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Dettaglio seduta n.76 del 17/09/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che è stato distribuito ai Consiglieri il processo verbale dell'adunanza consiliare del 14 maggio 1996. Verrà posto in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento: Caccia - Pesca: argomenti non sopra specificati

Richiesta di informazioni da parte del Consigliere Cavaliere alla Giunta regionale in merito alla presentazione della leggina relativa alla caccia


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, volevo solo chiedere informazioni circa alcuni provvedimenti che intenderebbero assumere l'Assessore Viglietta e la Giunta relativamente al calendario venatorio, in quanto sulla stampa di oggi vi sono delle notizie in merito e vorrei capirne il significato.



PRESIDENTE

Appena giungerà in aula il Presidente Ghigo, gli daremo senz'altro la parola per la risposta conseguente.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 436 del Consigliere Cavaliere relativa al ponte "Bayley" in località S. Sebastiano Po di Verolengo


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 436 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

La Giunta regionale e quella provinciale stanno esaminando con interesse la richiesta delle comunità locali e dei Comuni collinari dell'oltre Po di rendere definitivo il collegamento provvisorio realizzato tra S. Sebastiano Po e Verolengo nell'estate del 1995, in sostituzione del ponte di Chivasso crollato nell'alluvione del novembre 1994, per valorizzare gli investimenti fatti e recuperare risorse, oggi assai scarse per altre opere urgenti.
In particolare gli uffici tecnici della Provincia di Torino stanno valutando le opere necessarie per rendere definitivo sia il ponte che il collegamento stradale provvisorio, realizzati dalla Provincia e dal Genio militare.
Occorre infatti verificare: per il ponte, se le fondazioni e le pile realizzate per sostenere l'attuale impalcato "Bayley" provvisorio, con le limitazioni di velocità e di transito di carichi proprie di tale struttura leggera, sono adeguate a sostenere un impalcato di tipo tradizionale e quali eventuali opere aggiuntive o di trasformazione dovrebbero essere eseguite sulle fondazioni e sulle pile in caso negativo, definendo la spesa necessaria per il collegamento stradale, se le opere di fondazione e di difesa della massicciata e la tipologia del rilevato stradale, il dimensionamento e tipologie costruttive dei vari ponticelli e tombini di scolo delle acque si possono ritenere adeguati per un manufatto definitivo situato in area golenare e quindi, analogamente come per il ponte, definire le opere aggiuntive o di trasformazione necessarie, anche per un eventuale adeguamento della sezione stradale, delle intersezioni con la viabilità secondaria e degli innesti sulla viabilità principale - Variante di Chivasso e Verolengo alla SS n. 31 bis "del Monferrato" e SS n. 590 "della Val Cerrina" al livello di servizio determinato dai flussi di traffico e dal livello funzionale di rete regionale di II livello, assegnato al collegamento dal nuovo Piano regionale dei trasporti e delle comunicazioni e quantificarne la spesa per entrambe le opere, predisporre uno studio di verifica idraulica secondo le direttive emanate dal Piano Stralcio del Fiume Po, recentemente pubblicato dall'Autorità di bacino, in attuazione del Piano Stralcio 45, da sottoporre alla Segreteria Tecnica della Medesima Autorità per l'autorizzazione degli interventi necessari alla trasformazione in definitive delle opere provvisorie già realizzate per entrambe le opere, ottenere l'autorizzazione dell'Ente Parco del Fiume Po, con il quale andranno contemporaneamente discusse e definite le opere per la trasformazione in definitivo del collegamento, secondo le prescrizioni del PTO del Parco del Fiume Po.
Infine, ad avvenuta definizione e valutazione positiva delle verifiche tecniche, ambientali ed economiche di cui sopra, sarà necessaria una verifica con l'ANAS e la Società autostradale Torino-Milano, per valutare la possibilità e l'opportunità di destinare i 40 miliardi a suo tempo stanziati dall'ANAS a titolo di concorso finanziario, nell'ambito della legge per "Colombo '92" per il completamento delle varianti Est ed Ovest di Chivasso e di Verolengo con il raccordo tra S. Sebastiano Po (e non utilizzati, in quanto l'opera non poteva realizzarsi nei tempi previsti dalla legge), per la realizzazione, in sua vece, del collegamento tra le SS.SS. n. 590 e n. 11 e le autostrade A5 ed A4, tra Gassino - S. Raffaele Cimena, Brandizzo - Chivasso Est e Volpiano.
Altra opera ugualmente necessaria, per la quale non esistono risorse che costituisce il tratto più oneroso e più urgente per l'avvio della Tangenziale Est della conurbazione torinese, e per la realizzazione dell'anello di alleggerimento del ramo nord del Sistema Tangenziale di Torino, fino alla diramazione di Caselle e variante Leinì-Lombardore.
Nel corso dell'ultima settimana del mese di luglio si è tenuto, su convocazione dell'Assessore Masaracchio presso l'Assessorato regionale trasporti e comunicazioni, un vertice con l'Assessore provinciale alla viabilità e trasporti, ing. Campia e i suoi tecnici, il Magistrato per il Po ed il Presidente della Società autostradale Torino-Milano, dottor Formica ed i suoi consulenti tecnici.
A conclusione dell'incontro è stata unanimemente confermata la volontà di procedere nel senso sopra descritto.
In particolare, la Provincia di Torino si è impegnata nel corso del prossimo autunno a definire il progetto di trasformazione in definitivo del ponte "Bayley" provvisorio e della strada di accesso allo stesso, per presentarlo, entro la fine del corrente anno, al Magistrato per il Po ed all'Ente Parco per la sua autorizzazione, per poter quindi dare corso ai relativi lavori di trasformazione ed adeguamento, al momento in cui sarà riaperto dall'ANAS al traffico il nuovo ponte di Chivasso sostitutivo di quello crollato con l'alluvione del novembre 1994, condizione indispensabile per avviare i lavori sull'attuale collegamento sostitutivo potendosi così interrompere il traffico sullo stesso essendosi ripristinate le condizioni ante evento alluvionale.
Da parte della Società Autostrada Torino-Milano si è data ampia disponibilità, nel caso che sia accettata dal Magistrato del Po l'ipotesi di trasformazione in definitivo dell'attuale collegamento provvisorio, ad esaminare la possibilità di parallelamente dare corso al progetto esecutivo del nuovo ponte sul fiume Po di collegamento tra le SS.SS. n. 11 e n. 590 tra Gassino - S. Raffele Cimena e Brandizzo, con proseguimento sulle A4 e A5 e collegamento alla provinciale per Volpiano, nell'ambito dell'avvio della Tangenziale Est, fino alla diramazione di Caselle e variante alla SS n. 460 Leinì-Lombardore.
Aggiungo che il problema è riemerso nel corso della consultazione per il Piano regionale dei trasporti. Pare che tutti si sia d'accordo sul fatto che il ponte "Bayley" debba comunque sostituire tutto ciò di cui occorre la zona in previsione della Tangenziale Est e che, in ogni caso, quando saremo in condizione di poter realizzare l'altro ponte - che comunque è nel progetto - il ponte "Bayley" potrebbe o rimanere come sostitutivo per un certo tipo di traffico oppure essere eliminato del tutto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Diceva, mi pare Socrate, in uno dei suoi scritti, che "eravamo alla ricerca della virtù e ne abbiamo trovato uno sciame". Ho presentato un'interrogazione su un ponticello e l'Assessore mi ha prospettato quattro nuove autostrade! Il problema sollevato circa il ponte provvisorio, che sta sostituendo al momento quello crollato, il ponte storico di Chivasso, è un'altra cosa.
Tra l'altro, la richiesta di permanenza di quel ponte tocca aspetti diversi rispetto ai progetti di Tangenziale Est, di nuovo ponte sul Po con collegamento diretto con Caselle e via di seguito: progetti che so essere in nuce presso gli uffici regionali, ma sui quali credo vi debba essere un confronto ampio in Consiglio e con le Amministrazioni locali.
Ringrazio l'Assessore per la risposta, mi pare però che i suoi uffici abbiano un po' esteso la problematica ed utilizzato questo fatto per continuare a tessere le fila della realizzazione di un'opera abbastanza inutile, così come viene al momento prospettata: mentre può vedersi realizzato ed essere anche auspicabile un collegamento tra il sistema tangenziale e la zona di Chieri, il collegamento nella parte est della tangenziale con Caselle è inutile al momento.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interpellanza n. 472 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti relativa ai rapporti di comodato tra Regione e Buon Pastore


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 472 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti.
Risponde l'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al patrimonio

In relazione all'interpellanza n. 472 si comunica quanto segue.
A seguito della stipula del comodato tra la Regione Piemonte e l'Istituto Buon Pastore, la Regione ha provveduto alla ristrutturazione di tre fabbricati del complesso, attuale sede degli uffici dell'Assessorato alla sanità.
Non è stato possibile provvedere alla ristrutturazione dell'intero complesso per il diniego, opposto dal legale rappresentante dell'Istituto a seguito del contenzioso sorto per il mancato utilizzo della porzione del Castello di Revigliasco, costituente parte della contropartita offerta dalla Regione.
Se posso aprire una parentesi, la questione del Buon Pastore viene da molto lontano. Noi l'abbiamo ereditata prima come Giunta del 1990 e poi come Giunta del 1995, nel senso che al tempo del Presidente Viglione la Regione si era impegnata, a fronte del comodato del Buon Pastore, a ristrutturare il Castello di Revigliasco, castello che negli anni scorsi è stato parzialmente ristrutturato, almeno per quanto riguarda il consolidamento statico. L'ultimo intervento, di circa 1 miliardo e mezzo, è avvenuto nel 1993/1994 ed è terminato nel 1994/1995, conché la Regione praticamente ha assolto a tutti gli obblighi che aveva assunto nei confronti del Buon Pastore.
La Regione è ancora carente in una risposta relativamente ad una certa promessa di accoglienza per anziani di una certa struttura che o all'interno del Castello di Revigliasco o in analoga struttura si era impegnata a mettere a disposizione per un valore in allora di circa 500/600 milioni rispetto a questo problema, ciò che ancora non è stato fatto.
A proposito di tale mancato utilizzo va precisato che l'assistenza agli anziani non rientra nei compiti d'istituto del Buon Pastore che ha sempre espletato attività di assistenza per giovani in difficoltà, e la ristrutturazione a RSA del Castello di Revigliasco si sarebbe rivelata estremamente onerosa per la Regione e non compatibile con il regime transitorio di disponibilità della struttura da parte dell'Ente.
Se per il consolidamento statico, come dicevamo prima, la Regione ha speso negli ultimi dieci-quindici anni, grosso modo, dai 4 ai 5 miliardi per la ristrutturazione del castello, ne dovrebbe spendere, penso, non meno di una decina ancora, forse 15, per recuperare uno spazio RSA così come ipotizzato all'atto della convenzione.
Allo stato attuale, sono in corso trattative di composizione bonaria della vertenza con i rappresentanti dell'Ente al quale è stato sempre assicurato un contributo annuale della Regione per le spese di funzionamento; inoltre le imposte relativa a ICI, ILOR, IRPEF ed ISI sono state tutte regolarmente pagate dalla Regione.
La proposta di composizione, avanzata alla rappresentanza dell'Ente, si sostanzia nella stipula di un nuovo atto di comodato di durata ventinovennale rinnovabile per gli edifici già in uso alla Regione e da questa ristrutturati. Riconoscimento all'Istituto Buon Pastore di una somma una tantum da determinarsi in via amichevole tenendo conto dei costi prima evidenziati sopportati dalla Regione e del contributo annuale versato.
Occorre dire che per quanto riguarda questa vicenda esiste una causa pendente intentata dal Buon Pastore nei confronti della Regione, ormai da tre o quattro anni, ed esistono grandi difficoltà di dialogo con il Buon Pastore, verificate anche sperimentalmente da parte nostra, perché in ogni momento sembra che esistano le condizioni per comporre in via transativa rispetto alla vertenza in atto e quando si arriva al dunque c'è sempre qualcosa che fa affondare tutta la trattativa e la fa ritornare al punto di partenza.
In relazione alle esigenze logistiche dell'Ente, per gli altri fabbricati non ancora ristrutturati, in accordo con l'Istituto si potrà addivenire a forme analoghe di fruizione (comodato da parte della Regione) o utilizzo degli stessi da parte di Enti o Istituzioni pubbliche (Comune ARPA, ecc.) a condizioni da convenirsi con il proprietario.
Per quanto concerne la ricerca di locali in Torino dove ubicare gli uffici regionali si rammenta che questa è del tutto indipendente dalla vicenda sorta con l'Istituto Buon Pastore.
Attualmente, il personale operante nella città di Torino presso gli uffici della Regione consta di 2.270 unità distribuite su ventisette sedi di cui sei di proprietà regionale, tre in comodato o concessione, diciotto in affitto.
E' indubbio che mantenendo le sedi di rappresentanza del Consiglio e della Giunta sarebbe auspicabile avere una sede unica per gli uffici operativi.
Questa, che sarebbe la soluzione ideale, trova però limiti intrinseci nella sua pratica realizzazione, in primo luogo per la difficoltà obiettiva di reperire sul mercato una struttura di dimensioni ragguardevoli (circa 50.000 mq), secondariamente perché a questi che sono gli spazi strettamente necessari per lo svolgimento dell'attività di routine vanno aggiunte le sale riunioni, i parcheggi anche per il pubblico che frequenta gli uffici ecc.
L'Amministrazione sta valutando varie ipotesi che vanno dall'acquisto di stabili alla realizzazione ex novo di una struttura dedicata che potrebbe essere realizzata secondo le moderne esigenze di un Ente quale la Regione.
Il Servizio Tecnico del Patrimonio ha puntualmente verificato le varie possibilità offrendo alternative possibili che la Giunta si riserva di valutare e di cui riferirà compiutamente al Consiglio.
Questo è quanto, anche se in modo sintetico: la "telenovela" del Buon Pastore nei suoi rapporti con la Regione meriterebbe un dibattito di ore.
Seppure in termini sintetici, dunque, abbiamo cercato di dare un'idea dello stato dei fatti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Ringrazio l'Assessore, anche se il nostro Gruppo non può dirsi soddisfatto della risposta all'interpellanza presentata: la "questione Buon Pastore" deve essere analizzata più approfonditamente - se non è possibile in aula, tramite una relazione scritta o in Commissione - al fine di venire a conoscenza degli elementi richiesti con l'interpellanza, ai quali non è stata data risposta.
Chiederei anche, rispetto alla questione del trasferimento degli edifici della Giunta e del Consiglio regionale, di non farla subentrare in forme di interpellanza come quella in discussione, che si ricollega ad edifici regionali. Riterremmo più opportuna, su un argomento di tale rilevanza, una comunicazione in aula, senza ricollegarsi ad altre questioni per sviarne le risposte.
Vorrei porre un'ulteriore questione; vi sono locali ed edifici regionali per i quali - si dice nella riposta dell'Assessore - è già stata spesa una somma di denaro pubblico notevole per la ristrutturazione pensiamo, per esempio, al Castello di Revigliasco. Ciò nonostante, la maggior parte di tali edifici continuano ad essere completamente inutilizzati.
La questione dei rapporti Ente pubblico/Regione - Istituto Buon Pastore va avanti da tempo; l'Assessore ha parlato di "impegno", di "promessa" - ma non di progetto definito - e della possibilità di dare i locali in comodato o in utilizzo al Comune, attraverso altri Enti o l'ARPA. A questo punto però, o molti degli spazi dismessi ed inutilizzati nell'area torinese e in tutta la Regione Piemonte, che si ricollegano a proprietà regionali o che la Regione ha in comodato, vengono utilizzati attraverso progetti ben precisi, diversamente, nonostante la necessità di luoghi per Residenze Sanitarie Assistenziali, per persone in difficoltà, o anche solo semplicemente - centri di aggregazione per anziani o giovani, avremo un patrimonio di aree dismesse, nell'ambito del nostro territorio regionale assolutamente inutilizzato.
Chiedo dunque se è possibile avviare una specie di censimento delle aree dismesse di proprietà della Regione Piemonte, al fine di inserirle in un progetto ben definito e di non lasciarle continuamente abbandonate a se stesse.


