Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.78 del 24/09/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 458 presentata dai Consiglieri Ferraris e Saitta relativa alle opere probabilmente finanziate mediante BOR


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) dell'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 458 presentata dai Consiglieri Ferraris e Saitta.
Risponde l'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al bilancio Leggo il testo dell'interrogazione presentata dai Consiglieri Ferraris e Saitta per chiarire il tema che trattiamo: "Si apprende dai mezzi di informazione che la Giunta regionale intende finanziare mediante BOR alcuni investimenti ed in particolare: l'ultimazione del Laboratorio di sanità pubblica di Omegna la ristrutturazione dei locali che ospiteranno a Cuneo la Scuola di Amministrazione Aziendale e a Biella la sede della nuova Provincia il proseguimento del progetto del Museo di Scienze Naturali la ristrutturazione del Castello Bolchini al Parco della Mandria atteso che per alcuni di questi interventi non si può che esprimere un giudizio positivo, i sottoscritti Consiglieri regionali interrogano la Giunta regionale per conoscere l'importo di ciascuna di queste opere, i capitoli del bilancio 1996 su cui verranno imputate le spese, chi siano i progettisti e i tempi prevedibili di attuazione".
Fornirò una risposta sintetica rispetto allo stato delle cose ad oggi. Noi avevamo inserito nel bilancio 1996 approvato dal Consiglio regionale un'ipotesi di 39 miliardi di BOR; fino ad oggi abbiamo costruito una realtà di circa 33 miliardi. Queste sono le due cornici.
Durante il percorso ci siamo poi resi conto che si tratta di procedure burocratico-amministrative abbastanza complesse, anche perché bisogna avere i progetti pronti, approvati e cantierabili.
In merito ai quesiti posti con l'interrogazione in oggetto si fa presente quanto segue.
Delle opere indicate nell'interrogazione, l'unica per ora finanziata mediante emissione di BOR è quella relativa al proseguimento del progetto di sistemazione del Museo di Scienze Naturali. L'importo previsto è di L.
11.114.000.000. Il Comune di Torino ha già licenziato in Commissione Edilizia tutto il progetto (quindi c'è la concessione edilizia). I progettisti stanno affinando la procedura amministrativa, ma - è questione di giorni - questo è ormai un punto fermo.
Il capitolo di spesa è quello relativo al patrimonio e ha il n. 23600.
I nominativi dei professionisti incaricati della progettazione sono: prof.
Roggero, arch. Bruno, arch. Donato, arch. Varaldo e ing. Vaudetti. Questo incarico era stato affidato dalla Giunta precedente.
I tempi necessari per l'avvio dei lavori dovranno tenere conto della normativa europea in considerazione dell'importo dell'appalto. Ad oggi è già stato rilasciato il nulla osta della Sovrintendenza ed è previsto l'esame della Commissione Edilizia del Comune di Torino nei prossimi giorni. Ho già detto però che il Comune di Torino ha rilasciato la concessione edilizia, che era il punto amministrativo fondamentale. La risposta scritta all'interrogazione era invece riferita al 24 luglio.
Si ipotizza, pertanto, che con i primi di settembre sia possibile l'approvazione del progetto e la conseguente indizione della gara d'appalto.
Allo stato attuale, quindi, di tutti i progetti ipotizzati l'unico punto fermo è il Museo delle Scienze Naturali per un importo pari a L.
11.140.000.000. Altri progetti che sono in arrivo e che noi speriamo entro ottobre di riuscire a far partire con i BOR nell'ambito di quei 33 miliardi sono: 1) l'acquisizione di un immobile sito nel Comune di Alessandria, sede attuale del Co.Re.Co. di Alessandria 2) l'ipotesi, ancora tutta da costruire, di raggruppare tutti gli uffici siti nel Comune di Vercelli (Genio Civile, Agricoltura e così via).
Su queste ipotesi la Giunta è disponibile a venire a riferire in Commissione non appena si concretizzeranno. Oggi come oggi l'unico punto certo, all'interno della cornice dei 39 miliardi di bilancio e che avremmo definito in 33 miliardi di BOR, è - ripeto - il Museo di Scienze Naturali.
Questa è la situazione di certezza a tutt'oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Signor Presidente, Assessore, evidentemente l'interrogazione è datata; nel frattempo sono intervenute delle dichiarazioni da parte della Giunta, sia del Presidente Ghigo che dell'Assessore Gallarini.
In relazione all'operazione complessiva, cioè l'emissione di questo prestito obbligazionario attraverso i BOR, vorrei conoscere, se è possibile, se è stato realmente lanciato, cioè a che punto siamo sul piano operativo, al di là delle semplici dichiarazioni, perché poi c'è tutta la parte di richiesta di autorizzazione alla CONSOB, che non mi pare sia stata ancora avviata.
In ogni caso io credo che procedere su questa nuova modalità di finanziamento senza avere i progetti pronti costituisca un non-senso perché il valore di questa operazione di finanziamento degli investimenti ha senso quando è tutto pronto per bandire gli appalti. Altrimenti il vantaggio di avere immediatamente a disposizione delle risorse per investimenti si perde. Colgo questa occasione per chiedere qualche informazione in più.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini per una breve replica.
GALLARINI, Assessore al bilancio In effetti sembra opportuno anche a me dare un flash su come stanno le cose.
Ho detto prima che oggi come oggi, dopo mesi di lavoro, l'unico progetto pronto è quello relativo al Museo di Scienze Naturali. Devo dire però che già eravamo consci - e lo abbiamo detto all'atto in cui siamo partiti con il bilancio 1996 - che si sarebbe trattato di una sperimentazione, per così dire. Abbiamo la ragionevole previsione che entro ottobre saremo in grado di utilizzare i 33 miliardi su progetti pronti. Nel corso del 1996 noi siamo convinti che si riuscirà a farlo; ovviamente c'è tutto il lavoro amministrativo del Settore Patrimonio che sta venendo avanti in questi mesi. L'utilità c'è, perché praticamente ci costa 3 punti in meno rispetto al tasso: 3 punti sul 9% grosso modo significa che a parità di investimento si realizza il 30% in più di utilizzo, quindi si attivano delle potenzialità maggiori.
Per quanto riguarda la parte amministrativa noi abbiamo affidato con una delibera di questa primavera all'Istituto Bancario S. Paolo per un importo di 30 milioni e rotti la consulenza su tutta questa questione. Recentemente il S. Paolo, mi sembra addirittura prima di fine agosto, ha avuto l'ok della Banca d'Italia per quanto riguarda l'autorizzazione, quindi quell'autorizzazione che il collega Saitta invocava o dubitava che non ci fosse in realtà esiste.
Mi impegno - ripeto - a venire a riferire in Commissione, penso nel corso del mese di ottobre, quando tutta la potenzialità sarà satura.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interpellanza n. 476 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti relativa al Direttore generale supplente all'Azienda ospedaliera Maggiore della Carità di Novara


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 476 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Cortesi colleghi, l'interpellanza n. 476 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti attiene ad una delibera del febbraio scorso con la quale il Direttore generale supplente, nonché Direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera di Novara, aumentava del 20% il suo compenso e quello del Direttore amministrativo in base a presunti obiettivi da raggiungere che non corrispondevano a specifiche indicazioni regionali.
Relativamente a quanto testé premesso comunico quanto segue.
Non risultava a questo Assessorato che il Direttore generale supplente dell'Azienda ospedaliera Maggiore della Carità di Novara avesse apportato una deliberazione con cui individuava, rispetto a se stesso, nella veste di Direttore sanitario e del Direttore amministrativo, gli obiettivi incentivanti previsti dall'art. 6 dello schema di contratto che disciplina il rapporto di lavoro dei Direttori amministrativi e sanitari, approvato con deliberazione della Giunta regionale.
Risultava, invece, essendo state inviate in Assessorato relative deliberazioni, che analoghe determinazioni erano state assunte da altre Aziende sanitarie rispetto alle quali fu espresso, con distinte note assessorili, un preciso ed argomentato giudizio di disfavore sotto l'aspetto giuridico con contestuale invito alla rimozione in via di autotutela degli atti ritenuti illegittimi.
In conseguenza di ciò si ritenne opportuno estendere a tutte le Aziende Sanitarie Regionali, e quindi anche all'Azienda ospedaliera Maggiore della Carità di Novara, l'invito a comunicare l'eventuale adozione di deliberazioni consimili, dando atto del loro successivo annullamento in adesione all'orientamento assessorile a ciò finalizzato.
In data 6 marzo u.s. è pervenuta, da parte dell'Azienda ospedaliera Maggiore della Carità di Novara comunicazione che con deliberazione dell'1/3/1996 si è proceduto alla revoca della determinazione anzidetta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente, e ringrazio anche l'Assessore per la risposta. Si tratta di una vicenda non bella, Assessore. Noi siamo venuti in possesso della deliberazione nella quale si citava questo aumento di stipendio.
Deliberazione molto immotivata, perché era assolutamente generica, con grossi oneri a carico dell'amministrazione pubblica.
Stupisce che iniziative di questo genere possano essere prese da parte di manager che hanno avuto piena fiducia da parte dell'Amministrazione regionale.
Caro Assessore, devo anche dire che stupisce che su questo tipo di attività, svolta dal Direttore generale supplente, l'Amministrazione regionale non abbia tenuto alcun conto, riconfermando - mi pare - lo stesso con piena fiducia da parte dell'Amministrazione regionale nell'incarico di Commissario.
Stupisce che, nonostante questo manager abbia aumentato, con una deliberazione, in modo non sufficientemente motivato i propri emolumenti quindi fatto grave, al punto da richiedere un intervento da parte dell'Amministrazione regionale di richiesta di revoca di questo provvedimento - tutto questo non abbia fatto parte del giudizio di valore sulla persona e questa persona sia stata riconfermata Commissario; ripeto nonostante abbia esplicato attività che mi pare non siano irrilevanti e sulle quali l'Amministrazione regionale ha espresso il proprio disappunto.
Vedo quindi una contraddizione di comportamenti che lascia aperta qualche preoccupazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Debbo solo precisare che purtroppo il 95% dei Direttori generali supplenti avevano fatto deliberazioni in tal senso. Siccome i manager della sanità in Piemonte non abbondano, ovviamente non potevamo farli fuori tutti per questa motivazione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 486 del Consigliere Cavaliere relativa al progetto di discarica di prima categoria per smaltimento rifiuti solidi urbani nel Comune di Cerro Tanaro - Località Cascina Borghetto


