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Dettaglio seduta n.53 del 23/04/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Foco, Rosso, Simonetti e Vaglio.


Argomento:

Inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Poiché l'Assessore Cavallera è ancora impegnato con la delegazione di Vinovo - pregandolo peraltro di venire subito in aula, perché non possiamo interrompere il Consiglio per le delegazioni che si succedono a rate, come pure preghiamo i Consiglieri della maggioranza e i Consiglieri di tutti i partiti di venire in aula - anziché iniziare i lavori pomeridiani con l'esame dell'ordine del giorno n. 32 relativo alla Centrale nucleare Superphenix, esaminiamo il punto successivo all'o.d.g.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame ordine del giorno n. 181 relativo al Programma pluriennale di interventi per cure domiciliari ai malati neoplasici (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame dell'ordine del giorno n. 181, presentato dai Consiglieri Marengo, Riggio, Suino, Bortolin e Manica, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Bortolin.
BORTOLIN Signor Presidente, colleghi Consiglieri, su questo argomento si è svolto un dibattito nel Consiglio regionale precedente ed abbiamo semplicemente rinviato la votazione; quindi da parte nostra c'è questa richiesta. Se poi il Consiglio vuole ancora riaprire la discussione, siamo certamente disponibili.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola, pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che, per l'allungamento della vita media nonché a causa di importanti modificazioni ambientali, sociali e sanitarie avvenute in questo secolo, la mortalità per tumore e per patologie croniche evolutive irreversibili, malgrado i notevoli progressi nella prevenzione, diagnosi precoce e cura, ha un rilievo epidemiologico importante e crescente in Piemonte premesso altresì che il malato neoplasico inguaribile o affetto da patologie evolutive ed irreversibili in fase terminale non trova nel ricovero ospedaliero, di norma, la compiuta ed adeguata risposta ai suoi bisogni: la particolare situazione clinica e psico-sociale che caratterizza l'ultimo periodo dell'esistenza, infatti, coinvolge non solo il paziente ma anche il suo nucleo familiare. L'intervento medico ed assistenziale deve quindi essere esercitato con trattamenti di supporto ed antalgici (cosiddette 'cure palliative') in modo continuativo e controllato fino alla morte, ovunque il paziente si trovi a vivere: in ospedale, in ambulatorio e soprattutto a domicilio e nelle strutture residenziali considerato che occorre razionalizzare gli interventi su tali ammalati, alleggerire il carico sulle famiglie, ridurre il numero dei ricoveri e delle giornate di degenza, sostenere lo sviluppo ed il coordinamento tra le attività ospedaliere e del territorio con particolare riferimento ai medici di base coinvolgendo le organizzazioni di volontariato ed i servizi socio assistenziali preso atto che tale orientamento è sostenuto esplicitamente da atti e linee di indirizzo prodotti dalla Commissione Oncologica Nazionale, nonché esistono già esperienze ed atti legislativi in materia in altre Regioni, come l'Umbria l'Emilia Romagna, il Friuli Venezia-Giulia impegna la Giunta regionale a predisporre un Programma pluriennale di interventi per le cure domiciliari rivolte ai malati neoplasici inguaribili ed a pazienti affetti da patologie evolutive ed irreversibili in fase terminale che preveda: le forme diversificate di trattamento a domicilio (ADI, Ospedalizzazione a domicilio o altro) ed i criteri per la loro organizzazione integrata da assumere quale riferimento operativo a livello di Aziende Sanitarie le modalità di collaborazione tra Aziende Sanitarie, Aziende Ospedaliere ed Università i caratteri generali delle possibili convenzioni dell'Azienda Sanitaria con soggetti non dipendenti quali associazioni, enti, fondazioni no-profit e di volontariato, cooperative ed organizzazioni private accreditate dalla Regione gli indicatori di riferimento per effettuare le necessarie valutazioni in termini di efficienza, efficacia e gradimento del servizio un piano di aggiornamento a livello regionale per tutti gli operatori coinvolti i criteri per il sostegno alle famiglie e l'eventuale erogazione di contributi alle stesse con l'assicurazione della tempestiva visita collegiale della Commissione per l'invalidità civile i parametri di riferimento per la determinazione dei costi a carico del Fondo Sanitario Nazionale tenendo conto delle tipologie delle prestazioni e durata dell'assistenza il censimento di tutte le esperienze già operanti nella regione avvalendosi del loro contributo nelle prime fasi attuative delle cure domiciliari le modalità di utilizzazione presso il domicilio di infermieri, compresi quelli autorizzati per il solo uso ospedaliero come previsto dal comma primo dell'art. 6 del DPR 20/10/1992 a riferire in Commissione Sanità su tale 'Programma' ad inserire il suddetto 'Programma' quale parte integrante del Piano Socio-Sanitario Regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Zootecnia

Presa d'atto della petizione relativa alla messa al bando del sistema di allevamento di vitelli per la produzione di carne bianca (comunemente denominati "sanati")


PRESIDENTE

In merito al punto 10) all'o.d.g.: "Petizione relativa alla messa al bando del sistema di allevamento di vitelli per la produzione di carne bianca (comunemente denominati 'sanati')", il Presidente della IV Commissione Luciano Grasso ha inviato la seguente lettera: "Illustre Presidente, le comunico che la IV Commissione, in data 31/1/1996, ai sensi dell'art. 109 del Regolamento interno del Consiglio regionale, ha esaminato la petizione popolare per la messa al bando del sistema di allevamento di vitelli per la produzione di carne bianca (comunemente denominati 'sanati').
Nel corso della riunione, dopo aver ascoltato l'illustrazione della suddetta petizione fornita dai signori Francone e Moriconi e dalla signora Vallino, alcuni Consiglieri hanno presentato il progetto di legge: 'Norme per la protezione dei vitelli negli allevamenti' che si allega alla presente per dare corso all'iter statutario.
Tenuto conto della materia oggetto del provvedimento, la IV Commissione ritiene opportuno che dell'esame di detto progetto sia investita anche la III Commissione consiliare.
Grato per gli adempimenti conseguenti le porgo distinti saluti.
F.to: il Presidente della IV Commissione, Luciano Grasso".
Signori Consiglieri, della relazione di cui ho dato lettura - se non vi sono opposizioni - il Consiglio può soltanto prendere atto.
Il Consiglio ne prende atto.


Argomento: Difensore civico

Dibattito sulla relazione del Difensore Civico (rinvio)


PRESIDENTE

Per quanto concerne il dibattito sulla relazione del Difensore Civico di cui al punto 11) all'o.d.g., comunico che verrà rinviato alla prossima seduta del Consiglio.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame progetto di legge n. 153: "Ulteriore variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1996"


PRESIDENTE

In attesa che l'Assessore Cavallera termini il suo incontro con la delegazione di Vinovo, esaminiamo il progetto di legge n. 153, iscritto all'o.d.g. nel corso della seduta di questa mattina.
In Commissione tale progetto di legge ha riportato la seguente votazione: voti favorevoli: Forza Italia, AN, CDU, CCD voti contrari: PDS, Rifondazione Comunista, PPI astensioni: Lega Nord.
La parola al relatore, Consigliere Pichetto.
PICHETTO, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la I Commissione ha esaminato il disegno di legge n. 153 predisposto dalla Giunta regionale recante "Ulteriore variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1996".
Il disegno di legge n. 153 apporta ulteriori variazioni al bilancio di previsione per l'anno 1996, bilancio che è stato approvato con L.R. n.
7/66, integrato con le LL.RR. n. 10/96 e n. 11/96 ed ulteriormente modificato, per adeguarlo alla legge finanziaria statale, con il disegno di legge n. 150 approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 26 marzo scorso.
Le variazioni hanno come scopo principale quello di completare, in applicazione della legge n. 549/95, la Finanziaria, l'iscrizione dei fondi sostitutivi dei trasferimenti soppressi, finanziati con la partecipazione della Regione al gettito dell'accisa sulla benzina e, per la parte non coperta, con la partecipazione ad un fondo perequativo ascrivibile in soli termini di competenza. L'iscrizione in soli termini di competenza è motivata dal fatto che la ripartizione ed attribuzione a favore delle Regioni verrà operata nel prossimo anno sulla base del gettito dell'accisa sulla benzina regionalmente riscossa.
Ai fini di cassa sarà ripartito nel 1997 e per il 1996 le Regioni possono ovviare al fabbisogno di cassa mediante il ricorso ad anticipazioni con oneri a carico del bilancio statale.
Il provvedimento regionale di adeguamento alla legge n. 549/95 citata approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 26 marzo scorso ed attualmente all'esame del Governo, ha apportato le variazioni consentite dalla documentazione disponibile.
E' fatto chiarimento del tutto con le due tabelle allegate, la tabella B) e la tabella C, con il riparto dei fondi a seguito del provvedimento nazionale. Occorre precisare che la tabella C) allegata alla legge n.
549/95 è estremamente sintetica in quanto indica esclusivamente l'importo complessivo attribuito a ciascuna Regione e la ripartizione tra quota coperta dall'accisa e quota coperta dal fondo perequativo. Occorre altresì ricordare che la tabella B), nella quale sono riportati i provvedimenti relativi ai trasferimenti soppressi, ha subìto delle modificazioni passando dal disegno di legge iniziale a quello definitivo e, in ogni caso, non è stata sufficiente per attribuire interamente e correttamente i trasferimenti sostitutivi.
Complessivamente la quota della Regione Piemonte è pari a 867 miliardi di lire, di cui 641 miliardi coperti con il presunto gettito dell'accisa sulla benzina e 226 miliardi caricati sul fondo perequativo.
Il provvedimento di fine marzo ha collocato i 641 miliardi (112 miliardi a titolo di fondo comune, ex art. 8 della legge n. 281/70 e 429 miliardi a copertura del fondo per il ripiano dei disavanzi delle aziende di trasporto pubblico) collegandoli alle accise e ha ricostruito circa 135 miliardi collegandoli al fondo perequativo.
L'integrazione del capitolo n. 201 dei restanti 91 miliardi (226 meno 135) si traduce in un incremento netto di circa 65 miliardi perché nel bilancio regionale risultano già iscritti separatamente e non ancora ricondotti al capitolo n. 201 i fondi relativi ai finanziamenti per i parcheggi (capitolo n. 585), per il risparmio energetico (capitoli n. 1535 n. 1540 e n. 1543), i fondi per le strutture turistiche (capitolo n. 961) quelli per i rimborsi a favore dei cittadini affetti da tubercolosi non assistiti dall'INPS (capitolo n. 2453).
Le maggiori somme iscritte, sulla base delle indicazioni della Commissione mista, sono state così ripartite: Agricoltura: L. 21,760 miliardi Sanità: L. 0,6 miliardi Ambiente: L. 5 miliardi Beni di interesse storico: L. 7 miliardi Risparmio energetico: L. 35,328 miliardi Servitù militari: L. 1 miliardo.
Le altre variazioni, ad eccezione dell'iscrizione per il progetto "Atlante", sono adeguamenti delle previsioni già iscritte.
In particolare si evidenziano: a) le variazioni che riguardano gli stanziamenti dei capitoli per il pagamento degli stipendi al personale della Regione. Nel bilancio di previsione 1996 sono stati istituiti dei capitoli nuovi differenziando il pagamento degli stipendi (e degli oneri riflessi) per il personale dirigente dal rimanente personale. Le variazioni proposte, che sono a saldo zero, sono dovute ad una migliore precisazione degli stanziamenti necessari per far fronte agli oneri per le due categorie di personale. L'apertura di nuovi capitoli è dovuta alla presenza nel comparto di due diversi tipi di contatto: quello per il personale fino all'VIII qualifica e quello per il personale dirigente b) le variazioni che adeguano gli stanziamenti su capitoli d'acquisto di servizi come il capitolo dei rimborsi ai Comuni per le spese elettorali (capitolo n. 10880) c) le variazioni che costituiscono un completamento delle variazioni del bilancio di previsione come quelle relative alla formazione professionale d) le variazioni per il finanziamento dei cosiddetti "Giochi senza frontiere". La RAI ha versato alla Regione la somma di L. 1.428 milioni nell'ambito della collaborazione aperta per lo svolgimento dei giochi. Tali somme sono già state utilizzate dalla Regione e le variazioni citate debbono essere intese come reintegro dei capitoli.
Il disegno di legge prevede l'urgenza al fine di adeguare tempestivamente, come richiesto dal Ministero del Tesoro, il bilancio di previsione della Regione al collegato alla legge finanziaria.
La I Commissione ha approvato a maggioranza il disegno di legge n. 153 e lo rassegna quindi all'aula auspicandone una sollecita approvazione.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 23 voti contrari 12 astensioni 3 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 23 voti contrari 12 astensioni 3 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 23 voti contrari 12 astensioni 3 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 23 voti contrari 12 astensioni 3 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 23 voti contrari 12 astensioni 3 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 23 voti contrari 12 astensioni 3 L'art. 6 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI' 29 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori delle prossime sedute consiliari


