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Dettaglio seduta n.66 del 09/07/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Esame ordine del giorno n. 243 relativo alla navigazione del fiume Po e delle idrovie collegate


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Esaminiamo l'ordine del giorno n. 243 presentato dai Consiglieri Farassino, Rosso, Dutto, Marengo, Ferraris e Rubatto, di cui al punto 13) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

L'ordine del giorno è superato in quanto le problematiche che vi avevamo esposto sono già state prese in considerazione da parte della Giunta e dell'Assessore Masaracchio. Dunque, ritiriamo il documento.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 243 è quindi ritirato.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale in merito all'increscioso episodio accaduto al Consigliere Dutto


PRESIDENTE

Ho dimenticato, questa mattina, di esprimere a nome del Consiglio tutta la nostra solidarietà e simpatia al Consigliere Dutto per l'aggressione che ha subìto.


Argomento: Ordinamento regionale

Esame ordine del giorno n. 224 relativo alla bandiera della Regione Piemonte


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 224, presentato dai Consiglieri Rosso, Bellingeri, Farassino e Dutto, di cui al punto 14) all'o.d.g., il cui testo recita: "Premesso che: il Consiglio regionale con legge del 24/11/1995 n. 83 ha adottato la bandiera della Regione Piemonte il Sindaco di Lagnasco (CN), dottor Paolo Persico, si era dichiarato contrario all'adozione della bandiera ufficiale regionale del Piemonte il Consiglio regionale del Piemonte, con deliberazione assunta nella seduta del 2/4/1996, ha impegnato il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi avanti al Sindaco di Lagnasco affinché fosse osservato il disposto normativo di cui alla L.R. n. 83/95 e fossero posti in essere tutti quegli atti ed iniziative tese ad evitare il ripetersi, in altri Comuni piemontesi, di quanto avvenuto a Lagnasco il Sindaco di Cumiana (TO), signor Gianfranco Poli, interrogato circa la possibilità dell'esposizione della bandiera ufficiale della Regione Piemonte accanto alla bandiera della Repubblica ed al gonfalone comunale durante le cerimonie pubbliche e le manifestazioni civili, ha risposto in data 15/5/1996, prot. n. 4475, allegando copia della risposta fornita dal Prefetto di Torino, dottor Stelo, in data 6/5/1996, n. Gab. 9600229, e precisamente: 'Con riferimento al quesito in oggetto, si informa che la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio del Cerimoniale, interpellata da questa Prefettura, ha espresso l'avviso che gli Enti territoriali (Regione Provincia o Comune) possono esporre, accanto al proprio gonfalone o bandiera, esclusivamente la bandiera nazionale, quale simbolo della sovranità primaria cui è ammesso riferimento' la Regione Piemonte opera ed ha sempre operato nell'ambito dei poteri riconosciuti dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato il Capo del Cerimoniale del Palazzo romano, per voce del Prefetto di Torino, ha imposto una decisione che confligge con la L.R. n. 83/95 che ha approvato la bandiera della Regione simbolo dell'idoneità piemontese tutto ciò premesso, il Consiglio regionale del Piemonte invita il Presidente della Giunta regionale a verificare la legittimità della nota prefettizia e a sensibilizzare i Sindaci e i Presidenti di Comuni e Province piemontesi, nel rispetto dello spirito della L.R. n. 83/95 affinché espongano la bandiera ufficiale del Piemonte accanto ai propri gonfaloni o bandiere e alla bandiera nazionale, durante le cerimonie pubbliche e manifestazioni civili".
Mi pare che sul problema fosse già intervenuta una discussione - non ricordo più se in sede di Consiglio o di Conferenza dei Capigruppo - nella quale mi ero riservato di parlare con il Prefetto affinché quest'ultimo potesse esperire tutti i passi necessari a livello nazionale onde dirimere la questione. Non ho ricevuto, sinora, alcuna risposta in merito.
La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Signor Presidente, l'ordine del giorno era già stato illustrato nella scorsa seduta di Consiglio, nella quale dubbi di interpretazione della nota del Prefetto erano stati sollevati dal Gruppo di Rifondazione Comunista. Il Presidente Picchioni si era incaricato di sentire il Prefetto per chiarire quanto intendesse dire con la suddetta nota. Non si è ricevuta alcuna risposta: mi sembra la riprova della scarsa attenzione verso questo Consiglio regionale.
Chiedo al Consiglio di esprimersi sull'ordine del giorno, il quale oltre che impegnare la Giunta a verificare la legittimità della nota prefettizia, la impegna anche ad intraprendere una specie di campagna conoscitiva verso i Sindaci del Piemonte, per far capire esattamente cos'è la bandiera del Piemonte e che la possono esporre, se lo vogliono.
Ritengo dunque che potremmo passare alla votazione dell'ordine del giorno, anche se non possiamo ancora conoscere esattamente il pensiero del Prefetto.



PRESIDENTE

Potremmo votare l'ordine del giorno, in attesa della risposta del Prefetto, che potrà pervenire in termini formali all'Ufficio di Presidenza che a sua volta la farà arrivare ai singoli Capigruppo.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 10 voti favorevoli e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 16 Consiglieri).


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno n. 235 relativo alla disciplina del servizio sostitutivo civile degli obiettori di coscienza e n. 236 relativo alla revisione della legge sulla ferma obbligatoria di leva


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 235 presentato dai Consiglieri Cotto, Casari, Burzi, Dutto, Angeli, Peano, Cavaliere, Suino, Simonetti e Moro, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.



MONTABONE Renato

Non ho sottoscritto questo ordine del giorno ed intervengo solo per dire che c'è un altro ordine del giorno riguardante il servizio di leva.
Secondo me, per fare una cosa compiuta, sarebbe opportuno che dai due uscisse un solo ordine del giorno affinché la proposta sia completa altrimenti non è possibile verificarla globalmente.
Siccome questo comporta un lavoro che certamente non si può fare in aula, chiedo se è possibile far passare in una Commissione (non so indicare quale, ma il Presidente verificherà) questi due ordini del giorno, se i sottoscrittori dell'altro sono d'accordo, affinché si possa fare un lavoro compiuto di proposta vera e propria. In caso contrario, temo che questi due ordini del giorno lascino il tempo che trovano.



PRESIDENTE

Il Consigliere Montabone si riferisce all'ordine del giorno n. 236, di cui al punto 11) all'o.d.g., relativo alla revisione della legge sulla ferma obbligatoria di leva, presentato dai Consiglieri Montabone, Angeli Rubatto, Bellingeri, Burzi, Vaglio, Ghiglia, Casoni, Griffini, Mancuso Salerno, Minervini e Deorsola. Ha proposto di fare un testo unico; c'è per bisogno di andare in Commissione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Presidente, non sono d'accordo con questa proposta. Al di là del fatto che entrambi gli ordini del giorno parlano dell'esercito, non mi sembra che siano riconducibili in un unico contesto.
L'ordine del giorno n. 235 riguarda la disciplina del servizio sostitutivo civile degli obiettori di coscienza, mentre il n. 236 si riferisce alla revisione della legge sulla ferma obbligatoria di leva. Si tratta di due temi che, secondo me, richiedono una discussione separata perché non hanno al centro lo stesso argomento. L'unico argomento comune è il fatto che si parla dell'esercito.



PRESIDENTE

I due ordini del giorno si possono anche unificare, ma naturalmente la sua obiezione è più che legittima.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.



MONTABONE Renato

Prima ho fatto una richiesta, ma la controdeduzione del Consigliere Papandrea non mi convince per niente. E' chiaro nei due ordini del giorno si può anche vedere una differenziazione sostanziale, salvo che il nocciolo della questione sia lo stesso.
Se non si vuole cercare di fare un ordine del giorno che tenga conto della richiesta di fare in Italia un esercito di professionisti e a lato tenga anche conto di cosa devono fare coloro che non intendono partecipare ad un esercito di professionisti attraverso il servizio civile, allora su questo ordine del giorno mi astengo, anche se la collega Cotto lo ha firmato.



PRESIDENTE

Ecco, la Consigliera Cotto è arrivata adesso. Stavamo appunto discutendo l'ordine del giorno n. 235, che vede lei come prima firmataria.
Scusi, Consigliera Cotto, intende illustrare l'ordine del giorno o vuole direttamente passare alla dichiarazione di voto?



COTTO Mariangela

Lo voglio illustrare.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Chiedo scusa se sono arrivata in ritardo, ma una riunione con le colleghe Consigliere mi ha trattenuto.
Ho osservato con soddisfazione che l'ordine del giorno presentato il 12/6/1996 ha favorito una riflessione più ampia sul servizio di leva e ha prodotto anche un altro documento che auspica la creazione di un esercito professionista di volontari.
Mi sembra opportuno precisare subito che voterò a favore anche del secondo ordine del giorno, firmato tra gli altri dal mio Capogruppo, perch è veramente necessario rivedere la legge sulla ferma obbligatoria di leva.
Da molti anni, forse troppi, l'argomento è di attualità, ma gli unici provvedimenti finora adottati si sono limitati a ridurre il periodo di ferma da 18 a 12 mesi, quasi a sottolineare l'inutilità e il disagio del servizio. Provvedimenti che non sono riusciti ad affrontare nella sua complessità il problema e anche oggi c'è chi parla solo di ulteriore riduzione del periodo.
Con riferimento alla normativa vigente, nel tentare di illustrare l'ordine del giorno che mi vede prima firmataria devo constatare che nella nostra Regione esiste un patrimonio enorme che non viene utilizzato come meriterebbe ed è il patrimonio della solidarietà.
In Piemonte, come nelle altre Regioni, cresce il numero dei giovani che si offrono come volontari per svolgere il servizio civile al posto di quello militare, anche se è scarsa l'informazione, anche se sono molti gli ostacoli da superare.
Alcuni scelgono di spalare fango nelle zone alluvionate, altri scelgono di assistere malati e qui voglio ricordare come esempio l'aiuto insostituibile, come ha ricordato il padre ai giornalisti, che un obiettore, fino a quando il Comune di Torino ha potuto assegnarglielo prestava alla famiglia Comisso per curare il figlio in coma epatico da più di sei anni.
Ci sono giovani che piantano alberi e c'è chi guida un'ambulanza o aiuta gli handicappati. Il loro numero sta crescendo, non altrettanto accade per gli enti e le associazioni che sono disponibili a riceverli.
In Piemonte solo 146 sui 1.209 Comuni hanno stipulato con il Ministero della Difesa convenzioni finalizzate all'utilizzo di obiettori.
Dopo l'alluvione, provvedimenti normativi di carattere eccezionale hanno reso possibile l'impiego di giovani di leva presso i Comuni alluvionati per fronteggiare situazioni di emergenza. Si ritiene che un tale impiego debba essere previsto da disposizioni di carattere generale e non solo in forza di una legislazione di emergenza.
Sarebbe interessante anche capire quanto costa al giorno il servizio di leva per chiedersi perché lo Stato rimborsa ai Comuni convenzionati solo 4.500 lire al giorno per vitto e alloggio per ogni obiettore.
Hanno senz'altro ragione coloro che sostengono che il servizio civile non può dipendere dal Ministero della Difesa. La difesa della Patria non consiste solo nella protezione armata dei confini da un ipotetico invasore ma può essere realizzata talvolta anche più efficacemente con adeguati comportamenti di impegno sociale non armato.
La difesa dello Stato prevista dalla Costituzione può essere attuata in diversi modi e non è detto che farlo in divisa sia quello migliore. Si pu contribuire alla tutela dell'ambiente, alla salvaguardia dei beni culturali, all'aiuto ai malati, ai portatori di handicap e dei giovani a disagio. Per svolgere questa difesa dello Stato ci vogliono sensibilità e formazione.
Bene ha fatto la Caritas a ricusare gli obiettori assegnati d'ufficio.
Bene fanno i giovani a protestare quando dopo i quasi 18 mesi di attesa al posto del congedo ricevono l'effettiva chiamata.
Lo Stato non può frenare così la programmazione, le aspettative dei giovani.
Lo Stato non può per tutti questi mesi lasciare il giovane senza informazione.
Bene farà il Parlamento se in tempi brevi riuscirà a rivedere la normativa. Nel frattempo, il Presidente e la Giunta regionale dovrebbero verificare quali interventi siano ipotizzabili affinché i Comuni e gli altri Enti non vanifichino la possibilità loro concessa di avvalersi di obiettori attraverso convenzioni con il Ministero della Difesa per utilizzare al meglio tutto il patrimonio della solidarietà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, personalmente ritengo che dopo l'illustrazione da parte della prima firmataria, Mariangela Cotto, l'ordine del giorno dovrebbe portare qualche elemento in più per capire a che cosa si mira e che cosa si vuole, perché i Comuni che hanno voluto stipulare le convenzioni hanno potuto farlo benissimo. Il Comune che io conosco ha stipulato una convezione ed è la terza volta che impiega obiettori di coscienza e il Ministero ha sempre risposto puntualmente inviando per il numero che era previsto all'interno della convezione. Anzi, presso l'ufficio dell'Informagiovani si è aperto uno sportello in cui i giovani che intendono fare obiezione di coscienza si prenotano e normalmente (una volta non c'era questa disponibilità da parte del Ministero) coloro che optano e fanno richiesta di andare in una certa direzione vengono favoriti e mandati in quella direzione, non in toto perché credo che il Ministero della Difesa abbia un'ottica generale su tutto il Paese e quindi non sempre riesce ad accogliere l'individualità di tutte le richieste. Bisogna infatti tenere conto che questo è un servizio che si rende al Paese intero per cui qualche volta anziché andare a Collegno si viene inviati a Torino oppure a Pinerolo, ma normalmente vi è già un'ottica per quanto riguarda i militari di leva di mantenerli all'interno della propria Regione o successivamente possono chiedere l'avvicinamento. Per quanto riguarda gli obiettori di coscienza, quando il Comune segnala una serie di nomi, normalmente vengono esaudite le richieste che provengono sia da parte del singolo che da parte del Comune.
Vorrei capire allora a che cosa mira questo ordine del giorno più nel concreto. La legge c'è, basta soltanto attivarsi per applicarla; vi sono delle norme che sicuramente sotto il profilo economico potrebbero essere facilitate. In proposito devo dire che non sono d'accordo, per cui voter contro, con il secondo ordine del giorno, perché ritengo che non sarebbe opportuno per il nostro Paese un esercito di professionisti, ma mantenere il servizio di leva, pur con questa nuova ottica dell'opzione per il servizio civile.
L'altro problema è se si intende aprire le porte alla sostituzione di personale mancante all'interno degli Enti pubblici, perché una delle difficoltà che molti Comuni hanno avuto è di questo tipo: hanno fatto un progetto, hanno firmato la convenzione, sono arrivati gli obiettori di coscienza, ma poi hanno adibito gli obiettori di coscienza ad altri servizi, non quelli che erano previsti nel progetto. Di fronte a questa situazione sia gli obiettori di coscienza, ma soprattutto il Ministero, se non si è assolutamente ligi a quello che è il progetto per cui si firma la convenzione e vengono inviati gli obiettori di coscienza, lo stesso Ministero ritira la convenzione con quell'Ente o quel Comune.
Vorrei quindi capire meglio - ripeto - a che cosa si mira, poi voteremo a favore di questo ordine del giorno, ma ritengo che sia opportuno focalizzare maggiormente gli obiettivi che si intendono raggiungere.



