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Dettaglio seduta n.57 del 29/05/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Farassino, Leo e Toselli.


Argomento: Psichiatria

Dibattito sulla psichiatria - Esame ordini del giorno n. 206, n. 220 e n. 228 e collegate interrogazioni ed interpellanze (seguito)


PRESIDENTE

Prosegue il dibattito sulla psichiatria, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Presidente della Commissione competente, Consigliere Grasso.
GRASSO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, inizio il mio intervento con alcune considerazioni sulle cose sentite ieri in aula. Non devo certamente essere io a difendere l'Assessore D'Ambrosio, ma devo rimarcare che, nelle riunioni della IV Commissione e nella relazione dell'Assessore D'Ambrosio non ho mai inteso la sua volontà di smettere di pensare sulle questioni della psichiatria.
Bisogna rimarcare che il dibattito scientifico e le scelte politiche viaggiano su livelli paralleli; non necessariamente le due cose devono essere contrastanti, però le scelte politiche devono fare il loro cammino supportate eventualmente dai dibattiti a livello scientifico, ma non si pu nemmeno pensare di dire "finiamo il dibattito scientifico e quando l'avremo concluso cominceremo con le scelte politiche". Bisogna cominciare ad attuare una strategia e strada facendo è possibile comunque arrivare a delle compenetrazioni.
Per quanto riguarda un altro elemento sentito in aula, cioè che il ricorso al privato ha portato un drenaggio di 130 miliardi, c'è da rimarcare che - per fortuna! - c'è stato un intervento dei privati sia laici sia cattolici. Non c'è stato un controllo molto accurato per quanto riguarda le locande o altri ambienti, ma se non ci fosse stato l'intervento di queste associazioni private si sarebbe sopportato un carico sociale ben maggiore.
Ho visitato alcuni centri che si occupano di psichiatria, in particolare un centro gestito dall'Opera Diocesana. Non è questa la sede idonea per fare pubblicità, però ho visto un centro (quello di Casalnoceto) che "viaggia" su livelli da società civile, su livelli europei. E' una cosa che fa bene al cuore vedere come si possono realizzare degli interventi moderni. Ho visto una struttura attrezzata con piscina, una struttura dove si faceva riabilitazione con sedute psicoterapeutiche, un ambiente molto funzionale, in cui i ragazzi sono molto sereni.
Si tratta di un centro di recupero e di riabilitazione rivolto ai giovani con età inferiore ai venticinque anni, e ho visto che questi ragazzi che avevano dei deficit a livello mentale vivevano in condizioni serene. Potevano anche uscire liberamente dal centro, sono stati accolti bene dal paese, possono andare al bar, andare nei vari negozi, la gente del posto li considera come amici.
Questa è una situazione che dice che non tutto quello che esiste sul territorio è da buttare.
La situazione dell'assistenza psichiatrica piemontese è oggi condizionata gravemente dalla legge Basaglia, la famosa legge n. 180/78.
E' una legge che ha comportato una vittoria della civiltà e della cultura ma è stata una vittoria incompiuta, perché quello che era un grosso risultato che si doveva ottenere non ha avuto l'adeguata formalizzazione e concretezza. Infatti, la legge non ha stabilito con quali criteri si dovevano sostituire le vecchie strutture manicomiali e dove queste persone dovevano essere assistite.
L'art. 6 diceva: "La cura deve avvenire in strutture psichiatriche extra-ospedaliere", però non chiariva come e con quali fondi dovevano essere realizzate.
Abbiamo anche visto che in Italia, per colpa di tutti (Stato, Regione e Comuni), non siamo stati in grado di spendere i soldi; i 3.000 miliardi assegnati dieci anni fa per strutture ospedaliere sono stati a tutt'oggi investiti in una percentuale ridicola rispetto alla cifra originaria.
Questo fa capire che abbiamo delle grosse difficoltà per attivare delle iniziative concrete.
In seguito alla legge Basaglia, la Regione ha approvato nel 1989 la legge n. 61, che in parte chiarisce quanto la legge n. 180 non ha detto. Da allora, però, è stato fatto poco e gli investimenti sono stati inattuati il problema è stato affrontato, secondo me, con inerzia, cioè lo si è lasciato andare avanti senza mai affrontarlo nella sostanza.
Si è partiti dalla situazione seguente: mancanza di organizzazione dei servizi psichiatrici mancanza nella realizzazione, o quanto meno gravi carenze, delle strutture intermedie, il che ha determinato l'inserimento dei malati in strutture alberghiere o socio-assistenziali comunque non idonee, per personale o per progetti riabilitativi, a gestire una problematica del genere mancanza di progetti integrati che tenessero conto dei nuovi disagi, che sono i disagi moderni - diciamo così - della tossicodipendenza dell'alcolismo e dei fenomeni depressivi; sono fenomeni questi che prima erano meno presenti e che oggi, invece, sono strettamente collegati con i problemi della psichiatria mancata realizzazione di collegamenti strutturali con le famiglie dei malati che, nel momento in cui si è approvata la legge n. 180, sono state lasciate sole ad affrontare il disagio dei loro figli e dei loro familiari sole ad affrontare un problema che non era loro, ma che le ha coinvolte in maniera totale mancata attuazione di reali operazioni di deospedalizzazione degli oltre 1.000 malati che si trovano tuttora in ospedali psichiatrici e che, secondo la legge vigente, dovrebbero essere deospedalizzati entro la fine dell'anno mancata realizzazione di una rete informatica dei flussi informativi sullo stato dell'arte della psichiatria (nel campo psichiatrico la situazione esistente è nota in maniera frammentaria e non puntuale).
Abbiamo quindi accolto molto positivamente il documento programmatico dell'Assessore D'Ambrosio come volontà dell'Assessorato e della Giunta.
Tale documento parte da due obiettivi importanti. In prima fase, cercare di risolvere, con il Piano Sanitario Regionale, le priorità assolute legate ad uno squilibrio del servizio delle attività psichiatriche, entro il mese di luglio 1996 (quindi con una data stabilita, indicata). In seconda fase rivedere l'assetto normativo della legge n. 61 entro dicembre 1996 in modo tale che questo sia in linea con l'organizzazione aziendale delle UU.SS.LL.; in questa fase dovranno essere rivisti anche gli standard e quindi si dovranno attivare degli investimenti.
Queste sono due fasi con date fisse, con precise indicazioni di impegno.
Noi siamo convinti che l'Assessore sarà in grado di rispettare questi termini e pertanto non possiamo che esprimere un parere fortemente positivo su tali impegni.
Come obiettivi operativi si impone: la creazione di un Osservatorio regionale, con il compito di un monitoraggio continuo della problematica della tutela della salute mentale questo va a sopperire alla mancanza di informazione e alla mancanza di dati concreti sulla realtà preesistente l'individuazione e la classificazione dei soggetti malati; questo vuol dire individuare esattamente le varie fasi della malattia, per cui abbiamo soggetti di esclusiva competenza psichiatrica, soggetti con programmi assistenziali gestiti dai servizi non psichiatrici, ma con consulenza del disagio salute mentale; infine, soggetti non di competenza psichiatrica.
Inserire questi soggetti in gruppi distinti non è facile, perché nel campo della psichiatria non è facile dire quando un malato è inserito o è un soggetto di questo o di quell'altro tipo. Questo però può servire per ottimizzare il lavoro che deve essere svolto nelle varie strutture organizzate, che sono poi gli ospedali con reparti per trattamento della fase acuta, gli istituti o i centri di riabilitazione e le strutture residenziali, quali le RSA per disabili. Tutto questo deve essere collegato con un'attività a rete integrata sul territorio, che sono le attività ambulatoriali day-hospital. In altri termini, se inseriamo in maniera corretta il malato giusto nel posto giusto, abbiamo l'ottimizzazione dei servizi, rendiamo al malato il servizio vero; non serve lasciare un malato in ospedale dove si esegue la terapia di fase acuta quando questo potrebbe essere benissimo lasciato in una RSA per malati disabili con costi inferiori e comunque con una terapia che può essere svolta anche in quell'ambito.
Concordo con quanto diceva prima la Consigliera Manica circa la questione degli organici e degli standard: devono essere rivisti nell'ambito della rivisitazione della legge n. 61, perché portano a costi che devono essere ottimizzati. L'obiettivo deve essere comunque quello di tendere ad una sanità possibile, non ad una sanità superiore, assoluta, che abbia il tutto; dobbiamo prefigurarci degli obiettivi anche minimi, ma questi devono essere accessibili, non escludenti quindi per nessuno, salvo poi - quando saremo ad un livello standard di servizio - cercare di migliorare il servizio, eventualmente con il miglioramento degli standard e dell'organico. Partire volando troppo alto può pregiudicare il risultato complessivo dell'operazione. E' giusta l'impostazione di volare magari un po' più basso, cercando di dare una sanità possibile, ma realizzarla in tempi brevi.



