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Dettaglio seduta n.52 del 23/04/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Buongiorno a tutti. Ben tornati dopo la campagna elettorale; salutiamo i nostri candidati. Vorrei dire che mi dispiace che non abbiano potuto conseguire il risultato prefisso; facciamo comunque le congratulazioni per la loro campagna elettorale, che so essere stata assolutamente impegnata e anche per tanti aspetti convincente.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 24 e 25 gennaio, 7, 19, 27, 28 e 29 febbraio 1996. Verranno posti in votazione nel corso della prossima adunanza consiliare.
Comunico al Consiglio che alle ore 14 si riunirà la Commissione Nomine per dare un parere alla Commissione paritetica Università ed ospedalieri da parte dell'Assessorato alla sanità.
Comunico inoltre che alle ore 14,30, in previsione del fatto che probabilmente domani il Consiglio non si riunirà (ma non lo sappiamo perch abbiamo la variazione di bilancio da approvare), è convocata la Conferenza dei Capigruppo.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casari, Casoni, Foco, Rosso Simonetti e Vaglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Interpellanza n. 31 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa agli atteggiamenti delle Forze dell'Ordine dinanzi alla sede del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 31 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Non è competenza del Presidente della Giunta dare risposte su questo tipo di argomento.



PRESIDENTE

Non voglio prendere il posto altrui, ma ricordo che abbiamo in quella sede - mi pare fosse presente anche il Consigliere Papandrea - sentito le Forze dell'Ordine, il Questore ed altri; la dinamica dei fatti è stata presentata in un determinato modo. Ricordo che si trattava di un fatto molto accidentale, più colposo che doloso, però non so dire altro se non che in quella occasione una serie di imprevisti ha fatto sì che per alcuni secondi la manifestazione degenerasse. Non sono assolutamente in grado di dire altro.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ringrazio il Presidente del Consiglio che ha risposto. Noi avevamo chiesto la risposta della Giunta e pensiamo che essa non possa semplicemente dire che non ha competenze. Prima di tutto è avvenuto qui fuori, poi è avvenuto perché in qualche modo era collegato. Ormai è passato un anno, successivamente non si sono più ripetuti casi di questo genere, ma indubbiamente ricordo che forse una maggiore sollecitazione nel rispondere alla richiesta che quei lavoratori avevano avanzato avrebbe evitato anche i disordini.
Rimane il fatto che c'è stata una carica della polizia. Mi sembra che se successivamente non si sono più verificati fatti di questo genere, vuol dire che in qualche modo abbiamo imparato da quell'esperienza. Non è vero che noi non siamo del tutto responsabili, perché una risposta semplicemente più sollecita, avrebbe impedito che gli animi si riscaldassero più del necessario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo per dire che all'interpellanza presentata la Giunta debba dare risposta, non perché la Giunta regionale sia responsabile degli avvenimenti inerenti l'ordine pubblico che avvengono fuori dall'aula, ma perché questi avvenimenti avvengono presso la Regione Piemonte su problemi di competenza della Regione Piemonte e i Presidenti o gli Assessori competenti hanno sempre risposto a questo tipo di problemi che periodicamente possono nascere.
Semplicemente desidererei che il Presidente rispondesse ad un problema che è attinente alle competenze della Regione. Se in occasione di una manifestazione lei, Presidente, lei, Assessore, scendete in strada come Regione Piemonte, ciò può influire sul mantenimento o meno dell'ordine pubblico. Cioè noi abbiamo una funzione attiva nel mantenimento dell'ordine pubblico, con eventuali nostre iniziative.
Pertanto le chiedo di rispondere, perché è proprio nella sua competenza dare una risposta al Consiglio regionale sulle domande che le rivolgiamo tramite la presentazione delle interpellanze. Non vorrei che, viceversa, in occasione di problemi non gestiti da noi, ma che nascono sotto la nostra aula, si avviasse una prassi per cui questa Giunta dice che non intende interessarsene perché non sono problemi nostri. Ripeto, sono problemi nostri, non la gestione dell'ordine pubblico, ma i problemi che ne derivano e fanno derivare questioni di ordine pubblico.
Pregherei il Presidente della Giunta di dare una risposta.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ribadisco in maniera chiara che naturalmente - come del resto lei Consigliere, ha sottolineato - alla Giunta regionale non è attribuibile alcun tipo di competenza nei confronti dell'ordine pubblico. Diverso è l'atteggiamento, che può sollevare disordini o meno, in relazione ai tempi di risposta o alla presenza dei Consiglieri o del Presidente nel momento in cui qualche delegazione si presenta al Consiglio regionale.
Voglio anche ricordarle, riprendendo la considerazione fatta dal Consigliere Papandrea, che in effetti dopo quel caso che successe per una situazione particolare all'inizio di questa legislatura, la Giunta regionale ha dato, nei confronti delle delegazioni che si sono presentate in Consiglio per sottoporre problemi ed opportunità di soluzioni a temi di carattere sociale particolarmente pesanti, sempre delle risposte; c'è sempre stato un coinvolgimento da parte della Giunta, tanto è vero che i disordini ai quali voi fate riferimento non si sono più verificati al di fuori del Consiglio regionale.
Tutte le volte che c'è stata una delegazione, compatibilmente con i lavori del Consiglio regionale (bisogna anche ricordare questo, nel senso che ci sono prima di tutto i lavori del Consiglio), le delegazioni vengono ricevute nel momento in cui il Consiglio regionale è nella situazione di poterlo fare. Disordini o momenti di tensione al di fuori del Consiglio non si sono più verificati e credo che, dal mese di luglio ad ora, dieci quindici delegazioni sono state ricevute in Consiglio regionale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione n. 236 dei Consiglieri Ghiglia, Casoni, Griffini, Minervini e Salerno relativa all'inquinamento ambientale e alla mancata installazione o inefficiente funzionamento dei depuratori


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 236, presentata dai Consiglieri Ghiglia, Casoni, Griffini, Minervini e Salerno, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la risposta a questa interrogazione è articolata in due fasi: un'esposizione orale e la consegna di una documentazione significativa per la conoscenza dello stato dell'arte, così come è stato monitorato in precedenza.
Alla luce di questa precisazione vengo al testo che è stato predisposto per rispondere a questa interrogazione con la quale i Consiglieri regionali Agostino Ghiglia, William Casoni, Massimo Griffini, Marta Minervini e Roberto Salerno desiderano avere notizie ed informazioni sulla dotazione ed efficienza del sistema di depurazione e in particolare: 1) quanti e quali Comuni siano sprovvisti di depuratore 2) in quanti Comuni siano stati realizzati depuratori non attivati o solo parzialmente utilizzati, nonché le cause di eventuali disfunzioni 3) in quali Comuni sia stata iniziata, ma non ultimata, la costruzione del depuratore, nonché le cause dell'interruzione dei lavori 4) quanto siano costati i depuratori stessi (attivi e non, ultimati e non).
I quattro quesiti proposti dall'interrogazione comporterebbero, per una risposta puntuale e completamente esaustiva, indagini capillari sui 1.209 Comuni che possono essere ipotizzabili in termini di aggiornamento della situazione attuale, ma che per il momento non siamo in grado di fornire.
Sono valutazioni ed approfondimenti di difficile realizzazione che possono prevedere un certo costo ed un certo impegno, ma che, sulla base di questa sollecitazione, possiamo anche mettere in cantiere ritenendo questa una prima risposta.
Le informazioni principali però sono rinvenibili nella pubblicazione "La depurazione delle acque reflue nella Regione Piemonte", edita nel 1990 dall'Assessorato all'ambiente, che poi provvederò a consegnare.
Va innanzitutto sottolineata una situazione abbastanza positiva dei Comuni della Regione Piemonte rispetto a molte altre realtà regionali e nazionali.
Torino e l'intera area metropolitana (composta da venti Comuni collegati) vantano il miglior servizio per la raccolta e la depurazione delle acque reflue; e tutto ciò con una tariffa di 200 lire al metro cubo (in assoluto la più bassa a livello nazionale, dove mediamente si viaggia sulle 400 lire a metro cubo).
Aree industriali e/o turistiche sono tutte dotate di questo tipo di servizio, mentre realtà come Milano, Firenze e Palermo ancora oggi non usufruiscono del servizio di depurazione.
Possiamo tranquillamente affermare che oltre l'80% della popolazione piemontese è residente in aree caratterizzate dalla presenza di questo tipo di infrastrutture.
Purtroppo però (o per fortuna) la Regione Piemonte conta ben 1.209 Comuni, più di 1/8 dei Comuni italiani: molti sono di modestissima dimensione, collocati in zone montane dove i problemi igienico-sanitari sono stati sino ad ora sostanzialmente sottovalutati o comunque non affrontati adeguatamente.
L'applicazione delle legge n. 36/94 (legge Galli) che verrà avviata in Regione Piemonte con l'esame del disegno di legge regionale n. 59/95 comporterà necessariamente una nuova riorganizzazione dei servizi legati al ciclo integrale delle acque (acquedotto, fognatura e depurazione).
Le istituende Autorità d'ambito avvieranno un piano di interventi dettagliati che, partendo dalla ricognizione delle infrastrutture esistenti, approderanno a programmi infrastrutturali di investimento garantiti non più da sussidi finanziari statali, ma da una complessa e completa riforma del sistema tariffario.
Questa è la risposta che, tempestivamente, ritenevo di dare, riservandomi eventuali successivi approfondimenti.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Mi pare che il Consigliere Griffini sia soddisfatto per cui passiamo alla successiva interrogazione che riguarda il Presidente della Giunta.


Argomento: Protezione civile

Interrogazione n. 248 dei Consiglieri Galli, Rosso e Farassino relativa alla necessità di rivedere i criteri di assegnazione delle competenze centrali e regionali in materia di Protezione Civile


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame dell'interrogazione n. 248 presentata dai Consiglieri Galli, Rosso e Farassino.
Risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in riferimento all'interrogazione n. 248 del 2/11/1995 di cui all'oggetto, pervenuta a questo Servizio in data 23/11/1995, prot. n. 4477, si comunica che tutta la materia riguardante la Protezione Civile è regolata attualmente dalla legge statale 24/2/1992 n. 225: "Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile" e dalla L.R. 9/9/1986, n. 41: "Disciplina degli interventi regionali in materia di Protezione Civile" (noi adesso stiamo per presentare una nuova legge sulla Protezione Civile) e che per poter proporre alla nuova Presidenza del Consiglio dei Ministri una revisione delle competenze statali e regionali in materia di Protezione Civile, come richiesto nell'interrogazione in oggetto, è necessario attuare il passaggio dalla Costituzione attuale della Repubblica ad una Costituzione di tipo Federale.
Il nuovo disegno di legge regionale, che dovrebbe sostituire la L.R.
9/9/1986 n. 41, rispecchia pertanto le indicazioni contenute nella legge quadro n. 225 del 24/2/1992.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Mi dichiaro soddisfatto sperando ed auspicando di poter arrivare alla forma legale per una nuova definizione di questa materia. Grazie.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 268 dei Consiglieri Galli, Farassino, Dutto e Rosso relativa alla Società La Fenice S.p.A. - Intenzioni di realizzare c/o lo stabilimento FIAT-Lancia di Verrone (Biella) una piattaforma per il trattamento di rifiuti industriali


PRESIDENTE

L'Assessore Cavallera risponde ora all'interrogazione n. 268 presentata dai Consiglieri Galli, Farassino, Dutto e Rosso.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

L'interrogazione si riferisce al progetto di impianto di smaltimento rifiuti speciali e tossico-nocivi de "La Fenice S.p.A." da ubicarsi presso lo stabilimento FIAT-Lancia di Verrone (BI).
In particolare i Consiglieri interroganti vogliono sapere: se il Ministero abbia già espresso parere di compatibilità ambientale; se la Conferenza regionale dei Servizi, ai sensi della legge n. 441/87, non intenda richiedere a "La Fenice S.p.A." chiarimenti e proporre prescrizioni; se non si ritenga urgente adempiere ai disposti degli artt.
2, 3 e 42 della L.R. n. 59/95, ovvero alla redazione del piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento rifiuti.
In data 17/6/1993 "La Fenice S.p.A." di Rivoli (TO) ha presentato un primo progetto di piattaforma polifunzionale ai fini del trattamento nonché dello smaltimento finale, mediante termodistruzione di rifiuti speciali e tossico-nocivi da ubicarsi nello stabilimento FIAT-Lancia di Verrone (BI).
Il progetto è assoggettato alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), oltreché all'esame, ai sensi dell'art. 3 bis della legge n. 441/87.
A seguito della prima conferenza istruttoria, tenutasi il 23/9/1993, è stato espresso il parere regionale di competenza al Ministero dell'Ambiente, ai sensi dell'art. 6 della legge n. 349/86, con DGR n. 112 29310 del 29/10/1993. E' un parere articolato, come è tradizione della Giunta che non dice mai: "sì" o "no", ma presenta tutta una serie di questioni.
Il Ministero ha, a sua volta, espresso pronuncia favorevole di VIA con DEC/VIA (decreto VIA) n. 2213 dell'11/8/1995, contenente anche la condizione di adeguamento del progetto alle prescrizioni ministeriali: pertanto, il progetto esecutivo, quando sarà presentato, dovrà essere esaminato - a mente dell'art. 3 bis della legge n. 441/87 - in un'apposita conferenza istruttoria.
In attesa della presentazione del progetto definitivo, è stato indetto da parte della Regione, con DGR n. 112-4445 del 4/12/1995, un tavolo preventivo di approfondimento tecnico-scientifico con la presenza di esperti regionali anche di livello universitario (del Politecnico di Torino e anche dell'Istituto Superiore di Sanità) nonché di tecnici della Provincia di Biella e con la partecipazione della Società "La Fenice" ovviamente sempre a livello tecnico, ai fini di una completa valutazione dei problemi di insediamento della piattaforma di cui trattasi nel sito indicato.
Circa le iniziative dell'Amministrazione regionale, in ordine alla pianificazione dello smaltimento dei rifiuti, si informa che è stato recentemente adottato dalla Giunta il progetto di Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti in attuazione del DPR n. 915/82 e della L.R. n. 59/95 (DGR n. 1-7229 del 19/3/1996). Tale Piano subirà un iter di preventiva consultazione, dopodiché verrà presentato ufficialmente al Consiglio. Nel frattempo la Giunta regionale ha adottato la deliberazione dei disciplinari tipo dei consorzi obbligatori di smaltimento e, nella seduta di ieri, i criteri di carattere generale per la localizzazione degli impianti di smaltimento, ovviamente non nella formula "si fa qui" o "si fa là", ma nella formula "in questi punti particolarmente delicati del territorio gli insediamenti non possono essere fatti", fermo restando l'aver demandato, come prevede la L.R. n. 59, alle Province la redazione dello specifico programma provinciale di smaltimento dei rifiuti.
Riteniamo, quindi, anche se con fatica e con qualche ritardo, di aver dato un impulso all'attuazione della L.R. n. 59.
Per quanto riguarda il discorso "La Fenice", nulla di esecutivo è stato presentato e quindi siamo in una fase preliminare; ci si fa riserva di riferire al Consiglio quando le cose dovranno andare avanti.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Chiedo se è possibile invitare al tavolo di concertazione che verrà fatto fra tutti gli organi interessati, anche gli organi di salvaguardia ambientale relativi al luogo dell'insediamento della società "La Fenice".
Grazie.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interpellanza n. 275 dei Consiglieri Dutto e Rosso ed interrogazione n. 368 del Consigliere Dutto relative ai collegamenti ferroviari Italia-Francia