Argomento:

Risposta scritta ad interpellanza


PRESIDENTE

Come da accordi con gli interpellanti, all'interpellanza n. 456 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti, relativa alle opere previste per la Conferenza dell'Unione Europea verrà data risposta scritta da parte dell'Assessore Leo.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interrogazione n. 496 dei Consiglieri Farassino, Galli, Bellingeri, Rosso e Dutto relativa a lamentati disservizi sulla rete ferroviaria piemontese


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 496, presentata dai Consiglieri Farassino, Galli, Bellingeri, Rosso e Dutto, alla quale risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

In merito agli argomenti sollevati dall'interrogazione in esame è necessario far presente che le Regioni, a tutt'oggi, non hanno competenza né diretta né indiretta, sul trasporto pubblico su ferrovia sia esso locale che interregionale.
La Regione ha costanti e diretti contatti come le Ferrovie dello Stato e, in particolare, con la Direzione Regionale Trasporto Locale, durante i quali richiama spesso la società suddetta ad un corretto esercizio nel rispetto delle corse programmate, degli orari e dell'utilizzo di materiale rotabile idoneo.
Per quanto attiene l'interrogazione in argomento si fa presente che, a seguito di ripetuti contatti di questo Assessorato con la Direzione Regionale Trasporto Locale delle Ferrovie dello Stato, si è venuti a conoscenza che il disservizio lamentato sulla linea Novi Ligure-Milano era dovuto alla struttura della composizione dei treni costituita da materiale rotabile fatiscente che per la loro natura è soggetto a continue avarie causa principale dei ritardi.
Le Ferrovie dello Stato hanno assicurato, comunque, di aver ovviato sin dal giugno c.a., almeno in parte, alle problematiche evidenziate dall'interrogazione, utilizzando nella composizione dei treni materiale più idoneo, teso ad ottimizzare il servizio. Hanno altresì fatto presente che la carenza di materiale rotabile, per l'alienazione di quello inutilizzabile, continua a rendere problematica la composizione dei treni e che solo tra un anno si dovrebbero avere consistenti miglioramenti a seguito delle prime forniture di nuove carrozze.
Infine, in data 5 luglio u.s. ho inviato un telegramma all'Amministratore delegato delle FS, dottor Necci, facendo presente la situazione di disagio subìta dai pendolari delle linee ferroviarie piemontesi e chiedendone un suo fattivo intervento per porvi rimedio.
A tutt'oggi non ho avuto alcun tipo di riscontro diretto, mentre ho ricevuto una nota da parte del Direttore Regionale del Trasporto Locale delle FS che, condividendo in parte la situazione di disagio lamentata conta, nel prossimo futuro, di migliorare il servizio, acquisendo nuovo materiale rotabile nella prospettiva di poter disporre di risorse adeguate.
Per quel che mi compete, a titolo di provocazione - fatemi passare il termine - ho dato mandato alle strutture dell'Assessorato di raccogliere tutti gli elementi - comprese interrogazioni ed interpellanze, articoli dei giornali e tutto quanto pervenuto da parte degli Enti locali, dai Comuni nonché dalle Amministrazioni provinciali - per diffondere un libro bianco che, in attesa di competenze dirette nell'amministrazione del patrimonio delle FS, almeno di quei rami minori in collegamento con la nostra viabilità, possa dimostrare la non volontà di continuare ad attendere giustificazioni che rappresentano spesso un alibi per le difficoltà delle FS nell'ambito dell'intero complesso della struttura ferroviaria.
Nella fattispecie, il Direttore compartimentale mi ha detto esplicitamente che non dovremmo dare molto seguito alle interrogazioni ed interpellanze, alla limitata voce, cioè, di chi protesta localmente, pur nel proprio diritto, di avere riconosciuto un servizio migliore: in effetti, eventuali disservizi riscontrati a monte si dovrebbero accomunare nel terminale delle stazioni più importanti; solo a questo punto si dovrebbe verificare quanto, mediamente, è veramente disservizio e quanto non lo è. E' giusto, dunque, che il Consiglio prenda atto della mia risposta, anche se i colleghi Consiglieri sanno sicuramente che l'integrazione dei trasporti è fatto molto pregnante ed importante: obiettivo da raggiungere al più presto possibile, ma che non dipende dalla volontà dell'Assessorato, poiché mille altri problemi rendono impossibile l'accelerazione dei tempi. Speriamo di poter raggiungere il risultato richiesto, che rappresenterà sicuramente per la nostra Amministrazione un punto di merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente. Posso dichiararmi soddisfatto della risposta dell'Assessore e anche dell'operato che mi risulta essere stato fatto sotto forma di pressioni alle FS. Prendo atto che la Regione non ha competenze dirette, ma inviterei il nostro Assessore a continuare sulla strada intrapresa.
Devo invece dichiararmi tutt'altro che soddisfatto del servizio FS.
Tanto per cominciare, proprio questa mattina, il treno che ho utilizzato per raggiungere l'aula consiliare era in ritardo di un quarto d'ora/venti minuti, che sono tanti rispetto al breve tratto percorso. La situazione è normale; ormai le FS danno per scontato che certi treni siano normalmente in ritardo e che solo casualmente arrivino in orario: atteggiamento assurdo e da combattere.
Vorrei quindi invitare l'intero Consiglio regionale e la Giunta ad adoperarsi per ottenere quelle competenze in materia di gestione delle FS che più volte sono state ventilate delle leggi del nostro Parlamento a Roma, ma che continuano a slittare, sperando così, pur con il materiale rotabile e con i mezzi esistenti, di riuscire a mettere in quadro il servizio delle FS ed eliminare le attuali carenze organizzative ed amministrative. Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanze n. 504 dei Consiglieri Chiezzi, Moro e Papandrea e n. 514 dei Consiglieri Marengo, Vindigni e Riba relative alla situazione occupazionale alla SITAF


PRESIDENTE

Passiamo all'esame congiunto delle interpellanze n. 504, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Papandrea, e n. 514, presentata dai Consiglieri Marengo, Vindigni e Riba.
Risponde ad entrambe l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore al lavoro

In relazione all'interpellanza n. 504, analoga all'interpellanza n. 514 sullo stesso argomento, posso fornire i seguenti elementi di risposta che comunque dovranno essere integrati dalle strutture regionali competenti in materia di trasporti.
La SITAF è attualmente titolare delle concessioni di costruzione di esercizio settantennale del Traforo Internazionale del Frejus (T4) e di costruzione di esercizio dall'autostrada Torino-Bardonecchia (A32).
Quest'ultima concessione ha avuto origine nella legge n. 531 del 1982, che poneva a totale carico dell'ANAS la costruzione del collegamento autostradale tra Rivoli e Bardonecchia, affidato poi in concessione di costruzione dall'ANAS alla SITAF, con stipula di una convenzione in cui il finanziamento dell'opera risultava a carico dell'ANAS. Tale impegno fu mantenuto fino al 1990, quando l'allora Ministro dei Lavori Pubblici, on.
Prandini, determinò che l'ANAS non potesse accollarsi l'onere finanziario necessario al completamento dell'autostrada. In tale situazione, la SITAF accettò l'ipotesi di autofinanziamento, in attesa che lo Stato si assumesse gli oneri derivantigli dal disposto dell'art. 6 della legge n. 531, nei successivi stralci del Piano decennale ANAS. Questo ha fatto sì che la SITAF dovesse provvedere al finanziamento del residuo importo mediante la contrazione di mutui bancari sulla base di un apposito Piano finanziario.
Tale Piano, dopo una fase istruttoria da parte dell'ANAS e dei Ministeri del Tesoro e del Bilancio, è stato approvato con decreto interministeriale dei Ministri dei Lavori Pubblici, Tesoro e Bilancio in data 21/11/1992.
Esso prevede la totale garanzia dello Stato sui mutui. Il costo dall'autostrada, completa di tutte le funzionalità e dotazioni normalmente previste, è risultato essere stato di L. 2.231 miliardi per un'incidenza mediamente di L. 41 miliardi/km.
L'esposizione nei confronti delle Banche, da parte della SITAF, è attualmente pari a L. 1.006 miliardi e per assolvere al pagamento degli ultimi mutui la SITAF stessa ha dovuto ricorrere all'intervento del Fondo centrale di garanzia.
Di qui la decisione di limitare tutte le spese ritenute non indispensabili e di mettere in mobilità 32 dipendenti; tra l'altro ricordiamo che c'era stata una consultazione a livello di Commissione con la SITAF; in quella occasione non poche sono state le tacite espressioni di consenso a quello che la SITAF andava disponendo.
In relazione a tale esubero la SITAF in inviato in data 22/2/1996 una lettera all'Unione Industriale di Torino e alle RSA avente per oggetto l'attivazione della procedura di riduzione del personale in base agli artt.
24 e 4 della legge n. 223/91, individuando i motivi di tale provvedimento nello squilibrio tra la forza lavoro attualmente occupata e quella necessaria per l'espletamento delle attività ricomprese nell'esercizio autostradale e ravvisando una natura strutturale e non meramente contingente di tale squilibrio, dovuta al progressivo esaurirsi delle fasi di progettazione e di costruzione e all'assestamento dei livelli di traffico, peraltro inferiori rispetto a quanto previsto in fase di progettazione.
I dipendenti interessati appartengono alle sedi di: Roma (n. 7) Torino, Susa, Avigliana, Salbertrand, Bardonecchia.
In merito all'intera problematica sono stati sentiti dalla II Commissione permanente del Consiglio regionale, riunita il 4 aprile u.s.
il Presidente e l'Amministratore delegato della SITAF, prof. Santonastaso l'allora Direttore generale, ing. Campo, e il Capo del personale dottor Gallo, i quali hanno illustrato le difficoltà della società, prospettando peraltro la necessità di trovare nuove attività in grado di esprimere le potenzialità dell'azienda, quali ad esempio la costituzione di una società con la TAV per il progetto Alta Velocità, la cui sede potrebbe essere anche a Torino.
Il 9 maggio, presso il Ministero del Lavoro vi è stata una riunione con i rappresentanti del Governo, le Segreterie nazionali e regionali del Lazio e del Piemonte e i delegati aziendali di FILT, CGIL, FIT CISL UILTRASPORti, SLA CISAL, UNIONQUADRI per discutere sulla decisione aziendale della mobilità per 32 lavoratori.
Nel contempo nella sede della SITAF a Roma, il Consiglio di amministrazione (privo di uno dei cinque membri, dimessosi e non sostituito) deliberava l'assunzione di due ulteriori dirigenti reperiti sul mercato del lavoro del Lazio e della Campania, assicurando loro compensi per un ammontare che corrisponde a buona parte del risparmio che con i proposti licenziamenti si vorrebbe ottenere.
Le Organizzazioni sindacali nel corso delle trattative hanno evidenziato il problema del mancato pagamento del pedaggio delle uscite di Avigliana e di Almese (stimato a bilancio dalla SITAF in L. 8 miliardi) e quindi ben oltre i 2 miliardi di supposto risparmio sulle spese con la riduzione del personale.
Con l'installazione di questi caselli si avrebbero sia effetti positivi sull'occupazione sia incrementi sugli incassi complessivi della società senza dimenticare, com'è stata altresì espressa, la necessità di limitare le consulenze (che nel 1995 sembra siano state pari a circa L. 5 miliardi) che potrebbero essere appunto limitate ricorrendo al patrimonio professionale dei dipendenti SITAF. Questo è tutto nel progetto di revisione globale della situazione fallimentare della SITAF da parte del prof. Santonastaso, dirigente nominato proprio per mettere a posto la situazione economico-finanziaria della SITAF.
Le parti sono poi state riconvocate presso il Ministero del Lavoro il 29 maggio con la presenza anche di rappresentanti dell'ANAS e dell'AUSITRA.
In merito all'intera vicenda le strutture regionali preposte al lavoro e all'industria si sono attivate sia presso i Ministri del Lavoro e dei Lavori Pubblici sia presso l'ANAS compartimentale di Roma e di Torino.
Infine presso il Ministero del Lavoro il 28 giugno scorso è stato raggiunto un accordo tra SITAF, AUSITRA ed Organizzazioni sindacali (FILT CGIL, FIT-CISL, UILT-UIL, UNIONQUADRI, SLA CISAL) in base al quale l'azienda non farà più ricorso al licenziamento dei 32 dipendenti.
Alla base dell'accordo c'è la formula della ricollocazione di tali lavoratori.
Una parte sarà riconvertita in attività rivolte a rafforzare il servizio autostradale, mentre per un'altra parte, una decina circa, si farà ricorso alle dimissioni incentivate.
Inoltre è previsto il trasferimento dal gennaio 1997 a Susa di tre dipendenti impiegati negli uffici di Roma.
Le parti hanno poi deciso di ritrovarsi nuovamente in sede ministeriale il 10 ottobre prossimo per un incontro di verifica dell'accordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Innanzitutto ringrazio l'Assessore per l'ampia esposizione, che sottolinea l'attenzione prestata al problema.
La risposta mi soddisfa, ma i contenuti mi preoccupano, così come mi pare abbiano preoccupato lo stesso Assessore che probabilmente soltanto a seguito delle interpellanze è venuto a conoscenza di elementi fondamentali: su 2.000 miliardi di lavori, 1.006 sono esposizioni delle banche. Mi risulta poi che le banche autonomamente o in accordi taciti, abbiano preteso una grossa ingerenza nella gestione della struttura. Se questo è vero bisogna approfondire ed analizzare, non possiamo trovarci di fronte ad operazioni che in maniera strisciante ripetono l'operazione di Mediobanca comunque, se è così, dobbiamo esserne a conoscenza.
La SITAF, struttura che dovrebbe essere di rivitalizzazione del tasso occupazionale, mette in mobilità 32 dipendenti - il che non è poco nel quadro dell'occupazione in Valle di Susa - e contemporaneamente assume senza alcuna procedura che riguardi comparazione di titoli, due dirigenti il cui costo verrebbe quasi a riassorbire il risparmio realizzato con il licenziamento o la messa a disposizione dei 32 dipendenti.
Questa operazione suscita preoccupazione. Qui si utilizza la difficoltà finanziaria, che è vera, da un lato per introdurre un governo delle banche dall'altro lato per eliminare una parte dell'occupazione e, in terzo luogo per insediare due dirigenti romani che rappresentano un elemento di ulteriore estraneizzazione della gestione di questa grande struttura dalle pertinenze, dalle competenze e dal ruolo del Piemonte che, proprio in questa struttura, aveva esercitato tutta l'attività di scelta, di promozione, di realizzazione degli indirizzi di governo del territorio attraverso non pochi conflitti sociali e non pochi e gravi costi per le comunità locali.
Ora chiedo all'Assessore, coerentemente con le preoccupazioni emerse di approfondire ulteriormente le ragioni di questa situazione, le modalità di governo da parte del Presidente, o Amministratore delegato che sia l'autore di questa impostazione amministrativa, al fine di avere degli elementi di lettura, non dico in tempi reali, ma in tempi utili, di ciò che sta avvenendo in una delle più grandi infrastrutture di governo del territorio e del sistema delle comunicazioni del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore al lavoro

Ringrazio, prendo nota e riferirò al Consigliere quanto ha richiesto nel caso in cui ci siano nuovi elementi reperiti da una nostra indagine per quello che potremo fare.


