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Dettaglio seduta n.84 del 22/10/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Farassino e Ferraris.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 314: "Modificazione all'art. 4, comma ottavo, della normativa del Piano naturalistico della Palude di Casalbeltrame approvato con DCR n. 755-4268 del 12/4/1994"


PRESIDENTE

Iniziamo i nostri lavori con il punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 314.
In Commissione si sono espressi favorevolmente i Gruppi Forza Italia Alleanza Nazionale, CDU, CCD, Lega Nord per l'Indipendenza della Padania PPI e Pensionati per l'Europa; si sono astenuti i Gruppi Rifondazione Comunista e Patto dei Democratici; non hanno partecipato al voto i Gruppi PDS e Verdi Democratici.
Se non vi sono richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 8 astensioni.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame proposta di deliberazione n. 216: "Istituzione, ai sensi dell'art. 19, lettera a), dello Statuto regionale, di una Commissione speciale per l'elaborazione di testi unici della legislazione regionale" (ritiro)


PRESIDENTE

Il punto 12) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 216, licenziata con parere negativo dall'VIII Commissione.
I presentatori, che sono i componenti dell'Ufficio di Presidenza, la ritirano.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale) - Formazione professionale

Esame progetti di legge n. 121 e n. 134: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. n. 24/90 'Tutela del patrimonio storico e culturale delle Società di Mutuo Soccorso'" (seguito)


PRESIDENTE

Ritorniamo all'esame dei progetti di legge n. 121 e n. 134, di cui al punto 9) all'o.d.g.
In Commissione hanno espresso voto favorevole i Gruppi PDS, CDU, Forza Italia, PPI e Pensionati per l'Europa; si è astenuto il Gruppo Rifondazione Comunista.
Stamane i due correlatori hanno dato per letta la relazione.
Se non vi sono Consiglieri che intendono intervenire, passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 31 astensioni 5 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 31 astensioni 5 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Benso, Foco e Picchioni: al quinto comma dell'art. 3 è aggiunto il seguente comma: "3 ter. Le Province e i Comuni possono partecipare al finanziamento delle opere previste con contributi in conto capitale e in conto interessi, in misura tale da coprire l'intero costo dell'opera o concorrere all'abbattimento del 100% degli oneri derivanti da interessi su finanziamenti bancari".
La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Questo emendamento, che presentano i due correlatori, è conseguente al discorso che avevamo fatto stamane per accettare una proposta che veniva avanzata dalla Provincia di Alessandria, anch'essa presentatrice di proposta di legge.
Invece i correlatori non hanno trovato accordo sull'altra ipotesi avanzata dalla Provincia di Alessandria. Mi ero già pronunciato favorevolmente, ma non presento da solo un emendamento, perché mi pare che la legge, nel suo insieme, trovi l'unanimità del Consiglio e quindi questo fatto rende questa legge più forte; quindi non presento, personalmente o come Gruppo, altri emendamenti.



PRESIDENTE

Va bene. Allora rimane solo questo emendamento.
Se non ci sono dichiarazioni di voto sull'emendamento, lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 3 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 31 astensioni 4 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 31 astensioni 4 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 31 astensioni 4 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 31 astensioni 4 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 31 astensioni 4 L'art. 7 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI' 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 333 relativo alla discriminazione dei diritti delle donne in Afghanistan


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 333 presentato dalle Consigliere Ferrero, Minervini, Spagnuolo, Cotto, Manica, Suino, Simonetti e Casari, di cui al punto 14) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Abbiamo presentato questo ordine del giorno, sottoscritto da tutte le Consigliere regionali, in ordine alla situazione determinatasi in Afghanistan, dopo la presa della capitale Kabul da parte dei Taleban. Sono state ripristinate le norme rigidissime della "sharìa", che prevede la discriminazione e l'esclusione delle donne da tutte le realtà lavorative e da tutti i pubblici uffici, come nella vita e nella convivenza civile, e norme di restrizione rigidissime alla stessa possibilità di partecipazione all'attività scolastica e nei rapporti di convivenza all'interno della società.
I Ministri alle Pari Opportunità di tutta Europa, riuniti a Dublino nel mese di ottobre, così come aveva fatto la Comunità internazionale, sia a Vienna sia nell'elaborazione della Conferenza sulle donne a Pechino, hanno ripreso come punto importante quello dei diritti civili, sociali e umani delle donne, riconosciuti come parte fondamentale dei diritti universali dell'umanità. L'umanità considerata compiutamente, in quanto costituita da due sessi e dall'arricchimento della cultura e dei valori di cui entrambi sono portatori, porta ad un concetto più ricco. Pensiamo quindi che quelle direttive e quanto comunemente ormai è recepito a livello mondiale in questa direzione contrastino profondamente con quanto sta avvenendo adesso, in Afghanistan. I diritti universali delle donne, che vengono così vilipesi, sono il primo stadio per vilipendere i diritti di tutti o di molti altri all'interno delle società.
Così come i Ministri alle Pari Opportunità hanno richiesto a livello europeo, anche questo Consiglio regionale propone al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Governo italiano nel suo complesso, di intervenire a livello internazionale affinché queste norme rigidissime abbiano fine e le donne possano riprendere la loro partecipazione sia alla vita lavorativa sia all'interno dell'attività scolastica, senza alcuna discriminazione.
E' quindi un invito al Governo italiano affinché intraprenda un'azione attiva in questa direzione, così come è stato richiesto, e dovranno fare, e faranno gli altri Governi europei.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte in relazione ai recenti avvenimenti in Afghanistan e alla situazione che stanno vivendo le donne in quel Paese richiama le formulazioni universalmente accettate della Dichiarazione di Vienna e del Programma di Azione del 1993 ripresi dalla IV Conferenza mondiale delle donne di Pechino. I diritti umani delle donne e delle bambine sono parte integrante, inalienabile ed indivisibile dei diritti umani universali. La partecipazione piena e paritaria delle donne nella vita politica, civile economica, sociale e culturale a livello regionale, nazionale internazionale e l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione in base al sesso sono obiettivi prioritari della Comunità internazionale esprime la propria preoccupazione per la rigidissima applicazione in Afghanistan delle norme della 'sharìa' da parte della milizia Taleban che ha recentemente conquistato la capitale Kabul fa propria la presa di posizione della Conferenza europea sulle pari opportunità del 7/8 ottobre a Dublino, cui hanno partecipato tutti i Ministri competenti dei Paesi dell'Unione Europea e tra questi l'Italia, in cui si richiede che la milizia Taleban riapra immediatamente tutte le scuole, garantendo l'accesso a tutti/e gli studenti/studentesse senza discriminazione di sesso e di consentire a tutte le lavoratrici di tornare al lavoro impegna la Presidenza del Consiglio regionale a trasmettere l'ordine del giorno alla Presidenza del Consiglio, della Camera dei Deputati e del Senato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Varie

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 339 relativo alla visita dell'on. Berlusconi e all'improvvisa sospensione dei lavori del Consiglio regionale (rinvio)


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo al Presidente la cortesia di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno presentato questa mattina e citato a seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio.
Dato che mi sembra congruo il numero dei presenti, chiedo se è possibile iscrivere in questo momento - senza pretendere di votarlo oggi l'ordine del giorno in questione.



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che si tratta dell'ordine del giorno a firma dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativo alla visita dell'ex Presidente del Consiglio Berlusconi e alla sospensione improvvisa dei lavori del Consiglio.
Ne pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame ordini del giorno n. 259 e n. 269 relativi all'intervento di edilizia residenziale pubblica previsto in Via Pietro Cossa - Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo ora all'esame degli ordini del giorno n. 259, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, e n. 269, presentato dai Consiglieri Deorsola, Benso, Toselli, Ghiglia, Salerno, Vaglio, Rubatto e Cotto, di cui al punto 15) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Presidente, intervengo sia sull'ordine del giorno presentato dal Gruppo di Rifondazione Comunista che su quello proposto dalla maggioranza.
Come ha già avuto modo di dire il Vicepresidente Majorino, la Giunta è per l'approvazione dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Non mi dilungo a riprendere gli estremi della vicenda, perché ormai è nota a tutti i Consiglieri, sia componenti della Commissione che del Consiglio. Mi soffermo, invece, sulle indicazioni proprie di carattere istituzionale, che mi sono parse non sufficientemente evidenziate. Infatti la Giunta regionale può, in via di principio, dichiarare la propria disponibilità ad affrontare la questione e può anche impegnarsi, fin da subito, a verificare le condizioni tecniche per il mantenimento dell'intero finanziamento; ma non può sostituirsi all'Agenzia Territoriale per la Casa (ATC) di Torino, che deve quantificare gli eventuali oneri progettuali e di recessione contrattuale e soltanto successivamente individuare il soggetto a cui competerà l'esborso. E non può sostituirsi alla Città di Torino che deve scegliere, in virtù della sua esclusiva competenza istituzionale, se confermare l'area all'interno della E27 o individuare la o le eventuali nuove aree idonee, almeno dal punto di vista della specifica utilizzazione ad edilizia residenziale di tipo popolare.
Qualora tali nuovi siti non risultino idonei, dal punto di vista urbanistico, allora e soltanto allora potrà intervenire la Regione per approvare l'eventuale variante di Piano Regolatore Generale, anche attraverso un apposito Accordo di programma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Nel corso della precedente seduta, avevo posto una domanda che mi pare non abbia trovato risposta esplicita da parte dell'Assessore, cioè se il contratto stipulato per la realizzazione di queste torri da parte dello IACP è stato oggetto di rescissione o meno. E' evidente che, nel caso in cui questo contratto fosse stato rescisso, tutti i problemi politici e sociali che sono stati alla base della presentazione delle interrogazioni in qualche modo verrebbero meno, anche se resterebbe aperta la questione della disponibilità di queste risorse. Questa era la seconda domanda che avevo posto e cioè se a seguito della rescissione del contratto queste risorse restano a disposizione della Regione Piemonte, e quindi possono essere utilizzate per un altro intervento, oppure se tornano alla disponibilità del Ministero dei Lavori Pubblici e quindi al CER.
Poiché la discussione nella precedente seduta si era interrotta, in quanto non avevamo avuto risposta a questi due quesiti, mi parrebbe opportuno, prima di passare all'esame degli ordini del giorno, avere una risposta precisa da parte dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, ma la risposta dell'Assessore Botta al quesito che abbiamo posto, relativamente alle scelte della Regione Piemonte, che possono consentire all'ATC e al Comune di Torino di spostare quel finanziamento e, per quanto riguarda le competenze della Regione, a mantenere la possibilità di utilizzare questi finanziamenti, mi sembra che sia una risposta positiva, ma ipotetica.
Chiedo che, votando questo ordine del giorno, quell'ipotesi - cioè la formalizzazione di una disponibilità della Giunta regionale, per quanto di propria competenza, a permettere al Comune di Torino, se lo ritiene, e all'ATC, se lo ritiene, pagando quello che devono pagare, di spostare i finanziamenti - diventi un atto formale della Giunta regionale, fatte salve le conseguenze delle decisioni, per il Comune di Torino e per l'ATC, nei confronti di eventuali ditte che stanno lavorando; ma questo è un altro discorso.
A noi compete preparare un provvedimento, non so se deliberazione modifica legislativa o cos'altro, che dica al Comune di Torino se intendete spostare il finanziamento. Il finanziamento rimane in vita laddove voi deciderete di metterlo, a parte i problemi di eventuali varianti urbanistiche. Però il nocciolo del problema è: "Comportiamoci in modo tale che, se Torino lo decide, possa spostare il finanziamento". La risposta dell'Assessore mi sembra: "Siamo anche d'accordo a farlo". Facciamolo. A questo punto, penso che l'ordine del giorno possa anche essere votato da voi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Mi pare che l'Assessore abbia dato una risposta positiva alle domande che avevamo posto, perciò chiedo se non sia il caso di trovare una formulazione che possa essere votata all'unanimità.
Chiedo al Presidente dell'assemblea se, magari passando ad altri argomenti, ci può concedere alcuni minuti per trovare una formulazione che proprio per l'attenzione che devono avere i problemi della E27/E28, possa essere unanime.