PRESIDENTE

E' così concluso il dibattito di carattere generale.
Ha ora la parola l'Assessore D'Ambrosio per la replica.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Signor Presidente, cortesi Consiglieri ed Assessori, ho ascoltato con notevole interesse tutti gli interventi succedutisi nel corso del dibattito, ovviamente anche quelli di coloro secondo cui è sempre tutto sbagliato, tutto da rifare, se la proposta o il progetto non è della propria parte politica; al punto che si evidenziano, nel documento programmatico da me presentato, forse perché questa mattina abbiamo parlato di psichiatria, "frasi allucinanti con visione autoritaria" (cito testualmente); dicevo che dopo aver ascoltato con interesse tutti gli interventi, mi sembra doveroso fare alcune riflessioni che nel contempo forniscono risposte alle questioni di maggiore rilevanza sollevate dai Consiglieri che sono intervenuti e che io personalmente ringrazio per il contributo di proposte, sollecitazioni ed indirizzi (mi riferisco ovviamente ai Consiglieri che hanno ritenuto opportuno orientarsi in tal senso).
Mi preme sottolineare che lo spirito del documento sottoposto all'attenzione del Consiglio è di tipo tecnico e non ideologico e mi è parso sia stato così recepito e forse accettato dalla maggior parte degli interventi. Sono convinto, infatti, che la sanità piemontese e la psichiatria in particolare abbiano necessità soprattutto di risposte di tipo tecnico, di tipo operativo, che consentano di passare dalla teorizzazione alla concretizzazione del progetto regionale "Tutela della salute mentale".
Sono altrettanto convinto che le diverse scuole di pensiero in materia possono essere complementari tra loro, il che è cosa ben diversa e lontana rispetto alla negazione della libertà di pensiero e del libero dibattito culturale sulla psichiatria. In questo sono confortato dal DPR 7/4/1994 "Progetto obiettivo Tutela della salute mentale", laddove si ipotizza un diverso approccio alla malattia mentale spostando l'asse degli interventi dal controllo sociale dei malati psichiatrici alla promozione della salute mentale e alla prevenzione del disagio mentale.
Nel corso del dibattito è stato sottolineato, dai Consiglieri Moro Bortolin e Riggio, il ruolo prevalente che deve avere la prevenzione nello scenario generale della psichiatria. Ricordando e quindi convenendo che la prevenzione del disagio non è compito solo della sanità, ma anche di altri settori quali l'assistenza e io aggiungo il lavoro. Noi stiamo predisponendo, tramite le Aziende UU.SS.LL., un'analisi del territorio con l'obiettivo di rilevare, USL per USL, una sorta di mappa del disagio soprattutto giovanile, che evidenzi le zone particolarmente a rischio e i fattori critici che determinano il disagio stesso.
Obiettivo di questa analisi è l'elaborazione di progetti specifici di prevenzione del disagio, grazie anche al coinvolgimento - in sede centrale degli Assessorati alla sanità, all'assistenza e al lavoro (ai quali proporrò un tavolo tecnico comune) e - in sede periferica - grazie al coinvolgimento delle UU.SS.LL., degli Enti locali, delle Associazioni di volontariato, delle rappresentanze sindacali e del privato sociale.
La prospettiva è di produrre un documento per la prevenzione delle malattie psichiatriche grazie al quale, ognuno per le proprie competenze siano attivati progetti concreti legati da un obiettivo comune.
Nel corso del dibattito è stato anche evidenziato - soprattutto dalla collega Simonetti - come sia improprio il ruolo delle case di cura convenzionate per la neuropsichiatria. Vorrei fare chiarezza una volta per tutte: l'ospedale è la risposta per le sole patologie in fase acuta. Per quelle post-acute di riabilitazione e di risocializzazione la risposta è un'altra: la risposta è di tipo residenziale o semiresidenziale.
Inoltre, è stato affermato che il ricorso alle case di cura convenzionate richiama una logica privatistica, quasi che il servizio sanitario regionale intenda svendere al privato la psichiatria. Affermo in maniera categorica che non ho alcuna intenzione di privatizzare la psichiatria né tanto meno la sanità pubblica in genere.
Il documento di programma, però, non può non tenere conto del mutato quadro normativo, soprattutto non può non tenere conto dei DD.LL. n. 502 e n. 517 che di fatto considerano le strutture accreditate sullo stesso piano delle strutture pubbliche, una volta convenzionate con le Aziende UU.SS.LL.
competenti per territorio, a meno che i Consiglieri di Rifondazione Comunista, adesso forza di governo, non riescano a far modificare i DD.LL.
n. 502 e n. 517 che sono i pilastri della nuova riforma sanitaria.
Questo giustifica l'indicazione che è e rimane soltanto un'indicazione fornita alle UU.SS.LL., di cui a pag. 17 del documento programmatico da me illustrato in quest'aula il 23 aprile u.s. e se il dibattito, così com'è stato precisato da qualche Consigliere, non si è tenuto in tempi brevi, la colpa non è assolutamente mia.
E' chiaro quindi che occorre tenere conto di tutte le risorse esistenti proprio per evitare il perpetuarsi del circuito parallelo pubblico-privato oggi esistente ed assolutamente non controllato o quanto meno coordinato questo nella psichiatria soprattutto.
L'ipotesi prevista dal documento va proprio in questa direzione ed il fatto di avere individuato i riferimenti per ogni Azienda è derivato da due considerazioni: da un lato, l'assistito non può essere ricoverato in strutture troppo distanti dal Dipartimento di Salute Mentale che lo ha in cura; dall'altro lato, nel territorio di molte Aziende non esiste alcuna casa di cura convenzionata. Pertanto, questa razionalizzazione non deve essere considerata operazione di segno mercantile, in quanto sicuramente regolamenta l'accesso alle case di cura convenzionate e non può essere considerata come prolungamento di ricovero, bensì come necessaria garanzia di continuità terapeutica da parte dei Dipartimenti di Salute Mentale il cui numero di posti letto ospedalieri è sottodimensionato.
Mi si accusa poi di voler esclusivamente tamponare le situazioni di emergenza senza assumere il ruolo di programmazione e di governo che il Progetto obiettivo assegna alle Regioni. A tal proposito, collega Manica debbo ricordarle che non è bello che lei in trasmissioni televisive in provincia di Novara affermi che l'Assessore non è assolutamente in grado di fare programmazione. Io spero, entro luglio, di fare approvare il Piano Sanitario Regionale. La bozza del Piano Sanitario Regionale vi sarà consegnata (nel nostro incontro in Commissione ci fu soltanto la proposta di linee programmatiche) entro il 10 giugno, dopodiché andremo a discuterlo in Commissione e quindi in aula. Desidero sottolineare che in un anno questo Assessorato, questa Giunta, riuscirà a fare quello che altri in dieci anni non hanno fatto, anche se io cito con piacere, perché è così che l'ultima approvazione regionale in ambito sanitario è stata fatta da un Assessore del PCI, il dottor Bajardi. Sarebbe opportuno, tuttavia, che sia la dottoressa Manica che il collega Riggio, che hanno con me un rapporto ottimale, al di fuori di quella che è la tensione politica, nelle loro esternazioni dessero atto che l'Assessore D'Ambrosio sta lavorando e tenessero soprattutto presente che l'Assessore ha avuto in eredità una sanità a pezzi, sotto tutti i punti di vista! Non mi riferisco solamente ai Direttori generali dichiarati decaduti e a tutto quanto è successo, ma a quanto di disastrato nella sanità c'è, soprattutto in riferimento all'apparato amministrativo, veramente in condizioni disastrose! In realtà, così come ho affermato nel documento, ho articolato l'impegno per la psichiatria in due filoni che procedono di pari passo: in tempi brevi garantire l'omogeneità dei servizi su tutto il territorio regionale; parallelamente la revisione della L.R. n. 61/89 che costituisce il momento di una programmazione di più ampio respiro. D'altra parte, le passate esperienze ci insegnano che di fronte a problemi gravi come quelli della psichiatria, per di più irrisolti da troppo tempo, la sola programmazione di interventi a medio e lungo termine non solo non risolve ma a volte aggrava i problemi stessi, provocando pericolosi vuoti assistenziali, così come è successo per la legge n. 180/78 e per la stessa L.R. n. 61/89, il cui sostanziale fallimento è da tutti riconosciuto.
A mio parere, quindi, la terapia più efficace consiste sì nel pianificare a medio e lungo termine, ma contestualmente è necessario fornire risposte concrete nell'immediato, perché per i malati psichiatrici e per i loro familiari a volte domani è già troppo tardi. Quindi è previsto nell'immediato l'avvio operativo dei Dipartimenti di Salute Mentale l'apertura dei Centri di Salute Mentale 12 ore al giorno, il collegamento con la rete dell'emergenza territoriale, il funzionamento di almeno un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura in ogni Azienda USL con un numero sufficiente di posti letto, la realizzazione a breve termine di centri semiresidenziali e residenziali, grazie al finanziamento di 10 miliardi in conto capitale già predisposto, ma non ancora deliberato.
Nel corso del dibattito è stato evidenziato da molti Consiglieri il problema dell'utilizzo incontrollato di strutture improprie, quali le locande e gli alberghi. Recentemente un'apposita Commissione dell'Assessorato alla sanità ha effettuato un'indagine conoscitiva sul fenomeno.
Le risultanze sono le seguenti: la presenza di assistiti psichiatrici presso strutture alberghiere è oggi quantitativamente ridotta fortunatamente, rispetto al passato (a Torino usufruiscono di tale forma di assistenza 256 persone in 21 strutture) e spesso presso la singola struttura è ospitato un numero assai limitato di assistiti.
Genera perplessità di ordine giuridico, per alcune tipologie di ospiti il fatto che nelle convenzioni stipulate dalle UU.SS.LL. sia previsto che le strutture, oltre al trattamento alberghiero, forniscano anche interventi al limite tra il sanitario e il socio-assistenziale. Durante le verifiche è stata spesso lamentata da parte dei primari la carenza di indicazioni regionali in materia; probabilmente la carenza di indicazioni regionali è la diretta conseguenza del contrasto evidente tra le prescrizioni della legge n. 61/89, la sua mancata attuazione e la presenza, di fatto, di situazioni difformi, ma al momento non facilmente superabili. La stessa gestione amministrativa della materia, posta in essere dalle Aziende sembrerebbe risentire di tale mancanza di certezze amministrativo giuridiche. Le Aziende fanno ricorso ai medesimi esercizi affidandosi a contratti che spesso prevedono condizioni diverse; le pensioni che ospitano gli assistiti non sono state selezionate sulla base di pubbliche offerte; i controlli sono stati previsti, ma non tutte le Aziende provvedono con periodicità ad eseguirli. Peraltro l'Assessorato, in passato, non ha mai monitorato il loro effettivo svolgimento.
Ritenendo indispensabile proseguire in tale attività di monitoraggio occorrerà necessariamente procedere ad un attento riesame delle procedure in atto, fornendo indicazioni di indirizzo e verificandone costantemente il rispetto.
In sostanza, come poter risolvere il problema? Anche in questo caso occorre definire ciò che è fattibile nell'immediato e ciò che invece va opportunamente pianificato. Perché, soprattutto in questo settore, bisogna essere realisti in assoluto. Nell'immediato i Commissari delle quattro Aziende torinesi, ai quali compete direttamente questa gestione, da me sollecitati in tal senso, stanno rivalutando con apposite Commissioni i soggetti inseriti nelle locande per evidenziare le situazioni di recrudescenza della patologia, prevedendo per questi assistiti l'inserimento in strutture con più elevati livelli assistenziali.
Sempre nell'immediato ho chiesto alle Aziende UU.SS.LL. un maggiore impegno nell'opera di vigilanza, impegno che deve essere continuo ed efficace, garantendo il necessario supporto degli operatori del Dipartimento.
Per il resto le strade perseguibili sono almeno due: la prima l'utilizzo di soluzioni residenziali, anche sperimentali, quali la casa alloggio o l'affido familiare, che consentano di dimettere da tali strutture almeno i soggetti più a rischio; la seconda, la riconversione di alcune locande in residenze assistenziali, per cui dal punto di vista formale, ma soprattutto sostanziale, gli alberghi possano configurarsi come strutture proprie. Almeno dieci di queste ventuno strutture si sono dette disponibili ad una riconversione.
Ho già riunito due volte, nelle ultime settimane, i responsabili delle quattro UU.SS.LL. torinesi e con loro mi sto impegnando per definire, in tempi brevi, la percorribilità di queste due ipotesi di lavoro.
Per concludere, vorrei cercare di chiarire alcuni punti della relazione programmatica presentata in aula il 23 aprile u.s.
Il Piemonte parte da una situazione per molti aspetti favorevole nonostante le numerose carenze. Ha una legge regionale, la n. 61, il cui valore politico-sociale non può non essere riconosciuto - dott.ssa Spagnuolo, lo riconosciamo ampiamente - basata sul territorio; una psichiatria non solo medicalizzata, ma con una gamma di risposte funzionalmente differenziate ed articolate. E' una legge che ha solo bisogno di essere ammodernata rispetto a due variabili, così come è doveroso dire in questa sede che la stessa legge n. 180, con tutte le critiche che si è portata dietro, ha alcuni suoi importanti pregi, primo fra tutti l'aver affidato il trattamento delle fasi acute delle malattie mentali all'ospedale generale, quindi ponendolo su un piano di parità con le altre patologie mediche.
Secondo: l'aver previsto una rete di ambulatori psichiatrici estesa a tutto il territorio nazionale; terzo, cosa non meno importante, il superamento e la chiusura degli ospedali psichiatrici.
Tornando quindi alla legge n. 61, dicevo che essa deve essere ammodernata rispetto a due variabili: a) il DPR 7/4/1994, che comunque si discosta molto poco dalla L.R. n.
61/89, ed è questo il vantaggio che c'è per il Piemonte b) il mutato quadro istituzionale, la configurazione delle UU.SS.LL. come Aziende, i criteri di finanziamento e gli Ospedali Azienda.
In realtà il problema vero è quello di dare attuazione ai principi della legge regionale; per poterlo fare in tempi brevi sono convinto che sia necessario intraprendere due principali iniziative: 1) rendere disponibili i finanziamenti in conto capitale, soprattutto per realizzare i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura di Ciriè e Chivasso dove mancano del tutto, e potenziare pochi altri 2) realizzare alcuni centri diurni soprattutto attraverso la ristrutturazione di spazi già esistenti. Siccome in una struttura di nuova costruzione un posto letto viene a costare all'incirca 80 milioni, sarà necessario ricorrere soprattutto alle ristrutturazioni di strutture già esistenti.
In ogni caso ritengo indispensabile ampliare la gamma di tipologie residenziali, anche attraverso la sperimentazione di forme assistenziali alternative, così come ho detto prima, case alloggio e affido familiare.
Il finanziamento in conto capitale trova il suo presupposto nella quota assegnata al Piemonte per il 1996, che ammonta a circa 40 miliardi, dei quali 10 verrebbero destinati alla psichiatria. Importante è la modalità di erogazione di tali finanziamenti. Intendo vedere direttamente con le UU.SS.LL. quali sono le priorità, in particolare valutando le possibili ristrutturazioni e i lavori di adeguamento di strutture già esistenti.
Questa Giunta non ritiene, in ogni caso, di erogare finanziamenti in conto capitale e a pioggia sulla base di valutazioni estemporanee prese a tavolino: questo è quanto è successo anche con gli ultimi 10 miliardi stanziati per la psichiatria e quanto è successo con l'ex art. 20.
Le UU.SS.LL. che avevano la possibilità di utilizzare questi fondi per il 40% non li hanno utilizzati, proprio perché non avevano programmazione nell'ambito della stessa Azienda. Nel passato i finanziamenti venivano spesso assegnati senza nemmeno sapere quale fosse l'area destinata ad ospitare le strutture: prima si erogava il finanziamento, poi si progettava e si studiava la fattibilità dell'opera.
La logica che intendo seguire è diametralmente opposta: il finanziamento sarà attribuito solo a fronte della certezza sulla fattibilità dell'opera e sulla precisa tempistica.
La seconda principale iniziativa è il pieno avviamento dei Dipartimenti di Salute Mentale, che non vuol dire solo nominare il responsabile, ma soprattutto vuol dire assegnare al Dipartimento, da parte del Commissario dell'USL, il budget: questa è la cosa più innovativa che andremo a definire sollecitamente e che, sicuramente, potrà in breve trasformare, non dico totalmente perché sarei un visionario, la psichiatria piemontese.
Perché è così importante affidare il budget? Perché questo, a mio parere, è il modo più efficace per responsabilizzare chi gestisce la psichiatria sui risultati attesi, cioè sui livelli assistenziali che devono essere garantiti: assistenza di base assistenza ospedaliera, assistenza semiresidenziale e residenziale.
In definitiva, il Dipartimento di Salute Mentale deve essere responsabile delle iniziative di prevenzione del disagio mentale e di promozione della salute mentale.
Ritengo che questo sia il cuore del problema: la psichiatria non ha funzionato e non funziona, come dovrebbe, in Piemonte, non solo per la scarsità di risorse, non solo per l'eccessiva rigidità degli standard strutturali ed organizzativi previsti dalla deliberazione della Giunta regionale attuativi della legge n. 61/89, ma soprattutto perché nessuno è mai stato responsabilizzato veramente nel garantire al malato psichiatrico sia la quantità che la qualità dei servizi.
Infatti la situazione attuale della psichiatria è paradossale: da un lato una rigida regolamentazione (gli standard della L.R. n. 61/89) dall'altro una non completa responsabilizzazione dei servizi psichiatrici.
E allora il problema diventa che nessuno è responsabile di niente, con i risultati e i casi che tutti conosciamo.
Questo vale per tutta la sanità, purtroppo, ma per la psichiatria assume una drammaticità del tutto particolare.
Non dimentichiamo infatti che nel nuovo scenario ipotizzato dal DL n.
502/92 la psichiatria rientra nelle cosiddette funzioni di tutela che l'USL deve comunque garantire, senza doverle correlare con un sistema di tariffe predefinito. Funzione di tutela che appunto viene finanziata a budget dalla quota capitaria assegnata al vertice dell'Azienda. In concreto, la Direzione generale dell'Azienda deve scorporare dalla quota capitaria (che per il 1996 è di L. 1.445.000 pro capite) la somma necessaria per garantire l'assistenza psichiatrica nel territorio afferente al Dipartimento di Salute Mentale. Il budget viene direttamente gestito dal responsabile del Dipartimento il quale, a questo punto, è davvero pienamente responsabile in prima persona della qualità e della quantità del servizio erogato in tutta la gamma delle sue articolazioni (assistenza ambulatoriale, assistenza domiciliare, assistenza ospedaliera, assistenza semiresidenziale e residenziale). Ovviamente questo budget deve essere concordato tra Direzione generale e responsabile del Dipartimento il quale, accettando di dirigere il Dipartimento stesso, acquisisce il budget e con queste risorse si impegna a garantire i livelli assistenziali previsti dalla normativa nazionale e regionale i cui risultati attesi saranno verificati periodicamente dal Direttore generale ed annualmente dal mio Assessorato.
Penso che i 329 miliardi spesi l'anno scorso possano in realtà, con questa assegnazione, dare dei risultati migliori rispetto al passato.
Vorrei fare ancora una considerazione relativamente alla questione del superamento degli ospedali psichiatrici. Innanzitutto occorre la piena responsabilizzazione delle UU.SS.LL. competenti per territorio. Per parte mia ho già disposto, con un'apposita deliberazione della Giunta regionale la costituzione delle Commissioni che dovranno valutare la tipologia di ospiti all'interno degli ex ospedali psichiatrici. Dalle prime notizie prevedo che il numero di assistiti, di competenza strettamente psichiatrica, potrà aggirarsi attorno ai 500 soggetti. Molti di voi già sanno che per quanto riguarda Collegno gli ammalati strettamente psichiatrici sono circa 80, per quanto riguarda Vercelli non ce ne sono gli ammalati psichiatrici come tali ci sono solo a Racconigi e a Novara.
Questo numero di 400-500 soggetti può molto facilmente ridursi a 200 circa, dei quali, probabilmente, addirittura la metà è dimissibile in tempi brevi, mentre per altri, circa 100 assistiti, è necessario trovare idonea sistemazione all'interno delle aree socio-sanitarie da realizzare anche all'interno dell'ex ospedale psichiatrico, così come prevede il DPR del 7/4/1994 "Progetto obiettivo Tutela salute mentale".
In definitiva ci troviamo di fronte a due possibili percorsi: 1) reperire soluzioni residenziali al di fuori della struttura ospedaliera anche attraverso forme sperimentali (case alloggio, affido familiare) 2) ristrutturare parte degli ex ospedali psichiatrici al fine di realizzare l'area socio-sanitaria attraverso l'eventuale alienazione di beni immobili dell'ospedale psichiatrico, così come prevedono il documento di indirizzo del Ministero della Sanità e la normativa nazionale.
Da queste brevi osservazioni appare evidente come la questione psichiatria sia estremamente complessa e soprattutto che, proprio per questo, debba essere affrontata in maniera globale tenendo conto di tutti i livelli assistenziali nei quali si articola.
Ho detto in precedenza che il nodo centrale è costituito dalla responsabilizzazione del Dipartimento di Salute Mentale.
Ribadisco che questo rimane l'obiettivo di fondo, un obiettivo che è quello più generale di tutta la sanità delineata dal DL n. 502 che, a mio parere, porta con sé alcuni valori di estrema efficacia e che in particolare porta con sé una grande forza: l'aver previsto, accanto ad elementi economistici tipici dell'aziendalizzazione (le tariffe, il sistema di accreditamento, la responsabilizzazione sui risultati, ecc.), alcuni concreti elementi di tutela delle fasce deboli, mutuati dalla legge n.
833/78. Ad esempio, va proprio in questa direzione l'aver scorporato dal sistema di tariffazione l'attività psichiatrica, quella per i tossicodipendenti, quella per i disabili, inquadrandole in funzioni di tutela che le UU.SS.LL. devono comunque garantire al di là del rapporto di economicità della prestazione.
L'unico limite che io non posso superare, ma che la Direzione generale dell'Azienda deve saper gestire, è costituito dal fatto che tutte le prestazioni sanitarie riconducibili a livello assistenziale (compresa la psichiatria) devono essere garantite con le quote capitarie, dalle quali per le funzioni di tutela, le UU.SS.LL. devono ricavare la somma necessaria per il pieno svolgimento.
Se si riuscirà ad attivare questo meccanismo all'interno delle Aziende allora sono convinto che il malato psichiatrico troverà servizi correlati al proprio bisogno: troverà un centro di salute aperto 12 ore al giorno, un servizio di urgenza che finalmente funzioni nelle ore non coperte dal servizio ordinario, un'assistenza domiciliare continua, un centro semiresidenziale accessibile tutti i giorni, un repartino ospedaliero con un posto letto disponibile, un centro residenziale dove possa essere inserito in un progetto di riabilitazione che non lo scarichi alla famiglia, ma che lo recuperi alla società e possibilmente alla vita attiva.
Prima di ringraziarvi per l'attenzione e concludere il mio intervento volevo far notare al collega Riggio che non c'è una Commissione per la psichiatria delle Regioni, ma è stato costituito soltanto un Osservatorio che riguarda la trasformazione degli ex ospedali psichiatrici, nel quale ci sono l'Umbria, il Friuli, il Veneto e le Marche. Non c'è il Piemonte poiché è inserito in altre Commissioni e non in quelle della psichiatria.



PRESIDENTE

E' così terminato il dibattito.
Passiamo ora all'esame dei vari documenti presentati sull'argomento.
Sono presenti alla vostra attenzione tre ordini del giorno: n. 206 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti n. 220 presentato dai Consiglieri Marengo, Bortolin, Manica, Suino Rubatto, Miglietti, Riggio, Peano, Angeli, Cavaliere, Spagnuolo e Foco n. 228 presentato dai Consiglieri Ghiglia, Burzi, Montabone, Deorsola Vaglio e Minervini.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Intervengo per richiedere la votazione per appello nominale sull'ordine del giorno n. 206, presentato dal Gruppo di Rifondazione Comunista.