PRESIDENTE

Desidero comunicare il calendario delle sedute del Consiglio regionale stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo: martedì 14 maggio: ore 9,30 (dibattito psichiatria) e ore 14,30 (sessione per interrogazioni ed interpellanze) mercoledì 29 e giovedì 30 maggio (mattino e pomeriggio).
Ci saranno altri impegni nei seguenti giorni: venerdì 3 maggio, ore 12,30, (seduta Capigruppo) lunedì 13 maggio ore 10,30 (incontro con i nuovi parlamentari piemontesi).
Sono previste dal TG3 alcune trasmissioni regionali della durata di mezz'ora ciascuna, con argomenti da definirsi: martedì 7 maggio, ore 15 martedì 21 maggio, ore 15 martedì 11 giugno, ore 15 martedì 25 giugno, ore 15.
Pertanto l'ora di trasmissione delle 8,30 del mattino (che era un orario assolutamente penalizzato) è stata trasferita ad una fascia oraria molto più gratificante, quella delle ore 15 del pomeriggio.
Informo inoltre i presenti che perverrà loro l'invito relativo all'insediamento del Consiglio degli Stati Generali del Piemonte.


Argomento: Problemi energetici

Esame ordini del giorno n. 32, n. 53, n. 209 e n. 210 relativi alla riattivazione della Centrale nucleare Superphenix (collegati all'interpellanza n. 133 e all'interrogazione n. 149)


