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Dettaglio seduta n.69 del 23/07/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO


Argomento: Commercio

Interpellanza n. 555 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa al possibile utilizzo delle aree ex Dopolavoro Lancia per supermercato


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 555 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Ha facoltà di illustrarla il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, verso la metà del mese di aprile eravamo venuti a conoscenza, da notizie non ufficiali, che le aree sulle quali era ubicato l'ex Dopolavoro Lancia (aree site in Torino tra le Vie S. Paolo, Tolmino e la Piazza Robilant) si intendeva destinarle ad un supermercato, e le voci assegnavano anche un nome a questo progetto attribuendo questa intenzione alla catena Continente. Adesso in questa zona sono in corso lavori di smantellamento delle aree industriali adiacenti all'edificio Lancia, che è costruito a cavallo della Via S. Paolo. Questa è una zona bisognosa di servizi ed è già molto congestionata: Piazza Robilant è un nodo di congestione periferico molto accentuato. La congestione provoca inquinamento e l'ipotesi di costruire un nuovo supermercato in questa zona accentuerebbe tutti questi elementi di disagio urbano, oltre a mettere in crisi numerose attività commerciali del quartiere.
Noi siamo dunque partiti da queste notizie per girarle immediatamente (era il 18/4/1996) all'Assessore, perché eravamo preoccupati di questo fatto, dal momento che le notizie erano insistenti e anche di buona fonte.
Siamo perciò ansiosi di conoscere le notizie provenienti dall'Assessorato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Viglietta.



VIGLIETTA Matteo, Assessore al commercio e artigianato

In merito all'interpellanza n. 555 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea si ritiene di rispondere nei seguenti termini: agli atti non risulta alcuna domanda di nulla osta relativa all'attivazione, all'ampliamento o al trasferimento di un supermercato con superficie di vendita superiore ai 1.500 mq, la cui competenza è affidata alla Regione da informazioni assunte presso il Comune di Torino, non risultano, alla data del 25/6/1996, inoltrate domande di trasferimento da parte dell'ipermercato Continente di Corso Montecucco in altra zona. Parimenti informazioni dirette da parte della società ci confermano che non v'è alcuna intenzione di trasferimento dall'esame del PRG del Comune di Torino risulta che le destinazioni d'uso previste per le aree comprese tra Piazza Robilant, Via Lancia, Corso Trapani, Via S. Paolo e Corso Rosselli, siano di carattere: residenziale per servizi (attrezzature ed impianti tecnologici, istruzione, verde); aree di trasformazione urbana l'unica area destinata a commercio e grande distribuzione è compresa nell'ambito di trasformazione urbana 8.14 (Via Isonzo angolo Via Lancia).
Su quest'area è già stato rilasciato un nulla osta per il trasferimento ed ampliamento di esercizio commerciale al dettaglio per le tabelle X, XII e XIV (tabelle merceologiche non contingentate "tipo bricolage") alla società Gardino Legno Market. Tale società trasferirà il proprio punto di vendita di Corso Trapani, realizzando una struttura del tutto analoga all'attuale con una superficie complessiva di 2.210 mq (trasferimento con leggero ampliamento).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per la risposta, questa volta puntuale, che ha fornito e lo invito, conoscendo lui ed io come gira il mondo, a continuare a vigilare su questo tema che, ad oggi, non è ancora emerso nelle stanze in cui si decide il governo dell'assetto territoriale, ma che verifichiamo poi nel tempo se sia proprio così.
La mia preghiera è di continuare ad avere un'attenzione per quanto succede su questo ex Dopolavoro che fa parte di area di trasformazione urbana, quindi commerciale appetibile. Se l'Assessore venisse a conoscenza di qualche fatto, lo prego di illustrarlo tempestivamente in Commissione.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione n. 364 del Consigliere Rubatto relativa alle disfunzioni presso l'Ospedale Maria Vittoria


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 364 presentata dal Consigliere Rubatto.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Signor Presidente, cortesi colleghi, chiedo innanzitutto scusa al Consigliere Rubatto se rispondo con cinque mesi di ritardo e quindi molto tempo è passato dal momento in cui è stata presentata l'interrogazione che attiene alle disfunzioni presso l'Ospedale Maria Vittoria.
Le numerose lamentele sull'ospedale Maria Vittoria riguardano in modo particolare il Pronto Soccorso, e questo per un motivo noto a tutti: un bacino di utenza di 350.000/400.000 abitanti ha un Pronto Soccorso, ad oggi, effettivamente non idoneo e che non può dare risposte efficienti alla domanda che ne deriva.
L'elenco dei pazienti che hanno subìto sino ad oggi un danno morale dalla fruizione di un qualsiasi servizio sanitario offerto dal presidio ospedaliero è lungo, ma per ciascun caso è stata data una spiegazione logica fornita dai responsabili sanitari, di volta in volta interpellati.
Quando i riscontri non sono apparsi chiari o sufficientemente dettagliati, si è provveduto ad inviare funzionari del Servizio Ispettivo Regionale presso l'ospedale per verificare le motivazioni addotte.
Il Servizio Ispettivo, incaricato per tali mansioni ai sensi della L.R.
n. 28/86, ha svolto durante il 1995 una serie di indagini con le quali ha evidenziato talune responsabilità.
L'Ospedale Maria Vittoria ha note carenze strutturali, causate da una serie di fattori, riconducibili alla gestione delle precedenti Amministrazioni e comunque prima dell'avvenuto riassetto organizzativo delle UU.SS.LL. dettato dalla L.R. 25/1/1995, n. 10, per le quali l'Azienda sta cercando di porre rimedio sia con interventi di ordinaria manutenzione sia con l'avvio di progetti di ristrutturazione che (purtroppo) richiedono lunghi tempi di realizzazione.
Il personale medico, infermieristico ed ausiliario è pertanto costretto ad operare in situazioni di forte disagio ambientale; ciò nonostante grazie al notevole impegno ed al grande spirito di servizio, riesce a garantire diagnosi, cure ed assistenza all'utenza dell'Ospedale Maria Vittoria che conta oltre 350.000 abitanti, uno dei bacini più estesi della città.
In riferimento all'interrogazione in oggetto, a seguito di verifica effettuata presso l'ospedale dall'Ispettore sanitario, dott.ssa Brunetti Anna, si comunica quanto segue.
La paziente, signora Scognamiglio Rosa è giunta in DEA alle ore 18,50 del 2/1/1996 in quanto "trovata priva di sensi e con scosse tonico cloniche sul tram".
Viene immediatamente sottoposta agli accertamenti ed alle cure del caso, ivi compresa consulenza neurologica, che consiglia l'osservazione in DEA per la notte con controllo neurologico ed EEG nella mattinata successiva.
Il giorno 3/1/1996 la paziente è stata sottoposta nuovamente a controllo neurologico. Lo specialista consiglia l'esecuzione di esame TAC cranio (eseguita e risultata nella norma), imposta la terapia del caso oltre all'esecuzione di EEG. L'apparecchio per EEG è sito nell'ambulatorio di neurologia al secondo piano del padiglione degli ambulatori: il giorno 3/1/1996 il montalettighe di tale padiglione - questo è quanto afferma nella relazione la dott.ssa Brunetti - si è guastato ed è stata immediatamente chiamata la ditta per la riparazione, che è intervenuta prontamente iniziando la manutenzione alle ore 9,30 ed ultimandola alle ore 15,30 (a tale ora pertanto il montalettighe risultava essere funzionante e la paziente, se fosse ancora stata presente in ospedale, avrebbe potuto eseguire l'esame).
Alle ore 15 il medico di guardia di Pronto Soccorso segnala che la malata non era più presente in DEA in quanto allontanatasi eludendo la sorveglianza del personale sanitario.
Alle ore 17 circa la paziente si ripresenta in DEA accompagnata da due funzionari di PS i quali sentono, in merito all'accaduto, il medico che l'aveva seguita e, a quanto riferito dal medico stesso, consigliano la paziente di avanzare un esposto alla Direzione Sanitaria e, qualora l'avesse ritenuto opportuno, al Commissariato di zona. La paziente viene nuovamente inviata dal personale sanitario a proseguire le cure e ad effettuare gli accertamenti mancanti (EEG) e la stessa, in presenza dei funzionari di PS, rifiutava gli ulteriori trattamenti, esonerando i medici da qualsiasi responsabilità.
Interpellati gli infermieri in turno la mattina del 3/1/1996, non risulta che la paziente in oggetto abbia chiamato più volte per un ago della fleboclisi fuori vena, ma che gli infermieri stessi abbiano rimosso la fleboclisi, in quanto la malata aveva espresso il desiderio di non proseguire l'osservazione DEA e di firmare la cartella per effettuare le dimissioni volontarie. Corrisponde a verità il fatto che alla richiesta della malata, formulata ad un infermiere, di avere un bicchiere d'acqua questi non le abbia prestato attenzione in quanto impegnato a seguire un altro paziente appena giunto in DEA in condizioni critiche (infarto miocardio acuto).
L'Amministrazione regionale ha provveduto a sanare in parte alcune delle deficienze oggetto dei reclami.
Infatti, con DGR n. 187-29776 del 16/11/1993 sono stati attribuiti all'Azienda USL n. 3 L. 3.500.000.000 per il recupero edilizio ed impiantistico e messa a norma di alcuni reparti, tra cui il completamento della rianimazione e l'ampliamento del DEA.
Con successiva DGR n. 50-27820 del 5/8/1994 sono stati attribuiti i fondi destinati alle emergenze strutturali degli ospedali della città di Torino. In particolare per il Maria Vittoria sono stati previsti: a) il rifacimento del Pronto Soccorso b) il completamento del reparto di rianimazione (attualmente terminato) c) la messa a norma delle sale operatorie d) la realizzazione di un'Unità Terapeutica Intensiva Coronarica.
E' in corso l'istruttoria per l'approvazione dei progetti esecutivi relativi alle finalità su elencate.
Solo a lavori ultimati potranno diminuire i disagi derivanti dalle condizione strutturali, mentre professionalità e dedizione al lavoro sono già patrimonio della gran parte degli operatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Ringrazio l'Assessore per aver risposto a questa interrogazione presentata per le feste di Natale e con risposta per le ferie estive. Si tratta di un'interrogazione nata da molteplici disfunzioni che si verificano presso l'Ospedale Maria Vittoria. Il caso della signora Scognamiglio è un caso a sé, un caso che rappresenta la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ossia, l'Ospedale Maria Vittoria continua ad essere in questa situazione.
Personalmente avevo chiesto una Commissione d'inchiesta; avevo anche chiesto che la Commissione sanità visitasse l'Ospedale Maria Vittoria, e non ho ancora avuto risposta. Anche in questa interrogazione l'Assessore mi risponde che ci sono molteplici problemi, addirittura mi dice che i casi di persone che hanno subìto "ingiustizia" sono molti, per cui ancora oggi davanti al Consiglio regionale, chiedo che all'Ospedale Maria Vittoria ci sia una Commissione d'inchiesta.
Non ce l'ho con i dipendenti (personale medico e paramedico), perché il personale è efficientissimo; ce l'ho con l'organizzazione della struttura: esiste una disorganizzazione totale. E questa disorganizzazione continua ad esistere.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Una brevissima replica. Mi ero scusato in precedenza per il ritardo, ma è una cosa alla quale dobbiamo tentare di porre rimedio con la Presidenza.
Purtroppo le interrogazioni e le interpellanze sono così numerose che inevitabilmente i tempi si allungano; dovremmo trovare un modo per poter dare risposte sollecite, compatibilmente con il numero delle sedute consiliari.
Le carenze evidenziate sono di ordine soprattutto strutturale.
L'attuale dirigenza sanitaria, sotto la guida del dottor Boveri, si sta attivando per ovviare il più possibile a quelle che sono le carenze strutturali.



RUBATTO Pier Luigi

Perché non si vuole fare questa Commissione d'inchiesta sull'Ospedale Maria Vittoria?



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Nulla osta per farla e ci accorderemo in tal senso. La cosa è all'attenzione dell'Assessore; addirittura c'è un mio collaboratore preposto a vigilare sull'andamento, dal punto di vista sanitario, del Maria Vittoria.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interpellanza n. 506 dei Consiglieri Miglietti e Bortolin, interrogazione n. 529 del Consigliere Cavaliere ed interpellanza n. 534 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti relative all'assegnazione delle sedi farmaceutiche vacanti


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle interpellanze n. 506 e n. 534 e dell'interrogazione n. 529.
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione dell'interpellanza n. 534.



SIMONETTI Laura

L'interpellanza n. 534, dalla cui presentazione sono passati alcuni mesi, quindi sicuramente ci saranno delle risposte in merito, faceva riferimento alla questione specifica delle farmacie nell'area di Grugliasco.
Risulta che, a febbraio, la Regione abbia emesso un bando di concorso per titoli ed esami per l'istituzione di nuove sedi farmaceutiche.
Nell'ambito di questo concorso erano previsti tutti i Comuni che avevano carenza rispetto a questo settore. Tra questi rientrava anche il Comune di Grugliasco, con ben 41 mila abitanti, che aveva cinque farmacie contro le otto previste per legge.
Alla data della nostra interpellanza (fine marzo) non era ancora stato disposto alcun bando di concorso, mentre l'espletamento del bando doveva essere previsto per il mese di giugno.
L'interpellanza, quindi, si propone di chiedere all'Assessore, prima di tutto, per quali motivi non è stato espletato il concorso a quella data quindi la data risultante dall'interpellanza, e se ad oggi ci siano dei riferimenti ed altre eventuali informazioni.
Vorrei anche sapere se il ritardo non sia, in qualche modo attribuibile ad un disinteresse, considerato che dopo tre mesi si sarebbe dovuto realizzare l'espletamento totale del concorso e che i concorsi hanno dei tempi ben precisi; in tal caso vorremmo sapere se ci siano delle responsabilità.
In particolare, desidereremmo avere, come Gruppo, delle risposte precise, eventualmente anche allegando la risposta scritta dell'Assessore su quale sia il rapporto tra il numero di abitanti e le sedi farmaceutiche previste per legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti per l'illustrazione dell'interpellanza n. 506.



