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Dettaglio seduta n.73 del 30/07/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Bertoli, Rossi e Rosso.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.) - Caccia

Esame testo unificato progetti di legge n. 87, n. 101 e n. 111: "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'articolato del testo unificato dei progetti di legge n. 87, n. 101 e n. 111, di cui al punto 12) all'o.d.g.
ART. 44 20/a) Emendamento presentato dai Consiglieri Viglietta, Ghiglia e Casoni: alla fine del comma terzo aggiungere il seguente periodo: "Per le annate 1996 e 1997 l'esercizio venatorio alla specie volpe è consentito con l'esclusione delle giornate di lunedì, martedì, giovedì e venerdì".
La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Mi risulta che ci siano altri emendamenti che non sono stati discussi forse perché non a sue mani, dopodiché chiedo una sospensione e una riunione dei Capigruppo.



PRESIDENTE

A mie mani non ci sono. Sentiamo prima la risposta dell'Assessore.
VIGLIETTA, Assessore alla caccia e pesca Da parte della Giunta e della maggioranza non ci sono altri emendamenti oltre quelli concordati.
CAVALIERE Allora consegno i miei emendamenti alla legge.



PRESIDENTE

Non esistono emendamenti. C'è stata una dichiarazione formale da parte dell'Assessore, ne prendiamo atto.
Pongo in votazione l'emendamento n. 20/a).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 4 contrari.
Si proceda alla votazione dell'art. 44 come emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 votanti 33 voti favorevoli 27 voti contrari 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 44 è approvato.
ART. 45 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 27 voti contrari 2 astensioni 3 L'art. 45 è approvato.
ART. 46 21) Emendamento presentato dai Consiglieri Farassino, Dutto e Rubatto: al comma secondo, lettera e), si abroghi la parola "venti" e si sostituisca con "trenta".
L'emendamento non è accolto né dalla Giunta né dal relatore; lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli e 28 contrari.
Si proceda alla votazione dell'art. 46 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 26 voti contrari 3 astensioni 3 L'art. 46 è approvato.
ART. 47 22/a) Emendamento presentato dai Consiglieri Farassino, Dutto e Rubatto: al comma primo, se ne abroghi l'ultima parte e precisamente le parole "esclusivamente nelle giornate di mercoledì, sabato e domenica" e si sostituiscano con le parole "per tre giorni a scelta tra le giornate del lunedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 29 contrari e 1 astensione.
22/b) Emendamento presentato dai Consiglieri Viglietta, Cavaliere Griffini, Rossi, Moro, Angeli, Mancuso, Riba e Rubatto: al comma secondo, le parole "comunque per non più di tre giornate a scelta" sono soppresse.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli, 1 contrario e 3 astensioni.
22/c) Emendamento presentato dai Consiglieri Farassino, Dutto e Rubatto: al comma terzo, se ne abroghi l'ultima parte e precisamente le parole "e fermo restando il limite massimo di giornate consentite per ciascun cacciatore".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli e 36 contrari.
Si proceda alla votazione dell'art. 47 come emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 30 voti contrari 5 astensioni 3 L'art. 47 è approvato.
ART. 48 23) Emendamento presentato dai Consiglieri Farassino, Dutto e Rubatto: al comma settimo, dopo la parola "fucile", aggiungere la parola "anche".
La parola Consigliere Dutto per l'illustrazione.
DUTTO Si tratta di allinearsi con la legge del 30/12/1995 n. 303.
E' una frase mal formulata e questo crea confusione perché non esiste una licenza di porto da fucile per uso di caccia, ma esiste solo una licenza di porto da fucile. Quindi bisogna avere il porto d'armi (il porto di fucile) e poi la licenza di caccia. Queste sono due cose diverse.
Inserendo la parola "anche" è tutto più chiaro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Con quella dizione si potrebbe usare il fucile anche per altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA A me risulta, ma preferirei che la cosa fosse valutata dai tecnici, che prima di avere la licenza di caccia occorre avere il porto d'armi. Il porto d'armi comporta la detenzione di pistola e fucile. Solo successivamente al porto d'armi si può usare il fucile per la caccia e questo in base alla legge. Quindi, chi deve avere il fucile per la caccia deve averlo anche per detenzione, anche per il solo mantenimento di un'arma in casa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Prendo atto che in questa come in altre occasioni si vogliono trasformare questioni tecniche in politiche pur di non accettarle.
Dichiaro immediatamente, senza sentire il parere dei tecnici perch l'italiano è ancora una cosa compiuta e le leggi lo sono altrettanto, il mio voto favorevole all'emendamento presentato dalla Lega Nord.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Su questo argomento chiedo il parere tecnico degli uffici anche perch il gruppo che ha esaminato gli emendamenti ha espresso un'altra valutazione.



PRESIDENTE

D'accordo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14,55 riprende alle ore 15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Farassino; ne ha facoltà.
FARASSINO Ho chiesto la parola perché penso di interpretare lo spirito di questo emendamento.
Per quanto riguarda il fucile, nelle licenze di porto d'armi è scritto "Licenza di porto di fucile", perché con quella licenza posso acquistare anche un fucile da tiro, mentre per la caccia deve essere allegato il tesserino.
Non voglio entrare nel merito se questo è un discorso politico o meno perché questo emendamento è in linea con la legge finanziaria del 30/12/1995, n. 303 (successiva alla ex legge n. 157/92) a cui viene aggiunta la parola "anche". Pertanto manteniamo l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Visto che non abbiamo delle notizie dirimenti dal punto di vista tecnico, ma che comunque la dicitura comune è "fucile per uso da caccia" non accetto l'emendamento, anche perché mi pare che fosse suggerito alla Lega Nord da parte dei tecnici e non fosse un'iniziativa di tipo politico.



PRESIDENTE

La Giunta non accoglie.
Pongo pertanto in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 38 contrari.
Si proceda alla votazione dell'art. 48 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 44 voti favorevoli 34 voti contrari 6 astensioni 4 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 48 è approvato.
ART. 49 24) Emendamento presentato dai Consiglieri Farassino, Dutto e Rubatto: al comma primo, lettera c), dopo le parole "per comitiva;" si aggiunga la frase "le Province rilasciano autorizzazioni in deroga, limitatamente ai cani appartenenti ad una muta effettiva e per i quali l'Ente Cinofilia Italiana abbia rilasciato apposito brevetto d'idoneità".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 41 contrari e 1 astensione (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Si proceda alla votazione dell'art. 49 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 45 voti favorevoli 38 voti contrari 1 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 49 è approvato.
ART. 50 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 45 voti favorevoli 38 voti contrari 1 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 50 è approvato.
ART. 51 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 45 voti favorevoli 38 voti contrari 1 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 51 è approvato.
ART. 52 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 45 voti favorevoli 38 voti contrari 1 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 52 è approvato.
ART. 53 25) Emendamento presentato dai Consiglieri Farassino, Dutto e Rubatto: al comma primo, lettera cc), si abroghino le parole "da L. 100.000 a L.
600.000" e si sostituiscano con le parole "da L. 50.000 a L. 300.000" al comma primo, lettera d), si abroghino le parole "da L. 200.000 a L.
1.200.000" e si sostituiscano con le parole "da L. 50.000 a L. 300.000" si abroghino le parole "da L. 300.000 a L. 1.800.000" e si sostituiscano con le parole "da L. 100.000 a L. 600.000" al comma quinto, si abroghi la lettera "l)"; dopo le parole "per tre annate venatorie" si aggiungano le parole "nel caso di cui al comma primo lettera l), per una sola stagione venatoria".
Che cosa risponde il relatore? RIBA Anche la misura delle sanzioni era stata lungamente ragionata e definita in sede di Commissione.



PRESIDENTE

La Giunta non accoglie tale emendamento; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli e 32 contrari (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
26) Emendamento presentato dai Consiglieri Viglietta, Cavaliere, Griffini Rossi, Moro, Angeli, Mancuso, Riba, Rubatto e Montabone: al comma quinto, penultima riga, prima delle parole "al sesso" aggiungere le parole "alla specie".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli e 8 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Si proceda alla votazione dell'art. 53 come emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 44 voti favorevoli 36 voti contrari 2 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 53 è approvato.
ART. 54 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 44 voti favorevoli 36 voti contrari 2 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 54 è approvato.
ART. 55 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 44 voti favorevoli 36 voti contrari 2 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 55 è approvato.
ART. 56 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 44 voti favorevoli 36 voti contrari 2 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 56 è approvato.
ART. 57 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 44 voti favorevoli 36 voti contrari 2 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 57 è approvato.
ART. 58 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 44 voti favorevoli 36 voti contrari 2 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 58 è approvato.
ART. 59 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 44 voti favorevoli 36 voti contrari 2 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 59 è approvato.
ART. 60 27) Emendamento presentato dai Consiglieri Viglietta e Riba: dopo il comma sesto aggiungere il seguente comma settimo: "7. Le tasse di concessione regionale di cui all'art. 54, comma secondo per le aziende faunistico-venatorie si applicano a decorrere dall'1 gennaio dell'anno successivo all'entrata in vigore della presente legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 35 voti favorevoli, 3 contrari e 4 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
28) Emendamento presentato dai Consiglieri Viglietta e Riba: dopo il comma settimo aggiungere il seguente comma ottavo: "8. Le tasse di concessione regionale per l'abilitazione all'esercizio venatorio di cui all'art. 54, comma secondo, si applicano nei nuovi importi a partire dall'esercizio venatorio successivo a quello in corso all'atto di entrata in vigore della presente legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli e 8 contrari (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Si proceda alla votazione dell'art. 60 come emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 44 voti favorevoli 36 voti contrari 2 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 60 è approvato.
ART. 61 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 44 voti favorevoli 36 voti contrari 2 astensioni 6 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 61 è approvato.
Prima di procedere alle dichiarazioni di voto sull'intero testo ha chiesto la parola l'Assessore Viglietta; ne ha facoltà.
VIGLIETTA, Assessore alla caccia e pesca Siamo arrivati alla fine di questa maratona, che spero rappresenti un momento positivo di quella che non è più solo una regolamentazione dell'esercizio venatorio ma è, così come dice la legge n. 157, una regolamentazione di tutto il territorio e quindi di gestione globale.
Il Piemonte è sempre stato considerato una Regione all'avanguardia nella regolamentazione dell'esercizio venatorio. La legge all'esame di questo Consiglio, in applicazione della legge quadro nazionale, rappresenta un modo completamente diverso di affrontare il problema: non più solo regolamentazione dell'esercizio venatorio, ma gestione del territorio ai fini della tutela della fauna, in cui l'esercizio venatorio è solo una sua componente.
Non più il cacciatore soggetto primario, ma comprimario insieme al mondo agricolo - prima considerato solo come soggetto passivo a cui eventualmente pagare i danni arrecati dalla fauna venabile - e al mondo ambientalista, non più dunque sull'altra barricata a dire di no a tutto quello che è caccia, ma chiamato a gestire il territorio e quindi l'ambiente, insieme anche agli Enti locali, i quali svolgono così un'azione di controllo e di partecipazione alle scelte sia come parte pubblica sia molte volte, come proprietari terrieri. Ritengo che questa sia la vera rivoluzione contenuta nella legge che ci accingiamo a votare. E questo è lo spirito con cui sono stati affrontati tutti i lavori della Commissione.
Questa, quindi, non è la legge dei cacciatori, non è la legge degli ambientalisti, non è la legge degli agricoltori o degli Enti locali: questa è la legge sulla tutela e protezione della fauna e quindi deve essere di tutti i cittadini piemontesi. In essa sono riconosciute le giuste aspettative e certezze all'esercizio venatorio, in un'ottica più mitteleuropea nei confronti della pregiata e tipica fauna alpina, nel prendere atto che esiste anche un aspetto più commerciale, con il coinvolgimento degli agricoltori e con il recupero, a livello di reddito di aree agricole attraverso le aziende agrituristiche venatorie.
In questa legge si possono riconoscere anche gli ambientalisti, che verificano, controllano, cogestiscono il recupero di aree, la salvaguardia di specie e il prelievo venatorio, visto soprattutto nell'ottica della selezione, sulla base di reali e seri censimenti quali-quantitativi.
Non tutte le aspirazioni hanno potuto avere accoglimento; proprio per questo, però, perché non espressione di lobby, ritengo che questa legge possa essere la migliore che la Regione Piemonte si sia data fino ad oggi di esempio sicuramente per altre Regioni italiane. Di questo devo ringraziare i componenti della III Commissione, in particolare quelli della Commissione ristretta e il suo Presidente Riba, i Consiglieri Cavaliere Griffini, Angeli, Moro, Bellion, Dutto, Montabone, i quali hanno fatto un pesante, ma serio lavoro affinché questa legge potesse approdare oggi in Consiglio. Sono certo che tutti i Consiglieri la valuteranno senza preconcetti o pregiudizi, perché oggi per la prima volta essa pu rappresentare la volontà di tutti i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Io sono meno ottimista dell'Assessore Viglietta, perché - ho già avuto modo di spiegarlo stamane - quando si parla di questo argomento soprattutto per una questione culturale, si entra in grande contraddizione e si ingenerano delle confusioni, dei luoghi comuni, delle situazioni da cui difficilmente si esce.
I cacciatori, di fatto, rappresentano anche nella nostra Regione (non riesco a capire il perché, dato che numericamente si sono ridotti di molto) una lobby molto potente, che riesce a convincere e a condizionare fortemente un'assemblea come la nostra, che invece - e l'abbiamo visto anche in questa giornata - dovrebbe fare una legge che certo comprenda (perché purtroppo c'è la legge nazionale) anche l'attività venatoria, ma non ponendo questa al suo centro: al centro vi deve essere la tutela della fauna. Siamo ancora molto lontani da questo obiettivo.
Sono stati accettati molti principi che abbiamo cercato di introdurre in questa legge, anche delle restrizioni, ma non quelle che erano oggetto della richiesta referendaria dei cittadini, di un referendum che rimane ancora in vita; sarei curioso di conoscere l'opinione di chi ha deciso di ricorrere a quella sentenza della Corte d'Appello di Torino che dice che il referendum si deve fare.
MAJORINO, Vicepresidente della Giunta regionale La Giunta deciderà responsabilmente nella seduta di venerdì.
Consigliere, abbia pazienza fino a sabato mattina.
CAVALIERE Abbiamo avuto pazienza otto anni, Vicepresidente Majorino: è da otto anni che aspettiamo che nel Consiglio regionale si applichi la democrazia.
Anche questa legge - e questi erano i punti che abbiamo posto come modifica - non ha voluto rispondere, almeno nella gran parte, a quelli che erano i quesiti referendari. Da questo deriva il nostro voto contrario a questa legge che, oltre ad essere un voto di carattere etico-culturale contrario all'attività venatoria, è anche un voto di demerito ad una legge che non supera quello che era il dettato referendario ritenuto valido dal Consiglio regionale e sottoscritto da 60.000 cittadini piemontesi contrari all'attività venatoria.
Non si tratta - anche se potremmo farlo - di abolire l'attività venatoria in Piemonte, ma almeno di affrontare la questione nell'ottica della stragrande maggioranza dei cittadini piemontesi e non di una minoranza rumorosa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Chi vi parla lo fa a titolo personale e non vuole certamente andare ad incidere neanche minimamente sulle coscienze degli altri né intende entrare nel merito della legge oggi discussa in questa sala. Vi dico semplicemente quali sono state le mie impressioni durante la discussione della legge in esame: la maggioranza voterà una legge altamente condizionata da parte della minoranza, che non la vota.
Impressione verificata oggi in più di un'occasione. Il collega Cavaliere teneva con sé sempre pronto un blocco di emendamenti da usare certamente non come arma da difesa, ma di ricatto qualora si fosse disatteso ad alcune essenziali sue indicazioni rispetto al testo legislativo. Tuttavia, nel momento in cui mi sono permesso di presentare alcuni emendamenti tecnici - peraltro accettati ieri sera dallo stesso collega Cavaliere, anche se ognuno è libero di rivedere le proprie posizioni - non essendo stati oggi accettati dal Consigliere Cavaliere, non sono stati di conseguenza accolti dall'intero Consiglio.
Su un tema come quello della caccia bisognerebbe porsi in modo neutro e quindi né dal punto di vista degli ambientalisti né da quello dei cacciatori, cercando di ricondurre alla ragione le posizioni estremiste.
Devo dare atto all'Assessore dell'immane lavoro svolto al fine di giungere all'approvazione della legge e ad alcuni colleghi di aver partecipato con capacità e professionalità alla costruzione della stessa.
Per quanto mi riguarda, pur avendo posizioni diverse sia dai cacciatori sia dagli ambientalisti, come dichiarazione di voto personale intendo riprendere quelle sensazioni cui ho accennato all'inizio del mio intervento, che mi portano ad affermare che la legge è troppo condizionata da posizioni estreme rispetto al tema.
Assessore, mi auguro davvero che la legge possa regolamentare la gestione globale del territorio, anche se temo non sarà così, in quanto oggetto di troppi condizionamenti. Le mie sono solo sensazioni - non sono in grado di entrare più di tanto nel merito del problema - ma non mi permettono di votare a favore: il mio voto sarà di astensione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio, che interviene in qualità di Consigliere.
VAGLIO Signor Presidente, ritengo che l'Assessore Viglietta abbia fondati motivi di essere felice di arrivare al termine di quella che ha definito una maratona. Maratona iniziata con l'adozione della legge nazionale n.
157, e quindi partita bene, oltre il fatidico limite di oltre 50 chilometri.
Siamo arrivati alla fine, anche se a mio parere con poca soddisfazione con una transazione su questioni filosofiche su cui non si poteva transare su cui si sarebbe dovuti arrivare al logoramento in aula: discussioni articolo per articolo, emendamento per emendamento, dovute allo scontro di due filosofie contrapposte. La filosofia vincente è quella che non vuole la pressione antropica sulle montagne, la rinaturalizzazione, la riduzione di presenze abitative ed umane nelle aree marginali delle nostre vallate e delle nostre colline, e la vittoria di chi, non potendo ottenere - perch incostituzionale - il blocco dell'esercizio venatorio sul nostro territorio, riduce la pressione venatoria ad un qualcosa di quasi ridicolo se non in condizioni molto particolari, economicamente complesse per la maggior parte dei nostri corregionali.
Abbiamo sentito, nel commento del collega Cavaliere, paragonare quello che è un diritto atavico delle popolazioni residenti nella nostra Regione ad una lobby. Ebbene, i diritti non creano lobby, ma cittadini liberi. Lo scontro è stato sui due articoli principali, su cui, come sottolineava il collega Montabone, non si poteva trovare accordo. Mi riferisco all'art. 18 dove vengono coinvolti nella gestione ben quattro esponenti di Associazioni ambientaliste anche non residenti sul territorio, purché residenti nelle Province - la qual cosa aveva fatto gridare allo scandalo quando si parlava della tutela ambientale e degli enti della stessa, e quindi dei parchi e che ci fa gridare nuovamente allo scandalo. Mi riferisco anche all'art. 44 in cui, in nome di accordi e logiche che non comprendo, si sono escluse specie che non erano affatto da escludere, come ho affermato nel commentare l'emendamento presentato dai colleghi della Lega Nord. Effettivamente tener fuori storni e colombi è cosa decisamente ridicola.
Ebbene, siamo alla fine della maratona, come diceva il collega Viglietta; lo scontro filosofico su un argomento - direi - di secondaria importanza vede la vittoria di un sessantesimo di questo Consiglio personalmente, per lealtà nei confronti della maggioranza, approvo l'operato del mio collega e conseguentemente, dal punto di vista politico la legge che stiamo per votare. Non posso che lamentare un sopruso della minoranza nei confronti di una parte consistente di questo Consiglio; non posso che ricordare che su altri argomenti non potremo più transigere e non potremo più arrivare ad accordi preventivi che ci evitino le effettive maratone in aula, che sono ben altra cosa.
Quando saranno in ballo la ristrutturazione del sistema della tutela ambientale, gli interventi di manutenzione ambientale, la legge forestale e quant'altro, ebbene, in quel momento non si potrà più transigere, non si potranno più trovare accordi, che non stanno in piedi e che ci fanno approvare una legge che non è l'applicazione della legge n. 157, perch come ha ricordato il relatore ed amico Consigliere Riba, la legge n. 157 prevede cinquanta e più specie cacciabili, e non quelle che in Piemonte sono state ammesse tra quelle cacciabili, non per questioni di densità, ma per falso pudore.
Il Gruppo Federalisti liberaldemocratici approva pienamente l'operato della Giunta e dell'Assessore Viglietta, e si pronuncia favorevolmente nei confronti di questa legge.
Il Consigliere Vaglio non approva gli accordi quando si prendono con chi segue filosofie ed ideologie assolutamente contrarie alle nostre, e quindi non parteciperà alla votazione di questa legge.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Avendo avuto l'opportunità di svolgere un intervento da relatore, non posso che esprimere una personale soddisfazione in quanto il testo approvato dalla Commissione è stato approvato dall'aula senza alcuna modifica. Questo è un elemento che testimonia che in Commissione si è portato avanti un lavoro che ha messo d'accordo posizioni di tutto il Consiglio, posizioni della Giunta, ma anche della società piemontese, che ripetutamente si è espressa su questo argomento.
Ho ricevuto l'incarico dal mio Capogruppo di svolgere la dichiarazione di voto a conclusione del dibattito. Il PDS è favorevole alla caccia, ferma restando la libertà di coscienza, che è un elemento del tutto naturale e ricorrente su questa materia e che è stata esercitata in modo composto e con una correttezza che sottolinea ancora di più l'autorevolezza di una posizione testimoniata in modo rispettoso.
La caccia è un diritto, i diritti non devono essere mal visti - questa è la nostra opinione - i diritti sono tali, devono essere tutelati, devono essere capiti e sono anche il diritto al pluralismo e alla diversità in una comunità. Se non li riconosciamo, il punto di vista diverso può diventare molto più marcato e consistente nel confronto fra opinioni e valutazioni diverse.
Si trattava certo di tutelare diversi diritti: il diritto all'esercizio sportivo della caccia, il diritto della comunità ad avere un ambiente che recupera situazioni di dissoluzione e di consumo che sono state in questi anni ripetutamente praticate, anche nell'ambito della gestione della natura e della fauna.
Comunque si trattava e si tratta pur sempre di arrivare - scusate l'espressione - ad una disciplina, ad una forma di organizzazione della convivenza nel "condominio" delle specie viventi, dopodiché il leone mangerà sempre l'uomo e l'uomo mangerà sempre una parte degli altri animali, ma bisogna stabilire delle norme per poter convivere senza astio senza prevaricazione, in un quadro di aspirazione all'evoluzione tra le specie viventi. Recupero un'opinione che era di Ingrao, un maestro del pensiero.
Si tratta quindi di una legge che codifica, individua delle prospettive ed è una legge largamente perfettibile.
Alcuni colleghi, sia della maggioranza che dell'opposizione - che ancora una volta voglio ringraziare per il contributo fattivo dato nel corso dei lavori della Commissione - hanno messo in evidenza, soprattutto nella dichiarazione finale, i limiti di questa legge.
A nome del mio Gruppo voglio essere chiaro su un punto: dei limiti di questa legge noi potremmo fare quattro enciclopedie! Se non abbiamo voluto lavorare solo su questo è perché per noi era prioritario rendere un servizio al Piemonte, ad un insieme di soggetti, di elementi, di valori che devono trovare dei punti di composizione! Tutto lì! Pensate un po' se chi conosce la questione non avrebbe detto che bisognerebbe cacciare gli storni? Se chi conosce la questione non avrebbe detto che la gallinella d'acqua o la folaga non sono affatto a rischio di desertificazione? Con tutto ciò naturalmente non riproponiamo qui la discussione che ha posto un'alternativa tra lo storno e la quaglia, eventualmente, perch quella sì potrebbe essere oggetto di protezione. Lo devo dire per dare atto a chi ha posto le questioni in modo complesso. Stiamo attenti ad estrapolare dei pezzi per poi alla fine avere degli elementi di testimonianza nei confronti di categorie specifiche, perché questo potrebbe essere un invito alle opposizioni.
Dico al collega Vaglio, con il quale condivido molte cose (tra l'altro gli sono anche debitore per una conduzione molto razionale della Commissione l'anno scorso quando producemmo la legge n. 53 che per noi poteva essere tranquillamente difesa e mantenuta come una legge per tutta la Regione), che la maggioranza non deve votare con tanto mal di pancia! A me sembra il segnale di una debolezza che mi sorprende! La maggioranza è maggioranza, si componga! Io non credo a queste cose; anche noi potremmo dire che è possibile scrivere un'enciclopedia delle cose che in questa legge vanno bene! Ad esempio: una tutela razionale dei diritti e il fatto che esiste un mantenimento della quantità complessiva di "vagamento" sul territorio, razionalizzato in maniera diversa.
Noi voteremo a favore di questa legge, anche se, per esempio, signor Presidente, proprio io so che è poco applicata la legge n. 97 a favore della rendita per la montagna, ma sia detto, anche per gli atti nostri, che delle cose che mancano si potrebbe fare un'enciclopedia. Dico anche che le leggi regionali non sono dei testi eterni. Siamo arrivati a 1.860 leggi regionali (ne abbiamo quasi quanto la Germania!); se anche ne abrogassimo qualcuna ogni tanto e la sostituissimo, faremmo un lavoro utile perché la legge è un elemento evolutivo, non è più un elemento assiomatico come la Costituzione. Per cui anche questa legge è una disciplina che interpreta una cultura, compone delle proposte e poi può avere una sua evoluzione che ci porterà ad avere delle indicazioni e delle correzioni: così la si pu spiegare.
Noi voteremo a favore, ma non perché è la legge che volevamo. Non crediamo di dover andare a spiegare ad uno ad uno degli interlocutori come sarebbe dovuta essere la legge che volevamo noi, perché sono passati due anni dalla presentazione del nostro testo di legge: quella è la legge che volevamo noi! Ma votiamo questa legge perché crediamo che sia, per le cose complessivamente composte in questo testo, ragionevole ed utile per il Piemonte, in quanto raccorda, in una maniera secondo noi utile, i diversi interessi e tutela i diversi diritti che ne erano l'oggetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.
ANGELI Grazie, signor Presidente. Nel corso delle dodici sedute di Commissione ho cercato di lavorare non, come dice il collega Cavaliere, come una lobby in quanto io dovrei far parte di una lobby e non votare questa legge per il motivo contrario rispetto a quello che magari vota contrario Cavaliere essendo io un cacciatore. Siamo pochi, ma qualche cacciatore esiste ancora.
Senza vergognarmi credo di essere tale e di essere un cacciatore che ha voluto rapportarsi con questa legge in modo diverso rispetto al passato. Ci sono ancora grandi distanze tra animalisti, ambientalisti e cacciatori, ma penso che sedersi attorno ad un tavolo a ragionare sia il modo più opportuno per avvicinarsi a quella che è la nuova realtà del nostro territorio.
In queste dodici giornate abbiamo lavorato con il Consigliere Cavaliere, magari non avendo le stesse opinioni, ma cercando di trovare degli accordi. Non mi sono sentito assolutamente ricattato, perché se non volevo accettare alcune cose non le accettavo e avrei cercato di esprimere le mie posizioni come le esprimevano tutti all'interno della Commissione.
Credo che questa legge per il momento sia il massimo che poteva essere fatto per la Regione Piemonte, ma che sia perfettibile. Mi accingo a votarla favorevolmente senza alcuna enfasi, perché se dovessi votarla secondo quelle che sono - come diceva il collega Cavaliere - le lobby voterei in modo assolutamente diverso.
Mi auguro che il rapportarci in modo diverso per quello che riguarda le leggi che facciamo per la Regione Piemonte, non solo quella per la caccia ma anche per altre, e cercare di ragionare in termini positivi e propositivi per l'interesse complessivo, sia oltremodo necessario. Poi capisco, collega Montabone, ci sono delle situazioni che inevitabilmente ci portano a pensare che alcune cose dovrebbero essere fatte meglio e che potrebbero essere migliorate ancora. Durante la sospensione del Consiglio regionale abbiamo notato che si poteva migliorare ancora qualcosa senza con ciò dare delle valenze politiche.
Credo che la giornata di oggi, perlomeno a me, sia servita per riuscire a comprendere di più e meglio quelle che sono le istanze che vengono dalla nostra gente. Ho ricevuto tanti fax, anche abbastanza pesanti, come li hanno ricevuti altri componenti della Commissione, ma non credo che abbiano scalfito quelle che erano le nostre intenzioni e che quello che si era deciso in Commissione sia quello che è emerso in Consiglio regionale.
Voterò quindi favorevolmente. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Griffini.
GRIFFINI Concordo in gran parte con quanto ha detto il Consigliere Angeli trovandomi anch'io dalla parte dei cacciatori ed essendo anch'io uno dei pochi rimasti in Piemonte. Trovo che questa legge effettivamente, pur essendo una discreta legge, sia troppo condizionata dagli ambientalisti.
Penso anche che - e qui occorrerebbe riflettere un momento - quando il collega Riba diceva che la maggioranza deve compattarsi per votare questa legge, abbia perfettamente ragione. Alla fine di questa giornata non vorrei trovarmi - e parlo per mandato del mio Capogruppo - a votare questa legge insieme al PDS e vedere una serie di personaggi che si defilano. Può anche andare bene, però vorrei che tutti assumessero le loro responsabilità, i loro meriti e le loro colpe, se ce ne sono. Se tutti insieme abbiamo concordato questa legge, se si è dato mandato di rappresentanza ad alcuni Consiglieri nella Sottocommissione e sono state prese determinate decisioni, vorrei che tutti i Gruppi alla fine concordassero con quanto è stato deciso in Sottocommissione.
Secondo me questa legge è sbilanciata verso gli ambientalisti, la vittoria l'ha avuta il collega Cavaliere, perché questa è la sua legge e vota contro. Può essere un inizio per essere effettivamente una legge di tutela della fauna, una legge che penalizza abbastanza pesantemente i cacciatori, però - ripeto - noi voteremo a favore. Mi farebbe molto piacere che tutta la maggioranza votasse questa legge. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Farassino.
FARASSINO Grazie, due parole solo per motivare il voto negativo di questa minoranza rumorosa - penso che il collega Cavaliere si riferisse a noi. Io parlo da romantico cacciatore, perché ci sono cacciatori diversi tra di loro.
L'esame di questa legge è stato definito una maratona, però io penso che l'Assessore Viglietta si riferisse a tutto l'iter del lavoro di Commissione, in quanto in mezza giornata abbiamo liquidato una legge importante come quella sulla caccia. Mezza giornata, tempo da record.
Questo non mi deve vietare assolutamente di riconoscere il lavoro svolto dal relatore, Consigliere Riba. So quanto possa essere stata pesante una relazione di questo tipo, però ne è venuta fuori, caro Riba, nonostante gli sforzi - io mi associo a quanti hanno già detto questo - un'influenza ambientalista paurosa, con alcuni passi ridicoli. Io posso condividere con te, Riba, quando parli di storni, gallinelle e via dicendo, però ci sono certi emendamenti che contengono addirittura elementi di criminalizzazione dei cacciatori.
Parlo come cacciatore romantico e intendo romantico nel senso che per me andare a caccia ha sempre rappresentato la gioia di passeggiare con i cani e non sicuramente per fare carniere, come si dice, e la soddisfazione di "beccare" un fagiano o una lepre per poi cucinarli insieme agli amici.
Sfido chiunque ad essere contro questo, perché le prese di posizione drastiche io le accetto soltanto da chi, per esempio, è vegetariano.
Infatti alcuni criticano la caccia, poi mangiano bistecconi e dicono: "per il fagiano al vino bianco non è male!".
Dalle parole dette, ho capito che c'è stato il recupero di elementi di distruzione. Collega Riba, chi è cacciatore lo sa, non sono i cacciatori che distruggono, sono i bracconieri, che sono un'altra cosa: sono loro che distruggono le specie, sono quelli che quando si apre la caccia hanno già i freezer pieni di lepri, pieni di fagiani, pieni di tutto. Sono coloro che vanno alla caccia del camoscio per prendere soltanto la testa come trofeo e poi si trovano i corpi di camoscio abbandonati miseramente sulle nostre montagne. Non è con i cacciatori che dobbiamo prendercela, ma contro un malcostume sicuramente dilagante non soltanto nel nostro Paese.
Io non sono una persona che si esprime affinché ci sia la caccia più o meno limitata; non è una questione personale, sono sempre andato a caccia ho avuto la fortuna di essere sempre stato invitato in riserva, quindi sono sempre andato con amici. Se vogliamo parlare del fattore morale, uno dei miei accompagnatori abituali è Don Franco, un sacerdote, quindi dovremmo fare un'accusa anche al Vaticano! Tutto questo per dire che, pur con tutto il rispetto riguardo alla relazione, al lavoro che è stato fatto in Commissione, abbiamo liquidato in mezza giornata una legge importante con tante carenze; avremo e, soprattutto, la Giunta avrà tante dimostrazioni contrarie a questa legge, lo sapete meglio di me, anche se tutto è perfettibile. Comunque, prendo velatamente per buone le parole del relatore, sperando che in futuro alcuni emendamenti possano correggere questa legge, secondo me troppo condizionata dall'influenza ambientalista.
Annuncio, quindi, il voto contrario della Lega Nord.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini, che interviene in qualità di Consigliere.
GALLARINI Al di là dell'intervento iniziale del collega Toselli, anche noi vogliamo esprimerci su questo disegno di legge tormentato, chiacchierato criticato, rispetto al quale ci sono disimpegni ufficiali e forse ufficiosi, che registreremo dopo il voto. E' un disegno di legge della Giunta e dell'Assessore Viglietta, che da molti mesi ha costruito l'ipotesi che oggi è venuta in aula.
La caccia in quest'aula è sempre stata sottoposta a trasversalismi micidiali; chi li ha vissuti anche solo nella scorsa legislatura sa che la caccia è sempre stato uno degli argomenti, forse l'argomento principe rispetto al quale parlare di maggioranza o di opposizione non aveva alcun senso. Esprimo soddisfazione per il punto di sintesi che, al di là di tutto, si sta raggiungendo oggi, perché mi sembra che i dissensi, che pure ci sono, rispetto al corpo della legge, rispetto alla sostanza del disegno di legge, rispetto ad un equilibrio che attraverso questo disegno di legge si va a raggiungere, siano smagliature tollerabili. Probabilmente, pu essere anche un momento di inversione di tendenza rispetto al passato. In passato le contrapposizioni erano frutto più che altro di impostazioni pro cacciatori ad occhi chiusi ed ambientalisti intesi nel senso più esasperato. Penso proprio che non si debba prestare il fianco a considerazioni apocalittiche rispetto a smagliature che pure esistono.
Il fatto che Montabone abbia pronunciato l'astensione è un dato che va registrato, non possiamo sottacerlo; sicuramente avremmo preferito che si fosse espresso a favore, così come avremmo preferito che l'Assessore Vaglio, intervenendo, si fosse espresso in modo diverso e più consono a tutta la lunghezza d'onda sulla quale questo disegno di legge è passato in Giunta, prima, ed è venuto avanti in Commissione e poi in aula.
Al di là del registrare questi fatti, penso proprio che per parte nostra, come Gruppo di Forza Italia, si debba esprimere apprezzamento per il consistente lavoro dell'Assessore e - mi permetto di dire - per il punto di equilibrio che vogliamo leggere in positivo e non in negativo, perché i punti di equilibrio possono essere letti in modo diverso.
Il fatto che per la prima volta un disegno di legge, che si pu chiamare come si vuole nel titolo, ma è sempre una legge sulla caccia, non sia stato impostato da una sola angolatura, ma abbia cercato di considerare un angolo visuale di 360 gradi, che consentisse di leggerlo da diverse angolature attraverso appunto il raggiungimento di un punto di equilibrio penso sia sicuramente un'innovazione della quale possiamo prendere atto con soddisfazione, pur con quelle smagliature e sottolineature che dicevo prima.
Anche l'incidente di questa mattina, per come è nato, dimostra come su tali questioni a volte si scivola anche senza che ci sia la buccia di banana! Si scivola in modo molto facile, però ritengo che il lavoro svolto approdi oggi ad una legge che forse non accontenta tutti (non sono così ottimista da pensare che accontenti tutti i cittadini del Piemonte), ma è sicuramente il raggiungimento di un punto di equilibrio che per la prima volta ha considerato diverse angolature, diversi interessi, e il fatto che non accontenti al cento per cento un'espressione, così come non accontenta al cento per cento un'espressione diametralmente opposta, significa che è una legge apprezzabile.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO E' indubbio che fra tutte le discussioni sulla legge sulla caccia alle quali ho assistito questa è stata la discussione complessivamente più calma. Sono lontani i tempi nei quali un Consigliere regionale, non dico di che Partito, non della legislatura precedente, ma di almeno due legislature prima del 1990, negli anni '80, nel corso di una discussione sulla caccia in aula mimò il modo con il quale seguiva i suoi cani. Siamo senz'altro in tempi lontani.
Do atto che il provvedimento che verrà posto in votazione è un provvedimento nel quale sono tenute in considerazione significativa le tematiche di tutela ambientale e faunistica. Do atto di questo, così come ne avevo dato atto quando nella legislatura precedente venne approvata una legge anch'essa sulla caccia e io stessa mi differenziai dal mio Gruppo e votai contro. Ritenni cioè anche in allora che, pur facendo parte di una maggioranza, su un tema di questo tipo, che coinvolge una serie di questioni, valesse la pena di dire ciò che si pensa.
La libertà di coscienza non è un incidente; la libertà di coscienza lo dico per questa maggioranza che vedo un po' turbata dal fatto che ci siano alcuni che non votano - è un diritto ed un valore, che laddove viene esercitato, prima di ogni altra cosa deve essere difeso.
Rispetto al testo della legge si potrebbe dire - ad esempio - che gli artt. 10, 11, 16, 18, 20, 21, 22, 29, 30 e 44 sono articoli insoddisfacenti, però non credo che le motivazioni che sono alla base del testo e del voto risalgano a come è stato attuato questo provvedimento.
Credo che alle soglie del 2000 qualunque legge sulla caccia debba tenere largamente in conto di un clima, di una cultura, di una serie di considerazioni che portano a far sì che tutti gli aspetti della tutela vengano largamente difesi e tenuti in considerazione.
Mi sia permessa una questione: la caccia non è un diritto; la caccia è legittima perché esiste una serie di normative di legge che la prevedono a livello nazionale e delle Regioni, quindi la caccia è legittima. Ritengo e questo è alla base della motivazione del mio voto contrario - che oggi la caccia, più che in altri tempi, risponde a logiche che non mi impressionano, ma certamente a logiche di lobby. Non è detto che la lobby riguardi solo aspetti di illegittimità; i cacciatori esistono e rispondono a tutta una serie di normative che ne consentono un'attività legittima, ma è indubbio che i cacciatori sono una lobby.
A me sembra che in particolare nel 2000, quando ormai ci si esprime attraverso Internet complessivamente, il pensare che ci sia qualcuno che ritiene di nascondersi dietro la selezione, dietro l'esigenza di razionalizzare il proliferare di alcune specie negative rispetto ad altre sia un paravento. Se effettivamente questo fosse il problema, si affronterebbe in un altro modo. Io ho votato questa mattina per ragioni di principio a favore della protezione della volpe. Indubbiamente devo riconoscere che la volpe è un flagello per le campagne. A livello personale posso dire che le volpi hanno fatto strage nei miei tre pollai, uccidendo in tutto una quarantina di polli. Quello che è successo a me è successo ovunque e questo fatto crea molto disagio nei contadini, però devo dire che io non ho difeso il mio gallo che è stato aggredito dalla volpe; essendo un gallo cacciatore, l'ho curato per mesi e sono riuscita a farlo sopravvivere, ma non l'ho difeso ugualmente perché ritenevo che comunque le questioni della caccia debbano essere affrontate, per quello che mi riguarda, in via di principio.
Io penso che gli eccessi che ci sono in natura, perché non esiste più l'equilibrio, debbano e possano essere affrontati anche con altri sistemi non consentendo ad alcune migliaia di cacciatori di armarsi in modo molto sofisticato per uccidere animali inermi.
Questo principio del qualcuno che è più forte di altri e che si pone rispetto all'altro con il diritto alla vita o alla morte, è un principio che io ritengo, con un voto contrario, di dover sottolineare in termini assolutamente negativi, in un momento economico, culturale, storico, nel quale l'uomo non ha più bisogno della caccia. L'uomo oggi non ha più bisogno della caccia perché da questo bisogno si è affrancato ormai da centinaia di anni avendo trovato la sua ragione di sopravvivenza attraverso altre pratiche.
Credo che sia importante che continuino ad esprimersi delle voci che si rifanno al diritto anche di coloro che non possono esprimersi, cioè di coloro che in natura non hanno la voce, ma che hanno diritto a vivere.
Tutto ciò che riguarda la selezione rispetto al danno che si può produrre legata allo squilibrio che indubbiamente oggi in natura c'è, può essere affrontato con altri sistemi e quindi il problema delle volpi, il problema dei cinghiali e di tutta una serie di proliferazioni possono essere affrontati in un altro modo. Credo che consentire di comportarsi in questo modo, in particolare alle soglie del 2000, sia straordinariamente diseducativo e non corrisponda assolutamente a quell'immagine romantica del cacciatore da qualcuno richiamata in quest'aula, che magari individualmente esiste, ma corrisponda invece alla tutela di interessi di potentati economici e anche di potentati elettorali, in qualche modo ancora oggi privilegiati e sostenuti.
Queste sono le ragioni del mio voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.
PEANO Intendo motivare anch'io il mio voto contrario a questa legge.
Intanto vorrei dire che non mi permetterei mai di fare una riflessione di etica politica oggi, nel modo più assoluto, anche perché devo dare atto che in questi mesi si è affrontata una normativa che era di estrema difficoltà. Mettere insieme le tante sensibilità, le tante motivazioni di ognuno di noi e riuscire a portare all'approvazione una normativa sulla caccia, è stato uno sforzo veramente grande e devo dare atto all'Assessore e al Presidente della Commissione competente del lavoro svolto.
Devo anche dare atto che su questa legge è nata una sorta di trasversalità, se vogliamo: dichiarazioni di approvazione e di astensione sia dalla maggioranza che dalla minoranza, il che sta a significare che è stato fatto davvero un grosso lavoro. Penso quindi che sia la migliore legge che poteva uscire da questo Consiglio regionale. Devo prendere coscienza che una normativa doveva essere approvata, che non si poteva andare oltre. Ogni motivazione ha le sue ragioni, per cui io sento di dover esprimere le mie.
Pur riconoscendo il diritto atavico, sul quale alcuni colleghi in quest'aula oggi hanno riflettuto, delle genti alla caccia, sul dovere che un Consiglio regionale ha di normare la caccia, io ritengo in coscienza di esprimere, pur con difficoltà, un voto contrario. Intanto, desidero dirlo per la contrarietà alle armi: oggi le armi dei cacciatori sono sempre più sofisticate, di alta precisione, con costi altissimi, quindi è impari la lotta, come ricordava prima Carla Spagnuolo, fra il cacciatore e l'animale che viene cacciato. Sovente ai cacciatori pongo questa domanda: "Dopo aver fatto una lunga camminata in montagna, dopo esserti appostato nella speranza di poter vedere un branco di camosci, perché da lunga distanza con il tuo cannocchiale e con il tuo fucile, ne scegli uno in quel branco? Perché proprio quello? E perché proprio quello uccidi? Perché non un altro di quel branco?".
A questa domanda non ho mai avuto risposta: ed è questa un'altra motivazione.
Che dire ancora? Tutti seguono dei corsi per diventare qualcuno addirittura i coltivatori devono seguire dei corsi invernali e dare degli esami al fine di ottenere un tesserino per poter usare gli antiparassitari.
Per tutti gli sport ci vuole una preparazione atletica di mesi, di anni: i nostri atleti che affrontano in questi giorni le Olimpiadi di Atlanta hanno alle spalle anni di preparazione fisica.
Invece per praticare lo sport del cacciatore non ci vuole nulla: qualche soldo per acquistare il miglior fucile e un po' di allenamento per poter camminare in montagna. Si cammina e basta! Io avrei voluto che da questa legge nascesse anche una proposta innovativa e che chiedesse, per esempio, che ai cacciatori di oggi fossero destinati dei corsi, qualche mese di formazione, ma non solo di etica quanto di conoscenza del territorio, della fauna, della flora, del paesaggio, della natura, delle normative e soprattutto della responsabilità dell'uomo ad effettuare uno sport come questo.
Sono queste le motivazioni che mi mettono in grande difficoltà; sono motivazioni di coscienza che, come ho già detto, non vogliono assolutamente interferire nell'etica personale di ciascuno di voi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO Signor Presidente, ruberò pochi minuti al Consiglio perché ho già ribadito stamane le posizioni politiche critiche di Rifondazione Comunista ai 61 articoli di questa legge.
Il disegno di legge sulla caccia, che sarà tra poco efficace giuridicamente per il Piemonte, non è mutato nei contenuti politici tecnici che noi riteniamo imprecisi, non corretti e negativi.
La legge per la protezione della fauna e il prelievo venatorio scontenta un po' tutti, dai cacciatori agli agricoltori e agli ambientalisti; non è affatto innovativa, era meglio conservare la precedente.
In generale c'è critica, scontento, grande insoddisfazione, con motivazioni diversificate, tecnico - politiche - ambientaliste, già ribadite in quest'aula anche da esponenti della maggioranza e non solo dalle opposizioni.
Si è accennato a soprusi nell'iter della legge; francamente è stato assurdo sentire tali dichiarazioni perché nel Comitato ristretto c'è stata ampia collaborazione, però era evidente che ogni Consigliere sarebbe stato libero di esprimersi in aula.
Chi governa non può ricevere soprusi, però deve governare seriamente e a me pare che l'attuale Giunta di centro-destra non possa vantarsi in tal senso.
Ribadisco quindi il voto di astensione sulla legge da parte di Rifondazione Comunista, sulla base dei contenuti critici che avevo esposto stamane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Signor Presidente, io non ho mai cacciato perché sono pigro; quando ero piccolo ogni tanto andavo con mio zio, però camminare tanto, nonostante mi faccia bene, mi affatica e quindi non ho mai cacciato. Non per questo sono contrario alla caccia, anzi io sono sempre stato favorevole alla caccia.
Devo dire che la legge che uscirà oggi da questo Consiglio probabilmente non è un'ottima legge, l'hanno già detto molti colleghi. E' una legge che scontenta tutti oppure accontenta tutti un po': qualcuno lo legge come un dato positivo. Io non lo leggo necessariamente come un dato positivo, perché dal mio punto di vista è preferibile fare una buona legge perché si crede nei principi ispiratori della medesima, piuttosto che fare una legge "concertata". E c'è una grossa differenza tra una buona legge e una legge "concertata": una buona legge è il trasferimento di un pensiero in termini amministrativi; la legge concertata è un accordo a posteriori su un pensiero e su dei principi che diventano sempre più indistinti. Quindi nel tentativo di scontentare un po' tutti o accontentare un po' nessuno, si rischia di fare delle leggi "un po' così".
Io voterò a favore di questa legge, anche se non mi soddisfa pienamente e anche se in alcuni suoi punti non la comprendo più per come è venuta fuori dalla concertazione. Io non sono per la doppietta selvaggia; ho fatto un po' di tiro con la pistola, ma nei poligoni; ho mangiato, sì, la selvaggina e in questo senso sono anch'io un assassino, perché sono un complice. Tuttavia certe limitazioni mi sembrano un po' eccessive.
Queste leggi concertate forse sono particolarmente negative perch ottengono, per chi è stato l'artefice della concertazione, un doppio risultato: di far fare, a chi le ha proposte, delle leggi concertate e non delle buone leggi; di portare a casa il bel risultato politico di salvaguardare il proprio principio.
Il fine della concertazione non è quello di votare una legge tutti assieme - facciamo la concertazione, diventiamo tutti una grande orchestra e suoniamo tutti assieme un bel motivo - perché la concertazione costa fatica soprattutto a chi le leggi le propone. Alla fine a chi suona lo strumento rimane solo una parte; gli altri la musica l'ascoltano e forse la subiscono anche, quando a loro non piace. Però non c'erano vie di mezzo e allora questa legge va votata.
Devo muovere un rimprovero al collega Griffini, che oggi ha presentato l'emendamento sulla caccia alle volpi: ma perché? Perché ha voluto tutelare le volpi. Allora le volpi, sentendosi tutelate, nel pomeriggio, sono aumentate di numero e si sono scatenate all'interno del Consiglio regionale, per cui con mille artifizi sono riuscite a trovare dei sottili distinguo nella legge sulla caccia, che è una legge presentata dalla maggioranza, concertata con gran parte dell'opposizione (ho seguito anche gli interventi del collega Riba, che in gran parte condivido), ma presentata dalla maggioranza. Mi diventa difficilmente comprensibile il fatto che improvvisamente ci si accorga che una legge, dopo che ha stazionato per qualche mese in una Commissione - lo dico forse con un po' di disattenzione - non va tanto bene. Ci vuole un po' di chiarezza nella vita.
Qui non c'è, secondo me, da prendere in considerazione solo la libertà di coscienza; la libertà di coscienza è una cosa sacrosanta, ma allora io voto contro la legge sulla caccia se sono contro la caccia, altrimenti, se voglio trovare mille distinguo solo perché - signori miei, ve lo dico con molta schiettezza - ho mezzo chilo di proteste sul tavolo da parte di associazioni varie, l'escamotage per non votare la legge lo trovo. Non mi sembra una soluzione accettabile, perché tutti possiamo patire la scelta di queste forzature o di queste pressioni da parte delle varie lobby. Io non ho mai fatto un discorso anti-lobby, se la lobby è all'americana, molto trasparente, molto nitida, che si capisce dove va a parare.
Un po' tutti abbiamo degli amici che non possono essere tanto contenti di questa legge, ma allora o mi oppongo al principio - e questo è sacrosanto, e qui viene in campo la libertà di coscienza - o io trovo il "modo per". Io sono contrario al "modo per". Io sono sempre stato per un sì o per un no, ma nella trasparenza degli atteggiamenti. Trasparenza che non vedo, ed è questo il motivo del rimprovero al fatto che le volpi forse sono state troppo tutelate.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo, che interviene in qualità di Consigliere.
LEO Svolgo un intervento breve, anche perché molte considerazioni sono state esposte - e devo dire in maniera da me totalmente condivisa - dalla Consigliera Spagnuolo e dal Consigliere Peano.
Mi permetto però di dire che, a volte, le questioni di coscienza, di valutazione e di approfondimento - penso all'intervento del Consigliere Montabone, penso a quello che io ho sempre fatto - non sono astuzie o furbizie tattiche: sono ragioni un pochino più profonde! Visto che in questo Paese si è parlato tanto di par condicio e di coerenza, mi ricordava generosamente il Presidente del PDS Marengo che già nella passata legislatura, nell'altra Giunta, io avevo tenuto la stessa posizione.
Ritengo che si sia lavorato molto su questa legge, che si sia fatto un grosso lavoro e un grosso sforzo e che molti degli interventi l'abbiano dimostrato. Tuttavia, per le ragioni enunciate prima, mi è proprio difficile concepire che si possa condividere uno "sport" come la caccia.
Allora, mentre un voto negativo o un'astensione potrebbe sembrare un giudizio "tecnico" sulla legge, e un voto positivo potrebbe essere una condivisione, praticherò una specie di obiezione di coscienza: non parteciperò al voto.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 56 votanti 54 hanno risposto SI' 42 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Commercio