Argomento: Partecipazione e informazione: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 528 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea ed interrogazione n. 537 del Consigliere Cavaliere relative alla convenzione servizio Televideo RAI-Regione


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 528 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea e dell'interrogazione n. 537 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde ad entrambe il Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Rispondo all'interpellanza n. 528 e all'interrogazione n. 537 che hanno per oggetto la convenzione Televideo RAI.
Per comprensibilità del problema e della risposta è necessaria una brevissima cronistoria.
Il servizio teletext affidato alla cooperativa Mandragola ed esauritosi a fine 1995 nasce nel dicembre 1991, sperimentalmente per un mese veicolato sull'emittente privata Quarta Rete, che a quel momento irradia (indagine Datamedia settembre 1991) tutte le province piemontesi, mentre Rai Tre - che pure sta sperimentando il televideo regionale - è in ombra su buona parte del Piemonte orientale e in talune zone anche nella restante parte del territorio. Ecco perché la scelta cade inizialmente sul privato.
Rinnovo contrattuale per il 1992, sulla stessa emittente cui si aggiungono Telecupole, Telestudio, TeleVCO, in considerazione del fatto che il pool - come appare dalle relazioni di fine anno del Settore Stampa copre un'area "certamente superiore" a quella delle trasmissioni regionali RAI.
Ulteriore rinnovo per il 1993, motivato tra l'altro ed ancora con le carenze di copertura RAI. La spesa, che resterà uguale anche nel futuro, è di L. 90.480.000 per 110 master e 200 rolling, quindi 310 pagine in tutto.
Ulteriori rinnovi contrattuali per il 1994 ed il 1995, essendosi nel frattempo aggiunta Rete Sette Piemonte ed avendo dichiarazioni di interesse anche da parte di Quinta Rete e Sesta Rete.
Al tempo stesso, il contratto con la Regione appare essere ottimo veicolo promozionale per la cooperativa Mandragola, che dichiara di essere stata contattata per analogo servizio da altre Regioni ed emittenti nonch di aver avviato collaborazioni con alcuni Comuni ed UU.SS.LL. del Piemonte.
E siamo al momento che più interessa ai Consiglieri interroganti! Nel corso del 1995, il nuovo governo regionale avvia un nuovo progetto di informazione istituzionale, al cui interno viene intanto individuata la linea di collaborazione privilegiata con la RAI, anche sulla base di ripetuti solleciti delle forze politiche per il mantenimento della presenza RAI in Piemonte, mantenimento o addirittura rafforzamento che non possono essere disgiunti da un concreto interesse della Regione all'attività aziendale pur nei limiti delle proprie necessità e competenze istituzionali. Di tale interesse fa fede anche il lavoro di apposito Gruppo misto, operante presso l'Assessorato all'industria, cui partecipano sindacati ed Enti locali.
La decisione sul Televideo va inquadrata in un piano di collaborazione avviato negli anni '70 con la legge regionale di finanziamento alle Comunità montane per l'installazione di ripetitori TV, proseguito con un costante impegno teso a migliorare la diffusione televisiva nella regione fattosi più forte negli ultimi tempi con iniziative quali Giochi senza frontiere ed il citato Gruppo di lavoro misto, perfezionatosi con l'accordo RAI-CINSEDO per i programmi regionali.
Aggiungo che il rapporto con RAI-Televideo non nasce assolutamente di punto in bianco, ma viene a riposizionare ed ampliare una già robusta presenza avviata fin dal 1991 dall'Assessorato all'agricoltura e, più di recente, dallo stesso Consiglio regionale.
Il palinsesto, indicato in delibera con ventotto fascicoli di almeno cinque pagine ciascuno, è il minimo indispensabile per far fronte alle esigenze informative della Giunta regionale, tenuto peraltro conto che larga parte del servizio è prioritariamente destinata ad informazioni sulle delibere e sulle leggi, con indicazioni che consentano l'immediato accesso del cittadino agli uffici e funzionari responsabili del singolo procedimento.
Non si possono, per norma di convenzione, fornire notizie giornalistiche - e qui rispondo ad altro quesito - non per una sorta di censura, ma solo per regola interna del Televideo-RAI che a garanzia di obiettività fornisce le notizie con propria redazione e in altre pagine del servizio; peraltro, al di là della formalità della convenzione, molte delle pagine della Regione Piemonte contengono notizie di natura para giornalistica, senza alcuna censura romana.
Come l'interpellanza fa rilevare, si tratta di spazi inferiori a quelli utilizzati sul giornale teletext Videoregione, ma rilevo che per un verso i fascicoli sono destinati ad aumentare, specie per tenere conto di servizi informativi ai produttori agricoli, per altro verso taluni fascicoli di Videoregione fornivano notizie di basso interesse pubblico o di interesse molto settorializzato.
Per quanto concerne la spesa, appare evidente la nuda disparità di prezzo tra i due mezzi, quello privato e quello pubblico RAI. La Giunta lo ha però ritenuto giustificato per diversi motivi: da quello già citato del complessivo accordo collaborativo con la RAI a quello della diffusione e qualità del segnale sul territorio piemontese, alla luce della recente attivazione del grande impianto ripetitore Monte Penice che consente finalmente di irradiare il segnale di Rai Tre su tutto il Piemonte (gli interroganti sapranno certo e ognuno pu sperimentare sul televisore di casa che minime carenze di emissione producono illeggibilità del teletext, cosa che in talune zone anche del capoluogo accade per i segnali delle emittenti private) a quello del prestigio che deriva all'informazione dall'essere veicolata con l'etichetta RAI (senza nulla togliere alla meritoria ed attenta attività delle TV private) a quello di avere la RAI una garanzia di attività che invece non pu essere attribuita in prospettiva (e non per responsabilità della Regione) alle emittenti private la cui esistenza è stata sino ad ora soggetta a provvisorietà, umori del Governo nazionale, decretazioni d'urgenza infine a quello di utilizzare anche per uniformità istituzionale e comodità dei cittadini uno strumento che Amministrazioni dello Stato, altre Regioni e - per restare in casa nostra - lo stesso Comune di Torino già utilizzano o stanno per utilizzare.
L'interrogazione pone infine un quesito di fondo sulla liceità di pagare alla RAI sul bilancio pubblico un corrispettivo aggiuntivo al canone annuo già versato dai singoli cittadini. Ritengo che la preoccupazione non sia fondata (e d'altro canto il visto del Commissario del Governo mi conforta) se consideriamo che la cosiddetta tassa di possesso è dovuta fin dal lontano 1928 per il solo fatto di detenere un apparecchio radio o TV e che d'altro canto l'abbonamento riguarda la fornitura di programmi radio e TV previsti dalla convenzione Stato-RAI, essendo invece libera la RAI di fornire altri servizi che non interferiscano con la normale programmazione ovviamente facendo pagare un corrispettivo come nel caso del Televideo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La risposta del Presidente è stata molto lunga ed articolata; a questo punto, per entrare nel merito delle risposte che sono state date preferiremmo poter disporre della risposta in forma scritta per poterla valutare in modo adeguato ed eventualmente controdedurre. Quindi, chiediamo al Presidente se può cortesemente fornirci la risposta scritta. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Certamente, come diceva il collega Chiezzi, bisogna approfondire la questione rispetto agli elementi che ci ha fornito il Presidente; tuttavia a partire da questa interrogazione (ma non solo da questa), vogliamo rimarcare ancora una volta come sulla questione dell'informazione in genere la Giunta regionale stia imbastendo nella nostra Regione delle iniziative che non mi pare siano tese a dare un'informazione e a promuovere un rapporto della stessa Regione con l'informazione chiara e matura quanto piuttosto a fare un'opera - mi si consenta il termine pesante - di corruzione culturale, nel senso di modificare il rapporto della cultura e dell'informazione con l'esecutivo regionale quando nei confronti della piccola editoria e della piccola rete televisiva regionale si fanno iniziative tese non a promuovere e ad aiutare la loro informazione, ma a captare la benevolenza nei confronti delle iniziative dell'esecutivo.
Questo credo che non sia accettabile. Il rapporto con la RAI, tra l'altro mi pare che sia di poca misura e, al di là di questa convinzione, è di misura molto superiore quello con le emittenti private nazionali, in particolare con la Mediaset e con altri circuiti ad essa legati.
Risale al mese scorso un'iniziativa dell'Assessore Angeleri, il quale il 2 agosto fa una deliberazione per promuovere un programma che iniziava a luglio. Ripeto, il 2 agosto c'è una deliberazione che dà luogo ad un contratto - contratto che viene poi firmato il 19 agosto - per un programma che andava in onda il 7 luglio.
Su questo argomento avremo modo di ritornare, perché abbiamo interrogato l'Assessore e il Presidente in merito.
Iniziative di questa natura ci dimostrano che vi è un grave problema.
Tra l'altro, torno a sottolineare che tutte queste iniziative (tutte, anche quelle della Presidenza del Consiglio, e mi riferisco a "Re Giovane" ecc.), by-passano i due organismi che dovrebbero essere consultati e che non lo sono mai stati. Allora che senso ha avere delle leggi? Se non vanno bene, le si modifichino. Ma se queste leggi ci sono, le si rispettino, le si consultino e si passi anche attraverso i loro giudizi, perché sono state create apposta. Il fatto che non si passi attraverso questi organismi sta a dimostrazione del fatto che evidentemente le cose non hanno una linearità e una correttezza completa.



PRESIDENTE

Grazie. Consigliere Cavaliere, all'interrogazione relativa a "Re Giovane" risponderò al momento opportuno.


Argomento: Interventi a favore dell'economia - normative organiche nei vari settori - Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 331 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Simonetti e Moro relativa all'Accordo di programma sugli investimenti in Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 331, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Simonetti e Moro, cui risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

L'interpellanza n. 331 è pervenuta alla Presidenza della Giunta regionale in data 5/1/1996. Poi mi permetterò di dire per quale motivo la risposta avviene in tempi così lunghi.
A riscontro dell'interpellanza in oggetto si rappresenta quanto segue.
L'Accordo di programma Stato-Regione per l'accelerazione degli investimenti nella Regione Piemonte prevede - all'art. 20 - l'effettuazione di periodici monitoraggi al fine di consentire di conoscere lo stato di attuazione dei progetti di investimento contemplati in tale Accordo.
Gli esiti del primo di tali monitoraggi (che consente di conoscere lo stato di attuazione dell'Accordo alla data del 30/6/1995) sono riportati in apposita relazione di sintesi che, corredata delle relative elaborazioni e delle schede di progetto aggiornate alla data suesposta, è stata inviata ai Presidenti dei Gruppi consiliari (con nota n. 4543 dell'1/4/1996).
Da tale relazione si evince che: a) alla data di stipula dell'Accordo di programma risultano inseriti nell'Accordo n. 762 progetti di intervento per un monte-investimenti pari a circa 14.180 miliardi b) nel periodo intercorrente fra la sottoscrizione dell'Accordo (aprile 1994) e la data di riferimento del primo monitoraggio (30/6/1995) sono stati ultimati n. 186 interventi (per un valore di 447 miliardi) prevalentemente afferenti al settore dell'edilizia scolastica sono state annullate n. 46 schede di progetto (in buona parte trattasi di progetti afferenti l'edilizia demaniale, ricondotti - per obiettiva pertinenza - nell'ambito di altre schede progettuali) per un valore di 102 miliardi sono stati aggiunti n. 82 nuovi progetti (in gran parte afferenti l'edilizia sanitaria) per un valore di 760 miliardi è stata operata una rideterminazione dei costi di determinati progetti per un importo aggiuntivo di 537 miliardi.
Complessivamente, alla data del 30/6/1995: il numero totale dei progetti contemplati nell'Accordo ammonta a 798 unità, per un monte-investimenti pari a 15.375 miliardi dedotti gli interventi già ultimati e i progetti annullati, risultano ancora "in essere" n. 612 progetti (relativamente ai quali i lavori sono in corso, ovvero sono in corso i procedimenti finalizzati all'apertura dei cantieri) per un volume globale di investimenti pari a 14.927 miliardi. Di questi ultimi, gli interventi relativamente ai quali i lavori risultavano in corso al 30/6/1995 ammontano a 237, per un volume di investimenti pari a 6.759 miliardi.
Alla data del monitoraggio risultano quindi attivati (interventi ultimati o interventi con lavori in corso) n. 423 progetti per un volume di investimenti pari a 7.206 miliardi (che rappresenta, in valore, il 46,8 dell'ammontare complessivo del monte-investimenti previsto nell'Accordo).
Per quanto concerne il livello di attuazione degli investimenti inseriti nell'Accordo, il monitoraggio evidenzia: con riferimento al periodo aprile 1994/dicembre 1995, un ritardo nella realizzazione dei progetti di circa il 18% (pari a 2.300 miliardi) rispetto alle previsioni iniziali. Tale ritardo risulta riferibile - in gran parte al macro settore "Trasporti" (per 1.700 miliardi) e, all'interno di questo al settore "Viabilità extra-urbana" per 840 miliardi (addebitabile prevalentemente, alla mancata approvazione del Piano triennale ANAS 1994/1996) ed al settore "Ferrovie" (per 594 miliardi).
Gli altri ritardi di maggior consistenza sono riferibili: per circa 400 miliardi al macro settore "Edilizia" ed, ivi, per 80 miliardi al settore "Edilizia Demaniale", per 70 miliardi al settore "Strutture per il Commercio" (CAAT: Centro Agro-Alimentare torinese), per 55 miliardi al Settore "Edilizia Universitaria" per circa 100 miliardi al macro settore "Ambiente".
Le risultanze del primo monitoraggio evidenziano come i ritardi riscontrati nella realizzazione degli interventi siano imputabili: per il 50% (in valore) al protrarsi di procedure in atto presso le Amministrazioni statali o le Aziende ANAS, FS S.p.A., ENEL S.p.A.
per il 41% (in valore) al protrarsi delle procedure presso gli Enti locali per il 6% (in valore) al protrarsi di procedure presso l'Amministrazione regionale per il 3% (in valore) in conseguenza di contenzioso in corso fra stazioni appaltanti ed appaltatori.
Per il dettaglio in ordine allo stato di avanzamento dei singoli progetti, si rinvia alle schede progettuali contenute nei volumi III, IV e V allegati alla relazione di monitoraggio ed inoltrati ai Presidenti dei Gruppi consiliari con la nota prima citata.
Si informa che, nel frattempo, è stato effettuato il secondo monitoraggio (finalizzato a conoscere la situazione dell'Accordo alla data del 31/12/1995), le cui risultanze sono in corso di elaborazione a cura del Nucleo di Valutazione degli investimenti pubblici presso il Ministero del Bilancio. Ai referenti regionali di progetto (responsabili del procedimento di monitoraggio) è stato richiesto di corredare le schede progettuali monitorate con la precisa indicazione degli ostacoli di ordine amministrativo o tecnico che si frappongano alla completa e tempestiva realizzazione degli interventi, nonché con eventuali proposte da assumere per superare tali ostacoli (così come prevede l'art. 20 dell'Accordo di programma). Ciò al fine di attivare - anche mediante l'Autorità di Coordinamento ai sensi dell'art. 21 dell'Accordo - le iniziative praticabili ed utili per agevolare il tempestivo avvio o la celere prosecuzione degli interventi programmati.
Le risultanze dei successivi monitoraggi saranno trasmesse alla Presidenza del Consiglio regionale ed ai Gruppi consiliari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Ovviamente non entro nel merito delle scelte contenute in un Accordo di programma che il Gruppo Rifondazione Comunista contesta alla radice in molti settori, in quanto si tratta di un Accordo di programma prevalentemente cementizio di realizzazione di grandi infrastrutture con dispendio enorme di energie e ben poca ricaduta in termini occupazionali. Questa polemica la tralascio, in quanto polemica di carattere generale sul tipo di sviluppo che Accordi di programma di tale genere innescano e che, a giudizio del Gruppo, non corrispondono alle reali necessità che oggi si pongono, soprattutto in termini di incremento dell'occupazione.
Non sono queste le strade attraverso le quali pensiamo si possa dare una risposta precisa all'incremento dell'occupazione.
Rimanendo all'interno di questo Accordo di programma la risposta del Presidente della Giunta regionale permette di svolgere alcune considerazioni critiche: la prima è relativa al monitoraggio. Un monitoraggio che si rispetti consente in tempi molto ravvicinati di fare il punto della situazione. Non siamo in questa situazione, nel senso che il monitoraggio che abbiamo a disposizione è quello del giugno 1995 - se non ho capito male - quindi di un anno e qualche mese fa. Si dice che è in atto un monitoraggio relativo allo stato di fatto del dicembre 1995, ma siamo a settembre del 1996 e quello del dicembre 1995 non è ancora noto, per cui ci troviamo di fronte ad una situazione di inefficienza molto grave.
Un'inefficienza che probabilmente deve essere divisa in parti non tanto diseguali, tra il cosiddetto centro e la cosiddetta periferia, perché dai dati che ha fornito il Presidente Ghigo possiamo dire che i ritardi, che sono rilevanti, che sono della metà dell'investimento proposto nell'Accordo di programma, per il 50% sono dovuti allo Stato e per il resto, tolto un piccolo 3%, sono dovuti a Comuni, Province e Regione, in parti diseguali avendo la Regione Piemonte un piccolo peso nelle procedure di ritardo.
Questo dovrebbe farci riflettere un po' tutti sulla faciloneria con la quale, alle volte, si agitano bandierine per reclamizzare iniziative miracolistiche, quali il decentramento che dovrebbero risolvere tutti i problemi.
In realtà l'apparato pubblico ha una struttura abbastanza omogenea nei comportamenti e dovrebbe essere riformato interamente, sia quello centrale sia quello degli Enti locali.
Avere la metà degli investimenti non attivati è molto preoccupante anche perché - il Presidente Ghigo lo sa - l'Accordo di programma, per come è stato compilato, era già un accordo pronto ad essere realizzato, perch negli Accordi di programma si inserivano sempre opere cosiddette cantierabili. Il fatto che a distanza di due anni più della metà delle opere non sia cantierabile vuol dire che qualcosa non funziona.
Torno all'osservazione iniziale: questo "qualcosa" che non funziona potrebbe anche derivare dalla qualità delle opere che vengono proposte.
Qualità che deriva soprattutto da interessi precisi di gruppi di pressione legati ad un meccanismo di sviluppo che noi giudichiamo vecchio ed inadeguato, legato a grandi investimenti che muovono una quantità enorme di risorse sulla quale si coagulano interessi ed appetiti i più vari, che riescono ad imporre magari all'interno di un Accordo di programma, progetti inutili o non completi, se riescono però a determinare somme di investimento, in parte immaginifiche, di 14/16.000 miliardi, che poi solo per la metà riescono a mettere le gambe.
Si tratta allora, Presidente, di riuscire a discutere - cosa che in questa Regione non riusciamo a fare perché manca un Piano regionale di sviluppo - cosa si vorrebbe per questo nostro Piemonte, per uscire dalla crisi e via dicendo.
Termino chiedendo al Presidente della Giunta regionale di raddrizzare almeno uno di questi elementi: il ritardo del monitoraggio. Infatti, non solo sono in ritardo le opere, ma anche la capacità degli Enti locali della Regione, dello Stato, di monitorare quanto si sta facendo. Forse fa parte della medesima amministrazione pubblica, che dovrebbe essere superata al più presto. Grazie.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne