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare congiuntamente l'interpellanza n. 275 presentata dai Consiglieri Dutto e Rosso e l'interrogazione n. 368 presentata dal Consigliere Dutto.
Risponde ad entrambe l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Per quanto concerne la linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia-Nizza a cui l'interpellanza e l'interrogazione si riferiscono e le posizioni che, sulla linea medesima, la Regione Piemonte ha adottato ed intende adottare, si precisa quanto segue.
1. La ferrovia Cuneo-Ventimiglia, lunga circa 96 km, collega il Piemonte al mare attraverso il territorio francese per circa 47 km, da Vievola a Piena, lungo la Valle Roya, Abreil sur Roya, a circa 74,5 km da Cuneo, si allaccia alla ferrovia Breil-Nizza, tuttora in esercizio, e costituisce così la linea Cuneo-Nizza di circa 119 km.
Essa realizza il collegamento ferroviario più breve non solo fra Cuneo e Ventimiglia e fra Cuneo e Nizza, ma anche fra Torino e le due località marittime. La distanza per via ferroviaria fra Torino e Ventimiglia via Cuneo è infatti di circa 185 km, mentre il percorso attuale via Fossano Savona è di circa 260 km.
Attualmente sulla linea Torino-Cuneo-Ventimiglia viaggiano complessivamente: n. 35 treni/giorno, senza rottura di carico, sulla tratta Torino-Cuneo n. 17 treni/giorno tra Cuneo e Ventimiglia n. 4 treni/giorno tra Breil e Ventimiglia.
L'interesse della Regione Piemonte sull'attuale linea è molto sentito.
La Regione ritiene infatti opportuno un potenziamento tecnico della linea ferroviaria; in particolare attraverso interventi di elettrificazione realizzazione di nuovi impianti ACEI, interventi sull'armamento e sul materiale rotabile.
2. Com'è noto, sulla linea in esame grava una convenzione italo francese per la gestione, in cui però gli oneri di manutenzione sono a totale carico della rete italiana (FS).
Su questo problema il Governo italiano e la Regione Piemonte hanno più volte espresso la necessità di addivenire ad una radicale revisione di detta convenzione.
La questione è stata, in più occasioni, portata all'attenzione della controparte francese senza che si potesse tuttavia raggiungere un'intesa su una più equa ripartizione delle spese, come del resto è stato detto in altre occasioni in Consiglio regionale quando si è dibattuto su questo problema.
Le Ferrovie dello Stato, successivamente, hanno fatto presente di aver interesse al mantenimento della linea in questione, alla condizione che esista un'effettiva partecipazione economica delle Regioni interessate.
Nella riunione del 9 novembre, a cui l'interpellanza n. 275 fa riferimento ed alla quale ha partecipato un Dirigente del Settore Trasporti in sostituzione dell'Assessore regionale, la Regione Piemonte, pur ribadendo l'interesse su tale linea internazionale e richiedendone il potenziamento così come sopra richiamato, ha però precisato che attualmente, non sussistono le condizioni per un intervento finanziario regionale che concorra economicamente all'attuazione della convenzione esistente, in attesa di una sua futura revisione.
Nel corso di tale riunione è inoltre emerso: l'interesse delle Regioni Piemonte e Liguria a mantenere in vita la linea la conferma che la FS S.p.A. non la considera interesse prioritario la necessità di un finanziamento straordinario di circa 50 miliardi per un adeguato potenziamento della linea l'incerta redditività della linea, anche se essa potrà attrarre più traffico una volta ristrutturata la preferenza della Regione Liguria per il mantenimento della linea "a carico dello Stato" la disponibilità della Regione Piemonte ad accettarne l'inclusione tra quelle di importanza regionale, una volta definito il quadro giuridico del passaggio alle Regioni e le risorse conseguenti l'impegno delle due Regioni a sensibilizzare la Regione francese Rhône Alpes perché, a sua volta, sensibilizzi il Governo francese, cui in ogni caso, da parte italiana, va fatta formale domanda di rinegoziare l'attuale Convenzione (Ministero degli Esteri).
In una successiva riunione del 12/2/1996, tenutasi presso il Ministero degli Affari Esteri ed alla quale ha partecipato un funzionario regionale del Settore Trasporti, la Regione Piemonte ha ribadito quanto espresso nelle riunioni precedenti, in perfetta coerenza con i contenuti dell'ordine del giorno n. 77 del 21/11/1995 approvato all'unanimità dal Consiglio regionale.
In tale riunione ci si è inoltre impegnati nell'acquisire tutti i dati di traffico attualmente disponibili, onde poter procedere alle trattative con la controparte francese con la dovuta conoscenza ed in tempi celeri.
Infine, per opportuna conoscenza, si informa che è attualmente in fase di conclusione un accordo tra FS e SNCF onde eliminare le criticità relative alla sicurezza, attualmente esistenti sulla linea, ed in particolare: l'eliminazione dei rallentamenti a 40 km/h anche attraverso interventi di protezione caduta massi l'eliminazione della pericolosità in galleria (in specifico quella di Tenda), causata da infiltrazioni d'acqua con preclusione della stabilità dei rivestimenti, attraverso opportuni interventi tecnologici.
L'importo di tali interventi ammonterà a circa 30 milioni di franchi (di cui il 10% - circa 3 milioni - saranno a carico delle SNCF) ed avrà durata biennale.
Infine, per quanto attiene alle osservazioni citate nella premessa dell'interrogazione urgente n. 368, si osserva che, da informazioni direttamente assunte presso la FS S.p.A. - Direzione Regionale Trasporto Locale - non risulta che, durante il normale esercizio della linea, si siano verificati ulteriori disagi come quello citato dall'utente.
Infine, essendo i volumi di traffico, insistenti sulla linea in esame estremamente variabili, la composizione del materiale rotabile non è di facile programmazione; ciò nonostante si ha conferma che il servizio fornito, in particolare per l'utenza di tipo pendolare, sia conforme all'esigenza dell'utenza medesima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

L'Assessore ha risposto contemporaneamente a più di un'interrogazione.
MASARACCHIO, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni Sì: anche alla n. 368.



DUTTO Claudio

Su quest'ultima analizziamo in modo separato le cose. Da una parte posso dichiararmi soddisfatto, perché i grossi timori di giungere addirittura ad una possibile chiusura della linea possono dirsi superati per cui la linea verrà mantenuta in vita. Per quanto riguarda invece le potenzialità della linea, molto resta da fare, e la risposta dell'Assessore va a confermare tutto questo: si stanno facendo interventi minimali di manutenzione, diciamo di sopravvivenza della linea, mancano quegli interventi decisi in grado di permettere il salto di qualità della linea e di conseguenza, un suo utilizzo specifico.
Si stanno facendo alcune opere di manutenzione, si cercano di eliminare i rallentamenti e i pericoli delle gallerie, ma di elettrificare la linea non se ne parla o, perlomeno, se ne parla senza prendere decisioni in merito.
E' stata interessante l'apertura dell'Assessore, dove si è sottolineato come questa linea abbrevi di molto il percorso fra Torino-Ventimiglia e Torino-Nizza, per cui sarebbe la linea più logica dove far transitare tutto il traffico merci e passeggeri fra Torino e la Costa Azzurra e fra Torino Ventimiglia, cosa che purtroppo non avviene perché la linea non è elettrificata. Ciò comporta due conseguenze, entrambe negative. Da una parte, abbiamo una linea che esiste e non viene utilizzata; dall'altra costringiamo i treni a fare un lungo giro su linee che sono già intasate dal traffico, con il risultato di peggiorare la situazione di altre linee e di avere questa linea esistente in passivo per mancanza di traffico.
Pertanto su queste cose bisognerebbe ancora intervenire.
Non mi trovo invece per nulla soddisfatto della parte riguardante l'altra interrogazione, quella in cui citavo un episodio di passeggeri rimasti a terra a Cuneo. Il treno è arrivato da Torino già stracarico di viaggiatori e le persone che lo attendevano alla stazione di Cuneo sono rimaste a terra. Se non sbaglio, nella parte finale della risposta l'Assessore dice che fatti del genere non si sono più verificati. Questo non è vero, perché io ho qui una pagina di un giornale (La Stampa edizione Liguria) ove nuovamente una scolaresca in gita su questa linea è stata fatta salire sul bagagliaio, come pacchi e valigie. Sul treno della Cuneo Ventimiglia gli studenti sono stati fatti salire sul bagagliaio perch tutti gli altri posti erano già occupati.
C'è una questione di base su questa linea: una totale incapacità delle Ferrovie a programmarsi. Le Ferrovie vanno a fare la statistica dei viaggiatori in certi periodi dove questi sono effettivamente pochi e mettono treni di 60 posti, tutt'al più di 120 posti, con un'automotrice o due, ma non riescono a capire che, durante le festività, di domenica e nei periodi estivi, questi treni sono insufficienti. E' come se - tanto per fare un confronto - un ristorante facesse la statistica la sera del giorno dei morti, per arrivare a dire che la serata di Capodanno avrà solo dieci clienti e non cento: stanno facendo esattamente la stessa cosa.
Il risultato di tutto ciò è che poi la gente non riesce a salire su questi treni. I giorni in cui l'affluenza ci sarebbe, la gente deve prendere linee alternative, andare in macchina o scegliere altri mezzi perché arriva in stazione e non può salire sui treni. E questa è la cosa più assurda. Poi arriviamo alle statistiche che dicono che questa linea è in passivo, che c'è poco traffico, che ci sono pochi passeggeri, quando invece ci sarebbero: basta mettere i treni adatti a trasportarli.
Di conseguenza, su questo secondo argomento, che prevede anche le variazioni dell'orario, chiederei ancora all'Assessore e alla Giunta di fare un intervento presso le Ferrovie; anche perché, se non sbaglio, per il prossimo orario estivo è stata preannunciata l'eliminazione di un treno per cui il servizio, già scarsissimo, da sette coppie scenderebbe a sei coppie appena.
Fra le cose da chiedere c'è anche quella che facciano un atto di elasticità mentale per adattare i treni alle esigenze. Le Ferrovie devono capire che di domenica, durante le festività o durante il periodo estivo la richiesta esiste, per cui bisogna adattare i treni all'esigenza della linea. Oltretutto dovrebbe essere una cosa semplice, perché di domenica i treni pendolari di altre linee viaggiano mezzi vuoti: dovrebbero avere l'elasticità di prendere il materiale da una parte e spostarlo dove è necessario.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio per una breve replica.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Volevo solo rassicurare il collega Consigliere sul fatto che le Ferrovie dello Stato ci hanno detto che la soppressione di un treno nell'orario estivo può darsi che non corrisponda alla verità.
Io ho risposto sui disagi della linea per quanto ci risultava sin da febbraio di quest'anno e riconosco che le informazioni che di volta in volta ci vengono date da parte del responsabile delle Ferrovie in Piemonte sono molto aleatorie, come ho riscontrato personalmente. Si spera che da qui a poco, dopo la vicenda degli abbonamenti integrati, la sfida, non soltanto per le linee su gomma ma anche per le Ferrovie, da parte della Regione sia tale da eliminare i disagi che sono stati denunciati opportunamente dal collega Consigliere.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni della Giunta regionale in merito agli orari dell'Alitalia relativamente ai voli Torino-Roma


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta, Ghigo, chiede la parola in quanto intende fare una comunicazione.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Siccome si parlava di orari, a suo tempo, quando nacque la polemica sugli orari dell'Alitalia Torino-Roma, anche su sollecitazione del Consiglio, se non ricordo male, io mi attivai subito nei confronti dell'Alitalia e oggi ricevo la lettera di risposta, indirizzata a me e all'Assessore Masaracchio, dell'Amministratore delegato Domenico Cempella il quale scrive: "Rispondo alla sua cortese lettera del 27 marzo, con la quale lamenta la diminuzione dei collegamenti con Roma. Si tratta di una programmazione transitoria riguardante il mese di aprile, legata a vincoli tecnico operativi".
In realtà quel volo veniva coperto da un airbus; mi è poi stato spiegato che, per scadenze di manutenzione relative alle aeromobili, si è verificata la mancanza di aeromobili per coprire quell'orario, tant'è vero che la lettera continua: "Dai primi di maggio sarà inserita una partenza da Torino alle ore 7,50, per un totale di voli settimanali verso Roma superiore allo scorso anno".
Di conseguenza, credo che la sollecitazione abbia sortito un risultato positivo.



PRESIDENTE

Viene consegnato dai singoli Consiglieri un prospetto con i risultati delle elezioni politiche dell'altro ieri. Ringraziamo il Servizio Documentazione, in particolare la dott.ssa Bartolucci.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 265 del Consigliere Cavaliere relativa all'ISML (Istituto Metalli Leggeri) di Novara


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interpellanza n. 265 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore al lavoro

L'ISML (Istituto Metalli Leggeri) di Novara è stato acquistato, con tutto il Gruppo Alumix, dalla multinazionale dell'alluminio ALCOA, che si articolerà per la gestione degli impianti nazionali in un'apposita società ALCOA-Italia.
Siamo quindi in una fase di transizione in cui mancano interlocutori per esaminare a fondo le prospettive dell'Istituto Metalli Leggeri.
Dalle prime battute provenienti dalla proprietà prevalentemente americana potrebbe interessare, perché finora non c'era, un presidio ALCOA sulla ricerca applicata al prodotto che potrebbe utilizzare il patrimonio di esperienze, brevetti e professionalità dell'ISML di Novara. Permane il dubbio se questo utilizzo potrà effettuarsi nell'attuale sede o comunque a Novara, o se verrà accentrato su Milano dove sarà collocata la Direzione italiana. Le decisioni verranno assunte solo dopo la nomina dell'Amministratore delegato della Società nazionale.
Lo stesso Istituto Metalli Leggeri di Novara ci metterà in condizione appena esisterà un reale interlocutore, di aprire un confronto con ALCOA Italia (e sostanzialmente la Direzione Europea) sul futuro dell'ISML. Per ora registriamo che, diversamente da quanto si temeva, nessuno ha espresso volontà di chiusura.
Io posso poi confermare, avendo avuto un colloquio con il Sindaco di Novara, che dopo il fallimento degli incontri che erano stati programmati e di cui ho dato notizia già in altra occasione in quest'aula, tutta la progettazione di mantenere in vita l'Istituto Metalli Leggeri di Novara pare possa essere conclusa da qui a poco con un rapporto diretto in cui è coinvolto il Comune di Novara, che diventerebbe acquirente dell'immobile che, fra l'altro, ha una struttura storica di grande rilevanza del periodo del Razionalismo. In questo colloquio mi è stato confermato il progetto da me prospettato in Giunta in altro momento, quando si pensava che si potesse intervenire direttamente e tempestivamente per mantenere l'istituto come istituto di ricerca, come centro di produzione di prototipi anche per dare al centro una propria capacità di autofinanziamento e come centro di ricerca per la certificazione di qualità al servizio di aziende nazionali che hanno un rapporto in campo internazionale.
Gli Enti locali (la Provincia e il Comune di Novara), dopo una prima fase di quasi disattenzione da parte loro, hanno coinvolto talune categorie, fra cui le piccole e medie aziende e gli artigiani, mentre non hanno trovato disponibile la categoria degli industriali, che pare temano motivi di concorrenza nella produzione dei prototipi. Comunque stiamo in attesa.
Entro il 15 si sarebbe dovuto tenere una riunione presso il Comune di Novara, ma evidentemente le questioni elettorali ne hanno impedito l'occasione. Speriamo che entro la fine del mese si possa avere questo incontro nell'ambito dell'attività del Consiglio comunale di Novara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Credo che la vicenda dell'Istituto Metalli Leggeri debba inquadrarsi all'interno del problema generale del centro di ricerca novarese e in particolare di tutto il polo conosciuto come Istituto Donegani. Da parte della nostra Regione ci deve essere una riflessione seria su questo grande polo di ricerca, che ha sì potenzialità a livello europeo, ma che rischia, per le vicende della chimica italiana, di sparire completamente. Chiedo all'Assessore di fare semmai anche successivamente, il punto della situazione e di individuare una prospettiva per questo importante settore produttivo. Voglio sottolineare che per un Paese come l'Italia, che non ha materie prime e quindi basa la propria industria e la propria tecnologia sulla trasformazione dei prodotti, la ricerca è fondamentale. Vorremmo quindi capire dall'Assessore come vuole assumere la priorità della salvaguardia di un importante - e, ripeto, europeo - centro di ricerca, all'interno del quale c'è il problema particolare, anche per la sua storia, dell'Istituto Metalli Leggeri, ricordando che è una questione che riguarda tutto il settore della ricerca. Proprio per la sua importanza è una questione di natura extra-regionale, ma se la Regione non inizia ad assumersi questa priorità, non credo che poi possa assumerla qualcun altro.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza n. 280 dei Consiglieri Montabone, Burzi, Ghiglia, Deorsola e Rossi relativa alla richiesta di chiarimenti in ordine alle responsabilità della Regione in merito alle questioni che riguardano l'attuazione del Piano Regolatore di Torino


