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Dettaglio seduta n.70 del 23/07/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale"


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Burzi, Farassino, Peano e Rosso.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame progetto di legge n. 18: "Contributi ai Comuni per concorrere al funzionamento delle scuole materne autonome" (seguito) - Rinvio temporaneo in Commissione e presentazione questione pregiudiziale - Esame ordine del giorno n. 271


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con la prosecuzione dell'esame del progetto di legge n. 18, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Questa mattina è stato approvato l'art. 1, procediamo pertanto con l'esame degli articoli successivi.
ART. 2 Chiede la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, care colleghe e colleghi, prima di iniziare la discussione sull'art. 2, il Gruppo di Rifondazione Comunista desidera porre alcune questioni preliminari, pregiudiziali e sospensive.
Prima di accingermi all'intervento generale sull'art. 2, e se la Presidenza acconsente, porrei per prima non la pregiudiziale che avevo annunciato, e che comunque mi ripropongo di sottoporre successivamente all'attenzione del Consiglio, ma una proposta di sospensiva legata, pur senza entrare nel merito dell'illustrazione dello stesso, ai contenuti dell'emendamento alla pag. 5/1.
La natura delle osservazioni che il Gruppo propone sull'art. 2, a questo punto, entrano nel merito dei contenuti della legge e provano ad introdurre delle modifiche nello spirito della legge, che pure non condividiamo, ma accettiamo come dato di fatto della realtà. Si tratta dunque di osservazioni che propongono una lettura della normativa in ordine ai contributi alle scuole autonome diversa da quella contenuta nel testo in discussione. Ora, questa lettura, come potete rilevare, cerca di privilegiare nella normativa alcune situazioni particolarmente disagiate.
Il Gruppo si rende conto che questo emendamento è stato da noi... E' una questione pregiudiziale.



PRESIDENTE

Ma ogni emendamento non può diventare una questione pregiudiziale.



CHIEZZI Giuseppe

No, non è una pregiudiziale, è una proposta.
Presidente, ho cominciato un po' da lontano per far capire che c'è una sostanza dietro a questo atteggiamento, che non è ostruzionistico, perch se volevo fare ostruzionismo seguivo un'altra strada.
L'emendamento, che noi abbiamo scritto con le nostre forze, è orientato ad entrare nella logica della legge, non di rifiutarla. Dato che ci rendiamo conto che l'emendamento è complesso ed è stato scritto da un solo Gruppo, e magari è un emendamento che può trovare un momento di discussione fra tutti i Gruppi e qualche sintonia, ma occorre lavorare sui contenuti un po' tranquillamente, chiedo all'aula se consente di esaminare questi contenuti - che sono poi l'architrave della nostra opposizione, per quanto riguarda i contenuti della legge - brevemente in Commissione, in modo che tutti possano cimentarsi con i temi concreti che qui sono scritti.
Un rapido esame dei contenuti consentirebbe ai Gruppi di collocarsi anche con proposte emendative dell'emendamento; vorremmo cioè capire quale tipo di sintonia, di consenso, di contrasto vi sia su una modifica di questa natura. Questo è il senso di questo intervento, che sarà un po' anomalo, un po' inusuale, ma la proposta è di tornare in Commissione a discuterne.



PRESIDENTE

Se mi è concesso di sintetizzare quello che sono riuscito ad intendere più che di una pregiudiziale si tratta di una richiesta di rinvio in Commissione. Quindi c'è una proposta di rinvio in Commissione per esaminare meglio in modo particolare l'art. 2 e i successivi.
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Presidente, il mio intervento tiene sempre conto dell'intelligenza del Presidente della VI Commissione, che ha esaminato per circa un anno e mezzo questa legge; se si tratta di una proposta per risolvere un dettaglio, è un conto; diversamente, considerato il numero enorme di emendamenti che il Gruppo di cui è Presidente il Consigliere Chiezzi ha presentato, mi sembra che tale proposta sia inaccettabile. Per sapere, però, se si tratta di un dettaglio, vorremmo conoscere il dettaglio stesso. Se il dettaglio è la proposta di emendamento che il Gruppo di Rifondazione Comunista ha presentato in aula, siccome non è un dettaglio sul quale non si è discusso in Commissione in quest'anno e qualche mese, ritengo che sia difficile che la Commissione lo possa risolvere ora. Allora, forse, quel quarto d'ora sarebbe inutile; ma se il Gruppo di Rifondazione Comunista chiede una sospensione per questo tipo di dettaglio, che sia una sospensione di un quarto d'ora.
Avendo stabilito i Capigruppo che questa seduta va ad oltranza, quindi ad esaurimento almeno di questo punto all'o.d.g., ritengo che non sia un quarto d'ora più o un quarto d'ora meno che possa inficiare i lavori del Consiglio odierno.



PRESIDENTE

Quindi la proposta di rinvio in Commissione verrebbe accolta parzialmente nel caso si convocasse immediatamente la Commissione.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Credo che prima di sospendere la riunione del Consiglio sia opportuno illustrare l'emendamento, anche per poter entrare nel merito. Credo che la discussione si possa fare anche adesso. Se nel corso del dibattito emergono elementi che richiedono una mediazione o un'attenzione particolare, che non è possibile fare in aula, allora credo che sia opportuna la sospensione.
Ritengo però che, prima di sospendere, sia dovere del Consiglio conoscere gli intendimenti che hanno indotto il Gruppo di Rifondazione Comunista a proporre questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

L'emendamento proposto da Rifondazione Comunista si inserisce su una realtà esistente. E' un emendamento sul quale personalmente ho delle perplessità. Però, proprio perché ho queste perplessità, prima di procedere a cancellare realtà che esistono, mi pare giusta la richiesta di andare in Commissione.
Vedo difficilmente risolvibile la situazione in aula; in Commissione è possibile discutere per verificare se ci sono le condizioni di merito per riuscire ad accogliere o modificare l'emendamento che è stato proposto.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Sono abbastanza favorevole alla proposta di una brevissima interruzione. Su questo convengo con il Consigliere Montabone.
Proprio perché la Commissione ha elaborato e anche abbastanza "digerito" i contenuti del testo di legge stesso e si è accordata su un emendamento che può presentare delle perplessità anche da parte di chi vi ha dato una lettura in questa sede, credo che un approfondimento potrebbe essere utile.
Se ci impegniamo ad essere molto brevi in Commissione, e per quello che ci riguarda questo è un impegno, potremmo andare in quella direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Non sono d'accordo alla convocazione della Commissione per due motivi.
Il primo motivo è che qualsiasi emendamento potrebbe teoricamente essere un emendamento di sostanza tale da comportare, essendo un emendamento ad una legge, un fatto nuovo per cui si dovrebbe richiedere un approfondimento in Commissione. Questo capita per ogni emendamento di ogni legge; se poi arriviamo dopo un anno e mezzo in aula, evidentemente credo che possono esserci o tutti emendamenti stravolgenti o nessun emendamento stravolgente ma ci sono comunque delle posizioni già ben ponderate su questo tipo di legge.
Secondo elemento: semplicemente è impossibile autolimitarci nell'ambito di una Commissione a rimanere in tempi brevi, anche perché vorrei ricordare che non sta scritto da nessuna parte. Noi possiamo solo convocare una Commissione, dopodiché quella Commissione deve discutere sul merito; tutti i Consiglieri hanno diritto ad intervenire sul merito, ma i tempi dei Consiglieri, giustamente e correttamente, non possono essere contingentati a norma di nessun Regolamento. Quindi non può esistere l'impegno alla Commissione breve: o si fa la Commissione o non si fa la Commissione.
A questo punto ritengo che, dopo un anno e mezzo di Commissione, si possano fare tutte le discussioni sugli emendamenti e sul merito degli emendamenti, perché la discussione generale è già stata esaurita in aula secondo i tempi fissati dal Regolamento medesimo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina

Anche noi siamo d'accordo con quello che sosteneva il Consigliere Ghiglia, in fondo la legge è passata in Commissione, è stata valutata nell'ambito della Commissione; la scelta, tra l'altro, è stata quella di non presentare emendamenti in Commissione, ma in Consiglio, per cui direi che non vi è la necessità di particolari approfondimenti né di convocare una Commissione.
Per quanto riguarda il nostro Gruppo, siamo favorevoli a continuare la discussione com'è stato deciso nella riunione dei Capigruppo, sulla base degli emendamenti che sono stati proposti in Consiglio.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Chiezzi: la richiesta di rinvio in Commissione viene quindi formalizzata?



CHIEZZI Giuseppe

Sì.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione la proposta di rinvio in Commissione, ai sensi dell'art. 81 del Regolamento interno (rinvio immediato).
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Io cerco di ascoltare anche gli avversari da me più lontani come il Consigliere Ghiglia. E poiché il Consigliere Ghiglia ha espresso una preoccupazione, mi sento in dovere di rispondere.
Nel momento in cui avanzo la proposta di andare in Commissione, nel momento in cui un collega, sia pure l'avversario il più lontano politicamente, dice: "Eh già, andiamo in Commissione, ma poi lì i tempi come vengono gestiti?", rispondo al Consigliere Ghiglia dicendo che in Commissione - sempreché siamo tutti d'accordo, perché tante cose funzionano solo con l'accordo di tutti - possiamo contingentare i nostri tempi e, ad esempio, contenere gli interventi nello spazio di cinque minuti. In fondo lì siamo liberi, non esiste un confine alla durata della Commissione.
Personalmente sono favorevole alla durata di un quarto d'ora, mezz'ora un'ora, non più di un'ora e un quarto; però sono anche favorevole ad un periodo di tempo più ampio, perché - almeno questa è la mia opinione avere una sede concessa da quest'aula, nella quale pure ci contrastiamo parecchio, una sede in cui stacchiamo un attimo la spina dell'aula ufficiale e possiamo, su un tema di questo rilievo, confrontarci più da vicino a proposito di un emendamento (non sono tutti così e gli altri non saranno così, lo è solo questo, almeno per il nostro Gruppo), per il Gruppo ha un significato politico non da poco. Così si considerano degli argomenti, sia pure distanti, ma che entrano nel merito nella sede più adatta ad affrontarli. Questo, nell'economia del lavoro dell'aula, è di certo un risparmio di tempo, perché tutto quello che si può fare capendosi in un rapporto stretto è tempo guadagnato rispetto a queste paludate anime - procedure d'aula, in cui ognuno rimane sulle proprie posizioni, usa i Regolamenti come gli pare, parla cinque minuti e tira avanti. Di nostra maggiore soddisfazione sarebbe invece un confronto rapido in Commissione si tornerebbe in aula con molta più tranquillità e soprattutto sapendo di aver avuto la carta da giocare per farsi sentire nel merito.
Insisto su tutto questo, con l'intendimento che, se quest'aula dovesse decidere il rinvio in Commissione, in Commissione io sarò il primo a dire: "Contingentiamo i tempi". In sostanza, non porrò alcuna questione in merito ai tempi di discussione stabiliti.



PRESIDENTE

Mi pare che i termini siano abbastanza chiari, per quello che ho capito: non il rinvio in Commissione nei termini previsti dall'art. 81 del Regolamento (prima citato), ma semplicemente la sospensione temporanea dei lavori del Consiglio. La Commissione, dandosi tempi contingentati tornerebbe a riferire in aula.
Ha chiesto la parola la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Proviamo a venire incontro ad esigenze alternative che sono state proposte? Dal momento che il Gruppo di Rifondazione Comunista, introducendo questo emendamento ha sostenuto che, a suo avviso, era tra i più importanti e portanti per l'impostazione di questo progetto di legge, si potrebbe volendo, andare a discuterlo in Commissione, a patto che comunque ci si prenda tutto il tempo necessario, nell'arco del pomeriggio, per poter giungere ad un risultato, positivo o negativo che sia.
In sostanza: Rifondazione Comunista ritira tutti gli emendamenti; il risultato di questa Commissione sarà quello che i Commissari decideranno poi si verrà in Consiglio e si darà il voto finale sulla legge.



PRESIDENTE

Da quello che capisco, è una nuova forma di rinvio sub condizione. Non ho riferimenti in Regolamento, ma mi affido al dibattito dell'aula e in particolare al relatore.
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Non è il relatore che parla: è il Capogruppo del CDU.
Il Presidente del Consiglio in questo momento sottolineava come questa fosse una nuova formula. Ebbene, questa nuova formula non è stata introdotta dalla collega Ferrero, ma dallo stesso proponente della sospensione, il quale sostiene che si tratta di un articolo importante tale da poter sbloccare tutta la situazione.
Mi sembra che l'intervento svolto dalla Consigliera Ferrero a seguito delle dichiarazioni del collega Chiezzi sia stato molto chiaro: se questo è un articolo importante, che sblocca tutto, gli si può anche dedicare del tempo in Commissione, ma bisogna avere la certezza che - essendo appunto un articolo importante e sviscerato in Commissione - riesca a sbloccare tutto il resto. E mi sembra che la richiesta che la Consigliera Ferrero ha fatto al Consigliere Chiezzi abbia bisogno di una risposta prima che il Consiglio decida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio tutti i colleghi per le considerazioni che hanno svolto. La situazione, dal punto di vista di Rifondazione Comunista, è chiara: su questa legge noi faremo una battaglia di carattere generale. Avete già avuto modo sul primo articolo, che è quello fondamentale, di notare i contenuti dei nostri emendamenti: noi nutriamo fortissime preoccupazione di merito, di metodo sui contenuti di questa legge, sulla quale vogliamo lasciare il segno esplicito e riconoscibile politicamente di una nostra opposizione. Ci siamo dilungati con argomenti, come avete potuto vedere.
Poi vi abbiamo anche detto: "Badate bene - siccome da parte di qualcuno si è giunti al limite della critica un po' esagerata - non è che Rifondazione Comunista si limiti a dire attenzione, attentato alla Costituzione"; noi ci siamo anche messi nell'ottica della legge, e una di queste ottiche - ve ne sono altre - portanti è quella di discutere quando, dove e perché avviare dei finanziamenti alla scuola privata che, se permettete, non è proprio una cosa da niente per una forza politica che parte dal presupposto che sia tutto sbagliato.
Che rilievo diamo a questo emendamento? Innanzitutto il rilievo di averlo certo presentato oggi - non è un anno e mezzo che si discute questa legge, l'abbiamo trattata da quando abbiamo cominciato velocemente in Commissione - e dopo aver meditato proprio sul tipo di opposizione che Rifondazione Comunista voleva portare e non avendo voluto limitarci all'opposizione su tutti gli articoli, abbiamo voluto fare un passo in più.
E' ovvio che questo passo di riflessione e di contrasto, che probabilmente rimarrà, viene però portato nella sede politica in cui noi possiamo portare i nostri argomenti; non è che, Consigliera Ferrero, in questo modo scompaia la nostra opposizione.
Molti degli argomenti che noi abbiamo portato sono già visibili, molti dei quali probabilmente - nel corso della procedura della discussione della legge - non troveranno più motivo di essere ripetuti, questa è la differenza.
La nostra opposizione continua, i nostri emendamenti rimangono tutti ma il modo in cui vengono gestiti cambierà a seconda dell'interlocuzione politica che noi avremo sull'emendamento più importante.
Quindi la mia non è un'accettazione, dicendo che ritiriamo tutti gli emendamenti. Dico che la gestione del Gruppo dell'opposizione - siamo un Gruppo responsabile, spero che questo ci verrà riconosciuto - terrà conto dell'opposizione frontale fin qui fatta e terrà conto dell'interlocuzione se ci sarà - su un argomento di contenuto e procederà in questo senso senza ostruzionismi e senza ricatti di alcun genere. Sarà una gestione responsabile, che terrà conto se quest'aula accede ad una discussione che per noi è tutta politica e che avrebbe un grandissimo valore, anche per come noi ci comportiamo e per gli argomenti che usiamo.



PRESIDENTE

Ci stiamo infilando in una discussione dove interveniamo più volte.
Siccome sugli argomenti tradizionalmente interviene uno per Gruppo, questa è una forma di eccezione per vedere di "sbrogliare" questa situazione, per ci stiamo rendendo tutti conto che stiamo usando un metodo un po' anomalo voglio solo dirlo prima che me lo spieghi qualcuno.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Credo che sia doveroso questo suo richiamo, che deve essere fatto non soltanto a me, ma anche a coloro che sono intervenuti diverse volte, non ponendo solo questioni pregiudiziali, ma entrando anche nel merito della proposta. Si continua a citare questo emendamento; sostanzialmente è stato illustrato e a questo punto io voglio intervenire e credo che il Presidente non me lo impedirà.



PRESIDENTE

Se a questo punto entriamo nel merito dell'emendamento, dobbiamo prima scusate il termine - "sbrogliare" la matassa, quindi o si va in Commissione o non si va.
Prego, Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Se le richieste di sospensione vengono avanzate, come è successo entrando nel merito dicendo che questo è un emendamento dirimente, che ha delle caratteristiche particolari, che sicuramente richiede un approfondimento, ritengo che siamo sulla strada sbagliata.
Metà di questo emendamento fa riferimento a norme già contenute nell'art. 2. Per quanto riguarda invece l'individuazione delle scuole materne, dei Comuni che possono usufruire del contributo, c'è un articolo che risolve il problema, ovvero tra i Comuni sopra e sotto i 6 mila abitanti. Quindi c'è già quel tipo di rete, qui si vuole cambiare questo tipo di rete. Per cui non si tratta di un emendamento che ha delle caratteristiche che richiedono approfondimenti particolari, ma è un'opinione diversa rispetto al testo che è stato presentato.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la proposta di sospensione che è stata richiesta per portare questo emendamento oggi stesso in Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La proposta di sospensione è approvata con 40 voti favorevoli, 4 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15,55 riprende alle ore 16,30)



PRESIDENTE

La seduta riprende con la prosecuzione della discussione sull'art. 2.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

L'art. 2 è stato presentato e discusso in Commissione, dove tutti i Gruppi hanno potuto esprimere la propria opinione (c'è stato anche un dibattito interessante di cui ringraziamo i colleghi). L'emendamento comunque rimane in questa forma e chiediamo che sia messo ai voti nella forma in cui è stato steso.



PRESIDENTE

Riguardo all'art. 2 mi è stata preannunciata la presentazione di un emendamento aggiuntivo.
Nel frattempo pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: 6) l'art. 2 è soppresso e così sostituito: "Le norme di cui alla legge riguardano le scuole materne non statali e non dipendenti da Enti locali territoriali, istituite e gestite nell'ambito della normativa vigente che: a) non hanno fine di lucro b) sono aperte alla generalità dei cittadini c) sono ubicate in territori disagiati per le caratteristiche degli insediamenti abitativi, per la morfologia del territorio, per lo scarso livello dei servizi di trasporto, per la limitatezza quantitativa dell'utenza, con precedenza per le scuole materne site in aree definite montane d) operano in zone dove non sono presenti, o non vi è la possibilità di realizzare strutture scolastiche pubbliche, al fine di garantire anche in assenza di strutture pubbliche il diritto di accedere a strutture scolastiche e formative".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 30 contrari e 3 astensioni.
7) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 2, dopo le parole "istituite e gestite", aggiungere le parole "da associazioni, fondazioni e cooperative sociali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 24 contrari e 11 astensioni.
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bellion e Bortolin: alla fine comma primo dell'art. 2 aggiungere le parole "e che siano ubicate in Comuni che attivino convenzioni finalizzate alla qualificazione e al sostegno delle scuole dell'infanzia, favorendo il coordinamento dei rispettivi programmi e attività, l'accesso, la frequenza e sostenendo la qualificazione del sistema scolastico in un sistema integrato pubblico privato".
Poiché viene ritenuto discusso, lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 24 contrari e 4 astensioni.
9) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti e Chiezzi: art. 2, comma primo, dopo le parole "generalità dei cittadini" sopprimere il punto e aggiungere le parole "solo in aree particolarmente difficili ed isolate dove non sono presenti strutture scolastiche pubbliche per garantire comunque il diritto di accedere a strutture scolastiche e formative".
Tale emendamento è stato ritirato dai proponenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 2 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 28 voti contrari 4 astensioni 3 L'art. 2 è approvato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, vorrei ricordarle di mettere in votazione la questione pregiudiziale a suo tempo annunciata.
La questione pregiudiziale che avevo posto prima all'art. 1, poi sull'art. 2 e che adesso abbiamo sospeso, relativa al bilancio, può per cortesia, metterla in votazione, così risolviamo anche quella pratica?



PRESIDENTE

Ricordo perfettamente.
Pongo in votazione, prima della votazione dell'art. 3 e dei suoi emendamenti, la pregiudiziale posta dal Gruppo di Rifondazione Comunista riguardo all'aspetto finanziario, cioè alla possibilità di un emendamento su una legge non ancora approvata definitivamente dal Commissario di Governo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 4 voti favorevoli, 24 contrari e 13 astensioni.
ART. 3 10) Emendamento presentato dai Consiglieri Peano, Saitta e Ferraris: il testo dell'art. 3 è così sostituito: "Art. 3 - Contributi ai Comuni.
La Regione interviene annualmente con propri contributi finalizzati al sostegno delle scuole materne di cui all'at. 2 tramite i Comuni che attraverso convenzioni, concorrono alle spese di gestione delle stesse.
I contributi sono assegnati annualmente e lo stanziamento complessivo a bilancio viene ripartito per ogni sezione funzionante nelle scuole esistenti.
Nel caso in cui il Comune non ritenga di stipulare la convenzione, le scuole stesse possono proporre alla Giunta regionale la stipula della convenzione stessa al fine di usufruire del contributo regionale.
La domanda dovrà essere inoltrata al Presidente della Giunta regionale entro l'1 settembre di ogni anno e dovrà essere corredata dell'autorizzazione al funzionamento dell'autorità scolastica competente.
La Regione, verificato direttamente il pronunciamento di diniego o la mancata risposta del Comune, istruisce la richiesta di convenzione in forma diretta.
Entro i 30 giorni successivi la Regione comunica l'avvenuta accettazione della proposta di convenzione e comunica la quota del contributo e del relativo importo alle singole scuole, provvedendo alla liquidazione, in un'unica soluzione, entro il 31 marzo dell'anno successivo".
L'emendamento viene ritirato dai proponenti.
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Con questo emendamento al comma primo si intende fare in modo - proprio perché nei precedenti articoli si fa riferimento alla parità di trattamento in un sistema integrato scuola pubblica e scuola privata - che le scuole materne autonome, una volta legittimate ad accedere tramite convenzioni con i Comuni ad un contributo dell'ente pubblico regionale, rispettino anche tutti gli standard di tipo qualitativo stabiliti dai Comuni.
Il rispetto degli standard qualitativi costituisce la garanzia che il sistema scolastico-formativo e il tipo di servizio scolastico fornito dalla scuola autonoma siano rispondenti alle disposizioni didattiche generali che fanno riferimento sia al Decreto Ministeriale del 1991, che stabilisce gli orientamenti didattici, sia a tutte le leggi in materia di orientamento didattico e di organizzazione scolastica.
L'equiparazione della scuola privata a quella pubblica si ha solo nel momento in cui la scuola privata si adegua alle stesse regolamentazioni già recepite dalla scuola materna statale. Così si stabilisce un paletto di fermezza: stesse garanzie che il pubblico (che ha già la possibilità di accedere ai contributi) fornisce, assolvendo pienamente agli orientamenti didattici previsti dalle leggi nazionali e locali.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione.
12) Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Foco, Manica, Marengo e Suino: alla lettera a), dopo la parola "funzionante", aggiungere le parole "ed avente i requisiti di cui all'art. 2".
La parola alla Consigliera Bortolin per l'illustrazione.



BORTOLIN Silvana

Presidente, vorrei illustrare non solo questo emendamento, ma anche gli emendamenti nn. 13), 14), 16), 17) e 18), cioè gli emendamenti presentati dal mio Gruppo e che riguardano l'art. 3.



