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Dettaglio seduta n.62 del 18/06/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Innanzitutto ringrazio la signorina Caterina Ferrero per il gentile omaggio della sua partecipazione di nozze. In questo momento non è presente, comunque, a nome di tutta l'assemblea, le rivolgo gli auguri più cari ed affettuosi di una vita lunga, felice e serena.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bodo, Bortolin, Farassino e Ghigo.


Argomento: Artigianato

Esame progetto di legge n. 152: "Utilizzo risorse del Fondo Nazionale dell'Artigianato, istituito con legge 3/10/1987, n. 399"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 152.
Su tale progetto di legge, licenziato dalla Commissione competente hanno espresso voto favorevole i Gruppi di Forza Italia, Alleanza Nazionale, CDU, CCD, PDS, Lega Nord, Rifondazione Comunista, PPI e Patto dei Democratici.
La parola al relatore, Consigliere Toselli.
TOSELLI, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge n. 152 ha motivazioni e contenuti quasi esclusivamente di natura tecnica.
Mediante l'approvazione di questo provvedimento legislativo si consente l'utilizzazione dei contributi assegnati dallo Stato per il settore artigiano secondo le modalità previste dalla vigente normativa regionale.
In particolare ogni anno il Ministero dell'Industria, Commercio ed Artigianato ripartisce fra le Regioni italiane il 75% del Fondo Nazionale per l'Artigianato sulla base dei parametri riferiti al numero delle imprese del settore e in misura inversamente proporzionale al reddito pro capite della popolazione regionale.
Nel corso del 1995 tale assegnazione, definita nello scorso mese di dicembre, ammonta a L. 2.944.306.155.
Si tratta di risorse limitate, ma comunque utili per incrementare i fondi propri che la Regione assegna a tali scopi.
Si tratta dunque di prevedere che questi finanziamenti vengano utilizzati conformemente a quanto prevede la L.R. n. 30/94 e cioè per incrementare il Fondo Rotativo Regionale che viene utilizzato per il finanziamento del credito agevolato alle imprese artigiane.
Utilizzando anche alcune economie degli anni precedenti, per il 1996 si ottiene una disponibilità di circa 3 miliardi e, grazie al provvedimento in discussione, andrà ad alimentare gli interventi regionali.
Naturalmente analoga situazione si ripeterà nel futuro per i prossimi bilanci e per gli eventuali fondi assegnati dallo Stato e con le medesime modalità.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30 L'art. 1 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI' 39 Consiglieri La legge è approvata.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Non sono intervenuto prima perché eravamo in sede di votazione e non volevo interromperla, però vorrei fare presente che la legge, appena approvata, lo è stata senza la presenza dell'Assessore competente e in assenza totale della Giunta regionale.



PRESIDENTE

Totale no.
CHIEZZI All'inizio della votazione c'era un solo Assessore presente sui banchi della Giunta, l'Assessore D'Ambrosio...



(Interruzioni)



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, tu non puoi essere a corrente alternata! E' scandaloso che una Giunta non presenzi ai lavori. E' scandaloso a Torino ed ovunque! E noi lo diciamo qui e a Torino, mentre tu fai il giocherellone delle parti, qui fai il bravo bambino e poi da un'altra parte cambi atteggiamento! Il nostro atteggiamento è identico in tutte le situazioni e diciamo che la presenza della Giunta, almeno per quanto riguarda il nostro Gruppo, è componente fondamentale dell'agibilità di quest'aula. La Giunta almeno con gli Assessori che sono interessati ai provvedimenti, dovrebbe avere una presenza congrua. Il provvedimento precedente, se le opposizioni non avessero votato, non sarebbe passato per mancanza di numero legale.
Allora, non vogliamo fare questioni, ma invitiamo il Presidente di turno a sollecitare la presenza, sui banchi della Giunta, di un congruo numero di Assessori, per i provvedimenti presentati dai quali questo Consiglio lavora. Grazie.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Chiezzi.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Esame progetto di legge n. 162: "Modifica alla L.R. 5/11/1987, n. 55: 'Requisiti minimi dei laboratori analisi di cui al DPCM 10/2/1984 - Norme per l'attività dei laboratori'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 162, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Grasso.
GRASSO, relatore Prima di entrare nel merito della relazione, faccio un inciso.
Ho cambiato posto, perché mancano sempre i posti a sedere; quindi volevo rivolgere un invito al Presidente chiedendo se è possibile avere i posti assegnati, cosicché potremmo svolgere il nostro lavoro trovando sempre il posto che ci è stato assegnato.
Egregi Consiglieri, per la particolare delicatezza della materia in relazione alle prioritarie esigenze di tutela della salute pubblica, la Regione Piemonte, con propria legge 5/11/1987, n. 55, all'art. 4, ultimo comma, sanciva il divieto di trasferimento dei campioni biologici fra strutture di laboratorio private, salvo autorizzazione preventiva dell'USL competente per territorio per i soli casi di forza maggiore e con la responsabilità del laboratorio trasferente per l'assunzione di adeguate procedure di garanzia per il trasporto dei campioni.
Con successivo atto di normazione secondaria, il Ministro della Sanità con proprio decreto 7/11/1991, consentiva il trasferimento dei campioni biologici relativi a prestazioni di diagnostica di laboratorio ad elevata tecnologia e/o impegno professionale da strutture private convenzionate a centri specializzati e/o di riferimento convenzionati, demandando alle Regioni la disciplina dell'organizzazione dei rapporti in oggetto.
In considerazione dello stato di attuazione del citato art. 4, ultimo comma, L.R. n. 55/87, valutato altresì lo sviluppo del mercato nel settore in oggetto, ai fini di una migliore garanzia dell'osservanza delle disposizioni normative a tutela dell'utente, nonché della crescita qualitativa del livello delle prestazioni e del miglioramento del servizio a favore dei cittadini, si ravvisa l'opportunità di fare luogo a modificazione dell'ultimo comma dell'art. 4, L.R. 5/11/1987, n. 55 citato per consentire il trasferimento di campioni biologici da una struttura privata operante sul territorio regionale autorizzata ai sensi di legge ad un'altra struttura pubblica o privata parimenti autorizzata ed operante sul territorio regionale, alle condizioni e con le modalità disciplinate da apposito regolamento regionale da emanare entro 90 giorni.
In effetti, il regolamento era stato richiesto in Commissione e la modifica di legge era stata in tal senso sospesa dall'esame in Commissione si era chiesto di esaminarla insieme al regolamento, cosa che l'Assessore D'Ambrosio ha fatto, pertanto questo regolamento, che doveva essere presentato e programmato entro 90 giorni è già stato visto in Commissione.
L'obiettivo, quindi, nel rispetto delle garanzie di legge e di tutela del cittadino, è quello di far circolare le provette invece che le persone.
Questa è cioè una sburocratizzazione, è una norma che tende a dare minor disagio possibile al cittadino che ha bisogno di effettuare più di un esame. Dovendo sostenere vari esami, non deve quindi rivolgersi a più di un laboratorio privato, ma può effettuare tutto in un unico laboratorio.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.
RIGGIO Questo provvedimento era stato presentato dal funzionario in IV Commissione come se fosse un provvedimento esclusivamente e squisitamente di tipo tecnico. Purtroppo non è soltanto tecnico, ma è un provvedimento che, se attuato, può incidere notevolmente sulla nostra capacità di governo dei fenomeni sanitari. Questo vale anche per la mia professione, ma vale soprattutto per l'attività di governo; noi cioè influenziamo i circoli viziosi o i circoli virtuosi di determinati processi.
Questo provvedimento, che apparentemente sembra una semplificazione di carattere burocratico, determina uno scenario ben preciso. Noi abbiamo richiesto che insieme al disegno di legge venisse contestualmente presentato il regolamento, perché nel disegno di legge si specificava solo che era possibile trasferire i campioni biologici. Restavano però da risolvere alcuni problemi: quali fossero gli esami per i quali era consentito fare questo trasferimento, con quali metodiche, quali fossero gli strumenti di controllo e quali le sanzioni. Il disegno di legge è dunque stato ritirato ed è poi stato consegnato il regolamento. Il regolamento, all'art. 2, ai punti a) e b), dice testualmente: "I laboratori generali di base non possono trasferire nessun campione biologico dell'attività autorizzata, possono invece trasferire campioni relativi ad analisi eseguibili in settori specializzati di altri laboratori".
Il punto b) dice: "I laboratori con settori specializzati possono trasferire campioni relativi ad analisi eseguibili in altri settori specializzati per i quali non c'è l'autorizzazione prevista dalla normativa vigente". Che cosa significa? E che cosa porterà questo? Significa che il privato moltiplicherà enormemente i laboratori di basso profilo (i laboratori cosiddetti generali) grazie al fatto che potrà appoggiarsi sempre più a strutture specializzate che fanno parte o della propria struttura-madre o di altre strutture, e complessivamente si avrà una dequalificazione degli interventi.
Non saranno premiati i laboratori ad alta tecnologia, quelli in grado di effettuare esami specialistici, ma quelli a basso contenuto tecnologico a basso investimento.
Non solo. Si avrà anche una perdita di qualità degli esami; tutti quanti sappiamo infatti che il trasporto delle provette, anche se effettuato in condizioni ottimali, determina una riduzione percentuale della qualità dell'esame.
Cito da un testo specializzato quanto avviene se un campione biologico viene trasportato: "L'assorbimento di analisi sulle pareti delle provette di vetro di plastica, che dà una denaturazione parziale delle proteine; l'evaporazione di costituenti volatili in un campione di plasmo di siero; il cambiamento della permeabilità delle membrane ritrocitarie (cioè dei globuli rossi); le attività metaboliche che persistono negli eritrociti e sui leucociti (cioè le cellule del sangue); il consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonica; le variazioni del ph (cioè dell'acidità); le attività glicolitiche (cioè di riduzione degli zuccheri presenti nei campioni biologici); le autodegradazioni di attività enzimatiche; la mancanza di asepsi ed altri fattori possono esercitare inevitabilmente effetti fisici biochimici e biometabolici dei campioni soprattutto in funzione del tempo di conservazione dei campioni di sangue".
Considerato che vi sarà un aumento del trasporto dei campioni di analisi, dato che sarà più appetibile per il privato realizzare laboratori a basso contenuto tecnologico e quindi a basso intervento economico strutturale, avremo una caduta di qualità.
Non abbiamo alcuna intenzione di penalizzare il privato; siamo per la libera competizione tra pubblico e privato, laddove, però, questa competizione avvenga su livelli qualitativi più alti. In questo modo invece, avremo una maggiore competitività del privato attestata su una minore qualità; innanzitutto il privato avrà dalla sua parte una maggiore facilità di accesso: qualsiasi stanza può diventare un laboratorio, basta la possibilità di organizzare un punto di prelievo e, in qualche modo, un collegamento con un laboratorio-madre. Questo è quanto intendevo dire a proposito del fatto di innescare circoli virtuosi per poi dover spezzare circoli viziosi.
Sappiamo tutti benissimo che trasporti di materiali biologici già avvengono in barba alla legge regionale, grazie al fatto che la nostra capacità di controllo e sanzione delle Aziende sanitarie è ridicola.
Sappiamo anche che il settore dei laboratori è stato oggetto di gravi scandali che hanno interessato l'Assessorato alla sanità. E' un settore che necessita di innescare circoli virtuosi e non di favorire meccanismi di tipo speculativo che abbassino la qualità dei servizi.
Ultima considerazione. Sarebbe opportuno che l'Assessorato dicesse con chiarezza in cosa consistono attualmente gli strumenti di controllo e la frequenza con la quale vengono applicati; sarebbe altresì opportuno che si innescassero meccanismi di verifica sulla qualità delle prestazioni dei laboratori privati rispetto a quelli pubblici, affinché la libera competizione avvenga non solo sulla base della più facile accessibilità da parte del cittadino, ma relativamente alla salute dello stesso: patrimonio che prima di ogni altra cosa siamo tenuti a salvaguardare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.
SIMONETTI Un intervento e una dichiarazione di voto: il Gruppo Rifondazione Comunista sarà sicuramente contrario.
Una premessa. A tutt'oggi, parrucchiere ed estetiste, per aprire attività commerciali, devono attenersi a due tipi di legislazione: nazionale e regionale. Se invece parliamo di attività sanitarie private, e quindi di riabilitazione funzionale, radiologia, poliambulatori e day hospital per diagnosi e terapia, non ci sono norme. Devono semplicemente attenersi al Testo Unico che risale al 1934.
La Regione Piemonte, di fronte all'ondata di scandali che perdurano ormai da tempo, ha normato in materia di requisiti minimi tutte le cliniche private con la legge n. 5/87 e i laboratori di analisi privati con la legge n. 55. A quasi dieci anni dalla loro entrata in vigore mancano ancora tutti i requisiti minimi. Sappiamo inoltre che la Giunta regionale sta discutendo le deroghe alla legge n. 5 (che stabiliva i requisiti minimi a cui le cliniche private dovevano attenersi); deroghe temporanee o addirittura permanenti: si giungerebbe ad una situazione davvero inaudita di smantellamento totale. Secondo il dettato della legge n. 5 si pu permanentemente derogare.
Il Gruppo di Rifondazione Comunista si pone il seguente interrogativo: che significato ha la legge n. 5 dopo nove anni dalla sua approvazione in Consiglio regionale? La stessa situazione paradossale si verifica per i laboratori di analisi chimica privati. All'indomani dello scandalo che ha investito l'intera storia dei laboratori privati di analisi - laboratori nei sottoscala, inaffidabili, inadeguati, con decine di punti di prelievo laboratori che fatturavano esami mai effettuati o che addirittura fatturavano due volte la stessa prestazione - la legge n. 5 stabilì nel 1987 una serie di regole in materia di requisiti minimi per le strutture private. Decine e decine di laboratori chiusero, in quanto non risultava più conveniente, nel doversi dotare di requisiti minimi, continuare un'attività fino ad allora libera e senza condizioni.
L'attuale proposta di modifica alla legge n. 55 vuole scardinare completamente la legge n. 5, consentendo il trasferimento dei campioni biologici. Avremo così laboratori sottodimensionati e dequalificati, che invece di adeguarsi alla normativa abuseranno delle possibilità di trasferire campioni biologici.
Siamo in presenza di un enorme buco nero, di assenza totale di normative adeguate in materia di laboratori, di servizi di riabilitazione funzionale, di ambulatori diagnostico-terapeutici, di day-hospital. Invece di normare e di colmare tali carenze si scardinano gli unici due strumenti legislativi che stabilivano delle regole: la legge n. 5 e la legge n. 55.
Si tratta di una forma di deregulation selvaggia, che non possiamo condividere in quanto danneggia non solo la sanità pubblica piemontese, ma anche quella privata: imprenditori privati che si sono dimostrati seri ed affidabili, che hanno rispettato la legge e i requisiti minimi con propri investimenti. In sostanza, coloro che non hanno fatto i "furbi".
La modifica della legge n. 55 premia i dequalificati, quei "furbi" che potranno essere avvantaggiati addirittura da deroghe permanenti.
Specificatamente, nel regolamento che l'Assessorato ha fornito insieme alla modifica di legge, si legge testualmente: "I laboratori sono tenuti a comunicare all'Assessorato alla sanità e all'Azienda Sanitaria Regionale l'USSL territorialmente competente, il numero e la denominazione degli esami eseguiti da altri laboratori, a posteriori delle statistiche annuali dell'anno successivo". Inoltre: "L'Azienda Sanitaria Regionale, l'USSL territorialmente competente, è tenuta ad effettuare la massima vigilanza affinché tali disposizioni vengano rispettate". Matematicamente, risulta impossibile esercitare una qualsiasi vigilanza da parte dell'USSL, non esistendo strumenti di informazione tra USSL e Assessorato, o perlomeno strumenti di informazione legittimi ed attendibili.
E' per questi motivi che ci chiediamo a chi giovino. Non giovano certamente alla sanità pubblica, non giovano nemmeno alla sanità privata seria, legittimata e legale, che viene espulsa dal mercato. Favorisce gli improvvisatori, coloro che agiscono nell'illegalità; viene così ad assottigliarsi sempre più il limite fra legalità ed illegalità, favorendo la concorrenza sleale fra privati.
Giunta e maggioranza propongono treni che vanno verso una privatizzazione selvaggia; si propone una correzione non di tipo tecnico ma dai risvolti politici che si traducono non solo nello svantaggiare la sanità pubblica, ma anche nel danneggiare quei privati che hanno investito sulla base delle norme finora esistenti, che si troveranno ad essere buttati fuori dal mercato.
Se questo è l'atteggiamento, diremo al pubblico che cos'è davvero la Giunta che hanno votato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità E' indubbio che qualche intervento sia strumentale.
La legge n. 55 del 5/11/1987 proibiva il trasferimento di campioni da un laboratorio privato ad altro; proibizione condivisibile soprattutto per il periodo e per il modo in cui erano autorizzati i laboratori.
Oggi le condizioni sono molto diverse; l'autorizzazione al laboratorio privato viene concessa solo sulla base di requisiti di qualità molto severi.
Devo evidenziare al collega Riggio e alla collega Simonetti che in realtà è subentrato, nel novembre del 1991, un decreto del Ministero della Sanità che consentiva i trasferimenti dei campioni biologici relativi a prestazioni diagnostiche di laboratorio di elevata tecnologia, impegno professionale da strutture private, convenzionate a centri specializzati o di riferimento. Ed in questo senso va la modifica che noi apportiamo. A prescindere dal fatto che non esiste più il laboratorio "vecchia maniera" come si diceva in quest'aula, dove in una sola camera o nel sottoscala venivano eseguiti i prelievi. Ma il trasferimento si riferisce proprio ai prelievi di alta specializzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.
GRASSO Volevo ricordare all'Assessore di presentare l'emendamento che è chiarificativo ed integrativo di norme legislative.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità E' un nuovo articolo al comma sesto dell'art. 5 della L.R. n. 55/87 che attiene soprattutto alla possibilità, per i laboratori, di effettuare prelievi di campioni anche sui posti di lavoro e di trasportarli, in funzione degli accertamenti preventivi e periodici stabiliti con DPR 19/3/1956 n. 303.
Quindi si proponeva di aggiungere dopo la dicitura "...DPR 19/3/1956 n.
303" la frase "e successive modificazioni ed integrazioni".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.
GRASSO Ho voluto solo fare un appunto all'Assessore per l'emendamento in risposta a quanto evidenziavano i Consiglieri Riggio e Simonetti sul fatto che la norma porterebbe alla deregulation.
Non ritengo assolutamente che questa sia la realtà dei fatti, anzi, è una norma che giova comunque alla sanità pubblica e in particolare al cittadino. E', infatti, il cittadino che verrebbe premiato dal non dover compiere degli ulteriori passi falsi, passi gratuiti nelle sue condizioni di precarietà quando deve svolgere analisi un po' particolari; in questo modo riesce a svolgerle in un unico ambiente. Gli ambienti non potranno comunque essere situati nei sottoscala - come diceva la Consigliera Simonetti - perché le normative attuali - come evidenziato dall'Assessore D'Ambrosio - sono severissime: i laboratori devono essere a norma per quanto riguarda le barriere architettoniche, pertanto devono avere accessibilità diretta; se sono ai piani superiori, devono essere dotati di ascensore ed essere dotati di bagni a norma handicap. Quindi non devono esistere barriere architettoniche, l'USL deve dare il parere per quanto riguarda l'aspetto igienico-sanitario.
Queste preoccupazioni di realizzare una sanità di basso livello, con questa norma, certamente non si vanno a concretizzare.