Esame proposta di deliberazione n. 263: "DCR n. 965-1344 del 24/1/1995: 'Indicazioni programmatiche e di urbanistica commerciale per la redazione dei Piani comunali di cui all'art. 11 della legge 11/6/1971 n. 426 e per il rilascio dei nulla osta per le grandi strutture di vendita di cui agli artt. 26 e 27 della legge n. 426/71'. Modifiche ed integrazioni agli artt. 7, 8, 9, 11, 13 e 14" -Esame ordini del giorno n. 270 e n. 279


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 263, di cui al punto 15) dell'o.d.g.
La parola alla Consigliera Ferrero.
FERRERO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a poco più di 18 mesi di distanza, il Consiglio regionale è nuovamente investito delle problematiche relative alla programmazione commerciale, in particolare alla definizione dei criteri utilizzati per la concessione dei nulla osta per le strutture di grande distribuzione di competenza regionale, ai sensi della legge n.
426 del 1971.
I motivi che inducono a ritenere necessaria la temporanea modifica dei parametri già stabiliti con deliberazione del Consiglio del gennaio 1995 sono sia di ordine locale sia di carattere generale. Da un lato, infatti il Piemonte si trova di fronte ad un diverso scenario socio-economico; per altro verso, le tematiche relative alla rapida espansione della grande distribuzione organizzata hanno investito in contemporanea le Regioni dell'Italia settentrionale, per cui analoghe tematiche sono state trattate in questi mesi in Lombardia, Veneto e Toscana. Per non parlare poi della situazione venutasi a creare nella vicina Francia, dove lo stesso Governo ha approvato un blocco triennale dei nuovi esercizi di grande distribuzione.
Evidentemente, il ritmo incalzante di trasformazione della rete commerciale ha determinato una particolare attenzione a questo fenomeno in quelle aree dove lo sviluppo delle strutture di moderna distribuzione è stato più accentuato.
In tale fase di transizione si è venuta a creare una forte tendenza alla ristrutturazione del settore che provoca la repentina chiusura di molti esercizi. Nel 1992 in Piemonte era aperto un esercizio commerciale ogni 201 abitanti; nel 1993 si è scesi a 207, fino al 1994, dove la media era di uno ogni 213 abitanti. In questa progressione sta il drastico ridimensionamento dei piccoli negozi con superficie di vendita inferiore agli 80 mq, che sono passati da 19.899 nel 1992 ad oltre 18.000 nel 1994.
Si coglie una diversificazione forte nell'evoluzione del comparto soprattutto tra commercio tradizionale in calo costante, via via accelerato, e le forme più moderne, quali la grande distribuzione.
In un arco temporale decennale (1984/1994) la distribuzione tradizionale ha perso terreno in termini di superficie di vendita, mentre viceversa, la grande distribuzione è salita dal 14 al 27%.
Considerando l'evoluzione negli ultimi due anni, si può calcolare che attualmente il rapporto fra tradizionale e moderno sia di 70 a 30.
L'ipotesi elaborata dalla Giunta, oltre a presentare un abbattimento dei parametri quantitativi per la concessione del nulla osta, prevede uno sviluppo temporale più ampio che non l'attuale normativa. In particolare la programmazione è articolata in due periodi. Il primo, triennale, fino al 31/12/1998, il secondo, biennale, fino al 31/12/2000.
Con questa prospettiva si realizzano due obiettivi: ampliare la programmazione regionale ad un arco temporale più vasto e significativo attenuare temporaneamente lo sviluppo della grande distribuzione diluendolo in un periodo più lungo.
Mi faccio portatrice per il Gruppo Forza Italia del voto favorevole a questa proposta di deliberazione, come peraltro già avvenuto in sede di Commissione; l'Assessore e il Gruppo sono perfettamente coscienti del fatto che l'ingerenza da parte della Regione o comunque di un'istituzione nell'ambito di quello che può essere un concetto più generale, che peraltro ci appartiene, di libero mercato e libera concorrenza, è dovuto alla situazione e al contesto in cui attualmente, soprattutto la piccola e media impresa, nell'ambito della distribuzione, versano. La grande pressione fiscale, l'aumento del tasso di disoccupazione, stanno creando notevoli problemi che probabilmente non si risolveranno solo ed esclusivamente con un provvedimento di questo tipo, vale a dire di limitazione alla crescita della concorrenza. La piccola e media distribuzione verrà sicuramente aiutata con sgravi fiscali, con contributi, con tutto ciò che possa permettere di essere a loro volta competitivi. Questo anche perché bisogna tenere conto del fatto che quello di cui noi parliamo non deve essere solo e sempre una difesa del commerciante, perché c'è anche il consumatore che a pari merito, deve essere tutelato come utente.
Per le considerazioni emerse dal dibattito abbiamo sottoscritto un ordine del giorno - che mi pare abbiano sottoscritto quasi tutti i Capigruppo - nel quale sono ribadite le situazioni di difficoltà in cui versano in questo periodo le piccole e medie imprese nell'ambito della distribuzione e la presa d'atto del fatto che la grande distribuzione forse non è sempre stata gestita con la dovuta cautela e con i dovuti criteri.
Questo deve essere un invito, anche da parte nostra, alla Giunta, e in particolare all'Assessore, a tenere in debito conto tutte quelle che sono le domande di grande distribuzione che attualmente giacciono - in termini di richiesta di nulla osta - presso l'Assessorato.
E' un invito che volgiamo per tenere conto di quella che è la realtà attuale a tutela delle esigenze del consumatore per una maggiore regolarizzazione del mercato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Ci tenevo anch'io a ribadire il voto favorevole di Alleanza Nazionale su questa deliberazione che, a nostro avviso, ha un'importanza del tutto particolare e di assoluta rilevanza fra i tanti provvedimenti che la Giunta regionale ha assunto finora. Cercare di razionalizzare la distribuzione sul territorio regionale, cercare di arginare l'aumento selvaggio della grande distribuzione, rappresenta un punto di merito particolare. Anche perché noi veniamo così ad ovviare, per il futuro, ad una situazione non di libero mercato, ma di mercato selvaggio, che sono due cose differenti. Un mercato selvaggio nel quale non c'era alcuna possibilità di competizione, un mercato selvaggio nel quale in tanti Comuni si apprestavano delle aree per la grande distribuzione non tenendo in alcun conto l'impatto sociale che questi insediamenti avrebbero causato. Come impatto sociale intendo la chiusura di centinaia, di migliaia di piccoli esercizi.
Nessuno, alle soglie del 2000, può pensare che il negozio, la bottega rimanga quella di cento anni fa. E' chiaro che anche il piccolo e il medio commercio si devono organizzare in modo diverso se vogliono sopravvivere.
Devono trovare delle strade, quali la specializzazione, quali il franchising, quale anche la qualità e magari anche l'esclusività del prodotto che vendono. Non si può pretendere di mantenere una situazione immobile che poi andrebbe a colpire il consumatore. Non si può però neanche non tenere conto che laddove c'è stato l'insediamento di un grande centro commerciale noi abbiamo fatto tabula rasa di centinaia di piccoli esercizi.
Questo è un dato che i politici e gli amministratori non possono rimuovere e far finta che non esista.
L'impatto sociale deve essere sempre il punto a cui tende una qualsiasi legge, una qualsiasi deliberazione.
Ringrazio particolarmente la Giunta per la sensibilità che ha dimostrato predisponendo una deliberazione su questo tema. Noi non siamo ideologicamente contrari alla grande distribuzione, siamo semplicemente favorevoli a che vi sia un equilibrio nella distribuzione sul territorio regionale. La grande distribuzione attua una politica che alla fine non è una politica di risparmio per l'utente finale, ma è una politica di grande pubblicità e di grande differenziazione anche quotidiana dei prezzi, che diventano poi incontrollabili per l'utente stesso. Chiunque di noi si rechi in un centro di grande distribuzione per una settimana di seguito pu constatare che questi ipermercati giocano sulla differenziazione anche quotidiana dei prezzi. Cosa che tra l'altro all'utente della bancarella sul mercato non è consentita perché il vigile vuole vedere esposto il prezzo della merce, controllarlo, anche se per il controllo non ha le strutture adeguate.
Poi c'è un'altra considerazione che falsa questa visione di libero mercato che potrebbe portarci a dire "ma sì, vinca il più forte, regni il Far West": i centri di grande distribuzione sono iperserviti, hanno i parcheggi gratuiti, hanno il carrello della spesa dove si mettono 500 lire che poi recuperi, non hanno a che fare con tutti quei disagi che si trovano a dover affrontare i commercianti normali in una città come Torino dove non ci sono i parcheggi, dove se lasci la macchina sull'angolo vieni multato inoltre sei soggetto, andando a Porta Palazzo, piuttosto che in un altro mercato, ad un tipo di sollecitazione molto più forte completamente diverso, estraneo a quello che è il commercio della grande distribuzione.
Pertanto noi dobbiamo attuare una politica - e questa deliberazione va in questo senso - che salvaguardi il piccolo e medio commercio, una politica che possibilmente cerchi anche di sensibililizzare le Amministrazioni locali nel senso di arrivare ad una razionalizzazione dei loro piani commerciali, ad una razionalizzazione nella concessione delle licenze; sembrano un po' dimenticate le leggi o i regolamenti comunali che delimitano le metrature minime tra esercizi dello stesso tipo. Ricadiamo nuovamente nella differenza tra libero mercato e mercato selvaggio.
Noi voteremo convintamente questa deliberazione; l'abbiamo accompagnata con un ordine del giorno, sostenuto da tutti i Partiti, in cui si invita la Giunta regionale a valutare con particolare attenzione, anche alla luce della nuova normativa, le richieste già pervenute relative alla concessione del nulla osta.
Ho visto un emendamento alla proposta di deliberazione, però se vogliamo fare una cosa che si può fare, la facciamo tutti; se vogliamo fare una cosa perché ci viene richiesta, sapendo già che è una condizione impossibile, a questo punto tanto vale non farla. Mi riferisco all'emendamento che ho visto su questa deliberazione, perché non si pu pretendere che a legge già fatta si cambino le regole del gioco.
Quindi noi ribadiamo il fermo invito alla Giunta, anche alla luce della nostra normativa, a valutare il nulla osta per le nuove licenze commerciali che dovrà eventualmente approvare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Noi siamo l'unico Gruppo che in Commissione non ha votato a favore del provvedimento e annuncio che in Consiglio il nostro Gruppo si asterrà. Ci siamo stupiti di trovare questo tipo di provvedimento, in fondo è un provvedimento che va contro il mercato, che non considera il mercato un qualcosa che si regola per sé: non ci saremmo aspettati dal centro-destra dagli alfieri del mercato, un provvedimento con queste caratteristiche.
Pensavamo che avessero un'altra concezione del mercato.
Noi di Rifondazione Comunista, come ben sapete, non abbiamo tutto questo rispetto per il mercato, anzi consideriamo che il mercato lasciato a se stesso faccia parecchi danni, tra i quali quelli che sono stati esposti poc'anzi. Speriamo che sia l'inizio di un ripensamento all'interno di una riflessione più generale.
Uno dei motivi che invece ci porta ad astenerci è che in questo provvedimento vediamo il pagamento di una cambiale, che è arrivata al momento della scadenza, nei confronti di una lobby, quella dei commercianti, che durante la campagna elettorale è stata molto curata ed accarezzata da parte di tutti, in particolare dal centro-destra. Non la votiamo nonostante abbia le caratteristiche di ripensare ad un problema di fondo come quello del mercato, sul quale invece si deve intervenire con delle politiche di programmazione e di controllo.
Perché ci asteniamo? Perché è un provvedimento puramente demagogico.
Quel che diceva il collega Ghiglia alla fine del suo intervento nei confronti dell'emendamento del Gruppo Popolari, che io stesso ho sottoscritto, vale per l'insieme del provvedimento. L'insieme di questo provvedimento non risponde al problema, ne affronta un pezzettino e mi pare poi che quel pezzettino non lo affronta neanche, ma finge di affrontarlo.
Anche la Consigliera Ferrero accennava che le cause della crisi del commercio sono molteplici, non è solo la diffusione della grande distribuzione. Soprattutto la crisi degli ultimi due anni, che ha provocato molti fallimenti e molte chiusure, è dovuta ad elementi macroeconomici che sono la causa prevalente: l'importante diminuzione del potere di acquisto in questo Paese dovuto alla disoccupazione, ai salari che si abbassano nonostante quello che dice la Confindustria che si riferisce al giugno di quest'anno in cui sono stati rinnovati i contratti, ma che dimentica che per tre anni invece l'inflazione è stata molto più alta che non l'aumento del potere d'acquisto dei salari; quindi il fatto che quest'anno ci sia un minimo di recupero può essere vero (0,5%), ma non recupera il 10% circa perso negli anni precedenti. Ad un certo punto queste dinamiche hanno degli effetti, perché la gente taglia i consumi (come ha detto la FIAT nel corso della recente consultazione), riduce gli acquisti, cerca di comprare in modo più oculato. Alla fine spende meno, soprattutto perché poi ha una serie di spese obbligatorie: l'affitto che aumenta grazie a determinate leggi che sono state emanate e tutta una serie di spese che deve sostenere quindi spende meno sull'abbigliamento, sull'alimentare e così via. Questo è uno degli elementi di crisi importanti su cui non interveniamo. D'altro canto, non possiamo fare nulla, occorre un'inversione di tendenza di politiche più generali, però dobbiamo saperlo e non dobbiamo far credere ai commercianti che nei prossimi due anni, semplicemente per il fatto che si è un po' più rigidi rispetto alle aperture dei grandi centri commerciali sarà possibile modificare questo elemento di fondo, il quale rimarrà come elemento di crisi per il piccolo e il grande commercio.
Altro elemento di contraddizione. Questa Giunta, mentre su questo provvedimento affronta le cose in questo modo, sul terreno urbanistico tende invece ad avere un comportamento opposto, cioè tende a ridurre i controlli e le regole che esistono e a liberalizzare, compreso sul commercio. E uno degli elementi di proliferazione dei centri commerciali è esattamente la politica urbanistica di questi ultimi anni. Esiste una contraddizione tra gli interventi di natura urbanistica operati dalla Giunta e gli interventi come questi. Noi pensiamo che forse sugli interventi di natura urbanistica si poteva fare di più e in ogni caso riteniamo che se non è accompagnata da una revisione anche su quel terreno ripeto - c'è la demagogia.
Infine, come diceva la collega Ferrero, c'è il problema del forte aumento dei costi che devono sostenere i commercianti ed è su questo che dobbiamo intervenire: le tasse, le tariffe, gli affitti. Ci chiediamo: perché non ci sono attività commerciali di tipo alimentare al centro di Torino? Perché non è possibile con gli affitti che vengono richiesti, e questo vale per molte altre parti della città. Però non si può avere una politica di liberalizzazione sul terreno degli affitti e poi voler intervenire sui problemi dei commercianti, perché non è possibile. A questo punto, anche sul terreno dei costi, tra cui i costi degli affitti e i costi di esercizio, bisognerebbe intervenire ripensando alla politica degli anni precedenti quando si è liberalizzato tutto. Queste sono le conseguenze che paghiamo oggi.
Infine, sulle concessioni c'è ancor più demagogia, c'è un "piccolo" problema e cioè che il TAR del Piemonte per ben tre volte si è pronunciato in termini negativi sul tipo di leggi simili a quelle che sono state proposte, perché c'è una legge nazionale che dice altre cose e finora il TAR ha considerato prevalente la legge nazionale sulla legge regionale. Ma non solo il TAR, ci sono stati anche altri tipi di sentenze che hanno sistematicamente bocciato queste leggi. Abbiamo un'unica eccezione, la sentenza del TAR del Veneto, però è un po' poco. Rischiamo di fare demagogia, rischiamo di prendere un provvedimento che si spera - lo riconoscevano l'Assessore e i suoi funzionari - che questa volta sia considerato diversamente dal TAR. Ma le possibilità concrete che questa speranza si realizzi sono poche, sono affidate alla cabala e non ad elementi di natura oggettiva.
Per questi motivi riteniamo di non doverci associare al coro di assenso e di mettere in rilievo l'insieme di questi elementi, compreso quest'ultimo che ha un grosso peso, cioè di prendere un provvedimento con la quasi certezza che non supererà il vaglio del TAR sapendo che qui sono venute le grandi concentrazioni e ci hanno detto: "Noi ricorriamo". Sono agguerrite e pronte e si serviranno di tutti gli strumenti possibili.
Per questo noi riteniamo in parte demagogico l'emendamento presentato dal Gruppo PPI, però visto che l'insieme della legge ha quelle caratteristiche, tanto vale migliorarle il più possibile ed intervenire tentando di inserire anche la retroattività. Se tanto si deve andare al TAR, ci vada anche questa parte.
Ultima considerazione e concludo. Non credo che questo provvedimento colpisca la grande distribuzione esistente, colpisce un po' il concetto di grande distribuzione. Non colpisce Auchan, le varie Coop, Continente Shopville e così via, perché queste aziende sicuramente non avranno molto da perdere dai provvedimenti restrittivi: sono già sul mercato e forse da un mercato regolato può darsi che abbiano addirittura da guadagnare, perch prima c'è stata la situazione selvaggia, adesso ben venga che ci siano provvedimenti di questo tipo. Noi crediamo che l'approccio dovrebbe essere diverso e globale sull'insieme dei costi che gravano sul piccolo commercio e anche sull'insieme di politiche di programmazione della crescita del grande commercio.
Per questo noi abbiamo presentato già la scorsa settimana un ordine del giorno che esprime le nostre posizioni - poi è stato sottoscritto da tutti introduce questi elementi, avanza questo tipo di proposte al Consiglio e spero sia messo in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Signor Presidente, intervengo per entrare nel merito della deliberazione, proponendo anche qualche modifica. Ma prima di illustrare l'emendamento che abbiamo presentato voglio solo riferire che il nostro voto in Commissione è stato favorevole, anche se abbiamo rilevato i limiti di questa proposta, che riteniamo debole, anche sulla base della legislazione vigente; ci siamo riservati, appunto, dopo l'esame dei contributi che sono stati dati nella consultazione, di presentare degli emendamenti e delle osservazioni.
Riteniamo che questa proposta abbia forti limiti. E' stato già detto tutto e bene dal Capogruppo Ferraris in Commissione, ma lo voglio ripetere io in termini molto sintetici: i limiti derivano dal fatto che si è seguita una strada, una procedura amministrativa che interviene quando tutto è già definito. Ad aprile si è detto: "Riduciamo la grande distribuzione attenzione, stiamo intervenendo, il Consiglio regionale delibererà", e questo è equivalso a dire: sbrigati, grande distribuzione, che tra poco arriveranno norme più severe. Questo, in effetti, è capitato, perch sappiamo che sono state depositate richieste - lo ricordava l'ASCOM in un recente comunicato - per 154.000 e più metri quadrati di grande distribuzione in attesa di autorizzazione, forse già autorizzate. In ogni caso, non è stata una norma per ridurre un processo di crescita della grande distribuzione, ma, al contrario, una strada che ha favorito incentivato la grande distribuzione. Infatti, questo atto è stato collocato alla vigilia delle elezioni soltanto con lo scopo di annunciare un interesse da parte della maggioranza nei confronti del piccolo commercio.
In realtà una proposta di deliberazione non ha provocato assolutamente nulla, semmai ha accelerato la crescita delle domande per la grande distribuzione. In ogni caso, da aprile ad oggi si continua a "viaggiare" con le vecchie norme, con le vecchie procedure, quelle del 1995. Non solo questa proposta è veramente paradossale perché presenta anche un altro limite: per tutte le domande presentate e che sono in istruttoria si continua ancora ad applicare la vecchia normativa, anche se oggi approviamo la deliberazione. Questo è un paradosso sul piano giuridico, Assessore. Non è vero che non si può fare nulla; lo dico anche a Ghiglia, il quale ritiene che assolutamente non è possibile modificare questo concetto. Faccio un paragone, in modo che i colleghi ci riflettano e lo mutuo dalla legislazione urbanistica: se io presento una domanda al Sindaco del mio Comune per avere una concessione edilizia e nel frattempo il Comune adotta il Piano Regolatore, scatta la salvaguardia, ma non è per il semplice fatto che io ho presentato la domanda che ho il diritto di ottenere la concessione edilizia, anche se la Commissione edilizia l'ha esaminata. Fino a quando, cioè, il Sindaco non ha firmato la concessione edilizia, la stessa non ha alcun valore. Quindi, ritenere impossibile modificare la proposta dell'Assessore non regge assolutamente sul piano giuridico. Credo che quella proposta sia un'eccezione, non per nulla il nostro emendamento prevede una soppressione completa di quell'articolo e diciamo sostanzialmente che le norme vengono applicate, dal momento di approvazione della deliberazione, per tutto ciò che è depositato, perché non ne deriva dalla presentazione della domanda, il diritto ad avere un nulla osta.
Questo perché non conosciamo le domande, e comunque non ne deriva assolutamente alcun diritto. Credo che i Consiglieri si rendano conto di questo fatto. Non ne deriva assolutamente alcun diritto; posso fare tutte le domande che voglio, ma la mia concessione va valutata con i criteri che esistono nel momento in cui viene rilasciata, non nel momento in cui viene avviata una procedura. Questo fatto non è irrilevante - colleghi - è importante, perché se non si dà valore immediato alle norme che noi oggi approviamo, vuol dire che facciamo nulla, abbiamo fatto una bella campagna elettorale, magari con magri risultati, ma facciamo assolutamente nulla, ci siamo messi il cuore in pace un po' tutti.
La stessa deliberazione, nel suo complesso, ha queste caratteristiche.
Assessore, la norma sul raddoppio che è stata modificata dice: non più il 50%, soltanto il 10% è automatico. Ma è proprio convinto che questa norma sia compatibile con la legislazione vigente? Ne è proprio convinto? Io non so quali siano i consulenti della Giunta, ma questa norma è incompatibile con la legge n. 426. Dopodiché, il collega Ghiglia ci dice: l'altra non è compatibile, ma questa lo è. Questa è totalmente, completamente illegittima. La legge n. 426 e il decreto del 1988 dicono chiaramente che l'automatismo è competenza dei Comuni. Quindi dire qualcosa di diverso equivale a fare totalmente e completamente della demagogia.
Questa proposta ha dunque forti limiti, colleghi. Lo sottolineo con forza, l'abbiamo sottolineato anche con un'interrogazione rilevando i limiti politici, mentre ora rilevo anche i limiti legislativi. Sono limiti notevoli, consistenti, sapendo che riguardo alla distribuzione commerciale l'atteggiamento non può essere un atteggiamento di difesa del piccolo commercio o della grande distribuzione. Sappiamo che le questioni sono molto più complesse e che qualunque forma di intervento di tipo legislativo anche regionale si inserisce in un processo molto complesso, quindi bisogna essere molto attenti. Sappiamo perfettamente che il piccolo commercio pone soltanto un problema di tutela dell'esistente, così come sappiamo che la grande distribuzione, per poter stare sul mercato, ha un bisogno continuo di innovazione, altrimenti non è più competitiva.
La strada che noi riteniamo più utile e seria, la strada non ipocrita che l'Amministrazione regionale può scegliere per poter seguire con attenzione questo processo, per evitare un attimo di sospensione della lotta che c'è oggi nel mercato tra grande distribuzione in un momento di crisi del piccolo commercio, è sicuramente lo strumento urbanistico.
Quindi, è giusta la parte sui contingenti, ha perfettamente valore, è l'unica parte che abbia un senso e che rientri nei limiti della competenza regionale. Forse questa strada potrebbe essere percorsa meglio, con riferimento alla L.R. n. 56/77, con la definizione di parametri più seri che in qualche maniera evitino il processo che è in corso, che è quello di svuotamento dei centri commerciali nei centri storici.
In sostanza, Assessore e colleghi della Giunta, credo che nel momento in cui si interviene in un settore così delicato, bisogna tenere presente che la rete distributiva è parte inscindibile della struttura di una città e come tale deve essere trattata. Cioè con riferimento ai problemi della viabilità, con riferimento ai problemi dei parcheggi. Oggi l'attuale sistema favorisce la grande distribuzione, ma dobbiamo tenere conto che, al di là di alcune deficienze del piccolo commercio, in ogni caso esso fornisce un servizio diffuso soprattutto per i piccoli Comuni. Credo che nessuno di noi può immaginare una regione in cui prevalga soltanto la grande distribuzione e che i centri commerciali naturali, che sono quelli dei centri storici, non abbiano più senso. In alcuni Comuni piccoli c'è già una rarefazione del piccolo commercio. Sono queste le questioni che dobbiamo valutare, non soltanto utilizzando le leve della legislazione commerciale, ma soprattutto quelle della legislazione urbanistica. E' questa la riflessione che dobbiamo fare, quella più completa.
Riguardo all'ordine del giorno presentato - certo, un ordine del giorno non si nega a nessuno - mi pare che questa sia la battuta con cui ci appelliamo all'Assessore e alla Giunta: non procedere all'ampliamento della grande distribuzione, ma non abbiamo strumenti per impedirlo. L'unico strumento per fermare veramente la grande distribuzione è quello di intervenire subito con la deliberazione e in questo senso riteniamo che il nostro emendamento sia totalmente e completamente legittimo; riteniamo semmai che la proposta della Giunta, quella di prevedere che tutto ciò che è stato depositato debba essere esaminato con i vecchi criteri, sia illegittima, soprattutto perché abbiamo la sensazione che tenda in qualche maniera a tutelare gli interessi - che non sappiamo quali sono - di chi ha presentato la domanda.
Noi non possiamo stabilire che debbono valere due sistemi: uno per chi ha presentato la domanda prima, e che ha ottenuto l'autorizzazione, e l'altro per chi l'ha presentata dopo. Questo è un obbrobrio sul piano giuridico. Invito l'Assessore e il Presidente Ghigo, ma soprattutto il Vicepresidente Majorino, che è un legale, a valutare bene questi aspetti perché se manteniamo questa situazione è chiaro che gli esposti ci saranno da parte degli operatori economici, e ci saranno non soltanto sulla norma del 10%, che è incompatibile, ma anche per il fatto che vengono individuati due sistemi diversi, prima e dopo una certa data. Bisogna garantire l'uniformità e questa viene garantita nel momento in cui si decide "da questo momento", cioè da oggi. Approvando queste norme, si incomincia ad avere dei criteri che sono più restrittivi, altrimenti noi non abbiamo bloccato la grande distribuzione, ma sicuramente distribuito grandi promesse.
Anche noi potremmo votare a favore di questa proposta così com'è potremmo presentarci tutti quanti dicendo: "Noi, insieme alla Giunta abbiamo ottenuto un grande risultato", ma in realtà sarebbe un gesto totalmente ipocrita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.
FOCO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ritengo casuale il fatto che molti Gruppi, che hanno già dichiarato il loro voto favorevole in Commissione e che hanno partecipato al lungo dibattito svoltosi in Commissione, reputano doveroso in quest'aula richiamare l'attenzione dell'Assessore e della Giunta su alcune forti perplessità che in quell'occasione erano emerse.
Alcune di queste sono già emerse dagli interventi che mi hanno preceduto. In modo particolare, anche noi vogliamo sottolineare la distanza che c'è stata tra l'annuncio di aver assunto come Giunta questa deliberazione e il fatto che solo dopo più di quattro mesi se ne discute in aula. In questo ritardo non c'è alcuna responsabilità della Commissione che ne ha discusso appena la deliberazione è stata portata all'attenzione della stessa.
Con questa osservazione vogliamo dire che a nessuno di noi sfugge l'operazione che è stata tentata, che è stata puramente elettoralistica.
Nel senso che noi riteniamo che un restringimento delle norme che erano appena state approvate dal Consiglio regionale nel mese di gennaio 1995 non sia sufficiente per andare incontro alle problematiche che sta attraversando il piccolo commercio e la piccola distribuzione.
Per un intervento reale, significativo, che abbia peso e che riesca effettivamente ad incidere, è necessaria una serie di iniziative e di provvedimenti. Non vorrei contraddire il Consigliere Ghiglia, ma non siamo all'anno zero! Anzi, andando a rileggere con attenzione i vari provvedimenti che si sono susseguiti in questi anni per questo comparto possiamo constatare che l'intervento di semplice moratoria non risolve il problema: abbiamo semplicemente dilazionato, in alcuni casi di due anni, in altri di tre, in altri ancora di un anno, quello che era il nodo complessivo.
Sappiamo che la legislazione nazionale del commercio va nell'ottica di una completa liberalizzazione; sappiamo che l'intervento fattibile possibile, da parte del Consiglio regionale, della Giunta regionale, e quindi degli altri livelli, compreso quello comunale, la grande arma, lo strumento principale, è quello urbanistico. Pertanto noi richiamiamo per l'ennesima volta l'attenzione della Giunta regionale sul fatto che nel momento in cui viene sottoposto alla votazione del Consiglio questo provvedimento - sul quale siamo d'accordo perché a mio parere non si pu non essere d'accordo in questa situazione - la Giunta ha messo in cantiere una serie di provvedimenti che, seppur non sembrano toccare in modo diretto, almeno per quanto è a nostra conoscenza, questo comparto in modo particolare, innescano un meccanismo (mi riferisco alle modifiche alla L.R.
n. 56/77) di deregulation che finirà con l'avere delle ripercussioni anche in questo comparto.
E' giunto il momento di non fermarci a livello di palliativi o semplicemente di cercare di impedire quasi un'evoluzione storica che sta avvenendo a livello di mercato: dobbiamo cercare di mettere in moto tutta un'altra serie di provvedimenti, come si è cercato di fare e si cerca di completare, per esempio, nell'artigianato. Scusatemi se parlo in "soldoni" ma la stessa operazione, a mio parere, dobbiamo cercare di metterla in moto anche per il commercio, altrimenti non riusciremo a risolvere nulla.