PRESIDENTE

L'Assessore Cavallera è arrivato; lo ringraziamo per questo suo supplemento di lavoro in quel di Vinovo (si fa per dire).
Procediamo dunque a trattare il punto 8) all'o.d.g. che prevede la discussione sugli ordini del giorno n. 32, presentato dal Consigliere Cavaliere, e n. 53, presentato dai Consiglieri Marengo, Bertoli, Manica Miglietti, Suino e Riggio, relativi alla Centrale nucleare Superphenix. A questi sono collegate l'interpellanza n. 133, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea, e l'interrogazione n. 149, presentata dai Consiglieri Spagnuolo ed Angeli.
La parola all'Assessore Cavallera per la relazione; in seguito interverranno i singoli presentatori per illustrare i propri ordini del giorno e gli eventuali aggiornamenti degli stessi.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Signor Presidente, signori Consiglieri, la relazione ha anche lo scopo di rispondere all'interrogazione e all'interpellanza cui prima è stato fatto riferimento (n. 133 e n. 149), presentate rispettivamente dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea, nonché dai Consiglieri Spagnuolo ed Angeli.
E' opportuno rappresentare, sinteticamente, i passi compiuti dalla Regione dal settembre 1994 tentando di comprendere le ragioni connesse al riavvio in esercizio del reattore Superphenix.
La Gazzetta Ufficiale della Repubblica francese del 12/7/1994 ha pubblicato il decreto n. 94-569 dell'11/7/1994 con il quale si autorizza la società NERSA ad esercire la Centrale nucleare a neutroni rapidi da 1.200 MW posta sul sito di Creys-Malville (Dipartimento dell'Isère).
Il decreto è firmato dal Primo Ministro francese Balladur, d'intesa con i Ministri per l'Industria Longuet, per la Ricerca Fillon e per l'Ambiente Barnier, i quali "sono incaricati, ciascuno per la propria competenza dell'esecuzione del decreto" (art. 14).
Significativa, tra i contenuti del decreto, è l'evidenziazione del carattere prototipale dell'impianto e delle condizioni di esercizio che devono privilegiare la sicurezza, l'acquisizione di conoscenze, con obiettivi di ricerca e dimostrazione, unitamente ad una serie di prescrizioni e di condizioni cautelative di funzionamento, nel quadro di una funzione limitata alla "sottogenerazione" che è precipuamente finalizzata a consumare il plutonio prodotto da impianti nucleari convenzionali ad acqua, diversamente da quanto concepito nel progetto originario che definiva, appunto, l'impianto come "surgeneratore".
Infatti, in ottemperanza al decreto che ne autorizza la ripresa di esercizio, Superphenix dovrebbe essere principalmente utilizzato come strumento di ricerca destinato a mantenere viva la tecnologia dei reattori veloci e a verificare sperimentalmente la fattibilità dell'incenerimento di plutonio e di altri elementi radioattivi a lunga vita prodotti dalle centrali nucleari ad acqua operanti in Francia.
Questo dimostrerebbe che la funzione di surgenerazione per la quale i reattori veloci erano stati originariamente concepiti, può essere sostituita da quella rivolta alla soluzione dello smaltimento delle scorie radioattive prodotte dalle centrali nucleari più diffuse in Europa e nel mondo.
Ciò, per quanto riguarda sinteticamente l'autorizzazione di esercizio e gli obiettivi non più di carattere commerciale ed industriale, bensì di ricerca e dimostrazione, in vista dell'eliminazione dei rifiuti radioattivi di lungo periodo, così come rappresentato nelle conclusioni della Commissione che ha svolto l'inchiesta pubblica concernente il riavvio di esercizio dell'impianto.
Da qui si evincerebbe l'interesse precipuo della Francia a mantenere in esercizio tale impianto; non a caso l'EDF francese possiede il 51% delle azioni del Consorzio NERSA.
Proprio a seguito della notizia concernente il provvedimento autorizzativo di esercizio del SPX, per entrare nel merito dei quesiti posti dalle interpellanze, veniva convocata nel settembre 1994 una riunione del Comitato Tecnico n. 4: "Radiazioni Nucleari", organo tecnico del Servizio regionale di Protezione civile, che, tra l'altro, nel predisporre il rapporto concernente l'analisi delle sorgenti radioattive e dei potenziali rischi connessi alle sorgenti esterne al territorio piemontese aveva già descritto in uno specifico rapporto gli impianti nucleari presenti nelle regioni transalpine, dedicando uno specifico spazio anche al Superphenix (Doc. CT4, gennaio 1991, paragrafo 4.2.3 pagg. 84 e 85).
Nell'esaminare la situazione del parco nucleare francese posizionato nell'intera regione Rhône-Alpes, nonché i potenziali rischi derivanti dal rinnovato esercizio dell'impianto in argomento, il Comitato decideva di provvedere all'acquisizione: dei presupposti tecnici per il piano di emergenza del piano di utilizzo dell'impianto con relativo programma di ricerca del decreto autorizzativo francese concernente il riavvio dell'esercizio dell'impianto del rapporto di inchiesta pubblica svolta nel 1993 su disposizione del Primo Ministro francese.
La Protezione civile regionale, di concerto con l'Assessorato all'ambiente, richiedeva tale documentazione all'ENEL S.p.A. e alla Società NERSA di Lione, di cui l'ENEL è azionista per una quota del 33%, insieme ad EDF (Ente elettrico francese) e SBK (Consorzio misto tedesco) rispettivamente con il 51% e il 16% di partecipazione.
In esito a tale richiesta, la NERSA di Lione inviava il testo del decreto autorizzativo e gli atti completi costituenti l'inchiesta pubblica francese (Enquete Publique concernant le renouvellement de l'autorisation de la Centrale Nucleaire de Creys-Malville), mentre l'ENEL trasferiva una brevissima "Nota" aggiornata all'8/11/1994, unitamente ad un'altrettanta breve scheda informativa, inoltrata al Ministero dell'Industria e al Ministero dell'Ambiente, evidenziando che le competenze per i piani di emergenza francesi sono organizzate presso le singole Prefetture francesi (analogamente a quanto previsto in Italia) e che per acquisire tali informazioni è necessario rivolgersi al Sottosegretario di Stato per il Coordinamento della Protezione civile che, per gli aspetti nucleari, si avvale della competenza dell'ANPA.
Al fine di provvedere anche ad un aggiornamento in ordine alle condizioni di esercizio dell'impianto, il Comitato Tecnico n. 4 si riuniva l'8/11/1995 presso gli Uffici della Protezione civile per valutare la definizione di opportune iniziative che potessero favorire una completa acquisizione degli elementi conoscitivi utili ad accertare, per quanto possibile, le caratteristiche del più recente incidente o malfunzionamento per i quali è stata nuovamente inoltrata richiesta urgente di informazioni alla NERSA e all'ENEL.
A tale proposito la società NERSA ha inviato alla Regione, in data 31/10/1995, una nota informativa relativa alle più recenti anomalie di funzionamento evidenziando come queste, essendo riferite alle parti convenzionali dell'impianto, non sono classificate dall'AIEA sulla scala internazionale degli incidenti nucleari. La nota prosegue illustrando sinteticamente le prospettive di sviluppo del reattore, così come richiesto nella nota regionale, allegando due comunicati in ordine al funzionamento dell'impianto e all'ultimo arresto del reattore.
La nota della NERSA fa altresì riferimento ad un programma di acquisizione delle conoscenze predisposto dall'EDF (Electricité De France) e dal CEA (Commissariat à l'Energie Atomique), avente carattere di documento pubblico che è pervenuto il 5/1/1996 e che è stato consegnato ai Consiglieri nel corso della visita all'impianto avvenuta il 15 febbraio u.s.
Nel quadro più generale dei rapporti di scambio di informazioni concernenti questioni relative ai rapporti di sicurezza e alla protezione civile, la NERSA ha confermato come sia necessario dotarsi di una convenzione bilaterale tra lo Stato francese e lo Stato italiano, simile a quella già esistente con Svizzera, Germania e Lussemburgo.
Tale problema è stato evidenziato nella riunione del Comitato n. 4 sia dal rappresentante dell'ANPA sia dal rappresentante del Dipartimento della Protezione civile nazionale, anche su sollecitazione del Presidente del Comitato, professor Del Tin, che ha invitato l'Agenzia Nazionale per l'Ambiente e il Dipartimento della Protezione civile, ad assumere un'iniziativa opportunamente coordinata, trasmettendo alla Protezione civile regionale tutte le informazioni sull'impianto in argomento e traducendo le informazioni stesse in un documento descrittivo da inviarsi alle Prefetture che sia sufficientemente comprensibile e di facile lettura per le comunità locali della Regione.
Inoltre, il rappresentante del Dipartimento della Protezione civile si è impegnato ad assumere le iniziative più opportune per attivare il Consigliere Diplomatico del Dipartimento al fine di acquisire i rapporti di sicurezza dell'impianto, affinché l'Italia faccia parte, e magari per essa la Regione Piemonte, della Commissione internazionale scientifica già composta da Francia, Svizzera e Germania, ponendo anche le basi più concrete per la stipula di un protocollo informativo bilaterale tra l'Italia e la Francia che garantisca un flusso informativo più snello soprattutto per quanto riguarda episodi di malfunzionamento ed eventuali incidenti significativi per la sicurezza e la protezione sanitaria.
Si fa presente che sono già in corso interscambi tra gli uffici della Protezione civile di Parigi ed i nostri uffici della Protezione civile regionale; all'interno dei rapporti di scambio di informazioni c'è anche il tema nucleare, nell'ambito - appunto - dei rapporti tra Stati confinanti.
Proprio con riferimento ai provvedimenti previsti in caso di incidente deve essere precisato che le azioni di intervento nei casi di "emergenza nucleare" discendono dal "regime giuridico per l'uso pacifico dell'energia nucleare", con particolare riferimento al recente DL n. 230/95 in materia di radiazioni ionizzanti e all'istituzione (art. 121) del Piano Nazionale di Emergenza che precisa le misure protettive contro le conseguenze radiologiche di incidenti che avvengono in impianti all'esterno del territorio nazionale.
Per quanto concerne invece l'organizzazione di azioni di controllo e di interventi in dipendenza da eventi incidentali di origine esterna al territorio italiano, è stato precisato ancora nell'incontro dell'8 novembre che: esiste dopo l'incidente di Chernobyl una Convenzione internazionale che regolamenta l'obbligo di notifica di incidenti nucleari tra Paesi membri dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) nonch interventi di mutua assistenza la notifica degli incidenti e le eventuali azioni di assistenza hanno come punto di contatto il Centro Operativo del Dipartimento della Protezione civile nazionale che per tali casi si è sempre raccordato con l'autorità di sicurezza nucleare (ex ENEA-Disp, oggi ANPA), la quale in tale caso si raccorda con il Service Central de Sureté des Installations Nucleaires del Governo francese per fare fronte agli incidenti originati da impianti collocati all'estero è in via di definizione un piano nazionale che è denominato "Linee generali per la pianificazione delle emergenze radioattive".
Il gruppo di lavoro nazionale, di cui fa parte anche la Regione Piemonte quale Regione capofila presso la Conferenza Stato-Regioni, sta elaborando il citato piano nazionale di emergenza, individuando la struttura organizzativa, le procedure operative, gli interventi e i provvedimenti protettivi adottabili dalle autorità competenti (organi decisionali e strutture tecniche operative di supporto), le risorse, le modalità di informazione della popolazione e quelle di notifica dell'incidente agli Stati dell'Unione Europea, all'AIEA e agli Stati con cui sussistono accordi bilaterali.
Il piano in argomento prevede anche la procedura di notifica di allarme da incidente presso impianti nucleari ubicati all'estero; indipendentemente dal ricevimento di una notifica, un'eventuale situazione di attenzione o di allarme può verificarsi tramite segnalazione di aumento significativo di radioattività nell'aria da parte delle reti di rilevamento.
Prescindendo dalle modalità di raccordo dei vari centri che costituiscono il sistema di rilevamento nazionale cui rimanda il piano prima citato, va ricordato che esiste una rete regionale piemontese costituita da strutture tecniche perfettamente efficienti quali: le sezioni Fisico-impiantistiche dei Laboratori di Sanità Pubblica di Vercelli e di Alessandria il Servizio di Fisica sanitaria dell'USL di Ivrea, come Centro regionale di riferimento per il controllo della radioattività, il quale, tra l'altro con DM 27/9/1994, è stato autorizzato, ai sensi dell'art. 83, ex DPR n.
185/64, riassorbito dal più recente DL n. 230/95, ad esercitare la sorveglianza fisica della protezione dalle radiazioni ionizzanti.
Inoltre, non va dimenticata la struttura tecnica di monitoraggio e di controllo nucleare presente presso il Centro ENEA di Saluggia, la cui attrezzatura estremamente moderna ed efficiente è probabilmente unica a livello nazionale.
Il responsabile della radioprotezione dell'ENEA di Saluggia e del Laboratorio di Fisica sanitaria dell'USL di Ivrea, membri del Comitato tecnico n. 4, si sono dichiarati disponibili a partecipare ad un programma proposto dal Servizio di Protezione civile in cui organizzare modalità e strumenti di scambio e raccordo informativo dei dati, al fine di ottimizzare le risorse e le conoscenze presenti ed utili ad un sistema organico di vigilanza regionale.
A tale proposito il Servizio Protezione civile ha elaborato un disciplinare relativo alle modalità di trasmissione di specifici bollettini radiometrici facenti parte del progetto sperimentale di allertamento per rilevamenti radiometrici di particolare attenzione. Questo documento è stato già discusso in sede tecnica nell'ambito della Conferenza Stato Regioni.
Come si può ben vedere la Regione da un punto di vista conoscitivo preventivo ed organizzativo, è adeguatamente attrezzata sotto il profilo della vigilanza e del controllo e può vantare, tra l'altro ad oggi, il ruolo di capofila alla Conferenza Stato-Regioni per la pianificazione delle emergenze nucleari, anche in conseguenza della nostra vicinanza alla Francia dove vi sono molti impianti di questo tipo.
La complessità delle iniziative che possono essere predisposte in materia di informazione sul rischio nucleare, soprattutto quello proveniente da oltre frontiera, è direttamente proporzionale alla trasversalità delle competenze settoriali che si combinano reciprocamente quali la Protezione civile, l'Ambiente, la Sanità e i corrispondenti livelli istituzionali di riferimento a livello nazionale e regionale che in questo caso, trovano momento di referenza e coordinamento nelle strutture della Protezione civile e dell'ANPA a livello nazionale, come si evince anche dall'ultima nota del marzo 1995 inviata dal Dipartimento della Protezione civile alla Prefettura di Torino e da questa rimessa alla Regione.
In conclusione la Giunta, attraverso le competenze che si richiamano alle funzioni e alle strutture prima citate, intende proseguire le iniziative già avviate promuovendo, direttamente o indirettamente, accordi di mutua collaborazione ed informazione sui temi del rischio nucleare e della protezione delle popolazioni, avvalendosi della propria rappresentanza presso la Commissione mista italo-francese per i problemi di frontiera, che ha già affrontato le questioni relative al rischio nucleare con i responsabili della Protezione civile. A questo proposito, ancora questa mattina, abbiamo fatto il punto con i nostri rappresentanti in questa Commissione per calendarizzare il rafforzamento di questa iniziativa.
Contemporaneamente verranno avviate specifiche iniziative volte ad aumentare la capacità di monitoraggio della rete esistente in Piemonte avvalendosi delle strutture già presenti nelle more dell'imminente costituzione dell'ARPA e potenziando le attività di ricognizione radiometrica anche con l'ausilio del Centro di Saluggia.
Concludo prefigurando, proprio in questo quadro di volontà di ulteriori iniziative, la presentazione da parte della Giunta regionale, e comunque da parte di Consiglieri di maggioranza (la formalità verrà espletata consegnando il documento al tavolo della Presidenza del Consiglio) di un ordine del giorno che ovviamente richiama nelle premesse tutti i punti a cui prima si è accennato. L'ordine del giorno tenderebbe ad impegnare la Giunta a proseguire le iniziative di massima informazione e di trasparenza sull'esercizio e sul destino dell'impianto, anche utilizzando i mezzi organizzativi tecnici e gestionali delle strutture competenti alla vigilanza e al controllo ambientale, con particolare riguardo alla Protezione civile e provvedendo in particolare a: investire la Commissione mista italo-francese per i problemi di frontiera, tramite i referenti regionali della delegazione italiana, del compito di stipulare un protocollo informativo bilatelare in ordine alle informazioni e allo sviluppo dei piani contro i rischi nucleari (questo proprio per rendere stabile questo mutuo scambio di informazioni tempestivo e funzionale) acquisire, tramite l'ANPA, la documentazione tecnica di sicurezza e il piano di emergenze esterne del Superphenix secondo le intese già maturate tra le strutture della Protezione civile a livello regionale e nazionale organizzare interventi di monitoraggio specifico con misure radiometriche accompagnati da servizi di diffusione a rete utilizzando le competenze tecniche e scientifiche presenti sul territorio nelle more dell'imminente costituzione dell'ARPA, ivi incluso il Centro ENEA di Saluggia, anche avvalendosi di accordi quadro preesistenti, ovvero stipulando specifiche intese tra i soggetti interessati.
Devo anche dire, visto che si parlava in Consiglio di questo argomento da diverse settimane, che, in attesa della trattazione di questo punto all'o.d.g., si sono scambiate alcune opinioni con i colleghi. Qualora venissero prefigurate ulteriori iniziative, o iniziative terze di valutazione della situazione, queste troverebbero senz'altro, per quanto mi riguarda, anche il consenso della Giunta. Credo che, se da un lato pu essere arrischiato decidere qualcosa tout-court, vista anche la scelta compiuta da questo Consiglio di andare a fondo, di interessarsi del problema, di andare addirittura a constatare di persona come stanno le cose, potrebbe essere utile - e in questo senso condivido coloro che senz'altro vorranno dettagliatamente fare eventuali proposte - avere ulteriori lumi attraverso un giudizio terzo, ma di alto livello scientifico. Non a caso qualcuno faceva riferimento a luminari della materia, magari al di fuori dall'impegno diretto nei comitati o nelle questioni operative, proprio per poter arrivare ad un'eventuale decisione più precisa da parte del Consiglio regionale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore, per la sua relazione. Passiamo all'illustrazione degli ordini del giorno.
L'ordine del giorno n. 32 è superato dall'altro ordine del giorno che lei ha presentato, Consigliere Cavaliere? CAVALIERE Passiamo al dibattito, Presidente.