PRESIDENTE

Se non ci sono obiezioni, si potrebbe soprassedere all'esame e alla votazione di questo ordine del giorno, in vista di trovare una soluzione unitaria per quanto concerne il medesimo. E' una proposta del Consigliere Deorsola.



CHIEZZI Giuseppe

Questi sono ritmi democristiani; votiamoli tutti e due, non è un problema. Li votiamo tutti e due, dicono la stessa cosa. Non sprechiamo carta e tempo.



DEORSOLA Sergio

La mia proposta non voleva essere dilatoria. Votiamo gli ordini del giorno. Acquisita l'indisponibilità dei colleghi, votiamoli.



CHIEZZI Giuseppe

Sono due iniziative parallele, convergenti: vengano votate entrambe ognuno ne mantenga la paternità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

In risposta al Consigliere Vindigni, volevo dire che abbiamo notizia della rescissione del contratto e abbiamo però anche notizia, come ho già detto, che l'ATC e il Comune di Torino si stanno attivando per individuare delle aree alternative. Non c'è un termine per i finanziamenti, però non si può andare avanti sine die con questo finanziamento, che potrebbe essere poi revocato dal Ministero.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Dato che c'è il fatto nuovo della rescissione del contratto, a me pare che la proposta del Consigliere Deorsola, di redigere un unico ordine del giorno del Consiglio, possa andare bene. Senza sospendere i lavori, si possono riunire alcuni Consiglieri, insieme all'Assessore e al funzionario si intende, quelli che hanno seguito questa questione - e stilare un unico ordine del giorno.



PRESIDENTE

Mentre proseguono i lavori l'Assessore, insieme ad altri Consiglieri può riunirsi per unificare gli ordini del giorno; non ci sono problemi.
C'è la seguente proposta: l'ordine del giorno n. 259 permane e verrà posto in discussione e votato così com'è, in quanto il Consigliere Chiezzi non ritira il suo ordine del giorno e non intende unificarlo con altri documenti.
Sull'ordine del giorno n. 269 c'è la proposta dei proponenti, accolta dalla Giunta e dai Gruppi consiliari, di unificare il testo. Quindi, se gli ordini del giorno rimangono due, si voterà su entrambi.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo per esprimere la contrarietà del mio Gruppo alla sospensione della votazione sul nostro ordine del giorno. Noi chiediamo di votarlo subito.



PRESIDENTE

Mi pare che ci sia una larga maggioranza a soprassedere, e poi voteremo.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Questa è una sorta di interruzione...



PRESIDENTE

No, i lavori del Consiglio non vengono interrotti, viene interrotta temporaneamente la votazione sui due ordini del giorno. C'è una proposta mi pare accolta dalla stragrande maggioranza dei Gruppi, il vostro Gruppo è contrario...



CHIEZZI Giuseppe

E' contrario, essendo finita la discussione sul nostro ordine del giorno, a non votare il nostro ordine del giorno. Siccome l'ordine del giorno è stato presentato da noi, siccome la discussione è stata esaurita e stiamo per votare, c'è un diritto dei Gruppi promotori dell'ordine del giorno di chiedere a quest'aula di essere conseguenti. Oppure la maggioranza può decidere anche di impedire ad un Gruppo che sia votato un proprio ordine del giorno?



PRESIDENTE

Non giungiamo a questo, Consigliere Chiezzi. C'è stata una proposta di sospendere questa votazione, che vede la larga maggioranza del Consiglio ma non si blocca la votazione, si vota tra dieci minuti.



CHIEZZI Giuseppe

Ho qualche malessere, però che si possa impedire ad un Gruppo, in sede di votazione, di votare quanto ha prodotto solo perché una maggioranza dice: "Non lo votiamo adesso, lo voteremo quando mi fa comodo". Ho dei dubbi in merito, anche per un rapporto tra noi, si figuri che questione di principio c'è su questo!



PRESIDENTE

Qui nessuno vuole conculcare la volontà di nessuno; c'è stata una richiesta, rivolta al Consiglio, di sospendere la votazione e il Consiglio a grande maggioranza, ha deciso di rinviare la votazione.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La questione è politica, non è solo tecnica, nel senso che l'impedimento a votare l'ordine del giorno di Rifondazione Comunista corrisponde ad una scelta politica di cercare una traboccante maggioranza in quest'aula. Scelta politica che, come lei sa, noi non condividiamo.
Allora i tempi della votazione, ho chiesto di votare solo per il fatto...



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, mi permetta di terminare la discussione. Se vuole concludere lei i lavori, non posso che cederle la Presidenza!



CHIEZZI Giuseppe

Lei non mi fa votare, è questo il punto!



PRESIDENTE

Non posso fare diversamente. Le sto dicendo che la mia non è solo un'interpretazione politica, essendo stato chiesto un tipo di sospensione che l'aula ritiene di dover concedere; la procedura era quella.
La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Farei una puntualizzazione. Nella premessa dell'ordine del giorno n.
269 aggiungerei le seguenti parole: "considerato che l'ATC di Torino ha rescisso il contratto di appalto per cui sono venute meno le ragioni di tensione sociale del quartiere", e nella parte dispositiva toglierei il punto c), perché era una domanda a cui già nelle premesse diamo risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Informo i colleghi che i due ordini del giorno sono abbastanza diversi e solo l'ordine del giorno di Rifondazione Comunista contiene la richiesta che è l'unica richiesta che interessa agli abitanti di Via Pietro Cossa che la Regione Piemonte si impegni a chiedere soluzione alternativa a Torino e si impegna essa stessa a consentire a Torino di non perdere i finanziamenti.
Questa scelta, che è quella che richiedono le popolazioni interessate è contenuta solo in questo ordine del giorno! L'altro documento è assolutamente generico, non dice nulla sul nocciolo della questione, parla d'altro! Dato che l'Assessore Botta, quando ha risposto, ha detto: "Io sono ben disponibile a fare quello che il primo ordine del giorno chiede", invito i colleghi semplicemente a tenere conto di questo fatto: che solo il primo ordine del giorno su questo punto compie la scelta, il secondo non lo fa.
Invito quindi tutti coloro che lo condividono a votare questo ordine del giorno, altrimenti questa scelta non la compiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Devo fare una brevissima precisazione. Le dichiarazioni dell'Assessore sono un dato acquisito, perciò è già una risposta ed un'anticipazione di quello che sarà il comportamento della Giunta. Invito quindi a votare per il nostro ordine del giorno; ovviamente teniamo conto anche di quella che è già stata una prima risposta della Giunta e dell'Assessore Botta in particolare.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, procediamo con la votazione dei documenti presentati.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

D'accordo.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 259, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che la decisione di costruire altri due edifici di edilizia residenziale pubblica in Via Pietro Cossa a ridosso di un'area già edificata e priva di servizi, bisognosa di qualificazione delle condizioni di vita più che di aggiunte di nuovi edifici che sottraggono spazi preziosi per i servizi ed aumentano il numero di cittadini destinati a condizioni ambientali di vita di bassa qualità rilevato che nella città di Torino abbondano aree abbandonate da precedenti attività, spesso a carattere industriale, che da lungo tempo sono inutilizzatee e che nell'ambito di un progetto di qualificazione urbana potrebbero essere destinate, anziché a piccole o grandi speculazioni immobiliari, a servizi e a residenza per i ceti a basso reddito osservato che la decisione di costruire gli edifici senza ascoltare le ragioni degli abitanti del quartiere, utilizzando in modo massiccio la forza pubblica per imporre tale progetto, sta suscitando gravi problemi di ordine pubblico in forza di un malessere sociale che ha ragioni di obiettività e che non si ritiene debba essere vinto con l'uso della forza invita il Presidente della Giunta regionale: a richiedere al Comune di Torino di individuare altre aree sulle quali realizzare l'intervento di edilizia residenziale pubblica oggi previsto in Via Pietro Cossa a predisporre le misure tecniche necessarie per consentire alla Città di Torino di utilizzare i finanziamenti assegnati in altre aree a non utilizzare mezzi di forza di qualunque tipo che non farebbero che aggravare il malessere sociale e turbare l'ordine pubblico".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI' 10 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 20 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 269 nel testo così emendato: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato il grave disagio sociale esistente nel quartiere E27 culminato addirittura con l'intervento della forza pubblica considerata la richiesta del Comitato spontaneo degli abitanti del quartiere E27 di realizzare gli altri due edifici (le cosiddette due torri) di edilizia residenziale pubblica in sito diverso da quello attualmente previsto ritenute pienamente condivisibili le richieste del Comitato spontaneo e così pure l'esigenza indifferibile di riqualificare tutta la zona dei quartieri E27 ed E28 considerato che l'ATC di Torino ha rescisso il contratto di appalto invita il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente ad esperire le necessarie ed opportune verifiche presso il Comune di Torino e l'ATC di Torino per conoscere: a) lo stato di fatto ad oggi b) le proposte concrete per l'eventuale rilocalizzazione in altre aree degli alloggi da costruire; considerando in proposito che eventuali aree alternative debbono possedere tutte le caratteristiche idonee per garantire l'immediata cantierabilità e le condizioni ambientali adeguate per la nuova residenza popolare c) le indicazioni circa le possibilità progettuali per il recupero ambientale dell'area E27".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI' 36 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'ordine del giorno è approvato.


Argomento: Zootecnia

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 340 relativo alle quote latte