Interpellanza n. 350 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Simonetti e Papandrea ed interrogazione n. 689 del Consigliere Cavaliere relative agli incarichi di consulenza affidati nel corso della VI legislatura


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare congiuntamente l'interpellanza n. 350 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Simonetti e Papandrea e l'interrogazione n.
689 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Non per essere fiscale, ma, se voi convenite, dovremmo rispettare minimamente il Regolamento.
L'interpellanza si differenzia dall'interrogazione: infatti l'interpellante illustra, l'interpellato risponde e successivamente l'interpellante dichiara il suo accordo o disaccordo. Possiamo innovare in questo senso i nostri lavori da questo momento, visto che prima d'ora generalmente, l'interpellato rispondeva e l'interpellante replicava? Non si innova alcunché, si rispetta solamente la norma regolamentare.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Scusi, Presidente, si deve intendere che illustrata l'interpellanza la replica dell'interpellante debba consistere in due parole: "Sono d'accordo", o in tre parole: "Non sono d'accordo"?.



PRESIDENTE

No. Il senso è che nella dinamica della discussione l'interpellanza si differenzia dall'interrogazione. Alla Camera, addirittura, come voi saprete, tutti i parlamentari possono intervenire su di un'interpellanza.
Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'interpellanza in discussione intende controllare l'attività della Giunta, come altre interpellanze hanno fatto in precedenza - anche oggi in un settore molto delicato: quello relativo alle consulenze. Consulenze che questa Giunta regionale oltretutto aveva dato in modo estensivo e discutibile su oggetti un po' sfumati nel loro contorno (come aiuto alla comunicazione generale e via dicendo).
Sin dal gennaio di quest'anno eravamo curiosi di sapere, ad esempio, se il dottor Garrone avesse realizzato quanto previsto nell'incarico che aveva ricevuto - che, comunque, mi dicono essere stato portato a compimento.
Siamo inoltre molto interessati a sapere se ci siano risultati concreti; se queste consulenze onerose abbiano prodotto qualche risultato materialmente misurabile in termini di profitto di carattere generale, che la Regione ha avuto nello spendere questo denaro.
Di solito, quando si dà una consulenza si ottiene un rapporto, un resoconto: qualcosa di utile per la Regione Piemonte.
Le consulenze che la Regione Piemonte ha affidato, e in particolare quelle affidate al dottor Garrone e al dottor Bruno, cosa hanno prodotto in termini di utilità concreta per la Regione? Questa la domanda posta dall'interpellanza. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

In relazione all'interpellanza n. 350 voglio premettere che la collaborazione con il dottor Bruno è cessata anticipatamente per impegni di lavoro dell'interessato, che rendevano incompatibile il permanere della stessa; quella con il dottor Garrone è tuttora in corso, in base a successivi rinnovi.
Preciso comunque che normalmente le collaborazioni su temi specifici si concludono con relazioni scritte degli affidatari dell'incarico; questo però, non in ogni caso, ma nella maggioranza delle consulenze. Tali relazioni sono consultabili presso gli Assessorati di riferimento e quindi a disposizione di tutti. Non tocca me esprimere un giudizio in termini di ritorno di immagine per la Regione a causa delle consulenze affidate. Pare logico dedurre che se la consulenza è praticata laddove la struttura interna non può arrivare, il ritorno può essere positivo per i risultati innovativi prodotti; laddove si pone in alternativa alle professionalità esistenti, il dubbio può risolversi solo caso per caso, in base ai risultati concreti acquisiti.
Vorrei aggiungere, in relazione ad una considerazione del Consigliere Chiezzi, ovvero il suo desiderio, legittimo, che il risultato di una consulenza possa essere in qualche modo "misurato" in termini di immagine per la Regione Piemonte.
Personalmente, devo dire che al di là del fatto che il lavoro svolto è correlato - come ho già detto - da relazioni che sono naturalmente a disposizione per poter essere consultate, mi permetto però di dire che sono assolutamente convinto che il lavoro ha dato ottimi risultati e - mi perdoni la battuta, Consigliere Chiezzi - probabilmente per misurare tale risultato dovrei affidare un'altra consulenza - e non credo sia utile. La mia vuole essere una battuta, ma dai contenuti di carattere tecnico l'immagine di una Regione e quindi la capitalizzazione dal marchio "Regione Piemonte" e di conseguenza il valore aggiunto che attraverso la comunicazione ha raggiunto è misurabile. Per poter ottenere questo naturalmente, occorre sostenere dei costi.
Se lei dovesse mai farmi questa richiesta, sarei felice di poterla realizzare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il Presidente Ghigo ha realizzato un fatto di assoluta eccezionalità: nessuno è ancora riuscito ad inventare il moto perpetuo, il Presidente è riuscito a inventare l'incarico perpetuo, rompendo uno dei pilastri della razionalità che ancora presiedevano gli incarichi nella Pubblica Amministrazione.
Dopo questo intervento, forse non saremo più in grado di sapere alcunché sui risultati di un incarico, perché per ottenere questo occorrerebbe dare un altro incarico, ma lo stesso ragionamento sarebbe proposto per il secondo incarico, e così un flusso di denaro potrà essere speso, secondo quanto dice l'on. Ghigo, all'infinito, almeno un infinito legato alla propria permanenza su quella seggiola, senza alcuna possibilità di sapere se mai è servito a qualcosa. Forse l'on. Ghigo non voleva dire proprio questo, forse si è trattato di un cesello non ben riuscito, ma rimangono i duri fatti della spesa pubblica; duri fatti che non possono essere presi per gioco e devono essere purtroppo ricondotti a forme misurabili di beneficio. Questi benefici, invece, non sono nemmeno stati accennati nella risposta del Presidente e non si è parlato nemmeno di quelle poche cose concrete che il dottor Garrone doveva fare, tipo l'individuazione - leggo il quotidiano datato 13/1/1996 - di una tipologia di strutture e nuove figure professionali per la comunicazione istituzionale e/o globale; non ci ha detto se sono state individuate, non dice nulla a proposito del Magazine, periodico a diffusione nazionale ed internazionale; la sua superficialità di risposta forse sta a dimostrare la buona salute della maggioranza, nonostante tutto, perché rispondere in questo modo lo si può fare se ci si sente solidi, altrimenti nascerebbero dei guai anche in quest'aula.
A questo punto cosa fare? Non so.
Interessiamo - Presidente del Consiglio - la Corte dei Conti, su queste spese? Io direi di sì. Cioè, con una risposta verbale di questo genere, con spese di centinaia di milioni, con un Presidente della Giunta che dice: non si può sapere niente, bisognerebbe dare un altro incarico per saperlo direi proprio che sarebbe il caso - valuti l'Ufficio di Presidenza - di spedire alla Corte dei Conti gli incarichi di consulenza, almeno quelli del dottor Garrone ed unire la risposta all'interpellanza che ha dato il Presidente della Giunta, Ghigo. Valuti poi l'organismo di tutela delle spese se l'incarico perpetuo inventato oggi dal Presidente Ghigo è compatibile con le regole di spesa dell'Amministrazione pubblica. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Il Consigliere Chiezzi in quanto ad infiocchettature non è sicuramente secondo a me, anzi, ho forse molto da imparare; infatti, in seguito ad una mia infelice considerazione, ha voluto costruire un ragionamento che richiede alcune puntualizzazioni.
Innanzitutto, vorrei dirle - Consigliere Chiezzi - che siccome la Corte dei Conti questa delibera l'ha già chiesta, non è più il caso di mandarla nel senso che siamo assolutamente tranquilli, siamo supercontrollati, non solo dal Consiglio, ma anche da organi che lei conosce molto bene. La tranquillità nasce anche dalla certezza di non aver fatto nulla di così grave, come lei invece sta tentando di sottolineare.
Inoltre, quando ho voluto paradossalmente dire che per verificare il risultato del lavoro si dovrebbe chiedere un'altra consulenza, mi riferivo chiaramente al risultato impalpabile di immagine. Siccome quella è una materia difficilmente concretizzabile, facevo riferimento in quel senso.
Per quanto riguarda poi gli aspetti pratici ai quali lei faceva riferimento, non ho voluto entrare nel merito, non perché abbia la supponenza di sentirmi forte e di non voler dare spiegazioni ad un'interpellanza perpetua, perché se io ho inventato la consulenza perpetua c'è da dire che probabilmente i Consiglieri Chiezzi e Cavaliere hanno inventato l'interpellanza perpetua, ma questo sta nell'ordine delle cose.
Dicevo che ci sono agli atti, l'ho detto nella risposta, tutte le relazioni relative agli incarichi. Vorrei cioè specificare che, ogni volta che viene dato un incarico ad un consulente, nella delibera viene specificato l'obiettivo della consulenza. A fronte di questa consulenza esistono relazioni che comprovano il risultato raggiunto in relazione all'incarico.
Di conseguenza, se il Consigliere Chiezzi avrà il desiderio di consultare le relazioni, queste sono a sua completa disposizione e forse su quelle si potranno fare delle considerazioni e degli approfondimenti.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cavaliere si dichiara soddisfatto della risposta?



CAVALIERE Pasquale

Non è questione di soddisfazione o meno. Ho presentato due interrogazioni sulle consulenze; una relativa al consulente Garrone e l'altra sulle consulenze generali. Il problema che richiamavo non è tanto rivolto al singolo avvenimento: vuoi Garrone o quant'altro?; è stato approfondito ed ormai è chiaro a tutti che, nel leggere la relazione del consulente Garrone, non si capisce proprio cosa egli faccia, che da quella relazione non si capisce alcunché, se non una confusa riorganizzazione del rapporto tra la Giunta e l'informazione, compresa quella interna.
Il problema è quindi relativo al fatto che in un anno questa Giunta regionale ha chiesto consulenze per oltre 12 miliardi. Cioè quasi il doppio rispetto a tutte le Giunte precedenti. Questo è un dato su cui occorre riflettere, perché se questa Giunta ha come obiettivo la riorganizzazione del personale, dichiarando peraltro un grande esubero anche di alte professionalità interne, ci si sarebbe aspettato da parte di questa Giunta che da subito queste professionalità fossero utilizzate meglio; quindi, la conseguenza del ragionamento e dell'azione della Giunta avrebbe dovuto essere sicuramente quella di richiedere minori consulenze.
Il problema, Presidente, è questo: oltre 12 miliardi spesi in consulenze in un anno. Questo dato è preoccupante soprattutto per la struttura che si mette in piedi.
Rispetto a tale questione le risposte non ci sono state: le motivazioni di un uso così elevato di questo istituto non sono state esplicate.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

In risposta all'interrogazione presentata dal Consigliere Cavaliere prendo atto delle cifre indicate dal Consigliere. Tali cifre non riguardano soltanto le "consulenze", ma ogni tipo di collaborazione sia di privati che di organizzazioni di ricerca, universitarie e non, quindi anche di tipo professionale. Inoltre intendo precisare che tutti gli incarichi sono affidati nel rispetto della L.R. n. 6/88, alla quale si fa ricorso quando le strutture non possono assicurare l'attività specifica nei tempi e nei modi che le esigenze impongono. Peraltro, una spesa di 13 miliardi su un bilancio di circa 13.000 miliardi, significa che a questo titolo si utilizza l'1 per mille delle risorse disponibili e che una tale percentuale è, a nostro giudizio, accettabile (se raffrontata anche con quanto avviene nel privato) e per certi aspetti insufficiente.
Per quanto attiene ai criteri che inducono alla decisione di ricorrere a collaborazioni esterne, si puntualizza che trattasi in ogni caso di far fronte ad esigenze non risolvibili con il ricorso alle professionalità assicurate dai dipendenti regionali o risolvibili in tempi non compatibili con i programmi di lavoro.
In proposito va chiarito che per lo più trattasi di problemi innovativi o esulanti dalle esperienze in atto oppure richiedenti una visione generale che difficilmente una singola struttura operativa interna possiede. Il che onestamente, non esclude che in passato si sia fatto talora un ricorso frequente a collaborazioni esterne, ma sempre nel rispetto della normativa vigente e per problemi che oggi si può assicurare sono ricondotti sotto l'egida dei criteri sopradescritti.