PRESIDENTE

Va bene.
CAVALIERE Tecnicamente è la stessa cosa.
Si tratta di discutere un argomento che abbiamo rinviato per diversi mesi, per una serie di motivi che è inutile riprendere.
C'è stata anche la visita alla centrale ed ora arriviamo a discutere di questo argomento. Lo discutiamo, tra l'altro, casualmente nel decimo anniversario dell'incidente di Chernobyl, che vede le Associazioni ambientaliste e tantissimi altri fare, in questi giorni, delle riflessioni intorno a quell'incidente ed all'immane disastro che ne conseguì.
Tra l'altro, proprio in questi giorni, l'Istituto Superiore di Sanità italiano ha trasmesso il dato che ci sono state delle dirette conseguenze sulle persone nel nostro Paese: si davano anche delle cifre, che non sto a ripetere, perché non è un problema statistico. Di fatto, abbiamo delle fonti autorevoli e luminari - come ha detto l'Assessore - che ci dicono che quell'incidente ha prodotto conseguenze, anche in termini di vite umane nel nostro Paese.
Si tratta del "parco nucleare" dell'est, e non solo dell'est. Le identiche centrali, quelle che sono state definite "ad acqua" dall'Assessore, sono state chiuse negli Stati Uniti. I 48-50 impianti attualmente in funzione in Francia sono gli omologhi delle centrali che sono state chiuse negli Stati Uniti.
Gli impianti, come quello di Chernobyl e come tutti quelli ancora aperti nell'ex Unione Sovietica e negli altri Paesi dell'est, fanno riferimento ad una tecnologia obsoleta, quindi i pericoli che derivano da questi impianti sono grandissimi, concreti ed anche quotidiani.
D'altra parte, la tecnologia in uso in Europa occidentale, nella fattispecie in Francia, ha le stesse caratteristiche; sono impianti più moderni, ma con caratteristiche tecniche analoghe e che l'attuale scienza mondiale, anche nelle ipotesi di adesione ideologica a quella tecnologia dichiara e determina non sicure.
Per quanto riguarda il nucleare, questo è il problema fondamentale.
Quando definiamo la "non sicurezza", anche su un impianto tutto sommato moderno, la affidiamo a percentuali molto basse (può accadere un incidente su mille). Non stiamo discutendo di una discarica di rifiuti, che al limite può inquinare una falda acquifera, cosa che già potrebbe preoccupare.
Parliamo di incidenti i cui effetti conosciuti sono terribili e gravi.
Noi non siamo - e credo che non debba esserlo la nostra civiltà economica tecnico-scientifica - contrari all'uso e alla sperimentazione nucleare; dobbiamo continuare a farla. Autorevoli fisici, come Rubbia, che in passato hanno sposato appieno la tecnologia nucleare, stanno lavorando e puntano su una fusione nucleare diversa, proprio per i problemi che si sono posti. Nel nostro Paese, come ben sappiamo, si è svolto nel 1987 un referendum che ha determinato la scelta di non utilizzo civile, da parte nostra, dell'energia nucleare. Condivisibile o meno, questa è stata la scelta democratica del nostro Paese. Qualcuno l'ha definita una scelta emotiva; può darsi, ma è stata compiuta.
Prima di questa scelta (a parte la presenza di centrali nucleari a Trino e a Caorso) l'ENEL partecipò al Consorzio NERSA, appoggiando la costruzione dell'impianto del Superphenix, il quale, rispetto alla tecnologia "moderna", avrebbe dovuto rappresentare un ulteriore passo in avanti con l'utilizzo dell'acqua , non del sodio, per il raffreddamento: questo è il passo in avanti tecnologico.
Abbiamo assistito a questo tipo di sperimentazione visitando direttamente la centrale, anche se la visita, lasciatemelo dire, era più che guidata e molto mediata dal punto di vista tecnico. C'è stato un incontro con il Comitato, ma è stata piccola cosa; la visita è stata decisamente condizionante, non per criticare, ma perché di fatto è stato così. In ogni caso abbiamo potuto toccare con mano che da quando la centrale è stata aperta (circa dieci anni fa) non ha mai operato al 100 delle sue potenzialità, ma neanche all'80%; anzi, si può dire che in dieci anni ha lavorato poco meno di un anno. Questa è la realtà concreta, e questo per una serie di problemi e di incidenti, alcuni dei quali molto gravi, altri meno gravi, altri perché la traduzione dall'italiano al francese ha lasciato dei fraintendimenti. Insomma, una serie di problemi che hanno determinato il fatto che in ultimo questa centrale non produrrà più energia elettrica, ma verrà destinata ad un'ulteriore sperimentazione: sarà utilizzata per incenerire e smaltire le scorie nucleari prodotte dalle altre centrali.
Come sappiamo tutti, le scorie sono un grande problema nell'utilizzo di questo tipo di tecnologia nucleare. Al momento non l'abbiamo ancora risolto: sino a qualche tempo fa (non tanti anni fa) i moderni Paesi europei risolvevano la questione caricando queste scorie nucleari sulle navi e affondandole in mezzo all'oceano "legalmente". L'Inghilterra, ma anche la Francia, hanno ammesso di aver caricato le navi e poi di averle affondate in mezzo all'oceano. Sigillate, con tutte le "garanzie", per questo è il modo in cui la moderna tecnologia ha risolto un problema che, a tutt'oggi, rimane irrisolvibile.
La centrale può funzionare, però la scoria rimane per qualche centinaio di anni. E' un problema che abbiamo a Saluggia, che abbiamo anche in casa nostra. Questo impianto non produce più energia elettrica, ma viene usato in un'altra sperimentazione, che al momento non funziona ancora. E' una sperimentazione che viene messa in campo.
Qui dobbiamo dare un giudizio politico, non tecnico: non è un problema di luminari. Il giudizio politico è che noi comprendiamo benissimo che la scelta nucleare francese (come hanno dimostrato anche i recenti esperimenti nucleari, per i quali non trovo termini) riguarda l'approvvigionamento di energia, legato anche alla scelta militare, all'interno delle definizioni strategiche del proprio Paese. Questo è chiaro: la Francia ha fatto quella scelta.
In Francia non si è discusso di Chernobyl. Dopo l'incidente di Chernobyl il livello di informazione, anche in Francia, è stato quello dell'Unione Sovietica: i cittadini non hanno potuto sapere cosa accadeva.
Si è nascosta la verità ai cittadini, così come si è nascosta ai cittadini dell'Ucraina. Tant'è che adesso viene accolto con una certa sorpresa - lo scrive Il Sole - 24 Ore di qualche giorno fa - il fatto che il Ministero della Sanità francese distribuirà a tutti i cittadini francesi delle pastiglie di iodio, ammettendo per la prima volta, implicitamente, che ci possono essere dei problemi. Questo è un segnale che il problema esiste. La Francia ha fatto le sue scelte e i motivi, che possiamo criticare o meno fanno parte della scelta di un Paese.
Abbiamo dunque partecipato, attraverso l'ENEL, ad una sperimentazione nucleare che non ha portato in Italia neanche un kilowatt di energia; sono stati centinaia e centinaia i miliardi, pagati con le bollette degli italiani, messi nel Consorzio NERSA, per partecipare ad una sperimentazione italo-francese che non ha prodotto alcunché di energia. Tant'è che nella visita che abbiamo fatto, questa perdita ci è stata ammessa, è seguita infatti una mediazione tra NERSA ed EDF per non far uscire l'ENEL dal Consorzio; praticamente ci viene fornito un pacchetto di energia proveniente da altre centrali nucleari.
Ricordo ai colleghi la consolidata presa di posizione sull'argomento non di dieci anni fa, ma dell'anno scorso e di quelli precedenti, che ha portato il Consiglio regionale del Piemonte, Alleanza Nazionale e le altre forze politiche - Forza Italia non c'era ancora - ad assumere nette posizioni per l'uscita del nostro Paese, dell'ENEL, da quel Consorzio.
Credo non possa venir meno la richiesta al Ministero degli Esteri di chiudere quella sperimentazione, almeno per quanto riguarda il nostro Paese: la Francia la continui, se la ritiene opportuna; per parte nostra gli incidenti lievi e non lievi verificatisi a 150/200 km dal nostro territorio sono preoccupanti. Ricordo, a questo proposito, che la vicina Valle d'Aosta ha assunto posizioni ben più dure, aderendo anche a ricorsi giuridici contro la centrale.
Nell'ordine del giorno presentato, in quanto abbiamo ritenuto incompleto quello dell'Assessore Cavallera, non si chiede adesione ad alcun ricorso giuridico, ma un intervento nei confronti del Ministero degli Esteri, affinché l'ENEL esca dal Consorzio; la sperimentazione fatta e le origini del contratto - che non ci sono state trasmesse - erano ed avevano un'origine diversa: non si giustifica, ora, questa partecipazione.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Cavaliere, di aver colto l'occasione dell'intervento per illustrare l'ordine del giorno n. 32, l'ultimo in ordine di presentazione.
La parola alla Consigliera Spagnuolo, presentatrice con il Consigliere Angeli dell'interrogazione n. 149.
SPAGNUOLO Grazie, Presidente.
E' indubbio che la discussione sulla centrale di Superphenix giunge in un momento in cui l'opinione pubblica è particolarmente sensibilizzata anche per tutti gli elementi di carattere informativo che ci stanno pervenendo sui disastri di Chernobyl e dell'utilizzazione di questo tipo di energia senza controllo scientifico e senza la gestione, nazionale ed internazionale, dei processi che ne derivano.
La nostra interrogazione tendeva a dire "approfondiamo la vicenda Superphenix"; il sopralluogo, la visita che il Consiglio regionale, insieme alla Giunta, ha fatto a Superphenix è stata utile, anche se recava tutte quelle caratteristiche richiamate anche dall'intervento del Consigliere Pasquale Cavaliere. E' evidente che l'illustrazione della problematica Superphenix ci è stata fatta in particolare da coloro che a Superphenix vivono ed operano e da tecnici dell'ENEL, e quindi non con caratteristiche di decisa ed aprioristica opposizione, ma cercando di mettere in evidenza l'utilità eventuale della centrale - personalmente, ho compreso il loro punto di vista - pur non nascondendo i tantissimi problemi che Superphenix ha, probabilmente non accentuandoli, che tuttavia ci devono preoccupare moltissimo.
Personalmente, ho capito alcune cose; prima di tutto, il carattere sperimentale dell'impianto e la sua pericolosità, probabilmente assai più elevata di quanto ci è stato rappresentato. Per quanto riguarda il carattere sperimentale anche per il futuro, da parte francese non ci è stato detto: "L'impianto avrà un certo tipo di utilizzo"; si è capito chiaramente che l'eventuale proseguimento dell'attività di Superphenix quanto meno nel breve periodo, sarebbe finalizzato per una sorta di grande inceneritore di scorie nucleari. Si tratterebbe, quindi, di un impianto di servizio ad altri impianti del settore, con le caratteristiche che il nucleare comporta: l'eliminazione di scorie radioattive.
Pur comprendendo alcune cose, non possiamo di certo dire di essere ritornati dal sopralluogo a Superphenix rassicurati; anzi, abbiamo una dose di preoccupazione decisamente superiore. Ciò che abbiamo capito, in termini molto semplici, ci preoccupa ancora moltissimo.
Personalmente ho posto ai dirigenti dell'ENEL una domanda che voglio riportare in Consiglio regionale: "Se doveste ripartire in questa esperienza, ripartireste?"; la risposta, anche da parte loro, è stata: "Avremmo delle grandissime perplessità".
Pertanto, anche di fronte a questo tipo di risposta, noi dobbiamo attestare la nostra posizione di governo del territorio nazionale e di governo della Regione Piemonte.
Su questa materia bisognerebbe avere un po' le idee chiare e soprattutto, prestare grande attenzione - ci giochiamo dei destini rispetto alla salute e alla tutela dell'uomo in particolare. Quindi l'ordine del giorno che ha preparato l'Assessore Cavallera indubbiamente è un documento buono; inoltre, il collega Angeli ha anche sottoscritto un emendamento, che verrà successivamente illustrato, che richiede un ulteriore approfondimento.
Intendo ora analizzare l'ordine del giorno dell'Assessore Cavallera, in particolare sulle questioni inerenti l'impegno della Giunta.
Il documento recita: "il Consiglio regionale impegna la Giunta a proseguire le iniziative di informazione..."; "...ad investire la Commissione mista italo-francese per i problemi di frontiera... per un protocollo informativo"; "ad acquisire, tramite l'ANPA, la documentazione tecnica...". Inoltre suggerisce di organizzare interventi di monitoraggio specifico, utilizzando le competenze tecniche e scientifiche presenti sul territorio, una Commissione di esperti al di sopra delle parti, perché il nostro problema è di conoscere le posizioni di chi non è parte in causa, di chi non ha investito tutta quella serie di risorse economiche che magari oggi, se dovesse utilizzarle, non le utilizzerebbe o non le utilizzerebbe in quel modo. Quindi noi abbiamo l'esigenza di sentire anche delle ulteriori voci esterne.