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 486, presentata dal Consigliere Cavaliere, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Con riferimento al progetto di discarica di prima categoria per lo smaltimento di rifiuti solidi urbani in località Cascina Borghetto del Comune di Cerro Tanaro presentato dal Commissario regionale per lo smaltimento di RSU nella provincia di Asti, il Consigliere interrogante vuole sapere: se sussistono le condizioni di sicurezza ambientale per la realizzazione del nuovo impianto, che certamente ridurrebbe i costi economici del conferimento presso l'impianto AMIAT di Torino, ma che potrebbe avere costi ambientali e sociali se sono stati attentamente valutati i caratteri geomorfologici ed orografici dell'area soggetta a dissesto e pericolo di alluvione se non fosse opportuno considerare la necessità di una nuova valutazione del sito in considerazione del fatto che gran parte del territorio del Comune di Cerro è interessato dalle prescrizioni previste dall'art. 9 bis della L.R. n. 56/77.
La problematica proposta è stata oggetto di atto deliberativo della Giunta regionale n. 102-78593 del 3/4/1996 di approvazione del progetto, ex art. 3 bis della legge 29/10/1987 n. 441, presentato dal Commissario regionale per lo smaltimento di RSU nella provincia di Asti, per l'allestimento e l'esercizio di una discarica di prima categoria da ubicarsi in località Cascina Borghetto del Comune di Cerro Tanaro (AT).
Dalle risultanze della Conferenza del 29/2/1996, convocata in applicazione dell'art. 37 della L.R. 13/4/1995 n. 59, è emerso che il progetto di cui trattasi è approvabile con le prescrizioni contenute nell'allegato A alla deliberazione quale parte integrante che recita testualmente: "L'impianto deve essere realizzato secondo le specifiche progettuali allegate alla domanda del Commissario regionale fatte salve le seguenti prescrizioni: tutto il perimetro dell'area autorizzata deve essere adeguatamente recintata per un'altezza non inferiore a 2 metri e munita di apposito cancello da chiudersi nelle ore notturne o in ogni caso di assenza di personale di sorveglianza al fine di evitare l'accesso ai non addetti.
Dovrà inoltre essere segnalata la presenza con un cartello nel quale verrà indicata la categoria della stessa alla luce della deliberazione del 27/7/1984 del Comitato interministeriale di cui all'art. 5 del DPR n. 915 nonché specificato il divieto di accesso al personale non autorizzato ed indicata la denominazione e la sede del soggetto responsabile della gestione della stessa l'area adibita a discarica dovrà essere dotata di sistemi di raccolta delle acque superficiali; tale struttura di raccolta deve essere dimensionata sulla base di una portata di acqua connessa con piogge intense aventi tempo di ritorno di dieci anni la Direzione lavori dovrà rilasciare al Servizio Regionale Opere Pubbliche e Difesa del Suolo di Asti dichiarazione attestante che la regimazione delle acque superficiali delle aree di discarica è compatibile con i corsi d'acqua esistenti e le opere di attraversamento degli stessi l'area utilizzata deve essere delimitata con capisaldi battuti in quote assolute cui riferire le quote relative della discarica i previsti piezometri di controllo dovranno essere dimensionati in modo da permettere il campionamento delle acque captate e dovranno essere opportunamente completati; le porzioni finestrate dovranno essere poste in corrispondenza delle intercalazioni sabbiose eventualmente presenti; in testa pozzo si dovrà procedere alla cementazione dei primi 5 metri o comunque del tratto perforato negli orizzonti superiori (livello pedogenizzato o di weathering) la viabilità di accesso alla discarica dovrà essere migliorata e resa idonea a garantire la percorribilità in ogni periodo dell'anno e tale da ridurre la polverosità il perimetro della discarica deve essere presidiato, al fine di costituire idonea barriera, da una doppia fila di alberi di adeguato sviluppo vegetativo (almeno 2 metri). Le specie da impiegarsi saranno determinate di conseguenza alla disponibilità dei vivai ed alle possibilità di messa a dimora in relazione ai terreni interessati, le fallanze andranno periodicamente risarcite l'impianto di discarica deve essere allestito in modo tale da consentire l'estrazione forzata del biogas prodotto, che deve essere captato attraverso un idoneo numero di pozzi o altro sistema di captazione e convogliato ad un sistema di combustione centralizzato; la combustione centralizzata deve avvenire in un idoneo impianto di recupero ove tecnologicamente realizzabile, ovvero in una torcia ad accensione automatica il sistema di estrazione e combustione prescritto al punto precedente deve essere attivato non oltre quattro mesi dall'inizio di coltivazione della discarica laddove le operazioni di conferimento rendano inattuabile il collegamento di singoli pozzi al sistema di estrazione e combustione centralizzato, gli stessi possono essere temporaneamente isolati purché dotati di una propria torcia ad accensione automatica per la torcia di combustione centralizzata e per le torce sui pozzi temporaneamente isolati non sono fissati limiti di emissione in considerazione delle oggettive difficoltà di ottenimento di dati analitici attendibili. Per lo stesso motivo l'impresa è esentata dall'esecuzione su tali punti di emissione dei rilevamenti previsti dall'art. 8, comma secondo, del DPR n. 203/88 e non sono richiesti autocontrolli periodici entro un anno dalla data di inizio di coltivazione della discarica comunicata come previsto dall'art. 8, comma primo, del DPR n. 203/88, e successivamente con cadenza annuale, l'impresa deve trasmettere alla Regione e alla Provincia una relazione che descriva lo stato di fatto dell'impianto per quanto attiene alla captazione del biogas e relativo sistema di estrazione e combustione, con indicazione delle quantità del biogas in gioco. Ove sia tecnologicamente realizzabile un impianto di recupero, oltre alla relazione sopra prescritta, l'impresa deve presentare il progetto dell'impianto stesso a corredo di una domanda di autorizzazione ai sensi dell'art. 15 del DPR n. 203/88 e ottenere la preventiva autorizzazione regionale lo stoccaggio del terreno agrario di copertura dovrà prevedere la regolarizzazione dei cumuli e loro sollecito inerbimento per salvaguardarne la fertilità e proteggerli dal dilavamento l'area destinata a discarica non potrà subire alcun ampliamento successivo. La rimanente area individuata dal progetto potrà solamente essere destinata a servizi finalizzati all'attività di smaltimento in discarica ed asservita all'impianto stesso l'impianto deve essere dotato di una centralina meteorologica idonea a misurare: direzione e intensità del vento, temperatura e umidità dell'aria pioggia (con pluviometro riscaldato); la centralina deve essere collegata in teletrasmissione con la Regione Piemonte il sistema di raccolta percolati deve essere realizzato in modo da garantire il completo allontanamento degli stessi anche in periodi di precipitazioni intense e deve essere realizzato in modo da evitare forme di depressione delle pompe in assenza di percolato sono di fatto richiamate le prescrizioni di cui alla DGR n. 85-28036 del 21/9/1993 (allegato C, punti 2, 3, 4, 5 e 6) relativamente all'attivazione delle raccolte differenziate sul bacino di competenza le specifiche tecniche dovrebbero far parte integrante del Cap. Spec.
d'Appalto (escludendo, però, i prezzi unitari essendo l'appalto ad offerta di prezzo) all'art. 7, la cauzione definitiva non deve essere del 5% dell'importo contrattuale, ma del 10%, come previsto dall'art. 30 della legge n. 109/94.
Occorre inoltre prevedere la cauzione provvisoria del 2% come da art. 30 della sopracitata legge n. 109/94 all'art. 15, per gli eventuali subappalti occorre indicare le categorie o le categorie prevalenti con i relativi importi, secondo le modalità previste dall'art. 34 della legge n. 109/94 all'art. 26 non viene ammesso l'arbitrato per la definizione delle eventuali controversie, in contrasto con l'art. 32 della legge n. 109/94 la descrizione del numero d'ordine 10 'Tubazioni in HDPE per pozzi di sollevamento del percolato' lire al cad. (quattro milioni), non appare sufficientemente dettagliata il prezzo del numero d'ordine 22 'Casseforme per opere in c.a. in elevazione' lire al mq (cinquantacinquemilaottocento) si discosta in modo sensibile dal Preziario regionale nel quale tale prezzo varia da 32.000 a 37.100 le descrizioni dei prezzi a corpo dal numero 37 al numero 47 non appaiono sufficientemente dettagliate e specificate in modo tale da consentire una corretta gestione tecnico-amministrativa in fase di realizzazione delle opere l'impianto dovrà essere dotato di locali di servizio, a disposizione degli operatori, conformi a quanto previsto dal DPR n. 303/56 e sue modifiche ed integrazioni il Comune di Cerro Tanaro dovrà individuare un tecnico laureato di propria fiducia, esperto in impianti di smaltimento dei rifiuti al fine di riferire periodicamente al Comune stesso sull'andamento dei lavori e sulla successiva gestione. I costi di tale consulenza sono a carico del Consorzio è fatto obbligo di realizzare ulteriori interventi tecnici ed operativi che gli organi di controllo ritengano necessari sia durante la realizzazione della discarica, sia durante il periodo della gestione la presente autorizzazione è valida solo se l'istante è in possesso dei titoli legittimi di disponibilità del terreno tutte le prescrizioni previste dal DPR n. 915/82, dalla deliberazione del Comitato interministeriale del 27/7/1984, dalla L.R. n. 59/95, nonché dalla normativa statale o regionale integrativa, per quanto applicabili, si intendono come prescritte dalla presente autorizzazione la presente autorizzazione non esonera dal conseguimento di ogni altro provvedimento di competenza di altra Autorità, previsto dalla legislazione vigente per l'esercizio dell'attività in oggetto (legge n. 1497/39, L.R. n.
20/89, legge n. 431/85, ecc.) il Consorzio, sia nella fase di realizzazione dell'impianto che nella successiva gestione dello stesso, dovrà sempre garantire il rispetto ambientale delle aree interessate e contermini ponendo particolare riguardo anche agli aspetti estetici e paesaggistici l'inosservanza di quanto prescritto comporterà, in relazione alla gravità dell'infrazione riscontrata, l'adozione dei provvedimenti previsti dall'art. 17 del DPR n. 915/82, nonché l'applicazione delle sanzioni di cui al Titolo V dello stesso DPR n. 915/82 il rispetto delle previsioni progettuali e delle prescrizioni relative alle realizzazioni dovranno essere certificate con verbali di regolare esecuzione o di collaudo, anche in corso d'opera, redatti da competenti professionisti abilitati al fine di verificarne l'effettiva rispondenza ai requisiti tecnici previsti dalle normative vigenti; le certificazioni di cui sopra, dovranno essere inviate mediante lettera raccomandata a.r. alla Regione Piemonte e per conoscenza alla Provincia ed al Comune sede dell'impianto al fine di ottenere l'autorizzazione per l'inizio dell'attività di smaltimento".
Per quanto attiene gli aspetti relativi all'art. 9 bis della legge n. 56/77 è da precisare che il Comune di Cerro Tanaro è stato interessato in modo rilevante dai fenomeni di allagamento e di esondazione causati dall'evento alluvionale del novembre 1994.
Per questa ragione è stato inserito nell'elenco dei Comuni gravemente danneggiati ed il Settore Prevenzione Rischio Geologico ha ritenuto opportuno proporre l'applicazione dell'art. 9 bis della legge n. 56/77 per parte del territorio comunale; la relativa comunicazione e perimetrazione è stata inviata al Comune interessato in data 6/6/1995.
In ordine a quanto determinato dalla deliberazione n. 261-CR 10814 del 9/7/1996 il Comune di Cerro Tanaro può essere classificato nella categoria II b2, cioè la salvaguardia proposta dal Piano Stralcio 45 può essere compatibile con la proposta di perimetrazione relativa all'art. 9 bis.
La zona interessata dalla perimetrazione si estende dalle sponde del fiume Tanaro fino alla zona effettivamente alluvionata che è costituita essenzialmente dal terrazzo del primo ordine e dall'inviluppo degli antichi alvei del fiume.
L'acqua durante il fenomeno alluvionale ha raggiunto la quota di metri 106 s.l.m. La quota massima del territorio ricompreso nelle zone potenzialmente inondabili, così come desunte dalla Banca Dati Geologica della Regione Piemonte, si attesta inferiormente a metri 110 s.l.m.
L'area della discarica, in località Cascina Borghetto, si trova a circa km 1,5 dal fiume Tanaro ed a più di 1 km sia dalla zona effettivamente allagata, che da quella potenzialmente vulnerabile ed interessata dalla proposta di applicazione dell'art. 9 bis.
Essa inoltre non può essere assolutamente coinvolta dalla dinamica del fiume essendo a quota di metri 130 s.l.m. con un dislivello di metri 35 dal fiume Tanaro e di metri 24 dal limite della zona allagata.
Nella relativa cartografia sono evidenziate tre zone: 1) area effettivamente allagata (tratteggiata) 2) area di proposta "9 bis" (tratto continuo) 3) inviluppo delle aree precedentemente citate e di quelle inondabili evidenziate dalla Banca Dati Geologica della Regione Piemonte (linea tratto punto).
E' infine da segnalare che contro il provvedimento regionale, DGR n. 102 78593 del 3/4/1996, il Comune di Cerro Tanaro ed altri hanno interposto ricorso avanti il TAR del Piemonte.
La Giunta regionale si costituirà nel giudizio a tutela dell'interesse dell'Ente.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cavaliere si dichiara soddisfatto della risposta dell'Assessore.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 490 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa alla Società Servizi Industriali di Orbassano


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 490 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Con riferimento alla Società Servizi Industriali di Orbassano, indicata erroneamente sita in Beinasco, i Consiglieri interpellanti vogliono conoscere: 1) i risultati delle ultime analisi biochimiche condotte sui fumi emessi dall'azienda 2) quali provvedimenti, dopo gli innumerevoli impegni assunti, sono stati concretamente adottati dalla Regione e quali azioni essa prevede di condurre in futuro, entro quali tempi e con quali costi 3) a quale punto sia l'iter della ventilata rilocalizzazione e se abbiano considerato la necessità e i costi per eseguire la bonifica di un sito gravemente inquinato da lungo tempo.
Per rispondere al primo quesito dell'interpellanza, poiché agli atti del Servizio Risanamento Atmosferico risultavano solo le analisi effettuate dal Laboratorio di sanità pubblica di Grugliasco e della ditta nel 1991/1992 a verifica dell'adeguamento delle emissioni realizzato dall'azienda (captazione e canalizzazione degli effluenti della piattaforma ad impianto di abbattimento emissioni centralizzato) ai sensi del DPR n. 203/88, si è richiesto alla Provincia di Torino copia di analisi più recenti delle emissioni della piattaforma stessa.
La Provincia di Torino, infatti, tra le prescrizioni delle autorizzazioni rilasciate, ai sensi del DPR n. 915/82, richiede un periodico rilevamento delle emissioni in atmosfera.
Sono pertanto disponibili i risultati degli autocontrolli effettuati dall'azienda in data 5/5/1995, inviati alla Regione dalla Provincia di Torino in data 29/3/1996 (che fornirò agli interpellanti).
Quanto ai quesiti 2) e 3) dell'interpellanza si fa presente che, da un lato, l'attività della Servizi Industriali nello stabilimento di Orbassano non ha mai dato luogo a sospensioni o interruzioni delle autorizzazioni specifiche concesse dalla Provincia di Torino e che scadono nel maggio 1998; dall'altro, la L.R. n. 59/95 ha delegato la stessa Amministrazione provinciale per tutti gli altri provvedimenti da adottare in tema di smaltimento dei rifiuti, compreso il Piano delle rilocalizzazioni in ambito provinciale, previa determinazione dei relativi criteri da parte del Piano regionale, ormai in avanzata fase di adozione.
Si tenga comunque presente che per attuare la rilocalizzazione dell'attività della Servizi Industriali molto dipende, in definitiva, dal reperimento di idonee aree definite d'intesa con le Amministrazioni comunali ed, infine, dalla decisione dell'azienda a trasferirsi ovviamente nell'ambito delle autorizzazioni che alla stessa sono (o saranno) rilasciate.
Se posso aggiornare la risposta, che risaliva ai primi di agosto, posso dire che abbiamo già avuto parecchi incontri con la Provincia di Torino proprio per esaminare la questione delle rilocalizzazioni degli impianti ubicati nell'area metropolitana torinese. Si è anche considerata la necessità di predisporre gli adeguati strumenti di pianificazione, e quindi le direttive che possono essere inserite nel Piano regionale di smaltimento, e che noi ci siamo impegnati ad inserire e infine le localizzazioni puntuali che può prevedere il conseguente programma provinciale di smaltimento.
Oltretutto, la questione è anche da considerare in un'ottica più complessiva; nel momento in cui si va a definire tutta una serie di nuove localizzazioni di zone industriali magari riferite anche ai finanziamenti della CEE o altre iniziative di PIP o similari, è chiaro che è opportuno prevedere come conseguenza e come questione collegata a questi insediamenti anche ipotesi di localizzazioni.
Credo che sia difficile pensare ad una rilocalizzazione da punto a punto se non si è provveduto a creare una condizione programmatica, pianificatoria normativa, amministrativa ed operativa da parte delle Amministrazioni, che preveda una serie di possibilità che potranno e dovranno essere attuate da parte degli Enti locali delegati a rilasciare queste autorizzazioni.
Confermo ed assicuro gli interpellanti di un dialogo continuo sia dal punto di vista della conoscenza dei dati sia dal punto di vista della concertazione per tutte le implicazioni conseguenti che ci sono con le Amministrazioni locali ed in particolare con l'Amministrazione provinciale di Torino. Poi consegnerò le copie delle analisi, come ho detto prima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la risposta non può soddisfare il nostro Gruppo perché la situazione della Servizi Industriali, al di là delle belle parole usate dall'Assessore, è sempre la medesima di una ditta altamente inquinante, con un sottosuolo del quale non si conosce la composizione in ordine ai rifiuti tossico-nocivi, eventualmente esistenti e sul quale l'Assessore non ha speso una parola.
Una parte dell'interpellanza chiedeva quali costi vengono ipotizzati per la bonifica del sito, una volta che la Servizi Industriali venga rilocalizzata; nulla è stato detto dall'Assessore.
Quindi siamo nella più ordinaria delle routine di comportamento superficiale da parte dell'Amministrazione regionale che dura da troppi anni. Fa parte di questa carenza anche l'inesistenza del Piano regionale per lo smaltimento e la raccolta dei rifiuti che questa Giunta regionale non è ancora stata in grado di portare in Consiglio regionale per l'approvazione e che di certo è un elemento strutturale e decisivo al fine di risolvere questi problemi.
Viceversa è un po' penoso sentire lo scarico di responsabilità che l'Assessore manda alle Province che sono le nuove responsabili di questa vicenda. Non dimentichi l'Assessore che la Regione Piemonte non pu disfarsi del problema in questo modo. Intanto perché non ha il piano di raccolta e di smaltimento dei rifiuti e poi perché della vicenda se ne è occupato a lungo, e non può adesso scoprire che sono altri a dover fare tutto. No, la Regione Piemonte deve continuare anche nell'iter di elaborazione ed approvazione del Piano a non trascurare un impegno diretto per rimuovere questo problema, richiesto anche dalle Amministrazioni comunali. Tenga presente l'Assessore e il Consiglio che poi la Servizi Industriali è sita su un'area sulla quale la Regione Piemonte insieme ad altri enti pubblici e privati ha intenzione di realizzare il Centro Agro alimentare. Sulla compatibilità delle attività svolte dalla Servizi Industriali con quelle del Centro Agro-alimentare non si è mai detta una parola rassicurante e definitiva.
Come è possibile stoccare e lavorare frutta e verdura a fianco del ribollire di rifiuti tossici e nocivi? Questa assicurazione non è mai stata fatta e allora tanto più inaccettabile risulta la posizione espressa dall'Assessore di scaricare questa patata bollente alla Provincia.
La risposta è del tutto insoddisfacente. Aspettiamo la copia promessa dall'Assessore in ordine ai dati e ci ripromettiamo di sentire anche l'Amministrazione direttamente interessata, quella di Beinasco, su una vicenda che non fa onore alla capacità di gestione della Regione Piemonte.
Grazie.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 522 dei Consiglieri Chiezzi e Moro relativa alla discarica di Castelceriolo (AL)


PRESIDENTE

Poiché è in congedo l'Assessore Masaracchio, non possiamo evadere le interpellanze e le interrogazioni che lo riguardano.
Procediamo con l'esame delle interrogazioni e delle interpellanze a cui risponde l'Assessore Cavallera e precisamente con l'interpellanza n. 522 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moro.
Prego, Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Con l'interpellanza n. 522 i Consiglieri Chiezzi e Moro intendono sapere con riferimento alla discarica di Castelceriolo in provincia di Alessandria, quando la stessa sarà definitivamente chiusa, se l'ulteriore innalzamento dell'impianto sia stato autorizzato dalla Regione e se lo stesso non metta a rischio la stabilità stessa dell'impianto, se si possa affermare che la discarica è gestita perfettamente e infine quali iniziative sta assumendo la Regione per evitare che la provincia di Alessandria sia coinvolta dall'emergenza rifiuti che attanaglia gran parte del Piemonte.
In proposito si riferiscono le notizie che sono state assunte, per la gran parte, dall'Amministrazione provinciale di Alessandria.
La Provincia prevede di chiudere definitivamente la discarica entro otto mesi, un anno al massimo (la risposta era di luglio, per intenderci, da quando contiamo i mesi). Molto dipenderà dall'esito della raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani che dovrà alimentare l'impianto di compostaggio che è in funzione nei pressi della discarica ed autorizzato da questa Regione per 9.000 tonnellate/anno, con DGR n. 275-37194 del 26/7/1994.
La sopraelevazione dell'impianto non è stata autorizzata né dalla Regione né dalla Provincia, bensì, come è noto, dal Prefetto di Alessandria, con proprio decreto del dicembre 1994 e ciò per sopperire all'emergenza creatasi all'indomani degli eventi alluvionali del novembre 1994.
La Provincia, quale Ente preposto al controllo, risulta aver disposto vari accertamenti, compreso il monitoraggio dei pozzi circostanti, le cui risultanze vengono anche comunicate, se del caso, all'Autorità Giudiziaria.
La Regione, con L.R. n. 59/95, ha, come è noto, delegato le Province all'approvazione dei progetti per gli impianti di smaltimento rifiuti ed è in quella sede che il Consorzio alessandrino, proprio per ovviare alla prossima chiusura della discarica di Castelceriolo, presenterà i progetti per i nuovi impianti di smaltimento.
Difatti risulta che siano già convocate delle Conferenze dei servizi in sede di Provincia di Alessandria proprio per esaminare una proposta di nuova discarica da parte del Consorzio alessandrino per lo smaltimento dei rifiuti. Peraltro questa proposta è fortemente contestata dalle popolazioni della zona ove questa nuova discarica dovrebbe insediarsi.
Questo è quanto risulta alla Giunta regionale. In sostanza, possiamo concludere dicendo che l'alluvione, oltre ad aver provocato dei danni nella zona alluvionata, ha anche creato un gravissimo danno per la quantità di rifiuti che si dovettero portare a discarica, per ragioni di tutela della salute pubblica, nelle settimane immediatamente susseguenti all'alluvione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è un po' problematico e difficile discutere oggi dell'interpellanza urgente sulla discarica di Castelceriolo sobborgo di Alessandria, che era stata presentata il 18/3/1996, perché in questo lasso di tempo si sono succeduti parecchi avvenimenti.
Come è possibile rispondere su una delicata materia di vivibilità e di impatto ambientale dopo cinque mesi? A Castelceriolo è da molti anni funzionante una discarica per lo smaltimento di RSU gestita dal Consorzio alessandrino per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Il funzionamento della discarica ha avuto, negli anni successivi, diverse proroghe rispetto alla chiusura che era già stata programmata. Con le proroghe, che hanno permesso successivi innalzamenti dell'impianto ed aggravato la situazione ambientale, si sono giustamente espresse fortissime proteste delle popolazioni anche perché dall'impianto fuoriescono emissioni maleodoranti. E le giuste preoccupazioni dei cittadini, residenti anche nei centri limitrofi, e i continui esposti con centinaia di firme, hanno determinato anche l'intervento della Magistratura.
Solo oggi l'Assessorato competente risponde in modo lacunoso, un po' burocratico, impreciso sulla tematica ambientale di questa discarica alessandrina che comunque è nota all'Assessore.
Trattandosi di una zona periferica della città di Alessandria, colpita dalle recenti calamità alluvionali del 1994, si chiede ancora alla Giunta regionale, con forte preoccupazione, quando vi sarà la definitiva chiusura anche perché l'ulteriore sopraelevazione dell'impianto fu autorizzata dalla Regione Piemonte che affermava che la discarica era gestita perfettamente secondo quanto stabilito dalle normative vigenti.
E' evidente che come Gruppo Comunista siamo insoddisfatti di tutto l'insieme della politica regionale sull'ambiente e sull'impatto ambientale.
Per cui in questo specifico e grave caso di vivibilità ambientale chiediamo all'Assessore competente di attivizzarsi al massimo per evitare decisamente che dopo l'Acquese (l'area di Gavonata di Cassine e Valle Ferri nel Comune di Cavatore) un'altra parte importante della provincia di Alessandria nonostante le deleghe alle Amministrazioni provinciali che riducono di fatto le responsabilità dell'Assessorato competente, sia coinvolta nell'emergenza rifiuti che attanaglia gravemente gran parte del Piemonte.
Di questa delicata materia e di questo argomento chiedo gentilmente che mi sia data risposta scritta. Grazie.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 538 dei Consiglieri Manica, Suino, Bertoli, Riggio e Miglietti relativa all'inquinamento ambientale a Borgomanero - Località Lagone


