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Dettaglio seduta n.50 del 02/04/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 19 e 21 dicembre 1995 e 9 e 23 gennaio 1996 si intendono approvati.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 56 dei Consiglieri Chiezzi e Moro relativa all'inceneritore di Mergozzo


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 56 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moro.
Risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Con l'interpellanza n. 56, avente per oggetto l'inceneritore di Mergozzo, i Consiglieri Pino Chiezzi e Francesco Moro in particolare vogliono sapere: quali iniziative si intendano assumere sull'inceneritore in oggetto se sia intenzione della Giunta regionale rivalersi nei confronti della ditta costruttrice qualora ulteriori collaudi all'impianto dessero esito negativo quali argomenti la Regione intenda usare per rispondere alle contestazioni provenienti dall'Europarlamento in relazione ai finanziamenti BEI erogati per l'inceneritore che continua a mal funzionare quali garanzie può offrire la Regione rispetto all'emissione dei fumi di combustione dell'impianto per scongiurare la presenza di diossina quali iniziative l'Amministrazione regionale intende assumere per evitare che anche nel Verbano, come già in molte realtà del Piemonte, si determini una nuova emergenza rifiuti con esportazione di rifiuti in giro per il Piemonte alla ricerca di impianti disponibili allo smaltimento.
In proposito si riferisce: alla luce delle prove analitiche di collaudo tecnico-funzionale, avvenute dal 12/2/1995 al 23/2/1996, le cui risultanze saranno disponibili a giorni potrà essere effettuato il collaudo tecnico-amministrativo delle due linee da 60 t/g non può ipotizzarsi un'azione di rivalsa sino a che non sia accertata l'inadempienza della ditta appaltatrice all'obbligo contrattuale di fornire una struttura funzionale e funzionante e comunque non prima dell'applicazione, da parte della Stazione Appaltante nei confronti della ditta appaltatrice, delle sanzioni previste nel Capitolato Speciale d'Appalto (penalità, rifiuto della fornitura, ecc.) circa i maggiori oneri conseguenti alle perizie suppletive e di variante (di cui la prima riguarda le opere e gli interventi di adeguamento alle prescrizioni autorizzative dettate dalla Provincia di Novara ed all'applicazione del DPR n. 203/88 in materia di emissioni in atmosfera) il Consorzio è impegnato a realizzare il completamento della terza linea di incenerimento, attivando tutte le possibili fonti di finanziamento è in corso l'esame delle perizie suppletive e di variante da parte del Nucleo di valutazione investimenti pubblici del Ministero del Bilancio (invio in data 8/2/1994) e del Ministero dell'Ambiente (invio in data 8/8/1994) l'opera è stata inserita, a norma della delibera CIPE 8/8/1995, nel programma di completamento progetto FIO, approvato e presentato al CIPE con DGR n. 10-4789 del 29/12/1995 anche per i finanziamenti BEI non può procedersi con alcuna valutazione sino a che non sia accertata la non funzionalità dell'impianto gli impianti di incenerimento sono tenuti a rispettare le prescrizioni della normativa vigente anche per quanto attiene i limiti di emissione circa le iniziative dell'Amministrazione in ordine alla pianificazione dello smaltimento rifiuti, si informa che è stato recentemente adottato dalla Giunta regionale il progetto di Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti in attuazione del DPR n. 915/82 e della L.R. n. 59/95 (DGR n. 1-7229 del 19/3/1996), il quale ha iniziato così come prevede la legge stessa, l'iter delle pre-consultazioni di Giunta per essere poi rimesso al Consiglio.
In conclusione, visto anche il carattere interlocutorio della risposta ritengo di condividere la sollecitazione alla base dell'interpellanza e quindi di garantire i colleghi interpellanti della massima attenzione da parte dell'Assessorato per la conclusione tecnico-amministrativa di tutte le pratiche in corso.
Abbiamo adottato iniziative non solo per Mergozzo, ma anche per Vercelli, dove si è svolto un incontro con il Comune, alla presenza della Provincia. E' interesse dell'Amministrazione, dal punto di vista generale che tali pratiche giungano a termine e che vengano svolti tutti i collaudi più rigorosi possibili, adottando ovviamente, sulla base delle risultanze finali degli stessi, tutte le azioni previste dai capitolati o comunque necessarie per difendere l'interesse pubblico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Considero la risposta dell'Assessore incongrua più che interlocutoria; ad un anno di distanza, dopo le notizie di stampa che denunciavano l'insufficiente capacità dell'impianto di Mergozzo di rispettare sia i capitolati sia le norme vigenti in ordine all'emissione di fumi, che aveva portato un quotidiano a titolare: "A giorni un nuovo collaudo per il forno di Mergozzo" (siamo al 22/6/1995). Di questo nuovo collaudo non si sa nulla e l'Assessore ha detto che la pratica è ancora in itinere.
Tutto questo è molto spiacevole e fa rilevare il sostanziale disinteresse della Regione Piemonte, reso ancor più grave dal fatto che la Banca Europea degli Investimenti non ha ancora risposto a questa iniziativa con dei finanziamenti.
Sono pertanto insoddisfatto della risposta sia per le non chiare notizie sul collaudo sia perché le denunce di cattivo funzionamento continuano a rimanere ferme e senza risposte. Chiederei quindi all'Assessore di svolgere fra qualche tempo in sede di Commissione competente una più aggiornata relazione su tutta la vicenda e in particolar modo sulla parte amministrativa, non ancora risolta. Grazie.


Argomento: Varie

Risposta scritta all'interrogazione n. 89 presentata dal Consigliere Rubatto, relativa a "Tragedia della famiglia Allegra e alla necessità di agevolare l'affidamento degli otto orfanelli al fratello maggiore"


PRESIDENTE

Comunico che è stata data risposta scritta da parte dell'Assessore Goglio all'interrogazione n. 89, presentata dal Consigliere Rubatto relativa alla tragedia della famiglia Allegra e alla necessità di agevolare l'affidamento degli otto orfanelli al fratello maggiore.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B. - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 100 dei Consiglieri Chiezzi, Simonetti e Moro relativa ad affittopoli anche a Torino (ex IPAB)


PRESIDENTE

interrogazione n. 249 del Consigliere Foco relativa al S.S.A. - USSL n. 28 Problemi gestionali ed organizzativi



PRESIDENTE

interrogazione n. 307 dei Consiglieri Farassino e Rosso relativa all'abbandono di neonati. Richiesta intervento per potenziare e riqualificare i servizi e le strutture di aiuto alle famiglie e ai genitori a rischio



PRESIDENTE

interrogazione n. 318 dei Consiglieri Farassino, Dutto e Rosso relativa alla necessità di garantire ricovero ed assistenza a tutti i bisognosi ed in primis agli italiani (caso Centro Caritas di Castellazzo Bormida - AL)



PRESIDENTE

interpellanza n. 335 dei Consiglieri Chiezzi, Simonetti, Papandrea e Moro relativa al lascito Bonafous



PRESIDENTE

interpellanza n. 341 della Consigliera Cotto relativa alla sospensione dell'erogazione di energia elettrica ed altri servizi socio-assistenziali alle utenze morose. Necessità di definire criteri di ammissione eventuali pubblici contributi



PRESIDENTE

interpellanza n. 397 dei Consiglieri Manica e Marengo relativa allo sciopero della fame di un detenuto nel Carcere di Novara



PRESIDENTE

interpellanza n. 407 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa al progetto del Comune di Druogno per impiego di detenuti in semilibertà per lavori socialmente utili



PRESIDENTE

interpellanza n. 410 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa allo stanziamento di risorse finanziarie alle Province per i servizi materno-infantili



PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare un blocco di interrogazioni ed interpellanze a cui l'Assessore Goglio risponderà congiuntamente. Si tratta delle interrogazioni ed interpellanze nn. 100, 249, 307, 318, 335, 341, 397, 407 e 410.
Risponde a tutte l'Assessore Goglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza Grazie, Presidente.
Con l'interpellanza n. 100 si vuole sostanzialmente conoscere quanti e quali immobili di proprietà ex IPAB ed enti consimili siano dati in locazione a terzi, chi siano i conduttori e l'entità economica dei singoli contratti.
A questo riguardo va preliminarmente precisato che la Regione esercita le proprie funzioni amministrative di sorveglianza, autorizzazione vigilanza e tutela sulle IPAB tuttora dotate di personalità giuridica pubblica e sulle ex IPAB che hanno ottenuto il riconoscimento alla personalità giuridica di diritto privato in forza della L.R. 19/3/1991, n.
10.
Sulle prime esercita le funzioni amministrative di sorveglianza autorizzazione e di controllo nelle forme di cui all'art. 33 della L.R. n.
62/95, mentre le funzioni di vigilanza e tutela vengono svolte dai Comitati Regionali di Controllo, oppure dalle UU.SS.LL. all'uopo delegate in virtù dell'art. 34 della citata L.R. n. 62/95.
Spettano pertanto istituzionalmente alla Giunta regionale i provvedimenti autorizzativi su alienazioni e trasformazioni d'uso degli immobili e sulla costituzione di diritti reali sugli stessi sull'istituzione, ampliamento e modifica delle piante organiche del personale; sullo svincolo di destinazione d'uso dei beni immobili, sugli acquisti di immobili e sull'accettazione di donazioni, eredità e legati nonché su ogni altra funzione prevista dalla legge del 17/7/1990, n. 6972.
Spettano peraltro al Comitato Regionale di Controllo, in virtù del terzo e quarto comma dell'art. 1 del DPR n. 9/72, le funzioni di tutela e vigilanza di cui ai Capi IV e V della legge n. 6972/1890, tra cui rientra il controllo di legittimità sugli atti deliberativi, nelle forme e nei modi di cui alla L.R. n. 40 del 22/9/1994.
Considerato pertanto che l'unico controllo a cui sono sottoposte le deliberazioni cui vengono approvati i contratti di locazione è quello preventivo di legittimità da parte del Co.Re.Co., obbligatorio se il contratto supera i nove anni ed eventuale se non li supera (ex art. 27 della L.R. n. 40/92), questo Assessorato non è in possesso dei dati richiesti in quanto non titolato ad averli, trattandosi di materia non rientrante tra le funzioni istituzionali dello stesso.
Si ricorda inoltre, come caratteristica del regime delle IPAB l'intrecciarsi di una disciplina pubblicistica con permanenza di elementi privatistici, da cui deriva una larga autonomia incentrata sul rispetto delle volontà dei fondatori, sulle tavole di fondazione e sugli Statuti ed una supervisione pubblica in sede di vigilanza e tutela. La stessa Corte Costituzionale ha garantito la volontà ed il rispetto delle tavole di fondazione, rendendo possibile la privatizzazione degli Enti stessi.
Per quanto riguarda invece le ex IPAB che hanno ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato, le funzioni amministrative della Regione si riducono a quelle previste dalle norme di cui al Capo II del Libro I del Codice Civile, tutte norme che non contemplano alcun controllo preventivo di legittimità o di merito sull'utilizzo del patrimonio immobiliare, né prevedono la comunicazione degli avvenuti contratti alle autorità regionali.
Pertanto, anche in questo caso, questo Assessorato non può soddisfare la richiesta in quanto incompetente istituzionalmente in materia, come per le IPAB.
Si fa inoltre presente che nel territorio regionale operano circa 950 IPAB, che ne sono state privatizzate circa 180 e che sono consultabili i singoli fascicoli contenenti i dati in possesso relativi agli Statuti, ai Consigli di amministrazione, al patrimonio ed al personale, presso il Servizio IPAB di questo Assessorato.
Si resta a disposizione per ogni eventuale richiesta in ordine alle competenze proprie di questo Servizio.
In riferimento all'interrogazione n. 249, si trasmette in allegato la relazione, richiesta al Servizio socio-assistenziale dell'ex USL n. 70 di Alessandria, sull'attività svolta nel 1995.
Risulta evidente la necessità che l'assemblea dell'Associazione dei Comuni ridetermini la pianta organica del Servizio in conformità a quanto previsto dalla legislazione nazionale, in modo da poter assumere il personale indispensabile per l'erogazione dei servizi. La Regione approverà la suddetta pianta organica e le eventuali richieste di autorizzazione alla copertura di posti non appena l'Assemblea dell'associazione dei Comuni abbia provveduto agli adempimenti di sua competenza.
La rideterminazione della pianta organica e l'assunzione di personale sono strettamente connesse alla scelta delle modalità gestionali delle funzioni socio-assistenziali, che le Amministrazioni comunali sono tenute ad effettuare entro il 31/12/1996.
L'Assessorato all'assistenza ha promosso una serie di incontri con gli amministratori locali per illustrare le modalità attuative della L.R. n.
62/95 "Norme per l'esercizio delle funzioni socio-assistenziali", nonch per affrontare le problematiche connesse con i cambiamenti di modalità gestionale delle singole ex UU.SS.SS.LL., al fine di trovare adeguate soluzioni ai problemi emergenti nelle singole zone.
Se al collega Foco interessa, è allegata la relazione dell'USL.
In merito all'interrogazione n. 307, l'Amministrazione regionale ha attivato diverse iniziative sull'argomento descritto dai Consiglieri Farassino e Rosso.
La legislazione nazionale, specifica per l'assistenza alle gestanti e alle madri, è ancora quella elaborata fra il 1923 e il 1934. La legge n.
142 del 1990 di riordino delle autonomie locali ha cercato di unificare le competenze assistenziali trasferendole tutte ai Comuni, ma in seguito la legge 18/3/1993, n. 67 ha ridato alle Amministrazioni provinciali le funzioni assistenziali, così che la Regione Piemonte ha nuovamente legiferato restituendo alle Province le competenze relative alla tutela della maternità ed infanzia (L.R. n. 19/95).
Questa Amministrazione ha esaminato congiuntamente ai rappresentanti dello Stato e delle Regioni le linee-guida per la realizzazione di interventi urgenti a favore della popolazione minorile, approvate dalla Conferenza Stato-Regioni in data 13/7/1995 e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale del 18/8/1995. L'Assessorato, con nota del 4/10/1995, ha diffuso tali linee fra tutti gli enti interessati, con riferimento specifico al fenomeno dell'abbandono di minori in situazioni di rischio per la loro sopravvivenza e per gli infanticidi. L'Amministrazione, con tale nota richiamava la L.R. n. 19 del 23/2/1995, da attuarsi con la collaborazione delle Amministrazioni provinciali e di tutti gli enti gestori delle funzioni socio-assistenziali.
Considerata l'esperienza positiva dei concorsi per Enti locali, scuole ed associazioni, banditi negli anni scorsi su proposta del Consiglio regionale sui problemi dei minori (organismo istituito con L.R. n. 55/89) la Giunta, con deliberazione n. 572-4263 del 15/11/1995, ha assunto la decisione di bandire un concorso sul tema "Sostegno alla maternità responsabile e all'infanzia abbandonata e in difficoltà".
Tale bando di concorso, inviato a tutti gli enti interessati con circolare esplicativa del 26/2/1996, prot. n. 2046-530, prevede la presentazione di progetti da parte degli Enti locali singoli od associati in collaborazione con famiglie, scuole ed associazioni, con riferimento alle linee programmatiche approvate in data 21/11/1991, che promuovono il sostegno alla famiglia e al minore in stato di abbandono e in difficoltà in attuazione della legge n. 184/83, e alle linee-guida per la realizzazione di interventi urgenti a favore della popolazione minorile punti h), i), l), m), riferite al sostegno e alla consulenza nei confronti delle famiglie e alla maternità responsabile.
Su quest'ultimo tema bisogna evidenziare che con frequenza i mezzi di informazione segnalano abbandoni di neonati, così come vi sono bambini riconosciuti alla nascita, ma non "accolti" ed esposti a rilevante rischio di abbandono tardivo.
Queste situazioni, pur potendo riguardare contesti diversi, si concentrano in taluni gruppi più deboli e meno tutelati come le madri minorenni, deboli mentali, tossicodipendenti od extracomunitarie.
E' significativa la carenza di un'informazione adeguata alla donna sul piano giuridico (il diritto alla scelta se riconoscere come figlio il bambino procreato, il diritto al segreto del parto per chi non riconosce il proprio nato, il diritto all'informazione) e su quello dell'aiuto sociale e sanitario. Questi diritti della donna non devono essere contrapposti ai diritti del neonato ad una famiglia e a godere di condizioni adeguate per un armonico sviluppo della personalità.
Il Consiglio regionale sui problemi dei minori intende promuovere sui temi descritti progetti di Enti locali singoli ed associati che prevedano ad esempio, la definizione di uno sportello informativo a livello provinciale per un'informazione capillare, affinché le coppie e le gestanti sappiano a chi possono rivolgersi e conoscano i servizi forniti; la presenza e la formazione di personale altamente qualificato; l'avvio di sperimentazioni per prevedere l'aiuto a sviluppare, sempre che ne sussistano le condizioni di base, le potenzialità della madre e la sua capacità di assolvere in maniera adeguata ai propri compiti; il coinvolgimento del volontariato e della scuola.
Il concorso si articola in due categorie; ai progetti che risulteranno vincitori, per ciascuna categoria, saranno erogati premi per una cifra complessiva di L. 115.000.000.
Inoltre l'Amministrazione regionale, con deliberazione n. 560-4251 del 30/11/1995, ha impegnato dei fondi per l'organizzazione di seminari e per la stampa di materiale del Consiglio regionale sui problemi dei minori.
Tra l'altro, è stata approvata la stampa di 20.000 depliant pieghevoli a sei pagine, divulgativo delle informazioni concernenti il tema del sostegno alla maternità responsabile. Il testo da divulgare deve essere elaborato con la collaborazione di tecnici degli enti competenti e dei componenti il Consiglio regionale sui problemi dei minori.
Con lo stesso atto amministrativo è stata approvata la realizzazione di un seminario, a Torino, sul tema di cui all'oggetto, da realizzarsi entro giugno 1996. Gli uffici dell'Assessorato, inoltre, in collaborazione con la Presidenza, stanno elaborando un progetto per la promozione, tramite i mass media, di una corretta campagna di pubblicità-progresso sul tema dell'abbandono di neonati.
Come noto, inoltre, la Giunta in data 22/1/1996 ha approvato un proprio disegno di legge, "Norme per la promozione ed il sostegno sociale della famiglia", che prevede specifici interventi per il sostegno alla famiglia e per la procreazione responsabile.
Passiamo all'interrogazione n. 318.
Il dormitorio di Castellazzo Bormida gestito dalla Caritas di Alessandria, Ufficio Pastorale della Curia Vescovile, Ente Ecclesiale, è sorto per ospitare inderogabilmente extracomunitari.
La Regione Piemonte, nell'ambito del programma attuativo della legge n.
39/90 (legge Martelli) ha finanziato, tra gli altri, tramite la Caritas regionale, il "Dormitorio per extracomunitari S. Carlo" di Castellazzo Bormida. La citata legge n. 39/90, infatti, assegna alle Regioni fondi finalizzati esclusivamente all'attuazione di centri per accoglienza e servizi a favore dei cittadini extracomunitari.
Il centro di accoglienza notturna della Caritas offre ospitalità notturna a tutti i cittadini extracomunitari in difficoltà, con possibilità di cena e prima colazione. Scopo del centro non è solo quello di aiutare l'individuo dal punto di vista logistico, ma anche supporto educativo e formativo. Viene infatti favorito il dialogo, l'approfondimento della lingua italiana, lo scambio culturale e la ricerca del lavoro.
Nel centro possono essere ospitate complessivamente dodici persone distribuite in tre camere. In caso di necessità la capienza può essere aumentata di quattro posti letto.
In merito poi all'assistenza ai cittadini italiani in difficoltà si segnala che la competenza ad intervenire per la realizzazione di "dormitori" è in capo ai Comuni.
L'iniziativa dei soggetti privati è autonoma, discrezionale e facoltativa, anche se, nel caso dell'assegnazione di contributi regionali per progetti specifici, i soggetti stessi sono evidentemente tenuti all'attuazione del progetto presentato. Nella fattispecie considerata, come già sopra precisato, il dormitorio Caritas di Castellazzo Bormida ha ricevuto contributi dalla Regione nell'ambito del programma attuativo della legge Martelli e non ha ricevuto da questo Assessorato finanziamenti per altri progetti.
In merito all'interpellanza n. 335 comunico quanto segue.
L'Istituto Agrario Bonafous, Ente Morale riconosciuto con RD 18/3/1871 venne estinto con deliberazione della Giunta regionale n. 223-16284 del 13/10/1987 ed il relativo patrimonio trasferito al Comune di Torino con vincolo di destinazione a servizi di assistenza sociale.
Dalla data di entrata in vigore della L.R. n. 20/80 (che ha previsto che le IPAB fossero tenute a richiedere l'autorizzazione regionale per procedere ad alienazioni o trasformazioni di destinazione dei beni immobili di proprietà) fino alla data dell'estinzione, non è stata inviata dall'ente alcuna richiesta alla Regione di autorizzazione ad effettuare operazioni immobiliari, secondo quanto previsto dalla legislazione vigente.
Si precisa, inoltre, che la vigilanza e il controllo sulle attività sugli organi e sugli atti amministrativi delle IPAB competono per una parte ai Comitati Regionali di Controllo e per un'altra parte alle UU.SS.LL.
alle quali sono state delegate dalla Regione prima con la L.R. n. 20/82 e poi con la L.R. n. 62/95.
Compete infine alla Regione la funzione di alta sorveglianza sul regolare andamento delle istituzioni; tale attività riveste carattere residuale rispetto a quelle prima citate e viene svolta qualora si concretizzino comportamenti di gravità tale da pregiudicare il conseguimento dei fini statutari. Per questo motivo tale vigilanza non pu venire esercitata se non ricorrendo eventi eccezionali segnalati dagli altri organi o enti preposti alla vigilanza ed al controllo o da soggetti esterni.
In particolare, per quanto attiene alle operazioni finanziarie che la legge non prevede siano soggette ad autorizzazione regionale, si fa rilevare come queste siano oggetto di specifiche deliberazioni assunte in autonomia dal Consiglio di amministrazione, la cui legittimità viene verificata dal competente Comitato Regionale di Controllo, con l'esclusione di diretta ingerenza dell'Assessorato, a meno che non vengano segnalate come già detto precedentemente, dall'esame congiunto degli atti deliberativi, gravi scorrettezze gestionali, cosa peraltro non avvenuta.
Dalla data di estinzione, comunque, è cessata ogni competenza regionale, permanendo solo quella relativa all'autorizzazione allo svincolo di destinazione d'uso dei beni immobili o titoli pervenuti in proprietà al Comune di Torino.
A tale titolo, con DGR n. 27-22332 del 25/1/1993, è stata autorizzata al Comune di Torino l'alienazione del complesso immobiliare denominato "Villa La Moglia", sito in Chieri.
Esiste poi agli atti dell'Assessorato una richiesta di autorizzazione presentata dal Comune di Torino il 19/6/1992, per immobili (alloggi e box) ubicati in Corso Lombardia n. 121 e in Via Pianezza nn. 151, 153, 155, 157 159, 161 e 163, anche questi già appartenenti al patrimonio dell'IPAB estinta; tale autorizzazione non è mai stata concessa dalla Giunta regionale per carenza di documentazione da parte del Comune di Torino.
Premesso quanto sopra, ogni altra informazione sulle operazioni finanziarie operate sul lascito successivamente all'estinzione dell'IPAB andrà richiesta al Comune di Torino. Spetta infatti alla Regione, tramite la sopracitata attività autorizzativa, solamente la verifica che eventuali alienazioni del patrimonio dell'Ente siano opportune e convenienti per lo svolgimento del complesso delle attività socio-assistenziali di competenza del Comune.
Resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.
In merito all'interpellanza n. 341, in via preliminare si precisa che le norme vigenti a tutela del diritto di riservatezza dei cittadini non consentono accordi volti a concordare procedure per la segnalazione d'ufficio di nomi di utenti morosi di servizi essenziali.
Per quanto riguarda la possibilità di attenuare i disagi arrecati dall'interruzione di tali servizi, si intende incentivare accordi tra gli enti gestori le funzioni socio-assistenziali e gli enti erogatori di servizi essenziali affinché questi ultimi, su segnalazione dei Servizi socio-assistenziali, non sospendano l'erogazione dei servizi. Tali accordi potranno consentire l'attivazione di prestazioni a favore dei nuclei in difficoltà atti a far fronte ai mancati pagamenti.
Risulta che in alcune realtà piemontesi tali accordi siano già operativi.
In merito all'interpellanza n. 397, va innanzitutto ricordato che l'esecuzione della pena è di competenza strettamente statuale, e che pertanto la Regione non ha alcuna specifica competenza per intervenire in modo diretto in casi come quello segnalato.
Al fine però di rendere più vivibile, e quindi meno alienante e disumana, la permanenza in carcere di quanti hanno commesso reati, da oltre un decennio la Regione Piemonte si è concretamente impegnata a fornire all'interno delle strutture penitenziarie piemontesi, tutta una serie di occasioni culturali, ricreative, sportive, di formazione professionale e di avvio al lavoro a favore della popolazione detenuta. Tale impegno, assunto quindici anni fa con l'approvazione in Consiglio della delibera-quadro con cui si fissavano le linee programmatiche di intervento su disadattamento devianza, criminalità (delibera C.R. n. 245-10280 del 21/12/1981), è stato successivamente formalizzato con la sottoscrizione di un Protocollo d'intesa tra Ministero di Grazia e Giustizia e Regione Piemonte il 4/12/1992.
La Giunta regionale si avvale, per la realizzazione di quanto sottoscritto nel Protocollo d'intesa, della collaborazione di un'apposita Commissione regionale tecnico-consultiva, coordinata dal Servizio Interventi Penitenziari dell'Assessorato all'assistenza, all'interno della quale sono nominati rappresentanti dell'Amministrazione Penitenziaria, del Tribunale di Sorveglianza e di tutte le componenti pubbliche e private interessate.
Da alcuni mesi tale Commissione, a tre anni dalla firma del Protocollo sta facendo tutti i passi necessari per affrontare una verifica congiunta con il Ministero di Grazia e Giustizia, al fine di superare i numerosi problemi che hanno impedito, nonostante un intenso e documentabile lavoro una reale e concreta collaborazione.
Alcuni di questi problemi sono certamente legati al sovraffollamento ma anche alla inidoneità delle strutture detentive, che rendono oltremodo difficoltoso ogni tipo di intervento volto al rispetto della dignità e al recupero delle persone detenute. Si deve sottolineare, a questo proposito che il Gruppo di lavoro Edilizia Penitenziaria della sopracitata Commissione regionale attende da tempo che il Ministero di Grazia e Giustizia si pronunci rispetto alla collaborazione in merito a proposte concrete di ottimizzazione degli spazi esistenti negli Istituti di pena da adibire ad attività culturali, ricreative, sportive e di lavoro interno.
Pare opportuno ricordare le iniziative che, nonostante le difficoltà sopra elencate, la Regione Piemonte ha promosso nel corso degli anni presso la Casa circondariale di Novara: corso di formazione professionale per addetto settore grafico attivato dal 1988/1989 attività integrativa nel settore stampa ed allestimento dal 1984 collaborazione all'avvio di un centro stampa interno all'Istituto finanziamento di due progetti del Comune di Novara ex L.R. n. 1/90 per l'inserimento lavorativo di n. 8 detenuti complessivamente.
Si precisa, inoltre, che in data 22/9/1994 l'allora Assessore in carica, con propria nota, offrì la collaborazione del Servizio Interventi penitenziari e post-penitenziari per l'organizzazione di attività culturali presso i vari Istituti della Regione, inviando circostanziate indicazioni metodologiche ed operative. A quella nota non vi fu cenno di riscontro da parte di alcuna Direzione di Istituto, compresa quella di Novara.
In merito all'interpellanza n. 407, comunico che il Comitato ex art. 7 della L.R. 23/3/1996 n. 45 ha valutato quattordici progetti, pervenuti da parte di altrettanti Comuni, compreso quello presentato dal Comune di Druogno che prevedeva l'inserimento lavorativo di detenuti in semilibertà da impegnare in lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente.
Considerati i vincoli di bilancio (che per l'anno 1995 prevedeva uno stanziamento di L. 500.000.000) e considerato che la richiesta di finanziamento dei Comuni ammontava a oltre 1 miliardo, il Comitato ha proposto alla Giunta regionale l'approvazione di quei progetti ritenuti meglio rispondenti alle finalità della legge e ai requisiti indicati dal Regolamento di applicazione della legge stessa, operando tuttavia, anche su questi ultimi, alcune riduzioni sul numero dei detenuti da impiegare.
Il parere espresso dal Comitato relativamente al progetto presentato dal Comune di Druogno è che lo stesso presenta carenze dal punto di vista organizzativo. Infatti, non sono stati presi contatti con l'Istituto Penitenziario interessato; la sede di lavoro è lontana dall'Istituto e il Comune non ha programmato gli opportuni collegamenti per il trasferimento dei detenuti; infine, i detenuti non lavorerebbero in gruppo con altri cantieristi.
La Giunta regionale ha ritenuto perciò di recepire, con propria deliberazione n. 226-5005 del 29/12/1995, la proposta presentata dal suddetto Comitato.
Si precisa, inoltre, a proposito del secondo quesito posto, che l'Assessorato all'assistenza non ha proposto alcun progetto "Ecosystem", ma che in tal modo è denominato il progetto del Comune di Druogno di cui trattasi.
Per quanto riguarda l'interpellanza n. 410, avente per oggetto lo stanziamento di risorse finanziarie alle Province per i servizi materno infantili, si precisa quanto segue.
La legge 18/3/1993 n. 67 "Conversione in legge, con modificazioni del DL 18/1/1993 n. 9, recante disposizioni in materia sanitaria e socio assistenziale", all'art. 5 sancisce la restituzione alle Province delle funzioni assistenziali già di loro competenza alla data di entrata in vigore della legge n. 142/90 e attribuisce alle Regioni la competenza a normare le modalità di esercizio di tali funzioni.
Tale disposizione costituisce un elemento di frattura nel sistema delle competenze delineato dalla legge 8/6/1990 n. 142, che riservava al Comune tutte le funzioni amministrative nel settore organico dei servizi sociali e che non prevedeva competenze amministrative delle Province.
La restituzione alle Province (ente intermedio, con competenze eventualmente di coordinamento, in base all'art. 14 della legge n. 142/90) di competenze già da esse esercitate, consente da una parte di evitare la dispersione di personale, di risorse e di esperienze accumulate negli anni ma dall'altra ha bloccato la chiara definizione delle competenze, in un settore delicato quale quello dell'assistenza ai minori, in base alle quali il Comune, singolo od associato, avrebbe potuto diventare veramente titolare complessivo della gestione dei servizi sociali.
Con L.R. n. 19/95, in attuazione della normativa statale, la nostra Amministrazione ha ritrasferito alle Province le competenze già attribuite da leggi dello Stato, mentre le funzioni socio-assistenziali gestite facoltativamente dalle Province sono rimaste di competenza degli Enti locali.
Nello specifico, vengono riattribuite alle Amministrazioni provinciali le funzioni relative ai minori nati fuori dal matrimonio, abbandonati o esposti all'abbandono e riconosciuti dalla sola madre povera, nonché le funzioni relative all'assistenza alle madri e ai minori già assistiti dalla disciolta ONMI (ai sensi dell'art. 4 del RD 24/12/1934 n. 2316), ciechi e sordomuti, poveri rieducabili ex art. 144, lettera g), del TULCP n. 383/34.
Quest'ultima competenza è residuale dopo l'entrata in vigore delle leggi di settore (legge 10/2/1962 n. 66, che ha istituito l'Opera Nazionale per ciechi civili) e delle leggi in favore degli invalidi civili e delle persone handicappate (legge 30/3/1971 n. 118 e legge 5/2/1992, n. 104).
Sono invece venute meno le competenze in materia di assistenza agli alienati mentali poveri (art. 6 legge 14/2/1904, n. 36) a seguito dell'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (art. 11 legge 13/5/1978 n. 180).
In base all'art. 144 della legge comunale e provinciale, risulta, tra le spese obbligatorie (lettera g) della Provincia, quella relativa all'assistenza agli infanti illegittimi, abbandonati o esposti all'abbandono. E su questa parte di funzioni non ci sono problemi nella presa in carico delle attività, perché le Amministrazioni provinciali nel corso degli anni passati hanno svolto questa parte di competenze obbligatorie. I problemi sorgono con il ritrasferimento delle competenze ex ONMI.
Il legislatore ha attribuito infatti, con l'art. 3 della legge n.
23/12/1975 n. 698 sullo scioglimento dell'ONMI, alle Province tutte le funzioni amministrative di fatto esercitate dai Comitati provinciali e comunali dell'ONMI, eccetto quelle relative ai consultori e agli asili nido che sono chiaramente attribuite ai Comuni.
Considerata tale normativa di riferimento e le varie norme che attribuiscono ai Comuni diverse tipologie di intervento (ad esempio l'assistenza agli inabili al lavoro), con l'approvazione della legge n.
67/93 si è ricostituita una sovrapposizione di competenze tra Ente Comune ed Ente Provincia. Tale conflitto di competenze era già stato affrontato dall'Amministrazione regionale con l'art. 13 della L.R. n. 20/82 e, in attuazione della legge n. 142/90, con l'attribuzione in capo al Comune di tutte le funzioni.
Qualora le Amministrazioni provinciali decidano di gestire le prestazioni di loro competenza in regime convenzionale, tramite i Comuni singoli od associati, quali enti gestori di tutte le funzioni socio assistenziali e quali soggetti più idonei a garantire ai cittadini prestazioni omogenee a parità di bisogni, la gestione delle funzioni di competenza degli enti di cui al punto a), art. 1, della L.R. n. 19/95 dovrà essere garantita sulla base dei criteri individuati dagli enti gestori, per l'erogazione di prestazioni di servizi socio-assistenziali nell'ambito della programmazione locale, in accordo con la stessa Amministrazione provinciale e sulla base di indicazioni regionali.
Questa Amministrazione sta infatti operando nell'ambito di un apposito gruppo di lavoro, con rappresentanti delle Amministrazioni interessate, per superare i conflitti di competenza sopracitati ed individuare criteri e livelli omogenei di intervento per tutto il territorio regionale. Tali indicazioni saranno contenute in un apposito atto amministrativo.
Per quanto attiene alle risorse destinate alle funzioni ex ONMI, si ricorda che l'art. 5 della legge 18/3/1993, n. 67, stabilisce che "le funzioni assistenziali, già di competenza delle Province alla data di entrata in vigore della legge 8/6/1990, n. 142, sono restituite alla competenza delle Province che le esercitano, direttamente o in regime di convenzione con i Comuni, secondo quanto previsto dalle leggi regionali di settore, che le Regioni approveranno entro il 31/12/1993. In ogni caso dovranno essere destinate risorse finanziarie in misura almeno pari a quelle effettivamente impegnate nel 1990, con l'incremento progressivo delle percentuali di aumento dei trasferimenti erariali per il 1991, 1992 e il 1993".
Ciò premesso, si rileva che fino al 1985 l'Amministrazione regionale ha continuato ad erogare alle Province una somma pari ai fondi assegnati dallo Stato ai sensi della legge 23/12/1975, n. 698, sebbene tali finanziamenti sin dal 31/12/1981, fossero confluiti nel fondo comune regionale, perdendo il vincolo di destinazione.
A partire da tale data, al fine di evitare duplicazioni di interventi in merito alla tutela della maternità e dell'infanzia ed in riferimento all'art. 13 della L.R. n. 20/82 che prevedeva, per l'esercizio delle funzioni di cui trattasi, la stipula di convenzioni tra UU.SS.LL. ed Amministrazioni provinciali, dette risorse vennero fatte confluire nel Fondo regionale per la gestione dei servizi socio-assistenziali ed annualmente ripartite tra le UU.SS.LL.
A seguito della restituzione delle funzioni ex ONMI alle Province, ai sensi dell'art. 5 della legge n. 67/93, con la L.R. n. 19/95 si è valutato opportuno, anche se atto non dovuto in base alle norme finanziarie in vigore, ripristinare l'assegnazione di fondi alle Amministrazioni provinciali, al fine di concorrere alle spese degli interventi di tutela della maternità e dell'infanzia.
La prima assegnazione di L. 1 miliardo e mezzo ha avuto come base di riferimento la somma che lo Stato a suo tempo trasferiva per le competenze di cui si tratta (L. 1.360.773.226).
Consapevoli del rilievo sociale che assumono i servizi rivolti alla tutela materno-infantile, si è ritenuto opportuno, in sede di predisposizione delle leggi di bilancio per l'anno 1996, incrementare la dotazione del capitolo di riferimento, portandola a L. 3 miliardi.
E' evidente come tale scelta manifesti la volontà politica di concorrere a sostenere gli oneri derivanti dagli interventi a favore della maternità ed infanzia.



