Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.51 del 02/04/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione n. 301 del Consigliere Vindigni relativa all'individuazione dei Comuni che possono beneficiare dei finanziamenti per la realizzazione dei Programmi di Riqualificazione Urbana


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Propongo di intercalare al problema "Formula" l'interrogazione n. 301 presentata dal Consigliere Vindigni.
Siccome è un'interrogazione urgente, l'Assessore Botta si è dimostrato disponibile a rispondere subito.
Prego, Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'interrogazione presentata dal Consigliere regionale Marcello Vindigni chiede di conoscere quali iniziative siano state intraprese dalla Regione circa l'individuazione dei Comuni che possono presentare proposte di Programma di Riqualificazione Urbana al Ministero dei Lavori Pubblici.
La selezione dei programmi e, di conseguenza, l'assegnazione dei fondi sono regolate dal decreto ministeriale del 21/12/1994. Questo decreto individua già i Comuni che possono presentare i Programmi di Riqualificazione Urbana. In tale materia non sono attribuite competenze alle Regioni né per quanto riguarda la scelta delle localizzazioni né per quanto riguarda la selezione dei programmi.
Nell'ambito più vasto del recupero e della riqualificazione urbana tuttavia, la Regione Piemonte ha previsto che i Programmi di Recupero Urbano (PRU), di cui all'art. 11 della legge n. 439/93, di competenza regionale, potessero essere presentati solo dai Comuni capoluogo di provincia e da quelli appartenenti all'Area metropolitana torinese. A seguito dell'approvazione del Programma quadriennale 1992/1995, sono stati informati per iscritto e successivamente convocati direttamente i Comuni potenzialmente interessati, per spiegare loro il contenuto del Programma regionale (DCR n. 879 del 20/9/1994).
Ciò ha consentito ai Comuni interessati di avviare rapporti diretti con gli Uffici regionali, ottenendo, in generale, buoni risultati. Nella nostra regione otto Comuni hanno presentato undici proposte di Programmi di Recupero Urbano. Con questi Comuni si sono ulteriormente affrontati i problemi che via via si sono presentati, attraverso incontri periodici ed un confronto diretto sui singoli temi.
Va infine sottolineato che in alcuni casi i Comuni hanno deciso di formulare proposte complessive di riqualificazione urbana, inviando alla Regione i Programmi di Recupero Urbano e al Ministero i Programmi di Riqualificazione Urbana (P.RI.U.), secondo le competenze rispettivamente attribuite dalla norma. Nel caso specifico il Comune di Torino ha approvato, su alcuni ambiti, programmi diversi, ma coordinati tra di loro.
Si potrà quindi ampliare la portata dei risultati ottenuti.
In questi casi assume particolare importanza ed evidenza il coordinamento tra il Ministero e la Regione, ma diventa ancora più essenziale il coordinamento delle azioni attuate dai diversi Assessorati regionali. A tale scopo è già stata prevista la costituzione di un gruppo di lavoro interassessorile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non è solito, per me dichiararmi soddisfatto delle risposte degli Assessori; questo non dipende dal gioco delle parti, per cui chi sta all'opposizione deve necessariamente dichiararsi insoddisfatto. In questa circostanza, però, mi dichiaro completamente insoddisfatto e spiego perché. Capisco che le risposte vengono in genere date sulla base di promemoria predisposti dagli uffici o dagli apparati, però non capisco i motivi per cui le risposte eludano completamente quanto richiesto. L'Assessore ha detto che, per quanto riguarda i Programmi di Riqualificazione Urbana, la Regione non ha competenze, non è chiamata in causa. Evidentemente l'Assessore, o chi gli ha preparato la memoria, non ha letto il decreto. Il decreto 21/12/1994 attinente ai Programmi di Riqualificazione Urbana (e non ai Programmi di Recupero Urbano, di cui ha parlato l'Assessore), all'art. 3 recita quanto segue: "Soggetti beneficiari dei finanziamenti: a) i Comuni con popolazione superiore ai 300.000 abitanti ed i Comuni con essi confinanti b) i Comuni capoluogo di provincia c) gli altri Comuni, qualora la proposta di programma riguardi, per una percentuale significativa, aree industriali dismesse d) i Comuni ricadenti in ambiti urbani sovracomunali interessati da rilevanti fenomeni di trasformazione economica e a tal fine specificatamente definiti dalle competenti Regioni".
Quindi, non è vero che le Regioni non abbiano competenza per quanto riguarda l'individuazione dei Comuni beneficiari dei fondi per i Programmi di Riqualificazione Urbana, che ammontano per il 1995 a 600 miliardi, somma che era inizialmente assegnata alle Regioni e poi, con decreto del Ministero dei Lavori Pubblici, trattenuta dallo stesso Ministero. La Regione, se avesse applicato il decreto nella sua dizione letterale avrebbe avuto la possibilità di incidere con una propria specifica politica nei progetti di riqualificazione urbana.
I colleghi ricorderanno che qualche settimana fa abbiamo votato una legge attinente ai processi di reindustrializzazione, che tende a regolare il trasferimento di aziende che non possono più coesistere nel contesto urbano. I Programmi di Riqualificazione Urbana e i fondi relativi possono essere lo strumento tecnico e finanziario per gestire, sulla base di una politica degna di questo nome, i processi di riqualificazione.
Constato che la Regione Piemonte, la Giunta regionale, l'Assessorato competente, hanno sprecato tale occasione. Voglio sperare che ciò sia legato soltanto ad una non attenta lettura del decreto - e me ne dolgo comunque - perché se fosse una scelta politica trascurare l'intervento attivo del Comune nella riqualificazione urbana, e non frutto di un errore di una disattenzione, di una scarsa sensibilità, si tratterebbe di scelta assolutamente non condivisibile, che ridimensionerebbe notevolmente la qualità della politica di questa Regione e, conseguentemente, di questo Consiglio.
Per le ragioni che ho detto, mi auguro che l'Assessore voglia ritornare sull'argomento, rivedendo le effettive competenze, e che se ne possa ridiscutere in una prossima occasione; altrimenti, si tratterebbe di un'occasione sprecata, della quale la Giunta dovrà assumersi interamente la responsabilità.



PRESIDENTE

Poiché l'Assessore Botta non intende replicare, teniamo nella dovuta considerazione le riflessioni del Consigliere Vindigni.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Riba, Rossi e Viglietta.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame ordine del giorno n. 194 relativo al problema delle scuole con classi con meno di 21 alunni


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'ordine del giorno n. 194, presentato dai Consiglieri Angeleri, Benso, Picchioni, Leo, Rosso, Cotto, Casari Cavaliere, Rossi, Rubatto, Spagnuolo, Saitta, Peano, Burzi, Marengo Bellion, Casoni, Chiezzi e Foco, iscritto all'o.d.g. nel corso della seduta di questa mattina.
Pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che nella Regione Piemonte vi sono molti piccoli Comuni con esiguo numero di alunni in cui la scuola costituisce un importante punto di riferimento culturale e sociale tenendo conto che l'attuale legge prevede che, nei casi in cui il numero scenda al di sotto dei 21, il plesso scolastico venga chiuso ritiene questo limite numerico rigido, generante molto spesso incertezza sull'effettivo funzionamento della scuola, legata ogni anno all'unità che ne consente o meno la sopravvivenza ciò crea notevole disagio, sia per i Comuni che devono programmare per tempo i bilanci, sia per gli Uffici scolastici provinciali che devono provvedere all'istituzione dei posti in un contesto di organico provinciale limitato e di parametri rigidi fissati dal Ministero della Pubblica Istruzione tenuto conto che, per esempio, in una provincia come quella di Torino, in cui vi sono n.
107 scuole pluriclassi in 67 Comuni di montagna, che vanno per legge salvaguardate e n. 38 Comuni in cui il numero totale degli alunni non supera le 41 unità (necessarie per la formazione delle cinque classi) risulta estremamente complesso rientrare nel parametro fissato che è di circa 17 chiede la possibilità di derogare la legge n. 148 del 5/6/1990, art. 15, comma quarto, prevedendo un limite variabile da un massimo ad un minimo, legato ad una responsabile previsione pluriennale da parte degli Enti locali; vi sarebbe così spazio per una programmazione da parte degli uffici scolastici provinciali volta ad evitare la chiusura ad anni alterni delle scuole in questione, con innegabili vantaggi per l'utenza e per la qualità stessa della scuola".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame ordine del giorno n. 180 relativo alla Consulta delle donne elette in Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 180, presentato dalle Consigliere Manica, Cotto, Casari, Spagnuolo, Bortolin, Minervini Simonetti, Suino e Benso, di cui al punto 14) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Con questo ordine del giorno, sottoscritto dalle Consigliere regionali abbiamo inteso dare vita ad un organismo di coordinamento delle elette ai vari livelli in Piemonte, cosa a cui ci invita la Commissione Nazionale Pari Opportunità, il IV Programma di Azione dell'Unione Europea e le risoluzioni della stessa Conferenza Mondiale delle Donne di Pechino.
In seguito alle ultime elezioni, le donne amministratrici nella realtà piemontese sono numerose sia a livello dei Comuni sia delle Province sia della stessa Regione, così come le Presidenti delle Commissioni Pari Opportunità e delle Consulte.
Quello proposto vuole essere un organismo di coordinamento di tali attività, basato sull'impegno delle donne amministratrici per una loro sempre maggiore formazione all'attività amministrativa al fine di contribuire ad un miglior governo dell'intera realtà piemontese.
L'iniziativa da noi assunta, presentata congiuntamente al Presidente del Consiglio on. Picchioni e al Presidente della Giunta on. Ghigo, già a questo momento ha trovato, all'interno della comunità piemontese e delle elette delle stesse Province, un positivo accoglimento e consenso.
L'iniziativa è stata sollecitata in Piemonte da importanti organizzazioni femminili che già fanno parte della Consulta femminile piemontese.
Con gli organismi di parità (Commissione Pari Opportunità, Consulta ed Associazionismo femminile), la Consulta delle elette avrà un momento di forte interlocuzione e di reale ed effettiva collaborazione. Pensiamo che questo possa essere uno strumento nuovo, ulteriore ed utile, di partecipazione ai massimi livelli, nel modo più proficuo possibile all'attività amministrativa della nostra Regione.
In questi termini, pensiamo che il Consiglio regionale possa dare la sua approvazione a questo organismo così come ha già fatto il Consiglio regionale della Valle d'Aosta e così come si apprestano a fare altri Consigli regionali all'interno della nostra realtà nazionale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina

Intervengo brevemente, soltanto per motivare la mia scelta di non sottoscrivere l'ordine del giorno; ciò, tuttavia, non significa che io non sia completamente disponibile a portare avanti iniziative che riguardino il mondo femminile (ma non solo femminile, perché la mia disponibilità è più che totale). Non ho sottoscritto questo ordine del giorno perché nutro alcune perplessità in ordine allo strumento scelto.
Tutti noi abbiamo modo di verificare quotidianamente, nell'ambito delle tante Commissioni e delle tante Consulte costituite all'interno della nostra istituzione, la difficoltà che ogni tanto si ha a portare avanti delle iniziative con questi organismi, che a volte sono un peso per l'intera Amministrazione e altre volte sono operativi ed efficienti. Per cui, da parte mia vi è la massima disponibilità nella collaborazione, ma rimane un po' di perplessità sullo strumento scelto.
Un'ultima annotazione. Al primo punto di questo ordine del giorno è scritto: "...rendere le elette nelle Assemblee e negli Organismi locali nazionali ed europei, punti di riferimento per tutte le donne". Secondo me noi donne possiamo essere punti di riferimento (non solo per le donne, ma per tutti) e punti di collegamento tra la gente e le istituzioni senza dover per forza costituire un organismo di questo tipo: basta soltanto volerlo essere, mettendosi a disposizione. E questo è un dovere che noi tutte abbiamo nei confronti non solo delle donne, ma anche degli uomini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Chiedo alla Presidenza del Consiglio se può cortesemente analizzare l'effettivo lavoro svolto dalle Consulte e dalle Commissioni; ho infatti l'impressione che queste abbiano sì operato, ma che il compito svolto fino ad oggi non sia servito a contribuire ad un qualsiasi tipo di sviluppo.
Chiedo cortesemente alla Presidenza del Consiglio di assumere questo impegno ed eventualmente relazionare sull'operato svolto da tali organismi nelle legislature precedenti - soprattutto l'ultima - per capire effettivamente il lavoro svolto ed avere idee più chiare per poter operare meglio da oggi in poi. Grazie.



PRESIDENTE

Scusi Consigliere, si riferisce alla quantità o alla qualità del lavoro?



TOSELLI Francesco

Mi riferivo alla qualità del lavoro di tutte le Consulte in generale.



PRESIDENTE

Quindi alla produttività del lavoro. Ho capito: lei ha paura che il lavoro sia sterile.



TOSELLI Francesco

Guardi, Presidente, ho avuto occasione di informarmi per quanto riguarda la Consulta Giovani: il bilancio che mi è stato prospettato è stato abbastanza penoso. Di conseguenza, non ritengo opportune Commissioni che non svolgono un lavoro proficuo.



PRESIDENTE

Ci faremo carico di questa sua richiesta.
Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Al fine di utilizzare e promuovere al meglio a favore dell'intera comunità piemontese l'iniziativa e la presenza delle donne elette nella nostra Regione in ottemperanza alle direttive della Commissione Nazionale delle Pari Opportunità, che invita alla costituzione di organismi consultivi di coordinamento tra le elette ai vari livelli istituzionali - in applicazione delle direttive del IV Programma di Azione dell'Unione Europea e delle risoluzioni della Conferenza Mondiale delle Donne a Pechino il Consiglio regionale del Piemonte decide di avviare la costituzione della Consulta delle elette del Piemonte, con i seguenti compiti prioritari: rendere le elette nelle Assemblee e negli Organismi locali, nazionali ed europei, punti di riferimento per tutte le donne aumentare il numero delle elette ed accrescere e consolidare il contributo delle donne nella definizione degli strumenti giuridici che regolano la nostra società offrire informazione e collaborazione all'interno ed all'esterno della Consulta stessa creare occasioni permanenti di formazione e di aggiornamento sull'amministrazione della 'cosa pubblica', rivolte a tutte le donne elette e non, per promuovere la preparazione e la presenza femminile nell'amministrazione e nella vita politica determinare il coinvolgimento delle elette in tutte le iniziative comunali, provinciali, regionali, nazionali ed europee che si svolgono in Piemonte promuovere la presenza femminile negli Organismi in cui le nomine sono determinate dalle Assemblee elettive agevolare i contatti con le istituzioni valorizzare ruolo ed iniziative delle elette promuovere almeno un appuntamento annuale di indirizzo e di verifica dell'attività delle elette non ultimo, sviluppare sempre più in tutte le donne il senso della loro responsabilità verso il proprio Paese e verso la società attraverso una partecipazione attiva alla vita politica ed amministrativa.
Della Consulta delle elette fanno parte di diritto le donne elette e nominate negli organismi istituzionali a livello comunale, provinciale regionale, nazionale ed europeo, le Presidenti delle Consulte, delle Commissioni Pari Opportunità e le Consigliere di parità".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 30 voti favorevoli e 10 astensioni.