Argomento: Calamità naturali

Interrogazione n. 790 del Consigliere Cavaliere, interpellanza n. 806 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea ed interpellanza n. 807 dei Consiglieri Manica, Bertoli, Miglietti, Riggio e Suino relative alla nomina del Consigliere Racchelli come sub-Commissario per la ricostruzione post alluvione nel Verbano Cusio Ossola


PRESIDENTE

Passiamo all'esame congiunto dell'interrogazione n. 790 e delle interpellanze n. 806 e n. 807.
Risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Rispondo e chiarisco che l'utilizzazione da parte del Presidente della Giunta regionale piemontese, nominato Commissario straordinario con ordinanza 5/8/1996 prot. n. 2456 della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento protezione civile - di una facoltà che è espressamente prevista dall'ultimo comma dell'art. 1 di detta ordinanza risulta giustificata dalla necessità di tempestivi e coerenti provvedimenti di intervento.
Da qui la scelta conseguente di un tecnico nella persona del Responsabile regionale del Settore Opere pubbliche e di un Amministratore nella persona di un Consigliere residente nella zona e perciò stesso più di altri informato della reale e prioritaria esigenza degli interventi occorrenti.
Per tali ragioni ritengo non incongrua l'individuazione di uno dei due sub-Commissari nella persona del Consigliere regionale Racchelli.
Agli interpellanti Consiglieri Chiezzi e Papandrea intendo puntualizzare che non ritengo scorretta la decisione criticata poiché, sia per i precedenti in atto (in Toscana è stato designato un Assessore regionale, quindi un amministratore), sia per esigenze di migliore informazione sulle problematiche e sulle necessità manifestatesi l'organizzazione operativa della delega trova nel decreto di nomina dei due sub-Commissari la migliore soluzione al momento ipotizzabile.
Come appena riferito, non penso che la scelta di un Consigliere regionale per le funzioni di sub-Commissario debba considerarsi anomala sia perché già presente in analoghe situazioni italiane sia perché più efficace di altre soluzioni in astratto ipotizzabili. Quanto alle valutazioni di opportunità e di reale trasparenza e democraticità della decisione, mi sembra che, se si adombra con ciò la necessità di una preventiva analisi di tipo politico, le funzioni e le urgenze non consigliano di trasformare in un atto politico una responsabilità di tipo operativo. Se invece si intende sottolineare l'opportunità di una preventiva informazione ai Capigruppo, osservo che il periodo feriale non consentiva comunque una tempestiva comunicazione al riguardo.
Mi è giunta anche a conoscenza l'interpellanza di un gruppo di Consiglieri del PDS, prima firmataria Giuliana Manica, in data 12 settembre, in cui si chiede alla Giunta di relazionare al Consiglio sulla situazione (cosa che non mancherà di fare, appena concordata la data l'Assessore Cavallera) e di illustrare i criteri dell'assegnazione delle deleghe ai due sub-Commissari.
A me pare che per questo ultimo aspetto la risposta fornita agli interroganti e agli interpellanti possa considerarsi esaustiva.
Concludo precisando che l'unico scrupolo che sorregge l'operato del Commissario straordinario, e di conseguenza i due sub-Commissari, sarà quello di fare subito e bene quanto è possibile per correggere ed eliminare i danni conseguente all'alluvione, sia con fondi dello Stato, ad oggi ritenuti insufficienti, sia con risorse proprie della Regione, in relazione alla predisposizione del bilancio 1997.
Aggiungo che nel Collegio regionale del Verbano Cusio Ossola l'unico Consigliere regionale eletto è stato Ettore Racchelli, di conseguenza non c'è stata una scelta prioritaria, ma di necessità ed oggettiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Sono abbastanza sconcertato dalle risposte del Presidente. Innanzitutto voglio premettere la completa stima nei confronti del collega Racchelli mentre rimango sconcertato nel merito e nel metodo usato dal Presidente su una questione istituzionale così delicata.
Il Presidente della Giunta è stato, a mio parere, correttamente indicato dal Governo quale Commissario per intervenire in merito all'evento alluvionale e quindi alla ricostruzione.
Nella vicenda del 1994 il Governo Berlusconi non nominò il Presidente della Giunta Commissario straordinario. Considero questo atto una cosa giusta in quanto il Presidente della Giunta, non perché eletto nel Collegio di Torino, ma perché rappresentante l'istituzione, deve sovrintendere quei problemi, è più vicino al territorio e può seguire bene la spesa pubblica gli interventi tecnici, la ricostruzione.
Se il Presidente, conseguentemente voleva essere ancora più vicino al territorio, per riuscire a seguire ancora meglio, doveva continuare con lo stesso metodo, nominare un Sindaco della zona, con lo stesso senso istituzionale con cui aveva ricevuto la delega. Non è possibile che un Consigliere regionale che ha delle prerogative simili, ancorché di maggioranza o di minoranza, ricopra un ruolo istituzionale che snatura il suo rapporto con gli altri colleghi di maggioranza e minoranza.
Pertanto credo che questa scelta sia stata, da parte del Presidente Ghigo, fatta con poco senso istituzionale e con considerazioni di carattere localistico e politico che poco hanno a che fare con il ruolo e con l'incarico ricevuto dal Governo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Rispetto alle risposte alle interrogazioni di solito ci si dichiara soddisfatti o insoddisfatti. In questo caso ci dichiariamo insoddisfatti per due ordini di motivi.
Nella prima parte dell'interpellanza noi chiedevamo ulteriori informazioni sulla vicenda dell'alluvione, sui rapporti della Regione e degli Enti locali interessati e chiedevamo ulteriori elementi di rassicurazione e di coordinamento indispensabili tra gli Enti anche riguardo ai finanziamenti.
La questione dei finanziamenti non è una questione a se stante, tra l'altro quei Comuni e quelle popolazioni non richiedono indiscriminatamente finanziamenti a pioggia, ma richiedono programmi, progetti ben precisi adeguatamente finanziati.
Occorre un coordinamento anche in ordine agli aspetti urbanistici, agli aspetti della messa in sicurezza che è la questione di maggior rilievo e che maggiormente travaglia queste popolazioni, come abbiamo avuto occasione di riscontrare anche in un'iniziativa pubblica ad Omegna alla quale ero presente insieme all'on. Chiamparino, ai Sindaci del territorio interessato e ai rappresentanti della Provincia.
Quindi sarebbe stato utile ed importante cogliere l'occasione di questa interpellanza per dare qualche risposta in più e fare un punto ulteriore visto che il Presidente della Giunta ci rispondeva non solo come tale, ma anche nella sua figura di Commissario, così come incaricato con una corretta procedura istituzionale da parte del Governo.
Siamo ancora più insoddisfatti rispetto alla seconda parte dell'interpellanza, in cui chiedevamo ragioni e criteri che hanno ispirato la delega a due commissari supplenti o vicecommissari.
Innanzitutto il senso della scelta che un'Amministrazione di livello più ampio, quale è quella dello Stato, fa al momento in cui nomina un Commissario in una Regione, o come quando una Regione nomina come Commissario un Sindaco a livello comunale, consiste appunto nella rilevanza eccezionale che questo Commissario ha come coordinatore unico, vicino al territorio interessato dalla vicenda.
Quindi, logica conseguenza ci farebbe pensare che questo Commissario che ha una delega ad personam come Commissario straordinario data l'eccezionalità degli eventi, si dovrebbe circondare per svolgere appieno il suo compito degli Assessorati competenti e del personale tecnico a disposizione della struttura e dell'Amministrazione pubblica per svolgere appieno il suo compito.
Non so se si debba ritenere che questa interpretazione valga a piacere o se sia invece un criterio oggettivo che dovrebbe guidare le scelte successive.
Detto questo, se avessimo sentito elencare dei criteri con un minimo di oggettività, invece che con una relativa aleatorietà, se ci si fosse collegati a questa impostazione iniziale, avremmo potuto considerare possibili alcune nomine. Ci si sarebbe avvalsi dell'Assessore competente il quale non compare all'interno di questa struttura se non nel momento in cui interviene la Giunta. Ci si sarebbe avvalsi in questo caso di tecnici del settore con competenze sulle materie idrogeologiche, urbanistiche, o dell'Assessorato competente con il suo staff in quanto tale o di una serie di tecnici scelti all'interno degli staff regionali competenti in materia.
E questa scelta l'avremmo capita! Altro criterio che poteva essere, a nostro avviso, comprensibile era quello di individuare sul territorio figure istituzionalmente definite, e quindi, ad esempio, dei Sindaci, che potevano essere di supporto al Commissario. Queste cose le avremmo capite, avrebbero avuto un'oggettività che riguardava il merito della situazione.
Lei stesso ci dice che in altre Regioni, dove si è proceduto in tal senso, si sono scelte figure con ruoli e compiti istituzionali all'interno dei Consigli. Altrimenti le scelte si fanno talmente aleatorie che se l'unico criterio di scelta è questo - con tutta la stima per la capacità la disponibilità e l'impegno del collega Racchelli - potevano esserci due sub-Commissari in quel territorio. Infatti, siccome l'alluvione ha interessato in gran parte l'Alto Novarese e in modo minore il Basso Novarese, si potevano mettere insieme le due componenti della maggioranza di Giunta, si nominava il Consigliere Racchelli per l'Alto Novarese e magari un Consigliere di Alleanza Nazionale per il Basso Novarese, che in questo modo rispetto a quei criteri rimane tagliato fuori!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Condivido le critiche svolte dai colleghi Cavaliere e Manica, e quindi non le ripeto.
Aggiungo a questi elementi, che confermo anche a nome del Gruppo di Rifondazione Comunista un altro appunto critico che mi colpisce particolarmente.
Questa scelta, anche a mio parere, è sbagliata e forse anche un po' discutibile dal punto di vista amministrativo, ma è stata presa.
Dispiace che il Presidente Ghigo non abbia avuto la sensibilità di parlare di questa intenzione in sede almeno di Conferenza dei Capigruppo se non di Consiglio regionale. Questo dispiace, perché il Presidente Ghigo lavora presentando le proprie proposte a tutto il Consiglio regionale, di cui tutti facciamo parte.
Mi sarei aspettato, seppure la decisione è discutibile, per rispetto verso tutti i 60 Consiglieri regionali, che il Presidente Ghigo si fosse rivolto a tutti noi dicendo: "Sceglierei uno di voi e lo sceglierei nella persona di..." - quindi non è una questione personale nei confronti del collega Racchelli - "datemi la vostra opinione".
Mi sarei aspettato almeno questo. Viceversa, così non è stato e tutte le polemiche e i dubbi gravi che sono stati esposti mi sembrano da condividere e, non ripetendoli, da confermare anche a nome del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio gli interpellanti e gli interroganti, perché siccome è mia abitudine onestamente riconoscere anche gli sbagli, voglio ammettere che obiettivamente dal punto di vista formale il comportamento che ho assunto non è stato sicuramente dei più corretti; dal punto di vista formale.
Trovo molto giusta la riflessione che ha fatto il Consigliere Chiezzi nel suo intervento. Sarebbe stato probabilmente sufficiente che comunicassi questa cosa alla Conferenza dei Capigruppo, in rappresentanza di tutto il Consiglio.
Ciò nondimeno quello che mi preme sottolineare - ma onestamente non è emerso dal tono dei vostri interventi alcun tipo di critica di carattere personale - è che le considerazioni sono sul principio e sul procedimento che ho deciso di attuare.
E' indubbio che l'incarico all'Assessorato competente sarebbe stata la soluzione più istituzionale. Ho considerato questa eventualità con l'Assessore competente, e abbiamo addivenuto che, in relazione a vari aspetti relativi al fronte di impegni che l'Assessore al momento aveva fosse più opportuno prendere una decisione diversa.
Voglio anche precisare che i due sub-Commissari sono il Consigliere Racchelli e il dottor Napoli, che è Responsabile del Settore Lavori Pubblici.
Al di là di questa sentita ammissione di poca correttezza nella formalità della situazione, l'impegno che prendo - e che credo debba essere alla fine l'obiettivo a cui tutti noi puntiamo - è di relazionare, appena l'o.d.g. del Consiglio lo prevederà, sulla situazione alluvionale del Verbano Cusio Ossola, in modo che tutti i Consiglieri abbiano la possibilità di conoscere nel dettaglio quello che i sub-Commissari e il commissario e gli uffici competenti della Regione stanno realizzando - e credetemi non è poco.
Naturalmente alla prima occasione cercherò di essere molto esaustivo sull'argomento, in modo che su questo tema, al di là dell'aspetto formale ci sia la possibilità da parte vostra di avere piena conoscenza di quello che la Giunta regionale e il Commissario stanno facendo su quel territorio.


Argomento: Caccia - Pesca: argomenti non sopra specificati

Richiesta di informazioni da parte del Consigliere Cavaliere alla Giunta regionale in merito alla presentazione della leggina relativa alla caccia (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

In apertura di seduta avevo chiesto una comunicazione del Presidente della Giunta o dell'Assessore competente circa le notizie apparse oggi su alcuni organi di informazione relativamente alla modifica della legge sulla caccia. A me pare un atto gravissimo su cui chiedo immediate delucidazioni.



PRESIDENTE

Ultimiamo due interrogazioni e poi il Presidente Ghigo e l'Assessore Viglietta le risponderanno sul problema della caccia.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazioni n. 470 del Consigliere Rubatto e n. 471 dei Consiglieri Dutto e Rosso relative alle lamentate disfunzioni dell'Ospedale Martini di Via Tofane a Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo ora le interrogazioni n. 470 presentata dal Consigliere Rubatto e n. 471 presentata dai Consiglieri Dutto e Rosso.
Risponde ad entrambe l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

In riferimento alle interrogazioni in oggetto, il Commissario dell'USL 2, dottor Tofanini, aveva così relazionato dopo l'accaduto.
Il giorno 7/2/1996, alle ore 13,40 circa, accompagnata da un parente giungeva in Pronto Soccorso dell'Ospedale Martini la signora Pipitone Maria, di anni 80, per riferita caduta nel proprio appartamento.
La paziente, affetta da demenza senile e quindi totalmente incapace di collaborare e/o di riferire adeguatamente la sintomatologia, lamentava genericamente dolori diffusi. Veniva, quindi, sottoposta a visita dal chirurgo di guardia, il quale non rilevava a carico degli arti inferiori i classici e noti segni di frattura di femore (extrarotazione, accorciamento dell'arto, mancata trasmissione all'epifisi femorale dei movimenti passivi), bensì la sua attenzione era attratta da una difficoltà di movimento dell'arto inferiore sinistro con contrattura muscolare: per tale motivo richiedeva di sottoporre a radiografia il femore sinistro. Pertanto si esclude, per quanto sopra esposto, che sia stata indagata "una gamba sana", come indicato sugli articoli di stampa.
L'arto destro, invece, non venne sottoposto ad indagine radiologica perché al momento della visita non presentava i segni oggettivi della frattura più sopra evidenziati.
Il chirurgo, dopo aver effettuato una prima valutazione dell'esame obiettivo e constatata anche l'impossibilità di colloquiare con la paziente in quanto affetta da patologia cerebrale involutiva, ha necessariamente colloquiato con una parente che ha pertanto avuto accesso ai locali del DEA, per raccogliere i dati anamnesici, alla quale ha comunicato le prime conclusioni cliniche.
Dopo l'effettuazione dell'esame radiologico, il medico, che nel frattempo aveva potuto assistere la paziente, ha nuovamente incontrato la parente per comunicare le conclusioni diagnostico-terapeutiche e quindi il motivo delle dimissioni.
Per quanto attiene il quesito relativo a possibili interventi da parte del sottoscritto, alla luce delle risultanze dell'indagine condotta, non se sono ravvisati gli estremi.
Per quel che concerne le iniziative prese dal Commissario dell'Azienda Regionale USL 2, preciso che ha ribadito a tutto il personale l'importanza che in casi analoghi, compatibilmente con le esigenze cliniche ed organizzative, la presenza di un parente è fondamentale e pertanto va considerato ed informato con le dovute attenzioni.
Inoltre, insieme allo staff della Direzione sanitaria, sta avviando l'iter di una revisione totale dell'organizzazione DEA/PS, provvedendo anche con l'istituzione di un "triage" infermieristico. Nel Piano di organizzazione dell'Azienda, di recente approvato, è altresì prevista l'istituzione permanente di una guardia specialistica ortopedica 24 ore su 24. Con questa determinazione certamente si ovvierà a "incidenti di percorso", ancorché la paziente - ripeto - data l'età e data la situazione non ha potuto riferire correttamente la sintomatologia e soprattutto perch il chirurgo del Pronto Soccorso non aveva evidenziato la sintomatologia tipica di una frattura del collo del femore.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Adesione del Gruppo Movimento Pensionati per l'Europa al Polo delle Libertà


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto che intende svolgere una comunicazione a titolo personale.



RUBATTO Pier Luigi

Signor Presidente, prima di replicare in merito all'interrogazione n.
470 annuncio l'adesione del Gruppo Movimento Pensionati per l'Europa al Polo delle Libertà e il mio voto alla maggioranza dell'on. Ghigo.
Voglio assicurare i colleghi ed i miei elettori che non sono stato comprato e mai lo sarò, come non lo sono mai stato in tanti anni di attività politica. Ancor più non ho messo sull'altro piatto della bilancia eventuali nomine di familiari in Consigli di amministrazione: questa sarà abitudine di altri, ma non mia.
La mia è stata una scelta voluta per un mancato dialogo dell'Ulivo con i Movimenti pensionistici. Non è mia abitudine appoggiare eventuali alleati e poi nascondersi nei gabinetti per non essere capace di assumersi le proprie responsabilità come in passato hanno fatto altri.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazioni n. 470 del Consigliere Rubatto e n. 471 dei Consiglieri Dutto e Rosso relative alle lamentate disfunzioni dell'Ospedale Martini di Via Tofane a Torino (seguito)


PRESIDENTE

Il Consigliere Rubatto ha ora facoltà di replicare all'interrogazione n. 470.