Tutto questo va bene, ma, a mio avviso, il documento della Giunta regionale - questo è il suo limite - manca di una finalizzazione ultima.
Noi acquisiamo questa massa di informazioni. Questo è il minimo indispensabile, pur non esprimendo delle certezze, o sciabolando in una direzione o in un'altra, perché il problema è grandissimo. Ma un passo in più il documento della Giunta avrebbe potuto farlo nella direzione di acquisire tutte queste informazioni per perseguire, a ragion veduta, un obiettivo - individuato nell'altro ordine del giorno senza troppi passaggi che ponga nettamente in discussione la nostra continuità di presenza in una struttura che coloro che hanno avviato, se dovessero ricominciare da capo, stando a quanto hanno detto, ora non avvierebbero più. Su questa materia non mi sembra positiva una divisione del Consiglio regionale, anche se tutte le divisioni sono legittime e non dobbiamo perseguire degli unanimismi, perché possiamo avere anche delle opinioni diverse, ma credo che occorrano parole chiare che non attengano soltanto alla sicurezza e all'informazione, che mi sembrano dei doveri, nel senso che noi abbiamo il dovere della sicurezza, dell'informazione e della documentazione. Ho letto come voi un trafiletto quasi per caso, non so quanto corrispondente al vero, sulle morti di cancro in Italia per Chernobyl. Io, rivestendo in allora delle responsabilità di governo al Comune di Torino, avevo vissuto tutta la preoccupazione che c'era stata, ma avevo anche sentito tutta una serie di dichiarazioni di tranquillizzazione.
Quindi credo che di fronte a queste cose il dovere dell'informazione della conoscenza, dell'apporto di carattere scientifico e culturale ci debba essere, ma anche in vista di una decisione un po' più netta. Mi sembra - e voglio sentire se ci sarà ancora eventualmente la replica dell'Assessore in questo senso - che nel documento della Giunta manchi totalmente una scelta, tranne quella della conoscenza, dell'informazione e dell'approfondimento di carattere scientifico. Ma forse un qualche ulteriore passo potrebbe essere utile sulla strada della chiarezza perch noi, andando a visitare il Superphenix, abbiamo acquisito che sperimentalità c'è stata, che incidenti si sono verificati. Inoltre le caratteristiche di questo impianto non possono che continuare ad essere delle caratteristiche di sperimentalità e che pertanto non si pu assolutamente escludere il ripetersi di incidenti, di difficoltà, di incertezze e di pericoli.
Penso che di fronte anche a ciò che abbiamo acquisito nella visita al Superphenix la Regione Piemonte dovrebbe esprimere un po' più di decisione rispetto al governo di questi processi e al rapporto anche con il governo francese.
Prima di esprimere un voto del Gruppo rispetto al documento presentato dalla Giunta, invito l'Assessore Cavallera, che era presente con noi alla visita del Superphenix, e anche l'esecutivo, a riflettere se un ulteriore passo avanti, non soltanto sul profilo dell'informazione e della sicurezza ma proprio sulla decisione di uscire da una sperimentazione, che è stata ed è dichiarata disastrosa.
Tutta questa informazione dovrebbe servire, eventualmente, a fornire gli elementi per fare quel passo; non individuare quel passo mi sembra, in questo momento, sommessamente, un atteggiamento troppo debole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertoli.
BERTOLI Non voglio fare un discorso generale relativo al nucleare, mi pare per che sia necessario, essendo trascorsi circa dieci anni dalla tragedia di Chernobyl, trattare questo argomento, avendo presente l'immane tragedia che ha coinvolto illo tempore l'Unione Sovietica di allora e le Russie di oggi ma anche tutta l'Europa, temporanea e del futuro.
Non voglio comunque - dicevo - fare riferimento al discorso generale sul nucleare, ma voglio dire di questa centrale, la centrale di Creys Malville. Di questo reattore a neutroni rapidi di cui ve ne sono soltanto dieci nel mondo intero, e nessun altro è così potente come questo. Questo reattore ha una potenza doppia di quella del più potente degli altri esistenti al mondo, tra l'altro collocato in un paese, qualcuno faceva notare, dal nome neanche tanto bene augurale, Creys-Malville, che è stato protagonista di una lunga serie di incidenti e di inconvenienti che ne hanno caratterizzato la vita sin dal 1984, anno di entrata in servizio.
Nel 1994 rientrò in funzione al 20% della sua potenza teorica dopo un blocco di circa quattro anni, ma nei primi mesi del 1995 era stato di nuovo fermato per problemi tecnici. Successivamente la direzione della sicurezza e delle installazioni nucleari francesi ne ha autorizzato la riattivazione proprio nell'ottica assurda del rilancio del nucleare, sia pacifico che militare, che, tra l'altro, caratterizza i recenti comportamenti della Francia.
Il 5 settembre scorso, dopo solo tredici giorni di esperimenti l'ufficio di Lione del Coordinamento Europei contro il Superphenix è stato avvisato che un ennesimo incidente si era verificato nella centrale.
L'8 settembre una delegazione del Ministero dell'Industria francese si è recato sul posto per constatare l'importanza dell'avaria.
Ora la centrale funziona al 40% delle sue potenzialità.
Il Superphenix è un reattore autofertilizzante, costruito appunto per provare la nuova scoperta su grande scala, usando neutroni più veloci, ma proprio per questo anche più pericoloso.
Le scorie sono, via via, sempre più numerose ed intasano il reattore che ha bisogno di continua pulizia.
Dal 1984 ad oggi il reattore ha già avuto centinaia di incidenti e molte fermate, tanto che in oltre dieci anni di attività ha funzionato con il massimo della sua potenzialità per soli sei mesi. Si era parlato di chiuderlo, ma le autorità francesi hanno deciso di convertirlo in reattore per l'eliminazione delle scorie prodotte dalle altre centrali francesi.
Le conseguenze di un incidente grave sarebbero tragiche come Chernobyl in più, in questo caso, c'è il pericolo di avvelenamento istantaneo da sodio e la radioattività si stabilizzerebbe nell'ambiente, ricordando che le radiazioni da plutonio durano da 24.000 a 40.000 anni.
Pur avendo presente che un incidente grave è poco probabile, questo esiste nel novero delle possibilità. Inoltre le scorie provenienti dalle altre centrali rappresentano un'altra peculiarità pericolosa del reattore dovuta alla notevole quantità, alla lunga durata nel tempo della radioattività delle stesse ed il necessario trasporto delle scorie dagli altri reattori fino ai nostri confini, con l'àlea degli incidenti possibili, costituisce un ulteriore pericolo.
In sintesi, questo reattore è pericoloso per tre punti sostanzialmente.
Intanto, si tratta di un super-reattore, utilizza il sodio liquido come scambiatore termico che è altamente reattivo a contatto con l'aria e con l'acqua e con questa nuova sua destinazione fa da catalizzatore di tutte le scorie radioattive prodotte dalle centrali francesi.
Noi siamo stati in visita a questa centrale, abbiamo sentito la denuncia forte da parte dei comitati che si sono costituiti contro questa centrale e abbiamo ascoltato le argomentazioni, sufficientemente tranquillizzanti, degli addetti alla centrale.
Un'esigenza sarebbe stata quella di avere un interlocutore terzo adeguato cui fare ricorso per la sua autorevolezza ed avere un indirizzo una conferma ed una spiegazione autorevole. Questa soluzione, propostaci dallo Stato francese, è anche sufficientemente tranquillizzante. Lo Stato francese è uno Stato molto autorevole, però mi pare poco credibile sul piano nucleare perché conosciamo tutti la sua determinazione a perseguire questa strada sia nel civile che nel militare.
Visto che non abbiamo potuto recuperare questo parere autorevole in Francia, credo che sarebbe opportuno - così come diceva già la collega Spagnuolo - acquisirlo in Piemonte prima di ulteriori decisioni forti, che credo debbano venire da questo Consiglio regionale, facendo ricorso al parere di un comitato, di un gruppo, all'aiuto di alcuni autorevoli scienziati che il mondo accademico torinese ha a disposizione: ci sono luminari autorevoli nel mondo accademico torinese, non soltanto in Italia ma nel mondo, a questo proposito.
Questo io chiedo: di acquisire preventivamente un parere che aiuti la decisione del Consiglio regionale e la compendi nel futuro prima di imboccare - e credo che sia proprio il caso di farlo - la strada di una decisione forte, che avrebbe delle conseguenze molto rilevanti e che non può essere presa senza avere prima acquisito tutte le possibili e più autorevoli informazioni.
In questo senso va l'emendamento che abbiamo presentato e che sottopongo all'attenzione del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che la questione comporti due problemi.
Il primo, che anche l'ultimo intervento affrontava, riguarda la sicurezza di quella centrale; il secondo implica la seguente domanda: cosa ci facciamo noi in quella centrale? Credo che le due cose siano in qualche modo diverse, il che ci permetterebbe - se le affrontiamo in questo modo - di poter assumere decisioni che, almeno per il secondo aspetto, non sono strettamente collegate a scelte dello Stato francese e che in qualche modo sfuggono alla nostra possibilità di controllo.
Le conseguenze che abbiamo verificato con l'incidente di Chernobyl sono tali da non rimanere circoscritte in una determinata zona, con ripercussioni altrove. Così, anche se non si tratta dell'Italia, non è che possiamo semplicemente dire: "E' la Francia, freghiamocene", perché la pericolosità di quell'impianto potrebbe essere molto più elevata di quanto crediamo.
Tra l'altro, da questo punto di vista devo dire che non penso che sia un evento probabile, ma altamente improbabile. Un incidente di quel genere anche se credo che nella zona in cui si trova la centrale un incidente del genere di quello di Chernobyl sarebbe ben peggio - sarebbe una catastrofe biblica perché è una zona così densamente abitata da rendere difficile il soccorso alla popolazione. Cosa si può fare dove vivono milioni e milioni di persone? Sarebbe una catastrofe impossibile da affrontare! In occasione della visita della delegazione del Consiglio regionale alla centrale di Creys-Malville ci è stato detto che "un incidente è quasi impossibile", "ma non impossibile".
Non è come il caso di un'asteroide che cade sulla terra, evento sempre possibile, ma ipotetico: è qualcosa di più, tanto è vero che si investe massicciamente sui piani di sicurezza (che fare in caso di incidente?). Se un incidente fosse così assurdo, così ipotetico, credo che il problema non verrebbe affrontato nello stesso modo. Però, a parte il problema della sicurezza, si tratta comunque di una materia su cui l'insieme delle esperienze fatte finora dimostra che non riusciamo a dominare. Non sono un esperto, quindi non entro nel merito.
Leggevo qualche giorno fa su Le Monde di una Commissione di esperti che nelle prossime settimane dovrà pronunciarsi non solo sulla sicurezza, ma anche sul futuro di Superphenix.
Non vedo l'utilità di istituire un'ulteriore Commissione, perch proprio il fatto che da dieci anni a questa parte ci sia una Commissione dietro l'altra per verificare la pericolosità e l'utilità dell'impianto dovrebbe già darci una risposta: è pericoloso e non serve. Altrimenti non si dovrebbe ricorrere ogni due anni all'istituzione di una Commissione per verificare l'ennesimo piccolo incidente che avviene e che pone dei dubbi.
Non ci sarebbe un'ennesima indagine per dare quelle garanzie che finora non sono riusciti a dare.
Inoltre ci siamo trovati di fronte ad una centrale che aveva determinate caratteristiche, ma che non è mai riuscita ad entrare in funzione; non è mai riuscita a fare quello che doveva fare; non è mai riuscita ad arrivare allo stadio di funzionamento per fare quello su cui era programmata, cioè produrre energia e plutonio nello stesso tempo, cioè produrre più materia prima di quanta ne consumi.
Però, visto che l'impianto era già stato costruito ed erano stati spesi tanti soldi - ma non sapevano bene che farne - si è deciso di cambiarne l'uso e la funzione, per trasformarlo in una centrale che non genera plutonio, ma lo brucia.
Tra l'altro, sempre in questo articolo di Le Monde si dice che questa trasformazione comincerà ad avvenire nel 1999, quindi non è già avvenuta, è una cosa che dovrà avvenire perché, al momento attuale, non sono ancora tecnicamente in grado di farla.