Argomento: Stemma - Gonfalone

Esame ordine del giorno n. 120 relativo al Comune di Lagnasco e alla bandiera del Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 120, presentato dai Consiglieri Farassino, Dutto, Galli, Rosso e Rubatto, di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Abbiamo presentato questo ordine del giorno perché siamo preoccupati del fatto che le ragioni che ci hanno spinto ad approvare la bandiera del Piemonte non siano state capite, in maniera particolare dai Sindaci dei nostri Comuni piemontesi, così come accade ad esempio nel caso del Sindaco di Lagnasco, il quale risponde ad un'interrogazione di un Consigliere sempre del Comune di Lagnasco, con una lettera, riportata integralmente nel nostro ordine del giorno. Di questa lettera, vorrei citare alcune frasi particolari.
Il Sindaco, dottor Persico, si chiede innanzitutto qual è il motivo che spinge a chiedere l'adozione della bandiera piemontese e, tra i vari motivi, cita anche l'adesione ad un programma politico; dice ancora che la bandiera tricolore della Repubblica italiana implicitamente già include la bandiera del Piemonte. Dopodiché, secondo me, va totalmente fuori strada allorquando sostiene che non bisogna dire che i diritti di un cittadino dell'Emilia Romagna o della Lombardia o della Basilicata siano diversi dai diritti di un cittadino del Piemonte, e aggiunge che bisogna abbattere le frontiere anziché erigerne nuove - come se la nostra bandiera erigesse frontiere. Chiude questa risposta dicendo: "Non mi convince il regionalismo fine a se stesso e di conseguenza sono contrario all'adozione della connessa simbologia".
Tutto ciò dimostra che questo Sindaco non ha capito qual è stato lo spirito che ci ha portati ad approvare la nostra bandiera - e con lui chissà quanti altri Sindaci. Evidentemente non abbiamo adottato le necessarie misure per far capire a tutti i Comuni che cos'è e che cosa simboleggia la bandiera del Piemonte.
Il nostro ordine del giorno si propone lo scopo di evitare che tali episodi si ripetano. La lettera, così com'è, è un insulto al popolo piemontese che da sempre si riconosce nel drapeau storico; è un insulto a questo Consiglio che all'unanimità ha approvato la bandiera del Piemonte e un insulto anche allo stesso Presidente della Repubblica che ha voluto fortemente la "Galleria delle bandiere delle Regioni e delle Province Autonome" che ha inaugurato nello scorso novembre, dove - guarda caso tutte queste bandiere erano poste accanto alla bandiera italiana, quindi non incluse come dice il Sindaco di Lagnasco.
Chiediamo pertanto che la Giunta individui strumenti atti a far sì che i Sindaci sappiano cos'è la bandiera del Piemonte e perché questo Consiglio, con legge regionale, l'ha adottata. Ricordo che alla Conferenza dei Capigruppo il Presidente Ghigo si era assunto l'impegno di consegnare una bandiera a tutti i Sindaci del Piemonte, ma non ne abbiamo più saputo nulla.
Ritengo inoltre che sarebbe opportuno che la nostra bandiera venisse consegnata anche alle scuole, in maniera tale che i bambini del Piemonte imparassero a conoscere non solo la bandiera italiana, ma anche il drapeau della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Premesso che: il dottor Paolo Persico, Sindaco di Lagnasco, con la missiva del 15/12/1995, prot. n. 3576-3577, ha significato al signor Romano Boglio Consigliere comunale di Lagnasco, quanto segue: 'In relazione alla sua interrogazione urgente circa l'intenzione del Sindaco e della Giunta di adottare o meno la bandiera ufficiale della Regione Piemonte, le rispondo con alcune considerazioni personali. Mi sono chiesto innanzitutto quale significato potesse assumere una simile adozione e qual è il motivo che spinge a chiederla. Desiderio di differenziazione dalle altre Regioni italiane? Necessità di sottolineare la specificità di un'appartenenza? Oppure ancora simbolica adesione ad un programma politico? In ogni caso, a meno che esistano altre interpretazioni (che non so individuare), non ne vedo la ragione, anche perché ritengo che la bandiera tricolore della Repubblica italiana implicitamente già includa la bandiera della Regione Piemonte, così come le bandiere delle altre Regioni italiane.
Non vedo la necessità di differenziazioni dal cittadino della Lombardia della Basilicata o dell'Emilia Romagna, che gode dei miei stessi diritti e che dispone della stessa Costituzione di cui dispone il cittadino piemontese. Né sento il bisogno di una 'caratterizzazione etnica' considerato che il contesto sociale e politico in cui viviamo si caratterizza per la tendenza a costruire sistemi di cooperazione sempre più ampi e ad abbattere frontiere anziché erigerne delle nuove (di cui ritengo, non ve ne sia affatto bisogno). Non mi ritrovo, in sostanza, in un filone di pensiero che tende ad individuare differenze, anziché ricercare punti di incontro e convergenze di intenti. Sono certo che quanto le sto scrivendo non corrisponde al suo pensiero, non le nascondo che non mi convince il regionalismo fine a se stesso e che sono, di conseguenza contrario all'adozione della simbologia che le è connessa, ecc.' è fatto obbligo a chiunque spetti di osservare o far osservare la L.R.
del 24/11/1995, n. 83: 'Adozione della bandiera della Regione Piemonte' tutto ciò premesso il Consiglio regionale del Piemonte impegna il Presidente della Giunta regionale: ad attivarsi avanti al Sindaco di Lagnasco affinché sia osservato il disposto normativo di cui alla L.R. n. 83/95 a porre in essere tutti quegli atti e quelle iniziative tese ad evitare il ripetersi, in altri Comuni piemontesi, di quanto avvenuto a Lagnasco".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame ordine del giorno n. 181 relativo al Programma pluriennale di interventi per cure domiciliari ai malati neoplasici (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 181, presentato dai Consiglieri Marengo, Riggio, Suino, Bortolin e Manica, di cui al punto 15) dell'o.d.g.
La parola al Consigliere Riggio per l'illustrazione.



RIGGIO Angelino

Relativamente all'ordine del giorno, ritengo opportune alcune considerazioni di carattere generale ed altre che, invece, riguardano in specifico le patologie evidenziate nel documento stesso.
In generale, la sfida della nuova sanità è saper coniugare efficienza economicità ed umanizzazione. Siamo in fase di predisposizione del Piano socio-sanitario regionale; l'ordine del giorno vuole essere un contributo volto ad un intervento che abbia appunto la caratteristica di saper coniugare i tre elementi sopracitati.
In particolare, è rivolto alla patologia neoplasica in fase terminale e a tutta una serie di altre patologie irreversibili nella loro fase terminale. Al momento attuale le persone affette da questo tipo di patologia conoscono un periodo che è di diagnosi, di cura presso gli ospedali, dopodiché vengono rinviati al domicilio e di fatto vengono gestiti completamente dalle famiglie, al massimo dal medico di famiglia, e in modo saltuario, occasionale, episodico, dall'ospedale.
Questo crea una qualità della vita veramente scadente per gli ammalati neoplasici e non solo per loro, perché a questi possono essere assimilati per esempio, gli ammalati del morbo di Halzheimer e i diabetici con complicazioni gravi ed irreversibili e così via.
La proposta parte anche da un dato di tipo epidemiologico: la popolazione, spostandosi verso fasce elevate d'età, porta all'emergere di una serie di patologie legate all'età stessa.
Per quanto riguarda, invece, la patologia tumorale c'è un dato di carattere ambientale: all'inizio del secolo i morti di tumore erano il 3 alla fine del secolo è stato calcolato che la media italiana sarà del 33%.
Ciò significa che su cento persone che moriranno nel Duemila ben 33 - vale a dire una su tre - moriranno per tumore. E malgrado i grossissimi successi ottenuti nella terapia delle malattie tumorali, il numero di morti - come ci spiegano i bollettini ISTAT - per questo tipo di patologia aumenta di anno in anno.
Gli ultimi giorni, mesi e a volte anni di vita di questi pazienti sono tristissimi per loro e per le loro famiglie, e non sono sorretti da alcun intervento sanitario integrato. Ci sarebbe da chiedersi perché, a questo punto, non inserire il tipo di progetto presentato nell'assistenza domiciliare integrata o nell'ospedalizzazione a domicilio. Questo perch tali tipi di patologie hanno una loro specificità e coinvolgono non soltanto gli operatori sanitari, ma anche le famiglie, i servizi socio assistenziali e - lo dico con soddisfazione, avendo vissuto questa esperienza da Sindaco - un gran numero di associazioni di volontariato o anche singoli volontari.
Si tratta di costruire meccanismi uniformi sul territorio, che valorizzando questa esperienza la qualifichino e la organizzino in modo scientifico, per non creare disparità.
Poco ho da aggiungere, se non la raccomandazione che questo programma venga accolto nel Piano socio-sanitario regionale; tra l'altro, non saremmo nemmeno i primi: c'è già un progetto simile dell'Umbria, dell'Emilia Romagna, del Friuli Venezia Giulia. La stessa Commissione oncologica nazionale raccomanda questo tipo di intervento e programma.
Ultima raccomandazione all'Assessorato è di riferire in Commissione sanità su questo programma, affinché i Consiglieri abbiano la facoltà fatta salva, naturalmente, la capacità e la possibilità discrezionale della Giunta e dell'Assessore - di poter concorrere a costruire qualcosa che serva alla nostra cittadinanza. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

L'ordine del giorno in discussione pone il problema importante delle cure domiciliari, dell'oncologia nonché degli obiettivi e dei limiti che la Giunta deve osservare relativamente alle convenzioni, o, meglio - così vengono definiti - "i caratteri generali delle possibili convenzioni".
Intervengo per presentare la posizione del Gruppo rispetto alla questione.
Tempo fa avevamo presentato un ordine del giorno, richiedendone la sottoscrizione anche ad altri Gruppi, relativamente alle convenzioni con cliniche private e all'organizzazione generale della rete ospedaliera e sanitaria, ponendo il caso esemplificativo del problema della cardiochirurgia. In molto casi c'è stato risposto che era limitativo proporre solamente la cardiochirurgia rispetto a questo esempio di convenzione. A me pare limitativo, invece, proporre di inserire all'interno del Piano socio-sanitario questo problema che, pur essendo fondamentale, è solo un settore rispetto al quale il Piano socio-sanitario deve assumere una propria posizione. Ci sarebbero altri settori, per esempio la psichiatria, rispetto alla quale nel Piano socio-sanitario ho visto ben poco.
Su questo punto il nostro Gruppo ha già presentato da alcuni mesi alla Presidenza un ordine del giorno; stiamo attendendo un dibattito sull'argomento. L'ordine del giorno in discussione oggi, presentato da pochi giorni, pone un problema sanitario specifico, settoriale; discutere la parte del Piano socio-sanitario relativo alle problematiche che in generale abbiamo fin qui rilevato, limitandosi specificatamente su questo settore, mi sembra decisamente intempestivo, per cui occorre affrontare tematiche inerenti anche altri settori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che abbiamo - come ha detto la Consigliera Simonetti - fermo da mesi un ordine del giorno sulla psichiatria che tratta temi analoghi a questo, e che ci accingiamo ad impegnare il Consiglio regionale su una votazione di un ordine del giorno presentato il 21 marzo, il Gruppo di Rifondazione Comunista chiede che abbinato a questo ordine del giorno si metta in votazione quello da noi presentato sulla psichiatria, che sarà settoriale, limitato come questo, ma per parità di condizioni attende da più tempo un pronunciamento del Consiglio ed impinge anch'esso su direttive del Piano sanitario.
Se si intendono dare direttive all'Assessore sul Piano sanitario, si mettano in votazione tutti gli ordini del giorno in sofferenza in modo da non limitare a questo caso l'occasione di impegnare l'Assessore su vari temi sanitari.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Intervengo perché - come ricorderà l'Assessore D'Ambrosio - ho presentato anch'io un ordine del giorno sulla psichiatria. Più volte, alla Conferenza dei Capigruppo, abbiamo discusso della possibilità di un dibattito in aula di tale questione, di rilevanza pari a quella contenuta nell'ordine del giorno in discussione. Non si pone dunque, almeno per la mia parte, il problema di approvare un documento e immediatamente un altro.
Chiederei però, per quanto riguarda la questione psichiatria, di fissare una data certa nella quale dibatterne, senza una priorità di un tipo o di un altro, poiché sono tutte questioni importanti. Con oggi si chiude l'attività del Consiglio: fissando una data certa si potrà affrontare l'insieme delle questioni, senza intravedere nella contemporaneità della votazione una priorità d'importanza dei problemi.
L'essenziale è che da una data certa non si slitti ulteriormente: la questione posta da questo ordine del giorno è di gravità assoluta, anche per quanto riguarda il peso sostenuto dalle famiglie. E' indubbio che anche altre situazioni, soprattutto nella coscienza sociale, sono ugualmente importanti, ma dal punto di vista dell'organizzazione da parte della struttura pubblica, la questione psichiatria è assai complessa e gestita in questa fase, con differenze di linea politica che non dobbiamo dimenticare. Lo stesso Assessore, con il quale ho affrontato l'argomento me ne dava atto: l'essenziale è che ci sia una data - almeno per quello che mi riguarda - dalla quale non si debba slittare.



PRESIDENTE

Voglio solamente ricordare che nella Conferenza dei Capigruppo si è definito che vi sarà una seduta del Consiglio prevalentemente dedicata al dibattito sulla psichiatria, il 23 aprile.
Inoltre, per preparare tale dibattito - i Capigruppo avranno ricevuto la lettera conseguente - avremo una Conferenza dei Capigruppo con un gruppo di esperti di psichiatria - e naturalmente l'Assessore - proprio per una preparazione propedeutica del dibattito, estremamente importante, giovedì 11 aprile alle ore 15.
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Il mio intervento sarà come sempre abbastanza breve, per riprendere una considerazione sviluppata dal Consigliere Riggio nell'illustrare l'ordine del giorno, ma, prima ancora, per ribadire che anche da parte del Gruppo PDS vi è attenzione e sensibilità nei confronti del problema della psichiatria, per la quale condividiamo le sollecitazioni. Apprendiamo con soddisfazione l'informazione del Presidente del Consiglio relativa alla prossima programmazione di un dibattito organico sul problema.
Torno brevemente sull'ordine del giorno. Vorrei ricordare al Presidente del Consiglio e ai colleghi Consiglieri che il problema oncologico è molto grave, non soltanto per il tipo di cure e i relativi costi, peraltro necessari ed indispensabili, che gravano sulla sanità, ma anche perché il problema dei tumori è la seconda causa di morte (o comunque sta aumentando) nel nostro Piemonte. Seconda causa di morte! Quindi, non si tratta di uno dei tanti problemi, delle tante questioni sulla qualità delle cure da affrontare in vista di una migliore organizzazione del Piemonte nei confronti delle famiglie e degli stessi malati.
Importantissima, rispetto alla cura dei malati terminali - e al riguardo nell'ordine del giorno faccio notare che non chiediamo spese aggiuntive per la sanità - è una migliore organizzazione dell'assistenza domiciliare integrata, dell'ospedalizzazione a domicilio e di altre forme che dovremmo individuare, parallelamente alla cura, relativamente alla terapia del dolore.
Molte strutture sanitarie ed ospedali operano già in questo senso.
Direi, Assessore, che è altrettanto importante ampliare questa qualità di cura per consentire a chi è malato di tumore non soltanto di terminare all'interno della propria famiglia i giorni di vita, ma anche di terminarli senza soffrire troppo.
L'ordine del giorno ha questo significato, ma vuole anche andare incontro ad altre esigenze. Ricordo ancora che molto si sta facendo da parte di organizzazioni di volontariato, anche organizzate, su tutto il territorio del Piemonte. Molto e troppo però, a nostro parere, grava ancora a carico delle famiglie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonino, Assessore alla sanità

Recepisco il significato dell'ordine del giorno e l'importanza che purtroppo stanno assumendo le malattie neoplasiche in Piemonte; malattie che ormai ci pongono come Regione con il maggiore numero di mortalità per neoplasie in Italia.
Ritengo parimenti importanti tutte le altre aree di intervento, che saranno trattate nel Piano socio-sanitario e sulle quali dibatteremo ampiamente in Commissione.
Mi permetterei di elencare le aree, così nessuno dei presenti potrà dire che si privilegia, a prescindere dall'importanza che indubbiamente hanno le malattie neoplasiche, un'area anziché un'altra.
Ringrazio il signor Presidente che ha già chiarito che, per la psichiatria, ci vedremo con i Capigruppo l'11 aprile, e che il 23 aprile terremo un ampio dibattito in Consiglio.
Le aree di intervento sulle quali ci sarà un ampio dibattito in Commissione sono: la rete ospedaliera, il sistema di emergenza-urgenza, la tutela della salute degli anziani, la tutela materno-infantile, le malattie neoplasiche, i trapianti d'organo, i nefropatici cronici, la tutela della salute dei disabili, le tossicodipendenze e l'AIDS, i malati psichiatrici le attività trasfusionali, la tutela della salute nei luoghi di lavoro, la sanità pubblica veterinaria, la rete informatica, le malattie cardiovascolari (seconda causa di morte in Piemonte), la comunicazione e l'informazione, l'azione per la qualità, il recupero e la riabilitazione funzionale, le grandi attrezzature e la spesa. E' chiaro che relativamente alla prevenzione, la linea è trasversale a tutte le aree di intervento anche se l'indicazione è solo sulla tutela della salute nei luoghi di lavoro.
Tutte le aree di intervento testé elencate, che sono ovviamente all'attenzione dell'Assessore, saranno ampiamente dibattute in Commissione e saranno sviluppate nel Piano socio-sanitario che stiamo approntando e che spero di portare in aula entro il mese di luglio p.v.