PRESIDENTE

D'accordo.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 206, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata la drammatica situazione dei malati di mente e dei loro familiari e considerate le politiche fallimentari perseguite dalle Giunte succedutesi in oltre un decennio Impegna la Giunta ad elaborare, nell'ambito della proposta del Piano Socio-Sanitario Regionale, un 'Progetto obiettivo Tutela della Salute Mentale' che, in linea con la logica che ispira quello nazionale, superi la L.R. n. 61/89 unifichi e renda coerenti tutte le normative regionali finora adottate in materia di salute mentale a modificare l'intervento pubblico passando dal controllo sociale dei malati di mente alla promozione della salute e alla prevenzione dei disturbi mentali, spostando l'asse portante dei servizi dagli interventi fondati sul ricovero ospedaliero a quelli incentrati sui servizi territoriali, garantendo la protezione della salute mentale (prevenzione cura e riabilitazione) attraverso l'unitarietà e l'integrazione dei servizi psichiatrici e la loro azione congiunta e coordinata con i servizi socio sanitari di neuropsichiatria dell'età evolutiva, consultori, centri per tossicodipendenze, ecc.
a predisporre gli indispensabili servizi ed unità operative, nell'ambito organizzativo del Dipartimento di Salute Mentale (DSM), che, per l'elevata qualificazione degli operatori e la congruità degli organici, l'ampiezza degli orari di servizio, l'integrazione con il volontariato ed il privato sociale, siano posti nelle migliori condizioni possibili per affrontare le patologie più gravi, le nuove forme di cronicità, tutte le altre patologie l'urgenza psichiatrica e la riabilitazione e il reinserimento sociale dei pazienti, sia razionalizzando e qualificando la spesa, sia prevedendo l'impiego immediato di 10 miliardi di lire di spesa corrente per il potenziamento degli organici dei servizi territoriali e per il supporto alle famiglie che vivono con il malato a rivedere gli standard strutturali e funzionali (stabiliti nel 1990) delle strutture intermedie, Centri di Terapie Psichiatriche (CTP), Comunità Protette (CP) e Comunità Alloggio (CA), al fine di realizzare rapidamente i progetti esecutivi e l'immediata cantierabilità delle opere previste e già finanziate con la deliberazione del 14/7/1994: 'Assegnazione urgente a favore delle UU.SS.LL. di finanziamento per la realizzazione di interventi strutturali in psichiatria L. 10 miliardi' a modificare urgentemente l'atto deliberativo approvato recentemente dal Consiglio regionale 'Variazioni di assestamento al programma decennale e triennale di investimento, ex art. 20 legge 11/3/1988 n. 67', che incredibilmente, riduce i finanziamenti alle strutture residenziali e semiresidenziali previste per il primo triennio da 25,6 a 13,2 miliardi di lire, ripristinando l'impegno finanziario precedente a prevedere l'impiego straordinario di risorse finanziarie in conto capitale pari a 10 miliardi di lire all'anno per cinque anni (risorse eventualmente rimborsabili con quelle previste dall'ex art. 20), per dare attuazione al programma di investimenti nelle strutture residenziali e semiresidenziali a predisporre i progetti di superamento degli ex Ospedali Psichiatrici seguendo le 'Linee guida per la chiusura degli ex OP' del Ministero della Sanità e ad approvarli (considerati i pericoli di dimissioni selvagge, di nuovi abbandoni e di ulteriori emarginazioni di soggetti ricoverati negli ex OO.PP.) con apposite deliberazioni del Consiglio regionale".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI' 22 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 24 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 220, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte a conclusione del dibattito sulla tutela della salute mentale evidenziata la priorità che riveste il problema della prevenzione, della cura e del reinserimento sociale dei malati psichici rilevato il ritardo - accumulato negli anni - nell'avvio di strutture e servizi alternativi al ricovero ospedaliero e in istituto di malati psichici, in grado di evitare l'abbandono dei cittadini malati e delle loro famiglie tenuto conto delle esperienze positive realizzate nonostante le carenze di indirizzo regionale, grazie alle iniziative locali di operatori Associazioni di volontariato ed Enti locali preso atto della volontà unanimemente espressa di intervenire con urgenza nel rispetto delle leggi vigenti e del Progetto obiettivo nazionale 'Tutela della Salute Mentale', con scelte programmatiche regionali in grado di dare una più alta ed efficace risposta ai problemi dei malati di mente e delle loro famiglie, predisponendo ed approvando il Progetto obiettivo regionale Tutela della Salute Mentale Impegna la Giunta 1) a costituire in tutte le Aziende Sanitarie Regionali, d'intesa con le Direzioni generali delle ASR, i Dipartimenti di Salute Mentale e di nominare i responsabili, unitamente alla definizione di linee guida per la regolamentazione dell'intera attività dei Dipartimenti stessi, stabilendo per ogni Azienda sanitaria una percentuale obbligatoria minima di spesa destinata alla prevenzione territoriale 2) a garantire, sulla base di tappe stabilite, finanziamenti adeguati e certi per attivare, a livello dipartimentale, gli interventi di prevenzione e di cura: posti letto (SPDC), presidi ambulatoriali; servizi per la riabilitazione; strutture semiresidenziali e residenziali, con l'obiettivo di uniformare, in tempi relativamente brevi, le attività psichiatriche sul territorio della Regione, tenendo conto della specificità e disomogeneità che presenta 3) ad integrare le strutture private nel circuito della spesa pubblica definendo i criteri e le potenzialità di spesa, onde evitare il prosciugamento della spesa pubblica e la persistenza di un circuito parallelo 4) a superare l'utilizzo incontrollato di strutture improprie quali le locande, fenomeno che interessa la città di Torino 5) nell'immediato, a definire progetti, d'intesa con gli Enti locali finalizzati al superamento degli ex OP sulla base delle esigenze dei 1.112 circa attuali ricoverati per: a) reinserire nell'ambito della famiglia laddove è possibile o in strutture alternative le persone che vivono in questi Ospedali b) garantire loro l'assistenza economica, riabilitativa e di cura ed il reinserimento sociale c) definire un piano per l'occupazione degli operatori attualmente occupati negli ex OPN che preveda, tra l'altro, un corretto utilizzo di questo personale anche mediante corsi di aggiornamento e qualificazione privilegiandone l'inserimento nelle nuove strutture che si apriranno e nelle strutture già esistenti; nell'aiuto alle famiglie e nei servizi territoriali esistenti o in fase di predispozione d) vincolare finanziamenti destinati a realizzare i progetti di cui ai punti a), b) e c) e) verificare, attraverso uno specifico piano finanziario, l'effettiva economicità dell'eventuale recupero di ex OPN, anche tenendo conto di possibilità di ricollocazioni generali di questi edifici e di migliori collocazioni di strutture protette o comunità, in grado di ovviare al rischio di isolamento sociale perpetuo 6) a dare vita, all'interno dell'Assessorato alla sanità, ad un ufficio regionale per la tutela della salute mentale, per la conoscenza e l'analisi epidemiologica; per l'istruzione, il coordinamento e la consulenza delle attività in campo psichiatrico; per il controllo e la valutazione della qualità delle prestazioni erogate anche in relazione ad un relativo benessere dei cittadini malati e delle loro famiglie. Per mantenere i rapporti e il dialogo con i Direttori generali e con i responsabili del DSM, onde monitorare l'attuazione dei progetti e il rispetto della programmazione regionale Impegna altresì la Giunta ad avviare, nella fase di elaborazione della programmazione sanitaria ed assistenziale a livello regionale, un confronto tra Assessorati per definire programmi, competenze e risorse da destinare alla psichiatria nell'ambito della indispensabile integrazione sociale e sanitaria e per il confronto con gli altri operatori sanitari, con le Associazioni di volontariato e gli Enti locali a dare vita ad una fase di analisi e confronto sull'attualità ed applicabilità della L.R. n. 61/89 e sulle modifiche da apportare per rendere compatibile con la realtà la legge stessa e, tra l'altro, per elasticizzare gli standard per le strutture in modo da rendere possibile una pluralità di risposte ad avviare inoltre una fase di sperimentazione sul territorio in particolare sull'attuazione concreta degli obiettivi individuati e sui tempi di realizzazione, consentendo ai responsabili dei DSM delle Aziende fissate le linee generali, maggiore duttilità e discrezionalità sulle scelte e nelle risorse.
Impegna infine la Giunta a riferire al Consiglio, entro novembre, sull'attuazione degli impegni assunti sugli indirizzi e finanziamenti da definire per l'anno successivo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 22 voti favorevoli e 27 astensioni.
In merito all'ordine del giorno n. 228, chiede di intervenire per dichiarazione di voto la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.
SPAGNUOLO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno n. 228. Ho ascoltato la replica dell'Assessore che ha toccato molti aspetti e che sostanzialmente si è impegnato su una logica - se non ho capito male - di carattere programmatorio che dovrà essere, tuttavia, verificata con tempi e scadenze molto precise.
Su questo ordine del giorno mi sembra, tuttavia, che ci sia una qualche debolezza soprattutto per un punto per il quale, anche nel mio intervento ho sollecitato un atteggiamento più deciso da parte dell'Amministrazione regionale. Pertanto avrei voluto che questo punto in particolare venisse ripreso anche negli impegni che venivano richiesti alla Giunta. Mi riferisco alla questione delle locande a Torino per le quali non credo che sia sufficiente dire che se ne fa un utilizzo abnorme. Credo che dovrebbe essere considerato il fatto che noi non stiamo facendo un dibattito di carattere generale, ma stiamo facendo un dibattito di carattere specifico per cui questo punto avrebbe dovuto essere richiamato fra gli impegni che il Consiglio chiede alla Giunta. Per questa ragione specifica, che ho voluto motivare, il voto del nostro Gruppo non sarà favorevole a questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.
BURZI Signor Presidente, vorrei proporre al Consiglio - nell'ambito di una dichiarazione di voto, che sarebbe favorevole all'ordine del giorno che sta per essere messo in votazione, e visto che per i due precedenti la maggioranza si è astenuta, perché evidentemente buona parte dei contenuti in esso erano condivisibili, pur non essendolo evidentemente nel suo contesto - di accettare (qualora, evidentemente, anche gli altri firmatari del documento accettassero) il ritiro dell'ordine del giorno in essere.
Propongo quindi ai firmatari dei tre ordini del giorno (due dei quali finora non sono stati approvati) di lavorare, in vista della prossima riunione, per verificare la possibilità - che credo esista - di avere un unico ordine del giorno.



PRESIDENTE

Il Consigliere Burzi propone quindi di ritirare il proprio ordine del giorno, sempre nella condizione che sull'ordine del giorno da stilare ci possa essere il consenso unitario.
Non mi pare vi siano obiezioni rispetto alla proposta del Consigliere Burzi. Quindi, non per la seduta di domani, ma per quella del 4 giugno, si dovrebbe presentare un ordine del giorno unitario.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.
MARENGO Sono d'accordo con la proposta del Consigliere Burzi. Siccome abbiamo rinviato la votazione, propongo di formare subito un gruppo di lavoro anche ristretto, tra i diversi Gruppi che hanno firmato gli ordini del giorno, i quali si incontrano e domani mattina, se ci sono le condizioni per farlo, lo presenteranno.



PRESIDENTE

D'accordo, è benvenuta la proposta del Consigliere Marengo.