Quindi, un insieme di provvedimenti che vanno presi nel loro complesso e non lasciati a momenti episodici e parziali, altrimenti ci saranno altre vie, e le abbiamo - torno a ripetere - sperimentate in questi anni, e chi è stato amministratore locale lo sa: ognuno ha la sua esperienza di come ha potuto comunque insediarsi la grande distribuzione. L'intervento è proprio quello di costruire un tessuto, che è fatto non di sostegno a fondo perduto, ma nella direzione di una riqualificazione complessiva dei centri e delle vie cittadine che sono, per loro conformazione, centri commerciali ma hanno bisogno di sostegno.
Il provvedimento in esame, in questa fase, vede il nostro voto favorevole, però ritenevamo giusto e corretto fare presenti queste riserve e quindi ci ritroveremo, se questa è la volontà della Giunta, sulla quale noi dubitiamo, sicuramente tra non molto tempo a dover affrontare questo problema, effettivamente cercando di andare ad una soluzione reale e non fittizia, anzi una soluzione che, così come è già stato detto, addirittura ha innescato delle attese o dei possibili risultati che vanno al di là di quello che sarà il risultato che riusciremo ad ottenere.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Il Consiglio oggi affronta una materia molto complessa dal punto di vista della regolamentazione da parte di Comuni e Regioni in quanto è straordinariamente chiara la normativa di carattere nazionale che sostanzialmente ha proceduto ad una sorta generalizzata di deregulation normativa che di fatto ha demandato le procedure di criteri di insediamento di grande distribuzione dal livello commerciale al livello urbanistico.
Questa è la questione centrale che si trovano davanti i Comuni e che dopo il decreto Battaglia si trovano davanti anche le Regioni.
Le normative programmatiche, ciò che i Comuni possono anche indicare hanno un valore - per quello che riguarda le dimensioni della grande distribuzione - di carattere indicativo, perché ciò che conta è la normativa di carattere urbanistico: vale a dire, per i Comuni, i Piani Regolatori.
Dopo il decreto Battaglia le Regioni fanno fatica a muoversi in questo settore, perché il decreto ha tolto la competenza alle Regioni in materia e, per quello che riguarda gli ampliamenti, ha detto che i Comuni a domanda devono rispondere. Su questo esiste un vasto contenzioso locale e nazionale che, per quello che riguarda la Regione Piemonte fino a questo momento perché di giurisprudenza si tratta, è stato un contenzioso molto chiaro, il cui risultato si è espresso in favore della grande distribuzione.
Va detto che la giurisprudenza è qualche cosa che si sviluppa in itinere e pertanto vi sono tentativi da parte di altre Regioni che sembrano poter dare la facoltà di intervento nel campo degli ampliamenti. E' un'esigenza di inquadramento del problema che mi sono permessa di richiamare in un campo che è straordinariamente sottoposto alle evoluzioni di carattere economico, alle trasformazioni che riguardano le economie delle famiglie, l'organizzazione delle città e l'evoluzione delle professionalità che nel campo del commercio si esprimono.
Oggi siamo in un tempo completamente diverso da cinque-dieci anni fa ma siamo anche in un tempo nel quale, seguendo questo tipo di problematiche, era prevedibile arrivare; nel senso che le trasformazioni e le difficoltà riguardano il cosiddetto piccolo commercio - all'interno di queste espressioni dobbiamo distinguere molto bene di cosa parliamo - ma anche la grande distribuzione, perché vi sono dei problemi che riguardano il commercio tradizionale che, tuttavia, tradizionale non è e non può più essere, perché qualunque tipo di commercio, anche la piccola bottega, per vivere oggi ha dovuto aggiornare straordinariamente il suo modo di stare sul mercato anche se vuole continuare ad ispirarsi a criteri di artigianalità, di specializzazione e di qualità, che indubbiamente oggi sono le caratteristiche con le quali si può e si deve stare sul mercato anche da parte del piccolo commercio.
Anche la grande distribuzione è arrivata ad un momento di svolta perché abbiamo problemi di competitività all'interno delle strutture, nel rapporto fra le strutture della grande distribuzione, che certamente dieci quindici anni fa non avremmo nemmeno potuto immaginare, ma che i competenti del settore prevedevano.
L'area che riguarda Torino e la provincia di Torino è un'area particolare, perché l'area metropolitana è circondata da strutture di grande distribuzione che, se non riguardano Torino in maniera specifica certamente influenzano le problematiche del rapporto dei consumi che interessano anche i cittadini e l'utenza della nostra città.
Le norme che approvammo alla fine della precedente legislatura ci hanno detto quanto questa materia sia complessa, perché si riteneva di poter oggettivamente incidere in questo settore.
Con il provvedimento presentato dall'Assessore, che ha cercato di illustrare e di sostenere anche in Commissione, si è cercato di intervenire ulteriormente in un settore che - ripeto - è in grande trasformazione, ma la cui grande trasformazione non riguarda soltanto il piccolo commercio, ma anche la competitività della grande distribuzione al suo interno.
Indubbiamente su questo provvedimento - stante la replica che mi riservo di ascoltare da parte dell'Assessore e qualora la replica vada nella direzione di quanto ora chiederò - ci riserviamo di esprimere un voto favorevole, ma con alcune precisazioni. Ricordo che questo provvedimento è una deliberazione e non una legge, e questo è un punto interrogativo che ho già posto in Commissione, nel senso che il più grosso dei punti interrogativi non è tanto se ci chiediamo se intervenire o meno auspicando una giurisprudenza favorevole nel campo dell'ampliamento del 10%; la Regione ha già auspicato di intervenire in questo campo e, purtroppo, ha perso i ricorsi sia al TAR che alla Corte Costituzionale. L'interrogativo che ho posto e rispetto al quale ho avuto delle rassicurazioni da parte dei tecnici, è se in questa materia si possa intervenire con deliberazione e non con legge.
Sappiamo che la questione del 10% è una questione sulla quale i precedenti non ci aiutano, pertanto valutiamo se in maniera generale ed astratta, le leggi, le deliberazioni e tutti gli aspetti di carattere giuridico-normativo devono essere di carattere generale ed astratto. In questa direzione ci auguriamo di vedere se riusciamo ad essere propositivi e se questo provvedimento ha le condizioni per poter segnare un punto nuovo non soltanto dal punto di vista della programmazione, ma anche dell'intreccio con la normativa di carattere urbanistico.
Sulla normativa di carattere urbanistico chiederei all'Assessore di essere esplicito su questo punto, nel senso che è evidente che daremo un voto favorevole alla deliberazione, così come abbiamo già dato in Commissione, purché poi abbiamo una rassicurazione che sotto il profilo di carattere urbanistico tutti gli interventi che la Regione Piemonte farà siano conseguenti e siano la controfaccia di questo provvedimento. Se noi oggi, in materia di indicazioni programmatiche per il commercio, votiamo un provvedimento restrittivo, anche se è stato presentato - questo è già stato detto all'Assessore - come una grande panacea (e le caratteristiche della grande panacea chi conosce la materia sa benissimo che non le poteva avere), e se invece a fronte di un provvedimento di carattere restrittivo che auspichiamo, dovesse poi venire avanti una normativa di carattere urbanistico liberalizzatoria, è evidente che questo rappresenterebbe un equivoco forte.
Questa è una precisazione che chiedo all'Assessore, così come ritengo che ci debbano però essere anche degli altri interventi.
Assessore, io le suggerisco per esempio una legge che tuteli i cosiddetti centri commerciali naturali; ci potrebbe essere una legge della Regione a tutela dei centri commerciali naturali, che sono stati inseriti questi sì - come vincolanti. Lo dico ai Consiglieri, in quanto in quest'aula ve ne sono alcuni che siedono anche in Consiglio comunale a Torino.
I centri commerciali naturali sono individuati con nome e cognome, e potrebbero essere attuati e tutelati con norme di promozione, perch evidentemente rappresentano un insieme di 100-200-500 attività commerciali che si prospettano su determinate assi viarie o su zone mercatali; faccio un esempio per tutti: Porta Palazzo, ma anche Via Garibaldi. Questo riguarda Torino, ma può riguardare, essendo una legge regionale, anche altre realtà del Piemonte. Io so che in moltissime (anche medie) cittadine ci sono dei centri commerciali naturali degni di grande tutela.
Così come, Assessore, per tutelare il commercio minore, potrebbe essere pensata una normativa per i piccoli e piccolissimi Comuni - e in Piemonte sono tantissimi - per i quali l'unico negozio rappresenta quasi la sola possibilità di sopravvivenza. Rispetto a quell'unico negozio, che ha delle caratteristiche particolari, degli interventi di sostegno e di tutela potrebbero legislativamente essere assunti. Guardo la Consigliera Cotto e penso ad alcuni Comuni del basso Monferrato dove ci sono 400 abitanti ed un solo negozio; se quel negozio chiude, gli anziani (più della metà dei residenti) non sanno più dove andare a comprare. In quel luogo, per esempio, si avrebbe un grandissimo impatto.
Siamo di fronte ad una materia molto difficile, una materia nella quale bisogna attrezzarsi con degli interventi nuovi e dove, prima o poi bisognerà che gli interventi di grande opposizione vengano svolti nel momento particolare della formazione dei Piani Regolatori. Rispetto alle grandi strutture, nel momento in cui il Piano Regolatore diventa una realtà ed una legge, discostarsi da esso può significare talvolta anche impossibilità a dare delle risposte dal punto di vista economico.
Nell'evoluzione delle normative potrebbe risultare magari più opportuno ci che invece si discosta dalle premesse iniziali.
Queste sono le nostre osservazioni. Io attendo la replica soprattutto sulla parte di natura urbanistica, perché questa è nostra competenza e perché nella legislatura precedente il combinato disposto tra pianificazione commerciale e legge urbanistica si mosse già con il raccordo opportuno e necessario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.
SALERNO Dopo aver ascoltato la collega Spagnuolo, che mi pare sia stata Assessore al commercio al Comune di Torino per tanti anni, va da sé che in questi ultimi anni il piccolo commercio a Torino e in provincia si sia ridotto "in braghe di tela", ridotto veramente male. Vorrei capire come in quegli anni si è realmente proceduto ovunque nella distribuzione selvaggia di licenze, nel non sensibilizzare le amministrazioni ad alti livelli su come il piccolo commercio stesse andando avanti in maniera balorda.
Il provvedimento è molto importante e non può essere definito demagogico in quanto interviene proprio in un momento nel quale sull'esempio di cosa è successo in Francia - ci si deve fermare un attimo prima di distruggere l'intera rete commerciale o comunque di sostituirla interamente (proprio com'è avvenuto in Francia).
Questo provvedimento arriva in maniera prudente e molto in anticipo tutto sommato, non è nemmeno un provvedimento così restrittivo, perché se andiamo a leggere le tabelle del Piemonte, siamo assolutamente in linea e nella media con le altre Regioni del nord (Lombardia, Veneto) e al di sopra della media italiana.
Io trovo ancora incredibile che quella dei commercianti venga definita una lobby. Si tratta di centinaia di migliaia di occupati nel settore del piccolo commercio. Definire lobby le piccole botteghe è veramente offensivo, però così si è affermato e quindi questo provvedimento non è assolutamente demagogico.
Sul problema del merito, trovo invece interessante che si debba procedere secondo la vecchia normativa per le domande precedentemente presentate, perché sarebbe folle - com'è già successo nel commercio modificare successivamente e porre intere sezioni del settore commerciale in situazioni drammatiche. Ad esempio, quando hanno modificato la legge n.
426 per il commercio ambulante, numerosi contratti di commercianti che dovevano essere posti in essere non hanno potuto avere esplicazione, in quanto la nuova legge glielo impediva. Non credo che il commercio ponga dei problemi di salute pubblica o di grande gravità o di grande sostanza, per cui una domanda presentata anche otto-dieci anni fa - come talune di queste sono giacenti - credo che debba essere analizzata e soppesata con i criteri precedenti.
Durante le audizioni, da parte dei commercianti abbiamo riscontrato ed era scontato - tutta l'approvazione per la deliberazione, mentre abbiamo trovato un muro nei grandi gruppi, soprattutto nelle cooperative che assolutamente non possono collocarsi nel mercato come si collocano tutti gli altri imprenditori commerciali. Va da sé - e sono esentasse - che per loro l'Italia è già un paradiso fiscale, quindi non devono essere considerate operatori alla stregua di tutti gli altri.
Vorrei concludere dicendo semplicemente che in realtà questo mercato del piccolo commercio deve essere difeso anche se non siamo in armonia con le tendenze dell'Unione Europea, la quale vuole invece andare verso la grande distribuzione.
L'Italia è un Paese per 2/3 fatto da piccole imprese; 2/3 dell'economia italiana è piccola impresa, per cui il mercato o si capisce che cos'è sentivo prima degli interventi - oppure non lo si può intendere come una cosa del tutto demagogica: il mercato va difeso.
In questo senso, credo che il provvedimento sia prudente. E' giusta la definizione "anno zero": un momento prima di arrivare ad una situazione di dramma e di crisi di questo settore, la Giunta ha deciso, con tutto il nostro consenso, di porvi rimedio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto.
PICHETTO Non avevo intenzione di intervenire e cercherò di rubare solo pochi minuti. Motivo del mio intervento è stata la lettura dell'ordine del giorno sottoscritto da molti, compreso il mio Capogruppo, di invito all'applicazione delle nuove norme o, almeno, di controllo il più rigoroso e conforme possibile alle nuove norme anche rispetto alle domande già presentate. Mi sembra che questo, in uno Stato di diritto che dovrebbe far agire in un quadro certo, sia un invito consono ai principi.
Mi sia permesso, Presidente, fare alcune considerazioni. Io sono favorevolissimo alla deliberazione presentata dall'Assessore al commercio Viglietta per questo governo temporale del rilascio delle licenze per la grande distribuzione. Sono favorevole se è un governo temporale, se non ha come obiettivo la conservazione in assoluto e il protezionismo; altrimenti signori colleghi, si corre il rischio di cadere nella fobia del giudizio sommario, che in questo caso sarebbe una fobia lobbistica, spinti da lobby peraltro trasparenti e legittime, ma che potrebbero far perdere di vista quello che non solo è l'obiettivo ideale di ognuno di noi, ma quanto rappresenta l'interesse generale dei cittadini e dei consumatori nonch delle piccole imprese, del piccolo e medio commercio, che con l'introduzione di questa norma si intende tutelare.
Governare il processo significa determinare tempi e modalità di adattamento e di cambiamento. Non possiamo tuttavia dimenticare che la struttura delle imprese italiane nel settore distributivo, se riferita ai modelli che i più ritengono avanzati - qualcuno richiamava anche le indicazioni dell'Unione Europea - è decisamente terzomondista e ad alto prodotto inflazionistico, quindi a grave danno dal consumatore.
Va ricordato inoltre che ogni intervento di carattere protezionistico nel lungo periodo crea danno a colui che nell'immediato ne ha tratto beneficio. Senza rifarci al lontano '800, partiamo dal 1929 in avanti tutti gli interventi di carattere protezionistico si sono risolti in grave danno. Il più pesante si è avuto con le varie autarchie - in alcuni casi poste purtroppo dall'esterno ancorché da legittimi soggetti, quali la Società delle Nazioni - oppure con modelli di regime, al di là delle posizioni ideologiche, da varie parti provenienti, che hanno ritenuto con quegli interventi di favorire alcuni soggetti, alcuni settori ed alcune imprese.
Dunque, il sì convinto, mio personale, alla deliberazione in esame ha la natura di un sì al governo di una temporaneità. Non dobbiamo nell'ottica trasparsa da alcuni interventi, fermare il progresso: qualsiasi intervento che blocchi il progresso non dà alcun aiuto, reca soltanto danni. E' vero: c'è il problema dei negozi dei piccoli Comuni, ma è problema sociale, non commerciale. Non è con una norma generalizzata che permetto di riaprire il negozio in quel di Gifflenga - dove abito e dove tra l'altro, non c'è. Necessitano provvedimenti di ordine fiscale e contributivo, che mettano l'esercente di attività commerciale in posizione di privilegio o su base di partenza più avanzata per le condizioni disagiate in cui versa - e per la funzione sociale che svolge. Non è certo generalizzando l'arretratezza che si ottengono risultati.
Il problema va visto in modo disgiunto da quello che può essere il discorso della competitività generale.
Per quelle che sono le mie posizioni ideali, ritengo che in un'economia di mercato sia importante l'integrazione del pubblico, dello Stato, della Regione, dell'Ente pubblico. Può trattarsi di intervento integrativo limitativo o anche surrogatorio in alcuni settori. Non sono per accettabili situazioni di blocco; difese che dovrebbero portare ad "iniezioni" di sopravvivenza di determinate imprese, poiché si andrebbe contro ad un principio basilare dell'economia di mercato: la capacità di stare sul mercato e quindi il diritto delle imprese a fallire e il diritto dell'incapace a fermarsi. Solo in questo modo qualcun altro potrà andare avanti. Diversamente, si affermerebbe un modello di economia che personalmente non condivido, così come la stragrande maggioranza degli italiani.
Per questi motivi il voto convinto alla deliberazione, ma con questa importante precisazione personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.
FERRARIS Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo occorra approfondire ulteriormente una discussione che conserva ancora molti elementi di ambiguità e molte incertezze.
Condivido l'appello lanciato or ora dal Consigliere Pichetto; l'enfasi oratoria di chi da troppi mesi cerca di accaparrarsi i voti della nicchia del piccolo commercio porta a dire cose con scarso fondamento, superando addirittura quanto richiesto dal piccolo commercio in sede di consultazioni.
Chi avesse avuto il tempo di ascoltare le consultazioni o di leggere le memorie presentate si sarebbe accorto che sia ASCOM che Confesercenti non hanno chiesto la distruzione della grande distribuzione, ma una moratoria di due-tre anni per potersi porre nella condizione - pur con le semplificazioni inevitabili - di convivere accanto al grande commercio, in una logica che assegna al piccolo commercio anche una funzione sociale o comunque di completamento di un servizio ai consumatori.
Mi pare vada in questo senso l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Papandrea e firmato da molti colleghi, che richiede che l'attuale fase di transizione sia accompagnata da interventi in grado di sostenere l'adeguamento alle nuove condizioni.
Precisato questo, che ritengo sia il cuore della valutazione politica dell'obiettivo politico che ci dobbiamo dare - e mi pare che su questo l'intero Consiglio sia d'accordo, al di là di alcuni pasdaran che si muovono per poter andare a dire "hai visto? ho fatto la battaglia!" - credo che la buona fede, che deve comunque essere salvata, debba essere garantita nei fatti, in concreto, ad evitare che quanto detto con cuore non porti a conclusioni esattamente contrarie.
Sono assolutamente convinto che questo possa capitare in buona fede, ma non si possono escludere furbizie. Tentiamo, se siamo in grado, di evitare questi atteggiamenti e di riportare la discussione alla trasparenza indispensabile.
La decisione che stiamo per assumere ha un elemento assoluto di debolezza: l'art. 2, palesemente illegittimo. Pur senza leggere tutto quanto scritto nelle leggi, ricordo la sintesi di una memoria presentata in Commissione - alla quale l'Assessore nonostante la mia richiesta non ha risposto - e nella quale si legge: "Tale previsione" - sempre sull'art. 2 "è chiaramente in contrasto con diverse norme nazionali, innanzitutto con l'art. 24 della legge n. 426 e l'art. 43 del decreto ministeriale n. 375, i quali stabiliscono che l'ampliamento entro il raddoppio della superficie di vendita è un atto dovuto". Figuriamoci se possiamo cambiarlo con una deliberazione regionale, nemmeno una legge non avrebbe comunque la forza di farlo! Noi tentiamo di cambiarlo con una deliberazione regionale, in contrasto oltretutto con il DPR n. 407 del 1994, con il DPR n. 411 del 1994 e la circolare interpretativa del Ministero dell'Industria, ove si prevede che l'ampliamento, entro i limiti del raddoppio, è soggetto a semplice denunzia di inizio di attività da inoltrarsi al Comune in cui l'esercizio opera, anche qualora si superi il limite di superficie in cui scatta la competenza regionale.
Anche la giurisprudenza amministrativa, con orientamento univoco, ha sul punto, ripetutamente affermato la doverosità del rilascio dell'autorizzazione commerciale relativamente ad una richiesta di ampliamento sino al raddoppio della superficie di vendita originaria (sentenze del Consiglio di Stato del 1988 e del 1991).
Mi pare quindi inoppugnabile che, se approviamo la deliberazione con questo art. 2, il Commissario di governo non può che fermarla; è palesemente illegittima.
Pertanto mi chiedo se questo sia un atto di trasparenza. Non fermare la deliberazione va contro tutte le dichiarate manifestazioni di volontà fatte in quest'aula di dire "facciamo presto per impedire che...". Qui sta un punto decisivo nel giudizio sulla trasparenza o meno delle decisioni.
Personalmente non mi sono piaciute alcune dichiarazioni fatte agli organi di stampa dall'Assessore, che riconosce lui stesso la debolezza della deliberazione, soprattutto quando - l'ho letto su un settimanale di Cuneo - dice che non serve a niente perché l'unica cosa che serve sono gli strumenti urbanistici. Se si dicono queste cose si dà già per scontato che la battaglia è finita, salvo poi dire in Commissione che comunque la si difenderà fino alla fine, quindi ammettendo già che sarà respinta e che quindi bisognerà ricorrere al tribunale.
Con questi atti di ipocrisia non si fa alcun passo in avanti! Se vogliamo recuperare trasparenza, se vogliamo dare coerenza alle dichiarazioni di principio generale che tutti in quest'aula si sono lanciati a fare, bisogna probabilmente apportare alcune piccole modifiche a quello che stiamo deliberando; ad esempio, bisogna stralciare l'art. 2 quello che trascina il provvedimento nell'illegittimità.
Se vogliamo approvare così tale deliberazione dobbiamo sapere che sicuramente non potrà avere il consenso del Commissario di Governo.
Se comunque l'Assessore vuol fare la prova si potrebbe stralciare l'art. 2 e la Giunta potrebbe presentare un'altra deliberazione che riprende l'art. 2. Volete comunque insistere perché ritenete che sia un tentativo buono.
Benissimo, portatelo avanti, ma con altro provvedimento, con un provvedimento a parte. Dopodiché, se viene bocciato viene bocciato quel provvedimento, ma non viene bocciata tutta la deliberazione, tutti gli altri cinque articoli che invece proponete.
Dirò anche di più. Se alla maggioranza dà fastidio l'approvazione dell'emendamento che abbiamo presentato - molto ben motivato dal Consigliere Saitta - che, secondo me, ha argomenti solidi per stare in piedi, siamo disposti ad accettare che, con un ulteriore terzo provvedimento a parte, venga introdotto il principio che abbiamo enunciato in modo che anche in quel caso - se voi nutrite dubbi sul fatto che abbia poco fondamento e non possa essere accettato - si faccia la sperimentazione. La possiamo fare in tempi utili, ai primi giorni di settembre; presentiamo due deliberazioni distinte che quindi eliminano tutti gli elementi di incertezza al provvedimento che stiamo esaminando, lo lasciano andare avanti con gli elementi di certezza, dando qualche contributo in più alla trasparenza e alle concrete manifestazioni di volontà politica. Assumendosi ognuno le proprie responsabilità, sarà possibile consolidare ulteriori miglioramenti senza però far cadere ciò che è già da ora fortemente valido.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Viglietta per la replica.
VIGLIETTA, Assessore al commercio e artigianato Il provvedimento che oggi è all'esame del Consiglio non vuole essere e non vogliamo che venga interpretato come una scelta di campo tra grande distribuzione e distribuzione tradizionale.
Siamo certi, al contrario, che entrambe svolgano un ruolo fondamentale quindi indispensabile nei confronti del consumatore.
Da una parte specializzazione, assistenza, comodità, alcuni servizi dall'altra assortimento, prezzi bassi ed altri tipi di servizi.
E' quindi vero che entrambi questi tipi di distribuzione debbano e possano convivere.
La Regione svolge un ruolo di programmazione attraverso le indicazioni programmatiche e i parametri in esse contenute che oggi sono qui all'esame per la modifica, tutto ciò per stabilire appunto quale giusto peso possa essere attribuito alla grande distribuzione.
La grande distribuzione negli anni ha assunto una quota sempre più importante di quelli che sono i consumi, in presenza però di un aumento degli stessi, cosa che ha così permesso di non penalizzare troppo la distribuzione tradizionale. Essa ha potuto quindi usufruire di un atterraggio morbido con la fuoriuscita dal mercato di piccoli negozi non più al passo con i tempi, con i titolari che non hanno voluto o potuto fare le necessarie trasformazioni che il mercato richiedeva.
Da qualche anno a questa parte, e nell'ultimo periodo in particolare assistiamo ad una contrazione dei consumi che obbliga il settore della distribuzione ad affrontarla soprattutto con l'arma dei prezzi bassi quindi concorrenza spietata che lascia sul campo il competitore, quindi il commerciante, più debole.
La necessità quindi di modificare queste quote, a poco più di un anno dalla loro emanazione, vuol dire prendere atto che stiamo attraversando un periodo di crisi e quasi di recessione, che deve essere affrontato con provvedimenti straordinari e temporali, di due-tre anni, che permettano di mitigare l'impatto e di non traumatizzare il mercato.
Questo non vuol dire blocco dei nulla osta. Dove la grande distribuzione non è ancora massicciamente presente, i nulla osta saranno ancora concedibili. Questo non significa valutare con questi ultimi parametri tutte le domande giacenti, se complete di tutti gli atti, perch riteniamo si potrebbe trattare di provvedimenti illegittimi, come il blocco dei nulla osta. In effetti, così sono stati considerati dal TAR della Lombardia e del Veneto provvedimenti analoghi.
Vorrei anche precisare che le domande giacenti, presso l'Assessorato sono per una superficie di 61.000 metri quadri per l'intero Piemonte, e non per 150.000 metri quadri, di cui 24.000 metri quadri nella provincia di Torino. Le nuove domande pervenute dopo la presentazione della proposta di modifica della Giunta regionale al Consiglio, sono una per 102 metri quadri in ampliamento ed un'altra per modifiche nella composizione merceologica senza modifica alcuna della superficie totale.
Ritengo che la Regione abbia fatto nel frattempo la propria parte e penso continuerà maggiormente a fare la propria parte per l'accesso al credito agevolato al commercio e per permettere quindi quegli investimenti e ristrutturazioni, anche attraverso il recupero e la promozione dei centri storici naturali, che sono già previsti nella legge n. 57. Quindi non c'è bisogno di fare una legge nuova, basta finanziare la legge stessa nel canale specifico. Si tratta di strumenti che rappresentano l'unica strada che permette al commercio tradizionale di uscire da quel vicolo cieco e da quel clima di sfiducia, depressione e rassegnazione che può solo portare ad ulteriori chiusure di attività.
La Regione farà la propria parte nella verifica della quantità di aree destinate dai Comuni al commercio al dettaglio, contenute nei nuovi Piani Regolatori e nelle loro varianti. Questo è un impegno che prendiamo.
Per quanto riguarda la nostra proposta di sottoporre al nulla osta l'ampliamento oltre il 10%, si tratta di una proposta che noi facciamo perché esistono delle realtà già consolidate, come ad esempio un analogo provvedimento preso dalla Regione Veneto. Ci sono stati ricorsi e il TAR del Veneto ha accettato l'ulteriore vincolo del 10%. Quindi noi, sulla base di questo dato certo, vorremmo andare avanti. Questo non esclude che in un secondo tempo potremo prendere eventualmente in esame, dietro un approfondito studio, la proposta del Gruppo Popolari per vedere se dal punto di vista della legalità queste cose saranno possibili. Quindi non vogliamo chiudere la porta ad un eventuale provvedimento del genere, che è da considerare con tranquillità, non tranquillità per prendere tempo, ma tranquillità per vedere veramente se dal punto di vista legale queste iniziative sono attuabili. Ci prendiamo un attimo per verificare questa possibilità.
Ritengo che, sulla base di queste premesse, il Consiglio regionale potrà esprimersi favorevolmente sulla proposta della Giunta, perché questo non vuol dire difesa di interessi di categoria, ma difesa degli interessi più generali di tutti i piemontesi.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dei vari emendamenti.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Ferraris, Saitta e Rubatto: l'art. 2 della proposta di deliberazione n. 263 è abrogato.
La parola all'Assessore Viglietta.
VIGLIETTA, Assessore al commercio e artigianato In questo momento non ci sentiamo di accoglierlo. Come richiesto dal Consigliere Ferraris, si accettava un'eventuale valutazione dal punto di vista legale per verificarne la possibilità. Ci riserviamo di valutare la legalità di questo provvedimento e di verificare, anche dal punto di vista politico, se è possibile fare un ulteriore provvedimento.
FERRARIS Non ci sono due risposte. L'Assessore dovrebbe capire bene. Non ci sono due tempi nella vicenda. Se approvo una deliberazione con un articolo e su questo mai viene data una risposta in termini di merito legale da parte della Giunta - l'ho chiesta in Commissione, l'ho chiesta qui, ma non c'è mai una risposta - si vìola una legge nazionale; e non la si vìola neanche con una legge regionale, ma addirittura con una deliberazione, proponendo di andare avanti e di valutare dopo! Certo che la valuteremo dopo, quando il Commissario del Governo l'avrà bocciata! Così avremo perso altri due mesi! Quindi smettiamo di dire che siamo a favore del piccolo commercio.
Vogliamo continuare a guadagnare del tempo per consentire l'insediamento della grande distribuzione.
VIGLIETTA, Assessore al commercio e artigianato Penso di aver capito benissimo quello che ha chiesto il Consigliere Ferraris. Ribadisco la nostra proposta e riteniamo che possa passare al vaglio del Commissario del Governo in quanto esiste un precedente da parte del TAR del Veneto. Esiste anche un precedente che andava in quella direzione. Quindi esistono precedenti fin sopra i capelli.
Per quanto riguarda la proposta di emendamento presentata dai Consiglieri Ferraris ed altri, riteniamo che possa avere qualche elemento di legittimità. Quindi oggi mandiamo avanti il provvedimento così com'è...