MIGLIETTI Franco

La nostra interpellanza è scaturita dopo la segnalazione del Comune di Grugliasco per le tre sedi vacanti, ma lo stesso Comune ha fatto una ricerca e ha inviato un elenco sia all'Assessore sia ai Comuni coinvolti e credo, anche al Ministero. Mi pare che, in Piemonte, siano una quarantina i Comuni che hanno sedi vacanti. L'Assessore dovrebbe avere l'elenco dei Comuni che sono in queste condizioni.
La situazione di Grugliasco, come diceva giustamente la Consigliera Simonetti, è di una certa gravità, principalmente per un quartiere nel quale, essendoci 6-7 mila abitanti senza farmacia, si registra veramente un impedimento ad uno dei servizi primari per la popolazione, ma credo che questo sia estendibile a tutti i Comuni che hanno sedi vacanti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Il problema è serio, perché le sedi vacanti sono più di quaranta, per questa volta la colpa non è dell'Assessore D'Ambrosio. E' una situazione nazionale; al riguardo ho già sollecitato il Ministro Guzzanti in passato e segnalato la situazione all'attuale Ministro, onorevole Bindi, perch vengano finalmente studiati i 3 mila quiz che permetterebbero lo svolgimento di questi concorsi.
La Regione Piemonte, come ha detto la Consigliera Simonetti, ha indetto già il pubblico concorso per titoli ed esami, e la situazione più grave è quella di Grugliasco che, a fronte di una necessità di otto farmacie, ne ha solamente cinque (quindi, ci sono tre sedi vacanti); ci sono purtroppo altre situazioni simili a Settimo, Moncalieri e Nichelino.
Con riferimento all'oggetto, con il quale viene evidenziato il problema del ritardo per l'espletamento dei concorsi pubblici per l'assegnazione di sedi farmaceutiche, si ritiene opportuno, di seguito, evidenziare le problematiche tuttora esistenti.
Le difficoltà alle quali nella Regione Piemonte, come in altre Regioni si sta assistendo per la composizione della Commissione giudicatrice del concorso per l'assegnazione delle farmacie, sono state evidenziate più volte agli organi istituzionali nazionali, come preciserò più avanti.
La posizione assunta dai Presidi delle Facoltà di Farmacia di tutte le Università italiane, rappresentata al Ministro, fa sì che, in assenza della nomina del professore universitario, non sia possibile istituire il collegio d'esame, i cui componenti sono stati definiti con Decreto del Presidente dei Ministri 30/3/1994 n. 298.
Vigente l'attuale disciplina, i concorsi in questione non sono stati espletati in alcuna Regione d'Italia. Se mai sono state assegnate farmacie già oggetto di precedenti tornate concorsuali effettuate secondo la procedura prima in vigore. Sono state cioè concluse assegnazioni per concorsi banditi prima dell'entrata in vigore della legge n. 362/91.
Per tornare al caso Piemonte, a seguito di approvazione del concorso con deliberazione della Giunta regionale e, prima ancora che questo fosse pubblicato sul Bollettino Ufficiale, è stato avviato un contatto formale e personale con il Preside della Facoltà di Farmacia di Torino per la nomina del rappresentante di parte universitaria.
In un incontro con il prof. Gasco, al quale è stato chiesto di provvedere alla nomina del docente universitario, per la successiva formulazione dei quiz, di concerto con la Commissione esaminatrice, in sostituzione di quelli ministeriali, egli con molta cortesia, ma con altrettanta fermezza, ha escluso tale ipotesi.
Ha riferito, infatti, di avere già prospettato il problema a diversi docenti che avevano evidenziato la difficoltà di formulare una così vasta serie di domande e relative risposte che riguardano più materie (farmacologia, legislazione e tecnica farmaceutica) che, ovviamente, per l'alto contenuto tecnico e scientifico ricadono, quasi esclusivamente nella sfera di competenza del docente universitario. Tra l'altro, è stato fatto presente che le domande devono essere di pari difficoltà e calibrate con la figura professionale del farmacista concorrente e alle stesse va data la dovuta pubblicità.
Va ricordata, a questo proposito, la necessità di limitare, per quanto possibile, il contenzioso che è stato la ragione per la quale l'ultimo concorso del 1990 non è stato ancora concluso.
A seguito dell'evidente volontà da parte dei docenti di attendere la pubblicazione dei quiz previsti dal DPGR n. 298/94, è stata interessata dal Presidente della Giunta del Piemonte, la Conferenza Stato-Regioni fin dal marzo 1995 affinché il Ministro della Sanità affrontasse la questione e i concorsi potessero avere luogo, così come previsto dalla norma. In seguito a tale data ho sollecitato due volte il Ministro Guzzanti ed ultimamente il Ministro Bindi.
Allo stato attuale risulta che il Ministro della Sanità abbia insediato l'apposita Commissione ministeriale per la formulazione di 3.000 quiz oggetto della prova d'esame, e che questa si sia già riunita più volte, al fine di concludere i lavori nel più breve tempo possibile (stimato entro la fine del corrente anno).
Si precisa inoltre che già in data 30/1/1996 presso l'Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali di Roma è stato chiesto, da parte dei rappresentanti di tutte le Regioni, al Direttore generale del Servizio Farmaceutico del Ministero dottor Silano, l'impegno ad intensificare il lavoro della suddetta Commissione per consentire lo svolgimento delle prove in tempi ragionevoli.
Ed ancora, in data 19/2/1996 è stato nuovamente interessato il Presidente della Giunta sul problema della definizione dei quiz ministeriali.
In relazione a quanto sopra, è evidente il costante interessamento della Regione in merito al problema. Sta di fatto, tuttavia, che alla data odierna un bando di concorso pubblicato circa un anno fa non ha ancora potuto avere il suo sbocco naturale.
Considerando infine l'altissimo numero di partecipanti (1.038 domande per 106 sedi), si evidenzia che la durata dell'iter procedimentale non è previamente quantificabile. Basti pensare che l'ultimo concorso per la Provincia di Torino, eseguito ancora dal Medico provinciale allora competente, bandito nel 1971, si è concluso con le assegnazioni delle sedi solo nel 1978. Mi impegno affinché questo iter sia il più sollecito possibile. Del resto, nei provvedimenti di competenza non è previsto, n mai lo è stato, il termine ultimo per l'espletamento delle operazioni concorsuali.
Per quanto riguarda l'ultimo punto dell'interpellanza, a parte il fatto che non è ben chiaro a quale deliberazione si riferisca la domanda, si precisa che il rapporto fra numero di abitanti e sedi farmaceutiche negli altri Comuni è disciplinato dalla legge n. 362/91, che stabilisce: una farmacia ogni 5.000 abitanti nei Comuni con popolazione fino a 12.500 abitanti (considerare 50% più 1 unità e cioè 7.501 = 2 farmacie) oppure ogni 4.000 abitanti nei Comuni con popolazione oltre 12.500 abitanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

La risposta dell'Assessore è ineccepibile sotto il profilo della realtà. Credo però che i cittadini che si trovano in quelle condizioni non possano sopportare oltre le giustificazioni che vengono addotte sia dal Ministero sia dalle competenze regionali, anche se non tutte ricadono su quest'ultima.
Nel coordinamento degli Assessorati alla sanità, nel rapporto Stato Regioni bisognerebbe che si sbloccasse questa situazione. Siamo di fronte ad una situazione pregressa da anni, il cui disagio è molto sentito dalle persone; se vogliamo riportare un minimo di credibilità nelle istituzioni dobbiamo porvi rimedio. Vi è un quartiere in Torino dove per recarsi alla prima farmacia bisogna obbligatoriamente prendere l'automobile: questo è assolutamente inconcepibile nel rapporto fra i cittadini e le istituzioni.
Quindi, la prego, Assessore, di insistere in questo rapporto con il Ministro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Riprendo quanto detto dal Consigliere Miglietti, nel senso che sono soddisfatta per la risposta data dall'Assessore, ma sono insoddisfatta per la non soluzione di questo grave problema.
Non è accettabile che una carenza del Governo centrale, sulla predisposizione, se ho ben capito, dei quiz, possa portare ad un ritardo di mesi, se non di anni, e di conseguenza privare la popolazione di un servizio di tipo assistenziale per il quale non si può aspettare altro tempo.
Ho sentito qualche giorno fa il Ministro Rosy Bindi dire che ci dovrebbe essere una maggiore responsabilizzazione, e anche regionalizzazione, del potere del Governo nell'ambito sanitario. Questo darebbe a tutti gli Assessori i titoli per poter disporre di una propria autonomia e anche far sentire in qualche modo le esigenze primarie dei vari settori.
Tra qualche mese o, meglio, tra qualche giorno, vorrei conoscere non solo il giudizio che l'Assessore nutre nei confronti del Governo centrale rispetto alle carenze, alle lacune, ma anche le risposte che il Governo centrale potrà dare in tal senso.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 696 delle Consigliere Manica, Suino e Bortolin relativa alla richiesta di presentazione del Piano Sanitario Regionale in IV Commissione


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 696 presentata dalle Consigliere Manica, Suino e Bortolin.
La parola alla Consigliera Manica per l'illustrazione.



MANICA Giuliana

Questa interpellanza si riferisce alle modalità di presentazione della bozza di Piano Sanitario Regionale. Innanzitutto ci ponevamo il problema dei tempi e delle modalità di questa presentazione, del significato che avevano le riunioni che sono in corso nelle varie Province del Piemonte con la presenza dell'Assessore, dei Commissari straordinari delle Aziende sanitarie e dei Sindaci delle assemblee.
Volevamo capire quali fossero le caratteristiche di queste riunioni sulla bozza di Piano e in quale relazione siano rispetto all'assegnazione del Piano alla IV Commissione; volevamo sapere come si svolgeranno i lavori che devono essere calendarizzati dalla IV Commissione, la quale è deputata ad aprire le più ampie consultazioni possibili con le istituzioni, le Aziende sanitarie e la comunità piemontese su una legge così importante come la legge di Piano.
Volevamo che in Consiglio regionale venisse precisato e definito questo percorso, ma anche il rapporto tra i momenti preparatori e i compiti istituzionali della IV Commissione, nonché un'ipotesi di lavoro sul percorso del Piano Sanitario Regionale, che ci pare uno degli atti più significativi del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Il disegno di legge relativo al Piano Sanitario Regionale 1996/1998 sarà trasmesso al Consiglio regionale per l'esame da parte della IV Commissione ed il successivo iter in aula non appena approvato dalla Giunta regionale.
Si auspica che ciò avvenga entro breve tempo, ben sapendo che solo la presentazione dello stesso consentirà alla Commissione di aprire le consultazioni con le Aziende sanitarie, gli Enti locali e le comunità piemontesi, così come previsto dall'art. 38 del Regolamento del Consiglio regionale.
Si fa presente che gli incontri tenuti in queste ultime settimane non sono, ovviamente, delle consultazioni, ma degli incontri preliminari ancorché inusuali, che hanno uno scopo creativo, nel senso di consentire agli Enti che per legge concorrono alla determinazione degli obiettivi contenuti nei Piani, ed in particolare alla programmazione socio-sanitaria ai sensi delle vigenti leggi, quali Province, Comuni ed Università (legge 8/6/1990 n. 142, L.R. 24/1/1995 n. 10, L.R. 13/4/1995 n. 62 e L.R.
30/7/1984 n. 30) di partecipare attivamente alla fase di elaborazione.
Si è ritenuto opportuno, inoltre, allargare quanto più possibile la partecipazione: i suggerimenti da tutti portati consentiranno di addivenire alla stesura del Piano nel modo più coerente con le esigenze della comunità piemontese.
Quindi questi incontri effettuati in tutta la Regione sono stati preliminari e non si è trattato di consultazioni che so per legge essere demandate alla IV Commissione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Intendo ribadire all'Assessore che l'interpellanza aveva un duplice significato e scopo. Il primo è relativo alla procedura, che io non definirei inusuale, perché quest'anno è successo altre volte che l'Assessore Gallarini abbia consultato in via informale, prima di presentare il documento in Commissione e in Giunta, Sindaci, Province, ecc.
E' quindi un incontro del tutto legittimo quello da lei organizzato con le istituzioni che ha ritenuto di sentire preliminarmente. Non è certamente un appunto alla forma, quanto una sottolineatura del disagio che noi abbiamo provato, quali Consiglieri regionali non ancora in possesso della bozza di Piano, se non per stralci, per pezzi, come lei di ci ha consentito di avere come illustrazione, come documento, in Commissione. Forma di disagio perch ci siamo trovati di fronte a Presidenti di Province e ad amministratori locali con la bozza più o meno completa del Piano a loro mani, sulla quale sviluppavano dibattiti e confronti a livello di territorio. Il disagio stava nel fatto che noi, Consiglieri regionali, peraltro membri della IV Commissione, non avevamo ancora visto il documento.
L'interpellanza presentata vuole significarle questo disagio, che a nostro parere non deve essere provocato; ancorché legittime le sue consultazioni, i suoi incontri con gli Enti locali territoriali altrettanto legittime sono le richieste dei Consiglieri di avere almeno la comunicazione di tali incontri e il documento sul quale gli incontri avvengono.
Una sottolineatura di forma, Assessore, che diviene di merito nel momento in cui lei afferma: "...incontri inusuali e anche creativi!". Ben venga la creatività! Vi siano quindi incontri informali che consentano al territorio di cambiare, in fase d'opera, la bozza: noi chiediamo solo che i Consiglieri regionali, il Consiglio e la Commissione siano in qualche modo se non partecipi, perlomeno parte di questo momento creativo ed informale dell'Assessore, attraverso un'informazione in Commissione - parlo per il futuro e per il prosieguo della discussione del Piano, affinché non sorgano incomprensioni - o, diversamente, anche solo come documento in mano informazione, in modo da avere la possibilità di rispondere, sul territorio, nel momento in cui veniamo interpellati.
Lei sa benissimo, Assessore, che quando si sviluppa una discussione su servizi che possono o non possono essere attivati sul territorio, i Consiglieri sono chiamati, se non altro ad esprimere pareri, prima o dopo il confronto con l'Assessore.
Questo il duplice significato della nostra interpellanza; null'altro riconoscendole assolutamente la libertà di sentire chicchessia a livello istituzionale o tecnico prima, durante, dopo la presentazione e la discussione del Piano. Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Prendo la parola solo per ribadire alle Consigliere interpellanti che non c'è stata alcuna volontà di prevaricazione: la bozza è stata data il giorno dopo anche a tutti i Consiglieri. Bozza preliminare sulla quale era mia intenzione ricevere osservazioni ed apporti tecnici per la stesura della prima bozza ufficiale che preluderà alla legge di Piano. Grazie.


Argomento: Calamità naturali

Interpellanza n. 532 dei Consiglieri Bellion e Riba relativa agli eventi nevosi dell'inverno 1995/1996 su tutto l'arco alpino della Regione


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 532 presentata dai Consiglieri Bellion e Riba.
La parola al Consigliere Bellion per l'illustrazione.



BELLION Marco

L'interpellanza, che risale alla primavera scorsa, è conseguente agli eventi nevosi che hanno interessato buona parte della nostra Regione durante la passata stagione invernale. Eventi che costituiscono sicuramente una caratteristica, un fenomeno che si sta ripetendo soprattutto in questi ultimi anni, con enorme dispendio di uomini e mezzi da parte di tutte le Amministrazioni della montagna piemontese, siano esse Comuni o Comunità montane. Intervento quest'anno particolarmente gravoso, al fine di evitare l'isolamento di paesi, frazioni e borgate durante la stagione invernale.
Abbiamo rilevato la straordinarietà della frequenza di questi eventi e abbiamo avuto occasione di rilevare la vetustà dei mezzi con cui questi Enti sono costretti ad operare.
In questo senso la nostra interpellanza; chiediamo l'impegno alla Giunta e all'Assessore competente affinché quest'estate possa essere il momento per addivenire agli interventi che possano evitare i problemi che quest'inverno hanno visto impegnati i nostri Comuni. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Prima di rispondere all'interpellanza dei Consiglieri Bellion e Riba mi sento in dovere di giustificare il ritardo con cui arriva questa risposta. I colleghi hanno presentato la loro interpellanza il 2 aprile ero convinto di riuscire a dare una risposta entro i termini previsti.
Infatti, già dal mese di febbraio, anche su sollecitazione del Presidente della Giunta, Ghigo, avevamo inviato a tutti i Presidenti di Comunità montana una richiesta di informazione sul servizio svolto. In tale richiesta avevamo specificato che avrebbero dovuto essere indicati il tipo di sgombero neve che viene applicato Comune per Comune, se in convenzione se con mezzi propri, qual era lo sviluppo stradale che veniva mantenuto sgomberato dai singoli Comuni, quali mezzi venivano impiegati, quale personale e quali erano state le spese storiche negli ultimi tre anni.
Questo perché alla Giunta mancavano completamente questi dati conoscitivi.
Avevamo dato come scadenza il 30 aprile e pertanto pensavo che all'inizio di maggio avrei potuto rispondervi. Purtroppo, gli ultimi dati che mi sono arrivati sono dell'1 e 5 luglio. Due Comunità montane - della Valle di Susa e del Canavese - hanno risposto con questi ritardi; non siamo quindi stati in grado di elaborare il dato che ritenevamo utile.
Il Presidente, a febbraio, proprio a seguito degli eventi, mi aveva sollecitato a questa indagine, perché si pensava di predisporre un intervento che andasse non tanto a sanare le sofferenze dei bilanci dei singoli Comuni dell'anno in corso, ma una situazione generale di inefficienza nello sgombero della neve. Si pensava, cioè, ad un intervento finanziario a sostegno di questa iniziativa, che avrebbe dovuto supplire alle deficienze attuali della legislazione regionale, in quanto il disegno di legge n. 173 è ancora giacente (anzi non è più giacente, perché è passato l'altra settimana). Pensavamo di poter intervenire attraverso i fondi a disposizione dell'Assessorato alla montagna con un contributo di carattere straordinario agli Enti pubblici. L'intervento era stato valutato intorno al miliardo e mezzo.
Pensiamo quindi di intervenire entro settembre con un miliardo e mezzo per fare fronte alle emergenze, ma le emergenze devono essere chiaramente identificate: attraverso questa indagine si è pensato di andare ad identificare il sistema più economico per lo sgombero della neve, nonch quello più efficiente. Si pensava di calcolare un parametro lire/chilometro di strada sgomberato, valutare il più conveniente e promuovere questo sistema in tutta la Regione.
Dai dati attualmente in possesso, abbiamo verificato che il sistema più conveniente per lo sgombero della neve è quello in economia: i Comuni utilizzano mezzi propri o mezzi messi a disposizione dalle Comunità montane ed utilizzano personale proprio, volontariato (spesso e volentieri i mezzi vengono messi in funzione dai Sindaci, dagli Assessori e Consiglieri comunali). In alcuni casi si avvalgono del lavoro degli imprenditori agricoli, che in quel periodo sono più liberi dai lavori dei campi. Questo sistema di sgombero con l'utilizzo di mezzi propri è il più economico, il più efficiente e quello che ha dato i migliori risultati.
Come ricordava Marco Bellion, la situazione dei mezzi non è una situazione ideale. I mezzi sovente sono vecchi, si ricorre a mezzi continuamente riparati, perché ormai hanno superato abbondantemente l'età del pensionamento. Riteniamo quindi di concludere questa indagine valutando l'opportunità di rifinanziare la legge che consente alle Comunità montane di dotarsi di mezzi sgombraneve, eventualmente fornendo l'indicazione sui mezzi che sono risultati più efficienti, più longevi e più plurifunzionali.
Come gli interpellanti sicuramente sanno, il problema è quello della scelta fra il trattore, la terna e quant'altro.
Credo di poter disporre dei dati elaborati, che metterò a disposizione della III Commissione già all'inizio di settembre. Si tratterà di valutare l'opportunità di finanziare intervento per intervento, oppure di intervenire con un unico appalto che ci consenta delle economie di scala vista anche l'entità della somma messa a disposizione dalla Giunta. E' una decisione, però, sulla quale la Giunta ritiene di dover necessariamente sentire il Consiglio attraverso la Commissione competente, perché la valenza non è solo tecnica, come potete ben capire, ma anche e soprattutto politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellion.