Argomento: Difensore civico

Dibattito sulla relazione del Difensore Civico - Designazione Difensore Civico (art. 12, comma terzo, L.R. n. 50/81)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g. che prevede il dibattito sulla relazione del Difensore Civico e la relativa designazione.
La parola al Vicepresidente della Giunta, Majorino.
MAJORINO, Vicepresidente della Giunta regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, introduco a nome della Giunta il dibattito sulla relazione del Difensore Civico, principalmente sulla relazione relativa all'anno 1995 e precedenti, per le ragioni che spiegherò.
Devo innanzitutto dire che spero non accada più quanto accadde il 13/7/1989, quando cioè per l'ultima volta a Palazzo Lascaris si procedette a dibattere la relazione del Difensore Civico, anzi le relazioni degli ultimi tre anni (1986, 1987 e 1988).
In quella occasione chi introduceva il dibattito sulla relazione del Difensore Civico era il Consigliere Valeri, in quanto Presidente dell'VIII Commissione dell'epoca, il quale ad un certo punto di fronte alla distrazione e alla presenza di pochi Consiglieri - nel contesto della quale si svolgeva il dibattito - ebbe a dire: "Chiedo se devo dare per letta la relazione, perché non mi pare incontri soverchia attenzione". Spero non mi accada la stessa cosa, anche perché non ho preparato una relazione scritta e quindi procederò sulla scorta di qualche appunto.
A questo proposito, cioè il fatto che oggi dibattiamo principalmente la relazione dell'anno 1995 e necessariamente le precedenti non discusse, devo innanzitutto ricordare che, nel corso della legislatura 1990/1995, a cominciare quanto meno dal 1991 - si potrà verificare dai verbali - il dibattito sulla relazione del Difensore Civico e la nomina del Difensore Civico è sempre stato un argomento posto all'o.d.g. dalla Presidente del Consiglio Spagnuolo, ma non se ne fece mai nulla, perché i Capigruppo ogni qualvolta si accennava alla calendarizzazione in concreto di questo punto dell'o.d.g., o per disattenzione o per non voler affrontare il problema o anche perché si diceva che il dibattito era bene farlo congiuntamente alla nomina del Difensore Civico - e siccome si è dimostrato in concreto come fosse estremamente difficile trovare una persona che non fosse pubblico dipendente, non fosse iscritta ad Albi professionali di nessun tipo e che potesse conseguire il quorum minimo dei due terzi dei voti (cioè 40 voti su 60) - la questione è sempre stata rimandata.
Infatti, ogni qualvolta apparivano all'orizzonte delle candidature, si verificavano con la lente d'ingrandimento: "Quale provenienza politica ha questa persona; questa persona potrebbe essere idonea, ma è targata; è targata troppo; è targata poco". Comunque si è andati avanti così per cinque anni.
Sempre riferendo le vicende delle relazioni non dibattute, l'ultima era del 1989.
Nel 1990 sul finire della legislatura, l'allora compianto Presidente Rossa fece un tentativo da un canto di conseguire la nomina del Difensore Civico e dall'altro di fare il dibattito sulla relazione. Fece precedere il tentativo di nomina quasi all'improvviso nel corso di una delle ultime sedute e il soggetto proposto ebbe ad incorrere in un infortunio, perch per una serie di ragioni non ebbe ad ottenere i voti necessari.
Ciò premesso sullo stato dell'arte del dibattito sulle relazioni e della nomina (alla quale si procederà presumibilmente oggi, in quanto calendarizzata), l'attuale Difensore Civico venne nominato la prima volta nel 1981 dopo l'entrata in vigore della legge.
La carica dura tre anni; venne rinnovato nel 1984 fino al 1987. Dal 1987 (dalla bellezza di nove anni) è in prorogatio; peraltro, anche negli anni di prorogatio, come in quelli precedenti, ha svolto egregiamente come avrò modo di dire - il suo lavoro di Difensore Civico con obiettività e con dedizione all'istituto e al proprio lavoro.
Ricordo brevissimamente, soprattutto ai colleghi che per la prima volta siedono in quest'aula consiliare, le tappe della legge sul Difensore Civico. In Piemonte nasce nel 1981, ma già aveva diversi precedenti nello Statuto di altre Regioni e nelle legislazioni regionali di altri consessi sotto il profilo culturale, nasce dall'istituto dell'Ombudsman tipico della legislazione svedese. In sintesi, per quanto ci riguarda, sullo sfondo dell'istituto dell'Ombudsman (letteralmente significa "uomo contro gli abusi"), nasce il Difensore Civico negli Statuti di alcune Regioni affinché venga attuato e tutelato - lo dico sinteticamente, perché il discorso sarebbe molto più lungo - il principio consacrato nell'art. 97 della Costituzione, laddove si dice: "I pubblici uffici sono organizzati secondo indicazioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'Amministrazione". Questa affermazione solenne non ha da essere solo un'affermazione che rimane sulla carta. Fra le altre disposizioni attuative per garantire il buon andamento della Pubblica Amministrazione c'è appunto l'istituto del Difensore Civico.
Ricordo che anche nella nostra Regione e secondo la nostra legge il Difensore Civico è stato istituito ai fini di tutelare il cittadino nell'ottenere dall'Amministrazione regionale quanto gli spetta di diritto per rilevare col di lui aiuto le eventuali irregolarità, negligenze ritardi o inadempienze dell'apparato regionale e per porvi riparo con un intervento presso le strutture burocratiche, del personale, presso gli Assessori competenti. Ciò non tanto per formare dei provvedimenti, che non è compito del Difensore Civico, ma per verificare, nei singoli casi concreti che vengono segnalati - dopo avere vagliato la fondatezza di larga massima, il cosiddetto fundus boni juris della lagnanza, della doglianza che gli viene prospettata - e controllare a posteriori gli atti amministrativi che sono stati compiuti, per colpire i ritardi, le negligenze, le eventuali inadempienze.
La legge introduttiva, che risale al 9/12/1981, ha avuto poi un ulteriore ampliamento di sfera, in seguito ad un disegno di legge presentato nel 1975 dall'allora Gruppo MSI-DN, dal Gruppo DC e dal Gruppo PCI dell'epoca. Erano tre disegni di legge che tendevano ad estendere l'interessamento del Difensore Civico alle strutture amministrative delle Unità Sanitarie Locali, perché nelle relazioni dei singoli proponenti si era osservato che per il Difensore Civico, che come funzione di istituto ha quella di tutelare il cittadino nei confronti della Pubblica Amministrazione, non era sufficiente la sua competenza nell'ambito della sola Pubblica Amministrazione regionale, ma era bene estenderla anche a latere. Come sappiamo, l'Assessorato competente e la Giunta hanno un'alta vigilanza sulle Unità Sanitarie Locali, ma con quel disegno di legge abbiamo voluto consentire al Difensore Civico di poter verificare torti negligenze e inadempienze delle strutture amministrative delle Unità Sanitarie Locali, il che non è stato male. Attraverso le corpose relazioni del Difensore Civico, laddove elenca meticolosamente, con giusta pignoleria, tutti gli interventi fatti, vedremo infatti che sono numericamente rilevanti gli interventi operati presso le Unità Sanitarie Locali.
A questo punto, è bene che io faccia una considerazione. Il Difensore Civico, come ha detto sin dalla sua prima relazione e continuando a ribadirlo in tutte le successive, si è trovato in una condizione abbastanza particolare. Ha ricoperto l'ufficio fino ai giorni nostri ed è stato un vero e proprio servus legum, svolgendo il suo compito con una carica di entusiasmo e ricevendo dall'1 gennaio al 31 dicembre, tolte solo le festività, ma compreso il periodo feriale, tutti i cittadini del Piemonte che si rivolgevano a lui per esporre le proprie doglianze. Ha scritto in ogni relazione che si è verificato un fenomeno, ovvero che la stragrande maggioranza dei casi a lui segnalati - e che nell'indice di ogni relazione meticolosamente indica non tanto con i nomi e i cognomi, che omette, ma con l'oggetto delle doglianze che gli sono state prospettate - riguarda materie estranee al suo ufficio, quindi estranee all'Amministrazione regionale. Una seconda parte, anch'essa abbastanza rilevante, riguarda doglianze relative ad inadempienze o simili di altre Amministrazioni che operano nella Regione, prima di tutto l'Istituto della Previdenza Sociale; solo una piccola parte riguarda casi nei quali il Difensore Civico ha potuto intervenire stando nella propria competenza.
Il Difensore Civico ha sempre scritto e ribadito nelle relazioni che ha ritenuto doveroso, per non deludere queste domande di giustizia che gli prospettavano i cittadini, di occuparsi anche dei numerosi casi che erano al di fuori della sua stretta competenza. Solo per citare l'esattezza di quanto ho detto - esattezza riscontrata nelle varie relazioni - nel 1995 ci sono stati ben 512 casi che il Difensore Civico definisce del tutto estranei alla sua competenza; 140 riguardano altri Enti operanti nella Regione, ma non più il Comune di Torino, che da alcuni anni ha un Difensore Civico proprio (è l'unico Difensore Civico che ha avuto il Comune di Torino e che è tuttora in carica; era stato nominato, ma presumo che la coincidenza sia stata puramente casuale, dall'allora Commissario prefettizio Malpica).
Dicevo, sotto il profilo statistico e di percentuali siamo sempre stati in questo ordine di idee: da 500 a 600 i casi extra-competenza; da 140 a 200 i casi di appartenenza ad altro Ente, presso il quale peraltro il Difensore Civico è meticolosamente intervenuto per tutelare il cittadino uno scarso numero (fra gli 80 e i 100 casi) riguardante disfunzioni dell'Amministrazione regionale.
I casi e le doglianze che riguardano situazioni del tutto estranee sono le più variegate. Esemplifico perché se dovessi citarli tutti occorrerebbero almeno un paio d'ore: si va dalla moglie che è separata dal marito e non ottiene gli alimenti da parte dello stesso, al cittadino che lamenta che il vicino fa rumori molesti di notte o che ci sono perdite di acqua; addirittura c'è un caso che fa sorridere che riguarda il gallo del vicino che canta al mattino presto e non lascia dormire.
In definitiva però si tratta di doglianze di gente umile che pensa di trovare un tutore dal quale andare. Anche la moglie diseredata che per sfamare i propri figli davanti al marito negligente va dal Difensore Civico, il quale ovviamente in questi casi dirà: "Rivolgiti al gratuito patrocinio presso il Tribunale di Torino", cioè le dà comunque dei consigli, e questa consulenza l'ha fatta il dottor De Martino esaminando annualmente circa 800 casi uno sull'altro. Siccome io so benissimo per averlo saputo talvolta dagli interessati, comunque dalla sua parola, che fra ricevere, sentire il caso, dare la consulenza o il consiglio, dire mezz'ora è poco; mille casi all'anno significa che si tratta di una persona che non ha fatto il gran burocrate, che passava a volo d'uccello nell'ufficio e dopo un paio d'ore se ne andava via. Questo lo dico perché è giusto che si sappia che il Difensore Civico, che fino ad oggi ha retto questo ufficio, ha veramente esercitato con spirito di servizio le sue funzioni.
Nel prospettare i numerosi casi che sono all'incirca la metà di ogni relazione (quelli che ho detto, con competenza, senza competenza o altro) ad un certo punto il Difensore Civico prospetta alcuni casi emblematici che a suo avviso - qui però possiamo anche non essere del tutto d'accordo costituiscono gravi inadempienze dell'Amministrazione: in alcuni casi negli anni si è poi ovviato, in altri casi, ad avviso del Difensore Civico, si continua a non porre rimedi.
In una delle tante relazioni lamenta che gli Assessori, che hanno una determinata delega, fanno la difesa ad oltranza dei propri funzionari, per cui quando il Difensore Civico va dal funzionario, come ha diritto di andare, chiede il perché del ritardo di una pratica, trova poi il "muso lungo" dell'Assessore che lo guarda - per così dire - "storto" (lo dico per rendere l'idea di quello che il Difensore Civico esprime) perché è andato a verificare ritardi, inadempienze o altro. In una delle prime relazioni aveva rilevato che una pratica che abbisognava dei pareri di diversi uffici, ci aveva messo sei mesi per passare dal secondo al terzo piano di una determinata struttura. Si sarebbe potuto - volendo - prendere i provvedimenti sotto il profilo un po' burocratico da parte di un Assessore nei confronti del proprio funzionario; allo stato attuale io ritengo, e la Giunta ritiene, che queste doglianze, queste inadempienze, queste disfunzioni per meglio dire, messe in evidenza dal Difensore Civico nel corso di questi otto anni e anche prima, per le relazioni precedenti possano essere meglio prese in considerazione, perché non è certo con una bacchetta magica che si può incidere sulle strutture burocratiche della Regione e dei suoi dipendenti, ma che si possa meglio ovviare o almeno tentare di ovviare se si vuole con il nuovo ordinamento del funzionariato che è in corso di esame da parte della I Commissione. Cioè a dire quando ci sarà un mutamento di rotta nell'organigramma di queste funzioni si potrà anche ovviare a queste varie disfunzioni che qua e là in tutte le relazioni vengono prospettate.
Riferendomi in particolare alla relazione dell'anno 1995, dicevo prima che certe prese di posizione non sono del tutto condivisibili. Per esempio così come fa in ogni relazione, il Difensore Civico, a parte certe disfunzioni degli uffici di cui ho detto poc'anzi, cita alcuni casi a suo avviso clamorosi in ordine ai quali le Giunte regionali non hanno preso posizione.
Qui mi corre l'obbligo di parlare di un caso di cui adesso indicherò il possibile rimedio, che almeno da tre o quattro anni il Difensore Civico prospetta nella relazione e a tutti i Consiglieri. Direi proprio che questo è un caso nel quale con passione il Difensore Civico si è prodigato per tutelare un cittadino; lo devo citare perché - ripeto - è diventato un'ossessione quasi per tutti i Consiglieri e per il Presidente del Consiglio dell'epoca e di oggi. Si tratta di un docente universitario che anni or sono aveva ricevuto dall'allora Assessore Cernetti (quindi parlo di più di sei anni fa) un incarico a proposito della Motonave Zanoobia.
Detto in due parole: l'allora Assessore all'ambiente aveva indicato ai Comuni circonvicini della cintura di Torino l'opportunità di affidare delle consulenze per studiare come smaltire i carichi della Motonave Zanoobia che avevano impestato in lungo e in largo anche il Piemonte. Sostiene il Difensore Civico che in seguito a certe espressioni usate dal Presidente della Giunta dell'epoca, che era il Presidente Brizio, poi dell'Assessore all'ambiente dell'epoca, sulla scorta di una dichiarazione fatta dall'Assessore all'ambiente della precedente Giunta, cioè dell'Assessore Cernetti, la Regione si sarebbe fatta carico di pagare questa consulenza.
Consulenza che era stata commissionata nel caso concreto al Comune di Leinì. Ora, secondo il Difensore Civico avrebbe dovuto essere la Regione a pagarlo; secondo il Servizio Legale, l'agguerrito Servizio della Regione, e secondo i funzionari dell'Assessorato all'ambiente, era più che giusto e legittimo che fosse il Comune di Leinì a corrispondere l'onorario di questo libero professionista, in quanto era stato il Comune di Leinì che gli aveva commissionato l'opera professionale. La diatriba si trascina da almeno quattro o cinque anni, è tuttora irrisolta, e nella relazione dell'anno 1995 il Difensore Civico lamenta che anche la nuova Giunta si è disinteressata, non si è fatta carico di pagare questo debito (si tratta di 10 milioni, ma questo poco importa: chi deve essere tutelato va dal Difensore Civico per 1.000 lire o per 10 milioni).
Allora a questo punto - e lo proporrò in sede di Giunta - chieder che il futuro Difensore Civico (non potevo proporlo quando c'era il dott.
De Martino perché aveva sposato la tesi che era la Regione che doveva pagare) si renda arbitro, amichevole compositore, di questa vertenza fra la Regione Piemonte e il Comune di Leinì per sbloccare la situazione di questo caso emblematico che ha turbato il Difensore Civico.
Fa poi altre osservazioni (mi riferisco all'ultima relazione, anno 1995), laddove critica e censura il comportamento della Giunta tenuto nel luglio 1995, allorquando di fronte alla sentenza del TAR che aveva decapitato i vertici delle UU.SS.LL., ritenne di nominare il Direttore sanitario o il Direttore amministrativo quale sostituto in seguito alla vacanza che si era verificata. Qui fa una pesante polemica sul come la Giunta ha fatto questa scelta, ma penso che abbia travalicato i suoi confini in quanto, fra l'altro, la deliberazione del 27/7/1995 non è stata impugnata da nessuno davanti al TAR. Comunque muove delle censure alla Giunta, perché ha coperto la vacanza dei Direttori generali decapitati dalla sentenza del TAR in una certa maniera.
Torna poi sul caso dell'arch. Sertorio (terzo ed ultimo caso di questa relazione) dicendo che male ha fatto la Giunta a provocare il passaggio dell'architetto dall'Assessorato ai beni ambientali all'Assessorato al patrimonio. Polemiche che hanno solo un valore accademico, perché come noto tra l'altro tutto questo veniva scritto nel gennaio 1996 - il TAR aveva già deciso chi aveva ragione e chi torto nella materia.
Ho citato questi tre casi, ma potrei farlo per ogni relazione presentata. Se ci sarà qualche Consigliere che, attento a questa materia vorrà porre altri casi all'attenzione della Giunta lo dirò in sede di replica.
Concludendo, a nome della Giunta, ritengo di poter affermare che il Difensore Civico che dal 1981 ad oggi ha svolto questo importante incarico lo ha fatto, come già ho detto, con spirito di servizio e ha svolto veramente quelle funzioni paraistituzionali di tutela dei cittadini piemontesi. Una delle carenze, però, delle disposizioni della legge istitutiva è che non è stata data sufficiente pubblicità a questo istituto per cui, come ho detto, sono circa un centinaio all'anno, mediamente, le persone che si rivolgono al Difensore Civico per lamentare le negligenze o le inadempienze dell'Amministrazione regionale.
Quindi, sarebbe bene che l'organo deputato, che mi pare sia proprio il Consiglio, provveda sotto questo profilo, soprattutto in occasione della nomina del nuovo Difensore Civico, a dare pubblicità all'istituto.
Al momento penso di avere, sia pure con la dovuta sintesi, riferito quelli che erano gli elementi essenziali per introdurre il dibattito.
Grazie.