PRESIDENTE

E' stata fatta richiesta alla Presidenza di aggiornare la votazione dell'ordine del giorno n. 181 al giorno 23 aprile, quando ci sarà il dibattito sulla psichiatria. Siccome è stato rilevato che si sta procedendo a discussioni settoriali in campo sanitario e si vorrebbe che queste potessero avere una trattazione organica, domando ai presentatori dell'ordine del giorno se questa eventualità può essere accettata.
La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Mi spiace di aver creato una questione di metodo.
Spero che l'ordine del giorno sia stato letto; devo confessare che mi sono trovato un po' in difficoltà ad illustrarlo, perché si illustra da s ponendo questioni di sostanza.
Ho vissuto personalmente il significato del dover affrontare il tipo di situazioni elencate nell'ordine del giorno e le rivivo, giorno per giorno quando miei assistiti sono molto spesso lasciati da soli, insieme alle loro famiglie oppure con l'appoggio estemporaneo delle associazioni di volontariato e dei singoli, con totale discontinuità di comportamento dell'organizzazione sanitaria.
Mi sembrava importante affrontare la questione ed individuare un metodo di fondo che sapesse coniugare efficienza, economicità ed umanizzazione.
Questo era il significato dell'ordine del giorno.
A me interessa che queste tematiche vengano recepite; che l'ordine del giorno venga votato o firmato da qualcun altro invece che da noi, non mi interessa assolutamente.



PRESIDENTE

Dunque, è d'accordo che l'ordine del giorno venga votato il giorno 23 aprile.
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Penso di ben interpretare quanto ha detto il collega Riggio: l'essenziale è che l'Assessore faccia proprio lo spirito dell'ordine del giorno. Ritengo non vi sia motivo di votare ordini del giorno prima di una discussione generale sia sulle neoplasie - soprattutto per l'importanza che hanno come causa di morte - sia su tutta una serie di altre patologie.
Ribadisco che saranno tutte ampiamente trattate e discusse nelle sedi opportune; faccio mio l'ordine del giorno del Consigliere Riggio.


Argomento: Varie

Esame ordine del giorno n. 102 relativo alle dichiarazioni del Consigliere Ghiglia in merito all'attività della Magistratura torinese


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 102, presentato dal Consigliere Chiezzi, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Il 17/1/1996 aprendo di buon mattino un quotidiano si poteva leggere un articolo nel quale un giornalista chiedeva al Consigliere Ghiglia: "E' vero che lei ha esclamato 'Vorrei dire in faccia ad alcuni magistrati torinesi: siete dei cretini'?". La risposta di Ghiglia: "Non ho pronunciato esattamente quelle parole". Allora il giornalista gli chiede: "Non si è nemmeno sfiorato l'argomento?". Ghiglia dice: "Per carità, se n'è parlato certo, ma io ho semplicemente fatto una riflessione, la stessa che hanno fatto tutti all'interno della coalizione in queste settimane; io ho solo pronunciato a voce alta ciò di cui si parlava nei corridoi". "Cioè?" chiede il giornalista, e Ghiglia risponde: "Pur confermando la mia adesione a qualsiasi indagine della Magistratura utile a far scoprire irregolarità nella Pubblica amministrazione, devo per ammettere che si registra un fenomeno strano: mentre i miei cinque-sei esposti sulla Giunta Castellani non hanno ancora avuto seguito, pur essendo più importanti di elenchi di cene pagate dal Presidente o di scatole di cioccolatini regalate da Ghigo, vedo che altri, presentati da parti politiche diverse, hanno invece avuto celeri sviluppi. Allora domando: 'Perché solo alcuni esposti avanzano in tempo reale?'". Dopo un po' il giornalista dice: "Scusi, ma questo gioco dei partiti non ricorda le nomine dei Direttori delle UU.SS.LL.?". E Ghiglia risponde: "E' evidente che in quelle nomine, effettuate anche da Luciano Marengo del PDS e Rolando Picchioni del CDU, il Magistrato ha ritenuto che ci siano stati anche altri criteri". E' successo un bel batibeuj; il giorno dopo, la Procura medita e Ghiglia ritratta, precisa, tranquillizza e via dicendo.
Ci è sembrato opportuno che una vicenda di questo genere trovasse spazio nei verbali della storia del Consiglio regionale; un attacco di questo genere alla Magistratura va segnalato, così come il fatto che al collega Ghiglia non passa per la testa di aver presentato degli esposti privi di fondamento. Ghiglia scarica sulla Magistratura la responsabilità di non stare ad ascoltarlo; probabilmente le iniziative del Consigliere Ghiglia non meritano alcun ascolto. E' stupefacente e preoccupante che un Consigliere regionale effettui un attacco - questo sì - strumentale alle attività della Magistratura effettuando egli, e non altri, pressioni perché di questo si tratta - presso la Magistratura affinché faccia diversamente da come ha fatto, con benevolenza o ritenendo che gli esposti di Ghiglia siano fondati, ciò che lui vorrebbe che fosse fatto.
Il nostro ordine del giorno considera gravissime le dichiarazioni del collega Ghiglia, che sono un attacco alle prerogative e all'indipendenza della Magistratura; individua una forma di pressione indebita sulla Magistratura perché consideri con particolare favore le proprie denunce dal punto di vista della sostanza lo ritiene un atto di vilipendio della Magistratura stessa; propone che questo tipo di comportamenti, da chiunque vengano perpetrati, sia Ghiglia o chiunque di noi facesse queste cose siano da respingere e soprattutto ribadisce il nostro impegno a difendere l'indipendenza della Magistratura da ogni strumentale attacco di parte.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Ringrazio il collega Chiezzi perché la prossima volta saprò che non ho bisogno né di leggere la Rassegna stampa, che gratuitamente ogni mattina mi fornisce il Consiglio regionale, né, tanto meno, di acquistare la mia solita copia di "Repubblica", perché tanto lui, anche dopo mesi, viene in aula e mi legge qualsiasi articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Mi è difficile discutere di un ordine del giorno che si riferisce ad un Consigliere e quindi ad un fatto personale. Se dovessimo discutere del problema dell'indipendenza della Magistratura e sulla necessità che questa rimanga un fatto indelebile e sostanziale, penso che saremmo tutti d'accordo, nonostante che anche la Magistratura - composta comunque di persone - possa sbagliare nel proprio operato, così come tutti noi.
Qualsiasi istituzione può essere in qualche parte smentita nelle proprie decisioni. Nessuno è perfetto.
L'ordine del giorno parte, nelle proprie considerazioni iniziali, da una presa di posizione: "Viste le gravissime dichiarazioni del Consigliere Ghiglia" che io non conosco; possiamo conoscere quanto apparso sui giornali, ma non cosa ha detto il Consigliere Ghiglia, anche perché i giornali non sempre riportano le dichiarazioni esattamente.
Se fosse un ordine del giorno asettico potrebbe essere oggetto di un mio particolare esame e di un mio voto, ma non posso prendere in esame un ordine del giorno che prende in considerazione fatti che non ritengo certi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta, che interviene in qualità di Consigliere.



BOTTA Franco Maria

Signor Presidente, colleghi, intervengo in relazione all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chiezzi per manifestare il mio personale stupore. Mi pare che tale ordine del giorno ricalchi vecchi metodi di processo alle intenzioni che non tengono conto della libertà di pensiero costituzionalmente garantita all'art. 21.
Volevo dire, semplicemente, questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Ricordo benissimo le dichiarazioni, o perlomeno quelle che Repubblica riportò, e non le trovo affatto gravissime; anzi, credo che se non ci fosse stato assoluto rispetto da parte di tutti i Consiglieri, e soprattutto del Consigliere Ghiglia nei riguardi della Magistratura, il pensiero sarebbe andato in ben altra direzione rispetto a ciò che le dichiarazioni riportarono.
Non rilevo alcun attacco nei riguardi delle prerogative della Magistratura - argomento che potrebbe essere seriamente discusso in questa sede istituzionale. Penso che tutte le parti politiche potrebbero seriamente contribuire ad un dibattito che certamente non vede né l'inizio né la fine del problema nelle dichiarazioni del collega Ghiglia; non rilevo né illazioni né pressioni; il Consigliere Ghiglia, se non ricordo male disse che alcune sue interrogazioni non avevano ancora ricevuto risposta.
Mi pare che nelle dichiarazioni del giorno successivo il Magistrato stesso confermò che erano in corso di esame; non vedo alcun vilipendio alla Magistratura.
Dissociarmi dall'ordine del giorno, votando ovviamente contro, penso sia il minimo che si possa fare - e cerco di contenere il tono - e non certo a sostegno di un Capogruppo della maggioranza, bensì a sostegno di un Consigliere di questa Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Mi asterrò sull'ordine del giorno non perché non ne condivida il contenuto, ma perché, oltre ad essere stato ampiamente commentato nella seduta di oggi, ciò accadde già a suo tempo, quando si ricevettero risposte precise dagli ambiti cui le questioni vennero poste.
Al di là dell'attacco o non attacco alla Magistratura, credo che ognuno debba fare la propria parte: la Magistratura difenda la sua autonomia, noi difendiamo la nostra. Penso però che vi sia stato un chiaro riferimento al fatto che la Magistratura avesse sotto mira l'attività della Giunta Ghigo questo quanto ho capito - altrimenti non si spiegherebbe il senso di quel tipo di intervento.
Credo che ciò non abbia però trovato ragione nei fatti, poiché da altre parti si è fatto un uso propagandistico della richiesta dell'intervento alla Magistratura: un conto è inviare alla Magistratura esposti general generici per richiedere un intervento, altra cosa è stigmatizzare e segnalare presunte gravi violazioni delle leggi.
Credo che sulla questione, chiaramente collegata alla discussione della settimana scorsa sulla vicenda dell'Assessore Botta, debba esprimersi l'autonomia dei nostri Consigli: auspico si riesca a discutere veramente su ciò che si ritiene o meno corretto in certi comportamenti politici.
L'impressione è che da parte della maggioranza vi sia copertura di alcuni atti, palesemente illegittimi, compiuti negli ultimi mesi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 102, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale viste le gravissime dichiarazioni del Consigliere Ghiglia apparse su 'Repubblica' del 17 gennaio c.a. relative all'attività della Magistratura torinese considerandole un palese e vergognoso attacco alle sue prerogative individuando in esse le meschine illazioni e le pressioni indebite operate da Ghiglia sui Magistrati a favore delle proprie denunce ritendendole un sostanziale atto di vilipendio della Magistratura condanna e respinge fermamente le accuse mosse a tale istituzione, cui esprime la propria totale solidarietà e piena fiducia ribadisce il proprio impegno a difendere l'indipendenza della Magistratura da ogni strumentale attacco di parte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 5 voti favorevoli, 24 contrari e 14 astensioni.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 178 relativo alle difficoltà aziendali del macello di None


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 178 presentato dai Consiglieri Marengo, Riggio, Suino, Papandrea, Bellion, Saitta e Riba, di cui al punto 13) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Masaracchio che, avendo appena concluso l'incontro con i rappresentanti dell'Azienda Macello di None, saprà darci le ultime notizie in merito.



MASARACCHIO Antonino, Assessore al lavoro

Comunico al Consiglio che è stato presentato un piano di riorganizzazione e ristrutturazione della gestione aziendale e che sono state prospettate dalle parti, sia sindacali sia direzionali, tutte le volontà delle maggiori banche a liquidare la partita con chi, invece, ha creduto opportuno per il proprio interesse avviare la pratica presso il Tribunale per l'eventuale fallimento.
Nel dettaglio, Finpiemonte può intervenire nell'ordine di 3 miliardi ammontare delle risorse richieste specificamente dalla strategia del piano per dare credibilità all'azione risanatrice, in modo da vanificare la fisiologica continuità di indebitamento che costringe l'azienda ad essere messa in crisi. Fra l'altro è stato programmato un incontro per giovedì mattina con un dirigente della GEPI, ed entro il 10 del mese ci sarà l'incontro con le banche S. Paolo e Cassa di Risparmio di Torino per liquidare la partita. Mi pare di poter dire che la questione si sia felicemente risolta.
Rimane il problema dei lavoratori, che addirittura hanno visto congelare quanto loro viene corrisposto dalla cassa integrazione.
Speriamo che il nostro intervento possa quanto meno sbloccare quote delle risorse incamerate dalle banche per dare un acconto ai lavoratori e quindi prefigurare, anche con questo atto, la risoluzione positiva dell'annosa questione. Si è impegnato in tal senso anche il collega Assessore Bodo ed era presente il Presidente della Giunta, Ghigo; pare che le parti siano soddisfatte; avrete modo di leggere il comunicato stampa che conferma questa mia comunicazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellion.



BELLION Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, se il buongiorno si vede dal mattino, mi pare che le dichiarazioni dell'Assessore e l'impegno preso dal Presidente nei confronti di un'azienda che sta attraversando una fase di difficoltà esclusivamente per quanto riguarda la liquidità - e non di crisi strutturale - facciano ben sperare.
Si tratta di un macello fra i più attrezzati e moderni d'Europa, dotato di bollino CEE (valido sia per l'Europa sia per gli Stati Uniti) e delle migliori attrezzature e tecnologie che la scienza può offrire al settore.
Come dicevo, abbiamo di fronte un'azienda i cui problemi sono esclusivamente di liquidità. Problemi che nascono, da una parte, dal fatto di dover pagare la materia prima (i suini) in tempi molto brevi (15/20 giorni), per non provocare problemi all'indotto agricolo, caratteristico del territorio circostante; dall'altra, perché le grosse multinazionali clienti del macello pagano le forniture in tempi che - quando va bene sono nell'ordine dei 90/120 giorni; tempi che fanno sì che il ristretto margine di utile del 12-15% venga incamerato dal sistema creditizio e dalle banche.
Si tratta quindi di programmare un intervento successivo a quello riguardante il problema della liquidità, ovvero la creazione di una filiera che permetta di collegare la produzione alla commercializzazione.
Credo che la legge sull'agroindustria che il Consiglio regionale ha di recente approvato vada esattamente in questa direzione e che l'Assessorato all'agricoltura debba in seguito nuovamente pronunciarsi, sperando che l'Unione Europea da una parte e il Governo dall'altra ci permettano di utilizzare al più presto le risorse che ormai da troppo tempo il settore agroindustriale piemontese sta aspettando di poter utilizzare.
Suggerisco che ai prossimi incontri, oltre alle banche, alle maestranze e alle Organizzazioni sindacali, vengano invitate anche le Organizzazioni professionali delle categorie agricole, quali appartenenti alla filiera di cui parlavo prima.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che: le difficoltà aziendali del 'Macello di None' sono precipitate a causa della recente iscrizione dell'ipoteca giudiziale sui beni della proprietà e degli immobili dell'Azienda disposta dalla Banca Regionale Europea di Cuneo. Ora 130 lavoratori sono in cassa integrazione a zero ore dal 5 marzo e non hanno percepito, in virtù della decisione soprarichiamata, lo stipendio di febbraio considerato che: i nuovi stabilimenti di Candiolo, per capacità produttiva e per modernità degli impianti, rappresentano un patrimonio di tecnologie e di professionalità di prim'ordine in tutta Europa e costituiscono perciò una risorsa irrinunciabile per l'economia dell'intera zona ed una risorsa insostituibile per le industrie collegate alla zootecnia in Piemonte impegna la Giunta regionale ad assumere tutte le iniziative nei confronti delle Banche per il ritiro dell'ipoteca ad attivarsi perché vengano sbloccati gli stipendi dei 130 lavoratori del Macello di None e venga garantita una copertura economica ai suddetti lavoratori perché possano vivere con serenità l'attesa della soluzione del problema a favorire tramite l'Assessorato al lavoro e l'Assessorato all'agricoltura, in accordo con le Organizzazioni sindacali, le Organizzazioni professionali agricole, con i Sindaci di Candiolo e di None e le Associazioni degli allevatori, anche utilizzando le opportunità e i finanziamenti offerti dalle leggi regionali (ad esempio, la L.R. n. 95/96: 'Interventi regionali per lo sviluppo del sistema agroindustriale piemontese') e dalle direttive CEE, un piano di ristrutturazione industriale che preveda, tra l'altro, la partecipazione degli allevatori per la trasformazione in azioni di parte dei crediti vantati da un pool di aziende del settore a riferire alle Commissioni consiliari regionali preposte, tramite gli Assessori suindicati, le proposte e le iniziative messe in atto, nonché le evoluzioni della vicenda fino ad una sua positiva soluzione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 174 relativo alla chiusura dell'Azienda Mandelli (risposta all'interpellanza n. 515 e all'interrogazione n. 520)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 174, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Marengo, Miglietti, Ferraris, Spagnuolo, Cavaliere e Rubatto, di cui al punto 12) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore al lavoro