PRESIDENTE

La Consigliera Cotto è stata chiamata in causa dal Consigliere Miglietti; se intende dare qualche ragguaglio in più, ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Io sono partita da due dati. Il primo è che ci sono dei giovani che non riescono a trovare collocazione in Piemonte e non riescono ad avere esaudita la propria richiesta.
L'altro dato è che solo 146 Comuni sui 1.209 della nostra Regione hanno stipulato le convenzioni. Questo dato, che ho ricevuto dal Ministero della Difesa, parla da solo e c'è da chiedersi il motivo, e naturalmente il motivo l'ho chiesto al Comune di Asti ed anche agli altri tre Comuni della Provincia di Asti, che hanno stipulato la convenzione e a quelli che non l'hanno stipulata.
Uno dei problemi - l'ho già accennato - è il rimborso che lo Stato dà ai Comuni, e i Comuni piccoli quindi hanno delle difficoltà a poter stipulare queste convenzioni, mentre far fare il servizio militare in caserma costa moltissimo allo Stato; per lo meno molto di più del rimborso che lo Stato dà ai Comuni.
Le altre questioni sono già evidenziate nell'ordine del giorno.
Infatti, laddove si scrive: "precisato che un tale apporto, come peraltro previsto dalla legislazione vigente, non può servire a colmare eventuali carenze di personale", dovrebbe già bastare al collega per sapere che abbiamo molto chiara la normativa, e non vogliamo assolutamente coprire carenze di personale con l'utilizzo dei giovani di leva.
Vogliamo migliorare la qualità del servizio, e ho portato anche l'esempio di un caso avvenuto a Torino che ha avuto molta risonanza sui giornali. Vogliamo aumentare la qualità della vita e del servizio reso al cittadino. Ci sono tanti giovani che sono disponibili, che chiedono di farlo, e dobbiamo incoraggiarli.
Quindi, fermo restando quello che è scritto nell'ordine del giorno dando atto che è da tanto tempo che si discute di modificare la normativa però di fatto è sempre solo stata modificata nel periodo di leva (dai 18 mesi si è arrivati ai 12), ma mai nella sostanza, con questo ordine del giorno sollecitiamo "l'individuazione delle misure necessarie a semplificare le attuali procedure burocratiche che di fatto disincentivano i Comuni a stipulare le convenzioni".
Dobbiamo sempre ricordare, quando parliamo di Comuni, che ci sono dei Comuni con poche centinaia di abitanti che chiaramente devono rispondere alle leggi alla pari del Comune di Torino. Quindi, il Sindaco del piccolo Comune ha gli stessi problemi del Sindaco del Comune di Torino, per chiaramente non ha la struttura organizzativa che può assisterlo nel fare determinate convenzioni.
Quindi, di fronte alla richiesta di tanti giovani che vogliono fare il servizio civile, attiviamoci affinché i Comuni e gli Enti possano soddisfare tale richiesta.
Inoltre un invito "ai parlamentari piemontesi a proporre l'emanazione di una legge che, al di là di eventi contingenti e straordinari", e qui il discorso è relativo alla legge straordinaria fatta dopo l'evento alluvionale del novembre 1994, "accordi al giovane chiamato alle armi il diritto soggettivo di optare tra il servizio militare ed il servizio civile sostitutivo".
Spero di essere stata chiara nelle motivazioni che mi hanno spinto a chiedere ai colleghi di firmare l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Il dibattito che si è sviluppato in aula ci fa comprendere che l'argomento è importante e che merita un ulteriore approfondimento.
Il Gruppo di Forza Italia è d'accordo a convergere su quanto ha detto il Capogruppo del CDU, Montabone, il quale ha proposto di cercare in Commissione di unire i due ordini del giorno. Anche perché riteniamo che ci sia una stretta attinenza tra il servizio di leva professionale, al quale siamo chiaramente favorevoli, il problema delle obiezioni di coscienza, il problema del servizio di leva e del servizio civile.
Pertanto riteniamo che un dibattito in Commissione - e lo chiediamo al Presidente - sia doveroso e necessario per cercare di fondere, nella maniera più congrua, i due ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Come accennavo prima, anche se lo spirito del nostro ordine del giorno è di natura diversa - in quanto propone una revisione della ferma obbligatoria di leva, quindi non dava un'opportunità di scelta, ma chiedeva una revisione dell'attuale legge sulla ferma volontaria - raccogliendo gli inviti che vengono da più parti, siamo disponibili a trasferire i due ordini del giorno in Commissione, fermo restando che, secondo noi, sarà difficile che i due argomenti trovino una conciliazione.
Con uno, infatti, si tratta di rivedere la legge sulla ferma volontaria di leva; con l'altro si tratta di definire un'opzione di scelta sulla possibilità di effettuare il servizio civile volontario per gli obiettori.
Siamo disponibili ad andare in Commissione, anche se siamo scettici sulla possibilità di unificare i due ordini del giorno.



PRESIDENTE

Quindi, per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 236, il Gruppo di Alleanza Nazionale sarebbe d'accordo di rinviare lo stesso in Commissione.
Anche la Consigliera Cotto è d'accordo per il rinvio dell'ordine del giorno n. 235.



MORO Francesco

Noi siamo per mantenere l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il rinvio degli ordini del giorno n. 235 e n. 236.



(Interruzioni dei Consiglieri del Gruppo Rifondazione Comunista)



PRESIDENTE

C'è stata una proposta preliminare.



CHIEZZI Giuseppe

D'accordo, c'è stata una proposta, ma noi eravamo in fase di discussione e di illustrazione dell'ordine del giorno.
Noi non ritiriamo la firma da questo ordine del giorno. Se altri la ritirano perché intendono giungere ad un accordo con i Gruppi presentatori dell'altro ordine del giorno, possono farlo. Ma noi manteniamo la nostra firma sull'ordine del giorno, che chiediamo venga discusso - lo è stato - e adesso venga messo in votazione. Se altri tolgono la firma, ci dispiace moltissimo, ma non possiamo impedirlo. Noi non togliamo la nostra, e chiediamo che sia messo in votazione, essendo stato discusso.



PRESIDENTE

Mi pare che proceduralmente questa sia una via obbligata.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 235, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato il crescente numero di giovani che intendono prestare servizio sostitutivo civile presso Enti che svolgono attività di rilevante interesse pubblico o che, comunque, si dichiarano obiettori attesa l'indubbia utilità dell'apporto di giovani, che appaiono fortemente motivati, ai fini del miglioramento della qualità dei servizi resi ai cittadini precisato che un tale apporto, come peraltro previsto dalla legislazione vigente, non può servire a colmare eventuali carenze di personale valutato in termini decisamente positivi l'enorme contributo offerto da tali giovani anche nel fronteggiare situazioni di emergenza, come è accaduto nella recente catastrofica alluvione, la cui gravità ha portato all'emanazione di provvedimenti normativi di carattere eccezionale che ne hanno reso possibile l'impiego ritenuta la necessità che un tale impiego sia previsto da disposizioni di carattere generale e non solo in forza di una legislazione di emergenza rilevata inoltre l'esiguità del numero dei Comuni piemontesi, 146 su 1.209, che hanno stipulato con il Ministero della Difesa convenzioni finalizzate all'utilizzo di obiettori impegna il Presidente e la Giunta regionale a verificare quali interventi siano ipotizzabili affinché i Comuni non vanifichino la possibilità loro concessa di avvalersi di obiettori attraverso convenzioni con il Ministero della Difesa sollecita l'individuazione delle misure necessarie a semplificare le attuali procedure burocratiche che di fatto disincentivano i Comuni a stipulare le convenzioni invita i parlamentari piemontesi a proporre l'emanazione di una legge che, al di là di eventi contingenti e straordinari, accordi al giovane chiamato alle armi il diritto soggettivo di optare tra il servizio militare ed il servizio civile sostitutivo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 27 voti favorevoli e 5 astensioni.
Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 236.
La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Come ho accennato prima questo ordine del giorno ha la volontà principale di portare all'attenzione del Governo nazionale un problema che noi riteniamo quasi improrogabile, visto anche che altri Stati europei di recente - la Spagna e la Russia per la precisione - si stanno adeguando a quanto avviene in altri Paesi, quali gli Stati Uniti, l'Inghilterra Israele ed altri, sull'istituzione di un esercito basato su professionisti anche perché tutti sappiamo che le moderne tattiche di difesa non necessitano più di disporre di eserciti di massa, di riserve addestrate, di decine di migliaia di fanti o di altri militari, quanto piuttosto di professionisti seri, preparati, adeguatamente addestrati, motivati e ben pagati. Tutti sappiamo che, purtroppo, il bilancio nazionale riserva alla difesa dei fondi che non sono di certo sufficienti per mantenere una struttura come quella attuale. Si parla in questi giorni di revisione, di passare la ferma da dodici a dieci mesi.
Ma, secondo noi, in questo modo il problema non viene assolutamente risolto, in quanto necessitano lo stesso numero di posti letto, necessitano lo stesso tipo di armamenti che, per scarsità di mezzi, comunque rimarrebbero modestissimi ed antiquati, necessitano di tutta un'altra serie di servizi alle caserme che, come sappiamo, sono, nella maggior parte dei casi, fatiscenti ed invivibili. Molti giovani affrontano questo anno di servizio di leva demotivati perché in effetti non è un servizio che dà alcuna motivazione strutturato così com'è.
Quindi, siamo fermamente convinti della necessità di una revisione totale di questo meccanismo, come - ripeto - stanno già attuando altri Paesi europei. La possibilità di volontariamente prestarsi a fare il militare professionista ben retribuito o la possibilità di prestare servizi sostitutivi o altre cose, riteniamo sia un problema che vada affrontato e portato tempestivamente all'attenzione del Parlamento nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Io voterò contro questo ordine del giorno perch sono profondamente contrario all'esercizio di leva volontario e al vecchio concetto di modello di difesa. Credo che il problema sia quello di modificare la concezione dell'esercito. Che la Russia decida di ammodernare il proprio esercito istruendo dei bravi professionisti per ammazzare i Ceceni, credo che non possa essere il nostro riferimento.
Se già era anacronistico l'esercito a difesa dell'oltrecortina alcuni anni fa, a maggior ragione con la caduta dei blocchi e con tutti i problemi che abbiamo di fronte è anacronistico concepire la difesa armata almeno nelle condizioni attuali. Ci sono forme di autodifesa di una nazione abbastanza adeguate.
Credo che la ristrutturazione dell'esercito debba coinvolgere l'intero esercito e debba vedere i giovani chiamati per periodi anche più ristretti ma più prolungati negli anni, in opere di protezione civile, di difesa del territorio, anche di tecnica, di autodifesa non violenta, per riuscire in qualche modo ad avere anche delle grandi risorse di intervento nei problemi del Paese.
E' anacronistico il modello di difesa dall'ipotetico nemico o il concetto di guerra necessaria. Dov'è questo nemico? Noi abbiamo ben altri nemici! Nel mondo esistono tante contraddizioni, tra noi e il Terzo Mondo, ma non sui modelli di civiltà, bensì sul fatto che due terzi dell'umanità sono in esplosione demografica e muoiono di fame! Questo è il problema che dovremo risolvere nei prossimi anni sul pianeta e non con le armi. La civiltà europea dovrà porre rimedio a questo problema, altrimenti avremo contraddizioni sempre più grandi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Non posso non notare come lo stratega Cavaliere abbia decretato la fine della storia, come Fukuyama, nel senso che noi ci avviamo ad un mondo in cui non saranno più le guerre e gli eserciti - speriamolo tutti, questo ovviamente! - a determinare i confini o i mutamenti della storia, ma saranno soltanto la fame, magari gli impianti nucleari o l'inquinamento dell'acqua.
Questa è una visione, per carità! E' una visione però che noi non ci sentiamo di condividere. Quello che è accaduto e che sta ancora accadendo anche se sono ormai piccoli focolai, in Jugoslavia, che è alle porte di casa nostra, dovrebbe essere un monito per tutti noi, ma non perché ci debba essere una corsa pazza agli armamenti o dire: "Oddio, adesso mi attaccano, devo essere più forte dell'altro", ma perché da sempre l'esercito è stato una costante in tutte le sue implicazioni ed impieghi, è sempre stato una costante nella vita delle nazioni e dei popoli.
Il fatto poi di vedere l'esercito come un'arma, questo sì, denota una concezione vecchia dell'esercito. Oggi l'esercito ha una molteplicità di impieghi che non sono la semplice difesa del territorio contro nemici stranieri, ma che sono la difesa del territorio all'interno e l'impiego in caso di catastrofi civili, oppure di avvenimenti di forza maggiore.
Quello che diceva il collega Casoni a me pare profondamente vero. Da quasi vent'anni sosteniamo l'esigenza di un esercito volontario e professionale, perché se anche fosse vero tutto quello che ipotizza Cavaliere, cioè la fine della storia, la fine della violenza fra le nazioni (un termine che noi dobbiamo combattere, ma che non possiamo semplicemente esorcizzare; la storia ci ha dimostrato di non essere così razionale per cui ha sempre scelto la pace piuttosto che la guerra perché in pace non si muore, ci ha dimostrato semmai l'esatto contrario), non si vede perché la situazione attuale in cui abbiamo trecentomila giovani ogni anno che vanno a sprecare un anno di vita, di lavoro, di studio, in una caserma a spazzare foglie, debba essere meglio rispetto ad un esercito volontario e professionale che sarebbe un enorme risparmio per l'Erario, un'enorme scelta di libertà per tutti coloro i quali non dovrebbero essere necessariamente coartati a portare una divisa e un paio di scarponi per un anno senza riceverne alcun tipo, tra l'altro, di preparazione né bellica n militare.
A questo punto ci troviamo di fronte ad un'ipocrisia.
Io iniziai a raccogliere le prime firme quando avevo quattordici anni perché dicevo: "Magari, così, il militare non lo faccio!"; poi ho fatto il militare e ho detto: "Adesso non me ne importa più niente, ma continuo a raccogliere le firme perché chissà mai che un giorno servano".
Dicevo che si sceglie l'ipocrisia di mantenere un esercito - che non è un esercito - come il nostro, perché chi abbia una minima conoscenza dell'esercito o abbia anche solo fatto il militare sa benissimo che oggi tolti alcuni reparti speciali, i soldati, quando va bene, vanno a sparare sette-otto colpi; quando proprio va benissimo tirano una bomba da esercitazione.
Si può fare la scelta di cancellare l'esercito: da domani la Repubblica italiana non ha più l'esercito, ha magari un nucleo di polizia di difesa come il Giappone nella seconda guerra mondiale. Questa è una scelta.
Un esercito professionale non so bene che problemi crei, è una costante di tutte le nazioni democratiche dell'occidente e addirittura dell'oriente.
E' ormai assodato che - visto che tanti anni fa ci veniva mossa questa critica - l'esercito volontario professionale non è quello che fa i golpe cioè non è l'esercito dipinto dal film "Vogliamo i colonnelli" di Tognazzi.
Detto questo, mantenere l'esercito, così come è oggi, costa un sacco di soldi e non serve assolutamente a niente, né in termini militari né in termini civili. Mentre un esercito di professionisti, di gente che sceglie di fare il soldato - che non è obbligata ad alienarsi per un anno in una caserma a togliere polvere o a subire le frustrazioni di qualcuno che è lì costretto a svolgere mansioni superiori - è una scelta assolutamente razionale, assolutamente efficace, assolutamente dovuta nel rispetto di quella che è la serietà di quell'istituzione che deve essere l'esercito italiano.
Con l'esercito di oggi l'Italia - questi sono i dati che pubblicano le riviste militari, non perché sia un lettore di tali riviste, ma ho letto tali articoli su altri giornali, quali Panorama, Espresso - in caso di invasione dall'est, riuscirebbe a resistere 120 secondi. Questo ci conforta, perché in 120 secondi magari qualcuno riesce ad arrivare in cantina. Noi abbiamo un esercito che ci protegge per 120 secondi, ma paghiamo 300.000 persone all'anno obbligandole ad andare a fare una cosa che non vogliono fare.
Mi sembra questa una cosa profondamente illiberale, profondamente sbagliata che noi abbiamo sempre combattuto, mentre al contrario mi sembra profondamente razionale la scelta di un esercito volontario e professionale che sceglie ed interpreta questa missione come un mestiere e che quindi non può essere facilmente ed ideologicamente strumentalizzato da chicchessia.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 236, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che l'abolizione del servizio di leva obbligatorio presenterebbe importanti riflessioni sul piano sociale e psicologico per molti giovani e relative famiglie che la realtà internazionale impone al Paese di dotarsi di una forza adeguata a garantire il controllo degli accordi di pace e la prevenzione di eventuali conflitti che oltre ai Paesi che già adottano il servizio militare volontario e professionale, quali Stati Uniti, Inghilterra ed Israele, si è di recente aggiunta la Francia ed anche Spagna e Russia hanno annunciato questa intenzione che è venuta meno, negli anni, la necessità di disporre di eserciti di massa e di relative riserve addestrate mentre il progresso tecnologico richiede una professionalità sempre crescente che si può ottenere solo con lunghi periodi di motivato servizio e moderni strumenti operativi rilevata la carenza di preparazione e l'inadeguatezza degli equipaggiamenti dei militari in servizio di leva preso atto della prospettiva improrogabile della creazione di uno strumento di difesa europea integrato, in grado di svolgere opera di dissuasione nelle aree di crisi invita il Parlamento nazionale a rivedere la legge sulla ferma obbligatoria di leva auspica la creazione di un esercito professionistico di volontari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli, 6 contrari e 8 astensioni.