(Interruzioni)



PRESIDENTE

VIGLIETTA, Assessore al commercio e artigianato



PRESIDENTE

Quella di dire che tutte le pratiche potranno essere valutate con il parametro attuale e non con i parametri...



PRESIDENTE

Ci riferiamo solamente all'art. 2. L'emendamento ne propone l'abrogazione.
L'Assessore ha dato la sua risposta.
La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.
PAPANDREA Siamo favorevoli all'emendamento in quanto uno degli elementi che ci aveva portati a decidere di astenerci era l'aspetto demagogico, dovuto alla debolezza dal punto di vista legale della legge stessa, la possibilità appunto di diventare operativa.
L'emendamento permette di superare questo elemento e tra l'altro ci farebbe modificare il voto. Se si elimina questo aspetto demagogico è chiaro che, nonostante rimanga limitata, noi voteremo a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris per dichiarazione di voto.
FERRARIS Ribadiamo ancora come la proposta che abbiamo fatto sia molto ragionevole, ed è quella di dire: "Lasciamo stare una cosa che è palesemente illegittima". C'è sempre tempo per verificare questo Assessore, tant'è vero che io le dico di approvare la deliberazione, ma che sia una deliberazione blindata, nel senso che non ci siano elementi di equivoco, che possa andare avanti senza problemi: e ciò può avvenire senza l'art. 2.
Ai primi di settembre, nel corso della prima riunione di Consiglio presentate una deliberazione in cui introducete questo articolo. Dopodich la prova la fate a parte. Se è vero quello che lei dice andrà davanti al TAR, al Consiglio di Stato, alla Corte Europea, ecc., ma quello non trascinerà nella sua rovina il resto della deliberazione; altrimenti fate una cosa incredibile. Per difendere una proposta introducete una zeppa che fa cadere la deliberazione nel momento in cui, tra l'altro, c'è la possibilità di evitarlo. Ciò non fa diventare trasparente la vostra decisione. Vi assumete la responsabilità di aver fatto una politica dei muscoli falsa, che ha preso in giro i piccoli commercianti, ai quali per quattro mesi avete spiegato, propagandisticamente e per ragioni elettorali che volevate fare una cosa mentre in realtà ne volevate fare un'altra.
Per queste ragioni ovviamente votiamo a favore dell'emendamento che abbiamo presentato. Inoltre chiediamo che la votazione avvenga per appello nominale.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI' 10 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 39 Consiglieri L'emendamento è respinto.
2) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: all'art. 5, dopo le parole "del 31/12/2000", sostituire le parole "la Giunta regionale" con le parole "il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 45 voti favorevoli e 5 astensioni.
3) Emendamento presentato dal Consigliere Ferraris, Saitta, Peano Cavaliere, Rubatto e Papandrea: all'art. 6, i commi secondo, terzo e quarto sono sostituiti dai seguenti: "2. Le domande di nulla osta regionale in istruttoria saranno valutate con i criteri di cui alla DCR n. 965-1344 del 24/1/1995 così come modificati ed integrati dalle presenti norme.
3. Sono abrogate la DCR n. 581-2519 del 27/3/1980 e la DCR n. 1293-4556 del 21/3/1990, le disposizioni contenute nella DCR n. 965-1344 del 24/1/1995 modificate ed integrate da successivi atti, nonché ogni altra disposizione regionale in contrasto con il presente atto".
La parola al Consigliere Ferraris per l'illustrazione.
FERRARIS Proponiamo di introdurre, nella sostanza, un elemento mutuato dalla legislazione urbanistica, che è il principio di salvaguardia; cioè fino a quando non c'è l'atto finale, che è l'approvazione da parte della Giunta della deliberazione con cui viene riconosciuto e viene concesso il nulla osta, c'è la possibilità di respingere, sulla base delle nuove norme, le richieste.
Mi sembra che questo abbia qualche fondamento in più di quanto inopinatamente è stato votato, tra l'altro tragicamente, con 39 astensioni! Mi sembra una cosa incredibile. E' veramente la fiera dell'ipocrisia.
Respingere un emendamento con 39 astensioni è veramente incredibile, perch non salva la faccia, ma purtroppo è passato. Credo che questo emendamento porti qualche fondamento in più.
Chiediamo, come Gruppo, che la Giunta adotti per questo provvedimento ai primi di settembre, una deliberazione che lo introduca. Quindi siamo anche disposti a ritirare l'emendamento se la Giunta si impegna a presentarlo a parte, come un nuovo provvedimento, per non introdurre eventuali nuove incertezze in questa deliberazione, che peraltro mi sembra già per buona parte ormai irrimediabilmente compromessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Mi spiace dover intervenire, non intendevo farlo, però sinceramente quando sento parlare di ipocrisia accetto molto mal volentieri queste accuse, perché credevo di aver spiegato prima, in sede di dichiarazione di voto, al collega Ferraris, il motivo per cui pur non essendo noi contrari all'emendamento che lui presentava, che è poi l'emendamento presentato e portato a tutti noi dall'ASCOM...



(Interruzioni del Consigliere Ferraris)



PRESIDENTE

GHIGLIA



PRESIDENTE

Come non è quello? Comunque sia, abbiamo spiegato le nostre motivazioni molto bene, come tu hai sostenuto le tue, credo con ugual competenza di causa e conoscenza del problema. Che poi si accusi di ipocrisia solo perché, pur condividendo un principio, si ritiene che non sia comunque approvabile da un punto di vista giuridico, che è un punto di vista diverso dal tuo, credo che sia una motivazione un po' eccessiva.



PRESIDENTE

L'Assessore non accoglie l'emendamento; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli e 39 astensioni.
Pongo infine in votazione l'intera deliberazione, il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 41 voti favorevoli e 9 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 270, connesso a tale deliberazione, a firma dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea, Simonetti Foco, Vaglio, Viglietta, Deorsola, Montabone, Cavaliere, Dutto, Gallarini Marengo, Ghiglia, Rubatto, Spagnuolo e Ferraris, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che la pesante crisi economica che si è abbattuta in questi anni sul Paese in particolare sulla Regione Piemonte, e che pare continui a perdurare, è stata causa di una forte riduzione di posti di lavoro la conseguenza della riduzione occupazionale legata al mancato recupero dei salari nei confronti dell'inflazione ha causato una forte riduzione dei consumi e del potere d'acquisto dei salari tali fenomeni di pesante recessione economica si sono accompagnati ad un'impennata della speculazione immobiliare favorita dalla liberalizzazione dei canoni con il conseguente incremento dei costi contrattuali di locazione tenuto conto che oltre ai fenomeni descritti si è assistito ad una politica da parte degli Enti locali, in particolare i Comuni, che ha consentito la massima liberalizzazione, talvolta accompagnata da vasti episodi di corruzione delle normative urbanistiche relative all'uso delle aree adibite agli insediamenti commerciali tale politica dissennata sul piano urbanistico è stata anche favorita dalla totale mancanza di programmazione e pianificazione commerciale nelle città il combinarsi rapido di questi fattori ha portato ad un disorganico e spropositato atterraggio della grande distribuzione su gran parte del territorio con il conseguente pesante ridimensionamento della piccola distribuzione e del commercio al dettaglio con la perdita di ulteriori posti di lavoro e di attività economiche impegna la Giunta regionale ad attivare l'Osservatorio regionale sul commercio con il compito di monitorare costantemente l'andamento di una serie di fattori economici legati al commercio nella più vasta accezione del termine ed in particolare sull'andamento e l'incidenza dei costi di locazione per il piccolo commercio, sull'andamento e l'incidenza delle tariffe, sulle trasformazioni in atto nel piccolo commercio (dettaglio di qualità, andamento delle tabelle alimentari, alimentazione biologica, alta specializzazione, ecc.) nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni a richiedere al Governo interventi di sostegno ai piccoli esercizi commerciali utilizzando le leve fiscali, il controllo sull'andamento dei costi di locazione e la riduzione degli oneri burocratici".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Pongo ancora in votazione l'ordine del giorno n. 279, anch'esso connesso alla deliberazione, presentato dai Consiglieri Marengo, Dutto Vaglio, Casari, Papandrea, Angeli, Spagnuolo, Ghiglia, Ferraris, Ferrero Gallarini, Rubatto, Montabone e Cavaliere, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che la proliferazione di decine di centri di distribuzione commerciale in tutta la regione ed in particolare nelle aree di grande urbanizzazione, senza alcuna correlazione con il sistema della viabilità considerata inoltre la situazione di grave crisi in cui versa il settore della piccola e media distribuzione già vessata da eccessivi gravami fiscali e da inestricabili difficoltà burocratiche preso atto che tale situazione è ulteriormente aggravata da un rilevante decremento dei consumi causato anche dalla persistente crisi economica ed occupazionale invita la Giunta regionale a valutare con particolare attenzione, anche alla luce della nuova normativa, le richieste già pervenute relative alla concessione di nulla osta per nuovi insediamenti commerciali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Varie

Richiesta di un incontro tra i Consiglieri regionali e gli atleti piemontesi che hanno partecipato alle Olimpiadi di Atlanta presso la sede del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.
MONTABONE Propongo al Presidente del Consiglio, a nome anche di altri colleghi in particolare della Consigliera Bortolin, un'occasione forse unica per il Piemonte, quella di offrire in qualche modo alla delegazione piemontese che ha partecipato alle Olimpiadi di Atlanta quel riconoscimento che non solo è dovuto per i risultati che proprio i nostri atleti sono riusciti ad ottenere, ma anche per la partecipazione così numerosa che il Piemonte ha visto nella squadra italiana che ha partecipato alle Olimpiadi stesse.
Proporrei, dunque, al Presidente del Consiglio una riunione di tutti gli atleti della delegazione, sia coloro che hanno riportato risultati importanti sia quelli che magari, per sfortuna o per minore capacità di altri, hanno solo partecipato; riunione da tenersi in Consiglio, presenti anche i Consiglieri che lo vorranno, per dar loro un riconoscimento che poi è un riconoscimento al Piemonte che così bene si è comportato alle Olimpiadi. Credo che se il Presidente vorrà accettare questa proposta, sarà un momento importante anche per il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Montabone e la Consigliera Bortolin per il suggerimento che hanno dato a questo Consiglio. Cercheremo, unitamente alla Giunta e all'Assessore allo sport, di individuare la data più opportuna e di ricevere a Palazzo Lascaris i componenti della delegazione piemontese che hanno partecipato alle Olimpiadi di Atlanta, naturalmente i vincitori coloro che hanno conseguito, mi pare, medaglie d'oro, medaglie d'argento e medaglie di bronzo, che pertanto hanno portato un contributo notevole all'affermazione dei colori italiani in questa Olimpiade.
Ha chiesto la parola la Consigliera Bortolin; ne ha facoltà.
BORTOLIN Prendo la parola per ringraziare lei, Presidente, della sensibilità che ha voluto dimostrare nell'accogliere questa proposta e per sottolineare non soltanto l'aspetto di volontarietà nell'essere presenti come Consiglieri regionali, quando vorrà e vorremo ricevere la delegazione, ma anche per chiedere che questo incontro avvenga durante una riunione di Consiglio in modo che davvero tutti i Consiglieri sentano l'obbligo di essere presenti.



PRESIDENTE

Certamente, grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO


Argomento: Varie

Esame proposta di deliberazione n. 308: "Costituzione dell'Osservatorio sul fenomeno dell'usura" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 308, di cui al punto 14) all'o.d.g., al cui testo sono stati presentati alcuni emendamenti.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Deorsola, Picchioni e Foco: il punto 2 della deliberazione è sostituito dal testo seguente: "2. di definire che di tale organismo, coordinato dal Presidente del Consiglio regionale o da un Vicepresidente da lui delegato, fanno parte attraverso propri rappresentanti, i seguenti soggetti: a) la Fondazione S. Matteo b) la Consulta europea nonché esperti in materia individuati dall'Ufficio di Presidenza.
In relazione alle materie trattate, verranno invitati a seconda delle diverse iniziative i seguenti soggetti: l'Unione Regionale delle Camere di Commercio (quale rappresentante delle Organizzazioni di categoria) il Prefetto di Torino, cui spetta il coordinamento delle iniziative in materia a livello regionale i rappresentanti delle Forze dell'Ordine a livello regionale (Polizia Carabinieri, Guardia di Finanza) i rappresentanti delle Procure della Repubblica in ambito regionale le Banche che operano sul territorio piemontese Enti locali e loro Associazioni (ANCI, URPP) le Associazioni dei Professionisti le Associazioni dei Consumatori l'Agenzia europea per la tutela dei consumatori nonché altri soggetti rappresentativi di interessi collettivi a livello regionale".
La parola al Consigliere Deorsola.
DEORSOLA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a seguito di alcune riserve espresse nella giornata di ieri, l'emendamento che aveva avuto alcuni rilievi viene ritirato e sostituito da un nuovo emendamento che tiene conto delle osservazioni avanzate. In particolare, quando si prevedeva nell'emendamento che viene ritirato, la possibilità di invitare di volta in volta altri soggetti, oggi con il nuovo emendamento questa possibilità viene invece individuata in un obbligo, con le parole "verranno invitati in relazione alle materie trattate, a seconda delle diverse iniziative i seguenti soggetti" e poi resta sempre la norma-tappo "nonché altri soggetti rappresentativi di interessi collettivi a livello generale". Si ritiene così di venire incontro all'esigenza rappresentata da alcuni Consiglieri e Gruppi.
Il secondo emendamento resta invariato perché non erano state espresse particolari osservazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio il collega Deorsola per aver proposto un nuovo emendamento sul quale desidero formulare ancora un'osservazione.
L'emendamento chiarisce che dell'Osservatorio fanno parte i seguenti soggetti con propri rappresentanti: Fondazione S. Matteo e Consulta europea. L'emendamento dice poi che "in relazione alle materie trattate saranno invitati altri soggetti", e li enumera. Inoltre al fondo dice: "potranno essere invitati anche altri soggetti rappresentativi di interessi collettivi".
Dato che nella prima parte dell'emendamento si dice che fanno parte i seguenti soggetti: a) la Fondazione S. Matteo; b) la Consulta europea nonché esperti in materia individuati dall'Ufficio di Presidenza, è qui che chiederei una modifica, nel senso di togliere la frase "nonché esperti in materia individuati dall'Ufficio di Presidenza", e di aggiungere al fondo dopo "nonché altri soggetti rappresentativi di interessi collettivi a livello regionale", "individuati dall'Ufficio di Presidenza". L'Ufficio di Presidenza può cioè individuare altri soggetti rappresentativi di interessi collettivi o esperti, ma si deve a mio avviso inserire questa fattispecie tra gli invitati che, in relazione alle varie materie, tratteranno l'argomento. Mi sembra un po' improprio, a questo punto, inserire esperti che sceglie l'Ufficio di Presidenza nella prima parte dei componenti dell'Osservatorio perché questa prima parte è ben delimitata: Fondazione S.
Matteo e Consulta europea. Bene, questi due soggetti ne fanno parte; poi ne fanno parte tutti gli invitati e tra questi invitati ne faranno anche parte gli esperti o i rappresentanti di interessi collettivi che l'Ufficio di Presidenza sceglierà.
Questo mi sembra più equilibrato, senza nulla togliere al ruolo che l'Ufficio di Presidenza avrà di invitare, di volta in volta, esperti o rappresentanti di interessi collettivi, altrimenti trovo che ci sia un po' di squilibrio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.
DEORSOLA Se il collega Chiezzi richiede che siano aggiunte, dopo le parole "a livello regionale", le parole "individuati dall'Ufficio di Presidenza" non c'è dubbio alcuno, io già intendevo così.
Lascerei però la possibilità di individuare alcuni esperti nel nucleo base dell'Osservatorio perché c'è l'esigenza, rappresentata da alcuni colleghi proprio nella giornata di ieri, di avere una presenza istituzionalizzata, formalizzata, in via continuativa.
Pertanto, se la richiesta è di aggiungere anche dopo le parole "a livello regionale" le parole "individuati dall'Ufficio di Presidenza" non ci sono problemi perché era questa la volontà, cioè solo un'esplicazione ulteriore, però non toccherei altra parte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI No, Presidente, non ci siamo: se questo è un organismo che può essere comprensivo di tutto il Consiglio regionale, e allora si addiviene ad un accordo e si individuano le persone o le funzioni o le competenze di questo organismo, e le individua il Consiglio regionale, l'Ufficio di Presidenza che è rappresentativo solo di una parte del Consiglio, su una materia così preoccupante ed importante come l'usura non può richiedere a tutta l'assemblea carta libera per invitare questo o quel rappresentante, questo o quell'esperto, anche perché sappiamo che dalla scelta degli esperti si determinano certe situazioni e certe condizioni.
Dato che questa è una deliberazione votata da tutto il Consiglio chiedo l'accortezza di prevedere in capo all'Ufficio di Presidenza la competenza di scegliere, tra i membri indicati nella seconda fascia dei componenti dell'Osservatorio, esperti o soggetti rappresentativi di interessi. In tal modo, si dà un ampio margine di scelta all'Ufficio di Presidenza, il quale non renderà conto al Consiglio di cosa farà.
Mi sembra un'esagerazione insistere nel dire che l'Ufficio di Presidenza sceglierà dei membri stabili a proprio giudizio tra quelli indicati nella prima fascia e quelli che sono stati determinati - come la Fondazione S. Matteo e la Consulta europea - senza che il Consiglio regionale sappia alcunché.
Poiché la materia è delicatissima, suggerirei: fanno parte dell'Osservatorio soggetti che il Consiglio conosce, e sappiamo bene chi sono la Fondazione S. Matteo e la Consulta europea. Gli esperti non sappiamo chi sono: li sceglierà l'Ufficio di Presidenza. Abbiate pazienza però: o dite adesso chi sono questi esperti, oppure noi chiediamo che questa scelta avvenga nell'ambito della seconda fascia. Pur lasciandovi liberi di scegliere chi credete, siano almeno collocati nella fascia degli invitati dall'Ufficio di Presidenza.
Perché volete insistere a chiedere un assenso a tutto il Consiglio su scelte che poi vengono fatte in modo stabile nell'ambito della prima fascia semplicemente dall'Ufficio di Presidenza? Oppure c'è un subordine? Dite in questa sede chi sono questi esperti; potremo valutare con cognizione di causa le proposte dell'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

"Nonché esperti in materia individuati dall'Ufficio di Presidenza sentita la Conferenza dei Capigruppo": va bene? CHIEZZI Questa può essere una mediazione. Viene aggiunto questo?



PRESIDENTE

Sì. Poi naturalmente l'Ufficio di Presidenza recepirà quanto suggerito dalla Conferenza dei Capigruppo, non è che cammin facendo cambiamo il basto e l'asino.
CHIEZZI Noi potremmo chiedere: "d'intesa".



PRESIDENTE

Ma sì, "d'intesa", "sentita": o c'è un rapporto fiduciario, oppure...
CHIEZZI Il rapporto fiduciario c'è, però è meglio scrivere "d'intesa": la fiducia così è più stretta. E anche perché non vorrei che ci dividessimo su fatti sui quali divisi non siamo.
Data la delicatezza della scelta, direi: "d'intesa con i Capigruppo".
Nessuno farà la guerra su questo. Il significato di questa formulazione è che nell'individuazione degli esperti ci sarà una rappresentazione paritaria di esigenze.



PRESIDENTE

L'emendamento sarebbe: "sentita la Conferenza dei Capigruppo".
Per me non ci sono difficoltà: "di concerto", "d'intesa"... C'è un mandato fiduciario morale: se la Conferenza dei Capigruppo indicherà alcuni individui, ecc., l'Ufficio di Presidenza certo non stravolgerà, non altererà né manipolerà, per cui tanto vale... Non ci sono problemi su questo; guardate che sia dall'una che dall'altra parte... Questa è una proposta fatta da me al proponente; se il proponente non è d'accordo... Il proponente insiste per "sentita".
Ricapitoliamo. C'era una proposta avanzata da me, che poteva essere "d'intesa" o "sentita"; il proponente della deliberazione dice che accoglie la formulazione "sentita". Mettiamo ai voti questa formulazione.
CHIEZZI No, mettiamo ai voti "d'intesa".