BELLION Marco

Ringrazio l'Assessore, anche se, pur comprendendo le ragioni del ritardo per via della diffusione del fenomeno su tutto il territorio regionale e quindi la necessità di raccogliere i dati della situazione generale, ritengo che occorra andare ad operare non solo sul futuro.
Sicuramente gli strascichi che quest'inverno ha lasciato sui nostri piccoli Comuni della montagna hanno creato situazioni assolutamente ingestibili da parte dei Sindaci e delle Giunte, pertanto credo che debba essere previsto un contributo.
Per quanto concerne i mezzi, la realtà che ricordavo nel mio primo intervento riguarda sicuramente i mezzi del pronto intervento, il primo intervento: occorre pensare a mezzi di una certa potenza, che possano raggiungere con efficacia le zone più disagiate e più periferiche della realtà montana, lasciando - come giustamente veniva ricordato - al mondo dell'imprenditoria agricola e della realtà del volontariato della montagna gli interventi successivi. Occorre andare ad operare in quel senso.
Rifinanziare la legge per i mezzi è quindi sicuramente un'iniziativa valida, che condividiamo appieno.
Riteniamo che i tempi debbano essere accelerati al massimo, quindi per la Commissione la scadenza deve sicuramente essere quella di settembre.


Argomento: Turismo: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 615 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Bortolin, Pichetto e Dutto relativa alla pubblicazione "Una festa lunga un anno"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 615 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Bortolin, Pichetto e Dutto.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie. Questa interpellanza è sottoscritta da vari Consiglieri, che hanno visto con stupore e qualche dispiacere che nella pubblicazione edita dall'Assessorato al turismo, titolata Una festa lunga un anno, viene rappresentata la nostra Regione depennata da alcune località. Ad esempio non sono riportate quattro città capoluogo di Provincia: Cuneo, Novara Biella e Verbania. Non sono riportate iniziative che pure in queste località si svolgono: è impensabile che lungo un anno non ci sia nemmeno un'iniziativa meritevole di essere citata in questa pubblicazione.
E' un fatto grave, perché non si capisce a quale criterio corrisponda se a quello della disattenzione o a quello della superficialità. Se è così è attribuibile a chi? All'Assessore, alla struttura, a qualche attività di consulenza? Speriamo che l'Assessore ce lo chiarisca. Impensabile sarebbe la volontà di escludere parti del Piemonte da questa iniziativa; saremmo veramente nel campo dell'improbabile, dell'impossibile penso, quindi propenderei, almeno personalmente, per una forma di bassa qualità del governo.
In ogni caso, è stata fatta una grave ingiustizia e mi chiedo in quale modo si intenda rimediarvi: pubblicando con la stessa forza altre attività o in qualche altro modo.
Prego l'Assessore di rispondere in modo particolare all'ultimo punto laddove si chiede con quali criteri si sono scelte le manifestazioni da sponsorizzare, perché ci sono manifestazioni di rilievo che non hanno trovato spazio.
Chi ha scelto cosa segnalare all'attenzione dei piemontesi e di tutti coloro che in Piemonte vengono per turismo e cosa non segnalare?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Angeleri.



ANGELERI Antonello, Assessore al turismo

Vorrei fare chiarezza su alcuni punti che adombrano l'operato dei funzionari dell'Assessorato e dell'Assessore stesso rispetto alla strategia di promozione turistica della nostra Regione, in particolare proprio rispetto alla scarsa considerazione con cui, secondo alcuni Consiglieri sono state tenute da parte da questo Assessorato le città di Cuneo, Novara Biella e Verbania.
Pertanto, in via preliminare, è opportuno fare alcune precisazioni.
La strategia della promozione turistica piemontese non può e non deve essere impostata sull'utilizzo di un singolo strumento, una singola azione un singolo luogo, ma deve avere ad oggetto più azioni ed eventi, dai quali traspaia l'idea della Regione Piemonte come prodotto turistico unico, da promuovere in quanto tale, eliminando così, una volta per tutte quell'atteggiamento di sterile concorrenza che può solo nuocere alla promozione del turismo piemontese.
Alla logica delle fazioni è preferibile opporre quella delle alleanze tra i diversi prodotti turistici regionali; una strategia basata su singole aree o su singoli eventi, in un mercato sempre più vasto, concorrenziale e soprattutto, unito, non avrebbe alcuna possibilità di sopravvivere.
L'immagine unitaria e compatta dell'industria piemontese ha agevolato la collocazione della stessa ai massimi vertici del mercato mondiale e la conseguente esaltazione dei singoli prodotti e delle singole aziende regionali; logica conseguenza di ciò è che, anche per la promozione del "prodotto" turismo, sia gli amministratori locali sia gli operatori del settore liberino la mente da visioni ristrette e campanilistiche e guardino oltre, nel tentativo, già in atto, di dare vita ad una vera e propria "industria" del turismo, dell'ambiente, della cultura piemontese.
Ciò premesso, le critiche mosse alla pubblicazione in oggetto appaiono ancora più infondate per i seguenti motivi: 1) nella guida Una festa lunga un anno sono state individuate più di venti località nella Provincia di Cuneo, nel Biellese, a Novara, a Verbania, poi inserite in specifiche rubriche, e precisamente: Tra le Top Ten: Saluzzo e Alba Piemonte in tavola: Alba, Cortemilia, Borgo S.S. Dalmazzo, Carrù, Novara Verbania Musica e spettacolo: Pamparato, Magnano Storia Folclore: Saluzzo, Verbania, Pallanza, Candelo Sacro Profano: Sampeyre, Combouscuro, Sordevolo Antico in Piazza: Mondovì, Cherasco, Saluzzo, Novara, Biella Sport: Artesina:Valle Stura Settimana in fiore: Verbania e Pallanza.
2) A Cuneo, Biella, Novara e Verbania è stata inoltre riservata particolare attenzione in altre pubblicazioni, quali: Le Alpi del Mare, Viaggio in Piemonte, Barocco in Piemonte, la rivista Club Amici del Piemonte della primavera 1996, il Calendario delle principali manifestazioni del Piemonte nel periodo aprile/settembre 1996 e, in particolare: la brochure Le Alpi del Mare, la cui versione italiana è appena stata stampata in francese, inglese e tedesco, offre un quadro completo e preciso del vasto territorio che si estende dal Colle della Maddalena fino alle Alpi Liguri dell'Imperiese; schede dei parchi, itinerari di esplorazione percorsi a piedi, manifestazioni annuali, elenchi di alberghi, ristoranti campeggi e rifugi, individuati anche nelle località di Cuneo e Garessio la brochure Barocco in Piemonte racchiude numerosi itinerari attraverso il Barocco nel Cuneese (Cuneo, Bra, Cherasco, Savigliano, ecc.) e nel Biellese (Biella, Salussola e Masserano) il calendario delle principali manifestazioni del Piemonte per il periodo aprile/giugno, luglio/settembre, raccoglie un nutrito ventaglio di manifestazioni soprattutto nelle città di Cuneo, Novara, Verbania e Biella di fatto, i calendari hanno evidenziato, nel periodo da aprile a settembre le seguenti iniziative: Cuneo: mostra mercato dell'artigianato, mostra mercato dei piccoli animali, la Fausto Coppi (corsa ciclistica di 243 chilometri), il XX Festival di musica etnica, il mercatino dell'usato e dell'antiquariato, la sessantanovesima mostra ortofrutticola Novara: mercatino dell'antiquariato a luglio e a settembre Verbania: Settimana del Tulipano, Il Paese dei Narratori: IV Edizione La fiaba, Alla ricerca del buon vino, Settembre in fiore Biella: Quattordicesimo Torneo internazionale dell'amicizia, Biella estate: Umberto Tozzi in concerto, Elio e le Storie Tese in concerto.
Alla luce di quanto sopra evidenziato, non pare possa rilevarsi una qualche "ingiustizia" commessa da codesto Assessorato nei confronti delle località sopra citate, ma semmai un maggior interesse verso tali località rispetto ad altre che forse, però, hanno meglio compreso lo spirito unitario con il quale è stata impostata la strategia della promozione del prodotto turistico piemontese.
In ordine ai criteri con i quali sono state scelte le manifestazioni da segnalare, essendo materialmente impossibile riassumere in un opuscolo di nemmeno ottanta pagine le molteplici iniziative presenti sul territorio durante tutto il periodo dell'anno, si è proceduto alla stesura di calendari tematici (Le Top Ten, Piemonte in Tavola, Musica e Spettacolo Sacro e Profano, Storia Folclore, l'Antico in Piazza, Sport), e all'interno degli stessi sono state inserite le manifestazioni segnalate dalle APT locali, scegliendo non tanto le più note o quelle già evidenziate in altre pubblicazioni, ma quelle da scoprire, quelle più insolite, quelle dimenticate. A tal proposito, appare opportuno rilevare che soltanto l'APT di Cuneo si è limitata a segnalare la variazione del proprio numero telefonico, tralasciando la segnalazione di particolari manifestazioni oggetto di interesse turistico.
Infine, la constatazione che nessun'altra località del Piemonte abbia segnalato eventuali omissioni riguardanti iniziative locali, rafforza ancor più la bontà della strategia della promozione del prodotto turistico piemontese nel suo complesso, ed è soprattutto un riscontro positivo della comprensione, da parte delle singole località piemontesi, dell'ottica unitaria, senza inutili frontiere, con la quale deve essere valutata l'industria del turismo.
A tutto questo dobbiamo aggiungere un ulteriore dato: il livello di aiuti che la Regione dà attraverso la legge n. 29 in merito alla promozione turistica locale ha visto coinvolte maggiormente proprio le località oggetto di questa interpellanza.
Rispondo infine al Consigliere Chiezzi che non esiste alcuna consulenza e che invece esiste una strategia che parla chiaro in questa direzione: non sono parole, sono fatti, e il risultato che abbiamo ottenuto in questo primo anno è che nella nostra Regione è arrivato il 16% in più di turisti stranieri. Questo è un risultato che parla da solo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Le osservazioni che abbiamo voluto fare con l'interpellanza, che peraltro ha trovato consenso ampio (forze diverse), erano essenzialmente due, Assessore. Poiché mi pare che lei non le abbia colte o non ritenga di coglierle, vorrei risottolinearle.
La prima è che nelle visite che lei ha fatto, interessanti dal punto di vista del dibattito, dell'incontro e - mi consenta - anche delle reciproche promesse o impegni che sono stati assunti, abbiamo visto che, insieme al Presidente della Giunta, ha illustrato a Milano le linee di politica triennale (se non ricordo male, comunque pluriennale) sul turismo sulle quali la Giunta e il governo regionale intendono muoversi, citando le varie iniziative, i vari impegni e le Province dove la Giunta vuole rivolgere l'attenzione in particolare. Noi abbiamo colto l'assenza di Province - e non facciamo campanilismo - che sono ad alta vocazione turistica e che non sono state in quel momento ricordate. Una dimenticanza, una scelta politica, una linea che questa maggioranza, questo governo intende adottare. Su questo lei ha tentato di rispondere, però deviando un po' la discussione.
Non un unico strumento di propaganda turistica: è vero, ma quel libretto a cui noi ci siamo riferiti è un documento importante. E' vero che all'interno è elencata una serie di iniziative: mi verrebbe da dirle, molto bonariamente e cordialmente, Assessore, che sappiamo leggere, le abbiamo lette tutte e abbiamo anche colto quelle specificazioni e quelle presenze e tante altre. Seguiamo anche il bollettino di informazione turistica che lei ci manda mensilmente. Però particolari banali, ma che colpiscono ed attraggono, sono le indicazioni delle città capoluogo di Provincia nella cartina. Ancora una volta constatiamo che vi sono Province che sono neglette a questa Regione e anche se sono state istituite per legge non esistono mai.
Lei parla di non sterile concorrenza, di strategia collaborativa, di immagine unitaria anche a livello di industrie: siamo tutti d'accordo.
Dopodiché vediamo invece la corsa ai finanziamenti, all'accaparramento dei fondi, alle iniziative più importanti. Abbiamo visto anche per Torino la questione che riguardava l'Assessorato alla cultura e abbiamo dovuto, in collaborazione con Provincia e Comune, per quanto riguarda i giovani artisti, insistere per ricordare a questa Regione, a questo governo che Torino non è l'unico centro importante, che vi sono anche Province degne di rilievo e, oltretutto, che far circolare le iniziative significa valorizzare complessivamente la Regione nello spirito in cui lei diceva: non una concorrenza sterile, ma una strategia collaborativa. Ma sempre, non solo quando dobbiamo sottolineare le politiche, rispondere alle interpellanze e poi, però, ognuno va avanti giocando con il proprio pezzettino.
Voglio fugare subito il dubbio che sia una visione ristretta e campanilistica quella che ci ha mosso. No: è invece una puntuale sottolineatura della necessità di portare avanti una politica unitaria che valorizzi tutto il Piemonte. Il turismo non può essere campanilistico, ma non lo è nella misura in cui noi non dimentichiamo, altrimenti lo diventa.
Perché Alba - non c'entra, ma la prendo a caso - e non Omegna? Allora c'è una logica di parte, campanilistica, di prevaricazione, perché Omegna ha vocazione turistica quanto Alba. Questa era la motivazione.
Per quanto mi riguarda, non sono del tutto soddisfatta della sua risposta, Assessore, anche perché mi pare che continuiamo a dialogare magari nel merito ci intendiamo, ma il più delle volte non riusciamo a far incontrare il nostro pensiero.
Colgo, per quanto riguarda la mia parte di presenza in quella interpellanza, una volontà che lei ha esplicitato in modo negativo dicendo: "Non vogliamo che siano quelle cose lì"; la colgo in modo positivo e le dico che staremo però sempre molto attenti e la richiameremo ogniqualvolta valuteremo invece che sia di parte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Angeleri per una breve replica.



ANGELERI Antonello, Assessore al turismo

Ho apprezzato l'intervento della collega Bortolin e in questo senso volevo dichiarare che da parte di questo Assessorato non c'era assolutamente alcuno spirito che volesse intervenire maggiormente su un'area piuttosto che su un'altra. Non era assolutamente questa la logica.
Mi auguro che con la creazione di un'Agenzia regionale, quale quella che stiamo preparando proprio attraverso il passaggio della legge sulla promozione, questo coordinamento di cui sentiamo tutti la necessità finalmente ci sia e si possa quindi ovviare più serenamente a questo tipo di cose, che anche secondo me devono evitarsi.
Se c'è stato qualcosa, si è trattato sicuramente di piccole dimenticanze e non è stata una scelta strategica l'eliminazione di aree di questa Regione: questo è sicuro.