Argomento: Musei

Esame progetto di legge n. 142: "Sede centrale operativa del Museo Ferroviario Piemontese" - Esame ordine del giorno n. 249


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 142, di cui al punto 5) all'o.d.g.
In Commissione tale progetto di legge è stato votato all'unanimità dei Consiglieri presenti.
Relatore è il Consigliere Dutto, che ha facoltà di intervenire.



DUTTO Claudio, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Con la L.R. 26/7/1978, n. 45, la Regione Piemonte costituiva l'Associazione 'Museo Ferroviario Piemontese'.
L'Associazione 'Museo Ferroviario Piemontese' ha lo scopo di provvedere, attraverso l'istituzione e la gestione del Museo, al reperimento ed alla conservazione del materiale ferroviario di interesse per la cultura locale, con particolare riferimento al materiale rotabile ed ai sistemi di trazione che hanno caratterizzato la storia dei mezzi di comunicazione soprattutto del Piemonte. In questi anni, nonostante la carenza di mezzi finanziari a disposizione (il contributo della Regione Piemonte, inizialmente di appena 25 milioni annui, solo dall'anno in corso è stato elevato a 50 milioni), l'Associazione 'Museo Ferroviario Piemontese' ha svolto egregiamente i suoi compiti, riuscendo a reperire, a salvare dalla demolizione ed a conservare una lunga serie di mezzi ferroviari che oggi vanno a costituire una dotazione di eccezionale valore storico e culturale.
Questi mezzi sono di proprietà dell'Associazione 'Museo Ferroviario Piemontese' o affidati in concessione dalle FS e della SATTI.
Complessivamente il Museo può contare su di una disponibilità di circa cinquanta rotabili, alcuni dei quali perfettamente funzionanti (fra questi da segnalare quattro locomotive a vapore), altri facilmente riattivabili ed altri ancora ormai destinabili alla sola esposizione 'statica'.
Il patrimonio storico, culturale e tecnico della dotazione viene a moltiplicarsi se consideriamo la rarità e l'eccezionalità di alcuni pezzi.
Purtroppo oggi questi mezzi sono sparsi in diversi punti della rete ferroviaria piemontese, addirittura parecchi rotabili giacciono su binari morti, esposti alle intemperie, aggrediti dalla ruggine e, peggio, vittime di atti di vandalismo. Ciò in quanto non è sinora stata realizzata una sede atta al loro ricovero ed alla loro esposizione al pubblico.
Invero, l'Associazione ha avanzato diversi interessanti progetti alcuni alternativi, altri complementari fra loro, ma ad essi mai è stata riservata la dovuta attenzione.
L'ultima ipotesi, facilmente concretizzabile, è quella di insediare il Museo in Savigliano. A favore di questo progetto possiamo citare una lunga serie di argomentazioni: ragioni storiche: la ferrovia Torino-Savigliano fu inaugurata il 13/3/1853 alla presenza del Re Vittorio Emanuele II (quindi fu una delle prime ferrovie piemontesi); contemporaneamente prese l'avvio un opificio per la produzione di materiale rotabile: dopo quasi centocinquant'anni di produzioni ferroviarie, oggi questo insediamento rappresenta una delle industrie leader nel mondo per l'alta velocità ferroviaria (grazie ai suoi elettrotreni ad assetto variabile meglio noti come 'Pendolini') e può così essere definita come la fabbrica italiana di treni più antica e contemporaneamente più moderna ragioni tecniche: l'area prescelta è situata fra le linee Torino-Savona e Savigliano-Saluzzo e consente un facile collegamento con quest'ultima l'estensione è sufficiente ad ospitare tutte le strutture già dimensionate in previsione di ulteriori acquisizioni di mezzi al Museo ragioni logistiche: Savigliano è facilmente raggiungibile essendo situato sulla linea Torino-Savona e Torino-Cuneo-Nizza; in particolare da Torino si può usufruire di un servizio cadenzato orario che la raggiunge in 35 minuti ed è ubicato a pochi chilometri dall'Aeroporto di Levaldigi e dall'autostrada Torino-Savona; l'area è situata a poche centinaia di metri dalla stazione FS e dalla circonvallazione stradale ragioni finanziarie: il terreno verrebbe messo a disposizione gratuitamente dal Comune di Savigliano, enti e banche locali concorrerebbero al finanziamento dell'opera e i costi di realizzazione sono contenuti grazie alla possibilità di utilizzare moderne strutture prefabbricate.
Nelle note precedenti si è più volte posta l'attenzione sulla necessità che il Museo sia raccordato alla rete ferroviaria. Ciò è indispensabile non tanto per il ricovero dei mezzi storici (che potrebbero per una volta venire carrellati, come successo per altri Musei), bensì per quella che potrebbe diventare la caratteristica saliente del 'Museo Ferroviario Piemontese': il mantenimento in attività di parte dei rotabili storici. A differenza di altri musei esistenti in Italia (quello FS di Pietrarsa ed il Leonardo Da Vinci di Milano) ove locomotive e rotabili giacciono immobili ed impolverati e solo l'immaginazione dei visitatori può ancora vederli in attività, il nostro Museo nasce attivo.
Dunque chi visiterà la sede del Museo potrà vedere come funziona una locomotiva a vapore: come si accende, come va in pressione, come si effettua la manutenzione. Sotto questo punto di vista il Museo Ferroviario sarà anche un Museo del Lavoro del Ferroviere. Poi i treni storici potranno uscire dalla Sede del Museo e da Savigliano raggiungere qualsiasi località piemontese servita dalla ferrovia, esercitando così un'utile ed interessante funzione turistica.
Nella Eurodisneyland di Parigi sono state investite decine di miliardi per costruire tre locomotive a vapore secondo i disegni del secolo scorso (realizzando così un falso storico) ed una ferrovia di pochi chilometri oggi fra le attrazioni di punta del complesso; mentre noi disponiamo di materiale ben più prezioso, che attende solo di essere utilizzato.
La presenza di macchine di alto significato storico, di cui alcune di origine straniera, costituirà un forte polo di attrazione (anche all'estero); l'occasione sarà perciò ghiotta per rilanciare il turismo nelle vallate del Piemonte, ove si trovano antichi manieri, opere di alto valore storico, monumenti e curiosità naturali, un patrimonio oggi purtroppo ancora da valorizzare.
Per concludere, si sottolinea come la realizzazione di un Museo Ferroviario vivo, cioè con macchine funzionanti, con materiale rotabile che ha operato nella regione, con collaterali manifestazioni tecniche culturali e storiche, rappresenta ben di più di un fatto di interesse per appassionati, darà la possibilità di un rilancio turistico e quindi economico e soprattutto sarà un elemento di ripresa di coscienza della storia e della cultura del Piemonte, nonché un momento di riflessione sul ruolo del vettore ferroviario nella nostra civiltà".



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo all'esame del progetto di legge.
I Consiglieri Chiezzi, Simonetti, Moro e Papandrea hanno presentato il seguente emendamento: nel titolo la parola "piemontese" è sostituita con le parole "del Piemonte".
La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Non ho problema ad accogliere tale emendamento, il significato è esattamente lo stesso, però il Museo Ferroviario Piemontese è stato costituito con L.R. 26/7/1978 n. 45.
Per cui l'emendamento andava proposto su quella legge, non possiamo cambiare il nome adesso, l'Associazione esiste e si chiama così.



PRESIDENTE

Il Consigliere Chiezzi ritira l'emendamento.
Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 42 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 42 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 42 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 42 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 42 L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI' 48 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellion, Casari, Cavallera Farassino, Ferraris, Ferrero, Masaracchio e Riggio.