PRESIDENTE

E' aperto il dibattito.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Presidente del Consiglio, care colleghe e cari colleghi, ringrazio il Vicepresidente Majorino per la qualità della relazione che ha svolto con competenza e anche con un certo gusto, un certo garbo ed una certa voglia di illustrare le proprie idee. A differenza di altri Assessori, questa volta sono contento di poter esprimere l'apprezzamento al lavoro di illustrazione di questa materia che il Vicepresidente Majorino ha fatto.
Un lavoro che sana anche una nostra inadempienza, parlo del Consiglio regionale, perché in effetti in tutti questi anni abbiamo trascurato il dibattito su quanto il Difensore Civico ci diceva. Spero che questo serva a tutti noi per non ripetere questo errore e per riuscire, ogni anno, ad affrontare i problemi che il Difensore Civico ci illustra.
In secondo luogo, voglio ringraziare il Difensore Civico uscente, il dottor De Martino, perché in silenzio - forse troppo in silenzio - ma con grande umanità, dedizione e competenza, ha svolto un lavoro difficile e ha prodotto delle relazioni ricche di dati ed informazioni che fanno meditare.
Su tutte le informazioni che ha dato il Difensore Civico, e che il Vicepresidente Majorino ha illustrato molto bene, rifletto solo su quella che concerne di più l'attività della Regione, cioè sulle inadempienze da parte del governo regionale e delle strutture regionali. Questo deve essere uno degli elementi su cui centrare la nostra attenzione, perché diventa un momento da superare.
Noi non possiamo accettare che si continuino a verificare inadempienze di scorretto funzionamento dell'Amministrazione regionale, così come illustrate dalla relazione del Difensore Civico. Penso che si concordi sulla volontà di superare queste inadempienze. Si ringrazi il Difensore Civico di averle segnalate e si ponga rimedio ad esse; una per tutte è il caso del pagamento che il Difensore Civico segnalava e spero che oggi sia già stato risolto.
Dove invece segno una distanza di valutazione è sul fatto che questo Difensore Civico, ma spero anche il successivo, ha fatto delle osservazioni sull'operato del governo regionale che, a detta del Vicepresidente Majorino, hanno un po' travalicato quelle che sono le sue competenze.
Se queste differenti valutazioni corrispondono a differenze di ruolo superiamole, Majorino. Se adesso l'Assessore competente, visto che fa parte del governo regionale, mal tollera che un Difensore Civico critichi azioni del governo regionale e viceversa un Consigliere di opposizione, leggendo le critiche del Difensore Civico al governo regionale, esulta, facciamo un passo in direzione reciproca! Diciamo invece che se il Difensore Civico verifica nei comportamenti del governo regionale una lesione di diritti o inadempienze, ben venga il suo parere. Direi di non censurare preventivamente questo tipo di attività.
La mia opinione su questi due casi, soprattutto sulle modalità delle nomine UU.SS.LL., è che ritengo che il Difensore Civico abbia criticato il governo regionale sulla base di una propria convinzione di violazione di diritti e non per criticare un governo regionale: guai se fosse così. Guai se il Difensore Civico si mette parte in causa tra parti politiche, questo non deve essere, ma guai anche a noi dire: "Attenzione, Difensore Civico di turno, non provare a mettere l'indice contro provvedimenti del governo perché i provvedimenti del governo non si discutono".
Dato che questa interpretazione può essere, senza malizia e senza polemica, dedotta da quello che ha detto il Vicepresidente Majorino, su questo dissento. Anzi chiederei al Difensore Civico un ampio spettro di azione nei confronti di violazioni e inadempienze, da chiunque perpetrate anche da iniziative dell'opposizione. E' bene avere un Difensore Civico con ruolo obiettivo, che risponde solo alla propria coscienza e al modo in cui egli interpreta leggi e diritti. Non mettiamo bavagli al Difensore Civico.
Il dottor De Martino non ne ha avuti, non ha avuto peli sulla lingua, se qualche volta ha travalicato, si può anche, per tempo, annualmente relazione per relazione, mettere a fuoco un rapporto, ma avrei timore di una situazione in cui il governo regionale comincia a dire: "Ti abbiamo nominato, ma adesso stattene un po' calmo e buono".
Termino il mio intervento dicendo che molte sono le cose che il governo regionale dovrebbe fare sulla base di tutte le relazioni passate; spero che si attivi su questo e che, in modo dettagliato, magari alla prossima discussione della relazione del Difensore Civico, si dia conto anche di alcuni significativi momenti di sofferenza che sono stati risolti successivamente all'intervento del Difensore Civico, in modo che noi possiamo misurare l'efficacia dell'azione del Difensore Civico, l'efficacia delle azioni messe in moto dai governi regionali che si succedono. A quel punto il Difensore Civico può veramente diventare un ausilio, non a una parte o all'altra, ma un ausilio al buon governo, che penso sia la finalità che, sia pure da parti opposte, tutti quanti in quest'aula perseguiamo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO L'argomento che stiamo affrontando è molto importante. E' opportuno che il Consiglio regionale vi dedichi qualche ora congrua; è indubbio che in questo modo cerchiamo di riparare ad una lunga carenza che c'è stata, che in qualche modo, indirettamente, ci dice quanto la precedente legislatura sia stata tormentata e sottoposta ad esigenze ed emergenze continue che anche dall'esterno hanno sovente imposto l'ordine dei lavori alle sedute del Consiglio regionale. Questo lo dico perché sento il dovere di richiamare le tante emergenze e le tante difficoltà che non voglio dire che abbiano impedito di trattare le relazioni del Difensore Civico che il dottor De Martino via via presentava, ma è indubbio che questo punto è stato all'o.d.g. per anni e che per anni è stato accompagnato da un'altra difficoltà della quale credo di dover dare conto a questo nuovo Consiglio che è stata quella del reperimento di una figura di Difensore Civico.
Per questo ringrazio il Vicepresidente Majorino per l'introduzione equilibrata, per la parte che ho ascoltato, della cui relazione ho chiesto copia del resoconto stenografico.
Mi sia permesso, inoltre, di ringraziarlo anche nella sua veste precedente di componente dell'Ufficio di Presidenza quando mi aiutò e mi fu testimone di quanto sia stato difficile negli anni precedenti ricercare una figura di Difensore Civico che riscuotesse il giusto quorum che la legge ricollega a questo incarico. Infatti, anche in sede di Commissione recentemente, mi sono permessa di ricordare quanto fosse importante che comunque venisse conservato un quorum estremamente vasto, proprio perch questa figura è il referente ultimo, comunque un referente importante per una serie di questioni che toccano non solo i cittadini, ma anche alcune carenze della Pubblica Amministrazione.
E' evidente che se la Pubblica Amministrazione non avesse carenze, se l'attività della Regione non avesse delle carenze, delle lentezze, non determinasse nei cittadini il dubbio che a loro danno vengono fatte anche delle ingiustizie, questa funzione non si troverebbe a dover essere attivata e a svolgere un ruolo che è importante e delicato. Un ruolo importante e delicato che richiede figure particolari.
Voglio anche dire al Consiglio che l'incidente che avvenne in aula della bocciatura di un'alta personalità nella tornata legislativa 1985/1990 fu anche motivo che bloccò molte autorevoli candidature e che fece rinunciare molti autorevoli personaggi della nostra comunità contattati, in quanto non erano certi di ottenere in aula il quorum indispensabile.
Voglio ricordare anche che non solo con l'avv. Majorino, ma anche con l'allora Presidente della Giunta, Brizio, ci attivammo verso numerose figure autorevoli. Demmo anche, indirettamente, una riprova di quanto il Difensore Civico debba essere per la comunità regionale piemontese un punto di riferimento.
Rispetto ad alcuni casi segnalati come emblematici dal Difensore Civico uscente, riterrei di sollecitare questa Giunta regionale - cosa che feci già con la Giunta regionale precedente - di risolvere, per quanto è possibile, uno dei casi che viene segnalato, quello del dottor Pescarmona.
Questione che si trascina da molto tempo e che lungo la sua strada ha visto provvedimenti ed impegni, anche scritti, da parte di amministratori precedenti che evidentemente gli davano titolo per richiedere una conclusione favorevole delle sue spettanze.
Di questa questione, ripeto, parlammo sovente con l'esecutivo della Giunta precedente e di conseguenza il dottor De Martino ha richiamato ulteriormente tale vicenda. Il ruolo del Difensore Civico, come appare dalla relazione, è un ruolo, per quello che riguarda la Regione, che ci porta all'esclusiva trattazione di problemi che hanno una sfera di competenza regionale. Fra i casi trattati (733), 140 sono di competenza specifica e 593 invece esulano dalla competenza regionale, pur riguardando casi, situazioni e persone per cui i cittadini intendono rivolgersi alla figura del Difensore Civico. Credo che in prospettiva bisognerebbe pensare ad un più forte coordinamento tra il ruolo del Difensore Civico della Regione Piemonte e il ruolo dei Difensori Civici soprattutto nelle grandi città.
Concordo con alcune osservazioni della relazione; ho voluto citare il caso specifico del dottor Pescarmona. Così come, sulle questioni di carattere generale, desidero dire che concordo anche con alcune osservazioni che vengono fatte in ordine alla struttura e all'organizzazione anche burocratica (dando a questo termine il risvolto autorevole che esso può comportare) della Regione Piemonte: il fatto che talvolta non è soltanto cambiando nomenclatura che si migliorano le situazioni, ma bisogna guardare al merito delle questioni. Mi riferisco in particolare alla problematica, che qui viene toccata, dei cosiddetti uffici di comunicazione della Regione, ed i consigli autorevoli che ci vengono dalla relazione possono essere utili.
Mi auguro indubbiamente che le figure che seguiranno al dottor De Martino sappiano avere la competenza - perché indubbiamente De Martino l'aveva - ma sappiano anche acquisire quel qualcosa di particolare che il dottor De Martino aveva, e cioè una grande conoscenza dall'interno, nel suo caso, della struttura regionale. E mi è dispiaciuto leggere, in questa sua ultima relazione, quel punto nel quale De Martino dice: "Sono stato frustrato dall'avere segnalato tanti casi, tante situazioni e poi di non averli visti risolti". Per chi conosce il dottor De Martino e vuole - anche con questo intervento - salutarlo, bisogna dire che egli ha certamente dato ad ognuno di noi moltissime sensazioni, tranne quella di essere una persona frustrata. Desidero porgere un ringraziamento ed un saluto personale al dottor De Martino.
In questi lunghissimi anni, ed in particolare in questi ultimi cinque anni, lo ricordo anche per l'ironia, la simpatia, l'intelligenza e l'argume che ha saputo far sentire intorno a sé. Per me è stato anche l'esempio di come si possa invecchiare in allegria, perché De Martino non mi ha mai lasciato una volta, nei moltissimi momenti di incontro che ho avuto con lui sia prima come dirigente, che poi come Presidente del Consiglio regionale senza tornare per un attimo indietro e dirmi una qualche battuta allegra.
Credo che questa sua caratteristica ci dica quanto, nella figura del Difensore Civico, siano importantissime delle doti di umanità: lui le aveva.
Noi ci auguriamo che le scelte che andiamo a fare portino persone esperte, ma anche persone umane come noi abbiamo avuto nella figura di De Martino, che io ringrazio davvero.



PRESIDENTE

Ringrazio molto anche lei, Consigliera Spagnuolo.
La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intanto non ho capito come mai abbiamo messo assieme la discussione sulla relazione, la doverosa riflessione sulla relazione annuale del Difensore Civico, con l'elezione del nuovo Difensore Civico.
Credo, e chiedo, che l'elezione del nuovo Difensore Civico abbia un'istruzione diversa e più ampia, nel senso che - a mia memoria - non mi è stato ancora illustrato, né in Conferenza dei Capigruppo né in altri ambiti, il criterio di scelta del nuovo Difensore Civico, ricordando ed essendo anch'io concorde con il fatto che bisogna comunque sopperire al problema di ricoprire questa carica. Questo problema esiste, ma non sono stati decisi criteri, non sono neanche state presentate candidature. Non c'è una sede ufficiale dove sono state presentate candidature e non credo che si possa arrivare tout court presentando una o più candidature cinque minuti prima di votare. Non credo che questo sia il modo di scegliere il prossimo Difensore Civico. Questo problema lo pongo a tutti i colleghi del Consiglio regionale.
Anche noi abbiamo una difficoltà di approccio: questo lo denota l'introduzione del Vicepresidente Majorino a questa problematica perch credo che il Difensore Civico così come si configura, più che nella nostra Regione, nelle nostre istituzioni, abbia delle difficoltà di interpretazione del proprio ruolo perché non abbiamo una legislazione che assegna ad esso un ruolo specifico, se non di richiamo, in qualche modo agli atti della Pubblica Amministrazione.
Non capisco come si possa dire che il Difensore Civico abbia travalicato i suoi compiti, quando il Difensore Civico - purtroppo! - pu solo dire: "Guardate che non avete fatto questo", oppure: "Guardate che avete fatto male quest'altro". Non ha altro potere! Non può cassare una deliberazione, non può fare ritirare un provvedimento alla Giunta, non pu compiere questi atti; può solo dire, secondo la procedura amministrativa: "Questo atto - visto che qualche cittadino mi ha chiesto un giudizio secondo me non è valido". E' proprio sparare sulla Croce Rossa, cioè sparare su un istituto che stenta ad avere un ruolo perché proveniamo da una cultura amministrativa diversa.
In altri ambiti - mi riferisco al sistema anglosassone - ha un contraltare diverso; noi invece abbiamo degli istituti di controllo desueti scusate il termine, è improprio - abbiamo degli istituti di controllo abbastanza incongruenti. Gli atti dei Comuni e delle Province vengono controllati dai Co.Re.Co. che nominiamo noi, cioè i politici nominano gli organismi di controllo; fra l'altro quest'anno li abbiamo anche nominati di maggioranza, per cui una maggioranza politica controlla gli atti amministrativi dei Comuni e delle Province. Questo è il sistema.
C'è poi l'istituto prefettizio del Commissario del Governo svuotato di tutte le sue prerogative. Questi sono gli istituti di controllo e verifica ai quali i cittadini, in qualche modo, si possono riferire.
Abbiamo infine questa figura, che ha un carattere quasi morale più che tecnico-legislativo, a cui si rivolgono non tantissimi cittadini, perch pochi conoscono questa figura. Il fatto però che molti cittadini vadano dal Difensore Civico della Regione anche per sottoporre dei problemi che non sono di stretta competenza regionale, significa che i cittadini hanno questi problemi e non sanno a chi rivolgersi. Questo è il problema delle nostre istituzioni.
Ci sono degli ambiti, ci sono dei problemi per i quali non si sa a chi rivolgersi, e posso comprendere il senso di frustrazione - non so se il Difensore Civico l'abbia vissuto o meno - di chi pone dei problemi e non ha alcun potere reale di far affermare, in qualche modo, il proprio ruolo.
Credo che, partendo da questo, dovremmo non cercare compiacenze in un istituto che non deve darci questo, ma cercare di riempire meglio questo ruolo, che deve sempre di più dare, non dico sicurezze, ma strumenti di richiamo dei cittadini nei confronti dei labirinti e anche dei muri di gomma della Pubblica Amministrazione. Questo lo deduco anche dalla relazione annuale del Difensore Civico.
Per quanto riguarda l'elezione del Difensore Civico, credo che non sia legittimo procedere subito, senza un'istruttoria adeguata o perlomeno la comunicazione delle procedure di selezione e delle procedure di acquisizione delle disponibilità.
La proposta che so esserci, non so da dove è emersa, da quale ambito istituzionale sia emersa, e quindi credo che ci debba essere un approfondimento diverso.



PRESIDENTE

Le dico solo, in merito alle sue perplessità, che la Conferenza dei Capigruppo l'8/3/1995, attraverso la mia persona, ha informato che il dottor Brunetti sarebbe disponibile ad accettare l'incarico.
Il dottor Brunetti è Presidente della II Sezione della Corte d'Appello.
Sulla base anche di una disamina avvenuta nelle sedute precedenti, accanto al nome del dottor Brunetti, nei confronti del quale non era stata sollevata alcuna perplessità, si era aggiunto il nome del dottor Barbaro anch'esso Magistrato.
Il 25/3/1996, il Presidente del Consiglio informa che pare ci siano le condizioni per procedere alla nomina del dottor Brunetti, in quanto la persona interessata aveva accolto - sempre che questo fosse stato gradito dalla maggioranza del Consiglio - tale ipotesi di nomina.
L'11/4/1996 si è convenuto, sempre nella Conferenza dei Capigruppo, di iscrivere formalmente il punto all'o.d.g. e procedere pertanto al dibattito e al voto.
Questo è quanto si può acquisire dai verbali delle riunioni dei Capigruppo.
CAVALIERE La sua comunicazione è quasi esatta. Ho partecipato alle riunioni dei Capigruppo, e in quella dell'8 marzo lei ha comunicato che esisteva questa disponibilità. Non conosco le procedure attraverso cui si è espressa questa disponibilità, e credo che ci debbano essere delle procedure. Come si ottiene questa disponibilità? Io posso avere la disponibilità di altre dieci persone aventi i requisiti per ricoprire questa carica.
Credo che per quanto riguarda la disponibilità - anche se non ho alcun rilievo, non conoscendo peraltro né il curriculum né altro circa il nome in questione - vi sia una questione di procedure, di come si manifesta la disponibilità e come si possano verificare altre disponibilità. Se ci sono altre disponibilità, queste non hanno potuto esprimersi, perché non sono stati creati i canali per costruirle.
Mi pare che ci sia una ricerca molto segreta e privata di questa carica, che invece dovrebbe essere una carica da ricercare pubblicamente pur con tutti i problemi che ci possono essere.



