i profughi; se è vero, come affermano fonti ufficiali ed autorevoli, che soltanto il 10% delle droghe importate dall'estero finiscono nelle maglie dei controlli italiani, dobbiamo pensare che le tonnellate soltanto di marijuana e altre cosiddette droghe leggere di tipo erbaceo sbarcate sono addirittura dieci.
Anche l'eroina, che arriva dalla Turchia attraverso l'Albania, finisce fatalmente per arrivare prima in Italia e poi nel resto d'Europa. Infatti dal punto di vista del controllo emigrazione l'Italia è un po' il ventre molle dell'Europa, e sempre più viene utilizzata come porta d'ingresso per le attività malavitose, attraverso la quale possono poi diffondersi nel resto d'Europa.
Ho anche potuto apprendere le più variegate posizioni emerse da consultazioni fatte a titolo di sondaggio: si evince innanzitutto quanto poco chiare siano le idee nella mente degli italiani relativamente alla differenza presunta tra droghe leggere ed altro. Di fatto, ci sono alte percentuali di italiani favorevoli alla legalizzazione, produzione e vendita delle droghe leggere, specialmente giovani; questo però, a nostro modo di vedere, accade perché c'è scarsa conoscenza di fondo del problema.
Tanto per dirne una, dai sondaggi emerge che secondo molti degli intervistati non c'è differenza fra hashish ed eroina: questo la dice lunga anche sul fatto che, probabilmente, non hanno alcuna idea di come fisicamente si presentino queste sostanze e di come poi - questo presuppone una cultura un po' superiore - chimicamente vengono messe a punto.
Esiste un mare di sostanze nuove: ho appreso con stupore e preoccupazione che tra le ultimissime c'è anche un derivato della chetamina. Si tratta di un anestetico generale che si usa in medicina veterinaria; comincio a preoccuparmi: come categoria potremmo anche essere interessati dalla microcriminalità, in quanto nei nostri ambulatori esiste la chetamina. Non vorrei essere accoltellato da qualche tossico che decide di utilizzare il flacone di chetamina del mio ambulatorio e in quello del mio collega per prepararsi queste droghe dell'ultimo momento.
Il discorso sarebbe lungo e prenderebbe molto più del tempo che ho a disposizione, comunque tenterò di esprimere ancora un paio di concetti.
Il problema dello spaccato esistente tra proibizionisti ed antiproibizionisti: a nostro modo di vedere la differenza non andrebbe posta tanto in questi termini. Forse, il contrario di antiproibizionista dovrebbe essere considerato colui che in qualche modo tenta un'azione educativa. L'alternativa all'antiproibizionismo e quindi alla libera vendita e commercio di certe sostanze, secondo noi, è il lavoro che volontariato e cosiddetto privato sociale svolgono al posto dello Stato.
Stato che, come purtroppo per altri temi molto importanti, continua ad essere latente. E' emerso anche in un recente confronto che si è tenuto a S. Patrignano circa un mese fa, che correttivi alla situazione attuale vanno apportati subito. Mi risulta che cinque Regioni (Veneto, Lombardia Piemonte, Calabria e Sicilia), alle quali poi si sono aggiunte anche Campania e Sardegna, si sono pronunciate per rivedere l'intesa tra Stato e Regioni del 1993 che fra le tante cose definiva i criteri per l'iscrizione agli Albi regionali delle comunità terapeutiche e del già citato privato sociale.
Dal documento che ne è scaturito, in estrema sintesi i punti sui quali bisogna ragionare sono quattro, e cioè: 1) gli operatori del volontariato vanno considerati figure non subordinate, ma paritarie ai professionisti, cioè di pari dignità 2) maggiore flessibilità per i requisiti strutturali richiesti alle comunità terapeutiche 3) introduzione di sistemi di valutazione e di verifica dei costi che devono essere applicati sia per i SERT, che sono la faccia pubblica della gestione del problema tossicodipendenza, sia per le comunità terapeutiche che invece sono la faccia privata o se vogliamo un misto pubblico-privato 4) il controllo dei risultati terapeutici di reinserimento nella società.