Argomento: Musei

Esame ordine del giorno n. 249, relativo alla sede centrale operativa del Museo Ferroviario Piemontese, collegato al progetto di legge n. 142 (seguito)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 249, presentato dai Consiglieri Dutto, Rosso, Bellingeri, Peano, Cotto, Cavaliere, Chiezzi, Toselli Angeleri, Rossi, Casoni, Rubatto e Riba, collegato al progetto di legge n.
142 approvato poc'anzi.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Premesso che con L.R. n. 45 del 26/7/1978 veniva costituita l'Associazione Museo Ferroviario Piemontese con lo scopo di reperire e conservare materiale ferroviario storico di peculiare interesse che in data odierna è stato approvato il progetto di legge n. 142 'Sede operativa principale del Museo Ferroviario Piemontese' che finanzia la realizzazione in Savigliano di edifici e strutture atte ad ospitare il materiale del suddetto Museo constatato purtroppo che l'Associazione Museo Ferroviario Piemontese nello svolgimento della sua attività di ricerca e preservazione di materiale storico, si è trovata di fronte a notevoli difficoltà, dovute a risvolti burocratici, ma anche alla carenza di collaborazione da parte della FS s.p.a. e dalla SATTI s.p.a.
che negli ultimi anni la FS s.p.a.. e la SATTI s.p.a.. hanno avviato alla demolizione vecchi rotabili, alcuni dei quali di alto valore storico che attualmente giacciono in totale stato di abbandono, esposti alle intemperie ed all'azione dei vandali, anch'essi in attesa della demolizione, rotabili di sicuro interesse per il Museo Ferroviario Piemontese il Consiglio regionale del Piemonte fa osservare come anche il materiale rotabile possa essere considerato oggetto della legge n. 1089 dell'1/6/1939: 'Tutela delle cose di interesse artistico e storico' ed invita la FS s.p.a. e la SATTI s.p.a.
a provvedere alla conservazione, nei modi e luoghi dovuti, di tutto il materiale storico, ed in particolar modo di tutti i rotabili costruiti da oltre cinquant'anni oppure segnalati o richiesti dall'Associazione Museo Ferroviario Piemontese a dare corso, al più presto, alle pratiche per la cessione al Museo Ferroviario Piemontese di tutto il materiale già richiesto o che verrà richiesto, a prezzi simbolici, anche se i rotabili stessi sono ancora funzionanti o comunque riadattabili, tenuto conto dell'alto valore culturale e sociale dell'intera operazione ad elaborare le convenzioni necessarie e definitive per permettere la circolazione del materiale rotabile di proprietà del Museo Ferroviario Piemontese che abbia le caratteristiche tecniche adeguate".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni - Resistenza

Esame progetto di legge n. 148: "Attività della Regione Piemonte per il cinquantesimo anniversario della Repubblica e della Costituzione"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 148, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Foco.



FOCO Andrea, relatore

In questi anni sono state molte le iniziative promosse e realizzate che hanno consentito di approfondire gli aspetti politici, ideali, culturali e sociali delle vicende storiche di questo secolo e per meglio conoscere il ruolo svolto dalla comunità piemontese per la conquista e la difesa delle libertà e dei principi a cui si ispira la Costituzione della Repubblica.
Allo sviluppo della vita democratica ed alla salvaguardia dei diritti di eguaglianza e libertà di tutti i cittadini è informato lo Statuto della Regione Piemonte di cui ricorre il venticinquesimo anniversario. Negli anni 1996/1997 ricorrono il cinquantesimo anniversario della nascita della Repubblica italiana, voluta dal popolo italiano con il referendum del 2/6/1946, ed il cinquantesimo anniversario della Costituzione approvata dall'Assemblea Costituente il 22/12/1947, promulgata il 27 dicembre successivo, ed entrata in vigore l'1/1/1948.
Queste ricorrenze devono essere occasione di riflessione sulle origini della nostra Repubblica, sui principi fondamentali della Costituzione e sull'attualità dell'ordinamento della Repubblica che è, oggi, oggetto del dibattito culturale e politico.
Ha risposto a queste esigenze, al tradizionale impegno regionale in tale attività, alle sollecitazioni di organismi culturali e del Comitato della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, la decisione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale di presentare una proposta di legge che ad integrazione della L.R. 22/1/1976 n. 7, consente la formulazione e la realizzazione di uno specifico programma biennale di iniziative.
Il ricco ed approfondito dibattito in VI Commissione ha consentito il licenziamento di un testo che affida all'autorevolezza dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale la promozione del programma biennale di massima e coinvolge la ventennale esperienza del Comitato per i valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, oltre che la competente Commissione consiliare.
La presenza delle Province piemontesi nella Commissione di coordinamento costituisce un necessario e concreto coinvolgimento degli Enti locali più rappresentativi della Regione.
Il programma delle celebrazioni "può comprendere tutte le attività di cui all'art. 2 della L.R. 22/1/1976 n. 7" (art. 2, comma primo) "costituisce integrazione e modificazione della L.R. n. 7/76" (art. 1 comma terzo) e deve essere finalizzato "a diffondere ed approfondire la conoscenza delle vicende storiche che precedettero ed accompagnarono la nascita della Repubblica, del contesto (...) nel quale si svolsero i lavori della Costituente (...) del significato (...) delle principali norme sancite dalla Carta Costituzionale (...) ed a promuovere la riflessione della Comunità piemontese sui valori di libertà, pace, solidarietà e giustizia sociale (...)" (art. 1, comma secondo).
Nel programma biennale di massima rientreranno "le attività di livello sia regionale che locale" (art. 2, comma terzo) e nella formulazione del programma si terrà conto "delle proposte avanzate dalle Province e da altri Enti locali piemontesi" (art. 2, comma quarto).
Nel promuovere il programma biennale di massima, l'Ufficio di Presidenza sentirà il Comitato. Il programma sarà approvato e realizzato dall'Ufficio di Presidenza dopo avere sentito la competente Commissione consiliare (art. 2, comma sesto).
L'Ufficio di Presidenza, per sovrintendere alle iniziative, sentito il Comitato, potrà "avvalersi di una Commissione di coordinamento composta oltre che da una rappresentanza del Comitato medesimo, dall'Assessore a ci delegato dalla Giunta regionale e da un rappresentante di ogni Provincia del Piemonte" (art. 3, comma secondo) e si avvarrà, per l'elaborazione del programma, di una "Commissione scientifica costituita ai sensi dell'art. 4 della presente legge" (art. 3, comma primo).
L'Ufficio di Presidenza potrà, inoltre, attivare convenzioni o rapporti con enti, associazioni culturali, privati ed organi di informazione (art.
4, commi secondo e terzo).
Gli stanziamenti previsti per la presente legge sono anche utilizzati per le iniziative relative alle celebrazioni del venticinquesimo anniversario dello Statuto della Regione Piemonte e per l'elaborazione della nuova Carta Statutaria.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Ghiglia, Griffini Montabone, Rossi e Botta: al comma primo, aggiungere al fondo "e il venticinquesimo anniversario dell'approvazione dello Statuto della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 41 voti favorevoli e 5 astensioni.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: al comma secondo, dopo le parole "approfondire le conoscenze", aggiungere le parole "dei valori della Resistenza e dell'antifascismo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli, 8 contrari e 16 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 1 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 42 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 3) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: al comma secondo, la parola "sentito" è sostituita con la parola "d'intesa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli, 8 contrari e 19 astensioni.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: al comma terzo, aggiungere al fondo "con particolare rilievo per le attività rivolte alle giovani generazioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli e 27 astensioni.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Ghiglia, Gallarini, Rossi Griffini, Montabone e Botta: al comma quarto, dopo le parole "Ufficio di Presidenza" sostituire le parole "ed il Comitato terranno conto" con le parole "sentito il Comitato terrà conto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli, 16 contrari e 3 astensioni.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: al comma quinto, la parola "sentito" è sostituita con la parola "d'intesa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 28 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 2 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 votanti 48 voti favorevoli 44 voti contrari 4 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 votanti 42 voti favorevoli 42 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 votanti 42 voti favorevoli 42 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
ART. 5 7) Emendamento presentato dai Consiglieri Papandrea, Chiezzi, Simonetti e Moro: al comma primo, primo rigo, sostituire la spesa annua di L. 500 milioni con la spesa annua di L. 1.500.000.000.
A questo proposito, il Regolamento dice che "gli emendamenti che comportano aumento di spesa o che comunque incidono sul piano di sviluppo o sul bilancio della Regione sono trasmessi dal Presidente, subito dopo la loro presentazione, alla Commissione competente perché esprima il proprio parere".
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Abbiamo presentato questo emendamento perché ci pareva che, ampliando ulteriormente i compiti (questa legge infatti inserisce e dà un certo peso anche all'anniversario dello Statuto), la spesa fosse estremamente bassa.
Teniamo conto che per iniziative minori (ad esempio, la mostra di Nespolo) si spendono 1.200 milioni.
Senza parlare di altre iniziative importanti come quella cominciata il 29 giugno, ci pare che per un'iniziativa che si svolge in due anni e che ha come volontà quella di celebrare degnamente la Costituzione e l'avvento della Repubblica italiana, la cifra di 500 milioni l'anno sia assolutamente al di sotto delle esigenze e delle iniziative che si possono assumere. A maggior ragione se si tiene conto che il campo dell'iniziativa viene esteso anche ai venticinque anni dello Statuto.
A noi pare che l'avvenimento abbia un grande spessore e che quindi anche dal punto di vista finanziario bisogna dargli peso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Sulla procedura. Mi sembra che ci sia un medesimo emendamento, ma riduttivo, da parte di un altro Gruppo: tra i due emendamenti qual è il più distante e quindi qual è quello da mettere in votazione prima?



PRESIDENTE

Il più distante è quello presentato dal Consigliere Papandrea.



CHIEZZI Giuseppe

La riflessione era: oppure il più distante non è l'altro, che propone di diminuire, non guardando la cifra assoluta, ma il senso della proposta?



PRESIDENTE

Il senso è un po' opinabile.



CHIEZZI Giuseppe

Infatti io propongo l'opinabilità.



PRESIDENTE

Come temporaneità è arrivato prima l'emendamento dei 500 milioni.



CHIEZZI Giuseppe

Ma come distanza dalla cifra iniziale? Uno è in riduzione e l'altro in aumento: qual è la proposta che si allontana di più dallo spirito della norma? E' una riflessione che lascio a lei, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, ma la mia valutazione non può essere la volontà generale, per cui la lascio a tutti i Consiglieri. Credo che ci si debba attenere puramente alla valutazione della cifra.
Io devo dare il parere nel caso di emendamenti che comportano aumento di spesa o che comunque incidono sul piano di sviluppo o del bilancio subito dopo la loro presentazione alla Commissione competente perch esprima il proprio parere; questo può essere dato anche verbalmente nel corso della seduta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Il parere deve esprimerlo la Commissione, però. Dovrebbero essere i membri della Commissione che, nell'ambito della seduta, vanno ad esprimere il proprio parere, altrimenti diventa un parere personale.



PRESIDENTE

Se vogliamo, sospendiamo brevemente la seduta.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Inoltre c'è una norma regolamentare che prevede che sia espresso il parere del Settore bilancio prima del parere della Commissione. Se non ha il parere circa la copertura di bilancio, in teoria la Commissione si assume il rischio di ogni valutazione.



PRESIDENTE

Per cui se questo emendamento non viene ritirato dobbiamo sospendere la discussione del testo e rinviarlo in Commissione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Vede, Presidente, l'osservazione che ho fatto in precedenza su quale fosse l'emendamento più distante forse non era "campata in aria".
L'emendamento presentato da Alleanza Nazionale, che diminuisce lo stanziamento, va anch'esso in Commissione o no?



PRESIDENTE

Teoricamente no, Consigliere: vanno in Commissione gli emendamenti che comportano aumento di spesa.



CHIEZZI Giuseppe

Quindi l'altro emendamento non andrebbe in Commissione.



PRESIDENTE

In quanto non intacca il bilancio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.



MONTABONE Renato

Non so se la proposta di Chiezzi, o la domanda che ha fatto Chiezzi era tendente alla soluzione del problema, ma penso di sì. Non ne sono ovviamente certo, ma penso di sì, perché la certezza verrà solo dopo la votazione.
Credo che in questo momento si potrebbe anche accettare la proposta domanda del collega Chiezzi, portando in votazione prima l'emendamento in riduzione, che non necessita - ed è solo per questo - di un'ulteriore approvazione finanziaria da parte della Commissione. Se questo emendamento in riduzione venisse accettato, ovvia immediatamente al successivo inconveniente della proposta di emendamento presentata dal Gruppo di Rifondazione Comunista.
Non so cosa recita il Regolamento: questa è solo una proposta che, se il Consiglio accetta, può essere una proposta di buon senso.



PRESIDENTE

A me pare che si debba mettere in votazione l'emendamento più lontano.
L'emendamento più lontano, in termini puramente oggettivi, credo sia quello che propone un miliardo e mezzo. Se avessimo dovuto prendere in esame un'altra procedura, forse la presentazione dell'emendamento cronologicamente più datato doveva essere quello dei 250 milioni. Però mi pare che sia una prassi sempre meno attuata, per cui si pone in votazione l'emendamento più lontano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Mi associo alla richiesta del collega Montabone. Se l'aula propone di votare prima l'altro emendamento, questo ci troverebbe d'accordo. Se l'aula consente, penso non ci sia alcun problema.