RUBATTO Pier Luigi

Sono soddisfatto della risposta dell'Assessore D'Ambrosio, anche se purtroppo nei nostri ospedali continuano a verificarsi molte disfunzioni.
Pregherei l'Assessore D'Ambrosio di proseguire con quella mia richiesta sulla Commissione per il Maria Vittoria e di controllare tutti gli altri ospedali, perché purtroppo queste cose - è di ieri anche una lettera a Specchio dei tempi - succedono sovente.



PRESIDENTE

Consigliere Rubatto, la ringraziamo per la risposta che ha dato all'Assessore D'Ambrosio, mentre la parte che riguarda la sua dichiarazione non era prevista; comunque lei ha ritenuto di farla in questa occasione e il Consiglio ne prende atto.
La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Chiederei all'Assessore D'Ambrosio di fornirci la risposta scritta.
Grazie.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il seguente provvedimento: progetto di legge n. 100: "Organizzazione dell'attività di promozione accoglienza e informazione turistica in Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto con 34 voti favorevoli e 1 astensione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Caccia - Pesca: argomenti non sopra specificati

Richiesta di informazioni da parte del Consigliere Cavaliere alla Giunta regionale in merito alla presentazione della leggina relativa alla caccia (seguito)


PRESIDENTE

Il Consigliere Cavaliere aveva sollecitato una risposta da parte della Giunta in merito ad un eventuale provvedimento sulla caccia.
La parola all'Assessore Viglietta.



VIGLIETTA Matteo, Assessore alla caccia e pesca

Grazie, Presidente. Come tutti sanno, la legge sulla protezione della fauna e prelievo venatorio è stata approvata il 30 luglio scorso in Consiglio regionale e promulgata il 4 settembre. Sarà pubblicata il 25 settembre e lo stesso giorno entrerà in vigore. Questa nuova legge ha creato numerose innovazioni che devono essere messe in vigore immediatamente, quindi alla data del 25 settembre.
Da parte degli utenti, in particolare dei Comitati di gestione che rappresentano i cacciatori, gli agricoltori, gli ambientalisti e gli Enti locali, sono state evidenziate difficoltà nella messa in opera immediata di tutti gli adempimenti, in particolare per fare conoscere agli utenti cacciatori le nuove norme e le sanzioni che entrano in vigore immediatamente.
Quindi si è ritenuto di prendere in esame queste richieste per proporre a questo Consiglio regionale la possibilità di non modificare assolutamente la legge, non modificare l'entrata in vigore del 25 settembre, ma di recuperare eventualmente il calendario venatorio che era stato pubblicato ed approvato nel mese di giugno.
Quindi da parte della Giunta regionale c'è la richiesta di considerare attraverso la riunione dei Capigruppo, se esiste la possibilità di trovare un accordo generalizzato per questa eventuale accettazione per questa stagione del calendario venatorio, tenendo ferma, comunque, l'entrata in vigore della legge il 25 settembre.
Se questo accordo generalizzato è possibile attraverso i Capigruppo vorremmo andare avanti in questa direzione; non ci sono delle preclusioni e delle prese di posizione dure nei confronti di questo eventuale provvedimento. Se non c'è questo accordo generalizzato la Giunta regionale non ha difficoltà a ritirare questa richiesta.



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, rinviamo tutto alla Conferenza dei Capigruppo?



CAVALIERE Pasquale

Non prenderò molto tempo, Presidente, ma credo opportuno dire qualcosa su questo problema.
Innanzitutto non parteciperò ad alcuna riunione dei Capigruppo per discutere della questione, perché la ritengo un atto gravissimo messo in atto dall'Assessore, che va contro a tutte le decisioni, a tutto il dibattito che abbiamo svolto su questo importante provvedimento. Se non si voleva rendere operativa immediatamente la legge si poteva ragionarne e discuterne questo inverno con più calma per prepararla per la prossima stagione venatoria.
Devo però dire cosa è accaduto: è accaduto che il Commissario di Governo ha approvato la legge nei primissimi giorni di settembre e i nostri uffici non erano assolutamente pronti a mettere in atto tutti gli aspetti tecnici che dovevano essere messi in atto, perché evidentemente si confidava in una bocciatura da parte del Commissario di Governo di questa legge in quanto vi erano stati gli esposti da parte delle Associazione venatorie (Arcicaccia in particolare).
Questo è quello che è accaduto. Invece si poteva benissimo pubblicare la legge prima, quindi fare un unico calendario, e non lasciare in vigore per 10 giorni la vecchia legge, creando evidenti problemi; si è fatta la scelta di pubblicare negli ultimissimi giorni utili, quando invece si poteva fare prima, per essere pronti il 15 settembre.
Se c'è questa volontà politica da parte della Giunta regionale è un atto gravissimo dal punto di vista istituzionale. Vuol dire che cambiano anche i rapporti istituzionali, almeno tra noi e la maggioranza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Viglietta.



VIGLIETTA Matteo, Assessore alla caccia e pesca

Non ritengo possibile, legittimo ed accettabile che la Giunta regionale prenda dei provvedimenti confacenti con la nuova legge e quindi l'eventuale predisposizione di tesserini aggiuntivi e tutto quello che ne deriva; ci avviene nel momento in cui la legge è approvata dal Commissario di Governo e promulgata, ma assolutamente non un giorno prima. Se la legge, unica in Italia nella storia delle leggi sulla protezione della fauna approvata dal Commissario di Governo senza modifiche - ripeto, l'unica - avesse avuto qualche modifica, cosa abbastanza normale, e noi avessimo preso dei provvedimenti che comportavano oltretutto delle spese non indifferenti di stampa di tesserini, prima che questa fosse approvata, chi avesse preso questi provvedimenti sicuramente si sarebbe trovato nella più completa illegalità.
Non credo che il Consigliere Cavaliere intendesse spronare la Giunta regionale a prendere dei provvedimenti illegittimi, perché sarebbero stati illegittimi. Noi abbiamo potuto operare solo dopo che la legge è stata approvata; viene promulgata al 4 settembre e viene pubblicata il 25. Dal 4 al 25 abbiamo fatto i salti mortali: devo ringraziare pubblicamente gli uffici e i funzionari perché si sono veramente fatti in quattro. L'organico del settore è di gran lunga sottodimensionato; rispetto a quelle che sono le incombenze ha dimostrato di essere consapevole e responsabile di fronte a questi nuovi incarichi e adempimenti che si sono dovuti prendere.
Ringrazio l'ufficio per quello che ha fatto, perché non era assolutamente preparato a questa eventualità.
Ripeto che non c'è alcuna volontà di prorogare l'entrata in vigore della legge, in quanto il 25 verrà pubblicata e lo stesso giorno varrà. Si chiede che per problemi tecnici ci possa essere la possibilità di prorogare il calendario per la stagione venatoria corrente già iniziata. Se per ripeto, non c'è un accordo generalizzato ed un consenso unanime, non ci sono difficoltà a ritirare questa richiesta.



PRESIDENTE

Assessore, lei ha registrato il dissenso del Consigliere Cavaliere per cui mi pare che l'accordo generalizzato non ci sia. Ne prendiamo atto.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cavallera, Farassino, Rosso e Scanderebech.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Riscontro errore formale nel testo della L.R. n. 67/95


PRESIDENTE

Comunico inoltre che si è riscontrato un errore formale nel testo della L.R. n. 67/95 e precisamente: l'art. 12, comma terzo, rinvia all'art. 10 comma primo, anziché all'art. 8, comma primo (tale errore formale è dipeso dall'abrogazione di precedenti articoli per cui la numerazione doveva essere, per coordinamento, mutata).
Ai sensi dell'art. 83, comma quarto, del Regolamento del Consiglio regionale, si comunica in aula l'errata corrige apportata affinché sia pubblicata sul BUR, precisando che essa è stata approvata dall'Ufficio di Presidenza in data 1/8/1996.


Argomento: Organizzazione turistica

Esame progetto di legge n. 100: "Organizzazione dell'attività di promozione, accoglienza e informazione turistica in Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

E' stato iscritto all'o.d.g. il progetto di legge n. 100. Hanno espresso voto favorevole i Gruppi CDU, AN, Federalisti e Forza Italia; voto contrario i Gruppi Rifondazione Comunista e Verdi Democratici; si sono astenuti i Gruppi PDS e Patto dei Democratici.
La relazione è già stata svolta dal Consigliere Casoni la volta scorsa.
Non avevamo svolto la discussione di ordine generale in quanto il progetto di legge era stato rimandato in Commissione. Apriamo il dibattito.
La parola all'Assessore Angeleri.



ANGELERI Antonello, Assessore al turismo, sport e tempo libero

Vorrei cogliere l'occasione per ringraziare il Presidente del Consiglio, che la volta scorsa ci ha consentito di approfondire in Commissione alcuni aspetti non ancora chiari e proposti all'attenzione del Consiglio dalla Giunta regionale.
Mi pare altrettanto doveroso ringraziare i rappresentanti della Commissione, perché all'interno della stessa, prima nella seduta di martedì dopo la riunione di Consiglio - e successivamente in quella di venerdì, è stato possibile un ulteriore approfondimento, arricchendo il testo con alcuni emendamenti importanti, che hanno delineato meglio quelle che devono essere le funzioni della Regione, delle Province e degli Enti locali rispetto a questa importante riforma del sistema della promozione turistica della nostra Regione.
Come dicevo, il testo si è ulteriormente arricchito, la discussione è stata, infatti, estremamente costruttiva; il testo che perviene oggi in aula mi pare più corretto. Ritengo pertanto che possa essere messo in discussione, tenendo conto che gli emendamenti sono già stati inseriti nel testo stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Grazie, Presidente. Si tratta di una legge alla quale abbiamo lavorato tra le riunioni dedicatevi espressamente e quelle in cui la materia è ritornata in esame, per una quindicina di volte almeno in sede di III Commissione. La materia, per il rilievo che investe, anche se il lavoro è stato proficuo e ha consentito di rimuovere una quantità significativa di emendamenti, merita comunque un approfondimento e un dibattito in Consiglio.
Qualche osservazione preliminare. Lavoriamo all'interno di una situazione estremamente difficile ed arretrata, per quanto riguarda il nostro Paese e, credo, anche per quanto riguarda la Regione Piemonte.
Questa non vuole essere una contestazione ad alcuno dei presenti, ma la constatazione di un dato di fatto che non possiamo minimizzare: da una valutazione sbagliata partiremmo con un'angolazione altrettanto erronea e ci ritroveremmo in una situazione simile all'attuale, che ci vede problematicamente registrare poco più del 3% di incidenza del turismo sul prodotto lordo del Piemonte. Tutto ciò in un quadro nazionale altrettanto complicato, con un'incidenza del turismo di poco superiore al 6% sul prodotto lordo globale.
Elemento che si rivela sorprendente quando constatiamo invece che la Francia, Paese a reddito e prodotto lordo non basso, ha superato il 10% di incidenza del turismo ed è diventato il primo Paese turistico al mondo superando, nel 1995, anche gli USA.
Il turismo si sta dunque focalizzando e centralizzando in Stati ad alto livello di evoluzione economica; se è vero che il turista va anche in Spagna o in Grecia, in questi Paesi il turismo raggiunge però un volume limitato per la capacità ricettiva altrettanto limitata, nonostante un patrimonio di offerta turistica di grandissimo richiamo.
A livello italiano, sorprenderà, credo, constatare che la prima regione per quantità di presenza turistica non è il Lazio, nonostante i richiami di Roma, ma il Veneto, che offre un mixage di risorse paesaggistiche e di grande quantità di organizzazione: questo è il punto.
Credo dunque che nella legge che stiamo varando oggi vada rilevato un limite, non rispetto al testo in sé, ma rispetto alla fase politica attuale: non abbiamo più bisogno di una legge per la promozione turistica ma di un progetto organico, di rilancio e sistemazione del settore turistico piemontese.
Assessore, il problema è questo. Soprattutto nella versione della legge elaborata dalla Giunta era accentuata la volontà di creare un'organizzazione di vendita importante: dopodiché si può vendere il Gatorade come il Barolo - per scegliere due estremi nell'ambito di uno stesso settore. Il problema è quando non c'è niente da vendere; creiamo un'organizzazione di vendita per un prodotto che non abbiamo allestito.
Quale ricettività alberghiera vendiamo? Quali grandi manifestazioni? Come vendiamo le risorse ambiente-paesaggio di cui disponiamo in larga misura? Faccio presente che ci sono leggi, come ad esempio quella sul Distretto del Vino, peraltro già presentata nella scorsa legislatura, che giacciono immobili. Noi siamo rimasti fermi, mentre l'Emilia e l'Umbria hanno varato il progetto "Strade del vino" e ne hanno fatto un elemento importante della loro iniziativa turistica. Addirittura la Toscana ha varato il "Distretto della carne"! Sui programmi turistici della Toscana potete individuare le strade della carne, incentrati su offerte, richiami, ristoranti, qualità e quant'altro.
Noi invece stiamo ancora ragionando all'interno di un indirizzo - mi si consenta questa osservazione non indirizzata in modo specifico - che è quello di creare un'organizzazione che diventa faticosa perché diramazione sul territorio, degli uffici, delle sedi e delle politiche della Regione in un quadro di lentezza. Il dibattito si è incentrato soprattutto su questo.
Voglio ancora richiamare, non per vezzo culturale, ma per l'attenzione che il Presidente Picchioni presta quando si parla di Stati Generali, le nostre radici regionali. Anche nei testi di economia turistica si riconosce all'Italia il primato, nella generazione di flussi turistici, di aver avuto fra i suoi governanti coloro che si potrebbero considerare gli antesignani del turismo d'affari. Nel '500 i Medici, girando l'Europa, posero le basi del turismo culturale e il Rinascimento fece nascere in Italia i maggiori generatori di flusso del turismo artistico sia in andata che in ritorno.
Certo, in Piemonte non è così; i Savoia non furono certamente i Medici e neanche i Granduchi di Toscana o, al di là dei loro limiti, gli Asburgo d'Austria. Tuttavia, Carlo Alberto, il migliore da questo punto di vista qualcosa ha lasciato.
Si sa che in economia un bene qualunque diventa risorsa economica quando è organizzato a questo scopo: il potenziale di richiamo è così.
E' anche vero che l'Italia visse poi un lunghissimo periodo di autarchia, senza riferimenti ideologici, ma questo è un dato di fatto.
L'Italia, come la Germania, è un Paese che ha risentito molto della deviazione degli interessi della gente, confluiti nei Paesi liberi: la Francia, gli Stati Uniti, ecc. Paghiamo anche questo.
Nei programmi della Giunta Ghigo e di tutti i partiti della maggioranza e dell'opposizione si è posto il problema del turismo in Piemonte. Dobbiamo ammettere però che le semplificazioni sarebbero in qualche maniera inopportune; non vorrei che qualcuno pensasse che il turismo sia in grado di sostituire il vuoto generato dalla crisi di alcuni settori industriali! Lo dico perché qualcuno pensa anche questo: non sarà che la crisi dell'Olivetti la risolviamo con il turismo nel Canavese? Non vorrei che pensassimo che questo è sostitutivo, perché, viceversa, è aggiuntivo.
Soltanto una grande agricoltura, una grande attività urbanistica e di infrastrutture, correttamente intese, e una grande attività di valorizzazione del paesaggio potrà creare i potenziali del flusso turistico.
Veniamo più espressamente agli elementi di dibattito che ci hanno impegnati in questa legge. Io do atto all'Assessore di essere pervenuto nel corso della discussione, ad un'evoluzione consistente della cultura e della filosofia di prima impostazione, tant'è che oggi il Consiglio si trova senza emendamenti proposti complessivamente, tranne un emendamento di specificazione, e non perché ne mancassero le circostanze, ma perché la maggioranza avrà la propria responsabilità di governare secondo la sua strategia. A noi competeva il compito di segnalare e porre dei limiti rispetto alla nostra responsabilità di rappresentare il Piemonte in modo accettabile. Questo non ci può portare al voto favorevole perché non è la nostra legge, ma ci permette di dare corso a questo tipo di esperimento.
Rilevo come elemento da condividere il fatto che proviamo ad impostare un'operazione sistemica in cui esiste, non tanto un'organizzazione piramidale, quanto un'organizzazione concertata, che vede una funzione del territorio per le operazioni di base e la creazione di una struttura ad alto tasso di professionalità e di managerialità per promuovere il prodotto Piemonte in Italia e all'estero. Questo fu il punto di intesa che rimase sempre, pur nelle discussioni, il filo conduttore del dibattito.
Abbiamo dovuto lavorare molto per fare accogliere il ruolo degli Enti locali, delle Province, dei Comuni e delle Comunità montane. Crediamo di aver fatto un lavoro utile - si passi l'espressione - per il Piemonte perché un'operazione quale la creazione di un volano di sviluppo turistico non potrebbe essere un'operazione che si sviluppa secondo strisce a filiera (parte dall'ufficio regionale e arriva fino alla periferia, parte dall'ufficio statale e arriva fino alla periferia). Abbiamo valorizzato pur con una limitazione che sarà ancora oggetto di confronti, il ruolo delle autonomie locali, segnatamente delle Province, per organizzare il turismo di base.
Concludo ringraziando anche il relatore perché ha ben espresso un pensiero che aveva ripetutamente ribadito. Essendo un tecnico del settore è stato portatore di valutazioni ed indicazioni utili che ci hanno consentito di lavorare. Segnalo che il varo di questa legge vede ancora una discrasia tra la grande ambizione di cui è portatrice, da noi condivisa, e la portata ancora limitata delle operazioni che riuscirà a mettere in moto.
Credo che dovremo dare molta importanza alle operazioni di monitoraggio. Questo è un discorso più generale: siamo convinti che il Consiglio regionale deve fare le leggi, i programmi e controllare i risultati attraverso il monitoraggio e non attraverso una fiscalità che non garantisce un ritorno, ma accettando, adesso che facciamo una legge di riforma, di collocare questo discorso nell'ambito del dibattito sulla ristrutturazione o sulla rivoluzione del governo locale secondo i principi del federalismo. E' una valutazione; la nostra sarà - tenendo conto delle dichiarazioni di voto sulla base del dibattito - una valutazione che terrà conto dell'evoluzione di alcuni elementi che si sono portati a casa con questa legge e lascerà aperte alcune osservazioni problematiche sul lavoro che rimane ancora da compiere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