Su questa situazione non ho notizie altrettanto felici come quelle del caso precedente, ma nemmeno del tutto negative.
Abbiamo avuto incontri con tutte le parti, compresa la proprietà e a livello di Prefettura di Torino, per poter capire quale potesse essere nella contingenza, l'atteggiamento delle banche, che minacciano il ricorso al fallimento dell'azienda, così come d'altronde ha dichiarato di voler fare la stessa proprietà, portando i propri registri contabili in Tribunale, vista la situazione del tutto insostenibile.
Non riprendo la storia della vicenda Mandelli, nella quale sembrerebbero esservi anche "responsabilità di natura amministrativa", non perché l'Amministrazione pubblica - locale o regionale - abbia strumentalmente attardato le pratiche per impedire alla Mandelli la rilocalizzazione, ma perché gli iter burocratici riguardanti le varianti dei Piani Regolatori richiedono parecchio tempo; nella fattispecie, pare che la Mandelli sia in attesa di risolvere il proprio problema di ricollocazione da quattro o cinque anni.
In ogni caso, lo stato fallimentare in cui l'azienda si è trovata, da quanto si è potuto capire - non abbiamo documentazioni dirette - pare non dipenda soltanto dalla mancata utilità di ricollocare l'azienda in un altro sito e dal concentrare l'attività in maniera tale da consentire maggior produttività e redditività.
Per parte nostra, abbiamo coinvolto la GEPI - che ha tenuto incontri direttamente con la proprietà dell'azienda, con le banche, con la Finpiemonte e con rappresentanti della Prefettura di Torino - che sostiene di poter intervenire in base alla convenzione stipulata con la Regione Piemonte. Ma in virtù di quanto consentito dal nuovo dispositivo legislativo, la GEPI può intervenire nelle aziende fallimentari a patto che nasca una nuova direzione dell'azienda e ci sia un imprenditore che si assume le responsabilità dell'imprendere e del gestire.
Personalmente, esprimo le mie profonde perplessità; si tratta di un caso molto difficile, non sono convinto che alla fine il caso possa essere felicemente risolto da qui a poco.
Dopo il mancato incontro di ieri con il rappresentante del Governo Borghini, non sappiamo cosa potrà fare il Ministro dell'Industria nell'intervento diretto; la ricapitalizzazione - 10 miliardi - dell'azienda per poter attivare tutto il processo produttivo ed innovativo non è cosa facile, anche se la Banca S. Paolo ha detto che forse basterebbero anche 7/8 miliardi.
In attesa del dibattito che dovremo affrontare affinché il Consiglio nella sua piena autonomia, stabilisca con la Giunta quale politica perseguire di fronte all'esplodere di tutti questi casi critici, è da stabilire come risolvere il problema del reperimento delle risorse. Certo in questo caso l'azienda dalla prima posizione di autoliquidazione è passata alla volontà di rivedere il tutto e di rimanere, come partner nella conduzione di una nuova azienda.
La situazione è in fase di studio; allo stato attuale delle cose mi pare di non poter dare notizie confortanti e Dio non voglia che si debba registrare una chiusura totale dell'azienda.
Ho evitato di dire che seguiamo costantemente la situazione per non cadere in dichiarazioni ovvie ed inopportune in un consesso serio quale il nostro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi pare che questo caso abbia caratteristiche simili a quello precedente, ovvero di un'azienda in crisi finanziaria, con problemi anche di ricollocazione.
Non mi sembra di aver individuato nelle Amministrazioni locali un atteggiamento passivo; tutt'altro. Da quanto mi risulta esse hanno svolto un ruolo attivo e hanno cercato di agire tempestivamente affinché la possibilità di spostare a Cafasse lo stabilimento di Collegno potesse essere attuata. Ritengo che le varie Amministrazioni si siano mosse nell'ambito della legge in modo corretto per evitare di ripetere la situazione che tra qualche tempo si verificherà per la Ferrero, che invece di ricollocare l'azienda, prendendo in giro la Regione e le Amministrazioni, finirà col chiudere lo stabilimento. Credo cioè che l'azione del Comune di Collegno sia stata attenta a far sì che si andasse effettivamente nella direzione della ricollocazione dell'azienda.
In ogni caso, quello in esame è un problema serio; il clima è di esasperazione e di disperazione: quando parliamo di queste situazioni parliamo in realtà di centinaia di persone che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro. Certo, ci sono anche "poveri padroni" un po' vessati dalla burocrazia, ma alla fine a pagare maggiormente sono i lavoratori. Tra l'altro, oltre ai 300 addetti dell'azienda Mandelli, c'è un intero indotto che verrà in qualche modo interessato.
Credo quindi che occorra sollecitare al massimo la Regione - e l'ordine del giorno ha questa funzione - per evitare che si arrivi ad una nuova ennesima crisi. Tra l'altro, la siderurgia piemontese ormai è esposta in ogni sua parte.
Posso anche condividere il pessimismo dell'Assessore, ma il verificare situazioni di difficoltà ci deve spronare ad agire affinché si faccia il possibile per arrivare a soluzioni positive, di salvaguardia dei posti di lavoro.



PRESIDENTE

Collegato all'ordine del giorno n. 174, il Consigliere Chiezzi ha presentato un'interpellanza urgente, la n. 515, che viene superata dal dibattito.
Inoltre, sempre collegata a tale ordine del giorno, la Consigliera Spagnuolo ha presentato l'interrogazione n. 520, che viene anch'essa superata dal dibattito.
Non essendovi richieste di intervento, pongo in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che il rischio di fallimento dell'Azienda Mandelli comporta, di fatto, la chiusura dei due insediamenti industriali di Collegno e Cafasse, che occupano complessivamente oltre 300 dipendenti tale decisione giunge successivamente all'iniziativa del Comune di Collegno che ha approvato, con apposita variante e a seguito della firma di una convenzione con la Mandelli, la trasformazione della destinazione d'uso dell'area su cui è allocata la fabbrica, con la possibilità di edificazione su 52.000 metri quadrati, per un totale di 115.000 metri cubi edificabili di cui 25.000 di premio cubatura previsti dalla convenzione, il trasferimento dell'Azienda a Cafasse con la realizzazione delle acciaierie in un'unica unità produttiva ed il mantenimento dei livelli occupazionali complessivi questa ennesima crisi industriale rischia di aggiungersi a tutte le altre come un fatto normale ed ineluttabile tale assuefazione dimostra, al contrario, la gravità della situazione occupazionale nella nostra Regione per la lunghissima serie di crisi aziendali che implicano o la chiusura o la forte riduzione degli organici (Viberti, Alenia, SAP, ILP di Torino e Novi Ligure, Crodo, Pernigotti Superga, Mandelli, ecc.) sono sbagliate e negative tutte le dichiarazioni che tendono a mascherare questa realtà o presentare questi vasti punti di crisi plurisettoriali come episodici ed in controtendenza rispetto ad una situazione generale che starebbe vivendo una dinamica positiva impegnano la Giunta regionale ad assumere un ruolo fortemente attivo per evitare innanzitutto la chiusura della Mandelli e di lanciare una reindustrializzazione delle aree attualmente in crisi a rendere noti quali risultati siano emersi dai rapporti intrapresi con i proprietari delle Acciaierie Mandelli, con le Organizzazioni sindacali, con gli istituti di credito e con i Comuni interessati a scongiurare in ogni modo la chiusura della Mandelli, anche alla luce delle scelte urbanistiche predisposte dai Comuni di Collegno e di Cafasse per quanto attiene alla rilocalizzazione dell'azienda ad adottare strategie globali per fermare il declino industriale della Regione e per reindustrializzare il Piemonte rilanciando l'occupazione a verificare la possibilità di intervento della GEPI all'interno della recente convenzione con la Regione e in alternativa quali altri provvedimenti può adottare la Regione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame ordine del giorno n. 185 relativo alla pianta organica ATC e alla nomina del Direttore generale


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 185 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Moro, di cui al punto 16) all'o.d.g., il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte ritenuto necessario consentire all'ATC della Provincia di Torino uno sviluppo delle proprie attività coerente con gli obiettivi di risanamento finanziario e gestionale ed ai nuovi compiti di estensione delle attività dell'ATC preso atto che in data 13/3/1996 il Commissario straordinario ha confermato l'approvazione della nuova pianta organica del personale preso atto che il vacante il ruolo di Direttore generale, incarico assolutamente necessario per lo sviluppo delle attività dell'ATC impegna la Giunta regionale ad approvare in brevissimo tempo la pianta organica dell'ATC, così come deliberata dal Commissario straordinario e a procedere alla nomina del Direttore generale".
La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

Signor Presidente, in relazione all'ordine del giorno presentato dai Consiglieri del Gruppo di Rifondazione Comunista - e soprattutto per quanto riguarda la richiesta di impegno della Giunta regionale, in relazione all'incontro svoltosi la settimana scorsa con le Organizzazioni sindacali alla presenza del Presidente Ghigo, del Vicepresidente Majorino, dei Capigruppo Deorsola, Marengo e Chiezzi - informo il Consiglio che la delibera del Commissario straordinario dell'ATC è ancora in fase di esame.
Per quanto concerne la nomina del Direttore generale; stiamo procedendo secondo l'iter previsto, quindi non mi sento di accogliere la richiesta dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno n. 185, di cui ho dato lettura poc'anzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 5 voti favorevoli e 38 astensioni.


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati - Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 186 relativo alla comunicazione della Giunta regionale in merito all'occupazione e allo sviluppo economico del Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 186, presentato dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea, di cui al punto 17) all'o.d.g., il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte a seguito della discussione di numerose interpellanze sui problemi del lavoro concernenti i numerosi punti di crisi occupazionale e produttiva ritenuto necessario un impegno straordinario del Consiglio regionale a difesa e per il rilancio delle attività produttive e dell'occupazione impegna la Giunta regionale e l'Assessore competente a svolgere entro il mese di maggio una comunicazione in Consiglio regionale sul tema dell'occupazione e dello sviluppo economico del Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti documenti: ordine del giorno n. 201 presentato dai Consiglieri Burzi e Gallarini relativo al contratto collettivo nazionale di lavoro del personale con qualifica dirigenziale ordine del giorno n. 196 presentato dai Consiglieri Botta e Ghigo relativo alla determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono iscritti all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Esame ordini del giorno n. 132, n. 145, n. 193, n. 197, n. 198, n. 199 e n. 202 relativi al nuovo sistema di tariffazione Aziende FS, ATM e SATTI


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare il punto 9) all'o.d.g., che riguarda il problema "Formula".
Su questo tema, oltre agli ordini del giorno n. 132 e n. 145 di cui in oggetto, sono stati presentati i seguenti altri documenti: ordine del giorno n. 193, a firma dei Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea e Simonetti ordine del giorno n. 197, presentato stamani, a firma dei Consiglieri Marengo, Vindigni, Bellion, Spagnuolo e Saitta ordine del giorno n. 198, sempre di stamane, a firma dei Consiglieri Cavaliere, Dutto, Papandrea, Rubatto, Farassino e Chiezzi ordine del giorno n. 199, a firma dei Consiglieri Ghiglia, Montabone Burzi e Deorsola.
Vorrei sapere se gli ordini del giorno presentati oggi rendono superati gli ordini del giorno precedenti.
Mi pare che da parte del Consigliere Cavaliere vi sia un cenno di conferma. Il primo ordine del giorno è dunque superato.
Per quanto concerne l'ordine del giorno n. 145 (il cui primo firmatario è il Consigliere Marengo), Consigliere Bellion, è superato? Bene.
L'ordine del giorno n. 193 (il cui primo firmatario è il Consigliere Chiezzi) mi pare che sia superato dall'ordine del giorno a firma del Consigliere Cavaliere ed altri.
In definitiva, rimangono tre ordini del giorno. Se preferite, li leggo sarebbe però più opportuno che li illustraste.
Passiamo all'ordine del giorno n. 197. Il Consigliere Vindigni desidera illustrarlo? Grazie.