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 280 presentata dai Consiglieri Montabone, Burzi, Ghiglia, Deorsola e Rossi.
Risponde l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, signori Consiglieri, in riferimento all'interpellanza n. 280, per quanto concerne la prima parte, va detto che la Giunta regionale ha approfondito sotto il profilo tecnico-giuridico la questione delle cosiddette varianti anticipatrici del nuovo Piano Regolatore Comunale di Torino e, come è noto, la Giunta in un primo momento aveva ritenuto di non aderire alle sollecitazioni sia da parte del Comune di Torino in merito alla famosa questione dell'art. 33, sia alle sollecitazioni del Commissario del Governo, che aveva richiesto il mantenimento delle modifiche invece apportate nell'approvazione del Piano Regolatore nell'aprile 1995.
Proprio perché si configurava come una sorta di intervento che non aveva i presupposti dell'autotutela (almeno questa è l'opinione della Giunta), si riteneva che non ci fossero i presupposti giuridici perché si potesse addivenire a quella modifica sollecitata da parte del Comune di Torino e da parte del Commissario del Governo.
In seguito, con approfondimenti e valutazioni sulla delicata questione (la Giunta si è avvalsa anche di una consulenza), tenuto conto della difficoltà e particolare complessità sotto il profilo giuridico urbanistico, e sulla richiesta da parte dell'Amministrazione comunale di Torino di pervenire ad un accordo di programma, non essendo percorribile sotto il profilo giuridico, la Giunta ha mantenuto la posizione di ritenere che la questione potesse essere risolta con una variante da parte del Comune di Torino stesso.
Questo per ripercorrere le vicende avvenute a seguito dell'approvazione del Piano Regolatore Comunale di Torino.
Per quanto concerne poi la richiesta da parte dei Consiglieri Montabone, Burzi, Ghiglia, Deorsola e Rossi, a proposito di quali iniziative abbia assunto la Giunta per difendere l'operato dei propri uffici, non è mancata, da parte di chi vi parla, presa di posizione nei confronti dell'Amministrazione comunale e in modo particolare dell'Assessore Corsico, rispetto ad alcune dichiarazioni apparse sui giornali. La Giunta regionale ha rilevato che gli uffici si erano attenuti alle norme e avevano operato secondo il principio del buon andamento dell'Amministrazione.
C'è poi tutta una serie di questioni circa le quali vengono richiesti chiarimenti da parte della Giunta regionale e in riferimento a queste si deve precisare quanto segue: i Fondi revocati al Comune di Torino, per quanto risulta agli uffici di questo Assessorato, riguardano i Piani Particolareggiati: a) INCET - L. 6.964.180.000, relativo al recupero della parte di isolato che il Comune non ha provveduto a liberare, essendo occupato dall'impresa FACIT b) Sangone - per L. 24.811.200.000 pari a 143 alloggi. Al riguardo, con due successive deliberazioni, il Comune di Torino ha richiesto la rilocalizzazione del finanziamento per l'area Sangone.
La Regione ha in un primo tempo negato tale possibilità a causa dei tempi stretti a disposizione per l'apertura dei cantieri e ha chiesto ulteriori motivazioni.
Il Comune, con deliberazione n. 8032 del 5/12/1995, ha nuovamente richiesto di spostare il finanziamento su un'altra area, perché nel frattempo le analisi preliminari sul programma di recupero urbano di Via Artom avevano messo in luce il peso elevato dell'edilizia sovvenzionata sull'intero quartiere.
Le nuove residenze, eventualmente costruibili, dovrebbero essere quindi di edilizia privata o agevolata, per migliorare la qualità e la composizione sociale per quartiere.
Per questo motivo la Regione ha accolto parzialmente la richiesta del Comune di Torino e ha revocato il finanziamento sull'area. Anzich rilocalizzarlo su un'altra area, il finanziamento è stato utilizzato per finanziare gli interventi prossimi all'appalto e già inseriti nell'ordine di priorità della Regione.
Quanto alle richieste di deliberazione relative al bando per l'Edilizia Residenziale Pubblica si precisa che il Comune di Torino, a seguito dei solleciti della Regione e grazie alle nuove procedure introdotte dalla L.R.
n. 46/95, ha emanato il bando per assegnare gli alloggi. La graduatoria provvisoria è attualmente pubblicata per le osservazioni dei concorrenti.
Il bando potrà assegnare, secondo le dichiarazioni dell'Amministrazione comunale, circa 2.000 alloggi nei prossimi due anni. In tal modo si è posto fine al ricorso alle procedure straordinarie, con le quali sono stati assegnati gli alloggi fino ad oggi. I 500/600 alloggi, disponibili ogni anno, erano infatti assegnati agli sfrattati e agli indigenti (casi sociali).
Riguardo al bando per l'assegnazione agli operatori dei finanziamenti per realizzare alloggi da locare ai lavoratori dipendenti sfrattati, il programma regionale consente di destinare alle famiglie sfrattate gli interventi previsti dall'art. 9 della legge n. 493/93. I finanziamenti possono essere assegnati ai Comuni e alle ATC, alle Imprese e alle Cooperative.
Alcune Imprese e Cooperative hanno richiesto al Comune di Torino di poter concorrere per ottenere finanziamenti per la locazione a termine (formula che la legge finanzia fino al 20% del costo dell'intervento con l'impegno a locare per almeno otto anni). Il Comune di Torino, con deliberazione del 5/12/1995, ha individuato gli interventi il cui elenco si allega per conoscenza alla risposta scritta.
Gli uffici regionali stanno svolgendo l'istruttoria per verificare la fattibilità degli interventi e se vi sono ancora risorse finanziarie reperibili, nel qual caso il Consiglio regionale dovrà valutare in quali ambiti territoriali e con quali modalità potranno essere utilizzati.
Con nota del 16 febbraio u.s. è stato richiesto al Comune di Torino di chiarire i tempi occorrenti per l'eventuale apertura dei cantieri. La legge impone infatti dieci mesi dall'assegnazione del finanziamento.
Il bando per assegnare questi finanziamenti deve essere approvato dalla Regione. Gli operatori interessati, consultati su una prima bozza, hanno espresso osservazioni sulle procedure ivi contenute.
Sulla questione sono stati posti specifici quesiti al competente Ministero dei Lavori Pubblici e all'Ufficio Legale della Regione e si attende il riscontro.
In particolare: 1) Contestano che gli interventi, che usufruiscono di finanziamenti superiori al 50% del costo dell'intervento, siano sottoposti alle procedure della Legge Merloni.
2) Non condividono le soluzioni ivi contenute per garantire la gestione degli alloggi locati. Gli operatori, che concorrono a questi finanziamenti hanno finora costruito solo per vendere, ad eccezione delle Cooperative a proprietà indivisa.
Occorre pertanto individuare soluzioni idonee a garantire la corretta gestione degli alloggi.
3) Infine gli interventi proposti dal Comune di Torino devono essere convenzionati ai sensi degli artt. 7 e 8 della legge n. 10/77. Ma il CER deve ancora emanare gli indirizzi per rivedere le convenzioni-tipo regionali, ai sensi dell'art. 22 della legge n. 179/92.
Anche su questi due ultimi punti è stato posto apposito quesito al CER con nota del 30/1/1996.
4) I tempi per utilizzare questi finanziamenti scadranno alla fine dell'anno 1996. Poiché le procedure che la Giunta regionale intende adottare, per assegnare i finanziamenti ai sensi dell'art. 9 della legge n.
493/93, richiedono circa otto mesi per individuare definitivamente i soggetti attuatori, la Giunta regionale intende deliberare nelle prossime settimane.
Il programma regionale, approvato con deliberazione CR del 20/9/1994 prevedeva che il Comune individuasse gli interventi finanziabili, sulla base di precisi requisiti stabiliti dal Consiglio regionale stesso.
Poiché il Comune di Torino non aveva deliberato su una serie di interventi proposti dagli operatori, la Regione non ha potuto prenderli in esame.
Solo recentemente, con deliberazione del 5/12/1995, il Comune di Torino ha proposto gli interventi succitati, per i quali non è tuttavia ancora chiara la conformità urbanistica (a tal fine sono stati chiesti chiarimenti): non è infatti certo il tempo necessario al rilascio della concessione edilizia.
Un tempo troppo elevato potrebbe compromettere l'uso di questi finanziamenti, i cui interventi devono aprire i cantieri entro dieci mesi dall'assegnazione del finanziamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Se ho capito bene dalla risposta molto puntuale dell'Assessore viene mantenuta la richiesta di variante al Comune di Torino, per quanto riguarda l'art. 33. Ho capito in maniera corretta?



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Il Comune di Torino non l'ha ancora proposta.



GHIGLIA Agostino

In secondo luogo, dopo un ulteriore approfondimento da un punto di vista giuridico, sembrava quasi che ci si dovesse atteggiare in maniera diversa.



MAJORINO Gaetano, Assessore al legale

L'unica via è la variante.



GHIGLIA Agostino

L'unica via è la variante. L'importante è ribadire questo concetto perché riteniamo che la Giunta abbia agito correttamente in un primo tempo ribadendo non solo l'illegittimità dell'art. 33, ma l'impossibilità di agire in modo diverso da variante.
Questo deve risultare assolutamente evidente, cioè che esiste una carenza da parte del Comune interessato nel portare avanti una variante una richiesta di variante, perché da quello che, sulla città di Torino, non si dice, ma si vede anche dagli atteggiamenti dell'Amministrazione comunale, ci sarebbe un atteggiamento preclusivo ed assolutamente aprioristico della Regione nel non far decollare questi lavori che, con un nonnulla, potrebbero partire.Noi, ringraziando e dichiarandoci soddisfatti della risposta dell'Assessore, intendiamo anche ribadire, nel rispetto delle differenze e delle competenze, anche le responsabilità, che mi sembra che in questa sede siano state definitivamente ed inequivocabilmente chiarite.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Majorino.



MAJORINO Gaetano, Assessore al legale

Su questo argomento volevo ancora puntualizzare al Consigliere Ghiglia quanto, peraltro, aveva già detto l'Assessore Botta: fin dalle prime settimane, nel corso delle quali ci incontrammo con l'Assessore competente del Comune, abbiamo avuto modo di sottolineare le nostre perplessità, di seguire la via che ci veniva richiesta - quello che noi ritenevamo essere anomalo (consiglio del Commissario del Governo) - cioè integrare d'ufficio quanto non aveva fatto la precedente Giunta in sede di approvazione.
Fin dall'inizio abbiamo suggerito al Comune quella che, a nostro avviso, era l'unica via, cioè proporre una variante, dicendo che, dato che ad avviso del Comune sta a cuore la questione, noi possiamo impegnarci ad esaminare la variante nei tempi più brevi possibili, attuando appunto le tappe con la massima sollecitudine.
In un secondo tempo il Comune - intanto arriviamo a dopo il periodo feriale 1995 - anziché proporre la variante ha trasmesso alla Giunta un elaborato attraverso il quale si dimostrava, sotto il profilo giuridico istituzionale, che sarebbe stato consentito un accordo di programma: questo perché si riteneva, da parte del Comune, che l'accordo di programma sarebbe stata una via più celere rispetto alla variante. Abbiamo esaminato attentamente questo elaborato e siccome era un elaborato a contenuto prevalentemente tecnico-giuridico abbiamo chiesto, a nostra volta sotto il profilo tecnico, un parere affidato a due giuristi, i quali hanno smontato pezzo per pezzo e in maniera convincente, la possibilità dell'accordo di programma.
Ai fini di evitare un futuro contenzioso su questo argomento da parte di qualcuno, visto che le impugnazioni davanti ai TAR sono prassi frequente, anche solo nel dubbio che l'accordo di programma fosse percorribile abbiamo ritenuto di ribadire - questo circa tre mesi fa - che non ritenevamo percorribile l'accordo di programma e abbiamo ribadito che l'unica via era quella della variante. Però, a tutt'oggi, non si è mosso nulla nel senso della variante.
Ho preferito completare quello che aveva già detto, peraltro molto chiaramente, l'Assessore Botta.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interpellanza n. 287 dei Consiglieri Chiezzi e Moro relativa ai gravi disagi dei pendolari di Novi Ligure, interpellanza n. 294 dei Consiglieri Chiezzi, Simonetti, Papandrea e Moro relativa all'interramento della Ferrovia Torino-Ceres ed interrogazione n. 300 del Consigliere Dutto relativa al disservizio ferroviario linea Torino-Cuneo e ritorno


