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Dettaglio seduta n.65 del 09/07/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 339 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa allo smaltimento rifiuti ospedalieri presso la discarica di Cavaglià


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 339, presentata dai Consiglieri Chiezzi Moro, Papandrea e Simonetti, cui risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

L'interpellanza urgente proposta dai Consiglieri regionali Chiezzi Moro, Papandrea e Simonetti, riferita al problema dello smaltimento di rifiuti ospedalieri presso la discarica di Cavaglià, oggetto di notizia diffusa da organi di stampa, tende a sapere se si è a conoscenza della situazione, se si intende far controllare ed approfondire il trattamento di sterilizzazione utilizzato presso gli ospedali, se tale metodologia è efficace ed, infine, se la discarica di Cavaglià può ricevere tali rifiuti ed è predisposta per il loro smaltimento.
In proposito si riferisce che l'Amministrazione regionale è a conoscenza della situazione riguardante la sterilizzazione dei rifiuti ospedalieri presso gli ospedali CTO, S. Anna e Regina Margherita.
In data 11/1/1996 questo Assessorato ha inviato una lettera al Servizio di Igiene e Sanità Pubblica - Sezione chimica e biologica - in cui si richiedeva la verifica dell'efficacia del trattamento di sterilizzazione dei rifiuti infetti o potenzialmente infetti presso gli ospedali in questione, il controllo delle norme relative all'ambiente di lavoro e le norme igienico-sanitarie.
Le relazioni in merito, compilate dal Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, non hanno rilevato inosservanze in materia di igiene del lavoro e hanno giudicato idoneo ed efficace il ciclo di sterilizzazione.
I risultati analitici compiuti sulle acque di scarico, secondo la sezione chimica, rientrano nei limiti stabiliti dalla tabella C) della legge 10/5/1976, n. 319 e successive modificazioni.
Tuttavia, anche se il metodo di sterilizzazione appare efficace, questo Assessorato nutre perplessità sulla gestione dell'attività di sterilizzazione effettuata dalla ditta S. Germano presso gli ospedali interessati.
Di tale situazione è stato anche informato l'organo di controllo.
Pur essendo a conoscenza della chiusura dell'impianto prevista per il 31 marzo (Ospedale S. Anna - OIRM), questo Assessorato ha intenzione di approfondire il discorso relativo alla sterilizzazione dei rifiuti infetti o potenzialmente tali tramite un progetto pilota che vedrà la collaborazione di diversi ospedali piemontesi. Tale progetto ha lo scopo di approfondire il tema, cercando di analizzare l'efficacia dei vari impianti di sterilizzazione disponibili in commercio e di valutare come migliorare la gestione degli stessi.
Per quanto riguarda lo smaltimento, questo Settore ha inviato in data 5/10/1995 una lettera alla ditta Cavaglià s.r.l. in cui si comunicava come in base alla deliberazione del Consiglio regionale del 18/10/1994, n. 912 13944, i rifiuti infetti, dopo efficace sterilizzazione, sono da classificarsi speciali assimilabili agli urbani, quindi conferibili in discarica di prima categoria o eventualmente di seconda categoria di tipo B.
La Giunta regionale ha adottato, con DGR n. 1-7229 del 19/3/1996, il progetto di piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento rifiuti. In tale piano è previsto che i rifiuti sanitari sottoposti ad efficace trattamento di sterilizzazione possano essere conferiti in discarica di prima categoria.
Pertanto, la discarica di Cavaglià, essendo di seconda categoria di tipo B, non potrà, una volta approvato il piano, ricevere i rifiuti ospedalieri sterilizzati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La risposta dell'Assessore non ci soddisfa, perché è una delle tante risposte che non permettono di capire quale sia l'effettiva situazione descritta nell'interpellanza, quali siano le iniziative dell'Assessore, se l'Assessore sia preoccupato della situazione vigente e quali provvedimenti intenda assumere.
E' la solita risposta ad un'interpellanza, probabilmente stilata dagli uffici, che dà un colpo al cerchio e uno alla botte, e alla fine non si capisce nulla; soprattutto non si capisce qual è la situazione attuale. La sterilizzazione di questi rifiuti è idonea o non è idonea? Non si capisce.
Prima si dice che è idonea, poi l'Assessore dice che ci sono delle perplessità e che ora sta facendo un progetto pilota insieme ad altri ospedali. Però, nel frattempo, Assessore, queste sterilizzazioni avvengono: in che modo, in che termini? Lei è preoccupato? Dove vengono smaltiti questi rifiuti? Di tutto questo non c'è una parola, perché in questo ambito non c'è una politica; c'è l'Assessore che risponde sulla base di una relazione tecnica e conclude in modo ineffabile, dicendo: "Abbiamo approvato un piano in Giunta. Nel piano questo tipo di materiale sterilizzato finirà in discarica di prima categoria". Ma questo è proprio il futuro indecifrabile! Poich siamo in una situazione in cui la sterilizzazione non si capisce bene che effetto abbia, che valore pratico ha la risposta dell'Assessore che segnala che nel piano, quando andrà tutto bene, i rifiuti saranno scaricati in discariche di prima categoria? In sostanza questa risposta, come tante altre, è assolutamente insoddisfacente e le preoccupazioni rimangono tutte in essere, perché non si è capito cosa stia succedendo. Poiché gli articoli di giornale rappresentavano la preoccupazione che i rifiuti infetti non fossero idoneamente sterilizzati, questa preoccupazione vige - e, di fronte a questa, oggi, cosa state facendo? - o non vige più? Questo modo di rispondere ci lascia completamente insoddisfatti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 431 del Consigliere Cavaliere relativa all'Ecolinea di Leinì - Realizzazione nuovo impianto - Modifica dell'autorizzazione


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 431, presentata dal Consigliere Cavaliere, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Il Consigliere Cavaliere, preso atto che la Giunta regionale con propria deliberazione del 22/1/1996 ha concesso alla ditta Ecolinea S.r.l.
di Leinì, in procinto di ricollocarsi in nuovo sito in regione Lonna di Leinì, una proroga dei tempi della realizzazione del nuovo impianto e le autorizzazioni per le produzioni in Via Torino n. 129, vuole sapere: quali impedimenti sono stati addotti dalla ditta, che non avrebbero fino ad oggi permesso la realizzazione del nuovo impianto in regione Lonna per quali motivi sono stati prorogati i tempi della ricollocazione per quali motivi sono state prorogate le autorizzazioni allo smaltimento.
In proposito si riferisce che la ditta Ecolinea s.r.l. di Torino è stata oggetto di fusione, a decorrere dal 30/12/1995, tra le Società Damax S.r.l., Patrizia s.r.l. ed Ecolinea stessa, per cui la Damax S.r.l. è subentrata nell'intero patrimonio dell'Ecolinea S.r.l. assumendone il nome e trasferendo la sede legale della nuova Società da Torino a Leinì.
La ragione della fusione appare dovuta anche al rilevante investimento finanziario occorrente per realizzare il nuovo impianto in regione Lonna di Leinì e la relativa difficoltà di reperire le necessarie risorse hanno indotto la nuova Società a chiedere una proroga per rilocalizzare la propria attività in regione Lonna.
Quanto agli ultimi due punti dell'interrogazione, la Regione ha scelto d'intesa con la Provincia di Torino, di accogliere la domanda di proroga sia per i tempi di rilocalizzazione sia per le autorizzazioni allo smaltimento, per favorire, appunto, l'esodo del nuovo sito, dato che un atteggiamento negativo non avrebbe portato ad alcun risultato: si rammenta infatti, che fino al 1997 valgono le autorizzazioni provinciali rilasciate all'Ecolinea nel 1992 e nel 1995 per le attività in Via Torino a Leinì.
Con la concessa proroga, inoltre, si avviano anche alcune attività di smaltimento del nuovo sito in regione Lonna e precisamente quelle autorizzate dalla Provincia di Torino con DGP n. 45-14074/95 del 13/7/1995.
A questo proposito, desidero fare un'integrazione, riferendo anche di un incontro avvenuto alcuni mesi fa, svoltosi appunto presso la Provincia di Torino con la presenza di rappresentanti locali, penso del Comune, e un Comitato di cittadini. In sostanza, si è fatto presente che non è assolutamente previsto, da parte delle Amministrazioni autorizzanti, alcuna ipotesi di proroga relativa all'attività di smaltimento in essere nella cosiddetta Via Torino, mentre ad un certo punto si graduava quello che era l'avvio dell'attività nel nuovo sito, ovviamente una tantum, perché un conto sono le ragioni delle imprese o degli operatori che possono essere anche valutate da un punto di vista della logicità, altro è l'atteggiamento che desiderano tenere le Amministrazioni autorizzanti soprattutto la Provincia, ma anche la Regione, in ordine ad atteggiamenti dilatori che non siano giustificati da ragioni tecnico-economiche.
Questa è la motivazione che tende soprattutto a favorire tale ricollocazione, che è assolutamente indispensabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

La ricollocazione (tra l'altro è uno dei pochi procedimenti di tale natura nella nostra Regione) è senz'altro fondamentale ed importante.
Voglio però ricordare all'Assessore che questa azienda, che assurse alle cronache per via della Motonave Zanoobia (siamo ancora al famoso incarico ricordato dal Difensore Civico), effettua le sue lavorazioni di trattamento e smaltimento dei rifiuti industriali tossico-nocivi a 15-20 metri dalle case! Questa è una situazione veramente intollerabile e che non può più andare avanti per molto tempo.
Il limite dei due chilometri è stato derogato per numerose altre situazioni, si è arrivati fino a 500 metri, ma non possono sussistere lavorazioni di questa natura, per quanto protette, a 20 metri, non da abitazioni singole, ma da palazzi. Non sarebbero quindi tollerate e tollerabili altre deroghe; non possono più essere concesse trattative ambientali.
Colgo l'occasione del fatto che ho la parola per chiederle di sollecitare la Giunta - ma visto che c'è l'Assessore lo dico anche direttamente a lui - a rendere in giornata una comunicazione sull'evento alluvionale che ha colpito nei giorni scorsi la Provincia del Verbano Cusio Ossola, per capire come si è potuto verificare il fatto e che cosa si sta facendo.



PRESIDENTE

Senz'altro l'Assessore è pronto per dare i ragguagli necessari al Consiglio.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Aspettiamo che arrivi il Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 483 del Consigliere Cavaliere relativa all'impianto di compostaggio dei rifiuti solidi urbani del Consorzio del Basso Novarese


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 483, sempre del Consigliere Cavaliere cui risponde ancora l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Con l'interrogazione in oggetto, riferita all'attività di smaltimento rifiuti del Consorzio Basso Novarese, il Consigliere Cavaliere intende sapere: se non si ritenga di dover adottare i provvedimenti necessari affinch sia avviata la raccolta della sezione umida e sia recuperato e messo in funzione l'impianto consortile quali motivi hanno dettato, fino ad oggi, la totale inerzia del Consorzio ad avviare un'omogenea raccolta differenziata su tutto il territorio e mirante all'utilizzo dell'impianto se non esistano gli estremi, in caso di evidente incapacità tecnico amministrativa dei dirigenti del Consorzio Rifiuti di Novara ad attuare un servizio smaltimento nel pieno rispetto della legislazione vigente, di commissariamento da parte della Regione Piemonte del Consorzio per rimuovere le disfunzioni accertate.
Al fine di fornire compiute risposte alle questioni poste dall'interrogante è stato chiesto al Consorzio di fornire elementi articolati e sostanziali, a noi pervenuti all'inizio del mese di maggio 1996.
Dagli stessi risulta che il Consorzio smaltimento RSU, con deliberazione n. 28 del 22/10/1992, aveva affidato all'IPLA di Torino l'attuazione del programma sperimentale di raccolta differenziata secco umido e di altre iniziative finalizzate all'ottimizzazione dell'impianto consortile.
Con lo svolgimento dell'attività di collaudo dell'impianto, l'IPLA ha iniziato il proprio programma di lavoro con l'analisi del rifiuto del composto dell'impianto e con prove di applicazione agronomica del compost stesso.
In seguito all'esito negativo del collaudo dell'impianto di fatto vi è stato un blocco delle attività sperimentali.
Attualmente è ancora in corso una vertenza davanti all'Autorità Giudiziaria tra le parti (ditta Emit - Consorzio), per cui l'impianto non è stato ancora preso in consegna e quindi non è ancora nella disponibilità del Consorzio stesso.
Per questi motivi fino ad oggi non è stato possibile avviare un programma di raccolta differenziata, ma anticipando i tempi con deliberazione dell'assemblea n. 1 del 5/2/1996 il Consorzio ha approvato un piano di raccolta dei rifiuti solidi urbani, ivi compresa la raccolta differenziata omogenea su tutto il territorio consortile.
In particolare, per la frazione umida dei rifiuti solidi urbani è in programma una fase sperimentale di raccolta da utenze selezionate necessaria per una taratura del modello di ristrutturazione dell'attuale impianto.
Si ritiene opportuno sottolineare che è attualmente in corso la gestione di un'area attrezzata per la raccolta della frazione verde proveniente da sfalci e potature dai Comuni consorziati.
In ordine alla questione relativa all'eventuale commissariamento dei Consorzi devo dire che questo è un aspetto delicato, ma che giustamente il collega ci pone, e al quale stiamo prestando la massima attenzione. Noi riteniamo che si possa compiere una verifica anche alla luce della discussione che si farà sul piano. E' chiaro che ci possono essere inerzie storiche, così come ci potranno essere delle inerzie nella costituzione dei Consorzi obbligatori di bacino.
Noi riteniamo che bisognerà assolutamente essere rigorosi, puntuali e tempestivi nella predisposizione di un nuovo disegno di organizzazione dello smaltimento, così come previsto dalla legge n. 59, che consentirà il superamento di una situazione che, dal punto di vista normativo, non è sorretta in modo adeguato. In quella fase, in quel passaggio, bisognerà verificare le capacità e la determinazione dei vari organismi consortili effettuando, se del caso, i conseguenti commissariamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Volevo semplicemente informare i colleghi che questo impianto è costato qualche miliardo (si parla di una cifra dai 23 ai 26 miliardi) e non è in funzione! Ora, al di là del discorso generale dei commissariamenti e dei Consorzi, ci troviamo di fronte ad una situazione molto particolare; quindi, a parte il dibattito sul Piano, credo sia opportuno un intervento diretto per prendere in mano una situazione che, evidentemente, non funziona.
Ci troviamo di fronte ad una situazione di evidentissima disfunzione di spreco e quant'altro, dove, al di là della discussione dei provvedimenti legati alle determinazioni del Piano rifiuti, bisogna autonomamente intervenire.
Reitero dunque la richiesta affinché l'Assessorato competente adotti immediati provvedimenti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 495 del Consigliere Cavaliere relativa al progetto di discarica di prima categoria per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel Comune di Villanova d'Asti


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 495, presentata dal Consigliere Cavaliere cui risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

L'interrogazione n. 495 del Consigliere Cavaliere è riferita al progetto di discarica di prima categoria per RSU in Comune di Villanova d'Asti.
In particolare, l'interrogante vuole sapere: se sia stata considerata, vista la superficialità delle falde acquifere la difficoltà di impermeabilizzare il sito e conseguentemente di interrare i rifiuti se sussistano le condizioni di sicurezza ambientale per la realizzazione del nuovo impianto se nella Conferenza dei Servizi convocata il 29/2/1996 è stata istruita a termini di legge la pratica in oggetto se non si ritiene opportuno soprassedere alla Conferenza dei Servizi del 29/2/1996, ove verrà trattata la questione, posto che la legge n. 59/95 ha delegato alle Province le competenze in materia.
Va da sé che, per il tempo che passa tra l'interrogazione e la risposta, qualche interrogativo risulta di fatto superato.
La problematica posta è stata oggetto di atto deliberativo della Giunta regionale n. 103-7594 del 3/4/1996 di approvazione del progetto, ex art. 3 bis della legge n. 441/87, presentato dal Commissario regionale per lo smaltimento di RSU nella Provincia di Asti, per la realizzazione di una discarica di prima categoria da ubicarsi all'intersezione fra le strade comunali Reale e di Valfenera nel territorio del Comune di Villanova d'Asti.
Il progetto esaminato in sede di Conferenza il 29/2/1996 è stato integrato dal Commissario regionale in relazione ad alcune obiezioni tecniche espresse anche dai Comuni contermini. Tali integrazioni, valutate anche con la collaborazione degli esperti regionali, hanno permesso al Settore regionale competente di predisporre la proposta di approvazione del progetto così integrato con una serie di prescrizioni contenute in un apposito allegato alla deliberazione quale parte integrante e sostanziale.
E' da precisare, per rispondere alle preoccupazioni espresse nell'interrogazione, che la documentazione tecnica progettuale ha previsto l'adozione degli accorgimenti costruttivi e tecnologici necessari ad assicurare la protezione delle falde acquifere sottostanti.
Le condizioni di sicurezza ambientale sono garantite dalle valutazioni istruttorie connesse allo svolgimento della Conferenza ex art. 3 bis legge n. 441/87, tenutasi il 29/2/1996, in cui sono state raccolte le osservazioni tecniche prodotte dagli Enti locali interessati, delle quali come si è detto - si è tenuto conto in sede di redazione del provvedimento autorizzativo.
La L.R. 13/4/1995 n. 59 all'art. 28 disciplina le deleghe alle Province per l'approvazione dei nuovi impianti di smaltimento, con alcune eccezioni con DGR n. 2-4446 e DGR n. 3-4447 del 6/12/1995 sono stati definiti rispettivamente i criteri generali e le disposizioni relative alle menzionate deleghe alle Province in materia di smaltimento rifiuti.
La convocazione della Conferenza per il giorno 29/2/1996 è avvenuta nell'esercizio dei poteri sostitutivi attribuiti alla Regione Piemonte previsti in caso di inerzia dei soggetti competenti a provvedere.
Ai fini dell'esercizio del potere sostitutivo nei confronti dei Comuni dei Consorzi e delle Comunità montane della Provincia di Asti, Bacino n. 9 vista la perdurante inadempienza nell'individuazione di impianti idonei per lo smaltimento dei rifiuti urbani, la Regione Piemonte ha disposto la nomina del Commissario regionale, che ha provveduto alla presentazione del progetto esecutivo dell'impianto di discarica a Villanova d'Asti, così come dell'impianto di Cerro Tanaro.
La L.R. n. 59/95 prevede infatti, all'art. 37, comma sesto, che nell'esercizio dei poteri sostitutivi la Regione mantiene le competenze di approvazione ed autorizzazione degli impianti proposti dal Commissario regionale.
Vorrei fornire due ulteriori informazioni. La prima è che, in previsione della Conferenza, visto il particolare tipo di impianto, sono stati incaricati l'esperto geologo e l'esperto agronomo della Commissione Tecnica Regionale Smaltimento Rifiuti a partecipare alla Conferenza stessa per raccogliere il loro contributo in qualità di esperti, viste le osservazioni pervenute da più parti, anche mediante degli scritti formalmente inviati all'Assessorato regionale.
Inoltre, da quanto ricordo, durante lo svolgimento della Conferenza si è prestata particolare attenzione, su sollecitazione di tutte le Amministrazioni che hanno partecipato (ciascuna delle quali adeguatamente supportata da un esperto sia esso tecnico sia esso legale), alla questione della falda e si è determinata una particolare quota di costruzione dell'impianto, in modo da garantire una certa distanza tra il fondo della discarica e il pelo superficiale dell'acqua; tant'è che vi è un affioramento all'esterno della discarica, quando sarà realizzata, in modo da garantire questa compatibilità.
Vi è una questione di fondo. Ci troviamo cioè in una situazione di emergenza e si dà una risposta articolata da parte del Commissario, che ha lasciato in eredità al Consorzio gli interventi di raccolta differenziata attraverso una rete, che avrà il suo perno ad Asti nella cosiddetta "piattaforma di valorizzazione di località Valterza". Verranno realizzati impianti di compostaggio e di selezione anche con contributi regionali e con fondi CEE.
Infine, vi è la discarica per le parti che, a regime, non potranno essere trattate in modo diverso. E' chiaro che nell'immediato le discariche hanno una funzione di emergenza per le note vicende che hanno caratterizzato il bacino astigiano nei periodi precedenti.