PRESIDENTE

D'accordo, do pertanto lettura di tali emendamenti: 13) al punto 1), lettera a), dopo le parole "fino a 6 mila abitanti" abrogare fino alla parola "capoluogo" 14) alla lettera b), dopo le parole "scuole materne dei Comuni", abrogare fino a "...provincia", mantenendo le parole "con popolazione superiore a 6 mila abitanti" 16) abrogare la lettera c) del comma primo 17) al comma primo, la lettera c) è così sostituita: "Nel caso in cui il Comune non avvii il procedimento per la stipula della convenzione finalizzata anche all'erogazione del contributo regionale, la Giunta regionale provvede alla nomina di un Commissario ad actum con l'incarico di istruire la pratica e di predisporre l'atto deliberativo da sottoporre al Consiglio comunale di competenza, entro la prima decade del mese di settembre di ogni anno, corredato dall'autorizzazione al funzionamento dell'autorità scolastica competente" 18) abrogare la lettera d).
L'emendamento n. 17) è stato firmato anche dalla Consigliera Spagnuolo.
I Consiglieri Chiezzi e Simonetti hanno inoltre presentato il seguente emendamento: 15) all'art. 3, sopprimere le lettere c) e d) del comma primo.
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Parto da una considerazione di carattere generale sull'art. 3, e mi rivolgo al relatore, Consigliere Montabone.
Per quanto riguarda gli emendamenti nn. 12), 13) e 14), questi sono sistemativi del punto primo dell'art. 3, lettere a) e b).
Se il Presidente consente, direi brevemente perché sono stati presentati questi emendamenti e poi leggerei l'articolo formulato sulla base appunto degli emendamenti presentati, nel caso venissero accolti.
La prima considerazione è che, condividendo - art. 3, punto 1), lettera a) - il fatto che il 75% dello stanziamento globale previsto dalla Regione a favore delle scuole materne private sia destinato ai Comuni con popolazione fino a 6 mila abitanti, sottolineiamo la necessità che queste scuole e sezioni funzionanti debbano avere i requisiti previsti dall'art. 2 (che abbiamo testé approvato). Farei l'osservazione - questo è l'emendamento abrogativo di una parte del punto a) - che è non solo inutile, ma dannoso specificare che, a fianco ai Comuni con popolazione fino a 6 mila abitanti, aggiungiamo le scuole materne delle frazioni con un'unica sezione dei Comuni capoluogo, perché nella fattispecie difficilmente è individuabile quali sono le frazioni che hanno un'unica sezione dei Comuni capoluogo. E che cosa? Delle frazioni che hanno un'unica sezione di scuola pubblica? E perché allora solo in quelle e non globalmente, sulla base di un programma di necessità di scuola materna nell'ambito complessivo del Comune non andiamo a lasciare al Comune stesso agli enti, alle scuole private di individuare quali sono le necessità di convenzionamento sulla base della popolazione, della libera scelta, di tutto quanto vogliamo inserire? Altrimenti andiamo a limitare da una parte solo fino a 6 mila abitanti, il 75% del contributo; dall'altra, solo ai non capoluogo di Provincia, e vuol dire che Torino, Novara, Alessandria, ecc.
non possono avere contributi se non delle frazioni con un'unica scuola funzionante. Dal punto di vista della norma diventerebbe un pasticcio, che non credo vogliate nemmeno voi proponenti. Quindi, si tratta di emendamenti di ripulitura del testo, per lasciare un'interpretazione chiara e semplice.
Vi sono poi proposte di emendamento di abrogazione del punto c) e del punto d). Entro brevemente nel merito di tali emendamenti. Partiamo dal principio che la Regione, Giunta e Consiglio regionale, debbano il più possibile rispettare un rapporto corretto con le Amministrazioni comunali alla pari interloquire e alla pari interagire per dare servizi alle popolazioni della nostra Regione.
Riteniamo lesivo dell'autonomia dei Comuni, in generale, il fatto che la Giunta possa sostituirsi senza aver tentato di mediare, nel caso specifico, il rapporto tra la scuola privata e un'Amministrazione comunale che, per qualche ragione o per disattenzione, non vuole arrivare al convenzionamento.
Riteniamo invece che debba avere una posizione propositiva che, alla fine, potrebbe anche diventare sostitutiva, ma solo dopo aver tentato di sottoporre al Consiglio comunale di competenza un atto di convenzionamento e, nel caso di approvazione, andare a derogare i contributi. Ci rendiamo conto che, in questo modo, comunque, ci si ferma al Consiglio comunale l'emendamento però ha questo significato.
Vorrei fare inoltre due brevissime considerazioni: la prima è che il nostro emendamento può essere ulteriormente specificabile, ma l'intento è quello di stabilire un rapporto corretto, ed è la questione che abbiamo posto in Commissione, in quest'aula e nel dibattito generale, e la ribadiamo.
Chiediamo un rapporto corretto di reciproco rispetto tra enti istituzioni, siano esse comunali che di governo regionale, così come chiediamo rispetto da parte del Governo nazionale nei confronti del governo regionale e delle reciproche competenze.
Riteniamo però che possano essere presenti nel territorio della Regione situazioni in cui i Comuni per qualche ragione non intendono convenzionarsi con la scuola privata, pur in presenza di una necessità, ma la soluzione deve essere nell'ambito del rispetto della democrazia e dei compiti.
A questo proposito vorrei portare un esempio: se alle scuole materne private sostituissimo le case di riposo, le residenze sanitarie assistenziali o le residenze assistenziali flessibili (è, per analogia, un esempio), e l'Azienda sanitaria rifiuta il convenzionamento, chi pu impedire, per analogia, di chiedere a quell'istituto privato che sia la Giunta regionale a stipulare una convenzione superando l'Azienda sanitaria? Perché non possono e non debbono fare analogie? Se introduciamo il principio, come viene introdotto in questa proposta di legge, che comunque la Giunta, indipendentemente dalla volontà del Comune, dalla ricerca che in questo caso si deve fare insieme per giungere ad una soluzione, stipula una convenzione con un'istituzione privata, questo principio può essere pari pari tradotto per tutte le altre fattispecie delle materie e delle competenze della Regione Piemonte.
Questo non vuole essere da parte nostra una negazione del principio che se il Comune non fa il convenzionamento e il Consiglio comunale non delibera il convenzionamento, la Giunta non possa erogare un contributo, ma allora richiamiamoci a leggi già vigenti nella nostra Regione che trattano materie delicate, come può essere quella religiosa (ad esempio, la legge 2/2/1989 all'art. 5 prevede l'assegnazione di proventi in accordo con i Comuni e all'art. 6 l'eventuale competenza di interventi regionali che vanno oltre il Comune stesso, con l'approvazione diretta da parte della Giunta di interventi di ristrutturazione o altro nel campo degli immobili religiosi); la legge infatti individua degli strumenti urbanistici generali e di aree destinate ad attrezzature religiose; quindi, ha contributi che vengono erogati a questo scopo.
Il principio credo di averlo spiegato; pensavo di essere più breve, ma spero di essere stata sufficientemente chiara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

I quesiti posti dalla collega Bortolin non solo sono degni di attenzione, ma devono essere discussi in quest'aula.
Proprio questo punto, sanato il problema di voler impostare la legge sotto un profilo ideologico, che da parte da qualcuno è stato fatto, ma da parte di altri assolutamente no, credo meriti un pochino di attenzione.
Si è dibattuto a lungo in Commissione rispetto ad un probabile esautoramento dei Comuni rispetto a questa norma, che si andava introducendo nella legge stessa.
A mio modo di vedere va chiarito, soprattutto da parte dell'estensore di questa legge, che in assoluto ciò non si voleva e non si vuole fare.
Perché? Perché i Comuni possono anche essere obbligati a non fare una convenzione; vale a dire: possono avere delle motivazioni più che valide per non poter accedere ad una convenzione con la scuola materna stessa motivi giustificabili. Potrebbe essere addirittura il fatto di non avere fondi a bilancio, perché questa è la realtà di tanti piccolissimi Comuni che non accedono a convenzioni, ma che cercano di sopperire alle esigenze delle scuole materne stesse attraverso dei contributi che non sono dettati dalle convenzioni. Vi sono moltissimi Comuni che agiscono in questo modo nel nostro Piemonte, soprattutto perché sappiamo che i nostri Comuni sono tanti e in prevalenza anche molto piccoli.
Giudico in questo momento la valenza forte dell'istituzione Comune.
Credo che però si debba considerare come momento istitutivo forte - e quindi come istituzione forte - anche la scuola materna. Vale a dire: per qualsiasi motivo il Comune non possa o non voglia, molto più ridotto il fatto che non vuole, accedere alla convenzione, credo che invece la scuola materna abbia direttamente la possibilità di accesso - il come lo possiamo verificare - a quei contributi che la Regione oggi mette a disposizione per le scuole materne stesse.
Per questo nella legge, non per scavalcare i Comuni, ma per agevolare anche se i Comuni non possono o non vogliono, in piccoli casi particolari si propone che le scuole materne possano direttamente fare la domanda alla Giunta regionale, che vaglierà anche la delibera di diniego del Comune (il quale dovrà dare delle motivazioni per le quali non può o non vuole) in modo che la scuola possa accedere ai contributi stessi.
Credo che invece sugli altri emendamenti, che sono certamente meno corposi di quello al quale ha accennato nel finale del suo intervento la collega Bortolin, si possa dire con assoluta tranquillità che, per esempio l'emendamento n. 12), si può accogliere. Tale emendamento non fa che ribadire un articolo della legge stessa, senza i quali requisiti non si pu accedere. Lo ritengo soltanto rafforzante della posizione dell'art. 2; non lo ritengo essenziale, ma ritengo che si possa accogliere per rafforzare un quesito determinante.
Per quanto riguarda invece l'emendamento n. 13) intanto devo dire - e ne ho l'occasione in questo momento - a tutti i Consiglieri, sia a coloro che hanno seguito, magari eccependo e a coloro che non hanno potuto seguire i lavori della Commissione stessa, che rispetto alla suddivisione del 75% e del 25%, non si tratta di una suddivisione per Comuni di serie A o di serie B: è soltanto la riserva di quote che spettano a Comuni con un certo numero di abitanti e ad altri che hanno un altro numero di abitanti.
Vorrei ricordare che i Comuni che vanno dai 5 mila ai 10 mila abitanti in Piemonte, su 1.209 in totale, sono esattamente 62. Dico 10 mila per avere un altro parametro di rapporto, poi vi posso dire che da 10 mila a 20 mila sono soltanto più 32, da 20 mila a 30 mila sono solo più 11 e da 30 mila a 50 mila sono solo più 12: gli altri sono in tutto, quelli superiori ai 50 mila, 7 Comuni in Piemonte. Da 6 mila a 10 mila abitanti, i Comuni sono 45, il che vuol dire che se noi arriviamo fino a 6 mila raggruppiamo la stragrande maggioranza dei Comuni piemontesi, ma quali Comuni? Quelli che in qualche modo intendeva, in modo diversificato rispetto a come lo pongo io, prima agevolare con un emendamento il collega di Rifondazione Comunista. Quindi questa non è un'agevolazione o una discriminazione, è una riserva che compete a quei Comuni perché possano gestire meglio di altri Comuni - che essendo più grossi hanno altri tipi di risorse - il plafond totale che la Regione potrà mettere sul bilancio.
Qui vengo al discorso delle frazioni dei Comuni capoluogo. Prima ancora vengo ai Comuni capoluogo; da una lettura statistica, probabilmente anche incompleta perché sono dati riferiti al 1994/1995 - anime - abbiamo verificato come proprio i Comuni capoluogo siano quelli che prima di altri si fanno già carico, attraverso convenzioni che non sono soltanto minimali come quelle che possono stipulare i Comuni di piccola entità, di interventi di gran lunga superiori a quello di 5 miliardi che andiamo a proporre per quest'anno.
Spero che negli anni successivi i quattrini siano di più, ma sono convinto, e faccio l'esempio del Comune di Torino, che se noi intervenissimo con questa somma anche sul Comune di Torino, rispetto allo sforzo che il Comune stesso sta già facendo attraverso le convenzioni con le scuole materne autonome, sarebbe una cifra assolutamente ridicola.
Questa è la questione dei grossi centri che, essendo capoluogo di provincia, hanno delle esigenze totalmente diverse da quelle dei Comuni con lo stesso numero di abitanti, ma che non hanno una potenzialità così forte.
A me dispiace fare questa differenziazione: è probabile che si possa anche arrivare in futuro, dopo che avremo acquisito dei dati che oggi non ci sono, ad una logica diversa rispetto a questi Comuni. Ma oggi credo che le nostre risorse siano decisamente insufficienti per intervenire, con delle cifre che abbiano un significato, su questo tipo di scuole materne.
Nell'accettare l'emendamento della collega Bortolin, che rafforza decisamente una logica che già è scritta e sottolineata nell'art. 2, debbo dire, proprio per verificare quelle che sono le possibilità di gestione di questa legge, che non sono certo che questa sia la più bella legge che si poteva fare, però è un grande tentativo per verificare e per arrivare a quell'osservatorio che la collega Suino proponeva nell'ambito della discussione in Commissione. Potrebbe essere la legge stessa che ci permette di creare un osservatorio, con dati alla mano rispetto ad una grande esigenza delle scuole materne. Un osservatorio che, è stato detto in Commissione, non poteva essere inserito quale emendamento in questa legge perché non avrebbe avuto poi l'impalcatura necessaria per essere portato avanti.
Ho voluto intervenire su questo articolo a metà fra il relatore e il Consigliere regionale, perché ritengo sia l'articolo più importante, che non deve essere viziato - e lo dico a me stesso - da posizioni ideologiche rispetto ai Comuni, come devo dare atto, salvo a qualche Gruppo in particolare, che l'intera legge non è stata affrontata su posizioni di carattere ideologico.
Ho fatto il discorso dei grandi centri, ma possiamo verificare che ci sono delle frazioni che hanno le stesse caratteristiche dei Comuni della nostra Regione. Per questo in allora, quando in Commissione fu proposto questo emendamento, ho ritenuto che questo fosse un emendamento che valeva la pena di essere inserito nella legge stessa.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Ritengo di dover intervenire su questo articolo in quanto è l'articolo più importante, soprattutto per chi ha cercato di dare, dal primo momento un esame di questo provvedimento assolutamente prescindente da caratteristiche di tipo ideologico, ma guardando alla realtà dei cittadini che devono scegliere una scuola privata o statale, dando per scontato ormai da molti anni, che la libertà di poter scegliere una scuola privata o statale o laica o una scuola di carattere religioso è una realtà e una libertà assolutamente riconoscibile per ogni cittadino e per ogni utente.
Questo già avviene nella concretezza e nella quotidianità di migliaia e migliaia di utenti delle scuole materne pubbliche e private.
Mi è sembrato, rispetto all'art. 3, importante aggiungere la mia firma all'emendamento sostitutivo n. 17) che fa riferimento alle competenze dei Comuni. Esiste una questione che riguarda le scuole materne, ma esiste soprattutto una questione che riguarda i rapporti tra Comuni e Regioni sulla quale penso ci si debba soffermare.
Il collega Montabone, non accoglie, come relatore e come Capogruppo questo emendamento, dicendo che non si vuole assolutamente un esautoramento da parte di Comuni. Nella sostanza la problematica dell'esautoramento in questa parte dell'art. 3 - credo che il collega Montabone mi dia atto di un atteggiamento assolutamente laico rispetto alla proposta presentata esiste.
Il collega Montabone giustifica la sua scelta dicendo che noi dobbiamo dare alle scuole materne il carattere di un "momento istitutivo forte" (mi sono segnata tra virgolette questa espressione).
Non possiamo nemmeno inventarci i momento istitutivi forti: le scuole materne sono un servizio, dicendo questo mi rivolgo anche alla Giunta perché poi la gestione di tutta questa operazione spetterà alla Giunta. Ho notato, nel corso di questa discussione, un silenzio - l'ho detto già in Commissione e adesso lo ripeto all'Assessore Leo - da parte della Giunta.
E' vero che questa è una proposta di legge di Consiglio, però poi la gestione di questo rapporto con i Comuni, con le organizzazioni private, è un rapporto che dovrà tenere la Giunta.
A questo punto mi chiedo come si può assumere, in un momento nel quale noi diciamo che devono essere decentrate le competenze ai Comuni e riaffermiamo tutto il sistema dell'articolazione democratica delle competenze, un atteggiamento che è sostitutivo nella realtà vera. Si pu anche rispondere che non si esautorano, ma poi nella sostanza si chiede al Comune la motivazione, si chiede al Comune di mandare il provvedimento di diniego e poi come si interviene su questo provvedimento di diniego? Assessore, sarà poi lei che dovrà attuare questa cosa. Se poi l'esautoramento c'è, e ci sarà anche a fronte di una discrezionalità assoluta che la Giunta avrà, avverrà che il Comune dovrà produrre il provvedimento di diniego, corredato dal provvedimento di diniego comunale.
Inoltre "l'Amministrazione regionale istruisce questa richiesta verificando direttamente il pronunciamento di diniego del Comune, o la mancata risposta del Comune, per un possibile riesame della richiesta o per attivare la convenzione in forma diretta...": ma quando? E qui viene il bello. "Se ricorrono i casi di necessità ed opportunità di interventi tesi a favorire gli alunni delle scuole materne....", cioè quando mi pare.
Questo comma non sta proprio in piedi! Non starà in piedi nella vostra gestione. Sarebbe stato più semplice dire: la Regione interviene e dà il contributo alle scuole materne private.
Ma questo passare attraverso l'esautoramento dei Comuni, che devono mandare il provvedimento di diniego e poi la Regione lo legge e risponde e interverrà quando lo riterrà opportuno, mi sembra fuori dal tempo politico legislativo ed istituzionale nel quale siamo. Do per scontato che ci siano le scuole materne private, che si debbano fare le convenzioni, semprech ovviamente il livello educativo, i parametri, siano validi, questo mi sembra il minimo, ma anche qui nella logica delle cose, perché io ho visitato tante scuole materne, anche private, ed erano di buon livello perché chiaramente si pongono il problema dei servizi e vengono scelte anche in relazione ai servizi, però è proprio fuori dal mondo, e da questo momento politico, legislativo, istituzionale questo rapporto con i Comuni.
Ed è questo che mi fa pensare, in maniera assolutamente laica, che voi in qualche modo - partendo da un obiettivo anche positivo, di sostenere per tante ragioni che secondo me sono più concrete che non il riallacciarsi alla Costituzione, come ho sentito in questo dibattito, ma si rispettano tutte le posizioni - finirete per creare, con questa articolazione, in particolare con il punto d) dell'art. 3, dei pessimi rapporti tra i Comuni e le scuole materne private.
Pertanto vi invito ad analizzare questa questione. A me fa piacere che si segni la battaglia politica su un pezzo di legge; sono anche disposta a farla segnare, perché ci sono le differenze; non sono favorevole affatto a questa botta di questione ideologica che qualcuno ha voluto dare, come se avessimo scoperto adesso il pluralismo rispetto all'insegnamento in un momento in cui, oltretutto nazionalmente, stanno venendo avanti dei provvedimenti di legge nazionali molto chiari rispetto alla scuola privata e alla scuola pubblica; mi sembra proprio che qui scopriamo l'acqua calda.
Ma rispetto alla gestione, questo non ve lo posso permettere. Questa è una pessima gestione che state intraprendendo, e lei, Assessore, andrà incontro ad un mare di guai e darà dei guai, avremo dei pessimi rapporti con i Comuni, questa è una verità che sta sotto gli occhi di tutti, perché qui voi state scrivendo: "E noi, cari Comuni, facciamo quello che ci pare".
Voglio vedere che cosa direte rispetto ai casi "di necessità e di opportunità degli interventi"! Quindi questo articolo, che secondo me è l'unica motivazione per non votare a favore di questa legge, va contro i tempi dei rapporti tra Comuni e Regioni e che, tutto sommato, non dà dignità al rapporto che noi vogliamo avere tra Regioni e Comuni, su un tema che nel 2000 è abbastanza scontato ovvero quello del pluralismo, per cui se io voglio scegliere una scuola religiosa o una scuola privata o una scuola di qualche confessione penso soprattutto al futuro, ma dobbiamo salvaguardare il rapporto con i Comuni.
Quello della Regione deve essere un rapporto serio; sarebbe meglio dire - e concludo - "convenzione con gli organismi che rappresentano le scuole private". Non è possibile con la singola scuola privata! Ma dove si è vista una cosa di questo tipo? Vi invito a riflettere sulla concretezza della gestione delle leggi; come si sa, leggi malformulate portano poi a difficoltà di gestione. Rivedete questo punto, magari sospendendo la seduta per qualche minuto o anche per qualche secondo: è infatti assolutamente fuori dalle mie intenzioni bloccare questo tipo di provvedimento.
La collega Bortolin ricordava che lo studio è stato fatto nel 1976, dal Consigliere Vecchioni; ricordo che si trattava di una Giunta presieduta dal Presidente socialista Viglione. Ci siamo da allora, su queste cose!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Che la legge sia datata nel tempo lo si rileva scorrendone qualsiasi articolo; credo sia stata scritta almeno tre o quattro anni fa, e manco si sono apportate quelle modifiche che il tempo corrente avrebbe richiesto.
Dovrebbe essere il Presidente della Giunta ad impedire l'approvazione di una legge del genere; si tratta infatti di quanto il Presidente della Giunta dovrebbe andare a sostenere a livello nazionale nella Conferenza Stato-Regioni. Ma si tratta esattamente di quello che non deve assolutamente avvenire nella modifica dell'ordinamento dello Stato.
Alle Regioni deve essere impedita qualsivoglia gestione; se non succederà questo, il pasticcio continuerà ad esserci: nessuno saprà mai esattamente cosa deve fare.
Non capisco perché il Presidente della Giunta regionale non impedisca in questo articolo, che la Regione gestisca direttamente dei provvedimenti se non quelli di grande portata - su un problema come questo, quando parallelamente si rivendica il fatto che lo Stato abbandoni la gestione di determinati settori, definisca i propri compiti, e affidi il "rimanente" alle Regioni, che hanno ampia titolarità territoriale per poter determinare gli interessi della loro comunità.
Tutti stanno andando in questa direzione; vi sono grandi dibattiti a livello nazionale, da parte di tutti i partiti, delle formazioni politiche con saccenti interventi. Quando poi si arriva finalmente nel merito, ecco una legge datata - e se ne sente il peso: basta leggerla in ogni sua articolazione - ad almeno tre-quattro anni fa, quando gli orientamenti erano totalmente diversi.
Altro punto importante, ribadito in Commissione "quarantamila volte": esautorando i Comuni - ed è proprio la Regione Piemonte a dare un segnale di questo tipo! - si esautorano anche le istituzioni scolastiche. Se nella convenzione fosse previsto - accogliendo l'emendamento proposto - che i contributi vengano elargiti solo in presenza di una convenzione che fissi gli standard qualitativi minimi deliberati dai Comuni in collaborazione con gli organismi scolastici territoriali, avremmo fatto un altro passo verso una buona legge.
Mi ripeterò all'infinito: preferisco sempre una buona legge votata da molti piuttosto che una brutta legge votata da pochi; in questa sala paiono parole totalmente al vento. Accogliere la nostra proposta di modifica dell'art. 3 mi pareva un dovere e non soltanto un miglioramento della legge! Evidentemente qualcuno ha debiti pregressi da pagare talmente pesanti da dover dimostrare di essere il titolare di un certo modo di governare: se ne assumerà ogni responsabilità.
Io faccio ancora appello alla maggioranza ed anche al Presidente della Giunta regionale: chiedo un tentativo di capire le nostre motivazioni.
Il collega Montabone, che è stato Sindaco, ha perfettamente ragione, e mi porta allo stesso ragionamento espresso dalla collega Carla Spagnuolo: questa legge non finanzia i Comuni per le scuole materne autonome; questa legge - dovrebbe essere cambiata anche nel titolo - finanzia le scuole materne e ne promuove la loro espansione sul territorio.
I Comuni i cui amministratori sono dotati di un minimo di intelligenza cercheranno di evitare le convenzioni, al fine di caricare il peso della vita delle scuole materne autonome sulle spalle della Regione.
Se fossi ancora Sindaco del mio Comune, domani mattina, non appena la legge sarà promulgata, disdetterei la convenzione con le quattro sezioni di scuola materna autonoma presenti nel territorio comunale. Scuola che, come ho già detto, da trent'anni non ha mai avuto alcun problema nei rapporti fra Comune e direzioni didattiche. Non capisco perché debbano essere esautorate due istituzioni territoriali fondamentali soltanto per questo "distintivo" che deve appuntarsi la Regione: "Adesso penseremo noi a fare le convenzioni".
Chiedo al Consigliere Montabone se le osservazioni e le parole servono ancora a qualcosa, a verificare se è possibile accogliere queste nostre sensate e giuste rivendicazioni, per poter decidere in modo positivo il nostro voto, oppure se volete costringere il Gruppo ad un voto diverso. Ma allora ditecelo chiaramente: "Vogliamo fare di tutto perché voi votiate in modo diverso dalla maggioranza".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo in merito all'art. 3, nel tentativo di trovare una soluzione alle giuste questioni che la collega Spagnuolo ha posto in termini molto corretti, partendo dalla modalità con il quale è stato scritto l'art. 3.
L'art. 3 ha previsto al punto c) la possibilità di un intervento sostitutivo qualora il Comune non stipuli convenzione. C'è una precisa scelta a favore della convenzione; il motivo - credo che il Consigliere Montabone potrà confermare - è tentare di evitare una sorta di pregiudizio ideologico nei confronti della scuola autonoma che potrebbe sorgere da parte di qualche Comune (una sorta di pregiudizio come quello del collega Chiezzi, tanto per intenderci). Un Sindaco "alla Chiezzi" probabilmente con una scuola autonoma non stipulerebbe alcun tipo di convenzione e la stessa non potrebbe quindi accedere alle sovvenzioni di carattere regionale.
Ho la sensazione che questo pregiudizio ideologico nella comunità piemontese non sia diffuso; credo che i casi di questo genere saranno obiettivamente pochi. Conosco amministratori comunali di sinistra, di centro e quant'altro che hanno un buon rapporto con la scuola autonoma. La possibilità di un intervento sostitutivo sarà molto ridotta, saranno pochissimi i casi - se ve ne saranno. Credo sia giusto, in qualche maniera prevedere questa possibilità, sapendo però che molto probabilmente saranno casi isolati.
Noi abbiamo proposto un emendamento, che poi abbiamo ritirato, dove abbiamo cercato di immaginare qualcosa di più preciso; in effetti l'art. 3 della proposta di legge non affronta la questione in termini compiuti.
Quanto sostenuto dalla collega Spagnuolo ed altri è reale: probabilmente non si tengono nella dovuta considerazione le innovazioni e gli sviluppi successivi della legge n. 142 e quindi il maggiore ruolo dei Comuni rispetto al passato. Un potere sostitutivo che esclude il potere dei Comuni è un vero problema, anche in ordine alla legittimità di alcune parti della legge. Quindi bisogna tenere conto di questi aspetti che sono stati suggeriti nei precedenti interventi anche dalla collega Bortolin.
L'emendamento del PDS affronta la questione con lo strumento del Commissario ad acta; non siamo neppure totalmente convinti che questa sia la procedura più utile, però pone un problema che in qualche maniera deve essere risolto: cioè la lettera c) dell'art. 3 deve essere meglio precisata per essere meglio applicata, altrimenti può diventare di difficile applicazione.
Ha ragione la collega Spagnuolo: l'Assessore probabilmente troverà qualche problema quando concretamente dovrà applicare un potere sostitutivo. Credo che la stessa difficoltà ci sarebbe con l'emendamento proposto dal PDS, però il PDS affronta il problema sul piano delle competenze che oggi hanno i Comuni.
Pertanto, mi aggiungo anch'io al coro di chi invita ad una maggiore riflessione per quanto riguarda la lettera c). E' opportuno proprio per non avere poi problemi di applicazione, sapendo però che non si tratta di tanti casi (io credo che saranno veramente pochi).
Mi scuso perché non so come concretamente è possibile dare attuazione a questa giusta esigenza della convenzione, anche se mi pare scontato - non è scritto, ma mi pare logico - che in ogni caso l'intervento da parte della Regione non è una sovvenzione pura e semplice alle scuole materne, ma passa sempre attraverso le convenzioni e in ogni caso l'art. 4 prevede che la convenzione regoli alcuni rapporti con i Comuni, ad esempio nella Commissione. Quindi noi interverremmo anche su alcune competenze che sono direttamente del Comune escludendo il Comune. E' un problema che forse potrà essere precisato successivamente, però se riuscissimo a dare una risposta oggi sarebbe utile.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Nel corso della discussione generale sull'art. 3 mi ripropongo di illustrare anche gli emendamenti che abbiamo proposto su questo articolo.
Faccio delle riflessioni di carattere generale, perché mi sembra scontato che emendamenti di questo genere le richiedano. Questo è uno degli articoli sui quali si stabiliscono dei paletti e delle "regolamentazioni" che non reputiamo giuste rispetto ai contributi che vengono concessi ai Comuni.
Una prima osservazione che ci sentiamo di fare è in che senso e su quali criteri i Comuni stabiliscono delle convenzioni con le scuole materne autonome che agiscono sul territorio. I Comuni - credo, anche per ovvietà stabiliscono delle convenzioni con le scuole materne che agiscono sul territorio e che non sono statali, se ritengono che queste scuole nell'ambito del territorio, in primo luogo, corrispondono ai criteri della pubblica utilità, per cui nel territorio offrono un servizio sociale che ritengono sia di pubblica utilità rispetto alla generalità dei cittadini che devono accedere a questo tipo di servizio. In secondo luogo, ed è la questione più importante, credo che le convenzioni debbano essere stabilite da parte dei Comuni sulla base di garanzie che la stessa scuola materna autonoma che opera nel territorio deve fornire. Garanzie non solo dal punto di vista didattico e quindi degli orientamenti educativi, ma soprattutto dal punto di vista dell'organizzazione della struttura stessa, che deve corrispondere a requisiti anche di natura strutturale; penso, per esempio al limite massimo e minimo degli alunni all'interno delle sezioni di scuola materna; penso ad alcuni requisiti che il personale che opera nell'insegnamento didattico all'interno della scuola materna autonoma deve necessariamente assolvere.
Se un Comune, dopo aver fatto queste riflessioni, non stabilisce una convenzione con la scuola materna autonoma non l'avrà stabilita perché non saranno stati rispettati, in qualche modo adempiuti, i punti che sono stati prima indicati. Primo: non risponde ad un'esigenza di pubblica utilità nel territorio se evidentemente in quel territorio esistono delle strutture pubbliche e quindi statali che invece rispondono con criteri di efficienza e di generalità alle esigenze che in quel settore vengono richieste dai cittadini che vogliono accedere a tale servizio. Secondo: evidentemente non risponde agli standard qualitativamente ed orientativamente didattici che vengono stabiliti a livello nazionale.
Su questa base di riflessioni, come può la Regione, sulla scorta di leggi nazionali - penso per esempio alla legge n. 142/90 - scavalcare in questo modo abnorme i Comuni? La legge n. 142/90, nelle finalità e nelle funzioni che vengono orientate nei Comuni, in particolare all'art. 9 stabilisce che al Comune spettano tutte le funzioni amministrative riguardanti la popolazione e il territorio comunale nei settori organici dei servizi sociali, dove rientra chiaramente in questo caso il diritto allo studio.
Su questo comma d) aggiuntivo crediamo possano anche sussistere delle questioni di illegittimità su cui si potrebbero sollevare anche delle pregiudiziali, nel momento in cui la Regione può entrare nel merito delle mancate risposte del Comune per un possibile riesame della richiesta. Come può la Regione, che di per sé è un organo di programmazione che non pu entrare nel merito di atti comunali, prendere in riesame la verifica di una decisione comunale assunta in qualche modo sulla base di motivazioni scritte? Mi riferisco ai punti che precedentemente elencavo: il non rispetto degli standard qualitativi e la non pubblica utilità di una scuola materna. Come può la Regione riesaminare il tutto, scavalcando completamente la funzione dei Comuni? Nell'ambito della riorganizzazione dei servizi sociali, mi chiedo che compito hanno i Comuni per quanto riguarda le funzioni che vengono loro attribuite dalla legge n. 142/90.
In questo modo la Regione, che è un organo di programmazione, non solo arriva ad essere un organo di gestione che gestisce in qualche modo direttamente i contributi entrando addirittura in contrattazione con gli enti stessi che forniscono i servizi e quindi con le scuole materne private, ma addirittura scavalca ed entra nel merito proponendo altre soluzioni rispetto a motivazioni per cui il Comune ha detto no ad una convenzione.
Queste noi le riteniamo delle questioni assurde, in particolare riteniamo come Gruppo che ci possano essere anche delle questioni di illegittimità oltre che di incostituzionalità per una possibile pregiudiziale rispetto al comma d).
Altri punti poi, per esempio il comma a) e il comma b), stabiliscono le misure del finanziamento sulle quali noi non siamo completamente concordi: come si fa a definire che un Comune può accedere ad un finanziamento del 75% o del 25% sulla base della popolazione? In Commissione - e non ripeto la discussione che è stata fatta in quella sede - noi eravamo per criteri diversi, criteri che in qualche modo sviluppassero delle politiche diverse sulla base delle carenze che il territorio proponeva relativamente non solo al numero di abitanti, ma anche alla morfologia del territorio e ad una serie di carenze (ad esempio trasporti, ecc.) laddove non possono, per vari motivi organizzativi e non esistere delle strutture pubbliche. In questo caso, anche secondo noi non è così corretto e così congruo il finanziamento rispetto alle esigenze del territorio, proprio perché non abbiamo una preclusione ideologica in tal senso, anche per un riconoscimento serio della scuola materna autonoma laddove questa svolge una funzione sociale corretta, quindi nei limiti, e dove offre anche un servizio che è qualitativamente alto. Piuttosto questo articolo poteva essere formulato in modo da offrire alle scuole materne autonome un appoggio, ma nel senso di offrire una riforma, diciamo un passo, una spinta, un tiro più alto, in senso di qualificazione anche dell'orientamento educativo, qualificazione seria della scuola materna autonoma, proprio per realizzare quel trattamento paritario, cui tanti Gruppi e tante forze politiche aspirano. Proprio in tal senso si poteva riassumere il tutto, indicando dei criteri di tipo qualitativo per definire un servizio sociale, qual è il diritto allo studio.
Secondo noi, così com'è stato formulato, l'art. 3 non è corretto in alcuni punti; in altri è completamente carente; in altri ancora, come il comma d), assolutamente non può convenire rispetto alle leggi nazionali e quindi potrebbe essere soggetto ad incostituzionalità, oltre che ad una situazione di tipo pregiudiziale.