PRESIDENTE

Passiamo ora alle repliche.
La parola al Consigliere Chiezzi per quanto riguarda l'interpellanza n.
100.
CHIEZZI Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, la risposta dell'Assessore elude il problema politico posto dall'interpellanza.
L'Assessore si è limitato ad illustrare le normative in ordine ai controlli effettuati presso le UU.SS.LL., ricordando a tutti noi che spettano alla Regione i compiti di sorveglianza solo in caso di alienazione trasformazione, piante organiche, acquisti e dotazioni, ma che a stretto rigore di norma i contratti di affitto, ad esempio, non pervengono alla Regione Piemonte né sono sottoposti ad alcuna autorizzazione e che, semmai è il Co.Re.Co. che deve fare tali controlli. Ma l'Assessore sa bene che quando è stata presentata l'interpellanza, nell'agosto 1995, anche in Piemonte, a Torino, era all'attenzione di tutti la questione circa i criteri e gli effettivi canoni pagati agli enti pubblici per gli affitti.
Questione di carattere politico, di conoscenza, di allarme, che alcuni Consiglieri regionali avevano sottoposto all'attenzione dell'Assessore.
Sarebbe stato bene dare risposta all'interpellanza in tempi rapidi ed anche che si rispondesse ai quesiti da noi posti, che non erano di ordine semplicemente burocratico (sentirci rispondere che tocca al Co.Re.Co.
controllare queste cose...), ma che richiedevano un'iniziativa politica della Regione Piemonte, al di là della stretta pratica amministrativa - che non deve essere svolta dalla Regione. Ritenevamo quindi utile che l'Assessore richiedesse, non dico a tutte le UU.SS.LL. del Piemonte, ma quanto meno ad alcune, di conoscere quali criteri erano stati seguiti.
Questo quanto il mio Gruppo si aspetterebbe di ottenere in forza di una richiesta fatta all'Assessore su "Affittopoli". Non ci si aspettava di certo che l'Assessore in aula ci rispondesse: "State tranquilli, ho interpellato le più grandi IPAB del Piemonte, le quali mi hanno assicurato che non risultano casi di affitti sottodimensionati o surdimensionati"; ci aspettavamo una risposta politica ad un problema politico! Invece, passano mesi e mesi e giunge la risposta burocratica che ciascuno di noi pu conoscere o andarsi a leggere in base al Codice Civile - le norme sul Co.Re.Co.
C'è elusione fiscale ed anche elusione politica: l'Assessore Goglio su questa interpellanza ha praticato un'elusione politica! I problemi rimangono tutti aperti; evidentemente l'Assessore se non ha avuto voglia di interessarsi del problema in questi sei-sette-otto mesi non avrà voglia di farlo nel futuro. Esprimiamo quindi tutta la nostra insoddisfazione.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, intende replicare anche alle altre interpellanze? CHIEZZI Solo a quella relativa all'Istituto Bonafous; alle altre replicherà la compagna Simonetti.