PRESIDENTE

No, prima è stata proposta "sentita" e poi "d'intesa".
CHIEZZI Allora io presento il subemendamento.



PRESIDENTE

Presenti il subemendamento.
CAVALIERE In realtà c'erano due ipotesi: una era "d'intesa", l'altra che invece fossero scelti dal Consiglio.



PRESIDENTE

Dal Consiglio? Cosa facciamo, la Pallacorda? Allora accettiamo "d'intesa" come subemendamento. Mettiamo ai voti la proposta Chiezzi: "nonché esperti in materia individuati dall'Ufficio di Presidenza, d'intesa con la Conferenza dei Capigruppo".
CHIEZZI A parte il fatto che non dispongo del testo scritto - ma questo è ininfluente, non lo chiedo - chiedo però di poter ragionare. In alternativa alla proposta del collega Deorsola, io ho fatto due proposte: una più lontana da quella sulla quale stiamo per cimentarci e l'altra più vicina.
La più lontana, a questo punto, dovrebbe essere votata per prima, ed è quella di lasciare l'Ufficio di Presidenza libero di scegliere chi crede.
Stiamo attenti: si dice semplicemente che questa scelta avviene all'interno degli invitati compresi nella seconda lista. Non è che vogliamo questionare in quanto non ci fidiamo di cosa farà l'Ufficio di Presidenza, ma se l'Ufficio di Presidenza ha in animo - e non lo contestiamo - di voler scegliere lui, senza rendere conto a nessuno, non siamo nemmeno contrari a questo, purché lo faccia inserendo negli inviti del secondo elenco questi esperti. Vedete che non c'è contrapposizione e sfiducia. Viceversa, se l'Ufficio di Presidenza vuole inserirli stabilmente nella prima fascia abbia la cortesia di farlo d'intesa con i Capigruppo. Allora prima decidiamo se non sia opportuno...



PRESIDENTE

La prima formulazione è questa: "in relazione alle materie trattate verranno invitati, a seconda delle diverse iniziative, i seguenti soggetti esperti in materia individuati dall'Ufficio di Presidenza".
CHIEZZI Se volete scegliere senza rendere conto a nessuno, facciamo così.



PRESIDENTE

Allora mettiamolo ai voti perché questo è l'emendamento più lontano.
Pongo pertanto in votazione il subemendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: 2) sopprimere le parole "nonché esperti in materia individuati dall'Ufficio di Presidenza" ed aggiungere al fondo dell'emendamento le parole "ed esperti in materia individuati dall'Ufficio di Presidenza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 27 contrari e 7 astensioni.
Passiamo ora alla votazione dell'altro subemendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: 3) dopo le parole "nonché esperti in materia individuati dall'Ufficio di Presidenza" aggiungere le parole "d'intesa con la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari".
Come richiesto dal proponente, si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 46 hanno risposto SI' 6 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il subemendamento è respinto.
Prima di passare alla votazione dell'emendamento presentato dall'Ufficio di Presidenza, ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo ne ha facoltà.



PRESIDENTE

SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Non si capisce tanto bene: questo che rimane è un emendamento?



PRESIDENTE

Sì, è un emendamento.
SPAGNUOLO E questo emendamento da chi è presentato?



PRESIDENTE

Da me, Ufficio di Presidenza.
SPAGNUOLO Mi spiace contraddire l'Ufficio di Presidenza, e forse bisognava intervenire anche prima, però mi sembra che con questo emendamento venga dato un ruolo un po' improprio alla Conferenza dei Capigruppo. Io preferivo la formulazione originale, perché in questo modo si carica la Conferenza dei Capigruppo di competenze rispetto ad un problema che ha tutta una serie di risvolti che non attengono alla natura della Conferenza stessa.
In questo senso penso che ci asterremo. Su questo inviterei ad una riflessione di merito.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento n. 1) con la seguente modifica: dopo le parole "nonché esperti in materia individuati dall'Ufficio di Presidenza", aggiungere le parole "sentita la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari".
Come richiesto dal Consigliere Chiezzi, si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 51 votanti 50 hanno risposto SI' 33 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'emendamento è approvato.
4) Emendamento presentato dal Consigliere Deorsola: al punto terzo, sostituire le parole "verso le autorità di governo perch procedano speditamente" con le parole "per sollecitare le autorità di governo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 4 astensioni.
Pongo infine in votazione tale deliberazione, il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Varie

Esame ordine del giorno n. 276 relativo alla situazione carceraria in Turchia


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 276, firmato dai Consiglieri Dutto, Spagnuolo, Marengo, Deorsola, Foco, Vaglio, Cavaliere, Montabone Ferrero, Ghiglia, Vindigni, Peano, Rubatto e Chiezzi, iscritto all'o.d.g.
nel corso della seduta di ieri.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che la Turchia ci ha fatto assistere, da una parte ad una drammatica protesta pacifica e disperata di un altissimo numero di detenuti politici che chiedevano un trattamento umano nelle carceri turche e, dall'altra, alla presa di posizione di un Governo che minacciava di sedare questa protesta nel sangue sono circa 300 i detenuti in sciopero della fame su un totale di quasi 4.000 che hanno protestato in 43 diversi penitenziari del Paese per la chiusura dell'Istituto di massima sicurezza di Eskisehir, dove vige un regime di assoluto isolamento, e contro le torture, i pestaggi, i continui spostamenti in zone remote del Paese difficili da raggiungere per parenti ed avvocati denunciando la continua lesione dei diritti della difesa, le assurde condizioni igieniche e l'inesistente assistenza medica il bilancio di questa protesta è drammatico: 69 giorni di sciopero della fame, 12 morti, 20 ricoverati in ospedale in gravi condizioni; questi ultimi rischiano di morire nelle prossime ore, per riuscire a strappare ad una Nazione, forse tra le più insensibili e fra le meno rispettose dei diritti umani, migliori condizioni di vita nelle carceri e rispetto dei diritti umani e civili numerosi e vani gli appelli e le pressioni internazionali di Francia Olanda, Irlanda (sede in questo semestre della Presidenza dell'Unione Europea che chiederà che l'argomento venga trattato con i diplomatici dell'Unione Europea), Germania e del nostro Governo che hanno invitato quello turco a realizzare miglioramenti nelle condizioni di detenzione nelle carceri del Paese uno spiraglio sembra aprirsi con la firma dell'accordo, che ha accolto parzialmente le richieste dei carcerati; ma le morti dei detenuti continueranno perché l'accordo venga rispettato e si addivenga ad un miglioramento delle condizioni di vita ed al rispetto dei diritti umani devono continuare le pressioni internazionali e le prese di posizione per tale ragione impegna il Presidente e la Giunta regionale ad attivarsi presso il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministero degli Esteri con un forte appello al Governo turco per il ripristino delle condizioni umane nelle prigioni e l'abolizione e condanna di ogni forma di tortura".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Trasporti su ferro

Esame ordine del giorno n. 245 relativo al progetto di sistemazione della Ferrovia SATTI nella tratta Torino-Ceres (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 245, presentato dai Consiglieri Cavaliere e Montabone, di cui al punto 29) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Cavaliere per l'illustrazione.
CAVALIERE Il problema è molto semplice. C'era un accordo, sottoscritto dalla precedente Giunta regionale, che impegnava la SATTI ad una soluzione tecnologica per quanto riguarda l'annosissimo problema dell'attraversamento di Caselle e del collegamento aeroportuale. Quindi non si tratta di un aspetto semplicemente localistico, ma di un importante collegamento nato in funzione dei Mondiali '90; è una delle poche cose che non si sono fatte per i Mondiali del 1990. Sappiamo come questo collegamento sia importante, come ci hanno detto anche i rappresentanti della SAGAT.
Rispetto ad un impegno sottoscritto da questa Giunta regionale con la SATTI circa una soluzione progettuale, la SATTI ha cambiato idea e ha presentato al Comune un'altra soluzione progettuale, mettendo il Comune nell'imbarazzo di dover dire: "o questo o nulla".
Credo che questo non sia giusto; se c'era un impegno, da parte della SATTI, suggellato dalla Giunta regionale, doveva essere rispettato, oppure va dimostrato il perché non può essere mantenuto.
L'ordine del giorno cerca di rafforzare anche la posizione del Comune e chiede che venga mantenuto quell'impegno assunto dalla SATTI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Intervengo solo per una questione preliminare. Gradirei sapere l'opinione dell'Assessore su questa vicenda perché non è una vicenda che nasce con questo ordine del giorno, è una materia già dipanata in molti nostri interventi, sui quali l'Assessore intervenne in passato. Prima di svolgere il mio intervento volevo chiedere se l'Assessore può esprimere la propria opinione sul contenuto di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.
VINDIGNI Negli ultimi giorni noi abbiamo presentato un paio di interrogazioni relative alla Torino-Ceres perché ci pareva fosse arrivato il momento di fare chiarezza, in quanto ci risulta che la società che sta realizzando l'opera ha presentato, sia al Comune che alla Regione, la soluzione di attraversamento dell'abitato di Caselle.
Da una relazione che ci è stata consegnata risulta che la SATTI ha predisposto i progetti di massima per l'elettrificazione della Canavesana esistono risorse importanti residue della legge n. 910, c'è un decreto legge giacente in Parlamento che rifinanzia la legge n. 910 per circa 1.000 miliardi, per cui ci sono tutte le condizioni affinché la Regione (anche se non ha specifiche competenze perché la legge n. 910 attribuisce queste risorse direttamente al Ministero dei Trasporti, quindi la Regione non è responsabile di spesa), in merito a queste due infrastrutture fondamentali per la mobilità nell'area metropolitana torinese, esprima il proprio parere.
Mi parrebbe opportuno, raccogliendo anche la richiesta del Consigliere Chiezzi e richiamando il fatto che quanto ha detto prima è contenuto in interrogazioni che abbiamo precedentemente presentato, che l'Assessore o il Presidente della Giunta, in quanto ad un certo momento abbiamo avuto la sensazione che la questione venisse seguita dai due separatamente, ci dicano come stanno le cose.



PRESIDENTE

Assessore, possiamo dare una risposta? Prego.
MASARACCHIO, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni Sulla Torino-Ceres posso ribadire quello che è stato detto a suo tempo quando ho ricevuto le interrogazioni e le interpellanze e cioè che l'importo dell'investimento era intorno agli 80 miliardi e che in quel momento non c'era la possibilità di poter avere queste risorse nemmeno da parte del Governo centrale e quindi si sarebbe dovuto adottare un altro provvedimento, certamente non da parte della Regione Piemonte, ma da chi avrebbe avuto titolo e comunque ha titolo di intervenire.
Ci siamo impegnati per i dovuti rapporti con gli interessati e con il Comune di Caselle, presente il Sindaco di Caselle. Abbiamo messo a disposizione del Comune di Caselle il nostro personale ove ne avesse avuto bisogno per i rapporti progettuali con la SATTI. Nel frattempo, si è appreso, perché ci è stato comunicato per via breve e non ufficialmente ma questo comunque non toglie niente al valore della comunicazione - che si è tenuto un rapporto presso il palazzo di Piazza Castello con il rappresentante della SATTI, con il Comune di Caselle e con chi - ci è stato assicurato - sarebbe stato chiamato direttamente ad una progettualità.
La progettualità, come ho detto l'altra volta, sarebbe stata - vedremo fino a che punto le cose si saranno verificate in tali termini - non più nell'interramento del tratto che disimpegna Caselle, ma in una situazione diversa di sopraelevamento sotto cui, con tutto ciò che l'architettura di questa opera avrebbe consentito o dovrà consentire, si sarebbero realizzati degli spazi espositivi che avrebbero consentito un autofinanziamento dell'opera nell'utilità del Comune di Caselle, che sotto questo aspetto pare sia consenziente.
Ho saputo per tutto ciò che la politica ci porta direttamente e indirettamente (la politica non è soltanto fatta di interventi in Consiglio regionale) che in effetti si critica o si è criticato il fatto che chi ha avuto il mandato per realizzare questa progettualità, che poi comunque sarà portata all'attenzione degli organi competenti, è andato di Comune in Comune, di realtà in realtà, a verificare se c'è un consenso in tal senso.
Tutto quello che è stato detto dal Consigliere Vindigni per quanto riguarda nuovi investimenti da parte dello Stato per tutto il complesso delle opere che insistono sulla tratta completa, è un problema che vedremo come affrontare nel caso in cui sarà possibile anche alla Regione farlo.
Per quanto riguarda invece, nel contesto generale delle cose, l'impegno della Regione sul Piano dei trasporti, la Giunta ha già licenziato il progetto del Piano dei trasporti, è stato presentato al Comitato competente, è stata calendarizzata tutta l'attività di incontri con le realtà del territorio e nello sviluppo delle cose vedremo quale potrà essere la politica dei trasporti anche per quanto concerne il territorio su cui insiste la Torino-Ceres.
Il Presidente della Giunta potrà aggiungere qualcosa di più, perché nel frattempo si è svolto un incontro per verificare la continuità di tutto ci che è nella progettazione; non ci sottraiamo alle responsabilità, ma è certo che più di tanto io in questo momento non sono in condizione di rispondere.



(Commenti del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Le spiegazioni sono state date.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Sempre per una questione preliminare volevo chiedere all'Assessore se il parere della Giunta su questo ordine del giorno è positivo o meno, perché il tipo di dibattito dipende dalla collocazione della maggioranza e della Giunta. Se sono favorevoli c'è una strada, se dimostrano contrarietà ce n'è un'altra. Vorremmo solo capire come collocarci nei confronti della Giunta.



PRESIDENTE

Assessore, può dare una risposta su come si colloca la Giunta? La Giunta accetta questo ordine del giorno? MASARACCHIO, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni Mi pareva che dalla mia risposta fosse chiaro che non avendo disponibilità di risorse, né essendoci garantita la disponibilità di risorse, essendo urgente che ci sia una soluzione in ogni caso e visto che ci è stato assicurato che al momento non è possibile interrare la ferrovia noi non possiamo impegnarci affinché gli altri facciano ciò che ci è stato detto non sia possibile fare. Se poi ci sono delle risorse e nel frattempo il progetto non è andato avanti, ne prenderemo atto e chi di dovere interrerà la ferrovia, ma non siamo certo noi che possiamo impegnarci in tal senso per poi fare la figura di chi non è capace di realizzare le opere per le quali politicamente magari avremmo deciso una cosa anziché un'altra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Cari colleghi e caro Assessore, non è vero che la Regione Piemonte non può impegnarsi; la Regione Piemonte non vuole impegnarsi, ma potrebbe concorrere al finanziamento di questa opera, così come si sta impegnando a concorrere al finanziamento di altre opere nel settore dei trasporti. Non è che non possiamo, possiamo eccome! L'ordine del giorno firmato dai Consiglieri Cavaliere e Montabone chiede in sostanza che la realizzazione avvenga nel Comune di Caselle attraverso l'interramento che da anni il Comune di Caselle chiede.
Come Gruppo, ovviamente, dato che abbiamo sostenuto questa tesi per lunghi anni anche in assemblee con la comunità e la popolazione di Caselle noi non abbiamo difficoltà a votare a favore di questo ordine del giorno perché abbiamo già sottoposto questa richiesta per lungo tempo ricevendone un diniego. Ci pare, però, anche un po' ripetitivo ed inconcludente questo nostro modo di agire, nel senso che mettere il nostro assenso a sostegno di una soluzione che poi la Giunta regionale nega, ad un certo punto pu essere un fatto che ci scarica la coscienza, ma poi le cose viaggiano in un'altra direzione.
Mi chiedo come mai l'ordine del giorno è firmato anche dal Consigliere Montabone, visto che non c'è alcuna volontà da parte della Regione Piemonte di concorrere al finanziamento, perciò ben difficilmente ci saranno le risorse. Quindi, o la Regione Piemonte e la maggioranza del Consiglio chiedono esplicitamente che si cambi questo indirizzo e noi siamo favorevoli e votiamo l'ordine del giorno, oppure bisogna tenere conto di quanto altro si potrebbe fare nel Comune di Caselle, ipotesi che è recentemente emersa come possibilità alternativa, cioè che se non si giunge alla risoluzione del problema attraverso l'interramento, si giunge - adesso si vocifera - attraverso la realizzazione di un'opera in sopraelevata. Non so se questo vada bene alla popolazione di Caselle, al Sindaco di Caselle se ci sia un concerto in questo senso, ma quello che vorrei evitare è un'astratta votazione, sulla quale concorreremo, su un problema che oggi non è all'ordine del giorno né per la SATTI né per il Comune di Caselle.
Preferirei sapere dalla maggioranza o dall'Assessore se l'ipotesi di cui si parla adesso, di un'altra opera infrastrutturale di carattere diverso, è un'ipotesi sulla quale si sta lavorando - e allora in tal caso si sta lavorando anche per ritrovare le risorse e si dimostra che le risorse ci sono. Dato che non siamo legati irragionevolmente al sottopasso a tutti i costi (noi continuiamo a sostenere che la Regione Piemonte, ad esempio, spenderebbe molto bene 80 miliardi a Caselle per interrare, e li spenderebbe molto meglio rispetto alla decisione di dare 100 miliardi a Torino per comprare il trenino che va dal Campo Volo a Porta Nuova), a questo punto l'ordine del giorno diventerebbe un'arma spuntata e varrebbe la pena discutere tra di noi se l'altra ipotesi è un'ipotesi sulla quale concorriamo tutti.
Quindi il mio intervento dichiara apertamente che se l'ordine del giorno rimane noi lo voteremo, però sollecita anche una riflessione più ampia, perché può darsi che si tratti di una votazione ininfluente rispetto allo stato delle cose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.
VINDIGNI Dico francamente che bisognerebbe fare un approfondimento rispetto a questo problema, perché il progetto predisposto dal Ministero dei Trasporti, e attuato dall'attuale raggruppamento concessionario, prevede che la Torino-Ceres sia fatta a raso campagna. Questa soluzione è stata sempre contestata dal Comune di Caselle, che ha chiesto l'interramento in corrispondenza del concentrico e la realizzazione di una stazione in corrispondenza dell'Aeroporto. Fare questi lavori comporta, sulla base di calcoli sommari che sono stati fatti, una maggiore spesa di 80 miliardi.
Qualche mese fa il raggruppamento aggiudicatario ha presentato un'idea per una soluzione in sopraelevata. Questa idea è stata approfondita portandola a livello di progetto di massima, con una quantificazione dei costi attorno ai 35 miliardi. Parlo, però, per sentito dire.
Vorrei che la Giunta, che ha avuto dei contatti (ha incontrato l'Impregilo, ha incontrato i professionisti che hanno lavorato al progetto e il Comune di Caselle), dicesse come stanno le cose. A questo punto, su questo progetto, occorre che i soggetti interessati si esprimano, in primo luogo il Comune di Caselle, ma anche la Regione; dopodiché, se c'è il consenso sulla soluzione in elevazione, che ha un costo corrispondente a meno della metà rispetto alla soluzione in sotterranea, il problema è trovare i soldi.
A me si dice che i fondi della legge n. 910, che finanzia le Ferrovie concesse, comprendono ancora una quota da destinare. Di conseguenza quest'opera potrebbe essere finanziata, se non in tutto, in gran parte con il residuo che è ancora da utilizzare. Il vero problema è la soluzione contrattuale, perché se l'opera viene affidata in estensione di contratto il contratto iniziale, mi si dice, è un contratto iugulatorio, che prevede una revisione prezzi sulla base di quelli che erano gli indici degli anni '80, cioè nell'ordine del 7-8% all'anno prolungandola nel tempo fino al 1998/1999. Pertanto, se si mantiene questo contratto, l'opera viene pagata più di quello che vale. Se invece si fa un altro contratto l'opera viene pagata per quello che vale, utilizzando i soldi che già ci sono.
A lato di questo problema c'è quello dell'elettrificazione della Canavesana.
Non è vero che la Regione non abbia niente da dire, la Regione ha la titolarità nella pianificazione dei trasporti. Con la legge n. 910 è stato fatto uno scippo nei confronti della Regione e della SATTI, perché il Ministero ha tenuto per sé l'utilizzo dei fondi della concessione: noi non possiamo accettare sic et simpliciter questo scippo. Abbiamo il dovere di esprimerci, di indicare delle soluzioni e di spenderci politicamente nei rapporti con il Ministero. Dopodiché se la Giunta prende l'impegno di approfondire le questioni che io ho posto e ritornare su questi argomenti nella prossima seduta di Consiglio a settembre, perché si possa ragionare in maniera precisa e completa, io credo che non abbiamo alcuna difficoltà salvo che il Consigliere Cavaliere voglia insistere per la votazione - a che la discussione si faccia in un altro momento in maniera più completa.
Altrimenti se l'ordine del giorno deve essere votato questa sera, in coerenza con le cose che ho detto, inviterei il Consigliere Cavaliere ad apportare all'ordine del giorno le correzioni di sostanza, cioè relative alla verità dei fatti, che ho prima detto: non è la SATTI che ha presentato il progetto, ma è l'Impregilo; non è con la SATTI che si deve discutere la soluzione tecnica, ma con il Ministero dei Trasporti.
Questo anche per la dignità del Consiglio: queste cose dovrebbe dirle l'Assessore, non un Consigliere. Però, quando si presenta in Consiglio regionale un ordine del giorno impreciso, al di là dei contenuti politici bisogna in primo luogo renderlo preciso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Può darsi che l'ordine del giorno che il collega Cavaliere ed io abbiamo sottoscritto sia impreciso. Noi non siamo così informati rispetto alle imprese che presentano progetti o a progettisti che fanno progetti.
Abbiamo inteso la SATTI, perché ci pareva che, essendo la SATTI l'Ente gestore di quel tratto ferroviario, potesse essere la società stessa ad aver commissionato a sua discrezione, rendendo poi responsabile il prescelto della presentazione del progetto stesso.
Faccio solo alcune considerazioni: quando si parla di sopraelevazione o di interramento è perché si passa normalmente in un centro abitato dove la ferrovia nella fattispecie non può passare a raso. La sopraelevazione o l'interramento sta a significare molto probabilmente anche delle differenze di costi, questo nessuno lo mette in dubbio. Ma rispetto ad opere assolutamente necessarie, come quelle delle quali stiamo parlando, a me sembra che il voler attribuire delle responsabilità all'Assessore e alla Giunta, responsabilità che al momento attuale non hanno, sia improprio.
Quindi, non condivido l'intervento del Consigliere Chiezzi quando dice che se per l'opera che si deve eseguire e che da tempo è prevista, e che era già stata finanziata sulla legge dei Mondiali, non ci sono più i fondi necessari, li deve mettere la Regione. Non è così; quello di Chiezzi è un discorso un po' fazioso: sopperisca la Regione a questo tipo di intervento che dovrebbe avere, invece, finanziamenti extraregionali. Non è così. Ho poi sentito dalla risposta dell'Assessore, integrata anche da quella del Consigliere Vindigni, che i progettisti hanno trovato soluzioni diverse a quelle inizialmente previste, quelle cioè dell'interramento nell'abitato di Caselle. Ho sentito, in aggiunta, che sotto la sopraelevata si vorrebbe aprire una serie di negozi che poi pagherebbero ulteriormente il loro intervento. Ho capito bene? Ritengo che in occasione di un centenario come quello di Italia '61 si potessero costruire tutte le sopraelevate che si volevano, ma pensare che si possa passare in mezzo a Caselle magari per lo sfizio di un progettista che vuole diventare famoso facendo negozi sotto le sopraelevate... Non entro nel merito dei progetti, non me ne intendo, per credo che anche dal punto di vista ambientale vada considerata a fondo la possibilità o meno, anche di tipo progettuale, che si passi nell'abitato di Caselle con una sopraelevata. Infatti, non ricorrendo un centenario in questa occasione, non vorremmo fare un'altra cattedrale nel deserto come quella che è stata fatta con la sopraelevata o con la monorotaia di Italia '61.
Quello che chiediamo all'Assessore - non faccio il discorso che fa il Consigliere Chiezzi rispetto all'Assessore - è di verificare a fondo, oltre che come Assessore ai trasporti, ma anche dal punto di vista ambientale, se al di là dei costi un'opera del genere può essere realizzata nell'abitato di Caselle, perché ci sono dei costi che vanno ben oltre il costo economico rispetto ad opere di questo genere. Volente o nolente il Comune di Caselle che prima aveva assunto delle determinazioni, molto probabilmente adesso magari attratto da questa serie di negozi sotto la sopraelevata, ne assume delle altre, con delle motivazioni politiche che possono essere del tutto legittime.
Se poi ci si dice che per risolvere il problema non si può fare diversamente che costruire la sopraelevata, il Consiglio regionale, la Giunta regionale, l'Assessore, la SATTI, tutti ne prenderemo atto; ma se ci si dice soltanto che è una questione di meri costi per interrare una linea ferroviaria che già era stata finanziata con dei finanziamenti che non sono della Regione, io ritengo che si debba approfondire il discorso.
L'impegno che chiedevo nel firmare, con il collega Cavaliere, questo ordine del giorno era semplicemente dettato dalla preoccupazione che si corra dietro a qualche progetto avveniristico che molto probabilmente fra qualche anno di avveniristico non avrà più nulla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Vorrei aggiungere alcune considerazioni sulle cose che diceva...



PRESIDENTE

Siamo in fase di dichiarazione di voto, adesso. Lei, Consigliere, ha già parlato prima, non è che ci sia sempre il gioco di: "si riprende, si riprende". Adesso sono dichiarazioni di voto; lei prima ha parlato l'Assessore ha risposto, lei può fare la sua dichiarazione di voto.
CAVALIERE Prima ho illustrato l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Appunto, adesso non può fare le dichiarazioni sulle dichiarazioni faccia una dichiarazione di voto.
CAVALIERE Le considerazioni dell'Assessore e del collega Vindigni secondo me non colgono tutta la problematica, perché non credo che possa, Vindigni, essere stato completamente defraudato l'ente concessionario dello Stato, cioè la SATTI, che nel merito del progetto dice la sua e può essere fatto il progetto solo con l'assenza della SATTI; su questo credo che non ci siano dubbi. Allora, il problema è di questo ordine: c'è una situazione un po' strana, perché credo che non sia tanto lineare che nessun Ente, né lo Stato, né la Regione, né l'ente concessionario, proponga delle soluzioni progettuali, ma lo faccia una società che ha ricevuto l'appalto, la quale si presenta e propone le proprie soluzioni. Non credo che questa sia una cosa lineare. Al momento, come ci ha spiegato il collega Vindigni, la situazione è questa, con il suggello, a quanto pare, dell'Assessore ai trasporti. Avviene questo: l'Assessore ai trasporti dice: "va bene". Io non so se vi state rendendo conto di come sia la situazione; sta avvenendo così, l'Assessore ha detto: "sì, abbiamo incontrato una società che ha vinto l'appalto che non c'è ancora".
MASARACCHIO, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni Che appalto? CAVALIERE L'appalto del Ministero...



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Masaracchio)



PRESIDENTE

CAVALIERE



PRESIDENTE

Scusi, Assessore. Chi è venuto in Regione a presentare il progetto? Non è l'impresa che ha detto il collega... A che titolo e con quale Commissione?



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Masaracchio)



PRESIDENTE

CAVALIERE



PRESIDENTE

Appunto, siamo in una situazione del tutto paradossale, con il Comune di Caselle nell'imbarazzo di dover accettare questo o niente, per cui, per risolvere il problema dell'attraversamento, piuttosto accettiamo questa soluzione, che io credo sia una cosa...



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, possiamo accettare la proposta di Vindigni e rinviare l'argomento in Commissione? CAVALIERE Quando?



PRESIDENTE

A settembre. Presidente Mancuso, lei accetta che l'argomento venga discusso in Commissione? Va bene. Possiamo quindi ritirare l'ordine del giorno che verrà trasmesso in Commissione.


Argomento:

Inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo al Consiglio un'inversione all'o.d.g. e pertanto di portare alla discussione immediata il progetto di legge n. 208, di cui al preavviso scritto ai sensi dell'art. 51 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Chi è favorevole all'inversione è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 208: "Sottoscrizione del secondo aumento di capitale della Società per Azioni Expo 2000 e modifica dell'art. 17 della L.R. 7/9/1987, n. 47 'Disciplina delle attività fieristiche'" Presentazione questione pregiudiziale di non passaggio all'esame dell'articolato - Richiamo formale nei confronti del Consigliere Mancuso per il comportamento tenuto in aula


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 208, iscritto all'o.d.g. nel corso della seduta di ieri, che è stato licenziato dalla Commissione competente con il seguente esito con i voti favorevoli dei Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, CDU e PPI; non hanno partecipato al voto i Gruppi PDS, Lega Nord per l'indipendenza della Padania e Rifondazione Comunista.
Relatrice è la Consigliera Ferrero.
CAVALIERE Chiedo la parola sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Prego.
CAVALIERE Ho chiesto la parola per capire come procedono i lavori perché nella riunione dei Capigruppo ("d'intesa" con i Capigruppo) si era convenuto un ordine dei lavori con interruzione, se ritenuto opportuno.



PRESIDENTE

Va bene, possiamo interrompere i lavori verso le 20,30 se non riusciamo ad assolvere tutto l'o.d.g. Si era stabilito di fare un'interruzione di mezz'ora, tre quarti d'ora, però vi informo che non è aperta la mensa, ci sono solamente dei panini, c'è solo uno snack.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Se il Consiglio è d'accordo possiamo interrompere alle 20,30 se non riusciamo ad esaurire tutto l'o.d.g. e poi riprendiamo fino ad esaurimento.



(Il Consigliere Cavaliere deposita un corposo blocco di emendamenti al progetto di legge n. 208)



PRESIDENTE

Vedo che è arrivato un "vagone" di emendamenti; è solamente un inizio.
Quindi andiamo avanti fino alle 20,30 poi interrompiamo i nostri lavori per mezz'ora... oppure non interrompiamo, non lo so.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.
GHIGLIA Propongo di proseguire i lavori senza interruzione.



PRESIDENTE

Il Consigliere Ghiglia propone di proseguire i lavori fino ad esaurimento dell'o.d.g.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La proposta è approvata.



(Proteste dai banchi della minoranza)



PRESIDENTE

CAVALIERE



PRESIDENTE

C'era l'impegno dei Capigruppo!



PRESIDENTE

C'era anche l'impegno di non presentare una valanga di emendamenti.



(Commenti dai banchi della minoranza)



PRESIDENTE

C'è una proposta, che è stata messa in votazione, da parte del Consigliere Ghiglia sul prosieguo dei lavori senza interruzione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Voglio solo ricordare che l'accordo intervenuto nella sede dei Capigruppo prevedeva un certo iter di svolgimento dei nostri lavori, così come sull'usura si conveniva tutti insieme su certi criteri.
Verifico che gli accordi in sede di Capigruppo possono essere contraddetti e sul piano formale non c'è nulla da eccepire, ma vengono contraddetti in quest'aula. Ne deriva allora una certa sofferenza durante i lavori dei Capigruppo perché questo è un precedente, poi l'accordo semplicemente sulle tappe del nostro lavoro è proprio un accordo di minima il quadro e la cornice dentro cui lavoriamo. Mettere in discussione questa cornice è un po' imbarazzante sia per oggi sia in vista delle prossime riunioni dei Capigruppo che saranno sempre un po' sospese.
Segnalo solo questa sofferenza.



PRESIDENTE

Dunque, l'accordo dei Capigruppo, se ben ricordo, prevedeva la discussione della legge sulla caccia e poi tutti i progetti di legge, le deliberazioni e gli ordini del giorno, fino al loro esaurimento; non prevedeva assolutamente il problema riguardante la legge sul turismo.
Era stato fatto presente anche dal Presidente della Giunta oltre che dal sottoscritto l'impossibilità ad essere presenti domani, mercoledì 31 per questioni relative alla Conferenza Stato-Regioni. Era stata fatta presente anche l'opportunità di continuare fino a mezzanotte.
CHIEZZI L'appuntamento della Conferenza Stato-Regioni lo conosco solo adesso Presidente.



PRESIDENTE

No, è stato detto ieri pomeriggio.
CHIEZZI Non c'è comunque alcun problema.