CAVALIERE Pasquale

Adesso com'è la situazione?



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Non ho informazioni aggiornatissime, ma il Consorzio dovrebbe approvare formalmente l'avvio delle procedure di esproprio e poi appaltare i lavori.
Non so quali siano i passaggi, ma la procedura è questa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

L'Assessore ha detto, in forma ufficiale, che questa discarica non è adeguata alle normative vigenti, perché non c'è il metro e mezzo di distanza dal franco di falda.
Questo è quanto ha detto l'Assessore in questo momento. L'Assessorato all'ambiente ha dunque approvato un impianto non adeguato tecnicamente alle prescrizioni di legge.



PRESIDENTE

Prego, Assessore, una controbattuta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Caro collega, mi sembra di avere detto che il progetto approvato prevede la compatibilità dell'impianto con le falde.
Non ho assolutamente detto quello che lei sostiene.



(Interruzione del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Non fate un controinterrogatorio.



CAVALIERE Pasquale

Io devo consigliare.



(Interruzione dell'Assessore Cavallera)



CAVALIERE Pasquale

Non è questione del TAR.



PRESIDENTE

E' una battuta.



CAVALIERE Pasquale

No, la battuta è questa, Presidente: analoghe discariche sono state approvate dalla nostra Regione con le stesse caratteristiche e con gli stessi problemi. Mi riferisco a quella di Riva di Chieri, che si potrebbe definire una fotocopia di quell'impianto per quanto riguarda il problema delle falde.
Sulla costruzione di una discarica troppo vicina alla falda freatica la legge è molto chiara: non possiamo aggirarla con provvedimenti per cui se non vi è la distanza, alziamo la discarica e la otteniamo. Così facendo andiamo verso situazioni che poi, per forza di cose, come è accaduto altrove, troveranno dei limiti e vedranno l'Assessore navigare per spiegare come mai ha approvato una discarica in mezzo all'acqua.


Argomento: Opere pubbliche

Interrogazione n. 559 dei Consiglieri Farassino, Bellingeri, Rosso e Dutto relativa al progetto Oleodotto Ferrera - Erbognone - Gran S. Bernardo


PRESIDENTE

L'Assessore Cavallera risponde ancora all'interrogazione n. 559 presentata dai Consiglieri Farassino, Bellingeri, Rosso e Dutto.



CAVALLERA Ugo, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo

I Consiglieri regionali Farassino, Bellingeri, Rosso e Dutto, con riferimento al progetto di Oleodotto Ferrera - Erbognone - Gran S.
Bernardo, considerato l'esposto di cittadini che obiettano sulla qualifica delle opere in fase di progettazione e che esprimono altresì preoccupazione e netta contrarietà per il timore di rischi per la propria incolumità a causa dell'eccessiva vicinanza del tracciato alle abitazioni esistenti e per la contemporanea presenza di un metanodotto già vincolo e servitù per i medesimi, con l'interrogazione in oggetto intendono sapere: se non si ritenga opportuno intervenire urgentemente presso la SNAM S.p.A. per chiarire l'entità del progetto dell'oleodotto in questione ed impedire che venga realizzata una costruzione ex novo invece della semplice manutenzione straordinaria, unico intervento autorizzato dal decreto prefettizio n. 9501069/1/7/5 del 28/2/1995 se non si ritenga opportuno esprimere una totale opposizione alla scelta della SNAM di costruire un nuovo oleodotto nei terreni, già oggetto del passaggio di un metanodotto e troppo vicini alle abitazioni esistenti se non si ritenga necessario esprimere con atto pubblico una formale protesta nei riguardi della SNAM S.p.A. per i metodi seguiti per compiere quanto sopra descritto nella più assoluta inosservanza dei diritti e delle aspettative dei cittadini coinvolti.
In proposito si riferisce che l'opera si configura quale intervento di manutenzione straordinaria dell'oleodotto, nel tratto piemontese Ferrera Gran S. Bernardo, di sostituzione della vecchia infrastruttura esistente e posa in opera di una nuova tubatura.
In sostanza è un rifacimento totale. Tale rifacimento era stato sollecitato dalla Regione Piemonte a seguito dell'incidente avvenuto a Borgofranco d'Ivrea, avendo ravvisato nell'obsolescenza della struttura e nell'inadeguatezza dei sistemi di controllo le cause principali degli incidenti avvenuti nel corso del 1994.
Era risultato che l'oleodotto era vecchio di trent'anni e non disponeva di tutti gli apparati tecnologici ed una serie di valvole di intercettazione molto vicine una all'altra, in modo da ridurre al minimo con l'intervento automatico immediato, i riflessi sull'ambiente.
In data 19/7/1995, la SNAM S.p.A. ha presentato copia della documentazione relativa all'intervento di manutenzione straordinaria dell'Oleodotto Ferrera - Gran S. Bernardo per il tratto piemontese, tra Chivasso e Quincinetto, ai fini dell'espressione del parere regionale ex art. 4 del DPR n. 420/94 (Regolamento recante semplificazione nelle procedure di concessione per l'installazione di impianti di lavorazione o di deposito di oli minerali) attivando le procedure di legge.
Tali procedure prevedono che, per i progetti di costruzione e gestione di nuovi impianti che non amplino la capacità, la Regione interessata alla realizzazione esprima il proprio parere con riguardo agli aspetti territoriali ed ambientali, ai sensi del comma settimo dell'art. 4 del DPR n. 420/94, entro 80 giorni dalla presentazione della richiesta, come previsto al comma secondo dell'art. 6 per le opere soggette ad autorizzazione da parte del Ministero dell'Industria.
Inoltre, sempre ai sensi dello stesso articolo, comma ottavo, è previsto che i Comuni esprimano una valutazione di conformità dei progetti di costruzione degli impianti alle previsioni dei Piani Regolatori.
Per poter pervenire nei termini di legge all'espressione del detto parere di competenza, la Regione ha immediatamente avviato l'istruttoria relativa all'impianto in oggetto, convocando il gruppo di lavoro appositamente costituito con ordine di servizio del Presidente della Giunta regionale in data 16/5/1995 per gli adempimenti previsti dall'art. 4 del DPR n. 420/94.
Tale gruppo interassessorile è composto da diverse professionalità atte a prendere in esame, in modo correlato, i diversi aspetti da affrontare nel corso dell'esame istruttorio, aspetti che saranno oggetto di specifiche autorizzazioni secondo la normativa vigente; l'esame in questo gruppo di lavoro non esime comunque da pareri ai sensi della legge n. 431 o altre leggi.
Nel corso dell'istruttoria, ai fini di un sostanziale esame di tutta l'infrastruttura sotto il profilo territoriale-ambientale e per rendere coerenti e semplificare le successive procedure di autorizzazione previste dal citato DPR n. 420/94, si è ritenuto opportuno convocare tutte le Amministrazioni coinvolte nell'iter; parimenti, ai fini di meglio chiarire alcune questioni complesse, si è deciso di far partecipare la Società SNAM ad una delle riunioni istruttorie alla presenza delle suddette Amministrazioni.
Il parere regionale, ai sensi del DPR n. 420/94, è stato formalmente espresso con deliberazione della Giunta regionale n. 23-1954 del 9/10/1995 che poi posso consegnare agli interroganti.
In sostanza, qui avevamo un oleododotto vecchio e pericoloso, tant'è che aveva dato in escandescenza nel corso del 1994, se non sbaglio nel mese di marzo. Il nuovo oledotto, seguendo anche delle tecniche di minore impatto ambientale consigliate dagli esperti, in qualche modo evita di aprire nuovi corridoi e in certi tratti utilizza i corridoi già compromessi, e nel caso particolare sempre da un'altra infrastruttura penso che sia questo il punto dolente, anche oggetto di telefonate al sottoscritto da parte di cittadini, e quindi posso immaginare le sollecitazioni che stanno alla base dell'interrogazione.
E' chiaro che, in teoria, se non ci fossero infrastrutture sul nostro territorio, probabilmente si starebbe meglio, però l'adduzione sia del gas che dell'olio combustibile fa parte di quelli che sono i risvolti della società moderna infrastrutturata, garantendo il funzionamento del sistema produttivo e una certa qualità della vita. Compito nostro è di far sì che queste infrastrutture, quando non sono più all'altezza della situazione vengano completamente rifatte, come in questo caso, per dare garanzie e tranquillità ai cittadini.
E' evidente che si arreca un disturbo al singolo a cui queste passano davanti all'uscio di casa, però sia le procedure in sede regionale e in sede ministeriale, sia tutte le garanzie date dall'emissione dei decreti prefettizi, a mio avviso, garantiscono al Consiglio che le procedure di legge sono state rispettate.



PRESIDENTE

I Consiglieri interroganti si dichiarano soddisfatti.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 567 del Consigliere Ghiglia relativa alla soppressione del servizio bus-navetta per i dipendenti regionali


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 567, presentata dal Consigliere Ghiglia, alla quale risponde l'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al personale e sua organizzazione

Con riferimento all'interrogazione di cui all'oggetto, si comunica quanto segue.
Il servizio di bus-navetta era stato istituito nel maggio 1993, al fine di contenere l'uso degli automezzi regionali per gli spostamenti tra le sedi regionali site in Torino. Il servizio era effettuato con un furgone cabinato che collegava le principali sedi regionali, svolgendo un percorso con passaggi a cadenza oraria presso ciascuna di esse, ed era operativo tra le ore 8,30 e le ore 18,30 dei giorni feriali, escluso il venerdì, quando il servizio cessava alle ore 13,30.
Alla prova dei fatti il servizio si era dimostrato ben presto poco efficace, soprattutto per la scarsa flessibilità. In primo luogo svolgendosi solo fra le sedi regionali, non consentiva di soddisfare la totalità delle esigenze di collegamento, considerato che una larga parte dei viaggi effettuati dai dipendenti in ambito urbano è diretta non ad altre sedi regionali, ma alle sedi di altri enti, ditte fornitrici, ecc.
Inoltre, la cadenza oraria dei passaggi, tra l'altro difficile da mantenere a causa dell'alta densità di traffico nella zona di percorrenza, si traduceva in notevoli tempi morti di attesa.
Per ovviare agli svantaggi sopra esposti, che oltretutto avevano determinato la non entusiastica accoglienza del servizio da parte dei dipendenti, il Servizio Gestione Automezzi e Magazzino aveva predisposto all'inizio del 1995 (quindi un anno e mezzo dopo l'inizio del servizio) un progetto alternativo, che prevedeva la soppressione del bus-navetta e, in sostituzione, la distribuzione ai Settori regionali di biglietti di viaggio validi sulla Rete Urbana dell'ATM - Trasporti Torinesi. Tale soluzione permetteva, dal lato dell'efficacia, di ovviare agli svantaggi del servizio bus-navetta mentre, dal lato dell'efficienza, consentiva una netta riduzione dei costi di esercizio. Infatti, a fronte di un costo mensile calcolato per il servizio bus-navetta di L. 7.000.000 circa, pari a oltre L. 15.000 per viaggio, un viaggio con i mezzi pubblici comportava, al più un costo di L. 2.400 (ai prezzi del 1995) nel caso in cui il dipendente avesse dovuto utilizzare un biglietto per l'andata e uno per il ritorno.
Sulla base delle considerazioni di cui sopra, sottoposte all'Assessore al patrimonio, quest'ultimo aveva disposto la sospensione provvisoria del servizio di bus-navetta nel marzo 1995 parallelamente all'implementazione del nuovo servizio di distribuzione dei biglietti per i mezzi pubblici, che è entrato a regime il 15/5/1995, contemporaneamente alla definitiva soppressione del servizio di bus-navetta.
E' a disposizione dell'interrogante copia della circolare prot. n. 2254 dell'11/5/1995, con la quale è stato soppresso il servizio di bus-navetta ed è stata attivata la distribuzione dei biglietti di viaggio; in tale circolare sono inoltre dettate le disposizioni necessarie per assicurare a tutti i dipendenti regionali la fruizione del nuovo servizio e la corretta utilizzazione dello stesso.
Si rileva altresì che, a più di un anno dall'attivazione del servizio di distribuzione dei biglietti, questo si è dimostrato senz'altro più efficace del precedente servizio di bus-navetta; anche le previsioni di costo sono state ampiamente confermate, considerato che il costo sostenuto sino ad ora per l'acquisto dei biglietti è stato pari a circa L.
10.000.000, laddove quello per il bus-navetta, estrapolato sulla base dei parametri sopra riportati, sarebbe ammontato ad oltre L. 90.000.000.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Ringrazio l'Assessore per la risposta e mi dichiaro soddisfatto.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 618 dei Consiglieri Marengo, Riggio, Suino, Bortolin e Manica ed interpellanza n. 622 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relative alle notizie riguardanti fatti di corruzione nella ASL 8 di Nichelino


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare congiuntamente le interpellanze n. 618 e n. 622 alle quali risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Rispondo contemporaneamente alle due interpellanze in quanto attengono alla stessa problematica, cioè ai gravi ed incresciosi fatti accaduti nella ASL n. 8 di Chieri, che comprende anche la sede di Nichelino oggetto della discussione.
In data 27/5/1996 giungeva alla ASL 8 notizia, a mezzo fax del Comando Carabinieri NAS di Torino, dell'arresto dei dipendenti Mingarelli Giancarlo, ispettore tecnico, e Argirò Francesco, medico; provvedimento questo, adottato per i reati di cui agli artt. 81, 110, 317, 319 e 323 del Codice Penale (fanno riferimento ai reati di concussione, corruzione abuso, omissione in atti d'ufficio), dopo che gli stessi NAS - in data 23 maggio - avevano posto sotto sequestro la sede del Servizio di Igiene e Sicurezza del Lavoro di Nichelino.
A seguito del provvedimento furono sospesi cautelativamente dal servizio i due dipendenti e l'Ente ASL 8 provvedeva a nominare un legale come difensore, affinché anche nella fase istruttoria l'Azienda stessa fosse presente per tutelare la propria posizione ed immagine.
Analoga iniziativa ha assunto l'Amministrazione regionale che si costituirà parte civile nel procedimento penale a carico del Mingarelli e dell'Argirò. Sulla posizione della Giunta per quanto riguarda il problema che sto trattando interverrà succesivamente il Vicepresidente Majorino.
Conseguentemente allo svolgersi dei fatti, questo Assessorato coordinandosi con la Procura di Torino, ha predisposto la creazione di un gruppo di lavoro con l'obiettivo di recuperare il grave danno di immagine da una parte e di ripristinare la legalità dall'altra.
In particolare, l'Amministrazione regionale ha messo a disposizione dell'Azienda Sanitaria Locale 8 tre operatori, due medici ed un ingegnere per complessive 35 ore settimanali, sempre in accordo con la Procura.
Inoltre, ha predisposto l'ulteriore creazione di nuclei di ispezione formati da un ispettore di vigilanza e da un tecnico addetto ai controlli con il fine precipuo di procedere nuovamente all'esame delle condizioni di sicurezza e di igiene in tutte le Aziende site sul territorio dell'ex USL 33 di Nichelino. Tale attività è iniziata da due settimane e si protrarrà per almeno sei mesi, prestando particolare attenzione alle circa 360 aziende interessate dall'attività del dipendente Mingarelli.
Da una prima indagine immediatamente avviata da questo Assessorato nei confronti della USL 8, sono state evidenziate gravi carenze, sia dal punto di vista dell'organizzazione del lavoro sia dal punto di vista del personale, particolarmente insufficiente in relazione al numero dei tecnici ispettivi.
Per ovviare nell'immediato a simili difficoltà, ho concordato con l'ing. Rabino, Commissario della USL 8, un'integrazione del personale del Servizio Prevenzione Ambienti di Lavoro con la contestuale identificazione del dirigente preposto a tale servizio, il dottor Oscar Argentero.
L'intera attività degli attuali Servizi di Igiene e Sanità Pubblica cui è demandata anche la prevenzione e la sicurezza degli ambienti di lavoro è, come noto, in fase di riorganizzazione - "strutturazione dipartimentale" - ai sensi della L.R. n. 10/95.
Più in generale, poi, nella nuova organizzazione dell'attività, l'Ente Azienda USL non intenderebbe più fare riferimento a sub-strutture territoriali, ma ad un'unica struttura che si occupi, indistintamente, del territorio dell'intera Azienda.
Tale soluzione consentirebbe di evitare l'instaurarsi di situazioni analoghe a quelle oggetto dell'indagine giudiziaria e di avviare procedure maggiormente "garantiste", anche in relazione ai criteri di assegnazione degli incarichi ispettivi. Si pensi, ad esempio, alla possibilità di rotazione dei funzionari sull'intero territorio dell'Azienda all'assegnazione per sorteggio delle ditte da visitare giornalmente o all'instaurazione di procedure di riscontro a campione delle attività svolte.
E' già prevista, infine, la riallocazione degli uffici all'interno della struttura poliambulatoriale per contribuire, anche in termini di immagine percepita dagli utenti, alla riqualificazione delle attività.
Al fine di evidenziare quanto possa essere diffuso il fenomeno sul territorio regionale (interpellanza n. 618, punto 3), atteso che dall'esame della vicenda si evidenzia come i fatti in via di accertamento, al di là delle responsabilità dei singoli, abbiano potuto realizzarsi e perpetuarsi anche in virtù della disorganizzazione amministrativa in cui l'attività è stata mantenuta nel corso degli anni, è palese, a parere di chi scrive l'opportunità di procedere ad una verifica a campione dell'organizzazione delle attività di Igiene del Lavoro in altre Aziende sanitarie in ambito piemontese.
Ho perciò dato incarico al Servizio Ispettivo dell'Assessorato unitamente al Servizio di Igiene del Lavoro, di condurre attività ispettive in una serie di ASL del Piemonte, utilizzando per ciascuna una griglia in grado di evidenziare eventuali anomalie e/o distorsioni nell'effettuazione dei servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro.
In relazione agli esiti di tali accertamenti verrà valutata l'opportunità di fornire linee di indirizzo alle AA.SS.LL. per regolamentare l'intera attività.
Vi sono infine due ulteriori quesiti posti dai colleghi di Rifondazione Comunista, il primo dei quali attiene alla possibilità di accertare i danni subìti dai singoli lavoratori per le omissioni di controlli.
Sfortunatamente, sui riscontri specifici relativi ai singoli lavoratori o ai danni da essi subìti, nell'immediato non è possibile alcuna azione, in quanto tutti gli atti prodotti dagli interventi ispettivi sono stati posti sotto sequestro.
Venendo da ultimo al DL n. 626/94, si specifica che il Governo Dini ha provveduto ad emanare il DL n. 242 del 19/3/1996, recante modifiche e fissazione di nuovi termini di attuazione dei disposti del DL n. 626/94. In particolare, ha fissato all'1/7/1996 l'entrata in vigore della normativa anzidetta per le aziende industriali con più di 200 addetti, mentre per tutte le altre attività, compresa la Pubblica Amministrazione, l'entrata in vigore è prevista per l'1/1/1997.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Majorino.