MINERVINI MARTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio per dichiarazione di voto.
RIGGIO Intervengo per precisare che non ho parlato di deregulation, ma di una competizione che non avviene sul piano della qualità.
Noi non incentiviamo la qualità con questo tipo di provvedimento perch vengono favoriti gli interventi per la costruzione di laboratori con un basso contenuto tecnologico. Vengono sicuramente favoriti questi tipi di intervento e viene incentivato l'esame di materiale biologico trasportato che, in ogni caso, ha una percentuale di qualità sicuramente inferiore: dati questi incontestabili.
Per cui noi chiediamo che la competizione tra il pubblico e il privato avvenga non sulla base di criteri economici, ma sulla qualità, che in qualche modo l'Assessorato deve governare. Qualunque sia il destino di questo provvedimento - che per i motivi prima esplicitati noi respingiamo sollecitiamo l'Assessore a fare un monitoraggio della situazione dell'esistente, della capacità di verifica delle varie Aziende sanitarie di come si evolverà in futuro e, soprattutto, di una comparazione qualitativa tra il pubblico e il privato.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 23 voti contrari 13 L'art. 1 è approvato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

E' stato presentato un emendamento dall'Assessore D'Ambrosio che recita: al comma sesto dell'art. 5 della L.R. n. 55/87 così come modificata dalla L.R. 17/10/1988 n. 43, aggiungere dopo la dicitura "DPR 19/3/1956, n. 303" la frase "e successive modificazioni ed integrazioni".
Tale emendamento diventerà il nuovo art. 2. Lo pongo pertanto in votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 23 voti contrari 13 L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI' 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 183: "Sottoscrizione della quota inoptata del secondo aumento di capitale della Texilia S.p.A"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 183, di cui al punto 8) all'o.d.g.
In Commissione tale progetto di legge ha ottenuto voti favorevoli dai Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e CDU; voti contrari dai Gruppi PDS, Rifondazione Comunista e PPI; si è astenuto il Gruppo Patto dei Democratici.
La parola al relatore, Consigliere Pichetto.
PICHETTO, relatore Signor Presidente, colleghe e colleghi, la I Commissione ha esaminato il disegno di legge predisposto dalla Giunta regionale relativo all'autorizzazione alla sottoscrizione della quota inoptata del secondo aumento di capitale sociale di Texilia S.p.A.
L'assemblea straordinaria della Texilia S.p.A., società cui la Regione Piemonte ha una partecipazione maggioritaria, aveva approvato nel 1992 l'aumento di capitale da 2 miliardi e 500 milioni a 10 miliardi. Il predetto aumento di capitale è stato sottoscritto dai soci per complessivi 9 miliardi e 89 milioni. In particolare la Regione ha sottoscritto 4 milioni e 908 mila azioni.
L'assemblea straordinaria della società, tenutasi il 6 marzo u.s., ha deliberato di prorogare al 31/12/1998 il termine concesso al Consiglio di amministrazione per collocare, presso i soci o presso terzi, le residue 911 mila azioni ancora non sottoscritte. L'assemblea ha prorogato il termine in quanto ritiene che la società abbia interesse a raggiungere l'intera sottoscrizione ed il completo versamento del deliberato aumento di capitale.
La Provincia di Biella, la Camera di Commercio di Biella e il Comune di Biella si sono impegnati a sottoscrivere ulteriori azioni per un totale di 411 milioni e quindi risulta residua una quota inoptata pari a 500 milioni di lire.
La Giunta regionale (anche in Commissione ha presentato una relazione esauriente sia sulla parte trascorsa che ha generato un deficit notevole sia come prospettiva per il rilancio), valutato positivamente il piano di risanamento e di rilancio della società, piano che la società stessa ha presentato alla Giunta e ha illustrato successivamente in un'audizione alla I Commissione consiliare, propone quindi, al fine di favorire tale rilancio, di sottoscrivere le 500 mila azioni rimaste inoptate per un valore complessivo di 500 milioni.
La I Commissione ha approvato a maggioranza il disegno di legge n. 183 e lo rassegna all'aula auspicandone una sollecita approvazione.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, si proceda alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 25 voti contrari 12 astensioni 3 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 25 voti contrari 12 astensioni 3 L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI' 27 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 184: "Sottoscrizione del quarto aumento di capitale della SITO S.p.A."


PRESIDENTE

Passiamo al punto 9) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 184.
Tale progetto di legge è stato licenziato dalla Commissione competente con il voto favorevole dei Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e CDU si sono astenuti i Gruppi PDS, Rifondazione Comunista, PPI e Patto dei Democratici.
La parola al relatore, Consigliere Pichetto.
PICHETTO, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la I Commissione ha esaminato il disegno di legge n. 184 predisposto dalla Giunta regionale e relativo all'autorizzazione e alla sottoscrizione del quarto aumento di capitale della SITO S.p.A.
La Giunta, a seguito dell'aumento del capitale sociale deliberato dall'assemblea straordinaria della SITO S.p.A. del 4 aprile u.s., propone di sottoscrivere le nuove azioni della SITO S.p.A. al fine di conservare alla Regione Piemonte l'attuale quota di partecipazione. La Giunta propone altresì l'acquisto delle eventuali azioni rimaste inoptate da parte delle Ferrovie dello Stato, al fine di garantire all'azionariato pubblico il mantenimento della maggioranza.
In merito all'aumento di capitale, oggetto della proposta, si formulano le seguenti osservazioni.
Il Consiglio di amministrazione della SITO, già in occasione della relazione al bilancio 31/12/1994, aveva prospettato l'esigenza di un ingente aumento di capitale della Società che avrebbe consentito alla Società stessa: di acquisire le necessarie aree a nord della tangenziale e di concludere la realizzazione di tutto il comprensorio nord della stessa di accedere ai finanziamenti dell'Unione Europea diretti e indiretti per la realizzazione di nuove opere di aderire ad iniziative complementari o sinergiche all'attività interportuale.
La Giunta, dopo avere fatto le opportune valutazioni di merito anche in base alle assicurazioni delle FS circa la volontà di perseguire l'obiettivo dell'intermodalità, era giunta alla determinazione di approvare l'aumento di capitale e di sottoscrivere la quota di propria competenza.
L'assemblea straordinaria all'ordine del giorno della seduta del 10 aprile u.s. indicava la proposta di aumentare il capitale sociale da 8 a 16 miliardi.
Nel corso dell'assemblea, il socio SOCOTRAS, pur sottolineando l'esigenza dell'aumento proposto dal Consiglio di amministrazione, si dichiarava disponibile ad un aumento di 2 miliardi, rinviando in un secondo momento un eventuale ulteriore aumento.
Poiché, ai sensi dell'art. 16 dello Statuto sociale, l'assemblea straordinaria della Società delibera validamente con il voto favorevole dei 2/3 del capitale sociale, l'assemblea ha quindi deliberato l'aumento di capitale che è passato quindi da 8 a 10 miliardi, mediante l'emissione di 20.000 nuove azioni del valore nominale di L. 100.000 ciascuna.
Il disegno di legge, che la Giunta ha sottoposto ed illustrato alla I Commissione consiliare, prevede la sottoscrizione di n. 8.800 nuove azioni del valore nominale di L. 100.000 cadauna, per una spesa pari a L.
880.000.000, al fine di mantenere la propria quota pari al 44% del capitale e l'eventuale sottoscrizione delle azioni di competenza delle Ferrovie dello Stato, qualora queste non intendano esercitare il proprio diritto di opzione, per un'ulteriore cifra fino a L. 100 milioni.
La I Commissione ha approvato a maggioranza il disegno di legge n. 184 e lo rassegna all'aula auspicandone una sollecita approvazione.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, si proceda alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 24 voti contrari 1 astensioni 15 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 24 voti contrari 1 astensioni 15 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 24 voti contrari 1 astensioni 15 L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI' 28 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 21 Consiglieri La legge è approvata.
E' arrivata la Consigliera Caterina Ferrero. Desidero ancora ringraziarla per il gentile omaggio della sua partecipazione alle nozze e con l'occasione, formularle i nostri auguri più cari ed affettuosi.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame proposta di deliberazione n. 268: "Legge 5/6/1990, n. 135 - Programma di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS Approvazione variante al programma di finanziamento e richiesta proroga termini legge 31/1/1996, n. 34"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 268, di cui al punto 11) all'o.d.g.
In Commissione tale deliberazione ha ottenuto la seguente votazione: favorevoli i Gruppi Forza Italia, PDS, AN, CDU, CCD, Federalisti Liberali Patto dei Democratici, Pensionati e Lega Nord; si è astenuto il Gruppo Rifondazione Comunista.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 42 voti favorevoli e 4 astensioni.


Argomento: Artigianato

Esame proposta di deliberazione n. 304: "L.R. n. 30/94 'Interventi regionali per lo sviluppo e la qualificazione del settore artigianato' art. 3 - Programma degli interventi"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 304, di cui al punto 13) all'o.d.g.
In Commissione hanno espresso voto favorevole i Gruppi Forza Italia Alleanza Nazionale, CDU e CCD; si sono astenuti i Gruppi PDS, Rifondazione Comunista, PPI e Patto dei Democratici.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli e 19 astensioni.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 306: "Piano dei corsi per Educatori Professionali. Anno scolastico 1996/1997"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 306, di cui al punto 14) all'o.d.g.
In Commissione hanno espresso voto favorevole i Gruppi Forza Italia PDS, AN, CDU, Lega Nord, CCD, Partito Popolare e Patto dei Democratici; si è astenuto il Gruppo Rifondazione Comunista.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 40 voti favorevoli e 4 astensioni.
Pongo ora in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 40 voti favorevoli e 4 astensioni.


Argomento: Varie

Esame mozione n. 123 relativa all'invito alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi di riesaminare la posizione di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 123, presentata dai Consiglieri Ghiglia, Mancuso, Salerno, Griffini, Casoni e Minervini, di cui al punto 16) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Ghiglia per l'illustrazione.
GHIGLIA Intervengo brevemente per illustrare un documento che abbiamo distribuito oltre un mese fa a tutti i colleghi. Non è un documento, come erroneamente si potrebbe interpretare dal titolo, a favore di Francesca Mambro o di Valerio Fioravanti, già condannati più volte in maniera definitiva per una serie di omicidi, ma si tratta di un documento approvato all'unanimità dal Consiglio regionale del Lazio e a maggioranza da altri Consigli regionali in Italia. Il documento in esame chiede semplicemente in caso venisse riformata la Commissione stragi, di audire quei testimoni che sembrano poter apportare delle novità su alcuni misteri di questa nazione, tra cui la strage di Bologna e quella di Ustica. Alcuni testimoni che il Tribunale non ha potuto e voluto audire proprio perché non era competenza della Corte di Cassazione.
Chiediamo, quindi, di poter fare luce o tentare di fare luce su due dei misteri italiani insoluti. Tra l'altro, vorrei ricordare ai colleghi che per quanto riguarda la strage di Bologna, la Mambro e il Fioravanti si sono sempre dichiarati innocenti, pur essendo stati rei confessi di molti altri omicidi; avendo ormai una serie di ergastoli alle spalle non permetterebbero loro alcun beneficio di legge. E' un invito alla chiarezza al riesame, un invito a trovare e ad audire quei testimoni che potrebbero portare delle novità.
A supporto di questa mozione c'è un Comitato trasversale, di tutti i partiti, che si chiama: "E se fossero innocenti?", di parlamentari della precedente legislatura - non so se si è riformato in questa legislatura perché il documento è un po' datato - che supporta appunto queste tesi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la mozione n. 123 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: con il recente pronunciamento della competente Corte di Cassazione sono state confermate le condanne all'ergastolo per Valerio Fioravanti e Francesca Mambro per la strage di Bologna del 2/8/1980, rendendo così definitiva la condanna della Corte d'Appello di Bologna la verifica sulla correttezza dei requisiti formali degli atti processuali compiuta dalla Corte di Cassazione non ha, né avrebbe potuto considerando le competenze della Corte, risolto le molte contraddizioni dell'inchiesta e i conseguenti aspetti problematici dell'impianto accusatorio sul quale poggia la sentenza tali contraddizioni sono state da tempo denunciate e messe in evidenza da un Comitato trasversale, denominato 'Se fossero innocenti?', animato da avvocati, Deputati e Senatori di tutte le forze politiche, giornalisti ed intellettuali alcune testimonianze, tra le quali quella del Presidente Cossiga, che secondo la difesa, sarebbero state utili a fornire elementi atti non solo a dimostrare l'innocenza di Fioravanti e Mambro, ma anche a portare l'inchiesta sulla pista dei reali responsabili della strage, non sono state ammesse in giudizio dai magistrati da più parti si è sottolineata la necessità di verificare tutti gli elementi di collegamento fra la strage di Bologna ed il misterioso precedente di Ustica, senza che i magistrati inquirenti sul primo episodio abbiano minimamente preso in considerazione tale eventualità considerato inoltre che: la strage di Bologna è solo l'episodio più eclatante dell'insieme di oscure vicende criminali che hanno insanguinato l'Italia negli anni più bui del dopoguerra, anche per responsabilità di apparati dello Stato che hanno contribuito, talvolta in modo decisivo, a depistare le indagini e comunque ad occultare la verità non è possibile, non solo per il rispetto dovuto alle vittime, ma anche per aprire davvero una pagina nuova nella storia del Paese, rinunciare alla ricerca della verità, accontentandosi del sacrificio di qualche comodo capro espiatorio per archiviare uno dei capitoli più dolorosi ed inquietanti del dopoguerra Francesca Mambro e Valerio Fioravanti sono comunque già stati condannati all'ergastolo per altri reati, per i quali hanno riconosciuto ed ammesso fin dal momento dell'arresto, le loro dirette responsabilità, mentre per la strage di Bologna hanno sempre professato con forza la loro innocenza il testimone chiave che li accusa è un individuo compromesso con la delinquenza comune e smentito persino dalla moglie e dalla donna di servizio relativamente alle dichiarazioni rese durante l'inchiesta l'insieme di queste circostanze giustifica ed impone che dal Consiglio regionale si levi alta e forte la richiesta che nulla rimanga intentato per far luce sulle molte ombre che avvolgono questa sentenza fino a chiarire se sussistano o meno gli elementi per giungere alla revisione del processo tutto ciò premesso, il Consiglio regionale del Piemonte richiede che: la Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi dia luogo alle necessarie audizioni per acquisire le dichiarazioni dei testimoni a difesa di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti che non sono stati ammessi nel dibattito processuale di Bologna la Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi esamini con un'ulteriore serie di audizioni tutti gli elementi di contraddizione dell'impianto accusatorio che ha portato alla condanna di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, partendo dalle motivate obiezioni proposte dai Comitati 'Se fossero innocenti?' la Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi riesamini tutti gli elementi di collegamento che sussistono sulla strage di Ustica e su quella di Bologna il Presidente della Giunta regionale del Piemonte si faccia interprete presso il Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi dei contenuti della presente mozione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è approvata con 25 voti favorevoli e 13 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).