PRESIDENTE

Non è uno scandalo, va bene.
Si era detto comunque: tutto meno le APT. Si era anche detto che si poteva continuare fino a mezzanotte per rendere compatibile lo svolgimento dei lavori con i progetti di legge e le deliberazioni da approvare.
Comunque nell'o.d.g. è scritto: "E' prevista seduta prolungata nella serata di martedì 30/7/1996". Quindi non c'è alcuna sorpresa: al fondo dell'ultima pagina della convocazione di questa seduta del Consiglio regionale, che è a vostre mani, c'è scritto anche questo. L'avevamo già stabilito, l'unica variante è: possiamo fare la pausa o non possiamo farla? Visto che è stata presentata una cospicua massa di emendamenti su Expo 2000, credo che l'assemblea sia sovrana nel sospendere il Consiglio per la pausa pranzo oppure nel non sospenderlo. E' stata fatta una proposta da parte del Consigliere Ghiglia che è stata approvata dall'assemblea, per cui continuiamo i nostri lavori.
CAVALIERE L'ordine dei lavori - lei ha ragione in come l'ha stabilito - era stato inteso nel senso che se li avessimo prolungati avremmo proseguito fino a mezzanotte, tra l'altro era previsto il Consiglio anche domani. Non ricordo chi lo propose, però ai Capigruppo si era stabilito che se i lavori si fossero prolungati, li avremmo interrotti mezz'ora per la cena. Questo si era stabilito. Dopodiché, si può cambiare tutto dei Capigruppo: vuol dire che non li faremo più!



PRESIDENTE

Scusi, l'assemblea è sovrana, abbia pazienza! A volte i Capigruppo sono sovrani, a volte è l'assemblea, a volte sono sconfessati gli uni, a volte è sconfessata l'altra.
CAVALIERE Negli Stati Generali...



PRESIDENTE

Ma lasci perdere gli Stati Generali! Sono delle esigenze; se lei rende compatibile la stanchezza dell'aula con il lavoro che dobbiamo fare benissimo. Io non posso assolutamente garantire questa compatibilità.
Prendo atto di una posizione formalizzata da parte del Consigliere Ghiglia e poi se l'assemblea non vale assolutamente perché valgono solamente i deliberata o perlomeno le osservazioni fatte nell'ambito della Conferenza dei Capigruppo, allora eliminiamo il Consiglio! CAVALIERE No, per carità. Anche se questo sarebbe un suo desiderio!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Ho sentito il riassunto di tutti gli impegni che si erano presi, alcuni dei quali conoscevo, altri no (per mancanza di attenzione, probabilmente) da parte dei Capigruppo. Ricordo anche che ieri i Capigruppo hanno preso un altro impegno: arrivare alla conclusione dei lavori, e si intendevano lavori di ordinaria amministrazione, non certo senza discussione, ma di ordinaria organizzazione dei lavori, fino ad esaurimento. Ora, se il Consigliere Cavaliere, così come in altri momenti, dietro la presentazione di uno di quei blocchi molto pesanti di emendamenti, ritiene di non mantenere fede a quanto si è detto ieri, ne è liberissimo, ma non è l'aula che non mantiene gli impegni, è il Consigliere Cavaliere! E che usa dei sistemi esattamente come quelli che ha usato oggi in aula! Che mi hanno portato, per varie motivazioni, ad un voto di astensione sulla caccia! Allora, io a questi sistemi di Cavaliere ritengo di non doverci stare ed invito anche il Consiglio a non starci, altrimenti questo sarà un Consiglio che lavora solo dietro ricatto! CAVALIERE Chiedo la parola per fatto personale!



PRESIDENTE

Sì, va bene, parli per fatto personale. Non rompa solo il microfono.
CAVALIERE Non si preoccupi, Presidente, tanto lei ha fatto l'appalto per i microfoni nuovi.



PRESIDENTE

Certo, che servono anche a lei.
CAVALIERE Certo, un appalto che non funziona tanto bene, come tutti gli appalti che fate voi!



(Proteste da parte dei Consiglieri di Alleanza Nazionale)



PRESIDENTE

CAVALIERE



PRESIDENTE

Se non ti piace quello che dico, Consigliere Mancuso, hai solo da uscire!



PRESIDENTE

Adesso questo lo registriamo e lo mandiamo a chi di dovere! CAVALIERE Io dico cosa voglio e mi assumo la responsabilità di tutte le cose che dico! Mi assumo la responsabilità di tutte le cose che dico!



PRESIDENTE

Va bene, si assume la responsabilità di tutto quello che dice.



(Il Consigliere Mancuso si avvicina al banco del Consigliere Cavaliere e con decisione spegne e abbassa il suo microfono)



PRESIDENTE

Parli, Consigliere Cavaliere, la prego.
Consigliere Mancuso, stia al suo posto.



(Vibrate proteste del Consigliere Cavaliere e di molti Consiglieri della minoranza)



PRESIDENTE

Prego, continuiamo! Parli, Consigliere Cavaliere, non facciamoci prendere dai nervi.
CAVALIERE Non ho più il microfono, Presidente!



PRESIDENTE

Va bene, allora, Consigliere Cavaliere, rinuncia a parlare? Prego Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Non ho più il microfono, Presidente!



PRESIDENTE

Se non vuole parlare, passiamo...
CAVALIERE Non ho più il microfono che con un atto di violenza mi è stato abbassato! E lei, Presidente, è qui a far niente!



PRESIDENTE

Sì, sì, un atto di violenza... Lei fa la violenza con le parole quando vuole.



(Reiterate e vibrate proteste del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Sì! Ma io voglio assolutamente assicurare la conduzione... E' inutile che continui a gridare, Consigliere Cavaliere! Non sento nulla, abbia pazienza. Consigliere Cavaliere, vuol prendere la parola? CHIEZZI Chiedo io la parola.



PRESIDENTE

No, lei non chiede nessuna parola, adesso chiede la parola il Consigliere Cavaliere! CHIEZZI Chiedo la parola perché il Consigliere Mancuso deve essere ripreso!



PRESIDENTE

Io ho capito e ho visto tutto, deploro che sia stato fatto questo atto! Consigliere Cavaliere, vuol prendere la parola? Mettetegli a posto il microfono, per cortesia.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, lei aveva domandato la parola per fatto personale, prego.
CAVALIERE Sì, per dire che non c'è alcun impegno del sottoscritto, come credo di altri colleghi Capigruppo, a prescindere dalle proprie prerogative di Consiglieri, quando gli atti che si stanno discutendo si reputano più o meno buoni ed occorre entrare nel merito degli stessi.
Consigliere Montabone, io non faccio il ricattatore: io faccio il Consigliere regionale. Sulla legge sulla caccia la mia battaglia battaglia a cui lei, peraltro, non ha mai partecipato, quindi in aula ha detto delle cose anche abbastanza superficiali - non è stata di metodo, ma di merito, una battaglia di contenuto rispetto agli impegni che avevano assunto la Commissione e il gruppo di lavoro. Impegni che, con le pressioni che aveva la vicenda della caccia, non sono stati onorati, come si è dimostrato oggi in aula, per cui da parte del mio Gruppo si mantengono gli emendamenti di merito (quelli che avevamo posto in Commissione). E rispetto ad Expo 2000 abbiamo di che dire, Consigliere Montabone.



PRESIDENTE

Procediamo quindi all'esame del progetto di legge n. 308.
Relatrice è la Consigliera Ferrero, che ha facoltà di intervenire.
FERRERO, relatrice Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, signori Consiglieri, la I Commissione ha esaminato il disegno di legge n. 208 predisposto dalla Giunta regionale e relativo a 'Sottoscrizione del secondo aumento di capitale della Società per Azioni Expo 2000 e modifica dell'art. 17 della L.R. 7/9/1987, n. 47 (Disciplina delle attività fieristiche)'.
La Regione Piemonte ha costituito, con L.R. n. 7/91, la Società per Azioni Expo 2000, sottoscrivendo il 30,77% del relativo capitale sociale.
In seguito alla fusione di tale società con Torino Esposizioni, la percentuale del capitale detenuto dalla Regione è scesa al 10,31%.
Successivamente l'assemblea ordinaria e straordinaria della società del 30/6/1994 ha deliberato un aumento del capitale sociale da L. 6.015.000.000 a L. 7.535.000.000, di cui per L. 20.000.000 mediante emissione di azioni di Categoria A riservate alla Regione Piemonte e per L. 1.500.000.000 mediante emissione di azioni di Categoria B da offrirsi in opzione agli azionisti di tale categoria.
La Regione, quindi, avendo sottoscritto la quota di azioni di Categoria A, si è attestata su una percentuale di capitale pari ù.
Il 2 aprile u.s. si è tenuta l'assemblea ordinaria e straordinaria della società, con all'o.d.g. il bilancio al 31/12/1995, per la parte ordinaria, e i provvedimenti di cui all'art. 2447 del Codice Civile: copertura delle perdite accumulate, ricostituzione ed aumento del capitale sociale a pagamento.
Il bilancio, infatti, si è chiuso con una perdita di L. 5.569.133.069 che, sommata alle perdite degli esercizi precedenti, ha determinato il verificarsi della situazione di cui all'art. 2447 del Codice Civile. Le ragioni della perdita, desunte dalla relazione sulla gestione del Consiglio di amministrazione, sono da ricercarsi principalmente in un insufficiente volume di attività rapportato alle potenzialità e ai costi del centro fieristico.
In sede di assemblea si è pertanto provveduto all'azzeramento del capitale sociale ed alla sua ricostituzione.
Il nuovo capitale sociale deliberato in quella sede è pari a L.
10.300.000.000, pari al fabbisogno necessario per proseguire l'attività di gestione, ma soprattutto quella di sviluppo: si tratta, in effetti, di rilanciare gli investimenti in nuove manifestazioni, come si evince dai calendari delle manifestazioni del 1996 e del 1997 e, soprattutto, dal Piano triennale 1996/1998.
La Regione Piemonte, al fine di garantire alla società un'autonomia operativa che consenta al sistema fieristico nazionale di competere con i grandi sistemi fieristici internazionali, intende sottoscrivere tale aumento di capitale, aumentando la propria quota in percentuale e portandola al 32,6%, con una spesa di L. 3.680.000.000.
In tal modo non solo verrà ripristinata la percentuale di capitale iniziale, ma sarà reso possibile l'accesso ai finanziamenti ex Regolamento n. 2081 UE, per la realizzazione di un capannone da adibire a centro espositivo (infatti la compagine pubblica - Regione più Camera di Commercio raggiungerà la maggioranza azionaria, condizione indispensabile per accedere a quei fondi a condizioni particolarmente favorevoli).
La sottoscrizione avverrà mediante riduzione di L. 3.680.000.000 del capitolo 27170 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1996 e mediante l'istituzione nello stesso stato di previsione di apposito capitolo denominato 'Oneri relativi alla seconda sottoscrizione di nuove azioni della Società per Azioni Expo 2000' e con lo stanziamento, in termini di competenza e di cassa, di L. 3.680.000.000.
Contestualmente, si propone la modifica dell'art. 17, terzo comma della L.R. n. 47/87 recante 'Disciplina delle attività fieristiche'.
L'art. 17, che disciplina il finanziamento dei centri fieristici, pone al terzo comma, un limite di L. 100.000.000 per i contributi della Regione a parziale copertura dei programmi di attività dei centri fieristici.
Tale limite era ispirato ad una concezione delle manifestazioni fieristiche come iniziative di pubblico interesse, sottoposte ad una serie di interventi pubblici, che andavano dalla vigilanza ai contributi, al fine di promuovere l'economia e i servizi cui erano rivolte.
Oggi, viceversa, in un mercato globale in cui la competizione internazionale non può essere sottovalutata, il sistema fieristico deve essere considerato un'infrastruttura portante per lo sviluppo dell'economia e l'Ente pubblico è chiamato ad agevolare tale sistema in modo adeguato.
Per dare garanzia di massima promozionalità è necessario infatti che il sistema garantisca massima qualità espositiva, il che significa soprattutto garantire l'offerta di una serie di servizi collaterali alla fiera in s che vanno da banche dati per la ricerca di soggetti cointeressati, ai servizi bancari e di traduzione, alle consulenze contrattuali, ecc.
In questo spirito, si propone di portare il limite di cui al terzo comma dell'art. 17 della citata L.R. n. 47/87 da L. 100.000.000 a L.
1.000.000.000.
Nel corso dell'esame in Commissione sono stati presentati ed approvati un emendamento integrativo ed uno aggiuntivo.
Il primo emendamento si riferisce all'art. 3 del disegno di legge n.
208 e specifica, con l'intento di chiarire il terzo comma dell'art. 17 della L.R. n. 47/87, che l'incremento da L. 100.000.000 a L. 1.000.000.000 si intende riferito, sempre nell'ambito dell'intervallo temporale annuale ad ogni centro fieristico.
Il secondo emendamento introduce la dichiarazione d'urgenza e consente di accelerare i tempi di entrata in vigore della legge.
La I Commissione consiliare nella seduta del 29 luglio ha licenziato il disegno di legge all'unanimità dei votanti e a maggioranza dei Consiglieri presenti e lo rassegna all'aula auspicandone una rapida approvazione".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Presidente, volevo solo chiederle se, a seguito dell'atto compiuto dal Consigliere Mancuso, lei ha espresso ufficialmente a verbale una deplorazione o qualche altro atto.
Quello che ha fatto il Consigliere Mancuso - alzarsi e andare a togliere il microfono al Consigliere Cavaliere, abbassando l'asta - è un atto che mi ha colpito molto e che ritengo grave, in quanto ha il significato di togliere la parola a qualcuno. Io penso che noi qui possiamo disturbarci sino ad ogni limite, nell'espressione delle nostre parole, ma che queste nostre parole rappresentino veramente un momento in cui nessuno di noi impedisce all'altro di dire qualcosa.
Questo atto compiuto a freddo è senz'altro grave; può anche succedere non lo so, ma certamente è un atto gravissimo, perché non dobbiamo toglierci la parola. Contraddiciamoci, litighiamo, polemizziamo pure, ma questo gesto deve essere sanzionato in qualche modo, per dare la sicurezza a tutti noi di vivere in un clima agibile, anche perché dalle parole si pu passare ai fatti.
Cosa diventa quest'aula, se tutte le volte che si sentono discorsi che danno fastidio ci si muove, cominciamo a muoverci tra i banchi, cominciamo a prendere gli oggetti? Dove ci fermiamo? Perché quello del Consigliere Mancuso è stato un atto fisico, di violenza fisica, per adesso su un'attrezzatura, ma domani può essere su qualcos'altro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mancuso; ne ha facoltà.
MANCUSO Ho chiesto la parola solo per spiegare in pochi secondi l'episodio che è capitato poco fa. Ho spostato il microfono dalla bocca del Consigliere Cavaliere soltanto perché lui parlava amplificato e io no. Padroni di non crederlo, ma era solo per questo.
A seguito delle dichiarazioni provocatorie e gravi del Consigliere Cavaliere, e soprattutto offensive verso il Presidente di questa assise e tutti noi, vi è stato un vivace alterco, durante il quale ho soltanto spostato il microfono perché lui parlava amplificato e io no e quindi avevo piacere che avessimo lo stesso tono di voce. Il mio gesto non aveva nessun altro significato. Avevo fatto segno al Presidente per avere la parola, ma non l'avevo avuta.
Il gesto può essere sembrato più grave di quanto fosse la mia reale intenzione. Se così è stato, mi scuso: non volevo mancare di rispetto. Si è trattato semplicemente di un comportamento spontaneo: spostare il microfono. Poi sul fatto della violenza, della violenza fisica, ovviamente i colleghi sono maestri a ricamare, me lo insegnano tutte le settimane in Commissione, quindi direi che non è successo proprio niente.



PRESIDENTE

Mi pare che le parole del Consigliere Mancuso abbiano ridimensionato la questione ad un fatto puramente istintivo. Il gesto non voleva essere n un'offesa all'assemblea né un'offesa al diritto di parola di ogni Consigliere. D'altra parte, io ho deplorato questo gesto, prendo atto di quanto ha testé detto il Consigliere Mancuso e mi auguro che l'assemblea possa continuare i suoi lavori con la serenità che ha dimostrato tutta la giornata.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.
MARENGO Credo che il Consigliere Mancuso abbia fatto bene a chiedere scusa, e apprezzo che lo abbia fatto in quei termini. Penso che episodi come quello avvenuto prima non facciano fare bella figura a nessuno. Non credo che vi siano delle cause soggettive quando avvengono simili episodi; credo piuttosto che questi siano frutto di una giornata faticosa, che segue ad un'altra giornata faticosa come quella di ieri e a una discussione avvenuta nella Conferenza dei Capigruppo, nella quale io ero presente. Sia nella Conferenza dei Capigruppo che si è tenuta venerdì sia in quella di ieri sera, ho fatto presenti delle questioni di ordine politico; mi pare che giustamente sia stato convenuto ieri che era bene che la legge sul turismo fosse posticipata a settembre. Ebbene, credo che vada ad onore di tutti se si riesce ad ottenere un riconoscimento politico reciproco tra maggioranza ed opposizione.
Se, viceversa, entriamo nella logica politica per cui c'è chi si ritiene sconfitto e chi si ritiene vincente, credo che il clima tra un'ora sarà ancora più incandescente di quello di un quarto d'ora fa.
Mi pare che il provvedimento relativo a Expo 2000 fosse uno degli impegni che ieri avevamo assunto alla Conferenza dei Capigruppo all'interno di una discussione - permettimi, collega Cavaliere - che avevamo ritenuto di ordinaria amministrazione. Io non sono qui per togliere le prerogative a qualche Consigliere di presentare da uno a tremila emendamenti, non è questo il problema; il problema è di carattere politico nel senso che credo che tutti noi, nessuno escluso, pur senza essercelo detto ieri, nel momento in cui è stato deciso che la legge sul turismo si sarebbe posticipata al 3 settembre, eravamo convinti che entro le ore 19/20 avremmo terminato la discussione sugli altri provvedimenti, compreso Expo 2000.
Io non vorrei far sorridere più di tanto Pino Chiezzi e credo di fare un ragionamento, almeno a mio giudizio, serio, che riguarda i rapporti tra le forze politiche, tra i Gruppi, tra la maggioranza e l'opposizione. Un ragionamento che - ripeto - non vuol dire né dare la vittoria a qualcuno n la sconfitta a qualcun altro; vuol dire semplicemente tenere conto degli impegni che si sono assunti.
Secondo me, in politica la cosa più importante è tener fede agli impegni che si assumono. Questo è un fatto fondamentale; se viene a mancare, è difficile riuscire ad impostare delle discussioni che permettono di avere una stima reciproca: è questo il problema.
Credo che se ci sono delle ragioni per le quali sono venuti a mancare degli impegni da parte di chicchessia all'interno della discussione di oggi, allora sia lecito andare a tutte le forme che si intendono portare avanti di discussione rispetto a questo provvedimento o ad altri provvedimenti.
Ritengo che questo ci sarebbe stato se fosse venuto a mancare l'impegno che era quello di posticipare la discussione sulla legge del turismo, e chiamo le cose con nome e cognome, perché questo era il problema politico posto ieri alla Conferenza dei Capigruppo.
Se non esiste questo, credo che si possa procedere rapidamente. E chiedo questo innanzitutto al collega Cavaliere, perché so che ha presentato una serie di emendamenti rispetto al provvedimento di Expo 2000 vorrei capire se è nel merito di questo specifico provvedimento oppure se è per altre ragioni politiche. Perché se è nel merito di questo specifico provvedimento, e se ci sono quindi delle ragioni di merito e non di vittoria o sconfitta politica, allora credo che sarebbe opportuno che questo provvedimento - ripeto, se ci sono delle ragioni di merito e non altre ragioni - venga approfondito in Commissione con tutti gli emendamenti, con tutto ciò che questo consegue, perché ritengo che altrimenti rischiamo di andare incontro ad un clima che diventa difficilmente governabile.



PRESIDENTE

La ringrazio per la testimonianza che ha dato sullo svolgimento delle nostre osservazioni, e soprattutto delle considerazioni in relazione all'ordine dei lavori che oggi avrebbero dovuto aver luogo, e che hanno avuto per buona parte, ma che ora mi pare si siano arenati di fronte ad imprevisti che ovviamente nessuno di noi poteva immaginare.
Il Consigliere Marengo si è rivolto ai Consiglieri Capigruppo Chiezzi e Cavaliere.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente, non ho problemi a spiegare quello che è successo in queste ultime tornate in aula, durante le quali maggioranza e anche opposizione, ma soprattutto maggioranza, hanno dispiegato nel corso dell'esame dei provvedimenti varie tonalità di intervento.
Io ero convinto che sulla caccia non ci fossero emendamenti - così mi era stato assicurato; mi sono trovato di fronte ad una caterva di emendamenti di maggioranza. Bene, si è discusso, ci sono state due sospensioni del Consiglio, che non erano state annunciate, e così via. Chi più ha, più ne metta. Qui di verginelli non ce ne sono.
Quindi, i patti sono quelli che sono stati detti, e poi la realtà è quella che c'è stata fino a cinque minuti fa, quando, con un atto di prepotenza sull'Osservatorio dell'usura, l'Ufficio di Presidenza ha deciso di fare da sé. Ma va tutto bene!



(Interruzioni da parte di alcuni Consiglieri)



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Ora dobbiamo rifare la discussione sull'Osservatorio dell'usura? La rifacciamo con quella prepotenza? Il discorso è chiuso, si è votato, e tanti saluti! Ho citato questo, come la caccia, come le scuole materne: vogliamo parlare delle tre ore e mezza di interruzione da parte della maggioranza sulle scuole materne, quando Rifondazione Comunista aveva già cessato di argomentare? Allora, non ci si stupisca più di tanto! Ogni provvedimento ha la sua vita.
Su Expo 2000, noi esprimiamo, e l'abbiamo fatto questa volta in forma più ridondante, una fortissima preoccupazione, che volevo illustrare sotto forma di pregiudiziale. Archiviata la vicenda della Promark - e memori di tutte le discussioni che sono state fatte quando il Consiglio, alcuni dissero, finalmente sciolse la Promark - vogliamo segnalare, anche con gli emendamenti, che, in presenza di una società con buchi di bilancio, è preoccupante il fatto che ci si predisponga a finanziarla ulteriormente.
Questo era il problema già sollevato quando la Promark generava buchi di bilancio, e che poi ha portato, attraverso un iter lunghissimo e faticosissimo, finalmente alla decisione di scioglierla e di dichiarare in quest'aula che mai più sarebbe successo nulla del genere.
Così come abbiamo fatto sulle scuole materne (lì solo con le nostre forze e con i nostri argomenti) vogliamo rendere visibile la nostra opposizione a simili operazioni.
Quindi, la nostra denuncia non ha un carattere nemmeno ostruzionistico ma serve a segnalare, nelle forme in cui un Gruppo può farlo (interventi di dieci minuti ripetuti cento volte), una preoccupazione nostra, che vogliamo argomentare, ma senza interessi ostruzionistici, anzi nella speranza di trovare un uditorio attento e che magari acconsenta su qualcuna di queste preoccupazioni. Quindi, non c'è intento ostruzionistico; c'è però l'intento di fare le nostre ragioni.
Se arriviamo alla discussione, vorrei porre una questione pregiudiziale.
Pongo sulla legge di Expo 2000 la questione pregiudiziale legata agli argomenti che ho testé detto e che, in sintesi, posso formulare.
Mi pare decisione temeraria quella di approvare una legge che finanzia una società che ha dichiarato un buco di bilancio di circa 5 miliardi.
Ritengo che questo sia un fatto pericoloso, oltre che politicamente scorretto e molto discutibile nei confronti dei contribuenti, e che prima di prendere una decisione di questo genere occorra rifare tutta la storia la storia della Promark, la storia di questa Expo 2000, per vedere se sia il caso di procedere ancora sulla stessa strada che si è dimostrata fallimentare già una volta.
Quindi, per motivi di temerarietà, di inopportunità e, al limite, di illegittimità di una decisione di spesa non motivata a favore di una società che ha un forte passivo, chiedo di sospendere questa decisione.
Non so se ho argomentato a norma di Regolamento.



PRESIDENTE

Sulla pregiudiziale, seppure informale com'è stata presentata, possono esprimersi un Consigliere per Gruppo.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione la pregiudiziale presentata dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La pregiudiziale è respinta con 5 voti favorevoli, 30 contrari e 12 astensioni.
Proseguiamo pertanto nell'esame del progetto di legge, in quanto la relazione della Consigliera Ferrero è già stata svolta.
E' quindi aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.
PAPANDREA Uno dei motivi che ci ha spinto a presentare la pregiudiziale sono i tempi, molto rapidi, con cui anche la Commissione si è trovata a dover discutere il problema.
Questo provvedimento è stato presentato in Commissione giovedì scorso non era stato presentato prima - e si chiedeva, in quel momento, di affrontarlo con rapidità. Vista l'entità del provvedimento abbiamo detto che non era possibile discuterlo, nonostante ci fosse una serie di sollecitazioni e di vincoli che venivano usati pretestuosamente per chiederne la discussione immediata.
Ieri mattina è avvenuta una discussione a cui ho partecipato, ma devo dire che, a mio avviso, non è stata sufficiente. In questa legge, tra l'altro, c'è un articolo, l'art. 3, che c'entra poco con la legge stessa.
Infatti, mentre la legge nel suo insieme è un aumento di capitale che deve sottoscrivere la Regione, l'art. 3 è la modifica della legge n. 47 del 1987, che tratta dei finanziamenti che vengono concessi, che però non sono atti conseguenti l'uno all'altro.
Sempre qui c'era stato detto che l'aumento di capitale aveva dei vincoli, bisognava approvarlo entro un determinato tempo, altrimenti si innescava un meccanismo che avrebbe portato la società al fallimento.
Questi tempi non riguardano l'art. 3, ovvero la modifica della legge n.
47; l'art. 3 poteva essere opportunamente discusso separatamente come modifica successiva alla legge n. 47 in un momento diverso perché non c'erano questi vincoli.
Avevamo chiesto di separare le due cose, ma questo non è stato accettato. Lo avevamo chiesto non in modo pretestuoso; dalla discussione di ieri tutti i Consiglieri presenti hanno detto che si sarebbe dovuto, come minimo, approfondire la discussione sull'argomento, tanto è vero che poi in qualche modo si è deciso di farlo successivamente, nel momento in cui una serie di deleghe, qualora questo accadesse, passeranno dal Governo centrale alla Regione.
Presidente, se c'è un via vai continuo ho difficoltà a concentrarmi non sono abituato a parlare nell'indifferenza più totale!



PRESIDENTE

Consigliere continui, guardi che il tempo va avanti, succede a tutti non può pretendere che ci sia sempre la stessa attenzione.
Consigliere Cavaliere, non si mangia in aula.
PAPANDREA L'argomento in questione, come abbiamo già detto, riguarda un aumento di capitale per una società, Expo 2000, che ha accumulato un passivo di 11 miliardi, come si può dedurre dalla lettura del documento consegnato ieri e solo nell'anno precedente aveva accumulato un passivo di bilancio di 5 miliardi e mezzo.
Questa società ha accumulato questo passivo in poco tempo, mi pare si sia costituita formalmente dal 1991, ma concretamente ha iniziato ad operare nel 1992.
In questa società inizialmente la Regione partecipava con un capitale del 30%; negli anni successivi si è avuta una modifica di questa partecipazione, per cui la Regione ad un certo punto si è trovata ad avere una partecipazione prima del 10% e poi dell'8,5%. Questo è il nostro primo elemento di perplessità; avevamo già il 30%, ad un certo punto si scende all'8% e un anno dopo si va nuovamente oltre il 30%. Vorrei spiegazioni su questo andamento...



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, per cortesia, per rispetto all'assemblea lei non può mangiare in aula! Non prenda in giro quest'assemblea, abbia pazienza! Lei può mangiare fuori, c'è una discussione che si svolge in maniera serena, nulla succede in questo momento, può benissimo assolvere a quelle che sono le sue esigenze fisiologiche, ma non mangi in aula!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, si accomodi fuori dall'aula se vuole mangiare non andiamo ad irritare ancora di più...
CAVALIERE Io non posso assentarmi.



PRESIDENTE

Allora non mangi, nessuno di noi mangia in aula, questo non è un bivacco...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Va bene, Consigliere, faccia tutti i suoi bisogni lì! Continui pure il suo intervento, Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Faccio solo notare che ieri in quest'aula è stato bevuto del vino senza sollevare la protesta del Presidente.



PRESIDENTE

Non ho visto, poi cosa c'entra lei, Consigliere Papandrea, in queste cose, continui il suo intervento, io non ho visto.
CHIEZZI Ma perché non si può mangiare in aula?



PRESIDENTE

Perché non si è mai mangiato in aula, c'è un rispetto verso l'assemblea, verso le parole, verso coloro che parlano, verso coloro che ascoltano.
Consigliere Papandrea, continui il suo intervento, il tempo a sua disposizione sta passando...
PAPANDREA Faccio notare...



PRESIDENTE

Lei al decimo minuto finisce il suo intervento! PAPANDREA Scusi, Presidente, lei mi interrompe...



PRESIDENTE

Io non la interrompo affatto, vada avanti!



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, lei non insegna nulla a nessuno, stia tranquillo.
PAPANDREA C'è stato un andamento per cui in una società, che prima aveva una determinata importanza, la Regione partecipava con il 30%, poi è scesa all'8,5%, e adesso ridiventa importante.
Abbiamo chiesto spiegazioni per cui questo è avvenuto; non ci sono state fornite sufficienti risposte, ci è stato detto semplicemente che c'è stato un aumento del capitale, all'interno del quale la quota della Regione è diminuita. Vorremmo capire come mai.
Se si tratta di una società così importante, come si scopre negli ultimi giorni, non riusciamo a capire come mai la Regione, che già aveva un ruolo in questa società, lo ha perso. Il motivo per cui questo ruolo diventa importante è che bisogna accedere a dei fondi CEE, questa è stata la spiegazione. I privati che avevano acquisito questa società e che l'avevano condotta "brillantemente", portandola ad un passivo, solo nell'anno precedente, di 5 miliardi e mezzo, a questo punto, visto che si potevano avere finanziamenti dalla CEE al 75% solo se la quota pubblica eccedeva il 50%, a questo punto ci dicono "entrate, sottoscrivete, arrivate al 50%".
Abbiamo chiesto se, quando il fondo CEE fosse arrivato - sempre che arrivi - avrebbe successivamente vincolato la quota regionale, permettendo cioè alla partecipazione pubblica di rimanere maggioritaria; ci è stato risposto di no.
Solo per accedere al fondo bisogna avere il 50%, però una volta che il fondo c'è, il privato, che in questo caso si chiama FIAT (tanto per chiamarlo con nome e cognome), avrebbe potuto nuovamente diventare proprietario. Dati i precedenti della vicenda (il comportamento strano dell'Ente regionale), noi non ci sentiamo garantiti dal fatto che, una volta che i soldi pubblici (europei, nazionali, perché anche i fondi CEE vengono pagati con le quote IVA che noi sottoscriviamo) sono acquisiti, la Regione, come è avvenuto due anni fa, in futuri aumenti di capitale non sottoscriva la propria quota e permetta nuovamente il privato. Quindi ci sono elementi estremamente dubbi rispetto a questo. Se la Regione aveva deciso di non avere una quota precedentemente così importante non aveva una ragione strategica. E l'unica ragione strategica che ci viene detta è questo fondo. Questo è un elemento...



PRESIDENTE

Consigliere, concluda per cortesia.
PAPANDREA Concludo in due minuti.
Inoltre, nel corso dell'audizione ci è stato detto dal Presidente della società che prevedeva nei prossimi anni di ridurre il passivo. Ad una nostra domanda su come prevedeva di ridurre questo passivo, uno degli elementi di fondo per fare questa previsione è il fatto che i contributi regionali cresceranno (come prevede l'art. 3 della legge) da 100 milioni ad 1 miliardo. Quindi, il passivo lo riduce la Regione, la quale prima sottoscrive delle quote, poi farà sì che la società migliori i suoi conti finanziandoli.
L'insieme di queste cose ci porta a pensare ad un'operazione estremamente strana e non capiamo l'interesse pubblico a partecipare a questa operazione.
Per questo motivo noi respingiamo il provvedimento. Ribadiamo la necessità, per approfondire l'insieme del problema, che come minimo l'art.
3 venga stralciato e che, attraverso il dibattito su questo articolo facendone un apposito provvedimento, sia posto in discussione tutto il comparto fieristico e la nostra politica in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.
FERRARIS Noi voteremo a favore di questo disegno di legge, come già abbiamo annunciato in Commissione, per senso di responsabilità, perché non possiamo perdere i fondi che l'Unione Europea probabilmente ci assegnerà per avviare una politica importante per tutto il Piemonte, cioè la qualificazione del terziario, al quale anche la Città di Torino assegna un ruolo essenziale per il suo sviluppo. Voteremo inoltre, perché non possiamo rischiare per la seconda volta, dopo la drammatica esperienza di Promark, di veder saltare il tentativo del Piemonte e di Torino di avere un'iniziativa fieristica degna di questo nome.
Abbiamo dimostrato responsabilità accettando, nell'incontro dei Capigruppo di venerdì scorso, una procedura molto celere di discussione, e prendiamo anche atto della disponibilità del Presidente Sartoris a partecipare alla Commissione di lunedì, che è stata peraltro molto utile anche se non completa, perché non ci ha fornito tutti gli elementi che sarebbe stato utile avere per comprendere la portata delle cose che stiamo decidendo.
Certo, non possiamo non sottolineare l'esasperante lentezza con cui opera questa Giunta. Il 2 aprile si è svolta l'assemblea della società che ha proceduto all'azzeramento del capitale e alla richiesta del reintegro del capitale stesso. Siamo alla fine di luglio, entro il 20 settembre si svolgerà l'assemblea che dovrà reintegrare il capitale, senza del quale (capitale che attualmente è quotato 10 miliardi con il 50% di pubblico) non sarà possibile chiedere i fondi europei. Mi chiedo perché siano passati quattro mesi nel nulla per costringerci alla fine di luglio ad una discussione che sta avvenendo tra l'altro con difficoltà. Credo che questo faccia il paio con gli argomenti che esamineremo giovedì prossimo in Commissione e che riguardano il documento unico di programmazione sulle politiche comunitarie. Noi continuiamo l'intervento, ma lamentiamo l'assenza della Giunta (ringrazio i due colleghi che tengono duro). E' incredibile, qualcuno c'è, qualcuno è rimasto, però i responsabili di queste politiche non ci sono mai...