MAJORINO Gaetano, Assessore al legale

n aggiunta a quanto già detto esaurientemente dall'Assessore D'Ambrosio, preciso che il giorno successivo alla notizia stampa dell'arresto di quei funzionari infedeli, responsabili di gravi reati contro la Pubblica Amministrazione, la Giunta ha incaricato due avvocati del Servizio Legale interno affinché seguissero la vicenda presso il Pubblico Ministero procedente, nell'interesse della Regione, anch'essa parte lesa per il danno alla propria immagine e alla propria sfera funzionale.
Immediatamente dopo il rinvio a giudizio, la Giunta regionale si costituirà parte civile per il risarcimento di tale danno. Adesso non pu essere fatto, perché solo dopo il rinvio a giudizio dinnanzi al giudice delle indagini preliminari è consentita la costituzione di parte civile.
Peraltro, ora, come parte lesa, si seguono le indagini e, per quanto di ragione, si collabora con l'ufficio del Pubblico Ministero.
Per quanto riguarda la domanda posta nell'interpellanza dai colleghi di Rifondazione Comunista, cioè a dire se si verificano anche i danni subìti dai lavoratori, come accennato dall'Assessore D'Ambrosio tutto il materiale è stato posto sotto sequestro, per cui ad oggi è oggettivamente impossibile verificarli, onde consentire alla Giunta di chiederne, per quanto di ragione, il risarcimento.
Tutto ciò verrà fatto ed approfondito dal Servizio legale dell'Assessorato non appena sarà possibile il dissequestro, e quindi quando gli atti saranno resi pubblici nell'indagine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Vorrei la copia della risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anch'io chiedo copia della risposta all'Assessore, nel fare due brevi considerazioni.
A febbraio o marzo - non ricordo bene - si era tenuta una conferenza stampa nella quale l'Assessore e il Direttore dell'INAIL sostenevano una diminuzione degli infortuni nella nostra regione. Erano anche stati pubblicati vari articoli sui giornali che sottolineavano tale tendenza.
Personalmente mi ero stupito, perché dalle aziende provenivano denunce che abbiamo più volte sottolineato - di aumento del numero degli infortuni. La prassi testimonia che le condizioni di lavoro sono peggiorate e questo determina un aumento degli infortuni, anche se le statistiche dimostrerebbero il contrario. La diminuzione statistica è chiaramente dovuta all'occultamento degli infortuni.
Come Gruppo, ho presentato altre interpellanze, anche su dati specifici; vi sono casi in cui intoppi burocratici e ritardi di cui sono responsabili prevalentemente le aziende fanno sì che gli infortuni soprattutto quelli brevi, vengano "declassati" e non vengano più riconosciuti ai lavoratori in quanto tali.
Chiunque conosca l'ambiente di lavoro nelle industrie sa bene delle pressioni nei confronti dei lavoratori affinché non denuncino gli infortuni, soprattutto quelli brevi. Ad esempio, persone che hanno richiesto di fare sempre il turno di notte accettano di non denunciarli per poter continuare questo turno di lavoro.
Sono molti i mezzi con cui convincere il lavoratore, soprattutto se l'infortunio è di breve entità, a non fare denuncia: avviene in modo abbastanza regolare. Il problema allora, dal mio punto di vista, è sia di verificare se quello in esame è un caso isolato sia di verificare il motivo del comportamento delle aziende.
Ritengo che, anche in questo caso, le aziende non siano state raggirate dal funzionario, ma siano state parte attiva dell'imbroglio e del danno arrecato alle istituzioni e ai lavoratori. Sono loro che favoriscono queste cose, non si tratta di ricatti subìti: sostanzialmente vogliono che questi infortuni non emergano, perché non vogliono i controlli! Non vogliono i controlli sui luoghi di lavoro, su come si lavora e sulle misure di sicurezza! Quando si discute di questo problema, si deve affrontare questo nodo prima di tutto per evitare gli infortuni. E per far questo bisogna rafforzare i controlli a monte, sui luoghi di lavoro, nei processi produttivi. Se si va a fare questo - ripeto - si scopre una realtà ben diversa da quella che emerge dalle interviste e dalle dichiarazioni: i lavoratori sono continuamente esposti a rischi per la salute e la loro incolumità fisica.
Questa è anche una delle ragioni per cui noi non solo chiediamo un'accelerazione dell'applicazione del DL n. 626, ma siamo anche contrari a tutta una serie di peggioramenti introdotti dai decreti, tra cui la depenalizzazione di una serie di atti che invece precedentemente erano di pertinenza del Codice Penale. Noi agiamo perché questo venga cancellato e rimanga invece la responsabilità penale dei datori di lavoro.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 578 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa all'incontro tra il neo Amministratore delegato della FIAT e il Presidente della Giunta regionale, on. Ghigo


PRESIDENTE

Poiché è arrivato il Presidente Ghigo, passiamo all'esame dell'interpellanza n. 578 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Prego, Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Non ho un attimo di respiro oggi. Questa mattina ho partecipato ad un convegno sulla formazione professionale all'Unione Industriale e poi siamo stati bloccati per il passaggio del Tour de France, per cui mi scuso del ritardo.
Se mi è permesso però, prima di rispondere all'interpellanza, vorrei fare una comunicazione sull'evento alluvionale verificatosi nella Provincia del Verbano Cusio Ossola e nel Novarese.



PRESIDENTE

Poiché questo argomento interessa tutti i Consiglieri dobbiamo avvisarli affinché rientrino in aula; lo affronteremo subito dopo questa interpellanza.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

D'accordo.
Per quanto riguarda l'interpellanza dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa all'incontro avvenuto in Giunta con l'Amministratore delegato della FIAT, ing. Cantarella, non ho motivo di non renderne esplicito il contenuto.
In quell'incontro, l'ing. Cantarella mi chiese la disponibilità a partecipare ad un invito che la FIAT aveva intenzione di fare nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni, nel caso specifico Presidente della Giunta regionale, Sindaco di Torino e Presidente della Provincia, in relazione alle ricorrenti voci su eventuali chiusure di Mirafiori e di Rivalta, per rappresentare e far verificare a noi materialmente quelli che sono stati e saranno gli investimenti che la FIAT ha intenzione di realizzare in quei due stabilimenti.
Questa riunione avvenne poi il 18 giugno, e io non potei parteciparvi perché nello stesso giorno venne convocata la Conferenza Stato-Regioni a Roma, prima Conferenza con il nuovo Governo Prodi. So che a questa "visita guidata" parteciparono la Presidente della Provincia di Torino, Bresso, e il Sindaco di Torino, Castellani, a seguito della quale rilasciarono delle dichiarazioni di tranquillità nell'aver potuto verificare gli investimenti fatti dalla FIAT a Mirafiori. So anche che il Consiglio regionale è stato invitato ad identica opportunità di toccare con mano questi aspetti.
Durante quel primo incontro - ripeto - avevo dato la mia disponibilità poi, purtroppo, non ho potuto parteciparvi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Noi avevamo presentato questa interpellanza, perché, se ben ricordate a fine febbraio in quest'aula l'Assessore Masaracchio aveva fatto delle affermazioni rispetto al futuro di Mirafiori; già all'epoca avevamo immediatamente ritenuto necessario sollecitare un incontro con la direzione FIAT e le Organizzazioni sindacali per discutere questo problema, perché ci sembrava che le dichiarazioni dell'Assessore fossero estremamente serie, al di là di alcuni incisi che egli aveva aggiunto nel corso del suo intervento.
Il fatto è che passavano i mesi e questo non avveniva. Tra l'altro questo incontro non è ancora avvenuto, perché c'è stata soltanto una visita guidata per farci vedere i soli investimenti produttivi che la FIAT ha fatto finora e quindi, guardando quelli, si può dire che la FIAT effettivamente investe; se però si guarda altrove si può notare che in altre parti, sempre nello stabilimento di Mirafiori, non investe.
Chiediamo quindi un'ulteriore sollecitazione, affinché dopo questa visita ci sia un momento di dibattito ed approfondimento - così come era stato concordato in VII Commissione - con i Capigruppo, la FIAT e le Organizzazioni sindacali per affrontare questo problema.
Nelle nostre interpellanze e nelle nostre dichiarazioni non abbiamo mai ventilato una chiusura di Mirafiori. Non pensiamo che Mirafiori stia per chiudere da un momento all'altro; quello che temiamo - e purtroppo i dati ci danno ragione - è un drastico ridimensionamento produttivo. Secondo noi possono rimanere all'interno di Mirafiori delle isole produttive, ma ripeto - quello che temiamo è un drastico ridimensionamento che pu comportare una perdita di svariate migliaia di posti di lavoro.
Questo problema sussiste. Quindi, se si continua a discutere sulla chiusura di Mirafiori o meno, si sbaglia. Il problema da discutere è un altro, è questo ridimensionamento produttivo che riguarda il settore automobilistico a Torino e che, presumibilmente, colpirà più Mirafiori che non Rivalta, pur senza determinarne la chiusura. Sicuramente la direzione tecnica, la parte di progettazione ed alcune lavorazioni rimangono, ma vogliamo capire che fine farà il resto (oltre alle tre lavorazioni che abbiamo visto); vogliamo sapere se a questo proposito ci sono dei progetti tenendo conto che in questi anni gli investimenti della FIAT nell'area piemontese sono dimezzati rispetto agli anni precedenti.
In definitiva, crediamo che la relazione sia tutt'altro che rassicurante e che quindi bisognerebbe, almeno all'inizio di settembre dare luogo ad un incontro in Consiglio con la Direzione FIAT e le Organizzazioni sindacali per approfondire il problema.



PRESIDENTE

Posso rispondere io, integrando quanto ha comunicato prima il Presidente Ghigo, solamente perché è un atto dovuto nei confronti dei Consiglieri.
Subito dopo la visita a Mirafiori, mi sono attivato affinché si potesse calendarizzare entro questo mese l'incontro con i responsabili FIAT. Ho reiterato la richiesta la scorsa settimana, ma il dottor Panzani non era in sede e si è comunque ripromesso di dare una risposta.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati - Partecipazione e informazione: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 686 dei Consiglieri Spagnuolo e Angeli relativo al diritto-dovere di informazione dei Consiglieri regionali e dei Gruppi consiliari


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 686, presentata dai Consiglieri Spagnuolo e Angeli.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Presidente, la questione è molto importante. Più volte abbiamo parlato alla Conferenza dei Capigruppo del fatto che i Gruppi consiliari, in quanto strutture, sono abbastanza marginali al problema dell'informazione che proviene dall'Ufficio di Presidenza, ma in particolare della Giunta.
Devo dire che da parte dell'Ufficio di Presidenza, ogni tanto riceviamo dei comunicati. Ho l'impressione che anche lì ci sia una sorta di selezione, nel senso che mi sembra - non do una valutazione certa su questo che noi riceviamo prevalentemente i comunicati relativi ad iniziative varie che coinvolgono Consiglieri od iniziative dei Capigruppo, ecc.
Non sono certa - dico che questa è un'impressione - però solo ogni tanto, a seguito delle richieste che ci sono state, ormai da circa un anno riceviamo qualche informazione.
Invece non riceviamo mai informazioni da parte della Giunta regionale; non parlo della documentazione che ogni tanto il Presidente ci invia, ma parlo dei comunicati stampa che la Giunta invia ai vari organi di informazione televisiva o radiotelevisiva o ai quotidiani. Noi ci troviamo costantemente a leggere sui giornali di tutta una serie di iniziative che la Giunta ritiene di assumere o comunque delle quali ritiene di dare informazione ai giornali.
Ne abbiamo parlato più volte alla Conferenza dei Capigruppo, e in questo senso abbiamo avuto delle rassicurazioni; ne abbiamo parlato anche recentemente alla consultazione che vi è stata in I Commissione con i responsabili della comunicazione della Giunta regionale, il dottor Salvio e il responsabile della comunicazione, Garrone. In quella circostanza anche i componenti della I Commissione hanno convenuto sull'importanza di avere questo tipo di informazione e quindi ho ritenuto di portare questa esigenza all'attenzione del Consiglio regionale.
Colgo l'occasione per dire che ritornerò - mi rivolgo in particolare al Presidente del Consiglio - anche sull'altra questione che mi sono permessa di richiamare nella Conferenza dei Capigruppo, relativamente al tipo di informazione che i Gruppi consiliari possono dare utilizzando gli strumenti televisivi, per esempio, affiancando, come scelta dei singoli Gruppi questi strumenti all'utilizzo della carta stampata.
Voglio concludere ricordando che, su tale questione in particolare, io ho condiviso le dichiarazioni del Presidente del Consiglio a proposito degli Stati Generali quando, alle osservazioni fatte rispetto all'intera pagina di pubblicità sui giornali, egli ha risposto: "Se vogliamo dare fiato ad un'iniziativa, non utilizziamo i samizdat di Provincia, ma utilizziamo gli strumenti del nostro tempo". In merito, posso anche non condividere la forma, i costi, ecc. (ma sono altri aspetti di valutazione) però credo che il fatto di utilizzare gli strumenti del proprio tempo debba valere anche per i Gruppi consiliari, soprattutto per alcuni dei Gruppi di minoranza (anche se la questione va posta in termini generali) che si trovano in un'oggettiva difficoltà legata al numero di Consiglieri.
Oggi noi abbiamo le informazioni prevalentemente dai giornali. Anche nel commento al programma della nuova Giunta avevo detto che la trasparenza, l'informazione, la comunicazione sono oggi un veicolo che ha più forza, che ha più peso. Credo che da questo punto di vista ci potrebbero essere anche meno equivoci, perché sappiamo che i giornali riprendono le questioni dal loro punto di vista, mentre se noi conoscessimo direttamente la posizione con la quale la Giunta si presenta ai quotidiani (cioè i comunicati stampa), se conoscessimo il modo ufficiale con il quale la Giunta ritiene di rapportarsi con gli organi di stampa, probabilmente anche qualche elemento di equivoco potrebbe cadere.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente dalla Giunta regionale

Rispondendo all'interrogazione dei Consiglieri Spagnuolo e Angeli leggo una nota che abbiamo preparato, sulla quali poi mi permetterò di fare alcune considerazioni conclusive e forse propositive.
L'azione della Giunta regionale è quella di garantire ai cittadini correttezza, completezza, puntualità nell'informazione e nelle attività di comunicazione.
Questa scelta, per essere reale ed attuale, non poteva che promuovere una necessaria ristrutturazione e riqualificazione dell'area della comunicazione. Questa scelta vede operare, per la prima volta, tutti i dirigenti dell'esecutivo impegnati nelle attività di promozione ed informazione dei singoli Assessorati (e non è stata cosa semplice).
Ciò ha consentito di rendere comprensibili e di adottare nuovi ruoli professionali, di creare opportunità di riconversione e di capitalizzazione delle esperienze maturate in seno alla Regione, ancorandole alle attuali regole professionali dell'informazione e della comunicazione.
Alla ristrutturazione e riqualificazione dell'area della comunicazione sta seguendo ora una fase di ammodernamento del modo di lavorare che consentirà a breve di ovviare alle richieste in parte espresse dagli interroganti.
Già da prima dell'audizione in I Commissione, citata nell'interrogazione, tutti i comunicati stampa elaborati dall'Ufficio Stampa della Giunta regionale vengono inviati immediatamente all'Ufficio di Presidenza del Consiglio, tramite il canale istituzionale dell'Ufficio Stampa del Consiglio, nel pieno rispetto delle norme di autonomia e dello spirito di collaborazione che deve animare - ed anima - i due uffici. Pu darsi che su questo flusso ci sia qualche problema, comunque questo è l'iter che è stato stabilito.
Infine - e ci tengo a sottolinearlo - i Consiglieri regionali e i Gruppi consiliari non sono limitati nel diritto-dovere di informazione; tutti gli uffici regionali sono, come è evidente e noto, sempre a disposizione dei Consiglieri per fornire tutte le informazioni che essi possono ritenere utili all'espletamento della loro funzione.
Voglio ricordare il caso del Consigliere Cavaliere che, cinque-sei ore dopo la chiusura della Giunta, è lì ad aspettare di avere la documentazione. Non è un caso che cito come esempio positivo, anzi come esempio critico.
Permane la formale condizione che la specifica richiesta di inoltro ad personam ai Consiglieri regionali dei comunicati stampa è attività che esula dalle competenze degli Uffici Stampa dell'esecutivo. E' indubbio come faceva notare la Consigliera Spagnuolo, che non possiate, voi Consiglieri, pretendere che l'Ufficio della Giunta regionale invii ad personam tutti i comunicati stampa.
Credo che il percorso individuato di far confluire nell'Ufficio Stampa del Consiglio regionale tutti i comunicati stampa emessi dalla Giunta possa rappresentare un punto di riferimento e di snodo delle informazioni nei confronti dei Consiglieri più che accettabile.