VINDIGNI Marcello

Credo non sia fuori luogo, nell'affrontare il problema dell'integrazione tariffaria, richiamare al Consiglio regionale, per i propri compiti e doveri di direzione dello sviluppo economico e sociale della nostra Regione, il fatto che la crisi che la Regione Piemonte attraversa può essere superata con l'utilizzo e la valorizzazione di tutte le risorse presenti sul territorio, ma soprattutto sottolineando il ruolo trainante dell'Area metropolitana. In un mercato che tende a globalizzarsi sempre più e in un'economia sempre più mondializzata, sono le Aree metropolitane gli elementi in cui si gioca la sfida del futuro. E la capacità competitiva della nostra Area metropolitana è legata alla sua capacità di migliorare l'accessibilità e la mobilità interna.
Per quanto riguarda i problemi dell'accessibilità all'Area metropolitana (per ferrovia, per strada o attraverso l'aereo), in un precedente dibattito abbiamo affrontato la questione dell'Alta Velocità e credo che in occasione della discussione sul secondo Piano regionale dei trasporti avremo modo di ritornare sull'argomento.
In genere prestiamo poca attenzione ai problemi della mobilità interna all'Area metropolitana, eppure è questa una delle condizioni prese in considerazione dagli analisti nel ricercare aree sulle quali investire.
Qual è la situazione della mobilità all'interno dell'Area metropolitana torinese oggi? Le più recenti indagini sono state fatte agli inizi del decennio. Nel 1991 gli spostamenti che avvenivano all'interno dell'Area metropolitana, escludendo quelli all'interno di ciascun Comune, erano circa 750 mila, di cui 600 mila con mezzi privati e 115 mila con mezzi pubblici.
L'offerta pubblica, dunque, copriva solo il 15% della domanda. Occorre dire che questa percentuale è in diminuzione; solo nel 1995 si registrano i primi timidi segnali di ripresa. E' comunque chiaro che la scarsità dell'uso del mezzo pubblico nella mobilità costituisce una delle ragioni che provocano inquinamento acustico ed ambientale, comportando anche un danno economico in quanto abbassa i tempi di spostamento.
Credo che noi, come Regione, ci dobbiamo porre l'obiettivo di far invertire questa tendenza, rilanciando il trasporto pubblico sia con il potenziamento dell'offerta che con il miglioramento della qualità e dell'organizzazione del servizio.
Negli anni '80 sono state messe a punto strategie che andavano in questa direzione: un Piano di sviluppo dei trasporti pubblici; l'avvio del quadruplicamento del passante ferroviario di Torino; l'avvio degli studi di pianificazione integrata; primi studi sull'integrazione tariffaria. Di queste strategie solo l'integrazione tariffaria sembra essere arrivata in porto, ma in maniera sbagliata e in un momento in cui i lavori in corso sul passante ferroviario stanno provocando ritardi nei tempi di percorrenza.
La proposta fatta ha più carattere di manovra tariffaria che di tassello di complessiva strategia di rilancio; non è infatti accompagnata da alcuna percepibile misura di miglioramento dell'offerta in termini qualitativi e quantitativi. In particolare, la proposta - cosa abbastanza grave dal punto di vista psicologico, ma non solo - non prevede alcuna sperimentazione, necessaria quando si mette in moto un meccanismo di questo tipo.
Riteniamo si debba operare su tutti i fronti: il fronte della pianificazione dei trasporti, il fronte del miglioramento dell'offerta di trasporto e il fronte della domanda.
In questo quadro, ribadiamo chiaramente ed esplicitamente che l'integrazione tariffaria è una misura corretta e coerente: occorre portarla avanti con intelligenza. E' quindi necessario un monitoraggio della manovra, il che significa verificarne gli effetti in tempi brevi definiti e programmati al fine di apportare i necessari correttivi.
Con l'ordine del giorno proponiamo che questo termine sia fissato al 30 giugno; di qui ad allora potremo valutare gli effetti del provvedimento ed apportare le modifiche necessarie per l'inizio del prossimo anno scolastico, quando la gran parte degli utenti del trasporto pubblico riprenderà la propria attività principale.
Chiediamo inoltre che la manovra tuteli le categorie più deboli (i lavoratori in mobilità, i lavoratori in cassa integrazione, gli stessi studenti, costretti ad usare come unico mezzo di locomozione il trasporto pubblico) e che sia depurata da ogni parvenza vessatoria, in modo da non apparire obbligata soprattutto per chi ha minori possibilità di scelta, ma operi affinché il trasporto pubblico sia una scelta la più libera possibile, basata su fattori di convenienza: parallelamente ad una manovra tariffaria organizzativa si devono infatti percepire concrete azioni rivolte a migliorare l'offerta.
Dobbiamo liberare la manovra da un carattere esclusivamente economico finanziario, che possa portare la gente ad avvertirla come un modo surrettizio per aumentare le tariffe senza avere nulla in cambio. Occorre in tal senso porre al centro della nostra attenzione l'utilizzo, sulle linee locali afferenti su Torino, dei cosiddetti "treni ad alta frequenza".
Non credo che il Consiglio regionale debba essere formato da esperti del settore, però dobbiamo sapere che la "Ferrovie dello Stato" ha provveduto ad affidare la commessa per ottanta treni ad alta frequenza particolarmente idonei al trasporto pendolare locale (treni climatizzati a maggiore capienza, con maggiore possibilità di viaggiare comodamente).
Ebbene, non è previsto l'utilizzo di un treno ad alta frequenza nel Compartimento di Torino: questo è assolutamente inaccettabile! Nel momento in cui le Ferrovie sottoscrivono con la Regione Piemonte un accordo per l'integrazione tariffaria, dobbiamo chiedere loro l'impegno affinché i treni ad alta frequenza siano utilizzati anche sul Compartimento di Torino! Dobbiamo incentivare l'uso del trasporto pubblico attraverso scelte di politica economica - scelte di investimenti. Fissiamo quindi al 30 giugno la scadenza per il reperimento di risorse da destinare a favore dell'incentivazione del trasporto pubblico, comprese quelle che dipendono dalle nostre scelte politiche - e ci sono dei margini affinché ciò avvenga.
Manovre come quella di cui stiamo parlando richiedono misure di incentivazione per determinate categorie d'utenza; sono quindi necessari nuovi investimenti nel settore.
In una precedente occasione abbiamo accennato alla linea metropolitana n. 1: sappiamo dai giornali di oggi che è stato siglato un "Accordo di programma" tra Regione Piemonte e Comune di Torino. L'Assessore Masaracchio, di fronte ad una serie di mie puntualizzazioni che mi pareva lo avessero colto un pochino impreparato, si era assunto l'impegno di approfondire la materia, in particolare per quanto riguardava il piano finanziario che deve corredare il progetto esecutivo della linea n. 1.
La delibera CIPE prevede esplicitamente che il progetto possa essere approvato solo in presenza di un piano finanziario che completi l'intero finanziamento. Avendo il CIPE finora assegnato al Comune di Torino 350 miliardi, occorre quindi trovare la differenza pari a circa 700 miliardi per 100 dei quali c'è l'impegno di copertura da parte della Regione: sarebbe interessante sapere se, come e quando la Regione onorerà questo impegno. L'Accordo di programma poteva essere la sede in cui precisare questi aspetti: ciò non è stato fatto, quindi chiediamo avvenga entro il 30 giugno.
E' chiaro che i vari ordini del giorno presentati - francamente siamo dispiaciuti che non si sia potuti arrivare ad un ordine del giorno unitario troveranno una loro verifica, oltreché con le maggioranze che si formeranno in questa sede, anche con i successivi atti di governo.
Nella precedente seduta, l'Assessore ha accennato al fatto che è ormai in dirittura d'arrivo il secondo Piano regionale dei trasporti; chiediamo che un capitolo importante sia dedicato alla mobilità nell'area torinese.
Ricordo all'Assessore e al Consiglio che già nel 1988 la Regione deliber la spesa di 1,3 miliardi per studi sulla pianificazione integrata del trasporto nell'Area metropolitana torinese; sarebbe opportuno che il Piano regionale dei trasporti dedicasse alla materia lo spazio corrispondente alla quantità delle risorse impiegate e quindi agli studi fatti nel settore. Avremo comunque prossimi appuntamenti in cui verificare gli impegni assunti oggi ed incalzare su quelli futuri.
Vorrei raccomandare alla Giunta, a nome del mio Gruppo e dei firmatari dell'ordine del giorno, di gestire con estrema delicatezza ed accortezza la fase di avvio della manovra in discussione, attraverso un confronto permanente e un dialogo costante con i Comitati dei pendolari che si sono costituiti e con i sindacati. Questa mattina il Presidente si è assunto l'impegno di un incontro con questi soggetti entro il 15 aprile; ci auguriamo che non sia un incontro formale - diciamo pure di carattere preelettorale - ma che rientri in quella concezione di sperimentazione e quindi di necessario monitoraggio che una manovra di questo tipo richiede.
L'ordine del giorno che ho illustrato sommariamente si pone come finalità principale quella di inquadrare la manovra tariffaria in una politica complessiva dei trasporti per l'Area metropolitana; area alla quale dobbiamo prestare maggiore attenzione se vogliamo ben governare la nostra Regione da questo punto di vista. La Regione Piemonte non pu pensare a governare solo le questioni esterne all'Area metropolitana perché significherebbe mortificare il nostro ruolo e mortificare le possibilità di incidere sui processi reali che vive oggi la Regione.
I riferimenti iniziali che ho illustrato in precedenza erano doverosi ed obbligati. In un tale contesto, la manovra tariffaria assumerebbe una coerenza che starebbe a noi mantenere, rafforzare e valorizzare; nel medesimo tempo, verrebbe a cadere il carattere vessatorio e burocratico che in questa circostanza, purtroppo, è venuta ad assumere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come abbiamo già avuto modo di dibattere la settimana scorsa, riteniamo che la tariffa integrata sia un passo importante per arrivare ad una reale integrazione del sistema dei trasporti. I limiti della tariffa integrata, forse, stanno proprio nella non ricerca, da subito, dell'integrazione reale con il sistema dei trasporti.
Integrazione che costituisce un problema gravoso, che si deve necessariamente sviluppare in un sistema moderno di trasporto delle metropoli, ma anche delle grande aree regionali.
E' già stato ricordato: vi è grande mobilità, non solo nell'Area metropolitana. Bisogna incentivarla nell'utilizzo del mezzo pubblico e soprattutto del sistema ferroviario.
Questa mattina , in occasione della consultazione e dell'incontro con i pendolari, un cittadino di Collegno diceva: "Da un anno non utilizzo la macchina per recarmi a Torino - non inquino - e mi penalizzate: mi obbligate a riprendere la macchina". Questo è il problema maggiore che dobbiamo affrontare.
Tra l'altro occorrerebbe collocare questo aspetto dentro il grande ragionamento che abbiamo fatto, ad esempio, sull'Alta Velocità nei mesi scorsi; si evidenziano da sé i limiti di una certa politica complessiva...
Nella fattispecie, ci pare che questo problema sia partito molto dalle logiche interne di soggetti come l'ATM e la SATTI, che ancora denunciano limiti grossi, tutti dentro gli "anni '80", che ancora non riescono ad essere strumenti efficienti ed efficaci per una politica dei trasporti.
Crediamo che questo sistema debba prevedere una sperimentazione, ma soprattutto, da subito, una possibilità naturale, semplice, logica, di opzione tra chi utilizza più mezzi - e quindi deve usufruire ed utilizzare la tariffa integrata ed essere incentivato ad utilizzarla - e chi, invece utilizza un mezzo solo, anche nella mobilità non solo per Torino, ma interregionale, complessivamente. Occorre quindi che questo sia previsto da subito; diversamente, si tradurrebbe in una grande penalizzazione che non fa partire il servizio; soprattutto, bisogna da subito operare affinché il sistema sia integrato con tutte le reti di trasporto, anche quelle private di tutta la Regione. Solo così può essere efficiente.
Si auspica che questo avvenga nell'immediato futuro, ma se da subito si penalizzano, invece di favorire, i pendolari, credo sia un passo sbagliato.
L'ordine del giorno che valorizza questo sistema chiede di andare avanti in questi termini, ma che da subito si preveda la possibilità di opzione tra chi utilizza il sistema "più mezzi di trasporto" e chi invece per condizione necessaria utilizza un solo mezzo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Devo innanzitutto fare una premessa: non ho assolutamente ritrovato oggi, quelle condizioni di novità addotte la scorsa settimana per rinviare la discussione. Probabilmente, avremmo già potuto votare l'ordine del giorno: c'erano stati annunciati fatti nuovi e rilevanti; devo dire che allo stato attuale dei fatti, mi sembra che fossero del tutto pretestuosi e che la discussione sia stata rinviata per evitare un argomento spinoso per una parte del Consiglio. Penso comunque che questo non possa essere un metodo: le questioni si affrontano, si discutono, non si cerca di rinviarne la discussione con sotterfugi.
Ieri è dunque entrata in funzione questa nuova tariffa integrata; gli utenti, sia coloro che da tale tariffa vengono premiati, sia coloro che vengono penalizzati, credo abbiano viaggiato sia ieri che oggi nelle pessime condizioni di sempre: treni affollati, inefficienti, in ritardo. In futuro, succederà chissà che cosa, per ora è tutto uguale: vi è una serie di vessazioni verso una parte degli utenti, mentre il problema del trasporto pendolare continua ad essere gravissimo, con ripercussioni su tutti gli utenti che lo utilizzano. Spesso, infatti, le disfunzioni arrecano danno a chi, per esempio, ritarda sul lavoro. Ieri a mia moglie è successo di non riuscire a timbrare in tempo ed è stata multata: come utenti, però, non si viene mai in qualche modo rimborsati dei danni che subiamo da questo Ente.
Tra l'altro, oltre a discutere della tariffa integrata, sarebbe opportuno affrontare una discussione seria sul funzionamento dei trasporti per i pendolari.
Rispetto all'argomento in questione, la tariffa integrata, il problema per il quale abbiamo presentato un ordine del giorno separato da altri è un problema preciso: ci troviamo di fronte al fatto che una serie di utenti che, giunti a Torino, senza utilizzare altro mezzo che non siano le proprie gambe per recarsi al posto di lavoro, o perché sportivi, o perché giovani e piace loro arrivare all'Università facendo quattro passi o perché il posto di lavoro è vicino alla stazione, si ritrovano con un aumento delle tariffe che viene giustificato sostenendo che potranno usufruire di un servizio aggiuntivo del quale non hanno bisogno.
Secondo me, l'imposizione verso questi utenti si configura come una tassa e non come prestazione di un servizio. L'utilizzo di un servizio è una scelta; l'imposizione del costo di un servizio diventa una vera e propria tassa.
Si è innescata una discussione sulla percentuale di tali utenti: 12 8%. Indagini svolte da Comitati di pendolari forniscono altre valutazioni: parlano, per alcune linee, di percentuali che superano anche il 50%. Al di là della reale consistenza di questi utenti - fosse anche "soltanto" dell'8% - l'ingiustizia è palese.
In ogni caso, per meglio conteggiarli vi sarebbe un metodo assai semplice: per due mesi si continua con la tariffa ordinaria con la possibilità di opzione: ognuno sceglie, e alla fine saremo in grado di quantificare queste persone più o meno con precisione. Eviteremmo discussioni assurde e godremmo di un costo iniziale basso.
L'Assessore Masaracchio, che è impreciso su questo terreno, quando incontra i Comitati formatisi in questo periodo sostiene che chi non utilizzerà "Formula" godrà di sconti: non è vero. Lo sconto è una fase di promozione per tutti, e quindi non permette di differenziare. Se questi sconti fossero stati fatti mantenendo per due mesi tariffe differenziate si sarebbe saputo, a costo uguale, quanti erano gli utenti che non utilizzavano "Formula", e quindi si sarebbe potuta valutare la situazione con più attenzione. A mio avviso, anche se tali utenti fossero pochi, non dovrebbero essere discriminati; in tal senso, inoltre, si tratta di capire a quanto ammontano gli aumenti: anche su questo sono state raccontate delle favole. Si è detto che sono limitati, che stanno al di sotto del 40%.
Ora qualcuno di voi, come coloro che questa mattina erano nel palazzo per incontrare i Comitati dei pendolari, sa che non è così, perché tutti quelli che stanno nell'arco di 30 km pagano aumenti fino al 100%. Per esempio, da Collegno si passa da 31 a 60 mila lire, da Avigliana si passa da 45 ad 84 mila lire. Facendo i calcoli, si evidenzia che sono aumenti che vanno ben al di sopra del 40% e che, in certi casi, arrivano anche al 100%.
Tra l'altro, per esempio, per gli abitanti di Collegno si è venuta a creare una situazione assurda; chi utilizza il treno per venire a Torino tutti i giorni spende meno acquistando il biglietto ordinario poiché il costo dell'abbonamento è superiore - solo se utilizza anche mezzi pubblici gode dello sconto.
Faccio tutte queste considerazioni non perché siamo contrari alla tariffa integrata - ribadisco quanto espresso già da altri colleghi - ma perché le modalità proposte vanno contro gli interessi degli utenti e conseguentemente contro l'interesse di chi pensa di incentivare l'uso dei mezzi pubblici.
Ho sentito molte persone che, fatti i dovuti conti, sostenevano la convenienza dell'uso della macchina. L'effetto del concretizzarsi della tariffa integrata può essere opposto all'obiettivo prefigurato.
Tra l'altro, vi sono altre situazioni assurde. Non ci sono solo i pendolari che vengono verso Torino, ci sono anche i pendolari che per lavoro si recano fuori città; anche in questo caso vale lo stesso discorso: coloro che abitano vicino alla stazione per godere della tariffa integrata devono pagare anche l'abbonamento dell'ATM. Una persona che lavora ad Ivrea paga la tariffa integrata a Torino - abbonamento ferroviario e ATM - e arrivata destinazione, se deve prendere un mezzo pubblico se lo deve pagare. Si è creata una serie di assurdità che va, come minimo, rivista.
Inoltre, c'è una serie di enclave nella nostra Regione: se si va a fare l'abbonamento in "quel" paesino non si paga l'aumento.
In conclusione, credo si debba modificare radicalmente il tipo di scelta fatta dal Comune di Torino e dalla Provincia adottata oggi anche dalla Regione - e noi, come Gruppo, ci siamo opposti a questo tipo di proposta ai vari livelli istituzionali. Proposta che riteniamo vada respinta e modificata, permettendo ai cittadini di scegliere e facendo sì che termini lo scandalo per cui vi sono utenti obbligati a pagare un servizio di cui non usufruiscono.
Spero che si arrivi ad una revisione della proposta. Da parte nostra come Gruppo di Rifondazione Comunista, sosterremo tutte le lotte che gli utenti promuoveranno, stanchi della sordità dimostrata finora dalle Amministrazioni pubbliche alle loro giuste proteste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Intervengo per una serie di puntualizzazioni. Non ripeterò quanto ho già detto nella scorsa seduta né quanto espresso oggi dai colleghi Papandrea e Vindigni. Vorrei però sottolineare che tra i vari ordini del giorno presentati vi sono differenze sostanziali.
L'ordine del giorno che ho sottoscritto, insieme ai colleghi Cavaliere Papandrea, Rubatto e Chiezzi, contempla chiaramente di mantenere inalterato l'attuale sistema di tariffazione offrendo agli utenti la possibilità di opzione tra abbonamenti a tariffa ordinaria a prezzo invariato e il nuovo abbonamento a tariffa integrata; in tal caso, offriremmo la possibilità a chi utilizza un solo mezzo di poter scegliere ed elimineremmo i problemi di equità già citati.
Non altrettanto si prevede negli altri ordini del giorno, almeno nelle copie che ho a mie mani. L'ordine del giorno presentato dal Gruppo Forza Italia affronta l'argomento in modo generico, "invita la Giunta a valutare l'opportunità...": non impegna alcunché.
Invece l'ordine del giorno, tra l'altro molto interessante e completo dei colleghi Marengo e Vindigni non va chiaramente ad indicare di offrire all'utenza questa possibilità.
Noi voteremo pertanto unicamente l'ordine del giorno in questione, cioè quello da noi sottoscritto. Sia ben chiaro, non perché siamo contrari a quanto citato negli altri ordini del giorno. Siamo anche noi favorevoli al potenziamento del trasporto su vettore ferroviario; in questo momento però, la questione di cui si sta trattando è la possibilità di scelta agli utenti tra un sistema tariffario e l'altro.
Esiste un solo ordine del giorno che lo prevede chiaramente; voteremo quello e ci asterremo sugli altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Signor Presidente. Sono parecchie migliaia i pendolari torinesi e piemontesi fortemente penalizzati dall'adozione indiscriminata delle tariffe integrate in vigore già dall'1 aprile e decisa fra Direzione delle Ferrovie e Regione, ATM e SATTI. I pendolari del Piemonte, a giusta ragione, attraverso i Comitati costituiti, protestano duramente per vedere riconosciute le loro oneste e corrette ragioni. E' profondamente ingiusto fare pagare, ad un lavoratore o ad uno studente, un servizio di cui non pu usufruire. Questa costrizione, francamente, fa riflettere negativamente e preoccupare per il metodo adottato.
La Direzione regionale delle Ferrovie, inoltre, introduce arbitrariamente un aumento tariffario - ancora bloccato, almeno fino a giugno - su altri tipi di biglietti: questo è, sinceramente, inconcepibile e discriminante.
Signori della Giunta, è vergognoso colpire continuamente le categorie socialmente più deboli, quali per esempio i pendolari, che, per stato di necessità lavorativa o di studio, si spostano quotidianamente, con gravi disagi e costi che incidono sul bilancio familiare. La Regione Piemonte invece di spendere assurdamente ingenti somme finanziarie per l'Alta Velocità, si preoccupi maggiormente delle esigenze di trasporto ferroviario dei cittadini piemontesi, a prezzi equi e non di mercato, cercando di eliminare i gravi disservizi riscontrati da sempre, come i giornalieri ritardi o la sicurezza e di rendere più vivibile ed umano il trasporto su tutta la rete ferrata piemontese. Rete peraltro ancora molto carente soprattutto nel collegamento di moltissime località del Piemonte sud, quali Novi Ligure, Acqui e Valenza con Torino: è questa materia del Piano regionale dei trasporti, che si vuole moderno, efficiente ed europeo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Con i colleghi Burzi, Deorsola e Montabone abbiamo presentato un ordine del giorno, perché non riusciamo a districarci nella selva di cambiamenti di posizione, più o meno repentini, da parte di molte forze politiche.
Cambiamenti di posizione dell'ultima ora, in quanto alcune forze, fino alla settimana scorsa, sostenevano discorsi del tutto diversi.
Vorremmo capire meglio. Con il nostro ordine del giorno invitiamo la Giunta ad assumere un ruolo di maggior coordinamento nei confronti del Comune e della Provincia di Torino, le cui maggioranze credo siano molto ben definite e identificabili. Il Comune di Torino, alcuni mesi fa, e la Provincia, più recentemente, hanno esaltato, magnificato e glorificato l'integrazione tariffaria come fosse la panacea e la soluzione di tutti i mali. Hanno detto, sostenuto e giurato che questa integrazione tariffaria non sarebbe stata penalizzante per alcuno; hanno testimoniato più volte con una serie di dati a loro mani, stilati dall'ATM e dalla SATTI, che il progetto "Formula" sarebbe stato non solo una grande innovazione, ma avrebbe costituito il futuro del trasporto comunale, intercomunale addirittura regionale.
Quindi, ci siamo trovati un po' in difficoltà, nel momento in cui - la settimana scorsa - sono stati presentati degli ordini del giorno, da parte di forze politiche di maggioranza in Comune e Provincia, che sostanzialmente, sostenevano il diritto di opzione - ordini del giorno successivamente ritirati.
Bisogna capire cosa si intende fare, quali sono le posizioni; le posizioni politiche sono tutte legittime e rispettabili, ma come tali tendono a perseguire esclusivamente il consenso momentaneo di coloro che si organizzano meglio e di coloro che, ad un certo punto, cominciano a protestare. Posizione politica legittima, più che comprensibile; siamo anche in campagna elettorale... Diversamente, ci sono posizioni amministrative serie.
Le forze politiche che, in Provincia e in Comune, hanno esaltato l'integrazione tariffaria, fino ad un'ora fa chiedevano alla Regione di mantenere il diritto di opzione; ora presentano un altro ordine del giorno in cui si dice tutt'altro, in modo assai ermetico: "...l'impegno ad intervenire sulla Provincia e sul Comune di Torino...", quasi che Provincia e Comune di Torino fossero Enti autonomi non autorizzati a decidere tipi di integrazione tariffaria piuttosto che un'altra o, addirittura, ad intrattenere contatti diretti con le Ferrovie dello Stato; quasi che la Regione avesse questo ruolo di guida. Sappiamo invece che, ad esempio l'integrazione tariffaria parte dalla Provincia di Torino, quindi né dal Comune né dalla Regione. Si mette in atto un sistema di monitoraggio della manovra di integrazione tariffaria, che dunque rimane e vive; non c'è diritto all'opzione. Vive l'integrazione tariffaria che, fino ad un'ora fa non andava bene: andava mantenuto il diritto d'opzione. "...I cui primi risultati siano presentati alla Giunta e al Consiglio entro il 15/7/1996" al fine di fare eventuali modifiche ad ottobre: ci troviamo di fronte ad un terzo cambiamento di posizione politica in poche ore.
Secondo me, una maggioranza responsabile non agisce per azioni politiche che cavalcano la tigre del momento; agisce per atti e provvedimenti amministrativi che ritiene giusti.
In questo senso, abbiamo presentato un ordine del giorno in cui si invita la Giunta ad "aprire" sollecitamente un tavolo - i tavoli, nella seconda Repubblica vanno di moda: ci sono tavoli delle regole, tavoli di consultazione, contrattazione e quant'altro - di consultazione con il Comune e la Provincia di Torino: è ora che anche questi Enti chiariscano bene le loro posizioni. Per pura combinazione, all'ultimo incontro di ieri l'Assessore Corsico, casualmente, non era presente perché occupato in Sala Rossa, quando in Sala Rossa, visto che purtroppo faccio anche il Consigliere comunale, c'è stato per un'interrogazione sola. Avrà avuto altre cose da fare, o forse non aveva ancora ben chiaro quale fosse la posizione da prendere).
Invitiamo la Giunta ad avviare un tavolo di consultazione con il Comune e la Provincia affinché, prima di tutto, chiariscano la loro posizione, che successivamente dovrà essere concertata con la Regione Piemonte, tenendo anche conto delle riflessioni fatte emergere oggi dai Comitati spontanei.
Attenzione! Comitati spontanei che non dicono soltanto di non volere l'integrazione tariffaria, in quanto per alcune zone costituirebbe un aumento sic et simpliciter e non porterebbe alcun beneficio, ma contestano la validità dei dati, dei monitoraggi che l'ATM e la SATTI hanno portato a giustificazione dell'integrazione stessa.
Questa mattina è stato detto: "La popolazione che verrebbe svantaggiata dal provvedimento è quantificabile intorno alle 6 mila unità" (parlando di Torino e provincia). I Comitati ci hanno subito risposto: "Noi abbiamo già raccolto 4 mila firme".
Il tavolo di consultazione servirebbe non per negare la validità del "Progetto Formula", non per annullare l'operazione finora avviata dal Comune di Torino prima, dalla Provincia poi e dalla Regione per ultima, ma per chiedere anche alla Giunta regionale di monitorare, eventualmente in maniera diversa e più approfondita, i costi e i benefici di tale operazione e di valutare, fra le varie possibilità, anche sotto il profilo economico l'opportunità di mantenere soluzioni che non causino danno ad alcuno.
L'integrazione tariffaria deve essere come le tessere a punti, un qualcosa che garantisca un maggior servizio e faccia risparmiare: "compri tre e paghi due".
Nel momento in cui, da parte di tanti comitati di cittadini, ci viene contestata la validità di questa valutazione economica, credo che la Regione Piemonte debba responsabilmente fare un supplemento di istruttoria.
Nel nostro ordine del giorno chiediamo alla Giunta regionale di mantenere il diritto all'opzione fra abbonamenti diversi o comunque di valutare, perseguire ed identificare tutte le soluzioni che non risultino penalizzanti per intere fasce della popolazione e per intere aree del comprensorio torinese e piemontese. Vi sono infatti Province che non vogliono neppure sentir parlare dell'integrazione proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono assolutamente convinto che in campagna elettorale sarebbe meglio non parlare di problemi seri ed importanti quale quello di cui stiamo discutendo. Dopo l'intervento e l'illustrazione dell'ordine del giorno da parte del Consigliere Ghiglia ne sono ancor più convinto: evidentemente, il documento è stato modificato rispetto a quello a mie mani.