PRESIDENTE

Pregherei ora l'Assessore Masaracchio di dare una risposta cumulativa alle interpellanze n. 287 e n. 294 e all'interrogazione n. 300 che riguardano tutte problemi relativi alla comunicazione ferroviaria.
Prego, Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Agostino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Presidente, per quanto riguarda l'interrogazione n. 300 ho già consegnato una comunicazione scritta al Consigliere Dutto.
Per quanto riguarda le interpellanze n. 287 e n. 294 lei mi chiede una risposta cumulativa, la qual cosa mi riesce un po' difficile. Diciamo che nella risposta all'interpellanza n. 287 può essere compresa anche la risposta all'interpellanza n. 294.
In merito agli argomenti sollevati dall'interpellanza in esame, i cui contenuti sono già noti a questo Assessorato, è necessario premettere che le Regioni non hanno competenza né diretta né indiretta sul trasporto pubblico su ferrovia, sia esso locale, almeno attualmente, che interregionale.
Posso aggiungere che su questi argomenti è stata riunita la Commissione competente con un'audizione che ha coinvolto i responsabili regionali delle Ferrovie dello Stato. In quell'occasione ciò che ci è stato ribadito dai responsabili regionali delle Ferrovie dello Stato è tutto da prendere in considerazione, di volta in volta, occasionalmente, per i tempi che corrono, perché in un momento ciò che si è verificato prima poi viene sanato e in un altro momento si ripercorrono le stesse strade; per cui alla fine, speriamo che la sfida che la Regione sta conducendo nei confronti di coloro i quali gestiscono il servizio dei trasporti possa andare in porto da qui a breve, dal momento in cui, in ogni caso, la Regione avrà competenze dirette oltreché agli oneri che queste competenze comportano, anche a tutto ciò che da noi potrà essere direttamente controllato, per soddisfare le esigenze dell'utenza che ha tutto il diritto di essere considerata con maggiore attenzione.
Resta inteso che, comunque, in virtù dei diretti contatti presi con le Ferrovie dello Stato S.p.A. - in specifico con la Direzione regionale FS del Piemonte - questo Assessorato ha più volte richiamato la suddetta società ad un corretto esercizio nel rispetto delle corse programmate degli orari e dell'utilizzo di materiale rotabile idoneo.
Ciò nonostante, questo Assessorato continua ad avere come costante interesse il miglioramento del servizio ferroviario - soprattutto locale al quale, peraltro, ha sempre dato priorità quale elemento determinante per un corretto sviluppo del trasporto pubblico in Piemonte.
I colleghi potrebbero dirmi che queste sono affermazioni di principio: l'interesse c'è, però le nostre azioni alla fine si trovano di fronte a questa autonoma gestione delle Ferrovie da parte di chi ha titolo indipendentemente dalla Regione. L'intervento politico della Regione potrebbe essere più risolutivo nel caso in cui noi fossimo messi in condizioni di intervenire anche con una gestione diretta, soprattutto locale.
Per quanto attiene il secondo punto dell'interpellanza si fa presente che questo Assessorato è in grado di fornire i dati richiesti compatibilmente agli elementi forniti dalle FS e di quelli estrapolati dai dati ISTAT elaborati dal Settore Trasporti.
In particolare è in grado di fornire la matrice (flusso) O/D (origine/destinazione) relativa all'anno 1991 sul trasporto pubblico in generale sia per categorie di utenti, sia per scopo viaggi, che per fasce orarie.
Per quanto attiene, invece, i movimenti ferroviari relativi agli anni 1992/1995, dopo reiterati solleciti da parte del Settore Trasporti, le FS hanno garantito la trasmissione dei suddetti dati in tempi brevi, anche in relazione alle problematiche del passante ferroviario.
In merito al quarto punto dell'interrogazione si fa presente che gli incontri auspicati in effetti sono già in atto; infatti vengono periodicamente effettuati con una procedura che prevede il coinvolgimento diretto delle Province.
Le Province, attraverso l'esame puntuale dei disservizi ferroviari, si fanno carico dell'esame delle osservazioni e degli eventuali contributi propositivi che provengono dagli Enti territoriali di competenza, quali: Comuni, Camere di Commercio, Unioni Industriali, Organizzazioni sindacali e dei vari Comitati degli utenti più rappresentativi.
Dopo attenta verifica di consistenza, le Province medesime, coordinate dalla Regione Piemonte, portano all'attenzione delle FS le loro osservazioni in sede di apposite riunioni, per aree omogenee.
Per quanto attiene, infine, l'ultimo punto dell'interpellanza si fa presente che in data 19 gennaio c.a. la Regione Piemonte ha tenuto un incontro con le FS durante il quale si è dibattuto sia sui problemi dell'Alta Velocità che di quelli riguardanti tutto il settore del trasporto pubblico ferroviario del Piemonte.
Nello specifico è stato richiesto il rispetto del protocollo d'intesa tra Regione Piemonte, Ministero dei Trasporti e FS, siglato l'11/2/1993 e finalizzato ad assicurare l'integrazione degli interventi di quadruplicamento veloce con la rete ferroviaria regionale.
Infine, in quella sede, con riferimento a quanto previsto dalla legge finanziaria 1996, è stata richiesta l'istituzione di una Commissione mista tra FS e Regione Piemonte al fine di verificare le ipotesi di ristrutturazione, integrazione ed ottimizzazione della gestione del servizio ferroviario di interesse regionale (FS e ferrovie in concessione).
In merito all'interpellanza n. 294, le competenze in materia di ferrovie concesse sono attribuite al Ministero dei Trasporti non essendo stata attuata, ad oggi, la delega alle Regioni, così come previsto dal DPR n. 616/77.
La ferrovia Torino-Ceres è attualmente gestita dalla SATTI S.p.A. per concessione del Ministero dei Trasporti.
I fondi finora stanziati per la Torino-Ceres (30 miliardi dal FIO 1985 - 72 miliardi per i Mondiali di Calcio 1990 - 196 miliardi dalla legge finanziaria 1987) sono impegnati per opere di ammodernamento, potenziamento ed acquisto di materiale rotabile.
Le opere di ammodernamento non prevedono l'interramento di questa linea ferroviaria a Caselle, bensì la costruzione di alcuni sovrappassi stradali.
Per contro, il Comune di Caselle, in alternativa alla soluzione proposta, richiede l'attraversamento del centro abitato, mediante l'abbassamento del piano di ferro e la costruzione di un'apposita galleria.
Tale soluzione, però, non ha mai avuto seguito, neanche a livello progettuale, per gli enormi problemi tecnici da superare (falda acquifera a 50 cm dal suolo) nonché per le ingenti risorse necessarie (una stima di larga massima prevede una necessità di circa 100 miliardi).
Nelle ultime settimane è emersa la proposta di attraversare il centro abitato con una struttura sopraelevata, idea questa che pare abbia riscosso l'interesse positivo del Comune di Caselle.
A tal fine si sta redigendo un primo progetto di massima per verificare la fattibilità e i costi, a cui si rimanda per la soluzione di questo annoso problema.
Si tratterebbe di un corridoio ammortizzato - o comunque con tutti gli accorgimenti per evitare l'impatto ambientale dovuto al rumore e alle vibrazioni causate dall'attraversamento dei treni - tale da consentire anche un recupero di risorse finanziarie. L'opera, infatti, potrebbe essere utile per un autofinanziamento per il quale il Comune di Caselle ha già dimostrato molto interesse, nonché disponibilità alla verifica della possibilità di attuazione del progetto, che è già in fieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Relativamente all'interrogazione da me sottoscritta sui ritardi dei treni della tratta Torino-Cuneo, la cui causa - in base alla risposta della Ferrovie dello Stato - sarebbe da addebitare alla serie di lavori effettivamente svolti nei mesi di ottobre-novembre-dicembre sulla linea e nella stazione di Porta Nuova, intervengo unicamente per far presente che tali lavori sono terminati, ma che così non si può dire dei ritardi di cui all'interrogazione, che permangono né più né meno come prima.
Si tratta, evidentemente, di carenza di organizzazione nel servizio ferroviario; so bene che la Regione non ha competenza in materia, ma vista la giusta richiesta dei pendolari di fruire di un servizio adeguato, visti anche i costi che sopportano, riterrei utile che la Regione premesse affinché cessino questi disguidi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi.
La tratta ferroviaria Torino-Ceres solleva un problema vecchio di dieci anni: la città di Caselle viene tagliata in due dalla ferrovia, costituendo un handicap notevole per le due parti del paese separate da questa struttura.
L'idea di rafforzare la ferrovia è senz'altro giusta: riteniamo infatti che le strutture ferroviarie metropolitane siano i sistemi di trasporto da potenziare a livello di area torinese - tanto più che le strutture su ferro esistono già. Siamo dunque assolutamente convinti della necessità di potenziare l'asse Torino-Caselle-Ceres-Lanzo.
Il problema è come attuare l'idea di cui sopra; mentre da un lato verifichiamo che all'interno della città di Torino si effettuano investimenti giganteschi, che tengono conto anche del miglioramento della qualità del vivere urbano, non appena si esce dalla cinta daziaria di Torino questa sensibilità vien meno. Sembrerebbe che i cittadini di Caselle abbiano meno diritti di quelli di Torino.
Noi abbiamo chiesto, in accordo con le istanze della popolazione di Caselle, che l'eventuale potenziamento della ferrovia, nel tratto che attraversa la città, non si traduca in un elemento di seperazione, che rafforzerebbe le difficoltà di comunicazione da una parte all'altra della città, ma che venga attuato un investimento di qualità per la popolazione.
L'investimento previsto era quello di un tunnel al di sotto dell'abitato; l'Assessore ci dice oggi che potrebbero esservi anche altre soluzioni meno costose. Concordiamo con l'Assessore: la possibilità di evitare il consolidamento della divisione della città mediante una linea sopraelevata è un'ipotesi da non scartare.
Preghiamo l'Assessore di "star dietro" alla vicenda, che si trascina da troppo tempo; non vorrei che l'inizio della discussione su una nuova ipotesi porti nuovamente a tempi evasivi.
Se l'Assessore è convinto che quella proposta sia una buona soluzione la segua costantemente, al fine di risolvere il problema. Caselle ne trarrebbe grosso beneficio e daremmo, come istituzione regionale, una risposta inevasa da troppi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Intervengo unicamente per ricordare all'Assessore Masaracchio l'impegno assunto in Commissione in seguito alla presentazione da parte mia di un'interpellanza su un problema analogo a quello richiamato in precedenza dal Consigliere Chiezzi per quel che riguarda il Comune di Nichelino, di quasi 50 mila abitanti, diviso in due dalla linea ferroviaria.
Una riflessione sull'aumento del prezzo della benzina, discrezionale per le Regioni: mi chiedo se questo sia in qualche modo finalizzato a spostare il trasporto delle persone da quello veicolare a quello su strada ferrata.
Valorizzare il nostro sistema ferroviario metropolitano è importante: risolverebbe sia i problemi di trasporto della popolazione sia le difficoltà di quei Comuni che, come Caselle o Nichelino, sono divisi in due dalla ferrovia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente.
Desideravo avere la risposta scritta dell'Assessore competente Masaracchio all'interpellanza sui pesanti disagi che gravano sui pendolari e sugli studenti novesi; nella serie di risposte date, non ho compreso esattamente l'impegno che l'Assessore si è testé assunto.
Volevo ricordare che in Piemonte vi sono otto province, e che esiste anche il Piemonte sud. La zona di Novi conta 3 mila pendolari in stato di grave disagio: è necessario intervenire - nella mia interpellanza ho posto una serie di richieste.
Sarei grato all'Assessore se mi facesse pervenire risposta scritta anche perché temo che dovrò riproporre il problema, dato che le direttrici Novi-Genova, Novi-Torino e Novi-Milano sono continuamente oggetto di interventi e conseguentemente di disagi notevoli, tant'è che l'associazione pendolari più importante del Piemonte risiede a Novi ligure: è cosa che sta diventando vergognosa. Occorrerebbe intervenire: Novi Ligure è importante centro del Piemonte sud; oltretutto, è zona, nella Valle Scrivia, altamente a rischio e meritevole di intervento. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

La risposta scritta l'ho già inviata, anzi mi sorprende come non siano giunte presso i vari Gruppi le risposte scritte a tutta questa serie di interpellanze che da tempo attendono una risposta in Consiglio. Per ovviare al problema pensavo di poter fare in questo modo, rimanendo disponibile in Consiglio regionale. In ogni caso ho detto, in sintesi, che noi possiamo fornire i dati che ci provengono dalle Ferrovie dello Stato. Sappiamo che gli appunti che vengono mossi dai colleghi Consiglieri al rapporto tra FS S.p.A. e Regione sono puntualissimi.
E' difficile poter risolvere questo problema, anche perché ci troviamo di fronte a dirigenti regionali che sono dei burocrati, non hanno un potere decisionale autonomo. Si spera che nel futuro - attraverso tutto ciò che è prefigurato nel Piano regionale dei trasporti che andrà in Commissione da qui a breve, appena sarà presentato in Giunta - la Regione sia in condizione di poter disciplinare nel territorio un intervento massiccio tale da gestire nel migliore dei modi tutto ciò che fa parte dell'utenza.
Si tratta di servizi, è vero, pur tuttavia siamo in un momento in cui anche i servizi diventano una vera e propria utenza.
Consigliere, troverà la risposta precisa quando ci verranno forniti i dati dalle Ferrovie dello Stato, non certamente molto tempestivamente perché alcuni sono dati che riguardano il 1991 e desunti dall'ISTAT.
Spero che il Consigliere sia soddisfatto, comunque siamo sempre a disposizione. Grazie.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 303 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti ed interrogazione n. 315 dei Consiglieri Casari e Deorsola relative all'emergenza rifiuti e all'applicazione della L.R. n. 59/95