Argomento: Problemi energetici

Esame ordini del giorno n. 30 e n. 238 relativi alla convocazione della II Conferenza regionale per l'energia


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 30, presentato dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea, e dell'ordine del giorno n. 238 presentato dai Consiglieri Burzi, Ghiglia, Vaglio, Montabone e Deorsola, di cui al punto 15) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. L'ordine del giorno n. 30 è stato iscritto nella forma in cui è stato presentato l'11/9/1995, quindi contiene un impegno per la Giunta regionale ad indire, entro il mese di ottobre 1995, la II Conferenza regionale sull'energia: atto indispensabile per varare il Piano energetico regionale. La data, prego di leggerla, "entro il mese di ottobre 1996", è un aggiornamento, un emendamento che trascrivo qui, necessario perché è un documento che giunge con un certo ritardo.
L'ordine del giorno è di carattere essenzialmente tecnico, chiede che la Giunta regionale compia questo atto importante, rimasto inconcluso da parecchi anni, nonostante un intervento del Consiglio regionale in questo senso.
Chiedo quindi ai colleghi, che ho visto pochi minuti fa firmatari di un ordine del giorno di maggioranza sull'organizzazione della II Conferenza regionale per l'energia, di valutare, con una certa correttezza e rispetto per il lavoro di tutti, l'ordine del giorno presentato un anno fa dal nostro Gruppo, che riassume i termini del problema con una sola differenza rispetto all'ordine del giorno di maggioranza. Differenza sulla quale vorrei soffermarmi.
Il Consiglio regionale, nel 1988, decise di indire la Conferenza regionale sull'energia. La Conferenza non fu mai indetta, anche perché in quell'ordine del giorno erano previsti interventi, sia della Giunta sia del Consiglio, di carattere organizzativo. Occorreva organizzare una Conferenza sull'energia, ma per anni abbiamo discusso se fosse competenza della Giunta o del Consiglio, con un rimpallo di responsabilità che ha creato la situazione attuale di stallo.
Nell'ordine del giorno, che ho presentato insieme al collega Papandrea si compie la scelta di invitare la Giunta regionale ad organizzare la Conferenza per l'energia, perché il rapporto Giunta-Consiglio sull'organizzazione di un fatto di questo genere è rimasto un rapporto molto difficile.
Sollecito quindi i colleghi che, viceversa, insistono sulla vecchia ipotesi di cogestire, come Consiglio e come Giunta, questa Conferenza, di valutare l'opportunità di individuare un responsabile nella Giunta regionale - il Consiglio poi è sempre presente - per attivare la Conferenza per l'energia. Temo che la formulazione proposta dalla maggioranza di struttura mista generi gli stessi problemi che hanno impedito fino ad oggi di realizzare l'iniziativa, che è assolutamente necessaria, perché i temi dell'energia vanno trattati.
Per quanto riguarda l'annoso problema del referendum sul nucleare, che oggi viene implicitamente risollevato da varie parti, penso che l'unico modo per avere la certezza che il Consiglio avvii una procedura che realizzerà questa Conferenza - la data potrebbe essere ottobre 1996 - è quello di individuare un responsabile senza strutture miste, che rischiano di ripetere gli stessi errori e le stesse lungaggini e indefinizioni dei tempi passati.
Pertanto chiedo ai firmatari dell'altro ordine del giorno di illustrarlo per addivenire, se è possibile, ad una decisione comune. Si possono anche evitare premesse molto estese, ma bisogna concentrarsi sul punto centrale, cioè quello di impegnare la Giunta a realizzare la Conferenza per l'energia.
Possiamo anche eludere tutti gli elementi in ordine al tipo di energia al ruolo del nucleare, al ruolo dell'energia solare, alle fonti rinnovabili.
Dobbiamo stilare un ordine del giorno che individui la volontà di realizzare la Conferenza per l'energia e anche il soggetto che la realizza.
Dopo anni di esperienza il mio Gruppo propone che sia la Giunta ad organizzare la Conferenza, perché temiamo nuovamente un rimpallo di responsabilità e di tempi troppo lunghi.
Chiedo ai colleghi presentatori dell'altro ordine del giorno se è una linea che può interessare il giungere a scrivere un ordine del giorno secco in cui si invita e si impegna la Giunta regionale, entro qualche mese, ad indire la Conferenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.
BURZI L'ordine del giorno che i Gruppi della maggioranza hanno presentato sembra nella volontà e in linea con quanto dice il Consigliere Chiezzi.
Suggeriamo una modalità tecnica diversa che testualmente recita: "impegniamo la Giunta regionale entro 30 giorni" - ci sembra un tempo assolutamente minimo e quindi compatibile con le esigenze fin qui evidenziate - "a presentare un progetto specifico alle Commissioni consiliari competenti".
Si suggerisce poi una modalità successiva di interazione tra vari organismi sia di Giunta che di Consiglio, magari con la composizione di idonei Comitati, onde formularne effettivamente la realizzabilità.
Mi sembrerebbe - al di là della secchezza o meno dell'ordine del giorno, che essendo un sostantivo è di difficile valutazione - che l'ordine del giorno che i Capigruppo della maggioranza hanno presentato risponda sia nei tempi che nella sostanza, alle esigenze che anche l'ordine del giorno e le richieste del Consigliere Chiezzi evidenziavano.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'energia Il tempo trascorso dalla prima Conferenza (che risale al 1988) certamente fa sì che tutti coloro che chiedono la parola sono d'accordo nell'indire al più presto la convocazione della seconda Conferenza dell'energia.
Penso che il mio intervento debba essere solamente di impegno ad assumere un onere di questo tipo, che viene, in qualche modo, votato e deciso dal Consiglio regionale.
Ritengo che la proposta della maggioranza possa essere largamente condivisa dal Consiglio, nel senso che si impegna la Giunta a presentare in un tempo breve un progetto di Conferenza. Progetto di Conferenza significa stabilire chi partecipa, dove si terrà e come si convoca.
Il raccordo con il Consiglio credo sia un fatto positivo, perché in questi anni si sono approfondite varie tematiche che devono essere ricondotte ad unità.
Gli intrecci tra i parametri energetici e i parametri ambientali sono molto importanti, e ogni giorno abbiamo occasione di approfondire problematiche di questo genere.
Il fatto che il sottoscritto sia anche Assessore all'ambiente potrà aiutare per quanto riguarda le relazioni e le proposizioni che saranno proposte alla Conferenza, che dovrà essere ben organizzata.
Bisogna dare atto al Gruppo di Rifondazione Comunista l'aver posto per tempo il problema.
Non sta a me decidere quale sia il documento migliore. Dico solo che come Giunta regionale, assumiamo l'impegno, e qualora - come è desumibile dalle parole del Consigliere Burzi, che parlava a nome della maggioranza dovesse essere approvato questo documento, assicuro il Consiglio che entro 30 giorni presenterò la proposta, e con tutta la Giunta regionale ci impegneremo per organizzarla in tempi certi e nel modo più efficace possibile.



PRESIDENTE

Come si esprime la Giunta sull'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chiezzi? CAVALLERA, Assessore all'energia Per quanto riguarda l'ordine del giorno il giudizio deve essere rimesso ai Capigruppo, perché queste sono iniziative consiliari. Quindi, lascio a loro il giudizio.
Dico solo che gli ordini del giorno vanno visti nella non contraddittorietà degli stessi: nel momento in cui un ordine del giorno prevede un progetto presentato ed approvato dalle Commissioni, rappresenta un percorso.
Siamo d'accordo che occorra indire la seconda Conferenza; vi è poi la contraddittorietà della data fissa. Questo non vuol dire cercare di dilazionare, ma privilegiare un'organizzazione efficace rispetto ad una data formale.
Per questa ragione, dal punto di vista personale, invito il collega Chiezzi a convenire sull'ordine del giorno della maggioranza. Però queste sono discussioni che competono ai Capigruppo, che sono gli attori del dibattito assembleare.



PRESIDENTE

Mi pare ci sia una convergenza di consensi su entrambi gli ordini del giorno, salvo aggiornare l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chiezzi con la dicitura "ottobre 1996", invece di "ottobre 1995".
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 30 così come indicato poc'anzi il cui testo recita: "Premesso: che con la legge nazionale n. 10 del 9/1/1991 ed anche con il successivo DPR n. 412 del 26/8/1993 il Paese si è in parte dotato degli strumenti di legge indispensabili per un uso corretto e razionale dell'energia e per un rilevante risparmio energetico che tali disposizioni legislative devono consentire una reale riduzione della dipendenza dall'estero mediante azioni efficaci di diversificazione delle fonti di approvvigionamento anche in relazione all'abbandono irreversibile delle tecnologie nucleari di produzione elettrica rilevata la necessità di pervenire, anche in sede CEE, ad accordi di collaborazione rivolti al reperimento delle fonti e alla realizzazione di iniziative e progetti tecnologici ed industriali avanzati, tramite specifici contratti commerciali ed industriali, nonché ad opportune forme di associazionismo il Consiglio regionale del Piemonte invita la Giunta regionale ad attivarsi nei confronti, delle istituzioni locali affinché sia applicato l'art. 31 della legge n. 10/91 che dispone che i Comuni con più di 40.000 abitanti e le Province per la restante parte del territorio effettuino i controlli necessari e verifichino con cadenza almeno biennale l'osservanza delle norme relative al rendimento di combustione degli impianti di riscaldamento, in quanto i controlli degli impianti di riscaldamento possono portare benefici, non solo nel campo del risparmio energetico, in quanto tendendo al miglioramento del rendimento di combustione determineranno minori consumi di combustibile, ma anche nel campo del controllo dell'inquinamento atmosferico e della sicurezza degli impianti essendo opportuno unificare i controlli disposti dalla legge n.
10/91 con quelli stabiliti dalla legge n. 46/90 impegna la Giunta regionale ad attivarsi nella Conferenza Stato-Regioni affinché il Governo nella prossima legge finanziaria non definanzi, come pare, la legge n. 10/91 ad indire, entro il mese di ottobre 1996, la II Conferenza regionale sull'energia, atto indispensabile per varare il Piano energetico regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 17 voti favorevoli e 25 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 238, il cui testo recita: "Premesso che: la nuova politica economica in corso di definizione, la rinata centralizzazione del tema energia, la necessità di inserire il Paese, e la nostra Regione, a pieno titolo nel mercato unico dell'energia nel rispetto della necessaria integrazione tra politiche ambientali ed economiche, in una reale prospettiva di sviluppo sostenibile, impongono di rivedere i caratteri e i confini dell'intervento sia pubblico sia privato in materia energetica il lento e progressivo dispiegarsi della liberalizzazione del mercato unitamente all'istituzione dell'Authority dei servizi pubblici, al processo delle privatizzazioni, al disegno di regionalizzazione dell'energia avanzato dalle recenti norme finanziarie che trasferiscono competenze alle Regioni ed istituiscono lo strumento della fiscalità per dotare di autonomia finanziaria e progettuale gli enti regionali, impone un'attenta analisi mirata a definire un nuovo ruolo per le Regioni precisando le funzioni a queste attribuite all'interno della riforma del sistema elettrico occorre provvedere alla razionalizzazione delle procedure autorizzative di competenza locale e regionale, definendo anche opportune politiche localizzative per le quali sia acquisito il consenso sociale, al fine di garantire a tutti gli operatori condizioni di certezza negli investimenti e capacità e sicurezza di produzione e distribuzione all'intero sistema atteso che: all'interno del processo di regionalizzazione dell'energia vanno precisate le modalità di formazione e le priorità d'uso delle risorse finanziarie indispensabili a sostenere le politiche regionali sul risparmio energetico anche attivando lo strumento della fiscalità unitamente a mezzi alternativi come il fondo rotativo e il finanziamento tramite terzi considerato che: fin dal 1988 gli organi istituzionali regionali hanno, nell'ambito di ruoli distinti e delle rispettive funzioni, sottolineato la necessità di definire caratteri e contenuti di una politica energetica regionale, anche attraverso la predisposizione di un Piano energetico regionale sollecitando l'avvio di un dibattito generale e a tutto campo sui problemi energetici della Regione e dell'intero Paese, così conferendo snellezza ed incisività al processo delle scelte e delle decisioni regionali il Consiglio regionale: impegna la Giunta regionale a presentare entro 30 giorni alla V e alla VII Commissione consiliare competente rispettivamente per l'ambiente e per l'energia, un progetto in cui vengono articolati ed argomentati tempi contenuti e modalità utili all'organizzazione della II Conferenza regionale per l'energia sottolinea l'esigenza che il progetto venga definito da una struttura mista, composta da funzionari della Giunta e del Consiglio e che la sua pratica attuazione venga affidata ad un Comitato tecnico-scientifico che curerà il dibattito e la composizione degli esiti finali da presentarsi al Consiglio regionale per le determinazioni conseguenti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 26 voti favorevoli e 17 astensioni.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordini del giorno n. 222 e n. 232 relativi al ripristino dei reparti e servizi dell'Ospedale SS. Trinità di Varallo Sesia (collegate interpellanze n. 616 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti e n. 650 del Consigliere Rosso)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 17) all'o.d.g. che prevede l'esame degli ordini del giorno n. 222, presentato dai Consiglieri Farassino, Bellingeri, Dutto e Rosso, e n. 232, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, ai quali sono collegate le interpellanze n. 616 e n. 650.
E' stato presentato un emendamento aggiuntivo all'ordine del giorno n.
222, il cui testo recita: dopo il primo "impegna" aggiungere: "impegna il Presidente della Giunta regionale ad incontrare personalmente una delegazione dei Sindaci della Valsesia e del Comitato di difesa dell'Ospedale di Varallo per rassicurarli sul ripristino dei reparti chiusi e per evitare nuove turbative dell'ordine pubblico".
La parola al Consigliere Rosso.
ROSSO Il problema dell'Ospedale di Varallo non è locale. A parere del Gruppo Lega Nord è un po' come la punta dell'iceberg, perché a seconda di come il Consiglio e la Giunta regionale risolveranno il problema creeranno un precedente per la soluzione di molteplici problemi analoghi. Già in provincia di Torino vi sono i problemi della Valle di Susa.
Nell'Ospedale di Varallo sono stati chiusi il reparto di chirurgia, di medicina e di neurologia; dopo cinquecento anni (praticamente questo ospedale è passato attraverso monarchie, attraverso momenti bui, il fascismo) ci troviamo di fronte alla Valsesia completamente sguarnita dal punto di vista sanitario.
Durante una visita nel luglio 1995, l'Assessore D'Ambrosio aveva promesso aiuti, ampliamenti, aveva garantito che non sarebbe stato chiuso nessun reparto nell'Ospedale di Varallo.
I cittadini della Valsesia già da un anno hanno costituito un Comitato di difesa dell'ospedale, facendo anche varie manifestazioni, bloccato strade, hanno tenuto diverse riunioni. Il 14/5/1996 sono scese a manifestare a Torino, presso il palazzo del Consiglio regionale cinquecento persone e trenta Sindaci della Valsesia, chiedendo il ripristino dei reparti chiusi. Ebbene, in una riunione alla quale ho partecipato - insieme all'Assessore D'Ambrosio e ad altri colleghi Consiglieri - l'Assessore D'Ambrosio e il Presidente Ghigo hanno firmato un documento, che è stato completamente disatteso. Al punto 2) di questo documento si diceva: "entro e non oltre il 21/5/1996" - quindi una settimana dopo la firma del seguente documento - "ripristino dell'assetto organizzativo dei servizi erogati dall'Ospedale di Varallo, prima degli ultimi provvedimenti che hanno portato alla chiusura della divisione di chirurgia e di medicina". Questo documento è firmato sia dall'Assessore D'Ambrosio sia dal Presidente della Giunta, Ghigo.
Vedete, in Piemonte, in tutto il Piemonte, fino a pochi anni fa adesso succede solo più nelle vallate, nelle campagne - per i piemontesi una stretta di mano equivaleva ad un giuramento, figuriamoci quando esistono delle firme su un documento.
Noi non possiamo permettere che l'Assessore firmi dei documenti che tranquillizzano la popolazione e poi non li rispetti assolutamente.
Ci sono due casi: o lei, Assessore, è in buona fede e ha firmato non sapendo di poter assolutamente riaprire i reparti, dunque è questione di incompetenza, oppure esiste della malafede, e allora lei ha firmato questo documento solo perché era pressato da trenta Sindaci e da cinquecento cittadini della Valsesia, dopodiché si è giustificato dicendo che i sindacati dei medici non volevano ripristinare tali reparti. Trincerandosi dietro ai sindacati lei non ha assolto gli impegni assunti. A questo punto c'è da chiedersi se valgono di più gli interessi dei cittadini o l'interesse dei sindacati dei medici. Ed è per questo motivo, proprio perché si tratta o di malafede o di incompetenza, che la Lega chiede le dimissioni dell'Assessore D'Ambrosio.
Non possiamo assolutamente permettere che un Assessore, da cui dipendono quattro milioni di persone per quanto riguarda la salute, la sanità, si permetta di assumersi degli impegni, firmando dei documenti, e poi non rispettarli.
Ma non è finita! Successivamente la situazione si è aggravata ulteriormente, perché non solo non sono stati portati a termine gli accordi, ma si è mandato il signor Brusa nell'ospedale a requisire e a caricare tutti i macchinari dei reparti chiusi.
Nel nostro ordine del giorno si parla anche di ordine pubblico; siccome i cittadini sono veramente arrabbiati, questi incaricati dell'USL sono stati accolti da un nutrito lancio di uova marce e hanno fatto marcia indietro. Forse questo poteva far pensare. Nelle riunioni a Varallo addirittura il parroco parla di protesta fiscale, di non pagare più le tasse; dopo che è venuta a trovarci qui in Consiglio la delegazione, hanno occupato il Comune di Varallo, l'ufficio del Municipio; ma questo non ha fatto pensare.
Non contenti, si è contattato il Prefetto che ha addirittura inviato chiamandolo da Milano, degli uomini della polizia del reparto antisommossa che l'altra settimana, all'una di notte, sono arrivati, hanno fatto un cordone intorno all'ospedale e hanno fatto sì che i camion dell'USL entrassero nell'ospedale e portassero via tutti i macchinari.
Non so se fosse del tutto necessario questo blitz, anche considerando che mai si è voluto trattare effettivamente con il Comitato al quale sono state fatte promesse ma mai mantenute.
Il nostro ordine del giorno semplicemente vuole impegnare la Giunta regionale a risolvere il problema, ripristinando i reparti chiusi. La Giunta, e in maniera particolare il Presidente Ghigo, forse si sono fidati troppo dell'Assessore D'Ambrosio. Ricordo che quando il Presidente è venuto nella prima riunione qui in Regione, non sapeva assolutamente di quello che si stava parlando, tanto è vero che il Presidente Ghigo aveva promesso inizialmente di sospendere tutto senza sapere che sospendere tutto voleva dire tenere chiuso l'ospedale, perché erano già stati chiusi i reparti.
Vogliamo impegnare direttamente il Presidente Ghigo ad incontrare gli abitanti della Valsesia: la questione non si è assolutamente acquietata anzi si stanno preparando per nuove e più grandi manifestazioni.
Quindi, nell'interesse anche dell'ordine pubblico, il nostro documento chiede a tutto il Consiglio regionale di impegnare la Giunta regionale a rivedere le decisioni assunte per l'Ospedale di Varallo, sempre aspettando un Piano regionale di riorganizzazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.
SIMONETTI L'ordine del giorno presentato fa riferimento a tutta quella situazione dell'Ospedale di Varallo, che tutti conosciamo. Abbiamo assistito anche ai diversi incontri che in Sala Morando si sono tenuti dietro sollecitazione dei Sindaci, dei cittadini e del Comitato spontaneo di difesa dell'ospedale.
Rispetto all'ordine del giorno, presentato dalla Lega, volevo evidenziare alcune differenziazioni. Il nostro ordine del giorno sottolinea l'impegno assunto dall'Assessorato di riattivare i servizi di Varallo Sesia, che però in un successivo incontro l'Assessore aveva detto non possibile attuare per delle limitazioni dal punto di vista legislativo. Su questo noi avevamo definito una denuncia rispetto al mancato impegno assunto dall'Assessore, e inoltre la richiesta di sospensione immediata dei provvedimenti che l'Assessore, nella scorsa seduta di Consiglio, aveva definito improbabile.
Noi continueremo a richiedere la predisposizione immediata di un programma operativo con indicazioni di fallimenti, finanziamenti, risorse ed altri mezzi per poter costruire un piano di riorganizzazione complessiva in quella zona, quindi nell'USL di Varallo Sesia e dei Comuni circostanti e poi di predisporre, sempre più rapidamente, un Piano più complessivo di razionalizzazione e di organizzazione della rete ospedaliera.
Rimane comunque l'emergenza, quindi il disagio della popolazione, che non è superato; di una popolazione a cui brutalmente, con un metodo autoritario ed inconcepibile, sono stati sottratti servizi essenziali.
Dall'altro lato è anche vero che queste forme di ordini del giorno dovevano essere discusse quando non c'era ancora la discussione con i cittadini, perché l'impegno che noi proponiamo nell'ordine del giorno potrebbero essere, sotto alcuni punti di vista, superato.
Comunque chiediamo ancora un impegno dell'Assessorato per il Piano complessivo di riorganizzazione generale della rete ospedaliera che reputiamo sempre più impellente.