La legge che ci apprestiamo a discutere e votare credo sia molto brutta, fatta male, una legge che non organizza in alcun modo nella sua struttura le potenzialità turistiche della nostra regione e, anzi, fa un cattivo servizio a quel poco di organizzazione turistica che esiste. Dico questo perché, quando sono state smantellate le APT - tutti eravamo dell'opinione - non siamo poi stati d'accordo su cosa si è fatto nel frattempo (la nomina dei Commissari, ecc.). Si era tutti d'accordo sul fatto che quel modello era superato e doveva essere riorganizzato, ma non si è andati nella direzione auspicata e non si è riorganizzato in maniera complessiva ed intelligente il settore.
In questa legge non si pongono al centro quelli che dovrebbero essere i protagonisti: da una parte, i turisti e, dall'altra, il territorio che li accoglie. Questi sono, o dovrebbero essere, i protagonisti di questa iniziativa al fine di renderla funzionale ed interessante.
Il Consigliere Riba faceva dei riferimenti storici sul turismo. Non ritengo che nelle epoche passate ci fossero dei flussi turistici; i flussi turistici riguardavano i giubilei, gli anni santi e le guerre.



PRESIDENTE

I mercanti.



CAVALIERE Pasquale

Certo, i mercanti. Il Piemonte da questo punto di vista era abbastanza tagliato fuori. Ma questo accade anche nelle epoche successive nell'attualità e nel futuro questo settore - ci dicono gli esperti, ci dice la trasformazione della società - sarà sempre più significativo, perché le persone si muovono di più e si muoveranno sempre di più, proprio con un atteggiamento di riscoperta dei luoghi e dei territori. Anche il Piemonte possiede ricchezze culturali ed ambientali, e credo che la caratteristica primaria del territorio piemontese debba essere collegata alla montagna alla catena delle Alpi.
Quindi vi sono degli aspetti ambientali e territoriali che possono permettere al Piemonte di offrire qualcosa di più, di offrire delle opportunità maggiori che non in passato.
In questo senso la legge non organizza e non valorizza in alcun modo tentando di coordinarne le azioni, l'aspetto territoriale, né tanto meno l'aspetto riguardante i beni culturali. Non vi è alcun intervento di coordinamento con le altre attività e le altre competenze della Regione in questo senso.
La legge semplicemente promuove, mette al centro non il territorio, ma le organizzazioni turistiche ed alberghiere, soggetti che da soli non possono avere la capacità di organizzare il turismo: queste rispondono parzialmente, per quella che è la loro prerogativa e il loro compito e, per forza di cose - non è loro compito - non possono avere la visione complessiva del problema e non possono organizzare. Invece la legge sbagliando, le mette al centro, non attribuendo loro il ruolo appropriato anzi stabilendo delle dinamiche del tutto diverse da quelle che la legge dovrebbe prevedere.
Nelle riunioni di Commissione il Consigliere Dutto disse che le dinamiche economiche sul territorio sono del tutto diverse da quelle che la legge si appresterebbe ad organizzare e che si sono già sviluppate autonomamente in modo del tutto diverso.
Cosa fa questa legge? La Regione - lo si ripete continuamente quando si affronta la questione delle riforme istituzionali - dovrebbe non gestire ma coordinare, legiferare ed organizzare. Invece questa legge delega la gestione completa, come, ad esempio, i finanziamenti.
Con gli artt. 15 e 16 la Giunta, affidando un compito semplicemente consultivo al Consiglio regionale, deciderà in modo del tutto soggettivo come gestire l'intero budget destinato al turismo nella nostra regione.
Certamente l'Assessore Angeleri è un Assessore dinamico e bravo, per questo non è il compito che la legge dovrebbe attribuire alla Giunta e all'Assessorato. L'Assessorato e la Giunta dovrebbero organizzare in modo tale da far sì che il territorio, attraverso i propri strumenti, gestisca il tutto.
Se il comportamento è questo, sarà soggetto semplicemente alla spartizione territoriale, cosa che tra l'altro il nostro sistema elettorale facilita. Ci saranno finanziamenti a pioggia, in quanto tal Consigliere tal Assessore ha voce in capitolo in tale area territoriale. La mentalità e l'approccio seguiti finora con le operazioni di immagine che sono state fatte fino a questo momento - mi riferisco a "I piemontesi sono aperti" potevano avere un senso, una logica e un'utilità, se l'oggetto non fosse stato la diffusione del prodotto turismo del Piemonte, ma l'autoproclamazione, l'autocelebrazione del soggetto propositore di quell'azione. Quando si spendono 3 miliardi per proporre un messaggio pubblicitario ai piemontesi rispetto al loro territorio, o si vuole promuovere il turismo interno - in tal caso si fa un altro tipo di campagna oppure si buttano via i soldi. Si faccia una pubblicità adeguata a Francoforte, piuttosto che a Firenze o a Palermo e non su La Stampa e GRP.
Questo non per riferirmi ad un fatto passato, ma se questo è l'approccio, non oso immaginare come verranno gestiti gli artt. 15 e 16: potremmo finanziare qualsiasi cosa, perché non vi è nemmeno una definizione di quello che è il prodotto turistico. Noi potremmo finanziare qualunque prodotto perché non c'è la spiegazione di cosa si intende per prodotto turistico: potrebbe essere perfino la Panda o la Tipo in quanto sicuramente prodotti tipici del Piemonte.
Noi presentammo a suo tempo più di cinquecento emendamenti non per fare ostruzionismo - noi facciamo, nella cultura anglosassone, ostruzionismo alle leggi di principio - ma perché volevamo riportare questa legge in un alveo istituzionale. Il fatto che questa legge sia venuta così male è determinato dal fatto che vi è stata una sua gestione, una sua discussione fuori dagli ambiti istituzionali del nostro Consiglio: questa legge non si è discussa in Commissione, non si è discussa in Consiglio, ma in altri luoghi e i risultati sono stati questi. Quando c'è il confronto democratico, quando c'è il confronto in aula, in Commissione, questo non avviene. Questo non significa che un confronto debba per forza portare ad un'unanimità di vedute, può poi stabilire un voto favorevole della maggioranza e contrario delle minoranze com'è bene ci sia quando ognuno si assume le proprie responsabilità, ma quando non c'è il confronto sull'articolato negli ambiti istituzionali avvengono queste cose. Riportata parzialmente in questo ambito istituzionale, la nostra azione ha permesso che, perlomeno, ci fosse quel minimo di gestione richiesto dalle autonomie locali, dalle Province, dai Comuni, ma questo non basta perché i livelli di gestione sono purtroppo minimi. Questa legge è difficile anche da emendare perché è fatta male sotto tutti i punti di vista.
Credo che sia un cattivo servizio che la maggioranza fa anche a se stessa, nel senso che si poteva fare una legge non come l'avremmo fatta noi, ma secondo il punto di vista di una destra che governa, perché so che la destra può fare delle leggi migliori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Grazie, Presidente. Sono convinto che ci apprestiamo a votare oggi una legge estremamente importante per l'economia della nostra Regione. E' una legge sofferta, è stata per mesi in Commissione, ed è via via cambiata un pochino da quella che era l'impostazione e l'impalcatura di carattere generale; in alcuni casi si è migliorata, in altri, a parere del sottoscritto, è stata peggiorata.
Ho avuto modo, non costantemente in Commissione ma spesso, di dire quale era il mio pensiero rispetto al turismo. Ritengo che il turismo debba essere considerato come un'attività economica forte della nostra Regione.
Dico attività economica forte per distinguerla da qualsivoglia organizzazione o manifestazione che si potrebbe chiamare non attività turistica, ma attività per il tempo libero.
Non possiamo parlare oggi di turismo come attività economica forte, se non facciamo questo fermo distinguo tra il turismo vero e proprio e tra l'organizzazione del tempo libero. Sono due cose completamente diverse.
Detto questo, credo che abbia ragione il collega Cavaliere quando dice che i soggetti primari, rispetto a questo tipo di attività, sono i turisti e il territorio che li accoglie; poi c'è un terzo soggetto importante nell'attività economica forte: è l'operatore turistico che, nel nostro Paese, vivaddio, è il privato che si occupa di turismo.
Questa legge si presuppone con ambizione di creare delle agenzie, le une a livello regionale, le altre a livello provinciale, che cerchino in qualche modo di coordinare, in particolare nel settore della promozione e dell'offerta turistica, tutte quelle grandissime risorse che, da parte della nostra Regione e da parte di singoli operatori, venivano spese per la promozione e l'accoglienza turistica, fino ad oggi, nella nostra Regione.
Quindi, coordinare, con un coordinamento assolutamente necessario, perch se non esiste questo si rischia che molte di queste risorse vengano sprecate.
Ho detto che questo è un progetto ambizioso, perché su questo tema sarà opportuno verificare se il progetto avrà attuazione. Vale a dire: la proposta è estremamente saggia, credo che il coordinamento sia assolutamente necessario attraverso l'agenzia regionale e attraverso le agenzie provinciali; su questo tavolo però dobbiamo sederci con i privati con gli operatori turistici, e dobbiamo chiedere loro di mettere insieme tutte le risorse, perché il Piemonte possa promuoversi verso altre Regioni e altre Nazioni dell'Europa e del mondo.
Spesso di questi tempi ci si lamenta che lo Stato non dà le deleghe alle Regioni. Noi, con questa legge, oggi attuiamo, a nostra volta, quelle deleghe che devono essere necessariamente rivolte agli Enti locali, vale a dire alle Province e ai Comuni.
Vi è un solo rischio: che andando a dare delle attribuzioni che sono simili sul livello regionale alle Regioni e sul livello provinciale alle Province e agli Enti locali, si rischia, così come si è fatto fin d'ora che tutti facciano tutto senza avere dei precisi indirizzi su quello che devono fare.
Perché vi è stato il fallimento delle APT? Il fallimento delle APT vi è stato perché queste non promuovevano turismo sul loro territorio molto limitato, ma promuovevano molto spesso soltanto attività per il tempo libero.
Allora quando si parla di promozione turistica - e credo che su questo si sia d'accordo - è impensabile individuare solo parti di territorio della nostra Regione; tant'è vero che l'art. 12 di questa legge individua quelle che sono le attività tipicamente turistiche e forti che si possono promuovere nella nostra Regione, non parla più di territori provinciali, ma parla di Comuni compresi nel territorio delle Comunità montane - e con questo interpreto che si voglia parlare di turismo della montagna, montagna estiva ed invernale - individua i Comuni lacuali, e in questo penso che si individuino i laghi, ma non i laghi di una certa provincia e non quelli di un'altra provincia; i laghi sono un segmento forte da promuovere. Dopodich ci sono i Comuni termali, i Comuni collinari che sono legati ad un'attività oggi prevalenti e molto importanti per alcune parti del territorio piemontese, cioè l'attività enogastronomica.
Inoltre, vi è un inserimento, rispetto al discorso del territorio, dei parchi naturali, che devono avere necessariamente anche una trasformazione.
Ho detto più volte che, nel momento in cui si discutevano le deleghe da dare agli Assessori, era estremamente opportuno che i parchi venisssero collegati al discorso del turismo. Se non vogliamo che il parco diventi un parco chiuso e non accessibile, dobbiamo trasformarlo in un'attività anche turistica.
Infine, non per ultime naturalmente, le città d'arte, che sono estremamente importanti nella nostra Regione.
Qui ci sono dei raggruppamenti non per provincia, ma per temi ben precisi da promuovere, e può la Provincia o l'Ente locale o il singolo Comune da solo promuovere in Europa, nel mondo e nelle altre Regioni questo tema specifico? Non è forse meglio che la promozione la faccia l'Ente regionale promuovendo contemporaneamente quello che è il tema della montagna, promuovendo interamente e globalmente il tema lacuale e il tema del turismo collinare, anziché dividere il discorso della promozione turistica per territorio, con deleghe alla Provincia riferite a progetti sul territorio? Questa è la riflessione che voglio fare in questa sede.
Nell'ultima settimana sono state precisate, a me sembra opportunamente le competenze degli uni e degli altri. A questo proposito, credo di poter dire che è estremamente opportuno, soprattutto sul tema della promozione che sia la Regione a coordinare fortemente le attività provinciali; ciò non basandosi sulla suddivisione territoriale, ma sull'impostazione delle tematiche riportate all'art. 12.
Ritengo che questa legge sia estremamente importante, ma sono anche convinto che debba essere costantemente rivisitata. Per esempio, dovremmo verificare quanto i privati interverranno nelle agenzie mettendo quattrini che permettono di promuovere tutti assieme il turismo del nostro Piemonte e verificare altresì quanto i privati vorranno continuare a fare per conto loro rispetto alla promozione del loro piccolo "orticello", anziché di tutta l'attività turistica in generale.
Qui vi è la scommessa - e in questo senso ci deve essere l'impegno forte dell'Assessore - di riuscire a convincere i privati a sedersi intorno a questo tavolo e a partecipare con delle quote sostanziose, che sono quelle che hanno sempre messo a disposizione per le loro attività, insieme alla Regione, alle Province e ai Comuni su questo tipo di attività. Sono queste le mie considerazioni.
Nel dichiarare il voto favorevole mio e del mio Gruppo su questa legge chiedo soltanto alla Giunta che costantemente venga verificata l'attuazione della legge stessa. In caso contrario, rischiamo di aver fatto una legge che ha delle idee che si possono portare a compimento, ma che non si verificano mai; andrebbero rivisitate in Commissione, magari fra un anno con una relazione dell'Assessore che dica se quanto scritto in questa legge si è potuto verificare o meno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