PRESIDENTE

La parola Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Mi inserisco nel dibattito emerso in qualità di relatore.
Nel mio precedente intervento ho cercato di addurre delle motivazioni che non partivano dal presupposto che i Comuni, qualunque colore politico li rappresentasse, non accettassero di stipulare convenzioni con le scuole materne autonome per pregiudiziali ideologiche. Prima ho anche cercato di dire che, così come è istituzione il Comune, è altrettanto istituzione una scuola materna, e quindi il rapporto può essere tanto Comune-Regione quanto scuola materna-Regione.
Come ho già detto poc'anzi, non è soltanto per motivi ideologici che le convenzioni non vengono stipulate: ci sono anche quei casi, ma in molti altri le convenzioni non sono fatte per altri motivi; ho accennato, per esempio, al fatto che alcuni Comuni possono anche non avere le risorse finanziarie per dare vita a convenzioni con le scuole materne.
Al riguardo mi è stato riferito che presso alcuni Comuni hanno convissuto sezioni di scuole materne autonome, statali e comunali. In alcuni, fino a qualche tempo fa avevamo quattro scuole materne autonome e oggi ne abbiamo solo più una. Perché? Non è forse vero che i Comuni spendono moltissimo per le scuole materne comunali, malgrado il personale sia pagato dallo Stato? Spendono per l'edificio, per il contenitore delle scuole, spendono per il riscaldamento, per le pulizie. E allora, invece di istituire scuole comunali, non è più facile, tra l'altro con costi minori aiutare le scuole materne autonome presenti sul territorio? Questi Comuni dovrebbero verificare come mai si è preferito istituire la scuola materna comunale, anziché aiutare con gli stessi costi, anzi certamente molto inferiori, le scuole materne autonome preesistenti (che, in caso contrario vengono lasciate morire). Dico questo in termini assolutamente non polemici, ma per fotografare, anche attraverso le mie esperienze di amministratore locale, la realtà di oggi.
Siamo in presenza di scuole materne statali, scuole materne comunali e scuole materne autonome. Le prime ad essere istituite - l'ha detto la Consigliera Casari nel suo intervento - sono state proprio le scuole materne autonome, che poi per mancanza di fondi (molti volontari le aiutavano attraverso le proprie risorse e il proprio servizio gratuito) sono venute a mancare. Queste scuole non sono state sufficientemente aiutate da molti Comuni per potersi mantenere e pertanto sono state chiuse.
Personalmente sono disponibile a trovare una soluzione attraverso un emendamento che salvaguardi l'autonomia dei Comuni, ma che, salvaguardando l'autonomia dei Comuni, non metta in discussione l'autonomia delle scuole materne. Si deve trovare la formula per salvaguardare l'autonomia del Comune, che è l'autonomia di dire no per molti motivi. E un Comune potrebbe anche dire no, ad esempio dicendo: "Sono proprietario di scuole materne comunali. Non posso aiutare scuole materne autonome, che poi dal punto di vista del sociale mi fanno concorrenza - non capitemi male - rispetto al numero dei bambini assegnati, magari aumentando le mie spese": è diverso gestire una scuola materna comunale con la metà dei bambini perché l'altra metà va nella scuola materna autonoma.
Ripeto, sono disponibile - e per questo si può anche chiedere una sospensione del Consiglio regionale, perché questa è materia veramente difficoltosa - a valutare un emendamento che salvaguardi l'autonomia del Comune, ma che salvaguardi altresì l'autonomia delle scuole materne autonome. Se non si raggiunge questo scopo, ritengo di non poter accettare gli emendamenti finora proposti. Lo dico perché neanche con l'emendamento che era stato proposto e che si riferiva al Commissario salvaguardiamo l'autonomia del Comune, anzi l'aggraviamo, perché diciamo: "Tu, Comune, non hai fatto la convenzione. Io, Regione, ti nomino un Commissario su questa materia, ti preparo la deliberazione, poi te la sottopongo e tu la devi approvare". L'autonomia del Comune non è salvaguardata neppure in questo modo.
So che ci sono colleghi che stanno lavorando su questa materia e con qualche qualche minuto di sospensione si potrebbe ragionare e valutare se l'emendamento salvaguardi una e l'altra autonomia senza mettere in difficoltà nessuno.
Pertanto chiedo al Presidente se è possibile fare qualche minuto di sospensione perché la materia è importante.



PRESIDENTE

Ovviamente mi rivolgo all'aula: siete d'accordo per una breve sospensione? La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Intervengo solo per capire: la sospensione è richiesta a quale fine, da parte di quali Gruppi e rivolta a quali Gruppi?



PRESIDENTE

Ho cercato di seguire l'intervento accalorato del Consigliere Montabone: era una proposta rivolta all'aula, quindi ai Consiglieri e ai vari Gruppi, per cercare di definire un testo riguardante l'art. 3, in modo particolare il nodo che è stato sollevato dai cinque interventi precedenti ovvero: ruolo e funzione del Comune. Mi pare che questo fosse il senso.
Ha chiesto la parola la Consigliera Bortolin; ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Accogliamo la proposta del Consigliere Montabone nello spirito di verificare, in fase di discussione generale gli emendamenti sull'art. 3, se è possibile trovare una convergenza tale da consentirci di proporre un articolato ed una formulazione dell'art. 3 soddisfacente e corrispondente al nostro pensiero, in quanto presentatori di emendamenti su questo articolo.



PRESIDENTE

Propongo quindi una breve sospensione dei lavori del Consiglio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,50, riprende alle ore 18,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
E' stato presentato un emendamento che propone di sostituire la lettera c) con il comma secondo. Però dobbiamo prima procedere con gli altri emendamenti.
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Solo per dire che il comma secondo non sostituisce soltanto il punto c), ma anche il punto d) e il punto e).



PRESIDENTE

Non mi sono espresso in modo corretto, ma era solo per la collocazione.
So che sostituisce i punti c), d) ed e), però abbiamo degli emendamenti sui punti a) e b). Era per poter procedere, quindi per capire come collocarlo nell'elenco degli emendamenti, e poter ragionare in una sequenza logica.
Quindi, per quanto riguarda l'art. 3, terminato il punto b) verrebbe inserito il comma secondo, che sostituisce i punti c), d) ed e).
Pertanto, possiamo riprendere, poiché c'era già stata una discussione generale che arrivava ad illustrare gli emendamenti fin qui presentati.
Siccome questo è un altro emendamento che si inserisce nell'art. 3, una volta illustrato avremo il quadro complessivo degli emendamenti. Poi passeremo alla votazione.
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Dobbiamo avere un momento di tempo per rileggerlo, perché il collega Ferraris mi faceva osservare che non è possibile indicare come soggetto il Presidente della Giunta regionale, in quanto quest'ultimo istruisce, ma poi non può deliberare. Allora si potrebbe scrivere "la Giunta regionale".



PRESIDENTE

Quindi, se ho capito bene, le parole "il Presidente della Giunta regionale" diventano "la Giunta regionale".



MONTABONE Renato

Mi sembra che con questo emendamento si sia salvaguardata l'autonomia che, come in qualche modo veniva sottolineato, era intaccata sulla decisione nel merito da parte dei Comuni, e l'autonomia stessa delle scuole che non riescono ad avere la convenzione con i Comuni per qualsiasi motivo.
Cioè nel Comune che non ha la convenzione con la scuola autonoma per qualsiasi motivo, la scuola autonoma può accedere non ad una convenzione fatta con la Regione Piemonte, ma può accedere ad un contributo presentando un programma.
Detto questo, probabilmente bisognerebbe anche verificare il titolo dell'art. 3, che parlava solo di contributi ai Comuni, perché non sono solo più contributi ai Comuni, ma nel caso in cui non si firmi la convenzione si potrebbe lasciare solo "contributi" o aggiungere "ai Comuni e alle scuole materne autonome".
Questo emendamento lo si comprende leggendolo attentamente. Quando un emendamento è soppressivo di tre capoversi, è difficile andarlo a spiegare diversamente che nel leggerlo.
"2. Nel caso in cui il Comune entro il 31 luglio di ogni anno non stipuli la convenzione con le scuole di cui alla presente legge, le scuole stesse possono richiedere alla Giunta regionale il contributo in modo diretto sulla base di un programma. La richiesta viene inoltrata al Presidente della Giunta regionale entro il 10 settembre di ogni anno. La Giunta regionale istruisce la pratica, verifica le motivazioni del mancato convenzionamento da parte del Comune, l'esistenza dell'autorizzazione al funzionamento rilasciata dall'autorità scolastica competente e, sentito il Comune interessato, delibera l'erogazione diretta del contributo in misura equivalente a quella prevista dalla presente legge".
Questo comporta la modifica del titolo dell'art. 3 e dell'articolo che prevede la convenzione, poiché diventa una convenzione-tipo da proporre al Comune. Quando si parla di convenzione, si parla solo più di convenzione con i Comuni e non più di convenzioni svolte in forma diretta con la Regione.



PRESIDENTE

Quindi presenterete anche un emendamento di modifica del titolo dell'art. 3, da quello che capisco, che vi pregherei di formalizzare.
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Giunti a questo punto ritengo, considerato lo sforzo che tutti noi abbiamo fatto per leggere, rileggere, migliorare e discutere gli emendamenti e la proposta finale che illustrava il Consigliere Montabone che non sia facile proseguire nel dibattito per la stanchezza, per l'ora e anche per la complessità dell'argomento. Per cui la proposta è di verificare la possibilità di aggiornarci ad un Consiglio regionale prossimo. Anche perché a cascata, approvato questo emendamento, si presenta la necessità di adeguare il resto della proposta di legge, compreso il titolo certamente, che può diventare solo "Contributo per concorrere al funzionamento delle scuole materne".
Abbiamo posto, come pregiudiziale, il problema della legittimità, ne abbiamo discusso in Commissione per varie volte, quindi non riproponiamo qui argomenti che abbiamo superato. Però riteniamo che occorra serenità e tranquillità per ripartire, senza alcuna volontà ostruzionistica o dilatoria, nella discussione di questa legge.
Conosciamo l'emendamento, lo verifichiamo; c'è anche la necessità, come Gruppi, di rileggerlo e ponderarlo per poi pronunciarci.



PRESIDENTE

E' stata fatta una proposta. Mi sento di dover dire, con molta serenità e tranquillità, che effettivamente è stato accettato un emendamento che in itinere abbiamo corretto: stiamo usando una prassi che definirei non molto formale. Potrebbe anche creare dei precedenti, per cui diventerebbe difficile, in altre occasioni, chiedere che gli emendamenti vengano formalizzati alla Presidenza in un certo modo.
Ritengo di dover sottoporre questo aspetto all'aula, proprio perch stiamo lavorando seriamente e con assiduità per la formulazione di una legge che possa essere sostenibile. Non mi sento di aggiungere altro, se non prendere atto che c'è una proposta.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Il Consiglio poi deciderà sull'opportunità o meno di sospendere. Dopo la lettura dell'intervento e gli stessi rilievi formulati dal collega Montabone, volevo soltanto riproporre l'emendamento, eliminando alcune contraddizioni di carattere formale. E' vero, l'art. 3 parlava di contributi ai Comuni, quindi si proporrebbe di sostituire il titolo "Contributi ai Comuni" con "Contributi", poi ci sono le sottospecie "Contributi ai Comuni" oppure "Contributi direttamente alle scuole".
Per quanto riguarda il punto c), mi pare che l'intelaiatura preparata dai colleghi che hanno presentato l'emendamento vada bene: ho eliminato alcune ripetizioni.
Potrebbe essere questo il testo: "Nel caso in cui il Comune entro il 31 luglio di ogni anno non stipuli convenzione di cui all'art. 4, le scuole possono richiedere entro il 10 settembre alla Giunta regionale il contributo in modo diretto sulla base di un programma" - quindi si fa riferimento all'art. 4, punto c), che specifica in modo chiaro i contenuti della convenzione - "La Regione verifica le motivazioni del mancato convenzionamento da parte del Comune l'esistenza dell'autorizzazione al funzionamento rilasciata dall'autorità scolastica competente e, sentito il Comune interessato, delibera l'erogazione diretta dei contributi in misura equivalente a quella prevista dalla presente legge", cioè si eviterebbe il fatto che "il Presidente della Giunta regionale delibera"; si fa riferimento alla Regione e lo consegno al Presidente.



PRESIDENTE

Quindi questo testo sostituisce l'emendamento presentato.
La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

Ci rendiamo conto delle considerazioni che esprimeva il Presidente però oggi pomeriggio abbiamo ceduto, direi con molta buona volontà, alla convocazione della Commissione affinché si arrivasse ad un modo più snello per procedere. Dopodiché abbiamo proceduto ben poco; per la verità è stato molto laborioso predisporre questo emendamento, stenderlo, calibrarlo. A me personalmente sembra che la formulazione del Consigliere Saitta vada bene però penso proprio che occorra andare avanti.
Probabilmente questa è la terz'ultima seduta del Consiglio regionale dopodiché ci saranno le due programmate sulle quali già si sta discutendo ci sono dei provvedimenti in arrivo, penso sia ragionevole chiedere che si prosegua su questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Ovviamente da parte del Presidente non ci sono problemi, purché sia possibile procedere, perché c'è un emendamento che sostituisce un emendamento presentato cinque minuti fa.
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Io ho presentato una proposta che mi pare il Capogruppo di Forza Italia abbia respinto, quindi mi pare di intendere che il Consiglio regionale vada avanti.
Allora in questo caso, se l'emendamento viene presentato, chiederemo di intervenire nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che la vicenda è complessa e si è ulteriormente complicata strada facendo, chiederei, su questo emendamento e sull'emendamento all'emendamento, dieci minuti di sospensione per riunire il Gruppo di Rifondazione Comunista per chiarirci le idee sullo stato dell'arte.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 19,10, riprende alle ore 19,30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
L'emendamento n. 19) illustrato dal Consigliere Montabone viene ritirato in quanto sostituito dall'emendamento n. 19 bis), a firma dei Consiglieri Gallarini, Montabone, Ghiglia, Saitta e Deorsola, già illustrato, il cui testo recita: 19 bis) il punto c) è soppresso e sostituito dal seguente comma secondo: "2. Nel caso in cui il Comune entro il 31 luglio di ogni anno non stipuli la convenzione di cui all'art. 4, le scuole possono richiedere entro il 10 settembre alla Giunta regionale il contributo in modo diretto sulla base di un programma.
La Giunta regionale verifica le motivazioni del mancato convenzionamento da parte del Comune, l'esistenza dell'autorizzazione al funzionamento rilasciata dall'autorità competente e, sentito il Comune interessato delibera l'erogazione del contributo in misura equivalente a quella prevista dalla presente legge".
Sono soppresse le lettere d) ed e).
Nel titolo sostituire le parole "Contributo ai Comuni" con "Contributi".
Su questo emendamento si può intervenire. In questo modo termineremmo il ragionamento su tutti gli emendamenti presentati all'art. 3.
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Avevo già illustrato complessivamente gli emendamenti da noi presentati riguardanti l'art. 3.
Mi pare di aver capito che il presentatore della proposta di legge abbia dato la disponibilità ad accogliere l'emendamento che inserisce al punto a) dell'art. 1, dopo la parola "funzionante" le parole "avente i requisiti di cui all'art. 2", dicendo che questo è un emendamento rafforzativo del concetto e quindi viene accolto. Mentre sugli altri emendamenti, riguardanti il punto a), il punto b) e poi ovviamente l'emendamento sostitutivo dei punti c) e d), mi pare non abbia dato la disponibilità.
Faccio rilevare che se i commi a) e b) vengono approvati così come proposti, noi togliamo dalla possibilità di avere dei contributi i Comuni capoluogo di provincia. Mi rivolgo al Presidente della Giunta, al Presidente del Consiglio e ai colleghi: questo è atto grave nei confronti dei Comuni capoluogo di provincia. In questo modo inseriamo un ulteriore elemento di "disturbo" forte nel rapporto corretto tra la nostra Regione e i Comuni più importanti che abbiamo come capoluogo di provincia. Inseriamo semplicemente, oltre ai Comuni con popolazione fino a 6 mila abitanti, la possibilità di erogare contributi alla scuole materne delle frazioni con unica sezione dei Comuni capoluogo. Introduciamo un elemento di confusione enorme - lo ripeto - ed un elemento altrettanto grave di ingiustizia perché poi al punto b) precisiamo: "Nella misura del 25% da destinare alle scuole materne dei Comuni non capoluogo di provincia..." e non poniamo problemi di cambiamento di percentuale di erogazione, Consigliere Montabone, perché devono essere privilegiati i Comuni che hanno meno popolazione e difficoltà di bilancio, ma non possiamo escludere i Comuni capoluogo di provincia: mi pare davvero un'ingiustizia inaccettabile e davvero non degna del nostro Consiglio regionale.
Siamo poi per mantenere gli emendamenti abrogativi del punto c) e del punto d) e per mantenere l'emendamento sostitutivo, non potendo accogliere nonostante abbiamo fornito il nostro contributo, la nostra piena disponibilità alla riformulazione di questi due punti - una pervicace decisione da parte della maggioranza di non ricercare l'intesa con i Comuni che per qualche ragione non hanno potuto o anche voluto - perché c'è anche una questione di conquista culturale, non ideologica, ma davvero di scelte politiche generali nei confronti degli amministratori rispetto ai cittadini che governano e a cui devono rispondere - nemmeno fare lo sforzo di inserire la necessità di ricercare un'intesa con i Comuni che non hanno potuto o voluto stipulare una convenzione per poter poi erogare direttamente un contributo da parte della Regione.
Siamo arrivati a superare la discriminazione forte nei confronti dei Comuni, imponendo un convenzionamento coatto, ma non vogliamo scegliere questa strada di rapporto corretto con le amministrazioni comunali fino in fondo, mantenendo comunque una supremazia da parte della Regione nei confronti dei Comuni. Credo che questa sia, dal punto di vista politico una scelta anacronistica che non potrà che ripercuotersi negativamente nei confronti della Regione e in modo particolare di questa maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo solo per capire la situazione. Sull'emendamento presentato dal Consigliere Saitta parlerà la Consigliera Simonetti. Dato che l'intervento della Consigliera Bortolin ha toccato più questioni, chiedo di poter intervenire su uno dei punti sollevati.