Un'altra cosa che ci hanno detto - e che l'Assessore non ha ricordato nel suo intervento - è che comunque la quantità di plutonio che brucerà, e che eventualmente riuscirà a consumare è, in percentuale, forse l'1, il 2 il 3% di quanta se ne produce annualmente in Francia. Quindi questo intervento non risolverà il problema delle scorie, perché la quantità di scorie prodotte è troppo abbondante per sostenere che quella centrale ne rappresenti la soluzione. E' ridicolo, vista l'enorme quantità di scorie già accumulate! Quindi, la funzione, secondo me, non è nemmeno questa.
Quando entriamo nel campo del nucleare, non credo a tutto quello che mi dicono perché, oltre agli interessi civili e agli interessi della produzione di energia, c'è un problema militare. Abbiamo verificato l'anno scorso che la Francia è abbastanza determinata sull'uso non civile del nucleare e a me nessuno toglie dalla mente che in quella centrale si facciano vari tipi di esperimenti; potrebbe anche servire, per esempio all'apparato militare e non solo civile francese. Cosa "più o meno legittima" (tra molte virgolette) per loro, ma non capisco cosa stiamo a fare noi, cosa sta a fare l'ENEL in una situazione di questo genere. Questo è il secondo aspetto del problema: l'ENEL è entrata in un progetto che aveva determinate caratteristiche, l'avevano spacciato come progetto per produrre energia; adesso non è più così e l'ENEL continua a partecipare nonostante nel nostro Paese ci sia stato un referendum che dice che non dobbiamo sperimentare la produzione di energia con il nucleare.
Partecipiamo quindi ad un esperimento che - ripeto - non è nostro, non serve neanche più a produrre energia, quindi andiamo al di fuori di quella che era la vocazione e al di fuori del pronunciamento popolare che si era avuto con il referendum. Tra l'altro, tutto questo è costato molto, non si sa quanto, non è mai stato quantificato, ma credo sia nell'ordine delle migliaia di miliardi; ci si dice allora che per non perdere questi miliardi, che finora comunque abbiamo buttato via, perché di questo si tratta, dobbiamo continuare a finanziare soldi e buttarne altri, perché in questo modo, se in futuro le cose andranno in modo diverso, li recupereremo. Secondo me, questo è un ragionamento pazzesco, che ci porta ad ulteriori sprechi e ad ulteriori risorse buttate.
Per queste ragioni, ripeto, al di là dell'avere ulteriori garanzie sulla sicurezza, che ci può interessare perché viviamo su questo pianeta e abbastanza vicini alla centrale e personalmente continuo a pensare, e lo farò in tutti i momenti in cui è necessario, di mobilitarmi perché quella centrale venga chiusa, così come le altre centrali nucleari, perché ritengo che lo stadio attuale della nostra conoscenza non ci permetta di controllare quel tipo di tecnologia, ma, al di là di questo aspetto, credo che ci siano tutte le condizioni, nella storia di questo impianto, per dire che dobbiamo uscirne. Dobbiamo dire all'ENEL di uscirne e in più possiamo rafforzare ulteriormente questa posizione chiedendo allo Stato francese di fare un passo in tale direzione.
Concludo dicendo che, il fatto stesso che la Francia si ponga il dubbio se mantenere aperta o chiusa la centrale, è un po' tranciante la questione se dopo dieci anni c'è questo dubbio, il dubbio si risolve facilmente dicendo che si chiude. Ripeto, noi dovremmo uscirne e penso che l'ordine del giorno che abbiamo presentato insieme al Gruppo dei Verdi vada in questa direzione; mi auguro quindi che venga accolto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Papandrea.
La parola al Consigliere Salerno.
SALERNO Grazie, Presidente.
L'ultimo intervento del Consigliere Papandrea lo prendo come spunto per una riflessione. Il problema non è se dire sì o no al nucleare questa sera bensì è quello della sicurezza della Centrale Superphenix. Dopo essere stati alla Centrale Superphenix ci siamo resi conto - e io stesso durante il tragitto ho letto e riletto - che gli incidenti verificatisi a Superphenix non sono mai stati incidenti di funzionamento del super reattore, cioè non sono mai stati incidenti relativi alla reazione nucleare. Se ricordate - chi c'è stato lo ricorda sicuramente - gli incidenti hanno una scala che va da 1 a 8; il primo, il più grave, è del tipo di Chernobyl e gli incidenti di Superphenix non sono arrivati oltre il numero 7, cioè appena il secondo successivo alla semplice anomalia e mai alla reazione del reattore. Quindi, incidenti di alimentazione, di tipo del tutto irrisorio ai fini reali della gravità di incidente.
Per quanto riguarda poi il dire - anche con questo ordine del giorno "no" al nucleare, io ritengo di avere una certa fiducia nei francesi e nelle scelte del Governo francese in merito. Bisogna togliersi dalla testa l'idea che esistano facilmente delle fonti rinnovabili, specialmente laddove, in Paesi come quelli europei, i miraggi di creare energia eolica o di altro genere sono veramente una chimera.
I francesi hanno fatto una scelta secondo me ponderata e io spero che prima o poi anche il Governo italiano e il popolo italiano siano di nuovo richiamati a fare una scelta. Non credo che la Francia, dopo Chernobyl, non abbia informato; semplicemente la Francia, dopo Chernobyl, non ha creato confusione. Gli incidenti del tipo di Chernobyl avvengono perché vi sono reattori senza involucri, senza raffreddamenti e addirittura il nocciolo è quasi a cielo aperto, per cui, come è successo a Chernobyl, si è disintegrato il nocciolo e ha bruciato radioattività a cielo aperto disperdendolo nell'ambiente. Non esiste niente di tutto questo alla Centrale Superphenix e in tutte le cinquanta centrali nucleari esistenti in Francia, circa il 10% di tutte le centrali funzionanti nel mondo.
Credo quindi che si debba fare non una non informazione, ma una non confusione, come avremmo dovuto fare anche in Italia dopo l'incidente di Chernobyl. Invece fu cavalcato in maniera strumentale e ci fece addirittura chiudere le tre centrali che avevamo già in funzione.
Approvo quindi l'impegno e il documento della Giunta. Naturalmente sono contrario a creare altre carte, altri gruppi di lavoro che sono oltretutto costosi; quando si dice "i luminari della scienza", non so a cosa ci si riferisca. Ho fiducia nelle osservazioni delle norme di sicurezza che già i francesi hanno, essendo stato alla centrale. Concordo, al limite, in un raccordo ed eventualmente in qualche aggiunta che l'Assessore Cavallera ha detto di dover apportare a questo impegno. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Salerno.
Non ci sono altri iscritti a parlare; le opinioni in campo sono state espresse. L'Assessore può quindi riprendere il filo delle osservazioni e dei suggerimenti.
Prego, Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Grazie, Presidente. Mi sembra che gli interventi, nel loro svolgersi dialettico, abbiano anche fornito alcune risposte a quesiti che altri colleghi avevano posto. Sono convinto della serietà dei controlli che si svolgono in Francia, ma ciò nulla toglie all'elemento rischio perch ovviamente, per quanto riguarda la protezione civile e i riflessi nel nostro Paese, dobbiamo sempre avere presente l'incidente massimo prevedibile, anche se abbiamo avuto modo di constatare che il numero dei controllori in Francia parte da 500 in su; sono tutti tecnici qualificati e quando lo confrontiamo con gli organici operativi di ANPA, o cose del genere, c'è da rabbrividire nel senso che ovviamente occorre investire di più in questo campo anche nel nostro Paese. Ma di questo potremo parlarne anche in altre occasioni.
Occorre una maggiore serietà, come diceva il collega Salerno, sui controlli, una tecnologia diversa, ma rimangono tutti quei dubbi dei quali siamo pervasi. Io non sono un tecnico di questa materia, ma posso dire che siamo di fronte ad un'inversione di ciclo. Ad un certo punto, cioè, anzich produrre il plutonio si cerca di eliminarlo. Mi diceva prima il funzionario dell'Assessorato, che segue la materia dell'energia, che le interferenze con l'apparato militare sono difficili per ragioni di ordine tecnico.
Ci troviamo di fronte al cosiddetto plutonio sporco, quindi non utilizzabile per certe finalità, anche se ovviamente sappiamo che vi è un commercio clandestino di queste sostanze, che per fortuna non riguarda i Paesi occidentali e per il quale le maggiori potenze del mondo, compresa anche la Russia, proprio recentemente stanno rafforzando iniziative per al limite - finanziare la messa in sicurezza di quegli impianti e di quei sistemi che potrebbero, in momenti critici della storia di quei Paesi provocare degli indiretti attacchi all'ambiente e alla salute dei Paesi europei.
Credo che gli approfondimenti debbano essere fatti utilizzando al massimo tutte le competenze istituzionali che ci sono, cioè gli organi europei, francesi, italiani, la Protezione civile. In sostanza, tutto quello che si è detto deve essere fatto. Ovviamente io parlo come Assessore all'ambiente, ma la cosa è stata concordata con il Presidente della Giunta il quale ha la delega della Protezione civile, quindi sono portavoce di più responsabilità che ci sono all'interno della Giunta regionale.
Noi vogliamo andare anche oltre l'ambito delle competenze, perché i colleghi dicono che bisogna dare un giudizio, che alla fine bisogna esprimere un'opinione; opinione che è difficile da esprimere anche perch di fronte alla sperimentalità di queste cose e tenendo conto del fatto che l'utilizzo commerciale è relativo, bisogna cercare di sapere, nell'ambito delle conoscenze che ci sono oggi, qual è il giudizio che va oltre alla fiducia che si può dare al sistema francese, che va oltre all'iniziativa nostra, alle reti di monitoraggio, il giudizio finale sull'opportunità di un'iniziativa di questo genere. Iniziativa che è stata certamente autorizzata in Francia con inchieste pubbliche, valutazioni di impatto ambientale e tutti quei tomi di cui abbiamo disponibilità e che saranno anche poi completamente esaminati.
In questo senso, vista l'eccezionalità del caso, di fronte alla necessità di disporre di queste massime conoscenze che ci sono e con questo spirito di rapporti anche tra istituzioni (istituzioni territoriali ed enti territoriali come siamo noi, istituzioni scientifiche ed accademiche come si prefigura nell'emendamento), credo che la cosa possa essere accolta.
Per quanto riguarda poi il dare una prospettiva, cioè conoscere per decidere, conoscere per prendere la posizione definitiva, credo che si potrebbe eventualmente (prima ne parlavo con il collega Salerno) introdurre un ulteriore emendamento, che potrebbe suonare così: "...di riservarsi ogni possibile conseguente decisione alla luce di quanto emergerà". Questo assolutamente non è il rinviare nel tempo una decisione, è il rendersi conto che ci troviamo di fronte ad una questione che può essere cruciale per l'eliminazione di una parte della pericolosità delle scorie radioattive presenti nei Paesi europei.
Ovviamente le preoccupazioni cui faceva riferimento il collega Cavaliere ci sono tutte, siamo sensibili al decennale del disastro di Chernobyl. La Giunta regionale ha disponibilità di tutti i dati, per quanto di competenza, di ciò che è avvenuto a suo tempo e quindi parteciperà all'accertamento che compete ovviamente alla sanità e non all'ambiente. Si fanno delle affermazioni in ordine alle conseguenze sulla salute.
Certamente qualche cosa avrà determinato anche nella nostra Regione ed eventualmente si possono anche avere ulteriori elementi su ciò che è successo, visto a distanza di dieci anni.
La scelta di uscire dal nucleare in Italia è stata decisa dal popolo con un referendum (condizionato o meno da una psicosi), e questo è un dato di fatto. Finché nessuno va in Parlamento a cambiare le leggi vigenti penso giustamente - come si diceva prima da parte del collega Salerno - che questo non sia in discussione.
Noi ci collochiamo in una Regione di confine, sappiamo che i guai li abbiamo prima noi di altri, qualora dovessero verificarsi eventi che noi riteniamo molto remoti come ipotesi. E' giusto che ci prepariamo, così come è anche giusto che si dia alla fine un parere dopo che si sia lavorato molto nell'approfondimento e nella conoscenza dei dati.
In questo senso consegno alla Presidenza questo ulteriore emendamento che si aggiungerebbe all'emendamento presentato dai Consiglieri Marengo Bertoli ed Angeli.
CAVALIERE Lo può leggere, per cortesia? CAVALLERA, Assessore all'ambiente Sì: "...di riservarsi ogni possibile conseguente decisione alla luce di quanto emergerà".