PRESIDENTE

L'aula acconsente? Sì.
Esaminiamo pertanto l'emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini Ghiglia, Rossi, Griffini, Montabone e Botta: 8) ai commi primo e secondo, dopo le parole "finanziato con la somma di L." sostituire le parole "L. 500.000.000" con le parole "L. 250.000.000 del bilancio 1996".
La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Il testo venuto in aula è stato ampiamente discusso in Commissione compresa la parte finanziaria che è andata in I Commissione con questa cifra. La proposta dei 500 milioni è stata fatta come emendamento dell'Ufficio di Presidenza, è tornato in VI Commissione che l'ha approvato.
Premesso ciò, chiederei, siccome alcuni firmatari dell'emendamento hanno seguito tutti questi passaggi, che mi si spiegasse il motivo di questa riduzione improvvisa che viene decisa.
Abbiamo approvato più volte un testo proposto dall'Ufficio di Presidenza, è stato accolto in I ed in VI Commissione; ora arriva in aula e alcuni colleghi presenti nelle Commissioni sopracitate ed alle votazioni adesso propongono un emendamento! Immagino che c'è sempre una fase ed un momento di riflessione per tutto, però il sottoscritto, che si è assunto l'onere di relazionare sulla legge, vorrebbe cercare di capire le motivazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Ho due obiezioni da fare a ciò che ha detto testé il Consigliere Foco.
Una è di buonsenso, che credo tutta l'aula possa ritenere congrua proprio per le motivazioni espresse dal collega Foco. Se 500 milioni erano ciò che l'Ufficio di Presidenza e la Commissione, nel tempo, avevano valutato partendo come ipotesi dall'1 gennaio, è evidente che per un trimestre...
Questa è un'opinione.
Ho anche un'obiezione di merito. Non credo che per il fatto che una Commissione abbia rilasciato un parere dotato di tutte le necessarie coperture finanziarie, e che arrivando in aula, se questa delibera, emenda o discute, sia necessario un iter diverso. Perché se lo facessimo oggi per questa legge, poi dovremmo accettarlo per tutto ciò che l'aula discuterà emenderà o varierà in futuro, e questo capita giornalmente.
Quindi, c'è una legge arrivata in Consiglio con dei pareri finanziari secondo un iter normale. Credo che l'aula debba essere, come sempre sovrana nel discutere, richiedere e spiegare e, alla fine, votare questa e qualunque altra disposizione.
Nel caso specifico, mi sembrerebbe che la lettura dell'emendamento proposto dal collega Montabone sia che, visto che rimangono circa tre mesi per spendere, ce ne sono di meno per quanto riguarda il biennio - perché mi pare che la legge abbia un respiro biennale - di quanto potesse essere nell'ambito di un respiro annuale.
Credo che sia tutto qui, nell'ambito delle motivazioni del collega di maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Condivido quanto ha detto il collega Burzi, ma vorrei aggiungere un'ultima motivazione.
Voglio dire al collega Foco e a tutto il Consiglio che - anche se le cose si possono leggere in modo diverso - in I Commissione il discorso finanziario è sempre uno a proposito di tutte le leggi, cioè si ragiona in funzione dei dodicesimi che restano rispetto al 31 dicembre.
Quindi, posti a base di un intervento annuale 500 milioni che restano sul 1997, visto che siamo a luglio, e il Commissario di Governo apporrà il visto in agosto, restano quattro dodicesimi. A rigore, i quattro dodicesimi di 500 milioni sono addirittura meno di 250 milioni.
Questo mi sembra un discorso che costituisce una base logica di ragionamento per tutti i disegni di legge; quindi, anche in questo caso abbiamo firmato l'emendamento semplicemente perché abbiamo ragionato in funzione meramente amministrativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Non voglio allungare la discussione più del dovuto, nel senso che ognuno è bravo, da parte sua, a spiegare il buonsenso agli altri.
Voglio solo dire, per chiarezza reciproca, che l'emendamento sostitutivo che l'Ufficio di Presidenza ha presentato per l'approvazione della parte finanziaria di questo testo è stato predisposto alla fine del dibattito e della discussione della VI Commissione, quindi poco più che una settimana fa. Questo emendamento è stato, ovviamente, discusso nella I Commissione che lo ha approvato.
Quindi, il ragionamento fu fatto una settimana fa, non sei mesi fa. Era per questo che volevo cercare di capire perché il ragionamento dei dodicesimi non è stato fatto una settimana fa.
L'emendamento è stato predisposto verso la metà di giugno, e quindi erano state fatte tutte le dovute valutazioni, tenendo anche conto che questa legge, partita con un peso ed un suo significato, ne aveva in itinere acquisiti altri: la celebrazione del venticinquesimo dello Statuto e la sua riforma. Quindi, i 500 milioni erano stati riconfermati non a gennaio, ma 15 giorni fa.
Comunque penso di avere capito il motivo sia a livello ragionieristico ed anche - se mi permettete - a livello politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Apprezzo sempre i richiami al buon senso, soprattutto se fatti a questo Consiglio, dove credo ce ne sia molto bisogno.
Mi pare però che il richiamo al buon senso fatto da Burzi non c'entri in questa discussione, perché ho partecipato ai lavori della I Commissione e già lì Rifondazione Comunista propose lo stesso emendamento che ha riproposto in aula. Fu respinto. Tutta la Commissione votò per i 500 milioni.
Quindi, non siamo di fronte ad iter che si sono diversificati o dei quali chiediamo la diversificazione. Bisogna chiamare le cose con il loro nome. C'è una scelta politica imposta dal Gruppo - che tra l'altro è scritto qui - Alleanza Nazionale che impone alla maggioranza questa scelta.
Diciamo le cose come stanno! Posso capire che Alleanza Nazionale ponga legittimamente questa scelta, ma gli altri Gruppi della maggioranza che si sono espressi in Commissione con una posizione politica uguale, unanime oggi cambiano idea, avendo peraltro inserito, anche con il nostro voto favorevole - oggi sì con emendamento - i lavori relativamente allo Statuto quindi aggiungendo semmai una voce ad un'attività rispetto alle scelte che dovrà compiere questa legge.
Allora, se la maggioranza è ancorata da questi valori imposti da Alleanza Nazionale, per favore lo dica! Non cerchi sotterfugi, né il buon senso, né altre questioni. Si tratta di una scelta politica imposta da Alleanza Nazionale. Noi lo diremo chiaramente che Forza Italia, CCD e CDU nonostante una proposta unitaria dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio hanno accettato l'imposizione di Alleanza Nazionale che fa sì che ci sia questa diminuzione, perché questo è.
E' una scelta politica che non c'entra né con i dodicesimi, né con i non dodicesimi! E' una scelta politica chiaramente imposta. Allora bisogna uscire così! Avere il coraggio delle scelte politiche, smentendo peraltro, da parte dei Gruppi di maggioranza, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio. Questo credo che sia chiaro a tutti!



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Credo che si stia verificando in aula una questione politica molto importante e, a nostro giudizio, anche molto grave, che un po' si rifà al dibattito che si è svolto in Commissione, che ha anche un precedente, che ha trovato una mediazione. Il Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione repubblicana, istituito per legge, che ha lavorato e con il quale, sino all'approvazione di questa legge, si lavorava d'intesa, oggi, attraverso questa legge che noi approveremo, diventa un organismo che viene solo "sentito". Questa è una questione sulla quale ci siamo già espressi in Commissione ritenendo che rappresentasse un arretramento rispetto al riconoscimento di valori e di un pezzo di storia anche della nostra Regione. L'avere riportato in aula questo tipo di emendamento - improvvisamente! - non può non essere considerato un fatto politico.
L'Ufficio di Presidenza ha presentato una proposta; nel corso del dibattito in Commissione (una seduta alla quale io ero presente) si è sottolineato che questo testo di legge affronterà sì i problemi del Cinquantesimo e le problematiche collegate alla Costituzione e alla Resistenza, ma anche le problematiche ricollegate allo Statuto della Regione Piemonte. Da questo punto di vista questa legge finirà per essere non chiara e di difficile gestione. Abbiamo comunque accettato questa impostazione modificando anche il titolo perché evidentemente era rispondente ad una diversa impostazione che è contenuta nel testo di legge.
Con questo tipo di emendamento il Consiglio regionale del Piemonte rischia concretamente di approvare una legge che va contro la grande tradizione di democrazia e del riconoscimento di valori portate avanti attraverso tutte le sue attività, dal Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza, che - non voglio dimenticarlo - è presieduto dal Presidente del Consiglio regionale! Abbiamo un arretramento fortissimo! Si tratta di una questione politica molto grave e io voglio richiamarmi non soltanto all'Ufficio di Presidenza, ma alla figura del Presidente del Consiglio affinché - mi permetto sommessamente - faccia una riflessione per evitare che venga dato a questo emendamento, che viene così presentato, il contenuto politico chiarissimo ed estremamente negativo che esso porta con sé e non soltanto poi nei lavori all'interno di quest'aula, ma rispetto a quella straordinaria tradizione di democrazia che ha improntato i venticinque anni di vita del Consiglio regionale del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente. Mi è di dovere anzitutto fare una precisazione su quello che è stato il voto nella parte finanziaria in I Commissione. Il voto sulla parte finanziaria non fu così unanime nell'ambito dei vari Gruppi della maggioranza, perché, nell'ambito dei Gruppi della maggioranza ci fu il voto favorevole da parte del CDU, da parte del sottoscritto a titolo personale; ci fu un voto contrario - mi pare - del collega Bodo; si astenne, del Gruppo di Forza Italia, il collega Scanderebech, con il voto plurimo. Quindi non c'era l'unanimità su quella che era la definizione di stanziamento, collega Marengo.



MARENGO Luciano

Ci sono state delle precisazioni il giorno dopo sui giornali!



PICHETTO FRATIN Gilberto

Io mi attengo ai fatti della seduta. Una discussione però sullo stanziamento o anche una mediazione sull'entità di uno stanziamento non pu essere portata a discutere quelli che sono determinati valori che vengono richiamati nella norma. Valori che non sono barattabili con 250 milioni ritengo, perché non hanno prezzo! Quindi, la mediazione di stanziamento ha il peso che si vuole dare a una norma di bilancio che, in merito alle necessità che ci saranno, potrà essere anche incrementata negli anni futuri. Il fatto di avere comunque già 750 milioni stanziati davanti ritengo che possa anche chiudere lì la questione finanziaria. Liberi quelli che possono dire: "E' poco! Ci voleva di più!". Ma liberi anche coloro che dicono: "Ma cosa ci fate con 750 milioni?". Dateci prima un programma un po' più dettagliato relativamente a cosa farà la Commissione Statuto, a cosa si farà per ricordare i venticinque anni dello Statuto della Regione Piemonte; non vorrei che ci si limitasse solo a ricordare un avvenimento o ad aggiungere un festeggiamento.
Quello che non ammetto è di mettere sullo stesso piano i banali 250 milioni con quelli che sono i valori scaturiti dalla Repubblica e dalla Resistenza.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri iscritti a parlare, intervengo personalmente perché sollecitato dalla Consigliera Spagnuolo.
Intervengo per affermare la linearità di un comportamento che l'Ufficio di Presidenza ha assunto in tutti i passaggi, certamente non facili, della problematica della legge stessa. Passaggi sui quali si è discusso, ci si è confrontati, si è avuto l'assenso delle forze politiche che ognuno dei Consiglieri rappresentava nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza, e si è pervenuti ad un risultato che era complessivamente dignitoso rispetto alle opzioni in campo.
Su questo ci siamo arroccati tutti quanti, affermando, in seno all'Ufficio di Presidenza, che questa legge o sarebbe uscita con l'unanimità dei consensi, oppure non sarebbe uscita.
Credo che ciò non possa assolutamente essere smentito, perché tale è stato l'impegno comune di tutti noi, indipendentemente dai ruoli di appartenenza, indipendentemente dal "richiamo della foresta" di ciascuno di noi.
Sul problema finanziario ci sono state ovviamente delle valutazioni non perché i valori della Resistenza, della Costituzione, della Civiltà democratica - che è nata con il 18 aprile, ma soprattutto con il 2 giugno siano delle merci di scambio che possono essere giocate con i 30, 29, 27 denari, ma perché credevamo che, di fronte ad impegni precisi realizzabili, affidabili e concreti, ci dovesse essere un contributo finanziario adeguato.
Credo che su questo abbiamo realizzato il necessario consenso. Dobbiamo tenere presente, se posso essere attendibile per quanto vado dicendo, che l'apporto di Alleanza Nazionale, Consigliere Marengo e Consigliera Spagnuolo, è stato un apporto - al di là di quelli che sono stati i correttivi in sede finale - di cui noi non possiamo non prendere atto.
Senza quell'apporto, essendo esso un partner di maggioranza certamente rilevante, ma essendo anche uno dei cinque appartenenti dell'Ufficio di Presidenza, avendo detto io poc'anzi che la legge non sarebbe uscita se non fosse stata approvata all'unanimità, è stato un apporto determinante come quello di tutti gli altri.
Pertanto non possiamo non prendere atto, in questo Consiglio regionale non dico dell'evoluzione, ma dell'emancipazione - se il Consigliere Ghiglia mi permette questo termine - politica, culturale, di un passaggio che è avvenuto nel corso degli anni e che si è certamente radicato in sedi diverse da questa - non voglio ricordare Fiuggi e dintorni - ma che si è tradotta in fatti certamente eloquenti, certamente positivi, certamente indiscutibili.
Voglio rendere atto di questo comportamento che è stato consequenzialmente logico rispetto a certe premesse che il Partito ha assunto in sede nazionale e che qui, al di là della valutazione che ha dato la Consigliera Minervini, è stato corretto rispetto a posizioni che lo stesso Capogruppo di Alleanza Nazionale aveva assunto in questo Consiglio.
Se il problema è solamente quello di una cifra, e se il problema di una cifra può diventare esponenziale di una riserva mentale o di un pensiero di retrobottega, noi possiamo certamente impegnarci presso questo Consiglio almeno io personalmente - perché a fronte di una decurtazione della cifra di quest'anno, per le valutazioni che hanno fatto sia l'Assessore Gallarini, sia il Consigliere Burzi, noi possiamo impegnarci perché a fronte di progetti precisi, affidabili, concreti, fattibili, l'anno prossimo questi 250 milioni possano essere reintegrati alla cifra originaria.
Non credo che su questo si possa valutare la probità repubblicana o meno di questo Consiglio, la fedeltà agli ideali della Resistenza e della Repubblica, una coerenza che certamente non può essere declassata da qualche cifra in meno o in più.
Mi sentivo di dire queste parole ai Consiglieri Spagnuolo e Marengo proprio perché questo è stato l'iter della legge. Sono anche intervenuto in Commissione quando ho visto che certi tentativi potevano veramente naufragare - mi scuso anche per delle posizioni che ho assunto a livello anche di passionalità politica - però credo che noi dobbiamo mirare al risultato finale, all'approdo a cui questa legge può pervenire.
Noi, come Ufficio di Presidenza, ci possiamo impegnare ad adeguare, ad aggiornare le cifre a quelli che saranno gli impegni che le diverse comunità locali, le diverse Province, i diversi istituti vorranno assumere nell'ambito delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario della Repubblica.
Credo che l'Ufficio di Presidenza non abbia assolutamente alcuna difficoltà a venire incontro a queste esigenze che si manifesteranno.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Noi, culturalmente siamo creazionisti e non darwinisti, quindi non evoluzionisti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Ho chiesto al Vicepresidente Foco se era già stata stilata una bozza di programma di attività. Mi si dice di no, che non c'è una bozza di attività fatta, questo mi sembra peraltro corretto perché partendo adesso la legge saranno intervenuti programmi, idee, ecc. Pertanto proporrei che venisse lasciata la cifra iniziale di 500 milioni; che venga stilato il programma per quest'anno magari con l'intendimento di un contenimento della spesa, ma che la legge esca con una previsione di spesa che è quella data dalla Commissione, non perché l'aula non possa cambiare, ma proprio perché vi è stato questo tipo di dibattito.
Successivamente, sulla base del programma che verrà costruito, si potranno fare eventuali aggiustamenti proprio perché questo provvedimento ha come riferimento il Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione repubblicana, che è un soggetto costituito per legge.
Apprezzo che il provvedimento nasca da un'intesa nella quale chi ha partecipato ha fatto pezzi di strada diversi - questo è evidente e bisogna prenderne atto. Ed è un fatto che io ritengo positivo. Se ci sono previsioni di spesa difficili queste devono essere puntualizzate dopo che il programma, nell'autonomia di queste due grandi componenti che dal punto di vista politico deve essere riaffermata, venga fatto magari alla luce del 1996 e dell'anno successivo - mi pare che la proposta sia biennale - e si faccia quindi una valutazione delle iniziative, dal punto di vista finanziario anche con le precisazioni e le correzioni che possono lungo l'iter apportarsi, ma che si parta dalla spesa di 500 milioni, evitando che anche dall'esterno possano essere date delle letture che non aiutano, che non rispecchiano questi venticinque anni gloriosi di attività del Consiglio regionale del Piemonte anche da questo punto di vista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Alla luce di quanto emerso dopo il mio precedente intervento, penso che la proposta del Presidente del Consiglio Picchioni prenda atto di una situazione e metta in evidenza gli sforzi fatti per arrivare ad una posizione che fosse condivisibile da tutti e che non portasse a contrapposizioni laceranti. Sforzo notevole dal punto di vista politico e il risultato che si sta raggiungendo con una posizione di sintesi di questo tipo lo mette in evidenza. Questo è il concetto che a mio modo di vedere è da raccogliere nell'affermazione del Presidente Picchioni, cioè a dire che è ovvio che a fronte di progetti che oggi non ci sono ancora si può essere aperti, e possiamo condividere questa apertura relativamente ad ipotesi di sviluppo che debordassero rispetto ai 750 milioni ipotizzati.
Condividiamo questa impostazione e riteniamo quindi di aderire a questa ipotesi di soluzione, con tutto quel che ne consegue.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Grazie, Presidente. Non mi è chiaro l'emendamento. Cosi com'è formulato non riesco a collocarlo nel testo della legge: chiederei un attimo di sospensione, per capire meglio. Ad una prima interpretazione risulterebbe addirittura che anche lo stanziamento - se si tratta di commi primo e secondo - del 1997 verrebbe decurtato.
Chiederei di fare il punto della situazione, di chiarirci un attimo le idee: chiedo un momento di sospensione.