PRESIDENTE

Consigliere, stiamo ora ragionando sull'emendamento presentato dal Consigliere Saitta...



CHIEZZI Giuseppe

Sull'emendamento interverrà la collega Simonetti. Su altri emendamenti già illustrati, ho sentito adesso proporre ragionamenti da parte della Consigliera Bortolin; volevo allacciarmi ai ragionamenti fatti su un emendamento presentato dal PDS per esprimere la nostra opinione. Posso farlo?



PRESIDENTE

Non è possibile intervenire prima sull'emendamento presentato dal collega Saitta?



CHIEZZI Giuseppe

Mi premerebbe solo interloquire con la Consigliera Bortolin.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo dunque sull'emendamento PDS, quello che con tanto calore la Consigliera Bortolin ha sostenuto, contro l'espulsione dei capoluoghi di provincia dalla possibilità di avere questi contributi.
Quando abbiamo presentato, come Rifondazione Comunista, l'emendamento sulle aree particolarmente disagiate, da parte di molti colleghi - del PDS ma anche di altri Gruppi - è stata segnalata l'omissione, contenuta nel nostro emendamento, delle grandi aree urbane. In ciò sostenendo che vi sono grandi aree urbane che, pur non essendo piccoli Comuni, hanno problemi di disagio di tipo diverso, ma egualmente meritevoli di sostegno. Questo è stato segnalato come un difetto del nostro emendamento; difetto sul quale eravamo disponibili a concordare un emendamento all'emendamento. La cosa non è stata poi possibile perché dal punto di vista politico vi erano altre distanze.
Rilevo adesso la presenza di un emendamento che ripropone il tema delle sofferenze sociali legate alla possibilità di avere scuole materne all'interno delle aree urbane. Ragionando non con pregiudizi ideologici come più volte richiesto oggi in aula - mi pare sia un argomento sensato.
Evitare di esprimere pregiudizialmente una norma che in modo assoluto escluda i capoluoghi di provincia dalla possibilità di formulare domande di contributo - nelle aree urbane vi sono problemi sociali gravi - mi sembra un emendamento meritevole del nostro appoggio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, sull'emendamento presentato dal Consigliere Saitta volevamo chiedere dei chiarimenti; cercherò di elencare i punti sui quali nutriamo parecchie perplessità.
Primo punto, quello che fa riferimento al 31 luglio: vorrei capire perché è stato fissato questo termine.
Continuo a leggere: "...non stipuli la convenzione di cui all'art. 4 le scuole possono richiedere...". Le scuole che fanno al Comune richiesta di convenzionamento o tutte le scuole? Non viene precisato; su questo punto sarebbe forse opportuno fare delle precisazioni. Questa forma di generalità potrebbe ingenerare altrettanta generalità di interpretazione dell'articolo e di tutta la legge.
Più avanti: "...contributi in modo diretto sulla base di un programma...". "Programma" non significa niente; o si definisce cosa debba inglobare questo tipo di programma, oppure potrebbe trattarsi di un programma sulle gite, sugli orari di apertura della stessa scuola materna sulla definizione dell'organico del personale, oppure ancora un programma didattico, orientativo, educativo, della struttura, dell'organizzazione...: cosa significa "sulla base di un programma"? Può voler dire tutto e niente.
Possono queste scuole, le stesse che hanno fatto richiesta di convenzionamento al Comune, presentare un programma sulla struttura organizzativa, chiedendo in questo caso un contributo diretto, o non sarebbe meglio ragionare complessivamente su cosa il programma dovrebbe orientare? Se si trattasse di programma educativo, occorrerà far riferimento al decreto ministeriale del 1991, che stabilisce gli orientamenti didattici a livello nazionale; punto abbastanza importante quello su cui si sarebbe basata la richiesta, da parte del Comune, di un contributo diretto da parte dell'Ente locale: sarebbe bene specificare sulla base di cosa.
La "Regione": per Regione io intendo il Consiglio regionale, o si intende la Giunta? "La Regione verifica le motivazioni del mancato convenzionamento...": in che modo? Il Comune potrebbe aver ricevuto una richiesta di convenzionamento da parte di una scuola autonoma, prendere atto della stessa, archiviarla e non rispondere. Come verificare le motivazioni del mancato convenzionamento, se in tal senso non esistono atti di risposta da parte del Comune?



MONTABONE Renato

La legge n. 142 vale anche per queste cose...



SIMONETTI Laura

Quindi si obbliga il Comune a deliberare sulla possibilità di convenzionarsi o meno con la scuola materna? Spero che il collega Montabone potrà rispondere complessivamente ai dubbi e perplessità che vado elencando.
Altro punto: "...sentito il Comune interessato", cioè il parere attraverso il quale io sento un Comune interessato. Chiaramente il fatto di sentirlo non è vincolante per la Regione, la Giunta regionale, per stabilire un convenzionamento. E allora come sento il Comune? Attraverso una telefonata? Attraverso quale atto formalmente si sente il Comune? Cioè che cosa serve scrivere "sentito il Comune", se poi il Comune in questo caso non ha alcuna voce in capitolo di merito rispetto ad un convenzionamento? Nel momento in cui si definisce "in accordo" o "d'intesa" con il Comune per procedere all'elargizione del contributo alla scuola materna ha un senso rispetto all'articolo, ma nel momento in cui si scrive "sentito", io vorrei capire con quali atti formali si sente il Comune di competenza per l'elargizione del contributo.
E' poi scritto: "...delibera l'erogazione del contributo in misura equivalente a quella prevista dalla presente legge". Questo è scritto molto male: cosa vuol dire "in quale misura"? Può voler dire facendo riferimento ai commi a) e b) che definiscono quindi la misura del finanziamento sul 75 o 25%, o il riferimento al numero di abitanti; però scritto in questo modo "in misura equivalente", può voler dire tutto e può voler dire niente potrebbe voler dire 5 miliardi, l'importo della legge, ma può voler dire tante altre cose.
Chiediamo quindi dei chiarimenti in tal senso, dopodiché faremo la dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Quando si dice "in base ad un programma" e ci si rivolge ad una scuola questo non può che essere un programma di tipo educativo, scolastico.
Per quanto riguarda "sentito il Comune", la Consigliera Simonetti si chiedeva come sentire il Comune e faceva l'esempio tipico di un Comune che magari non aveva risposto ad una lettera. Bene, la legge n. 142 impone al Comune, rispetto ad una domanda, di rispondere in modo eloquente. Può anche non motivare, perché noi prima richiedevamo che la delibera del Consiglio comunale dicesse il motivo per il quale non si convenzionava. Questo in qualche modo andava ad inficiare l'autonomia del Comune. Siamo arrivati ad una mediazione rispetto alla quale per non andare a toccare la giusta autonomia del Comune, si dice "sentito il Comune". "Sentito il Comune" vuol dire che il Comune dovrà rispondere attraverso una lettera alla mancata convenzione con le scuole materne; le scuole materne porteranno, sentito il Comune, già quella lettera e la Regione chiederà ulteriori informazioni al Comune stesso. Questo vuol dire "sentito il Comune".
Mi sembra però che le altre domande formulate dalla Consigliera Simonetti circa quanto deve fare il Comune siano spiegate nell'art. 5 laddove si dice che il Comune, se si è convenzionato, entro il 31 luglio si ripete "deve fare la richiesta alla Regione". Quindi, è chiaro che se è stata inoltrata una domanda da una scuola autonoma al Comune e il Comune non risponde, vuol dire che il Comune non ha fatto la convenzione entro il 31 luglio, di conseguenza quella scuola autonoma potrà fare la richiesta alla Regione di un contributo, non più della convenzione. Dopodiché la Regione sentirà il Comune per sapere come mai non ha fatto la convenzione ed erogherà il contributo.
Equivalente a cosa? Equivalente all'intera legge! Ogni anno il bilancio della Regione Piemonte prevederà uno stanziamento per le scuole materne autonome: tutte le domande, sia quelle delle scuole convenzionate sia quelle delle scuole non convenzionate, che hanno fatto autonomamente domanda alla Regione. Su questo plafond verrà diviso l'intervento.
Equivalente, quindi, vuol dire anche alle scuole convenzionate, vuol dire equivalente a tutto questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Il riferimento alle scuole che possono fare domanda credo che vada inserito nell'articolo nel suo complesso, ad esempio il primo comma fa riferimento a quel tipo di scuole e non ad altre.
A parte questa considerazione, mi pare comunque evidente l'obiettivo che si vuole raggiungere. Riprendo l'intervento della collega Bortolin perché credo che abbia sollevato una questione politica di notevole interesse, perché questo emendamento sostanzialmente è stato stilato da lei con questa variazione relativamente al problema del "sentito" o "con il consenso del Comune".
Mi pare che in tutti i Gruppi ci sia la volontà di far svolgere alla Regione quasi una funzione di tipo pedagogico per invogliare i Comuni a fare le convenzioni in modo da inserirle nel sistema della scuola materna autonoma all'interno di un sistema integrato. Mi pare che questo sia l'obiettivo che ci accomuna tutti quanti con qualche differenza, e noi concordiamo su questo fatto.
Non crediamo che questa azione di tipo pedagogico possa essere fatta soltanto se non c'è il consenso del Comune, perché se ci fosse il consenso del Comune probabilmente il Comune avrebbe già fatto la convenzione. Quindi noi siamo in una fascia in cui il Comune non è d'accordo, quindi difficilmente può esserci il consenso, però è utile questa azione di sentire, di ascoltare e capire le motivazioni e quindi viene svolta un'azione di tipo pedagogico perché si dà un contributo che ha un riferimento puramente annuale.
Invito pertanto il Gruppo PDS a rivalutare questo fatto, perché così come è scritto non solo si tiene conto della legge n. 142 e delle competenze del Comune, ma si assegna alla Regione anche un compito di tipo pedagogico per fare in modo che i Comuni stipulino delle convenzioni.
Questa formulazione è la più coerente e la più utile per costringere, per incentivare i Comuni ad inserire il sistema della scuola materna autonoma all'interno di un sistema integrato. Con alcune lacune ed alcuni limiti mi pare che questo obiettivo venga mantenuto.
Se può essere utile, credo che l'approvazione complessiva del progetto debba anche tenere presente la possibilità, che è stata valutata nella riunione che abbiamo fatto, di un ordine del giorno, Assessore Leo, in cui dopo un anno di applicazione si valuti che cosa non funziona perch obiettivamente ci troviamo in una zona di difficile comprensione di cosa può capitare. Probabilmente un ordine del giorno in questo senso, insieme alla legge, in cui queste questioni vengono precisate, soprattutto in termini di applicazione, può aiutare ad avere un consenso molto più ampio che ritengo sia un fatto utile in Consiglio regionale.
Se sul tema delle scuole materne c'è un consenso ampio anche dal Gruppo PDS, credo che abbiamo fatto tutti quanti un buon lavoro, per cui è un ulteriore invito a riflettere, non evidentemente per dichiarare di essere d'accordo sull'emendamento, ma una riflessione ulteriore credo che sia utile, anche perché poi l'applicazione di queste leggi richiede un consenso da parte di tutte le forze politiche e da parte di tutti i Comuni.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin per dichiarazione di voto.



BORTOLIN Silvana

Il Consigliere Saitta ha riassunto i termini del lavoro nostro delle ultime due ore, tra sospensioni e lavoro d'aula. Io devo dire che concordo e peraltro abbiamo fattivamente contribuito, dimostrando che la nostra non è davvero una posizione ideologica, lavorando insieme agli altri Consiglieri per definire questo emendamento.
Vi è però un punto sul quale non possiamo concordare, Consigliere Saitta, che è di principio, non è soltanto un aspetto banale o formale dell'emendamento. Noi siamo fin dall'inizio, fin dalle riunioni di Commissione, sempre stati sostenitori della necessità che il Comune alla fine fosse sovrano, e in questo senso abbiamo presentato un emendamento.
Questa sera abbiamo condiviso la mediazione che, anziché lasciare al Consiglio comunale la deliberazione finale sul convenzionamento o meno o sul contributo o meno da erogare alla scuola materna privata, fosse la Giunta in accordo con il Comune. Ma perché in accordo con il Comune? Perch le motivazioni da parte dei Comuni, oltre a tutte le altre argomentazioni che abbiamo sostenuto anche in quest'aula, molte volte sono serie, profonde e i Comuni verificano la non possibilità di convenzionarsi per situazioni oggettive, quali la non corrispondenza della scuola materna alle normative di legge, il personale insufficiente, i programmi didattici non corrispondenti alla legge che noi richiamiamo (poi vedremo l'art. 4).
L'intesa con il Comune di erogare, da parte della Regione, un contributo alla scuola materna privata per consentirne la sopravvivenza, a nostro parere serviva - e su questo siamo fermi - per non rompere un rapporto con il Comune, per non introdurre elementi di disturbo con l'Ente locale e per stabilire insieme un percorso per raggiungere l'obiettivo del convenzionamento. Per noi, quindi, l'intesa rimane un punto fermo.
Raccogliamo l'invito che ci ha rivolto il Consigliere Saitta, nel senso della nostra piena disponibilità nel prosieguo della discussione della legge. Ho detto prima che la pervicacia con cui si è voluto rifiutare queste nostre argomentazioni ci fa pensare che vi sia una posizione preconcetta da parte di qualcuno (ma non certo da parte del Gruppo del Consigliere Saitta) a non volere che noi si raggiunga l'intesa per votare l'emendamento, l'articolo e complessivamente la legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Prima di fare la dichiarazione di voto, presenteremmo un subemendamento a questo emendamento perché accogliamo, sia pure in una logica a noi lontana, le osservazioni fatte or ora dalla Consigliera Bortolin.
Qui noi formalizzeremmo l'emendamento che sostituisce la parola "sentito" con la parola "d'intesa".
Vi chiederemmo di votare prima questo subemendamento, pur in una logica che ci è estranea, che comunque rappresenta un fatto di rilievo.



PRESIDENTE

Pongo dapprima in votazione gli emendamenti prima illustrati, a cominciare dall'emendamento n. 12).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 39 voti favorevoli e 5 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 13).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 32 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n. 14).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 32 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n. 15). Tale emendamento assorbe anche gli emendamenti n. 16 e n. 17), presentati dalla Consigliera Bortolin ed altri.
Se siete d'accordo li pongo in votazione contemporaneamente tutti e tre.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo solo per verificare il comportamento dei Gruppi nell'aula.
Dato che questi emendamenti riguardano le lettere c) e d), che sono state soppresse negli emendamenti successivi, volevo sapere se anche la maggioranza non li vota, perché essa stessa ne ha proposto una diversa stesura.
Per non incappare poi in contraddizioni di comportamento, volevo chiedere se su questi emendamenti c'è l'unanimità dei consensi, perché a questo punto non sono più emendamenti; le motivazioni sono diverse, ma il contenuto, l'abrogazione dei punti è forse di tutta l'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Capisco l'esigenza del Presidente di porre in votazione gli emendamenti in ordine di presentazione. Noi voteremo contro questi emendamenti, anche perché c'è un emendamento molto più ampio, che va a sopprimere il punto e) inoltre, con un emendamento articolato si sostituiscono i punti c), d) ed e) con un secondo comma dell'articolo.
Se c'è l'esigenza tecnica di portare in votazione questi emendamenti in ordine di presentazione, noi saremo costretti a votare contro, pur volendo sostituire questi emendamenti con un secondo comma, che è quello presentato dopo.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione gli emendamenti n. 15), n. 16) e n. 17).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 12 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione l'emendamento n. 18).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 32 contrari.
Pongo ora in votazione il subemendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti all'emendamento n. 19 bis): alla terz'ultima riga sostituire la parola "sentito" con le parole "d'intesa con".
E' stata richiesta la votazione per appello nominale.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale del subemendamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI' 12 Consiglieri hanno risposto NO 32 Consiglieri E' respinto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Dato che lavoriamo un po' tutti in diretta e da cosa può nascere cosa, e dato l'alto grado di contrasto che c'è su questo articolo da parte di una buona parte del Consiglio regionale, che soffre ed è preoccupata di questo scavalcamento dei Comuni, adesso, con questo subemendamento orale, viene precisato che si tratta di uno scavalcamento operato dalla Giunta regionale. Mentre in quest'aula, da quanto ricordo per Regione si è sempre inteso il Consiglio regionale, adesso si intende la Giunta regionale. E questo apre dei problemi.



PRESIDENTE

Era una correzione che è diventata anche scritta.



CHIEZZI Giuseppe

Si formalizza che questo scavalcamento dei Comuni avviene ad opera della Giunta regionale.
Proporrei un correttivo che potrebbe dare qualche ragione di preoccupazione in meno ai colleghi che non sono d'accordo con questa procedura. Proponiamo che si attenui la discrezionalità da parte della Giunta regionale di prendere un provvedimento che contrasta con quello del Comune almeno inserendo (qui c'è il subemendamento vocale che adesso trasformiamo in scritto) dopo le parole "la Giunta regionale", "sentita la Commissione consiliare competente", in modo che perlomeno questo atto di scavalcamento del Comune, da parte della Giunta regionale, contempli la presenza di una sede consiliare alla quale la Giunta è costretta a rivolgersi per sentire pareri su cosa sta facendo. Mi sembra un modo per coinvolgere il Consiglio su un atto che ci vede divisi sulla qualità della norma stessa.
Presento questo subemendamento e decida il Presidente quando metterlo in votazione. Però gradirei anche capire se c'è sintonia, almeno, con una parte dei colleghi che condividono questa stessa preoccupazione su questo emendamento, perché presentare l'emendamento solo come Gruppo di Rifondazione Comunista non è nell'interesse del nostro Gruppo. Se invece capiamo che c'è una certa sintonia allora insistiamo nel proporlo. Non è una battaglia di bandiera, questa.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione il subemendamento testé illustrato dal Consigliere Chiezzi: dopo le parole "Giunta regionale", aggiungere le parole "sentita la Commissione consiliare competente".
E' stata richiesta la votazione per appello nominale.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale di tale subemendamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI' 12 Consiglieri hanno risposto NO 32 Consiglieri E' respinto.
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 19 bis) che sostituisce le lettere c), d) ed e).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 11 contrari.
L'emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi, il cui testo recita: "L'art. 3, comma primo, lettera e), è soppresso", è pertanto superato.
Si proceda quindi alla votazione dell'art. 3 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 32 voti contrari 11 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 20) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Chiezzi, Moro e Papandrea: all'art. 4, comma primo, la lettera a) viene così sostituita: "a) il rinnovo della convenzione, di durata triennale, deve essere oggetto di nuova convenzione, previa verifica della precedente ed eventuali proposte di integrazione o modifica".
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Colleghe e colleghi, con questo emendamento al comma primo dell'art. 4 abbiamo voluto porre una sorta di regolamentazione nell'ambito della convenzione. Oltre al fatto che una parte del comma è scritta molto male un po' incomprensibile, come del resto tutta la legge.
Il punto a) definisce la durata, almeno triennale, della convenzione e definisce che la stessa può essere rinnovata in modo automatico in mancanza di disdetta.
Come la Giunta regionale può e deve - in questo caso perché sembra sia quasi obbligata - verificare le motivazioni che non hanno spinto i Comuni a realizzare una convenzione nei confronti della scuola materna, noi chiediamo - quindi una cosa alquanto scontata - che oltre la convenzione di durata triennale in questo caso, nel momento in cui sia oggetto di una ridefinizione, la Regione operi una verifica della precedente convenzione.
Questo emendamento è semplicemente una modificazione del comma in senso aggiuntivo - e in questo caso migliorativo - che va a definire solo e semplicemente che la convenzione non è automatica in mancanza di disdetta perché nel corso dei tre anni possono essersi susseguiti eventuali modifiche o integrazioni di leggi nazionali, per esempio rispetto agli orientamenti didattici che di conseguenza determinerebbero anche una modifica degli orientamenti didattici che la stessa scuola deve realizzare nell'ambito del territorio. Quindi la convenzione deve comunque, anche nel corso del tempo, sempre sussistere ed adempiere ai requisiti per la quale è stata concessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

"La convenzione", come si legge nel primo capoverso, "dovrà tra l'altro stabilire...". Le cose che dice la Consigliera Simonetti, che sono ovviamente in aggiunta, se la convenzione le stabilisce sarà compito del Comune verificarle. La convenzione è rivolta ai Comuni, in questo momento non c'è più la convenzione tra la Regione e le scuole autonome. Il Comune nella sua autonomia, dovrà stabilire queste cose, ma "tra l'altro" significa che potrà anche stabilirne delle altre.
Quindi mi sembra che l'emendamento proponga solo una complicazione che andrebbe a snaturare questa legge che, alla fine di tutto, verrà fuori bellissima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Se ho capito bene, il Consigliere Montabone ha detto una cosa che evidentemente io non avevo capito. Io avevo capito che era la convenzione stipulata tra i Comuni e le scuole. Allora, se è la convenzione stipulata tra i Comuni e la scuola il nostro emendamento dice che, terminati i tre anni, i Comuni provvedano a fare una verifica dei termini di questa convenzione.
Non capisco perché bisogna stabilire, se loro decidono di non stipulare una convenzione, di stipularla noi al posto loro. Questa è la logica di questa legge, lo scavalcamento dei Comuni oltre ogni limite! Noi non proponiamo uno scavalcamento, ma scriviamo una legge nella quale la convenzione è rinnovabile, previa una verifica.
Questa è un'indicazione di comportamento propria che la Regione dà ai Comuni del tutto legittima e del tutto sensata, è fin superflua perch penso che il Comune, prima di rinnovare, motiverà. Noi aiutiamo i Comuni a procedere sulla corretta via di un esame serio dei termini della convenzione; non mi sembra un emendamento eversivo rispetto alla legge, ma migliorativo.
Si può anche accettare qualcosa, ogni tanto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

Come richiesto dal Consigliere Chiezzi, si proceda alla votazione dell'emendamento n. 20) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI' 11 Consiglieri hanno risposto NO 34 Consiglieri E' respinto.
21) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Chiezzi, Papandrea e Moro: all'art. 4, comma primo, punto b), dopo le parole "contributo comunale" aggiungere le parole "e le modalità di documentazione del suo utilizzo come pure l'individuazione di tutti gli altri contributi percepiti dall'Ente gestore della scuola".
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Il senso di questo emendamento è quello di aggiungere al contributo comunale tutte le modalità di documentazione dell'utilizzo del sovvenzionamento: fare quindi in modo che la scuola materna, che già di per sé accede ad un contributo pubblico, debba in qualche modo testimoniarlo in apposita documentazione.
L'emendamento intende individuare una forma di procedura che mi sembra corretta; nel momento in cui un Ente, in questo caso una scuola materna autonoma, accede ad un tipo di contributo, come tutti gli altri Enti pubblici deve in qualche modo testimoniare con apposita documentazione l'utilizzo dei fondi pubblici cui accede e quindi la loro destinazione oltre a quelli di tipo regionale.