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 340 relativo alle quote latte, a firma dei Consiglieri Gallarini, Ghiglia, Vaglio Deorsola, Montabone, Marengo, Spagnuolo, Saitta, Moro, Rubatto e Dutto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 348: "Adesione della Regione Piemonte alla Fondazione Italiana per la Fotografia"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 348, di cui al punto 13) all'o.d.g.
In Commissione hanno votato favorevolmente i Gruppi PDS, Lega Nord Patto dei Democratici, Alleanza Nazionale, CDU, CCD, Pensionati per l'Europa e Federalisti Liberali. Si riserva di votare in aula il Gruppo Rifondazione Comunista.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Volevo ribadire anche in aula una questione di principio che mi sembra abbastanza importante. Noi abbiamo espresso in Commissione, e lo ribadiamo il voto favorevole alla deliberazione.
Sta andando avanti, e può anche essere positiva, una nuova tendenza della Regione Piemonte, della quale si è discusso anche nella VI Commissione, di prevedere l'adesione della Regione Piemonte ad organismi e fondazioni. Nel passato c'è stata una linea di tendenza assolutamente contraria, e anche nel passato mi sembrava che forse una rigidità di questo tipo fosse eccessiva.
Credo tuttavia che si debba operare all'interno di criteri in qualche modo omogenei, non soltanto per noi Consiglieri, ma soprattutto per il mondo esterno, nel senso che l'associazione, la fondazione, l'organismo vario, che chiede alla Regione Piemonte di entrare a far parte, in maniera organica, del proprio Ente, deve poter capire in maniera oggettiva quali sono le ragioni dell'assenso e quali quelle del diniego. Altrimenti finiamo per avere organismi vari anche di grandissima qualità e di rilievo culturale dei quali fa parte la Regione ed organismi che possono ritenere che magari sono di uguale rilievo culturale di cui la Regione non fa parte.
In Commissione, durante la discussione, l'Assessore ha ritenuto di valutare positivamente quanto anche in sede di Commissione abbiamo cercato di mettere in evidenza a tutela di condizioni oggettive. Per nostra fortuna, nella Regione Piemonte vi è una miriade di iniziative di associazioni, di enti culturali, di fondazioni di grande valore, e dobbiamo fare in modo che esse possano comprendere le ragioni di una partecipazione o di una non partecipazione della Regione, perché una cosa è dare il contributo - e questo, se le iniziative sono di qualità e qualora si ritenga di darlo, ben venga, e ci sono delle leggi e dei criteri che regolano queste cose; altra cosa, invece, è partecipare, perché la partecipazione organica della Regione Piemonte è una carta di presentazione, un biglietto da visita, e sappiamo quanto questo può essere importante anche per contributi a livello nazionale, proprio oggi che c'è sempre di più un interscambio a livello europeo. Ma di per sé può essere importante.
Credo che sia da sottolineare in quest'aula che ci si deve dotare di una deliberazione di criteri in base ai quali si dica: "Queste sono le caratteristiche e i criteri". Quindi, una sorta di deliberazione quadro di criteri, in base ai quali la Regione si muove.
Poi la discrezionalità è sempre un principio che agli esecutivi, ma anche alla Pubblica Amministrazione, non solo riconosco, ma rivendico perché è la mancanza di discrezionalità che è un errore, ma la discrezionalità è importante. Potrò magari avere un parere difforme, nel senso che dico che l'Assessore, secondo me, avrebbe dovuto accordare oppure negare. Però è necessario che ci siano dei parametri.
Credo quindi importante la dichiarazione fatta dall'esecutivo di procedere, perché l'Associazione per la fotografia è probabilmente l'unica a questo livello che esiste in Piemonte, ma è necessario dotarci di una deliberazione in modo che la Regione abbia una deliberazione di criteri nei quali gli esterni, la comunità regionale piemontese si possa o meno riconoscere, ma che sia un elemento di certezza.
In questo senso ho voluto riportarlo, perché può essere utile che la Regione partecipi, dando vita, incentivando, sostenendo tutta una serie di iniziative di organismi e, in fondo, sostenendo anche una forma particolare di associazionismo alla quale si può dire che le fondazioni facciano parte ma credo che sia importante che questo avvenga attraverso dei criteri utili e di trasparenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'approccio a questa deliberazione, all'adesione a questa Fondazione per la fotografia è stato, almeno sino a questo momento, un approccio molto sfocato, perché l'Assessore poco o nulla ha detto sulle caratteristiche di questa Fondazione.
Quindi, anche la serietà che chiedeva la collega Spagnuolo nell'approntare dei criteri riconoscibili di adesione, in questa specifica deliberazione è difficile da individuare. L'Assessore propone di spendere 100 milioni per aderire a questa Fondazione. Avremo due rappresentanti nel Consiglio di amministrazione, però, illustrando la deliberazione, non ci ha detto né in Commissione né in aula di quanti membri è composto il Consiglio di amministrazione (noi, con 100 milioni, abbiamo due membri su quanti?) se il Consiglio di amministrazione è organizzato secondo strutture esecutive, se c'è un Comitato esecutivo, come è nominato questo Comitato esecutivo, come sono nominati gli organismi, con quali maggioranze, da parte di chi. In sostanza, nulla è stato detto. Abbiamo questa Fondazione diamo 100 milioni, poi si vedrà quanti ne verseremo e andiamo avanti così.
Da un lato, condivido la richiesta della Consigliera Spagnuolo dall'altro però non posso dare un voto favorevole ad un'iniziativa così sfocata, tanto per usare un termine che si apparenta con il contenuto di questa deliberazione. Quindi su questa proposta di deliberazione noi ci asterremo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Mentre condivido appieno e ringrazio molto, non solo ho considerato positivo in Commissione, ma considero estremamente positivo un contributo lo voglio dire alla Giunta, al Presidente e a tutta l'aula - prezioso di ragionamenti, dovuto al ruolo significativo - per carità, non mi permetto di dare giudizi, ma un apprezzamento posso esprimerlo - di un Consigliere a beneficio dell'intera Regione.
Pertanto ho preso l'impegno di non presentare alla Commissione nessuna proposta di adesione fino a quando la deliberazione quadro dei criteri non sia approvata dalla stessa Commissione; in merito ho iniziato immediatamente a lavorare, in collaborazione con il Comune di Torino (siamo compartecipi sotto molti aspetti).
Tuttavia mi permetto di dire - e ringrazio molto la Consigliera Spagnuolo per averlo sottolineato da una posizione di minoranza critica, di opposizione severa, ma obiettiva - che prima in Regione c'era un blocco su queste cose, rimesso ora in moto grazie ad un meccanismo che dà alla Regione quella funzione di indirizzo e di interlocuzione che le è propria facendo crescere alcuni livelli di partecipazione.
Ribadisco il mio impegno; sto lavorando con il Comune di Torino e con la Provincia per concordare i criteri, indi porterò tutto in Commissione: è un contributo che diamo.
Rispetto a quanto detto dal Consigliere Chiezzi, devo invece far notare due cose. In primo luogo, mi scuso se alla Consigliera Simonetti non sono pervenuti i documenti da lei richiesti, ma di certo sostenere che la Fondazione Italiana per la Fotografia sia sconosciuta, mi sembra veramente un azzardo. I Consiglieri di lungo corso ne hanno visto tutta l'evoluzione inoltre, in Commissione ho portato - sarò noioso e pedante, ma zelante tutto il documento esplicativo della Fondazione Italiana per la Fotografia e l'ho distribuito a tutti i Consiglieri, anzi ho diffuso un bellissimo depliant in cui si spiegava cos'era la Fondazione, come funzionava, cos'era l'Associazione, ecc. Ripeto, mi scuso se questo materiale non è arrivato pensate che in Commissione ho portato addirittura l'invito all'inaugurazione.
Credo che tale Fondazione sia una delle più conosciute e personalmente mi sono sforzato di farla conoscere di più in Commissione e in Consiglio.
Poiché il mio sforzo non è stato sufficiente, nel momento in cui discuteremo dei criteri in Commissione, e di conseguenza istruiremo una pratica per ogni Fondazione e la porteremo preventivamente, farò ancora di più. Ripeto però che per l'Associazione per la Fotografia mi ero anche premurato di far avere in Commissione il carteggio e il depliant relativo alla storia dell'Associazione.
Aggiungo un'ultima cosa, che non era richiesta. E' arrivato dal Ministero della Cultura francese un complimento per il fatto che il Piemonte sia diventato interlocutore della Francia in materia di arte fotografica. Posso ribadire con certezza che la grande mostra, che verrà coprodotta con la Fondazione per la Fotografia di Parigi, avrà la prima mondiale a Torino e la seconda a Parigi. Non posso garantire ai Consiglieri l'invito alla mostra di Parigi, ma posso garantire quello alla mostra di Torino, che comunque sarà la stessa.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 33 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Zootecnia

Esame ordine del giorno n. 340 relativo alle quote latte


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 340, presentato dai Consiglieri Gallarini, Ghiglia, Vaglio, Deorsola, Montabone, Marengo, Spagnuolo Saitta, Moro, Rubatto e Dutto, testé iscritto all'o.d.g.
La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Le eclatanti manifestazioni di questi giorni, organizzate dagli allevatori piemontesi, hanno richiamato l'attenzione di tutti i cittadini sulla gravità dei problemi che da qualche tempo coinvolgono gli allevamenti zootecnici: prima la BSE (mucca pazza), poi la rivalutazione della lira che ha penalizzato la nostra produzione agricola.



RIBA Lido

Scusi, Presidente, sono presenti alcuni cittadini interessati alla questione: dove possono seguire il dibattito? C'è un altoparlante, ci sono televisori a disposizione del pubblico?