Chiudo questa illustrazione dicendo che ognuno, tanto nel privato quanto nel pubblico, dovrebbe assumersi la propria responsabilità e fare qualcosa di più nella nostra società. Quindi, i Comuni dovrebbero assumersi la loro responsabilità per quanto riguarda la competenza che essi hanno nell'ambito delle politiche giovanili ed è proprio facendo qualcosa di più concreto in questo campo che potrebbe esserci un primo baluardo.
La Regione deve assumersi la propria responsabilità per quanto riguarda, per esempio, i SERT che sono la struttura pertinente per quanto riguarda la delega sanitaria e chiedersi se è logico e giusto che i SERT chiudano il venerdì pomeriggio come tutti gli uffici pubblici per cui il sabato e la domenica di fatto non c'è più nulla.
Ci sono problemi di organico che vanno risolti; così come la somministrazione del metadone che secondo me impropriamente, a volte avviene fuori dai SERT, presso gli ospedali, creando anche problemi di tipo deontologico: mi sembra assurdo che la prescrizione di un medico debba essere attuata da un altro, sminuito al ruolo di infermiere, magari in un Pronto Soccorso.
Queste alcune delle storture già evidenziate nel recente passato.
Infine, lo Stato deve assumersi la propria responsabilità dando le risorse, che devono essere pianificate, al cosiddetto privato sociale; deve potenziare l'attività delle comunità affinché obiettori, volontari educatori, operatori tutti, possano fare al meglio quanto già tanto valorosamente stanno facendo al posto dello Stato.
Termino con uno slogan: noi diciamo con forza "no alla resa alla droga sì alla vita".



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo per l'illustrazione dell'ordine del giorno da lei sottoscritto.
SPAGNUOLO Sarà un'illustrazione relativamente breve.
Oggi parliamo in quest'aula di una questione che non solo va oltre le nostre competenze; come cittadini e come amministratori abbiamo l'impressione a volte che vada oltre anche alle nostre forze, vista la crescita drammatica in questi anni del fenomeno delle tossicodipendenze come cerca di dire il nostro ordine del giorno.
Indubbiamente viviamo in una società - possiamo dirlo - che crea profondo disagio, dove le problematiche che attengono al futuro soprattutto per i giovani, quindi alla tranquillità, alla forza psicologica che è necessaria per affrontare il futuro e i problemi del presente crescono notevolmente. La nostra è una società produttrice di ansie e di disagi; siamo in presenza di un'economia che, in questo momento per larghe fasce di popolazione, in particolare quelle più deboli, non descrive un futuro di occupazione e quindi di speranza.
Tutte queste componenti - ne ho citate solo alcune - indubbiamente stanno alla base delle risposte che i giovani o persone di vario livello di varia estrazione, cercano di darsi, aggrappandosi a qualcosa che va al di là delle proprie risorse psichiche e personali.
Dobbiamo partire da questa disamina della società in cui viviamo, nella quale noi come amministratori, come legislatori abbiamo delle competenze, e considerare la tossicodipendenza come una risposta che viene data sbagliando a tutta una serie di fattori su cui possiamo intervenire. Ne ho citato alcuni: dalla problematica dell'occupazione e del lavoro, a quella della prevenzione per le fasce più deboli e in special modo per quelle giovanili.
E' una questione gigantesca, con tanti risvolti; una questione che deve essere affrontata con realismo e con coraggio, anche con forme di sperimentazione, per le quali, tuttavia, dobbiamo darci alcuni punti fermi.
Un punto fermo è che la società, e soprattutto chi ha competenza di rappresentanza pubblica, deve riaffermare che drogarsi è certamente un fatto negativo. Abbiamo il dovere di dire ai giovani o a coloro che ipotizzano questo tipo di risposta ai loro problemi, che drogarsi è negativo. Negativo non soltanto a livello soggettivo, non soltanto per la persona. Così come dicemmo in tanti dibattiti che la maternità è un valore di per se, non soltanto per la madre o per il bambino, ma è un valore sociale, così oggi noi dobbiamo affermare che drogarsi di per se ha una valenza negativa sia per il soggetto che si dà questo tipo di risposta che per la società.
Una società nella quale aumentano il disagio e le risposte irrazionali è una società che si impoverisce complessivamente. Abbiamo dunque il dovere di riaffermare il concetto che drogarsi è negativo e concorrere a dare punti di riferimento certi, soprattutto alle persone più giovani.