PRESIDENTE

Non ci sono procedure particolari, né tanto meno un bando di concorso e nemmeno vogliamo affidarci, visti i precedenti negativi, a società di consulenza.
Ne abbiamo parlato nella Conferenza dei Capigruppo: sono stati fatti nomi diversi, sui quali ad aures abbiamo trovato i consensi formali e sostanziali necessari. Non sono state fatte altre candidature. Mi dispiace che proprio questa sera venga posto un problema di ordine procedurale.
Teniamo presente, Consigliere Cavaliere, che il problema delle dimissioni del dottor De Martino - che voglio ringraziare sentitamente per il preziosissimo aiuto che ha dato nei confronti dell'Amministrazione e soprattutto dei cittadini - è stato sollevato già dal 1990, e che pertanto le sue dimissioni sono state reiterate a voce e formalmente in più occasioni. Pertanto il problema della nomina del successore era assolutamente notorio; nel corso di quella legislatura sono state avanzate altre candidature, che però non hanno avuto il necessario consenso per raggiungere il quorum dei voti.
Per cui, posto che non si può certamente andare ad un concorso pubblico su queste cose, e posto che dobbiamo comunque arrivare ad una soluzione ormai in gestazione da moltissimi anni, credo che la questione fosse ampiamente a conoscenza di tutti coloro che potevano appetire a questo incarico.
La parola al Consigliere Ferraris.
FERRARIS Presidente, mi associo anch'io a nome del Gruppo al ringraziamento al dottor De Martino per il lavoro che, per quattordici anni, ha svolto con grande passione, equilibrio e competenza.
Spero che, almeno dopo la relazione del Vicepresidente Majorino, una prima risposta positiva venga: la soluzione della lunghissima e tormentatissima vicenda della Motonave Zenoobia. Dopo la peregrinazione ambientale finirà anche la peregrinazione amministrativa che ha tormentato per diverso tempo molte Giunte, che hanno ricercato una soluzione.
Ma, a parte questo risultato, penso che si debba allargare l'orizzonte: dopo sette-otto anni di vuoto - com'è stato ricordato dal Vicepresidente Majorino - deve tornare una riflessione sul ruolo del Difensore Civico. Non possiamo limitarci soltanto al problema della nomina, rispetto al quale sono convinto che si debba procedere, perché ci troviamo ormai di fronte ad una confessata stanchezza. Non procedere è molto dannoso allo svolgimento della funzione, nonostante la straordinaria generosità espressa dal dottor De Martino.
In una stagione in cui molti cambiamenti istituzionali hanno modificato il ruolo del Difensore Civico, credo che sia però assolutamente necessario arrivare ad un rilancio significativo del ruolo stesso del Difensore Civico, assegnando - se possibile - funzioni nuove, più moderne, più adeguate.
Sicuramente in tutti questi anni alcuni aspetti positivi li abbiamo registrati. In Piemonte, tra l'altro, l'Ufficio di Difensore Civico è stato uno dei primi ad essere istituito (1981); ha incominciato ad operare nel 1982, credo anche con una buona legge regionale, visto che qualche elemento di modernità continua a conservare; la sua figura ha consentito comunque in assenza di altri meccanismi di tutela (se non quello della via giudiziaria ordinaria e della via amministrativa ordinaria), di garantire la tutela dei diritti di molti cittadini. Gli interventi sono cresciuti nel corso degli anni, sia di livello che dal punto di vista della qualità delle risposte che sono state date, contribuendo anche ad aumentare la sensibilità circa la necessità di adeguare la Pubblica Amministrazione a compiti nuovi.
Il secondo aspetto positivo, che è maturato in questi anni, è stato il contributo portato dalla legge n. 142, che per la prima volta ha riconosciuto anche ai Comuni e alle Province la possibilità di nominare i Difensori Civici e quindi di allargare un'esperienza che, sulla base di quanto già fatto dalle Regioni, aveva alle spalle una serie di elementi positivi. Accanto però a questi elementi di positività, non possiamo non sottolineare alcuni aspetti che, tutto sommato, rimangono negativi.
Il primo, fondamentale, è che il ruolo del Difensore Civico è un ruolo abbastanza fragile, in quanto non è un organo di giustizia amministrativa e non ha la possibilità di fare sentenze, di rendere obbligatorio ciò che decide; in sostanza, non siamo nella tradizione delle democrazie del nord Europa, che da sempre tutelano i diritti dei cittadini attraverso questa figura. Siamo nell'ambito di poteri di persuasione, che in Italia hanno solo valore per quel che riguarda il Governatore della Banca d'Italia e non per tanti altri poteri.
Credo che un altro argomento negativo e di debolezza sia il fatto che da parte degli amministratori, e in generale della burocrazia, c'è stato un tiepido accoglimento della filosofia che sottostà alla tutela dei diritti dei cittadini, perché nel nostro Paese è tuttora fortissima la difficoltà ad accettare la neutralità della Pubblica Amministrazione e a comportarsi di conseguenza.
Inoltre, a partire dagli anni '90, sono arrivate tre leggi importanti: una, l'ho già citata, è la legge n. 142; l'altra è la legge n. 241, che nella sostanza ha individuato una serie di meccanismi automatici di difesa dei cittadini sottraendo in qualche modo spazio, ruolo e competenze ai compiti del Difensore Civico; infine, il DL n. 29, con l'affermazione della distinzione dei ruoli di indirizzo amministrativo e dal ruolo di indirizzo politico. Tutto questo è stato vissuto come una riduzione del ruolo del Difensore Civico; in qualche modo, in tutto il Paese c'è stato un calo di attenzione che invece in passato era stata prestata al riguardo. Tant'è vero che, da quel che risulta dalle statistiche, non tutte le Regioni hanno istituito questa figura importante e che degli 8.200 circa Enti locali che operano nel nostro Paese soltanto pochissime centinaia, fra i quali il Comune di Torino, hanno istituito l'Ufficio del Difensore Civico.
Un altro aspetto negativo, questa volta però del nostro Consiglio regionale, è - come già ricordato - il fatto che dal 1989 non si discute di questa vicenda. Forse per le ragioni ricordate dalla Consigliera Spagnuolo: quelli dal 1989 al 1995 sono stati anni così caldi che la discussione purtroppo, si è trasferita troppe volte in altre sedi, in altre aule.
Dette queste cose, credo che però rimanga molto forte il bisogno di ridare ruolo a questa figura, perché ad oggi non è vinta la battaglia per un'amministrazione buona ed imparziale; non è vinta perché in questa Regione abbiamo una lentissima applicazione della L.R. n. 27, che è la legge di applicazione della legge n. 241, che è sopportata con fastidio che non vede la definizione di tempi del procedimento più ristretti e che nell'orgia di comunicazione che ci investe, non vede informare i cittadini rispetto ai diritti che hanno. Oggi non è avviata l'applicazione del DL n.
29, anche se in queste ore, di fronte ad un ritardo che ormai sta diventando una gravissima responsabilità politica di questa maggioranza, si tenta di rimediare ciò che è possibile rimediare, almeno in tutela dei diritti dei dipendenti della Regione. In questo anno di lavoro della maggioranza si è esasperata una discrezionalità amministrativa che credo avrebbe dovuto essere usata con più prudenza, abbandonando o comunque considerando con fastidio, anche in questo caso, procedure oggettive, come quelle previste nel FIP, peraltro suggerite dalla legge n. 241, concernenti l'individuazione e il riparto delle risorse e le modalità con cui devono avvenire, sulla base di criteri di grande neutralità.
Penso quindi che sia necessario un rilancio del ruolo del Difensore Civico. Questo può avvenire innanzitutto con la modifica della legge n. 50 del 1981, che è la legge istitutiva, e attraverso una lettura di questa legge accanto alla legge n. 27, in modo da realizzare quelle sinergie che esistono tra la legge di attuazione della trasparenza amministrativa e i compiti previsti per il Difensore Civico, valorizzando al limite anche compiti e funzioni di controllo da parte del Difensore Civico rispetto all'applicazione della legge n. 27. Si potrebbe prevedere - cosa che, mi pare, in alcune Regioni si stia studiando e forse in qualcuna sia già stata applicata - una convenzione con gli Enti locali, in modo particolare con quelli più piccoli, che non hanno la forza economica per sostenere il peso anche finanziario, del mantenimento di un Difensore Civico, per poter fornire questa funzione in termini sostitutivi, oppure per lavorare in modo congiunto e per svolgere, vista la grande autorevolezza e l'esperienza oramai accumulata nella nostra Regione, anche compiti di coordinamento del lavoro dei Difensori Civici di tutta la Regione. Credo che sia possibile in questa rivisitazione della legge n. 50, pensare anche all'estensione dell'iniziativa verso altre Amministrazioni pubbliche.
Con una legge successiva alla legge n. 50, la Regione ha deciso di occuparsi anche dei problemi relativi alle UU.SS.LL.; credo che - coperti gli Enti locali con la legge n. 142 - non possiamo sottrarci al compito di poter sollevare controlli anche nei confronti dell'amministrazione dello Stato.
Non sono invece convinto, anzi esprimo l'opinione contraria del mio Gruppo, alla modifica ventilata in Commissione circa la correzione del quorum per l'elezione del Difensore Civico. Credo che, proprio per il ruolo delicato che svolge, sia necessario un vastissimo consenso e che quindi le maggioranze qualificate debbano essere rispettate.
Il secondo punto sul quale credo che si debba lavorare è quello del potenziamento delle strutture e del personale se decidiamo di estendere sulla base del primo punto, in seguito alla modifica della legge, le competenze del Difensore Civico.
Il terzo punto è che sono fermamente convinto che il ruolo del Difensore Civico possa diventare un ruolo inutile se rimarrà operante su un organismo, la Regione, sostanzialmente in grave difficoltà istituzionale, e se non si avvierà di conseguenza un processo di autoriforma dell'Ente, in attesa del Federalismo. Non voglio con questo ricordare le cose dette in questi giorni dal Presidente Ghigo che sono di altro livello e che credo anche, con questo ragionamento, di sottoporre ad osservazioni critiche.
Credo che si debba, prima di rivendicare nuove funzioni, nuove competenze rispetto al Governo centrale, da subito incominciare a casa nostra un processo di autoriforma della Regione: attraverso un'applicazione rapida del DL n. 29; attraverso la semplificazione e la riduzione dei procedimenti amministrativi; attraverso la delega delle funzioni amministrative e la piena assunzione della politica di indirizzo e di programmazione che è tipica delle Regioni; attraverso il rafforzamento dell'imparzialità della Pubblica Amministrazione e la valutazione di efficacia dei risultati.
Fatte queste osservazioni di ordine generale, mi soffermo su due dei temi che sono stati trattati dal Difensore Civico, perché credo che meritino qualche attenzione. Il primo è quello che riguarda la vessata vicenda della sostituzione degli amministratori straordinari delle UU.SS.LL. Io sono convinto, Vicepresidente Majorino, che il Difensore Civico abbia fatto bene a muovere i rilievi che ha fatto, essendo questo un diritto-dovere del Difensore Civico nei confronti di un atteggiamento dell'Amministrazione regionale che, a suo giudizio, non era adeguato. Per io vorrei da qui partire per fare un altro rilievo su questa vicenda perché penso sia anche arrivato il momento di dire qualcosa in più rispetto a quello che è successo e quello che sta accadendo.
Io credo che la vicenda, non della sostituzione degli amministratori ma della nomina degli amministratori delle UU.SS.LL. fu un tentativo compiuto nel solco di quanto detto prima, nel solco della ricerca di neutralità di valutazione dell'Amministrazione Pubblica. Fu un tentativo di introdurre una valutazione neutrale, sposandola con molto coraggio, come gli amministratori devono avere, alla responsabilità di scelta, non sicuramente in termini di abuso di potere, ma unita all'esperienza e al buon senso. Le decisioni assunte a seguito di quelle nomine sono decisioni che oggi nelle UU.SS.LL., dove quegli amministratori oggi operano, fanno rimpiangere gli amministratori che se ne sono andati. Io non comprendo sul piano della sostanza (sul piano giuridico l'ho compresa benissimo) quale sia stata la differenza rispetto alla scelta compiuta dall'attuale Giunta.
E' stata utilizzata la stessa graduatoria in modo pedissequo, con molta paura, con qualche spostamento cervellotico dal punto di vista territoriale e alla fine senza responsabilità. Mi pare, e lo dico senza amore di polemica, ma nell'ambito di un rapporto corretto con l'Assessore alla sanità, sia già arrivato il momento di andare a vedere nelle UU.SS.LL. i risultati che si stanno verificando. Se fossi nei panni dell'Assessore non sarei contento dei risultati che si stanno verificando in molte UU.SS.LL.
del Piemonte. Il rispetto pedissequo, non mediato, di una graduatoria pu aver indicato bravissimi amministratori dal punto di vista dei punteggi, ma meno bravi amministratori dal punto di vista della gestione concreta. Tutto ciò non dovrebbe lasciare molta tranquillità agli attuali amministratori della Regione.
Il secondo punto su cui vorrei fare una riflessione è quello che riguarda l'applicazione della riorganizzazione del personale, sulla quale il dottor De Martino non dico si dilunga, ma fa alcuni rilievi. A pag. 28 con molta precisione, dà un giudizio negativo dell'art. 16 del disegno di legge n. 42 di riorganizzazione del personale, dicendo che c'è un travalicamento da parte del Coordinatore della comunicazione che va a sovrapporsi alle funzioni tipiche, in ogni parte del mondo, del Segretario generale della Regione. Per quanto riguarda l'art. 20, che individua lo Sportello del cittadino, osserva che si tratta di una funzione che va a sovrapporsi a quella del Difensore Civico.
Tra l'altro, tutto questo si sposa con un tentativo in questi giorni in atto, e peraltro fermo in Commissione per una riflessione rispetto alla quale pensiamo che il Presidente possa nella prima seduta della Commissione dare qualche contributo, di spostare l'Ufficio per le Relazioni con il pubblico dalle competenze gerarchiche che oggi lo vedono incardinato nel Settore Organizzazione a quello della Comunicazione. Arriviamo all'assurdo stando a quanto qui è indicato, che il Comunicatore ha competenze che si sovrappongono a quelle del Difensore Civico, confondendo i poteri di iniziativa e di proposta politico-amministrativa della Giunta regionale con la garanzia dei diritti dei cittadini.
Credo che questa sia una strada pericolosa perché rafforza situazioni di potere personale e non riorganizza la Regione. Ci troviamo di fronte ad una voracità di controlli, di assorbimento di compiti, di condizionamenti che credo di avere raramente registrato in questa Regione, almeno per l'esperienza che ho maturato. Credo quindi che sia giusto il richiamo del dottor De Martino al quale io aggiungo ancora di più un'esigenza, un forte richiamo a non concentrare in modo improprio funzioni diverse e in ruoli non adeguati.
Tutte queste cose non possono che suscitare un ulteriore allarme. Si apre qui una nuova questione che mi auguro non debba interessare il nuovo Difensore Civico, ed è il problema dell'informazione in questa Regione, che è un'informazione spesso non veritiera ed obiettiva. Il grande sforzo compiuto dall'Amministrazione, il bombardamento che è stato fatto dei mass media, non sta raggiungendo il risultato di fornire in molti casi un'informazione veritiera. Cito il caso rispetto al quale ho già detto in Commissione alcune cose, cioè quello del Testo Unico sull'artigianato.
Alcuni Consiglieri hanno presentato quattro o cinque mesi fa un disegno di legge su questa materia; l'Assessore competente bloccò questo disegno di legge annunciandone uno della Giunta. E' stato poi presentato, con quattro o cinque mesi di ritardo, con una campagna a dir poco sproporzionata su tutti i giornali locali del Piemonte: è stato propagandato come il primo ed unico esempio di Testo Unico in materia esistente in Italia.
Io credo che questa sia una cosa gravissima, perché si è danneggiato intanto il Piemonte per il ritardo inflitto non consentendo l'esame del disegno di legge perché la Giunta doveva pensarci, doveva riscriverlo e doveva presentarlo lei stessa; in secondo luogo, perché, dicendo ai giornali che è legge già operante, si suscita un inutile interesse da parte degli operatori, si spacciano sogni per realtà e, alla fine, si danneggia il lavoro che alcuni Consiglieri hanno compiuto. Io credo che questo sia estremamente grave ed ancor più se combinato con quanto annunciato, sempre in Commissione, circa un prossimo accordo con trenta testate giornalistiche locali che, in cambio di un po' di soldi, garantiranno pagine di informazione regionale, informazione della Giunta. Se questo capiterà e se la qualità dell'informazione è quella che abbiamo dovuto subire in questi mesi, io credo che ci troveremo di fronte ad un'autentica campagna di disinformazione che, sul piano democratico, deve essere valutata e giudicata. Non obbligatemi a dire che cosa significhi, al di là del metodo bulgaro adottato, questo tipo di operazione.
Mi auguro che il Consiglio regionale, attraverso un reale processo di autoriforma, abbia il coraggio, l'equilibrio, la forza di cambiare in meglio le cose che stiamo facendo, e che la nomina del nuovo Difensore Civico, accompagnata dalle opportune integrazioni istituzionali, possa porsi in questa direzione e dare risultati proficui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.
FOCO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anch'io ritengo che sia stato estremamente importante - mi si permetta questo eufemismo - fermare un attimo i lavori del Consiglio per riflettere, dopo tanti anni che non si faceva, sul ruolo e la funzione del Difensore Civico.
Il perché è già stato spiegato prima ed io non voglio aggiungere altri elementi. Non era motivo né di trascuratezza, né di sottovalutazione di questo ruolo e di questa funzione, men che meno da parte del nostro Gruppo.
Ritengo quindi che sia questa un'occasione preziosa per poter riflettere insieme sul ruolo e sulla funzione del Difensore Civico, proprio dall'ultima volta che ne abbiamo discusso ad oggi. Lo diceva già prima Paolo Ferraris; non voglio ripercorrere il cambiamento complessivo della normativa e delle varie leggi che hanno completato un discorso di trasparenza, lo ha già fatto lui in modo esemplare. Non per questo, a mio parere, viene meno il ruolo del Difensore Civico e non ne viene neanche sminuita la sua figura, che conserva questa funzione di relazione e rapporto tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione.
Mi si permetta una breve parentesi per aggiungere il ringraziamento del nostro Gruppo per il lavoro continuo, costante, assiduo, per la grande disponibilità, per l'intelligenza con la quale il Difensore Civico De Martino ha saputo svolgere questo ruolo, con la consapevolezza anche dei limiti della sua azione. Nel precedente Consiglio regionale, anche quando non dedicavamo uno spazio alla discussione, leggevamo però le sue relazioni e non le ritenevamo prediche nel deserto, perché erano effettivamente un'analisi attenta non solo dei casi che aveva esaminato e risolto, ma anche dello stato della Pubblica Amministrazione.
Vicepresidente Majorino, anche se nella sua relazione è stato attento e non ha calcato molto la mano, non mi preoccuperei del fatto che il Difensore Civico abbia un po' esorbitato dagli aspetti della legge, perch il Difensore Civico della Regione Piemonte, per legge, è limitato a ragionare sulla Regione Piemonte. Il dottor De Martino ha avuto capacità e grande umanità nel farsi carico dei problemi. Gli esempi che sono stati citati spaziano da problematiche riguardanti l'ambito familiare a quelle più complessive dei difficili rapporti tra gli enti. Credo che il caso Zanoobia sia stato anche esemplare per il nostro Difensore Civico De Martino e se c'è un rammarico da parte sua, penso sia quello di avere terminato il suo "servizio" senza essere riuscito a rendere giustizia a quella che lui continua a ritenere un'ingiustizia che è stata perpetrata nei confronti di un cittadino.
Nel momento in cui noi riflettiamo sul ruolo e la funzione del Difensore Civico, non possiamo non renderci conto della limitatezza della stessa legge; quindi, a mio parere - e su questo sicuramente avremo altre occasioni sulle quali ragionare e riflettere - dobbiamo porci il problema di un ruolo diverso del Difensore Civico della Regione Piemonte. Ritengo che possa - senza con questo travalicare la stessa libertà delle altre realtà piemontesi - svolgere un ruolo di coordinamento e/o di riferimento nei confronti degli altri Difensori Civici, oppure, in modo particolare - e questo potrebbe essere un ulteriore elemento - sopperire per quelle realtà che per difficoltà di bilancio non si sono dotate di un Difensore Civico.
Erano queste le osservazioni che volevamo portare al dibattito e all'attenzione del Consiglio.
Riteniamo anche noi che i tempi siano maturi per la scelta di un altro Difensore Civico. Comunque, Presidente, penso che dovremmo riprendere quelle proposte di legge al Parlamento, insieme ad altre Regioni, perché il Difensore Civico della Regione assuma quel ruolo e quella funzione che mi pare più consona ai tempi e all'attuale normativa e legislazione.
Ancora un appunto. Mi pare che il dibattito oggi sia stato costruttivo e sereno. Nel momento in cui esaminiamo la relazione del 1995 e quelle degli anni precedenti, mi pare di poter dire che De Martino non abbia mai finalizzato i suoi rilievi e le sue osservazioni a fini politici. Per questo, a mio parere, i rilievi che anche quest'anno ha fatto, e che sono ponderosi, pesanti, acquistano un peso ed una rilevanza maggiore e non devono rimanere una predica nel deserto. Per questo noi tutti dovremmo tenerne maggiormente conto nella nostra opera di legislatori.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.
COTTO Ho letto con molta attenzione la relazione del Difensore Civico e ho pensato di intervenire nel dibattito, sia per rispondere in modo positivo alla speranza espressa dal relatore, sia perché spero che l'argomento possa farci riflettere sul grado di soddisfazione percepito dai cittadini piemontesi nei confronti dei servizi offerti dalla Regione Piemonte.
A pag. 3 della relazione si ricorda che l'art. 2 della legge piemontese, istitutiva dell'Ufficio, conferisce, a chi ricopre tale carica il compito di tutelare il cittadino nell'ottenere dall'Amministrazione regionale quanto gli spetta di diritto.
L'attivazione dell'ufficio ha quindi lo scopo principale di assistere il cittadino e quello, correlativo, della verifica, da parte degli amministratori, attraverso le segnalazioni che vengono dall'ufficio circa la funzionalità o meno della macchina regionale, sia sotto il profilo normativo, procedimentale, sia sotto quello gestionale. Auspico che l'Assessore al personale possa proseguire, celermente, nel suo progetto di riorganizzazione del personale per rispondere meglio alle esigenze dei cittadini.
Il Difensore Civico rileva (pag. 4) che è ancora atavicamente radicato il convincimento che la Pubblica Amministrazione, anziché l'organizzatrice della vita sociale, sia un potere da subire. Mi permetto di consigliare di rileggere anche quanto riportato alle pagg. 6 e 7 della relazione.
La relazione del Difensore Civico non può essere archiviata dopo un dibattito che si ferma ai rilievi, senza che ad esso segua un mutamento di sostanza nell'azione della Pubblica Amministrazione nei confronti dei cittadini. Il mutamento di rotta, non più rinviabile - come ha detto il Vicepresidente Majorino - è veramente atteso dai cittadini. Non possiamo più permettere - come è già stato sottolineato - di continuare nelle nostre inadempienze.
La relazione del Difensore Civico può sembrare molto severa e critica per chi, come la sottoscritta, siede in Consiglio regionale da poco tempo.
Però se i nuovi Consiglieri, come semplici cittadini, si sono recati presso uffici della Regione per acquisire informazioni di carattere generale hanno avuto modo di constatare che il legislatore sovente complica le norme rendendole più complesse, ma anche che tante volte il cittadino non viene neppure lontanamente trattato - come sostenuto a vari livelli - da "cliente". Per non essere fraintesa voglio precisare che l'atteggiamento, a volte negativo, di dipendenti della Pubblica Amministrazione nei confronti del cittadino non è nuovo, ma è frutto di comportamenti individuali che mi auguro non siano più tollerati dalla Giunta, perché sono i cittadini a chiederci efficienza, sono i cittadini che giustamente vogliono risultati.
Non voglio, non devo e non posso generalizzare anche per la mia esperienza di dipendente pubblico. Do atto, per fortuna, che esistono dirigenti, funzionari, impiegati, addetti ad ogni livello, che rispondono positivamente alle aspettative del pubblico, mentre altri se lavorassero in un negozio verrebbero immediatamente licenziati dal titolare.
Potrei raccontare esperienze negative di cittadini e di amministratori di piccoli Comuni a contatto con uffici della Regione. Preferisco prendere come esempio una mia esperienza diretta. Qualche mese fa mi sono recata presso un ufficio per avere informazioni di carattere generale. Aspetto nel corridoio, il funzionario competente. La mia presenza deve aver dato fastidio ad un'impiegata che, con arroganza, mi chiede spiegazioni. Con voluta cortesia rispondo che sto aspettando il dottor "X" e lei nell'apprendere che ero lì prima delle nove - mancavano cinque minuti senza appuntamento, perde le staffe, inveisce contro di me e contro chi mi aveva permesso di salire.
Per difendere i suoi colleghi comunico la mia qualifica di Consigliere regionale. Le scuse sono state immediate, come la mia amarezza.
Invito tutti gli Assessori e i Consiglieri, che ancora non sono conosciuti dal personale, a girare per gli uffici, e invito, chi è conosciuto, a provare a cercare direttamente, senza filtro, per telefono gli addetti ai vari servizi. Dopo qualche mese una riflessione sul grado di soddisfazione, che provano amministratori di medi e piccoli Comuni, o semplici cittadini, nel tentare di avere risposte precise, potrà essere più profonda e più propositiva.
Il Difensore Civico ha usato un linguaggio duro, denunciando comportamenti non sempre rispondenti alle esigenze di coloro che si aspettano provvedimenti non lesivi di diritti e di interessi legittimi. Per quanto mi risulta, nessuno - per ora - ha contestato le sue affermazioni.
Credo nell'istituzione dell'ufficio del Difensore Civico e credo che per farlo funzionare bene debba avere autorevolezza e debba avere sede presso questo palazzo.
Desiderando incontrarmi con il Difensore Civico, prima del dibattito mi sono recata presso il suo ufficio. Una delle due segretarie, prima di aprire la porta, ha voluto essere ben rassicurata sulla mia identità. Aveva paura perché l'ufficio è frequentato anche da strani personaggi e, senza il servizio di portineria, tolto da pochi giorni, non si sentiva sicura.
Nella vita di tutti i giorni i cittadini sono condizionati dal funzionamento dei servizi: ritardo dei treni, attesa alle fermate degli autobus, fila agli sportelli, mancanza di informazione, sono alcuni degli aspetti che possono incidere negativamente sulla qualità della vita quotidiana. Un servizio è tanto più a misura di utente quanto più semplice è utilizzarlo, più disponibili sono le informazioni.
Il problema della comunicazione tra Pubblica Amministrazione e cittadini è ormai uno degli aspetti fondamentali che condizionano la qualità della vita quotidiana della popolazione.
Termino con una proposta. Perché l'IRES non predispone uno studio che sia in grado di fornire un'analisi delle fonti di soddisfazione/insoddisfazione nei confronti dei servizi offerti dalla Regione Piemonte ai cittadini "clienti" e - non dimentichiamolo - anche "contribuenti"?