PRESIDENTE

Il pubblico può accomodarsi in Sala Morando e seguire la seduta attraverso gli schermi televisivi.
Prosegua, Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Le eclatanti manifestazioni di questi giorni, organizzate dagli allevatori piemontesi, hanno richiamato l'attenzione di tutti i cittadini sulla gravità dei problemi che da qualche tempo coinvolgono gli allevamenti zootecnici. Prima con la BSE (mucca pazza), poi con la rivalutazione della lira, che penalizza le nostre produzioni agricole, tanto che gli industriali non hanno pagato sino ad oggi il prezzo del latte a suo tempo contrattualmente concordato.
Ultimamente, come se ciò non fosse sufficiente, si è aggiunta la richiesta di pagare il cosiddetto superprelievo sul latte prodotto in più della quota assegnata. Solitamente questo mondo agricolo abituato a lavorare e a lavorare duramente, si è visto costretto a protestare e ad assumere iniziative fuori dal comune, quali l'organizzazione di manifestazioni.
Il perché di questa protesta: l'oggetto del problema sono le quote latte, di cui si parla da tanto tempo, sin dalla loro istituzione, dal 1984, e che con alterne vicende e vicissitudini, dopo dodici anni di non buona gestione, arriva soffertamente al dunque con la richiesta ai produttori di pagare le supertasse che sono dell'ordine di L. 750 al litro e diversi milioni o centinaia di milioni per ogni azienda agricola.
Occorre, a questo punto, fare una breve storia, per fornire compiutamente la realtà del problema. Nel 1984 il nostro Governo e il Ministro titolare allora dell'Agricoltura accettarono, in sede comunitaria un plafond di quote pari a 90 milioni di quintali, quantità di gran lunga inferiore sia alla necessità di difendere la nostra produzione che agli stessi consumi nazionali, offrendo in tal modo ampie quote di mercato dei prodotti caseari a prodotti provenienti da altri Paesi della CEE, a scapito dell'incremento della nostra produzione e dei nostri allevamenti.
Gli allevatori già in passato male accolsero queste limitazioni e produssero quantitativi di latte che risultarono superiori ai quantitativi assegnati in termini di quote. Ne conseguirono un lungo dibattito e multe di non lieve consistenza, dell'ordine di 3.600 miliardi, che pagarono tutti i produttori agricoli a livello generale. La cosa si ripresenta nuovamente in questi giorni perché il Governo, con un'intransigenza non riscontrabile in altre occasioni, intende far pagare il superprelievo che grava, per la nostra Regione, per 63 miliardi; per la Lombardia 184 miliardi; per il Veneto 77 miliardi; per l'Emilia Romagna 76 miliardi. E per noi con uno sfondamento di 850.000 quintali, cioè con una produzione maggiore rispetto alle quote consentite.
La situazione in Piemonte risulta essere la seguente: produttori di latte: 7.800 produttori nei limiti della quota: 6.000 produttori a cui viene richiesto il superprelievo: circa 1.800.
La quota a noi assegnata è complessivamente di 7.100.000 quintali, a fronte di una produzione di 8.400.000 quintali, più quindi una produzione di 1.300.000 quintali sottratti all'applicazione del superprelievo 450.000 quintali - per via della compensazione nazionale, mentre sono state respinte in sede nazionale altre priorità di compensazione che avrebbero potuto ridurre ulteriormente l'entità del superprelievo.
All'uopo, da parte degli allevatori interessati e anche da parte delle Regioni interessate a questo grave problema, si è fatto ricorso a tutte le iniziative possibili e legali per bloccare la scadenza dei pagamenti.
Interventi ripetuti dei produttori e delle Regioni interessate sono stati fatti al Ministro dell'Agricoltura, il solo deputato ad assumere un provvedimento di dilazione dei pagamenti, in attesa di individuare qualunque soluzione di merito. Forse la posizione del Ministro potrà cambiare oggi stesso, in modo da poter ottenere il rinvio di alcuni mesi del pagamento della supertassa, che consenta di individuare soluzioni definitive di questo problema. Certo che per dare soluzioni definitive occorrono delle modifiche che incidano in modo rilevante sulla sostanza, e che si possono individuare: 1) ricontrattazione delle nostre quote sulla base delle nostre produzioni dei nostri consumi ed al titolo di grasso della nostra produzione 2) scivolamento di alcuni mesi nell'attuale pretesa di riscuotere il superprelievo per consentire probabili soluzioni equitative che possano essere di comune soddisfacimento 3) regionalizzazione delle quote con riferimento alla produzione 1995/1996 e tali da coprire interamente questo quantitativo di produzione 4) provvedere alla riorganizzazione delle quote depurate da eventuali incrostazioni che possono fuorviare dalla reale situazione di produzioni non troppo chiare od anomale 5) attuare una seria, chiara e definitiva normativa che eviti di pasticciare da parte di chicchessia, alterando dati e situazioni reali 6) evitare, com'è avvenuto in passato, che una burocrazia miope, incapace di dare trasparenza e precisione, accumuli nuovi errori capaci di creare nuove confusioni.
Voglio semplicemente concludere che questo problema, in sospeso da anni, è venuto casualmente a cadere in questo momento, che sempre è stato problema gestito in sede centrale, sia pure con il rimbrotto di tutti, ma con il consenso di tutti.
La Regione non può, se non a determinate e chiare condizioni, quali quelle che noi auspichiamo nell'ordine del giorno, risolvere i problemi la cui competenza e potestà legislativa e finanziaria è di altri soggetti istituzionali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Assessore, noi prendiamo atto della sua relazione, che crediamo sia stata completa sull'argomento, anche se abbiamo alcune difficoltà nell'accettare le linee che questa relazione propone. Certamente non mettiamo in dubbio le difficoltà che in tutti questi anni hanno visto la categoria dei produttori, degli agricoltori e così via, in tante situazioni che sono emerse e che la storia ha raccontato. Non mettiamo in dubbio sicuramente la loro capacità di riuscire comunque di fronte alle tante difficoltà a continuare il proprio lavoro e la propria attività. Ricordiamo però che in questa situazione emergono alcuni fattori, che vanno evidenziati: primo fra tutti è che se il latte non fosse contingentato dalle quote latte, con un costo che oggi è di circa 800 lire, il costo sarebbe la metà. Quindi, tutta quella produzione di latte, che in questi anni ha visto attraverso le quote latte contingentare il prodotto latte in Europa, ha consentito anche ai coltivatori di ottenere un contributo latte sicuramente superiore a quello che avrebbero ottenuto. Queste sono cose che in questa sede vanno anche dette.
Secondo aspetto. Credo che vada messo in evidenza il fatto che oggi i coltivatori non sono di fronte alla restituzione del danaro preso più ad una multa, ma sono di fronte alla restituzione di una parte dei soldi che hanno preso per il latte che hanno prodotto in più: 500 lire circa sulle 800 lire che hanno preso. Sono quindi condizioni che vanno dette per mettere a punto la situazione attuale.
Tutti quanti ci auguriamo che, attraverso lo sforzo che tutti cercano di fare in questo momento, Governo compreso, l'Unione Europea, in qualche modo, sospenda il pagamento di queste soprattasse, di queste difficoltà cui oggi sono di fronte i nostri coltivatori.
Però non dimentichiamo alcuni ordini di motivi importanti. Primo: il rispetto di chi ha agito nella norma. Una percentuale altissima (l'85% in Italia e il 75% in Piemonte circa) di produttori latte sono rimasti nelle norme. E in questi anni hanno, con difficoltà, acquistato quote, ecc.
Comunque, hanno rispettato le norme e sono rimasti all'interno delle quote di produzione che loro dovevano produrre. Nulla di più.
Ecco, cosa diciamo loro? Io mi chiedo in questo momento: cosa diciamo loro? Andremo a dire che noi, in qualche modo, abbiamo tentato di sanare per chi, in questi anni, ha fatto quello che non doveva.
Ora quindi credo che, pur chiedendo tutti che l'Unione Europea sospenda, pur chiedendo tutti che il rispetto a chi ha agito nella norma vada affrontato, comprendiamo che qualcosa vada fatto per chi oggi si trova in difficoltà.
Che cosa possiamo fare? Ecco, io direi che intanto dobbiamo verificare perché molti lo stanno denunciando, eventuali errori di conteggi delle quote che vengono loro addebitate. Se questo è vero, è un dato che va verificato; quindi questo va chiesto all'AIMA e al nostro Governo. E poi se devono essere riscritte le quote latte, d'accordo questo venga fatto, ma tenendo conto di tutta la storia della produzione, non soltanto degli anni 1995/1996, ma partendo dal 1989, anno di istituzione delle quote latte perché durante questi anni tutta una serie di produttori ha scritto la propria storia di produzione, che va rispettata. Altrimenti cosa rischiamo? Che per alcuni (il 15-20% in Italia e il 15-20% in Piemonte) facciamo riferimento al livello di produzione fermo soltanto al 1995/1996, quando essi hanno prodotto di più di quello che dovevano produrre; mentre altri hanno rispettato le norme. Che fare allora? Siamo di fronte all'ordine del giorno che alcuni hanno preparato. Noi avevamo apposto la nostra firma, ma l'abbiamo ritirata anche perch riteniamo che su alcuni punti dovrebbero essere fatte alcune modifiche.
Per quanto riguarda il punto a) dell'ordine del giorno, dove si dice "di rinegoziare in sede UE l'attribuzione della quota complessiva spettante al nostro Paese sulla base dell'effettiva produzione, nonché del tenore dell'esatta percentuale di grasso della produzione stessa", questo pu essere accettato.
Per quanto riguarda invece il punto b), dove si parla "di trasferire la competenza della gestione delle quote alle Regioni", anche questo va bene "a condizione che il trasferimento avvenga in dati certi", nel senso di tenere anche conto della quota complessiva degli anni 1995/1996, ma non come se quella quota fosse un parametro assoluto! Il punto c) non può essere accettato. Noi chiediamo di prorogare il termine di pagamento per la compensazione della campagna 1995/1996 di almeno tre mesi e, nel contempo, di procedere alla correzione delle posizioni errate e al ricalcolo degli importi, nonché di definire una forma agevolata di dilazione dei pagamenti della multa. Chiediamo cioè tre mesi di tempo per verificare il tutto, ma non che si prenda come dato fermo il 1995 e il 1996 e si autorizzi questo come dato successivo e non si paghino più le multe nel tempo.
Riguardo all'annata in corso, poiché siamo già al settimo mese di produzione, occorre che il Governo adotti urgentemente i provvedimenti opportuni per "attuare in tempi rapidissimi un programma di ristrutturazione dell'assegnazione delle quote latte che consenta effettivamente il passaggio di quote dalle regioni eccedenti alle regioni carenti". Siamo di fronte a questo dato, quindi questo va verificato. Siamo a sette mesi di produzione.
Infine, propongo di adottare una modifica della legge n. 468/92, con l'obiettivo di dare immediata ricorrenza ai contratti di affitto di sole quote ed abrogare il disposto che prevede la riduzione della quota b) nel caso di acquisto di quote a).
Se fossero inseriti questi punti, quindi modificare il punto c) e aggiungere un punto d) all'ordine del giorno, noi potremmo apporre la nostra firma ed approvarlo. In mancanza di questo, siamo in difficoltà e dovremmo votare contro l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Ci sono certamente due partiti, non quelli tradizionali, ma due divisioni su questo argomento. C'è chi, mi pare, sostiene la tesi, peraltro legittima, del collega Peano; io ne ho un'altra. Ma per fortuna oggi abbiamo l'opportunità di discutere, con un po' di tempo a disposizione, in Consiglio regionale.
C'è il partito di quelli che dicono: "I produttori che hanno superato le quote assegnate devono pagare le multe, poi vedremo di aiutarli, cioè li condanniamo; poi la clemenza dello Stato vedrà come contenere, in qualche maniera, la loro situazione drammatica". Ci sono gli altri - naturalmente io appartengo a questa seconda area, che si rispecchia nell'ordine del giorno firmato da molti Capigruppo e dal nostro Capogruppo Marengo in particolare - che dicono che questa questione non può essere liquidata in termini, vorrei dire, tra il semplicistico e il banale, perché si tratta di un'operazione di drammatica e sostanziale incidenza sull'economia della nostra Regione, sull'economia zootecnica in generale, che deve essere oggetto di un ragionamento approfondito.
Vorrei sottoporre la questione al Consiglio regionale, dove ci sono molti colleghi che, naturalmente, non sono tenuti a conoscere strettamente la questione agricola, come d'altronde molti di noi non ne conoscono assolutamente altre, ma conoscono invece bene le regole e le connessioni dell'economia. Io cercherò di fare qualche riferimento che possa essere di ordine generale.
Vedete, in questa assegnazione delle quote, la prima regola per definire una multa è la certezza di ciò che ti spettava, di ciò che dovevi fare e la misurazione di ciò che esattamente hai fatto in violazione della legge. Qui intanto non c'è la legge, prima cosa. La legge parla generalmente di quote. Le quote sono state attribuite prima allo Stato italiano, poi dallo Stato italiano sono state trasferite alle Associazioni dei produttori e, solo quest'anno, attraverso un marchingegno che chiunque voglia seguire, con un po' di diligenza, di continue precisazioni rettifiche, modifiche fatte da parte dell'AIMA (non apriamo questo capitolo! Basta il nome, insomma) sono arrivate ad un'attribuzione ai singoli produttori.
Dico questo a dimostrazione di quanto grande sia l'incertezza dei dati di attribuzione ai singoli produttori, sulla base dei quali si dovrebbero conteggiare multe da rovina del settore. Sta di fatto che tutti i Tribunali Amministrativi - è possibile me ne sfugga qualcuno: forse il Piemonte...
ma, come dire?, i Tribunali Amministrativi bisogna prenderli con beneficio d'inventario per le loro visioni anche soggettive dei problemi - hanno accolto tutti i ricorsi di non pagamento. Infatti, non c'è alcuna certezza non c'è alcun dato giuridico certo.
Vorrei che i colleghi che ostentano e si confermano nell'affermare che i produttori "devono pagare" - nessuno dice cosa diversa - avessero la bontà di visionare gli elenchi dell'AIMA, che chiedo all'Assessore di portare in visione al Consiglio regionale. Si tratta di elenchi squinternati, incomprensibili, cervellotici e pieni di errori: una volta visionati, mi direte se possono essere ruoli d'imposta sulla base del quale il sostituto d'imposta, in questo caso il caseificio, può applicare le multe e versarle.
Credo che qualunque esattore al quale venisse affidato un tale ruolo lo respingerebbe subito, poiché rischierebbe di dover pagare in proprio per il danno causato all'utente, che potrebbe sempre affermare: "Quella non è la mia situazione".
Altro punto importante, sul quale chiedo particolare attenzione, poich la questione è di derimente importanza etica, morale, giuridica e politica.
Si afferma che i produttori sapevano, sulla base degli elenchi suddetti quanto dovevano produrre: dunque, se hanno prodotto di più, è giusto che paghino. A questo proposito richiamo il fatto che molti produttori, pur conoscendo le quantità massime di latte producibile, non lo stanno producendo affatto! Sapete cosa fanno? Una volta ricevuta l'attribuzione l'affittano ad altri poveracci che non hanno avuto attribuzioni: incassano 150 lire al chilo e vivono di rendita. Di questo fatto non parlate quando affermate che ci sono diritti e non diritti! In molti, in questo Consiglio, abbiamo lottato per l'abolizione dei diritti feudali, della mezzadria, degli affitti insostenibili: vogliamo che si ricrei una condizione per cui chi ha il diritto a produrre, e che affittando tale diritto ricava una rendita maggiore di quelle che ricaverebbe dalla reale produzione, abbia la possibilità di mettere in opera lo squallido, inaccettabile, antidiluviano, medievale commercio delle quote? Tale commercio è l'inferno che sta attualmente travolgendo la zootecnia! Il conteggio è rapido: un'azienda che abbia 50 giornate di terra circa 20 ettari - e cento mucche nella stalla, avendo titolo a produrre può farlo nell'ordine dei 7/8.000 quintali di latte all'anno. Bene: tale azienda smette di produrre ed incassa 100 milioni all'anno di affitto del diritto. Ma non è finita qui! Sullo stesso seminativo coltiva mais "beccandosi" i contributi dell'Unione Europea ed incassando quindi altri 100 milioni: non servono più di due persone, che vivono sostanzialmente di rendita a carico dell'Unione Europea. L'affittuario, nel frattempo cercherà disperatamente di produrre a 150 lire in meno al chilo: d'altronde, se ha due figli, cinquant'anni, e non sa dove andare, tenterà il tutto per tutto. Siccome, però, non riuscirà a sopravvivere, trascorso breve tempo, qualcuno gli dirà: "Bene. Non ce la fai; lascia stare: dammi le quattro quote che hai e lavora per me". In pratica, ristabiliamo la soccida: il vecchio contratto, medievale, della Barbagia.
Abbiate pazienza, colleghi - e scusate se mi accaloro - solo se si hanno gli occhi foderati di salsiccia non si comprende che sta accadendo quanto già avvenuto per la zootecnia da carne! In questo modo, si liquida ogni prospettiva: altro che salvare la zootecnia! Prima di parlare su chi ha diritto a produrre e chi no, è bene fare qualche riflessione. D'altronde, quali sono i diritti dello Stato, visto che fino all'anno scorso ha pagato tutto, senza dire niente a nessuno? Come si faceva a sapere se quest'anno avrebbe pagato o meno? Ultima considerazione. Nessuno afferma che non bisogna pagare, ovvero "mettersi a posto" da parte di coloro che non si sono messi a fare i trafficanti illegali, i banchieri, gli esportatori di valuta, ma si sono messi a produrre un po' di latte.
Sapete qual è la perdita sui capitali zootecnici intervenuta in 15 giorni? Il prezzo delle mucche, dai 3 ai 5 milioni, è sceso a meno di un milione; chi aveva duecento mucche ha perso ben 500 milioni: quell'azienda non vale più niente! E, attenzione, c'è molta gente che ha interesse a che perda di valore per farne grande incetta, creare grandi aziende e... fare la fine dell'Argentina con l'agricoltura! Queste cose bisogna saperle; è troppo facile dire: "Lì ci sono gli elenchi: devi pagare". Intanto, chi deve pagare 600/800 milioni di multa non può farlo; e di fronte ad una fideiussione bancaria, lo Stato non pu fare nulla. Per contro, ci sarà il fallimento dell'azienda e il trasferimento della proprietà a qualcun altro.
Personalmente, ritengo che tutti i produttori "senza quota" debbano essere messi in condizione - pagando, magari, anche se non ne sono molto convinto - di ottenerla. Però, se contemporaneamente pretendiamo che il settore paghi il 10% dei suoi incassi in multe e riduca della stessa percentuale la propria produzione per non incorrere, l'anno prossimo, in multe ancora maggiori - si profilano, invece di 63, ben 100 miliardi di multe - nel giro di una settimana-dieci giorni, il settore "salterà". Le manifestazioni nascono da questo bisogno di sopravvivenza.
E' certo che nessuno ha impedito ad alcuno di produrre quote maggiori di quelle previste; si è trattato di un reato consumato alla luce del sole e le istituzioni, che controllavano, sapevano! Ultimissima questione. Per un meccanismo che non sto a richiamare, il latte viene calcolato anche in base al tenore di grasso, che per le mucche piemontesi è basso (motivo per cui si devono produrre quantità minori).
Vorrei spiegare a quanti sostengono che si deve pagare - non mi riferisco tanto a quest'aula, quanto alla questione aperta in Piemonte - un fatto molto semplice: al latte tedesco è riconosciuto il 4,2% di grasso dato reale; al latte piemontese è riconosciuto il 3,5%, ma il dato reale è dal 3,7% in su, testimoniato dal nostro contratto-tipo di cessione del grasso, che prevede che al di sotto del 3,7% i produttori che conferiscono pagano addirittura una penale. Un tale tipo di contratto non sarebbe stato accettato se la percentuale del 3,7% di grasso non fosse, almeno, un dato medio; dato medio che, se applicato, non darebbe adito al pagamento di almeno metà delle multe.
Come tutti sappiamo, una volta versato all'erario del denaro, il rimborso può avvenire anche dopo dieci-dodici anni; non possiamo permettere un'operazione di una tale leggerezza.
Non voglio dare voti qua e là, ma soltanto un 10 e lode a quei produttori che coraggiosamente sono scesi in piazza, portando all'attenzione pubblica nazionale le ragioni di una categoria che, dopo la "mucca pazza" e il calo del prezzo delle pesche e della frutta, è a rotoli e con prospettive di grandissimo rischio.
Ringrazio il Presidente e l'Assessore per aver introdotto, con il tempo necessario, questo argomento. Spero che la Regione, che non è chiamata tutti i giorni ad occuparsi di agricoltura, sappia affrontare la questione partendo da un dato oggettivo. Nel settore zootecnico vi sono 20 mila occupati, più 10 mila nell'indotto; defalcando la produzione del 12%, come previsto, è chiaro che, se non subito, nel giro di un anno defalchiamo l'occupazione del 10%: 3.000 persone espulse per un processo di ristrutturazione che gonfierà rendite e capitali di alcune grandi aziende.
Il maggiore produttore piemontese non arriva a 20 mila quintali di quota e il primo assegnatario dell'AIMA arriva a 200.000 quintali di quota (credo che sia la Società Cirio di Napoli).
In presenza di queste situazioni, capite che andarsela a prendere con l'imprenditore Tizio che nel tal Comune sperduto ha splafonato, mi sembra che sia al di sotto di una strategia politica! Questo è quanto.
In conseguenza di questo sono d'accordo sull'ordine del giorno proporrei che lo concludessimo, ma ho avuto adesso la notizia al telefonino non so sia vero - che da Bruxelles è stato concordato il rinvio fino al 31 dicembre. Finora le aziende lombarde hanno versato; quelle piemontesi grazie all'intervento di molti, per il momento non hanno versato. Se è vero che fino a dicembre è stata concessa una proroga, abbiamo qualche giorno davanti.
Concluderei comunque, a scanso di equivoci, il nostro ordine del giorno con un invito ai caseifici piemontesi, che fanno parte, oltre che della nostra società, dell'economia del settore, a non applicare prelievi e non effettuare versamenti finché la situazione non sarà meglio chiarita.
Mi era sfuggita la questione della regionalizzazione delle quote: questo è veramente nella linea di un federalismo serio. Non si può partire con i camioncini carichi di pratiche, andare a Roma, avanti e indietro incorrere in errori su errori: bisogna che almeno la gestione di una partita così locale e così legata al territorio sia trasferita alle Regioni. Alle volte ho dei dissidi con l'Assessore Bodo - non su questo punto - ma sono delle dialettiche. Certo non possono trasferirci la gestione nelle condizioni attuali, con la competenza di far pagare le multe. Riconoscano la produzione che abbiamo.
Noi rappresentiamo un sistema politico e socio-economico che è quello della Regione Piemonte. Naturalmente ci facciamo carico di tutte le compatibilità, ma prima di tutto dobbiamo essere portatori di questa rappresentanza, altrimenti per sentirci dire che quel problema deve ricadere soltanto sui nostri produttori e sulla nostra economia, è chiaro che sarebbe una dismissione del nostro ruolo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio, che interviene in qualità di Consigliere.