E' indubbio che in questi ultimi vent'anni (voglio rifarmi alle esperienze fatte in questo periodo) sono stati fatti dei tentativi.
Noi veniamo da un tentativo, che è quello della criminalizzazione abbiamo una legislazione totalmente punitiva che non ha sortito buoni risultati.
Ogni tanto bisogna saper fare delle sintesi e dei bilanci. La legislazione attuale ha riempito le carceri di tossicodipendenti e questo certamente non li ha aiutati.
Per queste ragioni ritengo sia opportuno richiedere al Parlamento la revisione di questa legislazione.
E' evidente che lo sforzo massimo che dobbiamo fare - e ne abbiamo parte di competenza - deve essere rivolto all'intero comparto della prevenzione che non significa soltanto recupero dei tossicodipendenti per il quale occorre sì stanziare le necessarie risorse, ma significa anche sviluppare prospettive occupazionali e creare certezze che, soprattutto relativamente alla psicologia giovanile, sono estremamente importanti.
In quest'aula si è tenuto un seminario sulle tossicodipendenze non più di due settimane fa, nel passato abbiamo avuto a disposizione numerose occasioni di informazione, tuttavia, i dati di riferimento straordinariamente importanti, non sono così diffusi come comunemente si crede. Non dimentichiamo che esistono varie forme di espressione (cinematografiche, letterarie, culturali, ecc.) che, viceversa, tendono a presentare questo fenomeno come esperienze aventi, per certi versi, un loro fascino. Penso sia nostro compito, invece, mettere in evidenza la tossicodipendenza come socialmente negativa.
E allora, che risposte dare? Deve senz'altro essere affrontata ed esaminata la questione della liberalizzazione della droga. Nel nostro ordine del giorno riteniamo che la liberalizzazione, seppure delle droghe leggere, non possa essere una soluzione; inoltre, non pensiamo che con la liberalizzazione possa essere combattuta la grande criminalità. Ricordiamo che le risposte e i livelli di organizzazione che la grande criminalità ha messo in piedi rispetto alle problematiche della diffusione della tossicodipendenza sono estremamente più ampie e complesse.
Che cosa fare? Le risposte che noi crediamo possibili vanno nella direzione dello sviluppo dell'informazione, del coinvolgimento del mondo della scuola, dello sviluppo delle competenze di Comune e Regione su tutto quanto attiene alla prevenzione, della richiesta di una revisione della legislazione nazionale vigente. Nel contempo, credo si debba aprire un dialogo molto ampio, non solo con gli esperti, così come abbiamo già fatto in quest'aula, ma cercando di calarci nella quotidianità rendendoci operativi. Si devono investire risorse nella sperimentazione di nuove forme di cura e di prevenzione; investire risorse di carattere economico nel settore significa investire per il futuro.
Non credo che rispetto ad una problematica così complessa vi siano "ricette" certe, ma punti certi sì. Primo fra tutti, che le risposte ai problemi attraverso l'uso di stupefacenti è estremamente negativo.
Altro punto certo è quello della prevenzione. E' necessario sviluppare sul territorio, con adeguate risorse e norme legislative a livello regionale e nazionale, tutte le indispensabili forme di tutela.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Per quanto concerne il tema della droga, una prima questione è proprio quella di capire in cosa consista la soluzione di questo problema. Qual è cioè l'obiettivo possibile e realistico? Consiste nella cancellazione del problema? E' questo l'obiettivo che ci proponiamo cioè l'inesistenza del problema che si consumano droghe? Il mio Gruppo ritiene che la "soluzione" (messa fra tante virgolette) di un problema di questo genere possa essere contenuta in quella che viene denominata la riduzione dei danni. E' difficile pensare che il problema della droga possa essere cancellato dalla realtà in un battibaleno. Il problema della droga è un problema molto complesso; oggi realisticamente sosteniamo che affrontare politiche, interventi, mettere energie per ridurre i danni dell'attuale situazione sia "la strada da seguire per affrontare e risolvere a lungo termine questo problema".