PRESIDENTE

D'accordo.
CHIEZZI Sulla risposta dell'Assessore non mi dilungo. Stesso commento precedente: risposta tardiva e burocratica.
Su questo problema però c'è qualche carta in più e l'Assessore ha qualche ragione in meno: se per Affittopoli la stretta interpretazione della norma è quella detta dall'Assessore, per il Bonafous il terreno è un po' più scivoloso per la Regione. In che senso? Il cav. Carlo Alfonso Bonafous effettuò a suo tempo questo lascito alla città di Torino: 1.248.805,25 lire del 1869! Quindi, un lascito che oggi ha un'eccezionale rilevanza, dell'ordine di centinaia di miliardi. Il cav. Carlo Alfonso Bonafous scrisse in questo lascito le seguenti parole: "Desidero dotare il Piemonte nella mia qualità di piemontese di un istituto utile alla società.
Lascio alla città di Torino il resto del mio patrimonio privo di disposizioni o quanto rimane dei miei capitali disponibili alla morte dei beneficiari della rendita che ho indicato nel presente testamento o il residuo della liquidazione delle mie attività commerciali per essere destinate all'istituto che voglio fondare. Questo Istituto dovrà essere simile nei suoi obiettivi a quello fondato da Demetz a Tours in Francia o quello dell'Oulen presso Lione in Francia. Lo scopo è di accogliere al suo interno i giovani abbandonati che si danno o potrebbero darsi al vagabondaggio. La Commissione incaricata della sua creazione dovrà esaminare quei due istituti o altri ancora di quel genere per attingervi le migliori condizioni che consentano di raggiungere lo scopo che mi propongo che consiste nel migliorare una certa classe della società. L'istituto porterà il mio nome".
Con questa somma fu anche acquistata una proprietà a Lucento-Vallette di circa 700.000 metri quadrati, di cui rimane qualche edificio in Via Pianezza, e una proprietà a Chieri. Entrambi i siti sono stati oggetto della risposta dell'Assessore.
Il Castello di Lucento passò nel 1969 nelle mani della Teksid al termine di una serie di passaggi di proprietà, insieme a terreni e costruzioni, per un ammontare di 91.900 metri quadrati. Questa cessione avvenne in favore della FIAT da parte del Collegio Agricolo Bonafous e la Teksid entrò in possesso del castello e delle sue fattorie nel 1977; venne poi presa la decisione di restaurarlo.
Alla luce delle disposizioni testamentarie occorre chiedersi se la volontà del benefattore, recepita nello Statuto organico dell'Istituto Agrario Bonafous, che volle destinare parte dei suoi averi a questi nobili scopi sociali, sia stata rispettata, o se invece, attraverso innumerevoli operazioni immobiliari e finanziarie di vario tipo, non siano state sottratte risorse, forse ingenti, alle fasce più deboli della città di Torino, in palese violazione del dettato testamentario e dello statuto dell'Ente.
Le cose che vi ho detto erano anche contenute in una lettera, datata 18/4/1995, che il Consigliere regionale Donato Adduci scrisse al Presidente della Giunta regionale e al Presidente della II Commissione consiliare competente.
In merito, l'Assessore risponde dicendo, anche qui, che non tocca alla Regione alcun compito specifico se non l'alta sorveglianza. E ha poi anche spiegato che si tratta di un'attività residuale, che può essere messa in campo solo in base ad eventi eccezionali.
Ora - ed è qui che il terreno è più scivoloso e che l'Assessore ha qualche ragione in meno - l'evento eccezionale esiste; l'evento eccezionale è la sollecitazione, da parte di un Gruppo, che il lascito Bonafous sia stato impropriamente utilizzato, attraverso operazioni immobiliari che ne hanno falsificato l'obiettivo, all'origine di carattere sociale; viceversa potrebbe essere di altra natura.
Inoltre, sempre nell'ambito delle competenze, non è vero che la Regione Piemonte è estranea ai fatti che hanno interessato il lascito Bonafous: la Regione ha approvato il Piano Regolatore di Torino. Il PRG di Torino, che ripeto - la Regione Piemonte ha approvato, cosa prevede sui terreni del lascito Bonafous? Cosa avete consentito? Avete previsto che quanto riferito al lascito sia coerente con le finalità dello stesso oppure che i relativi terreni vengano tramutati in aree sulle quali poter fare delle belle speculazioni immobiliari? Vede, Assessore, il problema dell'alta sorveglianza e della vigilanza della Regione esiste, eccome! Ricordo che il Consigliere Adduci - sempre in questa lettera - aveva chiesto l'istituzione di una Commissione speciale d'inchiesta da parte della Regione Piemonte sulle vicende del lascito Bonafous. La Regione è quindi direttamente interessata; personalmente, non considero esaurite non so cosa confermerà l'Assessore - dalla risposta dell'Assessore le questioni aperte dall'interpellanza.
Chiedo all'Assessore la cortesia - dopo questa mia replica - di chiarire se ritiene conclusa la sua iniziativa riguardo le questioni che ho posto o se si riserva di esaminarle e di illustrare, eventualmente anche in sede di Commissione competente, il proprio punto di vista o il proprio aggiornamento. Se l'Assessore ritiene concluso l'iter, mi attiverò con mie proprie iniziative; diversamente, se riterrà di esaminare ulteriormente la questione presentando una relazione in Commissione, mi premurerò di essere presente e di ascoltare quanto avrà da dire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.
FOCO Intervengo in ordine all'interrogazione n. 249.
Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore; non vorrei fosse un eufemismo, perché mi pare confermi quanto abbiamo richiesto nella nostra interrogazione, anche se mi pare vi sia qualcosa che non funziona. Alle pressoché cinque domande, Assessore, abbastanza specifiche, legate a precisi problemi, sono state date risposte complessivamente generiche: "Stiamo provvedendo per la pianta organica".
Se l'Assessore in Consiglio legge la relazione che viene dall'USL 20 non vuole suonare quale critica - la stessa non può che pressoché ribadire e confermare il proprio operato, cercando di trovare giustificazione a tutta una serie di motivate - a mio parere - richieste che venivano poste.
Mi chiedo qual è il ruolo dell'Assessore e dell'Assessorato nel confronti dell'USL, in modo particolare nei riguardi di questi servizi specifici importantissimi: i servizi alla persona, che sappiamo interessare la parte più svantaggiata della popolazione piemontese - nel caso specifico dell'USL 20.
Come Gruppo volevamo portare alla sua attenzione la questione - mi pare che ci siamo riusciti - le chiediamo però - ecco la realtà l'insoddisfazione della risposta - un'azione più incisiva da parte dell'Assessorato. Non so se chiamarla funzione di vigilanza, ispettiva o meglio ancora, di coordinamento complessivo. Se l'Assessore ha letto con attenzione la nostra interrogazione, vi è responsabilità non solo dell'USL ma anche dei Comuni che fanno parte della stessa, e in modo particolare del Comune capoluogo.
Dunque, mi chiedo se l'Assessorato deve svolgere un ruolo di pura e semplice registrazione di fatti ed avvenimenti, oppure se deve svolgere un intervento incisivo per risolverli: ovviamente, io propendo per la seconda ipotesi.
Siamo quindi soddisfatti perché riteniamo che la risposta dell'Assessore dia ragione alle domande poste; profondamente insoddisfatti perché non vediamo l'azione che l'Assessorato dovrebbe svolgere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso per la replica alle interrogazioni n.
307 e n. 318.
ROSSO Grazie, Presidente.
Ci dichiariamo soddisfatti per quanto riguarda l'interrogazione n. 307 sull'abbandono dei minori; relativamente all'interrogazione n. 318, invece siamo veramente insoddisfatti. La risposta dell'Assessore non ha fatto altro che confermare le nostre preoccupazioni. Il fatto che un ex operaio che per necessità è diventato vagabondo, si presenta alla Caritas di Castellazzo Bormida e non viene accolto, nonostante che in questo centro ci fosse ancora dello spazio, non può essere giustificato dicendo che il centro, inderogabilmente, può accogliere solo extracomunitari. Fare questo tipo di discriminazioni è razzismo. Non possiamo tollerarlo, anche in considerazione che questo ex operaio sicuramente ha pagato delle tasse sicuramente ha finanziato anche quel Centro.
Nella nostra interrogazione c'era una precisa domanda: quali provvedimenti intende adottare la Giunta affinché questo non avvenga mai più. Non ci sembra che l'Assessore Goglio ci abbia risposto: chiedo quindi un approfondimento della vicenda e delle chissà quante altre analoghe successe in passato, e che nel prossimo Consiglio si venga in aula con una risposta più soddisfacente, specialmente sulla posizione della Giunta in ordine al problema.
Non possiamo nasconderci dietro alla burocrazia; è problema di persone povere: non possiamo pretendere che questo ex operaio conoscesse tutti i centri della Provincia o del Comune, magari lontani decine di chilometri.
Ha trovato questo centro della Caritas: non è una giustificazione dire che era italiano e non extracomunitario, per lasciarlo fuori al freddo nel mese di dicembre.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto per la replica all'interpellanza n.
341.
COTTO Quando l'ENEL sospende l'erogazione di energia elettrica a cittadini morosi, secondo il modesto parere della sottoscritta dovrebbe avvisare il Comune di competenza, specialmente in presenza di nuclei familiari composti da minori.
In via preliminare, si dice che le norme vigenti a tutela del diritto di riservatezza dei cittadini non consentono accordi. Personalmente pensavo che la questione fosse superata dalla legge n. 241, tant'è vero che altre pubbliche amministrazioni riescono ad ottenere i dati dell'ENEL. Mi riferisco, ad esempio, all'Ispettorato del lavoro, all'INPS, all'INAIL alla Guardia di Finanza, che hanno dall'ENEL, per convenzione, tutti i dati relativi ai nuovi allacciamenti nonché ai consumi di energia elettrica.
Quindi, dati nominativi che servono alle pubbliche amministrazioni per i controlli sui pagamenti.
Inviterei l'Assessore a chiedere all'ENEL se non ci sia la possibilità di una convenzione e di concordare che, in presenza di nuclei familiari composti da minori, prima di sospendere l'energia elettrica si provveda ad avvisare il Comune di competenza.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica che replica all'interpellanza n. 397.
MANICA Ritengo che la risposta fornita dall'Assessore Goglio sia a disposizione e che quindi la si possa esaminare con maggiore attenzione.
Mi è sembrato di capire che la Regione si sta occupando della situazione carceraria, e in particolare di alcuni aspetti della realtà novarese, non solo attraverso l'apposita Commissione presso l'Assessorato ma anche attraverso altra sede di interventi.
Vorrei ricordare che il carcere di Novara non è un carcere ordinario ma un supercarcere: alla parte della Casa circondariale "normale" è aggiunta la sezione speciale del supercarcere. La situazione di difficoltà che si è determinata non riguarda la normale attività della Casa circondariale, ma la realtà del supercarcere.
Un detenuto ha iniziato uno sciopero della fame, ora fortunatamente interrotto, anche per l'interessamento di alcuni parlamentari, del Consiglio regionale stesso e della stampa locale. Una visita fatta insieme ai parlamentari piemontesi presso la Casa circondariale mi ha consentito di verificare una realtà che potrebbe essere posta all'attenzione della Commissione di cui l'Assessore Goglio ci ha parlato e dell'attività regionale in questa direzione.
In questo momento, presso la sezione speciale del supercarcere non vi è alcun detenuto sottoposto né all'art. 41 né all'art. 41 bis - che implicano isolamento assoluto e quindi impossibilità di qualsiasi tipo di rapporto applicati ai detenuti che hanno commesso gravi reati di mafia.
Ringraziando anche il Direttore e il personale del carcere, che hanno consentito la visita con la massima cortesia, abbiamo avuto occasione di parlare con alcuni detenuti ed abbiamo verificato che, non essendoci detenuti sottoposti ai due articoli sopracitati, è possibile ripristinare una serie di attività esistenti da tempo presso il supercarcere che sono andate estinguendosi nel corso degli anni. Si tratta di iniziative lavorative cui i detenuti del supercarcere, in questo momento, sono gli unici a non poter accedere. Iniziative minime di risocializzazione, che precedentemente venivano svolte e che attualmente non si fanno più.
Ricordo, per esempio, che alcuni Presidi di istituti medio-superiori della città, dal liceo artistico a quant'altro, insieme ad alcuni insegnanti svolgevano presso il carcere attività varie, quali corsi di ceramica ed attività anche di formazione e di riqualificazione. In questo momento tali attività sono state interrotte.
All'interno del carcere, inoltre, abbiamo rilevato situazioni di grave disagio di ordine psicologico, che riguarda soprattutto alcuni detenuti. Ad esempio, vi è una persona di 43 anni, in carcere dall'età di 15, che non ha mai commesso alcun reato particolarmente grave, ma essendo diventato caratteriale probabilmente per la situazione carceraria, ogni tanto ha atti di ribellione che comportano aumento di pena di due-tre anni di volta in volta. Sarebbero quindi particolarmente necessari interventi di recupero e di supporto psicologico, che penso possano essere realizzati.
Altra attività probabilmente realizzabile - e l'abbiamo verificato - è che gli enti pubblici e le istituzioni si attivino nei confronti della tipografia dei carcerati interna al carcere che produce libri di testo per ragazzi, per consentire loro di allargare il mercato diffondendo la conoscenza di questa produzione e permettendo alla tipografia di lavorare maggiormente, affidandole magari piccole commesse, che altrimenti verrebbero date ad altri.
Vi sono altre attività sulle quali già il Comune di Novara si è da lungo tempo impegnato ad intervenire senza mai riuscire a realizzarle: ad esempio, la rimessa in sesto degli spazi dove svolgere attività sportive da un campo di calcio interno al carcere a quant'altro.
Un approfondimento specifico del lavoro della Commissione non solo sull'attività ordinaria e sui problemi della Casa circondariale, ma anche della sezione speciale del carcere di Novara potrebbe essere un momento importante per la particolare situazione che vive il carcere e darebbe un aiuto anche alla Direzione e alle stesse guardie carcerarie. Nello stesso tempo, la Regione può farsi interprete del momento di disagio nei confronti del Ministero competente.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti per la replica alle interpellanze n. 407 e n. 410.
SIMONETTI E' stato difficile seguire la risposta dell'Assessore, piena di dati tecnici e legislativi.
Per quanto riguarda la prima interpellanza, che faceva riferimento al Comune di Druogno e quindi al progetto di lavori socialmente utili per l'inserimento sociale dei detenuti sul territorio, non sono per nulla soddisfatta della risposta, in quanto, secondo l'Assessore, la bocciatura del progetto sarebbe dovuta alla carenza di questioni organizzative e quindi alla carenza di alcuni standard rispetto al progetto proposto dal Comune.
Vorrei sapere - visto che il bilancio è solo di 500 milioni, che sono ben pochi rispetto ad uno stanziamento che si propone l'obiettivo dell'inserimento sociale di soggetti che a priori sono emarginati per il loro passato all'interno della società e del territorio - se esistono criteri rispetto alla priorità o meno dei progetti e quindi se alcuni hanno possibilità di finanziamento e, di conseguenza, se altri sono destinati alla bocciatura.
E' necessario che tali criteri stabiliscano standard organizzativi o condizioni più precise, affinché i Comuni che elaborano progetti di questo tipo possano proporli con ragionevole aspettativa che possano essere accettati. Se standard e criteri non vengono fissati, ci sarà forte discrezionalità nella bocciatura di alcuni progetti rispetto ad altri.
Non sono soddisfatta anche perché l'Assessore non ha risposto ad una domanda specifica relativamente al numero dei Comuni che hanno presentato dei progetti richiedendo un contributo regionale. La risposta dell'Assessore non è sufficiente, quindi, perché non ha risposto a domande specifiche. In particolare, chiedo all'Assessore di fornire in Commissione una relazione approfondita in merito a quanto l'Assessorato all'assistenza propone rispetto all'ambito così ampio dei lavori socialmente utili, ed in particolare rispetto alle fasce più emarginate della società (in questo caso ex detenuti impiegati in lavori socialmente utili), al fine, anche di realizzare una legislazione più precisa in materia, che dia indicazioni a chi si attiva per rispondere ad esigenze concrete e sociali di cui la popolazione ha necessità.
In merito all'interpellanza relativa agli stanziamenti alle Province per i servizi materno-infantili, leggerò in modo più approfondito la relazione letta velocemente dall'Assessore. Sono riuscita a captare una linea molto generale, quasi di svio di responsabilità dell'Assessorato: dagli organi di stampa pareva vi fosse un supporto finanziario di 6 miliardi per progetti e servizi materno-infantili; è pervenuto invece dalla Regione 1 miliardo e mezzo.
L'Assessore ha citato alcune leggi con le quali si attribuiscono determinate funzioni alle Amministrazioni comunali e la legge n. 20 che attribuisce le funzioni di assistenza materno-infantile alle Province.
L'Assessorato, consapevole della priorità del problema materno-infantile e quindi dell'inadeguatezza finanziaria di 1 miliardo e mezzo di competenza ha stanziato 3 miliardi, che rimangono comunque pochi per realizzare progetti e servizi nelle otto Province.
Rispetto poi allo svio di responsabilità dal Comune alla Provincia e da quest'ultima alla Regione, non si capisce bene chi debba intervenire.
Relativamente agli stanziamenti degli oneri finanziari, la competenza spetta alla Regione; è un po' "ironica" - se mi permette - ma non così tanto da riderci sopra, la risposta secondo la quale, con gli stanziamenti regionali previsti dalla legge, unitamente a quelli che devono versare le Province, è possibile risolvere il problema materno-infantile. Se c'è stata denuncia alle autorità e alle autonomie locali relativamente alle grandi carenze di servizi socio-sanitari e al problema materno-infantile, le leggi dovrebbero essere adeguate alle reali esigenze - e, comunque, l'Assessorato non può sviare tali responsabilità.