PRESIDENTE

Con l'interpellanza n. 303 e l'interrogazione n. 315 termina il punto relativo alle interrogazioni ed interpellanze. Probabilmente nella Conferenza dei Capigruppo formuleremo una proposta per cercare di smaltire l'enorme giacenza di interrogazioni ed interpellanze che sono all'attenzione di questo Consiglio.
La parola pertanto all'Assessore Cavallera per la risposta all'interpellanza n. 303 e all'interrogazione n. 315.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Con l'interpellanza n. 303, riferita all'emergenza rifiuti e all'applicazione della L.R. n. 59/95, i Consiglieri regionali Chiezzi Moro, Papandrea e Simonetti, intendono sapere: qual è lo stato di avanzamento nell'applicazione della L.R. n. 59/95 se i tempi previsti dalla legge sugli adempimenti a carico della Regione sono stati fino ad ora rispettati quali adempimenti non sono stati rispettati e quali sono i nuovi tempi di espletamento previsti quando sarà pronto il Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento e quando sarà portato alla discussione in Consiglio regionale se è intenzione della Giunta regionale, dell'Assessore, modificare la legge in vigore visti i gravi ritardi nella sua applicazione quali iniziative urgenti, nelle varie situazioni regionali in sofferenza l'Assessore intende assumere per affrontare l'emergenza sullo smaltimento rifiuti che grava su tutto il Piemonte.
Con l'interrogazione n. 315, riferita al problema rifiuti dell'Area metropolitana torinese, i Consiglieri Casari e Deorsola chiedono se sono in previsione per la provincia di Torino credibili progetti operativi di smaltimento ed obbligatoria riduzione dei volumi smaltibili con i sistemi tradizionali e se sono prossime all'appalto le strutture per l'eliminazione o l'incenerimento, ecologicamente compatibile, dei rifiuti ospedalieri.
I medesimi richiedono inoltre di conoscere le soluzioni proposte dalla Regione Piemonte per lo smaltimento dei manufatti con presenza di amianto e quale pubblicità è stata data alle soluzioni stesse.
Con questa seconda interrogazione si fa presente che il Piano regionale, approvato nel 1988, prevedeva, per lo smaltimento dei rifiuti un "sistema integrato" con impianti diversificati anche secondo le varie tipologie di smaltimento, quali l'incenerimento e la raccolta differenziata, dato che nessun sistema, da solo, è in grado di dare una corretta risposta al problema dell'eliminazione dei rifiuti e della contemporanea salvaguardia dell'ambiente.
Il Piano del 1988 ripartiva, già allora, il territorio regionale "in bacini di utenza" dei servizi di smaltimento dei rifiuti, servizi che all'interno dei bacini, dovevano essere organizzati dai consorzi fra i Comuni.
Nonostante tali premesse, gli enti deputati a svolgere i compiti di cui sopra non hanno proposto nulla di innovativo rispetto al sistema tradizionale dell'interramento dei rifiuti "tal quali", ossia nemmeno selezionati.
Solamente un progetto di inceneritore del Consorzio To-Sud in Moncalieri (600 tonnellate giorno) fu approvato il 6/10/1988, anche se solo ai fini di un finanziamento del FIO e poi affossato, sia per la strenua opposizione del Sindaco di Moncalieri, sia per il venir meno del finanziamento.
Analoga sorte ebbe un progetto del Comune di Alessandria per rifiuti industriali (40 mila tonnellate annue), approvato il 6/10/1988 e non più finanziato.
Da tale situazione è nata l'esigenza di dotare la Regione Piemonte di una legge ad hoc, la legge n. 59 del 13/4/1995, entrata in vigore il 4/5/1995 che si propone di individuare sistemi di organizzazione dello smaltimento più cogenti rispetto al passato, ossia al semplice consorziamento volontario tra Comuni, al fine di offrire maggiore consistenza ed efficacia alle strutture ed anche perché queste si orientino verso soluzioni tecnologiche più avanzate, sempre nel rispetto dell'ambiente.
Quanto ai rifiuti speciali ospedalieri, già il Piano del 1988 aveva previsto la realizzazione di cinque poli di incenerimento (Torino Vercelli, Novara, Cuneo ed Alessandria), ma sono stati presentati solamente due progetti, uno ad Alessandria ed uno a Novara. Solo quest'ultimo (250 chilogrammi/ora) ha ottenuto l'approvazione l'1/7/1991, senza che ne sia seguita alcuna realizzazione da parte della SO.GE.I.NO, società di cui faceva parte anche il Comune di Novara e proponente il progetto, mentre ad Alessandria il progetto fu presentato dal consorzio alessandrino e localizzato nella località Spandonara, posto all'ordine del giorno della conferenza istruttoria del 17/2/1993 e ritirato dallo stesso consorzio alessandrino il 10 febbraio precedente, per sollevazione popolare contro la localizzazione a Spandonara.
Infine, nel febbraio 1992, l'AMIAT di Torino presentò un elaborato per un inceneritore da ubicarsi in Torino in Via P. Gorini, ma non fu possibile ammetterlo all'istruttoria, ex art. 3 bis della legge n. 441/87, perch consistente non in un progetto esecutivo, come richiede appunto l'art. 3 bis, ma solo in un capitolato per l'indizione di un appalto concorso.
In sintesi, oggi permane una situazione caratterizzata da una generale incapacità propositiva, fatte salve le buone intenzioni del Comune di Torino e dell'AMIAT, non ancora, peraltro, concretatesi in progetti esecutivi. Parliamo sempre dei rifiuti ospedalieri.
Peraltro, con la promulgazione della L.R. n. 59/95, la Regione Piemonte si è dotata di norme tese specificamente a migliorare il sistema di smaltimento, riutilizzo e riduzione dei rifiuti, assegnando competenze alle Province e prevedendo una serie di adempimenti da parte di Regione Provincia e Comune, che devono agire a cascata.
La Giunta regionale ha infatti provveduto, con DGR n. 127-3819 del 30/11/1995, a conferire le deleghe ai Sindaci per l'esercizio delle potestà previste dall'art. 24, comma quarto, della legge n. 59 e con delibera sempre nella stessa data, ha provveduto al conferimento delle deleghe alle Province, ex artt. 27 e 28 della L.R. n. 59/95.
Il 19/3/1996 con DGR n. 1-7229 la Giunta regionale ha adottato il "Progetto di Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti" in attuazione sia del DPR n. 915/82 sia della L.R.
n. 59/95.
Tale progetto sarà sottoposto al Consiglio regionale successivamente alla valutazione delle osservazioni da parte dei soggetti interessati ed espressamente previsti dalla legge.
I soggetti consultati saranno infatti le Province, i Comuni singolarmente o attraverso le Comunità montane, i Consorzi di smaltimento rifiuti e ogni soggetto pubblico o privato che ne abbia interesse e avranno tempo 30 giorni, dopo la pubblicazione dell'apposito avviso sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, per proporre le loro osservazioni.
Per la cronaca, la pubblicazione dovrebbe avvenire nella prossima edizione, se non vado errato, del Bollettino Ufficiale.
Il nuovo Piano, partendo da una stima dei rifiuti prodotti, aggiornata al 1995, propone per le diverse categorie di rifiuti i sistemi per il loro smaltimento.
Per i rifiuti solidi urbani e per i rifiuti speciali assimilabili agli urbani e per i fanghi di depurazione il Piano prevede che lo smaltimento debba avvenire attraverso un sistema integrato ad iniziare da una fase di raccolta differenziata opportunamente organizzata (vista come "salto culturale" nell'ambito di attività di recupero) quale fase propedeutica alle tecnologie di valorizzazione e di produzione di energia.
Di fatto questo Piano tende a superare il concetto della discarica come sistema di smaltimento dei rifiuti indifferenziati e concepirla solo più come un sistema ove collocare frazioni di rifiuto non recuperabili.
Per la sua attuazione viene proposta una ripartizione del territorio in diciotto bacini che hanno come riferimento di base i confini provinciali e solo nelle province di Alessandria, Cuneo e Torino, i bacini sono più di uno. Ovviamente la proposta è aperta alle osservazioni e alle proposte delle Province e dei Comuni; poi sarà il Consiglio - sovrano - a decidere definitivamente sul Piano.
Il nuovo Piano si propone di valorizzare e di sviluppare l'azione di governo degli Enti locali riservando l'attuazione del Piano stesso mediante iniziative qualificate siano esse pubbliche o private.
Tale azione di governo si può concretizzare anche attraverso specifici accordi di programma che hanno come obiettivo generale quello di ridurre l'apporto di rifiuti in discarica e di riutilizzare i rifiuti e i residui nell'ambito del sistema produttivo come sostitutivi della materia prima per la produzione di energia elettrica o di calore.
Perché tali presupposti possano avere una concreta realizzazione è indispensabile il ruolo delle Province alle quali spetta il coordinamento dei vari soggetti.
Per quanto concerne i rifiuti industriali, la proposta di Piano fa tesoro di quanto si è venuto a riscontrare dopo quindici anni di gestione nel corso dei quali la programmazione regionale è passata attraverso il "Piano dei siti" del 1983, il "Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti" del 1988 e il famoso "Programma di emergenza" del 1990 ed in ultimo tutta una serie di decreti legge sui residui che hanno determinato una situazione di difficile individuazione per certi versi.
Per quanto concerne le discariche, nel riaffermare il concetto che il rifiuto "tal quale" non sarà più smaltibile direttamente in discarica considerato il vincolo perenne che tale impianto comporta per il territorio, si è anche posto il limite alla provenienza, limitandola a quella regionale, fatti salvi eventuali accordi specifici interregionali.
Gli altri rifiuti dovranno andare a forme di smaltimento anche con recupero attraverso piattaforme polifunzionali, che sono state rappresentate sul territorio attraverso una serie di scenari che tengono conto dell'eventuale esito di proposizioni in corso di valutazione e dell'attività di autorizzazione, in via autonoma, delegata alle Province.
E' evidente che è una proposta che, pur ipotizzando il territorio regionale per quanto riguarda gli industriali, diviso in due ambiti, non li pone come vincolo assoluto.
Anche per questi rifiuti può verificarsi la proposizione di accordi di programma da parte di imprenditori del settore, o del sistema produttivo ma che vedranno comunque coinvolti tutti i soggetti territoriali interessati ad iniziare dalle Province.
Infine, il progetto di Piano prende anche in considerazione lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri, dei rifiuti inerti e dei rifiuti di amianto, per cui credo che su queste materie la discussione sarà molto articolata e profonda quando discuteremo il Piano.
E' ancora da segnalare che la Giunta regionale nella seduta del 3 aprile ha approvato la proposta di "disciplinare tipo" per la costituzione dei Consorzi di bacino per lo smaltimento dei rifiuti; ieri nella seduta della Giunta regionale abbiamo adottato la deliberazione che fissa criteri e procedure per l'individuazione, da parte delle Province, delle aree non idonee alla realizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti.
In sostanza, noi riteniamo, con una certa difficoltà e anche con un certo ritardo, comunque di avere prodotto tutti i documenti che erano e sono necessari per far sì che il Consiglio regionale possa pronunciarsi su tutta la materia, ovviamente andando a deliberare sulle questioni di propria competenza, ma avendo la cognizione di tutti gli altri documenti che la legge n. 59 demanda alla Giunta, ma che è giusto che fossero conosciuti tutti nel momento in cui il Consiglio va a discutere e ad approvare questo importante documento.
Se ritenuto necessario, sono anche in condizione di consegnare una tabella riassuntiva della quantità dei rifiuti che vengono presi a riferimento come produzione dell'anno 1995 in Piemonte. Comunque i Gruppi dovrebbero avere ricevuto copia del Piano che abbiamo inviato in consultazione. Nelle prime pagine di tale Piano sono inserite queste tabelle.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, l'interpellanza che sollecitava una risposta da parte della Giunta regionale è del 30/11/1995 quando ci eravamo resi conto che gli adempimenti in capo alla Regione previsti dalla legge n. 59, tardavano ad essere attuati.
Noi speriamo che, anche grazie a questa nostra iniziativa, i tempi siano stati accelerati e comunque prendiamo atto che finalmente la Giunta regionale ha predisposto un documento.
Questo documento sarà discusso dal Consiglio regionale dopo le consultazioni, così come prevede la legge e quindi potremo approfondire i rispettivi punti di vista in quella sede.
Vorrei fare però qualche osservazione sulle cose dette dall'Assessore che ha anticipato alcuni punti dell'orientamento della Giunta regionale.
Sul tema dei rifiuti, il Gruppo Rifondazione Comunista ritiene che si debba uscire da una logica che ci costringe a non affrontare il problema in termini corretti, cioè la logica che la politica dei rifiuti sia in realtà la politica dello smaltimento dei rifiuti. Noi oggi siamo condannati anche nei rapporti con le popolazioni ad affrontare solo una fettina del problema, come se fosse il problema.
Una politica dei rifiuti non può essere solo la politica di come smaltire oggi l'attuale produzione nelle quantità e nelle forme in cui la produzione dei rifiuti oggi avviene, e cioè tantissimi rifiuti sempre crescenti e "tal quali", cioè un mucchio immondo e puzzolente! Noi oggi purtroppo siamo in questa situazione e quando parliamo di rifiuti pensiamo a questo mucchio, a dove metterlo e a cosa farne. Dobbiamo uscire drasticamente da questa logica e dire con chiarezza che la politica dei rifiuti - l'Assessore l'ha accennato, ma poi bisogna essere conseguenti comprende tante cose. Il Gruppo Rifondazione Comunista, ad esempio, dice che al primo posto comprende una politica di riduzione dei rifiuti, in tutte le forme in cui tale riduzione può avvenire. Quindi, riduzione alla fonte: dove si producono le merci occorre produrre meno rifiuti.
Un capitolo grosso della riduzione dei rifiuti è dato dagli imballaggi la Regione Piemonte potrebbe avviare alcune iniziative che premino favoriscano, incentivino le industrie ma, a parità di prodotto messo sul mercato, riescano a ridurre il rifiuto di imballaggio, oppure, nel momento in cui studiano e mettono in produzione nuovi prodotti, dimostrano che i nuovi prodotti hanno una bassa quantità di rifiuto di imballaggio.
La seconda scelta è quella della raccolta differenziata, perché solo in questo modo noi evitiamo di produrre il rifiuto così come facciamo oggi con una politica che non sia timida su questo settore, ma che, come noi richiediamo ed avviene in altre Regioni, giunga al 50% di raccolta differenziata. Teniamo presente che questa è una spinta economica, ma è anche una spinta di stile di vita e di cultura, che ha molti addentellati nel rapporto persone-ambiente; è una spinta che viene nel momento in cui o c'è una decisione politica forte e decisa oppure ci sono dei condizionamenti.
La città di Milano, che qualche mese fa ha attraversato una crisi violentissima, con l'immondizia che puzzava sotto le case, presa da una contingenza allarmante, ha avviato la raccolta differenziata e pare che l'abbia avviata su volumi, attorno al 30%, impensabili il giorno prima. Che la raccolta differenziata sia difficile da attuare è vero, ma che sia possibile farla è altrettanto vero e non per i volumi del 2, 3, 8, massimo 10 o 12% nelle migliori situazioni, ma per volumi nettamente superiori.
Questa è dunque la seconda priorità. Lo smaltimento è solo l'ultimo tassello e deve avvenire per ultimo, fatte salve le situazioni di emergenza. Riteniamo ad esempio che lo smaltimento più pesante, di alto impatto ambientale ed energivoro, che è quello dell'incenerimento dei rifiuti, debba essere l'ultima cosa a cui pensare.
Se noi in questa situazione, con nessuna riduzione, nessuna raccolta differenziata, investiamo per costruire una macchina "meravigliosa", in grado di prendere il mucchio immondo e bruciarlo - tanto nessuno più se ne accorge - temo che imboccheremmo una strada che impedirà di affrontare la politica dei rifiuti nel modo che ho detto prima. Li dobbiamo ridurre dobbiamo sprecare meno, consumare meno, dobbiamo separarli perché ci sono all'interno del mucchio, valori d'uso anche economici che possono essere recuperati. Quindi ci confronteremo anche su questo, sui tempi in cui si fanno le cose; cosa si fa prima e cosa dopo. Riteniamo che su questi aspetti ci si debba confrontare.
Un inceneritore ha un impatto ambientale elevato, di enorme impiego di risorse, costa 2/300 miliardi, ed è anche per questo che c'è qualcuno che può spingere per realizzarlo, perché ci troviamo di fronte al grande affare attorno ad una singola opera.
Preghiamo quindi l'Assessore di accelerare al massimo questo iter e poi di presentarsi in Commissione per una prima discussione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.