PRESIDENTE

Mi pare che ci sia Gallarini.
FERRARIS Vien voglia di dire: "aggiustatevi"; presenterò cento emendamenti anch'io, così darò un contributo per farmi ascoltare, anche perché credo di fare delle proposte in concreto, utili.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Ferraris.
Assessore Majorino, venga qui perché forse non è stato individuato subito. Sono presenti quattro Assessori: per cortesia tornate al vostro posto. Mi pare che la Giunta sia presente in maniera cospicua.
FERRARIS Vorrei che però fossero in grado di rispondere per evitare che succeda come per la legge precedente, quando hanno detto che si sono sbagliati a non pensarci; però la frittata è stata fatta. Mi sembra che anche questo sia di una certa gravità.
Noi la responsabilità la mettiamo tutta, però rimangono molte preoccupazioni su questa vicenda. E' troppo recente - l'ha ricordato il collega Chiezzi prima - la vicenda di Promark, che nel corso della scorsa legislatura ha suscitato accese discussioni, grandi problemi e tante tensioni. Tant'è vero che la Regione progressivamente non ha più sottoscritto gli aumenti di capitale che di volta in volta si erano resi necessari e, con l'ingresso dei privati, si era accettata la linea di uscire dalla responsabilità diretta della gestione di questo settore.
Adesso però qualcosa sta cambiando. Di questo dobbiamo essere responsabili. Intanto abbiamo il problema che Giunta e Consiglio d'ora in poi dovranno vigilare con grande attenzione sui programmi di risanamento che sono stati annunciati come titolo, ma non illustrati come merito, da parte del Presidente Sartoris, il quale ha detto che entro il 1997 la società dovrebbe tornare in pareggio.
Credo che dobbiamo avere molta attenzione, perché nella sostanza il disavanzo dell'esercizio è stato di 5 miliardi e mezzo, ma da come risulta dagli atti dell'assemblea in realtà c'era un residuo di deficit degli anni precedenti di oltre 6 miliardi; addirittura abbiamo superato, con la somma degli spareggi, per una trentina di miliardi quelle che erano le risorse patrimoniali a disposizione della società. Quindi, la situazione è stata quella di un collasso finanziario verticale drammatico e molto pesante.
Quindi dobbiamo evitare di vivacchiare non vigilando su questa vicenda perché il prossimo anno potremo trovarci ancora 5/6 miliardi di deficit e quindi inanellare di nuovo una serie di Promark 2, che alla fine porterebbero all'esasperazione il Consiglio regionale. Può darsi che i disavanzi siano anche superiori, perché nel momento in cui avremo la partecipazione dell'Unione Europea (20/22 miliardi) è anche vero che il 30 lo dovremo mettere noi. Quindi l'aggiunta del 30% vuol dire altri miliardi vuol dire mandare in ammortamento un impegno finanziario non indifferente che credo corra il rischio di collassare ulteriormente l'Ente.
Seconda cosa, che qui probabilmente non è stata avvertita se non di striscio: sotto la spinta delle esigenze dell'Unione Europea, che vuole che tutto il pubblico abbia il 50%, anche se la Regione sale al 34%, nella sostanza cambiano le responsabilità. Prima avevamo l'8% e ci pensavano i privati, adesso andiamo al 51%: dobbiamo pensarci noi; i privati addirittura possono pensare a defilarsi, anche se non lo credo. Da oggi abbiamo la responsabilità primaria rispetto a questa vicenda.
Il dibattito in questo Consiglio regionale deve essere affrontato, non soltanto perché ripianiamo qualche centinaia di milioni di debiti, ma perché abbiamo l'obbligo di dirigere questa società. Ho sentito in audizione delle cose che mi hanno fortemente preoccupato. La società ha un fatturato di 22 miliardi e mezzo, cresciuto rapidamente rispetto all'anno precedente, ma la Fiera di Milano ha un fatturato di 270 miliardi e la Fiera di Bologna di 100 miliardi. Expo 2000 deve riuscire a raggiungere un fatturato di 50/70/80/100 miliardi nell'arco di un anno o due, oppure non ce la farà mai con i costi che avrà, che ha tuttora, con i costi fissi, con i costi che si aggiungeranno per la ristrutturazione che deve avviare.
Questo è il grande problema che abbiamo di fronte: non scherziamo più, la nostra Regione sta giocando la sua credibilità e il suo futuro su un settore fondamentale come quello fieristico. Non per nulla mi auguro che se ne possa discutere giovedì.
La Federpiemonte presenta, nelle richieste di integrazione al documento di programmazione unica nelle politiche comunitarie, la richiesta di interventi per 280 miliardi sul Lingotto. O il Lingotto finisce la sua ristrutturazione oppure rappresenterà una tragedia per questa città: intendo dire che i 700/800 miliardi spesi finora, per carità, li perde la FIAT, ma la FIAT è di Torino, il pubblico ci ha rimesso qualcosa e alla fine è una perdita per tutti. Soprattutto è la perdita dell'unica possibilità seria e credibile per essere forti nel settore fieristico, per poterla dire anche noi, accanto a Rimini, Bologna, Milano e Bari, che sono i grandi centri espositivi.
La discussione deve tornare su questi temi, perché si dia una dimensione strategica al settore terziario della nostra Regione. E' per questo che prima mi irritavo, perché mancavano anche i massimi esponenti della Giunta e tra l'altro chi è responsabile delle politiche comunitarie.
Se quindi abbiamo nuove responsabilità, nel momento in cui torniamo a discutere in Consiglio regionale, e dovremo farlo rapidamente, dovremo affrontare il piano annunciato dal Presidente Sartoris, secondo cui entro il 1997 si raggiungerebbe il pareggio finanziario della società. In Commissione era tardi, c'era premura, credo che tutti fossero sostanzialmente d'accordo, però non si è entrati nel merito. Abbiamo il 51%, se la legge passa non possiamo più sottrarci alla responsabilità di sapere come ad Expo pensano di risanare i conti.
Inoltre, quali sono gli impegni che la Regione deve assumersi in questo settore? Ho sentito dire, nella consultazione, che ad esempio l'Emilia Romagna dà 10 miliardi all'anno per l'attività fieristica del Centro di Bologna. Non so se è così, però credo sia opportuno che cominciamo, o con un lavoro di Commissione, o in qualche altro modo, ad assumere informazioni per capire che cosa fa il resto d'Italia.
In bilancio abbiamo scritto che passiamo da 100 milioni ad un contributo forse di un miliardo; il fatto che Sartoris abbia detto "noi speriamo di avere 1 miliardo", al di là del capitale, che peraltro nel bilancio non è iscritto, dimostra che la Regione, al di là del ripiano del disavanzo, non ha una sua politica nel settore.
Se Expo deve decollare non possono bastare 1 o 2 miliardi probabilmente per qualche anno deve essere qualcosa in più, qualcosa che comunque consolidi una volta per tutte determinate iniziative. Detto questo, dobbiamo sapere quali sono gli impegni che dobbiamo assumerci.
Non voglio fare polemiche, ma in questi mesi abbiamo visto passare delle leggi incredibili. Abbiamo finanziato per 3 miliardi il Museo ferroviario: credo che sia una cosa strategica per il Piemonte il Museo ferroviario di Savigliano, però se crolla il Lingotto credo che dovremmo sentirci sulla coscienza qualche responsabilità in più. Credo, ad esempio che sia opportuno che si discuta se nel breve tempo si debbano fare altri investimenti immobiliari in quell'ambito. Non so se dobbiamo nuovamente infilarci in un'esperienza di forti investimenti immobiliari: tenete conto che prima o dopo si pagano, con un carico dal punto di vista degli ammortamenti che sottrae risorse all'iniziativa di promozione di nuove attività. Noi crediamo moltissimo al Salone dell'Automobile, al Salone del Libro, che sono le due esperienze più significative, però è chiaro che queste due grandi esperienze non bastano. Bisogna almeno triplicare i grandi Saloni che qualificano l'attività di Expo 2000 se vogliamo dare uno slancio.
Credo che dovremo discutere in Commissione qual è la politica di investimento immobiliare.
L'altra cosa che dovremo valutare in prospettiva è se non sia utile che facciamo questo grande sforzo in eterno: alla fine, risanato il settore prospettatagli una linea strategica, avendolo portato alle dimensioni di fatturato adeguato affinché possa reggere, perché la Regione non decide di ripetere quello che era già successo in una vicenda molto più provinciale cioè il passaggio da Promark ad Expo 2000? Quella era stata un'uscita per la disperazione. Non vorrei che dopo aver risanato e rilanciato l'attività di promozione della Regione si vendesse la nostra quota di partecipazione e si uscisse dal settore nello stesso modo. Usciamoci avendo fatto una cosa che stia in piedi, non avendo lasciato un mostriciattolo come era Promark e una vicenda iniziale come questa di Expo, che ci sta portando alla preoccupazione.
Mi sembra che su tutti questi argomenti bisognerà tornare rapidamente a ragionare e mi auguro che la Giunta si renda conto del rilievo che assumono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.
MIGLIETTI La ringrazio, Presidente. Ancora una volta devo rammaricarmi.
Possiamo sottoscrivere totalmente quanto ha detto in questa sede alcuni attimi fa, il Consigliere Ferraris, perché ha esposto lucidamente tutte le motivazioni che ci portano a votare a favore di questa legge. Mi rammarico, perché sarebbe stato opportuno che il Presidente della Giunta fosse presente per sentire ciò che ha detto il Consigliere Ferraris probabilmente lo leggerà dagli atti. Spiace, signor Presidente della Giunta, lei a volte sottovaluta ciò che sta avvenendo, ma dopo le avvisaglie che ci sono state in Consiglio sopra questa legge credo che sarebbe stato bene che lei fosse presente.
Noi voteremo a favore per le ragioni che ha già esposto il Consigliere Ferraris, ma principalmente perché se noi dovessimo chiudere e non esistesse più questa società, da parte nostra - ma credo principalmente da parte di chi deve reggere il governo, che ha impostato tutta la sua politica sull'immagine e sulla promozione del Piemonte non soltanto all'interno del nostro Paese, ma a livello internazionale - mancherebbe uno strumento operativo per presentarsi sui mercati internazionali.
Secondo me, si dovrebbero rivendicare quelle manifestazioni che erano proprie di Torino, che hanno visto, per anni, una notevole partecipazione di pubblico alle mostre, alle attività che svolgeva Torino Esposizioni, ma che sono state trasferite altrove forse perché non si è usata l'accortezza di promuovere l'economia piemontese, troppo legata ad un sistema mono industriale, che lascia pochissimo margine allo sviluppo della piccola e media impresa e del terziario sotto il profilo dell'esportazione europea, a parte il tessile, che, come sappiamo, è entrato in una crisi profonda e sta tentando di venirne fuori. Io mi auguro che il settore tessile riesca proprio perché noi abbiamo produzioni di qualità di cui gli altri non sono capaci, a riprendersi. Pensiamo però che soltanto nella mia città, che conta 40/50 mila abitanti, abbiamo perso, nel giro di vent'anni, 6/7 mila posti di lavoro.
Credo che si debba avere un'attenzione particolare - quindi con tutte le raccomandazioni che faceva il Consigliere Ferraris - all'unica, quella che è rimasta, società per mettere sul mercato le fiere che permettono di far conoscere l'attività della nostra regione. Io ho letto la relazione del Consiglio di amministrazione che gentilmente il Presidente Sartoris e il Presidente Pichetto mi hanno fatto avere, con tutte le preoccupazioni sul deficit che si è accumulato, perché le responsabilità - come diceva Ferraris - dopo questa ricapitalizzazione ricadranno totalmente sulle spalle della Regione Piemonte in quanto socio di maggioranza. Occorre quindi una grande attenzione da parte della Regione sull'attività di questa società, che deve comunque rimanere in piedi per promuovere e, anzi, per rivendicare da altre parti nuove idee.
Sono convinto, anche in seguito a quanto ha detto il Presidente Sartoris, che si può rilanciare questa società per alcune concomitanze mentre si sta definendo il Lingotto in termini generali, uno dei problemi della città di Torino è quello della ricettività alberghiera. Non credo che coloro che guadagnano 6/7 miliardi all'anno e oltre vengano a trascorrere un periodo di tempo a Torino perché Torino purtroppo, sotto questo aspetto non offre grandi attrattive e non è una città che può attrarre anche quelli che manovrano grandissimi capitali. Essi vanno a Zurigo, a Parigi, a Milano, a Basilea, ma sicuramente non arrivano a Torino. Oggi, con il Lingotto, credo si possa incominciare a pensare di alzare la qualità e quindi a trarre, a livello di Torino e del Piemonte, una diversa qualità di chi può portare benessere tramite i capitali. Ormai siamo nel periodo del capitalismo più sfrenato; nel capitalismo più sfrenato e nella società del mercato, se non ci sono i capitali, difficilmente si riesce a decollare e a modificare il sistema dell'economia. Visto che c'è una Giunta di un certo tipo, si preoccupi almeno di mantenere e di promuovere a quel livello la nostra città.
Saremo quindi d'accordo sulla ricapitalizzazione. Abbiamo qualche perplessità sulla modifica dell'art. 17; avremmo preferito che fosse formulato in un altro modo, ma abbiamo avuto l'assicurazione da parte dell'Assessore che nel giro di brevissimo tempo avrebbe portato in Commissione una discussione per la revisione della legge n. 47, per rivedere tutta la legge n. 47, e in quella sede vedremo come modificare anche l'art. 17 dando più competenza alle risultanze del bilancio piuttosto che al vincolo da parte della stessa legge.
Credo che dovremo porre grande attenzione a questo problema.
Ritorneremo ad essere gli azionisti di maggioranza di questa società; mi auguro che fra un anno non ci si debba ricredere sulle scelte che abbiamo fatto questa sera. Grazie.



PEANO PIERGIORGIO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini, che interviene in qualità di Consigliere.
GALLARINI Anche il Gruppo di Forza Italia esprime parere favorevole rispetto alla proposta di aumento di capitale.
Penso che alcune considerazioni fatte dai colleghi Ferraris e Miglietti vadano riprese, perché in linea di massima sono le stesse considerazioni che abbiamo fatto noi all'interno della maggioranza e della Giunta allorquando abbiamo deciso di tentare un salto di qualità nei confronti di Expo 2000.
Expo 2000 ha rilevato sotto certi aspetti, come è già stato ricordato l'esito fallimentare di Promark, finita come tutti sappiamo, dopodiché il Presidente Sartoris, che è venuto ieri in Commissione, ha dichiarato di essere Presidente dall'ottobre dell'anno scorso, quindi penso proprio che questo motore si stia avviando. Riteniamo che l'occasione vada colta.
Il collega Ferraris chiedeva perché è arrivata sul tavolo della Giunta il 2 aprile la richiesta di aumento di capitale e perché la Giunta la presenta solo ora, in questa ultima sessione di luglio, in queste condizioni, quasi fossimo noi i responsabili dei duecento emendamenti presentati, che ci costringeranno probabilmente a fare l'alba di domani mattina - lo dico con molta pacatezza e serenità! Non è così. Innanzitutto la Giunta ha voluto verificare la possibilità che il finanziamento CEE fosse percorribile; all'interno dei 477 miliardi delle richieste CEE che arriveranno giovedì mattina in VII Commissione ci sono i 25 miliardi destinati ad Expo 2000. Sono complessivamente 30 miliardi, di cui 5 se li accolla la Regione Piemonte e mi sento di dire che è un rischio calcolato e che vale la pena affrontare, visto che 5 miliardi, su 113, rappresentano il 3,5-4% rispetto al cofinanziamento di cui si carica la Regione con fondi propri, quindi penso proprio che il gioco valga la candela.
Dicevo che si arriva solo ora perché, e la VII Commissione lo sa giovedì mattina alle 10,30 ci sarà l'esposizione di tutta questa progettazione e la sommatoria dei vari progetti, con l'illustrazione degli stessi. Trenta miliardi, complessivamente, rappresentano quella scommessa sotto certi aspetti, quella chance rispetto alla quale la Giunta ha deciso di investire in questa direzione. Certo, concordiamo anche con l'analisi dei Consiglieri Ferraris e Miglietti; non è la Regione Piemonte, collega Ferraris, che arriva da sola al 51%; la Regione arriva al 36-37%, è il pubblico nel suo complesso che effettivamente supera il 50% e quindi investe anche l'istituzione Regione di quelle responsabilità... Direi che il pubblico che investe in questa direzione investe nella direzione di una Regione che, ad esempio, considerando gli ultimi mesi, ha avuto a Torino il Salone dell'Auto e il Salone del Libro; Milano invidia questi due risultati, sia per quanto riguarda l'iniziativa che per quanto riguarda il numero di presenze, e potrei citarne altre, ma non è l'occasione, l'ha già fatto l'Assessore Leo, l'ha già fatto ogni Assessore in funzione dell'esposizione del bilancio e delle iniziative. Dico solo che con Expo 2000, che ha incorporato tutta la parte espositiva, Torino Esposizioni e tutto quanto compete alla Regione per proporsi con quell'immagine, con quelle iniziative che sono state ricordate anche negli interventi precedenti, il Piemonte si gioca una carta grossa e quindi secondo noi vale la pena giocarla. Sostanzialmente condividiamo l'analisi fatta e l'assunzione di responsabilità con il voto favorevole che viene espresso nei confronti di questa iniziativa.
Direi che a fronte di queste considerazioni non esiste grande differenza fra maggioranza ed opposizione; abbiamo fatto le stesse valutazioni e facciamo le stesse considerazioni. Certo, noi abbiamo l'onere, e penso che non ci sottrarremo, di venire a settembre o ottobre in Consiglio regionale, allorquando ci sarà la certezza del finanziamento CEE e quindi ci sarà la potenzialità concreta dell'investimento di questi miliardi, ad affrontare un dibattito sulla progettualità e sull'investimento dettagliato dei 30 miliardi che possono consentire quel salto di qualità che tutti auspichiamo e che ha consentito ad Expo 2000 di passare dai 3/4 miliardi durante questa gestione ai 22 miliardi di fatturato. Perché è vero che la Fiera di Milano fattura oltre 100 miliardi è vero che l'Emilia Romagna - è stato detto ieri da Sartoris, io non l'ho verificato, ma immagino che siano ordini di grandezza attendibili - fattura 80 miliardi, però è altrettanto vero che Expo 2000 è un motore all'interno del quale sono stati immessi recentemente questi cavalli che hanno portato il fatturato da 3 a 22 miliardi. E noi riteniamo che con l'immissione di questi altri 30 ci sia veramente un passaggio strategico attraverso il quale questa società possa assumere iniziative in grado di dare quel ritorno di indotto politico-economico del quale siamo alla ricerca.
Penso che, come Gruppo che all'interno della maggioranza propone questo aumento di capitale, una volta condivise quelle analisi che sono state fatte (le stesse che abbiamo fatto noi), a differenza dell'opposizione, che ha pure fatto queste analisi, noi abbiamo la responsabilità di venire ad illustrare quel progetto e di governarlo affinché non ci sia la fine di Expo 2000, che avrebbe ovviamente un tonfo di gran lunga superiore a quello prodotto da Promark qualche anno fa, perché la dimensione di Promark era molto minuta rispetto alla dimensione che sta assumendo, e a maggior ragione assumerà nel prossimo periodo, Expo 2000. Noi riteniamo, e siamo fiduciosi, che il governo regionale sia all'altezza di questo notevole investimento in questa importante direzione, che sta proponendo la nostra Regione a livelli mai conosciuti in passato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Presidente, io userò pochissimo, credo un decimo, del tempo che mi è consentito per il mio intervento su questo provvedimento, per fare una dichiarazione che è fuori tema, ma in tema.
Da questo momento io mi autosospendo dal Consiglio perché non riconosco in lei una gestione al di sopra delle parti di tutta l'aula di questo Consiglio. Lei non mi rappresenta, non rappresenta l'agire democratico di questo Consiglio, e io finché non sarà ripristinato l'agire democratico di questo Consiglio non vi metterò più piede.



(Il Consigliere Cavaliere abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Vorrei svolgere il mio intervento cominciando dal tema in oggetto e cioè da questa legge con la quale noi torniamo come Regione Piemonte alla stessa situazione, collega Gallarini, che avevamo visto...



(Interruzioni)



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Proprio non interessa, siete maggioranza straboccante anche qui? Non interessa: parlo, chiamo Gallarini e Gallarini non ascolta.



PRESIDENTE

GALLARINI



PRESIDENTE

Ti sto sentendo.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Stavo dicendo che torniamo alla stessa situazione (eravamo presenti tutti e due, collega Gallarini) che avevamo visto in occasione della discussione sulla Promark quando decidemmo, e devo dire la sinistra un po' meno e allora il pentapartito un po' di più, che questo settore dell'impegno promozionale e fieristico era un settore da cui il pubblico doveva uscire. Questa è la memoria che ho, spero che non sia una memoria faziosa e che corrisponda al ricordo che ha anche Gallarini; analizzando tutti gli investimenti possibili, si era detto che quello è un investimento in cui il settore privato è in grado di cavarsela da solo, e che il pubblico non può fare tutto. Ricordo che si diceva che il pubblico non è capace, non ha l'agilità, non ha la mentalità, non ha le competenze; basta spendere soldi in questo settore, vadano avanti i privati! Poi con Expo 2000 si è detto: sì, la Regione semplicemente al di "la", metta un seme (e sono i 100 milioni all'anno), ma dobbiamo tirarci fuori perché il libero sviluppo dell'economia, delle forze di mercato, sono di competenza di questa materia, e ne siamo usciti.
Prima di uscirne però io ricordo che c'erano le discussioni sulla ricapitalizzazione di Promark e quante volte l'abbiamo ricapitalizzata? Almeno cinque volte e ogni volta che ricapitalizzavamo dicevamo: "bene adesso è risanata, via con la Promark, grandi programmi", ma dopo un anno si ricominciava daccapo, e quanti miliardi abbiamo assegnato a Promark? I discorsi che sento adesso, anche quelli molto cauti fatti da Ferraris, ricominciano con la stessa sinfonia: adesso risaniamo Expo 2000 mettiamo altri capitali, perché così andremo avanti. Io trovo una contraddizione in termini proprio di politica: cioè, primo, rivediamo la discussione su Promark e diciamo che il pubblico deve intervenire; secondo: quando il pubblico interviene deve sempre intervenire in questo modo? Finanziando società che perdono 5 miliardi all'anno, in totale 11 miliardi in quattro o cinque anni? Questo tipo di intervento non è a rischio? Non è un intervento che deciso in altri settori, porterebbe magari a problemi amministrativi e di Codice Civile o di Codice Penale? Cioè versiamo soldi in una società che ha perso. "A fin di bene", a fin di bene certo, ma non dovremmo, prima di fare questo, aver discusso in lungo e in largo, intanto perché si sono persi quei soldi e poi perché bisogna metterli? Terzo: c'è la presenza del Lingotto; qui si dice "non dobbiamo perdere gli stanziamenti per risanare un capannone", ma chi l'ha scritto che bisogna risanare quel capannone a spese della collettività? Chi l'ha detto? E poi, quel capannone quanto costa? La FIAT lo vende, ma a che prezzo? A scatola chiusa? Per tutti questi motivi, noi abbiamo voluto segnare pesantemente queste nostre preoccupazioni e la nostra contrarietà perché ci sembra veramente che sia una situazione da non condividere.
La seconda parte dell'intervento invece è relativa a queste nostre recenti ore passate in Consiglio che, per la natura dei fatti che sono avvenuti, sono certamente nuove, ma che ripensandoci bene forse qualche avvisaglia nel passato l'hanno anche avuta. Mi riferisco sia al fatto inaudito e gravissimo dell'aggressione subìta dal Consigliere Cavaliere e sia, purtroppo, a certe - come chiamarle? - intermittenze del Presidente che se non sono le intermittenze del cuore, però sono intermittenze di gestione purtroppo marchianamente visibili, non equilibrate ed equanimi sia all'ultimo intervento del collega Papandrea chiaramente interrotto dallo stesso Presidente, ben diversamente gestito dal Presidente rispetto ad altri interventi. Per non parlare del fatto che il Presidente, in occasione dell'aggressione di Mancuso, è rimasto inattivo per lunghi minuti, senza intervenire contro quell'episodio e, semmai, contro chi protestava ad alta voce per l'accaduto.
Da questo punto di vista, noi siamo solidali con il Consigliere Cavaliere, che ha subìto questa aggressione e non è stato tempestivamente difeso dal Presidente di quest'aula: gli esprimiamo tutta la nostra solidarietà.
A prova della nostra solidarietà, abbandoniamo l'aula, lasciando a tutti voi la contentezza e il compito di gestire questa brutta legge e i nostri emendamenti.



(Il Gruppo di Rifondazione Comunista abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Avevo chiesto di intervenire su una questione di merito che riguardava il provvedimento di Expo 2000, ma indubbiamente le dichiarazioni che si sono susseguite non possono non far pensare che quanto aveva suggerito il collega Marengo ad inizio di questa discussione poteva forse essere utile e contribuire a rasserenare un dibattito nato sotto l'auspicio di forti tensioni.
Ritenevo che avrebbe potuto essere utile, a prescindere da Expo 2000 fermarsi a quel momento, anche perché un episodio di tensione poteva essere prevedibile. Io non ero presente nel momento in cui è avvenuto l'episodio (ero momentaneamente fuori), per cui non lo voglio assolutamente giudicare però mi sia permesso dire a quest'aula che, da una parte e dall'altra - non sto sposando una tesi né di maggioranza né di opposizione, cerco proprio di astrarmi - quando vi è il rischio di lacerazioni nei rapporti e quando vi sono delle avvisaglie in questa direzione, che vengono reiterate più volte forse una riflessione deve essere fatta.
Anche l'atteggiamento di tensione, che sovente io osservo, verso il Presidente del Consiglio regionale, il quale cerca di "dribblare" con ironia, deve essere oggetto di una riflessione serena e un po' distaccata da parte di questo Consiglio, per un ripristino generale delle regole alle quali tutti coloro che fanno parte di questo Consiglio devono attenersi.
Pertanto, in questo momento le mie valutazioni, che mi avrebbero portato a chiedere e a dire che una discussione importante nel merito di Expo 2000 è stata fatta - anche con delle osservazioni di un certo peso portate dai Consiglieri Ferraris e Miglietti, riprese nell'intervento del Capogruppo di Forza Italia - potrebbero essere approfondite in modo da tornare sull'argomento ai primissimi di settembre, rispettando le scadenze per l'approvazione del provvedimento entro tempi che consentano di non perdere ulteriori finanziamenti. Ciò permetterebbe un esame di merito più approfondito.
Se si vuole riprendere un ragionamento sereno, che non veda né vinti n vincitori, forse questo può essere consigliabile ed utile. Mi voglio rifare a memorie precedenti. Quando un intervento di rottura avviene su un provvedimento i cui presentatori hanno proposto degli emendamenti che comunque, avrebbero titolo e legittimità per essere discussi, forse vale la pena di dire: vinciamo un po' meno tutti, ma facciamo punto e a capo e vediamo di ricominciare nel merito e nel metodo con più serenità.
Questo lo dico nei confronti di tutti, perché sovente ho notato che vi è un ripetersi di battute, di osservazioni, ecc., nei confronti del Presidente del Consiglio, figura alla quale io sono abbastanza sensibile per evidenti ragioni. Probabilmente, se si lasciano reiterare e se non si esaminano invece nel loro eventuale spessore, nel senso di capire torti o incomprensioni che ci possono essere, tali atteggiamenti possono determinare uno strascico che poi non si risolve di per sé, ma che pu creare ostacoli e difficoltà al lavoro e a quel rapporto di fiducia che per quello che ci riguarda, esiste in maniera totale, ma che in qualche modo questa sera ha visto uno strappo.
Io non sto assolutamente dando ragione a chi ha portato le sue motivazioni per un determinato comportamento, ma credo che una pausa di riflessione possa essere utile a tutti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio, che interviene in qualità di Consigliere.
MASARACCHIO Ho chiesto di intervenire non certo per fare la parte della maggioranza in difesa della Presidenza di questo Consiglio, ma perché, avendo - chiedo scusa se lo ribadisco - quarantadue anni di attività nei consessi della Pubblica Amministrazione democratica ed essendomi comportato da oppositore così come si conviene anche quando non ho avuto il suffragio da parte di chi reggeva la maggioranza, penso di poter avere in questa occasione il pieno titolo di far presente le mie osservazioni.
Non è accettabile che, all'interno di un Consiglio, si strumentalizzi un'attività di contrapposizione, esercitata nel tempo, di giorno in giorno di momento in momento, in ogni occasione, contro quella che poteva essere la parte debole di questa maggioranza, non certo per la mancanza di valore del signor Presidente di questo Consiglio, che ha una lunga esperienza di attività politica al pari di ciascuno di noi, per quel che ciascuno di noi ha potuto fare nell'attività politica, ma perché il Presidente di questo Consiglio è il Presidente di questo Consiglio eletto dalla maggioranza. Non essendo stato eletto da un suffragio più largo, il Consigliere Cavaliere mi spiace che non sia presente - ha esercitato continuamente un'azione non di demolizione, ma di attacco costante, strumentalizzando ciò che scusate, signore, se mi permetto di dire questo - così come accade in ogni consesso dove il dibattito diventa anche animoso (guai se non lo fosse!) di volta in volta il "casino" del Consiglio gli ha consentito.
Ieri pomeriggio, nella consultazione fra i Capigruppo e poi in quella della maggioranza, ci siamo trovati nella condizione di aver verificato che urgeva un accordo per disciplinare i lavori di questo Consiglio; una volta determinato come disciplinarli, bisognava solo trovare un escamotage attraverso un'azione di dibattito, che però - detto fra virgolette - è risultata di "insulto" verso ciò che è l'istituzione del Consiglio. E non so se sia una questione di bonomia da parte del Presidente del Consiglio oppure di nonchalance nei confronti di un attacco che non è suffragato da una qualità politica.
Altro che stare nel merito degli argomenti! Noi tutti sappiamo quanto gli argomenti a volte possano costituire il merito per cercare di attaccare la maggioranza. E bene ha fatto il Consigliere Cavaliere ad autosospendersi, perché ha reputato che questo non è il luogo dove la sua animosità - e l'ha dimostrata in mille occasioni - può avere una concertazione con gli altri.
Se nel momento in cui si esercita una continua azione di provocazione si è così permalosi, si è così suscettibili o è perché qualcuno in politica fa finta di aver sempre la condizione minore oppure si tratta di un disegno. Un disegno che viene esercitato in concomitanza con un altro Gruppo, quello di Rifondazione Comunista, che trova comodo abbandonare l'aula per dimostrare all'esterno - ricordiamo che sussiste un'attività anche fuori dall'aula - che questo Consiglio regionale non è disciplinato non è in condizione di mantenere un dibattito politico civile, non ha argomenti: e ciò stava dicendo in quel momento il Consigliere Cavaliere squalificando l'azione della Giunta, con l'affermazione che tutti noi siamo incapaci del benché minimo apporto concreto e sufficiente per avere una credibilità di conduzione di un panorama politico.
E' in questo momento che il Consigliere Mancuso si è mosso, certamente perché provocato da quelle affermazioni. E' vero, Mancuso ha fatto male a non limitarsi di ribadire. Egli poteva evitare di andare a togliere il microfono a Cavaliere, come se si trattasse di una questione che, in ogni caso...