Argomento: Immigrazione - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza n. 499 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa alla morte di un dipendente extracomunitario a Moncalieri


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interpellanza n. 499 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Risponde l'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alle politiche per l'immigrazione

Con l'interpellanza n. 499, relativa alla morte di un dipendente extracomunitario a Moncalieri, i Consiglieri Chiezzi e Papandrea richiedono notizie relativamente a: se si è a conoscenza delle migliaia di casi, in Torino come in Provincia analoghi a quello dell'extracomunitario morto a Moncalieri per quanto riguarda le condizioni di lavoro, se cioè si hanno dati, analisi "fotografie" recenti sulla situazione gravissima che si è determinata tra immigrati clandestini quali provvedimenti, di concerto con il Comune, siano attualmente in vigore o si intende avviare rispetto al DPR n. 303 del 1996 e delle più elementari norme di igiene e sicurezza sul lavoro che cosa si intende fare per gli altri lavoratori della ditta per cui lavorava l'extracomunitario morto, la quale continua indisturbata a lavorare, benché sia emerso che i numerosi cittadini stranieri non erano regolarmente assunti.
In proposito, sulla base delle informazioni in possesso dei competenti uffici all'uopo fornite dalla Prefettura di Torino (nota n. Gab. 9600540 del 7/5/1996) e dal Comune di Moncalieri (nota prot. n. 25864 del 7/6/1996), si fa presente quanto segue.
La popolazione extracomunitaria presente nella Provincia di Torino è di circa 39 mila persone.
Di queste, 12.584 hanno presentato domanda di regolarizzazione per motivi di lavoro subordinato, ai sensi del DL 18/11/1995 n. 493 e successive reiterazioni.
I Paesi maggiormente rappresentati sono il Marocco, la Romania, il Per e la Nigeria.
Significativa è la presenza di cittadini brasiliani che soggiornano per brevi periodi nel capoluogo e di ex jugoslavi ai quali viene rilasciato il permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Non numericamente accertabile, seppure da ritenersi rilevante, è la presenza di extracomunitari in condizione irregolare che non hanno chiesto di beneficiare della "sanatoria".
L'inserimento lavorativo dei cittadini extracomunitari avviene soprattutto come muratori ed operai, in ambito edilizio e nella piccola industria, ovvero nel lavoro a domicilio specie per la popolazione femminile proveniente dai Paesi sudamericani e dalle filippine impiegate in particolare nel campo dell'assistenza agli anziani nonché come colf.
Un'intensa azione di contrasto al "lavoro nero" viene svolta dall'Ispettorato Provinciale del Lavoro presso le aziende che operano nei settori nei quali la presenza di manodopera straniera risulta più rilevante.
Nell'anno 1995 il predetto Ispettorato ha ispezionato 3.825 aziende nelle quali erano impiegati 921 extracomunitari, la maggior parte in regola con le norme in materia di ingresso e soggiorno di cittadini extracomunitari.
Dei predetti, 389, pur in possesso di regolare permesso di soggiorno svolgevano l'attività in violazione delle norme a tutela del Lavoro e della Previdenza Sociale.
Sono state inoltre riscontrate 71 presenze di clandestini.
La Prefettura di Torino ha fatto presente che a carico dei responsabili sono state adottate le sanzioni penali ed amministrative previste dalla legge. I contributi e i premi recuperati sono stati di L. 2.782.400.000.
Circa il caso specifico accaduto al lavoratore extracomunitario deceduto presso l'Ospedale di Moncalieri, si è a conoscenza che sono stati disposti puntuali accertamenti a cura del Corpo di Polizia Municipale di Moncalieri, nonché sopralluoghi dei Tecnici comunali volti a verificare eventuali situazioni di pericolo per la salute e l'incolumità pubblica o di contrasto con la normativa in vigore alla sede di Strada Carpice n. 3.
E' emerso che l'attività, consistente nello stoccaggio e vendita all'ingrosso di cassette da recupero, prevalentemente in legno, per prodotti ortofrutticoli, viene esercitata dal signor La Torraca Giovanni nato a Venosa (PZ) l'1/9/1948 e residente a Nichelino, Via Vernea n. 52 titolare dell'omonima ditta individuale registrata al Registro Ditte presso la Camera di Commercio di Torino ed iscritta al Registro Esercenti il Commercio.
La ditta in argomento risulta avere alle proprie dipendenze n. 3 lavoratori regolarmente denunciati, dei quali uno extracomunitario, assunto dal 18/10/1990 part-time e dall'1/12/1995 a tempo pieno con la qualifica di operaio di quinto livello (libretto di lavoro per cittadini stranieri regolarmente rilasciato dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale Ispettorato del Lavoro di Torino).
Dai sopralluoghi condotti dai Tecnici comunali è stato accertato inoltre che l'attività descritta rientra fra quelle assoggettate alle disposizioni di cui ai punti 46, 87 e 88 del DM 16/2/1982 relative all'obbligo di munirsi di certificato di prevenzione incidenti.
Pertanto, rilevato che l'attività veniva condotta in assenza di tale certificato, è stata data comunicazione di notizia di reato alla Procura della Repubblica da parte del Comune stesso.
In ordine al fabbricato di pertinenza si segnala che è in corso, da parte del Comune di Moncalieri, l'attività istruttoria volta a definire la pratica del condono edilizio per le opere eseguite in assenza di concessione e/o autorizzazione alla sede di Strada Carpice n. 3.
L'Amministrazione comunale ha inoltre precisato che, terminato il procedimento amministrativo, valuterà l'opportunità di adottare ulteriori provvedimenti in relazione alle opere edilizie eseguite.
Per completezza di informazione, si fa presente che nel Comune di Moncalieri esiste un Centro Servizi che opera a favore degli immigrati extracomunitari per la cui gestione la Regione Piemonte ha concesso contributi ai sensi della legge n. 39/90 (cosiddetta legge Martelli) nonché della L.R. n. 64/89.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Avevamo presentato questa interpellanza, avendo letto la notizia sui quotidiani, e ci aveva colpito il caso umano e la vicenda era particolarmente esemplare e penosa.
Pensiamo che questo fatto sia la punta di un iceberg, cioè che ci sia un problema molto più vasto che mi pare, in parte, risulti anche dalla risposta dell'Assessore, al di là della prima parte nella quale ci ha dato informazioni utili rispetto al tipo di immigrazione presente nella nostra città e regione, ma che non hanno molto a che fare con l'interpellanza.
A noi interessava soprattutto mettere in rilievo l'aspetto del lavoro nero, dell'illegalità diffusa presente in moltissimi settori economici, e come si continui ad utilizzare ampiamente il lavoro in nero, con tutto quello che comporta. Di solito, si utilizza il lavoro in nero non solo per risparmiare contributi - il che è già grave - non solo per evadere le tasse il che è ulteriormente grave - ma perché normalmente non si rispettano le norme elementari di sicurezza sul lavoro in senso generale, non solo le norme specifiche legate al tipo di misure che devono essere adottate, ma anche per quanto riguarda gli orari di lavoro e il tipo di fatica a cui i lavoratori vengono sottoposti.
Questa, tra l'altro, a nostro avviso, è una delle cause concrete della quantità significativa di incidenti sul lavoro.
Alcune settimane fa si era risposto proprio al fatto che, in questa zona, operava una USL in cui alcuni funzionari della stessa venivano pagati, o chiedevano di essere pagati, per occultare incidenti.
Crediamo che, oltre all'occultamento degli incidenti dei lavoratori regolari, avere degli impiegati compiacenti che si fanno comprare o sollecitano di essere comprati, serva anche a mascherare tutti i casi di illegalità, cioè di lavoro nero. Infatti, quando succede un incidente, e si fanno delle indagini, molte volte si scopre che c'è una situazione di lavoro in nero.
Nel caso di questo imprenditore, oltre al lavoro nero, abbiamo saputo che aveva portato avanti delle opere edilizie senza concessione. Quindi siamo in presenza di un comportamento illegale generalizzato, e dalle notizie forniteci dall'Assessore è emerso un elemento preoccupante: su 921 lavoratori controllati, 380 lavoravano in nero. E' vero che la maggioranza dei lavoratori non era in nero, però 380 corrisponde al 40% del totale, ed è una percentuale altissima.
Tra l'altro, credo che il fenomeno non riguardi solo gli extracomunitari, ma sia più generale. Infatti, ci sono anche molti lavoratori non extracomunitari che si trovano nella stessa situazione, e da questo punto di vista sapere che, in un anno, sono stati fatti solo 3.825 controlli secondo me è negativo, perché rispetto al numero di imprese presenti nella nostra Regione, e più specificamente nella nostra provincia sicuramente 3.825 è un numero ridotto, è un numero incredibilmente e scandalosamente basso.
Uno dei modi per frenare il lavoro nero e le conseguenze che comporta soprattutto sulla sicurezza dei lavoratori e del processo lavorativo, è senza dubbio un maggiore controllo. Talvolta la sicurezza non è solo riferita al lavoro, ma anche a come queste aziende si comportano nei confronti dell'ambiente circostante, quindi riguardano anche la popolazione.
Inoltre sia per quanto riguarda gli incidenti per i lavoratori, ma anche per quanto riguarda gli incidenti sull'ambiente circostante, poi chi paga siamo tutti noi, c'è un costo economico consistente per la società oltre al costo umano che è più importante.
Quindi, il problema dei controlli è fondamentale, e mi pare che la risposta data all'interpellanza dovrebbe sollecitare una richiesta di maggiori controlli perché quelli attuali non sono sufficienti.
La realtà che emerge da tutta una serie di fattori (che leggiamo quotidianamente sui giornali e negli articoletti che vengono messi per annunciare gli incidenti e i morti sul lavoro), è una realtà preoccupante.
Il problema di fondo è potenziare i controlli per scoraggiare comportamenti come quelli a cui abbiamo assistito.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Burzi, Cavallera, Farassino Masaracchio, Peano e Picchioni.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il seguente provvedimento: proposta di deliberazione n. 321: "Recepimento del contratto integrativo regionale di lavoro per gli operai e impiegati addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale ed idraulico-agraria in data 17/6/1996".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritta all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame progetto di legge n. 18: "Contributi ai Comuni per concorrere al funzionamento delle scuole materne autonome" (seguito) - Presentazione questione pregiudiziale


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 18, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nella precedente seduta si è svolta la discussione generale; si è poi interrotto l'esame di tale progetto di legge in attesa del parere della I Commissione per quanto riguardava la norma finanziaria.
Do quindi lettura del parere sulla norma finanziaria pervenuto dalla I Commissione: "Mi pregio comunicare che nella seduta odierna (18 luglio) la I Commissione ha esaminato, ai sensi dell'art. 80, comma terzo, del Regolamento interno del Consiglio regionale, l'emendamento all'art. 6 del progetto di legge n. 18, recante 'Contributi ai Comuni per concorrere al funzionamento delle scuole materne autonome'.
Nel corso del dibattito i proponenti hanno ritirato l'emendamento iniziale e lo hanno sostituito con una nuova formulazione allegata alla presente nota, e su tale ultima formulazione la I Commissione ha espresso parere favorevole a maggioranza".
Il testo, ovviamente, è allegato agli emendamenti che vi sono stati consegnati, possiamo quindi riprendere l'esame del testo di legge. Il testo citato è l'emendamento sostitutivo all'art. 6 del progetto di legge n. 18.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo in merito al parere della I Commissione. Tale Commissione ha espresso parere sull'emendamento che noi abbiamo nel fascicolo come emendamento 13/A.



PRESIDENTE

Questo emendamento lo esamineremo quando arriveremo al punto inerente l'aspetto finanziario. Ritenevo di dover fornire una comunicazione perch era un elemento che mancava all'esame del testo di legge.



CHIEZZI Giuseppe

Ho capito, ma stiamo esaminando questa legge in forza di un parere della I Commissione, parere fondamentale nel senso che senza quel parere noi non potremmo nemmeno discutere questa legge. Volevo solo far osservare che questo emendamento recita: "il comma primo è così integrato: '...come previsto dalla L.R. n. 10/96".



PRESIDENTE

Non è quello il testo dell'emendamento, deve leggere il 13/A nuovo testo.
Si tratta di un emendamento sostitutivo, e recita: al comma primo ed al comma secondo del progetto di legge n. 18 l'importo di L. 1 miliardo è sostituito con l'importo di L. 5 miliardi.



CHIEZZI Giuseppe

Ho capito, mi scusi.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, possiamo passare all'esame del relativo articolato.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: l'art. 1 "Finalità" è soppresso.
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente, colleghe e colleghi, con questo emendamento si intende sopprimere il primo articolo, che è quello che definisce le finalità.
Le motivazioni che hanno portato il nostro Gruppo a presentare questo emendamento riprendono in parte la discussione di carattere generale che avevamo iniziato nella precedente seduta di Consiglio. In merito, intendo sottolineare alcuni aspetti inerenti l'art. 1.
Un primo aspetto fa riferimento alle norme legislative che vengono coinvolte in questo articolo. In questo articolo vengono fatti dei riferimenti legislativi rispetto ad alcuni articoli della Costituzione; la volontà di soppressione di questo articolo è inerente ai dubbi che noi nutriamo sui riferimenti legislativi che secondo noi non sono consoni ad un testo costituzionale che invece è molto chiaro, soprattutto in riferimento a questo aspetto.
L'art. 3 della Costituzione, al quale si fa riferimento, definisce la parità e la pari dignità di tutti i cittadini di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
"E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Questo articolo della legge è importante; i proponenti della legge definiscono come questa proposta di legge voglia di fatto rimuovere degli ostacoli che sono posti nel dettato costituzionale, come la divisione, la disparità tra scuola pubblica e privata.
Pertanto le "finalità" ci sembrano alquanto non consone rispetto ad un dettato costituzionale che risulta molto chiaro. Soprattutto in riferimento agli artt. 33 e 34 della Costituzione, che invece definiscono molto bene il ruolo della scuola pubblica e il ruolo della scuola privata, della quale è garantita la libertà ed il libero insegnamento. Non vengono però definiti in alcun modo i finanziamenti alla stessa.
Con l'emendamento da noi presentato si vuole sopprimere tutto l'aspetto della formazione, che avremo modo di esplicitare con più specificità nei prossimi emendamenti, che invece devono vedere, secondo il nostro punto di vista, un ruolo essenziale della scuola pubblica nell'ambito della formazione.
Lo Stato che di per sé regola il funzionamento della funzione sociale della scuola - funzione essenziale e primaria come "paletto" della democrazia - regola anche la formazione primaria, asilo nido e scuola materna, dall'importante funzione didattica e formativa, e di conseguenza scolastica, essenziale per il singolo studente o singolo cittadino.
Per queste contraddizioni e per il nostro profondo dissenso ad un intervento finanziario totale rispetto alla scuola autonoma, abbiamo ritenuto di presentare questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Non voglio ripetere le considerazioni della collega Simonetti relativamente agli articoli della Costituzione citati; basta leggerli per rendersi conto che dicono cose ben diverse: parlano di parità e della scelta, ovvia da parte dello Stato, nei confronti della scuola pubblica. In uno di questi articoli si dice che la scuola privata, che pure è libera di esistere, non deve essere finanziata dallo Stato.
Sul piano più concreto, volevo sottolineare che il problema del finanziamento alla scuola pubblica, che dovrebbe essere prioritario conosce lacune profonde.
Rispetto, per esempio, ai problemi di edilizia scolastica, la realtà è assai preoccupante e grave. Sono state fatte richieste agli Assessorati di investimenti per oltre 200 miliardi a fronte di una disponibilità di spesa di 23 miliardi: spesa minima rispetto alle esigenze: siamo poco oltre il 10%. Situazione preoccupante; chi conosce la realtà specifica dell'edilizia scolastica si rende conto di quanto siano assolutamente necessari degli interventi. Penso alla scuola di mia figlia: per mesi, parte dei servizi non era funzionante. Bisognerebbe puntare a queste scelte; invece di impegnarsi nella battaglia ideologica in atto in aula, occorrerebbe investire, maggiormente e con più forza, nell'edilizia scolastica pubblica.
Ultima considerazione rispetto all'approvazione della norma finanziaria: ho serie perplessità sul fatto che il parere reso dalla Commissione bilancio sia congruo. Il parere negativo alla richiesta di 5 miliardi era dovuto al fatto che il denaro non c'era; anche adesso non c'è.
E' vero: martedì scorso abbiamo approvato l'assestamento di bilancio, ma quest'ultimo non è ancora legge, non è ancora stato pubblicato, non è ancora stato vistato. E' un atto che non esiste per la Commissione; per la Commissione esisteva ancora il vecchio bilancio, che riportava la cifra di 1 miliardo - e non di 5 - e quindi non ha potuto che rendere un parere su una legge passata sì in Consiglio, ma che ancora non è stata vistata e dunque non è ancora legge ufficiale.
Su tale situazione nutro delle perplessità, che riprenderò nel momento in cui discuteremo concretamente la questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. L'intervento svolto dal Consigliere Papandrea pone a mio avviso, un problema di procedibilità della legge.



PRESIDENTE

Consigliere, siamo in sede di illustrazione e discussione dell'emendamento all'art. 1...