Argomento: Cave e torbiere

Interpellanza n. 231 del Consigliere Cavaliere ed interpellanza n. 244 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti relative alla richiesta di chiarimenti sulla predisposizione del Piano regionale di sfruttamento di giacimenti cave e torbiere


PRESIDENTE

L'esame delle interrogazioni ed interpellanze proseguirà fino alle ore 11,30 in quanto il Presidente della Giunta è ancora impegnato con i rappresentanti dei pendolari.
Esaminiamo pertanto l'interpellanza n. 231 presentata dal Consigliere Cavaliere e l'interpellanza n. 244 presentata dai Consiglieri Chiezzi Papandrea e Simonetti.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore a cave e torbiere Con le interpellanze n. 231 e n. 244 i Consiglieri regionali Cavaliere Chiezzi, Papandrea e Simonetti intendono approfondire, con specifico riferimento all'adozione da parte della Giunta regionale di un atto deliberativo che affida ad una consulenza, tra la Regione Piemonte e il Politecnico di Torino - Dipartimento di Georisorse e Territorio, la predisposizione del Piano regionale delle Attività Estrattive (PRAE) con un impegno di spesa di L. 398.500.000, per quale motivo la Regione, i suoi Servizi e/o Enti strumentali non siano ritenuti in grado di approntare tale piano; se l'impegno di spesa sia congruo; se al piano stralcio riguardante il comparto degli inerti seguirà l'impegno anche sugli altri due comparti (materiali per industria e pietre ornamentali); quali collaborazioni siano previste con l'Autorità di bacino, ai sensi della legge n. 183/89; se sia prevista la creazione di uno "Sportello unico" per la tutela delle risorse estrattive e salvaguardia dell'ambiente.
In merito occorre precisare che la redazione del Piano regionale delle attività estrattive richiede ampie e dettagliate conoscenze riguardanti la geologia, le caratteristiche dei giacimenti, le differenti tecniche estrattive e le soluzioni più aggiornate per un ottimale reinserimento delle aree nel loro contesto ambientale.
Inoltre l'elemento qualificante del piano è dato dalla ricerca circa la possibilità effettiva, qualitativa e quantitativa, di utilizzare materiali di recupero ed altre opportunità alternative provenienti da giacimenti il cui sfruttamento comporta minori livelli di impatto ambientale. In particolare, queste ricerche richiedono analisi di ecobilancio approfondite e conoscenze delle nuove tecnologie, tra l'altro in evoluzione.
L'impegno pertanto risulta essere oneroso per quanto riguarda lo sviluppo dei contenuti del piano, nei termini previsti dall'Amministrazione, ed impegnativo per le risorse da impiegare.
In questo senso i Servizi regionali, già peraltro sottodimensionati per le esigenze istituzionali, sono chiamati quotidianamente a svolgere un assiduo lavoro per l'istruttoria delle singole istanze e a fornire consulenza ai Comuni per il controllo dell'attività estrattiva in corso.
Ciò nonostante la convenzione prevede una consulenza con il Dipartimento Georisorse e Territorio del Politecnico, il quale dovrà sviluppare le singole sezioni di ricerca previste dal piano da sottoporre al Servizio regionale competente, il quale provvederà alle proprie valutazioni.
E' pertanto ovvio che le conclusioni e le scelte di pianificazione in funzione delle ricerche e delle valutazioni acquisite restano di esclusiva competenza dell'Assessorato.
Gli Enti strumentali, da parte loro, difficilmente possono affrontare le tematiche specialistiche del Piano estrattivo; infatti la competenza degli Enti si esplica in altri campi di ricerca, anche se a volte sono affini a problemi territoriali.
Il Dipartimento Georisorse e Territorio del Politecnico di Torino garantisce una valida consulenza sotto tutti gli aspetti richiesti dalla pianificazione estrattiva in virtù della vasta esperienza sia a livello scientifico, acquisita nella lunga attività didattica e di ricerca, sia per la collaborazione fornita ad altre Amministrazioni regionali e provinciali nel campo della pianificazione dell'attività di cava.
L'importo stabilito nella deliberazione con la quale è stata affidata la convenzione al Dipartimento del Politecnico è ritenuto congruo dal Settore regionale artigianato, cave e torbiere in relazione all'impegno ed agli elaborati richiesti.
Infatti l'indagine viene condotta su sette ambiti di interesse: geoterritoriale, socio-economico, idraulico-topografico, idrologico geofisico, estrattivo-normativo, ambientale-ecologico, urbanistico paesaggistico. Per ogni ambito sono previsti impegni per 5 ore/settimana da parte dei Docenti individuati in convenzione e 20 ore/settimana per un collaboratore interno del Politecnico.
Inoltre è previsto un periodo di quaranta settimane su ogni ambito per i Docenti ed un periodo di dieci mesi per i collaboratori.
Le tariffe ufficiali del Politecnico prevedono L. 100.000/ora per i Docenti e L. 1.500.000/mese per il collaboratore.
Agli oneri economici riguardanti il personale occorre sommare ulteriori L. 50.000.000 per l'uso delle strutture universitarie (laboratori, centro di calcolo, biblioteca) e per il fondo spesa comune per la redazione della documentazione di sintesi e degli elaborati finali.
Gli importi sopra riportati, relativamente al costo orario dei Docenti e il costo mensile per il collaboratore, sono senz'altro ampiamente consoni all'impegno e alla professionalità richiesta.
L'importo, così analizzato, risulta competitivo anche se il contraente può giovarsi della documentazione relativa alla situazione attuale dell'attività estrattiva, alla cartografia esistente e alle banche dati.
Opportunamente è stata inserita la possibilità di usufruire dei dati di base; si ottiene in tal modo un notevole risparmio di tempo e di risorse evitando inutili ricerche di dati già altrimenti acquisiti.
Il Piano estrattivo per i materiali inerti è da considerare primario rispetto agli altri due comparti soprattutto per tre ordini di motivazioni.
Principalmente i materiali inerti sono essenziali per le usuali tipologie costruttive; inoltre le recenti scelte di pianificazione in altri settori, che pongono pesanti incertezze all'assetto estrattivo attuale rimandano al Piano di settore le valutazioni per quanto riguarda la continuità, seppur limitata, in aree di particolare interesse sia ambientale sia estrattivo.
Senz'altro i progetti di nuove ed importanti infrastrutture pubbliche richiedono scelte di pianificazione in gran parte riferite a materiali di non elevate caratteristiche tecniche da utilizzare per la realizzazione di rilevati e riempimenti.
A questo proposito il Piano di settore dovrà fornire precise indicazioni per l'eventuale utilizzo di materiali riciclati o per lo sfruttamento di giacimenti di basso pregio, razionalizzando in tal modo l'uso di materiali di maggior pregio ad un impiego più consono.
I comparti estrattivi restanti, pietre ornamentali e materiali per l'industria, sono altrettanto importanti e necessitano di linee di pianificazione; nel bilancio 1996 saranno reperite risorse per la predisposizione del piano relativo a questi comparti.
E' da segnalare, per rispondere ai quesiti posti dagli interpellanti che la collaborazione con l'Autorità di bacino si esplicherà, anche su questo argomento, soprattutto nell'ambito del Comitato tecnico in questa fase di definizione della pianificazione di bacino.
Infine l'istituzione dello "sportello unico", anche se auspicata dal piano, deve trovare norme in precise disposizioni di legge sulle quali si sta lavorando. E' da rilevare che nel caso dell'attività estrattiva l'intreccio di materie trasferite alle Regioni (attività estrattiva, tutela del vincolo idrogeologico e competenze delegate, tutela delle aree di particolare interesse ambientale) costituiscono un pesante ostacolo, se non opportunamente coordinate, per conseguire lo "sportello unico" auspicato tra l'altro, anche dagli operatori del settore e che rientra, appunto, tra gli obiettivi di predisposizione da parte dell'Amministrazione regionale.
Devo aggiungere un'appendice: questa ipotesi di piano è stata prospettata alle Amministrazioni provinciali, alle quali si è chiesta anche una collaborazione fattiva e un raccordo costante durante l'anno di lavoro dei consulenti del Politecnico, che, ricordo, a metà di quest'anno, dopo sei mesi dall'inizio della convenzione, dovranno comunque sfornare un primo rapporto sullo stato dell'arte della pianificazione. Devo informare i colleghi che vi è stato anche un apprezzamento e una grande disponibilità da parte delle Amministrazioni provinciali in merito a questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo già avuto modo parlando di specifiche modifiche di legge - di parlare, sia in Commissione sia in Consiglio, della situazione di disordine in cui regna questa attività nella nostra regione. Un disordine che causa un utilizzo non razionale delle risorse necessarie e - spesso - scempi territoriali evidenti e continui.
Con la nostra interpellanza si è voluto porre due ordini di problemi.
Da un lato, criticare il ricorso - a volte continuo - a livelli di consulenza esterna che non sempre si giustificano, non tanto per la competenza degli interlocutori, quanto per il fatto che si dovrebbe - a nostro parere - valorizzare meglio le energie interne che, soprattutto in questo settore, sono valide e consistenti. Tra l'altro, a ragione di ci vi è il fatto che questa consulenza di fatto si avvarrà di tutto l'impianto professionale, cartografico, umano ed informativo del nostro Ente. E' per questo che la spesa ci pare poco congrua; lo sarebbe se si effettuasse un lavoro completamente autonomo, ma visto che praticamente viene e verrà fornito tutto dal nostro Ente forse bisognerebbe verificare meglio questo aspetto.
In secondo luogo, rispetto ai tre obiettivi dello studio (materiali alluvionali per il confezionamento di calcestruzzi e i conglomerati bituminosi, materiali per l'industria e pietre ornamentali), dalla convenzione pare che si effettui solo il primo. Ecco qui l'altro elemento di perplessità: vuol dire che ricorreremo poi ad un ulteriore prolungamento della convenzione per gli altri due obiettivi? Se l'Assessore - anche solo con cenni - mi conferma ciò, le nostre perplessità aumenteranno anziché diminuire, perché si confermerebbe il nostro dubbio.
Quindi, per intanto volevo chiedere ulteriori precisazioni in questo senso, mantenendo tutte le perplessità che abbiamo evidenziato nell'interpellanza; inoltre, non potremo far altro che andare a sollevare visto che non si riesce a fare un ragionamento serio complessivo, quelle situazioni in tutto il territorio che ci paiono incongruenti rispetto al problema.
Inoltre, ci pare che il problema sia preso per il corno sbagliato; si parte cioè da una presunta esigenza del mercato per verificare come sfruttare il territorio - questo come approccio generale - e non, invece verificare le risorse del territorio per poterle utilizzare sul mercato. Ci pare, questa, un'impostazione sbagliata di approccio complessivo alla materia.
Attendiamo ulteriori delucidazioni ed approfondimenti da parte dell'Assessore.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanza n. 272 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti relativa all'impianto industriale della UNIBIOS S.p.A.