I danni, sappiamo, sono enormi attualmente: la criminalità, le morti, i problemi di convivenza civile e di ordine pubblico, di sicurezza dei cittadini. Tutti questi enormi problemi noi accertiamo che esistono perdurando da molto tempo un regime di proibizionismo. Il proibizionismo attuale genera questa situazione e data la difficoltà di affrontare con il proibizionismo un consumo di sostanze che è difficilmente controllabile perché è un consumo di carattere personale, il mio Gruppo ritiene che proprio su questo assetto di regime proibizionista occorra riflettere ed innovare. Realisticamente, con questo assetto, la situazione è quella che abbiamo di fronte ed è gravissima e non può essere modificata, perdurante questo assetto.
Nell'ordine del giorno diciamo allora: politiche di riduzione del danno, e si citano delle sperimentazioni a livello internazionale già esistenti, strade che da noi non sono state provate, e sono - per esempio il tentativo di sostituire, almeno parzialmente, il mercato illegale con forme di vendita o di somministrazione legale delle droghe proibite.
In Europa si utilizzano i più svariati strumenti giuridici in queste esperienze sotto i nostri occhi: la sospensione dell'applicazione della normativa che proibisce con ricorsi a clausole del tipo "non obbligatorietà dell'azione penale", questo sta avvenendo in Olanda, dove esiste una deroga rispetto alla legislazione sanitaria, di sperimentazione scientifica, come avviene anche in Svizzera, oppure come avviene in Gran Bretagna, inserendo nella farmacopea ufficiale sostanze inserite negli elenchi delle convenzioni internazionali in materia di stupefacenti. In altri Paesi ancora sono state istituite aree di relativa e controllata extraterritorialità, tra l'altro di diversissima natura e finalità: ci sono i coffee-shop olandesi, le "Fixerstube" tedesche, cioè quei centri a bassa soglia in cui, alla possibilità per i tossicodipendenti da oppiacei di consumare "liberamente" la droga senza rischiare l'intervento repressivo delle forze di polizia, si affianca un'offerta di servizi sanitari, sociali e culturali da parte delle istituzioni.
A Torino la situazione è grave, come in tante altre parti d'Europa e d'Italia; gravissima localmente, come gravissima lo è in tante città italiane.
Il nostro ordine del giorno affronta esplicitamente questo problema e chiede di consentire la sperimentazione di processi di normalizzazione, di cui questa esperienza internazionale attesta la validità. Non è vero che non ci sono stati risultati; i risultati possono non essere tutti convergenti, non sono la soluzione magica che cancella questo problema dalle nostre famiglie e dalle nostre città, ma risultati ce ne sono stati se guardiamo a ridurre i danni che il consumo della droga, lo spaccio e il commercio generano. Viceversa, noi denunciamo i pericoli perduranti di una delegislazione, sulla droga, come quella italiana, pericoli che sarebbero aggravati da un'ulteriore repressività dell'atteggiamento della Pubblica Amministrazione nei suoi vari componenti. Quindi, chiediamo che il Governo e il Parlamento riformino rapidamente le norme che oggi impediscono quelle che abbiamo chiamato "forme da sperimentazione sociale, politica e sanitaria", così come hanno fatto altri Paesi. Chiediamo, inoltre, che si lavori anche come Regione Piemonte al più presto in questo senso, in modo che il Piemonte si ponga come concreto attore di proposte innovative e di riforma.
Nel sistema delle droghe c'è una rapida evoluzione; alle droghe classiche (la cocaina, l'eroina) si sono aggiunte altre droghe (l'ecstasy altre droghe sintetiche, ne nascono ogni mese tipi diversi). Di fronte a questo problema, dal nostro punto di vista, fermarsi al proibizionismo è un po' come arrendersi all'inevitabilità del consumo di droga, della diffusione della stessa, e quindi ad un rapporto puramente difensivo, di contrasto; rapporto che, come vediamo, è assolutamente inefficace sia a fermare le gigantesche ricchezze che vengono drenate dalla criminalità organizzata sia a fermare la diffusione del consumo di sostanze da parte di molti e soprattutto di tantissimi giovani.
Noi riteniamo anche che ad un problema così complesso non ci sia un'unica risposta, tant'è che la politica che proponiamo "ridurre i danni" dà l'indicazione di una strada plurima, diversificata; non vogliamo dimenticare che ogni persona consumatrice di droghe è innanzitutto una persona dai propri percorsi individuali, di cui bisogna tenere conto e con i quali struttura e politica pubblica devono colloquiare.