PRESIDENTE

Ci sono altri Consiglieri che intendono intervenire? Consigliera Manica, quando ha presentato l'ordine del giorno? MANICA Noi abbiamo presentato un'interpellanza questa mattina.



PRESIDENTE

Non ho visto nessuna interpellanza su questo argomento.
PEANO E' stata depositata presso gli uffici.
MANICA Non si può collegare questa interpellanza all'argomento in discussione? Posso fare una dichiarazione di voto sull'ordine del giorno?



PRESIDENTE

Certo, vuole attendere l'Assessore? MANICA Forse è preferibile farla immediatamente.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rispetto alla problematica dell'Ospedale di Varallo ed in seguito alla lettura dei testi dei due ordini del giorno, è del tutto evidente come sia una situazione preoccupante, che rischia di estendersi a macchia d'olio in modo particolare in realtà di Comunità montane dove insistono presidi ospedalieri che possono essere interessati a provvedimenti di riorganizzazione se questo processo non avviene dentro una programmazione regionale concordata con le Comunità locali, in particolare con i Sindaci e con le collettività.
Rispetto alla presentazione degli ordini del giorno e alle richieste ivi formulate, è intervenuta nel frattempo una serie di altre iniziative assunte in loco e sono intercorsi incontri tra l'Assessore, i Sindaci e le Comunità interessate. A mio avviso, proprio per i tempi di presentazione degli ordini del giorno rispetto all'evolversi della situazione, alcune richieste fanno riferimento a situazioni superate.
Questa mattina noi abbiamo presentato un'interpellanza. Mi pare che le questioni di fondo, che oggi dovrebbero essere all'attenzione del Consiglio, siano sostanzialmente due: la prima, che si mantengano, da parte dell'Assessore e della Regione (in un primo incontro erano presenti il Presidente della Giunta e l'Assessore D'Ambrosio, nel secondo incontro solo Assessore D'Ambrosio) gli impegni assunti con i Sindaci e con la Comunità montana.
Questa è la prima vera questione per determinare un percorso democraticamente concordato.
La seconda questione è relativa a fatti gravi, intercorsi successivamente, e al comportamento del Direttore generale della ASR 12 di Vercelli, dottor Grando, culminando in quella azione che, forse, in modo un po' "forzato", possiamo chiamare "di polizia", intervenuta nella notte, che ha determinato ulteriori elementi di tensione in una situazione particolarmente difficile.
Da un lato, quindi, mantenere gli impegni assunti con i Sindaci e con la Comunità montana; dall'altro lato, chiediamo se l'Assessore, che ha nominato i Commissari straordinari con un atto recente, che deve essere sottoposto a verifica, non ritenga che, per quanto riguarda il Commissario straordinario della ASR 12, non ci siano tutte le condizioni perché venga dall'Assessore rimosso e sostituito con un'altra figura all'interno di questa Unità Sanitaria Locale, dato il livello di tensione e di pericolosità che si sta determinando. Mi pare che queste debbano essere, e da parte nostra lo sono, le questioni più urgenti e le richieste da fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.
RUBATTO Concordo sull'ordine del giorno presentato dalla Lega ed illustrato dal Consigliere Rosso.
La situazione dell'Ospedale di Varallo è molto grave e la conosco molto bene. Già molti mesi fa avevo presentato un'interrogazione all'Assessore alla sanità; nella risposta scritta, l'Assessore affermava che non avrebbero chiuso i reparti dell'Ospedale di Varallo.
E' gravissimo che venga firmato - chiamiamolo così - un capitolato d'intesa tra i Sindaci e la popolazione con l'Assessore e il Presidente e che poi venga disillusa la popolazione.
Pertanto concordo appieno con l'ordine del giorno presentato dalla Lega, chiedendo anch'io sia per l'attuale situazione dell'Ospedale di Varallo, sia per moltissime situazioni di altri ospedali nella nostra regione, le dimissioni dell'Assessore D'Ambrosio.



(Interruzione della Consigliera Spagnuolo)



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliera Spagnuolo, ma sia la Consigliera Manica che il Consigliere Rubatto volevano intervenire prima dell'Assessore.
E' stato ammesso l'intervento della Consigliera Manica perché era giunta nel frattempo la sua interpellanza.
Certamente è impropria la dichiarazione di voto del Consigliere Rubatto prima dell'Assessore; ha ragione, Consigliera Spagnuolo.
La parola all'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di svolgere il mio intervento preciso che non è un intervento di difesa per conservare la sedia dell'Assessore, che è una sedia che scotta, e che cederei ben volentieri se non sapessi con quanta superficialità e leggerezza affrontano il problema il Consigliere Rosso e il Consigliere Rubatto, che debbo pensare non riesca neppure a leggere bene quello che ho scritto in risposta all'interrogazione presentata circa cinque mesi fa! Per quanto riguarda il reparto chirurgia di Varallo si è sempre detto in tutte le sedi - anche quando ho sottoscritto, con il Presidente Ghigo che bisognava tornare allo status quo ante, perché non condividevo i metodi usati dal Commissario dottor Grando e semplicemente per questo; ma, anche in quella occasione, avevo sottolineato che era mio impegno tornare allo status quo ante fino alla definizione del Piano di organizzazione della USL. Avevo precisato che il reparto di chirurgia non poteva sussistere a Varallo e che quindi Varallo, così come sostenuto già da una deliberazione di Giunta del 1990 e da un'ulteriore dell'aprile 1995 (opera di Giunte precedenti a quella alla quale io partecipo), era destinato a diventare area medica di lungodegenza.
Ciò premesso, debbo obbligatoriamente fare una cronistoria.
Prima di procedere, debbo dire alla collega Manica che - indubbiamente ho dissentito con il Commissario dottor Grando per quanto riguarda il trasloco in ore notturne.
Ho qui una documentata lettera del dottor Grando, ove egli dice di aver segnalato - ed è vero questo - il trasporto del materiale dall'Ospedale di Varallo a quello di Borgosesia per i giorni 11, 12 e 13 u.s. dalle 7 del mattino. Egli dice che la richiesta di anticipare di alcune ore l'operazione è stata formulata dagli organi responsabili dell'ordine pubblico e quindi concordata con la ditta.
Per tranquillizzare un poco tutti, vi debbo dire che oggi è stato ultimato il trasloco delle attrezzature in assoluta tranquillità, oggi in pieno giorno. Indubbiamente, se l'operazione fosse stata fatta di notte sarebbe stata una cosa davvero poco bella, che avrebbe potuto eccitare ulteriormente gli animi.
Per quanto riguarda il "famoso" Comitato, al quale ovviamente penso che la Lega abbia ritenuto opportuno aderire soprattutto per motivi politici debbo precisare che è presieduto da chi è responsabile della situazione di Varallo, cioè da chi per dieci anni è stato amministratore della USSL e non ha mai fatto niente per questo ospedale per dieci anni! Tanto è vero che il Piano Sanitario Regionale del 1990 prevedeva 128 posti letto e il Piano antecedente addirittura 148 posti letto.
Voi sapete di quanti posti letto disponeva l'Ospedale di Varallo al 30 giugno 1994? 67, dico 67! Voi sapete qual era la media dei passaggi al Pronto Soccorso dell'Ospedale di Varallo durante la notte? La media di 0,90, dico di 0,90: meno di un passaggio per notte! Allora bisogna, a prescindere dalla richiesta delle dimissioni dell'Assessore, dire se si vuole una razionalizzazione della rete ospedaliera, oppure, se si vuole ragionare in modo particolaristico e localistico, abbandonarsi a basse speculazioni politiche in vista della captatio di qualche voto in libera uscita.
Il Piano di razionalizzazione della rete ospedaliera vi sarà presentato ufficialmente fra sette-otto giorni. Noi però avevamo già comunicato al Ministro, nell'ottobre scorso e nell'aprile ultimo, quali erano le decisioni della Regione Piemonte per quanto riguardava gli ospedali con meno di 120 posti letto. In quelle relazioni avevamo comunicato che per l'Ospedale di Varallo si prevedeva la trasformazione in sola area medica e di lungodegenza.
Il 27/7/1995, a venti giorni dal mio insediamento, sono stato a Varallo, dove effettivamente era in corso una sommossa della popolazione che chiedeva che venisse mantenuto l'ospedale, e soprattutto che venisse mantenuto il reparto di chirurgia.
Tenete presente che il servizio di neurologia era già stato soppresso nell'aprile 1995.
In quella sede ho detto che la chirurgia non aveva alcuna possibilità di essere mantenuta e che comunque, unitamente alla medicina di lungodegenza, avremmo dato a Varallo tutti gli ambulatori, quindi avremmo istituito - lo chiamo adesso con termine nuovo, che è stato suggerito dal collega Riggio - il day-service, cioè un ambulatorio multispecialistico integrato.
In quella occasione commisi l'errore - su proposta dell'allora Direttore generale - di dire che avremmo istituito anche un day-surgery cioè una chirurgia di giorno; il che non è possibile. Quindi, faccio ammenda di quella che era stata non una promessa dell'Assessore, ma del Direttore generale, il quale sapeva qual era la situazione! Torno sull'impegno assunto e disatteso - purtroppo! - dal sottoscritto e dal Presidente della Giunta, al quale personalmente chiedo scusa perch sono stato indubbiamente io a fargli sottoscrivere quell'impegno.
L'impegno da me assunto aveva come riferimento la conoscenza della realtà amministrativa e sanitaria del presidio ospedaliero di Varallo, così come mi era stata prospettata dai precedenti Direttori generali, cioè dal Direttore Cavagliani e dal Direttore amministrativo (del quale non ricordo il nome in questo momento).
Sennonché, di fronte ad una relazione successiva all'impegno predetto da parte dell'attuale Commissario dottor Grando - il quale metteva in risalto le difficoltà insormontabili, sottolineate anche dalle organizzazioni sindacali mediche e non (mediche e non; non solo mediche!) e i rischi di natura anche penale in ordine al mantenimento della Divisione di chirurgia per soli due mesi (perché di questo si trattava: di soli due mesi!) - ho ritenuto, in piena coscienza, di dover soprassedere.
Comunque - e ribadisco quello che ho detto poc'anzi - nella riunione del 27 luglio dello scorso anno a Varallo, così pure come nella riunione del 14 maggio u.s., avuta in sede di IV Commissione con i Sindaci e i rappresentanti del Comitato, si era già deciso che la Divisione di chirurgia sarebbe stata in ogni caso disattivata alla luce del Piano di riorganizzazione, che non poteva disattendere la statuizione della legge n.
724/94, come recepito dalla Regione Piemonte con delibera di Giunta dell'11/3/1996.
A questo va aggiunto - e tengo a sottolinearlo per chi non lo sapesse che sin dal 1990, stante la deliberazione di Giunta dell'11/12/1990, n. 118 2561, la Giunta di allora, nel definire il Piano di attività e spesa, aveva già cassato, per l'Ospedale di Varallo, il servizio di anestesia, quindi aveva già cassato dal 1990 il reparto di chirurgia.
Almeno spero che il collega Rubatto e il collega Rosso sappiano che senza il reparto di anestesia, non si possono effettuare gli interventi chirurgici.
CHIEZZI (fuori microfono) Questa ironia è proprio fuori luogo! D'AMBROSIO, Assessore alla sanità No, guardi dottor Chiezzi, lei non parli di ironia, perché lei è un maestro di ironia! Io le riconosco questa maestria, però assolutamente non è il caso che questo me lo dica lei! La prego molto caldamente.
Dicevo che già nel 1990 la Giunta di allora aveva cassato, per l'Ospedale di Varallo, il servizio di anestesia, fatte salve le sole attività di guardia medica necessarie ai ricoverati.
Tale deliberazione fu ripresa dalla Giunta Brizio il 3/4/1995 che aveva previsto per Varallo (dunque: anche il 3/4/1995, con la Giunta Brizio!) la riconversione, senza autonoma accettazione con attività di sola area medica, di norma medicina per lungodegenti e rieducazione funzionale, con conseguente esclusione dell'area chirurgica e del Pronto Soccorso.
So bene che la gestione di questo complesso ed importantissimo settore mi porterà ad assumere o ad avallare, come in questo caso, provvedimenti dei Direttori generali che nell'immediato possono sembrare impopolari, ma che in realtà, se effettuati come mi propongo, senza privilegiare chicchessia, nel medio e lungo periodo andranno nella direzione di fornire al cittadino dei servizi migliori a fronte di spese minori.
Per quanto riguarda Varallo e l'Alta Valsesia devo aggiungere che, dopo la riunione del 14 maggio scorso, ho incontrato due volte i Sindaci della Valsesia. In quelle occasioni abbiamo concordato che - così come in realtà era già stato loro detto - se si fosse mantenuto il reparto di medicina e la possibilità, che era stata paventata, di effettuare presso l'Ospedale di Varallo, ristrutturato, la riabilitazione di terzo livello, cioè una riabilitazione a carattere scientifico, gestita dalla Clinica Maugeri di Pavia, questa unica e possibile trasformazione dell'ospedale, di cui essi erano ben lieti, avvenga in tempi brevi. In realtà le cose stanno andando esattamente in questo verso, per cui Varallo e la Valsesia non devono affatto sentirsi penalizzati dalla riconversione del loro ospedale.
Infatti, con la bozza di convenzione, siglata il 3 giugno scorso con il dottor Passerino, Amministratore delegato della Fondazione Maugeri di Pavia, che diventerà operativa entro il 24 giugno prossimo a tutti gli effetti e con il rispetto dei livelli assistenziali minimi prima solo teorici, la divisione di Medicina con accettazione assicurerà, in questa fase di transizione, l'erogazione di servizi ottimali, sino all'insediamento della Fondazione, che gestirà l'attività, come concordato nella stessa riunione del 3 giugno, perché questo è quanto hanno assicurato, con 80 posti letto e 10 di day-hospital di riabilitazione neuro motoria e cardio-respiratoria di terzo livello. Tali innovazioni permetteranno tra l'altro - e questa è un'altra cosa di non poco conto per la zona, largamente paralizzata da una disoccupazione in aumento l'assunzione in loco di 50 infermieri professionali, perché ci hanno assicurato che, se ve ne sono, gli infermieri saranno assunti tutti nella zona. Si tratta di un notevole impatto occupazionale, senza considerare che questi 80 posti di riabilitazione di terzo livello, più 10 di day-hospital genereranno senz'altro un indotto non trascurabile per l'intera città di Varallo e delle zone limitrofe.
Devo dire, a conclusione, che l'impegno assunto il 14 maggio scorso andava indubbiamente meditato di più, ma tenni conto soprattutto del senso di correttezza che era doveroso avere verso i cittadini della Valsesia.
Questo impegno è stato disatteso perché il personale esistente, carente in pianta organica, non consentiva di ripristinare il reparto di chirurgia.
Per questo è in corso un procedimento amministrativo nei confronti di chi doveva informarmi per tempo della situazione di pericolosità anche dal punto di vista legale, cosa che non è stata fatta. Di questo indubbiamente faccio ammenda, soprattutto con il Presidente della Giunta e con i cittadini - non tutti - del Comitato organizzatore e promotore dell'Ospedale di Varallo, che, come ho detto, sono persone che avrebbero fatto bene in passato a preoccuparsi delle sorti di Varallo e della Valsesia.
Quando si parla di sanità in Valsesia bisogna dire che Borgosesia, il cui ospedale dovrà essere inevitabilmente potenziato, perché tra l'altro è sede di DEA, è a soli 11 km da Varallo, e che Varallo - come ho già detto oltre a disporre della medicina con accettazione, ha tutti i Poliambulatori. Inoltre, dal 24 giugno funzionerà il Laboratorio di analisi e la Radiologia. Penso che per Varallo non sia possibile fare più di questo. Ho chiesto ad un componente del Comitato, che mi aveva detto di avere una figlia di 9 anni, dove avrebbe portato la propria figlioletta in caso malaugurato di forti dolori addominali. Questo signore mi ha risposto: "Mai a Borgosesia, mai a Varallo, io la porto a Novara e neppure a Vercelli". Vedete allora che bisogna assolutamente cercare tutti insieme di ragionare in modo diverso. L'esperienza di Varallo sarà per me molto positiva. Nel momento in cui saranno definiti i Piani di organizzazione con le Amministrazioni interpellate, i Consigli dei sanitari, gli Amministratori e le Organizzazioni sindacali, non ci sarà sommossa popolare che potrà reggere rispetto ad una linea di indirizzo che dovrà essere frutto non solo di questa Giunta, ma, una volta concordata, anche di tutti gli amministratori, cioè di tutti voi, a prescindere dall'appartenenza politica e locale. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 222, integrato dall'emendamento aggiuntivo, il cui testo recita: "Premesso che: da sempre sono esistenti, sul territorio valsesiano, due presidi ospedalieri a Borgosesia e a Varallo Sesia il presidio ospedaliero SS. Trinità di Varallo Sesia era costituito dai Servizi di Laboratorio, Radiologia, Farmacia, Allergologia, Fisiopatologia respiratoria, Riabilitazione e dai Reparti di Medicina Generale, Chirurgia Neurologia e Neuropsichiatria infantile, con oltre 120 posti letto (ante 1993) nel maggio 1995, l'allora Commissario straordinario, nel silenzio dell'Amministrazione comunale di Varallo Sesia, chiudeva il reparto di Neurologia a difesa della struttura ospedaliera di cui sopra, si costituiva un Comitato spontaneo di cittadini valsesiani che si opponeva alle ormai annunciate, dalla stampa locale, chiusure del Pronto Soccorso e della Chirurgia a seguito di manifestazioni di piazza, nei primi giorni del luglio 1995 l'Assessore regionale D'Ambrosio, recatosi a Varallo Sesia, promise un piano di riordino senza che nessun Servizio o Reparto venisse soppresso durante la fase di controllo popolare, protrattasi per un anno, i Commissari straordinari in carica nel periodo avevano provveduto ad un lento e graduale smantellamento dei Servizi e del personale del suddetto presidio ospedaliero l'attuale Commissario nell'aprile 1996 decideva di trasferire l'intera struttura ospedaliera di Varallo Sesia alla Clinica del Lavoro Maugeri di Veruno a seguito di questo pronunciamento i Sindaci della zona 'interessata' con i membri del Comitato spontaneo di difesa suddetto occupavano la SS n. 299 Gattinara-Alagna, provocando l'intervento del Prefetto di Vercelli che convocava i suddetti diffidandoli ad assumere iniziative contrarie all'ordinamento giuridico e minacciando denunce individuali ai membri del Comitato ed ai Sindaci stessi.
Tutto ciò premesso, il Consiglio regionale del Piemonte impegna il Presidente della Giunta regionale e la Giunta regionale: a porre in essere tutti quei provvedimenti urgenti e necessari al fine di un immediato ripristino dei Reparti e Servizi dell'Ospedale SS. Trinità di Varallo Sesia impegna altresì il Presidente della Giunta regionale ad incontrare personalmente una delegazione dei Sindaci della Valsesia e del Comitato di difesa dell'Ospedale di Varallo per rassicurarli sul ripristino dei Reparti chiusi e per evitare nuove turbative dell'ordine pubblico".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 3 voti favorevoli, 19 contrari e 13 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Si proceda ora alla votazione per appello nominale, come richiesto dai Consiglieri Simonetti e Papandrea, dell'ordine del giorno n. 232, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale di fronte al provvedimento di chiusura del presidio ospedaliero SS.
Trinità di Varallo Sesia messo in atto con modalità e contenuti inaccettabili e lesivi delle condizioni di vita, in ordine ai servizi sanitari disponibili, dei cittadini di Varallo Sesia preso atto che tale decisione adottata con metodo antidemocratico ha provocato grave turbamento nella popolazione ritenuto necessario che la Regione Piemonte instauri corretti rapporti democratici con la popolazione per affrontare i problemi di un'adeguata assistenza sanitaria che deve essere garantita ai cittadini di Varallo Sesia ritenuto provocatorio un modo d'agire che ha cancellato in un solo giorno tutti i servizi sanitari a disposizione della popolazione ritenuto necessario affrontare la questione in modo serio, con contenuti di programmazione sanitaria, con il consenso della popolazione senza il quale non è possibile alcuna organizzazione della sanità civile vista l'inadeguatezza delle iniziative dell'Assessore alla sanità ritenuto necessario evitare ogni accentuazione di un'esasperazione che rischia di essere consegnata alla disperazione senza alcuno sbocco positivo nella risoluzione dei problemi di assistenza sanitaria impegna il Presidente della Giunta regionale: a richiedere la sospensione dei provvedimenti che hanno determinato la chiusura della divisione di Medicina e Chirurgia dell'Ospedale SS. Trinità di Varallo Sesia a predisporre immediatamente un programma operativo con indicazione di finanziamenti, risorse, mezzi, personale ed organizzazione dei servizi che in accordo e con il consenso della comunità e delle istituzioni locali, dia adeguata risposta alle esigenze di assistenza sanitaria della popolazione di Varallo Sesia e dei Comuni circostanti di attivarsi in tempi rapidi per la predisposizione di un Piano di razionalizzazione e riorganizzazione della rete ospedaliera dell'intera sanità piemontese".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 45 hanno risposto SI' 8 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri si sono astenuti 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'ordine del giorno è respinto.