PRESIDENTE

Credo, perché non ho assolutamente elementi di giudizio diversi o difformi, che l'Ufficio di Presidenza non selezioni assolutamente alcun comunicato, anzi abbiamo assoluto interesse che tutto avvenga nella maniera più trasparente. Questo per ovviare ad incidenti di percorso che sarebbero comunque sempre da evitare.
Personalmente faccio pochissimi comunicati stampa, forse non ne ho mai fatti; talvolta, quando me le richiedono, faccio delle battute giornalistiche, ma non le preannuncio e non le anticipo rispetto agli argomenti, proprio in funzione dell'estrema delicatezza del ruolo che occupo e che credo di poter occupare.
Posso dunque assolutamente tranquillizzare i Consiglieri: non esistono né comunicati clandestini né comunicati ufficiali.
Per quanto riguarda il tipo di comunicazione, sono d'accordo - e l'abbiamo detto anche in altre sedi - che, nell'ambito dei Gruppi, ognuno possa spendere quanto gli è dovuto, per la voce che concerne la stampa, nel modo consentito. Per cui sono d'accordo ad utilizzare tutti i mezzi che la comunicazione di massa oggi mette a disposizione.
Per quanto concerne invece la comunicazione Giunta-Consiglio, è prassi a detta dell'Ufficio Stampa - che ci siano delle comunicazioni bilaterali dalla Giunta al Consiglio e dal Consiglio alla Giunta, come è sempre stato fatto. Non esiste un protocollo per cui il passaggio attraverso l'Ufficio Stampa presume che tutti i diversi organi e settori del Consiglio siano informati.
Se vogliamo innovare in questo senso - e certamente l'interrogazione è utile - affinché l'informazione, che potrebbe venire direttamente dalla Giunta, ai singoli Gruppi consiliari possa anche avvenire attraverso il nostro Ufficio Stampa, ciò si può certamente fare. Anche perché, al di là dell'informazione giornalistica che è sempre condizionata e confezionata credo assolutamente nella necessità di avere veramente un'informazione di prima mano sia da parte della Giunta che da parte del Consiglio.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Prendo atto di quello che ha detto il Presidente del Consiglio regionale, cioè che i comunicati che ci giungono da parte dell'Ufficio di Presidenza sono tutti quelli che la Presidenza manda ai giornali. Ne prendo atto, e non ho ragioni di credere il contrario.
Dato che erano molto pochi, ritenevo che ci fosse un certo criterio, non pensavo ad una selezione di pubblicità o ad una volontà di clandestinità.
Ritenevo semplicemente che ci fosse un criterio, e questo sarebbe stato peraltro anche legittimo, seppure, per valutazione personale insoddisfacente.
Sulla questione del rapporto con la Giunta, la Giunta dice: "Noi mandiamo i comunicati stampa all'Ufficio Stampa del Consiglio regionale e attraverso questo, riteniamo di aver affrontato positivamente la questione".
Si tratta ora di organizzarsi, perché l'informazione ha un senso se ha anche le caratteristiche della tempestività e della conoscenza in tempo reale. Se questo avviene, e cioè se i comunicati stampa della Giunta vengono mandati in tempo reale all'Ufficio Stampa del Consiglio regionale credo che la cosa migliore potrebbe essere quella che direttamente i Gruppi si attivino con l'Ufficio Stampa del Consiglio regionale, altrimenti i tempi si allungherebbero e non avremmo più la caratteristica dell'immediatezza. Questa può essere un'idea, e ce ne possono essere altre dal punto di vista organizzativo: l'essenziale è che la comunicazione arrivi.
Mi auguro che l'interrogazione sia stata utile rispetto ad un problema che è nodale per svolgere bene la propria attività, problema del quale peraltro, personalmente non mi rendevo conto negli anni passati, quando ho svolto un'altra funzione, perché oggettivamente non mi era stato rappresentato. Ne ho preso atto soltanto adesso.
Sull'altra questione non intendo intervenire e mi riservo di presentare una proposta di legge di modificazione della normativa esistente, proposta che ritengo solo di tranquillità e non di assoluta necessità, perché la legge già oggi potrebbe essere attuata anche per utilizzare le televisioni.
Annuncio però che, in assenza di una regolamentazione, alla ripresa dei lavori autunnali noi ci muoveremo in questa direzione, perché in questo momento, dalla lettura della normativa oggi esistente, nulla osta ad utilizzare delle risorse per la stampa finalizzate alla pubblicità, anche con uno strumento di carattere diverso dai giornali dei gruppi.
La ringrazio moltissimo, e spero che l'interrogazione sia stata utile a tutti.


Argomento: Calamità naturali

Comunicazioni della Giunta regionale relative ai danni alluvionali nella zona del Verbano Cusio Ossola


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo, per alcune comunicazioni sui danni alluvionali nel Verbano Cusio Ossola.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Volevo fare il punto e trasferire le conclusioni e le considerazioni emerse dalla visita dell'Assessore Cavallera nella zona alluvionata fin da ieri mattina con i funzionari e i dirigenti della Regione, e in serata dalla visita alle zone alluvionate, insieme al Vicepresidente Majorino e al Sottosegretario Barberi; in particolare, vorrei rendere noto il contenuto della riunione svoltasi ad Omegna sull'evento alluvionale.
Come sapete, l'evento alluvionale ha colpito, allo stato attuale cinque Comuni, che hanno avanzato richieste o evidenziato situazioni di emergenza, emergenza a cui - e forse questo è frutto della tragica esperienza fatta nell'alluvione del 1994 - si è risposto in maniera eccellente. Questo è stato il commento di tutti i Sindaci che abbiamo incontrato ieri.
La Protezione Civile è riuscita ad intervenire in maniera immediata e i primi soccorsi sono stati portati in tempi, giudicati da tutti, eccellenti.
I Comuni della Provincia del Verbano Cusio Ossola particolarmente colpiti sono Omegna, Verbania, Baveno e Gravellona. C'è poi un Comune (Pettenasco) della Provincia di Novara, ma proprio al confine tra la Provincia di Novara e quella del Verbano Cusio Ossola sul Lago d'Orta.
La prima considerazione emersa dalla riunione di ieri sera è che, a differenza delle competenze prefettizie, che nel caso specifico dell'evento dovrebbero essere differenziate sulle due province, si creerà un nucleo di intervento unico ad Omegna, includendo anche il Comune di Pettenasco e con competenza specifica del Prefetto del Verbano Cusio Ossola, in modo da non creare un dualismo e una sovrapposizione.
L'evento è stato di particolare eccezionalità. A livello statistico non si ricorda, negli ultimi centocinquant'anni, una precipitazione di tale intensità. Le stazioni pluviometriche della Regione Piemonte nella zona colpita, in maniera specifica sul Monte Mottarone, hanno rilevato una caduta di 150 millimetri in due ore, dalle 3 di domenica notte alle 5 di domenica mattina.
Questo, naturalmente, è un fatto di eccezionale intensità. Tanto è vero che non è ricordato, se non statisticamente in tempi molto lontani, e comunque - come dirò dopo - non è elemento che da solo possa giustificare quello che è successo.
I danni, al di là della vittima che questa alluvione ha procurato, sono principalmente alle infrastrutture sia viarie che pubbliche e, purtroppo ancora una volta, ad infrastrutture di tipo produttivo, nelle quali chiaramente includo anche quelle di tipo turistico, cioè i campeggi.
La zona è già stata colpita, purtroppo, dalla polemica del DDT, la quale ha trovato strumentalizzazione - giusta o sbagliata che sia - da parte della stampa svizzera e tedesca; ciò aveva portato, dai dati monitorati prima dell'evento alluvionale, ad una diminuzione di circa il 25% di presenze di turisti sul Lago Maggiore. Come noto, il 75% del turismo piemontese si svolge in quelle zone. Questo 25% di defezioni probabilmente, è dovuto in parte alla polemica del DDT, in parte alle previsioni del tempo che nei primi dieci giorni di luglio sono state decisamente negative, e i fatti ne hanno dimostrato l'acutezza.
Nella riunione di ieri sera con il Sottosegretario Barberi è stato svolto un monitoraggio delle necessità di ogni singolo Comune; hanno parlato tutti i Sindaci dei Comuni interessati, esplicitando le necessità impellenti di pronto intervento alle quali bisognava fare fronte.
Nel Comune di Omegna c'è stata l'evacuazione di un certo numero di famiglie, le quali però hanno potuto trovare collocazione presso parenti amici ed alberghi. Non c'è stata necessità di intervenire ulteriormente, in quanto il fenomeno era già stato ampiamente gestito dal Comune.
In alcune situazioni (ad esempio, Omegna) vi è uno stato di necessità legato all'approvvigionamento del gas metano, che rischia di mettere in situazione deficitaria di servizi di prima necessità un numero di famiglie piuttosto consistente. L'intervento di ripristino della stazione di derivazione del gas metano è piuttosto complesso e difficile; ieri, quindi con il Sottosegretario Barberi e il Prefetto si è pensato di intraprendere un intervento straordinario, perché, al di là della necessità del gas per questioni di alimentazione, è indubbio che il gas oggi viene usato per acqua calda, e naturalmente la sua mancanza comporta un disagio piuttosto consistente per molte famiglie.
C'è poi un altro problema di particolare contingenza nel Comune di Pettenasco, dove è stata distrutta una stazione di derivazione dell'acquedotto e c'è la necessità di approvvigionare l'acqua. Il flusso turistico porta la popolazione di quel Comune a circa 3 mila abitanti durante il periodo di luglio ed agosto; il rischio è quello di non avere l'approvvigionamento idrico necessario, perché le fonti alle quali l'acquedotto comunale attinge sono sufficienti per fornire acqua ai 700/800 abitanti che normalmente abitano in questo Comune, ma non a tutti i turisti. Per cui, anche nell'ottica di non perdere questa opportunità, si intravede un intervento straordinario in questo senso.
Ci sono poi stati interventi da parte dell'ANAS, della Telecom dell'Acquedotto, dell'ENEL per monitorare gli interventi straordinari che queste aziende che operano sul territorio devono fare in relazione all'evento alluvionale. Devo dire che, grazie a questo coordinamento, la situazione può ritenersi sotto controllo. L'Assessore Cavallera potrà poi aggiungere delle considerazioni in relazione ad alcuni aspetti di carattere più tecnico.
Ho dunque chiesto al Sottosegretario Barberi lo stato di emergenza, che questa mattina abbiamo formalizzato ufficialmente come Regione Piemonte. Il Consiglio dei Ministri si terrà venerdì pomeriggio, ma il Sottosegretario ritiene non esserci problemi ad avere la possibilità di essere inseriti nello stato di emergenza; ciò soprattutto in riferimento - e qui è il discorso un po' innovativo rispetto alla gestione dell'alluvione del 1994 al decreto attualmente in discussione e sul quale si potrà intervenire con degli emendamenti.
Con tale decreto, legato all'alluvione della Versilia e del Friuli, il Governo ha deciso, in relazione alle esperienze dell'alluvione del novembre 1994, di modificare il sistema di intervento. Ricorderete, per averlo vissuto, quanto è stato difficile mettere a punto i famosi decreti Maroni per la fruizione dei fondi alle imprese: vi fu difficoltà di carattere burocratico non indifferente.
Oggi - come dicevo - in relazione a quelle esperienze e alle iniziative assunte per la Versilia e il Friuli Venezia Giulia verrà nominato un Commissario straordinario (che è il Presidente della Giunta), il quale gestirà direttamente, in collaborazione con Comuni e Province interessate a questo evento, tutta la fase post-alluvionale e, di conseguenza, tutti gli interventi che dovranno essere decisi.
So che a questo proposito verranno presentati degli ordini del giorno; oggi pomeriggio si terrà una Giunta nella quale prenderemo in esame eventuali interventi straordinari da proporre per particolari situazioni che ci sono state segnalate. Tuttavia, ritengo che il nuovo meccanismo che il Sottosegretario Barberi ha intenzione di attuare per la gestione di questo evento sia sicuramente garanzia di maggiore trasparenza e di maggiore velocità negli interventi che la Regione, naturalmente in relazione ai fondi che lo Stato destinerà a tale scopo, dovrà attuare.
E' indubbio che il tessuto produttivo della zona è stato colpito duramente nel senso che ci sono delle aziende in grande difficoltà. Colgo l'occasione per aggiungere a latere una considerazione che, del resto, ha fatto anche il prof. Barberi ieri sera.
L'evento - e visitando il Verbano Cusio Ossola me ne sono ulteriormente reso conto - è stato di natura veramente eccezionale; è però anche vero che in questi ultimi sessanta-settant'anni il territorio è stato devastato. Io ho visto delle foto, ho visto dei siti in cui sono state spazzate delle vie, delle case, che sicuramente erano state costruite in posti dove non andavano costruite.
Questo è un dato di fatto. Voi sapete - il dottor Coccolo lo sa bene perché tutti i momenti abbiamo delle discussioni con i Comuni - che sulle varianti dei Piani Regolatori, in relazione agli eventi alluvionali, si spinge perché la Regione non sia così rigida, ma io credo che quella del 1994 e quest'ultima esperienza ci facciano sostenere ancora con più forza che su quel tema la Regione dovrà essere ancora più rigida di come è stata fino ad oggi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo

Farò qualche breve considerazione sull'evento. Questo, tutto sommato ha avuto degli effetti contenuti, anche perché le piogge sono state intensissime, ma di breve durata; sostanzialmente molto concentrate sul Mottarone e sulle sue pendici. In sostanza, dalla nostra stazione, situata proprio sul Monte Mottarone, sono stati segnalati 155 millimetri di pioggia, per cui, a detta dei nostri tecnici, l'evento può essere classificato con tempo di ritorno duecentennale. Quindi un evento veramente eccezionale.
Ieri mattina abbiamo concentrato nelle zone colpite funzionari tecnici di diversi uffici del Genio Civile e del Servizio Geologico provenienti da varie parti della Regione; ovviamente anche particolarmente esperti di fronte a questi eventi, vedasi il Genio Civile di Asti e di Alessandria con la presenza in loco del responsabile delle opere pubbliche, dottor Napoli, del responsabile dei Servizi Geologici, dottor Coccolo, e del sottoscritto, che si è recato ad Omegna anche per contattare gli altri Sindaci ed analizzare le necessità, ovviamente sotto il profilo della tutela dell'incolumità e della salute pubblica.
Si è potuta constatare la grande efficienza di queste Amministrazioni comunali e le necessità sono state garantite, nel senso che si dovevano adottare ordinanze di sgombero e pertanto occorreva il supporto dei nostri geologi nonché dare le prime disposizioni per quanto riguarda i bacini colpiti. Si tratta di rii che scendono a fondovalle: nel Comune di Omegna il rio Inferno, Bertogno e S. Rocco; a Gravellona, il rio Frassino; a Baveno, il rio Selva Spessa; a Pettenasco, il rio Pescone e a Verbania numerosi rii della frazione Suna.
L'operatività adesso verrà garantita attraverso la presenza della Regione in questo centro operativo misto. Sono presenti sul territorio il responsabile delle Opere pubbliche e del Settore Geologico, appositamente designato, unitamente ai nostri tecnici, che stanno compiendo i sopralluoghi per verificare ulteriori elementi di pericolosità e compiere le prime verifiche.
Il metodo di lavoro, come diceva il Presidente, sarà diverso, nel senso che prima si procederà con un'ordinanza che individua le Province colpite poi, sulla base delle verifiche, si individueranno i Comuni colpiti. In effetti, non si va al di là dei Comuni citati; ovviamente sui Comuni confinanti vi sono ancora delle verifiche da compiere. Dopodiché, per quanto riguarda l'aspetto urbanistico, bisognerà definire, con le Amministrazioni comunali, quali interventi di ripristino in sito sono possibili o quali interventi sono prevedibili, magari con una rilocalizzazione. Allo stesso modo si agirà per quanto riguarda gli interventi sui corsi d'acqua e sulle infrastrutture.
Ieri sera, nella seduta di Consiglio comunale appositamente convocato del Comune di Pettenasco - alla quale abbiamo partecipato - è stato detto che sono state falciate delle passarelle che erano lì collocate da più di cent'anni, quindi la verifica di questo evento ha avuto anche dei riscontri che andavano al di là della cosiddetta "memoria d'uomo". Ma si è potuto fare riferimento anche a situazioni di evoluzione di queste precipitazioni concentrate. Si stima, ad abundantiam, che l'area colpita sia di 70 chilometri quadrati, ma nelle zone dei Comuni prima elencati abbiamo rilevato concentrazioni di precipitazioni di particolare intensità probabilmente favorite dal monte, dal lago e da una serie di fenomeni meteorologici che si sono evoluti in modo tale da creare condizioni di pericolo.
Si potrebbe ipotizzare un sistema che possiamo definire di cofinanziamento, come lo ha definito il prof. Barberi ieri sera. Colgo l'occasione per ringraziarlo, in quanto è stato disponibile fin dal mattino, trovando il modo di presenziare subito per rendersi conto di come stavano le cose, al di là di ogni relazione che dovrà poi essere redatta.
Si è trattato di un fenomeno non ampio, ma grave nei punti dove ha colpito. Pertanto credo che la Giunta regionale potrà intervenire nell'immediato, anche alla luce delle leggi vigenti.
Abbiamo infatti la L.R. n. 38 che prevede il cosiddetto Pronto Intervento che può essere attivato - in base all'art. 4 per la tutela della pubblica incolumità e per il ripristino di condizioni di vivibilità immediatamente, addirittura dal Genio Civile. Nel caso particolare, abbiamo demandato sul posto la presenza del dottor Napoli, che è il responsabile del Settore Opere pubbliche.
Per quanto riguarda altri interventi, bisognerà riflettere.
Innanzitutto occorre garantire l'intervento immediato, sollevare le condizioni di vita degli abitanti e soprattutto rimettere in sesto l'apparato produttivo.
Per quanto riguarda, invece, i ripristini definitivi, bisogna veramente riflettere se andare alla ricostruzione delle infrastrutture tali e quali o a loro modifiche. Allo stesso modo si dovrà agire per quanto riguarda le unità abitative: sono circa cinquanta le famiglie sfollate e colpite da ordinanza di sgombero.
Credo che una presenza integrata di funzionari regionali nel COM (Centro Operativo Misto) - è chiaro che all'inizio sarà maggiore il numero di funzionari regionali tecnici - potrà portare ad una corretta rilevazione dei danni, che ovviamente è incentrata sia sulla garanzia che danno i Sindaci sia con lo strumento dell'ordinanza governativa di Protezione Civile, che stabilisce le possibilità di intervento e i primi interventi per il ripristino delle attività produttive e delle infrastrutture e successivamente, anche il ripristino definitivo e la messa in sicurezza.
Certamente quello che diceva il Presidente mantiene la sua validità proprio nei Comuni citati; abbiamo vissuto e stiamo vivendo tuttora una certa dialettica anche per quanto riguarda l'approvazione degli strumenti urbanistici: da eventi come questo traiamo anche lo stimolo per essere il più possibile rigorosi.
Infine raccomando al Consiglio regionale l'approvazione del provvedimento relativo al completamento delle procedure di cui all'art. 9 bis, che abbiamo iscritto all'o.d.g. Va da sé che l'attenzione del nostro Servizio Geologico per quanto riguarda l'evento sarà particolare, anche alla luce della legge n. 56 e dell'art. 9 bis.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Intervengo per sollecitare un ragionamento complessivo; credo che il Presidente Ghigo oggi abbia pronunciato parole importanti, anche se mi paiono ancora timide e contraddittorie con quanto sostiene l'Assessore Cavallera.
E' evidente che ci siamo trovati di fronte - ed è un ricorso: lo si dice sempre - a precipitazioni meteorologiche eccezionali, verificatesi in due-tre ore, nella notte dell'altro ieri. Come ha detto il Presidente Ghigo, il fatto non si giustifica da solo; infatti, dai dati in nostro possesso, e che credo l'Assessore Cavallera abbia potuto appurare nel sopralluogo effettuato, si rileva che la maggior parte della gravità dei disastri e dell'avvenimento siano da imputare all'ingrossamento, a monte di piccoli torrenti, che hanno trascinato a valle molto materiale alluvionale, anche di grosse dimensioni, fango, ecc. Materiale trascinato a valle in particolare dal Monte Mottarone, per quanto riguarda la zona di Omegna.
Dai dati è emerso in maniera evidente che sul Mottarone è in atto un processo erosivo, già rilevato da anni, e che lo stesso monte ha visto nel recente passato numerosi incendi, che ne hanno sottratto tutta la vegetazione. E' evidente altresì che la capacità di ritenzione delle acque è molto, molto limitata, e che si è creato un fenomeno di ruscellamento che ha ingrossato a dismisura i rii presenti.
Queste le informazioni provenienti da più parti, anche dai nostri uffici, che però confliggono con la necessità delle versioni ufficiali, da parte ad esempio dell'Assessore. L'Assessore ha avuto modo di dichiarare ieri, che la struttura della tangenziale di Omegna - non ancora terminata opera "storica" - non ha colpa alcuna dei disastri, anzi, ha potuto fare da diga alle frane e - anche a detta del Sindaco - ha protetto ulteriormente l'abitato.
E' sicuramente una visione limitata di quanto accaduto a valle! Con ulteriori approfondimenti, l'Assessore potrà appurare che la costruzione attualmente sospesa, del viadotto della circonvallazione di Omegna ha tagliato il pendio della montagna, lasciando a nudo una scarpata di materiale ex morenico ed alluvioniale di diversi metri di altezza.
Materiale facilmente trascinato a valle. E' vero che la tangenziale lo ha bloccato, ma la costruzione del viadotto della tangenziale, così come la mitica A26, Genova-Gravellona, con svincolo a Gattico, è stata alla base del taglio e dell'incanalamento delle cave che hanno prodotto i problemi del tutto evidenti verificatisi a Baveno.
Senza dilungarmi in altri dati tecnici, ritengo ci sia una consapevolezza diversa, trasparsa anche dalle dichiarazioni del Presidente Ghigo, ma anche una scarsa coscienza dei problemi. Il problema è che - e l'inciso del Presidente sui problemi del DDT lo rivela - affrontiamo gli eventi in forma sempre difensiva e minimizzandone i vari aspetti.
Certo, ci sono le preoccupazioni degli operatori economici, ma il loro futuro e quello del turismo sono in un lago sano, pulito. Minimizzare e nascondere la verità può servire a tranquillizzare, ma non aiuta ad affrontare i problemi.
Paradossalmente, quando si vuole indicare l'eccezionalità dell'evento si dice: "Ha buttato giù persino dei ponti di cento anni fa"... Ma come? Si dovrebbe dire: "Ha buttato giù un ponte costruito l'anno scorso!" Le tecniche di costruzione dovrebbero essere più adeguate adesso che cento anni fa! L'inciso serve a dimostrare come sia frutto di cattiva coscienza il minimizzare l'impatto di tali questioni.
Credo sia del tutto evidente che, nella fattispecie nell'area in esame la costruzione di grandi infrastrutture, effettuata con poca attenzione mi riferisco alla tangenziale e all'autostrada - in presenza di cave di pietra e di granito con pericolo di frana su Baveno, determini rischi assai gravi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Dato che da un po' di tempo ci troviamo a ripercorrere a posteriori degli eventi gravi, dovuti a forza maggiore, eventi sicuramente di un'entità mai raggiunta prima, mi chiedo - e lo porgo come suggerimento all'Assessorato e al Presidente della Giunta - se non sia possibile disegnare una mappa regionale delle zone più a rischio, indipendentemente dal fatto che si siano verificati o meno degli eventi negli anni prima (e dove sono accaduti, aggiornarla). In questo modo potremmo conoscere quali sono le zone o gli alvei di fiumi in cui i centri abitati si trovano più a rischio rispetto ad altri, anche se in quei luoghi non si è mai verificato un evento precedentemente. Sono d'accordo sul fatto di intervenire, ma sarebbe utile disporre, almeno su base regionale, di una mappa, delegando i Comuni e le Province a svolgere questo tipo di lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Purtroppo un nuovo lutto colpisce le persone e nuovi danni colpiscono attività economiche in questa nostra Regione, con ritmi sempre più accelerati.
La prima considerazione che intendo fare è sull'eccezionalità dell'accaduto. Riflettiamo su questa osservazione: questi fatti sono eccezionali, ma non possono dirsi inattesi. Oramai la raccolta dei dati sulla meteorologia ha una storia e un consolidamento tali da poter permettere a chi governa di conoscere il tipo di evento che può accadere su un certo territorio. Sarà un evento che accade ogni 150 o 200 anni, ma sappiamo che accade ogni 150 o 200 anni, per cui la previsione statistica di queste eccezionali precipitazioni è assolutamente certa, misurabile anche in termini di probabilità nel tempo e dovrebbe trovare i Governi in grado di affrontare meglio queste emergenze. Viceversa, vediamo che via via la nostra società li subisce in termini peggiori che nel passato, quindi qualcosa va cambiato nel nostro modo di utilizzare il territorio.
Sull'emergenza. Vista l'esperienza fatta nell'alluvione del 1994 valuti la Giunta regionale se per quegli interventi immediati e di somma urgenza non sia il caso di prendere in considerazione un impiego più massiccio dell'esercito di quanto non sia avvenuto in casi precedenti.
Sappiamo che l'esercito è una struttura efficiente, che può essere collegata ad interventi di Protezione Civile più che nel passato, capace per tecnologie e per massa di mezzi e di uomini che può mettere in campo di risolvere quelle emergenze immediate che, di fatto, impediscono lo svolgimento della vita così com'era.
Ad Alessandria abbiamo visto per lungo tempo una situazione che probabilmente, con l'intervento dell'esercito poteva essere rimossa. Valuti la Giunta il livello di impegno che può essere richiesto a questa struttura.
Vi è poi il futuro. Presidente Ghigo e Assessore Cavallera, per il futuro, se non vogliamo ripetere situazioni, dibattiti e impegni generici a mio modo di vedere è necessario un cambio di marcia e una svolta netta per quanto riguarda l'impiego della spesa pubblica. La spesa pubblica ben orientata è un elemento che qualifica lo sviluppo in una direzione o in un'altra. In Piemonte il tema "suolo sicuro" si impone sempre di più come una delle linee di privilegio nella spesa pubblica. Sappiamo che la spesa pubblica deve fare i conti con la limitatezza delle risorse, ma noi riteniamo che una qualità dello sviluppo diversa dal passato e tale da affrontare le prossime precipitazioni di carattere eccezionale con meno danni per le cose e meno lutti per le persone sia possibile e faccia parte di una scelta politica qualificata.
Il Mottarone. Il Mottarone è studiato, se ne conoscono i mali, forse da molto tempo, visto che un rio si chiama Inferno. La Regione Piemonte nell'ambito delle proprie competenze e quindi delle risorse che ha, pu avviare un programma di spesa pubblica qualificato, che con una scelta politica sposta risorse da alcuni settori in altri.
Come Rifondazione Comunista riteniamo che questo sia un problema di tutta la Regione, perché con quest'ultima alluvione, insieme a quelle del 1994 e del 1993, è stato colpito il 90% del territorio piemontese.
Valutiamo tutti insieme se un programma "suolo sicuro" con decisi investimenti in questo settore non sia un programma che permetta ad attività economiche, compresa quella del turismo, ad attività produttive e alla vita di tutti noi di svolgersi in una regione via via più sicura e come tale, via via più economica, più in sintonia con l'ambiente e anche più competitiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Innanzitutto desidero ringraziare il Presidente Ghigo e l'Assessore Cavallera per la relazione estremamente dettagliata e precisa che hanno svolto questa mattina e per il pronto intervento che hanno svolto nella zona alluvionata nella giornata di ieri.
Indubbiamente ci troviamo di fronte, un'altra volta nella Regione Piemonte ad un evento disastroso, con lutti e gravissimi danni che riguardano sia il patrimonio abitativo che quello industriale, in una zona che sta già subendo un forte riflusso dal punto di vista economico.
Mi auguro che con quanto concordato con il Sottosegretario Barberi, che ieri sera ha partecipato alla riunione di coordinamento, si possa intervenire prontamente su queste realtà, a sostegno sia dell'occupazione sia della nuova voglia degli imprenditori locali di ripartire e ripristinare le attrezzature distrutte.
Nello stesso tempo, occorre un particolare riguardo per il settore turistico, com'è stato evidenziato dal Presidente Ghigo; la zona del Verbano Cusio Ossola nell'ultimo periodo è stata assoggettata ad eventi disastrosi per la propria attività di settore. Pertanto, mi auguro che la Regione possa intervenire con fondi propri in soccorso alle magre possibilità che hanno i Comuni locali e che, con un pronto intervento dello Stato, si inserisca nel decreto in itinere per le zone della Versilia e del Friuli anche questa zona alluvionata del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Racchelli.



RACCHELLI Ettore

Vorrei innanzitutto ringraziare il Presidente della Regione Piemonte e l'Assessore Cavallera per l'intervento nelle zone colpite ieri dall'alluvione nella mia Provincia. Devo anche fare un cenno di plauso e di merito a tutto l'apparato regionale e ai funzionari che si sono presentati in massa e hanno dato un grande sostengo morale, ma soprattutto umano, ai Sindaci e alle popolazioni colpite.
Vorrei svolgere alcune considerazioni. Oggi sul Lago Maggiore la giornata era molto bella, una situazione ambientale forse unica; i colori del cielo e della terra quasi offendevano i morti di ieri, ma inchiodavano i vivi e noi amministratori alle responsabilità che si hanno quando si amministra.
Quando una zona, un'area, una Provincia subisce ogni due anni eventi alluvionali di questa portata, e che solo per fortuita casualità non hanno trasformato questo evento in un disastro, credo che si debbano porre delle domande. Oggi vorrei porre dei quesiti: quando si verifica un fatto grave si dice che è stato compiuto un delitto, e allora c'è un mandante; il mandante di questo delitto contro il territorio è senz'altro una mancanza di attenzione verso un dissesto idrogeologico che è latente sul territorio e che in questa Provincia è manifesto in ogni area! Che senso ha per la Regione, per questo Ente, autorizzare degli scavi sulla montagna per asportare materiale quando poi non si permette o non si autorizza il disalveo dei fiumi? Non c'è più una logica.
Oggi in questa Provincia abbiamo una situazione in cui tutti i torrenti e tutti i fiumi o sono stati deviati (i piccoli rii), oppure hanno una situazione dell'alveo in cui il centro del fiume è più alto della sponda! La portata del fiume non è più tale da permettere un defluvio delle acque corretto o perlomeno un defluvio delle acque che non ci porti ad una sostanziale distruzione di quello che si trova a valle.
Dobbiamo essere coscienti e capaci di amministrare, da questo punto di vista, il territorio e prenderci le responsabilità per autorizzare quello che soprattutto la gente di montagna ci chiede; oppure, possiamo continuare ad amministrare i beni ambientali e l'ambiente autorizzando la costruzione di una piscina in riva al lago, valutando se è giusta o meno, o autorizzare se è giusto - l'apertura di una finestra nel bagno di una casa. Ma la nostra funzione finisce lì! Allora, se questo Ente ha una ragione forte di esistere, dobbiamo dare un senso del cambiamento. Dobbiamo essere capaci di guardare le necessità di un territorio, perché quando il danno è ripetuto è grave. Perché oggi non siamo in grado di vedere che cosa potremmo fare per la Regione Piemonte? Perché oggi non siamo in grado di capire che cosa dobbiamo dare alle Province (perché è giusto che le Province che sono in loco e hanno la possibilità di capire e di vedere che cosa sul territorio va monitorato e va modificato, lo possano fare)? Noi invochiamo il federalismo dallo Stato, ma non siamo federalisti! Vogliamo il federalismo, lo invochiamo, chiediamo che lo Stato ce lo dia ma non sappiamo essere federalisti con chi sotto di noi dovrebbe avere il nostro federalismo! Questo è un atto grave che noi, che governiamo la Regione Piemonte in questa legislatura, abbiamo il dovere di affrontare perché è uno dei compiti principali che questa Giunta si è posta al momento del suo insediamento. Anche le recenti manifestazioni che sono state portate avanti in Piemonte - lei, Presidente Picchioni, è uno dei promotori vanno in questa direzione. Non possiamo più aspettare! Forse qualcuno oggi mi dirà che io sono un localista (me lo hanno già detto), anche se non è vero, però sono stato eletto nel Verbano Cusio Ossola e porto avanti le politiche e le necessità di quella Provincia spesso dimenticata e abbandonata da questo Consiglio regionale! E allora oggi dico che questa Provincia è in ginocchio, perché non ha più la possibilità di poter sviluppare l'economia che le permette di esistere l'economia turistica, che è in ginocchio per situazioni che sono diverse ma gravi.
L'inquinamento è un discorso grave: se è vero, è giusto correre ai ripari; se è vero, è giusto che si compiano tutti gli atti per rimediare ad una situazione gravissima. La verità è che questa situazione ha di fatto deturpato e dimezzato la forza dei flussi turistici nella Provincia del Verbano Cusio Ossola. E' vero che la situazione ambientale ha penalizzato il turismo; è vero che questa alluvione ha di fatto ucciso il turismo in questa Provincia! I campeggi sono vuoti, la gente ha paura, ieri continuavano a partire carovane di gente che se ne andavano da queste zone.
Poiché il turismo in questa Provincia è come la FIAT per Torino, è come l'industria metalmeccanica per il Piemonte, è anche sostegno delle attività artigianali, commerciali e dei servizi che intorno al turismo vivono e prolificano, chiedo che questa Giunta regionale, questo Consiglio regionale, noi amministratori si sappia dare delle risposte non assistenziali, ma ad ampio respiro, capaci di sostenere un settore che dà il più alto prodotto interno lordo del settore turistico dell'intera Regione Piemonte! Questo è quello che vi chiedo. Forse ho ecceduto nei toni e mi scuso però non posso continuare a vedere soffrire, ogni due anni, la mia terra e la mia gente, vedere svangare le case dalla terra e dal fango e piangere i propri morti. Questo perseverare è diabolico e credo che questa Giunta e questo Consiglio non se lo possano permettere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Signor Presidente, mi voglio subito collegare al richiamo del collega che mi ha appena preceduto, di cui ho apprezzato la passione e la capacità di rappresentanza del problema. Pochi mesi fa eravamo qui a parlare di un disastro di proporzioni quantitative incommensurabili rispetto alle dimensioni di questo grande disastro; parlavo allora della mia Provincia con i suoi 4.000 miliardi di danni rispetto ai quali chiedevamo, in primo luogo, una revisione dell'insieme degli interventi sia preventivi che a posteriori per quanto riguarda la tutela dell'ambiente e l'assetto idrogeologico.
Ho avuto ieri dal Capogruppo Marengo l'incarico, insieme al Vicepresidente del Consiglio Foco, di recarmi sul posto (essendo in quel momento la collega Manica assente perché impegnata a Roma) e, per quel poco che si è potuto, abbiamo portato la nostra esperienza di amministratori che, praticamente, non hanno ancora smesso il loro impegno nella situazione post-alluvione del novembre 1994. Devo apprezzare il lavoro degli uffici della Regione; la stessa presenza e il comportamento dell'Assessore Cavallera che non ha aspettato di essere richiamato in varie forme, ma all'annuncio della notizia, ha raggiunto i dirigenti del Settore che erano già sul posto.
La Regione Piemonte, insieme al Sottosegretario Barberi, ha dimostrato tempestività in questa situazione, ma il problema, come richiamava il Consigliere Racchelli, è di carattere ulteriormente complesso e non pu essere trattata semplicemente attraverso la presa d'atto di un comportamento che, a posteriori, è stato corretto.
Pongo quindi un primo richiamo, e lo pongo alla Giunta: l'anno scorso avevamo discusso della congruità della legge n. 38 che disciplina le attività di Protezione Civile da parte della Regione. Se la memoria non mi tradisce, quel provvedimento fu varato dalla Regione Piemonte proprio dopo le alluvioni dell'Ossola, la quale per sua natura geologica è una delle aree più esposte della nostra regione. Ieri, tra l'altro, ci ha colpito dover constatare che questa massa di granito non era tanto dovuta ai detriti o al fango, bensì alla penetrazione dell'acqua sotto le masse granitiche che ha prodotto la precipitazione dei massi, in qualche maniera dissestati anche da lavori, interventi particolarmente fitti di altissima antropizzazione, storica ed anche recente in quel territorio.
Ci sono certamente delle responsabilità, perché mentre le opere di tenuta idraulica e quelle infrastrutturali (strade od altro) a volte rimangono le uniche non abbattute dalla furia degli eventi, in questo caso abbiamo proprio una frana sotto la circonvallazione, appena realizzata, di Omegna. Non è possibile tacere! Ci sono responsabilità che richiamano l'ANAS e i Lavori Pubblici, l'insieme degli istituti preposti, e non si tratta di responsabilità generiche dovute al modello di sviluppo.
Il modello di sviluppo è questione di altro genere, ed ha sicuramente delle responsabilità dovute a cinquant'anni di determinati comportamenti forse anche molti di più - e alle case costruite dove invece dovrebbe esserci in continuazione il cartello "Attenzione: caduta massi". E proprio sotto i massi del Mottarone, area instabile e non particolarmente antropizzata, ci sono queste costruzioni.
Tanto per non fare di "tutta l'erba un fascio" - tutti responsabili e quindi tutti assolti - andiamo a verificare l'operato dell'ANAS, dei Lavori Pubblici, andiamo a vedere chi ha costruito le strutture per la protezione e la vigilanza. Altrimenti non...