PRESIDENTE

Si proceda, anche in questo caso, alla votazione per appello nominale di tale emendamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI' 10 Consiglieri hanno risposto NO 34 Consiglieri E' respinto.
22) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti e Chiezzi: all'art. 4, comma primo, lettera c), numero 1), dopo la parola "operare" sopprimere le parole "nell'autonomia dei propri indirizzi educativi".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 34 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri E' respinto.
23) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Simonetti, Papandrea e Moro: all'art. 4, comma primo, punto 1), dopo le parole "legge 18/3/1968 n.
444", sopprimere fino al punto e virgola e aggiungere le parole "e realizzare gli orientamenti educativi della scuola materna statale di cui al DM 3/6/1991".
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Dire "orientamenti didattici vigenti" è molto generico e questo emendamento vuole semplicemente individuare che si fa riferimento (è quindi un riferimento certo) agli orientamenti educativi stabiliti dal decreto ministeriale del 1991. Su questo piccolo emendamento auspico che anche la maggioranza e il relatore di questa legge possano convenire e quindi accoglierlo.
Si tratta di un elemento di aggancio e di riferimento certo dal punto di vista legislativo che, nell'ambito di una genericità complessiva di questa legge, non può che dare dei segni di equilibrio e non più solo di squilibrio e genericità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Ritengo di poter dire che proprio gli orientamenti educativi sono quelli che fanno sì che una scuola sia autonoma, libera, rispetto ad un'altra scuola statale. Proprio per questi motivi riteniamo che l'emendamento non possa essere accettato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Signor Presidente, noi voteremo anche questo emendamento, ma se lei mi consente vorrei fare una considerazione, a questo punto della votazione degli emendamenti sull'art. 4, sullo scopo dello stesso art. 4.
Non è una dichiarazione di voto, che farà viceversa un altro membro del nostro Gruppo, ma credo che si debba rilevare a questo punto l'assoluta inutilità dell'art. 4, anzi la protervia, all'interno di tutto ciò che è avvenuto in questa legge, anche dell'art. 4. Non soltanto noi andiamo a non avere nessun rispetto dell'autonomia dei Comuni nel momento in cui devono decidere se all'interno del loro territorio, nell'equilibrio generale delle funzioni sociali di cui è titolare il Comune, deve funzionare o meno una scuola materna autonoma e nel rapporto con la generalità delle scuole che sono operanti sul territorio, ma andiamo a finanziare esclusivamente le scuole materne autonome e in termini diretti, perché quando si scavalca la volontà del Comune vuol dire che se il Comune non stipula la convenzione il finanziamento regionale arriva comunque e nelle forme previste anche per coloro che non hanno sottoscritto la convenzione.
La protervia però è ancora più grande, perché oltretutto andiamo noi come Regione ad imporre il modello di convenzione che deve sottoscrivere il Comune! Io credo che un qualsiasi Sindaco che abbia un minimo di buonsenso si ribellerà e io mi auguro che i Sindaci si ribellino a questo modo di operare di questa maggioranza della Regione Piemonte, perché è assolutamente inconcepibile! Stiamo facendo ragionamenti per dare delle indicazioni al Governo e poi un provvedimento che avrebbe potuto essere buono, una buona legge, facciamo di tutto per peggiorarla, e l'art. 4 è quello che nel quadro generale di ciò che sta avvenendo è il peggiorativo in termini assoluti.
Sono molto deluso, perché è stato vano lo sforzo che anche il nostro Gruppo ha profuso per tentare di fare un ragionamento serio attorno a questo provvedimento che, a questo punto, mi pare proprio abbia degenerato nelle sue finalità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Intervengo soprattutto dopo aver ascoltato la replica del relatore perché c'è un elemento che mi preoccupa. E' una questione che stiamo discutendo da questa mattina; con questo emendamento noi intendiamo definire in modo più preciso quelli che devono essere gli orientamenti educativi da applicare perché riteniamo generico dire "orientamenti didattici vigenti". Il Consigliere Montabone, che è relatore di questa proposta di legge, ha detto che le scuole devono essere libere in modo totale. Questo ci preoccupa; noi non contestiamo la libertà, quello che diciamo è che nel momento in cui si chiedono finanziamenti, la libertà contrasta con questa richiesta. Da una parte si vuole la totale libertà nell'insegnamento, dall'altra si pretende di essere finanziati come le scuole pubbliche che invece devono attenersi a criteri precisi.
Noi riteniamo che questo sia inaccettabile. Per questo motivo abbiamo presentato un emendamento sul quale crediamo che sia opportuno riflettere più approfonditamente. Va bene la libertà, però se si vogliono anche i finanziamenti pubblici, non può essere totale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Forse il Consigliere Papandrea confonde gli orientamenti educativi con i programmi scolastici: sono due cose completamente diverse. E' proprio sugli orientamenti educativi che si basa l'autonomia e la libertà della scuola; quello sui programmi scolastici è un altro discorso.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 34 contrari.
24) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Chiezzi, Papandrea e Moro: all'art. 4, comma primo, lettera c), numero 3), dopo le parole "ambo i sessi", aggiungere le parole "ivi compresi i bambini portatori di handicap senza distinzione di etnia, cultura, religione e condizione economica".
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Questo emendamento fa anche riferimento alle consultazioni che abbiamo avuto in sede di Commissione su questi progetti di legge, dove molte associazioni che tutelano i diritti dei portatori di handicap avevano sottolineato che sarebbe stato meglio precisare nell'ambito della legge che anche le scuole materne autonome dovessero indicare in questo comma oltre "ambo i sessi" (che era scontato) anche "bambini portatori di handicap". In questo caso è utile, anche rispetto ad una concezione di pluralismo di cui ogni forza politica ha la propria opinione, aggiungere "senza distinzione di etnia, cultura, religione e condizione economica", proprio per consentire, come la legge stessa indicava, un'apertura alla generalità dei cittadini.
Si tratta quindi semplicemente di una specificità in ordine ad un elemento di uguaglianza e di democrazia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

L'uguaglianza e la democrazia si trovano proprio nel non andare a precisare dei casi particolari. Quando si dice "bambini di ambo i sessi" vuol dire che sono tutti inseriti all'interno di questa categoria, senza andare a riservare classifiche particolari per gli uni o per gli altri.
Secondo noi, questo emendamento non è ammissibile.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Desidero sottolineare che a nostro giudizio, pur contenendo una certa ridondanza e quindi diciamo che si tratta di repetita juvant, caso mai riteniamo l'ammissibilità dei contenuti anche perché maggiore ammissibilità vi è, considerato che sul precedente emendamento che non era nient'altro che la ripetizione di due leggi vigenti - la n. 444 e il DM n. 91 - c'è stata un'espressione negativa della maggioranza, quindi se non si tiene conto delle leggi vigenti, quali l'emendamento precedente citava, a maggior ragione la ridondanza diventa, casomai, contenuto e quindi riteniamo che sia ammissibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Aggiungo un'altra considerazione. L'art. 2, dove si parla di ambito di applicazione della legge, dice in modo esplicito che l'applicazione è rivolta a tutte le scuole, senza fini di lucro, che siano aperte alla generalità dei cittadini. Questo mi pare onnicomprensivo e quindi, sotto questo aspetto, credo che l'emendamento sia inutile.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 27 contrari e 6 astensioni.
25) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Chiezzi, Papandrea e Moro: all'art. 4, comma primo, il punto 4) è soppresso e sostituito con "costituire sezioni con un numero massimo di 25 bambini, 20 se in presenza di un portatore di handicap (analogamente alla scuola materna statale)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 30 contrari e 6 astensioni.
26) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti e Chiezzi: all'art. 4, comma primo, lettera c), numero 5), dopo le parole "quote suddette", inserire punto e sopprimere fino al punto e virgola.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Questa richiesta di soppressione è perché dà un po' fastidio la proposizione di buone intenzioni da parte della legge; buone intenzioni che nella realtà delle cose non potranno mai avere una concreta realizzazione.
La parità non c'è, non esiste la parità di condizioni fra il trattamento degli alunni delle scuole materne statali e non statali. Non esiste nei fatti. Pertanto, è inutile mettere in una legge la tendenza, buona, che tutti diventeranno uguali. Non sarà così, perché la scuola materna privata non sarà mai uguale a quella pubblica per motivi strutturali, economici sociali e culturali.
Preferiremmo togliere qualche alibi ad una legge che sottrae risorse alle scuole pubbliche per rendere diseguali i cittadini più di quanto non lo siano oggi; togliere ogni giustificazione ipocrita al carattere di questa legge, che non ha alcun carattere egualitario e che tende a superare la divisione delle classi sociali così com'è.
Quindi questo è un emendamento che ha il significato di togliere alibi buoni a questa legge.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Intervengo per sottolineare una contraddittorietà che è contenuta complessivamente e continuamente nell'art. 4.
Ricordo ai presentatori che all'art. 4, punto 2), lettera c) - peraltro scritto in un modo poco leggibile ed agibile - si prevede di conformare il calendario e l'orario scolastico a quelli stabiliti dalle norme vigenti e poi si fa una puntualizzazione: salva la facoltà per le scuole di offrire maggiori prestazioni. Introduciamo un elemento di "favore" - lo dico tra virgolette e lo sottolineo - nei confronti della scuola privata: "Ti diamo dei soldi, offri anche delle prestazioni di favore".
Poi al punto 5) diciamo: "No guarda, quelle prestazioni maggiori che ti consentiamo al punto 2) della lettera c) devono tendere e comunque tutto quello che fai e il contributo che ti diamo devono tendere alla parità di trattamento degli alunni di scuole materne statali e non statali". Vorrei capire con questa bozza o proposta di convenzione dove vogliamo andare a parare.
La stessa contraddizione, se mi consentono i presentatori, è avvenuta ed avviene anche per quanto riguarda i controlli. Avete respinto - art. 4 comma primo, punto b) - la misura e le modalità di erogazione del contributo comunale. A questo proposito c'era un emendamento che comunque introduceva la verifica. Poi voi, in altri punti, andate però ad introdurre una serie di controlli sull'uso delle risorse che sono farraginosi, che sono anche vincolanti per l'ente che riceve il contributo, ad esempio quando parlate di "costituzione di una Commissione paritetica tra rappresentanti delle scuole e del Comune per l'esame del rendiconto di cui alla lettera c)", introducendo controlli e via di questo passo. Per cui bisognerebbe trovare un comportamento che non sia così schizofrenico.
Ne approfitto - e non intervengo più, Presidente - per dire che questo art. 4 ha anche un punto 2), che si evince leggendo con un po' di fatica complessivamente l'articolo. E il punto 2) è di nuovo una contraddizione e un non senso: scusate, ma perché noi dobbiamo chiedere che nella convenzione si affermi che "dovrà altresì essere precisato che è riconosciuta alle famiglie la libertà di scelta della scuola per i propri figli"? Voglio capire: quando mai in una convenzione non è riconosciuta la libertà di scelta della scuola per i propri figli? Scusate, colleghi Consiglieri, nella difesa ad oltranza di un testo scritto male, con formulazioni contraddittorie e confuse, non rendiamoci ridicoli. Su questo, almeno, accogliete la proposta: fate voi un emendamento abrogativo di questo punto.



PRESIDENTE

Come richiesto dai proponenti, si proceda alla votazione dell'emendamento per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI' 10 Consiglieri si sono astenuti 34 Consiglieri E' respinto.
27) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti e Chiezzi: all'art. 4, comma primo, lettera c), numero 7), dopo la parola "dipendente", aggiungere le parole "tale personale dovrà essere assunto secondo le procedure analoghe alle scuole pubbliche con criteri di laicità e pluralismo".
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Approfitto della presenza dell'Assessore Masaracchio per illustrare questo emendamento che ha un preciso riferimento nella realtà attuale.
Ad oggi, non so se si è a conoscenza di com'è gestito il personale nelle scuole materne autonome, nelle scuole private. Sarebbe utile saperlo anche per realizzare una valutazione complessiva rispetto allo sfruttamento che può subire, alla paga che riceve, se il contratto è a termine o di formazione, alla competenza a livello di tempo, se ha un contratto di formazione lavoro, secondo quali procedure e quali criteri viene assunto.
Potremmo chiedere anche in questa sede l'istituzione di un osservatorio o di una Commissione d'indagine che vada ad evidenziare qual è la situazione, in particolare del personale (come viene gestito e sulla base di quali criteri viene assunto) delle scuole materne private.
Ed è proprio sulla base di queste considerazioni generali - e considerando anche il fatto che le scuole materne offrono un servizio sociale in questo caso molto più delicato, perché si tratta di un servizio di tipo pedagogico, educativo e didattico - che il personale, che svolge tale ruolo di notevole importanza e anche di sensibilità, deve necessariamente corrispondere e rispondere a requisiti che, per legge devono essere assunti. Pensiamo ad un titolo idoneo o ad un diploma che sono assunti e definiti già per legge, rispetto al personale della scuola statale.
Questo è un primo punto, anche per legittimare e regolare questa deregulation completa che va ad investire soprattutto i settori dell'associazionismo, del volontariato e, in particolare, anche tutti gli istituti e gli enti privati che offrono dei servizi su cui il personale non è tutelato in alcun modo, e nella maggior parte dei casi i suoi diritti anche di semplice lavoratore vengono calpestati.
Nel nostro emendamento inseriamo un altro punto che fa riferimento a come necessariamente debbano corrispondere a requisiti di laicità e di pluralismo. Secondo la nostra concezione di laicità e di pluralismo, questi due concetti vengono già affrontati molto bene dal dettato costituzionale dove si evidenzia che la scuola pubblica - che, secondo il dettato costituzionale e anche secondo il Gruppo di Rifondazione Comunista, adempie pienamente alla funzione sociale, didattica e pedagogica - deve comunque assolvere a questa garanzia di pluralismo.
La garanzia di pluralismo si assolve nel momento in cui dei bambini degli alunni in generale vengono posti di fronte ad una situazione di comunità nella quale si esprimono delle differenze culturali, religiose delle differenze di cultura generale e di tradizione che fanno sì che lo stesso bambino che frequenta quella scuola possa essere agevolato alla formazione di una propria capacità critica, per poter elaborare poi un proprio percorso personale di crescita individuale e culturale.
Ed è proprio il momento della scuola materna, come dell'asilo nido, il momento di formazione primaria, il momento dai 3 ai 6 anni, e successivamente sono i momenti fondamentali per la formazione di un bambino, per cui inizia a svilupparsi una coscienza critica dal punto di vista culturale e didattico. Quindi, le garanzie di pluralismo, che definiamo anche di laicità, andrebbero ad assolvere ad un'esigenza culturale collettiva su cui c'è un dibattito da anni.
Non riteniamo viceversa che scuole confessionali o scuole cattoliche ed autonome, in senso generale, possano assolvere ad una concezione di pluralismo. Per questo sentiamo l'esigenza di esplicitare e specificare questi due temi che riteniamo fondamentali per un orientamento didattico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Credo che la Consigliera Simonetti abbia già esposto il motivo del nostro emendamento. Aggiungo alcune considerazioni.
Crediamo che, in genere, dovrebbe essere ruolo delle istituzioni e del Consiglio regionale, ma di tutte le istituzioni, quello di avere un maggior controllo rispetto alle normative e alla tutela dei lavoratori.
Non solo nel rapporto diretto, ma laddove c'è un finanziamento della Regione (tra l'altro, il controllo dovrebbe essere fatto comunque) crediamo che ci sia una maggiore responsabilità affinché la tutela dei diritti dei lavoratori abbia una prevalenza, un grosso impatto.
Alcune delle ragioni le spiegava la Consigliera Simonetti: che tutti siano uguali e abbiano gli stessi diritti rispetto all'assunzione indipendentemente dal credo e da altri elementi di questo tipo e che sia salvaguardata la tutela nel rapporto di lavoro. E' evidente che dipende anche dal tipo di scuole: in alcune saranno più rilevanti determinati aspetti; in altre, invece, possono essere più rilevanti gli aspetti legati alla precarietà e alla tutela vera e propria.
Noi pensiamo, per quanto riguarda le scuole confessionali, più all'ultimo aspetto messo in rilievo, cioè all'avere tutti lo stesso diritto al posto di lavoro, senza dover essere discriminati rispetto a problemi di credo religioso. Invece, per altri tipi di scuole ci sembra che ci siano anche altri elementi di tutela vera e propria dei diritti dei lavoratori.
Riteniamo, tra l'altro, che se si guarda all'interesse dei bambini che frequentano queste scuole, sia importante anche l'esigenza di una stabilità di contratto di lavoro. Possono anche andare di moda forme di contratti diversi, a termine, però ci pare che questo vada a discapito dei bambini e degli allievi di queste scuole, che ricevono una formazione sicuramente più scadente se si introducono questi tipi di contratto.
Questo emendamento ribadisce con forza che all'interno delle istituzioni, e per tutti coloro che si rivolgono alle istituzioni per ricevere dei finanziamenti, un elemento importante è il rispetto delle condizioni di lavoro.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 28 contrari e 7 astensioni.
28) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Chiezzi, Papandrea e Moro: all'art. 4, comma primo, punto 7), dopo le parole "personale dipendente" aggiungere le parole "nel caso di personale volontario, anche questo deve essere in possesso del titolo idoneo (se svolge funzione integrativa e non sostitutiva del personale docente deve comunque possedere un diploma di scuola media superiore)".
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Chiederei l'attenzione del Consigliere Montabone, visto e considerato che l'emendamento precedente era stato bocciato rispetto al personale.
In questo emendamento noi vogliamo specificare, dopo le parole "personale dipendente", che il personale volontario sia comunque in possesso del titolo idoneo previsto per legge; se svolge funzione integrativa e non sostitutiva del personale invece docente, quindi non di ruolo, deve comunque possedere un diploma di scuola media superiore. Questo semplicemente per adempiere a disposizioni legislative degli standard.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
29) Emendamento presentato dai Consiglieri Deorsola, Ghiglia, Salerno e Pichetto: al punto c) del comma primo dell'art. 4, il punto 8.2 è sostituito dal seguente: "al canone annuo di locazione degli immobili locati nel rispetto e nelle forme previste dalle legislazioni vigenti".
La parola al Consigliere Salerno per l'illustrazione.



SALERNO Roberto

Abbiamo ritenuto che questa fosse una formulazione più corretta rispetto a quella contenuta nel progetto di legge. Chiamiamo le cose con il loro nome: "canone annuo di locazione" e non "valore locativo". E poi non è corretto "determinato a norma di legge sull'equo canone", perché possono esistere anche delle forme contrattuali diverse, ad esempio il comodato a titolo oneroso, che non è disciplinato dalla legge sull'equo canone. Si tratta semplicemente di una formulazione più corretta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Non capisco il senso della questione, perché la norma al punto 8) dice: "di produrre, al fine di evidenziare l'assenza di finalità di lucro, un rendiconto annuale" che doveva fare riferimento per le spese. L'attuale testo dice: "al valore locativo degli eventuali immobili": questi immobili possono essere di proprietà o non di proprietà. Può essere anche una spesa mantenere un bene, si paga l'ICI.
Il vostro emendamento invece presuppone che tutti gli immobili siano affittati: può darsi che questo non sia. E allora quando non sono in affitto, come la mettiamo con il rendiconto economico? Se l'emendamento viene mantenuto, non lo voteremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Consigliere Chiezzi, le vorrei chiarire che anche nel caso del valore locativo, le spese per la manutenzione dell'immobile sono un'altra cosa dal valore locativo. Sia nel valore locativo che nel canone di locazione le spese a cui lei si riferisce sono ancora un'altra cosa, e non devono entrare in questo valore, che va chiamato con il suo nome: "canone annuo di locazione".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astensioni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che vedo che le forze della maggioranza stanno pian piano scemando, volevo sapere, per cortesia, qual è il numero legale, tenuto conto dei rientri, per verificare se possiamo procedere.



PRESIDENTE

I presenti in aula dovrebbero essere 29.



CHIEZZI Giuseppe

Quindi con questa votazione la maggioranza non ha garantito il numero lo dico per memoria; ci sono stati 28 voti.



PRESIDENTE

Ne prendiamo atto e invito i Consiglieri a rientrare in aula.
30) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Chiezzi, Papandrea e Moro: all'art. 4, comma primo, dopo il punto 8.3, aggiungere il punto seguente: "8.4 Prevedere la predisposizione di una carta dei servizi con informazioni uniformi e leggibili per gli utenti (in cui sia dichiarato il quadro economico e gestionale dell'ente, compreso il regolamento che disciplina le iscrizioni e le liste di attesa)".
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Proprio per assicurare una libertà di scelta, con questo emendamento noi proponiamo la predisposizione di una carta dei servizi in cui siano contenute delle informazioni leggibili ed uniformi per tutti gli utenti.
Questo proprio per rientrare nell'ottica dove gli stessi relatori definiscono che c'è una libertà di scelta. Mentre i cittadini sanno come viene gestita la scuola materna statale, per questo caso noi chiediamo che in questa carta dei servizi sia dichiarato il quadro economico e gestionale dell'ente, compreso il regolamento che disciplina tutte le forme di iscrizioni, comprese anche le liste di attesa, proprio per corrispondere a quell'esame di apertura che viene definito nella legge e a quella libertà di scelta che i cittadini devono esplicitare nel momento in cui scelgono un tipo di scuola autonoma rispetto ad un'altra.



PRESIDENTE

Come richiesto dai proponenti, si proceda alla votazione dell'emendamento per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 37 Consiglieri E' respinto.
31) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti e Chiezzi: all'art. 4, comma primo, lettera d), dopo la parola "convenzione" sopprimere fino al punto.
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Proponiamo questo emendamento perché non ci è chiaro il senso dell'articolo su questo punto: "Applicazione della convenzione per lo sviluppo dei rapporti tra la scuola autonoma" - e fin qui è chiaro - "ed altri tipi di scuole eventualmente esistenti del Comune". Questo "altri tipi di scuole" non ci è chiaro; se si fa riferimento alle scuole materne statali, lo si espliciti, ma messo così è veramente scritto male e non è esemplificativo dell'articolo, non dà chiarimento rispetto al punto, non è preciso. Lo si espliciti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Credo che, lasciando "altri tipi di scuola", il discorso sia veramente completo, perché gli altri tipi di scuola possono essere altre scuole autonome, altre scuole comunali, altre scuole statali e non solo, altre scuole di ogni ordine e grado. Credo che ci sia un momento, dal punto di vista organizzativo fra le scuole, che necessiti di riunioni congiunte.
Secondo me questo è importante. Faccio un esempio: quando c'è il passaggio dalla scuola materna alle scuole elementari, credo che un colloquio fra le une e le altre sia una cosa estremamente necessaria per l'educazione dei bambini... Altre scuole vuol dire di ogni ordine e grado.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Continuo a sottolineare che esistono dei passaggi che sono, a dir poco e ad essere gentili, ridicoli. Qui non diciamo "altre scuole eventualmente esistenti", ma "altri tipi di scuola". Il Consigliere Montabone non ha assolutamente risposto all'osservazione fatta.
Noi non voteremo l'emendamento, ma ciò nonostante - collega Montabone "altri tipi di scuole eventualmente esistenti". L'approssimazione è nei tipi di scuole eventualmente esistenti, allora altri tipi di scuole esistenti nel Comune; la formulazione è veramente approssimativa, non completa, non chiara, rischia solo di mettere in difficoltà chi dovrà poi leggere questo articolo e stipulare una convenzione.
La genericità in questo caso non rende, il non mettere è meglio che essere troppo generici. Non stanno in piedi queste formulazioni, siamo quasi al grottesco!



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 30 contrari e 7 astensioni.
32) Emendamento presentato dai Consiglieri Ghiglia, Montabone e Leo: all'art. 4, il comma secondo è così sostituito: "Il personale dipendente in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge non rientra nella previsione di cui al comma primo, lettera c), numero 7), del presente articolo".
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Ho capito che si vuole disfare, strada facendo, quello che è stato fatto poco fa. Eccepisco, però, una correttezza dell'emendamento, nel senso che il comma secondo pone un tema: nella convenzione dovrà altresì essere precisato che è riconosciuta alla famiglia la libertà di scelta della scuola per i propri figli. Su questo tema ci si pronunci; se il comma secondo non piace, si presenti un emendamento che lo elimini. Se su altri argomenti si vogliono proporre emendamenti, lo si faccia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Se poi si vuole mettere in un altro punto, mettiamolo in un altro punto.



PRESIDENTE

Come notaio dell'aula, ricordo a lei, Consigliera Bortolin, che l'ha commentato poco tempo fa in maniera critica. Io non so se l'intenzione del Consigliere Ghiglia sia quella di recepire la sua critica e di sostituirlo con un emendamento.