Argomento: Viabilità

Esame proposta di deliberazione n. 249: "DL 30/4/1992, n. 285 - Nuovo Codice della strada - Art. 36 'Elenco dei Comuni inferiori a 30 mila abitanti che devono dotarsi di Piano Urbano del Traffico (PUT)'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 249, di cui al punto 10) all'o.d.g.
In Commissione tale proposta di deliberazione ha ottenuto il seguente risultato. Hanno espresso voto favorevole i Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, CCD e Federalisti Democratici; si sono astenuti i rappresentanti del Gruppo PDS; non hanno partecipato i rappresentanti dei Gruppi di Rifondazione Comunista, Patto dei Democratici e PPI.
L'Assessore Masaracchio ha presentato il seguente emendamento: l'elenco dei Comuni superiori ai 10 mila abitanti ed inferiori ai 30 mila, con i principali Comuni turistici, obbligati alla redazione del PUT art. 36, DL n. 285/92, allegato alla proposta di deliberazione n. 249, è integrato con il seguente Comune: "Cuorgnè".
La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Signor Presidente, questa proposta di deliberazione è stata lungamente esaminata in Commissione: da parecchi mesi è oggetto di diverse riunioni.
Intervengo per rilevare la contrarietà del nostro Gruppo alla proposta di deliberazione che è il risultato di un lungo lavoro di elaborazione.
Credo che i Consiglieri sappiano che, con questa deliberazione, si vuole definire l'elenco dei Comuni che sono obbligati a redigere il Piano del Traffico.
Il Codice della strada prescrive che i Comuni superiori a 30 mila abitanti devono fare il Piano del Traffico ed aggiunge che i Comuni sotto i 30 mila abitanti sono tenuti a redigere il Piano del Traffico soltanto se la Regione li obbliga, cioè se li indica in un elenco ad alcune condizioni (che questi Comuni siano interessati da fenomeni di pendolarismo, abbiano caratteristiche di tipo turistico) e definisce alcuni parametri.
In un primo tempo l'Assessore Masaracchio aveva presentato una deliberazione, indicando diverse decine di Comuni, un numero elevatissimo e come opposizione contrastammo quella proposta, perché obbligare i Comuni a redigere il Piano aveva una controindicazione, cioè imporre un obbligo molto spesso formale, e soprattutto con un onere non indifferente - perch redigere un Piano del Traffico ha un costo rilevante - che per i Comuni piccoli diventa insopportabile.
Per cui avevamo proposto che, anziché obbligare i Comuni a redigere il Piano del Traffico, era meglio predisporre un fondo, un finanziamento per i Comuni che volessero redigere il Piano.
In questa maniera, in modo automatico, i Comuni interessati a dotarsi del Piano del Traffico avrebbero potuto accedere ai finanziamenti e risolvere un problema, quindi non soltanto redigere un Piano sotto l'aspetto formale, ma qualcosa di utile che avrebbe permesso di fare una politica del traffico.
Questa strada non è stata seguita, perché l'Assessore ci ha spiegato che per dare il via ad un procedimento di questo tipo occorrevano 1 miliardo e 400 milioni. Il bilancio non prevedeva questa cifra, anche se per la verità di questo si è discusso quando si trattò di redigere il bilancio. In ogni caso, non si è scelta questa strada.
E' stata una scelta errata; innanzitutto non occorrono 1 miliardo e 400 milioni, perché con una simile cifra si potevano finanziare tutti i Piani del Traffico, ma siccome le cose non avvengono immediatamente, si poteva iniziare con un fondo più ridotto, aprire una sorta di bando per i Comuni interessati. Dopodiché, una volta verificato l'interesse, si potevano definire i Comuni che dovevano redigere il Piano, soddisfacendo l'indicazione prevista dal Codice della strada.
Noi abbiamo contrastato l'elenco grandissimo, e l'Assessore ha cambiato opinione. Non siamo riusciti ad ottenere questo fondo per il finanziamento e, alla fine, questa deliberazione risulta veramente povera.
Non sapendo che cosa fare, si dice: "inseriamo soltanto i Comuni superiori ai 10 mila abitanti", e all'ultimo momento si aggiunge il Comune di Cuorgnè, che ha 48 abitanti in più rispetto ai 10 mila, almeno ad oggi forse durante il periodo del censimento ne aveva addirittura di meno.
Questo modo di procedere è errato, mette a posto la coscienza dell'Assessore, ma in realtà non produce alcun risultato pratico.
Anche per i Comuni sopra i 10 mila abitanti c'è una necessità di aiuto finanziario, ma in ogni caso è un'indicazione puramente quantitativa. I parametri giusti previsti dal Codice della strada non vengono utilizzati per definire l'elenco.
Si tratta, quindi, di un atto puramente formale, con caratteristiche molto burocratiche. Per questo motivo siamo nettamente contrari ed invitiamo l'Assessore a rivedere la deliberazione, anche se è un passo avanti rispetto al passato, perché nel passato si obbligavano Comuni di piccolissime dimensioni a redigere il Piano del Traffico.
Per la verità, la proposta ha un'apertura, nel senso che si incomincia a fare questo elenco e nei prossimi mesi si completerà. Probabilmente sarebbe risultato molto più serio attendere di avere a disposizione il fondo per redigere il Piano dei trasporti.
In ogni caso la questione del Piano dei trasporti non può essere soltanto un obbligo formale, perché la Regione deve, in qualche maniera avere uno strumento suo per verificare la compatibilità dei Piani dei trasporti comunali. Ma che tipo di controllo possiamo esercitare noi, se non abbiamo il Piano dei trasporti? Facciamo i controlli come il Piano Regolatore, cioè entriamo nei particolari sui quali non abbiamo obiettivamente competenza.
Quindi, uno strumento con queste caratteristiche dovrebbe essere conseguente ad un'indicazione più generale del Piano dei trasporti.
Oggi si obbligano i Comuni a dotarsi di un Piano Urbano del Traffico: noi siamo contrari a questo obbligo. Se avessimo proceduto come abbiamo indicato, come opposizione ed altri Gruppi di minoranza, saremmo arrivati a risultati molto più seri che non quelli che l'Assessore intende raggiungere con questa proposta di deliberazione, che non condividiamo. Anche perché ad certo punto nella deliberazione è previsto di redigere dei Piani per aree omogenee, individuando dei Comuni capiarea.
Ma quali sono concretamente gli strumenti per cui il Comune di Torino ad esempio, raccorda gli altri Piani del Traffico? Questo è impossibile saperlo, perché nessuno ha l'autorità di poter incidere sugli altri Comuni.
In realtà, non prevedendo strumenti concreti di coordinamento, questo vuol dire soltanto la registrazione di una sorta di anarchia che esiste per cui ogni Comune si fa il suo Piano del Traffico, spendendo tantissimi soldi. Mentre naturalmente un coordinamento per aree omogenee sembrerebbe una cosa molto più logica, ma non ci sono strumenti che consentono di procedere in questo senso, che sarebbe più corretto.
Per questi motivi siamo contrari. E' chiaro che se l'Assessore decidesse di ritirare la deliberazione e di procedere secondo le indicazioni che abbiamo dato saremmo molto più contenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Anche il Gruppo di Rifondazione Comunista auspica che l'Assessore ritiri la deliberazione per il seguente motivo: sappiamo che i problemi del traffico sono all'attenzione di tutti i cittadini e che costituiscono uno degli elementi importanti da risolvere per migliorare la qualità della vita, del nostro muoversi, del nostro vivere in città.
E' un grande tema, al quale, dal punto di vista legislativo, si è fatto fronte, ad esempio con il DL n. 285, all'art. 36.
E' un'idea giusta, quindi, affrontare il problema del traffico indicando quali sono i Comuni sotto i 30 mila abitanti che hanno questo problema.
E' un compito interessante, è un compito che dovrebbe entusiasmare qualsiasi amministratore, nel senso che anche sotto i 30 mila abitanti si tratta di avere voglia, testa e politica per attivare tutte le energie necessarie a risolvere il problema, non ad amministrarlo in termini burocratici, ad esempio con la scelta che ha fatto l'Assessore (tra i 10 mila e i 30 mila abitanti). Questo non significa nulla.
Per fare un lavoro di questo genere bisogna mobilitare energie compiere delle scelte, istituire degli uffici, avere rapporti con i Comuni esaminare le varie situazioni, cioè occorre governare il problema.
Viceversa, con questa deliberazione, si soddisfano degli obblighi: ci si mette in pace la coscienza, perché si è compiuto l'atto, facendo l'elenco dei Comuni obbligati. Però è un modo poco produttivo di affrontare il problema.
Manca nella Giunta regionale l'interesse a conoscere la propria realtà a coordinarla con strumenti nuovi, e quando giungono degli adempimenti in forza di legge vengono assunti in questo modo, che poi agli occhi di qualunque collega Consigliere regionale fa acqua da tutte le parti.
Se leggete quali Comuni sono obbligati nell'area torinese e quali non sono obbligati, così come i Comuni turistici (Orta, Viverone) che mancano dall'elenco, ci si rende conto che siamo all'inizio di una fase di lavoro invece di essere in una fase che ha affrontato e letto i problemi del traffico in Piemonte in modo adeguato.
Questo è quello che manca: la lettura dei problemi, la conoscenza per affrontare con adempimenti in forza di norme di legge.
Viceversa, semplicemente si stila un primo elenco - mi chiedo perch deve essere il primo. L'Assessore attenda di conoscere, affronti con mezzi adeguati la conoscenza della realtà, e poi proceda alla deliberazione.
Se l'Assessore insiste a mantenere la deliberazione, il voto di Rifondazione Comunista è contrario.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.
MASARACCHIO, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni Le opposizioni sono nell'ambito di considerazioni attendibili, ma non del tutto motivate in questa fase.
In effetti, il disordine che i Comuni registrano per se stessi deriva dal fatto che i Piani Regolatori sono sempre stesi senza dare alcun peso a tutte le problematiche del traffico. Ragion per cui negli insediamenti che nel tempo si verificano, specialmente nelle cosiddette fasce suburbane della metropoli, accade che la problematica del traffico meriti particolari valutazioni.
In Commissione c'è stata l'opposizione per l'elencazione di tanti altri Comuni che, in ogni caso, non possono sottrarsi ad un'autonoma loro capacità di disciplinare il traffico attraverso un piano.
E' anche vero che le ragioni cosiddette finanziarie od economiche, per quanto riguarda i Comuni che non avrebbero bilanci adeguati per attivare i propri Uffici Tecnici, sono ragioni che vanno affrontate nel momento in cui nella prossima finanziaria potrà essere la Regione a disporre affinché i Comuni abbiano un aiuto o sotto forma di assistenza tecnica o sotto forma di assistenza finanziaria. Per quanto riguarda tutto ciò che è d'obbligo o comunque dovuto, noi dobbiamo rispettare in termini di legge l'obbligo ai Comuni inferiori ai 30 mila abitanti di dotarsi di PUT, nell'attesa che ci valga soprattutto in rapporto agli insediamenti abitativi, agli insediamenti commerciali, agli insediamenti produttivi che sempre determinano un'evoluzione negativa nel traffico.
Per quanto riguarda le indicazioni del Piano regionale del traffico è certo che questo strumento, avendo quanto meno individuato i Comuni inferiori ai 30 mila abitanti, ma superiori ai 5 mila, ha dato un'indicazione precisa affinché venga attivato quanto detto dalla legislazione nazionale, cioè l'art. 36 del DL del 30/4/1992, n. 285, circa l'ambito delle aree urbane finitime e dei Comuni capofila delle stesse, cui è demandata la redazione del Piano generale nel traffico urbano.
Incide, quindi, l'intervento organizzativo affinché non sia un fatto occasionale di questo o di quell'altro Comune, ma sia un patto programmatico nel territorio ove i Comuni abbiano anche la capacità di rendersi autonomamente consorziati per attivare le procedure per i PUT.
Per quanto riguarda l'elenco dei Comuni, è vero che ci sono altri Comuni che hanno una qualche peculiarità o specificità di tipo turistico ma è anche vero che le valutazioni non sono state fatte sic et simpliciter ma hanno avuto una determinazione attraverso tutto ciò che è registrato dagli uffici competenti.
Per cui chi conosce il Comune di Orta, così come è configurato, sa benissimo che un Piano del Traffico non ci sarà mai, perché è un piccolo Comune arroccato e chiuso dove non può esserci alcun Piano del Traffico: all'interno del Comune di Orta si circola a piedi.
Il Piano del Traffico lo si dovrebbe attivare nell'ambito del comprensorio, di altri Comuni e della circonvallazione del lago che ha determinate altre condizioni.
Il fatto è che Bardonecchia, Cannobbio, Castelletto Ticino, Limone Piemonte, Macugnaga e Sauze d'Oulx, hanno dei riferimenti talmente specifici che consentono la loro individuazione, senza per questo escludere altri Comuni che si vedrà come potranno attivarsi per risolvere il loro problema del traffico urbano.
Per adesso i Comuni sono 52 più quello di Courgnè, che erroneamente non era stato inserito.
Chiedo che la deliberazione venga votata.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Masaracchio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli, 7 contrari e 6 astensioni.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione come emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli, 7 contrari e 9 astensioni.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Esame proposta di deliberazione n. 271: "Nuova individuazione dei Distretti Industriali ai sensi dell'art. 36 della legge 5/10/1991, n. 317 'Interventi per l'innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese'"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 271, di cui al punto 12) all'o.d.g., la quale in Commissione ha ottenuto voti favorevoli dai Gruppi di Forza Italia, Alleanza Nazionale, CDU e CCD; si sono astenuti i Gruppi PDS e Rifondazione Comunista.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli e 14 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).