VAGLIO Roberto

Colleghi, credo che su questo argomento parli già a sufficienza l'atteggiamento che le forze politiche, e soprattutto gli esponenti politici che effettivamente vivono questo fenomeno, hanno dimostrato in questa sede. Il problema sta in un meccanismo perverso e in un ente che non funziona.
L'Assessore Bodo per le sue competenze e il mio Assessorato per le proprie, si ritrovano sistematicamente a dover inviare dei funzionari all'AIMA, con tanto di dischetto e di documenti dietro, perché la sola spedizione dei documenti ed il solo invio dei dischetti non è sufficiente: i documenti vengono persi e stessa sorte subiscono i dischetti.
L'AIMA è uno strumento decisamente inefficiente; il Ministero dell'Agricoltura ha dimostrato, questa volta quanto mai, che deve essere definitivamente accantonato, sciolto, le sue competenze devono essere date alle Regioni. E' proprio questo comportamento incredibile del Ministero all'Agricoltura che ha messo e sta mettendo, al di là del pagamento o meno delle contravvenzioni, l'industria casearia e la zootecnia piemontese in ginocchio. Il crollo dei prezzi che ha illustrato il collega Riba non è una facezia, è una tragica realtà dalla quale difficilmente riusciremo ad uscire, se non assumendo, come Regione, un ruolo forte nella riconsiderazione della potenzialità delle nostre aziende, nella capacità produttiva delle nostre aziende e gestendo noi, come Regione Piemonte l'attribuzione delle quote in base alla produzione del 1995/1996.
Non sono d'accordo con l'interpretazione riduttiva che ha fatto il collega Peano; non sono affatto d'accordo. La situazione di riferimento deve essere sicuramente, come dice l'ordine del giorno, la situazione del 1995/1996 e poi l'intervento della Regione diventa indispensabile per valutare chi è buono e chi è cattivo, ma non in funzione degli splafonamenti, ma in funzione di quel comportamento ignobile che qualcuno ha avuto di affitto delle quote. Chi ha affittato le quote lucrando sulla disperazione altrui deve essere privato delle quote; questa deve essere la forza e la capacità della Regione di pilotare i processi, di pilotare il settore.
Ringrazio il collega Bodo, perché ha avuto coraggio nell'affrontare il problema nel modo in cui l'ha affrontato. Devo dire che non tutte le organizzazioni professionali erano d'accordo con questa interpretazione molti erano dell'opinione che chi non aveva splafonato - che sono la maggior parte dei produttori - doveva essere in qualche modo premiato, non considerando che chi non aveva splafonato probabilmente non l'aveva fatto perché le sue condizioni finanziarie non lo permettevano. Le aziende sono pesantemente penalizzate in questo momento in questa congiuntura europea.
Credo che il documento sia forte; probabilmente avrei messo al primo punto la competenza regionale sulla gestione di questi fenomeni; avrei messo al primo punto il messaggio che queste nostre Regioni hanno mandato al Governo centrale.
Noi vogliamo che la competenza sull'agricoltura sia a pieno e totale carico delle Regioni, perché questa cabina di regia del Governo centrale questa cabina di regia del Ministero dell'Agricoltura (anche se adesso gli hanno cambiato nome) non funziona e dimostra puntualmente le sue inefficienze tutte le volte che si apre una crisi.
Quindi, a nome del mio Gruppo, i complimenti a chi ha gestito questo problema, al Presidente della Giunta, all'Assessore e al Presidente del Consiglio e della Commissione, perché c'è voluto del coraggio, ma si è venuti fuori con un documento forte che dimostra la volontà e la capacità della Regione di pilotare e gestire un problema anche quando diventa di difficile affronto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Chiedo scusa solo un attimo. Si potrebbe, da parte dell'Assessore cercare conferma della notizia che mi è stata detta, ma che non potrei utilizzare in modo formale, della sospensione fino al 31 dicembre di applicazione delle multe, che sarebbe stata decisa a Bruxelles questa mattina? Magari prima della fine della riunione. Grazie.