GHIGLIA Agostino

Sì, lo possiamo sostituire aggiungendo il punto 3).



PRESIDENTE

Va bene. Al comma secondo si aggiunge allora il comma terzo.
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

La collega Bortolin prima ci ha fatto osservare una cosa saggia: che era già nella normalità delle cose, nelle leggi vigenti, e che era inutile ribadire in una convenzione che andranno a fare le scuole con i Comuni.
Dopodiché i presentatori di questo emendamento hanno inteso, presentando un solo emendamento, di abrogare quel punto 2) che sembra inutile ed aggiungere questo particolare alla norma che va intesa come una norma transitoria, nel senso che quelli che hanno lavorato finora senza titolo è giusto che possano continuare a lavorare, da adesso in avanti si cambierà sistema.
Non vedo però perché dobbiamo aggiungere necessariamente un punto quando, abolendo quello, aggiungiamo anche quel punto.



PRESIDENTE

Il problema non è aggiungere il punto; questo emendamento ha un significato ben preciso secondo le intenzioni dei proponenti.



MONTABONE Renato

Perché? Per dare al Consigliere Chiezzi l'opportunità di presentare un altro emendamento su questo punto?



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Rispetto al punto 2) pensavo anch'io che si dovesse accogliere o non accogliere l'osservazione, che è stata definita sensata, della Consigliera Bortolin: pertanto o il punto 2) rimane o nel momento in cui viene soppresso l'osservazione è accolta.
Ci troviamo ad avere un punto 2) sostitutivo, a questo punto, impostato su una questione relativa al personale. Noi facciamo semplicemente rilevare che nel momento in cui si presenta questo emendamento, in questo modo e a questo punto della legge, si rende il testo ancora più pasticciato e confuso, perché al punto 7) si è votato, forse non leggendolo in modo sufficientemente meditato, l'emendamento che prevede la questione del possesso del titolo (e lo prevede anche per chi svolge funzione integrativa e non sostitutiva del personale docente). Quindi, votata questa norma ci si rende conto che avviene qualche cosa che non si è colta nel momento della votazione e si inserisce non immediatamente un emendamento al punto 7), si presenta un emendamento sostitutivo del punto 2) su una questione che riguarda il personale, mentre tutta la vicenda del personale era regolamentata al punto 7) dell'art. 4!



PRESIDENTE

Nella riscrittura del testo viene messa a posto.



MANICA Giuliana

Si può fare quello che si vuole, però francamente il testo diventa sempre più pasticciato e poco coerente.



PRESIDENTE

Nel caso venisse approvato dall'assemblea, l'emendamento può essere inserito dopo il punto 7), quindi non credo che ci siano dei problemi di sistemazione coerente.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

E' solo per capire se questo emendamento viene sostituito nella sua forma, perché il problema non è astratto. In questo modo non si prende con questo emendamento una decisione: voi costringete a prenderne due di decisioni, che non sono parenti tra di loro, pere e mele! Ad esempio: io sono d'accordo, supponiamo, a mantenere il comma secondo; perché per votare questo comma sostitutivo, che parla d'altro, voi mi costringete a votare contro anche il comma secondo? Io potrei essere d'accordo con tutti e due i commi, il secondo così com'è e il secondo proposto da voi, però voi mi obbligate su un argomento che non concerne l'emendamento che mi fate votare a prendere una posizione: questo è imbarazzante! Ogni votazione corrisponde ad una decisione; voi con una votazione mi fate prendere due decisioni che per me possono essere diverse rispetto al voto che esprimo. Questo è un problema non da poco.



PRESIDENTE

Credo che la questione sia chiara a tutti.
Il relatore può dire la sua parola conclusiva sulla base di questo emendamento?



MONTABONE Renato

Tecnicamente e anche come volontà si può fare tutto quello che si crede, Presidente. Se vogliamo che sia un emendamento aggiuntivo nulla osta, siccome però c'era stato un rilievo su un aspetto... Se voi presentate l'emendamento, noi lo facciamo aggiuntivo, però deve essere presentato prima di essere messo in votazione questo. Tutto qui.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Così consentiamo la presentazione di un emendamento abrogativo del punto 2), perché non è solo una questione che si può discutere all'interno di questo Consiglio, ma avrebbe all'esterno un rilievo non assolutamente voluto, credo, da nessun Consigliere di questa Regione.
La proposta invece sull'emendamento che è stato presentato dal Consigliere Ghiglia è di meditare un attimo sull'opportunità di inserirlo nella norma transitoria, perché non è un emendamento ad un articolo che ha validità permanente per quanto riguarda la legge. Si dice: "il personale in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge", andrà quindi ad esaurimento, è una norma transitoria. Inseritelo come emendamento aggiuntivo del punto 4) all'art. 7. E' più corretto e rende meno pasticciata questa legge di quanto lo sia attualmente.



PRESIDENTE

E' stato presentato il seguente emendamento a firma dei Consiglieri Bortolin, Manica e Suino: 32 bis) il comma secondo dell'art. 4 è abrogato.
Il presentatore dell'emendamento n. 32) accetta di integrare questo emendamento all'art. 7 relativo alle norme transitorie? Pongo pertanto in votazione l'emendamento n. 32 bis).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pertanto l'emendamento n. 32) è momentaneamente sospeso e verrà riesaminato all'art. 7 (Norma transitoria).
33) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Chiezzi, Papandrea e Moro: all'art. 4, dopo il comma secondo, viene inserito il comma terzo: "Vanno inoltre inserite nella convenzione le seguenti condizioni: 1. la qualificazione del servizio e la formazione permanente per i docenti attraverso: un monte ore annuale per la programmazione educativa/didattica e per la gestione collegiale della scuola almeno 20 ore annuali di aggiornamento per i docenti iniziative in accordo con l'Ente locale e con le altre scuole sul territorio per favorire la continuità verticale (asilo nido - scuola d'infanzia - scuola elementare) e la continuità orizzontale (con le altre scuole ed istituzioni educative) 2. la direzione tecnica della scuola deve essere affidata a figure stabili e qualificate 3. la gestione della mensa deve avvenire nell'osservanza delle norme igienico-sanitarie e con l'adozione delle tabelle dietetiche stabilite dall'USL in uso nelle mense delle scuole statali 4. i locali devono essere idonei al funzionamento ed allo svolgimento delle attività didattiche, nel rispetto della normativa vigente per ciò che riguarda sicurezza, igienicità, accessibilità e dei requisiti minimi spaziali previsti dalla normativa sull'edilizia scolastica".
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Con questo emendamento intendiamo inserire un altro comma che nell'ambito della convenzione, possa stabilire dei "paletti" ai quali le scuole devono adempiere.
Il punto 1), relativo alla formazione dei docenti, è un requisito che devono assolvere di per sé tutte le scuole che svolgono una funzione didattica. Prevediamo un monte ore annuale per la programmazione educativa/didattica e per la gestione collegiale della scuola (chiaramente ognuno nella propria autonomia pedagogica); almeno 20 ore annuali di aggiornamento per i docenti rispetto ad eventuali cambiamenti, integrazioni o modifiche che su quell'orientamento didattico possono intervenire iniziative in accordo con l'Ente locale e con le altre scuole sul territorio per favorire la continuità verticale - qui, Consigliere Montabone, si riprende quel senso di rapporto con le scuole che possono intervenire sul territorio: asilo nido, scuola d'infanzia e scuola elementare - e la continuità orizzontale (con le altre scuole ed istituzioni educative). In questo senso vogliamo esplicitare il tipo di rapporto che la scuola autonoma vuole realizzare nel territorio con le altre scuole, precisandone il tipo.
La direzione tecnica della scuola deve essere affidata a figure stabili e qualificate, proprio per poter offrire un servizio qualificato che corrisponda ad un'eventuale scelta di chi vuole accedervi.
La gestione della mensa deve avvenire nell'osservanza delle norme igienico-sanitarie e con l'adozione delle tabelle dietetiche stabilite dall'USL in uso nelle mense delle scuole statali. Quindi si va semplicemente a regolamentare un aspetto delicato che in questi ultimi tempi nelle scuole ha dato dei motivi di dubbio e di preoccupazione per gli stessi genitori che dovevano mandare i propri figli in una scuola materna o altro che sia.
Infine, al quarto punto, si dice che i locali devono essere idonei al funzionamento ed allo svolgimento delle attività didattiche, nel rispetto della normativa vigente per ciò che riguarda la sicurezza, l'igienicità l'accessibilità e dei requisiti minimi spaziali previsti dalla normativa sull'edilizia scolastica.
Con questo emendamento - abbiamo cercato di farlo il più organico possibile - abbiamo voluto solo fissare delle regole rispetto alle quali devono in qualche modo assolvere indistintamente tutti coloro che svolgono soprattutto in questo caso, una funzione molto delicata, perché rivolta a bambini di piccola età.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Credo che non sia possibile accettare questo emendamento, in quanto tutte le norme che sono state richiamate dalla collega Simonetti non sono espressamente di nostra competenza.
Noi chiediamo alle scuole materne che abbiano l'autorizzazione della competente autorità scolastica, poi qui si richiamano norme che sono di competenza delle UU.SS.LL.: sono tutte norme che vengono ribadite e che in questo momento non mi sento di accogliere, perché credo che siano già normate dalle leggi che vincolano le stesse scuole materne.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 31 contrari e 7 astensioni.
Prima di passare alla votazione dell'art. 4, ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

L'art. 4 evidenzia una delle tante asimmetrie punitive nei confronti dei Comuni che questa legge prevede. Infatti questo art. 4 norma la convenzione in forza della quale i Comuni possono ricevere i contributi della Regione. La convenzione, dice questa legge, è la condizione senza la quale nessun Comune può ricevere dalla Regione i contributi, quindi c'è un obbligo per i Comuni di fare una convenzione con le scuole private, e solo in quel modo i Comuni ottengono i contributi.
L'asimmetria dove sta? Sta nel fatto che questo obbligo, così ben normato nell'art. 4 e con tutto questo dettaglio, poi non viene richiamato nei confronti della Regione che, viceversa, può erogare contributi alle scuole private senza alcuna convenzione. Questa è un'asimmetria veramente grossa, è una sperequazione: mentre la Regione impone ai Comuni addirittura i contenuti della convenzione, essa è libera, senza alcuna convenzione, di dare contributi alle scuole materne private. E' una disparità di trattamento che dovrebbe senz'altro colpire tutti quanti.
Per questo motivo, noi votiamo contro questo articolo di legge.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione dell'art. 4 per appello nominale, come richiesto dal Gruppo Rifondazione Comunista.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI' 34 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri L'art. 4 è approvato.



PRESIDENTE

ART. 5



PRESIDENTE

34) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 5 è soppresso.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 38 contrari.



PRESIDENTE

35) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 5, comma primo, è soppresso.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 38 contrari.



PRESIDENTE

36) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 5, comma secondo, è soppresso.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 38 contrari.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'art. 5 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 voti favorevoli 33 voti contrari 4 astensioni 7 L'art. 5 è approvato.



PRESIDENTE

ART. 6



PRESIDENTE

37) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 6 è soppresso.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 39 contrari.



PRESIDENTE

38) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 6, comma primo, è soppresso.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 39 contrari.



PRESIDENTE

39) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini e Montabone: al comma primo ed al comma secondo l'importo di L. 1 miliardo è sostituito con l'importo di L. 5 miliardi.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Signor Presidente, su questo emendamento vorremmo conoscere con maggiore chiarezza dai vari Assessori e dalla Giunta la provenienza dei 4 miliardi aggiuntivi. A noi risulta, e non credo che siano solo voci malevole, che questi miliardi siano stati sottratti, come non assegnati all'Assessorato all'assistenza. Pertanto, vorremmo avere la certezza che ciò non sia avvenuto e, se così fosse, chiediamo il reintegro di questi fondi aggiuntivi che l'assistenza stava aspettando nel momento in cui si è andati ad assestare il bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Intervengo su un'altra questione. Dato che penso sia bene che il Presidente del Consiglio sappia tutto ed essendo il Presidente del Consiglio giunto tra noi solo in tardo pomeriggio, vorrei informare dalla viva voce del proponente che è stata sollevata in quest'aula una questione pregiudiziale, per il fatto che questa legge, con questi articoli, stanzia delle cifre riferendosi ad un bilancio che non esiste in forma di bilancio vigente, cioè si riferisce alle cifre approvate nel bilancio di assestamento, che non è ancora vigente.
Ci sembra impossibile, dietro un'eccezione sollevata in quest'aula approvare leggi che non hanno copertura di bilancio, perché questo è quello che stiamo per fare: leggi senza copertura di bilancio. Abbiamo sollevato una questione pregiudiziale, non so se l'aula era distratta, ma è stata votata. Però mi sembra che questo argomento sia bene portarlo alla sua attenzione, perché non mi risulta, in presenza di contestazioni ed accezioni, che sia possibile approvare leggi che non hanno copertura di spesa, e questa legge non ha la copertura di spesa di L. 5 miliardi, bensì solo di un miliardo.
Mi chiedo, Presidente, se questo verrà confermato con un voto dell'aula, quali conseguenze si dovranno accettare su tutte le prossime leggi come emendamenti con cifre non esistenti a bilancio.
Il Gruppo di Rifondazione Comunista, siccome ci sono temi che scottano non accetta che si dica che sono irricevibili proposte di stanziamenti non previsti a bilancio! Noi in questo modo sanciamo che sono ricevibili proposte che non esistono nel bilancio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

Per quanto riguarda la domanda posta dalla Consigliera Bortolin, ho già avuto modo di dire oggi al Consigliere Chiezzi - che mi ha fatto la stessa domanda - che i 4 miliardi che in assestamento la Giunta ha ritenuto di inserire su questa voce, e il Consiglio ha approvato, provengono dai 30 miliardi dell'addizionale del metano. Ritengo di non dover aggiungere altro. Questa è la provenienza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ricordo che abbiamo fatto la discussione sul bilancio una settimana fa e si è detto, proprio in quest'aula, che i 30 miliardi dell'addizionale del metano (tra l'altro, l'Assessore se ne lamentava) erano vincolati per l'80 al FIP e per il 20% alla legge sulla montagna. Adesso scopriamo che i 30 miliardi sono 34, perché oltre ai 30 che vanno in quella direzione ce ne sono 4 che non si capisce bene da dove vengano.
Può darsi che ricordi male, bisognerebbe andare a leggere i verbali della Commissione, ma mi pare che in Commissione sia stata data un'altra spiegazione. Si parlava di stanziamenti ad una legge sulla famiglia, di cui una parte erano devoluti all'handicap. Questo per correttezza, perché con le cifre non si può giocare: i 30 miliardi erano vincolati e qui si è detto che si sarebbe rispettato quel vincolo. Adesso scopriamo che si sono dette delle cose che non sono vere, o può darsi che io abbia capito male; si lamentavano i limiti che la legge imponeva sull'utilizzo di quei 30 miliardi.



PRESIDENTE

Volevo solamente chiedere al Consigliere Chiezzi se la sua riflessione di poc'anzi è una questione pregiudiziale o no. L'ha proposta questa mattina? E allora perché la ripropone adesso, Consigliere?



CHIEZZI Giuseppe

Perché, come ho detto all'inizio, è bene che il Presidente sappia tutto.



PRESIDENTE

Allora, poiché è bene che io sappia tutto, mi piacerebbe sapere che cosa ha risposto rispetto alla sua eccezione il Presidente della I Commissione, perché questo era un problema sollevato una settimana fa, che si doveva deliberare in Commissione e per il quale si sarebbe dovuta dare una risposta la più corretta possibile.
La parola al Consigliere Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Innanzitutto questo tipo di problema non è stato posto durante la seduta della I Commissione. La pregiudiziale non è stata posta sull'emendamento portato in I Commissione. Quindi, la I Commissione si è limitata a fare la valutazione dell'emendamento che portava da 1 a 5 miliardi lo stanziamento di merito.
La questione era stata discussa molto informalmente durante la passata seduta.
Personalmente devo dire che posso avere un'opinione, ma non può essere un'opinione tecnica, è un'opinione di ordine politico o di esperienza.
Personalmente ritengo abbastanza infondata l'eccezione di non copertura proprio perché è stata approvata la legge di bilancio in quest'aula una settimana fa e, di conseguenza, c'è una copertura perché c'è una prenotazione per questa legge. La prenotazione era su una scheda che faceva riferimento ai fondi globali che, a loro volta, erano finanziati o dalle addizionali o dalle altre forme di finanziamento. Non ci sono i mucchi distinti per rispondere al quesito: "Dove sono i 4 miliardi?"; sono comunque in un mucchio indistinto.
Quindi la valutazione sulla procedibilità, Presidente, o sulla valenza giuridica dell'emendamento, è una valutazione che, in questa fase, spetta al Consiglio per valutazione politica, non certo ad un singolo.



PRESIDENTE

Questa mattina è stata posta questa questione. Il Consigliere Chiezzi desiderava informare il Presidente dell'assemblea pro tempore su che cosa è avvenuto questa mattina.



RIBA Lido

Ma i 4 miliardi vengono tolti?



PICHETTO FRATIN Gilberto

Sono nel fondo globale. Il fondo per la montagna è stato integrato con una parte dell'addizionale. Il FIP è stato integrato, a sua volta, con le altre entrate. Le rimanenti entrate sono in un unico capitolo che è il fondo globale, sul quale si fanno delle prenotazioni. Fra le prenotazioni delle nuove leggi c'era la prenotazione di 4 miliardi ulteriori per questa legge.
Quindi, non sono portati via a qualcosa; semmai non sono destinati ad altri o non sono lasciati indistintamente nel fondo globale. Poi non ricordo se ne sono stati diminuiti altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Mi stupisce la superficialità con cui sia l'Assessore sia il Presidente della Commissione Bilancio rispondono alle domande che rivolgiamo.
Noi vogliamo sapere esattamente da dove arrivano questi fondi in termini di assoluta certezza. Il Presidente della Commissione sostiene che provengono dai fondi globali, che hanno un'elencazione ben precisa di destinazione. Vogliamo sapere da quale destinazione dei fondi globali arrivano.
Consigliere Pichetto, i fondi globali hanno preventivamente una prenotazione a cui mancano le leggi, ma con un titolo ben preciso.
L'Assessore Gallarini ci dice che provengono invece dall'addizionale del metano di 30 miliardi che, per vincolo di legge, devono andare per il 20% ai fondi per lo sviluppo della montagna e per l'80% al FIP.
Ora, siccome questa non è una cosa di poco conto, ci dovete dire esattamente - di modo che possiamo prenderne nota per poi andarlo a verificare - da dove arrivano i 4 miliardi.
Dato che ho anche avuto una discussione all'interno del Gruppo e ho detto ai miei colleghi che ne avrei chiesto conto, ne chiederò conto all'Assessore e al Presidente della Commissione se non saranno esaurienti e non ci indicheranno esattamente da dove arrivano questi fondi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Voglio solo ricordare che in Commissione alcune settimane fa è stata respinta - perché si diceva che non c'erano i fondi - la prima proposta che portava a 5 miliardi lo stanziamento.



PRESIDENTE

Non c'era l'assestamento.



PAPANDREA Rocco

Proprio perché quel fondo globale non si può usare in quel modo che spiegavano prima. Il fondo globale era vincolato e quindi su questa legge era vincolato un miliardo; si è dovuta fare una modifica nell'assestamento per cui i 4 miliardi venivano presi da altre voci che venivano contestualmente diminuite e ridotte a 5 miliardi, ma le voci non erano l'addizionale dei 30 miliardi, perché quest'ultima ha avuto un'altra destinazione.
Mi pare che, per quanto riguarda la legge sulla famiglia, su cui era stato stanziato un certo numero di miliardi (non ancora spesi), si fosse stabilito che i soldi venivano presi da questo. Però, per correttezza, era anche stato affermato che una parte di questi erano dedicati al problema dell'handicap. Dopodiché era stato evidenziato anche il problema del finanziamento per gli anziani; c'era già stata una maggiorazione di investimenti, in qualche modo si era già andati incontro al problema.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Presidente, intervengo per sottolineare ancora due problemi. Il primo è che vorrei una risposta dall'Assessore all'assistenza, dal momento che alla sottoscritta risulta con una presumibile certezza che all'assistenza sono stati decurtati i fondi prenotati.
Vorrei dall'Assessore la garanzia che così non è o, se così è, dove quanto e per quali motivi, perché qui non possiamo banalmente tirare la "coperta" da una parte piuttosto che dall'altra, essendo la coperta stretta! Bisogna essere chiari.
Abbiamo discusso in Commissione e abbiamo approvato in quest'aula leggi (ad esempio, di finanziamento per quanto riguarda le strutture per gli anziani) attingendo dai fondi del FIP. Abbiamo fatto altri ragionamenti (l'incentivazione dei consorziamenti tra Comuni per la gestione dell'assistenza e altro ancora) e l'Assessore ci ha dato la garanzia che i fondi c'erano.
Si prevede prima 1 miliardo e poi 5 miliardi. Stiamo approvando una legge che andrà in vigore a settembre. Dalla maggioranza abbiamo avuto decurtazioni consistenti con la motivazione che una legge approvata nel secondo semestre non doveva avere finanziamento pieno previsto per l'anno.



PRESIDENTE

Ci sono analogie con la legge per i valori della Costituzione.



BORTOLIN Silvana

Grazie, Presidente, per averlo ricordato. Potremmo citarne altre, ma quella è importante ed è recente. Per analogia, potremmo anche prevedere qualcosa di meno, non sottraendo ad altri impegni finanziari che abbiamo assunto in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Se è vero che questi fondi sono sottratti all'assistenza, io non voter una legge per i bambini con dei fondi tolti all'assistenza, specialmente sulle case di riposo per anziani; questo sia chiaro! Sono favorevole a questa legge, ma se l'Assessore Goglio dirà che questi fondi provengono dal bilancio dell'assistenza, il mio voto sarà contrario.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore all'assistenza

A me non risulta, anzi mi auguro che i fondi ci siano. Non sono stato messo al corrente della situazione, domani verificherò.
Oltretutto sarebbe alquanto spiacevole; il fatto si era già verificato nell'altra legislatura con il collega Rossa, al quale, per un errore, erano stati sottratti 3 miliardi; il collega Gallarini se ne era accorto, lo aveva fatto rilevare ed era stato tutto ripianato.
Comunque domani verificherò, ma credo proprio che non sia successo questo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

Sulla questione specifica ha già risposto l'Assessore Goglio. In effetti non sono stati tolti fondi da alcuna parte. Poi - scusate - come si fa a parlare adesso di questi fondi, quando il Consiglio regionale ha approvato un assestamento di bilancio per movimenti complessivi di circa 126 miliardi (adesso non ricordo più la cifra esatta: è chiaro che vi erano 126 miliardi in entrata e 126 miliardi in uscita)? Mi sono riferito ai 30 miliardi del metano, perché questa è stata la voce più rilevante che ci ha consentito di finanziare alcune voci.
Se noi non avessimo avuto quei 15 miliardi in spesa corrente di entrata nel 1995 e la proiezione degli altri 15 del 1996, non avremmo avuto quei margini di manovra che abbiamo potuto avere.
Dopodiché, nell'ambito di quei 125/126 miliardi circa, alcuni miliardi sono stati trasferiti nei fondi globali, come diceva il Consigliere Pichetto. All'interno di quella cifra ci sono i 4 miliardi, e ci sono non perché lo dico io, ma perché sono presenti nell'assestamento di bilancio votato dal Consiglio regionale.
I documenti sono verificabili; immagino che nel frattempo siano stati inviati al Commissario di Governo (spero che li approvi); questo è lo stato delle cose.
Dopodiché i 5 miliardi della famiglia sono nel bilancio preventivo, non in assestamento, e non sono stati toccati. Quelli sono in attesa del disegno di legge che la Giunta ha approvato; in Commissione ci sono gli altri progetti di legge, sempre sullo stesso argomento. Quando il disegno di legge arriverà in porto, si potrà attingere ai quei 5 miliardi.
In merito alla questione posta dalla Consigliera Bortolin relativamente al fatto che per le altre leggi i finanziamenti vengono erogati in dodicesimi fino al 31 dicembre, e quindi che la cifra andava ridotta, sottolineo che in questo caso non è così. In questo caso stiamo parlando di finanziare anni scolastici che iniziano nel mese di settembre e finiscono a settembre dell'anno prossimo. Quindi il discorso dei dodicesimi non vale assolutamente, perché l'anno scolastico è sfalsato rispetto all'anno solare, ma dura ugualmente 12 mesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giusppe

La nostra giornata è pressoché conclusa, anche se abbiamo ancora nove emendamenti, che non vorrei illustrare. Quindi il problema non è di tempo ma di spazio, per argomentare in pochi minuti su questioni importanti. La questione è la seguente, e vale per tutti gli emendamenti che abbiamo presentato.
La spesa pubblica, prevista in una legge, deve essere coperta da stanziamenti previsti in bilancio o no? Si parla tanto di spesa pubblica di debito pubblico: possiamo approvare leggi che prevedono stanziamenti inesistenti a bilancio? Questa è una domanda che, a mio parere, ha una sola risposta: la spesa pubblica deve fare i conti con le risorse esistenti, non con quelle auspicate. E dal punto di vista della disponibilità delle risorse, l'approvazione di un bilancio è un auspicio. Niente di più.
Se il Commissario di Governo respinge il bilancio di assestamento, che cosa succede? Abbiamo previsto una legge di questo tipo? Chiedo che l'Assessore ci dia una risposta su questo. Risposta Consigliere Montabone, che non ha dato nella discussione di oggi, perch anche oggi siamo stati un po' superficiali su questo ragionamento.
La mancanza della copertura a bilancio è un fatto che mi si è chiarito strada facendo e mi preoccupa moltissimo. Mi preoccupa per il nostro lavoro futuro, perché se non abbiamo più un limite, una cornice nell'ambito della quale operare, si potrà discutere di tutto, si potrà presentare qualsiasi tipo di proposta, anche se non ci sono le risorse. Se questa cornice non c'è più, come diventerà il lavoro nei prossimi anni? Mi rivolgo anche al Vicepresidente Majorino, che ha una lunga esperienza in quest'aula.
Non vogliamo nemmeno fermare questa legge. Se questa sera volete portare a casa questa legge con i vostri 4 miliardi, perché non andate a cercarli nei quattro capitoli da cui "pescate" adesso, riservandovi, in sede di approvazione dell'assestamento, di prendere altri provvedimenti? In questo modo almeno saremmo tranquilli che questa legge è finanziata! Come? Non nel modo ottimale: dovete aspettare l'assestamento di bilancio. C'è questo "inciampo" procedurale, va bene, ma rispettate il fatto che la spesa pubblica si alimenta sulla base di risorse esistenti; scegliete quattro cinque o sei capitoli e indicate quei capitoli come le risorse da cui attingere. Voi, come maggioranza, sapete bene che è un'indicazione provvisoria e che l'assestamento cambierà, ma per noi, minoranze (e forse per tutti noi Consiglieri), rimane la certezza di stare dentro quella cornice in cui tutti vogliamo stare.