PRESIDENTE

Va bene, Consigliere Foco.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17 riprende alle ore 17,05)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
L'emendamento n. 8) è riformulato in questi termini dall'Assessore Gallarini: "Art. 5.
1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata per l'anno finanziario 1996 la spesa di L. 250.000.000 e per l'anno finanziario 1997 la spesa di L. 500.000.000.
2. ...A tal fine lo stanziamento del predetto capitolo viene incrementato della somma di L. 250.000.000 mediante riduzione di pari importo dal cap.
15950 del bilancio per l'anno finanziario 1996".
La parte restante rimane immodificata.
La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Chiederei di votare l'emendamento per parti separate.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la prima parte dell'emendamento, dall'inizio sino alle parole "L. 250.000.000".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 27 voti favorevoli, 16 contrari e 3 astensioni.
Pongo in votazione la seconda parte dell'emendamento fino al termine del comma primo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 40 voti favorevoli e 4 contrari (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo in votazione la terza parte dell'emendamento, che si riferisce al comma secondo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 27 voti favorevoli, 17 voti contrari e 3 astensioni.
Gli emendamenti presentati dal Gruppo Rifondazione Comunista, riferentisi ai commi primo e secondo dell'art. 5, che proponevano di sostituire la somma di L. 500.000.000 con la somma di L. 1.500.000.000, sono dichiarati decaduti.
Si proceda alla votazione dell'art. 5 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 voti favorevoli 29 voti contrari 17 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 voti favorevoli 40 astensioni 4 L'art. 6 è approvato.
I Consiglieri Ghiglia, Gallarini, Rossi, Griffini, Montabone e Botta hanno presentato il seguente emendamento al titolo: dopo la parola "Costituzione", aggiungere le parole "e per il venticinquesimo anniversario dello Statuto della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 39 voti favorevoli, 4 contrari e 1 astensione.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghi e colleghe, giungiamo alla votazione di una legge che ha avuto una lunga gestazione all'interno delle stanze dell'Ufficio di Presidenza che ci vedono estranei; poi un percorso abbastanza accidentato all'interno delle due Commissioni, in una delle quali ha ottenuto un parere favorevole grazie ai voti determinanti di Rifondazione Comunista, perché la maggioranza aveva votato in modo da non partecipare a questa approvazione.
Adesso, come Gruppo, segnaliamo che - come avevamo immaginato e temuto all'inizio di questa legislatura, quando segnalammo la presenza dei fascisti al governo come una delle due novità presenti in quest'aula - quel fatto da noi annunciato o drammatizzato sta producendo i propri risultati.
Con questa legge tutti, addetti ai lavori o meno, possono vedere che una svolta nell'attività della Regione Piemonte rispetto alle attività di promozione e valorizzazione dei temi legati alla Resistenza e all'antifascismo è oggi avvenuta, perché mai in questi lunghi anni della Regione Piemonte si è visto un depotenziamento di queste attività depotenziamento di carattere politico e culturale con la recisione dei rapporti tra l'Ufficio di Presidenza e gli enti che strutturalmente e culturalmente si dedicano a questa attività, enti che una volta erano in prima persona abilitati a formulare i programmi e che oggi vengono messi sotto tutela e disattivati da un Ufficio di Presidenza. Questo è un primo fatto.
Secondo fatto. E' la prima volta che risorse ridicole ed inaccettabili vengono messe a disposizione di attività che dovrebbero costituire, tra le attività di carattere politico e soprattutto culturale, uno dei temi forti della Regione Piemonte. Viceversa, per quest'anno si dedicano 250 milioni a due tipi di attività che non sono identiche, e quindi 125 milioni saranno dedicati (se la spartizione sarà paritaria) ai temi della Resistenza, cioè un ventesimo della spesa che l'Assessore Cavallera ha fatto per consulenze varie.
C'è un limite a tutto e c'è anche un limite alla dignità politica delle proposte, che sotto un certo livello dovrebbero vedere un rifiuto.
Dimezzare scarse risorse vuol dire non - caro Pichetto - consolarsi con una visione idealistica dei valori; i valori marciano se possono avere le risorse sufficienti, non i pensieri. La Pubblica Amministrazione i valori li fa marciare con le risorse, con gli investimenti; se non ci sono investimenti, i valori non viaggiano. E quelli della Resistenza e dell'antifascismo sono valori per i quali occorre produrre delle cose, non dei buoni sentimenti, ma studi, lavori, incarichi, riunioni, riflessioni opere, pubblicazioni.
Tutte queste cose costano, ed è proprio quello che questa Regione non vuole fare, perché in questa maggioranza vi è il Gruppo di Alleanza Nazionale che non solo non ha introitato in termini positivi ed evolutivi in cose da fare e da dire i valori della Resistenza e dell'antifascismo, ma non si è neppure pacificato con questi valori. Quello che manca in quest'aula è la pacificazione con questi valori, tant'è che al di là delle frasi fiorite di Fiuggi, quest'aula vede una costante del Gruppo di AN prima MSI, che alla prova dei fatti, cioè quando arrivano le cose da fare e non le frasi da scrivere a Fiuggi, ha un comportamento che dimostra chiaramente che i conti con l'antifascismo e la Resistenza sono del tutto aperti.
L'ha fatto anni fa, votando contro la celebrazione del cinquantesimo anniversario della Resistenza; l'ha fatto anni fa, votando contro la legge di finanziamento del monumento a Fondo Toce per le vittime partigiane di quel territorio; lo fa adesso, in che modo? Riuscendo a scucire da un finanziamento già gracile e discutibile la metà del finanziamento stesso in forma monetaria e un'altra metà riducendolo di fatto ad un quarto aggiungendo competenze e cose da fare su questa legge.
E' quindi una legge, a questo punto, stanca e non convinta, una legge purtroppo di pura testimonianza, contro la quale evidentemente in quest'aula non ci sono state forze a sufficienza per riuscire a determinare una maggioranza diversa.
Alleanza Nazionale qui ha vinto. Ha perso l'antifascismo; hanno perso i valori della Resistenza, relegati a testimonianze di tipo individuale o ad attività che esulano dalle attività della Regione; è stato rifiutato l'inserimento dei valori della Resistenza; sono stati rifiutati dei cenni precisi ad attività rivolte verso i giovani, che sono quelle che più mancano e sono quelle che possono dare un segno concreto di mutamento nelle prossime generazioni; è stato depotenziato il ruolo del Comitato.
Cari Consiglieri di AN: ce l'avete fatta. Ce l'avete fatta, nonostante gli sforzi che il nostro Gruppo ha condotto sin dall'inizio per mettere in evidenza i pericoli che la vostra presenza al governo avrebbe procurato.
Purtroppo i pericoli stanno diventando una realtà.
Su questa legge cosa fare? Detto tutto questo, noi non possiamo votare a favore di una legge segnata dalla volontà di disfare di Alleanza Nazionale.
Noi abbiamo votato a favore di questa legge, pur avendo proposto emendamenti che avrebbero consentito alla stessa di avere un significato tuttavia, di fronte allo svuotamento nei fatti di questa legge, sui cui principi continuiamo ad essere più che convinti, il nostro Gruppo si asterrà nella votazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Oggi, con la discussione di questo provvedimento, credo che si compia un'altra tappa nella quale la maggioranza vede un condizionamento da parte di Alleanza Nazionale. Come Patto dei democratici in Commissione avevamo votato a favore, dobbiamo prendere atto in aula che vi è stato questo condizionamento da parte di Alleanza Nazionale.
Avevamo auspicato che il condizionamento su questo provvedimento relativo all'attività del Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione repubblicana fosse un condizionamento che veniva poi contenuto nella gestione e nell'attività. Di questo non abbiamo dubbi perché conosciamo la sensibilità prima di tutto del Presidente del Consiglio, ma poi anche di chi è delegato a questa materia, cioè il Vicepresidente del Consiglio, Foco. Non avevamo dubbi che nello svolgimento dell'attività, nella formazione del programma, il ruolo del Comitato sarebbe stato tenuto nella massima considerazione, così come è previsto dalla legge istitutiva; tuttavia oggi abbiamo assistito a questo ulteriore passo indietro.
Io ho presieduto per cinque anni, per quello che potevo fare, il Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione repubblicana, in quanto Presidente del Consiglio regionale, e credo che quella che oggi viene approvata con una limitazione così forte nella sostanza delle risorse sia una legge che mi auguro possa comunque consentire lo svolgimento di un programma significativo, di valore, ma proprio per queste due caratteristiche di forte condizionamento noi esprimiamo qui un voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Il nostro voto sarà favorevole a questa legge.
Credo che debbano essere posti gli accenti, oltre che sulle caratterizzazioni che sono state finora rese attuali dagli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, anche su altre caratterizzazioni. Nel senso che questa legge ha un'ampia indicazione positiva da parte di forze politiche che magari qualche anno fa non sarebbero state su questa posizione. Credo che non si possa ridurre tutto ad un fatto numerico ritengo che non solo il nostro Gruppo, ma anche altri saranno disponibili a valutare i programmi che concretamente si presenteranno nell'ambito di questa legge che prevede più iniziative, comprese quelle relative al nostro Statuto. Questa disponibilità è già stata accennata da altre forze politiche ed anch'io, a nome del CCD, la voglio ribadire, per cui noi ci apprestiamo - ripeto - a votare a favore di questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Dopo il dibattito che si è svolto oggi in Consiglio noi ci asterremo su questa legge. Giudico molto grave ciò che è avvenuto oggi in quest'aula. Ho già detto nel mio primo intervento che le posizioni di Alleanza Nazionale hanno avuto un peso determinante rispetto alle scelte politiche della maggioranza: un voto sostanzialmente contro l'Ufficio di Presidenza, caro Deorsola, perché questa proposta è stata portata unanimemente da parte dell'Ufficio di Presidenza nelle Commissioni! Sulla base di questa unanimità, in tutto l'iter in Commissione noi abbiamo votato a favore di questa legge.
Oggi traiamo delle conclusioni politiche da ciò che è avvenuto in quest'aula. Lo stesso Ufficio di Presidenza, pressato dal dover tenere in piedi una maggioranza, si è diviso; abbiamo visto sostanzialmente isolati il Consigliere Foco ed il Consigliere Peano. Noi traiamo delle conclusioni politiche anche da questa divisione che è intervenuta all'interno dell'Ufficio di Presidenza su un tema che è importante dal punto di vista politico e dal punto di vista dei valori.
Non concordo con Pino Chiezzi che dice che oggi ha perso l'antifascismo: no, l'antifascismo fortunatamente non ha perso oggi, non sono questi Consiglieri che fanno perdere l'antifascismo, fortunatamente.
Fin dall'inizio non ho visto questa evoluzione politica - perdonami Ghiglia - di Alleanza Nazionale; Alleanza Nazionale rispetto a tutte le discussioni, a tutte le scelte che si sono fatte, ha sostanzialmente perseguito le stesse posizioni alle quali ho avuto modo di assistere e di sentire nella precedente legislatura quando era Movimento Sociale Italiano e non Alleanza Nazionale; quindi non è cambiata, non mi aspettavo un cambiamento da parte di Alleanza Nazionale, per cui lo ritengo legittimo.
Certamente mi stupisce che altri esponenti, autenticamente invece legati ai valori della Resistenza per il loro passato in Partiti che si sono impegnati anche rispetto a questi valori, oggi abbiano votato con Alleanza Nazionale! Questo sì mi stupisce.
E per questo, ripeto, ne traggo anche delle conclusioni politiche che non riguardano solo l'oggi. Le conclusioni politiche ovviamente si traggono sapendo che si traggono delle conclusioni politiche, non tanto rispetto quindi alla legge, ma rispetto a ciò che è avvenuto in quest'aula, rispetto a punti fondamentali che hanno contraddistinto tra l'altro anche la stessa scelta degli Stati Generali che mi pare andasse in una certa direzione (infatti non ho condiviso le polemiche che altri colleghi dell'opposizione hanno fatto).
Evidentemente siamo di fronte ad una contraddizione che oggi è emersa.
Credo che questa contraddizione vada sanata, vada risolta, vada affrontata politicamente. Mi rendo conto che non risolveremo oggi questa questione politica anche perché la maggioranza (parte della maggioranza) pur di stare insieme ha messo sotto i piedi i valori e - collega Pichetto - non è il problema dei 250 milioni in più o in meno, lo sai bene, la scelta di Alleanza Nazionale è tutta politica e voi l'avete subìta! Il problema, ripeto, non è la decurtazione dei 250 milioni, il problema è ciò che sottintende a quella scelta, nel senso che questa scelta è collegata anche ad altre questioni, altri emendamenti che sono stati proposti e con la valenza politica con la quale sono stati proposti.
Per queste ragioni noi esprimeremo un voto di astensione su questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Ho ascoltato, con pazienza e con un sorriso di comprensione sulle labbra, la solita litania di interventi un po' volgari, un po' pesanti, nei confronti del Partito che mi onoro di rappresentare perché sono abbastanza vecchio da comprendere che nel teatro della politica ognuno è un po' prigioniero del proprio ruolo, della propria parte e ci sono dei momenti in cui si deve replicare per forza e quindi si devono lanciare attacchi fastidiosi - credo in questa occasione particolarmente ingiusti ed immeritati - nei confronti di una parte politica avversaria.
Credevo che fossimo arrivati ad un rapporto più sulle cose che sulle ideologie o sulle presunte ideologie; mi accorgo che quando invece si cerca di essere propositivi e positivi sulle cose, certe parti politiche rispondono inevitabilmente e duramente con l'ideologia, come i paracarri con la stessa cecità, prevenzione e pretestuosità con la quale avrebbero risposto venti-trent'anni fa. Questo mi delude, ognuno però giustamente e legittimamente è libero di comportarsi come crede.
Voglio fare rilevare una cosa, signor Presidente. Se la legge per la celebrazione della Costituzione e della Repubblica passa questa sera è solo perché Alleanza Nazionale vota a favore di questa legge.
Dopo le dichiarazioni dei colleghi di Rifondazione Comunista e del PDS noi potremmo essere altrettanto furbeschi, altrettanto faziosi e pretestuosi. Invece siamo, oltre a uomini d'onore che mantengono la parola data, una forza politica seria - non dico emancipata o evoluta perché sono un creazionista e non ho mai vissuto sulle piante, e nonostante un po' di ingobbimento dovuto al fatto che scrivo troppo non ho mai camminato a quattro zampe - che ha fatto degli indubbi ed oggettivi passi in avanti. E questa sera lo dimostriamo, votando a favore di una legge che ci consente di celebrare i valori della Costituzione, che peraltro già il vecchio MSI DN aveva accettato, anche perché prendeva 3 milioni e mezzo di voti e sedeva in Parlamento - sarebbe bastato solo questo, ma non importa. E abbiamo accettato i valori della Repubblica, che per noi, anche anagraficamente, non sono mai stati né saranno mai in discussione.
Allora, voglio solo segnalare questo: nella storia, che si muove, c'è chi la segue e chi rimane fermo; c'è chi bada alla sostanza e chi ostinatamente difende una forma che non è più una forma, che non ha più dietro una sostanza, ma che è soltanto più un simulacro ideologico. E' veramente il soldato giapponese che fa la guardia all'isola vuota dopo la fine della guerra. Questo, secondo me, politicamente non può essere condiviso.
Detto questo, ribadisco il voto favorevole di Alleanza Nazionale su questa legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini, che interviene in qualità di Consigliere.