Argomento: Psichiatria

Dibattito sulla psichiatria


PRESIDENTE

Passiamo ora al dibattito sulla psichiatria, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Illustri Presidenti, egregi Assessori e Consiglieri, è indubbio che nell'ambito della sanità pubblica piemontese, la psichiatria, anche per la sua rilevanza sociale, costituisce una delle maggiori priorità.
Sono convinto che il servizio psichiatrico pubblico debba privilegiare innanzitutto la patologia psichiatrica grave e ad alto rischio con l'obiettivo di prevenire la cronicizzazione, in particolare quella ad alta invalidazione, e la conseguente istituzionalizzazione definitiva che costituisce il più grave esito negativo sia come costi umani che come costi economici per tutto il sistema.
La politica dei servizi deve tendere a spostare risorse dalla istituzionalizzazione (che costituisce ancora più del 60% della spesa complessiva per la psichiatria e per di più assolutamente dequalificata) alla risposta territoriale di cura, prevenzione, riabilitazione e supporto alla possibilità di vita nel contesto familiare e sociale.
I pazienti gravi e ad alto rischio hanno spesso poca capacità e possibilità di libera scelta della cura; spesso anzi rifiutano le cure spesso si trovano in situazioni di alta conflittualità familiare e comunque in situazioni che comportano eccessivi oneri per la famiglia.
Questo presuppone che la rete dei servizi pubblici deve garantire prioritariamente un'ampia apertura ed accessibilità dei servizi, la disponibilità all'intervento domiciliare e alla risposta all'urgenza, spazi di accoglienza diurna ed una gamma differenziata di soluzioni residenziali.
In particolare la psichiatria deve essere indotta ad assumere una vera responsabilità nei confronti dei pazienti, la responsabilità di fornire una risposta di protezione, di cura e di riabilitazione nei confronti dei malati e delle famiglie che non hanno, non sanno, non possono trovare risposte altrove, se non nel Dipartimento di Salute Mentale.
Ho potuto constatare che ancora oggi in psichiatria si scontrano varie correnti di pensiero, ma soprattutto due concezioni apparentemente diverse quella sociale e quella tecnica.
La prima considera i servizi di salute mentale come servizi di base, di libero accesso, legati al territorio, finalizzati a prendere in carico le situazioni di disagio psichico, orientati a risposte complesse con maggiore attenzione al sociale piuttosto che al sanitario (casa, lavoro socializzazione, spirito comunitario).
La seconda considera la psichiatria una specialità medica, in grado di offrire risposte tecniche (psicofarmacologiche, psicoterapiche psicoeducazionali, riabilitative, ecc.).
Vi sono, oggi meno che per il passato, conflittualità tra scuole di pensiero: da un lato gli psicodinamisti, sostenitori del fatto che la malattia psichiatrica sia una patologia legata al disagio psico-sociale dall'altro gli organicisti, sostenitori del fatto che la malattia psichiatrica sia una malattia d'organo, con conseguente diverso atteggiamento terapeutico.
In realtà, vista la connotazione del malato psichiatrico, queste due scuole di pensiero mi sembrano sostanzialmente complementari tra loro.
Senza la seconda, quella tecnica, la prima rischia di scadere nell'assistenzialismo e di fornire risposte dequalificate.
Senza la prima, quella sociale, la seconda rischia di configurarsi come una gamma di risposte parziali ed incomplete con alto rischio che il paziente sia trattato in strutture diverse per poi finire in istituto.
Occorrono entrambe le funzioni, ma la prima, la concezione sociale deve essere prioritariamente garantita dalla rete dei servizi pubblici.
D'altra parte la logica della nuova organizzazione della sanità pubblica appare coerente con questo modello: alle Aziende vengono assegnate quote capitarie con le quali produrre od acquistare le prestazioni necessarie ai cittadini.
L'Azienda USL è quindi responsabile dei livelli di assistenza e della relativa spesa.
Coerentemente il Dipartimento di Salute Mentale deve essere responsabile della risposta alle richieste di intervento del proprio territorio garantendo quindi la rete dei servizi di base e producendo poi o acquistando da altri (altri Dipartimenti, Aziende ospedaliere, Università strutture private) le prestazioni specialistiche; il servizio pubblico insomma, come rete di supporto e tessuto connettivo della possibile gamma di risposte tecniche.
In questo senso il Dipartimento di Salute Mentale deve fungere anche da servizio di base, garante delle risposte ed eventualmente acquirente delle prestazioni, così come molto importante è la funzione del medico di Medicina Generale.
Il documento programmatico, che vuole costituire il presupposto per il dibattito, si pone un obiettivo di fondo: fornire una prima risposta ai molti problemi della psichiatria piemontese con il Piano Sanitario Regionale, soprattutto garantendo l'omogeneità dei livelli assistenziali minimi su tutto il territorio regionale.
Parallelamente l'obiettivo è quello di rivedere la L.R. n. 61/89 per operare un processo di aggiornamento della psichiatria regionale che accorci o annulli la distanza ancora troppo grande tra le esigenze del malato e l'offerta dei servizi.
Passo ora ad illustrare la situazione della psichiatria piemontese dalla quale partiamo, per poi prospettarvi le linee programmatiche relative alla tutela della salute mentale che intendo inserire nel Piano Sanitario Regionale 1996/1998.
Tutela della salute mentale.
I problemi emergenti.
La situazione attuale dell'assistenza psichiatrica piemontese è condizionata in modo particolare dai seguenti problemi: 1) la mancata e disomogenea realizzazione dell'organizzazione dipartimentale dei servizi psichiatrici istituiti ai sensi della L.R. n.
61/89 2) la mancata realizzazione e/o carenza delle strutture intermedie previste dalla L.R. n. 61/89, soprattutto quelle finalizzate a fornire una risposta adeguata al fabbisogno di residenzialità psichiatrica: ciò ha determinato l'improprio inserimento in strutture alberghiere e socio-assistenziali prive di adeguate dotazioni di personale e quindi inadatte a realizzare interventi riabilitativi 3) la mancata attuazione di un processo di reale e definitiva deospedalizzazione e/o deistituzionalizzazione degli oltre 1.000 (per la precisione, 1.112) pazienti ancora ricoverati negli Ospedali Psichiatrici ovvero residenti nell'area socio-sanitaria prevista dal PSSR 1990/1992 4) la difficoltà nell'integrazione soprattutto sul territorio con i servizi sociali, le tossicodipendenze e la neuropsichiatria infantile specialmente per le problematiche adolescenziali 5) il mancato sviluppo di rapporti strutturati con le famiglie dei pazienti e di servizi ad esse dedicati di informazione e di assistenza 6) la carenza di adeguati flussi informativi e mancanza di una documentazione organica e programmata del reale stato dell'organizzazione assistenziale psichiatrica.
L'organizzazione della psichiatria.
La L.R. n. 61/89 e successive modificazioni ed integrazioni ha riorganizzato la psichiatria piemontese in servizi dipartimentali che avrebbero dovuto coprire l'intera rete assistenziale attraverso presidi ambulatoriali, di ricovero, di riabilitazione, semiresidenziali e residenziali per lo svolgimento di tutte le funzioni.
L'attività della psichiatria.
Attività ambulatoriale.
Emerge una modesta accessibilità che mediamente è di 0,8 ore settimanali per 1.000 abitanti, con un massimo di 1,38 e un minimo di 0,35.
Gli ambulatori funzionano purtroppo cinque giorni la settimana e fino alle ore 17-17,30.
Attività ospedaliera.
Emerge quanto segue: manca il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) nelle UU.SS.LL.
6 di Ciriè, 7 di Chivasso e 12 di Biella (che ha un finanziamento già erogato, ma non utilizzato sempre in attesa della costruzione del nuovo ospedale). Analogo finanziamento è previsto per l'SPDC di Borgomanero che porterebbe al raddoppio nell'USL 13 di Novara complessivamente la Regione dispone di un numero di posti letto in SPDC pari a 263. Rispetto allo standard di un posto letto ogni 10.000 abitanti previsto dalla L.R. n. 61/89, quindi 430 posti letto in SPDC, la copertura media è del 60 la distribuzione dei posti letto risulta disomogenea sul territorio regionale è operante un presidio neuropsichiatrico, ex art. 35 L.R. n. 37/90, di complessivi 310 posti letto: il Fatebenefratelli di S. Maurizio Canavese vi sono 687 posti letto di neuropsichiatria in case di cura convenzionate.
Attività semiresidenziale.
Sono state attivate 41 strutture semiresidenziali (39 centri diurni e 2 day-hospital), alcune nel Centro di Salute Mentale, altre in presidi autonomi. Il rapporto strutture-abitanti appare molto disomogeneo essendo compreso tra 1:38.000 abitanti e 1:200.000 abitanti. L'accessibilità alle strutture varia da un minimo di 3 giorni la settimana ad un massimo di 7 giorni la settimana.
Attività residenziale.
E' il grosso problema della psichiatria piemontese non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche da quello qualitativo. Nell'area residenziale (costituita da comunità alloggio, comunità terapeutica locande, alberghi, istituti, pensionati e comunità) la situazione è la seguente: 20 comunità alloggio (16 pubbliche e 4 convenzionate) con 176 ospiti (94 in comunità pubbliche e 82 in comunità convenzionate) 11 comunità terapeutiche (quelle in cui vengono effettuati interventi terapeutici e psicoriabilitativi di lunga durata, gestite direttamente dal Dipartimento di Salute Mentale) con 109 ospiti, sono delle Comunità Protette senza gli standard della L.R. n. 61/89 18 locande-alberghi con 162 ospiti 199 altre strutture con 1.888 ospiti.
Complessivamente 2.335 malati psichiatrici sono ospitati in regime di residenzialità così suddivisi: 285 in strutture proprie (12% degli assistiti) 2.050 in strutture improprie (88% degli assistiti).
Alcune Aziende utilizzano solo strutture improprie (8 su 22).
Sono attive solo 2 comunità protette (USL 17 e USL 19).
Il 100% delle Aziende utilizza anche strutture improprie.
Le fonti dalle quali sono stati desunti i dati sono: Centro Studi e Ricerche in Psichiatria Coordinamento Regionale Operatori dei Centri Diurni "La malattia mentale" a cura della DI.A.PSI.
Ricerca Torre - Ancona, commissionata dall'Assessore Cucco.
A breve saranno disponibili due tipi di dati: indagine sulle strutture residenziali da parte del gruppo di lavoro che opera presso l'Assessorato alla sanità rivalutazione di tutti i casi inseriti in strutture di qualsiasi tipologia a carico del Servizio Sanitario.
La situazione relativa agli interventi strutturali in psichiatria è riportata nello schema allegato alla relazione che vi è stata consegnata il quale evidenzia sia i finanziamenti in conto capitale sia quelli previsti dall'art. 20 della legge n. 67/88.
Dai due allegati potete vedere gli interventi strutturali in psichiatria per un totale di 10 miliardi, che però sono in notevole ritardo e spiegherò dopo il perché.
Vi è poi l'elenco delle pratiche (ex art. 20 legge n. 67/88).
Le pratiche inserite nel primo triennio dalla DCR n. 1204-CR-1303 del 30/1/1990 sono le seguenti: USL 9 (ex USSL 40-41) Ivrea-Orio Canavese (nella seduta del CROP del 18/4/1996 sono state richieste integrazioni) USL 12 (ex USSL 48) Cossato (progetto esecutivo in fase di redazione) USL 14 (ex USSL 57) Omegna (in fase di istruttoria alla Finpiemonte) USL 17 (ex USSL 61) Racconigi (in fase di istruttoria alla Finpiemonte) USL 18 (ex USSL 64-65) Bra-Ceretto (progetto esecutivo in fase di redazione).
Le pratiche inserite nella programmazione del secondo triennio dalla DCR n.
211-CR-4769 del 26/3/1996 sono le seguenti: (ex USSL TO III) Azienda Sanitaria Regionale n. 2 Via Tofane (ex USSL TO IV) Azienda Sanitaria Regionale n. 1 Via S. Donato (ex USSL TO VIII) Azienda Sanitaria Regionale n. 4 Via Bricca.
Obiettivo generale.
Recepire il DPR 7/4/1994 "Progetto Obiettivo Tutela della Salute Mentale" in due fasi: rispondere attraverso il Piano Sanitario Regionale 1996/1998 (fine luglio 1996) alle priorità assolute, in particolare a quelle legate allo squilibrio territoriale dei servizi e delle attività psichiatriche rivedere l'intero assetto normativo della psichiatria piemontese attraverso una profonda revisione della L.R. n. 61/89 (entro dicembre 1996) che la renda coerente con la nuova organizzazione aziendale delle UU.SS.LL., che doti Regione ed Aziende di strumenti di verifica sui livelli assistenziali in psichiatria.
Obiettivi operativi.
1 - Osservatorio.
Costituzione di un Osservatorio regionale per la TSM (Tutela della Salute Mentale) - (Sanità e Assistenza) con il compito di monitorare la spesa, l'offerta e la domanda attraverso la completa revisione dei flussi informativi e del sistema informativo psichiatrico.
2 - Rivalutazione dei pazienti psichiatrici e regolamentazione del rapporto di collaborazione DSM - Associazioni familiari - Associazioni di volontariato.
Rivalutazione clinica, da parte di ogni Azienda, dei pazienti psichiatrici in carico al servizio con lo scopo di distinguerli nelle seguenti tre tipologie, al fine di programmare gli interventi consequenziali: soggetti non di competenza psichiatrica soggetti con programmi assistenziali gestiti da servizi non psichiatrici ma con consulenza del DSM (Dipartimento Salute Mentale) soggetti di esclusiva competenza psichiatrica.
Gli organi tecnici deputati a tale valutazione sono quelli previsti dalla DGR n. 118-7609 del 3/4/1996 e cioè: la Commissione tecnica di cui alla DGR n. 147-23154 del 22/2/1993 (composta dal neurologo o neuropsichiatra, dal coordinatore socio-assistenziale o suo delegato e da un educatore) integrata obbligatoriamente dallo psichiatra individuato dal DSM, ovvero: l'unità di valutazione geriatrica di cui alla DGR n. 113-16221 del 22/6/1992 così come modificata dalla DGR n. 188-24788 del 13/5/1993, anche in questo caso integrata obbligatoriamente dallo psichiatra individuato dal DSM.
3 - Avviare operativamente i DSM.
I Direttori generali delle Aziende UU.SS.LL. nominano il Direttore del DSM e i responsabili delle unità modulari; inoltre approvano il Regolamento di attuazione del DSM, entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge di Piano Sanitario Regionale 1996/1998.
Nelle Aziende UU.SS.LL. in cui la popolazione residente supera del 75 l'indice previsto dal DPR 7/4/1994 di 150.000 abitanti per modulo-tipo sono istituiti due DSM.
Nelle more della definizione dei protocolli d'intesa di cui all'art. 6 comma primo, del DL n. 502/92 tra Regione ed Università, nell'Azienda Sanitaria USL 5, dove l'Università partecipa alle attività di Tutela della Salute Mentale in coerenza con gli indirizzi del PSR, uno dei dipartimenti viene affidato al Direttore della clinica presso l'Azienda Ospedaliera autonoma subordinatamente a due condizioni: a) il consenso da parte dell'Università dell'acquisizione completa della funzione psichiatrica articolata in tutte le strutture del DSM b) la stipula di apposita convenzione, nelle more della definizione dei protocolli d'intesa Regione-Università, tra Azienda USL, Azienda Ospedaliera autonoma ed Università, che regolamenta i rapporti tra le parti per la gestione del DSM Università.
Per quanto concerne la Divisione Universitaria di Psichiatria ed annessi ambulatori specialistici afferenti all'Azienda Ospedaliera S. Giovanni Battista di Torino sede Molinette, questa continua ad operare in regime di autonomia sovrazonale, in attesa dei protocolli d'intesa Regione-Università che definiranno l'eventuale istituzione presso la sede dell'Azienda Ospedaliera Molinette di due Unità Operative autonome Universitarie di Psichiatria.
4 - Attività ambulatoriale.
In ogni Azienda USL almeno un ambulatorio in funzione fino alle ore 20 e il sabato dalle 8 alle 14 attraverso la razionalizzazione delle risorse esistenti.
5 - Attività semiresidenziale (Centro diurno e day-hospital).
Una struttura semiresidenziale in ogni Azienda con rapporto non inferiore a 1:100.000 abitanti e non superiore a 1:40.000 abitanti. Accessibilità in tutte tali strutture almeno 6 giorni su 7.
6 - Attività residenziale.
Realizzazione di una rete di strutture residenziali nel triennio 1996/1998 costituita da almeno 1 posto letto ogni 5.000 abitanti portando il numero di posti letto dagli attuali 285 a 860. Entro 90 giorni i Direttori generali elaborano la pianificazione degli interventi tenendo conto di quattro variabili: a) la correlazione di tali interventi con il superamento del residuo manicomiale la cui necessità di posti letto non rientra negli 860 previsti b) la programmazione del finanziamento per il II e III triennio dell'art.
20 legge n. 67/88 c) la possibilità di ricorrere al privato per la realizzazione e/o la gestione alberghiera di strutture residenziali d) la realizzazione del passaggio graduale in tali strutture dei soggetti ancora ospitati in presidi impropri, che le Commissioni di vigilanza devono verificare attentamente e con periodicità almeno trimestrale.
Considerato quanto previsto dalla legge finanziaria 1996 si può prevedere per la Regione Piemonte una quota del Fondo Sanitario Nazionale per gli investimenti, che dovrà essere ripartita dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica). Una parte di questa quota, spettante alla Regione Piemonte, sarà destinata alla psichiatria.
7 - Attività ospedaliera.
L'obiettivo nel triennio è poter disporre di una rete ospedaliera per la psichiatria destinata al trattamento della fase acuta (TSO - Trattamento Sanitario Obbligatorio e TSV - Trattamento Sanitario Volontario), pari a 1 posto letto ogni 10.000 abitanti. Questo allo scopo di arrivare a 430 posti letto a livello regionale, a fronte degli attuali 263.
I trattamenti a medio-lungo termine, sia terapeutici che riabilitativi trovano risposta nei presidi per la residenzialità protetta continuativa.
Il percorso per il raggiungimento dell'obiettivo si articola in quattro fasi: 1) completamento della rete di SPDC (Servizi Psichiatrici Diagnosi e Cura): USL 6 realizzazione del SPDC con numero di posti letto non inferiore a 11 (0,6 p.l.:10.000 abitanti) USL 7 realizzazione del SPDC con numero di posti letto non inferiore a 12 (0,6 p.l.:10.000 abitanti) USL 12 è prevista la costruzione del nuovo ospedale, per cui continuerà a fare riferimento al SPDC di Vercelli fino all'entrata in funzione di quello proprio.
2) Raggiungimento del livello minimo di 0,6 p.l.:10.000 abitanti in SPDC: USL 2 e USL 3: non sono previsti incrementi del numero di posti letto in quanto la rete dei SPDC torinesi può considerarsi integrata tra le 4 Aziende che insieme raggiungono un rapporto di 0,67 p.l.:10.000 abitanti USL 5: è previsto un numero complessivo di 20 posti letto tra i due SPDC (+2 p.l. nel SPDC dell'Azienda Ospedaliera S. Luigi di Orbassano) USL 8: è previsto un numero di 17 posti letto (+8 p.l. come ampliamento dell'attuale SPDC dell'Ospedale di Moncalieri o come istituzione di un nuovo SPDC presso l'Ospedale di Chieri) USL 13: è in via di realizzazione il nuovo SPDC di Borgomanero che coprirà l'intero fabbisogno.
3) Raggiungimento dello standard di 1 p.l.:10.000 abitanti.
Questa fase del percorso viene realizzata dai Direttori generali delle Aziende UU.SS.LL. attraverso due opzioni: a) copertura del fabbisogno riconvertendo un numero di posti letto pari alla differenza tra bisogno esistente nell'ambito degli ospedali presidi di UU.SS.LL. o dell'Azienda Ospedaliera situata nel proprio ambito territoriale b) copertura del fabbisogno, utilizzando un numero di posti letto pari alla differenza tra bisogno esistente nell'ambito delle case di cura convenzionate, stipulando appositi protocolli che garantiscano la continuità terapeutica nei confronti dei soggetti ricoverati direttamente dal Dipartimento di Salute Mentale.
L'opzione b) può essere gestita per ambiti territoriali anche provinciali subprovinciali e comunali.
Le UU.SS.LL. 1-2-4 possono fare riferimento alle case di cura convenzionate della USL 3.
Le UU.SS.LL. 7-9 possono fare riferimento alla casa di cura convenzionata della USL 6.
La USL 11 può fare riferimento alla casa di cura convenzionata della USL 12, mentre le UU.SS.LL. 15-16-17 possono fare riferimento a quella della USL 18.
Le UU.SS.LL. 13-14-20-21, nell'ambito del cui territorio non vi sono case di cura private, non possono attivare l'opzione b).
4) Nelle Aziende UU.SS.LL. 1-5-13-15-20 dove il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura è situato in Azienda Ospedaliera o presso l'Ospedale Mauriziano è necessario prevedere apposito protocollo che ne regolamenti l'utilizzo da parte della Azienda USL.
Per quanto riguarda il problema dell'urgenza psichiatrica è necessario prevedere un collegamento con la rete "118", che preveda uno psichiatra reperibile anche sul territorio 24 ore su 24. Inoltre occorre ridefinire la responsabilità dei servizi psichiatrici rispetto agli interventi di urgenza domiciliare.
Soggetti ricoverati in ospedale psichiatrico.
La legge n. 724/94 all'art. 3, comma quinto, prevede il superamento dei residui manicomiali entro il 31/12/1996, cioè entro la fine di quest'anno.
In Piemonte la situazione dei 5 Ospedali Psichiatrici è la seguente: nella USL 5 (Collegno, Grugliasco) abbiamo 522 ospiti nella USL 11 (Vercelli) vi sono 87 ospiti nella USL 13 (Novara) 171 ospiti nella USL 17 (Racconigi, USL di Savigliano) vi sono 209 ospiti nella USL 20 (Alessandria) 123 ospiti per un totale di 1.112 ospiti.
Gli ospiti di tali strutture appartengono a tre grandi tipologie, delle quali soltanto una è propriamente psichiatrica. Gli ospiti o sono ospiti anziani lungodegenti ed anziani non autosufficienti, o disabili per deficit psichico e cerebrolesi, o pazienti psichiatrici sub-acuti cronici e residuali.
La definitiva chiusura degli Ospedali Psichiatrici, prevista dall'art.
64 della legge n. 833/78 e riconfermata dalla legge n. 724/94 che fissa il termine del 31/12/1996, richiede un impegno preciso da parte delle Aziende UU.SS.LL., della Regione e degli altri Enti locali affinché la norma non si configuri prevalentemente come processo ad esclusiva valenza economica. La chiusura non deve verificarsi né attraverso interventi che hanno determinato in passato dimissioni definite selvagge, né attraverso trasformazioni, che nella sostanza non cambiano la realtà istituzionale, n attraverso trasmigrazioni in massa in strutture per la cronicità (lungodegenze, pensionati, RSA ed istituti ortofrenici) siano esse pubbliche o private che non garantiscono i diritti ad una corretta assistenza e i necessari interventi riabilitativi.
La chiusura degli Ospedali Psichiatrici non deve determinare nuovi abbandoni ed ulteriore emarginazione degli attuali ricoverati, sia all'interno delle strutture manicomiali e delle istituzioni per la cronicità, sia all'esterno.
Per la popolazione ancora residente negli ex Ospedali Psichiatrici è necessario elaborare progetti riabilitativi personalizzati che tengano conto della durata del ricovero, della storia personale, della storia della malattia, della disabilità attuale, delle possibilità concrete di recupero delle risorse personali e familiari, nonché dei servizi territoriali ed istituzionali.
I progetti di deistituzionalizzazione e di riabilitazione devono essere realizzati attraverso la stretta collaborazione e la comune responsabilità tra gli operatori degli ex Ospedali Psichiatrici e quelli operanti sul territorio del Dipartimento di Salute Mentale di provenienza dei pazienti e preferibilmente mediante l'elaborazione di appositi protocolli operativi.
Con il termine di ex Ospedali Psichiatrici, che deve sostituire ogni altra definizione ed in particolare quella di "residuo manicomiale", devono intendersi tutte le strutture pubbliche e private, comprese le cosiddette "succursali", che, negli anni precedenti la promulgazione delle leggi n.
180/78 e n. 833/78, hanno svolto la funzione di Ospedali Psichiatrici e che, seppure in epoca successiva hanno cambiato denominazione, hanno continuato a mantenere caratteristiche organizzative e gestionali analoghe a quelle degli Ospedali Psichiatrici.
Gli ex Ospedali Psichiatrici individuano la loro tipologia prevalentemente dalle caratteristiche dei pazienti ospitati, e cioè: a) strutture che ospitano pazienti ricoverati anteriormente alla legge n.
180/78 b) strutture che ospitano pazienti compresi nel punto a) e pazienti riammessi successivamente alla legge n. 180/78.
Inoltre strutture che ospitano, oltre ai pazienti del punto a) e b) menzionati, anche pazienti ricoverati a vario titolo in epoche successive.