PRESIDENTE

Mi pare che questa mattina la pregiudiziale sia stata respinta con delle motivazioni che io non posso ricordare, ma credo siano state certamente oggetto di valutazioni da parte di tutto il Consiglio. Posso solamente aggiungere che nel passato, al di là dell'aiuto che mi può dare l'Assessore Majorino, noi siamo stati perfino sollecitati dal Governo ad approvare norme che si rimettevano ad altre norme legislative non ancora approvate. Pertanto c'è una giurisprudenza, fatta presente anche dal dottor Lesca la scorsa settimana; quindi sulla base di questa prassi si pu procedere.



CHIEZZI Giuseppe

Questa prassi mi può anche andare bene, Presidente. Non vorrei per ogni tanto scoprire che proposte del mio Gruppo sono irricevibili per vari motivi, tipo la copertura di bilancio.
Vorrei solo che non si usassero due pesi e due misure. Se lei dice che addirittura, siamo sollecitati a spendere soldi che non ci sono, quando Rifondazione Comunista proporrà deliberazioni che non hanno risorse, non si dica che non sono ricevibili.



PRESIDENTE

Ho parlato di norme che dovevano essere approvate sulla stessa sollecitazione da parte del Governo, facendo riferimento a norme che non erano ancora diventate leggi.



CHIEZZI Giuseppe

Questa è una spesa non coperta. Se passa questo, chiedo a tutti quanti di memorizzare che si possono fare proposte senza copertura di bilancio.



PRESIDENTE

Lei lo ricorderà a tutti.



CHIEZZI Giuseppe

Io lo ricordo, ma poi bisogna essere conseguenti a questo ricordo.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'emendamento n. 39).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli, 4 contrari e 6 astensioni.
39 bis) Emendamento presentato dai Consiglieri Montabone, Deorsola Ferrero, Peano, Rubatto e Ghiglia: all'art. 6, punti 1) e 2), sostituire L. 1.000.000.000 con L.
5.000.000.000 e aggiungere al fondo del comma "tenuto conto di quanto previsto nella deliberazione legislativa di assestamento al bilancio 1996 approvata dal Consiglio regionale il 16/7/1996".
39 ter) Emendamento presentato dai Consiglieri Montabone, Gallarini e Ferrero: il comma primo è così integrato: "come previsto dalla L.R. n. 10/96 o nel maggiore importo di L.
5.000.000.000 come previsto nella deliberazione legislativa di assestamento al bilancio 1996 approvata dal Consiglio regionale il 16/7/1996, al momento della sua entrata in vigore" al comma secondo, sopprimere le parole "di L. 1.000.000.000" e sostituire con le parole "determinato ai sensi del comma primo".
Tali emendamenti vengono ritirati dai proponenti.
40) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 6, comma secondo, è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 39 contrari.
41) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 6, comma terzo, è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 39 contrari.
42) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 6, comma quarto, è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 39 contrari.
Si proceda alla votazione dell'art. 6 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 30 voti contrari 4 astensioni 6 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 43) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 7 è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 39 contrari.
44) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 7, comma primo, è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 38 contrari.
45) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 7, comma secondo, è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 38 contrari.
46) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: l'art. 7, comma terzo, è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 38 contrari.
47) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti e Chiezzi: al comma terzo, dopo le parole "delle scuole convenzionate", sopprimere fino al punto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 32 contrari.
Torniamo all'emendamento n. 32, presentato dai Consiglieri Ghiglia Montabone e Leo, il cui esame era stato momentaneamente sospeso; lo pongo pertanto in votazione nel testo seguente: Norma transitoria Aggiungere il comma quarto: "Il personale dipendente in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge non rientra nella previsione di cui all'art. 4, comma primo lettera c), numero 7)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 4 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 7 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 38 voti contrari 4 L'art. 7 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Una giornata di così intenso lavoro, che fa seguito ad alcune settimane di lavoro altrettanto impegnato, non richiede una particolare diffusione delle dichiarazioni conclusive del dibattito, perché gli atteggiamenti e le valutazioni politiche, le stesse intenzioni di voto sono già state ampiamente rappresentate.
Una prima annotazione riguarda l'opportunità di sgombrare - se ancora ce n'è bisogno - il campo dalle valutazioni politiche di merito sull'opportunità o meno di attribuire dei contributi a quegli ordini di scuole o a quelle strutture scolastiche non statali che concorrono tuttavia a realizzare gli scopi istituzionali dello Stato, intendendosi per tali la formazione dei bambini, l'assistenza, la costituzione di quel sistema plurale che il nostro stesso partito ha più volte individuato e indicato come necessario per stabilire l'evoluzione del concetto di servizio pubblico erogato attraverso una pluralità di istituti.
I colleghi della maggioranza non negheranno di avere introdotto nel titolo, nelle intenzioni e - se mi consentite - nella propaganda sviluppata attorno a questo testo di legge, una certa intenzionalità di rivendicare una loro caratterizzazione favorevole ad un certo tipo di orientamento culturale e di appartenenza sociale ed ideale. Noi, su questo punto vogliamo ancora ribadire che non è in questi termini e non è su questi argomenti che è lecito fare della propaganda.
Devo anche ricordare che è la stessa firma rivendicata all'inizio a nome di un Gruppo politico che non esiste più, e stabilisce sicuramente non tanto degli elementi di contiguità attuale, quanto delle ascendenze che determinano elementi di comprensibile concorrenza. Anche questo fa parte degli elementi che in questi mesi si sono venuti riproponendo e che hanno costituito spunti molto interessanti soprattutto per gli esegeti, esterni a questa assemblea, interessati a determinare... Mi dicono che anche il telegiornale di questa sera sia in corso, evidentemente senza che ciò sia responsabilità di nessuno, ma nell'accreditare con tutta evidenza un atteggiamento favorevole che immediatamente è stato espresso come voto favorevole del PDS. Sono questioni un po' diverse; un conto è l'atteggiamento ed un conto è il voto: il voto è un atto materiale e l'atteggiamento è un fatto politico, culturale e di indirizzo.
Non è che questo ci imbarazzi; dico soltanto che con il protrarsi dei lavori saremmo finiti in un precipizio, ma è pur vero che c'era un'attenzione caricata di molti significati. Tali significati vanno sgombrati, perché credo che non debba esistere o che, in ogni caso dovrebbe essere ricusata da parte dei colleghi della maggioranza l'intenzione di fare di questo intervento un elemento qualificatore di un dato culturale ed ideologico che li distingue o per il quale si vogliono distinguere rispetto agli altri componenti del Consiglio regionale. Sarebbe un fatto riduttivo; non si dovrebbe utilizzare il Consiglio regionale per operazioni di questo genere. Arriveremmo infatti ad immaginare un degrado della funzione delle istituzioni, se fossero tirate di qua o di là in funzione di appartenenze culturali. Qui ci sono Statuti, ci sono norme, ci sono regole, cose note a tutti.
Ho voluto dire queste cose perché non sarebbe assolutamente opportuno né tollerabile che qualcuno dicesse: "Noi abbiamo sostenuto le scuole materne private secondo un principio che poi vuol dire scuole materne di una determinata tendenza". Anche noi siamo d'accordo sul sistema pluralistico e siamo anche d'accordo che si concorra.
Nei primi interventi di apertura del dibattito della scorsa settimana da parte delle colleghe Suino e Bortolin, con le accentuazioni che segnalavano la complementarietà degli interventi, abbiamo segnalato la nostra intenzione e la nostra disponibilità a sostenere le scuole materne private.
Quello che introduce qualche elemento di dubbio è che abbiamo inteso e questo per noi era qualificante - costituire un insieme di integrazione tra gli sforzi e gli interventi degli Enti locali (essendo tale la Regione io sono del parere che la Regione debba essere un ente sovrano, ma questo fa parte delle aspirazioni alla riforma, non fa parte della condizione attuale) e che quindi questa operazione non poteva che essere realizzata attraverso un'azione concertata, decisa insieme, deliberata, programmata con i Comuni.
Dove c'è una caduta (credo che non sia sfuggita nemmeno a voi, anche se quando si segue un filone diverso di obiettivi si può essere più allettati dai successi realizzati man mano piuttosto che dai difetti che vengono connotando il lavoro che si svolge), dove c'è veramente un elemento di distinzione, non si tratta soltanto di realizzare una condizione di sostegno alle istituzioni private che svolgono quell'azione nell'interesse pubblico da definirsi non assiomaticamente, questo è chiaro! Non si pu definire assiomaticamente che comunque è nell'interesse pubblico, perch l'interesse pubblico viene definito da parte dei soggetti pubblici e da tutti quelli che hanno titolo a definirlo, cioè i Comuni, i Provveditorati agli Studi per quanto riguarda il rilascio delle licenze (ma queste possono essere rilasciate per ragioni didattiche che non necessariamente corrispondono a quelle sociali) e la Regione. Escludere i Comuni dalla partecipazione a questo tipo di obiettivo, cari colleghi, rappresenta un dato di profonda alterazione dello spirito comune che riguardava la costituzione di un sistema complesso, misto pubblico-privato, di erogazione dell'assistenza a livello delle scuole materne. Su questo non ci sono obiezioni possibili! L'aver voluto scrivere - anche se i Comuni non c'entrano e non li voglio neanche coinvolgere - soltanto "sentiti i Comuni", è una frase che non significa assolutamente nulla in termini di vincolo, altrimenti la si sarebbe integrata con la frase "sentiti i Comuni, la Giunta, previo parere della Commissione competente". Quindi si espone, si illustra, si dà sovranità al Consiglio! Quando si tratta di un atto di sovranità, nel nostro ordinamento spetta sempre al Consiglio; quando si tratta di un compito operativo, spetta alla Giunta: queste cose non le invento io! L'aver voluto escludere la partecipazione - inevitabile quando si trattava di definire il carattere dell'interesse pubblico dell'opera da sostenere - dei Comuni, significa aver voluto stabilire un rapporto diretto con l'istituzione privata, a prescindere dal riconoscimento e dalla sua constatazione.



PRESIDENTE

Va bene, grazie.



RIBA Lido

Eh no, capisce, Presidente, che abbiamo a lungo discusso su questo.
Insieme ai compagni di Rifondazione Comunista abbiamo a lungo cercato di riportare una condizione che ci consentisse di risolvere, trattandosi di un'impresa di questa dimensione, un problema (che invece non è stato rimosso).
Mi consenta di dire, Presidente, che per il finanziamento delle scuole materne private...



PRESIDENTE

Sta usando una delle formulazioni "berlusconiane".



RIBA Lido

Presidente, nella sua notevole cultura, anche tecnica e di merito, lei sa bene che le scuole materne non statali sono già finanziate da una legge statale e tutti gli anni ricevono delle erogazioni. Noi non siamo andati a chiedere di quanto riducete la retta! Avremmo potuto farlo per complicare ma non era questo lo scopo: volevamo soltanto che si agisse secondo un complesso di valutazioni che definivano la finalità.
Mi resta da chiarire un altro problema, prima di esprimere la dichiarazione di voto (mi manca meno di un minuto). Presidente, qui mi rivolgo a lei anche come garante, visto che in questo momento non è presente il Presidente della Giunta regionale. Voi siete garanti e siete anche impegnati, rappresentandoci, in una grossa vertenza che riguarda la richiesta e la pretesa dell'autonomia delle Regioni. Questo ci spetta, ma sapete anche che dura battaglia dovremo affrontare per dimostrare che non è vero che noi siamo prevaricatori e centralisti nei confronti del sistema delle istituzioni locali che ci sono in qualche maniera subordinate. La cosa fatta adesso va in quella direzione? Evidentemente no.
Ho fatto delle considerazioni che potrebbero portare all'indicazione di un voto...



PRESIDENTE

Consigliere Riba, sta parlando da dieci minuti; le ho concesso il doppio dei minuti necessari.



RIBA Lido

Lei non ha vissuto interamente la giornata di oggi.



PRESIDENTE

Ho vissuto altre giornate proprio sulla questione federalismo.



RIBA Lido

Il nostro voto non è drammatizzato da questi elementi, ma ci premeva metterli in evidenza: farli restare come elementi conclusivi di un dibattito, perché noi condividiamo le ragioni di principio, ma ci vogliamo riferire anche a quelle di merito, per cui si fa una proposta di sostegno alle scuole private, naturalmente non potendo condividere tutto come avremmo voluto. Esprimeremo un voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, oggi abbiamo avuto un'ampia discussione a proposito di questo tema molto importante su una proposta di legge che noi reputiamo molto grave, che va in un'ottica sbagliata e che comunque riflette l'ampio dibattito che anche a livello nazionale si svolge su questo tema di estrema importanza.
Anche sulla base del dibattito di oggi viene messa in discussione non più l'idea della scuola, ma l'idea stessa di uno Stato e della società. Si mettono in discussione i principi fondamentali della Costituzione. Abbiamo sollevato questioni pregiudiziali di incostituzionalità rispetto a questa legge, proprio perché andava in contrasto rispetto ad articoli costituzionali. Il problema è che di Stato parliamo nel momento in cui non si considera la scuola come un semplice erogatore di servizi sociali. In realtà la scuola non è un semplice erogatore di servizi sociali, ma un erogatore dei servizi sociali più importanti, che nascono dalla formazione e dal principio del livello educativo, quindi della crescita di un bambino a livello culturale. E' proprio in questo senso che ci devono essere delle garanzie; garanzie che riflettono un dettato costituzionale che nel nostro Paese non è mai stato applicato nelle sue questioni fondamentali.
Con questo progetto di legge si vuole chiaramente dare l'orientamento e svolgere una politica in tal senso, di una scuola selettiva, di una scuola divisa in classi, e in questo senso si vuole realizzare una parità tra scuola pubblica e scuola privata. Una parità che in questo caso non viene realizzata, perché tra scuola pubblica e privata ci sono delle divisioni, che sono ideologiche, confessionali e anche sociali. Una scuola che, anziché valorizzare le differenze e favorire il confronto all'interno della stessa struttura e il pluralismo, in questo caso va a separare dei pezzi importanti della nostra società dal punto di vista religioso (i cattolici dai musulmani, ecc.) e dal punto di vista di altre questioni nodali in cui si generano le differenze.
E' proprio per questo che la battaglia del Gruppo di Rifondazione Comunista anche in questa sede non è stata solo distruttiva - ha spiegato molto bene il nostro Capogruppo perché questo non è stato un atteggiamento ostruzionistico - ma per certi versi è stata anche migliorativa, per testimoniare un nostro atteggiamento non di preclusione, di chiusura ideologica, ma per fissare dei paletti che già di per sé la democrazia e la Costituzione individuano.
Noi riteniamo che le scuole materne autonome abbiano validamente apportato il loro contributo, nell'ambito di una funzione sociale legittimata dalla stessa Costituzione. Ma in questo senso la Regione non può - secondo un nostro punto di vista, e ricorreremo poi nelle varie sedi opportune per nuovamente testimoniarlo - ostacolare l'uguaglianza tra i cittadini rispetto alle questioni che abbiamo, credo, approfonditamente illustrato nella presentazione dei nostri emendamenti.
E' chiaro che nell'attuale situazione, nella realtà territoriale e sociale della stessa scuola, e quindi del diritto allo studio, le scuole materne autonome rappresentano soprattutto un'occasione ed un'articolazione della società, per riflettere degli aspetti che di per sé questa proposta di legge va a vincolare e va quindi a chiudere in un cassetto.
Abbiamo cercato di sostenere una battaglia - ripeto - di tipo migliorativo, ma questa legge riflette degli argomenti troppo delicati e sui quali la Regione Piemonte, secondo il nostro punto di vista, non poteva e non doveva, anche in base ai parametri legislativi più alti contenuti nella Costituzione italiana, assumersi l'onere di finanziamenti diretti ulteriore punto di incostituzionalità - scavalcando completamente i Comuni competenti territorialmente per le convenzioni e stabilendo dei rapporti diretti con le scuole materne autonome.
E' proprio in questo punto che la Regione non rappresenta più, come viene sbandierato ovunque in ogni sede, un organo di programmazione, ma diviene un organo di gestione diretta dei contributi, superando tutti i limiti e i canoni legislativi.
L'atteggiamento di questa maggioranza, nel presentare la proposta di legge, è stato apparentemente quello di un'apertura alla democrazia verso la generalità dei cittadini, nel tentativo di realizzare davvero una completa uguaglianza. Ci sembra alquanto assurdo e ridicolo, anche perch altri sistemi economici (penso, per esempio, agli Stati Uniti) hanno testimoniato come, sovvenzionando nel territorio la realizzazione della scuola privata, si determini una divisione per classi, nonché la realizzazione di un sistema scolastico di serie "A" e di serie "B".
Secondo il nostro punto di vista, la Regione Piemonte contribuirà all'impoverimento generale (non solo culturale) e all'accentuazione delle divisioni sociali, proprio perché questa legge non riflette i fondamentali parametri di laicità e di pluralismo.
Proprio per gli importanti elementi di incostituzionalità prima sollevati, il Gruppo di Rifondazione Comunista voterà contro questa proposta di legge; si riserva di denunciare tali elementi di incostituzionalità contenuti in questa legge in ogni altra sede opportuna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, credo che sia difficile sintetizzare in pochi minuti una dichiarazione di voto dopo un lavoro così lungo. Tuttavia, prima di esprimere un voto che evidentemente sarà favorevole, rilevo soltanto come in questo dibattito sia emerso un certo armamentario di una sinistra particolare, che credevo fosse stato messo da parte.
Si continua ad utilizzare un bagaglio culturale ormai superato, che ripeto - credevo fosse stato accantonato. Sento parlare di divisione in classi, di scuola selettiva, cioè di concetti che - immaginavo - la storia avesse dichiarato non più proponibili. Probabilmente c'è una lettura veloce di alcuni testi marxisti, probabilmente non si è seguito bene che cosa è capitato nel frattempo, ma questa riproposizione è priva di senso, datata e fuori dal tempo. Ci mancava solo più che venisse detto che la religione è l'oppio dei popoli, per completare questo quadro drammatico che si è voluto così delineare! Ma al di là di questo, a nome del Gruppo dei Popolari debbo esprimere una completa, totale adesione al testo così com'è risultato dopo l'esame degli emendamenti. Un'adesione che deriva dal fatto che, in fondo, il Consiglio regionale ha svolto un ottimo lavoro: ha cercato di allargare l'area di consenso attorno a questa proposta; sono arrivati anche dei suggerimenti utili ed importanti, ad esempio, da parte del PDS, che sono stati accolti.
Non è vero - come diceva poco fa il collega Riba - che non si è tenuto conto delle esigenze delle Amministrazioni comunali, anzi è stato apportato un forte miglioramento in coerenza con la legge n. 142. C'era una differenza, ma secondo me si trattava di una differenza irrilevante rispetto all'obiettivo più generale che è stato raggiunto. E credo che nella valutazione che è stata fatta da parte del Gruppo PDS non si sia tenuto conto di questo risultato importante e positivo.
E' chiaro che questa è una legge che passa con il consenso anche di una parte della minoranza, da parte di noi Popolari. Questo sta a testimoniare che è utile, per questioni così importanti, come saranno questioni importanti sicuramente quelle della famiglia, cercare di allargare il consenso. Sono questioni di valori che hanno un grande significato e noi ci sentiamo di sostenerli, contenti di apportare un contributo e di difendere questa legge, così come abbiamo fatto non soltanto in questa sede, ma anche in sede di Commissione.
Volevo inoltre esprimere un'amarezza per il fatto che la posizione espressa dal Gruppo di Rifondazione Comunista è condizionata da un giudizio fortemente negativo nei confronti della presenza dei cattolici nella società; tale giudizio è stato sempre presente, quando si è iniziato a discutere dei principi fondamentali e anche quando si è discusso degli emendamenti. Questo descrivere il mondo cattolico, le sedi del volontariato, le associazioni, le scuole materne cattoliche come se fossero la sede dello sfruttamento del lavoro nero, è proprio una visione errata.
Questo non lo dice più nessuno, perché la presenza del mondo cattolico nella società è una presenza utile, che viene riconosciuta da tutti.
Pensiamo, oltre alla scuola materna, che cosa rappresenta il mondo cattolico nel volontariato, tra gli extracomunitari e in tutte le varie articolazioni della società. Ignorare questo fatto e ritenere che quella sia la sede dello sfruttamento e del lavoro nero, è una posizione irragionevole e neppure onesta sul piano intellettuale. E non è neppure onesta soprattutto se avanzata da Rifondazione Comunista, che ha una visione attenta ai problemi dell'uomo e soprattutto dell'emarginazione dove il mondo cattolico è presente in modo rilevante.
Credo che soltanto questo fatto avrebbe dovuto indurre Rifondazione Comunista a non assumere una posizione così cinica come ha assunto in certi momenti, ma a dare una valutazione molto più attenta.
Al di là di queste valutazioni, concludo ricordando quello che diceva Aldo Moro a proposito di questo tema quando ha parlato alla Costituente. Ai laici - allora erano tanti - che accusavano la DC dicendo (mi pare lo dicesse Nenni): "Voi democratici cristiani volete difendere a tutti i costi una forma di educazione cattolica, una forma di educazione chiusa", Moro rispose con un concetto che ripeto in termini molto sommari, ma lo dico in conclusione del mio intervento perché credo che continui ad essere valido: chi è maturo, sa perfettamente che quando qualcuno pensa di dare un'educazione chiusa, molto normalmente avviene che chi ha questa educazione chiusa, ad un certo punto della sua vita, la rimette in discussione, perché le correnti culturali, le correnti di pensiero è impossibile chiuderle in compartimenti stagni.
C'è una circolazione delle idee, delle visioni del mondo, e molto spesso chi ha avuto un'educazione chiusa dal punto di vista cattolico l'ha rimessa in discussione. Credo che tanti colleghi presenti in questo Consiglio regionale abbiano avuto quel tipo di educazione, e ad un certo punto l'abbiano rimessa in discussione. Quindi, non bisogna avere questo tipo di timore, a maggior ragione oggi che la Chiesa, per riferirsi alla scuola cattolica, ha fatto dei passi avanti in termini di pluralismo, in termini di rapporto con altre culture, in termini di accettazione della modernità.
Non considerare questo fatto credo sia stato molto negativo da parte di alcune forze delle opposizioni. In ogni caso, resta il fatto positivo che rispetto a qualche anno fa, vengono registrate delle posizioni più di condivisione rispetto a proposte di questo tipo.
Allora era stata proposta e suggerita dal Gruppo DC; oggi è stata riproposta in forme diverse. Allora c'erano dei pareri fortemente negativi oggi ci sono maggiori consensi anche da parte del mondo laico e maggiore attenzione anche da parte del Gruppo PDS, come il collega Riba ha voluto sottolineare.
Concludo esprimendo quindi la completa e totale soddisfazione del Gruppo dei Popolari. Il nostro voto sta a significare che questo è un risultato da addebitare non soltanto alla maggioranza, ma un risultato complessivo all'interno del Consiglio, con la partecipazione non indifferente di un Gruppo della minoranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Grazie, Presidente. Credo di poter dire con soddisfazione che il lavoro svolto in aula oggi è stato estremamente proficuo.
Sono convinto che quella di oggi sia una delle poche volte in cui una legge viene in aula con molte cose da rivedere, e che l'aula la migliori.
Normalmente in aula avviene il contrario, cioè attraverso emendamenti che non sono inseriti dentro una cornice unica, molto spesso, si stravolge quella che è la legge stessa.
Invece, devo dire con soddisfazione che alcuni emendamenti presentati dalla minoranza, e prima di essere accettati ancora rivisti, sono stati estremamente migliorativi della legge.
Alla fine di tutta questa giornata possiamo dire - e lo dico con soddisfazione - che abbiamo fatto una legge discreta, una buona legge. Non è perfetta certamente; sono convinto che andrà rivista ulteriormente e che come qualche collega del PDS qualche tempo fa prevedeva una legge completamente diversificata rispetto a questa, che aveva all'interno un osservatorio che permetteva di fare anche statisticamente delle analisi di che cosa introduceva la legge in un ordinamento legislativo come quello regionale - l'Assessore fra un anno dovrà riportarci le sue impressioni, e non solo come si è svolta l'attuazione della legge stessa, perché se sarà il caso fra un anno forse dovremo ritoccare questa legge. A proposito di questo si era parlato di un ordine del giorno di cui l'Assessore dovrà tenere conto.
Oso quasi chiamarla una legge, nel suo insieme, transitoria, di verifica di quello che può avvenire in quest'anno, non soltanto per l'articolato legislativo, ma soprattutto per l'intervento economico che la stessa Giunta regionale dovrà prevedere, maggiorato o diminuito a seconda di quelle che saranno le esigenze dopo questo primo anno di verifica.
Ho sentito parlare di due fatti che già in Commissione si sono sottolineati più volte, e l'uno è quello di non voler dare a questa legge un'impostazione strettamente ideologica.
Condivido quanto diceva il collega Riba e durante la discussione ho attestato che il PDS, in particolare, non ha voluto dare questa impronta alla legge stessa. Certo è che il Gruppo di Rifondazione Comunista, nella sua logica autonomia, non si è comportato nello stesso modo.
La dichiarazione di voto della Consigliera Simonetti, che abbiamo ascoltato poc'anzi, relativamente a problematiche, a divisioni a scuole di tipo confessionali, non può vederci d'accordo.
A più riprese abbiamo sottolineato come le scuole autonome non sono scuole confessionali, ma abbiamo voluto ribadire come, all'interno della scuola autonoma, intravvedevamo quella libertà di scelta per le famiglie di mandare in scuole libere i propri figli.
Do atto al PDS, do atto al collega Riba, approvo il suo intervento finale; egli però deve dare atto a noi che non abbiamo impostato, dal punto di vista del "contro" i Comuni, la legge stessa, nel senso che ho più volte cercato di spiegare cosa intendevamo con quelle convenzioni che, qualora venissero rigettate dai Comuni e che potevano essere attuate dalla Regione non sono da intendersi come uno scavalcamento dell'autonomia comunale.
Era semplicemente il modo per ufficializzare, per riconoscere un'altra istituzione presente sul nostro territorio. Reputo a pieno titolo come istituzioni le scuole materne autonome presenti sul nostro territorio.
La collega Casari nel suo primo intervento, riallacciandosi ad una verifica storica di quello che sono state le scuole materne autonome in Piemonte, ci ha detto - e sono certo di questo, perché nel mio Comune per esempio ce n'è una che risale al 1800 - che sono state le prime scuole materne sul territorio regionale piemontese, quando non si parlava né di scuole materne statali né tanto meno di scuole materne comunali.
Non vorremmo essere accusati di aver scavalcato l'autonomia comunale, e l'abbiamo voluto dimostrare con uno sforzo riferito all'ultimo emendamento successivamente emendato dal collega Saitta, che quel "sentito" voleva dire la piena collaborazione con i Comuni, affinché attuassero le convenzioni e come finanziamento aggiuntivo, arrivasse anche il finanziamento delle Regioni.
Non pensiamo che Comuni che hanno maggioranze diverse da quella regionale in questo momento, non tengano in considerazione la funzione educativa e sociale che le scuole materne autonome hanno sul territorio regionale piemontese.
Per questi motivi siamo arrivati a quell'emendamento. Sono convinto che dovremo valutare fra un anno quale sarà il ritorno di questa legge.
Vorrei dire ancora una cosa al collega Riba: lui non può fare il parallelo sul finanziamento dello Stato alle scuole materne autonome in occasione di questa legge. Il finanziamento dello Stato alle scuole materne autonome si aggira in 3,5-3,6 milioni all'anno circa per ogni sezione di scuola materna autonoma. Oggi i costi di una scuola materna non autonoma, e quindi statale e/o comunale, si aggirano su delle cifre iperboliche di centinaia di milioni per ogni allievo che frequenta la scuola statale: si superano di poco i cento milioni per ogni bambino.