PRESIDENTE

L'Assessore Cavallera risponde ancora all'interpellanza n. 538 presentata dai Consiglieri Manica, Suino, Bertoli, Riggio e Miglietti.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Con l'interpellanza n. 538, riferita all'inquinamento ambientale nella zona nord di Borgomanero, in località Rio Lagone, i Consiglieri regionali si propongono di conoscere quali interventi ed impegni siano stati assunti e si intenda assumere per porre rimedio alla problematica.
In proposito si riferisce che a seguito della segnalazione sullo stato delle acque del Rio Lagone e degli altri corsi d'acqua siti nella zona nord di Borgomanero, pervenuta agli uffici di questo Assessorato regionale in data 5/10/1995, sino dal successivo 20 ottobre ci si è attivati comunicando alla Provincia di Novara, al Sindaco di Borgomanero, alla USL competente per territorio e al Presidente del Comitato per il risanamento del Rio Lagone la disponibilità alla verifica congiunta della situazione in atto e all'individuazione delle possibili soluzioni.
In data 10 aprile u.s. presso l'Assessorato regionale all'ambiente si è svolto un incontro con i summenzionati Enti, riunione nella quale si è verificato che la problematica emersa è riconducibile per un verso all'esistenza di singoli scarichi di tipo industriale e per altro verso alla presenza di scarichi delle pubbliche fognature.
Si è pertanto invitata l'amministrazione provinciale competente, ai sensi della L.R. n. 48/93, ad intensificare i controlli sugli scarichi soprattutto quelli produttivi al fine di verificarne l'esatta provenienza ed adottare i conseguenti provvedimenti.
Per quanto concerne invece le pubbliche fognature, constatato che il problema principale concerne il Comune di Pogno, si è verificata la possibilità di realizzare il collegamento della rete fognaria del suddetto Comune al depuratore del Consorzio Acque Reflue di Gozzano subordinatamente, peraltro, ad un previo riordino complessivo della suddetta rete fognaria e degli scarichi produttivi ad essa collegati.
In data 14 maggio u.s. l'Assessorato ha presenziato altresì ad un ulteriore incontro con tutti gli Enti interessati tenutosi presso la Provincia di Novara, ove è stata ribadita la disponibilità dell'Amministrazione regionale a supportare anche finanziariamente, seppure alle richiamate condizioni, il suddetto collegamento.
In quella sede l'Assessore provinciale all'ambiente ha assicurato che sono in corso i controlli del caso, nonché le revoche delle autorizzazioni agli scarichi produttivi non in regola. Il medesimo, sia nel corso dell'incontro, sia con successiva nota del 23/5/1996, ha ulteriormente sollecitato il Sindaco del Comune di Pogno a presentare una relazione tecnica in cui sia descritta la rete fognaria a servizio del territorio comunale e ad indicare i tempi necessari per l'elaborazione di un progetto di adeguamento di detta fognatura.
Dagli incontri sinora avvenuti è emersa pertanto l'assoluta necessità di un complessivo riordino del sistema fognario del Comune di Pogno che preveda: 1) il censimento qualitativo e quantitativo degli scarichi provenienti da insediamenti produttivi 2) il divieto di allacciamento di tutti gli scarichi industriali non compatibili, per quantità e qualità, con la capacità depurativa dell'impianto consortile. In tal senso si è fatto esplicito riferimento al quadro normativo vigente, ivi comprese le innovazioni introdotte dalla legge n. 172/95.
Solo a valle delle suddette verifiche potrà essere presa in considerazione la possibilità (anche finanziaria) di allacciare la rete fognaria del Comune di Pogno alla rete consortile.
Posso assicurare che a me risulta che siano state fatte ulteriori verifiche tecniche e adesso sono in corso di presentazione anche delle richieste di finanziamento, che mi sembra scadano proprio in questi giorni, sulla base dell'utilizzo del FIP, per opere igienico-sanitarie; non sono materialmente informato di questa montagna di carta che è arrivata, ma sarà mia cura verificare che questo problema, che è noto anche personalmente all'Assessore per le segnalazioni che continuamente pervengono, sia esaminato e qualora ricorressero le condizioni sia inserito in questi programmi, anche se ovviamente bisogna pensare a realizzazioni graduali nel tempo di tutto il programma di risanamento; senz'altro la cosa si farà perché credo che vi siano i requisiti di priorità sulla base della, anche se breve, relazione che ho fatto della situazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.
MANICA Ringrazio l'Assessore per la risposta. Chiederei di avere la risposta scritta. Molte delle cose chieste nell'interpellanza sono oggettivamente un po' datate rispetto alle riunioni successive di cui l'Assessore ci ha parlato, perché la data in cui l'interpellanza è stata presentata non è particolarmente recente. Ero a conoscenza delle riunioni e degli incontri che l'Assessore aveva avuto, in particolare, presso la Provincia di Novara.
Penso che l'elemento importante sia l'ultima assicurazione che l'Assessore Cavallera ci ha fatto, quella di inserire questo problema tra le priorità dell'Assessorato come intervento dal punto di vista del risanamento e della verifica del controllo di quella realtà, perché in effetti la situazione è molto complessa e drammatica, coinvolge una serie di Comuni importanti.
Pertanto, per questa fase mi dichiaro soddisfatta della risposta dell'Assessore Cavallera. Gli chiedo comunque di mantenere questo impegno in ordine alle priorità e di mantenere un rapporto di collegamento con gli Enti locali del territorio, la Provincia di Novara e i Comuni interessati.


Argomento: Zootecnia - Veterinaria

Interpellanza n. 536 del Consigliere Cavaliere relativa alla diffusione epidemica di encefalopatia spongiforme bovina - Morbo della vacca pazza


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 536 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Grazie, signor Presidente, cortesi colleghi, l'interpellanza del Consigliere Cavaliere pone due quesiti per quanto riguarda l'encefalopatia spongiforme bovina.
Primo quesito: quali sono le iniziative che la Giunta regionale vuole intraprendere affinché vi siano dei controlli maggiori sulla documentazione di accompagnamento delle carni macellate e sugli animali vivi importati soprattutto dalla Gran Bretagna. Questa interpellanza è datata 26 marzo u.s.
Il mio Assessorato, attraverso il competente Settore Veterinario, ha intrapreso iniziative per intensificare l'azione di controllo e vigilanza per la profilassi della encefalopatia spongiforme bovina. In particolare, i Servizi Veterinari delle Aziende Sanitarie Regionali hanno realizzato i seguenti interventi: 1) verifica del censimento degli animali di razza inglese presenti sul territorio regionale, già eseguita nel 1994, e sopralluoghi diretti nelle aziende interessate. Sono risultati complessivamente presenti, in quindici allevamenti, un centinaio di capi che rappresentano perlopiù la discendenza di bovini di razza inglese, la maggior parte dei quali introdotti da un centro genetico danese. Tutti i capi non presentano alterazioni dello stato sanitario. 2) Controllo in tutti gli spacci di vendita, dei supermercati dei depositi frigoriferi per verificare il rispetto delle disposizioni di blocco alle importazioni di carne stabilito dall'Unione Europea. Sono stati complessivamente sequestrati 2.617,21 chilogrammi di carne bovina, parte della quale è già stata dissequestrata in quanto regolarmente importata e parte (980 chilogrammi) ancora sotto sequestro (in attesa di completare la pratica di respingimento). 3) Sono stati altresì effettuati controlli nel rispetto del divieto di somministrazione di farine proteiche di origine animale.
Secondo quesito: quali sono le iniziative che la Giunta regionale vuole intraprendere sull'informazione ai cittadini consumatori di carne bovina al fine di evitare allarmismi ingiustificati e pericoli per i consumatori stessi.
Per quanto riguarda l'informazione i veterinari dell'Assessorato attraverso la partecipazione a pubbliche riunioni, ma anche con articoli ed interviste, hanno collaborato alla diffusione di corrette notizie sulla malattia. I consumatori sono stati invitati, anche attraverso annunci pubblicitari su quotidiani e settimanali, ad acquistare carni di bovini allevati in Piemonte, rivolgendosi in particolare alle macellerie aderenti alla L.R. n. 35/88 sulle carni certificate ed è stato diffuso anche un depliant sul quale sono indicate appunto queste macellerie. Ha altresì invitato i responsabili dei servizi di approvvigionamento di mense ospedaliere, scolastiche e degli altri centri sociali di ristorazione collettiva a privilegiare nell'acquisto le carni bovine certificate.
E' stato altresì redatto (e diffuso), in collaborazione con l'Assessore all'agricoltura, un opuscolo - che questa mattina ho fatto consegnare ai signori Capigruppo - sull'educazione sanitaria e sul consumo della carne bovina (distribuito nel mese di agosto u.s.).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Discutiamo di questo argomento evidentemente un po' in ritardo, ma è un argomento che comunque, pur nel suo aspetto negativo, mantiene l'attualità.
Prendo atto delle risposte dell'Assessore. Al di là di tutte le cose dette e degli incontri fatti, credo che occorra cominciare ad intraprendere anche delle altre iniziative, oltre a quelle già avviate.
Tra le Regioni italiane, il Servizio Veterinario del nostro Ente è certamente uno dei più attenti e che più hanno operato; purtuttavia proprio questo servizio ha evidenziato delle situazioni credo endemiche cioè delle aree precise, dei soggetti anche rituali che inquinano il "mercato", dando una nomea generale a tutta la produzione piemontese, che invece è storicamente conosciuta come tra le più pregiate.
Oltre a procedere alla certificazione della carne, atto importante già stabilito da una nostra legge ormai da qualche anno, bisognerebbe far sì che questa certificazione diventasse un vero e proprio punto di riferimento. Faccio un esempio: negli ospedali piemontesi bisognerebbe che le forniture venissero effettuate solo per la carne certificata; questo sarebbe possibile anche con le attuali leggi sugli appalti, perché andrebbe in ordine alla qualità del prodotto. Invece anche rispetto agli ospedali che rappresentano un aspetto di consumo, non abbiamo questo dato, che sarebbe importante.
Colgo l'occasione per sollecitare i Presidenti delle Commissioni sanità e agricoltura e anche il Presidente del Consiglio affinché vada avanti il progetto di legge firmato da moltissimi Gruppi, che chiede l'adeguamento degli allevamenti del sanato in Piemonte alle normative europee. Ricordo che attualmente in Piemonte abbiamo un segmento di questo allevamento; si tratta di una piccola fetta di allevatori e di mercato, ma a livello di immagine rappresenta un grave danno per tutti gli allevatori piemontesi.
Vi sono degli allevamenti intensivi del cosiddetto sanato che, appunto perché intensivi, avvengono per mezzo di procedure non naturali (farine proteiche, ecc.). Pensate che questi animali, proprio perché vengono continuamente allevati con il latte anche dopo lo svezzamento, presentano delle malformazioni (non gli si forma lo stomaco, ecc.) e delle mutazioni genetiche che non rendono sicuramente una carne sana, soprattutto dal punto di vista alimentare. Infatti non lo è. Senza parlare di un aspetto che interessa di meno, ma che pure esiste: la condizione di questi animali, che vengono tenuti sei mesi in piedi in spazi di 70 cm; anche questo causa la produzione di una carne malata.
Ho fatto solo due riferimenti, cioè a come far sì che venga consumata di più la carne certificata, che farebbe bene al mercato e all'allevamento piemontese, e anche a come tutelare la produzione di carne. Sono cose che noi potremmo realizzare abbastanza velocemente e senza un grande sforzo che trovano d'accordo le grandi associazioni di categoria degli allevatori e non trovano d'accordo le minoranze di siringatori.