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Ringrazio il Presidente per avermi concesso la parola. Non volevo essere assolutamente scortese con la Consigliera Cotto, che ha fatto una disamina anche molto particolare, ma spiegare perché ho reagito.
Io comprendo benissimo le dipendenti dell'ufficio del Difensore Civico che hanno avuto tanta diffidenza, come abbiamo noi come Gruppo consiliare della Regione Piemonte che siamo nella stessa sede e che costantemente ci dobbiamo difendere, essendo in un palazzo nel quale siamo soli, dove sovente non funziona l'ascensore e lo stesso dicasi per la luce elettrica dove si aggirano permanentemente degli estranei. Anche noi se qualche persona non conosciuta viene nei nostri uffici e se le nostre dipendenti sono sole e non la conoscono, avremmo lo stesso tipo di reazione. La questione è nota all'Ufficio di Presidenza. Ringrazio la Consigliera Cotto per avermi dato lo spunto per dire queste cose.



PRESIDENTE

Ringrazio sia la Consigliera Cotto che la Consigliera Spagnuolo e prendendo spunto da questa denuncia, prego la sensibilità dell'Assessore Gallarini di volere cortesemente prendere atto della situazione.
Sono state offerte alla Giunta delle soluzioni che potrebbero essere effettivamente razionali, per non dire ottimali, per risolvere una volta per sempre il problema degli uffici distaccati.
C'è stata un'offerta dal Banco di Sicilia di poter alienare, a favore della Regione, l'intero stabile ad un prezzo che la Giunta sta ora valutando; con l'abilità che riconosciamo all'Assessore, questo potrà essere veramente un nuovo risultato acquisibile per l'Amministrazione visto anche come è stata conclusa l'acquisizione degli alloggi di Via S.
Francesco d'Assisi. Questa è anche stata l'indicazione che ha dato all'unanimità, l'Ufficio di Presidenza che è stata trasmessa alla Giunta.
La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Sarebbe meglio se si potesse dare l'incarico a qualche altro Assessore visto come l'Assessore Gallarini si sta occupando degli edifici regionali compresa la sala del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Capisco la sua battuta, però l'Assessore Gallarini - se posso essere buon testimone - nei confronti dell'acquisizione degli appartamenti siti in Via S. Francesco d'Assisi n. 45, a fronte di una richiesta da parte della Cassa di Risparmio di L. 6 miliardi circa, ha concluso l'acquisto a L. 3 miliardi e 900 milioni.
Credo che coloro che si interessano del mercato immobiliare non possano che fare i complimenti e le congratulazioni alla Giunta per questo risultato economicamente molto significativo.
Prima di procedere alla votazione per l'elezione del Difensore Civico prego il Vicepresidente Majorino di prendere la parola per una risposta che egli sente di dare ai colleghi che sono intervenuti.
Prego, Vicepresidente Majorino.
MAJORINO, Vicepresidente della Giunta regionale In esito ai vari interventi che ci sono stati, desidero innanzitutto sottolineare che non è che io abbia voluto muovere - sia pure garbatamente qualche appunto al Difensore Civico per il fatto che lui sovente è andato al di fuori delle proprie competenze. Evidentemente non mi sono spiegato bene. Questo intendevo dirlo in chiave elogiativa. Lui si trova di fronte alle doglianze ricevute dalla gente, soprattutto dagli umili. Non dimentichiamo che in definitiva sono gli umili che vanno da lui per essere tutelati, anche prospettandogli problemi che esorbitano, di gran lunga dalla competenza non solo dell'Ente Regione, ma dalla competenza degli altri Enti pubblici. Lui, ciò nonostante, con somma pazienza, li ha ascoltati e non li ha mai mandati via dicendo: "Questo problema di cui lei mi viene a parlare non mi interessa, perché non è nelle mie competenze perché io sono il Difensore Civico della Regione Piemonte". Ha sempre prospettato loro le possibili soluzioni anche nei confronti di altri Enti pubblici o addirittura di altri soggetti privati con i quali loro erano venuti in contrasto. Ha svolto un'opera molta utile di consulenza nei confronti delle classi - indubbiamente - più deboli che a lui si rivolgevano.
In secondo luogo, vorrei ricordare che circa le competenze del Difensore Civico c'è stato, per ben due volte, nel corso di questi anni l'approvazione unanime di disegni di legge al Parlamento (una volta nel 1985, un'altra volta nel 1989) per l'istituzione del Difensore Civico regionale che abbia competenza sul territorio regionale, ma non con riferimento alla sola Regione, bensì un Difensore Civico che abbia competenza nei confronti delle disfunzioni e delle inadempienze di tutti gli Enti pubblici che operano nell'ambito del territorio della regione Piemonte. Ovviamente sono progetti di legge decaduti con il finire della legislatura. Ritengo però - come mi pare abbia suggerito il Consigliere Foco e sono perfettamente d'accordo - che sia utile ripresentarlo nel corso di questa legislatura.
Il Consigliere Chiezzi ha ricordato che sarebbe bene - a suo avviso che quando il Difensore Civico censura o espone delle critiche nei confronti di atti amministrativi compiuti dalla Giunta regionale, si prestasse attenzione a queste critiche. Su questa linea, sono perfettamente d'accordo.
Sulla relazione 1995 mi sono già espresso; quindi, da oggi in avanti sono d'accordo nel verificare le censure svolte in ordine alla non legittimità o non opportunità di provvedimenti da parte del Difensore Civico. Queste osservazioni saranno oggetto di attento esame da parte mia personalmente - mi riferirò alla Giunta in tal senso - e, volta che ci siano i presupposti, sotto il profilo della legittimità, dell'opportunità e della convenienza, eserciterò il potere di autotutela della Pubblica Amministrazione (che non è un'invenzione nostra, ma un istituto ultradecennale da quando esiste la Pubblica Amministrazione). Verificheremo i provvedimenti in ordine ai quali il Difensore Civico abbia prospettato perplessità sotto il profilo dell'opportunità, convenienza o legittimità per esercitare il diritto dell'autotutela, dopo ulteriore approfondito esame.
A questo proposito, in riferimento all'ultima relazione, ho affermato di non "condividere" le censure mosse al comportamento della Giunta nel caso dell'arch. Sertorio e nella sostituzione dei Direttori generali decapitati con il provvedimento del TAR 27/7/1995. Ribadisco, "non condividere" e non "censure inopportune", perché queste considerazioni avevano ed hanno, nel corso di questa relazione, solo un valore accademico.
Ciò che è stato fatto il 27/7/1995 è stata la sostituzione dei Direttori generali decapitati con i direttori e/o amministrativi e/o sanitari. E' un provvedimento superato che non è stato, né sotto questo profilo né sotto altri, impugnato davanti al Giudice amministrativo. Ho detto garbatamente a voce in colloqui, per così dire, privati - che era perfettamente inutile che si scrivesse nel gennaio 1996 (con ragionamenti opinabili, ma che possono anche avere una certa validità; è solo questione di puro diritto ci sono opinioni differenti e possono esserci opinioni divergenti) che male aveva fatto la Giunta regionale a fare quella tale sostituzione su un provvedimento amministrativo che - a Dio piacendo - non è stato impugnato da nessuno.
Lo stesso discorso vale allorquando scrive, sempre nel gennaio 1996 che ha sbagliato la Giunta regionale nella questione "arch. Sertorio". Ha un valore solo accademico il suo pensiero perché la questione venne portata dall'interessata davanti al TAR del Piemonte, che ha espresso la sua opinione e rispetto alla quale la Giunta regionale si è doverosamente adeguata.
Sul caso - è il terzo caso eclatante, anzi, ve ne è un quarto che vedremo subito dopo - di quel professionista che non è stato pagato dalla Regione Piemonte e neppure dal Comune di Leinì per la sua consulenza svolta nell'ambito della vicenda Zanoobia, dico subito che ho forti perplessità che possa la Giunta regionale erogare questo pagamento perché non esisteva un provvedimento formale di incarico al soggetto interessato. Per sbloccare però la situazione avevo già detto, e ribadisco, che al nuovo Difensore Civico proporrò - chiederò ed otterrò - che faccia da arbitro ed amichevole compositore fra il Comune di Leinì e la Regione Piemonte per sbloccare questa annosa questione.
Un altro punto che però ritengo doveroso accennare è quanto ha detto il Consigliere Ferraris, a proposito delle opinioni espresse dal Difensore Civico sul disegno di legge n. 42, attualmente all'esame della I Commissione.
A mio avviso, su questo punto è indubbiamente andato oltre non solo alle proprie competenze, ma anche all'opportunità di fare osservazioni al riguardo, in quanto si tratta di un provvedimento legislativo in itinere nella competente Commissione consiliare. Ha scritto nella sua relazione che cosa ne pensa su certi passi del disegno di legge. Direi che è stato inopportuno che si inserisse questo dibattito nel corso di una relazione: come Difensore Civico avrebbe potuto eventualmente partecipare ad una tavola rotonda e dire la sua al riguardo.
In conclusione, ritengo comunque - lo voglio ancora ribadire a nome della Giunta - di ringraziare il Difensore Civico per tutta l'opera svolta e senza retorica dico: svolta con capacità, competenza, passione e pazienza nei confronti di tutti i soggetti deboli che si sono a lui rivolti in questi quattordici anni.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Majorino.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Prima di procedere alla designazione del Difensore Civico, propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti provvedimenti: progetto di legge n. 172: "Istituzione della qualifica dirigenziale unica, in applicazione del DL 3/2/1993, n. 29" progetto di legge n. 157: "Istituzione della Consulta delle elette in Piemonte" progetto di legge n. 132: "Tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi. Attuazione della legge 28/12/1995, n. 549 - Deleghe alle Province".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono iscritti all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18,05 riprende alle ore 18,10)