(Interruzione del Consigliere Ghiglia)



MARENGO Luciano

Dato che le cose che hai detto sono diverse da quelle che qui sono scritte all'ultimo punto (punto b) probabilmente avete modificato...



(Interruzione del Consigliere Ghiglia)



MARENGO Luciano

No, no, no! Non le ho capite. Guarda, riesco a capire abbastanza! Voglio dire che le cose che tu hai detto sono modificate. Vorrei capire se il punto b), ad esempio, è modificato nell'ordine del giorno della maggioranza.



PRESIDENTE

Non risulta. Come emendamento non lo vedo.



MARENGO Luciano

Si vede che il Consigliere Ghiglia, illustrandolo, ha detto altre cose ha esteso il ragionamento. Quindi l'ordine del giorno della maggioranza rimane quello a mie mani.
Ribadendo che sarebbe meglio non parlare dell'argomento in campagna elettorale, poiché ognuno tira la giacca a seconda di dove vuole andare a "parare", voglio ripercorrere la storia degli ultimi due Consigli.
Nel Consiglio della settimana scorsa erano stati presentati due ordini del giorno - se non erro - uno nostro e uno da parte della Lega. Il nostro era collegato ad un'interpellanza che presentammo nel febbraio 1996 - non la settimana scorsa, nel febbraio 1996! - cioè prima che avvenissero gli incontri, prima che nascessero i problemi, prima che nascesse "Formula".
Sulla base dei problemi evidenziati, presentammo interpellanze e ordini del giorno. Non è colpa nostra se, anziché discuterne a febbraio, ne abbiamo discusso a fine marzo 1996. In quel Consiglio il Presidente della Giunta chiese un'interruzione affinché fosse convocata una riunione dei Presidenti dei Gruppi consiliari. La sua richiesta di soprassedere alla discussione e alla votazione degli ordini del giorno scatenò, in modo particolare, le ire della Lega e di Rifondazione Comunista. Noi aderimmo alla richiesta del Presidente della Giunta perché ritenemmo occorresse una verifica ulteriore con le Amministrazioni comunale e provinciale di Torino e con le Organizzazioni sindacali che, nel frattempo, avevano chiesto un incontro alla Giunta regionale. Incontro che si è svolto ieri sera tra Giunta Comune di Torino, Provincia di Torino ed Organizzazioni sindacali.
A fronte di questi fatti, ovvero a fronte della richiesta del Presidente della Giunta di un'ulteriore verifica (attuata anche da noi con nostri interlocutori sia istituzionali sia sociali - ripeto: sia istituzionali sia sociali) abbiamo presentato un ordine del giorno sul quale lo stesso Consigliere Dutto, intervenendo poc'anzi, ha detto: "Apprezzabile perché completo", ovviamente al di là del punto di dissenso segnalato da parte del Gruppo della Lega.
Ora, non credo ci possa essere scissione tra il problema dei servizi del Piano dei trasporti, della mobilità nell'Area metropolitana della regione e il problema delle tariffe.
Sappiamo bene tutti - forze di governo e forze di opposizione - che scindere questi problemi significa far saltare o l'una o l'altra cosa. O l'una o l'altra cosa! Occorre affrontare i problemi dei servizi e i problemi economici delle aziende; non si può pensare che non si debbano ripianare i problemi di deficit delle aziende. Se non si recuperano in qualche modo i problemi di deficit, li ripianeremo noi, in altro modo: noi istituzioni! Noi spesa pubblica! Questa è la prima questione.
Seconda questione. Il sistema tariffario è entrato in vigore l'1 aprile, cioè ieri, oggi siamo al 2. E non era un pesce d'aprile.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

No! Non poteva essere un pesce d'aprile perché era già stato discusso.
Si riconosca almeno questo!