(Interruzione del Consigliere Cavaliere)



RIBA Lido

Ma sulla Asti-Cuneo è difficile che cadano i massi del Mottarone.
Collega Cavaliere, è proprio questo che lei ha in mente. Il fatto di generalizzare, secondo me, porta ad un comportamento che esclude tutte le responsabilità, perché le attribuisce genericamente a chi governa o a chi ha governato. In questo caso dovremmo attribuirle genericamente al modello di sviluppo.
Invece le responsabilità sono di chi ha fatto quell'opera instabile, e chiunque altro facesse delle opere instabili, avrebbe altri tipi di responsabilità.
Certamente la Asti-Cuneo non attraversa nessuna montagna, avrà altri problemi, potrà non avere questi in modo particolare, e direi che in qualche maniera è congruente che ci si amplii, però volevo richiamarmi a questo.
Un'altra questione è che, in effetti, questa situazione di organizzazione giuridico-amministrativa lascia molti dubbi. Ieri il sottoscritto, con il collega Racchelli, faceva una considerazione. Eravamo tutti presenti: la Protezione Civile, la Regione (che era la più presente) lo Stato (che è arrivato dopo), soprattutto i Sindaci e la Provincia alcuni con qualche potere, altri con nessun potere come la Provincia che peraltro, invece, è l'area che ha più responsabilità o più ruolo nel gestire il territorio vasto.
E' chiaro che il problema si pone nei termini che ricordava il collega Racchelli. Dovremmo rivedere la L.R. n. 38, ridefinire in modo razionale sulla base delle drammatiche e generali recenti esperienze (dico generali perché ormai coinvolgono quasi tutti i Consiglieri, chi più chi meno nel loro territorio sia in qualità di amministratori che di cittadini), un sistema di interventi che faccia perno sul ruolo dei Comuni, i quali dimostrano di essere il soggetto capace di operare immediatamente.
Sono favorevole all'approvazione di un ordine del giorno, possibilmente del Consiglio nel suo insieme, perché si tratta di definire, rispetto ad un avvenimento di questo genere, delle norme di comportamento e di soccorso che non possono che essere molto oggettive, così come oggettive saranno le indicazioni per la gestione e la tutela del territorio.
Faccio due ultimi richiami, sottolineando quello che diceva il Consigliere Racchelli rispetto al soccorso immediato del settore tragicamente colpito.
Ricordo che lo scorso anno ad essere colpita fu, in particolare, la vitivinicoltura. Qualcosa potemmo fare, ma naturalmente si trattò di un soccorso molto limitato rispetto alla portata dell'esigenza.
Voglio anche ricordare che abbiamo una legge sulla montagna nella quale si pone un grande accento alle attività di difesa e di gestione dell'area dal punto di vista idrogeologico.
Richiamo a questo punto la Giunta, e segnalo all'Assessore Vaglio l'opportunità, già individuata in un dibattito lo scorso anno, ad utilizzare il nostro apparato forestale (sono alcune centinaia di dipendenti) per intervenire nelle opere di gestione e manutenzione del territorio. Mi sembrerebbe saggio e ben speso, perché sono interventi che oltretutto, hanno un'immediata valenza economica; sarebbe inoltre utile (magari indicando solo i principali) che assieme agli interventi immediati e specifici in ordine al territorio, la Regione uscisse da questa nuova vicenda con una deliberazione di indirizzi relativamente agli interventi nelle proprie strutture per la montagna e la forestazione, ad opere di difesa del territorio montano, oltre a quelli dell'economia immediatamente colpita, per la quale ovviamente si pone un problema di solidarietà e di tutela immediata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Prima di tutto volevo portare la solidarietà degli astigiani, reduci da un disastro uguale a quello delle Province del Cuneese e dell'Alessandrino.
Siamo di recente storia alluvionale, e quindi capiamo bene sulla nostra pelle cosa significhi subire un evento così eccezionale.
Detto questo, invitiamo la Giunta ad attivarsi per cercare di risolvere, nelle sue competenze, le problematiche del Verbano Cusio Ossola senza peraltro dimenticare quanto c'è ancora da fare nelle Province colpite dal precedente evento alluvionale. Non facciamo in modo che ogni nuova emergenza faccia dimenticare le emergenze passate: noi siamo ancora in attesa di definire lo stato di sicurezza delle nostre città.
Volevo anche evidenziare un problema che non è stato toccato: il problema del modello di sviluppo, cioè le colpe da addebitare in maniera generalizzata al modello di sviluppo che abbiamo avuto nella nostra civiltà. E' diverso trattare le aree residenziali dalle aree e dalle attività economiche. Le attività economiche, in certe zone, sono nate per necessità; sono nate necessariamente in zone pianeggianti e necessariamente sono nate in zone a volte potenzialmente alluvionali.
Quindi, mentre per quanto riguarda il sistema residenziale si poteva ovviare al pericolo - infatti basta vedere le città posizionate a ridosso di declivi e parti in piano - i centri storici erano comunque posizionati in maniera tranquilla e protetta. L'edificazione ha poi fatto sì che si proseguisse nelle pianure e nelle zone in seguito colpite dagli eventi alluvionali.
Diverso è il discorso delle attività economiche; non si possono insediare nuove aree industriali in zone in declivio, ma in luoghi con certe connotazioni di sviluppo (autostrade, reti viarie e ferroviarie adeguate e necessariamente poste in piano). Per cui bisognerà anche tenere conto di questa modalità di sviluppo con buon senso, perché bloccare tutto sarebbe un doppio danno. Il danno farebbe sì che anche l'occupazione, in condizioni di non sviluppo, non potrebbe attivarsi.
Questo per rimarcare il problema, e anche in riferimento a quanto detto dall'Assessore Cavallera e dal Presidente Ghigo: è necessario avere particolare attenzione nel compartimentare l'edificazione. Bisogna compartimentarla e bloccarla, però nei limiti dello sviluppo possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo per aggiungere, alle riflessioni fatte dai colleghi che mi hanno preceduto, una considerazione di tipo più generale, che mi pare sia anche pregnante.
E' stata richiamata la questione della gestione del territorio ed anche gli interventi di carattere forte. Gli interventi di carattere forte non possono essere, per forza di cose, soltanto di carattere immediato e congiunturali, ma interventi di carattere strutturale.
Quando penso ad interventi di carattere strutturale, penso alla gestione del territorio nel suo complesso, e in modo particolare alla revisione della legge urbanistica (la legge n. 56/77), perché il problema è quello.
Ne abbiamo discusso a lungo; come Partito Popolare abbiamo anche fatto delle provocazioni presentando un'idea di revisione della L.R. n. 56/77. La questione mi pare un po' caduta, anche perché ci siamo posti un obiettivo di tipo ampio, di tipo generale, e non mi pare che sia stato molto condiviso da questa maggioranza quando si contestava una visione di gestione, anche se non era una gestione rigidissima al territorio, in quanto da parte della maggioranza c'era una posizione di tipo più liberistico.
Questo evento deve indurre la maggioranza ad una riflessione più attenta. La riflessione di partenza per quanto riguarda il territorio non può che essere che una considerazione molto ovvia: non tutto il territorio è edificabile.
Collega Grasso, quando si dice "non edificabile", secondo me non ci si può riferire soltanto all'attività residenziale; il discorso deve valere anche per l'attività industriale: se non è edificabile, non lo è per qualunque tipo di attività. Se invece si cominciano a fare dei distinguo il ragionamento non finisce più, perché poi c'è l'intervento industriale l'intervento turistico, gli alberghi, ecc. Non ci si ferma più.
Credo che, al di là di giuste considerazioni su errori commessi nel passato, e tenendo conto di questa maggiore sensibilità nei confronti del territorio e dei problemi ambientali, uno dei perni di revisione della L.R.
n. 56/77 non può che essere quello di superare la fase puramente quantitativa su alcuni parametri; a questo proposito, penso che la L.R. n.
56/77 abbia avuto dei risultati sicuramente positivi, in quanto ha obbligato tutti i Comuni, ad esempio, ad avere degli standard nei servizi.
Questo è un utile obiettivo raggiunto in termini quantitativi.
Il problema è quello di passare ad una fase successiva, cioè i nostri Piani Regolatori debbono essere fatti in modo diverso, non in termini ragionieristici, ma con un'attenzione - che non c'è mai stata, soprattutto nei vecchi Piani - ai problemi di carattere idrogeologico. Nella progettazione dei Piani Regolatori non era un elemento essenziale, lo è stato soltanto recentemente e non tutti i Piani Regolatori hanno avuto questa attenzione.
Quindi, pensando ad una revisione della L.R. n. 56/77 credo che ci debba indurre ad una revisione complessiva di tutti i Piani Regolatori tenendo presente come elemento centrale i problemi di carattere idrogeologico. Se questo non avviene in modo obbligatorio attraverso la legge urbanistica regionale, tutti gli interventi che faremo in Consiglio saranno marginali e un po' da coccodrilli: non avranno assolutamente alcun senso.
Il problema è molto più generale. Il collega Cavaliere, con la sua enfasi e la sua rigidità, ha richiamato alcuni aspetti, ma bisogna ripensare alla L.R. n. 56/77 e pensarci in termini urgenti, distinguendo lo snellimento delle procedure (che è il vero problema) dalla rigidità nella gestione del territorio nelle zone più a rischio. Credo che non esistano zone a rischio predeterminate: tutte le zone sono potenzialmente a rischio se non c'è questa attenzione, perché si è costruito anche nelle zone basse per cui basta che piova un po' di più del solito e succede quel che succede; probabilmente, in quelle zone non bisogna più costruire.
Ho fatto alcune considerazioni molto generiche e in libertà, ma soltanto per richiamare l'attenzione della Giunta sul fatto che, al di là degli interventi che vengono fatti il giorno dopo o contemporaneamente al momento calamitoso, il problema sta nella gestione del territorio. A questo proposito, la nuova legge urbanistica, che bisogna fare con questa attenzione, credo abbia un ruolo sicuramente importante.
Nel momento in cui pensiamo a fasi eccessivamente liberiste nella gestione del territorio, questi eventi devono farci pensare che occorre mediare esigenze di snellimento delle procedure e non una gestione più rigida del territorio, come è accaduto finora, dedicando alla questione un'attenzione superiore a quella che la maggioranza vuole porre.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Cavallera per ulteriori chiarimenti ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo

Innanzitutto sono d'accordo con il collega Racchelli quando mette in risalto la particolare situazione di un'Amministrazione provinciale nata di recente e proprio in questo periodo colpita da situazioni veramente gravi quali quella del DDT. A questo proposito, colgo l'occasione per dire che d'intesa con il Ministero dell'Ambiente, siamo fortemente impegnati nelle Commissioni tecniche che stanno governando questa vicenda, per ribadire che le acque, sotto il profilo della balneabilità, non destano alcuna preoccupazione. Il problema è quello della bioaccumulabilità, e quindi del particolare monitoraggio che deve essere riservato alla situazione per poter individuare gli interventi possibili; naturalmente l'attenzione è particolarmente rivolta alle fonti produttrici della sostanza che viene trovata disciolta nell'ambiente.
La situazione è quella che è. Personalmente non tendo mai né a minimizzare né ad ingigantire, ma prendo le cose come sono e naturalmente garantisco il massimo impegno di tutte le strutture regionali, in raccordo con le realtà locali, nel caso particolare la Provincia, l'Istituto di idrobiologia, la Regione confinante e la Commissione italo-svizzera, in ordine a questo problema.
Se qualche critica deve essere fatta, non deve essere rivolta tanto a coloro che hanno le responsabilità e che quindi mettono in risalto i dati oggettivi analitici, ma alle modalità di gestione di questa situazione che sono state utilizzate da parte - non dico della controparte - ma della Svizzera, che con noi vive la realtà di questo lago. Comunque queste sono questioni che si potranno discutere a tempo debito e soprattutto all'interno della Commissione italo-svizzera.
Si facciano dunque tutti gli accertamenti del caso, perché abbiamo interesse di sapere esattamente come stanno le cose, per dire in modo trasparente la verità alla gente. Intanto possiamo già dire, come ha ribadito recentemente sia la Provincia sia l'Istituto di Pallanza, "via libera in ordine alla balneabilità" e quindi a quelli che possono essere i risvolti sull'attività turistica.
Un'altra iniziativa che è stata portata avanti in questo anno è stata quella di attuare completamente la legge n. 102, collega Racchelli, cioè avevamo rilevato che diversi interventi nella Valle Ossola erano fermi e pertanto siamo andati a schiodare sui diversi tavoli gli spezzoni di questa pratica: Ministero del Tesoro, Corte dei Conti, ecc. Oggi questi interventi possono partire; certamente con ritardo, ma questi ritardi non sono imputabili a noi, anche se non attacchiamo i manifesti per dire che questa o quell'altra realtà non consentiva che si potessero completare queste cose.
Quindi, quando è possibile ci si impegna anche in modo incisivo ovviamente le osservazioni che si fanno in sito non tendono ad assolvere da un punto di vista tecnico i progettisti di un'opera. Si è preso atto che per quanto riguarda Omegna, la tangenziale ha fatto da barriera alla colata torrentizia che c'è stata.
In ordine alle case che sono state lì costruite e sulla cui costruzione abbiamo avanzato alcune perplessità, è chiaro che abbiamo solo manifestato il nostro pensiero in loco e non abbiamo fatto comunicati stampa: in tal modo sono stati riportati solamente alcuni brani delle nostre dichiarazioni.
Le cose che hanno detto i colleghi sono tutte vere. Non c'è da contrapporre o da sottolineare una cosa rispetto ad un'altra. L'emergenza adesso è quella di rimettere in piedi le attività economiche trainanti della zona, ma c'è una Giunta e ci sono dei colleghi, e garantiremo senz'altro il coordinamento.
Concordo con l'osservazione del collega Chiezzi. Proprio oggi l'esercito inizierà la sua azione attraverso un'unità di sessanta o cento persone, tutti specialisti; giustamente si diceva che occorre l'intervento di specialisti, i quali, con mezzi adeguati, possano introdursi nelle vie ed aiutare i privati a risolvere i propri problemi, ripristinando anche la viabilità. Ieri era già presente un ufficiale che ha organizzato l'arrivo delle truppe e oggi l'esercito garantisce la sua collaborazione nelle forme che sono state in via iniziale ritenute sufficienti. Ma penso che questa collaborazione si possa anche intensificare.
Non dimentichiamo il ponte "Bayley" che è stato gettato sul Po proprio dal Genio Militare e che tuttora garantisce, a valle di Chivasso, il collegamento tra le due sponde. Quindi l'esercito è una risorsa importante in tempo di pace e sono d'accordo che venga utilizzato. E se sollecitazione c'è stata, ciò rafforza la nostra convinzione di tenere il massimo coordinamento anche con l'esercito.
Per quanto riguarda le altre iniziative, credo che tutti si rendano conto che quello che conta è l'inversione di tendenza, imboccare strade nuove cominciando dalle cose che sono possibili. Ad esempio, la manutenzione in senso lato deve essere svolta da coloro che sono responsabili. Noi abbiamo emanato una circolare, dopo lunghissime discussioni con il Corpo forestale dello Stato e con gli uffici finanziari che tutelano il valore degli eventuali alberi abbattuti o del materiale litoide estratto laddove ha un valore commerciale. Queste discussioni non avrebbero dovuto esserci, perch i custodi dell'ambiente dovrebbero multare non chi taglia un ramo o una pianta, bensì chi non la taglia.
Penso ci siano delle contraddizioni. Bisogna compiere delle inversioni di tendenza che riguardano certamente la Regione, le sue disposizioni e la sua legislazione, ma anche un cambiamento di rotta a livello nazionale.
Personalmente sono convinto che il tutto si risolva spostando a livello locale, come dicevano i colleghi, la possibilità di decidere. Se fosse così, questo Consiglio regionale - in una regione delicata come il Piemonte, con i suoi problemi idrogeologici, con le sue foreste diffuse sarebbe in grado, in piena autonomia, di redigere delle leggi adeguate al bisogno.
In attesa di ciò, possiamo operare nella direzione indicata da alcuni colleghi. Anche le Province, nella stesura del Piano territoriale provinciale, possono farlo diventare un Piano territoriale di salvaguardia e di indirizzo ai Comuni, specificando dove si può o dove non si pu costruire. La mappa dei rischi esiste, la banca dati geologica funziona. In ordine a queste cose si potrebbe fare un incontro in Commissione per rendere edotti i colleghi di come si opera nel supporto della pianificazione urbanistica.
Mi auguro che la legge regionale, modificata qualche anno fa, incentri nelle Province la funzione di redigere il Piano territoriale, affinch tutta questa ricchezza di informazioni di cui disponiamo si traduca in scelte concrete ed operative. Per quanto ci riguarda, certamente noi siamo orientati in questa direzione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Bellion, Casari, Farassino Ferraris, Ferrero, Masaracchio e Riggio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Varie

Saluto al Vicegovernatore Gan dello Stato cinese del Sichzen in visita al Consiglio regionale del Piemonte


PRESIDENTE

E' presente in aula la delegazione degli amici cinesi. Il Vicegovernatore della provincia del Sichzen ha desiderato visitare il nostro Consiglio, per cui, in maniera un po' irrituale, siamo lieti di dar loro il nostro più vivo benvenuto. Lo abbiamo invitato per vedere, oltrech questa sala, i lavori di questo consesso.
Lo ringraziamo per l'attenzione e per l'onore che ci ha fatto.
Rinnoviamo in questa sede l'augurio che abbiamo espresso al suo arrivo affinché l'amicizia e la collaborazione tra le nostre due province - la sua provincia è un grandissimo stato con oltre 130 milioni di abitanti possano portare alle reciproche comunità il benessere e il progresso che tutti noi ci auguriamo.
Rivolgiamo loro un applauso in segno di amicizia, di simpatia, di cordialità.



(Applauso in aula)



PRESIDENTE

La parola al Vicegovernatore Gan.
GAN, Vicegovernatore dello Stato cinese del Sichzen Sono molto onorato di avere l'occasione di incontrare i signori di questo Consiglio. Io vengo in nome della reciproca amicizia, in nome della pace e della collaborazione. Porto qui il saluto dei 130 milioni di abitanti della provincia del Sichzen.
Spero che abbiate l'occasione di venire a visitare la provincia del Sichzen e la Cina. La provincia del Sichzen, la città di Chengdu, che è il capoluogo di questa provincia, ed io daremo sempre il benvenuto a ciascuno di voi che voglia venire in visita.
Molte grazie e arrivederci.