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 272 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti, alla quale risponde ancora l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore a cave e torbiere Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con l'interpellanza in oggetto, riferita all'impianto chimico-industriale della ditta UNIBIOS S.p.A. situato nel Comune di Trecate (NO), i Consiglieri regionali Chiezzi Papandrea e Simonetti vogliono sapere: se la Regione è al corrente delle emissioni maleodoranti e delle controversie tra la direzione dello stabilimento e i cittadini residenti se l'impianto di termodistruzione per rifiuti tossico-nocivi sia stato regolarmente autorizzato dall'Assessorato regionale all'ambiente e se per tale autorizzazione sia stata indetta la "Conferenza regionale dei servizi" con la partecipazione degli Enti locali se la Giunta regionale intende intervenire per il ripristino di una situazione di legalità e per l'avvio delle procedure per la rilocalizzazione dell'intero impianto industriale se non si ritenga di avviare un'inchiesta amministrativa per verificare gli iter autorizzativi e non, relativi a produzioni e smaltimento rifiuti di ogni tipo di rifiuto che hanno riguardato l'azienda UNIBIOS S.p.A. di Trecate.
In proposito si riferisce quanto segue.
In data 10/1/1991 è stato presentato, da parte della UNIBIOS S.p.A., un progetto relativo ad un impianto di termodistruzione di rifiuti speciali e tossico-nocivi, da ubicarsi nel proprio stabilimento di Trecate per uno smaltimento in conto proprio, da assoggettare alla procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA), ex DPR n. 377/88 e da esaminare ai sensi dell'art. 3 bis della legge n. 441/87.
Dopo la conferenza istruttoria del 21/3/1991 è stato espresso, con DGR n. 175-5169 dell'8/4/1991, il parere regionale di competenza al Ministero dell'Ambiente, ai sensi dell'art. 6, legge n. 349/86, ai fini della pronuncia ministeriale di VIA.
Questa è intervenuta, in senso favorevole, con decreto VIA n. 1815 del 19/1/1994.
CHIEZZI Il parere era favorevole? CAVALLERA, Assessore a cave e torbiere In genere la Giunta regionale formula una serie di osservazioni e poi è la Commissione VIA che tira le conclusioni. Comunque, le posso poi fornire copia della deliberazione. Parlo del 1991. Adesso io stavo facendo la narrativa dei fatti.
Stavo dicendo: con decreto VIA n. 1815 del 19/1/1994, con la prescrizione, per la UNIBIOS, di predisporre gli elaborati progettuali definitivi per l'esame ai sensi dell'art. 3 bis della legge n. 441/87.
La UNIBIOS ha presentato il progetto definitivo, come da prescrizione ministeriale, il 25/3/1994.
Nel frattempo, veniva emanato il DL 10/3/1994 n. 169 contenente: "Disposizioni in materia di riutilizzo dei residui derivanti da cicli di produzione o di consumo in un processo produttivo o in un processo di combustione" (tale decreto è stato poi reiterato in diverse versioni fino all'ultima che, se non sbaglio, qui viene indicata con il n. 8 dell'8/1/1996, mentre oggi deve essere il n. 111 dell'8 marzo, se vado bene a memoria; quindi: quindici o sedici reiterazioni).
Poiché la UNIBIOS ha ritenuto che la propria attività di termodistruzione rientrasse in quelle previste dal DL n. 169/94 e successive reiterazioni, e poiché, in tal caso, tale attività può essere effettuata previa comunicazione alla Regione e all'Albo nazionale degli smaltitori senza ulteriori autorizzazioni, la UNIBIOS provvedeva in tal senso comunicando in data 18/3/1994 che, in materia di smaltimento rifiuti dopo 60 giorni, avrebbe alimentato anche con propri residui di lavorazione l'impianto per la produzione di energia che la stessa aveva installato e fino a quel momento, esercito a gas metano.
Frattanto era stata convocata la Conferenza per l'esame, ai sensi dell'art. 3 bis della L.R. n. 441/87, del progetto presentato il 25/3/1994.
La Conferenza, riunitasi il 16/6/1994, ha determinato di sospendere ogni valutazione in attesa di chiarimenti da parte del Ministero dell'Ambiente, tenuto conto anche della comunicazione presentata dalla UNIBIOS il 18/3/1994, ai sensi del DL n. 169/94.
In data 23/6/1994 veniva avvisata la UNIBIOS della sospensione della procedura ex art. 3 bis della legge n. 441/87 e, con successivo protocollo n. 8739 del 18/7/1994, la stessa UNIBIOS veniva diffidata, ai sensi del DPR n. 203/88, dal mantenere in esercizio l'impianto di cui trattasi senza aver acquisito la preventiva autorizzazione prevista dal DPR n. 203/88, che risulta ricompresa nell'approvazione di progetto di cui all'art. 3 bis della legge n. 441/87.
In data 19/7/1994 veniva posto un quesito al Ministero dell'Ambiente circa la nuova situazione venutasi a creare a seguito dell'emanazione del DL n. 169/94. A tale quesito il Ministero ha risposto solo in data 3/7/1995 ed in maniera interlocutoria.
Nel frattempo, il DM 16/1/1995 ha definito le caratteristiche delle sostanze e degli impianti ai fini dell'applicazione della normativa sul riutilizzo dei residui in processi di combustione per la produzione di energia e la situazione specifica dell'impresa è identificabile al punto 10) del DM citato. Questo Assessorato, pertanto, ha comunicato al Ministero dell'Ambiente che, fatte salve nuove disposizioni legislative circa il riutilizzo dei residui, il quesito formulato il 19/7/1994 si considerava superato.
L'attività restava tuttavia assoggettata all'autorizzazione preventiva ai sensi dell'art. 15a del DPR n. 203/88 (come già detto, l'autorizzazione di cui al DPR n. 203/88 sarebbe stata prima ricompresa nell'approvazione di progetto ai sensi dell'art. 3 bis della legge n. 441/87 che, nel caso in specie, non era più applicabile per l'intervenuta emanazione della cosiddetta "normativa sui residui" di cui ai decreti legge reiterati e al decreto ministeriale citato).
Questo Assessorato ha promosso un incontro con l'Amministrazione comunale, che è avvenuto il 26/5/1995 con il Sindaco, l'USL e il Laboratorio di Sanità Pubblica, e il 2/6/1995 con l'impresa, nell'ambito dei quali, chiarita la situazione normativa, quest'ultima - l'impresa - si è impegnata ad effettuare la progettazione di massima di un sistema per il trattamento degli odori molesti derivanti dai processi di lavorazione dello stabilimento, nonché a verificare con il Comune di Trecate le possibilità di rilocalizzazione dello stabilimento stesso.
L'impresa ha presentato la domanda di autorizzazione ai sensi del DPR n. 203/88 per l'utilizzo di residui di lavorazione nel proprio impianto per la produzione di energia. Parallelamente ha presentato anche il progetto preliminare per il trattamento degli odori molesti. Il Sindaco di Trecate si è espresso favorevolmente in merito al rilascio dell'autorizzazione.
Il 22/1/1996 la Giunta regionale ha approvato pertanto una deliberazione (DGR n. 64-5432, allegata alla risposta all'interrogazione che è a vostre mani), con la quale è stata autorizzata, ai sensi dell'art.
15a del DPR n. 203/88, una modifica sostanziale degli impianti produttivi dello stabilimento Istituto Biologico Chemioterapico, più noto come UNIBIOS di Trecate.
Tale autorizzazione permetterà all'impresa di esercire il proprio impianto per la produzione di energia oltre che a metano, come attualmente autorizzato, anche con residui derivanti dai processi di lavorazione dello stabilimento.
L'utilizzo dei residui è stato vincolato all'attuazione di un piano di alimentazione graduale delle diverse tipologie degli stessi, accompagnato da un parallelo e fitto piano di verifica delle emissioni in atmosfera, da effettuarsi sotto il controllo del Comune, dei tecnici del Servizio di Igiene Pubblica dell'USL e del Laboratorio di Sanità Pubblica di Novara.
L'autorizzazione fa altresì obbligo all'impresa di attuare in anticipo rispetto alle previsioni normative (infatti vi è una scadenza al 31/12/1997), un piano di captazione e trattamento, ai fini della deodorizzazione, delle emissioni derivanti dai reparti produttivi, che attualmente si disperdono nell'ambiente senza alcuna forma di trattamento.
Queste emissioni sono sempre state oggetto di forti tensioni e continue segnalazioni da parte degli abitanti della zona, che lamentano soprattutto il cattivo odore che le caratterizza.
Volendo sintetizzare, rilevo che, pur nell'evoluzione della normativa che oggettivamente favorisce il riutilizzo improprio dei residui di lavorazione, vi è stata anche, in costante contatto con il Comune l'imposizione all'impresa richiedente di un anticipato piano di intervento sulla deodorizzazione degli odori molesti. Ho saputo proprio questa mattina, presso gli uffici dell'Assessorato, che sono state previste tre campagne di monitoraggio per un'ipotetica concessione del funzionamento a regime di questa nuova alimentazione con i residui. Stiamo attendendo dall'USL di Novara l'invio dei dati di questa prima campagna di monitoraggio, perché è chiaro che il tutto potrà avvenire nell'ottica del recupero energetico dei residui di lavorazione solamente se sarà accertato e certificato, da parte del laboratorio competente, il rispetto dei limiti di emissione previsti dalla legge e comunque individuati nella nostra autorizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Ringrazio l'Assessore per la risposta e anche per la ricostruzione degli avvenimenti, senz'altro utile. Chiedo, per cortesia, di poter avere la lunga relazione, che mi riprometto di far pervenire sul territorio di Trecate a tutte le organizzazioni che nel tempo mi hanno sollecitato il problema.
Rimango molto preoccupato della cornice entro la quale il problema ha avuto la soluzione che l'Assessore ha illustrato; cornice che cambia il nome alle cose: chiama "residui" quanto prima chiamava "rifiuti".
Chiamandoli residui, non sono più rifiuti; non essendo più rifiuti, si pu fare tutto quanto con i rifiuti non si poteva fare. Questa la legislazione e la decretazione italiana, anche del Governo Dini uscente, contro la quale ci opponiamo. E' veramente mistificatoria come denominazione, e i danni che ciò procura sono tutti da verificare.
L'Assessore ci dice: "Lavoriamo all'interno del DL n. 203 verificheremo i fumi e quant'altro"; rimane la nostra opposizione di fondo a questo modo di agire.
Sul fatto specifico, ovvero gli odori, la puzza, la diossina e quant'altro, mi riservo di intervenire successivamente, sentite anche le comunità locali che in vario modo sono state interessate dal problema.
Per adesso sospendo ogni determinazione, in attesa della relazione e di poter consultare le popolazioni interessate.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interpellanza n. 274 della Consigliera Cotto relativa all'ex Colonia marina astigiana in Comune di Andora (SV)


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 274 presentata dalla Consigliere Cotto, alla quale risponde l'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al patrimonio L'interpellanza della Consigliera Cotto è stata articolata nei seguenti tre punti: motivo della mancata opposizione al decreto di esproprio del Comune di Andora, inerente la proprietà regionale denominata ex Colonia marina astigiana di Andora (SV) motivo della mancata risposta ad una nota dell'Amministrazione provinciale di Asti del 21/4/1992 individuazione delle modalità di ristoro per gli Enti astigiani per l'avvenuta espropriazione ed il conseguente venir meno della destinazione d'uso da attribuirsi al complesso immobiliare.
Punto per punto, si osserva: a) allo stato attuale non esiste alcun decreto di esproprio, ma è semplicemente iniziato il procedimento al termine del quale verrà adottato formale provvedimento ablativo. Sino ad ora sono stati svolti, o iniziati i sottoprocedimenti relativi: 1) modifica dello strumento urbanistico comunale 2) espletamento delle formalità di pubblicazione dell'inizio del procedimento espropriativo vero e proprio 3) occupazione d'urgenza dei luoghi 4) offerta delle indennità provvisorie di espropriazione e di occupazione.
Non sono stati rilevati elementi tali da far ritenere viziata l'attività svolta. Pertanto: non si è fatta opposizione al decreto di esproprio perch tale decreto non esiste, mentre non si è fatta opposizione agli atti intermedi della procedura perché, oltre a non esservi interesse a farlo neppure ne sono stati accertati i presupposti.
b) Con la lettera della Provincia di Asti cui si è fatto riferimento si rendeva nota la volontà del Comune di Asti e della Cassa di Risparmio di Asti contraria alle ipotesi di cessione della ex Colonia prospettate dal Comune di Andora e del conseguente venir meno della destinazione d'uso a suo tempo prefissata. Proseguire nel cercare un contemperamento dei diversi interessi coinvolti tramite negoziazione significava rinviare ulteriormente nel tempo l'esito positivo della vicenda, quando invece l'interesse da ricercare sta nell'effettiva destinazione di pubblica utilità ad un bene altrimenti non più utilizzato. Il ricorso da parte del Comune di Andora alla procedura espropriativa consente una congrua definizione in tempi ragionevoli e non impedisce di tenere conto degli interessi di tutti i soggetti coinvolti, con forme di riconoscimento diverse ma equivalenti.
Alla luce di ciò, la nota della Provincia di Asti non ha avuto seguito in quanto faceva riferimento ad un ambito di ipotesi superato dai successivi avvenimenti.
c) I diritti esistenti sul bene da espropriare potranno, nel rispetto della normativa vigente, trovare reintegrazione tramite le indennità di espropriazione.
Al di là del formalismo puro e rispettabilissimo, penso valga la pena di fare qualche considerazione finale relativamente a quello che gli uffici hanno predisposto in merito alla questione.
Non più tardi di tre giorni fa, in quel di Asti, in Municipio, io e la Consigliera Cotto abbiamo avuto un incontro con il Comune, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Asti e l'Amministrazione provinciale di Asti.
In tale incontro abbiamo manifestato, per quanto ci riguarda, la disponibilità sostanziale della Regione a gestire la vicenda in modo politico e non fiscale e quindi, a fronte dell'offerta del Comune di Andora di 1.422 milioni (se ricordo bene), abbiamo addotto le motivazioni per le quali abbiamo rifiutato quell'offerta; non solo, ma - e direi con comune soddisfazione, per quel che ci è parso di cogliere - esiste un'intesa fra Regione, Fondazione, Provincia e Comune affinché si arrivi nel più breve tempo possibile a far sì che il Comune di Andora versi la somma la più equa e congrua rispetto all'immobile acquisito. In più, esiste la volontà - che è stata pure apprezzata, per quel che ci riguarda, ma penso che poi la Consigliera Cotto potrà sviluppare il suo parere - di andare, con il ricavato di questa alienazione, a gestire un intervento politico per quanto riguarda Asti, (Comune, Provincia e territorio astigiano) che sia ovviamente costruito dalle realtà locali e che veda naturalmente - ma non sarà un problema - consenziente la Regione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.
COTTO Mi dichiaro soddisfatta, specialmente dell'ultima parte della risposta.
L'Assessore ha ricordato l'incontro di giovedì scorso ad Asti; speriamo che si possa dare concretezza a quanto convenuto.
L'Assessore è stato molto apprezzato sia dal Sindaco di Asti che dai rappresentanti della Provincia e della Cassa di Risparmio perché, con molta competenza, ha dimostrato di conoscere le lunghe vicissitudini della colonia di Andora e ha dato le risposte che il buonsenso faceva attendere.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Racchelli e Riba.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Proteste del Gruppo Rifondazione Comunista in merito all'errata interpretazione del comma secondo dell'art. 63 del Regolamento da parte del Presidente del Consiglio e alla presenza in aula di persone estranee