CHIEZZI Giuseppe

Ma dato che il Consigliere Papandrea ha posto un problema nuovo, al momento, relativo al parere della I Commissione, pongo un problema di pregiudiziale alla continuazione dell'esame del progetto di legge.



PRESIDENTE

Consigliere, abbiamo già affrontato il problema nella discussione generale; ora stiamo affrontando gli emendamenti presentati sugli articoli.



CHIEZZI Giuseppe

Il Consigliere Papandrea sostiene che il parere della I Commissione - a suo modo di vedere, ma mi sembra che qualche ragione di contenuto ci sia è parere che non ha effetti, perché incardinato su un assestamento che non è vigente.
Pongo, su questo problema, la questione pregiudiziale...



PRESIDENTE

Adesso stiamo discutendo un emendamento...



CHIEZZI Giuseppe

Essendo però intervenuto un fatto nuovo, non legato all'emendamento, e riportato or ora dal Consigliere Papandrea, riguardo l'accesso a quest'aula di questa legge - fatto nuovo intervenuto durante la discussione ripropongo una questione pregiudiziale, perché al momento attuale è emerso un fatto nuovo che interessa non l'emendamento, ma la possibilità di discutere questa legge in forza di un parere in I Commissione, legato ad un assestamento di bilancio che non esiste.
Se l'assestamento di bilancio non esiste, non esiste il parere della I Commissione; se non esiste il parere della I Commissione, non esiste la possibilità di discutere questa legge. Dato che tutto questo è emerso successivamente alla prima richiesta pregiudiziale che avevamo fatto sul dibattito generale, pongo ora una nuova questione pregiudiziale a valle della novità introdotta dalle affermazioni del Consigliere Papandrea e chiedo di porre in essere una questione pregiudiziale, legata al fatto dichiarato qui dal Consigliere Papandrea, dell'impossibilità di procedere.



PRESIDENTE

Dato che il Consigliere Papandrea stava intervenendo sull'emendamento il sottoscritto non ha ritenuto di doverlo richiamare a rimanere sull'illustrazione dello stesso, in quanto si ritiene che i Consiglieri siano liberi di svolgere le osservazioni che ritengono opportune (anche se mi sembrava, francamente, un po' fuori luogo rispetto all'illustrazione).
La discussione generale è già avvenuta: era quella la sede per le pregiudiziali; il nostro Regolamento non consente, nel momento in cui si sta discutendo di emendamenti, di porre pregiudiziali.
Le leggo l'art. 80 del Regolamento: "Gli emendamenti che comportano aumento di spesa o che comunque incidono sul Piano di sviluppo o sul bilancio della Regione, sono trasmessi dal Presidente, subito dopo la presentazione, alla Commissione competente perché esprima il proprio parere. Questo può essere dato anche nel corso della seduta".
A nostro parere, quindi, non esiste l'aspetto di pregiudiziale.
Rileggo l'art. 80, comma quarto: "La votazione di emendamento ad un testo ha la precedenza su quella del testo stesso...", "...gli emendamenti ad un emendamento sono votati prima dello stesso. Contro gli emendamenti non sono ammesse la questione pregiudiziale o sospensiva".
Noi siamo nella fase in cui stiamo discutendo gli emendamenti.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

La prima questione è che, ovviamente, nel corso della discussione generale non si poteva sollevare la pregiudiziale, in quanto il fatto è avvenuto successivamente: non avevamo la sfera di cristallo e non potevamo parlare di un avvenimento che non si era ancora verificato.
La seconda questione è che l'art. 1, che noi chiediamo di sopprimere nel punto 2) e nel punto 3) parla degli interventi finanziari, quindi mi sembra che ci sia una congruità nel discutere di questo aspetto all'interno dell'art. 1, proprio perché nell'art. 1 si accenna al tipo di interventi finanziari che vengono fatti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio il Presidente per la lettura dell'art. 80.



PRESIDENTE

Non la voglio interrompere, però proprio l'osservazione del Consigliere Papandrea mi conferma nel riferimento all'art. 80 e non all'altro.



CHIEZZI Giuseppe

Mi permetto di rileggere l'art. 63 del Regolamento, perché è l'articolo che tratta del problema di poter o meno porre questioni pregiudiziali.
L'articolo è chiaro: le questioni pregiudiziali devono essere proposte da un Consigliere prima che abbia inizio la discussione, e questo noi l'abbiamo fatto nella scorsa seduta. Poi si dice, e questo è importante: "Il Presidente ha tuttavia facoltà di ammetterle anche nel corso della discussione, qualora la presentazione sia giustificata da nuovi elementi emersi dopo l'inizio del dibattito".
Noi siamo in una fase di discussione della legge che passa attraverso la discussione degli articoli, degli emendamenti e di tutta la fattispecie che conosciamo. Durante questa discussione è emerso, e solo oggi è emerso un elemento nuovo nel dibattito. Questo articolo dà la possibilità al Consiglio regionale, se lo ritiene, durante il dibattito, di porre la questione pregiudiziale.
Se la Presidenza interpreta che questa questione pregiudiziale debba essere posta all'inizio dell'articolo e non in occasione della presentazione di un emendamento, la cosa può andare bene, ma mi sembra che il nostro Regolamento ci consenta, nel corso della discussione della legge di porre anche durante il dibattito una questione pregiudiziale in relazione alle cose che vengono sentite.
Se il momento possa essere questo o debba essere successivo, prima della discussione dell'altro emendamento o prima dell'articolo, noi ci rimettiamo assolutamente alle vostre valutazioni, ma mi sembra chiaro che esiste il riconosciuto diritto di proporre, anche in corso di discussione delle questioni pregiudiziali se si presentano elementi nuovi.
Rilevo l'esistenza di un elemento nuovo, a meno che l'Assessore al bilancio ci dica che la preoccupazione espressa dal collega Papandrea non ha modo d'essere, che non ha contenuto realistico, allora è diverso; ma riusciamo adesso a fare riferimento ad un bilancio assestato che non esiste? E' un problema posto, che è serissimo.
Ritiro la pregiudiziale se c'è un Assessore che ci spiega come stanno le cose, altrimenti la mantengo. O adesso o fra un minuto, ma chiederei che la pregiudiziale venisse accolta.



PRESIDENTE

E' vero che l'articolo dice che "Il Presidente ha tuttavia facoltà di ammetterla anche nel corso della discussione, qualora la presentazione sia giustificata da nuovi elementi emersi dopo l'inizio del dibattito", ma io torno a ripetere - non vorrei essere noioso - che il dibattito riguardante la legge nel suo insieme l'avevamo dichiarato chiuso ed iniziavamo invece ad esaminare gli emendamenti. Infatti siamo partiti da un emendamento.
Non sto inventando io il Regolamento, mi sto comportando come normalmente si è comportata la Presidenza ogni volta. Se l'Assessore al bilancio ritiene di dover dare qualche chiarimento, ha facoltà di intervenire.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al bilancio

Essendo invitato dal Presidente, penso di dover fare ora ciò che probabilmente avevamo programmato di fare più avanti. Non so se può essere una spiegazione esaustiva o soddisfacente. Sta di fatto che questo emendamento ha avuto l'avallo del Capo Settore Bilancio, il quale ha anche citato e ribadito in Commissione che casi del genere sono di una certa routine, quindi non è un caso singolo. In passato, sicuramente negli ultimi anni, casi del genere sono capitati e si è sempre dato per scontato che essendo stato quel certo articolo votato in Consiglio regionale come assestamento, fosse acquisito.
Questa è la tradizione consolidata: se questa può essere una risposta mi sembra valida.



PRESIDENTE

Siccome stiamo andando avanti a colpi di Regolamento, non vorrei ricordare che un Consigliere non può intervenire all'infinito sul medesimo argomento.
Comunque, prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, è solo per spiegare a lei e all'aula il motivo per cui confermiamo la richiesta di pregiudiziale; perché da quanto ha detto correttamente l'Assessore Gallarini - non ho memoria, ma mi fido assolutamente di quello che ha detto - si capisce che è già successo nel passato che leggi nascano in questo Consiglio agganciandosi a bilanci che non sono ancora approvati formalmente, ma che sono stati votati in quest'aula. Quindi è esistita questa prassi.
Mi pare di capire che sia molto prassi e che possa essere anche contestata. Allora, se la prassi vige ed è stata realizzata in questi anni alcune volte, ciò è stato fatto perché in quest'aula nessuno ha sollevato problemi - il che non è da poco, perché l'aula è sovrana - approviamo un progetto di legge, agganciamo il finanziamento ad un bilancio che ancora non esiste, ma è stato approvato; nessuno contesta e la cosa va avanti.
L'aula è sovrana e nessuno contesta una prassi. Questo succede tante volte come quando iscriviamo gli argomenti all'o.d.g. e nessuno chiede gli appelli nominali. Va tutto bene! In questo caso, viceversa, l'aula è in presenza di Consiglieri che contestano questo fatto e dicono "a nostro parere non può esistere", perch noi siamo contrari. Ma questo è chiaro. Noi siamo contrari a questa legge siamo contrari al finanziamento: da questa contrarietà noi chiediamo il rispetto di regole. Allora il rispetto della regola è possibile? A me pare di no. Non sono un esperto in materia, ma se si dice che questa legge ha uno stanziamento a bilancio, deve essere la legge di bilancio vigente. Non può essere la legge di bilancio che forse sarà vigente, questo mi sembra elementare.
Ringrazio l'Assessore Gallarini per la correttezza della risposta e sollevo nuovamente o adesso sull'emendamento, o dopo durante il dibattito la questione pregiudiziale, perché l'art. 63 parla di dibattito e di fatti nuovi e sarebbe strano che il Regolamento intendesse "fatti nuovi" che escono solo dal dibattito generale sulla legge.
La sostanza di questa seconda frase del primo comma dell'art. 63 è quella di presupporre che durante il dibattito generale sulla legge, quindi su ogni articolo e su tutti gli emendamenti, ad un certo punto possa emergere una questione che ripone tutto in discussione. Questa è la sostanza, e a quel punto il Presidente ammette la questione pregiudiziale che poi è questione di due minuti, però è questione importante ammettere perché noi segnaliamo un'illegittimità di procedura, che innanzitutto vogliamo segnalare qui, ma che poi - vediamo come va a finire - segnaleremo anche ad altri organi competenti il giorno che la legge verrà approvata.
C'è un contenuto politico dietro la nostra pregiudiziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente, nel momento in cui viene posta una questione pregiudiziale credo che il fatto sussista, nel senso che si deve chiarire questa pregiudiziale. Il Regolamento parla chiaro, ma anche a logica di buon senso non potrebbe essere altrimenti. Quindi si deve chiarire se esistono questi elementi ostativi oppure no all'esame della legge.



PRESIDENTE

Noi riteniamo di continuare a ribadire l'interpretazione che abbiamo dato all'inizio, cioè stiamo discutendo degli emendamenti. Un'altra interpretazione permetterebbe una pregiudiziale o dieci pregiudiziali su ogni emendamento. Quando c'è una cosa che viene ritenuta, più che pregiudiziale, illegittima, viene sollevata nel momento in cui questa è all'attenzione dell'aula e conseguentemente...



CAVALIERE Pasquale

Quando può essere sollevata secondo lei?



PRESIDENTE

E' stata sollevata nel momento in cui discutevamo l'emendamento all'art. 1. Io non ho ritenuto opportuno intervenire nel merito dell'intervento che svolgeva un Consigliere, in quanto il Consigliere aveva chiesto la parola su quell'emendamento e non sulla comunicazione precedente fatta dal Presidente.
E' un meccanismo sul quale ritengo dobbiamo mantenere un atteggiamento di correttezza, altrimenti su ogni emendamento può essere posta la pregiudiziale.



CAVALIERE Pasquale

Chiedo nuovamente la parola.



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, io le do la parola, però abbia la gentilezza di aspettare che le dica: "ha facoltà di parlare".



CAVALIERE Pasquale

Io ho facoltà di parlare non perché lei me la concede, ma perché ne ho diritto!



PRESIDENTE

No, lei ne ha diritto nel momento in cui le viene concesso in aula altrimenti è inutile che ci sia una Presidenza!



CAVALIERE Pasquale

Presidente, io ho il diritto di parola malgrado i suoi desideri! Allora, la pregiudiziale, se non erro (i Regolamenti non si possono mettere sotto i tacchi!), può essere posta in qualsiasi momento della discussione, sia su un emendamento che su altri aspetti. Lei non può dire che avremmo dieci pregiudiziali, perché queste debbono comunque avere una loro sostanza. C'è questa pregiudiziale o non c'è? Questo è il merito! E non che non può essere posta una pregiudiziale, ma dove siamo!



PRESIDENTE

Nel Consiglio regionale del Piemonte.



CAVALIERE Pasquale

Appunto, nel Consiglio regionale del Piemonte, e non del Burundi!



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente, ho chiesto di intervenire perché penso che per procedura la pregiudiziale si sarebbe potuta porre nella discussione sull'articolo, cioè nella discussione generale relativamente all'articolato; noi invece eravamo già inerenti alla discussione degli emendamenti che modificavano un articolo. Visto e considerato, però, che il primo emendamento che abbiamo discusso sopprimeva un intero articolo (che era l'art. 1 con la dicitura "Finalità"), abbiamo ritenuto di porre la pregiudiziale perché sull'intero articolo, quindi su una discussione non relativa ad un emendamento di parte dell'articolato, ma su un intero articolo che era il primo articolo, abbiamo rilevato un fatto nuovo.
Io ora chiedo alla Presidenza se è possibile dal prossimo articolo procedere primariamente alla discussione generale sull'articolo e poi alla discussione sui vari emendamenti.



PRESIDENTE

La discussione generale sull'articolo mi pare che sia sempre ammessa quindi è possibile; il fatto è che qui siamo partiti dall'emendamento.



CHIEZZI Giuseppe

Noi non l'abbiamo chiesta perché l'emendamento riassumeva una discussione generale.



PRESIDENTE

Però avete la possibilità, se lo ritenete, di poterla porre in altre occasioni.



CHIEZZI Giuseppe

Allora poniamo la pregiudiziale all'inizio della discussione sull'art.
2. Se lei dice che quello è il momento, la metteremo lì. Ci sembrava più spedito farlo subito.



PRESIDENTE

La discussione sull'emendamento all'art. 1 mi pare sia terminata.



CHIEZZI Giuseppe

No, chiedo di intervenire sull'emendamento.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, lei è già intervenuto su questo emendamento.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo di parlare sulla pregiudiziale.



PRESIDENTE

Può fare la dichiarazione di voto, se lo ritiene opportuno.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, io intendevo intervenire sull'emendamento perché non ho parlato sull'emendamento, ma dato che la finalità non è litigare (potrebbe anche diventarlo, ma non lo è, per adesso)...



PRESIDENTE

Non ritengo che il Consiglio sia sede per litigare.