Argomento: Contratti ed appalti

Interpellanza n. 566 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Moro relativa al raddoppio del Politecnico di Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 566, presentata dai Consiglieri Chiezzi Papandrea e Moro, cui risponde l'Assessore Leo.
LEO, Assessore all'assistenza universitaria Considero molto importante questa interpellanza per la questione di interesse generale che pone. Infatti, ricevuta l'interpellanza, ci eravamo attivati per dare luogo ad incontri con il Politecnico, al fine di ottenere dati e risposte. Mi permetto di comunicare che questi sono arrivati a fine luglio e quindi la risposta che diamo, tutto sommato, non è molto lontana nel tempo, tenendo presente che i lavori del Consiglio sono stati sospesi nel mese di agosto; adesso siamo a settembre, per cui credo che le affermazioni del Magnifico Rettore del Politecnico siano abbastanza attuali.
In risposta alla mia richiesta di informazioni, successivamente e conseguentemente all'interpellanza del Consigliere Chiezzi e degli altri colleghi, il Magnifico Rettore, prof. Zich, mi scrive: "Egregio signor Assessore, questa Amministrazione intende cogliere l'occasione fornita dalla richiesta di informazioni avanzata da codesto Assessorato sul 'Raddoppio del Politecnico di Torino ' - informazioni che riguardano atti e provvedimenti, che tra l'altro sono pubblici, in quanto approvati da Organi o Ministeri competenti - per auspicare un interessamento fattivo della Regione Piemonte nel contribuire, per quanto di propria competenza, all'avvio ed alla realizzazione di un'opera di rilievo ed ormai indispensabile allo sviluppo scientifico e didattico oltre che opportunità di lavoro nell'immediato.
In particolare, il Politecnico è ben lieto di fornire le indicazioni richieste relative ai contenuti dell'interpellanza presentata dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Moro.
L'intervento di raddoppio attualmente è in fase di progettazione. La progettazione di massima è già stata redatta a suo tempo per l'intero intervento. La progettazione preliminare relativa ad un primo lotto è svolta a cura della Società concessionaria.
La Concessionaria è regolata da una convenzione che prevede molteplici attività, tra le quali l'attività di progettazione, gestione degli appalti e direzione lavori, ma anche l'attività di acquisizione delle aree, il reperimento dei fondi, la gestione, almeno parziale, delle attrezzature ecc.
La convenzione è stata redatta con la collaborazione del Provveditorato alle Opere Pubbliche che, mano a mano, suggeriva gli opportuni emendamenti.
Il testo della convenzione è stato verificato dal Ministero competente il quale ha richiesto, in un primo tempo, diversi emendamenti, recepiti nella stesura definitiva, inviata una seconda volta al Ministero per l'approvazione definitiva.
Successivamente la convenzione è stata approvata dal Provveditorato alle Opere Pubbliche per il Piemonte con voto specifico del Comitato tecnico amministrativo che, nello specifico, ha stabilito il valore del 12% per l'aggio concessorio".
CHIEZZI In che data, Assessore? LEO, Assessore all'assistenza universitaria Nella risposta del Politecnico non è specificato: mi informerò.
"A valle di queste approvazioni, la convenzione è stata approvata dal Consiglio di amministrazione del Politecnico.
Il Politecnico è venuto nella determinazione di affidare in gestione le attività inerenti il cosiddetto Raddoppio ad una Società concessionaria poiché le proprie strutture non sono ovviamente dimensionate per fare fronte a tutte le incombenze tecniche, amministrative, gestionali e finanziarie richieste e connesse con l'esecuzione di un così rilevante complesso di opere, né sarebbe possibile incrementare in modo sufficiente tutte le strutture con personale regolarmente assunto.
Alla luce della nuova normativa, il Politecnico, congiuntamente con la concessionaria e con i rispettivi consulenti legali, sta attualmente valutando gli scenari praticabili per le future progettazioni".
Aggiungo che mi ero permesso di chiedere al Rettore del Politecnico un'eventuale disponibilità ad esporre in Commissione, i cui lavori ovviamente sono disciplinati dal Presidente stesso, dal Vicepresidente e dai colleghi della Commissione. L'ho chiesto solo preventivamente, non avanzando alcun invito, in quanto ovviamente non è di mia competenza, ma considerando questa una questione importante, delicata e dettagliata. Il Rettore del Politecnico mi ha fatto sapere che, qualora la Commissione desiderasse approfondimenti, anche in un confronto, sarebbe disponibile a venire. Ripeto, personalmente non ho avanzato alcun invito; mi sono solo premurato, trattandosi di una questione così importante, di dire se eventualmente fosse necessario integrare le informazioni richieste e se eventualmente ci potesse essere un confronto. Mi sembrava una cosa opportuna, ma che esula dalle mie dirette potestà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI La risposta non soddisfa per nulla, e non soddisfa per nulla la risposta del Politecnico, perché è quanto l'Assessore ha letto non aggiungendo di proprio alcunché o quasi.
Chiedo all'Assessore di fare qualche passo ulteriore, perché la questione sulla quale il Gruppo di Rifondazione Comunista vorrebbe fare luce è il merito di questa convenzione stipulata tra il Politecnico di Torino e una società innominata dall'Assessore (non so se l'abbia nominata il Politecnico, ma allora diciamo il nome di questa concessionaria).
Si tratta di una concessione che, nel merito amministrativo, è sempre stata molto discutibile (concessione di progettazione ed esecuzione), che non mi risulta oggi sia più possibile in base alle varie leggi Merloni e ai vari decreti (prego l'Assessore di verificare questo fatto).
E' una concessione che prevede un compenso per questa concessionaria innominata dall'Assessore e dal Politecnico - e la cifra è la stessa data dall'Assessore - del 12% sul consuntivo lordo dei lavori, e l'Assessore questo non l'ha detto, quindi non so se corrisponde a verità.
In sostanza, è stato predisposto un provvedimento convenzionale che prevede una cifra percentuale forfettaria del 12% sul consuntivo lordo dei lavori per tutte le incombenze scritte in concessione. Chiedo innanzitutto che l'Assessore verifichi i nomi, i cognomi e le date; che verifichi se e quando il Ministero abbia dato l'autorizzazione al Politecnico per la stipulazione di questa convenzione; che faccia verificare a persone terze il merito di questa convenzione, le cose da fare e i compensi previsti; che dica se oggi è possibile dare, da parte del Politecnico di Torino, una concessione del tipo quella che è stata oggetto dell'interpellanza, cioè se oggi questa convenzione potrebbe essere legittimamente stipulata dal Politecnico.
Rimane anche nel vago la situazione di attuazione di questa convenzione e quali opere siano state eseguite; l'Assessore ha parlato del progetto di massima e ha detto che si sta discutendo il progetto preliminare.
L'Assessore dica quali sono gli emolumenti già versati a questa concessionaria e a quale titolo, cioè qual è stato l'esborso da parte del Politecnico o da parte del Politecnico attraverso fondi del Ministero; e se non ritenga - ultima domanda - necessaria una rinegoziazione di tutti gli accordi sottoscritti sinora alla luce dei compensi che sono stati ipotizzati. Spero di avere rivolto delle domande chiare e comprensibili.
Chiediamo una risposta un po' più precisa sui responsabili dei procedimenti, le date in cui sono avvenuti i riferimenti al Provveditorato ai Ministeri e a quant'altro, il punto della situazione ad oggi ed eventuali suggerimenti da parte della Regione Piemonte, che deve sempre vigilare, in base alle leggi esistenti, sugli appalti che avvengono nella Regione.
Chiedo al Presidente del Consiglio se è possibile, per evitare di accumulare carta e protocolli, tenere in vita questa interpellanza. Potrei fare una dichiarazione di assoluta insoddisfazione e, se questa venisse accettata in termini regolamentari, l'interpellanza potrebbe ancora vivere senza essere replicata; l'Assessore potrebbe parlare, rispondendo a queste mie richieste, in un certo modo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.
LEO, Assessore all'assistenza universitaria Sono d'accordissimo sul metodo. Ho preso nota di tutte le questioni poste dal Consigliere Chiezzi, Presidente del Gruppo di Rifondazione Comunista.
Vorrei solo fare un'osservazione. Il Consigliere Chiezzi è stato correttissimo, ha detto che è insoddisfatto della risposta. Tengo a precisare che avevo già posto l'esigenza di un eventuale confronto e che per quanto di mia competenza, mi attiverò sulla base delle domande poste.
Vorrei solo, rivolgendomi alla Presidenza del Consiglio per farlo rilevare al Presidente Ghigo, che in realtà io non sono l'Assessore ai lavori pubblici o al Piano Regolatore: sono l'Assessore al diritto allo studio universitario. Di conseguenza, su queste materie faccio volentieri da portavoce, ma non sono di mia competenza; sono cose sulle quali ho risposto io perché mi hanno passato l'interpellanza dalla Presidenza. Comunque considerando la cosa di estrema importanza e le domande estremamente precise, mi faccio volentieri carico di coinvolgere altri colleghi. Tenevo a dirlo perché, se la questione fosse stata di mia competenza, le risposte sarebbero state dettagliate. Data la situazione, più che da portavoce non potevo fare; comunque mi farò carico di queste ulteriori precisissime richieste.



PRESIDENTE

L'interpellanza quindi vive, in attesa che l'Assessore possa dare tutte le risposte ai quesiti posti.


Argomento: USSL: Piante organiche - Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 577 dei Consiglieri Chiezzi e Moro relativa a problemi di organizzazione del lavoro alla USL 21 di Casale Monferrato


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 577 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moro.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nello scorso mese di aprile si sono verificati momenti di conflittualità tra le Organizzazioni sindacali e il Commissario, attualmente risolti. Vi dirò ora come in realtà sono andate le cose.
Appena venuto a conoscenza del problema, mi attivavo con il Commissario dell'USL 21, prof. Ferrua, per avere le informazioni più dettagliate possibili in merito.
In data 13 maggio avevo con il predetto Commissario un colloquio telefonico cui faceva seguito un fax (di cui posso consegnare copia agli interpellanti) che mi rassicurava sull'avvenuto superamento della questione.
Più in dettaglio si specifica quanto segue: a) non corrisponde al vero il fatto che il Commissario Ferrua non abbia accettato il confronto con le Organizzazioni sindacali, anzi ha intrattenuto con loro stretti rapporti e svolto diverse riunioni, come comprovato dai verbali redatti al proposito, per vedere di trovare una soluzione che salvaguardasse i diritti acquisiti, degli operatori, senza nel contempo incorrere in atti viziati formalmente o nella sostanza b) l'ultima di queste riunioni si è svolta il 9 maggio u.s. e ha servito lo scopo di raggiungere un accordo tra l'Azienda e le Organizzazioni sindacali, a quanto sembra, giudicato soddisfacente da entrambi le parti. I termini precisi dell'accordo sono evidenziati in documenti che ho a mie mani e di cui fornirò copia agli interpellanti c) per quanto concerne infine la valutazione dell'operato del Commissario ritengo che fino a questo punto abbia agito correttamente e nel rispetto delle leggi e mi risulta che stia perseguendo gli obiettivi generali e specifici concordati all'atto dell'insediamento il 25 marzo u.s.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO Signor Presidente, prendo atto di quanto ha detto l'Assessore, per nell'interpellanza chiedevo anche notizie circa la chiusura di un centro per tossicodipendenti di Casale di cui era stato minacciato il non interessamento nell'ambito di un appalto che si riferiva appunto alla comunità di Casale e che aveva messo in apprensione i tossicodipendenti. Di questa parte non ho sentito parlare, mentre invece per quanto concerne la questione sindacale effettivamente il problema era stato risolto.
Colgo l'occasione per ricordare che nella città di Casale opera da circa dieci anni una comunità di prima accoglienza per ragazzi tossicodipendenti e che si tratta di un'esperienza unica a livello regionale perché fornisce ai soggetti interessati, questi giovani, la possibilità di intraprendere un percorso intermedio prima di giungere al definitivo inserimento in strutture per il recupero definitivo e quindi al reinserimento nell'attività della società civile.
Mi interessava quindi sapere qual era l'orientamento dell'Assessore relativamente al comportamento del Commissario della USL 21 per questo tipo di attività, che ovviamente è rilevante, perché si tratta di tossicodipendenza e riguarda una struttura molto importante.
Per quanto concerne invece la questione sindacale effettivamente il problema era stato risolto e le stesse Organizzazioni sindacali ne erano rimaste soddisfatte, però - ripeto - io avevo sollevato il problema di questa struttura, che è unica a livello regionale per quanto concerne l'attività di recupero dei tossicodipendenti e che non è stata menzionata dall'Assessore nella risposta. Vorrei quindi sapere qualcosa in merito.



PRESIDENTE

Ha nuovamente la parola l'Assessore D'Ambrosio per dare dei chiarimenti all'interpellante.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Consigliere Moro, io non rilevo dalla lettura della sua interpellanza quanto mi sta dicendo in merito alla struttura per tossicodipendenti. Ne prendo atto e le darò risposta, però - ripeto - nell'interpellanza non si evidenzia quanto lei ha testé osservato.


Argomento: USSL: Piante organiche - Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 585 dei Consiglieri Dutto, Rosso e Bellingeri relativa alle sedi provinciali dell'Istituto Zooprofilattico


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 585 presentata dai Consiglieri Dutto, Rosso e Bellingeri.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità L'interrogazione n. 585 dei Consiglieri Dutto, Rosso e Bellingeri riguarda la scarsa funzionalità dell'Istituto Zooprofilattico di Cuneo per carenza di personale.
Presidenza e Direzione dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, sono stati più volte sollecitati da parte dell'Assessorato regionale alla sanità ad adottare provvedimenti di carattere straordinario per fare fronte alle croniche insufficienze della sezione di Cuneo. Quindi concordo con quanto era stato sottolineato. Ancora recentemente, e precisamente il 6 giugno u.s., il Responsabile del Settore Assistenza Veterinaria della Regione ha tenuto una riunione con il Reggente della Sezione di Cuneo, dott.ssa Bianchi, ed i dirigenti dei Servizi Veterinari dell'Azienda Sanitaria Regionale della Provincia di Cuneo per esaminare la grave situazione.
Dal verbale della riunione, trasmesso alla Presidenza e alla Direzione dell'Istituto Zooprofilattico, viene chiaramente adombrata l'ipotesi, se non verranno adottati tempestivi rimedi, di rivolgere alla Magistratura competente la richiesta di apertura di un'indagine in tal senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.
DUTTO Innanzitutto chiedo cortesemente all'Assessore copia della risposta scritta.
Sono perplesso perché la soluzione del problema che interessava gli agricoltori della nostra provincia resta completamente aleatoria nel senso che fra liti e passaggi di competenze, alla fine il servizio continua a non essere svolto, quando si tratta invece di un servizio di vitale interesse per l'agricoltura della nostra provincia! Invito quindi caldamente l'Assessore a seguire accuratamente la questione in modo da giungere ad una soluzione nel più breve tempo possibile.


Argomento: Parchi e riserve

Interpellanza n. 589 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti relativa all'utilizzo del secondo lotto del Parco La Mandria


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 589 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti.
Ha facoltà di illustrarla il Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Intervengo per una breve illustrazione di questa interpellanza che è relativa all'utilizzo del secondo lotto del Parco della Mandria, deliberato in acquisizione dalla Giunta regionale il 30/9/1994, per la cifra di 17 miliardi e 640 milioni.
Sono giunte voci che ci sarebbe l'intenzione di concedere l'utilizzo di parte di questo parco ad un istituto di credito. Inoltre, preoccupa l'assenza di voce della Giunta regionale su cosa effettivamente si intende fare.
L'interpellanza vuole fare il punto sulle intenzioni del governo regionale in ordine al lotto acquisito della Mandria. La Mandria è una zona di grande rilievo territoriale, che andrebbe inserita in una politica dei parchi a livello dell'area torinese; sappiamo anche che il Parco della Mandria è sito per buona parte nel Comune di Venaria dove vi è un'attenzione da parte del governo regionale circa il restauro del Castello di Venaria. Quindi tutti questi tasselli dovrebbero far parte di un'unica proposta esplicita da parte della Giunta regionale.
Le voci sullo smembramento di questa acquisizione, concedendo ad un'attività privata - non si sa di quale tipo - hanno destato la preoccupazione del Gruppo e generato questa interpellanza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Angeleri.
ANGELERI, Assessore ai parchi naturali Vorrei tranquillizzare il Gruppo di Rifondazione Comunista e in particolare il Capogruppo, Consigliere Chiezzi, perché la questione posta dall'interpellanza è all'attenzione della Giunta.
L'aspetto che vorrei sottolineare è relativo al Parco della Mandria nel suo complesso. Il Parco della Mandria, come i Consiglieri regionali sanno bene è l'unica proprietà regionale, è un parco di intera proprietà della Regione Piemonte. Come Giunta regionale, insieme all'Assessore al patrimonio e all'Assessore alla cultura - per quanto riguarda la residenza del Castello ci stiamo occupando per una valutazione complessiva del riutilizzo del Parco della Mandria in generale e per capire quale potrà essere la migliore, l'ideale destinazione del secondo lotto che, come ricordava il Consigliere Chiezzi, è stato acquistato recentemente in esecuzione della deliberazione della Giunta regionale del 30/9/1994 che ha visto l'acquisizione di una consistente fetta di territorio che si è andata ad aggiungere al parco stesso.
L'anno scorso l'arch. Antonio Cordero è stato incaricato di fornire all'Amministrazione regionale proposte operative di destinazione degli immobili della tenuta dei laghi, con i relativi piani economici finalizzati, e ad evidenziare il rapporto costi-benefici delle eventuali soluzioni proposte.
Vorrei specificare che la scelta dell'arch. Cordero non è assolutamente casuale, ma tale architetto era colui che vent'anni prima aveva progettato la tenuta dei laghi, quindi era a conoscenza di tutta la realtà. Quindi all'Amministrazione regionale, in termini economici, è costato meno proprio perché già a conoscenza della situazione.
L'arch. Cordero ha pertanto proposto un utilizzo misto della struttura che per la straordinarietà del luogo deve caratterizzarsi come struttura di alto prestigio: polo generale di ricerca avanzata ed osservatorio per alti studi specialistici. L'architetto ha proposto inoltre che parte del complesso venga adibito ad organizzazioni di seminari, congressi e manifestazioni.
Secondo il progettista la struttura non si presterebbe ad una destinazione come foresteria.
Questo è molto in generale quello che, insieme alle planimetrie, ci è stato proposto. Noi abbiamo voluto verificare, con l'Ente Parco della Mandria quali erano le possibilità di riutilizzo di quest'area e più in generale del Parco della Mandria. Non solo, proprio qualche settimana fa ho incontrato il Sindaco di Venaria con il quale ho parlato della possibilità di riutilizzo dell'area e della riqualificazione del Parco della Mandria più in generale. Il Sindaco di Venaria ha dato la sua piena disponibilità a ragionare, insieme all'Ente parco e alla Giunta regionale, per una ridefinizione dell'area stessa. Mi sembra che questo ragionamento possa vedere, anche per la presa di posizione del governo sul Castello di Venaria, un riutilizzo complessivo e più adeguato che risponda anche alle nuove esigenze di carattere economico che abbiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI L'Assessore ha risposto a questa interpellanza ampliando un po' i ragionamenti, come ritengo giusto, perché il problema della Mandria sta ponendosi come uno dei problemi importanti sui quali la Regione Piemonte deve intervenire nell'ambito dell'area torinese. C'è una recente acquisizione, decisa dal passato Consiglio; il destino di questa nuova parte non è cosa da poco, ritengo sia una delle attività rilevanti che pu caratterizzare il governo della Regione Piemonte in questa legislatura.
L'Assessore ha spiegato i primi passi della Giunta, sui quali esprimo un giudizio almeno di perplessità, perché la Giunta regionale ha dato l'incarico ad un architetto, bravissimo, affinché quest'ultimo facesse delle proposte di utilizzo.
Non mi sembra che questo sia il modo in cui un'Amministrazione pubblica debba attribuire gli incarichi; ritengo che il governo regionale dovrebbe dare l'incarico ad un architetto per realizzare, in forma tecnica, un'idea di utilizzo politico. Alla Giunta, evidentemente, questa idea mancava e allora ha dato l'incarico al tecnico di formulare proposte, ma questo è un uso improprio dei tecnici.
Chiudo qui la polemica: non spetta all'arch. Cordero dire se in quel luogo si fa l'allevamento dei cavalli, un centro congressi o via dicendo, non sta a lui dirlo, ma ad un'Amministrazione pubblica.
Non so che tipo di elaborati, di analisi, l'arch. Cordero abbia fatto, ma è bene che il Consiglio lo sappia questo.
Mi dispiace che non sia presente il Presidente della V Commissione. Tenuto conto di cosa sta facendo il Comune di Venaria, io mi sono permesso anche di dare un'informazione ufficiosa al Presidente Ghigo e all'Assessore Leo su un grosso progetto in atto nella città di Venaria.