Vengono pertanto considerati nell'ambito regionale gli ex Ospedali Psichiatrici di Collegno, di Vercelli, di Novara, di Racconigi e di Alessandria, comprese le sedi distaccate funzionanti come succursali.
I degenti tuttora residenti nelle strutture di cui sopra, secondo gli attuali bisogni, dovranno essere ospitati nelle strutture adeguate previste dalle specifiche normative, vale a dire che: per i malati psichiatrici le strutture sono quelle individuate dalla L.R.
n. 61/89 e relative deliberazioni attuative i disabili e gli anziani non autosufficienti devono essere ospitati invece nelle strutture previste dalle DD.GG.RR. n. 147-23154 del 22/2/1993 n. 38-16335 del 29/6/1992 e n. 41-42433 del 9/1/1995.
E' evidente che le strutture che attualmente ospitano pazienti degli ex Ospedali Psichiatrici, che intendono mantenere tale tipologia di ospitalità, devono convertirsi in strutture adeguate, così come sopra precisato, e devono obbligatoriamente adeguarsi agli standard strutturali ed organizzativi previsti, ed essere regolarmente autorizzate.
La carenza del possesso dei requisiti comporta il venir meno della convenzione, ovvero della possibilità di convenzionarsi con il Servizio Sanitario.
Al fine di dare una risposta omogenea su tutto il territorio regionale le sopracitate disposizioni sono estese anche alle strutture che già ospitano soggetti dimessi dagli Ospedali Psichiatrici ed inseriti in strutture in epoca antecedente a queste disposizioni, siano essi presidi socio-assistenziali che strutture alberghiere.
Ai fini autorizzativi, le strutture previste dalla L.R. n. 61/89 "Centro di Terapie Psichiatriche e Comunità Protette" procedono con le modalità previste per le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali).
Per quanto riguarda il processo di superamento degli ex Ospedali Psichiatrici, gli interventi riabilitativi, di deospedalizzazione e di reinserimento sociale devono essere personalizzati e realizzati attraverso progetti dettagliati tra operatori degli ex Ospedali Psichiatrici e gli operatori dei servizi territoriali del Dipartimento di Salute Mentale di provenienza dei pazienti e le associazioni dei familiari.
I progetti dovranno tenere conto degli attuali bisogni dei pazienti così come risulterà dalla rivalutazione clinica degli stessi, prevista dalla DGR n. 118-7609 del 3/4/1996.
Nella fase attuale è possibile prevedere quattro filoni di intervento in base alla tipologia dei bisogni individuati: a) per persone con prevalenti problemi psichiatrici per le quali è possibile prevedere in tempi medio-brevi (6/12 mesi) un reinserimento all'esterno, sarà necessario formulare progetti di reinserimento in strutture idonee con la corresponsabilità dei servizi territoriali del Dipartimento di Salute Mentale b) per persone con prevalenti problemi psichiatrici che, nella fase attuale, non si trovano nelle condizioni di cui al punto a), è necessario prevedere un intervento riabilitativo di più lunga durata in Comunità Protette di cui alla L.R. n. 61/89 c) per persone con prevalenti problemi di disabilità d) per persone con prevalenti problemi di tipo geriatrico.
Strutture da utilizzare per la deospedalizzazione.
1. Sottoprogetto "Dimissioni".
Una consistente parte della popolazione ancora residente negli ex Ospedali Psichiatrici può essere dimessa in tempi relativamente rapidi (6/12 mesi) perché presenta patologie e disabilità che non necessitano di assistenza sanitaria nelle 24 ore, ma di interventi riabilitativi psico-sociali in strutture territoriali. Queste persone, che per il lungo tempo di ospedalizzazione, hanno perso i contatti con le famiglie di origine possono essere ospitate in strutture con tipologie di tipo familiare, quali le Comunità Alloggio, comprese le strutture analoghe a diversa denominazione, ma riconducibili alle stesse.
La Comunità Alloggio è considerata una struttura a supporto del progetto riabilitativo, è rivolta a pazienti con una sufficiente capacità di provvedere autonomamente e, benché svolga un'attività mirata prevalentemente al reinserimento e alla risocializzazione, è considerata struttura a valenza sanitaria.
Le strutture dovranno essere reperite tra i beni dell'Azienda USL degli Enti locali ed utilizzando gli alloggi degli IACP riservati per legge ovvero in convenzione con il privato sociale e il privato imprenditoriale.
Il DSM (Dipartimento di Salute Mentale) competente per territorio è responsabile del progetto riabilitativo, che deve essere verificato almeno annualmente.
Gli ospiti devono contribuire alla gestione economica delle Comunità Alloggio in base alla disponibilità derivante dalle proprie risorse per tutto ciò che non rientra nei livelli uniformi di assistenza previsti per la psichiatria.
2. Sottoprogetto "Riabilitazione".
Per le persone ancora ricoverate e per le quali non è possibile prevedere nel breve periodo un reinserimento nelle strutture, di cui al punto precedente, è necessario organizzare un intervento riabilitativo mirato al superamento delle disabilità causate dal lungo periodo di ospedalizzazione ed al reinserimento sociale.
Le strutture sanitarie idonee per tali interventi sono le Comunità Protette, previste dalla L.R. n. 61/89, ove vengono effettuati interventi terapeutici e psico-riabilitativi di lunga durata, gestite direttamente dal DSM ovvero in convenzione con strutture religiose, privato sociale e privato imprenditoriale, per progetti finalizzati e a termine.
Le strutture devono essere reperite, almeno in parte, preferibilmente all'esterno dell'Ospedale Psichiatrico; ove ciò non sia possibile e conveniente possono essere utilizzati locali degli ex Ospedali Psichiatrici opportunamente ristrutturati, secondo gli standard previsti dalla L.R. n.
61/89, fino ad un massimo di 3 moduli da 20 posti letto.
Per le strutture derivanti dalla riconversione di parti dell'Ospedale Psichiatrico, l'Azienda USL titolare della struttura stessa definisce la tariffa di residenzialità.
La copertura della tariffa per questa tipologia di residenzialità grava totalmente sul FSR della USL di provenienza dei pazienti, ad esclusione degli interventi ordinati a soddisfare bisogni di natura culturale ricreativa, espressiva e di tempo libero, nonché di risocializzazione, ove gli stessi non siano parte integrante del programma terapeutico e riabilitativo, i quali rientrano nelle competenze e sono gestiti direttamente dai servizi sociali, in collaborazione con il DSM (art. 2 comma sesto, della legge n. 595/85).
Per questi ultimi bisogni i pazienti contribuiscono economicamente alla spesa in base alle proprie risorse.
3. Sottoprogetto "Residenze Sanitarie Assistenziali".
Per i pazienti individuati alla lettera c) e d) al titolo "Processo di superamento degli ex Ospedali Psichiatrici", nonché dall'esito della rivalutazione clinica prevista dalla DGR n. 118-7609 del 3/4/1996 e ricondotti alle categorie di cui alle lettere a) e b) dell'allegato A) quindi con prevalenti problemi geriatrici, psicogeriatrici e con problemi di disabilità (ad esempio, cerebropatie, insufficienze mentali gravi e gravissime), vengono utilizzate le strutture già previste dalle DD.GG.RR.
n. 147-23154 del 22/2/1993, n. 38-16335 del 29/6/1992 e n. 41-42433 del 9/1/1995 da reperirsi preferibilmente nell'ambito del territorio di provenienza dei pazienti.
Possono essere utilizzate strutture degli ex Ospedali Psichiatrici riconvertite nel rispetto delle norme nazionali e regionali in RSA ovvero in RAF, strutture già definite "strutture che assicurano un livello medio di assistenza sanitaria (medica, infermieristica e riabilitativa) integrata da un livello alto di assistenza tutelare ed alberghiera, rivolte ad anziani non autosufficienti e ad altri soggetti non autosufficienti (disabili fisici, psichici, sensoriali) non assistibili al domicilio".
Le strutture rivolte a tale tipologia di persone attivate negli ex Ospedali Psichiatrici accolgono in prima istanza persone ancora ricoverate.
Quando si è esaurita la richiesta di ospitalità proveniente dall'ex Ospedale Psichiatrico possono essere ospitate persone provenienti dal territorio. Queste strutture sono gestite dall'Assistenza Sanitaria Territoriale del Distretto competente per territorio.
Per la gestione di tali strutture può essere utilizzato, in via preferenziale, il personale di assistenza dell'ex Ospedale Psichiatrico utilizzando l'istituto della mobilità d'ufficio derivante dall'esubero di cui agli artt. 32 e 34 del DL n. 29/93 e successive modificazioni.
Tali RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) si avvalgono del DSM (Dipartimento di Salute Mentale) per le prestazioni psichiatriche.
La copertura della tariffa grava per i pazienti provenienti dagli ex Ospedali Psichiatrici per l'80% sul FSR del bilancio delle UU.SS.LL. di provenienza del paziente; il restante 20%, nell'ambito di quanto previsto dall'art. 13, comma terzo, del DL n. 502/92 e successive modificazioni, è a carico dei pazienti, ovvero degli Enti locali titolari del domicilio di soccorso degli stessi.
Attività di verifica.
La Regione predispone specifici controlli al fine di verificare che i beni mobili e immobili che, dal censimento, risultano costituire il patrimonio degli ex Ospedali Psichiatrici, vengano (o siano stati) utilizzati per l'attuazione di quanto previsto dalla L.R. n. 61/89, nonch dal progetto obiettivo "Tutela della Salute Mentale 1994/1996" così come previsto dal comma quinto dell'art. 3 della legge n. 724/94 e quindi anche per dare attuazione allo specifico progetto "Chiusura degli ex Ospedali Psichiatrici".
Illustri Presidenti, egregi Assessori e Consiglieri, non rientra nel mio costume e nel mio modo di affrontare i problemi addebitare a chi mi ha preceduto la responsabilità dei disservizi della sanità in Piemonte. Ma la situazione della psichiatria piemontese, che mi viene evidenziata dal gruppo di lavoro istituito nell'autunno scorso presso l'Assessorato, è veramente grave e non certo per mia responsabilità.
Mi corre l'obbligo a tal proposito di ringraziare i componenti del suddetto gruppo (così composto: dottori Cappenberg Leopoldo e Lanteri Antonello - Dirigenti Medici di II livello - Leggero Paolo, Longo Pierpaolo, Tumiatti Giorgio e Zanalda Enrico - Dirigenti Medici di I livello - e il dottor Urani Remo - Direttore Sanitario delle Case Circondariali Le Vallette e Le Nuove - la signora Aimone Giovanna Funzionaria dell'Assessorato e il dottor Morgagni Sergio - Funzionario della USL 8 di Chieri e Coordinatore del Piano Sanitario Regionale) e sottolineare che il loro lavoro è stato a costo zero per l'Assessorato.
Ringrazio altresì il dottor Carmine Munizza, Coordinatore regionale dei responsabili dei Servizi Psichiatrici Territoriali, del presidio Fatebenefratelli, delle Case di Cura Neuropsichiatriche convenzionate e Cattedre di Psichiatria dell'Università di Torino e la signora Carla Soldi Presidente della DI.A.PSI. - Piemonte (Difesa degli Ammalati Psichici) per la collaborazione data.
Fino a due mesi fa non avevamo ancora la dimensione del problema.
Infatti i dati epidemiologici e quelli dei servizi attivati mancavano o non erano completi e le indagini conoscitive commissionate dai precedenti Assessori erano alquanto carenti e parziali.
A breve sarò a conoscenza dei dati completi e reali. Nel frattempo comincio ad avere un quadro che appare sempre più preoccupante e che necessita di urgenti provvedimenti.
Tutto questo non lo pensa solo il sottoscritto! A tal proposito vorrei citarvi soltanto un passaggio della presentazione del volume "La malattia mentale: guida pratica per le famiglie" a cura della DI.A.PSI. Piemonte (Difesa degli Ammalati Psichici) edito nel maggio dello scorso anno.
Vi si legge a pag. 4: "Entro cinque anni dall'approvazione della legge n. 61 (e cioè entro il 1994) dovevano essere attivate la metà delle strutture previste ed entro dieci anni (cioè nel 1999) dovrà essere ultimata l'intera rete dei servizi di cura e di riabilitazione. Oggi, in pieno 1995 - lo scritto risale al 1995 - non è stato praticamente ancora realizzato nulla, salvo qualche comunità per pochissimi malati e qualche miglioria di alcuni servizi psichiatrici di diagnosi e cura. Liti interne hanno impedito persino l'istituzione dei Dipartimenti, che dovrebbero avere l'importante compito di coordinare, organizzare e programmare le cure dei malati e l'assistenza nelle varie strutture.
Il personale non ha la formazione specialistica che la legge esige; è demotivato ed insoddisfatto. Manca la responsabilità degli psichiatri benché sia palese il lodevole e cosciente impegno di taluni. Tutto ciò non si verifica per le altre branche della medicina.
In alcuni SPDC il personale è sufficiente, in altri è estremamente scarso o per vere carenze di organico o perché il personale delle varie UU.SS.LL.
che gravitano sul medesimo SPDC, cerca di eludere il servizio. Si sono create così situazioni insostenibili e di pericolosità che hanno portato perfino alla chiusura dei repartini di Rivoli e di Chivasso che non sono stati più riaperti.
Le strutture esistenti, ben lontane dalle caratteristiche dettate dalla legge n. 61, non rispondono alla necessità e al fabbisogno, e spesso sono malfunzionanti.
Alcuni progetti di nuove strutture, messe a punto dai più attivi psichiatri, sono rimasti impantanati in pastoie burocratiche con paurosi ritardi e non sono andati a buon fine per la mancanza di finanziamenti.
La creazione di isolate e piccole comunità in qualche USL è un grezzo rattoppo ed è ben lontano dal soddisfare i reali bisogni e le più urgenti necessità".
Nella seduta della IV Commissione del 17 u.s. mi sono state rivolte dai Consiglieri dell'opposizione alcune domande, alle più importanti delle quali do risposta in questa sede, così come mi ero impegnato a fare.
Mi è stato domandato perché occorra modificare la L.R. n. 61/89. Vorrei innanzitutto chiarire che non ho alcuna intenzione di mettere in discussione i principi ispiratori della legge. Sono convinto del fatto che sia necessario cambiare rotta rispetto alla legge n. 180, senza peraltro negare anche per essa alcuni suoi importanti pregi: l'aver affidato il trattamento delle fasi acute delle malattie mentali all'ospedale generale su un piano di parità con le altre patologie mediche; l'aver previsto una rete di ambulatori psichiatrici estesa a tutto il territorio nazionale l'aver voluto, con un tentativo originale unico al mondo, il superamento e la chiusura degli Ospedali Psichiatrici.
La L.R. n. 61/89 di fatto si poneva l'obiettivo condivisibile assolutamente da perseguire, di articolare l'assistenza psichiatrica in servizi integrati tra loro, ma differenziati in territoriali ed ospedalieri per il trattamento della fase acuta e per la riabilitazione psichiatrica.
Questa impostazione non è ovviamente in discussione.
Ciò che mi preoccupa non poco è rendere realizzabili gli interventi previsti dalla L.R. n. 61/89, dare cioè gambe alla legge, stabilire con certezza chi fa, che cosa e dentro quale scadenza, visto che la predetta legge è stata ampiamente disattesa.
Oltre a questo è necessario attualizzare la legge e renderla compatibile con il mutato quadro istituzionale della sanità pubblica. Per sintetizzare occorre modificare la L.R. n. 61/89 fondamentalmente per quattro motivi: 1) il DPR 7/4/1994 "Progetto Obiettivo Tutela della Salute Mentale" cui è necessario adeguare la normativa regionale. Per esempio il DPR prevede che l'attività semiresidenziale venga svolta presso il day-hospital o presso il centro diurno, mentre la L.R. n. 61/89 attribuisce tale attività al Centro di Salute Mentale.
2) La necessità di raccogliere, in un'unica norma, le varie indicazioni dettate con atti successivi.
3) L'aziendalizzazione delle UU.SS.LL. (DL n. 502/92) che definisce le UU.SS.LL. "Aziende dotate di personalità giuridica pubblica, di autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica", e pertanto non si configurano più come strutture operative dei Comuni (art. 15 legge n. 833/78).
4) Il sostanziale fallimento programmatico della L.R. n. 61/89 da ricercarsi in: un'eccessiva rigidità nella definizione della tipologia delle strutture previste e dagli standard strutturali ed organizzativi previsti dalla DGR n. 191-37199 del 17/4/1990 e ratificata dal Consiglio regionale con DCR n.
9-9044 del 26/7/1990. Ciò viene ribadito da un documento della DI.A.PSI.
del 18/2/1996 prot. n. 310/C/6 la mancata previsione di rendere possibile la sperimentazione di progetti riabilitativi alternativi alle strutture intermedie previste e normate le limitazioni imposte dalle leggi finanziarie, i mancati finanziamenti previsti dall'art. 21 della L.R. n. 61/89, che prevedeva come unica fonte finanziaria per realizzare la rete di strutture intermedie (art. 20 della legge n. 67/88) la mancata definizione delle modalità di verifica, di cui al comma terzo dell'art. 19 della L.R. n. 61/89, da parte dell'allora Giunta regionale la mancata previsione di provvedimenti nei confronti delle UU.SS.LL.
inadempienti rispetto ai dettati dei commi secondo, terzo e quarto dell'art. 20 della L.R. n. 61/89.
Inoltre penso che l'aggiornamento della legge dovrà indirizzarsi a recepire nuove figure professionali, ad esempio: tecnici della riabilitazione infermieri specializzati (DM n. 739 del 14/9/1994); prevedere la possibilità di aggiornare gli organici con figure nuove riconosciute come discipline man mano che il Ministero provvede ai decreti di riconoscimento (ad esempio: psicologici clinici); prevedere criteri diversi di definizione delle dotazioni di strutture e di personale.
Dovrà, inoltre, essere prevista la possibilità di scorporare gli interventi di tipo residenziale da quello semiresidenziale dal Centro di Salute Mentale, come stabilito dal DPR 7/4/1994 "Progetto Obiettivo Tutela della Salute Mentale".
Penso anche che occorra riconsiderare la residenzialità, non solo come risposta onnicomprensiva al problema della cronicità, ma anche come funzione di supporto ad un più completo progetto terapeutico elaborato dal servizio. Ad esempio prevedendo norme per i cosiddetti gruppi appartamento e la sperimentazione di forme di affido familiare.
Altro quesito che mi è stato posto in sede di IV Commissione è il seguente: qual è la natura del gruppo di lavoro assessorile? Preciso che né la L.R.
n. 61/89 né altre norme regionali prevedono l'istituzione di una Commissione di psichiatria e comunque quelle nominate con le DD.GG.RR. n.
141-25128 del 29/11/1988 e n. 151-7172 del 17/6/1991 hanno assolto parzialmente ai limitati compiti loro attribuiti.
Non ho ritenuto di nominare una specifica Commissione, ma di individuare un gruppo di lavoro per raccogliere elementi necessari volti alla valutazione di tutte le problematiche al fine di arrivare ad una ridefinizione della normativa in materia psichiatrica.
Il compito del gruppo di lavoro è pertanto, dopo una fase di studi e di valutazioni relative anche alla conoscenza dell'adeguatezza, della sistemazione dei malati di mente in strutture alberghiere, quello di proporre un documento tecnico che non è stato ancora proposto in modo definitivo per la necessaria acquisizione di ulteriori dati.
Altra domanda rivoltami in IV Commissione è la seguente: quanto costa la psichiatria piemontese e quali finanziamenti ci sono? Innanzitutto dobbiamo distinguere tra spesa corrente e spesa per investimenti strutturali. Per quanto riguarda la spesa corrente la psichiatria viene finanziata, come tutte le attività, con la quota capitaria: parte nel livello assistenziale afferente all'assistenza sanitaria di base, 86 miliardi e 600 milioni, quindi il 26%; parte nel livello assistenziale afferente all'assistenza semiresidenziale, 13 miliardi, quindi il 4%; parte nel livello assistenziale afferente all'assistenza ospedaliera, 100 miliardi, quindi il 30%: SPDC 38 miliardi e 600 milioni; Case di Cura convenzionate 61 miliardi e 400 milioni, di questi 22 miliardi per il "Fatebenefratelli". Parte altresì nel livello assistenziale afferente all'assistenza residenziale 98 miliardi, quindi il 30%; gli ex Ospedali Psichiatrici costano ad oggi 32 miliardi, quindi il 10%. Per un totale, nel 1995, di 329 miliardi e 600 milioni.
Per quanto riguarda la spesa per investimenti, l'art. 21 della L.R. n.
61/89 richiama, come unica fonte di finanziamento per la realizzazione di strutture intermedie, l'art. 20 della legge n. 67/88.
Il Consiglio regionale, come molti di voi sanno, con deliberazione n.
1204-CR 1303 del 30/1/1990 ha adottato il programma decennale e triennale di investimenti (ex art. 20 legge 11/3/1988 n. 67) per la realizzazione delle sopracitate strutture.
In sintesi, la previsione era di realizzare: Centri di Terapie Psichiatriche (CTP): 140 posti letto nel primo triennio 260 posti letto nel secondo triennio 100 posti letto nel terzo triennio.
Comunità Protette (CP): 150 posti letto nel primo triennio 450 posti letto nel secondo triennio 150 posti nel terzo triennio.
Comunità Alloggio (CA): 250 posti letto nel secondo triennio 250 posti letto nel terzo triennio.
La disponibilità finanziaria per il primo triennio trova applicazione solo ora, a causa dei ritardi con cui le UU.SS.LL. e l'Assessorato hanno gestito la procedura necessaria per i finanziamenti.
Con nota protocollo n. 256/49/773 del 16/1/1996 ho provveduto a sollecitare le Aziende UU.SS.LL. a presentare i progetti esecutivi nei termini previsti dal DL n. 509 dell'1/12/1995. In proposito ho allegato nella relazione che vi è stata distribuita, un prospetto relativo alla situazione attuale dei progetti di cui all'art. 20.
Per quanto riguarda il finanziamento pari a L. 10 miliardi, di cui alla DGR n. 214-37458 del 3/8/1994, ho allegato la situazione relativa allo stato dei progetti.
Vorrei concludere il mio intervento ricordando solo un'altra richiesta posta in sede di IV Commissione. Mi era stato chiesto di relazionare al Consiglio sulle scuole di pensiero in psichiatria e correlare il documento programmatico dell'Assessorato con ognuna delle scuole.
Nella premessa alla relazione programmatica ho detto che le scuole di pensiero si sono fortunatamente ridotte e che facciamo oggi riferimento soprattutto alla scuola degli organicisti, quelli cioè che considerano la malattia della psiche come malattia d'organo e gli psicodinamisti che fanno risalire la malattia psichiatrica al disagio psico-sociale.
Vista la connotazione del malato psichiatrico, le due scuole mi sembrano sostanzialmente complementari tra loro, in ciò confortato dal DPR 7/4/1994 "Progetto Obiettivo Tutela della Salute Mentale" che prevede infatti, un diverso approccio alla malattia mentale. Si passa dal controllo sociale dei malati psichiatrici alla promozione della salute mentale e alla prevenzione della salute mentale.
Forte delle esperienze del passato, e con tutto il rispetto per le scuole di pensiero, io però non credo che i problemi della psichiatria piemontese possano trarre grande giovamento da una simile impostazione.
Credo sia finito il tempo in cui per la psichiatria si debbano spendere milioni di parole in dibattiti, spesso sterili e fini a se stessi, mentre i problemi rimangono irrisolti, così come sono rimasti irrisolti in questi diciotto anni, perché la legge n. 180 è datata 1978.
Credo che per la psichiatria i grandi dibattiti tra le scuole di pensiero debbano essere consegnati al passato e cedere il passo a soluzioni concrete che risolvano, compatibilmente con le risorse disponibili, i problemi dei pazienti e dei loro familiari.
Sono convinto che se veramente vogliamo tutelare la salute mentale e il malato psichico, se veramente vogliamo offrire un servizio confacente ai bisogni di questi malati, è necessario passare al lavoro concreto, superare la conflittualità, soprattutto di tipo ideologico, invitando tutti gli operatori, una volta definita l'impostazione che si crede ottimale del gravissimo problema, a lavorare concretamente sotto la responsabilità e il controllo della direzione generale dell'Azienda.
Auspico, illustri Presidenti, egregi Assessori e Consiglieri, che il dibattito che seguirà oggi o nei giorni a venire, possa svolgersi con uno spirito operativo e possa fornire delle proposte concretamente realizzabili nel breve e medio periodo.
Sono qui per ascoltare le vostre richieste e soprattutto le vostre proposte che potrebbero contribuire alla soluzione, ancorché inevitabilmente parziale, di questo problema che deve coinvolgere maggiormente tutti noi.
TABELLA 1), 2), 3 (vedi allegato)