CHIEZZI Giuseppe

No, perché io ho diritto di parlare sull'emendamento in quanto non ho parlato sull'emendamento! Ma dato che non ho l'obiettivo di mettermi a contrastare, a questo livello, la gestione dell'aula, farò una dichiarazione di voto, rinunciando autonomamente a parlare sull'emendamento come ritengo di avere diritto.
Noi voteremo a favore di questo emendamento, che tenta di fermare - lo diciamo chiaramente - il percorso di questa legge. Questo nostro tentativo con le forze di cui disponiamo e gli argomenti che saremo in grado di sviluppare, viene messo in moto con il massimo della forza che riusciamo a sviluppare, per un motivo molto semplice: che a nostro modo di vedere siamo in presenza di un tentativo di smantellamento della Costituzione in un punto programmatico fondamentale per l'assetto dell'intera società. Ci troviamo cioè di fronte a questo tipo di attacco che noi cerchiamo di contrastare, tanto più perché non è un attacco isolato, ma è un attacco che si incastona nel dibattito, che va avanti a livello nazionale, di riforma della Costituzione stessa.
Siamo alla Regione Piemonte, è una nostra legge, riguarda le scuole materne private, ma si inserisce in un attacco che noi cerchiamo di contrastare e che smantella la Costituzione nei suoi principi fondamentali quindi non è un attacco che si rivolge al Titolo III o IV della Costituzione, ma è un attacco sui principi fondamentali della Costituzione.
E su questi principi fondamentali noi diciamo che il principio della libertà assoluta, sancito dalla Costituzione, da parte di chicchessia purché rispetti le leggi vigenti e si uniformi a certi criteri di istituire scuole libere sia garantito nel rispetto della Costituzione, che dice "senza oneri per lo Stato".
"Senza oneri per lo Stato" vuol dire che si riconosce innanzitutto una funzione pubblica - e lo riconosce l'art. 3 della Costituzione - della Repubblica, che organizza l'istruzione. In secondo luogo, in termini se volete più relativi, deve essere interpretata in ogni caso, se c'è una cognizione della realtà del governo della cosa pubblica, alla luce delle risorse che lo Stato sta destinando al settore dell'istruzione. Qui si apre una realtà che è nota a tutti di una scuola pubblica che non è ancora abbastanza pubblica, nel senso che non riesce ancora a perseguire tutti quegli obiettivi di eguaglianza, di accesso alla scuola e di buon funzionamento della stessa, di capacità di tutte le classi sociali di accedervi e di conseguire buoni risultati.
La scuola pubblica deve essere ancora raggiunta nei suoi significati più profondi. Uno degli ostacoli nel raggiungimento di questi obiettivi da parte della scuola pubblica è senz'altro quello delle risorse, perch discorsi se ne possono fare tanti, ma sappiamo benissimo che la scuola pubblica, per funzionare meglio nell'ambito degli obiettivi dell'art. 3 della Costituzione (rimuovere gli ostacoli economici e sociali onde permettere il pieno sviluppo dell'individuo), è ostacolata, in queste contingenze, da un problema di risorse, tant'è che le riforme di cui si discute sono tutte riforme in cui si discute se lo Stato è in grado di dare risorse per qualificare la scuola pubblica o no. E dato che queste risorse sono poche, voi capite che trovarsi di fronte ad una legge che, rispetto alle poche risorse che ha lo Stato, e in subordine alle pochissime risorse di cui dispone la Regione Piemonte, propone di dedicare queste risorse per finanziare delle attività che la Costituzione dice "libere, ma senza oneri", non può che avere la nostra più netta opposizione, per cui voteremo contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo per dichiarare la contrarietà rispetto all'emendamento e il voto a favore dell'art. 1, collegandomi alle dichiarazioni del collega Chiezzi, che i suoi colleghi avevano già avuto modo di esprimere relativamente alla questione di carattere generale dell'art. 33.
Noi continuiamo ad essere del parere che la proposta di legge sia perfettamente coerente con la Costituzione (non si smantella la Costituzione, semmai viene attuata), perché l'art. 33, terzo comma, laddove dice "senza oneri per lo Stato", ha un significato completamente e totalmente diverso da quello che prima è stato spiegato dal collega Chiezzi. Lo è perché va letto contestualmente in tutti gli altri articoli che sono stati citati nella proposta di legge; lo è leggendo - e lo ripeto ancora una volta - qual era l'opinione del costituente e di chi propose l'emendamento. L'emendamento fu proposto da Corbino, Marchesi, Preti Pacciardi, ecc.; alla domanda per quale motivo e che significato avesse la frase "senza oneri per lo Stato", l'on. Corbino rispose: "Noi non diciamo che lo Stato non potrà mai intervenire a favore di istituti privati diciamo solo che nessun istituto privato potrà sorgere con diritto di avere aiuti da parte dello Stato".
La formula "senza oneri per lo Stato", dunque, non ha affatto il significato di bloccare autonome determinazioni dell'autorità pubblica, in questo caso da parte della Regione. E' servita e serve solo a stabilire che non esiste un obbligo da parte dello Stato ad intervenire a sostegno di qualunque iniziativa scolastica di enti e privati. Quindi da questo articolo deriva una possibilità da parte dell'ente pubblico di intervenire se esistono alcune condizioni, condizioni che sono state stabilite nell'articolo relativamente alla convenzione. In sostanza, con il sistema della convenzione si incomincia a riconoscere che esiste un sistema integrato pubblico e privato, se il privato, senza fini di lucro, raggiunge delle finalità di carattere pubblico.
Di conseguenza, respingiamo le osservazioni fatte: è perfettamente coerente con la Costituzione, finalmente attuiamo la Costituzione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

L'intervento è sull'emendamento all'art. 1 (Finalità), che ne richiede la soppressione. E' evidente che un emendamento come questo pone una questione di ordine generale rispetto alle finalità della legge alla legge stessa.
Faccio alcune osservazioni che precedono la dichiarazione di voto, che per alcuni aspetti riguarda questo emendamento e per le questioni di metodo, oltre che di merito, può riguardare anche emendamenti successivi.
Questa problematica è già stata trattata dalle colleghe del mio Gruppo negli interventi nel dibattito generale sulla legge, ma alcune di queste questioni possono essere richiamate dall'art. 1 sulle finalità e dall'emendamento soppressivo. Rispetto ad una vicenda come questa si potevano scegliere due tagli di dibattito: un dibattito eminentemente ideologico, a mio avviso travolto non solo dalle macerie del muro di Berlino, ma da ben altro, dallo stesso buonsenso, all'interno di questo Paese, o un ordine di dibattito di merito rispetto all'efficacia che un provvedimento legislativo come questo ha, può avere, visto che ci troviamo davanti a provvedimenti legislativi analoghi assunti da altre Regioni italiane che hanno un corpo legislativo consistente e hanno anche un tempo di sperimentazione che può consentire già una prima verifica. Questo era l'altro taglio, ed è il taglio che abbiamo scelto come PDS.
Le obiezioni che noi abbiamo rispetto alla legge sono sul merito e sull'efficacia di parte dell'articolato, e avanziamo proposte migliorative.
Come ho già detto, ritengo che questa problematica sia riproposta complessivamente, dal punto di vista di merito, dall'articolo sulle finalità. Noi riteniamo che il dibattito che qui è stato precedentemente svolto sia superato dalla logica di lavoro delle Amministrazioni, comprese quelle di sinistra in cui è presente consistentemente magari non solo il PDS, ma anche Rifondazione Comunista: hanno tutte attuato convenzioni con le scuole materne private anche nella realtà della cintura torinese. Questa è una realtà che esiste nei fatti. Lo dico perché a volte la pratica e la capacità di intervento pratico superano delle difficoltà che, se affrontate in termini ideologici, poi non risolvono i problemi, e qui dobbiamo fare dell'amministrazione. Pertanto noi non abbiamo ritenuto di assumere quell'ordine di dibattito.
Riproporle infatti, da qualsiasi parte lo si faccia e con qualsiasi versione, assumendo magari queste finalità come la difesa del pluralismo e della libertà, mi sembra una cosa eccessiva e fuori da ogni logica all'interno della realtà di questo Paese, dell'ormai consolidato rapporto tra la scuola pubblica e privata, e il lungo dibattito che è aperto sul pluralismo culturale e sulla questione della religione all'interno delle scuole lascia certe argomentazioni dietro le nostre spalle.
Pertanto non riteniamo, dal punto di vista di merito, di accettare e che sia possibile, utile e produttivo accettare questo terreno a partire dall'art. 1 sulle finalità; nello stesso tempo si pone, oltre alla questione di merito, una questione di metodo. Secondo la nostra impostazione, il progetto legge non vede l'elemento fondamentale nelle finalità, ma nel merito delle convenzioni, degli standard che si definiscono, dei percorsi educativi che fra i Comuni e (al momento in cui si ferma la convenzione) gli istituti privati si determineranno. Quella è la sede e il luogo del confronto vero, è la sede della convenzione cui la legge si riferisce, non le finalità.
Si pone, quindi, oltre alla questione di merito, una questione di metodo: assumere, in conseguenza ad un'impostazione di ordine ideologico da qualsiasi parte venga, una logica di emendamenti che configurano nei fatti un ostruzionismo - cosa sempre fattibile dal punto di vista della scelta di dibattito democratico all'interno di un'assemblea - ma che riteniamo una scelta di metodo sbagliata rispetto al merito del problema.
Pertanto non solo voteremo contro questo emendamento per le ragioni di merito che ho detto, ma anche per le ragioni di metodo relative alla configurazione di un processo ostruzionistico. Preferiamo un dibattito concreto per poterla migliorare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Non sta a me, che sono relatore, fare dichiarazioni di voto sulla legge, però credo che prima di arrivare alle dichiarazioni di voto sarebbe opportuno sapere se il relatore accetta o meno gli emendamenti presentati.
Dico subito che questo emendamento non è accettabile per le motivazioni che ha già bene espresso il Consigliere Saitta e per le interpretazioni degli articoli della Costituzione che si danno in modo assolutamente sviante da quella che è la Costituzione stessa. Questo non è accettabile.
Vorrei dire qualcosa rispetto ai primi interventi che si sono svolti su questa materia e a tutti gli emendamenti che sono stati presentati.
Sarebbe non riconoscere all'intelligenza del Consigliere Chiezzi qual è la volontà che si pone rispetto alla discussione. Lui stesso ha ammesso che gli emendamenti sono una pregiudiziale più politica che burocratica, e comunque credo che possano essere tranquillamente affrontati con un metodo che, se il Presidente condivide, dovrebbe essere quello della presentazione dell'emendamento, della richiesta al relatore se lo accetta o meno, un eventuale intervento della Giunta sull'emendamento stesso, e successivamente gli interventi dei Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Come ho già detto in Commissione, il Gruppo Pensionati è favorevole a questa proposta di legge, ma contrario all'emendamento presentato dal Gruppo di Rifondazione Comunista.
Siamo favorevoli alla legge, perché è una legge che finalmente - come diceva il Consigliere Saitta - applica la Costituzione; è una legge che evidenzia anche che esistono delle strutture scolastiche private proprio dove la scuola pubblica non funziona (e questo lo sappiamo tutti, è inutile cercare delle scusanti). La scuola pubblica non funziona, quindi ben venga la scuola privata.
E' una legge che applica una libertà di intendimenti: chi vuole, pu mandare i propri figli dove vuole.
Quindi, siamo favorevoli a tutta la legge, che voteremo, ma siamo contrari a tutti gli emendamenti.



PRESIDENTE

Il Gruppo Rifondazione Comunista ha richiesto la votazione dell'emendamento per appello nominale.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'emendamento n. 1).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 53 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'emendamento è respinto.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Moro, Papandrea e Chiezzi: all'art. 1, il comma primo è soppresso.
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

L'emendamento n. 2) chiede la soppressione del comma primo, nel quale ci sono i riferimenti costituzionali e viene definito come la Regione Piemonte, nel rispetto degli articoli della Costituzione, promuove lo sviluppo e sostiene l'attività delle scuole materne autonome mediante un proprio intervento finanziario. Rispetto all'intervento finanziario spiegherò poi nell'illustrazione dei successivi emendamenti le motivazioni che ci hanno portati a richiederne la soppressione. Rispetto invece a questo comma, faccio riferimento agli articoli della Costituzione già precedentemente annunciati: l'art. 33 e l'art. 34; in questo caso più all'art. 34, dove viene definito: "I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto...". Lo Stato di fronte a questo articolo non può certo limitarsi a delle convenzioni senza tutelare il diritto allo studio. Diritto allo studio che viene definito dalla Costituzione all'art. 3, dove si definisce come tutti, indistintamente senza distinzione di sesso, di razza e di censo, quindi classe, hanno dei diritti, in questo caso allo studio.
Quindi questo emendamento soppressivo fa riferimento agli spropositati riferimenti di legge nell'ambito costituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

L'art. 1 del progetto di legge n. 18 è molto importante, in quanto definisce le caratteristiche della legge. In questo articolo emerge con rilevanza l'aspetto di anticostituzionalità che noi abbiamo sollevato.
Ricordiamo ancora una volta - lo avevamo già evidenziato in sede di discussione generale - che anche l'Ufficio legislativo della Regione Piemonte condivide, per quanto riguarda la parte finanziaria, il nostro parere. Oltretutto questo parere dell'ufficio della Regione Piemonte viene a seguito di una serie di pronunciamenti avvenuti in questi anni, tra l'altro anche dalla Corte Costituzionale. Questo è l'elemento di fondo che spiega il nostro atteggiamento.
In questa parte dell'articolo viene configurato un aspetto generale cioè non si entra nel merito, ma si fa un'affermazione di principio: si vuole superare quell'articolo della Costituzione dove, da una parte, la Costituzione dà la libertà di scelta a tutti però, dall'altra, pone dei limiti e delle priorità. Noi non siamo contrari alla libertà di scelta, ma senza andare contro quanto definito dalla Costituzione.
Diverso sarebbe stato il nostro atteggiamento se ci fossimo trovati di fronte ad un provvedimento che potenziava i fondi ai Comuni; però da parte dei presentatori c'è una volontà di affermare un principio forte di incostituzionalità.
Pertanto su questo articolo ribadiamo le nostre perplessità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Care colleghe e cari colleghi, va da se che nella discussione di questo primo articolo, in presenza di interventi di carattere generale, io riprenda per la coda anche qualche osservazione che ho qui sentito.
Cari colleghi, soprattutto del centro-sinistra, non pensiate che ci muovano vecchie e rinsecchite idee legate ai manufatti di recente caduti nel centro-Europa; non è così. Né pensiate che il nostro sia un atteggiamento ostruzionistico, perché in tal caso avreste visto cose diverse.
Questo non è ostruzioniamo: questa è una battaglia dura, limpida e a termine, non ostruzionistica, che segnala tutti i livelli del nostro dissenso. Noi nutriamo un primo dissenso fondamentale. Qui non si attua la Costituzione, Consigliere Saitta, ma cosa si attua? Con quali argomenti potete dire che oggi possiamo sottrarre risorse alla scuola pubblica, visto lo stato di qualificazione che ha bisogno la scuola pubblica, che è l'unica a poter garantire parità di diritti e il compattamento sociale della nostra società? Con quali argomenti, se non ideologici, si può sostenere che oggi ci sono le risorse da spendere nella scuola privata? Questo non è possibile. Quindi qui c'è un elemento di divisione.
Se aveste letto i nostri quaranta emendamenti, avreste potuto notare come il livello della nostra battaglia sia diverso, e noi non ci estraniamo dai contenuti della legge, perché abbiamo un livello di contrasto che è totale.
Noi prendiamo il nocciolo fondamentale di questa legge, che è il finanziamento della scuola privata, e lo contestiamo alla radice, e con gli emendamenti soppressivi di tutta la legge, di tutti gli articoli, di tutti i commi, cercheremo di argomentare.
Preso atto che questo Consiglio regionale ha una volontà differente non ci estraniamo dal modo in cui la decisione di finanziare scuole private viene presa; con la presentazione dei nostri emendamenti cercheremo di intervenire secondo la nostra linea di condotta per limitare i danni.
Quindi agiamo su due versanti - sapendo comunque di non essere soli innanzitutto con la convinzione che avevamo anche quando abbiamo tentato con qualche risultato, di fondare il Partito Comunista, qualcosa, a detta di tanti, di improponibile. Noi ancora adesso tentiamo di riproporre - mi sembra con qualche consenso - i valori della sinistra, della pubblicità della scuola, contenuti nella Costituzione, che dal lato dei costituenti erano valori della stragrande maggioranza del popolo italiano.
La Consigliera Manica ci definisce come Gruppo privo di buonsenso, ma noi abbiamo buonsenso e non siamo nemmeno soli, perché una persona di "poco buonsenso" come Stefano Rodotà, non più tardi del 2 dicembre dell'anno scorso diceva che la parificazione tra scuole pubbliche e private porta necessariamente con sé l'attribuzione a queste ultime di una quota di denaro pubblico; quindi lo impedisce (Rodotà, muro di Berlino) la norma costituzionale che associa la libertà privata di istituire scuole, ma con l'assenza di oneri per lo Stato. E questa norma, dice Rodotà, muro di Berlino, non può essere aggirata con acrobazie interpretative, che "fanno a pugni" con le mille dichiarazioni di chi sostiene che occorre ripristinare il più rigoroso rispetto delle regole.
Noi siamo, con le nostre modestissime forze, in questo filone. Lo Stato non ha risorse, la scuola pubblica è fondamentale per far uscire l'Italia dalla crisi e per elevare nel modo più democratico e pluraristico le condizioni di conoscenza e cultura delle giovani generazioni.
Per questo motivo riteniamo inopportuno, oggi, dedicare delle risorse pubbliche in un settore che la Costituzione italiana assegna alla libertà privata, senza alcun onere per lo Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Intervengo solo per annunciare il "no" del relatore anche a questo emendamento e per chiedere al collega Chiezzi che, oltre al riconoscimento dell'intelligenza propria e del suo Gruppo, riconosca anche che quando un emendamento è già stato illustrato, non è il caso di reillustrarlo - lo dico in particolare alla Consigliera Simonetti - nell'emendamento successivo con identiche argomentazioni. Quanto detto dalla collega Simonetti a proposito del primo emendamento, infatti, è esattamente quanto ripetuto relativamente al secondo emendamento, primo capoverso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Non avendo sentito da parte dei colleghi alcuna nuova argomentazione rimaniamo convinti della necessità di contrastare in modo netto la legge in esame.
Non so se la cosa sia stata presa in considerazione dai colleghi, ma nel primo comma è contenuto un passaggio che desta tutta la nostra preoccupazione. Passaggio che, letto alla luce delle dichiarazioni dei colleghi Saitta e Rubatto - soprattutto di quest'ultimo - rafforza la nostra convinzione sul fatto che non si tratta di discutere di piccola amministrazione: non è così. Si tratta invece di decidere una questione molto più importante: lo smantellamento della scuola pubblica.
Il primo comma recita, alla quarta riga: "La Regione Piemonte garantisce... e, riconoscendo la funzione sociale delle scuole materne di cui all'art. 2, ne promuove lo sviluppo...". Con "ne promuove lo sviluppo" cosa intendete? "Ne promuove lo sviluppo" sino a quando? Sino a che livello? Sino a che punto? Cosa significa "ne promuove lo sviluppo"? Da parte di alcuni interventi - collega Rubatto - questa frase, che noi proponiamo di abolire, significherebbe implicitamente: "ne propone lo sviluppo sino alle estreme conseguenze dell'estinzione della scuola pubblica". In testa ad alcuni, infatti, c'è l'idea che solo la scuola privata funzioni.
Uno degli elementi di preoccupazione di questa legge, contenuto già nel primo comma dell'art. 1, è la genericità dell'intendimento, ben lontana dai problemi che si pongono quando una comunità gestisce il problema di fornire il servizio di scuola materna. Sono due campi che non sono intrecciati in un solo tipo di politica e razionalità; sarebbe ben diverso se ne discutessimo nei Comuni. Non possiamo mischiare i problemi di un Sindaco relativamente al fornire un servizio alla propria popolazione, con i problemi di impianto legislativo della Regione Piemonte, che ha alle sue spalle e come sua guida la Costituzione italiana, e che quindi deve, non in modo generico ma puntuale, discrezionale e motivato - se intende farlo aprire delle linee politiche di sostegno ad attività di questo tipo.
Nei nostri emendamenti - al prossimo articolo lo rileverete, colleghi entriamo nel corpo dell'idea di dare contributi alle scuole private. Lo escludiamo in assoluto, oggi, perché non ci sono risorse, ma prendendo atto della volontà di questo Consiglio, cimenteremo l'aula a discutere come quando e perché si deve dare denaro alle scuole private (per parte nostra abbiamo presentato emendamenti correttivi). Sostenere, come si fa al primo comma, che se ne "promuove lo sviluppo", significa far nascere i più larghi equivoci tra le forze politiche; riteniamo, come Gruppo, che nell'equivoco di un allargamento delle maglie così generico, passino poi posizioni che tendono a sottrarre risorse pubbliche alla scuola pubblica, condannandola al degrado, trasferendole invece alle scuole private, le quali sono in modo inequivoco ed incorreggibile selettive anche per ragioni semplicemente economiche.
In questo modo, si costruisce una legge - questa sì - ideologica ed astratta che nessun riferimento ha con il Comune.
Per questi motivi, voteremo a favore dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Chiamato in causa dal Consigliere Chiezzi, preciso che era ben lungi da me l'idea di riuscire, con un mio intervento, a convincere un Consigliere regionale, in particolare il Consigliere Chiezzi.
Nel mio precedente intervento non ho detto che non volevo più la scuola pubblica, anzi, ben venga, migliorata in tutte le sue strutture. Ho semplicemente affermato di essere favorevole al pluralismo, quindi sì alla scuola privata e sì alla scuola pubblica, e ad interventi a favore della scuola privata in un momento, quale quello attuale, in cui la scuola pubblica non funziona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta per dichiarazione di voto.