MARENGO Luciano

Sono d'accordo, Assessore Masaracchio. Se mi lascia proseguire, forse vedrà che le nostre posizioni non sono così distanti.
Cosa proponiamo relativamente al problema generale dei trasporti illustrato dal Consigliere Vindigni - che non voglio ripetere? Proponiamo un monitoraggio, in modo da verificare dati certi e reali. Nessuno, oggi ha in mano dati reali e certi: le percentuali variano dal 12 al 25 al 30 c'è chi parla di 6 mila - 25 mila - 30 mila utenti. Badate: non intendo dire che se sono 6 mila hanno torto e che se invece sono 25 mila hanno ragione; non è questo il problema. Voglio capire di cosa si discute, quali siano i dati reali e come affrontare le questioni e correggere i problemi esistenti. Occorre, quindi, una verifica dei dati; abbiamo indicato il termine del 15 luglio per poter approntare un monitoraggio serio anche in virtù del fatto che è necessario ed opportuno fare delle scelte entro ottobre, per rispondere alle esigenze degli studenti - che, pur non essendo il solo, è uno dei problemi principali.
Tutto questo sapendo che il problema non si esaurisce nella scelta "opzione sì, opzione no"; la gestione dei problemi è assai più complessa e rientra nel quadro generale che sottolineavo in precedenza, del quale è però impossibile parlare compiutamente, poiché non abbiamo verifiche e dati certi. Continuiamo quindi a chiedere una correzione che non rappresenti un danno per alcuni cittadini (ultimo punto del nostro ordine del giorno).
In tal senso, l'intervento del Consigliere Ghiglia mi pare da politica da campagna elettorale, quasi che la Giunta regionale sia stata costretta a recepire quanto altri hanno deciso e non avesse invece giustamente svolto il proprio ruolo, attraverso l'Assessore e coloro che hanno partecipato alla riunione.
Se ho ben capito, Assessore Masaracchio, sia leggendo i giornali, sia sentendo chi ha partecipato all'incontro, l'impegno assunto ieri è di avere a tempi brevi, comunque entro il 15 aprile, un confronto con l'Amministrazione comunale di Torino, l'Amministrazione provinciale, il Comitato pendolari e le Organizzazioni sindacali per verificare i problemi ed apportare le dovute correzioni al provvedimento in esame.
Se questa è la posizione della Giunta, non possiamo che apprezzarla nel nostro ordine del giorno non si dicono cose diverse, ma non mi pare che altrettanto si possa dire degli altri documenti presentati.
Gradirei che la Giunta confermasse se gli impegni assunti sono quelli che sottolineavo oppure no.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marengo.
La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Dovete credermi, mi piacerebbe entrare nel merito di tutta la discussione compiendo una volta per tutte - e questa sarebbe la volta buona il mio dovere di Assessore e relazionare su tutto quanto mi ha visto impegnato da otto mesi a questa parte. Ritengo opportuno, comunque, un accenno alla disattenzione prestata, nel tempo, da altri. Un Assessore di Giunta, un Capogruppo di Consiglio e chiunque debba gestire la cosa pubblica non può che rivolgersi alle parti, convocarle, parlar loro e discutere con loro. La competenza/responsabilità non è soltanto ed interamente a carico dell'Assessore o di chi gestisce l'intero pacchetto.
E' anche compito delle parti sciorinare nel proprio ambiente quanto necessario per acquisire credibilità nel codificare ciò che nel tempo diverrà strumento operativo.
Altro doveroso accenno - senza entrare nel merito - è quello alla crisi endemica della struttura dei trasporti, pubblica o privata che sia all'intera problematica relativa alla necessità di pareggiare i bilanci alle risorse attribuite dallo Stato alla Regione, alla mediazione che comunque, la Regione deve odiosamente esercitare. E a tutto ciò che accade nelle aziende che hanno avuto il facile costume di amministrare per conto terzi quanto nell'utilità degli utenti - il servizio dei trasporti - che ha una propria storia.
Sia da parte delle aziende sia da parte delle pubbliche amministrazioni interessate direttamente - le Province in primis e poi Comuni e Regione si era concordato di trovare una soluzione propedeutica, così come riportato diligentemente nell'ordine del giorno del PDS, alla gestione dell'intero sistema della viabilità e delle comunicazioni.
Non sono mancate le occasioni in cui, per altri versi o motivi l'Assessorato ha dimostrato il proprio piano politico nell'ambito del programma di Giunta. Non si pensi che manchino progettazione ed idee politiche; il dibattito delle contrapposizioni può portare a strumentalizzare ciò che apparentemente sembra una défaillance, ma non è possibile che una parte si occupi di politica e l'altra esegua ordini o comunque gestisca l'ordinaria amministrazione.
Esiste un progetto politico e nell'ambito di quest'ultimo le richieste della Provincia e del Comune di Torino, per quanto riguarda l'Area metropolitana, ci sono sembrate opportune. Nel frattempo, avremmo dovuto anche procedere ad un aumento delle tariffe, ma è accaduto che, per motivi strumentalmente politici, talune tariffe, quelle delle Ferrovie dello Stato, non abbiano subìto i giusti aumenti. Inoltre, è mancato il tempo di contattare le Province fuori dall'Area metropolitana - checché ne dicano i loro vari Presidenti, che denunciano e che rimostrano... Il fatto è che ci troviamo di fronte alla necessità di un aumento delle tariffe.
Da quanto detto negli ordini del giorno, compreso quello di Rifondazione Comunista (il cui dispositivo non posso condividere per una certa parte poiché esiste un Accordo di programma e dunque un atto amministrativo non più modificabile, tranne che lo si sostituisca con uno nuovo), e dal dibattito che ne è scaturito in Consiglio, la Regione Piemonte può finalmente vantare di aver risolto un annoso problema, assai delicato, in termini seri. Lo stanziamento di 600 milioni da parte della Provincia e di 300 da parte della Regione significa voler arrivare alla determinazione di una risoluzione finale, nell'ambito di quanto fin qui prodotto in pieno accordo con i sindacati. Il fatto che a volte i sindacati non si trovino d'accordo con i Comitati dei pendolari è nell'ordine naturale delle cose: non bisogna menar tanto scandalo su questo. I sindacati non possono rappresentare l'universo mondo perché spesso hanno una visione politico-amministrativa delle cose forse più diligente di quanto lo sia tutta l'onda della reazione del particolare, del singolo, del gruppo.
In prima istanza ci è stato richiesto, da parte dei sindacati dei dipendenti delle autolinee e dei servizi pubblici, che la questione del servizio pubblico sia sistemata una volta per tutte - visto anche il rischio della perdita di posti di lavoro. Non dimentichiamo che se certi servizi vengono ridotti per il fallimento delle aziende cui fanno capo, si perdono posti di lavoro. In seconda istanza, ci è stato richiesto di essere ascoltati; il fatto di non essere stati interpellati prima, pareva loro un'esclusione.
Si è dunque determinato un accordo (sottoscritto anche dalle Organizzazioni sindacali) nel quale venivano prefigurate tutte le difficoltà e i conseguenti interventi che si sarebbero dovuti operare per evitare che le fasce penalizzate rimanessero tali sine die e senza alcuna risoluzione. Alla fine, in realtà, molto si è mosso nel cosiddetto "stagno delle chiacchiere" (non in termini dispregiativi, ma tali sono) della campagna elettorale.
I 3.000 utenti che avevano firmato durante il percorso del loro viaggio potrebbero aumentare a 4 mila o ai 5 mila utenti definitivamente individuati non certo dall'intervista ai pendolari, ma dall'intero "pacchetto abbonamenti". E' una vita che i pendolari richiedono tipi di abbonamenti quali quelli che in questo momento non vengono sottoscritti per la questione "tariffa integrata"; la quantità degli abbonamenti dei cosiddetti penalizzati è nell'ordine di 6 mila. Potrebbero anche essere 7 mila o 5 mila; potrebbero aumentare per una forma di astensione e di reazione al sistema, ma non certo nelle cosiddette fasce di espansione perché la tariffa di integrazione dell'abbonamento è in funzione dell'Area metropolitana, con tutti i benefici previsti per coloro i quali nell'Area metropolitana si muovono. Ma tutto questo non prefigura assolutamente utenti pendolari che, raggiunta l'Area metropolitana, non si servono, per acquisita abitudine o per loro opportunità, di altri mezzi pubblici.
Il torto dove sta? Sta nel non avere aumentato le tariffe, così com'era necessario per riassestare i bilanci delle aziende e sfidarle a fornire un servizio adeguato. Una volta attuato l'aumento generalizzato delle tariffe si sarebbe potuta attuare l'azione dell'integrazione, toccando anche il territorio extra-città e raggiungendo tutte le Province, che hanno enormi difficoltà nell'affidare la gestione del sistema dei trasporti all'interno del loro territorio.
Ieri sera non si è deciso di andare, entro il 15 aprile, alla consultazione dei Comitati dei pendolari, ma si è ribadito, ancora una volta, che le Organizzazioni sindacali non possono rappresentare anche i Comitati dei pendolari. E' giusto che i sindacati si rendano interpreti delle esigenze dei pendolari, invitandoli (per nostra chiamata diretta) ad un tavolo di riconcertazione per riesaminare ciò che è irreversibile irreversibile perché è stato firmato un Accordo di programma, ovvero un atto amministrativo che implica osservanza. A meno che Provincia e Comune di Torino non vogliano cancellare l'Accordo di programma; andremo a reinterpellarli, ma vi assicuro che né la Provincia di Torino né il Comune di Torino vogliono rivedere tale accordo.
Per tranquillità di tutti - poi ciascuno voterà il proprio ordine del giorno o quello del proprio Gruppo dopo che si saranno espresse le varie parti compiutamente, ove ancora ci sia una qualche parte della Giunta che voglia dire la propria sull'argomento - che cosa si è deciso ieri sera? Ieri sera si è ulteriormente constatato, con verifiche effettuate dalle aziende sul piano scientifico (a questo proposito esiste anche una pubblicazione che, penso, le aziende metteranno a disposizione di ciascun Consigliere), che gli utenti pendolari interessati dalla tariffa integrata sono stimati, su base storica, in 70 mila; di questi solo circa 6 mila utenti delle FS, su 24 mila con origine o destinazione alla città di Torino, non utilizzerebbero i servizi urbani ATM. Per l'8,5% circa di tutti i pendolari l'adozione della tariffa "Formula" risulta più o meno svantaggiosa (e questo lo riconoscono tutti, lo riconosciamo anche noi) rispetto al vecchio sistema di bigliettazione, a seconda della zona di tariffazione di appartenenza.
Si inizierà immediatamente il monitoraggio dell'intera utenza - con un comunicato stampa avevamo già detto che avremmo preteso mensilmente il risultato della tariffazione integrata dell'intera utenza, quindi non solo della parte che risulterebbe già svantaggiata - per determinare con la massima precisione possibile le direttrici di provenienza ed il reale numero di utenti che utilizzano, oltre ai servizi extra-urbani SATTI o FS anche i servizi urbani dell'ATM.
Terzo punto. Contemporaneamente si procederà, entro il 15 aprile, così com'è stato qui ancora una volta ribadito, alla definizione di opportuni e mirati correttivi, intesi a ridurre, dove reputato necessario, le percentuali di incremento del costo del biglietto ed a omogeneizzare quanto possibile i vantaggi della formula che si è adottata.
Ricordo che tutto questo è stato attivato a fior di miliardi (e non di milioni) per la pubblicizzazione e per l'informazione, con un'opera ed un'attività amministrativa da me condivisa personalmente oltreché come Assessore. A mio parere bene hanno fatto Provincia di Torino e Comune di Torino ad attivarsi per attuare nel territorio una nuova intelligenza della mobilità dei pendolari. Tuttavia, nel caso in cui si decidesse di cancellare l'Accordo di programma e di non farne più nulla, non si creda che tutto rimanga così com'era nelle tariffe passate. Bisognerebbe adottare comunque l'aumento delle tariffe. A questo punto, non so chi ne sarebbe avvantaggiato e quali altre reazioni si potrebbero avere per contestare di non aver fatto nulla di ciò che invece sembra molto razionale e molto utile nel prosieguo delle attività che ci attendono come amministratori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Ho chiesto la parola per rivolgere una domanda all'Assessore e al Presidente della Giunta.
La Giunta sarebbe d'accordo a tramutare il verbale citato dall'Assessore Masaracchio in un ordine del giorno e quindi porlo in votazione?



PRESIDENTE

Sulla base delle dichiarazioni dell'Assessore, sono intervenuti - forse fatti conoscitivi nuovi, perlomeno più completi.
La domanda posta dal collega è se sia possibile che tale verbale possa divenire l'oggetto di un ordine del giorno della Giunta: ne conseguirebbe forse un atteggiamento diverso o modulato.
Anche lei, Consigliere Ghiglia, vuol fare una domanda? Prego.



GHIGLIA Agostino

Vorrei sapere qual è il verbale - e quindi poterlo leggere - che dovrebbe costituire eventuale oggetto di ordine del giorno della Giunta.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Leggerò il testo del verbale come un maestro di scuola elementare: "A seguito dell'incontro tenutosi l'1/4/1996 con la Provincia di Torino, il Comune di Torino, ATM, SATTI, FS e le Organizzazioni sindacali interconfederali CGIL-CISL-UIL, sono state esaminate le tematiche generali relative all'applicazione della tariffa integrata 'Formula' e prese le seguenti decisioni: 1) è stato comunicato dalle Aziende che gli utenti pendolari interessati dalla tariffa integrata sono stimati, su base storica, in 70 mila. Di questi solo circa 6 mila utenti FS (su 24 mila con origine o destinazione nella città di Torino) non utilizzerebbero in nessun caso i servizi urbani ATM. Per questi (l'8,5% circa di tutti i pendolari) l'adozione della tariffa 'Formula' risulta più o meno svantaggiosa rispetto al vecchio sistema di bigliettazione, a seconda della zona di tariffazione di appartenenza 2) si inizierà immediatamente il monitoraggio dell'intera utenza quindi non solo di quella che già risulterebbe svantaggiata, per determinare con la massima precisione possibile le direttrici di provenienza ed il reale numero di utenti che utilizzano oltre ai servizi extra-urbani SATTI o FS anche i servizi urbani ATM 3) contemporaneamente si procederà entro il 15/4/1996 alla definizione di opportuni e mirati correttivi, intesi a ridurre, dove reputato necessario, le percentuali di incremento del costo del biglietto e ad omogeneizzare, quanto possibile, i vantaggi di 'Formula'".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Chiederei cinque minuti di sospensione della seduta per esaminare con i Capigruppo della maggioranza il verbale testé letto dall'Assessore.



PRESIDENTE

D'accordo.
La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa, alle ore 17,45 riprende alle ore 18,25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
A seguito dell'accordo intervenuto tra i Consiglieri interessati alla materia e l'Assessore Masaracchio, è stato presentato l'ordine del giorno n. 202, a firma del Presidente della Giunta, Ghigo, e dell'Assessore ai trasporti, Masaracchio.
Questo documento potrebbe essere sufficientemente riassuntivo della volontà del Consiglio? La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Pur apprezzando gli sforzi del "maestro" Assessore ai trasporti ritengo che "Formula" non possa non prevedere un'opzione: questo il dato fondamentale della questione. Si sostiene, giustamente, che una certa parte di utenti ne trae vantaggio; beh, è stato fatto apposta. Non si è mai visto da alcuna parte, però, che un nuovo meccanismo tariffario provochi svantaggi - non riconducibili ad un aumento del 10-15%, che potrebbe forse essere tollerato, visto l'aumento ciclico delle FS - che potrebbero indurre i pendolari a non utilizzare il mezzo pubblico, e quindi a vanificare ed inficiare lo sforzo fatto, visto che gli aumenti raddoppierebbero il costo dell'abbonamento, ecc.
Preso atto del verbale della riunione e della successiva ratifica manteniamo - almeno per quanto riguarda il mio Gruppo - l'ordine del giorno che ho sottoscritto, che richiede che l'integrazione tariffaria e soprattutto quella dei mezzi di trasporto vada avanti, ma che si preveda la possibilità d'opzione per quegli utenti che utilizzano un solo mezzo: la sperimentazione non può essere svolta a priori, senza tenere conto di questo dato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anche noi, che avevamo sottoscritto, insieme al Consigliere Cavaliere e al Consigliere Dutto, l'altro ordine del giorno, non ci ritroviamo nel documento in questo momento in discussione, poiché lascia le cose così com'erano, senza cambiare alcunché, nonostante l'incontro di questa mattina. Quale inciso, ricordo che è di questa mattina l'impegno formale del Presidente Ghigo di promuovere una riunione non in questa sede - in data 15 - con i Comitati. Confronto a mio parere positivo; i sindacati rappresentano i lavoratori delle ditte di trasporto che, non vedendo la questione dallo stesso punto di vista degli utenti, potrebbero fornire utili valutazioni diverse.
Punto essenziale per i pendolari, almeno fino a che non si avrà una visione più chiara del problema, è il diritto di opzione tra l'abbonamento normale, in vigore finora, e l'abbonamento cosiddetto "Formula".
Tra l'altro, ritengo assolutamente inopportuna la votazione di una cifra: 6.500 o altra. In tal senso, ho letto uno degli opuscoli: sembrerebbe trattarsi di un aumento da 56 a 84 mila lire, che, ridotto in questa fase del 25%, verrebbe quantificato in un 3%. Se i calcoli sono stati fatti con questi criteri, credo che siano da rivedere.
Questa mattina, negli incontri con i Comitati, questi ci chiedevano cose precise, non solo di essere coinvolti, ma di pronunciarci nell'annullare l'obbligo di utilizzo del biglietto-formula.
Per questi motivi siamo contrari e continueremo a sostenere tutte le iniziative contrarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, avendo sottoscritto l'ordine del giorno illustrato prima dal collega Vindigni e poi dal Consigliere Marengo, ritengo che il documento presentato poco fa sia condivisibile, anche se a mio avviso non è completo: non affronta, infatti, le questioni inserite nel nostro ordine del giorno relative alla mobilità nell'Area metropolitana e non contiene alcuna indicazione puntuale relativamente al Piano regionale dei trasporti e agli impegni che la Regione potrebbe assumersi in termini di finanziamento per il trasporto pubblico nell'Area metropolitana. Tali questioni dovranno in qualche maniera essere affrontate; magari, quando si discuterà di Piano dei trasporti, oppure in altre occasioni.
Tuttavia, riteniamo che per la questione specifica di "Formula" l'ordine del giorno presentato - la registrazione, in sostanza, degli incontri avvenuti ieri e dell'incontro di oggi con il Comitato - sia un buon punto di riflessione, una buona presa di posizione, pur con i limiti che prima citavo. Ci sembra importante che passi in Consiglio regionale il pregevole metodo di lavoro - espresso dal Presidente Ghigo, così come dall'Assessore Masaracchio - della collaborazione e non dello scontro tra Enti, e che l'ordine del giorno esprima una considerazione da "cultura di governo", evitando di cadere - cosa molto facile in questo periodo - in facili prese di posizione di carattere elettoralistico.
Per questi motivi concordiamo con l'ordine del giorno - anche se il primo punto non è tanto una "decisione", ma una presa d'atto di una questione emersa, perché le decisioni sono soltanto ai punti 2) e 3).
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Vorrei intervenire a titolo personale, per dichiarazione di voto.
Avendo preso atto della buona volontà della Giunta di andare comunque incontro alle esigenze anche di coloro i quali - anche se non ben stimati trarrebbero svantaggi da questa operazione e nei confronti degli altri Enti che compartecipano a questo tipo di accordo, mi asterrò dal voto su questo ordine del giorno. Se la situazione fosse rimasta inalterata, come la settimana scorsa, avrei votato contro; ero e rimango, personalmente ribadisco: a titolo personale - contrario a qualsiasi soluzione che non preveda il diritto di opzione. Ritengo, come ho già detto l'altra volta in questa sede e come ho detto in Comune, che una tariffa si paga in base ad una prestazione conferita.
Condividendo lo spirito con il quale si tenteranno di equilibrare maggiormente i vantaggi e di ridurre gli svantaggi per intere fasce della popolazione, riequilibrando il progetto ed apprezzando il fatto che comunque verrà iniziato e potenziato un sistema di monitoraggio per vedere quali sono le reali esigenze della popolazione utente di questo programma mi astengo a titolo personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente.
Mi trovo praticamente a ripetere quanto ho già detto prima. Sarò quindi brevissimo, per dichiarazione di voto.
Oggi abbiamo dibattuto un problema di base: pagamento della tariffa integrata od opzione tra quest'ultima e le vecchie tariffe. Questo quanto chiaramente espresso solamente nell'ordine del giorno presentato dai Gruppi di Rifondazione Comunista, della Lega Nord ed altri. Non abbiamo per nulla chiaro, invece, l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza - o meglio, ne deduciamo chiaramente l'aggiramento della questione.
Chiedo che il nostro ordine del giorno venga posto in votazione per appello nominale; voteremo contro l'ordine del giorno predisposto dalla maggioranza perché non affronta il problema che oggi dovevamo risolvere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

A seguito della presentazione di questo ordine del giorno, l'ordine del giorno n. 199 presentato in precedenza viene ritirato.