PRESIDENTE

Ne parli poiché noi non ne siamo a conoscenza.
CHIEZZI Io ne sono a conoscenza in modo informale e superficiale, ma la città di Venaria, che ha in atto il rifacimento del Piano Regolatore e del centro storico, sta studiando un progetto con il quale legare il restauro del Castello di Venaria ai quadrati davanti alla Mandria e al Parco relativo.
E' un progetto in costruzione che ritengo molto interessante; legare una sede sabauda con un parco al quale la stessa era legato ed inserire il tutto con attività vivificanti, che ne facciano non un museo semplicemente, ma un luogo di ricerca e di studio, mi pare cosa opportuna.
Il Comune di Venaria si sta muovendo per un riassetto del proprio territorio; la Regione Piemonte ha acquisito un nuovo pezzo e affidato incarichi che hanno studiato cosa fare. Proporrei che su questo tema, che sicuramente rappresenta uno dei filoni importanti da seguire, la Commissione consiliare effettuasse un sopralluogo per vedere personalmente non l'ho mai vista - la nuova acquisizione della Regione, in modo da prendere possesso visivo dei luoghi, magari facendosi accompagnare da qualche progettista - come per esempio l'arch. Cordero. Successivamente sarebbe opportuno convocare una riunione di Commissione, alla quale invitare anche il Sindaco di Venaria, in cui l'Assessore potrebbe illustrare - so che dovete andare dal Ministro Veltroni - quale sorta di finanziamento può pervenire alla Regione Piemonte, presso la città di Venaria, all'interno della residenza sabauda e fare il punto della situazione.
Ritengo infatti necessario che, in ogni caso, sia il governo della Regione a decidere come utilizzarlo, al di là delle proposte avanzate in sede tecnica da un architetto.
Chiederei quindi l'attenzione di tutti i colleghi, e soprattutto quella del Presidente della Commissione, Griffini, unitamente agli Assessori competenti, affinché sia definito il punto della situazione relativamente alla Mandria. Sappiamo che esistono, per esempio, problemi legati alla gestione; nel corso degli anni, ricorrentemente, ci siamo occupati di problemi di gestione del parco: mi sembra vi siano tutte le condizioni per mettere uno accanto all'altro i vari tasselli concernenti la questione e vedere quale tipo di proposta politica può fare la Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Angeleri.
ANGELERI, Assessore ai parchi naturali Mi pare che la proposta del Consigliere Chiezzi sia condivisibile e mi auguro che il Presidente della Commissione, Griffini, raccolga la richiesta del collega. Mi sembra che anche dal punto di vista di una maggiore conoscenza, per quanto riguarda i Consiglieri che fanno parte della Commissione, sia un atto che può rendere maggiormente edotti sullo stato di avanzamento del progetto - attualmente in via di definizione - e in questo quadro capire qual è il migliore utilizzo futuro dell'unico parco di proprietà regionale: la Mandria.



PRESIDENTE

Con questo argomento di alta cultura possiamo ritenere esaurite le interrogazioni e le interpellanze.
In attesa di affrontare l'argomento di questi giorni, ovvero i referendum passerei ad altri punti all'o.d.g.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Galli, Masaracchio, Scanderebech e Simonetti.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Sull'ordine dei lavori, in particolare in merito all'esame delle dodici proposte di deliberazione relative all'indizione di referendum


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Intervengo per una richiesta formale relativa ad elementi di procedura.
Siamo stati convocati per due giorni di Consiglio regionale, con la scelta a maggioranza dei colleghi Presidenti dei Gruppi, di dedicare la prima parte dei nostri lavori, in modo prioritario, all'esame delle dodici proposte di deliberazione relative all'indizione di referendum.
Si tratta di un tema, per come è nato, di eccezionale rilievo, tant'è che abbiamo scelto procedure di carattere eccezionale (il non passaggio in Commissione, l'immediata iscrizione all'o.d.g.).
Richiederei dunque che su questo fatto ci sia un esercizio attento della forma. Nel senso che l'o.d.g., mi aiuti lei, Presidente, a norma di Regolamento, viene discusso all'inizio della seduta ed approvato nella forma in cui è redatto: chiederei che questo venisse fatto e nel caso di modifiche alla trattazione dei punti all'o.d.g., che queste venissero comunicate e messe in votazione, in modo che tutti i colleghi abbiano contezza del lavoro, così come si propone che proceda. Mentre in altre sedute, con accordo di tutti, la gestione dei punti all'o.d.g. - come sappiamo - è molto flessibile ed elastica perché priva di contestazioni di forma; in questo momento, anche per attrezzare il Gruppo, chiederei lumi in materia. Se ci sono proposte di modifica nella trattazione dei punti all'o.d.g., chiederei che venissero esplicitate adesso - e che ne venisse anche esplicitato il motivo. Ci avete fatto correre qui in fretta e furia ad analizzare i referendum e poi quando si arriva al punto, a mezzogiorno emerge la proposta di non trattarli; vorremmo capire perché non si vogliono trattare i referendum, adesso, e cosa si vuol trattare.
Chiedo, per cortesia, che si faccia una proposta organica di organizzazione dei nostri lavori.



PRESIDENTE

Ho proposto un'unica inversione all'o.d.g., in base ad alcune riflessioni fatte in seno alla Giunta in ordine ai primi dodici punti riguardanti i referendum abrogativi, per i quali mi pare non esista ancora un pronunciamento definitivo e conclusivo in materia, vista la trattazione che su questi referendum si sta ancora svolgendo nelle varie sedi consiliari d'Italia.
Se il Consiglio è d'accordo, potremmo procedere all'inversione dell'o.d.g.
partendo dall'esame del progetto di legge n. 203; se questa proposta non viene tacitamente accolta dal Consiglio regionale credo che dopo il suo intervento, Consigliere Chiezzi, eventualmente un Consigliere potrà dichiararsi contrario ed un altro favorevole e quindi procedere sul nuovo ordine dei lavori.
CHIEZZI Solo per capire: lei propone che solo il punto 17) venga trattato subito?



PRESIDENTE

No, proporrei la trattazione in sequenza.
CHIEZZI Lei propone dunque che il punto 17) e seguenti diventino "primo e seguenti" e che i referendum passino in coda a tutti i punti all'o.d.g.?



PRESIDENTE

Sì, Consigliere.
La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Concordo anch'io sulla proposta che sia esplicitato meglio l'ordine dei lavori. Però le motivazioni addotte dal Presidente Picchioni mi inducono a chiedere che significato ha la sua affermazione che di questi argomenti - i referendum - c'è una trattazione in diverse sedi consiliari d'Italia.
Perché, se così fosse, il riferimento sul quale dovremmo esprimerci (le deliberazioni della Giunta regionale), non sarebbe più un riferimento certo. Mi stupisce che di questi argomenti, sui quali siamo stati convocati, si discuta in altre sedi consiliari e non se ne discuta anche qui dove dovremmo decidere.



PRESIDENTE

Il momento è puramente interlocutorio. Per portare all'attenzione del Consiglio dei documenti conclusivi e definitivi si attende - io credo oggi (e il Presidente Ghigo poi ci potrebbe dare lumi in materia) la definizione di alcune trattative che esistono fra le diverse Regioni d'Italia, sia per emendare alcuni referendum che sono stati già presentati o perlomeno indicati in indice, sia per integrarli, sia per abolirne qualcuno.
SAITTA Quindi, noi non discuteremmo su queste proposte dei referendum. Ci saranno probabilmente altre proposte.



PRESIDENTE

Potrebbero esserci altre proposte.
SAITTA Che sono frutto delle proposte della Giunta.



PRESIDENTE

Che sono frutto delle proposte delle Giunte, di tutte le parti politiche.
SAITTA Quindi avremmo delle deliberazioni delle Giunte che modificheranno le proposte che noi faremo.



PRESIDENTE

E' probabile.
Sulla proposta del Consigliere Chiezzi voglio dire, solamente ai fini dell'o.d.g. dei lavori, che - secondo l'art. 51 del Regolamento - "sulla proposta, se non accolta tacitamente dal Consiglio, può chiedere di parlare, dopo il proponente, un eventuale Consigliere contrario". Poi si dovrebbe mettere ai voti per alzata di mano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.
CAVALIERE Abbiamo compreso che sono in corso discussioni propedeutiche ad un voto di questo Consiglio, che dovrà semplicemente ratificare decisioni che avvengono da altre parti. Credo invece che sarebbe opportuno iniziare il dibattito sui referendum, di modo che i vari confronti che stanno avvenendo abbiano anche elementi di dibattito da riportare; altrimenti credo che si stia andando a ragionare senza un minimo di mandato di dibattito di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non vorrei che l'affermazione "in altre sedi" generasse equivoci, in realtà ne discutiamo anche qui.
Il vincolo di questa proposta referendaria chiaramente è l'uniformità della proposta di cinque Consigli regionali; perciò l'aspetto tecnico, che vede questo attimo di rifinitura, è relativo a questo, perché non possiamo proporre i referendum con stesure diverse: devono essere uniformi.
Siccome oltretutto c'è la proposta di un nuovo referendum (nel caso specifico - credo di poterlo dire - quello che riguarda l'abolizione dei controlli su Comuni e Province, i Co.Re.Co. tanto per intenderci), e lo stralcio, invece, di un altro referendum nel settore delle politiche comunitarie - e questi aspetti devono certamente essere assunti dalla Giunta per poi essere proposti al Consiglio - se si vuole iniziare il dibattito sui referendum non ho alcun tipo di problema; gli aspetti invece di tipo operativo, cioè legati al voto dei testi dei referendum, credo che debbano aspettare ancora un'oretta o due.



PRESIDENTE

A me pare che la proposta del Consigliere Cavaliere sia accettabile, il Presidente della Giunta è d'accordo; possiamo dare seguito alla discussione secondo l'o.d.g. previsto e prescritto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.
PAPANDREA Non ho capito bene che cosa facciamo; mi pare che si proponga di discutere sui dodici referendum che vengono proposti, e in corso d'opera si arriverà con proposte diverse di referendum, perché o li modificheranno o addirittura se ne presenteranno di nuovi.



PRESIDENTE

Ne è previsto uno solo nuovo, quello sui Co.Re.Co.
PAPANDREA Sì, ma Lei ha detto che forse saranno limati, modificati.



PRESIDENTE

Sì, ci possono essere correzioni anche del testo.
PAPANDREA Quindi, si tratta di un referendum diverso.



PRESIDENTE

Infatti, è per quello che io proponevo l'inversione dell'o.d.g.
Io poi sono d'accordissimo, anche con Cavaliere, di fare la discussione generale. Ditemi solamente quello che desiderate fare.
PAPANDREA Sì. E' strano però che facciamo sistematicamente dei Consigli...



PRESIDENTE

Noi siamo anche un po' eterodiretti, in questo caso.
PAPANDREA Una volta che l'eterodirezione si è conclusa...



PRESIDENTE

Non si è conclusa l'eterodirezione.
PAPANDREA ....allora, in quel momento, si discutono. Però se gli argomenti vengono discussi prima, magari poi li si approfondisce. Altrimenti, mi pare un metodo di lavoro un po' strano.



PRESIDENTE

Lo rimettiamo all'assemblea. Se vogliamo fare la discussione generale la facciamo, se vogliamo rinviare alla precisazione testuale dei referendum e anche a quelle che potrebbero essere le novità circa l'aggiunta di un nuovo referendum o il depennamento di un altro, io sono a disposizione dell'assemblea.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.
MARENGO Sono d'accordo con la proposta del Consigliere Cavaliere, perché mi pare che sia opportuno iniziare la discussione di carattere generale, nel senso che credo che nella discussione di carattere generale ci sarà espressione di volontà politica. Gli aggiustamenti tecnici che riguardano alcuni quesiti referendari non mutano sicuramente la sostanza dell'orientamento politico che ciascuno è in grado già ora di esprimere. Credo sia utile avviare la discussione generale accogliendo la proposta di Cavaliere e poi ovviamente su ciascun quesito, dopo la riadozione da parte della Giunta regionale dei quesiti, tecnicamente e politicamente ognuno si pronuncerà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE A me è parso di capire, Presidente, che ci sono delle motivazioni tecniche che paiono chiare a tutti - nella richiesta di inversione di o.d.g.
I Consiglieri regionali sanno che i referendum devono essere presentati almeno da un certo numero di Regioni per avere significato e devono essere presentati con una certa uniformità di indirizzo.
Dal punto di vista tecnico credo sia utile che si sappia, in questo Consiglio, che nel momento in cui si andrà a votare sui referendum si voti un testo uniforme, almeno per un certo numero di Regioni, altrimenti quella che noi oggi facciamo risulterebbe un'esercitazione inutile.
Valuti il Presidente del Consiglio, ma soprattutto il Presidente della Giunta, se la proposta che ha fatto prima Cavaliere e poi Marengo, che comunque terrebbe conto della volontà di aggiustamento tecnico, sia opportuna o meno, per evitare di fare un esercizio soltanto dialettico in questa sala. Io ritengo che si possano fare sia l'una che l'altra cosa. Ma certo non ci si può mettere a discutere per dei quarti d'ora rispetto alla proposta di un'inversione dell'o.d.g. che mi sembra avesse delle giustificazioni più che valide per arrivare al traguardo in modo inequivocabile!



PRESIDENTE

Va bene. Voglio solo preannunciare che ci sarà una relazione del Presidente della Giunta, per cui per sommi capi i dodici referendum saranno illustrati.
Seguiamo quindi il suggerimento del Consigliere Chiezzi di andare in sequenza nei punti all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Solo perché rimangano tra noi rapporti corretti almeno sul piano dell'esposizione delle idee.
A me pare che la necessità, comunque, da parte di qualche forza politica di avere cinque Consigli regionali che deliberano la stessa cosa, utile al fine di produrre un pronunciamento da parte del Parlamento, sia nei fatti.
Quindi non sono stupito. Quello che mi stupisce un po' è, invece, che ci sia questo stop su una decisione presa dalla Giunta regionale piemontese identica ad una decisione presa dalla Giunta regionale lombarda; uno stop che ha delle caratteristiche politiche rilevanti, dal Gruppo di Rifondazione Comunista non condivise, e che consistono nel fatto che una Regione, la Toscana, pare sia la Regione che ha accostato le posizioni delle Regioni governate dal centro-destra con quelle proprie, della Toscana, che è governata dal centro-sinistra.
La sospensiva di fronte alla quale ci troviamo è quella conseguente ad un accordo tra una Regione governata dall'Ulivo con delle Regioni governate dal Polo.
Questo è un fatto rilevante, che può essere condiviso o contrastato variamente giudicato, ma la conseguenza - per questo ho chiesto la parola prima che parli il Presidente della Giunta regionale - è che questi dodici referendum, ad oggi, e sulla base delle conoscenze che sono state qui ufficialmente riferite, non sono più in grado di esprimere una proposta compiuta, perché sono soggetti, da parte degli stessi proponenti, sia pure con filo lungo, ad una ricontrattazione addirittura tra Poli.
Questi dodici referendum, a mio modo di vedere, non hanno un'unitarietà anche perché la ricontrattazione è tutt'altro che tecnica; abrogare o non abrogare il passo di una legge è un fatto squisitamente politico, in quanto si abrogano o no delle competenze in sede centrale, le si decentrano o no alle Regioni. E' proprio politica pura e non tecnica. Noi siamo a conoscenza di questi dodici referendum, che sono chiari ed espliciti. La mia proposta è questa, poi ognuno fa quello che crede, ovviamente. Per difendere la nostra autonomia, a meno che la Giunta regionale non voglia rinviare l'esame delle dodici deliberazioni, se cominciamo dal punto 5) così si comporterà il mio Gruppo, perché non c'è altro da fare, visto che non si può più parlare di una manovra di dodici referendum, che non ci sono più nella forma che conosciamo, che affrontarli, uno per uno, secondo la proposta che abbiamo di fronte così come è scritta, che è l'unica forma che conosciamo, e uno per uno (noi non faremo dibattito generale se sceglierete questa strada, parleremo del referendum n. 5) e basta, perché non ci troviamo di fronte ad una proposta complessiva) dipanare la matassa di dodici punti. A meno che una maggioranza di questo Consiglio non decida di aspettare i veri referendum, questi sono finti.