Argomento: Difensore civico

Dibattito sulla relazione del Difensore Civico - Designazione Difensore Civico (art. 12, comma terzo, L.R. n. 50/81) - (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Dobbiamo procedere alla designazione del Difensore Civico, ai sensi dell'art. 12 della legge n. 50/81, il quale recita: "Requisiti e disposizioni per la nomina.
Per essere nominato all'Ufficio del Difensore Civico sono richiesti i requisiti per l'elezione al Consiglio regionale relativamente all'età ed all'iscrizione alle liste elettorali.
Il Difensore Civico è nominato con decreto del Presidente della Regione su designazione del Consiglio regionale.
La designazione del Consiglio regionale è effettuata a maggioranza dei due terzi dei Consiglieri assegnati alla Regione.
La votazione avviene a scrutinio segreto".
E' stata presentata la candidatura del dottor Bruno Brunetti, nato il 12/3/1923 a Torino, dove attualmente risiede, laureato in Giurisprudenza ed in Lettere moderne, vincitore di concorso quale Consulente Giuridico della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio. E' stato assistente universitario e Magistrato; Pretore Dirigente di Torino fino al 1985 Presidente della I Sezione Civile e successivamente della I Sezione Penale della Corte d'Appello; Presidente della Commissione Tributaria di Torino fino al 31/3/1996. Attualmente pensionato, coniugato con tre figli.
Si distribuiscano le schede per la votazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.
CAVALIERE Presidente, prima di procedere ad alcune mie considerazioni desidererei mi venisse da lei fornita l'informazione su come si è formalizzata questa candidatura. E' una proposta dell'Ufficio di Presidenza? E' un'autocandidatura? Vorrei sapere come viene formalizzata questa proposta. Ho bisogno di questa informazione.



PRESIDENTE

Ho già detto prima che, in base ad un giro di tavolo in un'ormai abbastanza remota Conferenza dei Capigruppo, erano emerse, dalle diverse parti presenti, due candidature: il dottor Brunetti e il dottor Barbaro.
Successivamente si è preso contatto con la prima persona, per cercare ovviamente di non mettere in concorrenza i due Magistrati. Si è parlato con tutti i Capigruppo per vedere se la candidatura del dottor Brunetti, il quale peraltro aveva assicurato la sua disponibilità, raggiungeva i consensi necessari.
A mio avviso, i consensi necessari sono stati registrati da parte di tutti i Gruppi, tranne la riserva di un Gruppo politico. Avendo acquisito almeno informalmente il consenso necessario per acquisire i due terzi dei voti necessari, oggi mi sento nella condizione - e mi auguro che il Consiglio voglia confortarmi con il suo voto - di proporre la candidatura di Bruno Brunetti. D'altra parte, procedure non sono state avanzate nella sede della Conferenza dei Capigruppo nelle diverse occasioni (almeno quattro) in cui abbiamo discusso di questo problema, e le procedure che ho a disposizione sono solamente quelle dell'art. 12 relativo a "Requisiti e disposizioni per la nomina". Altro non posso aggiungere.
La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Mi permetto di dirle che la candidatura non è stata formalizzata in alcuna riunione dei Capigruppo. Nell'ultima Conferenza dei Capigruppo si è parlato dell'argomento - rimando ad eventuali verbali e/o registrazioni - e si è detto che, al momento, la situazione era quella, che rimaneva aperto il problema e che si sarebbe dovuta prendere qualche decisione. Questo è quello che è stato stabilito nella riunione dei Capigruppo.
Il problema, però, non è tanto questo. Personalmente non ho alcunch rispetto al nome e al valore della persona; potrò in successive fasi anche votarlo. Tra l'altro, non mi è mai stato chiesto consenso o non consenso rispetto a questa candidatura, ma evidentemente la concezione di chiedere il consenso del Consiglio regionale è altra.
Comunque, al di là di queste, che sono altre considerazioni, quando si deve cercare una persona per ricoprire una siffatta carica, anche se questo non sta scritto da nessuna parte, il buonsenso, in mancanza di leggi scritte, vorrebbe che si facesse non dico un bando, non un incarico a ditte specializzate per stabilire graduatorie, ma un'informativa pubblica per dire: "E' vacante questo posto, i requisiti richiesti sono i seguenti".
Credo che questo sarebbe doveroso, perché darebbe delle possibilità a chiunque volesse ricoprire questa carica (probabilmente dopo questo atto ci saremmo trovati comunque in presenza di questa candidatura).
Sono molto preoccupato quando nelle votazioni ci sono le candidature uniche perché, amando un po' la democrazia, non va bene, ma non perché non si debba arrivare, su questo problema specifico, a candidature uniche.
Certo, forse è antipatico arrivare in Consiglio a contrapporre delle personalità di valore, ma avremmo dovuto e potremmo avere una rosa di nomi e nella riunione dei Capigruppo o nelle sedi appropriate vedere qual è la candidatura che riceve più consenso.
Questa candidatura, non so in quale sede nasce, se al bar o da qualche altra parte, perché non mi è stato ancora detto. Questo è il punto.
Questi sono i giudizi politici. Ora, invece, entriamo nella formalità.
Questa procedura è irregolare e lei non la può mettere in essere. Può anche farlo perché volendo si può fare tutto, soprattutto nei Paesi a democrazia: calpestando tutto si può fare anche questo. Siamo in presenza - lo voglio ricordare - di altre autocandidature depositate presso la sede del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

A me non consta. Devo dire semplicemente che il Consiglio è libero di votare tutte le candidature che vuole; l'ultima candidatura è quella del dottor Serafino, che ha ottenuto 32 voti e quindi non è passata.
Nell'ambito di quella votazione ci fu addirittura un voto per l'avv.
Agnelli.
Posso anche dire, ad adjuvandum, che la Presidente Spagnuolo il 19/12/1994 aveva domandato sulla procedura un parere al prof. Pizzetti questo parere è agli atti e pertanto acquisito, per cui mi sento assolutamente in dovere di ripetere quanto ho detto poc'anzi.
Mi dispiace che il Consigliere Cavaliere non voglia prendere atto di quanto si è detto in occasione della Conferenza dei Capigruppo, però non posso che ribadire la mia posizione.
Adesso, per cortesia, si passi ai voti.
CAVALIERE Presidente, mi concede ancora la parola?



PRESIDENTE

Le concedo solo una battuta, perché lei ha già avuto modo di spiegare il suo punto di vista.
CAVALIERE Sì, ma voglio rimarcare, perché forse a lei sfugge, il fatto che ci sono depositate altre candidature nella forma di autocandidature; forse lei è subentrato dopo e non ha ancora aperto altri cassetti. Nel momento in cui il dottor De Martino è decaduto formalmente (già da alcuni anni), quelle autocandidature sono da considerarsi candidature, e se non sono state ritirate, procedendo noi oggi alla designazione del Difensore Civico, sono ancora in essere. Di conseguenza, nel momento in cui lei mette in votazione un nome che si è formalizzato come autocandidatura (non so in che modo, si è comunque formalizzato), deve contestualmente mettere in votazione anche gli altri nomi che non si sono ritirati. Ci sono state molte autocandidature di personaggi che poi hanno deciso di non più concorrere ma ci sono altri che non hanno espresso ciò e hanno ancora depositata la propria autocandidatura. Allora, nel momento in cui lei procede, visto che io sono a conoscenza del fatto che esistono altre candidature, le deve presentare.



PRESIDENTE

Io non sono a conoscenza di altre candidature. Mi aiuti lei e mi dica quali sono.
CAVALIERE Faccia un'istruttoria sul problema.



PRESIDENTE

Questo non è un problema di autocandidatura. Si tratta di un istituto speciale retto da una normativa speciale, pertanto la procedura che abbiamo indicato è una procedura che, a conforto dei giuristi, è valida.
Ripeto, non sono a conoscenza di autocandidature. Sono solo a conoscenza di un'autocandidatura della scorsa legislatura del dottor De Pace, ex Viceprefetto. Pertanto, se questa candidatura è ancora valida, io la espongo al Consiglio e tutti i Consiglieri sono liberi di votare per il dottor De Pace o per il dottor Brunetti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Esprimo, a nome del Gruppo, la volontà di giungere alla nomina del nuovo Difensore Civico. Abbiamo già aspettato troppo tempo e quindi occorre procedere.
Sui vari nomi di cui è a conoscenza, il mio Gruppo esprime un fortissimo apprezzamento per onestà, competenza e capacità sul nome che ho sentito ufficialmente in quest'aula del dottor Brunetti. In ogni caso, è importante che, qualunque nome verrà votato a scrutinio segreto, la votazione venga effettuata nell'assoluta certezza del rispetto di tutte le procedure.
Il nostro Gruppo è pronto a votare il dottor Brunetti anche adesso perché è stato dal Gruppo e personalmente da me conosciuto ed apprezzato in rapporto a diverse funzioni istituzionali che ho svolto presso il Comune di Torino quando il dottor Brunetti era Presidente della Corte d'Appello; ho avuto modo, quindi, di apprezzare la sua competenza e la sua correttezza.
A parte questo, però, desidererei svolgere una funzione di indicazione del Difensore Civico in assoluta sicurezza. Dato che il collega Cavaliere solleva il problema che agli atti esisterebbero delle autocandidature e sostiene - mi sembra con qualche ragione - che dal momento in cui in teoria il Difensore Civico è scaduto in poi tutte le autocandidature sono "in vita", la pregherei, Presidente, proprio perché un giorno in più non dice nulla, di fare oggi e domani mattina una ricerca che porti il Consiglio a conoscenza di tutte le candidature o autocandidature che sono a disposizione degli uffici, di compilare questo elenco e farlo distribuire ai 60 Consiglieri regionali. In questa maniera, nel momento in cui i Consiglieri saranno chiamati a votare il nuovo Difensore Civico, saranno al corrente di tutte le candidature che nel tempo si sono accumulate e potranno così votare in tutta sicurezza, con una procedura che a quel punto sarà ineccepibile, il nome che crederanno. Posso già dichiarare fin d'ora che, in linea di massima, quello del dottor Brunetti è un nome sul quale il Gruppo darà i propri voti. Vediamo però anche tutti gli altri nomi, a riprova di ogni tipo di possibilità e poi procediamo a questa nomina. Non effettuerei una forzatura di questo genere.



PRESIDENTE

Vorrei sapere dagli uffici quanto è a loro conoscenza, perché io non posso conoscere i segreti delle autocandidature.
Se non ci sono obiezioni da parte del Consiglio, rinviamo a domani mattina la designazione del Difensore Civico e nel frattempo facciamo questa verifica sulle autocandidature.
Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.
DEORSOLA Nessuna difficoltà a che la votazione avvenga oggi o domani, nel senso che il nostro Gruppo ha dato una valutazione positiva all'esperienza e alle capacità professionali del dottor Brunetti. Come ha correttamente esposto il Presidente del Consiglio, nella scheda noi non siamo vincolati a votare solo con un "sì" o con un "no" il nome del dottor Brunetti, che ha dato la disponibilità ad accettare la carica, ma possiamo benissimo indicare altre persone.
Come nella votazione precedente, peraltro infruttuosa, c'erano state delle indicazioni su nomi diversi, voi potete fare correttamente e legittimamente questa espressione di voto. Credo però che parlare di autocandidature, con un termine che richiama il bando, la comunicazione sia improprio, perché - ripeto, come ha già espresso il Presidente del Consiglio - questa nomina è di tipo speciale e pertanto non è sottoposta alla normativa prevista per le nomine normali.Comunque io non ho nulla in contrario a che la votazione avvenga domani, anche se oggettivamente ritengo che sia una perdita di tempo.



PRESIDENTE

Mi pare che ci sia un consenso, seppure muto, da parte dell'assemblea ad accedere alla proposta del Consigliere Chiezzi di rinviare questa votazione a domani mattina (per le ore 12 circa). Nel frattempo acquisiremo tutta la documentazione che potrebbe risultare valida ai fini di una votazione di candidature plurime.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazioni della Giunta regionale in merito all'insediamento del gruppo di lavoro per definire gli interventi necessari alla bonifica del sito su cui insiste l'ACNA


PRESIDENTE

Do ora la parola al Presidente della Giunta, Ghigo, per un'importante comunicazione.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Vorrei mettere al corrente il Consiglio regionale di una lettera che ho ricevuto dal neo Ministro dell'Ambiente, Edo Ronchi, sul caso Re-Sol/ACNA.
Ve la leggo: "Caro Presidente, nell'informarla che ho dato disposizione per l'immediato insediamento del gruppo di lavoro, cui partecipa un rappresentante della Regione Piemonte, istituito con DM dell'11/4/1996, per definire gli interventi necessari per la bonifica del sito interessato dall'attività della società ACNA C.O. in liquidazione e per 'verificare la sussistenza delle condizioni progettuali, tecniche, economiche ed organizzative' del risanamento, ritengo necessario richiedere la sua collaborazione e quella del Presidente della Regione Liguria perché sia esperita, se possibile congiuntamente, un'analisi delle possibili alternative di localizzazione dell'impianto Re-Sol fuori dal sito dello stabilimento ACNA di Cengio.
Ho infatti esaminato i pareri della Commissione per le valutazioni di impatto ambientale e quelli delle Regioni interessate senza poter superare i dubbi sull'opportunità che l'impianto venga realizzato in un'area che solo adesso comincia a recuperare le condizioni di vivibilità, dopo decenni di drammatico inquinamento. Nel sito dovranno peraltro essere realizzati gli interventi di bonifica e risanamento.Reputo pertanto doveroso verso le popolazioni che più hanno patito il degrado ambientale prodotto dallo stabilimento ACNA, che si proceda a questo ulteriore accertamento. La disponibilità delle Regioni interessate renderebbe più efficace e diretta tale attività, che dovrebbe concludersi negli stessi tempi assegnati al gruppo di lavoro per la bonifica, cui pure partecipa la sua Regione. Resto in attesa di una sua risposta." CHIEZZI E la risposta quando la dà? GHIGO, Presidente della Giunta regio-nale La darò: è ovvio che non potrà che essere positiva.



PRESIDENTE

La lettera è già eloquente di per se stessa. Grazie, Presidente Ghigo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.30)



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