SAITTA Antonino

Intervengo per dichiarazione di voto, riprendendo alcuni rilievi del collega Chiezzi, poiché credo che il confronto sia importante, al di là delle procedure che possono essere interpretate in termini ostruzionistici.
Relativamente all'interpretazione della legge, ma in particolare dell'art. 1, primo comma, credo che nessuno, tantomeno il Consigliere Chiezzi e il Gruppo di Rifondazione Comunista, possa ignorare la realtà delle scuole materne autonome nella nostra Regione (e non soltanto). Sono tante le scuole, le uniche esistenti in certi piccolissimi Comuni, a svolgere un servizio pubblico estremamente importante. Quando si parla di sostenere questo tipo di scuola ci si riferisce a scuole che svolgono tale servizio, senza fini di lucro. Non per nulla chi ha esperienza di amministratore ne conosce perfettamente l'utilità; infatti, non sono poche le convenzioni stipulate dai Comuni. Comuni di sinistra, Comuni di centro Comuni di destra, bianchi e rossi, sanno che queste scuole svolgono un servizio importante: le convenzioni sono tantissime e testimoniano il riconoscimento importante da parte degli Enti locali, che sostengono e sviluppano questo tipo di scuole. L'esistenza di queste scuole, inoltre rappresenta un grandissimo risparmio per l'Ente pubblico.
Seconda osservazione. Non vogliamo smantellare lo Stato e la scuola pubblica. Per noi la scuola pubblica - lo dicevo già in un intervento di carattere generale - è estremamente importante: noi attribuiamo allo Stato e a tutte le sue istituzioni, quindi anche alla scuola, un ruolo fondamentale. Però a noi sembra essenziale che, per garantire la libertà in materia di educazione, sussista accanto all'iniziativa statale, che è fondamentale, anche una molteplicità di iniziative educative che rendano concreta la libertà educativa.
In sostanza noi non crediamo, così come la Costituzione non ritiene che lo Stato debba avere il monopolio esclusivo in materia di educazione anche se il ruolo dello Stato è fondamentale e centrale. Debbono comunque esistere altre forme: è questo il significato. Non siamo i demolitori dello Stato e della scuola pubblica, anzi siamo interessati, credo notevolmente interessati, perché la scuola pubblica funzioni, per cui questa proposta non è in alternativa alla scuola statale. La scuola statale deve esistere e funzionare meglio, deve essere più competitiva, ma dobbiamo riconoscere questo ruolo importante, sociale e pubblico, da parte delle scuole materne autonome libere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Secondo me, come metodo, bisognerebbe sempre cercare di calibrare l'oggetto al contendere, altrimenti si rischia di fare affermazioni che possono far cambiare opinione anche in negativo.
E' vero che in Italia la scuola deve affrontare una serie di difficoltà, l'abbiamo denunciato tante volte. Ci auguriamo che la riforma intervenga al più presto: per troppi anni, chi ha governato non si è fatto carico di questo problema, o se ne è fatto carico in termini negativi.
Siamo il Paese che in Europa si colloca all'ultimo posto per quanto riguarda la percentuale del prodotto interno lordo investito nella scuola.
Credo che noi investiamo meno del 3,5% rispetto al 7-7,5% ed anche all'8 di altri Paesi.
Quindi è assolutamente necessaria una grande riforma della scuola, ma far diventare questa legge la grande riforma della scuola, cosa mai fatta fino ad oggi, mi pare un po' esagerato.
Tanto per cominciare, la scuola materna è una scuola discrezionale, non fa parte della scuola dell'obbligo: chi vuole mandare i figli alla scuola materna, li manda; chi non vuole, non li manda. Vi è un provvedimento dello Stato che prevede, per ogni sezione di scuola materna autonoma, un intervento che mi pare si aggiri sui 2 milioni o 2 milioni e mezzo all'anno, pur avendo istituito lo Stato scuole materne statali.
Il Comune che conosco aveva solo scuole materne comunali: quando è arrivata la legge abbiamo trasformato tutte le scuole materne comunali in scuole materne statali, perché ritenevamo che fosse una strada giusta.
C'era una sola scuola materna autonoma, retta dalle suore, come credo, del Cottolengo (anzi ce n'erano tre; purtroppo, dico purtroppo, due, per mancanza di personale, sono state chiuse e ne rimane una).
Nel mio Comune sono state stipulate delle convenzioni con queste scuole. La convenzione che noi abbiamo stipulato prevede, ad esempio un'organizzazione all'interno del Consiglio di circolo, quindi organi istituzionali e la sottoscrizione della volontà di applicare gli stessi metodi di insegnamento. Vi sono dei maestri che sono più intelligenti ed altri meno, ma questo vale per uno e vale per l'altro; qualcuno ci mette più impegno, un altro di meno, ma almeno il profilo dell'organizzazione della scuola autonoma era discusso all'interno. Così abbiamo tentato di far capire in tutti i modi quello che contestiamo in questa legge, proprio per la peculiarità del finanziamento da parte della Regione, quindi non finanziamento dello Stato direttamente in acquisizione come per una scuola dell'obbligo, ma un finanziamento a supporto delle difficoltà di cui abbiamo letto.
Abbiamo appreso il grido di dolore della CEI, che diceva: "Per cortesia intervenite, altrimenti non riusciamo più a reggere perché non abbiamo più il personale religioso per poter svolgere queste funzioni. Non ce la facciamo più, dobbiamo mettere personale laico". Al personale laico normalmente bisogna pagare pure i contributi, che invece alle suore non si pagano. In questa situazione c'è solo la sopravvivenza. Diciamoci tutte le cose come stanno, altrimenti poi non si capisce di cosa si parla.
E' vero che c'è questo problema, ma noi riteniamo che sia giusto risolverlo, proprio per la funzione che queste scuole svolgono da trent'anni sul territorio, ormai acquisita anche nella prassi generale delle persone che vivono in quei territori.
Non siamo d'accordo - l'abbiamo detto mille volte - che sia la Regione a stabilire una convenzione a livello generale in questi termini. Se la funzione è demandata ai Comuni, come sempre hanno fatto - non si capisce perché ci si intestardisca in direzione della Regione - credo che si operi per il meglio. Se la Regione interviene per scavalcare la potestà dei Comuni, diciamo che è un errore, ed è un errore che si aggiunge ad altri errori, per cui vi chiediamo di pensarci sopra ancora un attimo.