PRESIDENTE

Lei prima ha fatto una proposta, cioè quella di seguire l'o.d.g. dei lavori; mi pare che si stia facendo. Riflessioni comuni da più parti avevano acconsentito con questo ordine dei lavori. Pertanto quella che era sembrata a me un'inversione dell'o.d.g. dal punto 17) e seguenti - in attesa di avere le proposte conclusive e definitive dei referendum - mi pare sia stata bocciata dall'assemblea.
In questo momento riprendiamo l'esame dal punto 5), con riferimento al referendum popolare abrogativo in materia di turismo, spettacolo e sport però nulla vieta che il Presidente possa fare un'introduzione di carattere generale sui dodici referendum e che l'aula possa discutere generalmente sugli stessi. Poi, naturalmente, ogni Gruppo si potrà atteggiare come conviene e come ritiene opportuno.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Dibattito in merito alle richieste di indizione di referendum popolari abrogativi


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Ghigo per lo svolgimento della relazione introduttiva alle singole richieste di indizione di referendum.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Farò una breve premessa sulle motivazioni e sulle metodologie di applicazione di questa opportunità che il Consiglio regionale, mi auguro espliciterà con l'approvazione della proposta dei referendum, riferendomi ai sensi dell'art. 75, comma primo, della Costituzione: "E' indetto referendum popolare per deliberare la abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedano cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali".
La legge n. 352 del 1970, determinando le modalità di attuazione del referendum, ha precisato che la deliberazione di richiedere referendum deve essere approvata dai (cinque) Consigli regionali (art. 30) "con la maggioranza dei Consiglieri assegnati alla Regione" (maggioranza assoluta) perciò nel caso specifico della Regione Piemonte 31 Consiglieri - e deve contenere l'indicazione della legge o della norma della quale si proponga l'abrogazione.
Ai sensi dell'art. 32 le richieste di referendum devono essere depositate dall'1 gennaio al 30 settembre: a partire da tale data scatta un procedimento di controllo sulla legittimità e l'ammissibilità del referendum, che si svolge, prima, dinanzi all'Ufficio Centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione e, poi, dinanzi alla Corte Costituzionale.
La decisione di ammissibilità della Corte Costituzionale deve essere resa entro il 10 febbraio dell'anno successivo; e il referendum - indetto con decreto del Presidente della Repubblica - deve tenersi in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Circa il deposito dei referendum, un problema è posto dall'art. 31 della legge, ai sensi del quale "non può essere depositata richiesta di referendum nell'anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l'elezione di una delle Camere medesime".
Poiché i comizi elettorali per l'elezione delle due Camere sono stati convocati il 21 aprile u.s., i sei mesi scadrebbero il 20 ottobre e quindi, dopo il termine ultimo ammissibile del deposito (30 settembre).
Per cercare di superare questa strettoia che condurrebbe all'impossibilità di deposito delle richieste di referendum nel 1996, si potrebbe tentare di sostenere che l'art. 32, affermando che "salvo il disposto dell'articolo precedente, le richieste di referendum devono essere depositate in ciascun anno dall'1 gennaio al 30 settembre", permette di derogare al termine del 30 settembre qualora i sei mesi dalla data di convocazione dei comizi scadano dopo quella data. D'altra parte, la ratio del divieto di deposito nei sei mesi successivi alle elezioni (permettere al nuovo Parlamento di operare senza il problema del referendum) non pare così significativa da imporre un'interpretazione restrittiva (v. anche ord. Uff. Centrale per il referendum del 23/10/1992).
Questa era una considerazione di carattere generale che ho ritenuto opportuno fare.
Nel caso specifico farò un'elencazione dei temi delle dodici proposte referendarie che proponiamo al dibattito del Consiglio.
1) Abrogazione del Ministero dell'Industria, Commercio ed Artigianato. Nel dettaglio, riguarda i testi del Regio decreto n. 718/43, del Decreto luogotenenziale n. 223/46, delle leggi n. 434/51, n. 1483/60, n. 792/66, n.
317/91, n. 842/66, n. 576/82 e del DPR n. 315/83. In questo modo i promotori si attengono alle indicazioni fornite dalla sentenza n. 36/93 della Corte Costituzionale, la quale dichiarò l'inammissibilità del referendum in ragione di una formulazione del quesito che non comprendeva tutte le disposizioni di legge che nel corso del tempo avevano modificato l'assetto organizzativo dell'apparato ministeriale.
2) Abrogazione del Ministero della Sanità. Si chiede la cancellazione della legge n. 296/58 "Costituzione del Ministero della Sanità". Il referendum era già stato proposto nel 1993, ma la Corte Costituzionale ne dichiar l'inammissibilità. Viene nuovamente presentato con l'auspicio che la Corte ritenga di uniformare il proprio orientamento giurisprudenziale ai precedenti che ammisero i quesiti contro le leggi istitutive dei Ministeri.
3) Abrogazione della legge 4/12/1993 n. 491: "Riordinamento delle competenze regionali e statali in materia agricola e forestale ed istituzione del Ministero delle Risorse agricole, alimentari e forestali".
In questo modo si intende costringere il legislatore ad un serio ripensamento del settore per giungere alla piena soddisfazione delle istanze federaliste ed abrogare una legge che ha lasciato allo Stato gran parte delle competenze in materia, disattendendo la volontà dei cittadini che nel 1993 votarono per la soppressione del Ministero dell'Agricoltura.
4) Abrogazione del Dipartimento del Turismo e dello Spettacolo. Sono interessati numerosi articoli del decreto legge n. 97/95, convertito in legge, con modificazioni, con legge 30/5/1995 n. 203: "Riordino delle funzioni in materia di turismo, spettacolo e sport". Anche in questo caso i promotori intendono ovviare ad una soluzione legislativa che ha disatteso gli obiettivi del referendum del 1993, che determinò l'abrogazione del Ministero del Turismo, Sport e Spettacolo con lo scopo di lasciare spazio nelle relative materie, alla maggiore agilità di gestione delle Regioni.
5) Abrogazione della funzione statale di indirizzo e di coordinamento.
Riguarda articoli di varie leggi che sottopongono alla deliberazione del Consiglio dei Ministri gli atti di indirizzo e di coordinamento dell'attività amministrativa delle Regioni.
6) Abrogazione della figura dei Segretari comunali e provinciali. Il quesito interessa le leggi n. 604/62 e n. 749/72 e alcune norme sulle loro competenze inserite nella legge n. 142/90. Sono norme che affidano a questi funzionari il coordinamento e la vigilanza sull'attività dei dirigenti comunali, l'attuazione delle direttive degli organi amministrativi, la consulenza obbligatoria non vincolante su ogni proposta di deliberazione l'assistenza alle sedute degli organi collegiali e la stipulazione dei contratti.
7 e 8) Abrogazione della competenza statale nei rapporti internazionali. I due quesiti si riferiscono ad alcune norme del DPR n. 616 del 24/7/1977 che consentono allo Stato di esercitare le funzioni attinenti ai rapporti internazionali e con la Comunità Europea anche nelle materie trasferite o delegate alle Regioni e vietano alle Regioni di svolgere attività promozionali all'estero "se non previa intesa con il Governo".
9) Rapporti con la Comunità Europea. Riguarda disposizioni del DPR n.
616/77 sull'applicazione dei Regolamenti e delle Direttive della Comunità Europea. Lo scopo è di attribuire anche alle Regioni a Statuto ordinario la possibilità di attuare subito le direttive comunitarie, senza dover attendere la prima legge comunitaria e sottraendo allo Stato un potere surrogatorio generalizzato nei confronti della legge regionale.
10) Abrogazione del potere statale di direttiva per l'esercizio delle funzioni amministrative delegate. Interessa alcuni aspetti del DPR n.
616/77 oggetto del quesito n. 5).
11) Consorzi unici. Chiede l'abrogazione degli art. 38 e 39 del DL 3/2/1993, n. 29 (uno stabilisce che le Amministrazioni pubbliche, ad eccezione delle Regioni, delle Amministrazioni, aziende ed Enti del Servizio Sanitario Nazionale, degli Enti locali e loro Consorzi, delle istituzioni universitarie e delle istituzioni ed Enti di ricerca e di sperimentazione, reclutano il personale di cui necessitano mediante ricorso alle graduatorie dei vincitori di concorsi unici; l'altro determina lo svolgimento di tali prove). La proposta intende permettere di procedere alle assunzioni mediante concorsi banditi dalle singole Amministrazioni.
12) Abrogazione del sistema dei controlli statali sugli atti amministrativi delle Regioni. Concerne l'intero DL 13/2/1993 n. 40 sui controlli dello Stato sugli atti amministrativi delle Regioni.
Aggiungo che quello che noi proponiamo di abrogare è il n. 7); al suo posto verrà inserito quello relativo alla soppressione dei Co.Re.Co., cioè dei controlli da parte delle Regioni nei confronti dei Comuni e delle Province.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Signor Presidente, io continuo ad essere stupito - come immagino siano stupiti i colleghi Consiglieri regionali - di questa cronaca diretta che ogni tanto fanno i Presidenti del Consiglio e della Giunta sulle trattative in corso.
Vi sono affermazioni che mi sembrano offensive di questa sede, di questo consesso. Quando ad esempio si dice: "Siamo eterodiretti, è in corso una trattazione nelle sedi consiliari d'Italia", è estremamente offensivo perché volete ridurci ad un Consiglio che ratifica decisioni assunte in altre sedi, che non sono neppure sedi istituzionali.



PRESIDENTE

Non siamo eterodiretti: tutti i Consigli in questo momento sono reciprocamente eterodiretti. Non andiamo a formalizzarci su una parola perché si sta trattando per avere un consenso generale.
SAITTA Io non so dove si stia trattando e a nome di chi si tratta; in ogni caso si tratta di un'oligarchia di partiti che stanno trattando, non certamente delle istituzioni, perché i nostri Presidenti del Consiglio e della Giunta regionale sono qui e quindi non so per conto di chi e chi stia trattando per la Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Non sono assolutamente i partiti, lo escludiamo.
SAITTA Però certamente non sta trattando il nostro Presidente del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ci sono i tecnici che adesso, in collegamento continuo, stanno mettendo a punto modifiche testuali ai referendum proposti; siamo solamente ad un livello tecnico.
Se vuole sapere, il Segretario della Giunta, dottor Clemente, è in contatto con i vari Segretari delle altre Regioni d'Italia per vedere come stendere questa cosa.
SAITTA Dal punto di vista tecnico, si decide di aggiungere o meno un referendum? Lo affidiamo al dottor Clemente?



PRESIDENTE

Probabilmente è una risultanza di una volontà manifestata a livello istituzionale, è solamente un fatto tecnico: non andiamo a formalizzarci su un fatto di questo genere.
SAITTA A me non sembra di formalizzarmi: io pongo un problema.



PRESIDENTE

Ponga i problemi che vuole, però la questione è questa, non ve ne sono altre. Non ci sono né partiti politici né surrogati di partiti politici proprio per rispetto delle istituzioni. Come si può fare un'illazione di questo genere? SAITTA Rispetto delle istituzioni significa porre le questioni politiche - che sono politiche, e non tecniche - al Consiglio in modo che ne discuta. Anche perché, signor Presidente, a me risulta che tutti gli altri Consigli regionali che stanno trattando questa materia abbiano avuto modo di discutere di eventuali modifiche anche in sede di Commissione.



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo, ma quando abbiamo proposto di dare al Consiglio...
dovevamo in quel momento...
SAITTA proporlo in qualche maniera attraverso quella forma. I Gruppi politici stanno esprimendo un'opinione e stanno dando dei giudizi anche eventualmente, per migliorare i testi degli emendamenti.
Ma al di là di questa valutazione che mi sembra doveroso fare - e la sottopongo anche ai colleghi Consiglieri, soprattutto quando si dice di voler riaffermare una certa autonomia anche di carattere regionalista volevo esprimere un giudizio su tutta l'operazione dei referendum che ci vengono proposti, cercando di sgomberare il campo da ciò che è più un'azione di carattere politico intrapresa dal Polo, rispetto al significato vero dell'iniziativa.
Noi diamo un giudizio totalmente diverso da quello che esprime il Polo sull'istituto referendario. Noi siamo per una saggia e parsimoniosa amministrazione dell'istituto del referendum, anche perché nel disegno costituzionale il referendum è uno strumento di democrazia diretta utilmente integrativo o correttivo degli istituti della democrazia parlamentare rappresentativa, che sono e restano la via maestra delle democrazie.
Io immaginavo che le istituzioni, e soprattutto le forze politiche che hanno anche una lunga tradizione parlamentare, e soprattutto hanno avuto responsabilità, resistessero in qualche maniera alle insidie di un certo fondamentalismo referendario, che non fa parte della tradizione dei partiti parlamentari, ma fa parte di un certo movimentismo sociale.
Credevo che, da parte di alcuni uomini politici (anche questi con esperienza politica), ci fosse il tentativo di resistere alle derive della democrazia plebiscitaria, che normalmente porta ad un ricorso continuo e costante dell'istituto referendario.
Devono resistere, io credo, e devono fare delle valutazioni, al di là delle convenienze politiche immediate, le grandi forze politiche, quelle che hanno avuto e hanno responsabilità nazionali e che hanno anche responsabilità nei governi regionali e locali.
Non si può ignorare - e credo che nessuno possa farlo - che il ricorso all'istituto del referendum da parte delle forze politiche citate, e soprattutto da parte delle istituzioni, è l'ammissione di un'incapacità nell'affrontare i problemi da risolvere.
Credo che l'opinione pubblica non riuscirà a capire il motivo per cui le forze politiche che hanno responsabilità vogliano il referendum. Qui non si capisce più nulla, in sostanza. Vuol dire delegittimarsi.
L'invito che rivolgo soprattutto alle forze politiche di governo, prima della nostra decisione, è di riflettere su questo fatto, pensando agli effetti che si provocano sull'opinione pubblica. E' una contraddizione sotto tutti gli aspetti.
Le forze politiche parlamentari non possono ignorare com'è stato utilizzato, prevalentemente in questi anni, l'istituto referendario; è stato sempre uno strumento di strategie politiche alternative rispetto alle strategie politiche perseguite dai partiti parlamentari. Non possiamo ignorare che il ricorso frequente all'istituto referendario sta conducendo ad una democrazia referendaria, che è una cosa diversa rispetto alla democrazia che quasi tutte le forze politiche vogliono ricostruire nel nostro Paese.
Oltre a questo giudizio sull'istituto referendario e sulle modalità alle quali si ricorre, credo che debba essere dato anche un giudizio specifico sui dodici referendum.
Con questa proposta, da quello che ho letto, si vuole costruire il federalismo; si vuole costruire il federalismo attraverso il referendum abrogativo.
Anche sotto questo aspetto c'è da notare come ci siano due posizioni all'interno del Polo: c'è una posizione, che forse è la più chiara e la più corretta e non ipocrita, espressa chiaramente dal Presidente della Giunta Lombardia, Formigoni, quando, al momento del lancio di questa iniziativa alla quale il Piemonte si è accodato, ha affermato che questa iniziativa è una pistola alla tempia della Bicamerale, è una forma di opposizione nei confronti del Governo. L'ha detto e l'ha ripetuto anche recentemente.
Tuttavia altri Presidenti, come il Presidente Ghigo, ma anche il Presidente Picchioni, ritengono che il ricorso al referendum sia un modo per costruire il federalismo. Anche questa è una grande bugia, perché sappiamo bene che il federalismo non si costruisce attraverso i referendum abrogativi.
E non è vero, com'è stato sostenuto, che attraverso il referendum si costruisce un progetto organico di riforme. Si dicono dei no, si aboliscono delle norme, ma non si costruisce assolutamente nulla. Quindi, siamo perplessi e sconcertati per questo atteggiamento.
Ma come si può pensare di affrontare una materia così delicata, e così complessa - e sicuramente incomprensibile all'elettore medio - con una mitragliata di referendum? E' evidente che la proposta dei dodici referendum è un'iniziativa di grande debolezza politica, è un'iniziativa che era nata soprattutto per contrastare, da parte del Polo, l'iniziativa della Lega. Quindi, è un'iniziativa molto demagogica, perché non è stata una risposta per costruire il referendum, ma per dire nelle piazze "noi facciamo il referendum per costruire il federalismo".
Stupisce che alcune forze politiche, alcuni uomini politici che hanno una concezione riformista, gradualista della politica, dicano che è possibile fare nel nostro Paese il federalismo, così come viene inteso, nel giro di poco tempo, e diano un giudizio così negativo sull'operazione intrapresa dal Governo.
Ma è evidente che non c'è altra strada che quella individuata dal Governo nazionale, quella di procedere attraverso le proposte di Bassanini a Costituzione invariata, quindi di avere il massimo federalismo possibile e poi, attraverso la Bicamerale, completare il progetto di federalismo attraverso una modifica della Costituzione.
Questa è l'unica strada possibile, le altre sono delle forme demagogiche. E mi chiedo come possano l'on. Formigoni ed altri, che hanno avuto delle responsabilità nel Governo nazionale e nel Parlamento, avere un'acredine così forte nei confronti del legislatore nazionale. E' un atteggiamento che non fa parte certo di forze moderate, non fa parte certo di forze responsabili.
Ma come possono l'on. Formigoni ed altri dare dei giudizi così pesanti sui pronunciamenti della Corte Costituzionale? Queste sono posizioni radicali non sono posizioni moderate ed equilibrate.
Ma come possono uomini politici responsabili non rendersi conto che molti di questi quesiti sono inammissibili? Presidente Ghigo, lei avrebbe dovuto leggere completamente la relazione non solo le parti in cui ha enunciato qual è il contenuto del referendum.
Forse avrebbe potuto spiegare al Consiglio come alcuni referendum sono molto probabilmente, inammissibili.
Almeno sette di questi referendum sono inammissibili, perché c'è stato già un giudizio negativo di inammissibilità su quesiti simili da parte della Corte Costituzionale, e poi si vuole abrogare una legislazione seguente all'abrogazione di un'altra legislazione.
Quindi, in sostanza, con queste proposte si entra nelle beghe politiche, e difficilmente la Corte Costituzionale scenderà a questo livello.
Sostanzialmente il processo che si vuole mettere in moto, che non condurrà al federalismo, è un'operazione che non ci porterà ad alcun risultato positivo.
Quindi, siamo contrari a questa impostazione, anche perché diamo un giudizio complessivo sull'operazione, al di là del fatto che riteniamo che molti referendum siano incostituzionali.
Le questioni affrontate nei referendum di Formigoni - li definisco così perché mi pare che domini Formigoni su queste vicende - trattano questioni che sono di retroguardia rispetto al disegno di legge Bassanini. Sono di forte retroguardia; questo è bene dirlo.
Quindi, non condividiamo il giudizio che viene espresso dall'on. Formigoni dal Presidente del Venento e dal Presidente del Piemonte, quando si dice che il federalismo impostato dalla proposta di Bassanini è poca cosa, è una contraddizione.
Riteniamo, invece, che le proposte Formigoni siano di forte retroguardia rispetto al disegno di legge Bassanini, soprattutto nella parte che punta al conferimento di poteri e funzioni alle Regioni e agli Enti locali. Il decreto Bassanini è un grande passo avanti.
Bisogna discutere di quella proposta per migliorarla, e in questo senso solo il Consiglio regionale può discuterne, e non gli esecutivi, perch soltanto se il Consiglio regionale prende un'iniziativa di questo tipo ha un valore istituzionale superiore. Potremmo migliorare il decreto Bassanini, entrare nel merito, finirla con questa demagogia, che porta a parlare sempre di federalismo senza mai dire chiaramente che cosa si vuole.
Chiedo al Presidente Ghigo qual è il federalismo che vuole la Regione Piemonte. E' quello che lei ha espresso leggendo una parte della relazione tecnica di chi ha stilato il referendum? Mi chiedo qual è la posizione di questo Consiglio e della maggioranza in relazione al ruolo che le Regioni debbono avere sugli organi dello Stato centrale.
Qual è la posizione della Regione Piemonte? Cioè: come possono le Regioni partecipare alla formazione degli organi centrali dello Stato? Ci dica il Presidente qual è la sua posizione, perché questo è fare politica, non la lettura di pareri giuridici. Ci dica il Presidente Ghigo quale ritiene che debba essere il potere delle Regioni nel darsi un proprio ordinamento.
E' questo il problema; è questo il suggerimento che si può dare. Vogliamo darci un ordinamento che ci permetta di autorganizzarci? Vogliamo seguire un modello di tipo tedesco? Un modello di tipo svizzero? E' questo che ci deve essere detto! Così come bisogna dire qualcosa, al di là dei no a parti di una legislazione, sulla ripartizione delle competenze legislative. Ci sono dei modelli diversi: dobbiamo creare una competenza concorrente o una competenza separata? Questo è un altro quesito.
Bisogna dire qualcosa sulla ripartizione delle competenze per quanto riguarda gli apparati amministrativi; sul sistema finanziario fiscale perché il federalismo vero parte da un ragionamento serio sul federalismo fiscale. Anche qui abbiamo dei modelli diversi. Sull'organizzazione giudiziaria; sulla possibilità pattizia dei soggetti periferici con altre Regioni europee; sulle garanzie costituzionali dei soggetti periferici: sono questi i nodi politici sui quali sarebbe serio ed indispensabile che la Regione Piemonte si esprimesse per dare un contributo alla creazione del federalismo.
Io credo che il disegno di legge del Governo, oltre ad essere sicuramente molto più avanzato dei referendum - quindi se qualche forza di governo vota quei referendum si mette su una posizione di retroguardia - sia una proposta seria; parlo della proposta di Bassanini. La difendiamo completamente, anche perché il Governo ha deciso di collegare il disegno di legge Bassanini alla finanziaria, quindi entro il 31/12/1996 sarà approvata. E' una risposta seria ad un atteggiamento di tipo movimentista e radicaleggiante da parte del Polo. Quindi va molto al di là del contenuto del referendum Formigoni: attua il principio che non c'è nella proposta del referendum Formigoni, il ribaltamento delle competenze tra Stato e Regioni quindi tutte le materie di questi referendum sono già ricomprese nelle materie che saranno trasferite o assegnate direttamente alle Regioni.