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Allora lei presenta un emendamento aggiuntivo.
Consigliere Cavaliere, il suo primo ordine del giorno (n. 32) è assorbito dall'ultimo (n. 209)? CAVALIERE Sì, è assorbito. Scusi, Presidente, ma quale si sta discutendo?



PRESIDENTE

Adesso dovremmo mettere in votazione, con tutte le dichiarazioni di voto che possono precederlo, l'ordine del giorno n. 53, presentato dai Consiglieri Marengo, Bertoli, Manica, Miglietti, Suino e Riggio.
CAVALIERE Quello è un emendamento.



PRESIDENTE

No, è l'ordine del giorno n. 53 che, se non viene ritirato, rimane. Lo ritira, Consigliere Bertoli? BERTOLI Sì.



PRESIDENTE

Dunque l'ordine del giorno n. 53 è ritirato. Rimangono pertanto l'ordine del giorno n. 209 dei Consiglieri Cavaliere, Chiezzi, Moro e Papandrea e l'ordine del giorno n. 210 della Giunta.
CAVALIERE Presidente, posso intervenire su quello della Giunta per dichiarazione di voto?



PRESIDENTE

Prego.
CAVALIERE Le argomentazioni dell'Assessore Cavallera, supportate da quelle del collega Salerno, non entrano nel merito del problema che abbiamo oggi. Qui non si sta facendo una disquisizione tecnica se quella centrale sia sicura o meno, qui non siamo degli improvvisati scienziati, non è questo il problema. Dovrebbe essere una presa di posizione conseguente alla scelta democratica del nostro Paese, condivisibile o meno, ma che esiste, che ha fatto sì che il nostro Paese abbia ritenuto di non dover utilizzare l'energia nucleare nella produzione civile dell'energia, per una serie di motivi che adesso non stiamo a riprendere.
Nel contempo l'ENEL, poiché questa decisione era venuta prima mettiamola così - ha partecipato (passando dalla finestra) ad un progetto nucleare. Però le cose non sono tutte così, nel senso che - lasciamo perdere gli incidenti, II livello, VIII livello, cose su cui non mi addentro - quella centrale non è entrata in funzione o ha funzionato pochissimo per la produzione di energia elettrica e, come abbiamo anche noi potuto ascoltare quando abbiamo fatto il sopralluogo, ora verrà messa in essere una sperimentazione di altra natura che non c'entra nulla con la produzione di energia elettrica.
Allora, posto che questo è un problema mondiale e l'Assessore, che ha tanti di quei problemi relativamente ai rifiuti in Piemonte, vuole partecipare alla soluzione del problema mondiale delle scorie radioattive (questo è un pregio dell'Assessore), io credo che questa cosa non rientri nelle priorità di un Paese che ha fatto delle scelte e che ha determinati problemi, perché la Francia, che ha indubbiamente fatto e sta ancora trascicandosi in una scelta nucleare di tipo militare, ha per forza di cose dovuto intrecciare la sua produzione di energia a quella nucleare. Questo è indubbio.
Oggi noi dobbiamo dire - oltre a riprendere i principali elementi, non del Comitato europeo contro il Superphenix, non di qualche scienziato ambientalista, ma dell'Ufficio parlamentare di valutazione delle scelte energetiche della Francia che ha elencato i vari incidenti accaduti (di secondo grado e quant'altro) - all'ENEL di uscire da quella cosa perché non c'entra nulla con i problemi energetici che abbiamo nel nostro Paese! Non c'entra nulla con i problemi della nostra Regione! L'ordine del giorno della Giunta, pur con gli emendamenti che sono stati presentati, che certamente sono positivi, ma non affrontano il problema, dice semplicemente che è successo questo, c'è il Piano di protezione civile - e va bene, per carità! - che si studia e si approfondisce il problema, ma questo studio, questo approfondimento, come ci ricordava l'articolo de Le Monde che ha citato il collega di Rifondazione Comunista, lo sta facendo il Governo francese! E' possibile che qui si vada indietro rispetto alle prese di posizione del Consiglio regionale del Piemonte? Lo dico anche ai colleghi del PDS: è possibile che si vada indietro rispetto alle scelte del Consiglio regionale del Piemonte rispetto a questo problema e non si dica niente nei confronti delle scelte strategiche poco comprensibili e poco serie dell'ENEL in questo ambito? Questo è il punto, secondo me, in discussione.
Dopodomani ci sarà la manifestazione in ricordo di Chernobyl indetta da Lega Ambiente, a cui è stata chiesta anche una presenza ufficiale della Regione Piemonte: io credo che sarebbe proprio un peccato che la Regione Piemonte andasse a questo appuntamento con l'ordine del giorno della Giunta, seppur emendato - scusami, collega Bertoli.