MIGLIETTI Franco

Costa 11 milioni all'anno.



MONTABONE Renato

Lo vedremo.
Detto questo, si è anche voluto sottolineare, durante questo dibattito come alcuni siano stati affezionati, quasi tutti negli anni, alle scuole autonome.
La collega Spagnuolo, che non c'è più da qualche ora, ha sottolineato che la tendenza attualmente esistente a livello nazionale ci porterà, tra qualche mese, alla soluzione definitiva di questo problema attraverso un finanziamento statale che equipara le scuole materne autonome a quelle non autonome. Ebbene, di questa suonata ne sentiamo parlare da circa una trentina di anni. Non ne siamo stati capaci, anche perché alcuni nostri coalizzati, all'interno della coalizione di governo di allora, non ci permettevano di arrivare a queste soluzioni.
La dimostrazione è che questa legge è già stata presentata la scorsa legislatura. Non è di questa legislatura la presentazione della legge stessa, e per motivi di coalizione di governo della Regione Piemonte questa legge non si è mai potuta attuare.
Sono orgoglioso, in questo momento, di appartenere a questa maggioranza, che ha dato la possibilità, con il concorso della minoranza di attuare questa legge: credo che si siano fatti dei passi avanti rispetto ad alcune posizioni che in quel tempo erano strettamente di carattere ideologico.
Mi pare di poter concludere dicendo che si è fatto un passo avanti rispetto a quando si diceva che le suore non potevano più fare le infermiere negli ospedali perché svolgevano una funzione di tipo confessionale. Faccio questo parallelo perché per alcuni questo rimane ancora il pensiero di oggi; per altri, dico che invece non è più così.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, signor Presidente. Farò una dichiarazione di voto sicuramente più breve di quella che mi ha preceduto, non chiedendo riguardo né per la consistenza del Gruppo né per un rapporto di peso, perché dovrebbe situarsi in mezzo ai due oratori precedenti.
Io credo che oggi si sia lavorato molto e penso che si sia anche lavorato bene; spesso si lavora bene, ma si lavora poco, nel senso che i nostri Consigli durano poco, ma devo dire che invece oggi il livello dell'attenzione è stato abbastanza alto e anche il livello di partecipazione al dibattito è stato abbastanza elevato.
Non vorrei enfatizzare il risultato di questa sera, perché questa non è una legge di parte. Questa è una legge di libertà e, come tutte le leggi di libertà, non può essere una legge di fazione, ma è una legge di libera adesione di un pensiero ad un principio e ad una legge, quindi questa non è una legge di maggioranza.
Nello stesso tempo, però, non devo neanche vergognarmi a dire che questa è una legge qualificante anche per questa maggioranza, che l'aveva messa nel programma elettorale e che ha voluto, con il concorso di Gruppi importanti della minoranza, portarla avanti. Allora io non capisco quando mi si dice che questa non deve essere o non è una legge qualificante, che non può essere trasmessa all'esterno come una legge qualificante: per me è una legge profondamente qualificante.
Se vogliamo dire che non è una legge qualificante per la maggioranza diciamolo pure; credo che sia una legge qualificante per il Consiglio regionale e comunque per quei Gruppi che l'hanno portata avanti, proprio perché è una legge di libertà. Sinceramente non credo di essere un reo o un attentatore della Costituzione italiana, perché credo che il principio di libertà, nella Costituzione italiana, forse venga prima di alcuni tecnicismi ed interpretazioni formalistiche della Costituzione stessa.
Questa, essendo una legge di libertà, tutto può essere tranne che una legge che attenta alla Costituzione. Quando sento dire che bisognerebbe istituire un osservatorio sulle scuole autonome materne, perché chissà chi si annida... Andiamo a vedere nelle scuole materne autonome quanti sono gli sfruttati, quanti sono i sottopagati, quanti sono quelli che stanno in formazione lavoro, quanti sono quelli a cui non vengono riconosciuti tutti i diritti.
Queste sono le critiche e ciò dà il peso dell'opposizione pregiudizialmente ideologica, ad una legge che invece è di libertà, e si dice l'esatto opposto di quello che si vorrebbe sostenere dicendo che questa è una legge che non rispetta i crismi della costituzionalità! Si dice, cioè, che bisogna fare un osservatorio al fine di mettere sotto stretta osservazione una scuola solo perché non è pubblica, partendo dalla riserva mentale e dal pregiudizio ideologicamente gravissimo che la scuola autonoma - e anche la scuola cattolica, non essendo una scuola pubblica - è una scuola in cui si annida il peggio. Questo mi sembra contrario non solo al principio di libertà, ma anche al principio della libertà di pensiero, soprattutto di un certo equilibrio non nei confronti dei provvedimenti che vengono presi, ma dei provvedimenti nella loro essenza. Partire dal principio che questa legge andrebbe a favorire chissà quali turpitudini, significa negare i principi stessi per cui la si combatte.
Non posso essere d'accordo sull'impoverimento culturale che questa legge causa, anzi, semmai è un arricchimento, perché quando si aggiunge qualcosa, senza togliere nulla, non può esserci impoverimento, ci pu essere solo arricchimento. Se si dà la possibilità a delle scuole autonome a delle scuole cattoliche, di sopravvivere oppure di vivere meglio per poter concedere ai genitori la libertà di scegliere il tipo di educazione che ritengono più consona ai loro figli, non abbiamo un impoverimento culturale, ma abbiamo un arricchimento culturale per tutta la nostra società. Quindi, dove si possa verificare in questo senso l'impoverimento culturale assolutamente mi sfugge.
E' l'esatto contrario: essendo una legge di libertà, è una legge che arricchisce, non è una legge che impoverisce. Non ci può essere un solo punto di questa legge in cui si dice che la legge impoverisce perch toglie: questa legge arricchisce perché aggiunge. Quindi anche da questo punto di vista credo che le critiche svolte su questo punto siano del tutto infondate.
C'è poi stata una critica di fondo che riguardava il presunto scavalcamento dei Comuni con una legge di questo genere. Secondo me, anche qui siamo di fronte ad una finzione; ad una finzione non di sostanza, ma di forma. A mio avviso, nella mia interpretazione, si è tentato di trovare il modo per togliersi dalla difficoltà di votare a favore di una legge buona penso infatti che molti dei colleghi che si asterranno la considerino comunque una buona legge. Il dire che si scavalcano i Comuni è sostenere una cosa non vera. Leggendo la legge ciò non risulta, perché si va a dare un contributo - recependo anche una parte degli emendamenti presentati dalla minoranza e segnatamente dal PDS - dopo aver sentito i motivi per cui i Comuni rifiutano di concedere un contributo alle scuole autonome, quindi dopo averli addirittura sentiti.
Allora che cos'è? Uno scavalcamento nel senso di una pretesa proterva o è una semplice sostituzione su una legge che abbiamo definito prima di libertà? Secondo me, è una sostituzione per una legge di libertà. Perch potrei dire che quei Comuni che non finanziano la scuola autonoma sono dei Comuni illiberali. Sono dei Comuni che non vogliono assicurare a tutti la possibilità di scegliere il proprio tipo di educazione, ma non voglio arrivare a dire questo. Noi ci sostituiamo per garantire una libertà che deve essere garantita a tutti. Pertanto i Comuni non sono assolutamente scavalcati, sono sostituiti in una competenza che evidentemente non è nella loro sensibilità.
Pertanto non c'è uno scavalcamento dei Comuni, perché comunque questi vengono coinvolti. Vengono coinvolti quando la scuola materna chiede loro i contributi e vengono coinvolti quando la Regione, qualora loro non ritengano di erogare i contributi medesimi, si adoperi comunque per erogarli direttamente. Quindi anche in questo caso non c'è lo scavalcamento dei Comuni, non è una legge di prevaricazione e di prepotenza, ma è una legge di libertà.
Per i motivi che ho accennato, ribadisco il voto favorevole di Alleanza Nazionale a questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Il Gruppo Pensionati è favorevole a questa legge, lo è stato fin dal primo momento. La considera una legge valida, una legge che vuole affermare il pluralismo scolastico, una legge che è veramente di libertà.
Ho avuto un attimo di esitazione, perché mi era stato detto che quei 4 miliardi provenivano da un fondo dell'assistenza, però tale equivoco è stato subito chiarito dall'Assessore Goglio e dal Presidente della Giunta regionale.
Mi dispiace che il Gruppo PDS, che ha dato un valido contributo alla discussione con la presentazione di vari emendamenti, non sia favorevole.
Concludo dicendo che con questa legge il Piemonte potrà essere collocato tra una delle Regioni più avanzate della nostra nazione.
Ribadisco quindi il voto favorevole del Gruppo Pensionati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini, che interviene in qualità di Consigliere.



GALLARINI Pier Luigi

Alla fine di questa lunga giornata è obbligo fare alcune considerazioni; indipendentemente dalle proporzioni, cercherò di essere abbastanza sintetico.
Innanzitutto esprimiamo parere favorevole, ma non possiamo non constatare che anche su questo disegno di legge abbiamo un'adesione più ampia di quella che è la stretta maggioranza, e questo ci fa piacere.
Questa adesione viene in seguito ad analoga adesione che ci fu da parte del Partito Popolare quindici giorni fa sulla legge del cinquantenario della Resistenza e che ci fu otto giorni fa dal Gruppo Pensionati per quanto riguarda l'assestamento di bilancio.
Il fatto che questa sera, su questo disegno di legge, si registri il parere pure favorevole sia dei Popolari che del Gruppo Pensionati dimostra che questa maggioranza, che molte volte è stata tacciata di essere distruttiva per quanto riguarda la Regione, ha l'ambizione di arrivare a formulare delle proposte, dei provvedimenti che riescono a raccogliere consensi al di là degli stretti confini di una maggioranza chiusa in s stessa. E' pur vero che in questo caso si tratta di una proposta di legge che è nata a base ampia già nella scorsa legislatura; quella base oggi è frazionata in posizioni differenziate, ma si ricompatta su questo voto. Ma è altrettanto vero che, al di là del formalismo, penso che questo progetto di legge si possa intendere, sotto certi aspetti, come un disegno di legge della Giunta, perché 5 miliardi non sono poca cifra; al di là delle disquisizioni che sono state fatte, i 5 miliardi ci sono e il Consigliere Montabone ha già avuto modo di ipotizzare quella che può essere la ricaduta su ognuna delle scuole materne private della nostra regione. Si tratta di una cifra non indifferente, è stato un grosso sforzo reperire 5 miliardi (1 in bilancio e 4 in assestamento), e lo sforzo lo si è compiuto perché si è creduto nella bontà di questo investimento. Se la Giunta non avesse creduto nella bontà di questa legge, ovviamente non avrebbe fatto lo sforzo per reperire quelle cifre.
Come avete potuto notare, ultimamente ci sono stati dei provvedimenti riguardanti gli anziani, il socio-assistenziale e oggi i bambini; penso che questa maggioranza possa anche avere l'ambizione di portare avanti dei provvedimenti che trattano di interventi sull'uomo e non di lavori pubblici, attraverso quel salto culturale, che c'è stato sicuramente in questi ultimi anni. Si sta passando velocemente da una cultura delle infrastrutture dei lavori pubblici ad una cultura del sociale, degli interventi sul sociale che vedono in questo caso le fasce più deboli della società. In merito vi fornisco un dato che nei giorni scorsi mi ha colpito sullo scenario futuro: uno spostamento di baricentro dell'attività e dell'attenzione del Consiglio regionale, ma anche dell'esecutivo. La nostra è una regione che sta invecchiando in modo particolarmente acuto rispetto alle altre regioni del nostro Paese. Fino a dieci anni fa la proporzione fra chi aveva meno di 14 anni e chi aveva più di 64 anni era 1 a 0,5; oggi è 1 a 1,05. Questo significa che c'è stato uno spostamento notevole e rappresenta un grosso problema, problema che richiederà alle Regioni - che soprattutto rivendicano quel federalismo, quell'autonomia, quella soggettività di politiche locali rispetto invece a quelle compromissorie nazionali - competenze sempre più robuste.
D'altra parte, la stessa astensione del PDS - con le motivazioni che certo hanno espresso una qualche critica, una secondo me non è fondata e cercherò di dimostrarlo - confermata oggi, ma annunciata dal Capogruppo Marengo nella scorsa seduta durante la discussione generale sul disegno di legge, mi sembra un'astensione che volge al positivo, un'astensione neutra che può volgere al negativo o al positivo. Mi sembra comunque che questa astensione, per come è stata concettualmente supportata, volga al positivo.
Un grazie al PDS per aver proposto quell'emendamento all'art. 3, che ci ha fatto discutere a lungo, ma che ci ha anche portato ad eliminare quello scavalcamento dei Comuni che sarebbe stato, secondo me, molto negativo. Nel momento in cui la Regione rivendica di essere soggetto autorevole per gestire determinate politiche, non può immiserirsi nel proporre a sua volta, nei confronti dei Comuni, un centralismo ancora peggiore di quello criticato.
L'ipotesi iniziale - prima dell'emendamento - attraverso la quale la Regione poteva stipulare la convenzione direttamente con l'amministrazione della scuola, scavalcando il Comune, aveva connotazioni poco simpatiche sotto l'aspetto dei rapporti istituzionali fra Enti e di rivendicazione di autorità da parte della Regione per proporsi come soggetto autorevole.
Attraverso l'emendamento si è superato quel livello. Ora la convenzione non può più essere stipulata scavalcando il Comune; nel caso in cui con il Comune si vivano problemi particolari, all'interno di quella realtà, la Regione eroga un contributo, così come ne eroga altri su altre questioni e su altri settori.
Penso che questa modifica sia in grado di rigettare quell'insinuazione secondo la quale la Regione si proporrebbe nei confronti dei Comuni con arroganza o addirittura in modo spregiudicato.
Il fatto che venga proposto dall'Assessore un ordine del giorno di accompagnamento che richiede di verificare, nel corso di un anno scolastico, quanto avverrà - quindi ci potrà essere una ricalibratura ed una riformulazione al di là del concetto - è sicuramente innovativo (non si può negare il fatto che questa legge sfonda una barriera e contiene in s un concetto innovativo dall'ampia potenzialità). In ogni caso, certe contorsioni, certi avvitamenti del testo portano a dire che sarà opportuno andarla a rivedere, snellire e semplificare; resta comunque valido lo sfondamento politico, decisamente importante, vuoi per quanto rappresenta in assoluto, e quindi per la novità assoluta della Regione Piemonte in questa direzione, vuoi per quegli assensi che vengono raccolti al di là delle stesse barriere della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Sarò velocissimo.
Per rispondere al collega Montabone che sosteneva il diritto della Chiesa ad esercitare la propria istruzione, credo che dovremmo ricordarne la storia, nel nostro Paese. Se leggessimo qualche pagina del dibattito post-unitario, quando lo Stato cominciava a diventare tale, scopriremmo che quando ha deciso di costruirsi, dopo l'esercito - quell'esercito che il Consigliere Ghiglia sostiene dovrà sempre esistere - ha costituito la scuola pubblica. Lo Stato diventava Stato perché organizzava una propria scuola: la scuola laica, statale è la scuola di tutti i cittadini appartenenti a qualsivoglia confessione religiosa (o a nessuna).
Così deve essere la scuola dello Stato laico.
Personalmente ritengo che anche la chiesa cattolica, così come accaduto ad altre confessioni, attraverso processi faticosi, riconoscerà questo diritto statale. Il dibattito all'interno della Chiesa è molto più avanti di quello che si svolge all'interno dei partiti che si rifanno ai cattolici.
Tra non molto la Chiesa riconoscerà il diritto dello Stato di impartire l'istruzione per tutti; la legge in esame, in modo simbolico poiché sono pochi i soldi che la Regione dà alle scuole materne statali, quelli che vengono dati alle scuole materne autonome sono ancora meno, sancisce una profonda discriminazione.
Se andassimo alla completa equiparazione - e già, per certi versi, lo siamo - andremmo incontro ad una grandissima discriminazione nei confronti delle minoranze.
Collega Ghiglia, democrazia non è maggioranza; democrazia, in questioni di coscienza quali quello del proprio credo religioso, è la capacità della maggioranza di saper scegliere, tutelando tutte le minoranze: questa è democrazia.
La legge in esame non sancisce assolutamente questo principio.
Per questi motivi, esprimo il mio convinto voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Il rituale prevede che ogni Gruppo renda una propria dichiarazione anche se il nostro atteggiamento, attraverso la Consigliera Casari che in Commissione ha con grande efficacia contribuito ad individuare le linee di questo provvedimento e degli altri colleghi del Gruppo, non si presta ad alcun equivoco.
Il nostro voto sarà favorevole; valutiamo il provvedimento con grande positività, proprio perché raccoglie in sé alcuni dati significativi: una scelta di libertà, di attuazione in senso moderno, chiaro e liberista del dettato costituzionale. Una proposta che ha ottenuto il consenso anche di forze non strettamente della maggioranza; consenso che è per noi motivo di grande soddisfazione, poiché dimostra che si tratta di una legge "sentita" da molti Consiglieri e da larghi strati della popolazione, pur se da posizioni culturali anche diverse. E' comunque un provvedimento significativo.
Credo che non occorra aggiungere molte altre parole a quelle che sono state dette, sia oggi in aula che ancora prima in Commissione.
Significativo - lo hanno già richiamato alcuni colleghi - è il fatto che si sia riusciti a trovare una formulazione, che poi non ha avuto il consenso unanime di forze significative dell'opposizione, una modalità che tiene conto di una doverosa - noi riteniamo - esigenza dei Comuni.
Il testo di questa legge è sicuramente, come tutti i provvedimenti di legge, migliorabile; credo che potrà essere migliorato anche in tempi abbastanza ravvicinati, ma quello che era importante fare oggi era portare a conclusione questo provvedimento. Ci siamo quasi riusciti, credo che nel limite canonico delle ore 24 meno un minuto. Ciò avverrà, per cui dobbiamo essere tutti soddisfatti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio, che interviene in qualità di Consigliere.



VAGLIO Roberto

A nome del Gruppo dei Federalisti, annuncio il voto favorevole a quello che forse immeritatamente sta diventando il momento di maggior dibattito che questo Consiglio si è trovato ad affrontare.
Ritengo che questa legge, come diceva il collega Deorsola, sia sicuramente perfettibile, una legge che avrebbe potuto essere vista con una maggiore attenzione, soprattutto nel corso delle Commissioni che si sono protratte per parecchi mesi; ciò nonostante fa giustizia di una situazione che in Italia non mi risulta abbia ancora trovato soluzione. E' un momento che vede il Piemonte ancora all'avanguardia nell'affrontare e nel tentare di risolvere con equità un problema che sta a cuore a molti, e questo se non altro dà un motivo di orgoglio in più per la nostra assemblea.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI' 36 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri La legge è approvata.
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 271, firmato dai Consiglieri Montabone, Gallarini, Bortolin, Vaglio, Saitta, Deorsola Rubatto, Ghiglia e Casari, collegato alla legge testé votata, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto dell'approvazione del progetto di legge n. 18 'Contributi ai Comuni per concorrere al funzionamento delle scuole materne autonome', che deve andare nella direzione di incrementare in assoluto le risorse e le offerte a favore di una sempre più concreta attuazione del diritto allo studio impegna la Giunta regionale a riferire al Consiglio regionale, dopo un primo periodo di applicazione della legge, circa i risultati e/o le eventuali difficoltà verificatesi nella concreta attuazione delle norme e a proporre le conseguenti modifiche migliorative nello spirito della legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 42 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento:

Ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi degli ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
Prima di sciogliere la seduta comunico che, al di là della convocazione formale che avverrà in sede di Conferenza dei Capigruppo, con ogni probabilità il Consiglio sarà convocato per i giorni 29, 30 e 31 luglio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 23,50)



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