PRESIDENTE

Come richiesto dal Consigliere Dutto, anche a nome dei Consiglieri Farassino e Rosso, si proceda alla votazione per appello nominale dell'ordine del giorno n. 198, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'integrazione tariffaria dei servizi FS, ATM e SATTI favorisce chi oggi utilizza più mezzi di trasporto di aziende diverse favorisce l'uso del mezzo pubblico in alternativa all'auto con la conseguente attenuazione dei fenomeni di congestione del traffico e dell'inquinamento considerato che la scelta effettuata con il cosiddetto abbonamento 'Formula' penalizza una parte considerevole di utenti, depotenziando il raggiungimento dell'obiettivo impegna la Giunta regionale a proseguire un impegno per la reale integrazione del sistema dei trasporti a rivedere le decisioni assunte di concerto con le Amministrazioni provinciali e comunale al fine di mantenere inalterato l'attuale sistema di tariffazione, offrendo agli utenti la possibilità di opzione tra abbonamenti a tariffa ordinaria a prezzo invariato ed abbonamento a tariffa integrata".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI' 10 Consiglieri si sono astenuti 37 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.
Come richiesto dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti, pongo in votazione per appello nominale l'ordine del giorno n. 202, presentato dalla Giunta, il cui testo recita: " A seguito dell'incontro tenutosi l'1/4/1996 tra la Giunta regionale la Provincia di Torino, il Comune di Torino, ATM, SATTI, FS ed Organizzazioni sindacali interconfederali CGIL-CISL-UIL nel corso del quale: sono state esaminate le tematiche generali relative all'applicazione della tariffa integrata 'Formula' è stato comunicato dalle aziende che gli utenti pendolari interessati dalla tariffa integrata sono stimati, su base storica, in 70 mila. Di questi solo circa 6 mila utenti FS (su 24 mila con origine o destinazione nella città di Torino) non utilizzerebbero in nessun caso i servizi urbani ATM. Per questi (l'8,5% circa di tutti i pendolari) l'adozione della tariffa 'Formula' risulta più o meno svantaggiosa rispetto al vecchio sistema di bigliettazione, a seconda della zona di tariffazione di appartenenza sono state assunte le seguenti decisioni: 1) si inizierà immediatamente il monitoraggio dell'intera utenza, quindi non solo di quella che già risulterebbe svantaggiata, per determinare con la massima precisione possibile le direttrici di provenienza ed il reale numero di utenti che utilizzano oltre ai servizi extraurbani SATTI o FS anche i servizi urbani ATM, con il coinvolgimento dei Comitati degli utenti 2) contemporaneamente si procederà, entro il 15/4/1996, alla definizione di opportuni e mirati correttivi, intesi a ridurre dove reputato necessario le percentuali di incremento del costo del biglietto, equilibrando i vantaggi di 'Formula' il Consiglio regionale del Piemonte condivide le decisioni assunte nell'incontro sopra richiamato, e ne chiede la rapida attuazione".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI' 37 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'ordine del giorno è approvato.


Argomento: Zootecnia - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno n. 182 e n. 195 relativi ai controlli veterinari della carne importata e alla tutela degli allevamenti di bestiame (epidemia di encefalopatia spongiforme - "Mucca pazza")


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 195 presentato dai Consiglieri Moro, Vaglio, Deorsola, Montabone, Angeli, Toselli, Farassino, Ferraris Bellion e Mancuso.
In ordine allo stesso argomento, l'ordine del giorno n. 182, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, è ritirato.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 195, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte allarmato per la grave situazione delle produzioni zootecniche venutasi a creare a seguito dell'epidemia di encefalopatia spongiforme meglio nota come 'mucca pazza' sviluppatasi in Inghilterra, ma che come conseguenza ha comportato il crollo dei consumi delle carni bovine dovuto al timore dei consumatori di poter contrarre malattie verificato che allo stato dei fatti non esiste alcun motivo di allarme per il consumo di carni bovine provenienti da allevamenti piemontesi ed in generale di tutte le carni commercializzate nella nostra regione a motivo dei puntuali ed efficienti controlli effettuati dalle competenti autorità sanitarie valutate positivamente le iniziative già intraprese congiuntamente dagli Assessorati alla sanità ed all'agricoltura per informare i consumatori in merito ai controlli sanitari ed all'applicazione e rispetto da parte dei nostri allevatori delle norme a garanzia del prodotto previste dalla L.R. n. 35/88 impegna la Giunta, al fine di normalizzare al più presto i consumi di carne bovina di provenienza regionale, ad assumere le iniziative necessarie per: promuovere un vasto programma di diffusa educazione alimentare che fornisca al consumatore tutte le informazioni a garanzia della qualità del prodotto, sui metodi di allevamento e sui controlli sanitari a cui sono sistematicamente sottoposti i prodotti della zootecnia piemontese promuovere tra le imprese zootecniche l'applicazione della L.R. n. 35/88 per le benefiche ricadute che questa azione potrebbe avere a medio termine sia sul mercato interno che su quello esterno alla nostra regione proporre le iniziative del caso per avviare provvedimenti a tampone quali ad esempio l'apertura degli stoccaggi, per rispondere immediatamente alla temporanea crisi del settore".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame ordine del giorno n. 196 relativo alla determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 196, presentato dal Presidente della Giunta Ghigo e dall'Assessore Botta, precedentemente iscritto all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: in data 27 maggio è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la deliberazione CIPE del 13/3/1995, per effetto della quale i canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica subiranno un ulteriore incremento, soprattutto nelle fasce reddituali medio-basse, e verrà notevolmente limitata la fascia di canone sociale tale questione tocca direttamente circa 53 mila famiglie piemontesi assegnatarie di alloggi di edilizia residenziale pubblica, in un quadro di grave crisi economica ed occupazionale, aggravando la situazione delle stesse viene in tal modo frenato il ruolo e la funzione propri dell'edilizia residenziale pubblica, che ha quale obiettivo primario quello di rispondere ai bisogni delle famiglie economicamente più deboli la Regione Piemonte, nelle more della definizione dei criteri contenuti nella deliberazione CIPE, ha provveduto dapprima ad adeguare i canoni di locazione come previsto dall'art. 66, comma nono, della legge 29/10/1993 n. 427, e quindi ad approvare la propria L.R. 28/3/1995, n. 46, che ha disciplinato le assegnazioni e i canoni degli alloggi di edilizia pubblica anticipando nella sostanza i criteri del CIPE l'applicazione della deliberazione CIPE non modificherebbe sostanzialmente l'equilibrio costi-ricavi degli Enti gestori di edilizia residenziale pubblica, già raggiunto con l'applicazione della L.R. n. 46/95 penalizzando per di più alcune fasce di assegnatari oggi maggiormente tutelati dalla legge regionale, con il rischio di un considerevole aumento delle morosità pur essendo stato respinto dalla Corte Costituzionale il ricorso per conflitto di attribuzioni presentato da alcune Regioni, tra cui il Piemonte, avverso la deliberazione CIPE, si ritiene che la vigente L.R. n.
46/95 meglio disciplini la collocazione degli assegnatari nelle fasce reddituali in riferimento alla specifica realtà piemontese impegna il Governo a ritirare la deliberazione CIPE del 13/3/1995 in materia di assegnazione e determinazione dei canoni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica in attesa dell'approvazione della legge quadro sull'edilizia residenziale pubblica e di riforma degli IACP, anche considerando che la Regione Piemonte ha già operato gli adeguamenti dei canoni di locazione previsti dalla legge n. 427/93 e si è dotata di apposita legge regionale che disciplina la materia ora presa in considerazione dal CIPE".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 36 voti favorevoli e 7 astensioni.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 201 relativo al contratto collettivo nazionale di lavoro del personale con qualifica dirigenziale


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 201, presentato dai Consiglieri Burzi e Gallarini, precedentemente iscritto all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale, nella seduta del 2/4/1996 premesso che a norma dell'art. 2 della legge delega 23/10/1992, n. 421 è stato emanato il DL 3/2/1993, n. 29 'Razionalizzazione dell'organizzazione delle Amministrazioni pubbliche e revisione della disciplina in materia di pubblico impiego' visto l'art. 2 del decreto sopra citato a norma del quale i rapporti di lavoro dei dipendenti delle Amministrazioni pubbliche sono disciplinati dalle disposizioni del Capo I, Titolo II, del Libro V del Codice Civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell'impresa e che i medesimi sono regolati da contratti collettivi stipulati secondo i criteri e le modalità previste nel Titolo II del decreto stesso visto il procedimento di contrattazione, di cui all'art. 51 del decreto medesimo, in base al quale, a seguito della conclusione delle trattative tra l'Agenzia, di cui all'art. 50, e le Organizzazioni sindacali, il testo concordato viene trasmesso al Governo ai fini dell'autorizzazione alla sottoscrizione e quest'ultimo, previa intesa con le Amministrazioni regionali, espressa dai Presidenti delle Regioni, nei 15 giorni successivi si pronunzia in senso negativo o positivo preso atto che l'autorizzazione di cui sopra viene sottoposta al controllo di legittimità e di compatibilità economica da parte della Corte dei Conti in data 16/11/1995 è stato sottoscritto dall'ARAN e dalle Organizzazioni sindacali il testo concordato del primo contratto collettivo dell'area dirigenziale del comparto Regioni ed Autonomie locali con provvedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 1/12/1995 è stata, ai sensi dell'art. 51, comma primo, del DL 3/2/1993, n.
29, autorizzata la sottoscrizione del testo di contratto collettivo nazionale di lavoro del personale con qualifica dirigenziale dipendente dalle Amministrazioni pubbliche ricomprese nel comparto 'Regioni Autonomie locali', concordato il 16/11/1995 in data 4/12/1995 il provvedimento di cui sopra veniva trasmesso alla Corte dei Conti per il controllo di legittimità e di compatibilità economica; controllo che, ai sensi del comma secondo dell'art. 51 del DL n.
29/93, deve essere effettuato entro 15 giorni dalla data di ricezione decorsi i quali il controllo si intende effettuato senza rilievi con rilievo istruttorio, in data 28/12/1995, l'ufficio di controllo sugli atti di Governo ha sollevato dubbi sulla legittimità delle seguenti clausole del testo concordato di contratto collettivo: a) art. 13: la regolamentazione concernente i contributi sindacali non sarebbe più permessa dal vigente ordinamento, per effetto dell'abrogazione dell'art. 26, commi secondo e terzo, della legge 20/5/1970 n. 300 e dell'art. 194 del DL 16/4/1994, n. 297 b) art. 30: l'attribuzione ad un istituendo collegio arbitrale della competenza a decidere le controversie individuali di lavoro si porrebbe in contrasto con l'art. 2, comma primo, lett. c), della legge 23/10/1992, n.
421. Per connessione con l'articolo in esame dovrebbero, inoltre, ritenersi illegittime le clausole contenute negli artt. 27, commi quarto e quinto, e 31, undicesimo comma. Infine, l'ufficio di controllo sugli atti di Governo ha chiesto delucidazione in ordine ai criteri adottati per la quantificazione degli oneri contrattuali.
Tali dubbi sono rimasti anche dopo i chiarimenti forniti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tanto che la Corte ha proceduto alla registrazione del provvedimento con esclusione di quelle parti ritenute illegittime.
Il testo di contratto risultante a seguito della registrazione del provvedimento di autorizzazione non è stato a tutt'oggi sottoscritto dalle parti, con la conseguenza che, a distanza di quasi sei mesi dalla sottoscrizione del testo concordato tra l'ARAN e le Organizzazioni sindacali (16/11/1995), il nuovo contratto di lavoro del personale con qualifica dirigenziale non è ancora giunto alla fase finale della stipulazione nonostante che la ratio del nuovo procedimento di contrattazione fosse quella di pervenire ad una più celere conclusione dei contratti collettivi nazionali di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
La mancanza del nuovo contratto collettivo per l'area dirigenziale provoca, come facilmente intuibile, vivo malcontento nella categoria che, a distanza di quasi quattro anni dal termine di vigenza dell'ultimo contratto di lavoro, in un contesto totalmente innovato per la pubblica amministrazione italiana, è chiamata ad operare nel rispetto di un contratto di lavoro ormai datato.
Tutto ciò premesso e sottolineato il Consiglio regionale nel considerare non rispettata la stessa ratio che sottende al nuovo procedimento di contrattazione previsto dal DL n. 29/93 chiede al Governo di intervenire con gli strumenti previsti dall'ordinamento affinché si possa pervenire alla conclusione del contratto collettivo nazionale di lavoro del personale con qualifica dirigenziale in tempi rapidi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Presa d'atto della petizione relativa alla ripresa della viticoltura collinare piemontese ed esame connesso ordine del giorno n. 146


PRESIDENTE

Passiamo ora alla presa d'atto, da parte del Consiglio regionale, della petizione relativa alla ripresa della viticoltura collinare piemontese, di cui al punto 19) all'o.d.g.
In merito è stato presentato l'ordine del giorno n. 146, a firma dei Consiglieri Angeli, Manica, Dutto, Moro, Scanderebech, Griffini, Mancuso Rossi, Rubatto e Bellion.
Il Consigliere Griffini propone il seguente emendamento all'ordine del giorno: l'ultima linea è così sostituita: "- a modificare la propria deliberazione n. 40-24510 del 26/4/1993 per rimuovere le condizioni restrittive relative all'acquisizione dei diritti di reimpianto fuori dalla Regione Piemonte ed all'autorizzazione degli impianti limitatamente alla lista positiva dei VQPRD".
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno, come modificato, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che in data 14/12/1995 la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) ha depositato presso l'Ufficio di Presidenza una petizione relativa a: 'Ripresa della viticoltura collinare piemontese' la petizione è stata dichiarata ricevibile ed ammissibile ai sensi dell'art. 63 dello Statuto e dell'art. 108 del Regolamento e, in data 27 dicembre, trasmessa alla III Commissione ai sensi dell'art. 109 del Regolamento interno del Consiglio la III Commissione, in data 6/12/1995, ha avuto modo di ascoltare i proponenti la petizione per un'illustrazione preventiva alla presentazione la stessa Commissione, in data 6 febbraio, ha dato corso alla consultazione del primo firmatario della petizione rilevato che la III Commissione, riunitasi il 13/2/1996, ha ritenuto di dare seguito alla petizione sottolineato che il degrado della vitivinicoltura collinare porterebbe al degrado dell'assetto socio-economico dell'ambiente e del paesaggio con il conseguente moltiplicarsi degli incolti delle frane e degli smottamenti impegna la Giunta regionale ad intervenire con la massima urgenza presso il Governo ed il Parlamento nazionale e presso l'Unione Europea affinché la prossima riforma dell'organizzazione comune del mercato del vino: 1) rimuova il divieto di nuovi impianti in collina 2) escluda le produzioni collinari dal computo delle produzioni nazionali di riferimento 3) introduca l'obbligo di non superare comunque un limite massimo di produzione per ettaro 4) abolisca in Europa le accise e qualsiasi tipo di imposta sul vino 5) destini risorse per incentivare le produzioni delle uve di qualità ad attivarsi affinché l'Unione Europea conceda nuovi impianti inseriti sia in progetti territoriali che nei piani di miglioramento delle aziende agricole a modificare la propria deliberazione n. 40-24510 del 26/4/1993 per rimuovere le condizioni restrittive relative all'acquisizione dei diritti di reimpianto fuori dalla Regione Piemonte ed all'autorizzazione degli impianti limitatamente alla lista positiva dei VQPRD".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Presa d'atto della petizione relativa alla trasformazione in residenza per anziani


PRESIDENTE

della struttura denominata ex Ospedale Eremo sita nel Comune di Pecetto



PRESIDENTE

Pongo ancora in votazione la presa d'atto della petizione relativa alla trasformazione in residenza per anziani della struttura denominata ex Ospedale Eremo sita nel Comune di Pecetto, di cui al punto 20) all'o.d.g.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Zootecnia

Presa d'atto della petizione relativa alla messa al bando del sistema di allevamento di vitelli per la produzione di carne bianca (comunemente denominati 'sanati') - (rinvio)


PRESIDENTE

Infine, la votazione per la presa d'atto della petizione relativa alla messa al bando del sistema di allevamento di vitelli per la produzione di carne bianca (comunemente denominati 'sanati'), di cui al punto 18) all'o.d.g., viene rinviata ad altra seduta.
Comunico che la seduta di Consiglio prevista per giovedì prossimo è sospesa.
Anche a nome della Giunta formulo gli auguri di Buona Pasqua e buone vacanze, di campagna elettorale per coloro che sono in prima e seconda fila, in particolare ai nostri Consiglieri impegnati in prima fila.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,55)



< torna indietro