Non siamo, quindi, per ricette buone per tutti; ci sono percorsi individuali con cui bisogna entrare in contatto, e in regime di proibizione è difficile per un'istituzione entrare in contatto con i consumatori di droga. A meno che non ci interessi per nulla entrare in contatto con costoro e, come succede adesso, li si abbandoni al mercato illegale, alle morti o alle pratiche delinquenziali cui il mercato illegale li obbliga nella ricerca dei soldi per acquistare a caro prezzo queste droghe.
Differenziamo quindi l'offerta terapeutica e adeguiamo i servizi attualmente inadeguati ad un compito attivo dentro i problemi del consumo e dell'acquisto - attivandoli ad essere capaci di entrare in contatto, di fornire sussidi, di liberare queste persone da uno dei vincoli che hanno: essere soggetti ad un mercato gestito dalla criminalità organizzata.
Chiediamo esplicitamente, nel nostro ordine del giorno, un impegno della Giunta regionale a chiedere al Presidente dei Consiglio dei Ministri e a tutti i Ministri interessati, la discussione delle varie proposte di legge, comprese quelle, si dice nell'ordine del giorno "che richiedono la legalizzazione dei derivati della cannabis e dell'uso terapeutico degli oppiacei... e che sia convertito al più presto in legge il decreto di riforma del Testo Unico sulle tossicodipendenze, in una versione che recepisca le proposte concrete di politiche integrate di riduzione del danno".
Chiediamo inoltre di predisporre a breve scadenza un piano di linee di indirizzo delle Aziende sanitarie in tema di riduzione del danno da uso di droga e che queste siano inserite in un Piano sanitario regionale chiediamo anche un programma di investimento sulla formazione professionale degli operatori del settore. Infatti, se si apre il filone delle riduzioni del danno, tali operatori hanno bisogno di acquisire competenze professionalità, assetti, strutture adeguate, ampliamento di organici attualmente carenti ed insufficienti.
Chiediamo poi di concorrere, insieme al Comune di Torino, alla realizzazione di progetti comuni, con particolare attenzione alla grossa area torinese, nella quale, come accade nelle aree di alta concentrazione urbana, vi è alta concentrazione di problemi sociali.
Vi è poi il punto 6) dell'ordine del giorno che forse costituisce l'elemento più importante di un programma di attacco e riduzione del danno e di superamento del problema della droga: predisporre un programma di campagna culturale, educativa e di prevenzione, rivolta alle nuove generazioni. Su tale programma di prevenzione è bene - anche in questo caso cercare elementi di verità e di innovazione; un programma culturale che faccia entrare nelle coscienze e nei comportamenti, soprattutto dei giovani, un atteggiamento di ostilità, una diga personale contro l'uso di sostanze stupefacenti, ha bisogno di un atto di responsabilità e di verità su cosa siano e in cosa consistano le droghe. Il discorso dello star bene della ricerca del piacere, di finalità di vita più propria alla dignità umana passa attraverso un discorso che comprende comportamenti personali verso il piacere: e le droghe, si sa, danno piacere di vari tipi affrontare, anche dal punto di vista culturale, il tema delle droghe significa non nascondere nulla di ciò che comporta l'uso della sostanza e battere questo uso con un livello culturale adeguato, con una discussione su cosa consistano il nostro benessere e i nostri piaceri. Questa convinzione, questo elevamento del livello culturale costituiscono la prima delle dighe personali che i giovani e qualsiasi persona possono opporre all'uso di queste sostanze. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.
MANICA La problematica relativa alla questione delle tossicodipendenze - com'è stato ricordato in questo Consiglio dal punto di vista più generale - non attiene esclusivamente agli ultimi anni o a questo scorcio di secolo, ma è problematica di cui nel corso del tempo e nella storia dell'umanità ci si è occupati più volte.
Nei circoli colti, intellettuali e culturali dell'Europa ottocentesca nei confronti delle droghe vi era un'atmosfera di benevolente curiosità.