PRESIDENTE

Su richiesta di Rifondazione Comunista è stato richiesto l'appello nominale.
Si proceda pertanto alla votazione dell'emendamento n. 2) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 hanno risposto SI' 5 Consiglieri hanno risposto NO 45 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'emendamento è respinto L'emendamento n. 2 bis) è stato ritirato.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 1, il comma secondo è soppresso.
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, questo secondo comma dell'art. 1 va ad esplicitare l'intervento finanziario.
Il primo elemento da individuare è quindi quello dell'intervento finanziario rispetto alle scuole materne autonome; il secondo elemento è laddove viene esplicitata l'intenzione di conseguire il trattamento paritario degli utenti nelle diverse scuole, statali e non statali.
Per quanto riguarda l'intervento finanziario, vorrei osservare che mentre le scuole pubbliche - come è già stato rilevato da molti Consiglieri nei precedenti interventi - vengono private dei fondi necessari per poter realizzare davvero un intervento cospicuo rispetto ad un settore importante e realizzato in modo efficiente sul territorio, e non purtroppo per carenze anche dal punto di vista finanziario, si tende da parte di alcuni progetti di legge, questo in primo luogo, a cercare di privatizzare tale settore con interventi finanziari. Molti grandi esponenti, anche precedenti Ministri dell'Istruzione, avevano affermato che l'intervento pubblico doveva essere prioritariamente destinato, rispetto all'intervento nelle scuole, nelle strutture formative scolastiche pubbliche e quindi l'intervento finanziario in questo caso non può che non riflettere un progetto di smantellamento anche se in qualche modo non radicale, ma attraverso dei percorsi che possono essere più o meno rapidi di un servizio pubblico formativo quale è quello del diritto allo studio.
Lo stesso on. D'Onofrio affermava, solo qualche mese fa, in un articolo pubblicato su Sole 24 Ore, come la scuola pubblica avesse bisogno ancora di grandi e cospicui finanziamenti e quindi di forti interventi per poter funzionare efficacemente al fine di offrire dei servizi al territorio in maniera efficiente, definendo come prima di parificare la scuola pubblica e privata, quindi di arrivare ad una parità di trattamento, sia necessario che tutte le scuole siano degne di questo nome. Su questo ognuno avrà la propria opinione.
Per quanto riguarda la parità scolastica noi non siamo, anche se abbiamo chiesto la soppressione di questo comma, distruttivi rispetto a questo elemento, che viene anche enunciato in alcuni articoli costituzionali. Riteniamo indispensabile la realizzazione della parità come viene definita dal mandato costituzionale: una parità di riconoscimento delle scuole private in questo senso e delle scuole pubbliche per titoli da esse lasciate sotto il controllo dello Stato, ma senza alcun onere per lo Stato. Comunque su questo non mi ripeto, perché avevo già dichiarato la nostra opinione nel precedente emendamento. Siamo però contrari a qualsiasi forma di delega rispetto al pubblico per compiti istituzionali che, in questo caso, sono affrontati direttamente da questo.
Rispetto alla parità di trattamento, io mi chiedo secondo quale principio e anche secondo quali riflessioni - se potranno poi illuminarmi può essere definita pluralista una scuola materna autonoma o privata o religiosa o confessionale rispetto ad una scuola pubblica. La scuola pubblica si è distinta da qualsiasi altra forma scolastica proprio per il suo pluralismo, perché all'interno della scuola emergono delle differenziazioni che fanno di questa scuola un patrimonio complessivo, in cui ciascun studente viene a contatto con realtà diverse, con patrimoni culturali diversi, con tradizioni diverse, ed è proprio questo l'elemento di ricchezza che ha la scuola pubblica e che non può di per sé, proprio per un elemento anche di riflessione in qualche modo scontata, avere la scuola privata né tanto meno una scuola autonoma vista in un senso confessionale.
E' proprio per questo motivo che la legge in esame, in particolare questo comma in cui viene per primo esplicitato, sembra essere incompleta in questo suo aspetto.
Vorrei sottoporre ai Consiglieri questa riflessione: in molti Comuni è presente solo la scuola non statale e quindi non c'è comunque una libertà di scelta, è presente solo la scuola privata; in tali Comuni lo Stato non ritiene prioritaria la scuola pubblica, quindi, non offrendo garanzie, non lo è di per se neanche la scuola privata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, questo seconda comma bisogna leggerlo bene. Dice infatti: "L'intervento finanziario deve tendere" - sottolineo "deve tendere" - "a conseguire il trattamento paritario" - sottolineo "trattamento paritario" - "degli utenti delle diverse scuole, statali e non statali, funzionanti sul territorio".
A parte il contrasto generale che abbiamo espresso e che non ripeto però anche nel corpo scritto di questo comma c'è questo aspetto "buonista" cioè "l'intervento finanziario deve tendere"; ma ci si è chiesti con quali procedure e quali strumenti può tendere? Secondo l'interpretazione del nostro Gruppo, questo non è altro che un modo di dire per mettere in buona pace alcune coscienze che magari potrebbero tentennare.
Questa è una frase che, in legge, ha pochissimo risvolto amministrativo; "deve tendere", ma in che modo? Ha gli strumenti per tendere o semplicemente l'intervento finanziario è un intervento che viene erogato? Da questo punto di vista è un'addizione di legge che, per tecnica legislativa, pare debole.
Poi c'è il secondo aspetto, cioè "deve tendere a conseguire il trattamento paritario". Questa è un'altra perla assoluta, perché dice che "deve tendere a conseguire il trattamento paritario degli utenti delle diverse scuole statali e non statali". Ma in cosa consiste questo trattamento paritario degli utenti? Anche questo suona come un inno alla libertà.
Ma andiamo un po' con le mani dentro il tema della libertà. Cos'è il trattamento paritario? Pagano le stesse rette? No, non pagano le stesse rette. Hanno gli stessi servizi? No.
Allora è un po' disagevole discutere, è un po' di livello non eccelso un confronto politico basato su petizioni di principio: "deve tendere....
trattamento paritario"; così mettiamo l'abito nuovo ad una situazione di diseguaglianza profonda da tutti i punti di vista (redditi, servizi forniti, tipo di insegnamento, strutture educative, strutture fisiche). E' tutto diverso tra le scuole pubbliche e le scuole private, però si dice che il trattamento deve essere paritario.
Se avessimo di fronte - dato che fatto il contrasto generale, ci piace anche entrare nel merito - una griglia di ragionamento che ci fa comprendere che non si tende, ma si attua un obiettivo e che il trattamento paritario consiste concretamente in criteri e requisiti precisi di carattere tecnico, di impostazione culturale, di livelli di reddito, ecc.
potremmo almeno riconoscere a questo disegno di legge la forma non generica di una petizione di principio, che erogherà a pioggia, erga omnes, nel modo più scriteriato - non in termini negativi, ma senza criteri, acriteriato denaro pubblico che, per tutti gli argomenti esposti prima, vorremmo continuare a destinare alla scuola pubblica.
Quindi, per questo motivo proponiamo l'estirpazione alla radice di questo secondo comma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Al di là di una valutazione generale, anche per non parlare generalmente di scuole private e scuole pubbliche, per quanto riguarda il problema di tendere ad avere un trattamento paritario fra gli utenti, credo che tra la realtà e queste affermazioni la differenza sia notevole.
Conosco abbastanza il fenomeno, perché avendo due figli che hanno terminato da non molto tempo di frequentare la scuola materna, facevo parte del Consiglio delle scuole dove i miei figli erano iscritti. Quindi, posso dire che ci troviamo di fronte ad una realtà molto diversa.
I tagli imposti alla scuola pubblica che, come giustamente ricordava il Consigliere Miglietti, riceve uno stanziamento di fondi statali (molto basso rispetto al reddito del nostro Paese), determinano delle conseguenze come ad esempio la chiusura delle scuole.
Mentre, da una parte, andiamo a finanziare istituti privati, abbiamo dall'altra parte tutta una serie di chiusure che avvengono nella nostra città, per cui alcuni utenti si trovano nella condizione di dover portare i figli a tre chilometri di distanza, quando magari hanno la scuola privata a 500 metri da casa, e nello stesso tempo magari una scuola comunale vicina viene chiusa, sembra quasi per lasciare alla scuola privata l'esclusiva e favorire il fatto che gli utenti vi si rivolgano.
Un altro problema riguarda il funzionamento; per esempio, ci sono stati tagli rispetto al prescuola e al doposcuola; ciò significa non avere la possibilità di andare a portare i bambini prima e a prenderli dopo, perch molte famiglie si trovano in questa situazione per via degli orari di lavoro. Viceversa, le scuole private in questo senso hanno una maggiore flessibilità. Uno degli elementi per dare maggiore flessibilità agli orari delle scuole materne pubbliche è quello di avere il prescuola e il doposcuola, però lo fanno pagare, ed anche parecchio. In più nei mesi estivi tutta una serie di scuole vengono chiuse.
Quindi, se molte famiglie hanno un mese di ferie ad agosto, nel mese di luglio hanno il problema di portare i figli alla scuola materna, e qui talvolta vengono tagliati gli orari di apertura delle scuole e tutta una serie di servizi che prima venivano erogati (ad esempio, ricordo che quando mia figlia frequentava la scuola materna ogni tanto li portavano in piscina o in gita).
Nell'arco del tempo i tagli hanno comportato anche un peggioramento della prestazione del servizio; però, da una parte si taglia, e dall'altra vengono concessi i soldi al privato; tra l'altro non in modo mirato, perch potrebbero esserci delle comunità in cui il privato fornisce una reale supplenza al pubblico e, valutando caso per caso, si potrebbe andare ad un investimento in quei settori; invece qui si prevedono investimenti a pioggia.
Inoltre, se i 5 miliardi servono a dare qualità al servizio sono inefficaci, però il problema è semmai di ripensare globalmente agli investimenti che vengono fatti per la scuola con una priorità alla scuola pubblica, che le permettano effettivamente di essere un luogo di formazione vero, in cui i bambini possano trovare un servizio di qualità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Solo per rigettare questo emendamento, che peraltro era già stato spiegato ampiamente quando si emendava tutto l'articolo.
Chiedo la votazione per alzata di mano.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 44 contrari e 2 astensioni.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 1, il comma terzo è soppresso.
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Colleghe e colleghi, questo emendamento richiede la soppressione del comma terzo, dove vengono definiti gli interventi finanziari che sono distinti ed aggiuntivi rispetto agli interventi di assistenza scolastica e ai vari interventi finanziari che già di per sé le scuole materne autonome ricevono come contributo a livello statale, quindi dal Ministero dell'Istruzione, oltre ai contributi che gli stessi Comuni nei vari territori regionali concedono alle scuole materne autonome.
Questo comma lo riteniamo inopportuno, in quanto le scuole private già ricevono dei contributi dallo Stato - che ammontano a circa 3 milioni, 3 milioni e mezzo a sezione, per scuola materna autonoma presente nel territorio regionale; inoltre a questi se ne aggiungono altri che i vari Comuni, sulla base di convenzioni, concedono ad alcune scuole materne private nel territorio.
Le situazioni sono localmente molto diversificate e le differenza vanno considerate con grande attenzione. Pertanto sembra, a nostro parere inaccettabile la possibilità di erogazione del contributo anche in assenza della convenzione con l'Ente locale.
L'assenza della convenzione con l'Ente locale sta a testimoniare un contributo ad una scuola che opera territorialmente senza un controllo da parte di un ente pubblico, quindi senza il controllo pubblico che possa individuare come la scuola, in questo caso privata, autonoma, che opera un servizio sociale nel territorio, possa corrispondere e rispondere a standard di qualità che il servizio sociale in oggetto, in questo caso il diritto allo studio, deve necessariamente avere.
Una considerazione che potremmo fare è di tipo diverso: questa legge non in termini distruttivi ma migliorativi, potrebbe assolvere il suo compito - in questo caso con il consenso di altre forze politiche, non di certo con il consenso del Gruppo di Rifondazione Comunista - con un sovvenzionamento, che non sia però aggiuntivo né distinto dagli interventi di assistenza scolastica che vengono già svolti da altri Enti, in questo caso dallo Stato e dagli Enti locali territoriali per competenza, quali i Comuni.
In questo caso, invece, si tratta di uno scavalcamento, questa volta non più rispetto ai termini costituzionali, ma ben oltre: ad una legge nazionale quale quella che stabilisce le funzioni degli Enti locali in termini di assistenza scolastica. Faccio riferimento alla legge n. 142.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Care colleghe e cari colleghi, questo terzo comma contiene un elemento che era contenuto nella relazione dei presentatori della legge ed era un contenuto, Consigliere Montabone, centrale nella riflessione della discussione del progetto di legge originario. Obiettivamente, non era di poco conto.
Nella relazione originaria i presentatori del progetto di legge scrissero che tra le varie motivazioni che li avevano spinti a fare questa scelta vi era il fatto che le scuole materne autonome private usufruivano di un contributo che nella relazione originaria era scritto nell'ordine di 600-700-800 mila lire per sezione. I relatori hanno quasi perso la voce nel ripetere questa condizione di insufficienza di risorse finanziarie che conculcava la libertà, ecc. Era un fatto che obiettivamente colpiva anche chi poteva essere in disaccordo su questo sostegno alle scuole private.
La Commissione e la Giunta, attraverso i loro uffici, hanno effettuato un'indagine in proposito ed hanno verificato che la realtà delle cose quella in base alla quale si governa e si dovrebbero scrivere le leggi e prendere dei provvedimenti, era del tutto diversa. La realtà delle cose aveva mosso i Consiglieri a dire che tale importo era irrisorio e che, di conseguenza, le scuole materne autonome sarebbero morte tutte. La realtà delle cose è invece che lo Stato oggi dà oltre 3 milioni di lire per ogni sezione di scuola materna privata.
Dopo una verifica di questo genere, se ci fossimo trovati nel mondo della scienza, della conoscenza, cosa sarebbe successo? Verificata la falsificazione di questa realtà - falsificata dai dati di fatto - cioè accertato che le lire non erano 700 mila, ma 3 milioni e 700 mila, fossimo stati nel mondo del reale e del razionale questo avrebbe dovuto provocare vista la falsificazione della realtà - un altro disegno di legge, un'altra proposta, perché il terreno è proprio stato tolto da sotto i piedi. Ma siamo invece nel mondo della politica e dell'ideologia, soprattutto da parte dei presentatori di questa legge, che in molti, con un terreno diverso sotto i piedi, gesticolano le loro proposte nello stesso modo come se nulla fosse accaduto, continuando a lamentare l'insufficienza dell'attuale apporto pubblico a queste scuole, e quindi aggiungendo questo comma.
Il comma recita: "Gli interventi finanziari... sono distinti ed aggiuntivi rispetto agli interventi di assistenza scolastica". Qui non è riconoscibile nulla di riflessivo, non dico di critico, rispetto alla rappresentazione della realtà, che è del tutto diversa da quella che avevate immaginato. Mi chiedo anche se alla fine, procedendo in questo modo dal mondo delle idee al mondo delle leggi che trasformano quelle idee in norme, si facciano buone leggi o se non ci sia qualcosa di rugginoso nei meccanismi che prima o poi salterà fuori. Mi sembra veramente stupefacente partire da una realtà, fare una legge e, cambiata la realtà, fare la stessa legge.
Per questo motivo - siamo sempre negli interventi radicali - il nostro non è ostruzionismo, non abbiamo alcuna volontà di ostruzione, abbiamo per la necessità e la volontà di fare una battaglia politica visibile che comprenda tutti i termini della nostra critica, da quelli più radicali (la legge non va) a quelli meno radicali (la legge potrebbe essere cambiata come si vedrà con i prossimi emendamenti).



PRESIDENTE

Il Gruppo Rifondazione Comunista ha richiesto la votazione per appello nominale.
Si proceda quindi alla votazione dell'emenamento n. 4) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 51 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 45 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'emendamento è respinto.
4 bis) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 1, comma terzo, dopo le parole "Gli interventi finanziari di cui alla legge", aggiungere la parola "non" e dopo la parola "distinti" sopprimere le parole "ed aggiuntivi".
Tale emendamento è ritirato dai proponenti e riproposto nel testo seguente con l'aggiunta delle firme dei Consiglieri Moro e Papandrea: 5) all'art. 1, comma terzo, le parole "sono distinti ed" sono soppresse e sostituite con le parole "non sono".
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Questo emendamento fa riferimento al comma terzo, dove si definiva che i contributi regionali avrebbero dovuto essere distinti ed aggiuntivi rispetto ai finanziamenti che già vengono concessi alla scuola materna statale dagli altri enti.
Questo "non sono" va ad introdursi in un'ottica di riflessione diversa per la quale questo comma risulta inopportuno rispetto ad un intervento della Regione, vista come Ente pubblico territoriale istituito dalla Costituzione italiana, che dovrebbe promuovere la scuola materna statale quindi la scuola pubblica, e sostenere in tal senso tutti i Comuni che chiedono l'apertura di scuole materne statali, mentre attualmente la Regione stessa eroga contributi minimi per questi Comuni, 27 mila lire per alunno (questi i dati che ammontano al 1995), lasciando ai Comuni oneri pesantissimi per fornire alla popolazione di quel territorio un efficiente servizio pubblico.
Inoltre, il fatto che la Regione intervenga finanziariamente a sostegno dei Comuni, in particolare dei piccoli Comuni che affrontano questi pesanti sacrifici per assicurare il funzionamento delle scuole materne statali dovrebbe essere un punto fermo su cui questa Regione, essendo un Ente pubblico territoriale legittimato dalla Costituzione italiana, non dovrebbe andare oltre.
E' incomprensibile perciò come la Regione non provveda a promuovere la diffusione sul territorio delle scuole materne statali, stimolando i Comuni in tal senso attraverso significativi interventi finanziari. Ma ancora più incomprensibile risulta questo comma della legge, dove si tendono ad assicurare dei contributi sostanziosi ai Comuni per le scuole materne non statali, e quindi autonome, chiedendo la sensibilizzazione degli stessi in tal senso, e quindi chiedendo ai Comuni, avendo dei contributi aggiuntivi di stipulare nuove convenzioni. Dall'altra parte, paradossalmente nell'ambito della legge viene affrontato il tema per cui i Comuni vengono scavalcati, perché saranno soggette ai contributi regionali anche tutte le scuole materne statali che non hanno realizzato un tipo di convenzione con l'Ente locale territoriale, che in questo caso è il Comune.
Quindi, poniamo delle serie perplessità che segnalano un atteggiamento di preoccupazione forte rispetto a questo comma, che riflette un ambito generale.
Chiediamo perlomeno che questi finanziamenti non siano aggiuntivi rispetto alla convenzione che la scuola materna nel territorio già riceve convenzione che è conseguente ad un contributo che viene definito sulla base di convenzioni che riflettono degli standard qualitativi.
Questo significa che le scuole materne autonome, per poter accedere ad una convenzione e ad un contributo, devono rispondere a degli standard e a delle leggi nazionali (nella legge in alcun modo citate), fondamentali ed importantissime di cui al decreto ministeriale del 1991, che sancisce gli orientamenti didattici che la scuola materna in generale deve assolutamente assolvere.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'emendamento n. 5) per appello nominale come richiesto dal Gruppo di Rifondazione Comunista.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 42 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'emendamento è respinto.
Prima di passare alla votazione dell'art. 1, ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Moro; ne ha facoltà.



MORO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dell'atmosfera politica che emerge e serpeggia in quest'aula di Consiglio regionale, in relazione al progetto di legge n. 18: "Contributi ai Comuni per concorrere al finanziamento della scuola materna autonoma", si coglie chiaramente l'indifferenza e la grave faziosità e strumentalizzazione della maggioranza di centro-destra, che tenta sempre di privilegiare la filosofia del privato in ogni competenza istituzionale della Regione.
E' passato ormai un anno di esecutivo e i gravi ed urgenti problemi del Piemonte si sono ulteriormente aggravati perché nessuna importante realizzazione è stata concretizzata e finalizzata.
E' ormai largamente condivisa dalla stragrande maggioranza dei cittadini la considerazione politica che la scuola pubblica, così come prevede la Costituzione a tutti i livelli (dalla scuola materna all'università), è un'istituzione prioritaria e centrale per la crescita civile della società e deve costituire la grande sfida per la rinascita morale, civile ed economica del Paese e della Regione.
La prospettiva è quella di una scuola della costituzione pubblica perciò aperta a tutti e capace di favorire le aggregazioni, le integrazioni, le inclusioni e non le esclusioni come si caratterizzano le scuole private. Scuole queste costose, confessionali, in cui non esiste la minima libertà di ricerca e di insegnamento, dove ricevono finanziamenti di 5.000 miliardi all'anno dallo Stato con la detassazione delle rette e dove utilizzano anche il personale pubblico in sovrannumero.
E' perciò necessario operare concretamente perché la scuola sia realmente pubblica, dove il diritto all'educazione, allo studio sia effettivamente garantito a tutti i cittadini, al di fuori delle credenze religiose o politiche, dove vi siano maggiori investimenti per l'edilizia scolastica costruendo scuole adeguate alle necessità sociali; riduzione secca del numero di alunni per classe al fine di favorire e garantire un insegnamento più personale ed il recupero per chi ha necessità; favorire il pluralismo delle proposte educative all'interno della scuola pubblica vissuta come luogo di confronto, di cittadinanza sociale e di libertà di insegnamento.
La vera libertà in un Paese democratico ed antifascista si analizza sulle concrete opportunità di scelta pubblica, dove il servizio offre validamente e serenamente dei servizi validi. Nel campo della scuola e dell'educazione pubblica questo già avviene, però deve essere notevolmente migliorato.
Con questa analisi non intendo certamente enfatizzare il monopolio del pubblico, ma affermare la garanzia costituzionale in una materia delicata e difficile quale è l'istituzione e la scuola.
Come comunista, come sinistra alternativa, siamo da sempre in difesa del diritto allo studio libero, gratuito e democratico. Avversiamo decisamente le strumentalizzazioni faziose a fini elettorali di chi, come l'attuale Giunta regionale, attraverso finanziamenti a pioggia a Comuni sulla scuola materna autonoma, cerca consensi facili e non governa invece seriamente e doverosamente i gravissimi problemi politico-economico occupazionali del Piemonte, primo fra tutti il lavoro ai giovani.
Oggi è mancato nella battaglia istituzionale sulla scuola materna pubblica l'apporto polti co del centro-sinistra e del rappresentante dei Pensionati: questo è un fatto negativo e grave che va rimarcato, ma che valorizza l'attività di Rifondazione Comunista e ne esalta il ruolo di solo oppositore alla Giunta.
Pertanto, come Gruppo di Rifondazione Comunista, voteremo decisamente contro l'art. 1 della proposta di legge.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione dell'art. 1 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI' 44 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
L'esame degli articoli successivi proseguirà oggi pomeriggio.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,45)



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