PRESIDENTE

Devo fare una comunicazione al Consiglio in merito ad una lettera che ho ricevuto dal Gruppo di Rifondazione Comunista relativamente all'applicazione del Regolamento, che ha coinvolto il comma secondo dell'art. 63 del Regolamento stesso.
Devo presentare le mie scuse al Consiglio, in quanto vi è stata un'errata interpretazione di tale Regolamento. Una riflessione dovuta all'art. 61, anziché all'art. 63, forse avrebbe indotto Gruppi che volevano prendere la parola riguardo all'abbonamento "Formula" ad astenersi dal loro diritto di esprimersi. Di conseguenza, sono grato al Gruppo di Rifondazione Comunista per aver richiamato questa mia colpevolezza o manchevolezza assolutamente non dolosa - semmai colposa - e rimetto le mie scuse al Consiglio per non aver interpretato nella correttezza il Regolamento che comunque era a mie mani e certamente alla portata di una lettura meno affrettata.
Devo dire che è una responsabilità assolutamente personale che non coinvolge i funzionari, per cui se c'è una responsabilità questa è solo integralmente mia.
Voglio dare ancora un'informazione.
Abbiamo ricevuto questa mattina una lettera da parte del Gruppo di Rifondazione Comunista il quale nota che viene tollerato un via-vai di persone estranee al Consiglio nel settore della sala dove siedono i Consiglieri, una presenza delle stesse presso i banchi dei Consiglieri e della Giunta regionale, con formazione di capannelli di persone distratte e rumoreggianti che disturbano il lavoro dei Consiglieri regionali che lavorano.
Il Gruppo di Rifondazione Comunista ritiene indecorosa tale situazione oltre che produttrice di diseconomie nei lavori del Consiglio regionale.
Richiede pertanto che, a norma di Regolamento, sia chiaramente indicato il settore della sala dove siedono i Consiglieri e che con tale settore sia garantito il rispetto dell'art. 1 e dell'art. 58, il cui primo comma recita: "Nessuna persona estranea al Consiglio o ai servizi relativi pu introdursi nel settore della sala dove siedono i Consiglieri".
Prendo atto di tale richiesta e ne dò comunicazione al Consiglio augurandomi che la corresponsabilità di tutti possa permettere quella che è stata ritenuta una più decorosa situazione di lavoro da parte di tutti i Consiglieri. Purtroppo la situazione dell'aula è questa e quindi possono anche verificarsi commistioni che vorremmo certamente evitare; almeno questo è l'auspicio.
La parola al Consigliere Chiezzi.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, il mio ringraziamento al Presidente Picchioni per la precisazione fatta è assolutamente sincero.
Non si tratta di segnare errori che tutti compiamo. Anche noi non ci siamo accorti dell'irregolarità di applicazione del Regolamento, ma il problema posto riflette una nostra impressione. Può darsi sia un'impressione errata ma come tale la dobbiamo riportare: abbiamo l'impressione che qualche volta lei, Presidente, si faccia trascinare da "maggioranze straripanti", che la portano ad interpretazioni del Regolamento che - diciamo così - si accostano dalla parte degli interessi di queste "straripanti maggioranze".
Le chiedo di conservare invece la sua fisionomia di persona attenta ed intelligente, che ritengo imparziale non per virtù, ma per l'abito che porta, ricordando sempre l'insegnamento che ha dato a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di apprezzare il suo lavoro, il Presidente Viglione (tra l'altro, mi piacerebbe sapere dove è finita la fotografia del Presidente Viglione che era in questa stanza).
Chiedo quindi un'estrema attenzione nell'applicazione del Regolamento.
Vede, Presidente, sarà tutto casuale, ma abbiamo notato che in certi momenti c'è grande attenzione, che si esercita nel tempo di un microsecondo, nel cogliere delle sfumature di Regolamento, mentre in altri vi sono amnesie perduranti, strategiche, quando invece sarebbe banale specialmente per chi utilizza il Regolamento da sempre, intervenire.
Non vorremmo continuare ad avere l'impressione di subire la dominanza degli interessi della maggioranza, soprattutto di straripanti maggioranze.
Aggiungo che questa impressione non è solo dovuta a fatti avvenuti, che non vengono rilevati. Se infatti legge l'agenzia settimanale di informazione del Consiglio regionale, vedrà che la domanda, che adesso pongo, "per chi lavoriamo noi Consiglieri di minoranza?", ha una risposta: lavoriamo per l'immagine e gli interessi della maggioranza e degli Assessorati! La questione delle tariffe integrate per i pendolari, vicenda che ci ha visto scontrarci e che per me adesso è senz'altro chiusa, come viene resocontata? Si dedicano tre righe alle posizioni della Lega Nord e del Gruppo di Rifondazione Comunista, tre righe nelle quali si scelgono anche degli avverbi discutibili, si dice: "per protestare contro la decisione Lega Nord e Rifondazione Comunista hanno polemicamente abbandonato l'aula del Consiglio regionale". Si sceglie di dire "polemicamente", che se prendiamo lo Zanichelli (Dizionario fraseologico delle parole equivalenti analoghe e contrarie, del noto Giuseppe Pittano), leggiamo che questo avverbio vuol dire "provocatoriamente, aggressivamente". Va bene, è giornalismo il dare un'interpretazione aggressiva al nostro abbandonare l'aula. Dopodiché, si dedicano venti righe a come il Presidente del Consiglio ha risolto la questione! E la par condicio dov'è? Ma come, io mi muovo per abbandonare l'aula e dar modo al Presidente del Consiglio di scriversi venti righe sull'agenzia di informazione? Lasciando tre righe "polemiche" alla Lega e a Rifondazione? Andando oltre scorrendo il giornale, possiamo verificare come vengono descritte le interpellanze: si dedicano loro per lo più tre righe, con il nome del Gruppo che le ha presentate, senza citare i nomi dei colleghi che intervengono, né di maggioranza né di minoranza; ci sono poi, però, venti righe dedicate alla risposta dell'Assessore, con nome e cognome! Se dobbiamo lavorare per dar lustro, immagine e visibilità politica agli Assessori, non dico che non presenteremo più interpellanze, ma ci comporteremo in altro modo in aula: delle interpellanze non viene mai citata la replica "soddisfatto o insoddisfatto": in pratica, esiste solo la maggioranza! Interesse del Gruppo di Rifondazione Comunista non è né di cavillare n di bloccare i lavori del Consiglio, ma di avere confronti liberi - anche duri quand'è il caso - di avere confronti politici con il rispetto delle reciproche posizioni e con la fiducia di essere in un luogo uguale per tutti, in cui ciascuno di noi può esercitare, giuste o sbagliate che siano le proprie posizioni, sotto la tutela del Presidente del Consiglio. I Presidenti del Consiglio di turno dovrebbero leggere con attenzione il lavoro svolto dal Presidente Viglione, che non smetto mai di ringraziare per l'insegnamento che ha dato, a chi ha avuto modo di conoscerlo, di gestione imparziale, corretta ed istituzionalmente alta dell'aula. Se il Consiglio è il luogo in cui il confronto si può svolgere con la "protezione" - la chiamo così - istituzionale del Presidente del Consiglio in certi momenti astratto da interessi di maggioranza o di minoranza, ma custode geloso delle regole che permettono a tutti noi anche di accapigliarci - il nostro dibattito potrà diventare anche interessante. Se viceversa, ci mettiamo sulla strada delle sfumature che, in un microsecondo, vengono messe in moto per fermare un'iniziativa improvvida di un Gruppo di minoranza o, al contrario, di grandi amnesie, prendiamo una direzione che, come tutti noi sappiamo, non porta benefici n all'istituzione né ai nostri lavori né agli interessi di alcuno, sia esso di maggioranza o di minoranza.
La ringrazio ancora, comunque, per la sua precisazione.



PRESIDENTE

Mi permetta, Consigliere, di aggiungere qualche parola ad un intervento che lei ha inteso estendere ad una fenomenologia generale della conduzione di questo Consiglio.
Innanzitutto, sul fatto specifico, le posso dire che esiste un precedente riportato proprio dal Presidente che lei ha testé citato: una pregiudiziale di sospensiva dei lavori, nel 1986, che riguardava un ordine del giorno sulla vicenda di Chernobyl. Quindi, pur soffrendo di tutta l'amnesia che lei mi imputa, non è che non ricordassi questo precedente, ma ritenevo che certamente, nel passato, ci fosse qualche piccola giurisprudenza in tal senso.
Secondo aspetto. Non mi sono accorto di alcuna "straripante" maggioranza, e credendo che si trattasse di quella puramente numerica, del Consiglio - quella che mi ha eletto - non potevo di certo considerarla straripante.
Le sue estensive interpretazioni, Consigliere, portano però ad intendere tale maggioranza al di là e al di qua di questo corridoio. Si tratta però di interpretazioni assolutamente sue, personali; non sono eterodiretto né da una miniminoranza né da una maximaggioranza. Purtroppo posso sbagliare.
Voglio anche ricordarle che, in occasione di una votazione che la mia maggioranza voleva fosse ripetuta, ritenendo che la votazione fosse già proclamata, io mi attenni scrupolosamente a quella che era una mia, sia pure soggettiva, interpretazione del Regolamento. Occorre dare atto di quando si agisce bene, ma non si può sempre agire male, come lei dice! Pertanto, al di là dei sacri testi o dei sacri padri, ritengo che il Consiglio debba essere condotto sull'esperienza che ognuno deve farsi nelle diverse circostanze, nei diversi avvenimenti che succedono in quest'aula.
Ricordate che il problema non è sempre dell'azione che risponde ad una provocazione, è anche della provocazione che presuppone un'azione contraria. E allora, quando "microsecondo" significa che io posso interpretare il Regolamento nei termini più fiscali del solito - al di là del fatto per cui credo che nessun fiscalismo mi possa essere imputato visto il numero degli interventi, il numero delle interrogazioni nonché il tempo a disposizione di Rifondazione Comunista - al di là di tutto questo credo che nella conduzione di un Consiglio, di una sua economia, dello stile e soprattutto dello spirito che in quel momento esiste in Consiglio i freni possono essere allentati o tirati proprio per riportare il Consiglio stesso ad un'applicazione del Regolamento che altrimenti non ci sarebbe, ma che in quel momento deve essere assolutamente fiscale.
Voglio ancora ricordarle una cosa: essendo questa un'aula di Consiglio non possiamo permettere fotografie di nessuno.



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Va beh! Lei sa benissimo rifugiarsi in corner, Consigliere, ma la sua domanda non poneva solamente una curiosità puramente logistica: "Dov'è la fotografia di Viglione"! La sua domanda voleva presumere qualcosa, come qualcosa voleva presumere quel quadro - una fotografia - per il quale si è fatta un'indebita polemica sulla stampa cittadina. Tutti sapete che quello appeso alle mie spalle era una fotografia del "Terzo Stato". Sono fattori contingenti sui quali credo non ci possano essere, assolutamente, polemiche di sorta.
Le voglio comunque assicurare, Consigliere, che il Gruppo di Rifondazione Comunista, anche per la creatività del suo Presidente e per la solerzia dei suoi componenti, anima il Consiglio indipendentemente dalle maxi o minimaggioranze e svolge il proprio ruolo forse in maniera esorbitante rispetto ai numeri, ma certamente non esorbitante rispetto all'intelligenza o alla polemica politica che esso sa, può e riesce portare avanti.
Per quanto concerne invece gli uffici stampa, spero che lei non attribuisca la capacità di fare il pavlovista di turno, perché non credo di aver dato né delle "dritte" né degli ordini di servizio ai nostri bravissimi componenti l'Ufficio stampa. Faccio mia la raccomandazione che lei ha sottolineato; bisogna dare al Consiglio, poiché l'organo di informazione è l'organo del Consiglio, tutto lo spazio che ad esso deve essere dato. Vedo presenti alcuni componenti dell'Ufficio stampa: non è certamente un rimprovero, ma una sensibilità che qui è stata dimostrata, è una sensibilità che faccio interamente mia.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 177: "Personale dipendente degli Enti convenzionati in mobilità per l'anno formativo 1995/1996"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 177, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 35 voti favorevoli e 7 astensioni.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 250: "Individuazione, ai sensi dell'art. 5 della L.R. 23/3/1995 n. 39, delle associazioni ed organizzazioni aventi titolo a designare propri candidati in seno alla Commissione regionale consultiva per l'agroindustria di cui all'art. 11 della L.R. 22/12/1995 n. 95"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 250, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Moro.
MORO Grazie, signor Presidente.
Il Consiglio regionale, con la legge n. 95 del 22/12/1995, che citava "Interventi regionali per lo sviluppo del sistema agroindustriale piemontese" - che spero cominci davvero ad incentivare l'attività agroindustriale della nostra Regione, in questa delicatissima fase politica, economica, sociale ed occupazionale di gravissima crisi individua, all'art. 5 della L.R. n. 39 del 23/3/1995, le associazioni e le organizzazioni di categoria aventi titolo a designare i soggetti per l'istituzione della Commissione consultiva per l'agroindustria, ai sensi dell'art. 11, comma primo, lettere b), c), d), f), g) e h).
A parere del Gruppo di Rifondazione Comunista è un'indicazione positiva, poiché contempla tutte le categorie agroindustriali e i sindacati unitari. Auspichiamo quindi una rapida formazione della Commissione consultiva per la Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 39 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Personale socio - assistenziale

Esame proposta di deliberazione n. 243: "Parziale modifica delle declaratorie del Servizio 'Interventi strutturali socio-assistenziali' e del Servizio 'Attività delegate e personale socio-assistenziale' del Settore programmazione. Verifica ed interventi socio-assistenziali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 243, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Bortolin.
BORTOLIN Grazie, Presidente. Brevissimo intervento, non certo per mettere in discussione la deliberazione: concordiamo infatti con il modificare le declaratorie. Una sollecitazione e una richiesta d'impegno: la comunicazione a tutti i Comuni del Piemonte che l'Assessorato all'assistenza ha modificato i propri Servizi, soprattutto dal punto di vista nominalistico, ma non soltanto.
Visto che l'Assessore è assente, "giro" la richiesta al Presidente del Consiglio regionale. Grazie.