Ricordo gli scritti importanti sulla cocaina di Freud; nella ricerca su queste sostanze, rispetto alle quali egli pensa di poter sempre, per quanto riguarda se stesso, evitare l'assuefazione, passando poi dagli scritti sulla cocaina al testo importante degli anni '20, "Il disagio della civiltà", vede un grande scacco nell'assunzione di droghe da parte degli esseri umani rispetto ai complessi disagi che l'acquisizione di sempre più alti processi di culturalizzazione, di sublimazione e di civilizzazione determinano.
Da una tale atmosfera di benevolente curiosità culturale passiamo, con autori successivi, sia dal punto di vista degli studi di ordine psicologico sia dal punto di vista degli studi di ordine sociale ad un fenomeno che conosce, negli ultimi anni, alcune caratteristiche di ordine quantitativo e qualitativo profondamente diverse. La dimensione del fenomeno stesso cambia profondamente, in modo inusitato, rispetto a tutti gli anni passati e a qualsiasi secolo nella storia da noi conosciuta.
Questa dinamica inizia a coinvolgere, in modo prevalente e quasi esclusivo, una fase ed un'età particolare della vita: l'adolescenza.
Una fase, comunque, che scandisce un sempre più difficile passaggio dall'infanzia all'età adulta e, di conseguenza, al rapporto complessivo con la società.
Il fenomeno, quindi, cambia sia qualitativamente sia quantitativamente per le dinamiche di ordine sociale che sottende e si collega in modo profondamente radicato a vecchie e nuove forme di criminalità. Ed è su questo cambiamento del fenomeno che spesso, tutti quanti, sia a livello di cultura psicologica e psicodinamica, sia a livello sociologico e di intervento politico-amministrativo, siamo sempre stati pressati dalla pura e semplice cultura dell'emergenza più che dalla cultura della possibilità di un intervento articolato e complesso, quale un fenomeno articolato e complesso richiede.
Come andare oltre l'emergenza e come porsi di fronte ad una realtà che richiede un intervento che coinvolge i vari livelli politici, istituzionali ed amministrativi? Se riconosciamo che si tratta di un fenomeno particolarmente articolato e complesso, possiamo di conseguenza affermare, insieme alla comunità internazionale, che ogni risposta banale e di semplificazione e che lo affronti da un solo versante, prima o poi si dimostrerà, forse, efficace per un certo periodo, ma sicuramente inefficace nel più lungo periodo.
L'esperienza ci insegna che un tale fenomeno richiede momenti diversi di intervento, diverse articolazioni nei vari rapporti istituzionali e i diversi livelli anche nazionali.
Non per nulla abbiamo significative prese di posizione di modifica dell'intervento sia da parte delle organizzazioni internazionali, a livello mondiale, sia da parte della stessa Comunità europea, proprio per la crescente globalizzazione del fenomeno.
In tal senso, ritengo estremamente interessante quanto scritto all'interno del Piano d'azione globale proposto per il 1995/1999 a livello europeo dove si individua, come cardine, una triplice articolazione di intervento: azioni volte alla riduzione della domanda, azioni volte alla repressione del traffico a livello internazionale e, molto interessante azioni orizzontali, ovvero di coordinamento tra Stati. Quindi, osservatori non solo nazionali, ma europei, reti di cooperazione tra città che presentano fenomeni analoghi e coordinamento operativo di tipo multidisciplinare.
Parallelamente al proseguimento del dibattito in sede di comunità internazionale, registriamo a livello nazionale un duplice ordine di fattori. Il fenomeno si sta modificando ed aggravando sotto i nostri occhi soprattutto in questi ultimi anni, sia per dimensioni qualitative e quantitative sia per nuovi rischi che si presentano e si evidenziano non solo per l'uso di nuove droghe, ma per il preoccupante collegamento tra tossicodipendenza e AIDS, per il presentarsi di nuovi fenomeni, non solo dal punto di vista sanitario e socio-assistenziale, ma anche per l'aumento della criminalità e della microcrimanalità.
Il preoccupante diversificarsi e modificarsi del fenomeno anche nella nostra stessa Regione, ci spinge a chiederci se l'attuale legislazione e gli attuali livelli di intervento siano adeguati alla realtà che abbiamo di fronte.