(Proteste da parte dei Consiglieri Ferraris e Saitta)



PRESIDENTE

MASARACCHIO



PRESIDENTE

Ma io non ho chiesto di intervenire su Expo 2000: ho chiesto di intervenire sull'autosospensione del Consigliere Cavaliere. E' vero, signor Presidente?



(Reiterate proteste da parte dei Consiglieri Ferraris e Saitta)



PRESIDENTE

MASARACCHIO



PRESIDENTE

Perché, che cosa sto dicendo fuori dai limiti? Sto facendo delle considerazioni, ho chiesto di intervenire su questo argomento.



PRESIDENTE

L'argomento è stato ripreso anche dalle considerazioni della Consigliera Spagnuolo.
Su questo argomento c'è un incidente procedurale e anche politico che è stato certamente di qualche rilevanza.
MASARACCHIO Se stessimo tutti zitti, come pare si stia facendo, senza intervenire penso sia anche arrivato il momento che ciascun Assessore, al di là delle convenienze, prenda posizione su fatti politici d'importanza molto rilevante - che cosa leggeremo domani sui giornali, che cosa si dirà su questo Consiglio? E quando di questo Consiglio si sarà detto che non ha una Presidenza adeguata al mantenimento della disciplina, quali conseguenze dovremo ricavarne? Le dimissioni formali del Presidente, perché vengano reiterate le volontà del Consiglio per riconfermarlo? Io vado proprio alla concretezza dei fatti.
Detto questo, signor Presidente, le esprimo tutta la mia solidarietà che non è soltanto una solidarietà politica, ma è anche una solidarietà morale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.
MARENGO Chiedo la convocazione di una riunione dei Capigruppo, urgente!



PRESIDENTE

Sì, però adesso c'è un fatto: poiché l'episodio è stato portato all'attenzione di questa assemblea, credo forse valga la pena che sia discusso. Non è una cosa semplice.
MARENGO Va bene, vorrà dire che lo discuterò anch'io in assemblea. Ho già fatto una proposta prima; visto che cadono tutte nel vuoto, va bene: andiamo avanti così!



PRESIDENTE

Se mi permettete, sono stato chiamato in causa e mi pare che, di fronte ad un'assemblea, dovrei anche dare qualche risposta. O non c'è fatto personale, in questo caso? O non c'è un fatto politico, in questo caso? Non lo so, mi rimetto a voi; siccome sono così antidemocratico, certamente mi rimetto alla clemenza della corte.
Consigliere Marengo, valuti lei! Poi possiamo convocare subito la Conferenza dei Capigruppo; mi pare che sul problema... Come dice, Consigliere Montabone? MONTABONE Dico che se si fa la riunione dei Capigruppo, non faccio questo intervento. Però non credo che, di fronte ad un atteggiamento come quello tenuto in aula da parte di alcuni Consiglieri, questo fatto non possa essere rimarcato dagli interventi di ciascuno di noi.
Non è un fatto non grave; è un fatto, a mio modo di vedere, grave. Io sono disponibile ad addivenire anche alla richiesta del Consigliere Marengo di riunire i Capigruppo, ma certamente è necessario parlare di questo fatto.



(Interruzioni da parte del Consigliere Marengo)



PRESIDENTE

MONTABONE



PRESIDENTE

Consigliere Marengo, si può anche fare la riunione dei Capigruppo, ma in quest'aula sono state fatte delle accuse nei confronti non del Consigliere Picchioni, ma nei confronti del Presidente del Consiglio della Regione Piemonte, che secondo me non possono passare sotto silenzio.
Sono disponibile a rinunciare all'intervento se si vuole prima fare la riunione dei Capigruppo o, in caso contrario, a proseguirlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Sul metodo. Presidente, stavamo formalmente discutendo una legge e poi c'è stato l'accavallamento di questa questione, che è grave e che secondo me merita di essere dibattuta in Consiglio, alla luce del sole, in assoluta tranquillità ed equilibrio, visto che noi, a differenza di altri, siamo in grado di farlo.
Tuttavia, chiederei che prima si procedesse alla conclusione del punto all'o.d.g che stavamo dibattendo, per passare poi a discutere sul merito di questa vicenda, per la quale mi associo a stigmatizzare tutta la gravità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Presidente, in base al metodo della nostra azione politica, credo che abbiamo dimostrato di non rincorrere mai forme di ostruzionismo nel confronto in Consiglio, e non abbiamo mai seguito o rincorso le posizioni che sono state qui espresse con la presentazione di tanti emendamenti.
A questo punto, però, dopo quello che è capitato in aula, credo che questo Consiglio debba dire qualcosa a favore del collega Cavaliere; penso che sia fondamentale. Ed è importante che lo dica lei, Presidente, perch probabilmente nella stanchezza non ci siamo resi conto di ciò che è capitato.
In effetti, il collega Mancuso ha compiuto un atto non soltanto da deplorare, ma da stigmatizzare, che richiede una scusa a tutto il Consiglio regionale, non soltanto al collega Cavaliere.
Quello compiuto è un atto di violenza, per una democrazia. Anche lei Presidente, probabilmente per una questione di stanchezza, non l'ha valutato a sufficienza, e l'ha, in qualche maniera, rinchiuso soltanto nel confronto tra due Consiglieri regionali. Questo mi pare che non dovesse essere fatto, e dunque bisogna correre immediatamente ai ripari.
La mia opinione è che se si fosse sospesa la seduta per mezz'ora sarebbe stato utile per tutti. A questo punto, credo che la richiesta del collega Marengo sia utile per ristabilire un minimo di rapporti, che devono passare però da un fatto: che lei, Presidente, non soltanto deplori, ma richiami e sottolinei che il gesto compiuto dal collega Mancuso non ha nulla a che fare con il confronto democratico, al di là delle questioni sulla legge e al di là delle questioni di diversità che sicuramente abbiamo con il collega Cavaliere.
Invito anche i colleghi della maggioranza che non condividono questo metodo - perché obiettivamente questo è un metodo che ha poco a che fare con l'intelligenza, ma tanto con i muscoli, ed è un metodo che ci porta in una posizione non di utile confronto, ma di sempre più distanza - a valutare l'opportunità della sospensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.
SCANDEREBECH Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per noi Consiglieri nuovi in questo Consiglio - è esattamente trascorso un anno dal nostro insediamento oggi è una brutta giornata. Brutta indipendentemente dall'episodio successo, perché fino a ieri ci siamo rispettati. In questa giornata grigia vi è però stata una nota bellissima del collega Marengo, il quale ha specificato e chiarito che gli impegni vanno rispettati; ciò significa che se c'è il rispetto degli impegni c'è il rispetto delle persone che devono portare a termine determinati impegni; se manca questo, tutto quello che viene dopo è secondario. L'assiduo e non certo costruttivo atteggiamento dei giorni scorsi non aiuta certo noi, nuovi Consiglieri, ad essere propositivi o a migliorarci politicamente. Mi auguro non succedano più episodi come quello successo un'ora fa.
Ritengo che i Capigruppo possano risolvere questo problema in modo specifico e democratico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Un quarto d'ora fa ho chiesto se potevo intervenire oppure se, come ero disponibile a fare, sarebbe stato più opportuno convocare la riunione dei Capigruppo. No, non siamo andati avanti perché poi sono intervenute altre tre persone entrando nel merito della questione senza darmi una risposta.
Ora c'è una proposta di sospensione, per una riunione dei Capigruppo. Se si addiviene a questa la si convochi immediatamente, quindi non intervengo.
Se, invece, non c'è questa sospensione io, prima di altri che hanno chiesto la parola e prima ancora, se mi permette, del Presidente del Consiglio che secondo me, deve anche sentire quello che dicono i Consiglieri prima di intervenire, chiedo di poter intervenire.



PRESIDENTE

Consigliere Marengo, lei ha presentato una domanda di sospensione per una riunione dei Capigruppo; la mantiene? MARENGO Certo, la mantengo.



PRESIDENTE

E' convocata la riunione dei Capigruppo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 20,20 riprende alle ore 23,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
In ordine ai fatti succedutisi questa sera, mi corre l'obbligo di richiamare formalmente il Consigliere Gianni Mancuso per il comportamento tenuto in aula in occasione delle dichiarazioni fatte dal Consigliere Cavaliere.
Per le dichiarazioni del Consigliere Cavaliere l'Ufficio di Presidenza si riserverà di leggere attentamente i resoconti stenografici.
La parola al Consigliere Marengo.
MARENGO Credo che il fatto che è successo questa sera in aula sia di una gravità inaudita. Mi riferisco al comportamento aggressivo tenuto dal Consigliere Mancuso nei confronti del Consigliere Cavaliere. Tollerare atteggiamenti di questo tipo significa scatenare un clima di rissa in questo Consiglio regionale. Non sono per nulla soddisfatto delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, che ha messo sullo stesso piano chi ha espresso (anche se poi i giudizi possono essere negativi o positivi più negativi o meno negativi), delle valutazioni politiche - il Consigliere Cavaliere - con chi ha assunto questo comportamento. Mettere sullo stesso piano questi due comportamenti vuol dire che noi, all'interno di questo Consiglio regionale, difficilmente riusciremo ad avere dei rapporti politici tali che permettano una serenità di lavoro.
Per questo motivo io e il mio Gruppo abbandoneremo l'aula; ovviamente se chi rimarrà deciderà di proseguire verificheremo a verbale affinché ci siano tutte le condizioni, compreso il numero legale, per continuare i lavori di Consiglio.



(Il Gruppo PDS abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.
FERRARIS Il Gruppo dei Popolari condivide la dichiarazione fatta dal Consigliere Marengo, quindi anche noi abbandoneremo l'aula.



(Il Gruppo Popolari abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Presidente, mi ero già permessa di dire, a ridosso degli episodi e delle dichiarazioni fatte, che per guardare più lontano e per avere un clima più sereno in questo Consiglio regionale era necessario interrompere la seduta; credo sia tuttora necessario.
Pertanto anche il mio Gruppo abbandonerà l'aula.



(Il Gruppo Patto dei Democratici abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.
RUBATTO Speravo anch'io che il Consiglio regionale venisse convocato domani affinché il riposo potesse creare animi migliori.
Mi unisco ai Gruppi PDS, Popolari e Patto dei Democratici abbandonando l'aula.



(Il Gruppo Pensionati abbandona l'aula)



PRESIDENTE

I Consiglieri in congedo sono quattro: Bellingeri, Bertoli, Rossi e Rosso. Il numero legale per il proseguimento dei lavori scende quindi a 29.
Procediamo dunque all'esame dell'articolato del progetto di legge n.
208.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavaliere e Chiezzi: al primo comma, le parole "sottoscrivere n. 368.000" vengono sostituite con le parole "sottoscrivere n. 10.000".
La Giunta non accoglie l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 31 voti contrari.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavaliere e Chiezzi: al primo comma, le parole "sottoscrivere n. 368.000" vengono sostituite con le parole "sottoscrivere n. 11.000".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 31 voti contrari.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavaliere e Chiezzi: al primo comma, le parole "sottoscrivere n. 368.000" vengono sostituite con le parole "sottoscrivere n. 20.000".
La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Pregherei il Presidente di esaminare molto velocemente se il senso degli emendamenti è quello dei primi già proposti, cioè soltanto un giro di cifre. Non trovandone nemmeno uno di carattere politico, propongo di chiamarli emendamento n. 1), n. 2), n. 3), ma non più di leggerli.



PRESIDENTE

Non abbiamo alcuna norma che regolamenti questo, per cui abbia pazienza.
DEORSOLA Chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto NO 31 Consiglieri L'emendamento è respinto.



(Gli emendamenti dal n. 4)



PRESIDENTE

relativa al processo verbale dell'adunanza in corso, vengono posti in votazione per alzata di mano e respinti con 31 voti contrari)



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'art. 1 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 112) Emendamento presentato dai Consiglieri Papandrea e Chiezzi: l'art. 3 del progetto di legge n. 208 è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 31 voti contrari.
Gli emendamenti dal n. 113) al n. 172), che saranno allegati alla pratica relativa al processo verbale dell'adunanza in corso, vengono posti in votazione per alzata di mano e respinti con 31 voti contrari



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'art. 3 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31 L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI' 31 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Esame ordine del giorno n. 263 relativo alla pesca nelle acque del Lago Maggiore


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 263 presentato dai Consiglieri Pichetto, Racchelli, Bertoli, Viglietta, Burzi, Galli, Manica Ferraris, Ferrero, Toselli, Rosso, Dutto, Gallarini e Grasso, iscritto all'o.d.g. nel corso della seduta di ieri.
Do lettura dell'ordine del giorno: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che 1) i dati risultanti dalle analisi compiute sulle specie ittiche pescate nel Lago Maggiore rilevano un contenuto di DDT negli esemplari oggetto di campionatura in quantità superiore ai limiti stabiliti dalla normativa vigente 2) l'ordinanza n. 4/96 del 19 giugno u.s., emessa dal Commissariato italiano per la Convenzione italo-svizzera sulla pesca, dispone l'immediato divieto all'attività di pesca della specie agone 3) nel corso dell'incontro tra il Commissario svizzero e una delegazione italiana della Commissione per la pesca e della Provincia del Verbano Cusio Ossola si è stabilito, come risulta dal relativo verbale, che i provvedimenti di natura sanitaria ed ambientale da assumersi debbono tenere conto della necessità di non creare disparità di regolamentazione delle acque lacustri nei due Stati confinanti 4) il Consiglio di Stato del Canton Ticino non ha ritenuto di vietare la pesca professionale, mentre ai pescatori è richiesto di consegnare, dietro indennizzo, il pescato non commercializzabile, che verrà eliminato con modalità appropriate.
Tutto ciò premesso, allo scopo di sostenere l'attività economica di un'area già fortemente colpita e per difendere la professionalità dei pescatori, che andrà incontro a gravi difficoltà per un lungo periodo di tempo impegna la Giunta regionale del Piemonte ad agire di concerto con il Governo italiano e la Regione Lombardia al fine di: non proibire la pesca professionale delle specie ittiche per le quali le analisi chimiche hanno rilevato un residuo di DDT superiore ai limiti fissati dalla normativa vigente ottenere la consegna da parte dei pescatori professionali, regolarmente indennizzati, del pescato non commercializzabile che dovrà essere eliminato in modo appropriato".
La parola al Consigliere Deorsola.
DEORSOLA Desidererei conoscere quali sono le modalità che garantiscono che questo pesce non venga commercializzato, cioè quali sono i centri di raccolta e con quali modalità verranno indennizzati i pescatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto.
PICHETTO Sono solo un cofirmatario. Il primo firmatario è il Consigliere Racchelli, quindi non sono in grado di illustrarlo in modo compiuto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Viglietta.
VIGLIETTA, Assessore alla caccia e pesca In termini tecnici non so ancora quale potrà essere la base di appoggio per il recupero di questi pesci. La Svizzera ha emanato questo provvedimento ed è nostra intenzione impostarci sulla falsariga della Svizzera. Logicamente ci metteremo in grado di distruggere il pesce che viene raccolto. Sicuramente verranno presi dei provvedimenti perché non possa essere venduto.
Il divieto di pesca è già in atto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.
MASARACCHIO, Assessore al lavoro Intanto è da ribadire in sede di Consiglio che il grado di inquinamento di Locarno è decisamente superiore rispetto a quello del Lago Maggiore.
Precisato questo, è stato chiaramente detto dagli organi competenti che l'inquinamento del lago, per quanto riguarda la commestibilità dei pesci, è relativo al fatto che un individuo dovrebbe mangiare 3,5 chili di pesce per 15 giorni continuativamente. Quindi, che il pesce sia inquinato perché è stato trovato un residuo di DDT è indiscutibile, ma questo non significa che il provvedimento del Ministro competente sia stato un provvedimento oculato e quindi accorto nei confronti dell'economia del lago. Siccome dagli organi competenti di controllo è stato ufficialmente dichiarato che è necessario che un individuo mangi per 15 giorni consecutivamente una quantità di pesce nell'ordine di 3,5 chili, mi pare che questo non possa costituire un motivo di allarme. Anzi, confermare che il pesce deve essere pescato ugualmente per l'indennizzo e depositato in vasche per essere eliminato, significa aggravare ancora di più la situazione del lago.
Stiamo facendo una cosa che è fuori dal mondo, andando a scimmiottare quello che fanno fuori dal nostro territorio gli svizzeri, che sono responsabili di quello che ci è accaduto, perché c'è tutta una manovra di natura anche economica (leggete i giornali tedeschi!) contro l'attività turistica del Lago Maggiore. Lago Maggiore che da tempo è inquinato dopodiché staremo a vedere quali potranno essere i risultati di questa vicenda.
Siamo dunque troppo accondiscendenti ad andare verso l'onda di tutto quello che ci capita attorno, senza avere un giudizio politico di merito che possa consentire a noi Consiglieri di dare una valutazione politica rigorosa, necessaria anche per la nostra economia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mancuso. Stiamo attenti all'ora perché non possiamo andare oltre la mezzanotte.
MANCUSO Sarò telegrafico. Intendo solo evidenziare che uno degli aspetti più qualificanti di questo ordine del giorno è la sottolineatura della dignità del lavoro, nel senso che questi operatori, questi pescatori, in pratica chiedono di continuare a fare il lavoro che hanno sempre fatto e di essere pagati per questo. Un aspetto qualificante può dunque essere inteso nel senso di non ricevere un indennizzo per stare a casa a fare niente.
Per quanto riguarda la seconda parte, quella che prevede che il pescato venga distrutto, non ho la conoscenza tecnica su come venga distrutto quindi mi esimo dal fare delle considerazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.
DEORSOLA Faccio ancora una richiesta. Non si ritiene di aggiungere un punto per avviare qualche iniziativa per colpire la causa di questo fatto? Mi pare che anche nello spunto dell'Assessore Masaracchio questo punto fosse un po' adombrato: impegnare, cioè, la Giunta ad esperire tutte le iniziative possibili per il recupero delle somme che il settore pubblico andrà a spendere. Mi pare che questo aspetto non venga evidenziato.



PRESIDENTE

Ci sono emendamenti rispetto a questo ordine del giorno, formalizzabili o formalizzati? DEORSOLA Se sospendiamo un attimo proviamo a predisporre un emendamento.



PRESIDENTE

Mentre precisate questo emendamento, possiamo accantonare il documento e passare ad un altro argomento.


Argomento: Informazione

Esame proposta di deliberazione n. 316: "L.R. 15/3/1978 n. 13 'Evoluzione del sistema informativo regionale - Piano di sviluppo 1996'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 316, di cui al punto 20) all'o.d.g.
Si sono espressi favorevolmente i Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e CDU; non hanno partecipato alla votazione i Gruppi PDS Rifondazione Comunista, Lega Nord per l'indipendenza della Padania e Popolari.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 323: "Costituzione del Consiglio Regionale dell'Economica e del Lavoro (CREL) ai sensi dell'art. 20 della L.R. n. 43/94 - Integrazione"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 323, di cui al punto 21) all'o.d.g.
Si sono espressi favorevolmente i Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, CDU, Federalisti liberaldemocratici, PDS, Rifondazione Comunista, PPI e Patto dei Democratici; si è astenuto il Gruppo Lega Nord per l'indipendenza della Padania.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 337: "Approvazione, ai sensi dell'art. 27 della L.R. n. 43/91, della deliberazione del Consiglio di amministrazione dell'IRES relativa alla nomina dei componenti del Comitato scientifico dell'IRES"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 337, di cui al punto 22) all'o.d.g.
Si sono espressi favorevolmente i Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e CDU; ha espresso voto contrario il Gruppo Patto dei Democratici; non hanno partecipato alla votazione i Gruppi PDS, Lega Nord per l'indipendenza della Padania, Rifondazione Comunista e Verdi Democratici.
I componenti del Comitato scientifico dell'IRES sono i signori Bagnasco Arnaldo, Deaglio Mario, Dematteis Giuseppe, Frigero Piercarlo, Giau Bruno Santagata Walter e Siniscalco Domenico.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 30 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Esame ordine del giorno n. 263 relativo alla pesca nelle acque del Lago Maggiore (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame dell'ordine del giorno n. 263.
Ha chiesto la parola l'Assessore Viglietta; ne ha facoltà.
VIGLIETTA, Assessore alla caccia e pesca In merito all'ordine del giorno in esame, la realtà è questa: ci sono due ordinanze della Regione Piemonte che vietano il consumo di pesce e ci sono circa 90 pescatori professionisti i quali, in questa situazione di divieto di consumo di pesce, non possono pescare e quindi rimangono completamente bloccati, senza alcuna fonte di reddito alternativa. Senza voler scimmiottare nessuno, come diceva l'Assessore Masaracchio, ma semplicemente facendoci carico, almeno in parte, di quella che potrebbe essere una mancanza assoluta di altre possibilità di sbarcare il lunario per questi 90 pescatori, riteniamo che qualche aiuto nei confronti di questa gente che comunque lavora sarebbe necessario e sarebbe un segnale che la Regione Piemonte dovrebbe dare. Oppure diciamo che questi 90 pescatori possono cambiare mestiere! Io ritengo che invece bisogna cercare di dare loro una mano per superare il momento. Il fatto di continuare a pescare questo pesce inquinato è necessario proprio per eliminarlo, quindi è un'ulteriore esigenza che ritengo davvero da soddisfare.



PRESIDENTE

Invito pertanto i Consiglieri estensori o "riformatori" dell'ordine del giorno a presentare eventuali emendamenti.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 248 relativo alla manovrina finanziaria 1996 "La Regione Piemonte dice no ai tagli al finanziamento all'agricoltura"


PRESIDENTE

Nel frattempo passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 248 presentato dai Consiglieri Toselli, Gallarini, Racchelli, Ferrero, Benso Montabone, Cotto, Vaglio, Ghiglia, Rosso, Bellingeri e Dutto, di cui al punto 27) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che la 'Manovrina' finanziaria per l'anno 1996 decisa dal Governo il 20 giugno scorso prevede una riduzione dei finanziamenti al mondo agricolo di oltre 230 miliardi che i tagli prevedono la riduzione di 40 miliardi sul capitolo di spesa relativo agli interventi AIMA per compiti attribuiti dall'Unione Europea 20 miliardi per i compiti istituzionali dell'AIMA, 80 miliardi dagli aiuti al settore bieticolo-saccarifero, 50 miliardi dal fondo di solidarietà nazionale, 30 miliardi dalla difesa del suolo, 14 miliardi di interventi vari tra cui il sostegno alle cooperative in crisi che lo stesso provvedimento prevede un taglio di 200 miliardi sul fondo destinato alle imprese agricole alluvionate nel novembre 1994, tecnicamente giustificato con uno slittamento di bilancio giudica che il settore primario è una fetta importante del bilancio economico della Regione Piemonte e conseguentemente sarebbe grave la ricaduta di questa decisione i tagli colpiscono in maniera pesante proprio la Regione Piemonte interessata in prima persona in tutti i capitoli di bilancio che si prevede di ridurre non sono accettabili i tagli ai finanziamenti agli agricoltori piemontesi alluvionati né la riduzione di 30 miliardi sul capitolo di spesa destinato agli interventi per la difesa del suolo non è giustificata la riduzione di 50 miliardi del capitolo di bilancio relativo al fondo di solidarietà nazionale, indispensabile per indennizzare gli agricoltori colpiti da calamità naturali conseguentemente propone che il Consiglio regionale e la Giunta della Regione Piemonte esprimano al Governo italiano il proprio dissenso per i tagli previsti al settore agricolo si attivino da parte del governo della Regione Piemonte e dell'Assessore competente tutti gli interventi possibili atti a far cambiare l'orientamento di questo provvedimento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 247 relativo ai fondi per il finanziamento dei progetti dei lavori socialmente utili decurtati dalla legge n. 451/94 e dal DL n. 300/96


PRESIDENTE

Passiamo ancora all'esame dell'ordine del giorno n. 247 presentato dai Consiglieri Ghiglia, Gallarini, Montabone, Vaglio, Moro, Cavaliere Bellingeri, Marengo e Botta, di cui al punto 28) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata la situazione di grave tensione venutasi a creare in relazione alla drastica decurtazione dei fondi per il finanziamento dei progetti dei lavori socialmente utili previsti dalla legge n. 451/94 e dal DL n. 300/96, passando dai 26 miliardi di dotazione del 1995 ai 3,4 miliardi del 1996 considerato che la somma destinata al Piemonte è del tutto insufficiente e non basta neppure a finanziare per la loro intera durata i progetti approvati dalla CRI nel primo quadrimestre 1996 considerato che tale stato di incertezza sta generando notevoli difficoltà al sistema degli Enti locali che ha promosso i progetti ed ai soggetti impegnati negli stessi, che vedono in questo modo ridursi drasticamente le possibilità di reddito e di impiego tutto ciò considerato, il Consiglio regionale impegna la Giunta a sollecitare il Governo affinché: venga innanzitutto dato riscontro positivo alla deliberazione assunta all'unanimità dalla CRI del Piemonte, in cui si chiede che vengano quanto meno destinati al Piemonte i 6 miliardi non utilizzati nel corso del 1995 venga altresì aumentata la dotazione complessiva per tali progetti reperendo le opportune risorse finanziarie venga posta fine alla pratica della decretazione d'urgenza che con il citato DL n. 300/96 ha portato a tredici le reiterazioni sin qui operate, e si stabiliscano norme chiare e definitive che consentano alla Regione ed al sistema degli Enti locali piemontesi di programmare i loro interventi sulla base di certezze finanziarie e normative ed infine, nell'ambito di un più generale processo di regionalizzazione delle politiche del lavoro, venga riconosciuto uno specifico ruolo alla Regione nella definizione dei criteri e delle finalità e nella valutazione dei risultati raggiunti dai progetti dei lavori socialmente utili".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 320: "Conclusione del programma di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata 1992/1995 e indirizzi per il quadriennio 1996/1999. Modificazione della deliberazione n. 879 - CR 12428 del 20/9/1994"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 320, di cui al punto 24) all'o.d.g.
In sede di Commissione hanno espresso voto favorevole i Gruppi Forza Italia, CDU, CCD e AN; non hanno partecipato al voto i Gruppi PPI, PDS Rifondazione Comunista, Verdi e Patto dei Democratici.
Sono stati presentati due emendamenti da parte della Giunta regionale: 1) al sesto paragrafo del punto 1) dell'allegato A), dopo le parole "Area metropolitana torinese", inserire il richiamo alla nota "(1)"; a fine allegato aggiungere la seguente nota: "(1) Per Area metropolitana torinese si intende l'ambito costituito dai seguenti Comuni: Alpignano, Beinasco, Borgaro, Brandizzo, Bruino, Candiolo Caselle Torinese, Castiglione Torinese, Collegno, Druento, Gassino Torinese, Grugliasco, La Loggia, Leinì, Moncalieri, Nichelino, Orbassano Pianezza, Piossasco, Rivalta di Torino, Rivoli, Rosta, S. Gillio, S. Mauro Torinese, S. Raffaele Cimena, Settimo Torinese, Torino, Trofarello Venaria, Villarbasse, Vinovo, Volpiano e Volvera, come riportato al punto c) della deliberazione n. 978 - CR 3905 del 4/3/1995".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
2) Poiché il DL n. 286 del 25/5/1996, in vigore alla data della deliberazione della Giunta regionale di proposta al Consiglio, è stato reiterato con il DL n. 389 del 24/7/1996, si rende necessario procedere alla sostituzione dei riferimenti contenuti nell'allegato B) e precisamente: a) al secondo capoverso del punto 1) dell'allegato B), le parole "DL 25/5/1996 n. 286" sono sostituite con le parole "DL 24/7/1996 n. 389" b) al quarto capoverso del punto 1) dell'allegato B), le parole "DL n.
286/96" sono sostituite con le parole "DL n. 389/96" c) al nono paragrafo del punto 1) dell'allegato B) - pagina 10, prima riga le parole "ai sensi del primo comma, lettera d), del citato DL del 25/5/1996 n. 286" sono sostituite dalle parole "ai sensi dell'art. 1, primo comma, lettera d), del citato DL 24/7/1996 n. 389".
La parola all'Assessore Botta.
BOTTA, Assessore all'urbanistica Si tratta semplicemente di sostituire i numeri dei decreti che sono stati reiterati.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 326: "Modifiche tecniche alla DCR n. 21 15138 del 26/9/1995 concernente il programma di edilizia residenziale pubblica agevolata per il quadriennio 1992/1995, formulato ai sensi della legge 17/2/1992, n. 179"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 326, di cui al punto 25) all'o.d.g.
La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: all'allegato A) della proposta di deliberazione aggiungere la seguente nota: "(1) Per Area metropolitana torinese si intende l'ambito costituito dai seguenti Comuni: Alpignano, Beinasco, Borgaro, Brandizzo, Bruino, Candiolo Caselle Torinese, Castiglione Torinese, Collegno, Druento, Gassino Torinese, Grugliasco, La Loggia, Leinì, Moncalieri, Nichelino, Orbassano Pianezza, Piossasco, Rivalta di Torino, Rivoli, Rosta, S. Gillio, S. Mauro Torinese, S. Raffaele Cimena, Settimo Torinese, Torino, Trofarello Venaria, Villarbasse, Vinovo, Volpiano e Volvera, come riportato al punto c) della deliberazione n. 978 - CR 3905 del 4/3/1995".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Pongo quindi in votazione tale deliberazione, il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Esame ordine del giorno n. 263 relativo alla pesca nelle acque del Lago Maggiore (seguito)


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 263 nel suo testo originario, poiché non sono stati presentati emendamenti, di cui ho dato lettura poc'anzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 23 voti favorevoli, 2 contrari e 6 astensioni.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto 33) all'o.d.g., si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

Ente Autonomo Teatro Regio di Torino (art. 2 L.R. n. 10/80) - Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Renato Bressan.


Argomento: Nomine

Commissione regionale per l'artigianato (art. 10 L.R. n. 38/87). Nomina di tre rappresentanti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Ivano Pagliero e Vincenzo Bajardi (quest'ultimo in rappresentanza delle minoranze ai sensi del combinato disposto dell'art. 9, comma settimo, L.R.
n. 39/95 e dell'art. 72 del Regolamento. La signora Sonia Andriani non ha raggiunto il quorum individuale rapportato al numero dei votanti. Con successivo provvedimento si provvederà all'integrazione dell'organo.


Argomento: Nomine

Consorzio di gestione della Stazione alpina di Sauze d'Oulx e del Centro di addestramento per l'economia montana V. Vezzani (artt. 8 e 11 Statuto relativo) - Consiglio di amministrazione. Nomina di due rappresentanti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro che nessuno dei candidati ha raggiunto il quorum individuale indispensabile per essere eletto in base al numero dei votanti.


Argomento: Nomine

Consorzio di gestione della Stazione alpina di Sauze d'Oulx e del Centro di addestramento per l'economia montana V. Vezzani (artt. 8 e 11 Statuto relativo) - Collegio dei Revisori. Nomina di un revisore.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Maurizio Tonini.


Argomento: Nomine

Collegio universitario di Torino R. Einaudi (art. 9 Statuto relativo) Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Elena Bucarelli.


Argomento: Nomine

Casa di cura Koelliker di Torino - Comitato consultivo. Nomina di un membro scelto tra persone di specifica competenza.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro che nessuno dei candidati ha raggiunto il quorum individuale indispensabile per essere eletto in base al numero dei votanti.


Argomento: Nomine

Consiglio Regionale di Sanità ed Assistenza - CO.RE.S.A. (L.R. n. 30/84). Sostituzione del signor Cesare Romeo, esperto designato dal Politecnico di Torino.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Vito Specchia.


Argomento: Nomine

Parco nazionale del Gran Paradiso (legge n. 473/25 e legge n. 561/56) Consiglio direttivo. Nomina di un rappresentante scelto tra persone particolarmente qualificate in materia di conservazione della natura.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro non valida la votazione ai sensi degli artt. 52 e 70 del vigente Regolamento consiliare.


Argomento: Nomine

Ente di gestione del Parco naturale di Stupinigi (L.R. n. 1/92) - Consiglio direttivo. Sostituzione del signor Antonino Calandra.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro non valida la votazione ai sensi degli artt. 52 e 70 del vigente Regolamento consiliare.


Argomento: Nomine

Ente di gestione delle Riserve naturali speciali del Sacro Monte di Orta del Monte Mesma e del Colle della Torre di Buccione (L.R. n. 15/93) Consiglio direttivo. Sostituzione del signor Anfredo Tentoni.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Dichiaro non valida la votazione ai sensi degli artt. 52 e 70 del vigente Regolamento consiliare.


Argomento: Nomine

Commissione provinciale per la determinazione del valore agricolo medio dei terreni edificabili (art. 14 legge n. 10/77) - Provincia di Cuneo. Sostituzione del signor Pierluigi Fachino.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Paolo Appendino.



PRESIDENTE

I lavori del Consiglio sono così esauriti.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 23,55)



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