PRESIDENTE

Consigliere, concluda per cortesia, ha già superato il tempo a sua disposizione.
SAITTA La Regione Lombardia rischia, e noi con loro accodandoci, di fare una battaglia di retroguardia rispetto al Governo.
Inoltre, nella parte finale di questo intervento, mi rivolgo per il referendum sull'agricoltura all'Assessore Bodo: ritiene, sulla base della sua esperienza, che questa strada, quella che ci indica Formigoni, sia la più utile per l'agricoltura italiana? Cioè di presentarci senza un unico punto di riferimento in Europa? Questo per me vuol dire grande debolezza.
Così come chiedo a chi ha avuto responsabilità nelle Amministrazioni locali: ritenete proprio serio, corretto, che non debba esserci più qualcuno che verifichi la legittimità degli atti attraverso i Segretari comunali o qualcosa di simile? Bisogna entrare nel merito di questi temi, perché non si può pensare di eliminare i controlli di legittimità e gli altri controlli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto.
PICHETTO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nell'avviare il dibattito sui dodici quesiti referendari che cinque Regioni, e speriamo che la platea si allarghi, vogliono presentare, bisogna innanzitutto partire da questa considerazione: da due o tre anni si parla di Seconda Repubblica; per i tre quattro anni precedenti si è parlato di avvio verso la Seconda Repubblica.
L'inizio di tutto ciò lo possiamo datare, almeno come atto concreto proprio in un referendum: dopo anni di Bicamerali che non avevano concluso niente, ci fu un referendum, quello sul sistema elettorale, che scardinò il sistema e provocò come conseguenza una nuova legge elettorale. Non entro nel merito, non dico se buona o cattiva, se aderente alle esigenze del Paese o meno. In quel caso i cittadini italiani, gli elettori italiani hanno voluto dare un messaggio politico preciso che volevano un nuovo modo di gestire lo Stato, un nuovo modello di Stato. E non era il quesito referendario di per se stesso che cambiava il sistema, perché il quesito referendario, se i colleghi ricordano, in fondo dava l'uninominale puro al Senato e poco cambiava alla Camera; ma questo provocò almeno una decisione del Parlamento a modificare questo sistema elettorale. Ma poi la Seconda Repubblica si è fermata lì: al cambio del sistema elettorale.
Penso che tutti convengano sul particolare disagio che c'è nel nostro Paese e che stiamo vivendo in questo momento; è un disagio politico. E' un disagio politico dato dalla distanza del Paese reale dal Paese virtuale dal Paese politico, dal Paese delle istituzioni al Paese economico. E' un disagio dell'economia nazionale che si trova ad affrontare il difficile passaggio di raggiungere i parametri per entrare in Europa. E' un disagio sociale, perché tutto questo costa dei sacrifici e questi sacrifici, come al solito, costano di più sempre ai più deboli, mai ai più forti o meno ai più forti.
Questa necessità di nuove regole è diffusa ed è ormai improrogabile improcrastinabile nel tempo: dare all'Italia un assetto moderno. Perch dunque muoverci con i quesiti referendari? Senza voler scavalcare la sovranità del Parlamento, ma anzi, per supportare e per stimolare quello che deve essere il ruolo del Parlamento. Il Consigliere Saitta prima ha pontificato in merito alla Bicamerale: ma le Bicamerali (non so a che numero siamo) in conclusione hanno prodotto ben poco, perché, comunque, a livello parlamentare, come in ogni assise o in ogni gruppo, esiste un certo tentativo di autoconservazione o conservazione che rende sovente difficile ricercare l'innovazione.
Questi quesiti referendari, questi provvedimenti forse illeggibili, forse troppo tecnici, difficili anche da spiegare, vogliamo usarli come grimaldelli, vogliamo dare forza a questo Parlamento e a tutte le forze politiche che lo compongono, utilizzando uno strumento democratico, uno strumento stabilito dalla Costituzione: uno strumento preciso che la legge ci dà per cambiare il sistema o, comunque, per creare delle condizioni affinché questo sistema di modello costituzionale possa cambiare. Sperando che possa cambiare con il Parlamento, perché si faccia più in fretta perché non si arrivi a dover prendere in considerazione l'ipotesi di una Costituente. E non è deriva plebiscitaria! Non possiamo considerare deriva plebiscitaria l'intervento della volontà popolare che utilizza uno strumento legale, uno strumento previsto dalla legge, e quindi intervento della volontà popolare, per modificare un qualcosa che vuole modificare e che i rappresentanti eletti non modificano. Quindi si sta intervenendo nel pieno rispetto delle regole, senza nessuna violazione, senza nessun assalto alla diligenza, dando ed utilizzando dei tempi ben precisi.
Poi, se non si muove il Parlamento, è il popolo ad agire; quindi in questo caso si creerebbe il meccanismo per cui automaticamente il popolo con il suo voto crea le condizioni per avere o per creare il modello di Stato che vuole.
Il referendum, certo, è strada dal basso e non dall'alto, e va affiancato dalla Bicamerale, con molta moderazione, senza accentuazione; non deve essere lo scavalcamento di nessuno. Lo abbiamo già detto per il referendum Segni di quattro anni fa che si trattava di un referendum che di fatto creava solo le condizioni per intervenire sulla legge elettorale, senza risolvere il problema della legge elettorale; così come questi referendum.
Io penso che un Ministro dell'Agricoltura dovrà comunque rimanere, ma al limite sarà Ministro senza portafoglio, con funzioni di coordinamento. Un Ministro della sanità dovrà comunque rimanere, ma sarà un Ministro senza portafoglio, con funzioni di coordinamento.
Non sarà negare una scelta - così come si fa adesso - avvenuta con i referendum di abrogazione al Ministero dell'Agricoltura o cambiargli il nome per mantenerlo: quello è un abuso! E non è reato solo perché lo fa chi fa le leggi: è un abuso.
Ascoltare la voce della gente non può essere considerato un abuso.
Che cosa sono i referendum? Sono uno strumento tecnico per esprimere la volontà politica di cambiare, non riterrei di andare sulla difficoltà di lettura o di formulazione. Certo alcuni, dopo averli letti, si chiederanno che cosa sono, ma è il messaggio politico quello che pesa. E' il messaggio politico che si chiede ai cittadini - qualora non intervenga il Parlamento per cambiare, per creare le condizioni di Stato federale, dico anche di Stato presidenzialista, con le modalità che si vorranno determinare. Stato in grado di tenere il passo con quella che è la realtà economica, sociale di un Paese che vuole rimanere tra i sette grandi, che vuole rimanere moderno, che non vuole perdere il carro dell'Europa: anche su questo esprimo grande preoccupazione. Se si perde il carro dell'Europa, cari colleghi, rischiamo qualcosa di grosso, rischiamo anche la secessione di fatto, non è più necessario Bossi a predicarcela, perché c'è il serio rischio che perdendo il carro dell'Europa l'Italia del nord si allontani ancora di più dall'Italia del sud.
Quindi una situazione di secessione si verrebbe a creare nei fatti prima ancora che nel diritto e in quel caso sarebbe troppo tardi per correre ai ripari.
Questi referendum devono essere un invito al Parlamento, alla Bicamerale, a tutti coloro a cui è demandata - il Parlamento prima di tutto - la responsabilità di trasformare le istanze dei cittadini, degli elettori degli italiani, in una nuova regolamentazione.
Termino il mio intervento con l'augurio che questa nuova regolamentazione arrivi prima dei referendum. Mi auguro che questi referendum, che noi proponiamo, non si facciano, perché la Bicamerale, il Parlamento, sarà riuscito a modificare queste leggi, a creare il nuovo modello di Repubblica italiana federale al passo con l'Europa e quindi a permettere ai cittadini italiani di ripartire, con nuovi stimoli, in un nuovo modello di Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Come Gruppo di Rifondazione Comunista siamo contrari al tipo di proposta avanzata, quella originale - poi valuteremo anche quella successiva - e condividiamo molte delle preoccupazioni avanzate dal Consigliere Saitta nel suo intervento.
L'operazione alla quale abbiamo assistito ci sembra sicuramente poco seria.
Ho ascoltato gli interventi che mi hanno preceduto, compreso quello del Consigliere Pichetto, però non riesco a capire come mai su una questione così seria, così importante, si arrivi, come al solito, all'ultimo momento.
Oggi è il 25 settembre; entro il 30 l'operazione si deve concludere. Tale questione non è sorta oggi, non è sorta perché il 15 settembre c'è stata la manifestazione di Bossi (che ha avuto il seguito che ha avuto, al di là del fatto che qualcuno vi abbia visto un milione e mezzo di persone); c'era già prima.
Noi non capiamo perché si debba lavorare in questo modo, perché si impedisca ai Consiglieri, al Consiglio regionale, di discutere seriamente.
Si inizia una discussione, adesso, non conoscendo neanche quanti referendum concretamente presenteremo. Mi sembra una cosa realmente incredibile. Se i referendum erano così importanti, forse occorreva discuterne un po' prima fare delle trattative e poi permettere un dibattito approfondito del Consiglio; questo non è stato fatto.
Ciò dimostra come dietro a delle motivazioni, magari nobili, poi si nasconde un'operazione improvvisata, poco seria, che non permette di confrontare il tipo di proposte che vengono presentate con quanto sta avvenendo, con i decreti Bassanini che sono stati presentati. Sarebbe stato più utile, per esempio, poter fare una comparazione delle due cose, anche per capire la serietà di un'operazione del genere. Invece ci arriviamo di corsa e con il ricatto della fretta, che viene spesso usato; ma questa fretta ci viene imposta, non è che noi abbiamo frenato chissà che cosa. Ci troviamo in una situazione di emergenza e di fretta: i promotori di questa iniziativa sono pressappochisti e fanno di corsa. Agendo in questo modo non credo facciano un buon servizio al Paese nè alla democrazia.
Lo diceva, tra l'altro, anche il Consigliere Pichetto; lui non capisce alcuni dei quesiti, gli sembrano oscuri. Chissà come appariranno agli elettori questi referendum, elettori che sono un po' meno "addomesticati" di noi nell'affrontare queste questioni.
E' un'operazione che dovrebbe essere emblematica, chiara, invece viene confusa in dodici referendum che non hanno alcuna chiarezza. Si potevano individuare uno o due punti rilevanti e dare un valore emblematico; invece se ne presentano dodici, tra l'altro non riflettendo sufficientemente sul fatto che in primavera - se questi referendum passeranno entro il 30 settembre prossimo - insieme a questi dodici vi saranno gli altri venti che sono stati presentati alla Corte Costituzionale, correndo il rischio teorico di andare a votare su trentadue referendum. Non c'è più democrazia se si fanno operazioni di questo genere, non so quanti colori potranno avere le schede; dovremmo reinventare il numero dei colori.
Quindi, invece di fare un'operazione di chiarezza, come avrebbe potuto avvenire, ci si rifugia sul fatto che poi non si individua il federalismo nelle operazioni.
Sabato scorso, quando a Vinadio abbiamo discusso dei referendum, è stato richiesto al presentatore, colui che ha elaborato i dodici referendum, in base a cosa siano stati scelti i Ministeri da abrogare. Quindi, perché il Ministero all'Industria e non quello ai Lavori Pubblici, che forse avrebbe più senso. Ci è stato risposto che è stata seguita la scelta che in altro momento, nel 1993, altri avevano fatto. Mi sembra un'argomentazione un po' povera! Come Gruppo, ripeto, siamo contrari, anche perché pensiamo che il problema non tanto del federalismo, quanto del decentramento dello Stato, del fatto che si sposti verso il basso tutta una serie di poteri centrali, si debba affrontare non a colpi di referendum e di abolizioni confuse - tra l'altro di leggi vigenti, ma con proposte reali di discussione, approfondendo i contenuti del decreto Bassanini ed altri, in senso positivo e non negativo.
Approfondimento che ci spetta come funzione di Consiglieri eletti.
Un'ultima considerazione. Sono convinto che dietro la nostra discussione ci sia il problema Europa. Devo dire che sono sempre stupito quando se ne discute; se ne parla come di un'Europa immanente, alle nostre spalle, e dimentichiamo che l'unica istituzione democratica a livello europeo, quella eletta dal popolo, non ha alcun potere. Potere che invece hanno gli eurocrati - diciamo così - che non rispondono ad alcuno delle loro decisioni.
La situazione mi preoccupa.
A mio parere, quando parliamo di Europa, dovremmo anche discutere del superamento della forma attuale, quella che ci ha imposto una serie di leggi finanziarie, una dietro l'altra, compresa la prossima di cui tutti ci lamentiamo, in qualche modo calata dall'alto, imposta dai criteri di Maastricht. Quando discutiamo di questa Europa, se abbiamo a cuore la sovranità popolare, dovremmo pensare a come superare l'Europa di Maastricht e come far sì che i cittadini europei, di ogni nazionalità, abbiano potere e non subiscano l'Europa come un'accetta che li colpisce di tanto in tanto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.
MARENGO Grazie, Presidente. Nello svolgere alcune considerazioni di ordine politico in merito alla proposta dei quesiti referendari, parto da una premessa politica: noi siamo convinti della necessità della riforma federalista dello Stato, delle istituzioni. Parto da questa considerazione perch evidentemente, tutto il nostro ragionamento politico parte da questa convinzione. Diversamente, il nostro ragionamento politico sarebbe un altro, naturalmente legittimo, ma "altro" ragionamento.
La stessa premessa mi fa affermare un'altra convinzione: la sede per procedere alla riforma delle istituzioni in senso federalista è la Commissione Bicamerale, approvata dalla stragrande maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento. Quella è la sola sede istituzionale che politicamente può portare - oppure no - a dei risultati; la sola sede che dà garanzia istituzionale e che offre la possibilità politica di una decisione, se le forze politiche troveranno una convergenza - che misureremo, credo, tra poco, quando ci sarà da insediare la Commissione.
Quale convergenza? Quella che si è verificata all'atto dell'istituzione, a luglio, oppure no: questo sarà già un segnale. Personalmente, mi auguro ovviamente, una riaffermazione da parte di tutte le forze politiche della Commissione Bicamerale.
C'è un aspetto, non ancora sottolineato se non in parte dal Consigliere Saitta, che voglio riprendere, perché è punto politico molto importante: l'operatività del Governo, rispetto al procedere della riforma delle istituzioni in senso federalista, ovviamente per ciò che riguarda gli atti concreti; mi riferisco ai decreti Bassanini, a Costituzione invariata: a quello che oggi è lo stato dei fatti.
Ritengo molto positivo quanto i decreti Bassanini contengono; contenuto che va nella direzione peraltro più volte auspicata anche in discussioni e in scelte che abbiamo compiuto in questo Consiglio regionale. Credo quindi che il fatto che il Governo si accinga a collegare i decreti Bassanini alla futura legge finanziaria sia molto positivo; si indica infatti la strada molto concreta, che si intende percorrere, e che porterà - ripeto: a Costituzione invariata - utili elementi di decentramento, ma anche di snellimento delle procedure.
Credo che i giorni di seminario alle Terme di Vinadio sul federalismo siano stati molto utili. Personalmente, sentendo sia le relazioni dei docenti sia gli interventi di alcuni colleghi, ho acquisito degli elementi nuovi che permettono di affrontare le questioni in termini più precisi. Intorno alla questione federalismo mi pare che chi lo pronuncia abbia, a volte, una non conoscenza del termine (ma non è tanto questo il problema che mi pongo) e abbia degli obiettivi diversi che forse non colgono l'elemento che più fa protestare la gente. E non solo la gente del nord. Credo che la gente del sud protesti allo stesso modo su questo punto, che si chiama funzionamento della pubblica amministrazione! Questo è il problema che va affrontato. La gente comune, il cittadino comune - prima ancora di sapere se chi decide su determinate leggi è Prodi o Ghigo - deve sapere se quando va ad uno sportello della pubblica amministrazione, o quando deve insediare la sua azienda, ha una certezza di tempi, di costi, di possibilità di fare scelte concrete che mettono in discussione anche investimenti, economia, risorse.
Questo è il problema che credo tutti insieme dobbiamo porci, insieme al dato della riforma istituzionale. Guai a noi se non ci ponessimo questo obiettivo! Pare evidente, dalle considerazioni che ho fatto, che i referendum non siano per noi la strada prioritaria; non riteniamo che siano la strada prioritaria per realizzare questi obiettivi. Riteniamo che siano uno strumento che permetta di accompagnare i decreti Bassanini e di incalzare soprattutto il lavoro della Bicamerale. Questo sì, siamo convinti che questo serva ad incalzare il lavoro, non a risolvere i problemi definitivamente. Ma questo sta all'interno degli stessi quesiti referendari e di ciò che è lo strumento referendum che appunto agisce solo abrogando.
Io poi - lo dico perché ho già visto una mozione - sono assolutamente contrario all'introduzione del referendum propositivo, perché credo che questo davvero introdurrebbe un elemento di difficile governo istituzionale, essendo propositivo di una questione che non si sa bene come dovrebbe essere realmente realizzata. A tale introduzione sono proprio contrario, perlomeno in questa fase. Credo che in una discussione più generale, che affronti l'insieme delle altre questioni, lo si possa anche considerare, ma oggi sono assolutamente contrario all'introduzione di un elemento come questo perché credo creerebbe ulteriori squilibri a livello istituzionale.
L'esperienza dice, ritornando invece alla questione, che c'è uno stretto rapporto tra il referendum e gli atti parlamentari che poi si realizzano.
In questi quesiti referendari noi andiamo a riproporre, nell'abrogazione dei Ministeri, il quesito su due Ministeri, per i quali è già stata chiesta, da parte dei cittadini italiani, l'abrogazione: per il Ministero dell'Agricoltura e per il Ministero del Turismo è già stata realizzata. Il fatto che lo si richieda vuol dire evidentemente che gli atti non ci sono stati per rispondere a questa sollecitazione. Ora, anche per questo motivo credo che abbia ragione Pichetto quando dice: "Spero che non si presentino perché la Bicamerale avrà fatto il suo lavoro, e quindi il Parlamento sarà legittimato a decidere e a dare gli strumenti necessari per superare i quesiti che con i referendum vengono posti".
Faccio un esempio, anche rispetto ai quesiti che abbiamo di fronte oggi.
Ministero dell'Industria: come si può pensare ad abrogare semplicemente il Ministero dell'Industria? Credo che nessuno di noi sia così folle da pensare che la politica industriale si faccia a livello di Regione, non si fa neanche a livello di Paese. Al di là delle questioni politiche e dei rapporti con i grandi Gruppi, ma, anche proprio organizzativamente e tecnicamente nella globalizzazione dei mercati, credo che il rapporto sia di carattere internazionale; quindi non è pensabile che non ci sia un potere - non senza portafoglio in questo caso - di politica industriale in grado di affrontare tali questioni. Quindi, voglio dire, le situazioni sono molto complesse e necessariamente dovranno essere approfondite nelle apposite sedi parlamentari.
Detto questo, per le considerazioni svolte fin qui, noi alcuni referendum li voteremo: sette referendum saranno votati da parte nostra, sei di quelli vecchi più quello introdotto. A me risulta che i confronti siano stati istituzionali, nel senso che hanno partecipato sei Presidenti delle Regioni nella giornata di venerdì a questa discussione, che poi è continuata con approfondimenti di carattere tecnico fino alla giornata di ieri.
Dicevo: noi voteremo sette referendum, che sono esattamente i quattro di abrogazione dei Ministeri, quello sul controllo delle Regioni, uno sui quesiti della politica estera delle Regioni (non quello massimale, tra l'altro mi pare che sia ritirato perché chiaramente incostituzionale) voteremo poi per l'abolizione dei Co.Re.Co.
Questi sono i sette referendum che noi voteremo; credo di non averne dimenticati; gli altri non li voteremo in quanto riteniamo che alcuni siano inammissibili ed altri inutili: ad esempio, su quello dei Segretari comunali non siamo contrari, ma è già compreso nei decreti Bassanini in modo diretto, per questo non lo voteremo. Ci mancherebbe! Siamo per l'abolizione dei Co.Re.Co., quindi saremmo anche per il superamento della figura del Segretario comunale. Ma ci pare inutile questo referendum essendo contenuto in modo molto preciso e diretto nella bozza dei decreti legge Bassanini.
In termini generali è stata una dichiarazione di voto rispetto ai referendum. Credo che siano importanti anche gli altri atti che ci apprestiamo a realizzare in questo Consiglio regionale, come l'approvazione dell'ordine del giorno - che credo abbia già raccolto le firme di alcuni Presidenti dei Gruppi consiliari - nel quale vengono indicate alcune questioni molto importanti. In primo luogo, la proposta di legge per la riforma della Costituzione che entro il 30 ottobre deve essere consegnata alla Commissione Bicamerale. Su questo si era già lavorato, peraltro, nella passata legislatura; quindi credo ci sia abbondante materiale sul quale lavorare, rielaborando tutto ciò che è necessario rielaborare. Peraltro era una delle proposte più avanzate che erano state proposte dai diversi Consigli regionali.
Questo è un primo elemento molto importante di sollecitazione nei confronti dei lavori della Bicamerale.
La seconda questione riguarda l'autoriforma della Regione. Sono convinto che un processo federalista debba avere come uno dei suoi primi punti quello dell'autoriforma della Regione e della capacità di autoriforma rispetto al sistema delle deleghe, dei rapporti con gli Enti locali altrimenti diventa difficile chiedere - e avere la forza politica di chiedere - agli altri se non si è in grado, intanto, di fare ciò che è in proprio potere di fare. Con questa operazione noi compiamo, dal punto di vista politico ed istituzionale, un passo importante che permette di affrontare senza schematismi politici e propagandistici le vere questioni istituzionali che abbiamo di fronte. Grazie.