PRESIDENTE

Se l'Assessore si attiva in tal senso, gliene siamo grati.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Io stento a comprendere i contorni e anche i toni della vicenda; stento anche a vedere questa immagine delle campagne piemontesi e della condizione contadina quasi ai limiti dell'occupazione delle terre, che mi descrive il collega Riba, perché se fosse vero l'assunto che è stato fatto, noi avremmo il 90% degli allevatori ad un livello di reddito speculativo altissimo e il 10-15% di allevatori in condizioni quasi miserevoli. Dal di fuori capirei questo. A me la condizione non pare in questi termini, perché non credo che si possa fare con esempi limite, la fotografia della realtà. Credo che nella realtà ci siano certamente molti degli esempi fatti dal collega Riba - anche perch il collega Riba di solito non parla a vanvera; so anche però che la stragrande maggioranza delle multe pro capite vanno nell'ordine di alcuni milioni, di 5-10 milioni. Poi ci sono multe da 500 milioni, da 100 milioni da 80 milioni, ma credo che siano la minoranza. Mi pare anche che queste multe "salatissime" per la maggior parte facciano capo a grandi aziende.
Dico questo per presentare un quadro, perlomeno da come l'ho capito io.
Comunque mi pare anche che la maggior parte degli allevatori abbia, nel corso degli anni, essendo in regola con le quote latte, pagato la propria quota di multa. Vi è anche questo aspetto.
Credo che occorra intervenire, anche perché se fosse vero l'assunto definitivo del collega Riba e ciò che diceva l'Assessore Vaglio, allora credo che la posizione non debba essere di dilazioni, di spostamenti, ma che non si deve pagare. Tu, Consigliere Riba, non dici questo, nel senso che se le multe sono completamente sbagliate, non si pagano multe sbagliate! Se questa è la posizione, penso sia più corretto l'ordine del giorno presentato dal collega Peano, che dice che la quota latte è stata stabilita in un certo modo, ha determinato un certo assetto degli allevamenti che hanno, in qualche modo, evidenziato delle strutture e che su quelle strutture bisogna intervenire.
Credo che questa sia la giusta posizione, altrimenti si corre il rischio di cavalcare le lotte corporative da una parte, perché tutte le volte che abbiamo discusso di questioni relative all'agricoltura e all'allevamento ci si è poi sempre schierati su posizioni adagiate, sullo statu quo senza cercare di far crescere in qualche modo il mondo dell'allevamento. Mi riferisco anche ai dibattiti fatti sulla qualità, in particolare quando ci si è rifiutati di mettere negli ordini del giorno aspetti che riguardavano la necessità di migliorare le qualità.
Siamo arroccati su una posizione molto arretrata, che non fa bene al mondo degli allevatori; in questo frangente ho sentito richiamare questioni di traffici illegali, speculazioni. Allora parliamone, denunciamo! Non ho mai sentito parlare, in altri momenti, quando questo Ente assegna dei finanziamenti, da chi conosce molto bene le situazioni, di traffici illegali e di speculazioni. Sarebbe auspicabile che queste cose venissero fuori non in occasione di battaglie arretrate, demagogiche e corporative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

La grave questione politico-zootecnica relativa alle multe per le quote latte, gestita dall'AIMA, che in Piemonte interessa oltre duemila allevatori e produttori che dovrebbero provvedere al pagamento della multa ha esasperato ed arrabbiato enormemente gli allevatori che si sono mobilitati in difesa delle proprie aziende zootecniche, singole od associale, come non è mai avvenuto in passato.
C'è una grande preoccupazione ed anche parecchia tensione nelle Organizzazioni sindacali di categoria e tra gli allevatori. Non è possibile, anzi è inaccettabile, che i contadini produttori debbano pagare queste multe e chiudere le aziende in un momento politico, economico ed occupazionale, difficilissimo per l'agricoltura e la zootecnia piemontese ed italiana.
Il problema è politico e va risolto a livello nazionale tramite il Governo, però la Regione, l'Assessorato competente devono intervenire per una sollecita definizione della questione nelle sedi idonee sia nazionali che europee.
L'enorme agitazione degli allevatori, per le giuste rivendicazioni, ha portato questi soggetti contadini interessati ad una notevole mobilitazione di piazza, come è avvenuto a Torino domenica scorsa, con produttori provenienti dall'Alessandrino, dall'Astigiano e dal Cuneese. La soluzione positiva del problema delle quote latte sarebbe un'ottima occasione politica anche per l'Assessorato competente per fare sospendere alla CEE il provvedimento, tramite il Governo, nel tentativo di valorizzare la razza piemontese, già fortemente penalizzata con la vicenda della "mucca pazza" e la possibilità di un vero rilancio produttivo della zootecnia in Piemonte.
Per cui, come Rifondazione Comunista, voteremo a favore dell'ordine del giorno sulle quote latte, pur non avendolo firmato. Apprezziamo anche le osservazioni del Consigliere Peano; siamo convinti di aiutare seriamente gli allevatori e i produttori piemontesi, già penalizzati pesantemente in passato dalle errate politiche agrarie nazionali e regionali, al di fuori delle speculazioni sulle quote latte che per anni hanno imperversato il delicato settore zootecnico.
Quindi noi, per senso di correttezza e di responsabilità, riteniamo questo provvedimento importante.



PRESIDENTE

I Consiglieri Peano e Saitta hanno presentato alcuni emendamenti: 1) alla lettera b), dopo le parole "dati certi", aggiungere le parole "e che la quota complessiva assegnata tenga anche conto delle produzioni del periodo 1995/1996".
La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Si tratta di riconoscere la storia delle quote latte, quindi partire da dati che non si riferiscono soltanto al 1995 e al 1996, ma dal 1989 in poi.
Per me è estremamente importante; se noi prendiamo come dato assodato il 1995/1996, coloro che hanno splafonato se lo vedono confermato e chi non lo ha mai fatto non si vede nulla di aggiuntivo, cioè non si vede nulla di corretto possibile.
Se noi riusciremo - e siamo tutti d'accordo - a regionalizzare le quote latte, avremo un tempo di verifica per sistemare il tutto; ma oggi, di fronte a questo, teniamo come dato storico non soltanto il 1995/1996, ma tutto il periodo delle quote latte.



PRESIDENTE

Il primo firmatario, Consigliere Gallarini, accetta questa proposta di emendamento?



GALLARINI Pier Luigi

Mi rimetto alle decisioni della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

La proposta del Consigliere Peano è indubbiamente di buon senso; il problema, però, è che se noi introduciamo questa proposta e poi avviene il passaggio alle Regioni, di fatto il problema non lo risolviamo, cioè ci troveremmo nella stessa attuale situazione. Noi invece vogliamo che il problema venga risolto al centro, perché è solo il centro che ha la possibilità di ottenere la maggiorazione delle quote e di fare il relativo riparto. Dopo il superamento di quella quota, noi faremo pagare gli allevatori, i produttori; però accettare questo vuol dire sostanzialmente già riconoscere un pagamento da parte loro di notevole entità, un pagamento tale per cui alcune aziende di sicuro traballerebbero. Il motivo è solo questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Forse non ci siamo capiti, Assessore. Questo è integrativo, nulla ha a che vedere con le quote che poi regionalizzeremo o comunque sul futuro dice semplicemente che noi dovremmo tenere conto di tutta la storia e non soltanto del 1995/1996. Punto e basta.



PRESIDENTE

C'è un "anche" che indica che il termine temporale è più vasto di quanto previsto dall'ordine del giorno: "che la quota complessiva assegnata tenga 'anche' conto della produzione del periodo 1995/1996".
Mi pare che quell'anche sia esplicativo del ragionamento del Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Dipende se lei, Assessore, vuole raggiungere il risultato di un voto sull'ordine del giorno da parte di tutti e non solo dei proponenti, oppure ritiene di non voler tentare questo momento e quindi dire di no: in questo caso noi non voteremmo l'ordine del giorno. Senta eventualmente anche altri Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, chiedo una breve sospensione dei lavori del Consiglio.



PRESIDENTE

Prima di accedere alla sospensione, ritengo opportuno dare lettura degli altri emendamenti, di modo che si possa fare un discorso complessivo se è possibile.



TOSELLI Francesco

Sono d'accordo, Presidente.



PRESIDENTE

Do pertanto lettura degli altri emendamenti presentati dai Consiglieri Peano e Saitta: 2) sostituire l'intera lettera c) con la seguente: "c) di prorogare, riguardo alla compensazione per la campagna 1995/1996, il termine di pagamento di almeno tre mesi e nel contempo di procedere alla correzione delle posizioni errate e al ricalcolo degli importi definendo una forma agevolata di dilazione delle multe" 3) aggiungere la seguente lettera d): "d) di adottare provvedimenti opportuni per attuare in tempi rapidissimi un programma di ristrutturazione dell'assegnazione delle quote latte che consenta effettivamente il passaggio di quote dalle Regioni eccedenti alle Regioni carenti" modificare la legge n. 468/92 con l'obiettivo di dare immediata decorrenza ai contratti di affitto di sole quote e abroghi il disposto che prevede la riduzione della quota B nel caso di acquisto della quota A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,25 riprende alle ore 17,45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Abbiamo rivisto i punti previsti come emendamenti all'ordine del giorno e tutti insieme abbiamo provveduto ad alcune opportune modifiche, che sono le seguenti: 1) alla lettera b), dopo le parole "dati certi", aggiungere le parole "e sia riconosciuta al Piemonte una quota complessiva corrispondente alla produzione 1995/1996" 2) sostituire la lettera c) con la seguente: "c) di prorogare, riguardo alla compensazione per la campagna 1995/1996, il termine di pagamento di almeno tre mesi e nel contempo di procedere alla correzione delle posizioni errate" 3) aggiungere la seguente lettera d): "d) di adottare provvedimenti opportuni per attuare in tempi rapidissimi un programma di ristrutturazione dell'assegnazione delle quote latte che consenta anche il passaggio di quote dalle Regioni eccedenti alle Regioni carenti".
Inoltre avremmo previsto di terminare l'ordine del giorno, dopo il paragrafo riguardante l'impegno della Giunta, con un ulteriore "Rivolge agli imprenditori lattiero-caseari del Piemonte un vivo appello affinch tenuto anche conto delle incertezze giuridiche tuttora oggetto di approfondimento e motivazione di accoglimento del ricorso, vogliano soprassedere ad ogni applicazione e versamento di prelievi".



PRESIDENTE

Mi pare che ci sia l'accordo unanime su tali emendamenti e sulla correzione ed integrazione dell'ordine del giorno.
Pongo quindi in votazione l'ordine del giorno così emendato, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte con riferimento alle numerose iniziative di protesta di questi giorni organizzate dagli allevatori/produttori di latte, tese a respingere le applicazioni del superprelievo alla produzione preso atto che in base ai dati nazionali il superprelievo verrebbe applicato su 850 mila quintali con un aggravio di 63 miliardi che, conseguentemente, migliaia di aziende agricole, e fra queste principalmente quelle con imprenditori giovani, si troverebbero costrette a cessare la loro attività produttiva, con enorme danno per gli interessati e per la collettività piemontese, che già risente complessivamente di una situazione economica ed occupazionale in forte difficoltà constatata che la gestione pluridecennale in materia di quote gestite dall'AIMA ha dato risultati largamente insufficienti tanto che i dati offerti appaiono opinabili e scarsamente rispondenti, come peraltro dimostrato da organi giudicanti quali il TAR e il Consiglio di Stato, che si erano pronunciati a tal proposito in modo sfavorevole che tale stato di cose necessita di sostanziali cambiamenti che consentano correttezza e precisione del sistema chiede al Governo nazionale ed al Ministero per le Risorse Agricole: a) di rinegoziare in sede UE l'attribuzione della quota complessiva spettante al nostro Paese, sulla base dell'effettiva produzione, nonché del tenore dell'esatta percentuale di grasso della produzione stessa b) di trasferire la competenza della gestione delle quote alle Regioni, a condizione che il trasferimento avvenga in dati certi e sia riconosciuta al Piemonte una quota complessiva corrispondente alla produzione 1995/1996 c) di prorogare, riguardo alla compensazione per la campagna 1995/1996, il termine di pagamento di almeno tre mesi e nel contempo di procedere alla correzione delle posizioni errate d) di adottare provvedimenti opportuni per attuare in tempi rapidissimi un programma di ristrutturazione dell'assegnazione delle quote latte che consenta anche il passaggio di quote dalle Regioni eccedenti alle Regioni carenti impegna la Giunta regionale a riconsiderare l'opportunità di interventi a favore della zootecnia settore colpito da una serie di circostanze negative, attraverso la predisposizione di un piano straordinario di aiuti al settore rivolge agli imprenditori lattiero-caseari del Piemonte un vivo appello affinch tenuto anche conto delle incertezze giuridiche tuttora oggetto di approfondimento e motivazione di accoglimento dei ricorsi, vogliano soprassedere ad ogni applicazione e versamento di prelievi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Zootecnia