Argomento: Ordinamento regionale

Esame ordine del giorno n. 224 relativo alla bandiera della Regione Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 224, presentato dai Consiglieri Rosso, Bellingeri, Farassino e Dutto, di cui al punto 18) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rosso per l'illustrazione.
ROSSO La Lega ha proposto l'ordine del giorno in esame perché ci troviamo di fronte all'ennesimo problema riguardante l'adozione della bandiera: il Consiglio regionale con la legge n. 83 del 24/11/1995 ha adottato la bandiera della Regione Piemonte.
Il Sindaco di Cumiana, provincia di Torino, il signor Poli, interrogato circa la possibilità dell'esposizione della bandiera ufficiale della Regione Piemonte accanto alla bandiera della Repubblica e del gonfalone comunale durante le cerimonie pubbliche, le manifestazioni civili, ha risposto, in data 15/5/1996: "Con riferimento al quesito in oggetto, si informa che la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio del Cerimoniale, interpellata da questa Prefettura, ha espresso l'avviso che gli Enti territoriali (Regione Provincia o Comune) possono esporre, accanto al proprio gonfalone o bandiera, esclusivamente la bandiera nazionale, quale simbolo della sovranità primaria a cui ammesso riferimento".
Questo è in contrasto non solo con la legge regionale che tutti noi abbiamo approvato, ma è in contrasto anche con un DPCM datato 3/6/1986 in cui si legge all'art. 5 "Qualora la bandiera italiana venga esposta insieme ad altre ad essa spetta il posto d'onore a destra o, qualora le bandiere siano più di una, al centro". Non si esclude assolutamente la possibilità di esporre altre bandiere oltre quella italiana, l'importante è che quella italiana sia sempre nella posizione principale.
Quindi, al di là del fatto che questo Sindaco, saltando completamente la Regione Piemonte, si è riferito direttamente al Prefetto e che il Prefetto, invece di rapportarsi con il Ministero degli Interni, è andato a chiedere direttamente all'Ufficio Cerimoniale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, noi diciamo che esiste innanzitutto una procedura alquanto strana da parte del Sindaco di Cumiana, un'inaccettabile intromissione del Prefetto e, evidentemente, un grossolano errore dell'Ufficio del Cerimoniale.
Con questo ordine del giorno, quindi, chiediamo semplicemente al Presidente della Giunta regionale di verificare la legittimità della nota prefettizia e di sensibilizzare i Sindaci e i Presidenti di Comuni e Province piemontesi, nel rispetto dello spirito della legge regionale n.
83/95, affinché espongano la bandiera ufficiale del Piemonte accanto ai propri gonfaloni o bandiere ed alla bandiera nazionale durante le cerimonie pubbliche e le manifestazioni civili.
Abbiamo notato, comunque, che c'è molta confusione sul discorso della bandiera perché il Consiglio regionale ha adottato una bandiera, ma non ha detto assolutamente né chi la deve esporre né quando e come deve essere esposta.
Per questo motivo abbiamo presentato (oltre a questo ordine del giorno) una proposta di legge che ha come scopo la regolamentazione dell'esposizione della nostra bandiera.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.
TOSELLI Ho seguito l'intervento testé svolto dal Consigliere Rosso, però devo ricordargli che la Lega porta avanti un discorso di federalismo, per cui mi chiedo come faccia ad appoggiare, anche se legittima, la frase dove si sostiene "che possono esporre accanto al proprio gonfalone o bandiera esclusivamente la bandiera nazionale". Se di federalismo si tratta esponiamo anche la nostra, quella regionale.
ROSSO (fuori microfono) Ho detto esattamente questo, collega Toselli! TOSELLI Le chiedo allora scusa, collega Rosso, ho sbagliato ad interpretare quanto da lei affermato.



PRESIDENTE

In qualche misura è un intervento ad adiuvandum.
La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA La Lega ha esposto un problema esatto, perché posto all'interno di un quadro di tipo costituzionale: il rapporto tra la bandiera nazionale e quella regionale. Mi pare quindi una chiara presa di posizione contro alcune proposte del "secessionismo bossiano". Questa divergenza di Roberto Rosso, che fa parte del Parlamento di Mantova, è apprezzabile e ritengo doveroso sottolinearla. C'è una riconversione che è indice di come le prese di posizione di Bossi siano molto oligarchiche, non sempre seguite - credo persino dai suoi cosiddetti "parlamentari di Mantova".
Per questo motivo ritengo che tale ordine del giorno sia da approvare seppure alcune parti risentano ancora di una certa propaganda. Ad esempio l'affermazione "Il capo del cerimoniale del palazzo romano per voce del Prefetto di Torino" non indica né un organo né un'istituzione, ma una persona, quindi è il solito slogan contro Roma. Se il collega Rosso corregge queste affermazioni, non soltanto nella forma, ma anche nella sostanza, depurandole di questa indicazione puramente propagandistica credo che l'invito che ci viene sollecitato come Consiglio regionale affinché venga applicata una legge della Regione Piemonte sia sicuramente condivisibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Anch'io rilevo che se l'ordine del giorno viene depurato da quelle frasi che vengono usate in termini forse eccessivi e strumentali (dal nostro punto di vista, rispettando ovviamente quanto dicono gli altri condannando magari alcune parole) può essere condivisibile. Infatti, tutte le bandiere delle Regioni italiane sono state ricevute dal Presidente della Repubblica che le ha in qualche modo ufficializzate. Fino a qualche tempo fa non avevamo una bandiera, ma soltanto il nostro gonfalone che rappresentava con i suoi colori la Regione Piemonte; c'è stato quindi un cambio di iniziativa anche ufficiale rispetto alla bandiera. Questa bandiera rappresenta a pieno titolo la Regione Piemonte per cui mi sembra assurdo, se si vuole, che non la si possa esporre nei momenti ufficiali.
Invito quindi caldamente il Consigliere Rosso, perché credo sia giusto quanto è scritto in questo documento, al di là di alcune frasi, a depurare questo ordine del giorno; a questa condizione siamo disponibili a votarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, non capisco bene, a differenza del Consigliere Toselli, questo ordine del giorno.
Intanto perché ci sono due premesse che disturbano. Innanzitutto questo incipit contro due Sindaci. Il Sindaco di Lagnasco viene citato in testa all'ordine del giorno per un'opinione che avrà legittimamente espresso in qualche occasione: perché non ci può essere un Sindaco che si dichiara contrario all'adozione della bandiera ufficiale della Regione Piemonte? Perché metterlo in questo ordine del giorno? Dopodiché si dà addosso al Sindaco di Cumiana, il quale - poverino che cosa ha fatto? Ha chiesto al Prefetto di Torino come dovesse comportarsi di fronte al problema dell'esposizione della bandiera. Quindi c'è già un incipit che piace poco: la messa all'indice di chi non la pensa come la Lega.
Poi il buon Sindaco di Cumiana riceve una risposta dal Prefetto Stelo che, per come la leggo qui, per come l'ha scritta la Lega (non so se corrisponde a verità, ma supponiamo di sì) dice che gli Enti territoriali possono esporre accanto al proprio gonfalone o bandiera esclusivamente la bandiera nazionale quale simbolo della sovranità primaria a cui è ammesso riferimento. Quindi il Prefetto risponde al Sindaco di Cumiana - se ho capito bene - che la bandiera può essere esposta accanto alla bandiera nazionale! C'è scritto infatti "Possono esporre accanto al proprio gonfalone o bandiera" - e noi abbiamo la bandiera - "del Piemonte, la bandiera nazionale". Dov'è il problema? Il Sindaco di Cumiana farà quello che deciderà di fare, ma in questo ordine del giorno si chiede di verificare la legittimità della nota prefettizia. Ma cosa c'è da verificare se la nota prefettizia dice "Potete esporre la bandiera accanto a quella nazionale"? Cosa verifichiamo? Si chiede poi alla Regione di "sensibilizzare", ma se la Regione ha approvato la legge sulle bandiere, ha comperato le bandierine e le ha distribuite a tutti i Comuni, più sensibilizzato di così cosa deve sensibilizzare? Si parla di Regione centralista, qui però si chiede che sensibilizzi i Sindaci. Ma i Sindaci sono autorità di governo, sono ufficiali di governo, devono rispettare le leggi dello Stato e non c'è bisogno di alcuna sensibilizzazione se devono rispettarle e se non ci sono leggi fanno quello che i loro Consigli comunali decidono debba essere fatto! Chiudo dicendo: le bandiere per cosa nascono? Nascono per sventolare altrimenti perché si approva una bandiera se poi non la si fa sventolare da qualche parte? Sventolino le bandiere del Piemonte! Il Prefetto Stelo ha detto che possono sventolare; la Regione ha approvato la legge sulla bandiera, ma che bisogno c'è di presentare ed approvare questo ordine del giorno? Noi non partecipiamo a questa votazione!