GALLARINI Pierluigi

Non avevamo più intenzione di intervenire, ma alcuni interventi ci hanno suggerito di svolgere qualche considerazione finale.
Innanzitutto ci spiace che questa non esca come legge di tutto il Consiglio, come avremmo voluto, perché i valori ci sono, le dichiarazioni politiche ci sono state. Le aperture della Presidenza del Consiglio, che basterebbero da sole a dare quelle garanzie che alcuni invocavano suggeriscono di trarre la conclusione che sarebbe potuta uscire come legge di tutto il Consiglio.
Dobbiamo invece constatare, con amarezza, che esce come legge di maggioranza, e questo ci spiace; penso dispiaccia sia a chi vota a favore sia a chi vota contro. Però alcune considerazioni che ritengo oggettive vanno fatte.
Noi di Forza Italia, ma non solo noi, riteniamo che all'interno della maggioranza non ci siano ruote di scorta né di volta in volta né in assoluto, né gli uni rispetto agli altri né poi alternativamente gli altri rispetto agli uni.
Certo, esistono le maggioranze ed esistono le opposizioni, non sui valori però, ma rispetto ad una lettura, che a noi sembra strumentale perché le garanzie sono state date (abbiamo spiegato il motivo dei 250 milioni, quindi nessuno di noi, almeno all'interno di Forza Italia, rinnega il proprio passato e non passa sopra i valori ai quali si è ispirato e non bastano 30 secondi per cancellare anni e decenni di vita), ci sembra proprio che ricorrere ad una strumentalizzazione del genere sia fuori posto in assoluto.
A fronte dei 750 milioni, che aprono prospettive di integrazione, ci saranno quei progetti che, per il fatto stesso che verranno portati avanti da figure istituzionali, non saranno compressi in modo artificioso, saranno liberi. Allora l'apertura mentale e politica della proposta del Presidente che abbiamo condiviso, c'era e c'è.
Quindi, ci sembrava che, di fronte a queste garanzie politiche, prima ancora che istituzionali, potesse esserci tutto il Consiglio a votare favorevolmente una legge.
Non è così, quindi esce come legge di maggioranza. Questa è la diminutio all'interno di quanto avviene, non i 250 milioni.
Noi ovviamente voteremo a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Signor Presidente, credo che questa vicenda stia assumendo delle caratteristiche inadeguate per il valore della legge presentata dall'Ufficio di Presidenza.
Certamente partire con un testo presentato con l'accordo dell'Ufficio di Presidenza, e poi arrivare in Consiglio invece con un voto che, si presume, è stato dichiarato come voto di maggioranza, non è obiettivamente simpatico.
Sarebbe preferibile che ci fosse il voto unanime su questa legge, così come ci fu l'iniziativa da parte dell'Ufficio di Presidenza.
Tuttavia credo che le motivazioni addotte da una parte e dall'altra, in qualche maniera, hanno un fondo di verità, non per assumere una posizione equidistante che sarebbe connaturata alla nostra posizione politica.
Ci sono delle posizioni che, in qualche maniera, sono state forzate durante il dibattito per questioni anche - credo - di carattere tattico per cui le conclusioni che si stanno prefigurando non rispondono obiettivamente alle motivazioni originarie con le quali la proposta è nata.
Sono dell'opinione che questa proposta debba avere il consenso di tutto il Consiglio regionale.
Alcune riflessioni che il collega Ghiglia ha fatto dopo l'intervento del collega Marengo non mi trovano d'accordo. Anche qui mi pare che ci sia stata forse un'accentuazione, cercando di innalzare dei simulacri alla stessa maniera che lui ha voluto rilevare. A mio parere, bisogna uscire da questa differenza di posizione. Non so neppure se tecnicamente è possibile pensare ad un rinvio della proposta in una successiva seduta per eliminare le sbavature emerse durante la discussione.
Faccio questo intervento con il desiderio, che credo il Presidente condivida, di arrivare all'approvazione unanime. Credo che questo sia necessario ed indispensabile, e credo che tutti concordino, perch un'approvazione soltanto con un voto di maggioranza sarebbe una forte diminuzione del valore politico della proposta.
Non so se questo sia possibile, ma invito il Presidente - non conosco le procedure - a rinviare la votazione definitiva della proposta in una successiva seduta, per far sedimentare alcune accentuazioni polemiche che ci sono state durante la discussione, che derivano più che altro da una necessità di differenziazione a tutti i costi, e non perché sia completamente indispensabile.



PRESIDENTE

Consigliere Foco, per quale motivo chiede la parola? Se chiede la parola per dichiarazione di voto, ne ha facoltà se si dissocia dal Gruppo.



FOCO Andrea

Vorrei parlare e mi differenzio: dichiaro la mia non partecipazione al voto. Se per parlare bisogna trovare il modo!



PRESIDENTE

E' così. Non è che l'abbia inventato seduta stante.



FOCO Andrea

Non è che io voglia assolutamente parlare in Consiglio, ma ritengo doveroso lasciare una testimonianza, perché penso che si debba dare atto che sia stato il sottoscritto che ha portato all'attenzione dell'Ufficio di Presidenza la proposta di legge che poi tutti insieme abbiamo elaborato e presentato successivamente.
Non posso non esprimere la mia amarezza, perché sono convinto che il voto unanime del Consiglio ci sarebbe stato sul testo che è uscito in modo unanime dall'Ufficio di Presidenza: non si sarebbe spaccato il Consiglio non ci sarebbero state differenziazioni, perché ritenevamo che le correzioni che erano state apportate al testo originale non avevano modificato nella sostanza il peso, il significato che, come Ufficio di Presidenza, avevamo voluto dare a quel testo.
Si era cercato di ripetere, a mio parere, l'esperienza estremamente positiva che era avvenuta con la celebrazione del cinquantesimo della lotta di liberazione che aveva investito tutto il territorio della nostra Regione e che aveva dato frutti positivi coinvolgendo moltissimi giovani. Vorrei ricordare questo fatto anche agli amici di Rifondazione Comunista, perch sia il lavoro del Comitato, sia questo testo, se erano rivolti ad una riflessione storica, ad una riflessione di conoscenza, ecc., erano sicuramente rivolti a tutti i cittadini piemontesi. Ma il vostro emendamento che diceva che dovevamo rivolgerci ai giovani sembrava addirittura pleonastico. Attorno a questo testo - e termino, non porto via altri minuti - si sono caricate tensioni politiche o letture di parte che non erano nel contesto: la celebrazione del cinquantesimo della ricorrenza della promulgazione della Costituzione è stato vista da una parte di questo Consiglio - è inutile che ce lo nascondiamo - come una rilettura di parte quasi che quella Costituzione, così come era impostata, fosse di una parte sola e non di tutti noi. Questa è "la cosa" che ha inficiato i lavori in VI Commissione, che restano utili ed importanti e che hanno portato a tensioni. Abbiamo colto attorno a quel testo - torno a ripetere - elaborato anche in modo sofferto dall'Ufficio di Presidenza, una carica di tensioni che non era giustificata. Oggi ascoltiamo delle dichiarazioni - io non voglio mai fare il processo alle intenzioni delle cose che vengono espresse in questa sede - in cui tutti ci riconosciamo figli di questa Costituzione però non possiamo, anche con abili eufemismi, fare finta di non sapere come sia nata la Costituzione e la Repubblica nel nostro Paese e attraverso quali travagli. Attorno a questo si è cercato di lavorare - ed è questo l'aspetto che non accetto - per sminuire - e, alla fine, ritengo purtroppo che questo risultato quella parte l'abbia ottenuto - il peso, il ruolo e il significato che poteva avere invece quel testo. Me ne dispiaccio profondamente.
Con questo non voglio affermare una mia rassegnazione, anzi, riconfermo di voler continuare nell'impegno affinché le manifestazioni celebrative siano molto più alte di quello che abbiamo saputo fare in questo Consiglio.
Quindi, è con rammarico, Presidente, che dichiaro di non partecipare al voto.