Per rispondere a questo interrogativo è del tutto evidente che ai vari livelli istituzionali, a seconda delle loro competenze, si devono affidare compiti importanti. Mi pare complesso e difficile pensare che il Parlamento della Repubblica - e in tal senso noi, con un ordine del giorno, invitiamo la Giunta regionale ad intervenire presso Governo e Parlamento affinché si modifichi la situazione - possa ulteriormente dilazionare la discussione sulle proposte e sui progetti di legge giacenti da anni presso le Commissioni della Camera, senza arrivare mai alla discussione e ad un intervento di merito, compresi i progetti di legge che affrontano livelli di intervento e di sperimentazione già operanti a livello europeo, e che si occupano anche delle cosiddette politiche di riduzioni del danno.
Consentitemi una digressione. Ricordo l'importante dibattito tra le diverse culture presenti nel Paese sul tema della legalizzazione dell'aborto in Italia. Vi erano due precise posizioni: coloro che dicevano "mai e poi mai" all'aborto, partendo da una convinzione profonda che va comunque sempre rispettata e coloro che sostenevano che il vero problema era quello della libertà dall'aborto e che il processo di legalizzazione avrebbe consentito un più efficace intervento di prevenzione e la possibilità di un superamento del problema. Uscendo da ideologie che non ci aiutano, che possono passare da culture proibizioniste, inutili dal tempo di Al Capone in poi, a culture di tolleranza senza principi, penso che in mezzo ci possa essere il terreno importante, che le donne italiane allora indicarono, della legalizzazione per la prevenzione e il superamento del fenomeno.
La legalizzazione di cui si parla in questo dibattito ripropone un grande momento di confronto tra culture e convinzioni profondamente diverse su una materia assai delicata, che attiene - come allora in relazione all'aborto - a problemi importanti che riguardano non solo la libertà individuale, ma il rapporto di ognuno con la vita e con la morte. Problemi che investono il livello di pensiero e la coscienza di ognuno, e non diktat o possibili imposizioni.
Penso siano queste le osservazioni da proporre al Parlamento, nel momento in cui andremo a discutere e a mettere mano a proposte di legge che assumano la questione della riduzione della sofferenza individuale - e di quella delle famiglie - oltre che un rapporto diverso con il complesso della società.
Il fenomeno è estremamente grande: non possiamo nasconderci. Sul piano pratico, delle leggi, propongo un atteggiamento di ordine pragmatista, di tipo anglosassone.
E' un livello di dibattito che attiene al Parlamento; però, non si pu pensare che questo sia l'unico e il solo problema, ritenendolo il toccasana e la soluzione di tutti i mali; se pure può salvare la coscienza di qualcuno, dire "sì" o "no" non risolve il problema delle tossicodipendenze.
Quindi, qui ed ora, in questo Consiglio regionale, dobbiamo rispondere con gli atti legislativi e gli interventi che ci competono.
Una sollecitazione emersa dal seminario del Consiglio regionale sulle tossicodipendenze è al Piano sanitario regionale, che deve tenere conto di tutti i nuovi aspetti del fenomeno: dai problemi della politossicodipendenza, a quelli posti dalla popolazione carceraria ed all'altissimo rapporto tra malati di AIDS e tossicodipendenti.
Oltre all'importante deliberazione assunta dal Comune di Torino, penso che anche il Consiglio regionale, con il Piano sanitario regionale debba porsi seriamente il problema dei finanziamenti, delle piante organiche e soprattutto quello, importantissimo, delle strutture a più bassa soglia di accesso. Quest'ultimo problema è la vera questione su cui ci dobbiamo misurare all'interno della Regione Piemonte, predisponendo, come hanno richiesto gli operatori intervenuti al seminario, criteri uniformi di valutazione degli interventi e protocolli di collaborazione dei vari soggetti a livello territoriale, per pervenire ad un approccio seriamente integrato al problema.
Proponiamo quindi che a livello territoriale e delle varie Aziende sanitarie si costituiscano agenzie territoriali in questo senso.
Proponiamo, infine, che il Piano sanitario preveda su questa problematica, in analogia alla legislazione e agli interventi di ordine europeo, anche un osservatorio regionale in materia.



PRESIDENTE

I lavori del Consiglio riprenderanno oggi pomeriggio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,05)



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