Argomento: Zootecnia

Esame progetto di legge n. 156: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte relativa a: 'Utilizzazione in agricoltura degli effluenti provenienti dagli allevamenti zootecnici'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 156, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro, relatore

La L.R. 26/3/1990 n. 13 (Disciplina degli scarichi delle pubbliche fognature e degli scarichi civili) distingueva le immissioni di reflui sul suolo in due fattispecie nettamente distinte: lo scarico puntuale e lo spandimento su terreno agricolo.
Il primo caso riguarda l'ipotesi di immissione finalizzata unicamente all'allontanamento del refluo dall'insediamento presso il quale lo stesso è prodotto e come tale rientrante nella nozione di scarico disciplinato dalla legge 10/5/1976 n. 319 e successive modifiche ed integrazioni.
La stessa legge n. 319/76, nonché le norme tecniche generali emanate dallo Stato con l'allegato 5) della DCI 4/2/1977, stabiliscono infatti che detta immissione sul suolo è in primo luogo finalizzata alla depurazione del refluo tramite lo sfruttamento dei naturali processi biologici, chimici e fisici che accompagnano i moti di filtrazione e percolazione dei liquami scaricati e le conseguenti ridistribuzioni di umidità nel suolo, cui deve accompagnarsi, come condizione di effettuabilità dello scarico ulteriore rispetto all'osservanza dei limiti tabellari, anche un residuale utile diretto all'agricoltura nel caso in cui il terreno prescelto o disponibile per lo scarico sia non un qualsivoglia terreno, bensì un suolo adibito ad usi agricoli.
Ben diverso invece il caso previsto dall'art. 1, punto 5), della L.R.
n. 13/90 relativo allo "spandimento su terreno a fini agricoli", che risulta caratterizzato dall'intrinseca finalizzazione dell'attività ad un significativo sfruttamento delle proprietà agronomiche del refluo in luogo del suo smaltimento senza recupero e del ricorso a fertilizzanti chimici per la coltivazione del fondo.
Tale operazione per la finalità cui è preordinato (trasformazione di tipo chimico - biologico - fisico delle biomasse nel suolo atta all'assorbimento di sostanze utili da parte dei vegetali, nonché della flora microbica e fungina del suolo, ecc.) è regolamentabile da criteri del tutto peculiari che non coincidono con i principi cardine della legge Merli, pur garantendo il più generale principio di tutela dagli inquinamenti sotteso all'intera normativa ambientale vigente (in particolare concentrazioni, dosi e modalità di applicazione specifiche in funzione dei terreni e dei vegetali).
Basti pensare che, per essere tecnicamente ed economicamente valido, lo spandimento sul terreno a fini agricoli deve consentire di sfruttare in quantità significative elementi presenti nel refluo come l'azoto e la sostanza organica, che andrebbero invece eliminati mediante interventi depurativi spinti per poter rispettare la tabella A); allo stesso fine e diversamente dallo scarico puntuale, detta operazione postula concentrazioni degli elementi di fertilità e di altre sostanze rientranti in limiti specifici espressi in mg/kg di sostanza secca, dosi di applicazione non superiori ad un certo quantitativo di metri cubi per ettaro per anno e modalità di applicazione a carattere stagionale, spesso in un'unica soluzione, in funzione delle necessità colturali.
Sulla base pertanto di un imprescindibile elemento teleologico, diverso nelle due fattispecie al punto di condizionare radicalmente le stesse modalità di effettuazione dell'immissione sul suolo, il legislatore regionale del 1990 operava una semplice ricognizione delle norme applicabili all'un caso ed all'altro; nello specifico riteneva che lo spandimento sul terreno a fini agricoli nell'eccezione sopra illustrata non essendo riconducibile alla nozione di scarico disciplinato dalla legge n. 319/76, rientrasse a pieno titolo nella disciplina del DPR 10/9/1982, n.
915, quale "operazione di trasformazione necessaria per il riutilizzo" di un "rifiuto" secondo la definizione di trattamento riscontrabile all'art. 1 dello stesso DPR n. 915/82.
Con deliberazione n. 48-12028 del 30/12/1991 la Giunta regionale adottava conseguentemente specifiche norme tecniche ispirate alle considerazioni illustrate.
Con la sentenza 2 giugno (13 giugno) 1995 n. 235, la Corte Costituzionale ha annullato il summenzionato punto 5) dell'art. 1 della legge regionale piemontese.
La sentenza citata afferma inoltre che "lo spandimento sul suolo agricolo di liquami, non tossici o nocivi, provenienti da insediamenti produttivi o civili e, in particolare, di liquami derivanti da laboratori di macellazione o da allevamenti di bestiame rientra tra le fattispecie normative disciplinate dagli artt. 1 e 4 della legge n. 319/76 ed è pertanto assoggettabile, ove sia compiuto in violazione dei precetti ivi stabiliti, alle sanzioni, anche penali, previste dall'art. 21 della predetta legge".
La totale assimilazione dello spandimento in agricoltura dei liquami zootecnici nell'accezione sopra esposta al c.d. scarico puntuale conseguente al pronunciamento della Consulta, comporterebbe tra l'altro: ove l'insediamento da cui si origina lo scarico sia classificabile di tipo produttivo, l'applicazione dei limiti di accettabilità di tutti i parametri contenuti nella tabella A), per effetto del combimato disposto degli artt. 9, primo e secondo comma; 12, punto 3); 13, primo comma, punto 3); 21, terzo e quarto comma ove l'insediamento da cui si origina lo scarico sia classificabile di tipo civile, l'applicazione dei limiti di accettabilità fissati dalle Regioni tenendo conto delle tabelle allegate alla legge e della DCI 30/12/1980, conformandosi alle disposizioni della direttiva CEE n. 91/271 e fermi restando in ogni caso i limiti inderogabili per i parametri di natura tossica, persistente e bioaccumulabile (art. 14, secondo comma, come modificato dalla legge n. 172/95).
L'applicazione integrale del punto 2) dell'allegato 5) alla DCI 4/2/1977 relativo alla regolamentazione dello smaltimento dei liquami sul suolo; a quest'ultimo proposito si rileva che, seppure al punto 2.3.2 "Scarichi da allevamenti zootecnici", è espressamente detto che si deve tenere conto della normale pratica agronomica che utilizza il suolo agricolo quale recapito ottimale anche per l'utilizzazione di tali liquami nella parte iniziale del punto 2.3 relativo in generale allo smaltimento sul suolo agricolo è espressamente fatto invito a valutare attentamente le concentrazioni e le quantità delle sostanze tossiche e/o persistenti e/o bioaccumulabili, rispetto alle quali neanche i valori della tabella A) possono ritenersi cautelativi.
L'applicazione della tabella A) nel senso sopra delineato si scontra palesamente con due realtà di fatto: l'abbattimento di alcune sostanze (azoto, fosforo, sostanza organica ecc.) consente il rispetto della normativa vigente, ma vanifica completamente l'utilità agronomica del refluo e di conseguenza la sua applicazione a scopo di fertilizzazione dei suoli; i relativi parametri potrebbero essere derogati dalla legislazione regionale, ma soltanto per le aziende agricole classificabili di tipo civile ed alle già illustrate condizioni di cui all'art. 14, secondo comma, della legge n. 319/76 i valori di rame e zinco riscontrabili negli effluenti da allevamento zootecnico risultano mediamente compresi tra le 30 e le 100 volte i limiti tabellari (con punte anche di 500 volte), a seconda della specie allevata dello stadio di crescita dell'animale, dell'alimentazione adottata, delle modalità di gestione dei reflui, ecc.; trattandosi di metalli, tali limiti non sono modificabili da parte delle Regioni né per gli insediamenti produttivi, nè per gli insediamenti civili, salva semmai la deroga in senso ancora più restrittivo invocata dalla sopra richiamata DCI 4/2/1977. Le fonti esaminate in proposito considerano inoltre irraggiungibili i limiti di tabella A) per i parametri Cu e Zn, anche qualora si proceda ad una depurazione di tipo biologico.
Torto o ragione che avesse il legislatore regionale piemontese in stretto punto di diritto (sul che la Corte Costituzionale ha definitivamente espresso il proprio giudizio), da quanto sopra illustrato emerge che la normativa vigente in materia di tutela delle acque non ha mai avuto, se non a livello di mero enunciato di massima, disposizioni volte a consentire l'effettivo riutilizzo dei reflui.
Anche l'art. 6 della legge 5/1/1994 n. 36 (c.d. legge Galli) contiene principi ispiratori in tal senso, ma non è ancora stato seguito dai provvedimenti attuativi necessari e resta in ogni caso ancorato alla disciplina della legge n. 319/76.
Di diverso approccio risulta invece la disciplina contenuta nel DPR 10/9/1992 n. 915, che promuove e favorisce il riciclo ed il riutilizzo di residui (anche allo stato liquido) quale elemento volto a limitare la produzione dei rifiuti (si vedano al proposito gli artt. 1, primo comma lettera e), 4, primo comma, lettera c), 6, secondo comma, e 8, secondo comma, lett. c) del citato DPR, nonché la decretazione d'urgenza iniziata con il DL n. 443/93 ed ancora in atto in materia appunto di riutilizzo dei residui).
A ciò aggiungasi quanto previsto dalla non ancora recepita direttiva n.
91/156/CEE e dal relativo Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER), che espressamente inseriscono nell'ambito della nuova normativa sui rifiuti "lo spandimento sul suolo a beneficio dell'agricoltura", nonché "le feci animali, le urine ed il letame (comprese le lettiere), effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito".
D'altra parte, l'ordinamento giuridico interno già conosce una disciplina (quella del DL 27/1/1992 n. 99 relativo all'utilizzo in agricoltura dei fanghi di depurazione), che evidenzia come l'aspetto dei limiti di accettabilità possa essere radicalmente riconsiderato.
Per quanto emersa nell'ambito di un incidente di costituzionalità di una normativa di rango regionale, la problematica in questione - come ovvio non investe soltanto il territorio piemontese, bensì ha valenza nazionale.
Se si reputa quindi che il riutilizzo degli effluenti zootecnici a beneficio dell'agricoltura debba essere un'operazione consentita dall'ordinamento giuridico, l'unica via percorribile è quella di una normativa ad hoc che contemperi le irrinunciabili esigenze ambientali con quelle imprenditoriali.
Si propone quindi al Consiglio di adottare una proposta di legge al Parlamento italiano su tale problematica. Il testo che si propone, che è improntato ad alcuni canoni innovatori rispetto alla vigente legislazione ambientale, prefigura innanzitutto un approccio complessivo alla materia essendo volto a regolamentare l'utilizzo di tutti gli effluenti prodotti dalle realtà zootecniche, ricondotti alla definizione di letame o a quella di liquami.
Pur differenziando in alcuni casi il relativo regime, in considerazione del loro diverso impatto ambientale, la finalità perseguita è quella di consentire una corretta pratica agronomica che eviti gli effetti ambientalmente indesiderabili ed avvenga al tempo stesso in un quadro di chiarezza sulle operazioni disciplinate con gli artt. 1 e 2.
In applicazione di tali principi sono quindi determinati condizioni e criteri generali di effettuazione delle operazioni, nonché divieti volti nel loro insieme ad orientare preventivamente le scelte degli operatori e ad indirizzare l'attività autorizzativa e di controllo con gli artt. 3, 4 5 e 6.
Il quadro delle competenze in materia è ripartito agli artt. 7, 8 e 9 tra lo Stato, le Regioni e le Province, riservando al primo le tradizionali funzioni di indirizzo generale, attribuendo alle seconde un ruolo legislativo concorrente, conforme al dettato costituzionale e volto ad integrare i precetti statali secondo le diverse realtà locali, attuando nei confronti delle Amministrazioni provinciali l'art. 14 della legge 8/6/1990 n. 142, in ossequio, altresì, al principio della ricomposizione in capo delle Province delle funzioni amministrative utili all'approccio integrato dei controlli di prevenzione e tutela ambientale ribadito dalla legge 21/1/1964, n. 61.
Seguono la previsione di un sistema autorizzativo limitato soltanto alle casistiche che effettivamente meritano un controllo preventivo, con ampie semplificazioni per le realtà aziendali di modeste dimensioni ed una conseguente esaltazione delle attività di controllo sul territorio, in luogo dell'inefficace e defatigante attività autorizzativa generalizzata che caratterizza la legislazione ambientale italiana, distogliendo le esigue risorse disponibili dalla vigilanza in campo (artt. 10, 11, 12 e 13).
Si prefigura infine un sistema sanzionatorio di tipo misto, penale ed amministrativo, che colpisce direttamente i comportamenti illeciti, senza l'intermediazione dell'atto autorizzativo, modulato in base alla gravità dell'illecito, e dove occorra, alle dimensioni aziendali del contravventore (artt. 14 e 15).



PRESIDENTE

Si apre il dibattito generale.
La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, credo che la proposta di legge da presentare al Parlamento da parte del Consiglio regionale piemontese sull'utilizzazione in agricoltura degli effluenti provenienti dagli allevamenti zootecnici sia da approfondire attentamente, per diverse considerazioni politico-tecniche.
Innanzitutto va rilevato con preoccupazione che di recente alcune ditte e commercianti stanno proponendo ai contadini e alle aziende contadine l'utilizzo, quale concime, di prodotti derivati da rifiuti organici non trattati, e con notevole presenza di prodotti agricoli indesiderati, che si cercherebbe di utilizzare come concimi. Tale materiale inidoneo pu provocare gravi danni al terreno, ed è inconcepibile che possa essere spacciato come utile per l'agricoltura, anche se costa poco ed è utilizzabile sul terreno con facilità.
Occorre quindi da parte dell'Assessorato competente maggiore vigilanza e presenza in campo agricolo. E' vero che da sempre vi è l'utilizzo per concimazione, in agricoltura, di letame (humus), di resti di carcasse di animali, anche perché vi è una specifica legislazione europea attraverso le direttive CEE, però stranamente il Parlamento nazionale non ha ancora regolato con legge questa importante e delicata materia di fertilizzazione naturale in agricoltura.
Credo dunque che vi siano troppi interessi, che vanno assolutamente approfonditi; speriamo che il nuovo Parlamento si pronunci rapidamente emani una legge chiara e seria, con la dovuta attenzione sia per i gravi pericoli ambientali sia per la serietà dovuta alle forti preoccupazioni in agricoltura degli effluenti provenienti dagli allevamenti zootecnici e i riflessi sui prodotti agricoli. Per questo ordine di argomentazioni politiche e anche tecniche, sul provvedimento ci asterremo.
Dato che ho la parola, volevo anche chiedere all'Assessore competente quali provvedimenti intende prendere o ha già preso in merito alle recenti grandinate che hanno colpito l'Alessandrino e il Piemonte sud, danneggiando gravemente i vigneti e la raccolta del grano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Il Gruppo di Forza Italia è sostanzialmente favorevole alla proposta di legge.
Come citava il Consigliere Moro ci sono alcune contraddizioni nell'ordinamento nazionale; questa normativa non può fare altro che suscitare, a livello di Parlamento, la definizione di una materia complessa e la determinazione chimica del materiale da usare nelle coltivazioni agricole (in parte già determinato dalla legge n. 59 e successivi decreti di applicazione).
Pertanto, Forza Italia approverà la proposta di legge.



PRESIDENTE

Vorrei ricordare al Consiglio e a me stesso che dovremmo cercare di rispettare la scansione logico-temporale degli interventi: dopo la discussione generale c'è la risposta dell'Assessore, la dichiarazione di voto, la votazione dei singoli articoli ed infine la dichiarazione di voto finale. Lei, collega Galli, ha di fatto espresso una dichiarazione di voto.
Non essendoci altri iscritti a parlare nella discussione generale, do la parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Ritengo che le osservazioni formulate dal collega Moro siano intelligenti ed utili: il punto sta nei quantitativi utilizzati. Mi tranquillizza il fatto che si tratta di una proposta di legge al Parlamento: il testo che dovrà essere approvato sarà sicuramente riveduto.
A livello nazionale il problema verrà certamente approfondito e valutato con la dovuta competenza: lo dico per sgombrare il campo da eventuali preoccupazioni.
Relativamente all'osservazione del collega Moro sulle grandinate nell'Alessandrino, informo il Consiglio che non si sono assunti provvedimenti. Si stanno delimitando le zone colpite per verificare la presenza o meno dei requisiti atti a far scattare le norme di legge.
Sotto questo profilo, l'Assessorato è particolarmente attento specialmente in questo periodo, anche sulla scorta delle grandinate dell'anno scorso, alla possibilità di far scattare i provvedimenti che la legge n. 195 mette a disposizione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 14 è approvato.
ART. 15 Emendamento presentato dalla Giunta regionale: il titolo dell'art. 15 è così modificato: "Autorità competente all'irrogazione delle sanzioni amministrative".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 48 voti favorevoli e 4 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 15 come emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 voti favorevoli 48 astensioni 4 L'art. 15 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Nell'annunciare il voto favorevole del Gruppo di Alleanza Nazionale vorrei ricordare che la Direttiva CEE disciplina esattamente tutti i criteri di utilizzazione dei reflui, per cui non sarà utilizzato - come diceva poc'anzi il Consigliere Moro - alcun tipo di refluo che non abbia le caratteristiche precisate nella Direttiva CEE n. 91/676.
La legge disciplina la materia in maniera efficace e necessaria, in quanto prima non esisteva l'utilizzo di reflui a fini agricoli. La legge nazionale, la n. 1390, prevedeva soltanto l'utilizzazione dei reflui a fini di scarico rifiuti, quindi depurati di ogni sostanza organica che sarebbe servita invece a fini agricoli.
Questa proposta di legge, che invito a trasmettere alla Camera e non al Senato, interviene proprio per dare la possibilità a questi rifiuti di essere utilizzati con quelle sostanze organiche (per esempio azoto ed altre sostanze) utili all'agricoltura, e non essere considerati esattamente rifiuti, ma confluenti nell'attività agronomica.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI' 45 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Calamità naturali

Esame proposta di deliberazione n. 270: "Applicazione provvedimenti cautelari, di cui all'art. 9 bis della L.R. 5/12/1977 n. 56 e successive modificazioni ed integrazioni, ai Comuni colpiti dagli eventi alluvionali della prima decade del mese di novembre 1994: delimitazione delle aree colpite ed individuazione dei criteri guida"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 270, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Ricordo che in Commissione tale proposta di deliberazione ha ottenuto voti favorevoli dai Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, CCD, CDU e Pensionati per l'Europa; non hanno partecipato alla votazione i Gruppi Rifondazione Comunista, Patto dei Democratici, PPI e Lega per l'indipendenza della Padania.
I Consiglieri Ferraris, Peano, Rubatto, Dutto e Bortolin hanno presentato il seguente emendamento: aggiungere un successivo punto V: "V - di ritenere decadute le misure di cui all'art. 9 bis della L.R. n.
56/77 e successive modifiche ed integrazioni, all'atto dell'adozione della variante di riformulazione dello strumento urbanistico, redatta tenendo conto delle calamità naturali e dei dissesti prodottisi e sulla base delle indicazioni di prevenzione già comunicati dalla Giunta regionale ai singoli Comuni".
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo

Devo al Consiglio alcune precisazioni su questa deliberazione. Ci eravamo lasciati in Commissione con l'impegno da parte mia, e con la collaborazione degli uffici, di fare una verifica. Questa verifica ha portato alla conclusione che sia perfettamente legittimo per il Consiglio non solo adottare l'elenco dei Comuni sui quali intervenire (peraltro questi Comuni saranno oggetto di specifica delibera che sarà comunicata alla Commissione), ma anche avere la possibilità di fotografare la sintesi della professionalità e delle conclusioni operative a cui è giunta la nostra struttura in ordine alla casistica tipologica che regge l'operatività degli uffici in questo settore. Chiedo quindi al Consiglio di approvare la deliberazione così com'è stata presentata.
Per quanto riguarda l'emendamento, mi sembra di capire che è conseguenza della preoccupazione dei colleghi del Partito Popolare in ordine al fatto che, dopo che il Consiglio comunale si è adeguato adottando lo strumento urbanistico aggiornato alla luce dell'evento calamitoso e alla luce delle direttive che la Giunta regionale invia a ciascun Comune (dopo l'alluvione 1994 abbiamo inviato una lettera a ciascun Comune con le cartine e tutta la documentazione, poi ovviamente ci sono stati degli incontri, ecc.), l'iter per arrivare all'approvazione dello strumento urbanistico a volte (anzi sempre, non è solamente legato agli adeguamenti per l'evento calamitoso) è una variante, per cui si segue l'iter tradizionale dei Piani Regolatori ai sensi della L.R. n. 56/77.
Visto che noi abbiamo sempre detto che vogliamo far sì che i Comuni si adeguino, ci sembra giusto consentire al Comune che si è adeguato di uscire dai vincoli dell'art. 9 bis della legge n. 56/77, ma - attenzione - nel momento in cui il Comune adotta la variante ai sensi di legge automaticamente questa va in salvaguardia. Per cui, se è vero, come dice l'emendamento, che il Comune si è adeguato, i vincoli si compenetrano nel provvedimento e nella normativa che il Comune ha adottato ufficialmente in sede di Consiglio comunale.
Questo emendamento all'emendamento è il frutto della discussione fatta con i proponenti prima della riunione di Consiglio, in quanto l'emendamento iniziale era troppo impreciso, perché non portava alcun riferimento n all'evento calamitoso né alle direttive della Giunta regionale. Parlo di direttive tecniche, perché noi non vogliamo dire ai Comuni come devono fare le loro scelte urbanistiche: si tratta di direttive di prevenzione e direttive vincolistiche.
Secondo me, questo emendamento si può accettare solamente con queste precisazioni, ponendo dei paletti ben precisi, e cioè la variante per definizione deve tenere conto degli eventi calamitosi e ci si deve essere conformati alle indicazioni di prevenzione date dalla Giunta regionale, e per essa dal Settore Geologico regionale. Cerco di cogliere la giusta angolatura che sorregge le proposte del Gruppo PPI; in questo senso penso che si possa accogliere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Vorrei brevemente richiamare l'attenzione dell'Assessore Cavallera sul fatto che, per quanto sia da parte nostra un atto dovuto, l'applicazione a proposito di queste fasce fluviali fa emergere notevoli perplessità per l'approssimazione con la quale sono state definite, e credo che su questo l'Assessore sia d'accordo. Ne deriva una serie di conseguenze che - ripeto ancorché dovute sono esiziali per situazioni rispetto alle quali oggi gli interrogativi su come si definiranno i rapporti di edificabilità e di modifica degli insediamenti esistenti richiedono maggiori approfondimenti secondo me anche a livello delle singole Province.
Francamente non me la sento di dire a chi abbia un podere con una relativa piccola casa di abitazione o anche soltanto una casa per gli attrezzi, ubicata in una lontanissima zona di fascia C, che lì non si potrà fare niente, e che praticamente bisogna considerare perduto e abbandonato quell'immobile (dove peraltro saranno costretti a vivere); è quindi una decapitazione in termini di valore, non dico d'uso, ma in termini economici per quanto riguarda un'azienda agricola.
Mi corregga, Assessore, se sto sbagliando, ma le valutazioni che mi pervengono sono di questo genere: si applica una fascia e si considera l'immobile esistente inutilizzabile dal punto di vista dell'insediamento produttivo, peraltro già esistente, per cui è da considerare ad esaurimento. Ne consegue un danno che posso anche considerare sostenibile sull'azienda, qualora l'azienda si veda riconosciuto il danno che le deriva dal verificarsi di un evento alluvionale. Mi rivolgo direttamente all'Assessore, perché fa parte di un ragionamento che abbiamo fatto altre volte.
Posso anche essere d'accordo sul fatto che in un'azienda agricola non si possa più edificare, mantenere, allargare o quant'altro, perché le ragioni di sicurezza prevalgono su tutte le altre nell'interesse stesso dei soggetti eventualmente colpiti, ma a questo punto dobbiamo considerare queste perdite di funzione e di valore economico delle aree edificate o edificabili. Parlo sempre dal punto di vista agricolo, perché per gli altri ci sono eventualmente i contributi o si sta pensando alla rilocalizzazione delle opere.
Occorre dunque inserire queste perdite tra i danni causati dalle alluvioni. Non so cosa ne pensi l'Assessore Bodo, ma potrebbe essere un discorso non improponibile, dato che una circostanza non certo fortunata ci consente di riaprire la discussione sull'indennizzo dei danni prodotti dagli eventi alluvionali.
Quindi, per quanto formalmente corretto e per certi versi dovuto, non mi sentirei di votare un ulteriore atto, che implica un consolidamento di conseguenze di questo genere a danno di aree e soggetti limitati, ma proprio per questo non più capaci di prospettare la loro situazione in un numero compatto. Una volta cessato l'effetto delle alluvioni, anche dal punto di vista amministrativo, avremmo la solitudine di soggetti duramente colpiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Non ho capito se l'intervento del collega Riba era relativo a questo emendamento o ad altro; forse ad altro.



RIBA Lido

Era sulla deliberazione.



CHIEZZI Giuseppe

Sulla deliberazione. Allora - Riba - permettimi se aggiungo una considerazione, senza commentare le tue: salvo piangere il fatto che al piano terreno di quell'edificio una persona rimarrà intrappolata e morirà affogata!



RIBA Lido

Scusa, Chiezzi, ho detto che sono d'accordo, ma che si dovrebbe considerare la perdita di possibilità funzionale di quel podere, di quel terreno come danno alluvionale.



CHIEZZI Giuseppe

Sì, però dal tuo intervento questa preoccupazione, che è di carattere economico, non risulta messa in connessione con la preoccupazione che dovrebbe essere ancora più grande. Difatti non contesto quello che hai detto, salvo non voler poi piangere. Il problema, purtroppo, esiste.
Con questo emendamento si dichiara decaduta una misura di legge. Non credo che con una deliberazione si possano dichiarare decadute misure di legge. Al di là del fatto di condividere o meno, l'emendamento dice: "di ritenere decadute le misure di cui all'art. 9 bis".
Secondo me, con questo atto, non decade proprio niente. Se i colleghi che hanno presentato l'emendamento intendono dire che i Comuni e la Regione non fanno delle cose, questi sono atti di governo che la Regione, in modo specifico, caso per caso, applica o non applica. Ma mi sembra strano che si possa, con una deliberazione, dichiarare semplicemente decadute delle nome: a mio parere, è un modo incongruo di rappresentare un pensiero o un'iniziativa amministrativa.
Sempre in questo ambito, ad eccezione del primo punto, mi pare incongrua tutta la deliberazione, in quanto si affida al Consiglio regionale una scelta discrezionale di attività di governo propria della Giunta regionale. E anche in questo caso si assegnano al Consiglio regionale competenze che non ha.
Quelli individuati in deliberazione nel Titolo II sono punti che il Consiglio regionale potrebbe assumere sotto forma di ordine del giorno.
Succede che il Consiglio regionale inviti la Giunta regionale ad agire nella propria competenza di governo, secondo certe linee piuttosto che altre, ma non può deliberarle, perché la deliberazione è di Giunta, e la Giunta, in base all'applicazione della legge, provvedimento per provvedimento, va in Commissione.
Deliberare, addirittura con un atto di Consiglio, delle competenze di Giunta mi sembra incongruo. Si faccia un ordine del giorno in cui il Consiglio regionale invita la Giunta regionale a non procedere all'applicazione dell'articolo 9 bis. E' un invito.
Per questo motivo, chiedo (qualora la mia osservazione non venga accolta per cui si conservi l'intero testo della deliberazione) di avere almeno la facoltà di votare la deliberazione per parti, perché sulla delimitazione, che è l'atto proprio del Consiglio, possiamo votare a favore, sul resto no. E' possibile? Ciò sempre che non vogliate trasformare gli altri punti in un ordine del giorno; però vorremmo almeno avere la votazione per parti separate. Sull'emendamento votiamo contro, perché lo riteniamo improponibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Il collega Chiezzi ha ragione quando dice che probabilmente non è possibile, attraverso una proposta di deliberazione, far decadere un articolo di legge. Quindi, questa preoccupazione può esserci.
Mi chiedo allora se tutto l'atto deliberativo non desti qualche perplessità. Ad esempio, al punto a) del comma secondo si dice espressamente: "non si procede all'applicazione dell'art. 9 bis per quei Comuni che hanno provveduto ad adottare una variante di riformulazione dello strumento urbanistico redatta sulla scorta...". Quindi, se non regge il punto a), non regge nemmeno l'emendamento; e se non regge l'emendamento non regge nemmeno il punto a).
Approviamo l'emendamento, visto che il punto a) è inserito in deliberazione, e nessuno lo mette in discussione. Trasformarlo in ordine del giorno ha il significato di tutti gli ordini del giorno, che sono molto importanti, ma che in questo caso non potrebbe dare una risposta immediata ai Comuni.
Assessore, faccio un esempio. Molti Comuni in questi giorni stanno adottando delle varianti. Noi li stiamo discriminando, perché alcuni, che hanno già adottato la variante, non applicano l'art. 9 bis; quelli che lo stanno adottando da oggi in poi, e con gli stessi criteri adottati dagli altri Comuni, non sono messi nelle stesse condizioni.
Per quanto riguarda l'emendamento, vorrei mantenerlo, anche perch l'abbiamo verificato con i funzionari degli uffici regionali, e porlo quindi in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Credo che si stia verificando un paradosso. Dopo la discussione di stamane, dove tutti hanno sottolineato le cose da fare e quelle a cui mettere mano (al di là dei toni e degli accenti), stiamo decidendo un provvedimento abbastanza importante.
Credo che i Comuni abbiano comunicato alla Regione, magari in maniera ampia, quali sono i territori, anche in virtù delle richieste di indennizzo, e che adesso sia in corso un'istruttoria per individuare Comune per Comune, le aree strettamente oggetto delle delimitazioni di cui all'art. 9 bis. Questo è quello che sta avvenendo.
Non credo che la deliberazione strutturata in questo modo possa funzionare, se non si portano le varie deliberazioni dei Comuni all'approvazione, ma non con la comunicazione, perché attualmente questo deliberato è sotto forma di comunicazione. O diamo questa delega sui criteri e il Consiglio rimane nelle sue prerogative - ammesso che esistano ma o esistono o non esistono - però le singole deliberazioni di provvedimenti, Comune per Comune, devono passare in Consiglio. Credo che in questo modo, si possano valutare le questioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Già in Commissione avevamo svolto una serie di ragionamenti e, come ha detto il Consigliere Chiezzi, avevamo chiesto all'Assessore di trasformare il dispositivo della deliberazione, cioè il punto 2) del dispositivo della deliberazione, in ordine del giorno, perché è compito specifico dell'esecutivo far applicare le leggi.
Quindi, se il Consiglio è disposto a votare questa deliberazione, ci dichiariamo disponibili a votarla per punti (se resta così). Se invece viene trasformata in ordine del giorno, approveremo la deliberazione e valuteremo l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo

Innanzitutto desidero fare una premessa per quanto riguarda il discorso delle fasce fluviali, perché credo occorra qualche chiarimento.
La Regione Piemonte, in sede di Autorità di bacino, ha chiesto che il provvedimento sulle fasce fluviali, proprio per le implicazioni che comporta, non entrasse immediatamente in vigore e in salvaguardia, ma che ci fosse un breve periodo di tempo per fare le consultazioni con tutte le realtà piemontesi. Ritengo pertanto legittime tutte le osservazioni e vi è la massima disponibilità ad organizzare confronti in tutte le sedi anche per avere dei chiarimenti.
E' chiaro che il problema delle fasce fluviali è una questione di regole che devono essere poi seguite sia nella politica e negli interventi di difesa del suolo sia in sede di pianificazione territoriale ed urbanistica. La proposta di fasce che è stata fatta potrà essere emendata a fronte di validazione da parte di ciascun Comune o di proposte di modifica o di osservazione per errori, anche solo materiali, di stesura e di disegno di queste fasce in rapporto alle regole generali che sono state previste.
Si tratta di centinaia di chilometri di fiume, quindi pensare che i tecnici dell'Autorità di bacino all'interno del loro ufficio possano risolvere tutti i problemi sembra impossibile.
Questa grossa fase di discussione in sede locale era necessaria tuttavia non deve pregiudicare il principio generale. Sono perfettamente d'accordo con quei colleghi che dicono che bisogna essere rigorosi, perch se è vero che per fascia B si definisce quella fascia caratterizzata dalle piene con un certo tipo di ricorrenza è chiaro che all'interno di queste fasce possiamo consentire certe attività; altre attività devono ovviamente essere precluse, altrimenti non possiamo raggiungere certi risultati.
Altra cosa è invece dire: "Guardate che si è sbordato", "Guardate che ad un certo punto, magari i criteri che vanno bene per i corsi d'acqua di fondovalle, man mano che si risale nelle valli e ci sono altri tipi di pendenza, ecc.", oppure "Gli alvei sono più incisi, piuttosto che nella pianura dove si va da argine ad argine, probabilmente bisogna affinare la tecnica, bisogna andare alla ricerca del pari elemento di pericolosità per avere il pari vincolo". Sotto questo profilo ho già letto tantissime osservazioni. I nostri uffici le stanno redigendo e possiamo anche concordare in questa sede che, prima di dare il parere definitivo della Regione Piemonte su questa materia, si può fare un dibattito in Commissione, in modo tale che si possa preventivamente consentire la partecipazione dei Gruppi e la conoscenza approfondita delle osservazioni e dei pareri tecnici, politici ed amministrativi della Giunta regionale.
Altra cosa è prendere a prestito alcune delimitazioni temporanee che riguardano qualche decina di Comuni per evitare che il Servizio Geologico a propria volta, disegni ulteriori confini; quindi, fare riferimento alla delimitazione della fascia B in qualche fattispecie, come qui si dice, vuol dire solo prendere a prestito un criterio che presuppone un approccio scientifico alla questione fluviale per delimitare, dal punto di vista delle misure di contenimento, un certo tipo di attività edilizia. Nulla più. Non significa approvare in questa sede il piano complessivo delle fasce, perché è un'altra cosa.
Veniamo al provvedimento. Il provvedimento in sostanza tende prima di tutto a definire i Comuni che devono essere oggetto di queste misure di salvaguardia. In secondo luogo, per ogni Comune stiamo preparando - e per tanti Comuni sono già pronte - le deliberazioni specifiche, le quali, a norma della legge vigente, verranno sottoposte all'esame - come chiedeva il collega Cavaliere - una per una.



CAVALIERE Pasquale

All'esame di cosa?



CAVALLERA Ugo, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo

All'esame della Commissione, come abbiamo fatto per l'alluvione del 1994, quando la Commissione ha esaminato i singoli provvedimenti.
Adesso, si tratta di fare delle grosse casistiche. Crediamo che si possa benissimo approfondire questa materia, come si è fatto in Commissione, e in qualche modo, cominciare a convenire, da parte del Consiglio, su una prima grossa scrematura. Ovviamente, alcuni di questi punti, come faceva presente qualche collega, possono essere punti ovvi perché è chiaro che i Comuni di quell'elenco generale che già hanno adottato la variante a fronte dell'evento saranno esclusi. Quindi questo è un punto.
Poi ci sono altre fattispecie: i Comuni che sono già stati oggetto di vincoli imposti ai sensi della legge n. 183 dall'Autorità di bacino; i Comuni che sono interessati dalle fasce fluviali; i Comuni che non sono interessati né da uno né dall'altro, ovvero né dai vincoli dell'Autorità di bacino né ad un approccio delle fasce. Quindi si studierà caso per caso così come caso per caso si farà riferimento agli studi del Settore Geologico per tutti quei problemi di stabilità dei versanti, di frana ecc., che ovviamente nulla hanno a che fare con i dissesti collegati ai fiumi.
In sostanza, questa deliberazione non dice nulla di stravolgente: lascia ad ognuno la propria responsabilità. E' chiaro che è la Giunta regionale che certifica: "Questo Comune è un Comune che ha già adottato la variante"; è la Giunta regionale che dice: "Questo è un Comune che rientra nella casistica di vincolo dell'Autorità di bacino"; è la Giunta regionale che dice: "Questo rientra...". Si tratta solo di delineare per titoli quali saranno i quattro o cinque canali sui quali saranno avviati i casi dei singoli Comuni.
Per quanto riguarda l'emendamento, viene formulato anche in sede tecnica in un modo forse più corretto e potrebbe così recitare: "le misure di cui hanno efficacia fino a".



PRESIDENTE

L'emendamento potrebbe dunque essere così corretto: sostituire le parole "di ritenere decadute le misure di cui all'art. 9 bis" - in quanto potrebbe sollevare qualche perplessità il fatto che una delibera possa o sia in grado di modificare una legge - con le parole "di prendere atto che ai sensi del comma secondo dell'art. 9 bis" e dopo la parola "integrazioni" aggiungere le parole "i provvedimenti cautelari hanno efficacia sino".
Questa è solo una formulazione, forse un po' più corretta e meno esposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo

Sono d'accordo, anche per l'autorevolezza del suggerimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Volevo intervenire unicamente per confermare l'assenso personale e penso anche del Gruppo di Forza Italia a questa deliberazione, che riteniamo importante per non creare un danno ulteriore alle comunità locali che hanno già avuto l'alluvione.
E' importante, in queste situazioni, non essere troppo intransigenti nell'applicare le leggi. Quando si trova la possibilità operativa di mediare tra la legge rigida e la legge interpretata in maniera più possibilista è bene poterlo fare, perché un'impostazione troppo rigida fa bloccare ogni attività economica nelle aree alluvionate.
Se nelle zone interessate interpretiamo in maniera rigida l'evento alluvionale, gran parte delle attività economiche dovrebbero comunque bloccarsi e non riuscirebbero a ripartire. Un'interpretazione quale quella proposta da questa deliberazione, dà la possibilità - in maniera differenziata - di eseguire alcuni interventi; dà la possibilità ai Comuni che si sono già adeguati con lo strumento urbanistico alle indicazioni della Regione e del Servizio Geologico di poter svolgere una qualche attività.
Così facendo diamo in sostanza la possibilità di non creare ulteriori danni alle popolazioni che già tanti danni hanno subìto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ho sentito la nuova formulazione dell'emendamento: mi pare che il Consiglio regionale continui ad impegnare proprie decisioni su settori di competenza della Giunta. Mi sfugge la correttezza amministrativa di un atto del Consiglio regionale su materia di competenza della Giunta. Mentre capisco che esistono funzioni di indirizzo del Consiglio regionale attraverso mozioni e ordini del giorno su atti di competenza della Giunta mi sfugge sia il motivo sia la congruità di atti deliberativi del Consiglio regionale su materia di competenza della Giunta. Questo mi sfugge.
Dato che si presuppone che la volontà della Giunta sia quella di avere degli indirizzi da parte del Consiglio che possano guidare la propria azione, non capisco "l'impuntatura" sulla forma della deliberazione. La deliberazione non dovrebbe essere riferita ai nostri poteri e invece gli ordini del giorno e le mozioni anche su poteri della Giunta? Perché noi usiamo lo strumento della deliberazione per dire alla Giunta come applicare quella tal legge? E' improprio. E sono stupito di questo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento come modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli e 7 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
Su richiesta del Consigliere Angeli, pongo in votazione la deliberazione per parti separate. Il testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Pongo in votazione la prima parte della deliberazione: dall'inizio fino alle parole "del Comune di Volvera (TO)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 46 voti favorevoli e 3 astensioni.
Pongo in votazione la seconda parte della deliberazione: dalle parole "di individuare" fino alla fine.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 30 voti favorevoli e 5 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri).


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Se siete d'accordo, potremmo sospendere i lavori e riprenderli alle ore 14,30. La maggioranza è contraria a sospendere i lavori.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Poiché ritengo che i lavori del Consiglio debbano essere ordinati e seri, chiedo una congrua e giusta interruzione per poter continuare i lavori in modo serio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Sinceramente non credo che un Consigliere possa valutare se tutti gli altri, in maniera congrua e seria, possono seguire l'ordine dei lavori.
Come la maggior parte dei colleghi di quest'aula, siamo ancora abbastanza lucidi per proseguire in maniera seria e congrua i lavori.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Non entro nel merito della serietà e della lucidità, volevo solo informare che, poiché la convocazione era per il mattino e il pomeriggio, i Consiglieri regionali si erano organizzati un appuntamento alle 13,30 quindi, se si interrompessero i lavori, potremmo fare quella riunione.



PRESIDENTE

Voglio dire, soprattutto al Consigliere Ghiglia, che nella scorsa Conferenza dei Capigruppo avevamo previsto le due sessioni. Se fosse stato possibile farne una sola, l'avremmo fatto: non è stato possibile per il protrarsi dei lavori.
Faremo quindi la tradizionale interruzione dei lavori, per riprenderli verso le ore 14,30.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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