PRESIDENTE

L'Assessore Gallarini si impegna nel senso richiesto dalla Consigliera anche a nome dell'Assessore Goglio.
Non essendovi richiesta di altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 8 astensioni.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 194 relativo alla sopravvivenza nei piccoli Comuni di scuole con classi composte da un esiguo numero di alunni


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. della seduta odierna l'ordine del giorno n. 194, presentato da Consiglieri di vari Gruppi, relativo alla sopravvivenza nei piccoli Comuni di scuole con classi composte da un esiguo numero di alunni.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 222: "Modifiche allo Statuto-tipo delle Agenzie Territoriali per la Casa approvato con DCR n. 699-15158 del 12/10/1993"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 222, di cui al punto 7) all'o.d.g.
I Consiglieri Salerno e Ghiglia hanno presentato tre emendamenti.
La parola all'Assessore Botta.
BOTTA, Assessore alla pianificazione territoriale Signor Presidente, signori Consiglieri, la proposta di deliberazione all'attenzione del Consiglio, che è stata esaminata in sede di Commissione riguarda una migliore definizione della rappresentanza legale in capo ai Presidenti degli enti delle ATC al fine di rispondere anche ad esigenze richieste dalle ATC stesse ed una migliore definizione normativa all'interno degli Statuti-tipo, che avevano previsto la rappresentanza legale in capo ai Direttori generali.
Siccome si tratta di adeguarsi alla legislazione e ai principi generali del diritto societario anche in questo campo, si propone al Consiglio di modificare alcune parti del testo dello Statuto-tipo delle Agenzie Territoriali per la Casa in modo da definire con chiarezza chi ha la rappresentanza legale ed istituzionale - che è il Presidente - mentre al Direttore generale rimarrebbe la rappresentanza gestionale così come è in linea con il DL n. 29.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI L'intervento di carattere generale sul provvedimento, così come consegnato all'aula, ripercorre gli argomenti trattati in Commissione, che portavano alla contrarietà del nostro Gruppo.
Si tratta di provvedimento non spiegato in rapporto alla decisione presa dal vecchio Consiglio regionale, di lasciare la rappresentanza legale dell'ente al Direttore generale. Non si sono capiti i motivi per cui allora fu fatta questa scelta e i motivi per cui ora la si cambia.
Inoltre, il cambiamento di questo tipo di responsabilità dovrebbe comportare un assetto contestuale diverso del ruolo del Direttore generale anche dal punto di vista della retribuzione; infatti era stato determinato un corrispettivo che corrispondeva alla fatica di rappresentare legalmente l'ente; ora che questa fatica, questo pericolo e questo rischio non esiste più, bisognerebbe mettere a regime anche questo aspetto. Dunque riproponiamo la nostra contrarietà.
Relativamente agli emendamenti presentati dal Gruppo di Alleanza Nazionale; chiederemmo ai colleghi la cortesia di illustrarli in forma comprensibile per coloro che non dispongono - come noi in questo momento del testo della legge che si vuole modificare: sono modifiche indecifrabili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Mi associo anch'io alla richiesta del collega Chiezzi di un'illustrazione degli emendamenti, non disponendo dello schema di Statuto tipo delle ATC.
Per quanto riguarda la proposta presentata attraverso la deliberazione, concordiamo sulla necessità di trasferire in capo al Presidente alcune competenze - soprattutto la competenza legale dell'istituto.
Tuttavia, ritengo opportuna un'osservazione che ho già avuto modo di muovere in sede di Commissione: i problemi delle ATC e, soprattutto, quelli di funzionamento, non sono risolvibili con una modifica statutaria, con un trasferimento di competenze.
La difficoltà generale di funzionamento delle ATC deriva dal fatto che la legge istitutiva, la legge n. 11, le ha definite organi ausiliari della Regione: da questa indefinitezza dal punto di vista giuridico deriva anche l'indefinitezza nei rapporti tra organi e delle loro competenze.
Sostengo questo in quanto è depositata - e ne abbiamo discusso anche in Commissione - una modifica alla legge n. 11 da parte della Giunta, con la quale si prevede di ampliare maggiormente i controlli, addirittura trasferendo alcune competenze, che erano del Consiglio di Amministrazione ai Co.Re.Co.
C'è grande confusione attorno a questo tema. Si modifica lo Statuto, si propone una modifica della legge n. 11; probabilmente, alcune questioni dello Statuto potrebbero essere meglio definite nella legge n. 11, nella quale non sono elencate, ad esempio, le competenze del Direttore generale.
Sarebbe molto più corretto che l'intera materia fosse esaminata in modo integrato, con la modifica della legge n. 11; inoltre, la modifica dello Statuto è conseguenza delle modifiche che si apporteranno alla legge n. 11.
Forse, converrebbe attendere, anche perché abbiamo già annunciato, come centro-sinistra, che presenteremo nei prossimi giorni una proposta generale di modifica della legge n. 11.
Pertanto, prima di esprimere un voto, invito l'Assessore a riflettere ulteriormente sulla necessità di pensare una modifica che abbia senso, ma solo dopo aver modificato la legge n. 11. Dai ragionamenti che scaturiranno attorno a tale legge probabilmente potremo ricavare qualche altro elemento da aggiungere nello schema di Statuto che si vuole modificare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.
SALERNO Anche se sarà proposta una modifica alla legge, credo si sia giunti ad una tappa intermedia importante; in ogni caso, anche per un fatto di linearità tecnica e giuridica, andava riportata la rappresentanza legale in capo al Presidente del Consiglio di amministrazione dell'Ente, che, per fatto strutturale, è compito che si riserva normalmente ai Presidenti delle varie Agenzie, Enti territoriali, Enti pubblici, ecc. Il Direttore generale, a questo punto, non avrebbe la rappresentanza legale unitaria dell'Ente e cioè con facoltà di rappresentarlo verso terzi e in giudizio.
L'emendamento presentato dal nostro Gruppo introduce alcuni controlli sull'operato del Direttore generale, a cui comunque il DL n. 29 delega l'assolvimento dell'oggetto dell'Ente, inserendo alcuni suoi atti in una delega specifica, in modo che il suo potere non sia onnicomprensivo: rappresentare l'Ente e contrarre obbligazioni da parte dello stesso.
Le modifiche proposte sono le seguenti: la lettera g) dell'art. 12 dice che il Direttore generale firma i contratti. Essendo la firma dei contratti un'operazione universale che impegna l'Ente, ho proposto un emendamento che delega questa firma e questo potere in attuazione dei programmi ed obiettivi deliberati dal Consiglio di amministrazione; quindi ove questi potessero essere modificati, il Direttore generale deve attenervisi la lettera s) dice che il Direttore generale conferisce, in caso di comprovata necessità, derivante anche da carenze di organico con provvedimenti motivati, incarichi di collaborazione professionale a soggetti esterni. Poiché si è verificato che alcuni tipi di gestione sfuggissero ad un effettivo controllo, ho introdotto che questi provvedimenti, pur essendo motivati, devono essere sottoposti all'esame consultivo del Consiglio di amministrazione la lettera t) dice che al Direttore generale spettano gli atti di gestione che non siano riservati per legge al Consiglio di amministrazione compresi quelli relativi ai lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria idonei a garantire il corretto e funzionale esercizio dell'attività dell'Ente. Essendo la manutenzione ordinaria e straordinaria uno degli oggetti principali delle ATC spettante al Consiglio di amministrazione, l'emendamento prevede che questi spettino al Direttore generale solo quando siano di particolare necessità ed urgenza e finalizzati alla conservazione del patrimonio dell'Ente.
CHIEZZI Puoi rileggere l'ultimo emendamento? SALERNO Certo. Alla lettera t), tra i compiti del Direttore generale viene inserita la dizione: "Compie tutti gli atti di gestione che non siano riservati dalla legge e dal presente Statuto al Consiglio di amministrazione". Tali atti di gestione, se guardiamo l'oggetto di attività delle ATC, risultano essere composti da tre-quattro elementi: i principali sono la manutenzione ordinaria e straordinaria. Quindi, spetterebbero come finalità essenziali dell'Ente al Consiglio di amministrazione.
CHIEZZI Puoi rileggere la dicitura attuale? SALERNO Lettera t): "Il Direttore generale compie tutti gli atti di gestione che non siano riservati dalla legge e dal presente Statuto al Consiglio di amministrazione o al Presidente, compresi quelli relativi ai lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, di particolare necessità ed urgenza finalizzati alla conservazione del patrimonio dell'Ente ed idonei a garantire il corretto e funzionale esercizio dell'attività dell'Ente". Per cui al Direttore generale non compete in forma generale l'indirizzo della manutenzione ordinaria e straordinaria, essendo questi compiti principali che spettano al Consiglio di amministrazione; al Direttore generale spettano quelli relativi a particolari necessità ed urgenze. In caso di danno, se al fine di conservare il patrimonio è urgente un intervento di manutenzione straordinaria, questo competerebbe al Direttore generale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame degli emendamenti presentati dai Consiglieri Salerno e Ghiglia: 1) all'art. 12, comma terzo, lettera g), dopo la parola "contratti" aggiungere le parole "in attuazione dei programmi ed obiettivi deliberati dal Consiglio di amministrazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 18 astensioni.
2) All'art. 12, comma terzo, lettera s), dopo la parola "motivati" aggiungere le parole "da sottoporre all'esame consultivo del Consiglio di amministrazione".
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Il mio Gruppo non condivide l'emendamento perlomeno per come l'abbiamo inteso dall'illustrazione del Consigliere Salerno. Voi intendete riportare sotto l'intervento del Consiglio di amministrazione eventuali decisioni motivate del Direttore generale, in ordine ad incarichi da affidare in relazione a determinate esigenze.
Proposta discutibile: sappiamo che gli incarichi sono sempre materia ghiotta, discutibile e discrezionale. "Per determinati incarichi motivati per il funzionamento dell'Ente", questi funzionari, che in base alle leggi n. 142 e n. 241 devono avere un'attività separata dai politici, che vogliono sempre mettere le mani dove non dovrebbero; devono avere il potere di gestire in piena autonomia fatti di interesse gestionale, già contenuti all'interno delle direttive dei Consigli di amministrazione.
Quindi c'è una direttiva da seguire, ci sono obiettivi da raggiungere.
Questi Direttori devono attuare degli obiettivi, e se per attuarli hanno bisogno di una consulenza, la affidino a qualcuno.
Voi, invece, dite no! "La affidino pure, ma devono passare sotto il Consiglio di amministrazione, che deve essere consultato". Consultato su cosa? Sulla necessità di affidare una consulenza? Sulla necessità astratta di avere una consulenza nella materia X o sulla necessità di dare al signor alfa beta la consulenza nella materia gamma? Se la consultazione del Consiglio di amministrazione avviene su tutta l'escursione del potere del Direttore generale, praticamente riportate in capo ai politici eletti nel Consiglio di amministrazione il potere di veto e quello di conciliare le aspettative, le esigenze e le propensioni culturali del Consiglio di amministrazione con quelle del Direttore. Facciamo passi indietro! Nell'ambito ristretto dei Direttori generali, affidino le consulenze che credono; ne risponderanno nella loro vita amministrativa al Consiglio di amministrazione, che darà sempre un giudizio sul loro operato. Non rimettiamo dei legacci di questo livello tra un Consiglio di amministrazione, che deciderà sui nominativi dei Direttori, e gli stessi.
Lasciamo liberi i Direttori generali di gestire. Se gestiranno male l'Amministrazione li punirà.
Se le cose stanno in questi termini, voteremo contro l'emendamento, che speriamo venga ritirato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.
SALERNO Molto brevemente, per un flash sulle osservazioni del Consigliere Chiezzi.
L'emendamento non vuole introdurre palle al piede, semplicemente è un modo affinché i provvedimenti, seppur motivati, non rimangano agli atti dell'ufficio, dentro un cassetto; nel modo proposto, invece, vengono comunque pubblicizzati al Consiglio di amministrazione. Consiglio che è anche giusto che lavori, che faccia, che si occupi dell'Ente e non sia soltanto un organo astratto, che ogni tre mesi si riunisce per prendere un caffè e fare discussioni astratte: che si occupi anche della gestione dell'Ente! Per concludere, possiamo dire che per quanto da sottoporre all'esame consultivo, non possiamo scrivere noi il come, il quando, il perché. E' parere che il Consiglio di amministrazione dovrà esprimere su un provvedimento motivato; non si tratta di sottoporlo preventivamente - il che realmente potrebbe ingessare l'attività del Direttore generale.
Semplicemente, viene inserito pubblicamente negli atti societari del Consiglio di amministrazione.
Considero validi, quindi, gli emendamenti proposti e dichiaro il voto favorevole del Gruppo.



PRESIDENTE

Come richiesto dal Gruppo Rifondazione Comunista, pongo in votazione l'emendamento n. 2) per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI' 26 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'emendamento è approvato.
Passiamo all'esame dell'ultimo emendamento presentato dai Consiglieri Salerno e Ghiglia: 3) all'art. 12, comma terzo, lettera t), dopo la parola "straordinaria" aggiungere le parole "di particolare necessità ed urgenza finalizzati alla conservazione del patrimonio dell'Ente ed".
Il Consigliere Salerno ha già illustrato tale emendamento.
Se nessuno chiede la parola, lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli, 9 contrari e 13 astensioni.
Pongo ora in votazione l'intera deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 32 voti favorevoli, 4 contrari e 7 astensioni.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno relativo al problema dell'encefalopatia spongiforme dei bovini


PRESIDENTE

Prima di chiudere i lavori propongo di iscrivere all'o.d.g. un ordine del giorno presentato dai Consiglieri di tutti i Gruppi relativo al fenomeno "mucca pazza" (epidemia di encefalopatia spongiforme dei bovini).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellan ze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



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