PRESIDENTE

Grazie, Assessore D'Ambrosio per la sua impegnativa ed esaustiva relazione. La prego di consegnare ai Consiglieri la parte terminale della sua relazione che non è scritta.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Nella prima parte della relazione che l'Assessore ha riproposto sono state avanzate delle richieste di approfondimento che l'Assessore ha raccolto ed ha fornito oggi al dibattito.
Chiederei, proprio per la delicatezza e l'importanza di questo argomento, un ulteriore approfondimento in Commissione, per poi procedere al dibattito generale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Obiezioni non ve ne sono, vorremmo solo essere sicuri che il dibattito sulla psichiatria si farà in Consiglio nei tempi più rapidi possibili.



PRESIDENTE

Nella Conferenza dei Capigruppo aggiorneremo i nostri lavori. Quindi la discussione generale sulla psichiatria viene rinviata.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 71: "Modifica dell'art. 76 della L.R. 5/12/1977 n. 56: 'Tutela ed uso del suolo'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame progetto di legge n. 71, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Chiezzi, che ha facoltà di intervenire.



CHIEZZI Giuseppe, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "L'importanza delle competenze in materia di geologia è stata a lungo sottovalutata nell'ambito della legislazione italiana.
La conoscenza della struttura geologica del suolo italiano ha tardato di molto, rispetto ad altri paesi europei e dell'occidente industrializzato ad affermarsi in programmi, progetti di ricerca, investimenti e decisioni operative.
Tale sottovalutazione della necessità di investire risorse per strutturare un'adeguata conoscenza geologica del territorio italiano ha prodotto gravi danni economici e sociali oltre ad un ritardo culturale nell'affrontare i problemi dell'uso del suolo in modo congruo, consapevole scientificamente fondato.
La società italiana, cresciuta in un ambiente naturale sovente fragile dal punto di vista dell'assetto idrogeologico, tanto da avere un'alta percentuale del territorio soggetta al vincolo idrogeologico, ha pagato oltremisura in vittime umane e danni economici il ritardo con il quale si è attrezzata nella conoscenza geologica del territorio e si è prodigata per affrontare con coerenza i problemi messi in luce da una conoscenza scientifica dei problemi del suolo.
Le ripetute, prevedibili ed in quanto tali fisiologiche rilevanti precipitazioni dovute ad eventi meteorologici che appartengono al modo d'essere dell'assetto naturale del nostro Paese e del Piemonte in particolare, hanno provocato lutti e danni rilevanti che avrebbero potuto essere temperati da una più tempestiva organizzazione di una cultura del territorio che comprendesse in prima fila, come obbligatoria struttura fondamentale, la presenza delle conoscenze inerenti la geologia.
I disastri e le tragedie provocate dagli ultimi eventi meteorologici del novembre 1994 hanno accresciuto la convinzione della necessità di adeguare il modo d'essere dello Stato e il modo di svilupparsi della nostra società alle esigenze di conoscenza approfondita dei problemi del suolo ed in particolare della geologia.
Questo disegno di legge corregge la composizione della Commissione Tecnica Urbanistica (CTU) inserendo obbligatoriamente nella CTU un geologo nominato dell'Ordine regionale dei geologi.
La composizione precedente della CTU prevedeva soltanto la possibilità di inserire un geologo tra i membri eletti del Consiglio regionale possibilità che, ad esempio, nell'ultima nomina non è stata realizzata.
L'inserimento obbligatorio di un geologo consentirà un'attenta valutazione dei problemi del suolo rispetto alle trasformazioni urbanistiche che in tal modo potranno essere compatibili in modo più motivato con l'ambiente naturale ed urbanizzato nel quale si inseriscono.
Il disegno di legge si compone di un solo articolo che inserisce alla lettera d) del terzo comma dell'art. 76 della L.R. 5/12/1977, n. 56 'Tutela ed uso del suolo' un esperto designato dall'Ordine regionale dei geologi.
In questo modo salgono a sette gli esperti nominati ex lettera d) che per gli altri componenti rimane inalterata.
Le motivazioni sopra illustrate consentono un parere positivo su questo disegno di legge, pur essendo una modifica parziale ad un complesso corpo normativo che ha subìto ridondanti rifacimenti, e se ne propone l'approvazione".



PRESIDENTE

In Commissione a tale disegno di legge hanno espresso voto favorevole i rappresentati di tutti i Gruppi consiliari.
Non essendovi interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 hanno risposto SI' 52 Consiglieri L'art. 1 e pertanto l'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposta di deliberazione n. 245: "Accordo fra l'Italia e la Svizzera relativo all'imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine. Legge 26/7/1975 n. 386"


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n.
245.
Su tale proposta di deliberazione hanno espresso voto favorevole in Commissione: Forza Italia, AN, CDU, PDS, Rifondazione Comunista e PPI.
Se non vi sono interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 52 Consiglieri presenti.


Argomento: Variazioni di bilancio

Iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge n. 153: "Ulteriore variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1996"


PRESIDENTE

Dobbiamo iscrivere all'o.d.g., ai sensi dell'art. 51 del Regolamento interno del Consiglio regionale, il progetto di legge n. 153: "Ulteriore variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1996".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 52 Consiglieri presenti.


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame proposta di deliberazione n. 262: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, della DGR n. 300-7790 del 3/4/1996: Modifica DCR n. 211-4749 del 26/3/1996 'Variazioni di assestamento relative al primo triennio del programma decennale e triennale di investimenti ex art. 20, legge 11/3/1988 n. 67'"


PRESIDENTE

Infine, dobbiamo procedere all'esame della proposta di deliberazione n.
262, di cui al punto 7) all'o.d.g.
I voti favorevoli sono stati quelli dei Gruppi Forza Italia, PDS, AN CDU, Lega Nord. I non partecipanti al voto: Patto dei Democratici e Rifondazione Comunista.
Se non vi sono interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mano dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 47 voti favorevoli e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
Prima di sospendere i lavori, devo annunciare che alle ore 14 si riunirà la Commissione Nomine, e, dato che sarà una riunione brevissima alle ore 14,15 avrà luogo la Conferenza dei Capigruppo perché alle 14,30 la delegazione di Vinovo per la discarica dovrebbe essere ricevuta dall'Assessore Cavallera.
Possiamo riprendere i lavori alle ore 15 con l'esame dell'ordine del giorno n. 32: "Riattivazione della centrale nucleare Superphenix".
Ricordo che sono stati presentati due ordini del giorno (da parte del Consigliere Cavaliere e da parte dei Consiglieri Marengo, Bertoli, Manica Miglietti, Suino e Riggio), le interpellanze dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea e le interrogazioni dei Consiglieri Spagnuolo ed Angeli.
Non so se l'Assessore ha preparatoun'ipotesi di ordine del giorno integrato con le varie osservazioni, o dalle varie osservazioni, dei singoli Consiglieri. Mi si dice che lo sta redigendo.
Dopo l'esame dell'ordine del giorno relativo al "Superphenix" passeremo ad altri ordini del giorno e all'esame della variazione di bilancio.
I lavori riprenderanno pertanto alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



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