PRESIDENTE

Concludiamo i lavori della mattinata con l'intervento della Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Grazie, Presidente. Un breve intervento. Breve perché nella lunga storia della volontà riformatrice nei confronti del ruolo delle Regioni mi sembra che alcune cose siano chiare e sostanzialmente sia chiara, in particolare nella storia di questi ultimi anni, un'assoluta difficoltà di arrivare al fondo della strada. Ci sono già stati, nel passato, degli interventi anche molto importanti.
Ho sentito parlare delle Bicamerali e credo che agli atti istruttori del Parlamento e delle Bicamerali esistano degli ottimi disegni di legge finali. L'ultima Bicamerale ha prodotto nel dettaglio un lavoro politico legislativo di grande pregio e sostanzialmente di vera trasformazione dello Stato in senso federelista, perché prevedeva anche il cambiamento della Costituzione. Noi sappiamo una cosa e non dobbiamo nasconderci dietro ad un dito: in un Paese come il nostro il processo e il cammino per le riforme è stato molto difficile.
Le Regioni hanno pagato un prezzo molto alto, ma questo potrebbe anche essere non importante; i cittadini hanno pagato un prezzo estremamente alto, perché la strada delle riforme che noi riteniamo indispensabile utile, che credo oggi sia il modo migliore per passare dalle parole ai fatti, sappiamo che è una strada tutta in salita. Su questo le Regioni dobbiamo dire, non si sono tirate indietro; faccio riferimento agli anni in cui sono stata Consigliera regionale. Ebbene credo, e lo voglio dire al Consigliere Saitta in particolare, che non sia la prima volta che sulla strada delle riforme istituzionali delle Regioni noi troviamo vaste convergenze tra Regioni di colori completamente diversi, anche in momenti di sistemi legislativi ed elettorali completamente diversi.
La storia delle Regioni è stata, fino a questo momento, una storia di incontro sui temi istituzionali, anche su fronti diversi, che tendevano alla strada del regionalismo, prima, completo, alla strada di una modificazione anche di carattere costituzionale da parte, appunto, di Consigli regionali: voglio ricordare, per esempio, la nostra proposta di legge al Parlamento, presentata insieme ad altri nove Consigli regionali che, certamente, non erano tutti dello stesso colore politico.
E' per questo - e mi rivolgo con rispetto verso tutte le posizioni politiche - che non ci sentiamo in difficoltà parlando di progetto Formigoni, perché noi, come Piemonte, abbiamo le carte in regola, non abbiamo bisogno di riferirci al progetto Formigoni. Noi siamo una Regione che nella sua storia, rispetto al processo riformatore, ha fatto parecchio: la nostra proposta di legge era citata tra le migliori proposte di legge di riforma costituzionale. Pertanto, semplicemente continuando la nostra storia, riteniamo, discutendo di questi referendum, di fare la nostra parte.
Ci adoperiamo perché sia sempre più vasto il numero delle Regioni che partecipa, anche con questo strumento, che è certamente uno strumento particolare - lo strumento referendario - a dare un contributo. Noi riteniamo di dare un contributo al processo delle riforme; voglio semplicemente richiamare che abbiamo già affrontato il dibattito sulle questioni poste dalla Lega. Anche nel corso di quel dibattito noi abbiamo detto che siamo assolutamente convinti che di fronte a tanti problemi anche veri - l'efficienza, la burocrazia, la trasparenza - si devono dare delle risposte con lo strumento delle riforme, sapendo che ci vogliono delle prese di posizione di carattere eccezionale. La strada normale quella del Parlamento, dell'impegno dei Governi che si sono susseguiti abbiamo visto che non è sufficiente: è anche questa un'esperienza sulla base della quale riteniamo che uno strumento, che certo non deve essere inflazionato, come quello del referendum, può rappresentare un elemento di spinta, di propulsione, anche di provocazione; è una strada che è già stata intrapresa altre volte e lungo la strada dell'attuazione abbiamo trovato delle difficoltà, proprio perché il centralismo è una specie di polipo che riprende sempre ciò che in realtà ci sembra di avere conquistato. Invece ci accorgiamo che non l'abbiamo conquistato.
Le storie recenti dell'eliminazione dei Ministeri sono davanti a noi, non dobbiamo citarle.
Ebbene, credo che lo strumento del referendum abrogativo, anche questa volta, debba essere letto in questa chiave. In una chiave politico legislativa - istituzionale; credo di poter dire che anche qui non ci facciamo strumentalizzare, ci sono le proposte Bassanini, c'è un Parlamento che discuterà tutto questo, ma noi riteniamo che lo strumento del referendum, che è un ricorso alla volontà popolare, sia uno strumento che eleggiamo come aiuto alle proposte formulate fino a questo momento e come stimolo al Parlamento stesso.
Non è la prima volta che il Parlamento fa delle dichiarazioni che si rivelano di difficilissima attuazione. Questa nostra vita democratica è stata caratterizzata, in questi anni, dal fatto che si enunciano delle cose, ma poi quando si passa alla fase della gestione anche le leggi approvate diventano di difficilissima attuazione: quante risoluzioni parlamentari abbiamo incontrato nell'arco della nostra vita politica ed amministrativa, che rimangono ostacolate da una serie di freni - non voglio usare l'espressione che Giorgio Lombardi ha detto che non si deve usare, io concordo, "di lacci e lacciuoli" - che non consentono, anche alle dichiarazioni più autorevoli, di camminare! Noi vogliamo che il processo delle riforme cammini. Questo è l'impegno di un gruppo di Regioni: mi auguro che altre Regioni, anche questa è un'esperienza, possano andare in questa direzione.
Noi voteremo certamente i sette referendum che sono il frutto di un accordo, perché più l'accordo è ampio, più la possibilità di sfondare in questa direzione può essere raggiunta. Voteremo anche il referendum relativo ai controlli. Noi avremo autonomia e ci assumeremo le nostre responsabilità quando non avremo bisogno che i controlli intervengano per sanzionare in maniera ultima e definitiva i nostri atti.
Non voteremo alcun altro referendum, perché l'ipotesi di inammissibilità è praticamente accertata.
Voteremo, per un fatto politico, il referendum che riguarda il ruolo dei Segretari comunali, anche se questo è inserito nelle proposte già formulate. Riteniamo che, proprio per dare una spinta ed un'evidente sollecitazione ad un ruolo non burocratico della pubblica amministrazione e del ruolo del regionalismo e del federalismo, il referendum che riguarda i Segretari comunali meriti di essere sottolineato, ed anche per questo lo voteremo.
Dobbiamo vivere questo appuntamento - e in tal senso ne avevo parlato fin dal primo momento al Presidente del Consiglio regionale - come un appuntamento di carattere istituzionale, collocandoci il più possibile su una posizione di carattere istituzionale non partitica.
Alcuni in assoluta autonomia - mi rivol go ai colleghi del Partito Popolare - anche sommessamente hanno invece voluto dare a questa discussione una caratteristica più di partito. Tutto questo è legittimo, ma mi sembra che sarebbe meglio in quest'aula prescinderne, e in questo senso va il nostro contributo.
Credo anche, Presidente, che dovremmo riprendere, e mi sembra che ci sia un ordine del giorno che va in questa direzione, la proposta di legge di riforma costituzionale, perché è lavorando insieme sul terreno delle riforme, che portino ad un più forte regionalismo e sul terreno della riforma anche di carattere costituzionale che facciamo crescere non soltanto la volontà riformatrice, ma anche nel Paese - perché 5 milioni di abitanti che rappresentiamo sono importanti - la consapevolezza che la strada delle riforme è la strada della trasparenza e la strada della democrazia.
Per cui credo che anche la nostra proposta di legge, che dobbiamo riprendere, di riforma della Costituzione, sia una tappa importante che fa un po' crescere il Piemonte, ma che si mette al servizio del Paese e della Nazione.



PRESIDENTE

Il dibattito generale relativo ai referendum proseguirà oggi pomeriggio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



< torna indietro