PRESIDENTE

La parola nuovamente al Consigliere Rosso.
ROSSO Consigliere Chiezzi, non è così! Da come risponde il Prefetto si capisce che gli Enti territoriali (Regioni, Province e Comuni) possono esporre soltanto accanto al proprio gonfalone o bandiera quella nazionale per cui il Comune di Torino potrà esporre il proprio gonfalone e la bandiera italiana, così pure la Provincia e la Regione Piemonte! Qui il discorso è che con questa nota si vieta in pratica di esporre la bandiera della Regione Piemonte insieme al gonfalone del Comune e insieme alla bandiera italiana, quindi riduciamo l'importanza che ha la nostra bandiera che, appunto, come ha detto Montabone, è stata richiesta dal Presidente della Repubblica; al Quirinale sventolano tutte le bandiere delle Regioni d'Italia vicino a quella nazionale.
Questo ordine del giorno vuol precisare il ruolo della bandiera della Regione Piemonte, che non deve solo sventolare fuori da Palazzo Lascaris ma deve sventolare in tutti i Comuni del Piemonte! E non è questione di centralismo: se è la bandiera del Piemonte, deve essere adottata dai piemontesi e quindi da tutti i Comuni del territorio piemontese! In premessa è stato citato il Sindaco di Lagnasco perché il Consiglio regionale ha già votato all'unanimità un altro ordine del giorno, circa tre mesi fa, che riguardava le dichiarazioni del Sindaco stesso. Si è trattato quindi soltanto di un modo per ricordare quello che è successo in passato tra l'altro anche Rifondazione Comunista votò quell'ordine del giorno.
Per quanto riguarda invece l'abbandono di linee secessioniste, questo non c'entra niente con il discorso leghista, con la politica ideologica che porta avanti il nostro movimento. Qui si sta parlando della bandiera del Piemonte che è la bandiera di tutti e nessuno, visto che le vigenti leggi prevedono l'esposizione della bandiera italiana; qui nessuno, visto che non è di nostra competenza, dice di togliere la bandiera italiana. Ho voluto solo precisare che da nessuna parte, in nessuna legge nazionale, esiste il divieto di inserire la bandiera della Regione Piemonte vicino alla bandiera italiana. Sarà anche questione di interpretazione, ma se si legge attentamente si può vedere che il Comune non potrà, secondo il Prefetto di Torino, esporre la bandiera piemontese vicino al proprio gonfalone.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Uno dei motivi che ci spinge a non votare l'ordine del giorno è il fatto che fra il tono dell'ordinanza prefettizia e il tono dell'ordine del giorno della Lega ci sono delle assonanze. Hanno cioè le stesse caratteristiche di arroganza.
Occorre fare una riflessione seria: ieri leggevo su un giornale che gli Occitani dicono di non sentirsi piemontesi, ma una minoranza nazionale linguistica, diversa, e voi verso di loro avete lo stesso atteggiamento che rimproverate allo Stato nazionale nei confronti della cosiddetta "Nazione piemontese". Quindi, il tono, l'arroganza da piemontesi verso altri è lo stesso di quello che voi attribuite al Prefetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.
BURZI Avendo constatato che i pareri sulla nota prefettizia, quindi conseguentemente, sull'ordine del giorno, si prestano ad interpretazioni multiple, diventa difficile capire se è Chiezzi che non ha capito o Toselli: credo che sarebbe opportuno verificare la nota, cioè tornare ai fatti.
La nota prefettizia alla fine avrà un'interpretazione effettiva, che credo non spetti a noi dibattere. Personalmente tenderei a sottoscrivere l'opinione del collega Roberto Rosso che non si tratta del Prefetto - anzi mi sembra che in alcuni casi Roberto Rosso con i Prefetti abbia avuto dei vivi momenti di attrito - che poi il Consigliere Papandrea accomuna in un definitivo giudizio di arroganza, ma è un'altra cosa.
Verifichiamo dunque la nota e il significato che ha davvero. La Regione Piemonte ha adottato il gonfalone, quindi questo è un dibattito già avvenuto e non è opportuno ripeterlo. A seconda della nota prefettizia nella sua interpretazione effettiva, il successivo capoverso diventa implicito, se invece la nota prefettizia viene interpretata come ha detto il collega Chiezzi, diventa eufemistica.
Credo che comunque tutto passi attraverso la verifica della legittimità o, meglio, del significato vero della nota prefettizia.
Chiedo che, più che votare, la Presidenza del Consiglio, l'Ufficio di Presidenza, o un organo da loro delegato, verifichi l'effettiva interpretazione della nota.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Su questo punto concordo con la tesi del collega Rosso, nel senso che il federalismo, il richiamo delle identità, è giusto nella concezione che dobbiamo avere di federalismo. Dobbiamo, però, fare una riflessione e credo che nella Lega ci siano, come abbiamo ricordato anche nel dibattito la scorsa volta, varie accezioni del federalismo e non tutte sono consone con la vera cultura federalista.
Ha ragione il collega Papandrea a ricordare che le minoranze etniche le identità particolari, le minoranze in genere sono la rivendicazione del federalismo che, per Cattaneo, era la rivendicazione del particolare, del piccolo.
In questo senso rivendicare che si possa esporre la bandiera della Regione, quella del Comune, quella del Borgo, quella dell'etnia, è del tutto giusto. Interpreto in questo modo lo spirito dell'ordine del giorno al di là dei toni marcati o meno, perché avendolo fatto in questo particolare momento storico, la Lega ha usato anche dei toni un po' accesi ma credo che questo sia un giusto monito a che non vengano date delle interpretazioni centralistiche e di falso nazionalismo, peraltro anacronistico ed inutile. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.
DUTTO Grazie, sarò brevissimo. Sulla questione dell'interpretazione ho qui la nota della Prefettura di Torino che è chiarissima. Dice chiaramente che gli Enti territoriali (Regione, Provincia e Comune) possono esporre accanto al proprio gonfalone o bandiera (per cui quella del Comune o della Provincia) esclusivamente la bandiera nazionale. Fanno cioè un divieto assoluto a che venga esposta la bandiera della Regione.
Concordo con quanto detto dal Consigliere Papandrea; gli Occitani li conosco benissimo, partecipo alle loro feste, loro non espongono la bandiera italiana e non esporranno mai ne quella italiana ne quella piemontese. Nessuno vuole imporre loro di esporre quella bandiera. Qui siamo di fronte ad un Comune che vuole esporre la bandiera della Regione Piemonte, che chiede un parere e gli si risponde: "No, la bandiera della Regione Piemonte non la puoi esporre". Questa è un'interpretazione completamente sbagliata ed è quello che il nostro ordine del giorno chiedeva di condannare o, meglio, chiedeva di fare chiarezza, cioè di dire che i Comuni e le Province che vogliono - e non devono - esporre la bandiera della Regione Piemonte accanto alla loro e accanto a quella italiana possono farlo. Questo era lo scopo dell'ordine del giorno.
Discuteremo poi con calma, in Commissione, del progetto di legge che abbiamo presentato, con il quale verranno fissate le occasioni nelle quali la bandiera della Regione Piemonte dovrà obbligatoriamente essere esposta.
L'ordine del giorno va in questa direzione, ma vedo che non è stato capito.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Mi sembra del tutto acquisito che una Regione, a maggior ragione se ha approvato una legge, debba esporre la propria bandiera e che quindi i Comuni possano, se lo vogliono, esporre la bandiera del Piemonte. Questo va assolutamente nello spirito della legge regionale e anche nel rispetto delle autonomie locali.
Personalmente, mi stupisce il tratto riportato della risposta del Prefetto, quando dice: "Con riferimento al quesito in oggetto" - quesito che noi non conosciamo e che non è riportato da alcuna parte - "possono essere esposte esclusivamente la bandiera nazionale, quale simbolo della sovranità primaria cui è ammesso riferimento".
Noi abbiamo approvato una legge; pertanto quella legge va rispettata e diventa una legge a valenza analoga alle leggi nazionali, che quindi devono essere rispettate da tutti, Prefetto compreso. Personalmente, sono d'accordo con lo spirito dell'ordine del giorno della Lega e ritengo che la bandiera del Piemonte debba, qualora i Comuni lo scelgano, essere esposta accanto a quella dei Comuni e, ovviamente, accanto alla bandiera nazionale.
Prima di approvare o non approvare, ma comunque di mettere in votazione questo ordine del giorno, per un chiarimento, perché ritengo che qualcosa evidentemente ci sfugga, chiederei che il Consiglio dia mandato al Presidente del Consiglio di prendere contatto con il Prefetto, per capire il perché della sua risposta. Per capire, cioè, perché il Prefetto dice che deve essere esposta esclusivamente la bandiera e poi aggiunge: "quale simbolo della sovranità primaria a cui è ammesso riferimento". Questo mi fa pensare che, o nel quesito posto, o nel contatto avuto con eventuali soggetti che gli hanno posto questo quesito, sia stato aggiunto qualcos'altro. Non vorrei che ci dividessimo su una questione senza avere tutti gli elementi, atteso il fatto che noi abbiamo approvato una legge regionale che deve valere esattamente come la legislazione nazionale, che deve valere per tutti, autorità prefettizie comprese.
Se questo documento viene posto in votazione, lo voterò, pur ritenendo che abbia dei toni poco compatibili con un Consiglio regionale - quando si parla di Palazzo romano - ma non credo sia l'unico elemento fuori tono che noi abbiamo approvato, tenendo conto delle centinaia di documenti posti in votazione. Quindi, non vorrei fare di questo un caso specifico, però mi permetto di proporre, prima di porre in votazione il documento, che il Presidente del Consiglio regionale, quale tutore dell'applicazione delle leggi approvate dal Consiglio regionale, abbia un contatto con il Prefetto.
Mi sembra infatti talmente paradossale quanto leggo che probabilmente mi sta sfuggendo qualcosa. Decida l'aula su come procedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.
MIGLIETTI Grazie, signor Presidente. A forza di discutere incomincio ad avere le idee totalmente confuse da non capire qual è l'obiettivo che si vuole raggiungere.
Credo che vi sia una legge che impone a tutti gli edifici pubblici della Repubblica Italiana, e vi è un cerimoniale ben preciso, un elenco durante le solennità civili di esporre la bandiera tricolore.
Al Comune di Collegno, tanto per fare un esempio al Consiglio, come simbolo dell'ufficialità di questo consesso, vicino al gonfalone della Regione Piemonte e alla bandiera italiana, vi è la bandiera europea.
Credo che nessuno si sia mai posto il problema di andare ad impedire l'esposizione della bandiera europea.
Su tutti gli edifici viene esposta la bandiera italiana, ma in tutte le sale, anche nei momenti delle cerimonie ufficiali, vi è l'abitudine di esporre il gonfalone del Comune, la bandiera italiana, la bandiera europea e di fronte al Comune sono esposte in permanenza le bandiere di tutte le città gemelle del Comune di Collegno. Mai nessuno si è recato al Comune di Collegno per impedire che vicino alla bandiera italiana e alla bandiera del Comune vi fosse esposta la bandiera europea. Il Comune di Collegno, come pure la Regione Piemonte, è onorato di essere stato insignito dal Parlamento europeo della bandiera europea. Pertanto sono molto meravigliato di leggere tale risposta da parte del Prefetto.
Credo che vi sia qualche problema di incomprensione, altrimenti bisognerebbe fare una legge in cui si obbligano tutti gli edifici pubblici della Regione Piemonte ad esporre, accanto alla bandiera nazionale, anche la bandiera della Regione, e a tutti i Comuni di esporre accanto alla bandiera nazionale, la bandiera della Regione e la bandiera del Comune.
Per capire meglio il problema vorrei essere un po' più edotto: cioè se vi è un impedimento ufficiale da parte dello Stato che dice: "I carabinieri vengono a rimuovere la bandiera del Piemonte o la bandiera europea, se vengono esposte", altrimenti il problema non esiste.
Credo che il problema esista se un ente è inadempiente nei confronti di una legge, oggi nazionale, ma che potrebbe in futuro obbligare tutti gli edifici pubblici ad esporre oltre la bandiera nazionale anche la bandiera di peculiarità e di simbolo regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.
SALERNO La legge che ha istituito ed ha approvato la bandiera, cioè la legge n.
83/95, ne dispone l'approvazione, quindi non dispone un obbligo da parte delle autonomie, degli Enti locali e dei Sindaci.
Per cui quella parte dell'ordine del giorno, nella quale si precisa che "la Regione debba sensibilizzare affinché espongano...", la riterrei da discutere in un'altra sede.
Invece siamo d'accordo sul discorso di verificare la nota prefettizia laddove dice, invece, di escludere qualsiasi altra bandiera oltre al tricolore.
Se l'altra parte viene esclusa noi voteremo l'ordine del giorno, nel caso contrario ci asterremo.



PRESIDENTE

Siccome è un problema molto controverso, credo di dover raccogliere l'invito ad appurare l'intera questione con il Prefetto, perché ci sono sicuramente delle interpretazioni confliggenti sia con la legge, sia con i dispositivi della Presidenza della Repubblica.
Se il proponente dell'ordine del giorno è d'accordo, sospenderei la votazione dell'ordine del giorno per una chiarificazione con il Prefetto di Torino, dottor Stelo.


Argomento: Zootecnia

Esame ordine del giorno n. 237 relativo al sostegno alla zootecnia da carne


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 237 relativo alla zootecnia, presentato dai Consiglieri Riba, Marengo, Spagnuolo, Angeli Bellion, Ferraris, Rubatto, Bertoli, Cotto, Mancuso, Casoni, Dutto Ghiglia, Burzi, Toselli, Moro, Racchelli, Rosso, Casari, Peano, Deorsola e Benso, iscritto all'o.d.g. nel corso della seduta di questa mattina.
La parola al Consigliere Riba.
RIBA La zootecnia in Piemonte rappresenta il 40% della produzione agricola circa 1.800 miliardi.
A seguito della situazione venutasi a creare per la storia della "mucca pazza", il riflesso in Piemonte è che le vendite sono calate di circa il 40%, e i prezzi tra il 40-50%. Ciò significa che gli animali, oltre i settecento chilogrammi, continueranno a crescere, e quindi la riserva di carne invenduta aumenterà, con la conseguenza che la situazione della zootecnia - che abbiamo sempre considerato un settore a rischio e precario diventerà tale da porre a rischio la sopravvivenza di una quantità significativa di aziende, in quanto trattandosi di una produzione che investe parecchi capitali assumerà una dimensione finanziaria consistente.
La Giunta e la Presidenza sono al corrente che giovedì mattina gli organizzatori della chiusura dei mercati hanno previsto di presenziare con animali e quant'altro in Piazza Castello, e quindi si dovrà provvedere a ricevere una delegazione dei rappresentanti. Non so se la presenza sarà anche della parte zootecnica o soltanto della parte imprenditoriale.
In ogni caso, mi pare importante che il Consiglio si renda consapevole del fatto che la Regione Piemonte è più esposta di altre sotto questo profilo per le caratteristiche della sua zootecnia, e per il fatto che le importazioni sono ormai più pressanti sul Piemonte che su altre Regioni perché siamo vicini alle frontiere francesi.
E' importante che resti agli atti che il Consiglio regionale non ha votato un ordine del giorno, perché si trattava di esprimere una sottolineatura.
Il Consiglio regionale dovrebbe riattivare la proposta - che, tra l'altro i Capigruppo dell'opposizione hanno di recente reiterato alla Presidenza del Consiglio - di un dibattito sulla questione agraria del Piemonte.
E' un settore significativo e pesantemente a rischio per varie questioni, dalla modifica delle ragioni di cambio, alla crisi della zootecnia, a quella molto pesante che si sta profilando sul settore della frutta.
Quindi, rinviando l'approfondimento sui temi dell'intero reparto e comparto agricolo ad una più opportuna occasione, informo che il Gruppo PDS si è attivato affinché alla fine della settimana ci possa essere un confronto con esponenti responsabili a livello nazionale del settore zootecnico.
Oggi l'Assessore Bodo parteciperà ad una riunione ministeriale con all'o.d.g. altri punti; spero che si intrattenga anche su questa materia.
E' necessario valutare la settimana prossima altre iniziative, oltre a questa presa d'atto della situazione e manifestazione di solidarietà nei confronti degli allevatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Intervengo per proporre un emendamento e per dire che ritengo questi ordini del giorno molto generici; la zootecnia, l'agricoltura l'allevamento nella nostra Regione, nel nostro Paese, nel nord Italia hanno una molteplicità di finanziamenti. Finanziamenti forse male utilizzati forse mal distribuiti, perché se facciamo riferimento a tutti gli investimenti sull'agricoltura non si riescono a capire alcune dinamiche.
Forse in passato aver sempre rivendicato "l'aiuto a..." e continuare a rivendicare generici aiuti, e non andare a vedere quali sono le situazioni che funzionano e quelle che non funzionano, credo che non favorisca una crescita della condizione dell'allevamento e dell'agricoltura in generale.
Per quanto riguarda gli animali - ci sono pure loro - presenterei un emendamento - visto che tra l'altro abbiamo iniziative di legge del Consiglio - per il superamento di alcuni tipi di allevamento che non funzionano e per le violenze a cui vengono sottoposti gli animali.
Chiedo qualche minuto di tempo per scriverlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mancuso.
MANCUSO Intervengo brevemente con qualche considerazione perché questo ordine del giorno tocca una materia importante: l'economia agricola agrozootecnica, per cui che è una realtà importante dell'economia piemontese. In effetti, l'episodio di questa patologia della BSE, che è una patologia dei bovini, in realtà ha in qualche modo consentito che secondariamente sorgesse una patologia umana, direi di origine psicologica.
Infatti una psicosi, così come si è avuta in Italia, non si è constatata in altri paesi europei che pure correvano lo stesso rischio dell'Italia.
Per cui a latere della patologia bovina abbiamo avuto una psicosi generalizzata eccessiva, non giustificata da alcunché. Le rassicurazioni del Ministero della Sanità e anche dei Servizi veterinari della nostra Regione purtroppo hanno potuto fare poco, c'è stato un crollo clamoroso del consumo di carne bovina, anche della buona e sana carne bovina piemontese che poco o nulla ha da spartire con i problemi della zootecnia britannica.
Dobbiamo anche sottolineare il ritardo con il quale il nostro Paese ha dato vita a marchi di qualità e di origine che potevano essere degli antidoti per arginare questo fenomeno di preoccupazione, di psicosi di massa. Va rilevato che in Francia, nel giro di pochi giorni, questo è stato fatto e adeguatamente pubblicizzato e ha consentito che il problema di tipo psicologico si sia risolto molto più rapidamente che da noi.
Esiste anche un problema di tipo fiscale, infatti l'IVA per questo genere di prodotti in Italia è più alta che altrove, per cui c'è anche un problema anche di aumento di costi, che certamente non favorisce l'economia zootecnica italiana rispetto a quella di altri Paesi membri dell'Unione Europea.
Il sommarsi di questi fattori ad una situazione già grave - negli ultimi anni la zootecnia italiana più che vivere sopravvive - ha letteralmente messo in ginocchio questo settore.
Nella nostra Regione è una voce importante del PIL e noi naturalmente dobbiamo rilevare questa realtà anche alle altre Regioni italiane.
L'intervento è rivolto a sottolineare l'opportunità di un ordine del giorno che, al di là di una generica solidarietà, vuole portare un contributo con delle proposte concrete.
Annuncio il voto favorevole anche del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellion.
BELLION Intervengo per ricordare come anche in questo caso avessimo visto bene presentando, ormai tre mesi fa, un'interrogazione urgente, nella quale richiedevamo al Presidente della Giunta e all'Assessore competente di fornire, anche a livello regionale, un adeguato chiarimento istituzionale sulle problematiche legate alla qualità della carne nella nostra Regione.
Soprattutto quali iniziative erano state messe in atto per far conoscere ai consumatori quello che già è stato ricordato anche nel precedente intervento del Consigliere Riba, e cioè gli sforzi che in tale senso erano stati portati avanti, e sono ancora oggi in atto da parte del mondo della produzione e delle attività di controllo.
Avevamo, purtroppo, visto giusto. Nel nostro Paese fino ad oggi solamente dopo che sono successe le catastrofi, perché di catastrofe si tratta, si interviene. Occorre che questa logica venga ribaltata, sento la necessità di un dibattito in seno al Consiglio regionale rispetto alle tematiche, alle problematiche così complesse che oggi il settore agricolo nel suo insieme si trova ad affrontare in modo molto isolato. Tematiche e problematiche che, anche se sono ormai di livello europeo, se non mondiale dopo gli accordi firmati dall'Unione Europea con gli Stati Uniti, e con la firma del GAAT in particolare, credo che la necessità di affrontarle in seno al nostro Consiglio diventi ormai, parlando di catastrofe indilazionabile. Per cui l'invito è a far sì che questo dibattito possa avvenire prima del periodo feriale proprio perché, se non affrontato con decisione, le conseguenze sarebbero sicuramente, per una Regione come la nostra, per un settore zootecnico come il nostro, un ulteriore elemento di isolamento, aggravando ulteriormente la situazione di "catastrofe" che i nostri allevatori stanno vivendo.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta, Majorino.
MAJORINO, Vicepresidente della Giunta regionale La Giunta concorda in ogni sua parte nella richiesta dei quattro punti del dispositivo dell'ordine del giorno, con particolare riguardo alla richiesta di dichiarazione di crisi grave del settore e con particolare riguardo alla richiesta di certificazione di origine per il prodotto offerto in macelleria. Non che gli altri due punti siano minori, ma ho sottolineato i punti n. 1) e n. 4) in quanto oggi l'Assessore Bodo - come peraltro ha ricordato il Consigliere Riba - e a Roma dal Ministro pro tempore al quale ha prospettato, tra le altre cose, queste due particolari richieste.
Per quanto riguarda la richiesta avanzata sia dal Consigliere Riba sia dal Consigliere Bellion, senz'altro la Giunta, e per essa l'Assessore Bodo sicuramente prima del periodo feriale sarà in grado e disponibile ad un dibattito sulle problematiche sia della "mucca pazza", in particolare, sia delle problematiche generali della zootecnia e dell'agricoltura. E' un discorso che proprio nei giorni scorsi era stato calendarizzato e penso che anche il termine, dati gli impellenti problemi che ci sono, debba essere quello del periodo preferiale.
Comunque l'adesione della Giunta è incondizionata sulle motivazioni e sul dispositivo di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cavaliere ha presentato il seguente emendamento: aggiungere il seguente punto: "5) di attivarsi per il superamento di sistemi di allevamento intensivi che determinano un cattivo prodotto per l'alimentazione umana, una cattiva immagine degli allevatori e violenze inaccettabili sugli animali".
La parola al Consigliere Riba.
RIBA Questa problematica è oggetto di una direttiva dell'Unione Europea rivolta a tutti gli Stati membri relativamente al sistema di allevamento degli animali.
Credo sia una direttiva condivisibile, ma il problema è che una direttiva di questo genere deve essere contemporaneamente adottata da tutti gli Stati membri che sono accreditati come produttori di carne e nell'ambito degli Stati, dalle Regioni. In questo momento la nostra situazione zootecnica è essenzialmente vittima di normative molto più permissive sia dal punto di vista igienico che dal punto di vista delle strutture di allevamento e anche dal punto di vista delle tassazioni vigenti e praticate negli altri Paesi dell'Unione Europea.
La situazione piemontese è tale anche perché si trova ad operare in una condizione di costi e di protezione economico-finanziaria assolutamente non in grado di difenderci dalle situazioni di concorrenza degli altri Paesi.
Rinvierei questa tematica, che peraltro è all'ordine del giorno del Consiglio, in quanto oggetto di una proposta di legge specifica, firmata dal Consigliere Cavaliere e da molti altri Consiglieri.
Pregherei di considerare che non c'è un elemento positivo in linea di principio rispetto a questo indirizzo, ma il fatto di collocarlo all'interno di un ordine del giorno, che afferma la problematica della crisi, dell'invenduto, degli stoccaggi, rischia di perdere parte della sua capacità di far discutere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Volevo dire che sono veri i motivi opposti a quelli che sosteneva il collega Riba, perché se il Piemonte non è stato coinvolto nella crisi della "mucca pazza", più pesantemente di quello che è stato coinvolto, è stato grazie al fatto che il nostro sistema di controllo è di un certo tipo piuttosto che di un altro. Questo è stato detto non da me, ma dall'Assessore, il quale, in una conferenza stampa, disse che noi siamo tranquilli in quanto abbiamo fatto controlli più severi di altri. Se è vero questo, allora i sistemi di allevamento ai quali faccio riferimento nell'emendamento, e che sono gli stessi oggetto di una proposta di legge coinvolgono una piccola sezione, una piccola parte degli allevatori (tra l'altro nemmeno allevatori) della nostra Regione, ma che, a mio parere danneggia anche l'intera categoria perché determina una cattiva qualità della carne. Non si può tenere in piedi un vitello per sei mesi in una gabbia di 60 centimetri, allevarlo solo con lattacei; in questo modo si modifica l'animale anche dal punto di vista genetico, perché praticamente non si forma lo stomaco e queste inevitabili modificazioni genetiche si ripercuotono sul prodotto che si mangia, il cosiddetto sanato.
Dire quindi che esiste questo problema e che ci impegniamo, non a cancellare, ma a superare questo tipo di allevamenti, secondo me qualifica l'ordine del giorno e permette non solo di assumere un'iniziativa difensiva, tipo quella degli inglesi, ma di affermare: "Abbiamo una produzione che per cause non nostre ha questi problemi e dobbiamo vedere quali aiuti possono essere dati per superare questa situazione analogamente ci sono anche altre questioni che vogliamo superare per favorire una zootecnia moderna e all'avanguardia".