Esame ordine del giorno n. 277 relativo alla legge n. 30/91: "Iscrizione nel Libro genealogico del cavallo da sella italiano, di sezione riservata alla razza equina Pony"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 277, presentato dai Consiglieri Griffini, Vaglio, Bodo, Benso, Deorsola, Spagnuolo, Peano Moro, Chiezzi, Casoni, Gallarini, Ghiglia, Minervini, Riba, Cavaliere Rubatto, Dutto e Mancuso, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che la legge 15/1/1991 n. 30 in materia di riproduzione animale disciplina la riproduzione delle varie razze animali, tra cui quella equina atteso che per tali fini la legge citata prevede, per ogni singola specie o razza di bestiame e previa approvazione del Ministro per le Politiche Agrarie, l'istituzione di un 'Libro Genealogico' tenuto dalle Associazioni nazionali di allevatori dotate di personalità giuridica e dei requisiti stabiliti anch'essi con decreto del Ministro medesimo e che in esso sono iscritti gli animali riproduttori di una determinata razza considerato che, per quanto attiene alla razza equina, l'art. 3 della legge n. 30/91 prevede che il libro genealogico del cavallo da sella italiano è tenuto dall'Associazione Nazionale Cavallo Italiano (ENCI) considerato inoltre che un sempre maggior numero di soggetti si avvicina alla pratica dell'equitazione rilevato che la tecnica di insegnamento di tale disciplina consiglia di apprendere le nozioni di base mediante l'utilizzo di cavalli proporzionali alle misure e capacità degli allievi atteso quindi che per i soggetti principianti ovvero per i bambini i cavalli più idonei sono quelli della razza equina denominata 'Pony' ritenuto che la legge n. 30 del 1991 permette di allevare per la riproduzione soggetti della razza equina in questione, purché iscritti nel competente libro genealogico accertato, tuttavia, che l'ENCI, Ente preposto alla tenuta del libro genealogico del cavallo da sella italiano, non prevede una sezione relativa alla razza 'PONY', né sono previste forme diverse e sostitutive all'iscrizione tali da permettere l'allevamento e la successiva attività di riproduzione animale della razza equina in oggetto considerato che questa carenza non permette uno sviluppo corretto delle potenzialità degli allievi delle scuole di equitazione, anche in prospettiva di una pratica di tale disciplina sportiva finalizzata all'agonismo, nè permette una libera attività di allevamento dei cavalli 'Pony' ritenuto, quindi, necessario integrare il libro genealogico del cavallo da sella italiano della sezione relativa alla razza equina 'Pony' invita il Governo della Repubblica nella persona del Ministro competente e l'ENCI a voler adottare ogni atto, di loro competenza, ritenuto opportuno e necessario per consentire l'iscrizione nel libro genealogico del cavallo da sella italiano, di cui all'art. 3 della legge 15/1/1991 n. 30, dei soggetti appartenenti alla razza equina denominata 'Pony'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 323 relativo alla difficile situazione finanziaria dell'Accademia delle Scienze di Torino


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 25) all'o.d.g. che prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 323, presentato dai Consiglieri Ghiglia, Casoni, Griffini Minervini, Mancuso e Salerno.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Abbiamo presentato questo ordine del giorno, in accordo con l'Assessore alla cultura, che riguarda il raddoppio del finanziamento all'Accademia delle Scienze di Torino.
L'Accademia delle Scienze di Torino rischia di chiudere. Penso che basti questo a spiegare la presentazione di un ordine del giorno. Non sto a dire ai colleghi, che la conoscono meglio di me, l'importanza storica e culturale per la nostra Regione di questa prestigiosissima Accademia.
Nell'ordine del giorno si impegna la Giunta ad aumentare, raddoppiare il contributo annuale di stanziamento.
Credo che sia uno degli organismi culturali più importanti della nostra Regione e che meriti questa attenzione particolare.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 323, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'Accademia delle Scienze di Torino - istituzione di cui è nota l'antica e prestigiosa tradizione e che ha annoverato fra i propri aderenti le più grandi personalità scientifiche italiane e straniere, da Lagrange ad Avogadro, da Fermi a Galileo Ferraris - sta attraversando un momento particolarmente difficile a causa di una decurtazione delle assegnazioni ministeriali per l'anno in corso e che inoltre l'opera della medesima è ulteriormente aggravata dalla carenza di personale considerato che la Regione Piemonte contribuisce alla vita dell'Accademia con un contributo annuo di L. 100.000.000 e che tale somma risulta essere assolutamente insufficiente anche per la gestione ordinaria dell'istituzione ritenuto pertanto necessario provvedere urgentemente a porre rimedio alla difficile situazione finanziaria dell'istituzione impegna la Giunta regionale ad individuare un contributo straordinario una tantum teso a ripianare la difficile situazione del bilancio dell'Accademia impegna inoltre la Giunta regionale a raddoppiare, a partire dal 1997, lo stanziamento attualmente erogato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Varie

Esame ordine del giorno n. 339 relativo alla visita dell'on. Berlusconi e all'improvvisa sospensione dei lavori del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'ordine del giorno n. 339, precedentemente iscritto all'o.d.g.
Do lettura di tale ordine del giorno: "Il Consiglio regionale del Piemonte in merito all'iniziativa del Presidente del Consiglio regionale, Rolando Picchioni, di sospendere improvvisamente e senza alcuna motivazione i lavori del Consiglio regionale del 15/10/1996, interrompendo l'intervento di un Consigliere esprime disappunto per questo comportamento del Presidente del Consiglio regionale irriguardoso nei confronti del Consiglio regionale e di un collega Consigliere regionale".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, vedo pochi Consiglieri in aula rispetto ai Consiglieri che erano presenti al momento delle iniziative che vengono citate.
Se i Consiglieri vogliono riflettere un po' sull'accaduto, possiamo votarlo la prossima volta con la presenza anche di altri Consiglieri.



PRESIDENTE

Lo illustri, Consigliere.