PRESIDENTE

Siamo giunti alla fine di questa discussione che certamente è una discussione, per tanti versi, amara; per tanti versi, forse, polemica; per tanti versi caricata - non voglio chiosare, voglio solamente rispondere ad alcune affermazioni fatte qui che mi concernono - forse di significati impropri rispetto a quanto noi avevamo affidato alle secche note della legge.
Innanzitutto, vorrei rispondere al Consigliere Chiezzi. Non c'è stata alcuna recisione nei confronti degli istituti per l'affermazione degli ideali della Resistenza. Il Vicepresidente Foco può essere testimone - da quel galantuomo che è, da quella onestà intellettuale che possiede - su come l'Ufficio di Presidenza in ordine alle diverse proposte - presentate quasi a pie' di lista - le ha accettate a pie' pari e ha dato il via perch la legge istitutiva per le celebrazioni della Resistenza trovasse, anche con questa maggioranza e nell'attuale Ufficio di Presidenza, le sue corrette approvazioni e le sue corrette scadenze.
Per cui non diamo sempre corpo alle ombre, anche perché le ombre in questo caso non esistono! Seconda questione. Le risorse sono ridicole - è stato detto - e le risorse inficiano la valenza stessa della legge; però dobbiamo anche essere molto corretti rispetto ad atteggiamenti analoghi che abbiamo assunto per altre iniziative. Le risorse devono essere coerenti con le proposte! E le proposte si devono formalizzare non perché esiste una legge ed esistono delle risorse, ma perché esiste la necessaria ed oggettiva necessità che queste celebrazioni siano effettivamente un mezzo di conoscenza, di approfondimento, di valorizzazione di un istituto - ma non solamente di un istituto, di una parte della storia del nostro Paese - senza confini e senza arbitrarietà di sorta.
Non voglio dire altro. Voglio ricordare semplicemente che il radicalismo con cui si sono accentuate alcune differenze mi porta all'amarezza che condivido con il Consigliere Foco.
Qui passiamo una legge - se mi permettete l'anacronistica nomenclatura con i voti dei fascisti e dei Partiti afascisti. Mi pare che sia un fatto paradossale inquietante. Per una questione solamente di pura bottega finanziaria noi vogliamo emarginare dal nostro consesso e dalla nostra valutazione unanime quello che invece è stata una legge - certamente defatigante - di un lavoro comune, che è passato attraverso proposte emendamenti, confronti vari, la quale però - come ha detto il Consigliere Ghiglia - se non ci fossero i voti dei Partiti di maggioranza sarebbe rimasta al palo.
Per cui raccolgo certamente il messaggio, l'invito del Consigliere Saitta. Non so come posso formalizzare una proposta diversa, tranne quella di un auspicio ultimo che faccio nei confronti dei Partiti dell'opposizione perché rivedano la loro posizione, perché diano affidamento alla parola del Presidente del Consiglio che ha appena dichiarato che se domani gli impegni saranno dimensionati in misura maggiore di quanto il provvedimento finanziario suppone, questi impegni e questi programmi saranno certamente presi in considerazione con le variazioni del bilancio del 1997. Questo è stato anche un fatto condiviso dal Consigliere Gallarini, per cui credo che, di fronte a questa nostra affermazione, il Consiglio non possa che prendere atto perlomeno della correttezza e della buona fede con la quale ci vogliamo pronunciare nei confronti di tutte le iniziative che i vari istituti, le varie Province, i vari Enti locali potranno fornire all'Ufficio di Presidenza, sentiti naturalmente tutti i vari livelli di consulenza, di riflessione e di indicazione comune.
Per cui termino pregando ancora il Consiglio di voler rivedere la posizione, altrimenti devo mettere ai voti la legge così come è stata formulata e proporre pertanto di passare ai voti.



(Il Presidente Picchioni attende qualche minuto prima di chiedere di procedere all'appello nominale)



PRESIDENTE

Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 43 hanno risposto SI' 28 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere La legge è approvata.


Argomento: Sport - Tempo libero: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 310: "Proroga termini presentazione delle domande per il 1996 relative al programma di attuazione della L.R. 20/12/1995 n. 93 per lo sviluppo dello sport e delle attività fisico motorie"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta deliberazione n. 310, di cui al punto 10) all'o.d.g.
In Commissione tale proposta di deliberazione ha ottenuto i voti favorevoli da parte di tutti i Gruppi, tranne dal Gruppo di Rifondazione Comunista.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 36 voti favorevoli e 4 astensioni.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 194: "Terza sottoscrizione di aumento di capitale della S.p.A. MIAC"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 194, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Tale progetto di legge in Commissione ha ottenuto voti favorevoli dai Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e CDU; non hanno partecipato alla votazione i Gruppi PDS, Rifondazione Comunista e Patto dei Democratici.
Relatore è il Consigliere Salerno, che ha facoltà di intervenire.



SALERNO Roberto, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregi Consiglieri, la Regione è azionista della Società consortile per Azioni 'Mercato Ingrosso Agroalimentare di Cuneo' ai sensi della L.R. n. 64/87, che autorizzò tale partecipazione nell'ambito delle norme di cui alla legge finanziaria 1986 (n. 41/86).
Con L.R. n. 3/91 - per far fronte alle spese di funzionamento della Società ed agli oneri di progettazione del Centro Agroalimentare di Cuneo fu autorizzata la sottoscrizione di un primo aumento del capitale sociale di quella S.p.A., in proporzione alla quota azionaria detenuta e, con L.R.
n. 33/94, la sottoscrizione di un secondo aumento, nella stessa proporzione.
L'assemblea straordinaria degli azionisti della Società ha approvato nella seduta del 20/12/1995, l'aumento del capitale sociale da L.
7.930.150.000 a L. 13.730.150.000, mediante emissione di numero 3.000.000 di nuove azioni del valore nominale di L. 1.000 cadauna, da assegnare in opzione ai soci, e di numero 2.800.000 nuove azioni, del valore nominale di 1.000 cadauna, da riservarsi alla società appaltatrice dell'esecuzione dei lavori e delle opere di realizzazione del primo lotto funzionale dell'area mercantile.
In relazione al numero di azioni attualmente detenute, l'esercizio integrale del diritto di opzione - come risulta dall'offerta della Società che ha riservato alla Regione la quota azionaria di pertinenza - comporta l'acquisto di numero 832.267 nuove azioni, per un valore nominale complessivo di L. 832.267.000, da sottoscrivere nei termini di legge.
Inoltre, al fine di consentire alla Società di proseguire la realizzazione del Centro, con questo disegno di legge si propone che la Regione acquisti un numero di azioni rimaste inoptate da altri soci pubblici e privati, fino ad un importo di L. 1.167.733.000.
Nel merito, l'aumento di capitale è finalizzato a consentire alla Società di realizzare il primo lotto del Centro Agroalimentare per la cui costruzione e gestione è stata costituita. Di seguito si illustra brevemente la situazione delle opere.
Come noto, l'opera complessiva, costituita da un mercato bestiame macello e mercato ortofrutticolo, è stata ripartita in tre distinti lotti funzionali.
Il Comune di Cuneo ha approvato nel maggio 1995 il Piano particolareggiato delle zone interessate dall'intervento edilizio; nel dicembre scorso sono state ottenute le necessarie concessioni per le opere edilizie ed è stato stipulato il contratto per il primo lotto funzionale.
In data 20/12/1995 l'impresa appaltatrice ha avviato i lavori.
Si ricorda che il primo lotto funzionale, alla realizzazione del quale è finalizzato il presente aumento di capitale, comprende le opere a livello strettamente funzionale delle strutture del mercato del bestiame, macello e fabbricato direzionale. I lavori di completamento delle strutture e delle Urbanizzazioni, quali le pavimentazioni stradali, verde, recinzione, ecc.
sono contemplate, in progetto, nel secondo lotto.
La I Commissione ha licenziato questa proposta che viene posta al Consiglio con l'auspicio di una sua larga approvazione".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 37 astensioni 5 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 37 astensioni 5 L'art. 2 è a pprovato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 37 astensioni 5 L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI' 37 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Calamità naturali

Esame ordini del giorno n. 252, n. 253 e n. 254 relativi all'evento alluvionale verificatosi nel Verbano Cusio Ossola nei giorni 7 e 8 luglio 1996


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti documenti relativi all'evento alluvionale verificatosi nel Verbano Cusio Ossola: ordine del giorno n. 253 presentato dai Consiglieri Racchelli, Ghiglia Vaglio, Peano, Toselli, Gallarini, Marengo, Manica, Montabone, Rosso Spagnuolo, Galli, Scanderebech, Grasso, Pichetto, Deorsola e Mancuso ordine del giorno n. 254 presentato dai Consiglieri Vaglio, Rosso, Galli Saitta, Toselli, Gallarini, Marengo, Ghiglia, Mancuso, Racchelli Montabone, Manica, Deorsola, Spagnuolo e Rubatto ordine del giorno n. 252 presentato dai Consiglieri Cavaliere e Chiezzi.
Pongo in votazione l'iscrizione degli ordini del giorno n. 253 e n. 254.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono iscritti con 39 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 252.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Non essendovi richieste di parola, pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 253, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte valutata la grave situazione di crisi venutasi a creare all'interno del settore turistico, settore trainante nell'economia delle province del Verbano Cusio Ossola e dell'Alto Novarese e specificatamente nei Comuni di Pettenasco, Omegna, Gravellona e Baveno considerata la situazione di profondo malessere determinata dalle condizioni contingenti, quali l'alluvione del 7 e 8 luglio 1996 tenuto conto della rilevante importanza che il settore turistico di quest'area sviluppa per l'intera regione considerato che il turismo è il sostegno principale all'economia di settori importanti quali l'artigianato, il commercio e l'intero indotto del bacino economico impegna il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente a sostenere in questo momento di gravissima difficoltà, l'intero settore con interventi forti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 254, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprime la propria solidarietà alle famiglie delle vittime causate dal violento nubifragio abbattutosi fra l'alta provincia novarese e quella del Verbano Cusio Ossola, in special modo nei paesi di Omegna, Gravellona, Baveno Pettenasco e zone limitrofe, durante la nottata fra il 7 e l'8 luglio 1996 tenuto conto dei gravi danni subìti dagli edifici residenziali, dalle attività industriali, dalle colture, dall'ambiente, dalle infrastrutture varie ed urbanizzate valutata l'esistenza di situazione di pericolo grave e reale per la viabilità e la sicurezza dei cittadini impegna il Presidente della Giunta regionale a verificare urgentemente: quali interventi si intendono attuare per risolvere i suddetti problemi e definire finanziamenti atti a sostenere le attività socio-economiche della zona la possibilità di inserire, all'interno del decreto in itinere relativo alle zone alluvionate della Versilia e del Friuli, i finanziamenti necessari per la ricostruzione delle aree piemontesi colpite".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 252, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte nell'esprimere la più viva e sentita solidarietà nei confronti dei familiari delle vittime del grave evento alluvionale che nei giorni scorsi ha colpito la Provincia del Verbano Cusio Ossola e dell'Alto Novarese e nei confronti delle popolazioni e dei cittadini che hanno dovuto abbandonare le abitazioni e le occupazioni economiche impegna la Giunta regionale da subito a mobilitarsi per l'emergenza, a mettere in essere tutti gli interventi necessari, in raccordo con il Governo e le Amministrazioni locali, affinché siano con tempestività rimossi tutti gli ostacoli per il ritorno della normalità nei Comuni colpiti impegna inoltre la Giunta affinché si attivi perché vengano con tempestività riconosciuti i danni alle abitazioni, alle attività economiche e produttive e considerate tutte le iniziative per il rilancio dello strategico comparto turistico, motore dell'economia locale, che vede in questo periodo una grave crisi per i recenti casi di inquinamento del Lago Maggiore, crisi evidentemente resa pesantissima dal grave e recente accadimento alluvionale impegna altresì la Giunta a verificare con urgenza le reali cause e concause dell'evento e ad intervenire per tutelare le aree più esposte del territorio regionale e a verificare nella fattispecie la complessiva situazione del territorio della provincia del Verbano Cusio Ossola e dell'Alto Novarese interessata da un evidente degrado delle zone montuose e da un altrettanto evidente appesantimento urbanistico dei conglomerati lacustri".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Contributi all'agricoltura

Esame ordine del giorno n. 248 relativo alla manovrina finanziaria 1996 "La Regione Piemonte dice no ai tagli al finanziamento all'agricoltura" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 248, presentato dai Consiglieri Toselli, Gallarini, Racchelli, Ferrero, Benso, Montabone Cotto, Vaglio, Ghiglia, Rosso, Bellingeri e Dutto, di cui al punto 15) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Esiste, in quest'aula, una consuetudine di partecipazione a tutto ci che risuona critica verso il Governo: stanziamenti insufficienti richieste, ecc. Tuttavia, nel caso specifico avrei qualche riserva all'obiezione contro la manovra finanziaria - 16 mila miliardi - del Governo: se la critica è sulla manovra bisogna fare una critica complessiva. Altrimenti, protestare per la riduzione degli stanziamenti per il settore bieticolo-saccarifero, che non conosciamo, o per gli interventi dell'AIMA, che al momento non stanno assolutamente servendo alla crisi zootecnica poiché tutti sanno - almeno gli addetti al settore - che le mezzene piemontesi non possono essere ritirate dall'AIMA in quanto escluse dai sistemi di intervento, pone il problema di una maggiore comprensione di quello che la manovra significa, e di verificare quanto e come riduce i contributi a favore dell'agricoltura piemontese.
L'elemento in discussione, stralciato dall'insieme del discorso sulla manovra appare di dubbia rilevanza e di dubbia portata.
In conclusione, essendo tradizione non essere contrari a queste operazioni, vista la confusa impostazione dell'ordine del giorno, il mio Gruppo esprimerà voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Intervengo brevemente al riguardo dell'ordine del giorno in esame.
Intanto, ritengo che anche se si parla di AIMA o di comparto bieticolo saccarifero si parla anche di Fondo di solidarietà nazionale; oltre a ci vorrei dire che oltre alla riduzione di 234 miliardi, con lo slittamento di bilancio si superano i 400 miliardi.
Dunque, circa 200 miliardi vengono tolti alle imprese agricole alluvionate.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Mettete a verbale che clamorosamente non è come ha detto il Consigliere Toselli. Poi, non ne discutiamo in questa sede; diversamente apriamo un discorso sui fondi alluvionali del 1994 e facciamo una relazione come si deve.
Affermo soltanto che non è come viene detto dal Consigliere Toselli.
Introdurre adesso un discorso sulle caratteristiche abbastanza disordinate permettetemi - di un ordine del giorno su una materia alla quale dedico un po' del mio tempo, ci porterebbe a fare una discussione per la sua messa in ordine. Dopodiché saremmo anche per votarne larghe parti; diversamente riportatelo la prossima settimana e vedremo di discuterlo, integrandolo ragionandolo, avendo i chiarimenti del caso.



PRESIDENTE

Con il consenso del primo firmatario, questo ordine del giorno sarà portato all'esame nel corso della prossima seduta consiliare.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,15)



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