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho sottoscritto l'ordine del giorno che vede come primo firmatario il Consigliere Riba; personalmente sarei favorevole all'emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere.
Mi rendo perfettamente conto delle questioni poste dal collega Riba; mi rendo altrettanto conto che, in un documento così importante, almeno la problematica che è stata presentata dal collega Cavaliere, dovrebbe comparire.
Propongo quindi - per non toglierla del tutto - che, anziché nella parte di "impegna la Giunta", questa problematica compaia nella relazione.
Invito pertanto i Consiglieri proponenti ad addivenire a questo tipo di mediazione, perché ritengo che le questioni poste dall'emendamento siano questioni oggettive e richiamate non soltanto dall'Assessore competente nelle occasioni che ricordava il collega Cavaliere, ma anche in tutta la lettura di articoli e di prese di posizione che sono venute avanti in questi mesi sui quotidiani e sulle riviste specializzate. Un riferimento non nella parte del deliberato, ma almeno nella parte della relazione ritengo che potrebbe essere una mediazione che affronta peraltro un problema vero, una questione di civiltà.
Se invece il primo redattore del documento, che è il collega Riba, cui do atto - almeno per quello che riguarda la sottoscritta - di avermi sottoposto il documento, volesse rimanere sulla sua posizione, io pregherei dato che oggi è una giornata nella quale qualche piccolo strappo al Regolamento è stato fatto, per esempio, nella discussione del provvedimento riguardante Varallo Sesia - di consentire che questo emendamento venga posto in votazione e che magari venga bocciato.



PRESIDENTE

C'è una prassi per cui ci si riferisce sempre al primo proponente dell'ordine del giorno.
Dato che è stato detto che qui non c'è un costume anglosassone desidero ricordare che l'art. 80 del Regolamento recita che il rappresentante di ogni Gruppo può, al di là delle 24 ore, proporre un proprio emendamento. Come ci comportiamo, poniamo in votazione il documento? SPAGNUOLO Sono d'accordo. Almeno su questo.



PRESIDENTE

Bisognerebbe allora cambiare formulazione.
FOCO (fuori microfono) Presentiamo un ordine del giorno a latere.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Riba; ne ha facoltà.
RIBA La questione all'ordine del giorno è che la carne prodotta in Piemonte per il riconoscimento di tutti gli esperti della zootecnia, a cominciare dai nostri veterinari, ha eccellenti caratteristiche organolettiche che sono, dal punto di vista della qualità, le migliori. Anche quando si allevano i "limousin" lo si fa con caratteristiche tipiche della stabulazione piemontese, che è qualcosa di specifico. Il problema vero è che la situazione di migliore qualità della carne piemontese non è tutelata con un'apposita certificazione di garanzia che la evidenzi obbligatoriamente al consumatore.
La questione degli allevamenti, unita al problema dei 4/5 metri - lo dico per schiettezza - imporrebbe al Consiglio regionale di esigere al più presto degli approfondimenti. Gli animali giacenti e invenduti normalmente si vendono sui 600/700 chilogrammi e non hanno niente a che vedere con i cosiddetti "sanati", che a Roma si chiamano "vitella", e che vengono venduti a 200/250/300 chili. Gli animali stanno passando dai 700 ai 900 chili rapidamente, con rischi dal punto di vista sanitario per le conseguenze dell'obesità, dovuta ad un sistema di sovralimentazione o di alimentazione normale, giunti oltre un determinato livello di maturazione commerciale. En passant, consentitemi di dire che io sono d'accordo per i vitelli, sono d'accordo per i suini, sono d'accordo per i polli, sono d'accordo per i conigli, perché gli animali sono tutti uguali.
Se il Consiglio ritiene di dover anticipare la discussione aperta dalla proposta di legge sulle tecniche di allevamento, facciamolo comunque con un ordine del giorno separato perché si rischierebbe di sollevare una serie di perplessità relativamente all'accostamento. La migliore tecnica di allevamento esercitata in Piemonte comporta infatti maggiori perdite. Se si allevassero gli animali come si allevano in Francia, naturalmente i nostri operatori non correrebbero questo grave rischio di concorrenza. Se per adesso diciamo: "Dovete allevarli con determinate caratteristiche" potrebbero risponderci: "Ma vi rendete conto del problema che ci sta penalizzando?".
Ringrazio la Consigliera Spagnuolo e gli altri Consiglieri per l'apprezzamento espresso sul documento; l'alterarlo nell'estensione della materia sarebbe un elemento poco opportuno di fronte a questa situazione.



PRESIDENTE

Mi pare che la risposta sia sufficientemente chiara.
Vorrei ricordare che è già stato approvato un documento sul "sanato" da parte del Consiglio regionale.
CAVALIERE (fuori microfono) Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Cosa intende fare adesso: vuole presentare un ordine del giorno separato? CAVALIERE Resto dell'opinione che l'argomento è del tutto attinente, trattando il problema della qualità delle carni piemontesi. E' del tutto attinente perché non credo si faccia un favore agli allevatori e all'allevamento piemontese dicendo: "E' sempre andato tutto bene". Questo non è vero perché abbiamo avuto estrogeni a profusione, perché abbiamo avuto una serie di problemi, perché abbiamo ancora certi tipi di allevamento intensivo non sono la generalità, ma una piccola minoranza, storicamente sono poco legati al mondo dell'allevamento piemontese - che, a mio parere danneggiano gli allevatori.
Esiste dunque un problema a cui dobbiamo mettere mano per garantire la qualità della nostra carne. Credo quindi sia del tutto opportuno e logico l'ordine del giorno! Se poi non si vuole prendere in considerazione questo dato, si metta ai voti l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 26 contrari e 6 astensioni.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 237, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte con riferimento alla gravissima crisi del settore zootecnico generata dall'allarme per il morbo della 'mucca pazza' diffusasi in Inghilterra anche a causa di occultazione da parte delle autorità inglesi volte a tutelare gli interessi britannici ai danni dell'intera comunità: richiamate le manifestazioni di protesta in atto in tutto il Piemonte a causa dell'esasperazione dei coltivatori ormai nell'impossibilità di fare fronte ai danni zootecnici ed economici prodotti dalla crisi dei prezzi e dal crollo delle vendite rilevato che le quotazioni dei vitelloni sono scese di oltre il 30 mentre le vendite sono precipitate di oltre il 40% e che la crisi si sta aggravando di giorno in giorno rilevato altresì che le cause della crisi, assieme all'allarme sanitario sono: a) l'aliquota IVA che incentiva massicce operazioni di importazione di carne dall'estero b) la massiccia violazione delle norme sanitarie e fiscali da parte di importatori per mancanza di adeguati controlli e per la stessa natura delle normative facilmente eludibili constatato che si rendono indilazionabili interventi di certificazione di origine per il prodotto offerto nelle macellerie ed interventi urgenti di sostegno al settore, appesantito, oltre che dalle perdite, da ingenti quantità di bestiame invenduto chiede al Governo 1) di promuovere la dichiarazione di crisi grave del settore 2) di ridurre le percentuali IVA per le carni vive e macellate ai livelli medi applicati negli Stati della Comunità 3) di attivarsi per lo stoccaggio AIMA per animali di tutte le tipologie offerte dal nostro mercato nazionale e a prezzi che consentono almeno il recupero dei costi sostenuti dagli allevatori 4) di imporre la certificazione di origine per il prodotto offerto in macelleria impegna la Giunta a disporre una destinazione straordinaria di fondi di importo equivalente a quelli in corso di stanziamento da parte delle Regioni zootecniche, per interventi di sostegno al settore della zootecnia da carne".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 36 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 234 relativo alla raccolta, stoccaggio e cessione al Consorzio obbligatorio degli oli esausti


PRESIDENTE

Passiamo infine all'esame dell'ordine del giorno n. 234, presentato dai Consiglieri Griffini, Cavaliere, Bertoli, Ghiglia, Montabone, Moro, Vaglio Casari, Spagnuolo, Ghigo, Saitta, Rubatto, Suino e Rossi, di cui al punto 19) all'o.d.g. il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso: che all'VIII Commissione permanente del Senato era stata assegnata, nella scorsa legislatura, la legge quadro in materia di rifiuti, testo unificato delle P.P.D.L. n. 174, n. 175, n. 1390 e n. 1773 che ogni anno in Piemonte vengono venduti circa 6.000.000 di chili di oli minerali o sintetici considerato che, in attuazione delle Direttive CEE n. 75/439 e n. 87/101 il DL del 27/1/1992 n. 95 prevede che gli oli usati debbono essere eliminati evitando danni alla salute e all'ambiente, imponendo alle imprese produttrici e ai detentori l'obbligo di provvedere al loro conferimento presso i siti autorizzati alla loro raccolta, stoccaggio e successiva cessione al Consorzio obbligatorio degli oli esausti, nonché facendo divieto ai consumatori di procedere alla diretta eliminazione degli oli usati accertato che, ai sensi dell'art. 1, comma primo, lettera a), del citato decreto, debbano considerarsi ricompresi nell'obbligo di conferimento ai centri di raccolta anche i residui derivanti dalla sostituzione degli oli lubrificanti degli autoveicoli tenuto conto che dal combinato disposto dell'art. 6 e dell'art. 1, comma secondo, seconda parte, della legge 5/2/1992 n. 122 'Disposizioni in materia di sicurezza della circolazione stradale e disciplina dell'attività di autoriparazione', si evince che l'attività di sostituzione degli oli lubrificanti possa essere effettuata anche da privati cittadini, purch nell'assoluto rispetto delle norme vigenti in materia di tutela dall'inquinamento atmosferico e di smaltimento dei rifiuti considerato altresì che, ai sensi dell'art. 6, comma terzo, del DL n.
95/92, agli esercenti l'attività di rivendita al dettaglio di oli e fluidi lubrificanti per motori è fatto obbligo: 1) di mettere a disposizione della propria clientela ed esercire un impianto attrezzato per lo stoccaggio dell'olio usato 2) ritirare e detenere l'olio usato, estratto dai motori, presso i propri impianti 3) consentire, ove non vi provveda direttamente nel caso che non effettui la sostituzione, che il Consorzio obbligatorio degli oli esausti installi a titolo gratuito, presso i locali in cui è svolta l'attività, un impianto di stoccaggio degli oli usati, a disposizione del pubblico rilevato che la normativa vigente in materia demanda ai Comuni e alle Province il controllo sull'attività in argomento considerato che, nonostante le previsioni normative sopra esposte, che peraltro impongono notevoli costi a carico delle imprese e dei rivenditori al dettaglio di oli minerali, sono frequenti i casi di eliminazione abusiva dei liquidi in oggetto ritenuto pertanto che una parte dei residui degli oli acquistati da privati cittadini non sia smaltita secondo la normativa vigente, bensì venga eliminata nell'80% dei casi con modalità vietate, quali l'abbandono in terreni ovvero il versamento nei corsi d'acqua invita il Governo ed il Parlamento ad assumere sollecite iniziative per giungere quanto prima ad approvare la legge quadro in materia di rifiuti e ad emanare norme legislative idonee ad impedire la vendita di lattine di olio lubrificante nei punti ove non venga garantito il recupero degli oli esausti, per addivenire all'obbligo di sostituzione dei medesimi presso lo stesso rivenditore, in modo che in loco possa essere assicurato il rispetto dell'obbligo di conferimento degli scarti degli oli minerali presso i contenitori a ciò debitamente predisposti ed autorizzati impegna la Giunta regionale a promuovere in accordo con gli Enti locali iniziative volte a sensibilizzare i consumatori sull'esigenza della corretta raccolta ed eliminazione degli oli usati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Sono così terminati i lavori del Consiglio.
Invito i Capigruppo ad avvicinarsi al tavolo della Presidenza per la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,30)



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