PRESIDENTE

Mi pare di aver capito che la sua è una dichiarazione di voto contrario all'ordine del giorno della Giunta.
CAVALIERE Certamente.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno (n. 209) sottoscritto dai Consiglieri Cavaliere, Chiezzi, Moro e Papandrea, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: una Convenzione firmata il 28/12/1973 da tre produttori di energia elettrica, la Electricité de France, la Rheinsch Westfaliches Electrizitatswerk (RWE) e l'ENEL, prevede la costruzione di un reattore a neutroni rapidi, da realizzarsi in Francia, derivato dal Phenix tale Convenzione prevede la costituzione della Società NERSA (Centrale Nucléaire Européenne a neutrons rapides Sociéte Anonyme) che è stata realizzata l'8/7/1974, con una partecipazione dell'ENEL pari al 33% del capitale societario l'autorizzazione alla costruzione della centrale è stata ottenuta per decreto il 12/5/1977 la centrale di Creys-Malville è situata nel territorio del Comune di Creys-Mépieu (Iserè), sulla riva sinistra del fiume Rodano, ed è una centrale nucleare con reattore a neutroni rapidi, con un sistema di raffreddamento a sodio, con una potenza teorica di 1.240 MegaWatt, ed un raffreddamento secondario effettuato in circuito aperto dall'acqua del Rodano considerato che: il rapporto del Deputato Birraux, dell'Ufficio Parlamentare di Valutazione delle Scelte Scientifiche e Tecnologiche, del 1991, aveva accertato quanto segue: la prima anomalia appare sul Superphenix (ottobre 1984) prima che entrasse in servizio il reattore; si è prodotta immediatamente dopo la sistemazione del sodio; l'installazione comprende 3.314 tonnellate di sodio nei circuiti primari e 1.500 tonnellate nei circuiti secondari. Le strutture interne del reattore vibrano allorquando il sodio viene messo in movimento il caricamento del combustibile è realizzato il 20/7/1985 e messo in servizio il 7/9/1985 nel gennaio 1986 il gruppo dei turbo alternatori B dà una potenza al 30 di quella nominale, nel mese di giugno il reattore ottiene il 50% della potenza e il 9/12/1986 viene ottenuta la potenza nominale teorica il reattore è stato fermato nel gennaio 1987 per cause di trattenimento delle barre ed anche il 26/3/1987, a seguito di un'avaria nel serbatoio di stoccaggio del combustibile nucleare (rottura di guaine), classificato al secondo grado della scala di gravità degli incidenti nucleari. In pratica la centrale non dispone di alcun mezzo normale per l'evacuazione ed il controllo degli assemblaggi nucleari (circa 7 tonnellate di plutonio caricate nel 1985) la centrale diventa in tale data un cantiere all'interno dell'edificio del reattore stesso; il serbatoio di stoccaggio incidentato deve essere rimpiazzato da un nuovo sistema costruito per la circostanza e mai sperimentato numerosi controlli sono effettuati in tale periodo e controlli sulla sicurezza sono effettuati sul generatore di vapore; sono stati inoltre montati differenti dispositivi, in particolare due contenitori di acciaio è stata ridata l'autorizzazione alla riaccensione il 13/4/1990 una fuga è scoperta il 28/4/1990, al livello del circuito ausiliario (secondario) del sodio non radioattivo; il reattore di conseguenza fermato per riparazioni al circuito di purificazione del sodio il 31/5/1990 viene riaccordata un'autorizzazione per la riaccensione dal 20/6/1990 le 3 mila tonnellate di sodio, destinate a circuiti primari, sono state ossidate da un ingresso anomalo di aria nel circuito primario del nocciolo. Questa avaria non rilevata poco prima, classificata al secondo grado della scala di gravità degli incidenti nucleari, ha portato solamente il 3/7/1990 all'arresto dell'attività della centrale poiché non erano garantite le norme di sicurezza il 13/12/1990 una parte del tetto della sala delle macchine è crollata sotto il peso della neve, causando gravi danni ad uno dei due gruppi di turbo alternatori di 600 MW, il gruppo A. Questo incidente, classificato al primo livello della scala degli incidenti nucleari, ha comportato la perdita dell'alimentazione elettrica del reattore ed il ricorso per una settimana all'alimentazione sussidiaria, fornita da gruppi diesel del sistema di sicurezza il 27/5/1991 il Consiglio di Stato annulla il decreto ministeriale del 10/1/1989, che autorizzava la ripresa provvisoria del Superphenix; in pratica, il Consiglio di Stato prende tale decisione a seguito della richiesta di annullamento per eccesso di potere da parte del Cantone e della città di Ginevra, assieme a numerosi e differenti richieste di Associazioni di protezione ambientale svizzere e francesi. L'annullamento indica che il reattore ha funzionato illegalmente dal 12/1/1989 al 3/7/1990 il Superphenix è stato progettato per essere utilizzato fino al 2001 e che i tempi necessari alla sua utilizzazione come ipogeneratore portano ad interrogativi riguardanti l'invecchiamento della struttura il generatore è stato in origine progettato come surgeneratore, cioè in grado di produrre un'eccedenza di plutonio, mentre oggi lo si vuole utilizzare per le ragioni opposte, cioè come ipogeneratore gli esperimenti condotti sul Phenix come ipogeneratore hanno riguardato quantità irrisorie di plutonio (solamente un grammo), a fronte delle tonnellate di cui dispone il Superphenix visto che: nel dicembre 1990 la CRII-RAD (Commissione di Ricerca e di Informazione Indipendente sulla Radioattività) conclude uno studio radioecologico che ha realizzato per il Comitato Malville. I prelievi sono realizzati in aprile e hanno riguardato acqua, sedimenti del Rodano, licheni, muschi e carotaggi del suolo e sono stati completati in luglio. Il rapporto del CRII-RAD comporta una comparazione dei risultati ottenuti, con quelli del SCPRI (Servizio Centrale di Protezione contro le radiazioni ionizzanti) per differenti radioisotopi e delle analisi di plutonio. Le analisi di plutonio sono effettuate dal laboratorio dell'Università di Brema, in Germania seguendo i metodi della separazione chimica e la spettometria alfa. I risultati delle analisi mostrano una dubbia quantità di plutonio 238, 239 e 240 a valle della centrale questo reattore fermo dal 3/7/1990 è stato riattivato il 4/8/1994, con decreto ministeriale dell'11/7/1994 nel settembre 1994 si verificava un nuovo incidente, con conseguente fermata, dovuto ad una fuga di argon, gas inerte utilizzato per isolare il sodio di raffreddamento dall'aria il 16/11/1994, a seguito di un'ulteriore fuga di vapore in uno dei quattro generatori, è stato nuovamente fermato al 7% di produzione il rapporto di sicurezza del DSIN (Direzione Sicurezza Installazioni Nucleari), del gennaio 1994, indica che il comportamento del Superphenix non è padroneggiabile perché non può essere assicurato in tutte le circostanze e prevede nuovi incidenti di natura sconosciuta le nuove modifiche effettuate creano nuove domande a riguardo della validità dei calcoli di sicurezza fatti all'origine in dieci anni di 'attività' ha effettivamente lavorato solo otto mesi, il resto trascorso in pause di riparazione è costato circa 9 mila miliardi di lire e che vengono spesi 800 milioni di franchi l'anno che lavori o meno i costi della partecipazione dell'ENEL al Consorzio NERSA sono di fatto sconosciuti nel febbraio 1994 il Governo francese decideva di trasformare il supergeneratore da centrale di produzione di energia elettrica in centrale sperimentale per lo smaltimento di plutonio anche in questo periodo la centrale, come ha potuto appurare la delegazione del Consiglio regionale del Piemonte, continua ad operare a ritmi ridotti chiede all'ENEL di uscire dal Consorzio NERSA e rendere pubblici i costi sin qui sostenuti al Ministero degli Esteri un impegno ad attivarsi nei confronti del Governo francese affinché sospenda l'attività della centrale ed inizi un serio confronto sulla questione Superphenix al Sottosegretariato alla Protezione civile di prendere visione dei piani di emergenza di protezione civile predisposti in caso di incidente nucleare".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 8 voti favorevoli, 6 contrari e 23 astensioni.
Passiamo ora alla votazione l'ordine del giorno n. 210 a firma Ghigo e Cavallera, integrato con l'emendamento aggiuntivo, a firma Marengo, Bertoli ed Angeli, che recita testualmente: dopo l'ultimo comma del dispositivo deliberativo inserire il seguente: "promuovere un gruppo di lavoro tecnico-scientifico, supportato dal mondo accademico torinese, per valutare ed esprimere un rapporto sulle condizioni attuali di sicurezza e di affidabilità del reattore e di tutte le attività connesse al suo funzionamento".
C'è ancora subito dopo un emendamento aggiuntivo dell'Assessore Cavallera che recita: "- di riservarsi ogni conclusiva decisione alla luce di quanto emergerà".
Pongo quindi in votazione l'ordine del giorno integrato dagli emendamenti testé letti, il cui testo recita: "Considerato che il Governo francese, con decreto dell'11/7/1994, ha autorizzato la Società NERSA a riattivare l'esercizio dell'impianto surgeneratore a neutroni rapidi Superphenix localizzato a Creys-Malville che tale impianto non ha raggiunto condizioni di efficienza, economicità e sicurezza sufficientemente affidabili e rispondenti alla finalità originaria per la quale era stata promossa la realizzazione della filiera dei reattori veloci che sono state impegnate rilevanti risorse finanziarie dai partner europei del Consorzio, di cui fa parte anche l'ENEL S.p.A. che detiene una quota pari al 33%, cui hanno concorso Istituti di credito stranieri anticipando quote di prestiti ancora da rimborsare visto che lo stesso decreto francese, che autorizza la ripresa di esercizio assegna all'impianto la funzione di ricerca destinata a mantenere viva la tecnologia dei reattori veloci verificando sperimentalmente la fattibilità tecnica dell'incenerimento del plutonio e di altri elementi radioattivi a lunga vita prodotti dalle centrali ad acqua operanti in Francia ed in altri Paesi europei che tale autorizzazione è stata rilasciata a seguito della 'inchiesta pubblica' avvenuta nel 1993 e promossa dal Primo Ministro francese che nell'emissione del decreto ha disposto che la sua esecuzione fosse vincolata al rispetto di specifiche prescrizioni di sicurezza sulla cui osservanza deve vigilare il Ministro per l'Ambiente cofirmatario del decreto insieme ai Ministri per l'Industria e per la Ricerca considerato ancora che la Regione aveva già richiesto notizie precise sulla sicurezza dell'impianto e che recentissimamente, in occasione della visita a Creys Malville, avvenuta il 15 febbraio u.s., ha nuovamente richiesto informazioni sugli ultimi malfunzionamenti del reattore unitamente alle prospettive di sviluppo della funzione di ricerca assegnata al reattore che in materia di impianti nucleari posti nelle Regioni transalpine risulta indispensabile acquisire tutte le informazioni relative alle analisi di sicurezza e ai piani di intervento per le emergenze esterne il Consiglio regionale del Piemonte per ragioni prioritariamente legate alle condizioni di sicurezza dell'impianto, alle possibili interazioni fisiche con il territorio piemontese connesse ad incidenti e malfunzionamenti già occorsi al reattore, anche con il fine di sviluppare protocolli informativi tra Regioni confinanti impegna la Giunta a proseguire le iniziative di massima informazione e di trasparenza sull'esercizio e sul destino dell'impianto, anche utilizzando i mezzi organizzativi, tecnici e gestionali delle strutture competenti alla vigilanza e al controllo ambientale con particolare riguardo alla Protezione civile, provvedendo a: investire la Commissione mista italo-francese per i problemi di frontiera, tramite i referenti regionali della delegazione italiana, del compito di stipulare un protocollo informativo bilaterale in ordine alle informazioni e allo sviluppo dei piani contro i rischi nucleari acquisire tramite l'ANPA la documentazione tecnica di sicurezza e il piano di emergenza esterna del Superphenix secondo le intese già maturate fra le strutture della Protezione civile a livello regionale e nazionale organizzare interventi di monitoraggio specifico con misure radiometriche, accompagnati da servizi di diffusione a rete, utilizzando le competenze tecniche e scientifiche presenti sul territorio, nelle more dell'imminente costituzione dell'ARPA, ivi incluso il Centro ENEA di Saluggia, anche avvalendosi di accordi quadro preesistenti ovvero stipulando specifiche intese promuovere un gruppo di lavoro tecnico-scientifico, supportato dal mondo accademico torinese, per valutare ed esprimere un rapporto sulle condizioni attuali di sicurezza e di affidabilità del reattore e di tutte le attività connesse al suo funzionamento di riservarsi ogni conclusiva decisione alla luce di quanto emergerà.
Le presenti determinazioni verranno comunicate agli Enti e alle Amministrazioni centrali competenti e all'ANPA".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 30 voti favorevoli e 6 astensioni.
Terminano a questo punto i lavori del Consiglio che sarà convocato a domicilio secondo quanto stabilito dal calendario approvato dai Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,35)



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