CHIEZZI Giuseppe

L'ordine del giorno prende in considerazione solo uno dei provvedimenti messi in atto dal nostro Presidente del Consiglio.
Di fronte ad un comportamento che si ritiene ad esempio offensivo nei confronti dei colleghi Consiglieri o dell'intero Consiglio, il nostro Regolamento non prevede la possibilità che il Presidente del Consiglio, a giudizio di alcuni, si comporti, per essere sintetico, "male". E' una fattispecie non prevista.
Invece il Presidente del Consiglio può anche comportarsi male, perché è una persona; tutte le persone possono sbagliare, anche il Presidente del Consiglio. E in tal caso il Consiglio dovrebbe essere in grado di prendere provvedimenti sotto la forma di pronunciamenti od ordini del giorno.
L'ordine del giorno che ho presentato ha un po' inventato l'espressione del "disappunto", perché le censure è il Presidente del Consiglio che le dà a noi; quindi, noi non possiamo censurare il Presidente del Consiglio. La sfiducia mi sembrava un termine troppo importante e non ben calibrato, nel senso che alla sfiducia dovrebbe poi seguire qualche altra conseguenza, il Regolamento non la prevede e non volevo montare la cosa fino a quel punto.
Quindi, ho scritto "disappunto", che vuol dire contrarietà, amarezza.
Il Presidente del Consiglio, come tutti hanno potuto vedere, ha interrotto bruscamente l'intervento di un Consigliere, ha sospeso il Consiglio e non ha dato a tutti noi alcuna informazione circa i motivi di questo comportamento. Questo lo ritengo un atto censurabile, un atto che ha messo in difficoltà un nostro collega e tutti noi.
Successivamente sono avvenuti altri fatti - e questo l'ordine del giorno non lo dice, perché non era mia intenzione enfatizzare oltre un certo limite le questioni poste da quella seduta, che però, illustrando l'ordine del giorno, voglio rappresentarvi - ma non li ho inseriti proprio per non tenere la situazione su un profilo relativamente basso.
Quando abbiamo ripreso i lavori del Consiglio, l'on. Berlusconi è entrato in quest'aula, dico a forza, nel senso che la seduta non era sospesa, il sottoscritto stava parlando in seduta aperta e stava interloquendo con il Presidente del Consiglio, dicendo che non avrebbe partecipato alla riunione dei Capigruppo. Stavo argomentando su una decisione che il Consiglio, riunito, stava discutendo: partecipare ad una seduta dei Capigruppo. Quindi, mentre in seduta parlavo, ho visto in quest'aula l'on. Berlusconi. Introdotto da chi? Non lo so, ma penso che nessuno possa entrare in quest'aula se il Consiglio non lo decide.
Ho vissuto, dunque, anche quella presenza imposta, non so da chi, ma accettata dal Presidente del Consiglio, il quale non ha avuto nulla da dire; l'ho vissuta come una sorta di imposizione, di violenza, di abuso che si faceva di quest'aula, che prima non era stata coinvolta sui motivi della sospensione e dopo veniva messa in condizione di accettare che l'on.
Berlusconi entrasse e via dicendo.
Non ho ripreso questa fattispecie nell'ordine del giorno per sminuire un po', disenfatizzare questo contrasto, che però tengo a segnalare; ho limitato quindi l'ordine del giorno alla segnalazione di un disappunto su un comportamento iniziale del Presidente del Consiglio.
Tenga presente, Presidente, che ho letto sul giornale che un nostro autorevole esponente politico, Gianni Alasia, già membro del Parlamento italiano, già membro della Giunta regionale e attuale membro del Consiglio comunale di Torino, ha chiesto di poter rivolgere un saluto a questo Consiglio regionale, così come ha fatto il Presidente Berlusconi. Non so se lei abbia già risposto a questa richiesta; non la pongo oggi, ma certamente riproporrò la questione di poter portare in quest'aula un saluto da parte di esponenti che un Gruppo ritiene importanti. Penso che, a questo punto tale facoltà debba essere riconosciuta a tutti coloro che hanno titoli ed esperienza, ma - ripeto - questa è una questione che solleverò nelle prossime riunioni. Se dovesse passare il compagno Alasia, senz'altro porr immediatamente la questione di farlo introdurre in quest'aula, di sospendere i lavori e di poter far svolgere un saluto. Questo è quanto è successo.
Togliendo tutte le aggiunte, le bardature che ho illustrato adesso, mi sembrerebbe giusto che questo Consiglio regionale esprimesse un giudizio negativo su come il Presidente del Consiglio ha operato in quell'occasione affinché gli errori - se ci sono stati - senza pure enfatizzarli, vengano segnalati e non si ripetano.
Invece, al collega Deorsola dico se non sarebbe il caso di prevedere nella Commissione Regolamento anche gli errori del Presidente del Consiglio, per capire come ci si può comportare nei confronti di un contrasto di comportamento che un Consigliere può avere verso il proprio Presidente del Consiglio. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Visto che questo ordine del giorno era urgente, non ci sottraiamo all'urgenza e cerchiamo di ripetere al collega Chiezzi le cose che già abbiamo espresso l'altra volta, quando ci si era messi a discutere, a mio avviso molto forzatamente e anche un po' oziosamente, su una presunta lesione della dignità, dell'integrità di questo Consiglio regionale.
Addirittura sento parlare di imposizione, di violenza e di abuso per l'ingresso di Berlusconi in quest'aula; mi chiedo: se fosse entrato Fini che termini avrebbe usato il collega Chiezzi? Probabilmente avrebbe dovuto cercare nel vocabolario delle peggiori turpitudini i termini abbastanza forti per censurare questo ingresso così improvvido ed innaturale! A parte questo, seriamente, credo molto nelle forme, perché secondo me la forma è sostanza, specialmente quando si tratta di un'istituzione, e credo molto nelle istituzioni, nel Consiglio regionale e nella dignità del Consiglio regionale. Però, proprio perché credo nella dignità del Consiglio regionale, ritengo anche che il Consiglio regionale non debba essere irriso e non debba essere preso in giro.
Ho già detto l'altra volta che, al di là di tutte le considerazioni che molti colleghi hanno fatto - anche sull'onda del sensazionalismo, se vogliamo "sfrutticchiando" un po', dal punto di vista pubblicitario, la venuta di Berlusconi - in quest'aula sostenendo le loro posizioni personalmente sono convinto che la richiesta del Presidente Picchioni sia stata una via di mezzo tra una richiesta e una, come dire, non un'imposizione, ma un dato di fatto, una sospensione, comunque richiesta.
Il Presidente ha detto che riteneva di sospendere la seduta per alcuni minuti e ha invitato i colleghi di Forza Italia a spostarsi in un altro luogo. Io lo leggo al contrario rispetto ai colleghi, e ritengo che questo comportamento in fondo sia stato un atto di rispetto non tanto nei confronti del Consiglio, ma nei confronti della discussione che si stava affrontando in Consiglio e anche dell'intervento stesso del Consigliere Riba. Il Presidente Ghigo non c'era, era di là e aveva chiesto anche lui credo - di interrompere il Consiglio.
I colleghi di Forza Italia, però, si sarebbero potuti alzare tranquillamente passandosi la voce, facendo finta di niente. Forse addirittura sarebbe venuto meno il numero legale e a quel punto la discussione avrebbe sicuramente perso di peso e di dignità. In quel senso saremmo anche stati presi in giro, perché tutto si sarebbe compiuto senza che nessuno lo sapesse.
Forse si sarebbe potuto dire cosa succedeva, però l'iniziativa del Presidente del Consiglio regionale la interpreto come un atto di rispetto nei confronti dell'argomento e del collega che stava parlando. Se tutti fossimo usciti con il passavoce, sarebbe rimasto l'oratore, come pu capitare tante volte, come magari capita tante volte nei consessi democratici, e forse non si sarebbe gonfiato tutto questo pallone di fumo.
Per quanto riguarda invece l'ingresso in aula di Berlusconi, che dai toni usati sembrava quasi stile "commando", cioè che avesse sgomitato alla porta d'ingresso, si fosse buttato sulla sedia per poter prendere la parola ed imporci la sua presenza con la violenza e con l'abuso, non è stato esattamente così, anzi non è stato assolutamente così.
Con la venuta del Presidente Berlusconi, il nostro dibattito aveva un po' ripreso, come dire, l'interesse da parte dei media, assopito dalla discussione generale. Infatti, come spesso avviene per la stampa, le discussioni importanti sono quelle che riscuotono meno interesse.
Il Presidente Picchioni è tornato nell'Ufficio della Presidenza c'erano diversi colleghi, ricordo che c'era la collega Bortolin, forse c'era anche il Consigliere Riba, non ricordo, comunque c'erano diversi colleghi della minoranza e della maggioranza - e ha chiesto se si riteneva opportuno fare un incontro dell'on. Berlusconi con i Capigruppo o se si riteneva opportuno farlo venire in Consiglio, come mi hanno poi detto era usanza antica in occasione della presenza dei leader nazionali dei partiti.
Ricordo anche che alcuni colleghi della minoranza hanno detto che era opportuno che venisse in Consiglio e quindi la sua presenza non si è imposta, anzi gli abbiamo anche fatto fare un po' di anticamera in piedi: sto fuori o entro dentro? Devo dire che non è che abbia sgomitato troppo per entrare: era lì che aspettava. Secondo me, devo dirti, collega Chiezzi in tutta onestà, che si è messo un ospite in un leggero imbarazzo, perch non si tiene una persona in piedi, entro o non entro? Con tutto il rispetto poi che qualsiasi persona merita nel momento in cui la maggioranza dei Gruppi presenti aveva comunque espresso la volontà di farlo entrare e parlare. Ci sono anche dei motivi di educazione che, non dico prescindano dalle forme, ma che devono essere tenuti in debito conto. Non ho comunque vissuto questa imposizione, questa violenza, non mi sono sentito abusato n nei miei diritti né nella mia libertà né ho colto questa grave violazione dell'interna corporis di questo Consiglio regionale.
Detto ciò, credo invece, come ho già detto prima, che l'atteggiamento del Presidente del Consiglio non debba essere censurato - infatti la censura non l'avete fatta - ma neanche "disappuntato", perché credo che invece l'iniziativa sia stata presa sull'onda del momento - è successo tutto in un attimo - proprio per assicurare a questo Consiglio e al dibattito che vi si stava svolgendo la dignità che meritava. E questo al di là e al di sopra di tutte le nostre rispettive convenienze propagandistiche o di immagine politica.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ghiglia.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Intervengo perché in questo processo per disappunto ero stato individuato, un po' tra le righe, come parte lesa, però, avendo rinunciato a costituirmi parte civile, non volevo dare adito al proseguimento dell'operazione! Anche perché il Presidente avrebbe talmente tutte le attenuanti della circostanza fortuita, per cui poi si finirebbe per non passare al dibattimento! Anche perché c'è stato un avvenimento al quale abbiamo dedicato con i toni caldi del momento lo spazio per esprimere quelli che sono i punti di vista e, in quell'occasione, anche sinceri stati d'animo espressi con franchezza da tutte le parti e come tali passati agli atti e, se non proprio all'archeologia, comunque alle vicende del Consiglio regionale.
Per quanto ci riguarda, come Gruppo, avevamo considerato estinta la procedura in ordine all'evento finché si era prodotto nel Consiglio regionale e non avevamo intenzione di riproporla; in quell'occasione il nostro Capogruppo non era presente, c'ero io, e posso dire che il nostro Gruppo non partecipa alla votazione, a scanso di avere la necessità di pronunciarsi su una questione che è superata e non ha titolo in questo momento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Riba.
Non per riprendere il discorso della scorsa volta, anche perché la discussione oggi ha un demi ton rispetto alla discussione che, sopra le righe, l'altra volta ha investito certi comportamenti che forse mi riguardano; voglio solamente ricordare, per onestà dei fatti, che il Presidente Ghigo - il quale prego di ascoltare, perché vorrei che almeno su questo fatto ci fosse un minimo di attenzione (siccome sono stato coinvolto, mio malgrado) - mi ha pregato, poiché voleva sentire il Consigliere Riba, di chiedere la sospensione del Consiglio e parimenti ha domandato se i Consiglieri di Forza Italia potevano accomodarsi nel mio ufficio. Sono venuto qui, Consigliere Chiezzi, le posso dire che testualmente ho detto, no, nessun imperio, perché tante volte le parole tradiscono il pensiero o il pensiero tradisce le parole, non so, faccia lei: "Posso domandare alla cortesia del Consiglio di sospendere cinque minuti i lavori, perché inviterei i Consiglieri di Forza Italia nel mio ufficio? Possiamo domandare questa cortesia?".



CAVALIERE Pasquale

Non è andata così.



PRESIDENTE

Questo è testuale. Il Consigliere Riba ha risposto: "Certamente". Ho detto: "Grazie". Questo è quanto ho dichiarato.
Detto questo, per ridimensionare le cose come sono, devo anche dire che, al di là della dinamica dei fatti, per cui grazie, Consigliere Riba che mi concedete tutte le attenuanti, io mi rimetto alla clemenza della Corte, per cui mi fa molto piacere, nella tergiversazione: Presidente sì Presidente no, il Presidente deve ricevere i Capigruppo, si incontra con i Capigruppo, il Presidente viene in aula, e questo era lasciato al libero arbitrio del Consiglio, il Presidente Berlusconi, che era uscito nel frattempo dal mio ufficio, si è affacciato qui. Ma nessuno l'ha introdotto Consigliere Chiezzi, e anzi, proprio per l'imbarazzo che ha test dimostrato il Consigliere Ghiglia, io avrei preferito che rispetto alle ragioni di opportunità, di fair play di questa sala e di questo Consiglio il Presidente Berlusconi fosse addirittura introdotto nell'anticamera dell'Ufficio di Presidenza. Nessuno l'ha fatto. Nelle more di queste discussioni: ci incontriamo con i Capigruppo, ecc., uscendo ha sentito parte della discussione e si è affacciato, per cui non sono assolutamente responsabile. Anche se fossi stato responsabile, il cittadino Berlusconi come lei l'ha chiamato, è un cittadino qualunque, per cui avrebbe potuto venire in Consiglio ed ascoltare le reazioni del Consiglio, come tutti i cittadini della Repubblica Italiana. Non avrebbe avuto nessuna possibilità di essere estromesso dalla sala.
Detto questo, dopo alcuni giorni ho ricevuto la lettera del Consigliere Alasia (adesso ormai c'è la consuetudine che le lettere vengano anticipate sulla stampa, perché qualcuno teme che la posta interna soffra di black-out improvvisi!); certamente mi riprometterò di rispondere, tenendo presente peraltro che le dinamiche dei fatti sono completamente diverse, perché qui è stata una parte del Consiglio, forse anche in contrasto con un'altra parte del Consiglio, che voleva invece provvedere ad una riunione dei Capigruppo, che ha voluto che l'on. Berlusconi venisse a dare un saluto e pertanto anche esprimere alcuni pensieri che credo siano stati poi accolti in maniera di grande cortesia da parte di tutto il Consiglio regionale.
Questo ancora vi dovevo, e sono contento che lei mi abbia dato ancora il modo di esprimere, al di là del suo disappunto, quella che è stata a mio avviso la dinamica dei fatti. Li abbiamo voluti ascrivere subito e pertanto dare subito la celerità e l'urgenza che il suo disappunto meritava, proprio perché ci sia la migliore comprensione possibile fra le diverse parti.
Se non ci sono altri interventi, passiamo alla votazione dell'ordine del giorno del Gruppo di Rifondazione Comunista. Io non partecipo al voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Solo per chiudere questa vicenda, che immaginavo si chiudesse in questo modo, cioè con la riconferma di solidarietà o disimpegni vari da questa coté qua, mentre - chissà perché? - avevo qualche speranza in lei Presidente, che magari, accorgendosi proprio di aver fatto una cosa che non doveva fare (interrompere senza informare del motivo), pensavo che forse il Presidente, visto che è la nostra massima autorità, poteva anche dire mezza parola che una qualche ragione la ravvisava. E invece niente. Il Presidente, tronfio tronfio, tranquillo tranquillo, con questa maggioranza debordante che lo protegge, ha detto: "No, no. Rifondazione Comunista ha torto".



PRESIDENTE

Non ho detto questo, Consigliere. Non ho detto questo.



CHIEZZI Giuseppe

Sappiamo tutti che Rifondazione Comunista non ha torto, perch l'interruzione senza motivazione di un Consiglio non è un bell'atto che fa onore e dà soddisfazione a tutti noi. Questo lo sappiamo; sappiamo anche che ci sono le ragioni della politica, però, in questo caso, pensavo che lei potesse stare un po' fuori da queste ragioni. Peccato!



PRESIDENTE

Ho detto che mi rimetto alla clemenza della Corte, Consigliere. Lei sarebbe un Pubblico Ministero implacabile.
Come richiesto, si proceda alla votazione dell'ordine del giorno per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 votanti 31 hanno risposto SI' 5 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,20)



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