La premessa era che si è partiti da un'organizzazione attuale delle APT asfittica. Quando ero Presidente della Provincia, mi rendevo conto che nessuna attività si poteva coordinare od organizzare a livello turistico promozionale, in quanto le APT viaggiavano per conto loro. E viaggiavano per quello che potevano, visto che riuscivano a malapena a pagare le spese del poco personale che avevano e non riuscivano a concordare ed organizzare iniziative; la Provincia non riusciva ad organizzare un granché, se non quelle poche cose che le competevano e che comunque erano in relazione ai pochi finanziamenti che poteva dedicare a tali scopi.
Un'iniziativa in questo senso era chiaramente auspicabile, in quanto non si poteva rimanere nella situazione preesistente. La legge è uno stimolo importantissimo per risolvere uno dei nostri più grandi problemi ovvero non riuscire a sviluppare e a ben vendere quello che abbiamo: le nostre risorse architettoniche, i nostri paesaggi, le nostre colline, le nostre montagne (tra le più belle del mondo).
Qualsiasi legge quando nasce, quando è una legge fortemente innovativa avrà bisogno di una ricalibratura, di una verifica costante, come prima diceva il Consigliere Montabone, per cui la certezza che la legge sia precisa e perfetta in ogni suo punto non possiamo averla: andremo a verificarla man mano che questa svilupperà le proprie azioni.
Il Consigliere Riba (che in questo momento non è presente in aula) diceva che si crea un'organizzazione di vendita. Ma questa è proprio la migliore giustificazione che poteva dare per quella che è stata l'impostazione di questa legge. Vendere un prodotto è importantissimo, ed è importantissimo farlo bene. In effetti non si va a vendere un prodotto, ma si va quasi ad affittarlo, si va a determinare, a ricavare delle risorse da cose che comunque abbiamo e che comunque teniamo nel patrimonio nostro.
L'inserimento oltretutto del privato in questa operazione potrà portare uno stimolo di conoscenze e di competenze nuove, oltreché di risorse finanziarie che farà sì che si ottengano buoni frutti. Siamo anche convinti che l'operazione porterà nuove opportunità lavorative, e sappiamo quanto abbiamo bisogno di ciò specialmente in un Piemonte che sta vivendo problemi a livello industriale.
Prendiamo atto che mancano strutture ricettive, quindi mancano delle strutture alberghiere che possano soddisfare compiutamente a quello che sarà il prodotto da vendere, però questo sarà un problema che dovranno sviluppare le aziende; tutti gli enti che confluiranno ad operare in questo sistema dovranno preoccuparsi di sviluppare queste strutture ricettive.
Prendiamo anche atto che ci sono immobili di importanza storico turistica che devono essere tenuti in perfetta efficienza per essere proposti all'utilizzo dei turisti. Nella fattispecie, volevo portare l'esempio emblematico di una struttura sul mio territorio: la casa natale di Vittorio Alfieri, che è la sede del Museo Alfierano ed è proprietà del Comune di Asti. Attualmente è chiusa perché non può essere ben proposta ai turisti. Potrei spiegarvi meglio in che situazioni si trova l'edificio: il tetto è da rifare, piove all'interno, l'esposizione degli arredi non è consona (ci sono delle appliques che originariamente erano del '700, queste sono state rubate e sostituite con dei faretti stile anni '60). Questo per dire quanto è difficile la situazione in cui versano alcune strutture.
Sappiamo che la casa di Alfieri (uno dei nostri maggiori personaggi) è un patrimonio di tutta la Regione Piemonte, se non di tutta Italia, ma in questo momento non possiamo proporla nel pacchetto turistico in quanto non è visitabile. Di conseguenza, un auspicio ed una speranza: che questa legge sia veramente perfetta, buona in ogni suo settore e porti quei risultati che noi tutti auspichiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Grazie, Presidente. Volevo fare alcune considerazioni, riservandomi poi, in sede di dichiarazione di voto, di fare un'analisi più approfondita di questa legge.
Volevo innanzitutto portare all'attenzione dei colleghi Consiglieri un concetto importante che credo sia stato ispiratore di questa legge: cosa si intende oggi per flusso turistico.
Secondo me, esistono diverse interpretazioni sull'uso di questo termine. Se per turismo intendiamo le sagre paesane, la fiera del peperone di Carmagnola, cioè l'evento localistico, e contiamo, investendo su queste strutture, di attrarre turismo che sia esterno alla Regione, io dico che abbiamo sbagliato strada. Credo che questa sia la strada che si è seguita in passato con le APT.
Ho esaminato il lavoro che hanno svolto queste aziende negli anni e moltissime delle risorse, poche peraltro, che venivano destinate alle APT finivano più che altro in pubblicità locali, nella sagra delle frazioni del paese vicino, che tuttalpiù poteva richiamare qualche decina di turisti dal Comune distante 50 o 70 chilometri. Questa è la realtà dei fatti dalla quale siamo partiti.
Con questa legge si intende proporre un diverso concetto di turismo. I turisti possono rendere un servigio economico alla nostra Regione dobbiamo pensare a questo, che il turismo collega gli albergatori agli operatori turistici, ai commercianti, a tutti i negozi delle località che sono di attrazione turistica - ma dobbiamo andare a cercarli al di fuori della nostra Regione e al di fuori, possibilmente, anche della nostra Nazione. Come dobbiamo andarli a cercare? Dobbiamo andarli a cercare con una politica coordinata - e qui mi dichiaro totalmente d'accordo con quello che diceva il Consigliere Montabone - cioè dobbiamo passare attraverso il rapporto con le società private, che hanno specialisti, che hanno professionisti in grado di raggruppare tutto il meglio del potenziale turistico della nostra Regione, e che abbiano anche la capacità di andarlo a promuovere all'esterno della Regione. Questo oggi è il confine del prodotto turistico: l'uscita all'esterno.
Anche se concordiamo su tante cose, vorrei replicare all'intervento del Consigliere Riba, il quale diceva che in Piemonte non esistono le strutture turistiche in grado di ricevere un adeguato flusso di turisti esteri: da che mondo è mondo il turismo si è fatto, innanzitutto, con la vendita.
Quando un imprenditore deve costruire un albergo o una struttura ricettiva locale, muove investimenti per centinaia di milioni, se non per miliardi.
E' vero quello che in parte si dice, ma è vero anche - lo possiamo confermare - che nelle nostre località di montagna, che qualcuno portava come esempio, esiste un'occupazione media degli alberghi del 16% annuo quando l'occupazione media nazionale è del 55-60% sulla totalità delle camere presenti.
Come possiamo pretendere che oggi qualcuno investa in strutture, se non siamo in grado di garantire un potenziale di turismo? Il primo obiettivo - e qui è stato centrato l'intervento del Consigliere Montabone - è quello di andare a vendere il prodotto. Facciamo degli esempi semplificatori: le Maldive vent'anni fa non esistevano, sono partite con dei tucùl. Oggi esistono centinaia di alberghi strutturati: questo perché sono prima arrivati i turisti e man mano le strutture turistiche si sono adeguate.
Prendiamo ad esempio una Regione come l'Emilia Romagna: la Romagna, che è maestra secondo me nella promozione turistica - questo devo ammetterlo è riuscita a costruire nel tempo con delle caratteristiche anche locali non eccezionali se le paragoniamo ad altre località, una politica turistica intelligente. Si sono consorziati albergatori, si sono consorziate strutture, sono andati in Germania e nei Paesi dell'est: vanno cioè a cercare il turista da dove può arrivare. Non fanno la pubblicità in Romagna o a Bologna. Vanno all'esterno a cercare di portare, unendosi, questo tipo di pubblicità.
Non si tratta di unire solo i privati; anche a livello regionale l'agenzia regionale deve avere il compito di coordinare le proposte che vengono dal territorio e cercare di formulare un pacchetto più attraente per venderlo all'esterno.
Mi limito a queste considerazioni, poi in sede di dichiarazione di voto integrerò.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la maggioranza di centro destra del Consiglio regionale, che da oltre 15 mesi con grande difficoltà ed incapacità politico-amministrativa governa il Piemonte, dopo l'iniqua legge sulla caccia che ha scontentato tutti i soggetti interessati, tenta oggi di approvare in quest'aula la nuova legge regionale sull'organizzazione dell'attività di promozione, accoglienza ed informazione turistica che dovrebbe dirigere il delicato settore per i prossimi anni.
L'esercizio di detta attività è una tematica economico - politico occupazionale delicata, dai forti contenuti e ritorni economico-finanziari e di partecipazione di massa.
Da mesi la Giunta regionale, l'Assessorato competente hanno già ampiamente enfatizzato questa legge attraverso i media televisivi e della carta stampata definendola con presunzione eccessiva come una grande e qualificante realizzazione legislativa.
Sarà invece una normativa scadente, troppo accentratrice, burocratica con forti contenuti privatistici che deluderà tutti i soggetti interessati all'attività turistica e promozionale del Piemonte. Innanzitutto perch dimentica inspiegabilmente l'importante aspetto del turismo sociale termale, che sono invece elementi decisivi per lo sviluppo e la prospettiva turistica e dello stesso prodotto.
Poco spazio operativo all'agriturismo che invece è un comparto economico-produttivo essenziale.
Una corretta ed avanzata legge sul turismo regionale dovrebbe rappresentare e promuovere tutti gli esclusivi interessi economico sociali - occupazionali delle ingenti risorse territoriali piemontesi (montagne, laghi, terme, colline e castelli) e non quelli elettoralistici o di campanile, come invece si intravedono.
La nuova legge sul turismo - dicevo - è troppo accentratrice perché non attribuisce concretamente alle Province e agli Enti locali (Comuni Comunità montane e Camere di Commercio) attraverso le deleghe amministrative, il massimo del decentramento come richiederebbe la logica e la competenza sul territorio turistico e paesaggistico.
Un'importante riflessione politica merita l'aspetto legislativo dell'Agenzia regionale di promozione turistica, quale braccio strumentale della Regione per attuare la propria linea programmatica sul turismo coinvolgendo immediatamente sia gli operatori turistici privati che le rappresentanze sociali purché siano le Amministrazioni provinciali coordinando gli Enti locali a vocazione turistica, a gestire totalmente l'attività promozionale, ovviamente in stretta collaborazione con l'Assessorato regionale competente. In tal modo si qualificherebbe maggiormente la figura operativa della costituente Azienda di Promozione Turistica per il Piemonte e la valorizzazione di quelle di accoglienze locali.
Sul controverso ruolo gestionale della Provincia si è discusso ampiamente in III Commissione, anche con asprezza, per poi arrivare ad un compromesso sterile tra maggioranza e minoranza che non risolve positivamente il nodo politico di fondo della discussione.
Credo invece che occorra una nuova filosofia turistica, una diversa politica regionale capace di sviluppare maggiormente le iniziative turistico - storico - culturali degli Enti locali ad un livello "aziendale" su vasta area capace di promuovere le diverse e concrete occasioni di turismo e di integrarle. Così la Regione definirebbe un proprio originale modello di sviluppo turistico, che invece manca totalmente nella nuova legge.
Un modello turistico che interagirebbe anche con gli operatori privati per determinare un quadro di riferimento turistico qualificato, in cui far emergere e sconfiggere gli elementi di precarietà e di sfruttamento su cui purtroppo opera una parte del settore.
Sarebbe stato anche opportuno inserire ed affrontare nella nuova legge la tematica dei diritti del turista, agendo sulla disciplina dei contratti di viaggio impedendo e sanzionando illeciti e frodi che danneggiano l'immagine di ospitalità che qualifica i piemontesi.
Si sarebbe potuto pensare anche ad istituire una cassa per il credito al turismo con gli istituti di credito legati alla Regione in grado di operare a medio e a lungo termine sull'insieme dei finanziamenti pubblici del settore turistico per un programma decennale a sostegno delle iniziative volte a realizzare nuove strutture ricettive e ad ammodernare quelle esistenti incrementando così anche l'occupazione, specialmente quella giovanile.
Spiace molto che la nuova legge non potrà definire un avanzato e originale modello di organizzazione turistica e determinare un quadro di riferimento qualificato in cui fare emergere e sconfiggere gli elementi di precarietà e di sfruttamento su cui prospera una parte del settore turistico.
Anche su questo versante, su quello del rispetto dei diritti dei lavoratori, si misura l'avanzamento della qualità dell'offerta turistica.
Per tutti questi aspetti e ragionamenti politico - economico occupazionale negativi, come comunisti voteremo decisamente contro a questo disegno di legge che ancora ribadiamo politicamente mediocre, accentratore burocratico, privo di prospettive future per il turismo piemontese, proprio nel momento storico cruciale dell'eventuale ingresso dell'Italia in Europa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente.
Questa legge trae la sua premessa nel fatto che le vecchie APT non funzionavano; fra i motivi per cui non funzionavano c'era senza dubbio la mancanza di collegamento fra queste entità e le varie entità locali, oltre a problemi di carattere interno, di carattere funzionale. Si diceva, in sostanza, che le ATP utilizzavano la maggior parte dei finanziamenti non per attività di promozione turistica, ma per spese interne, soprattutto per il personale.
Dunque, una nuova legge, un riordino delle ATP doveva essere fatto.
Sarebbe stata un'ottima occasione, questa, per il rilancio del turismo purtroppo, la legge che ne è scaturita parte, almeno secondo le nostre opinioni, con una struttura completamente sbagliata, con una base concettuale completamente sbagliata. Ancora una volta questa Giunta ha dimenticato l'art. 3 del nostro Statuto; provo a leggerlo: "Autonomia e decentramento. La Regione opera per l'effettiva autonomia degli Enti locali e per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione informando la propria attività legislativa, regolamentare ed amministrativa ai fini di un ampio decentramento".
In effetti, anche i programmi di federalismo, le intenzioni più volte rivendicate dalla Giunta e dal Consiglio, in questa legge non si vedono.
Questa legge è tradizionalmente accentratrice: dà luogo ad un accentramento decisionale e finanziario; le decisioni di spesa, anche se mascherate tramite l'approvazione di programmi, sono tutte nelle mani dell'Assessore che quindi ha nella mani il tradizionale potere di fare quello che vuole, di disporre dei finanziamenti come vuole e di indirizzarli nei campi e nei luoghi dove crede.
Agli Uffici di Informazione ed Accoglienza Turistica (IAT) locali sono toccate solo le briciole e sotto questo punto di vista si ripetono le carenze che avevano le ATP. Il risultato che si sta già verificando, è che a livello locale vi è un proliferare di associazioni, di società miste pubblico-private, di Pro Loco e di altre entità nate per la promozione del turismo locale. E' vero, nate in modo scollegato tra loro, senza coordinamento, ma sicuramente queste entità sono in grado di cogliere tutte le occasioni locali di valorizzazione da una parte, delle opere d'arte delle bellezze e delle curiosità naturali, dall'altra, di tutte quelle sagre, fiere, mostre e ricorrenze varie che sono, comunque, un volano per l'attività turistica.
Ora si rischia, anzi direi che si sta già verificando, un grosso problema; c'è una forma di concorrenza fra queste entità locali e tutta la struttura che la Regione in questo momento sta creando, con risultati di spreco di energia, di mancanza di coordinamento e, sul piano turistico probabilmente, della mancata possibilità di riuscire a cogliere gli obiettivi che si erano prefissati.
Noi prendiamo atto che questa legge ha avuto un parto molto lungo, che alcuni nostri emendamenti sono stati accolti, che c'è stato un miglioramento da quella che era la bozza originale a quella che oggi andiamo a votare. Ma sicuramente siamo ben lontani da quella che secondo noi doveva essere la struttura degli apparati per la promozione turistica in Piemonte.
Secondo noi la Regione doveva valorizzare queste entità locali sorte spontaneamente, partecipandovi, finanziandole, dandovi il giusto coordinamento. La Regione avrebbe dovuto costituire un'agenzia di servizio che gestisse economicamente il personale; una banca dati, un centro di servizio che desse un'organizzazione, dei programmi integrati e delle consulenze che curasse verso l'estero l'immagine complessiva del Piemonte, ma che non influisse su queste iniziative strettamente locali. In questo modo siamo sicuri che il turismo in Piemonte avrebbe potuto essere rilanciato molto meglio e con costi e sforzi molto più limitati di quanto invece questa legge sta facendo.
Purtroppo giudichiamo il varo di questa legge una grossa occasione persa per il Piemonte; pertanto voteremo contro.



PRESIDENTE

La discussione generale è terminata.
L'esame del progetto di legge n. 100 riprenderà oggi pomeriggio con la votazione del relativo articolato.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testo delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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