Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.5 del 29/06/95 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto (Elezione del Presidente e della Giunta regionale) - (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Riprendiamo il dibattito sull'elezione del Presidente e della Giunta regionale, di cui al punto 2) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Care colleghe e cari colleghi, signor Presidente, ho chiesto di intervenire oggi data l'importanza storica della seduta, revocando così di fatto la mia autosospensione.
Sono stato profondamente deluso dalla seduta di ieri, nonostante aspettassi, da novello Consigliere, di partecipare al mio primo dibattito cosiddetto parlamentare. Deluso, perché di fronte ad una cordiale esposizione del programma da parte del Presidente designato on. Ghigo, che altro non poteva essere se non sintetica dato che un'esposizione analitica avrebbe richiesto tempi impossibili, l'opposizione ha recitato il suo più classico, rituale ed esibizionistico ruolo di copione, dettato non da un'effettiva elaborazione che la sinteticità del programma non permetteva di fare, ma da un copione scritto, riscritto e recitato mille volte e dal quale sembra proprio non si riesca ad uscire.
Abbiamo assistito ad interventi di maniera, in taluni casi irrispettosi anche di una comune intelligenza di controparte, dando talvolta l'impressione che, seppur sintetico, il documento non fosse stato nemmeno letto da chi interveniva. Cito come esempio la signora Spagnuolo, che ha esordito ironizzando su un modesto applauso rivolto all'on. Ghigo alla fine del suo intervento, dimenticando che quando si è all'inizio od alla fine di un mandato un applauso è quasi sempre d'obbligo, non ricordando che, solo pochi giorni fa, proprio lei li ha ricevuti da tutti i Consiglieri compresi noi della maggioranza, graditamente.
Ma non solo. La signora Spagnuolo dice anche che non ci sono nel documento i punti guida; in realtà, non riesce solo a centrarli, in quanto guarda caso - sono presenti a pagina 4: "Razionalizzare ed ampliare la base produttiva, in un quadro di competitività internazionale sempre più accentuato; promuovere la solidarietà nel rispetto dell'efficienza e dell'efficacia dell'uso delle risorse finanziarie". Questa è chiaramente un'individuazione di tematiche. Mi spiace muoverle questa critica, ma mi sembra che sia andata un po' maluccio ieri, anche se sono sicuro che si rifarà in seguito.
Il Consigliere Farassino, poi, è la prova che qualcuno non ha neppure letto il documento, vista la critica sul tema dei trasporti e sull'assenza di provvedimenti per rompere l'isolamento delle aree depresse. Il documento centra invece il problema (solo come messaggio, dato che le operazioni di gestione saranno elaborate di conseguenza) a pagina 17: "La carenza di infrastrutture moderne nel campo dei trasporti è causa di crisi e di isolamento di un'area a grande vocazione europea". Anche in questo caso quindi, il problema viene individuato.
Mi sembrava troppo banale, ma l'opposizione ha invece approfittato proprio della sinteticità del documento per tacciarlo di lacunosità e di incompletezze di ogni genere, che puntualmente sono state smentite dai vari interventi (vedi quelli dei colleghi D'Ambrosio, Masaracchio e Leo). E che smentisco io stesso, essendomi trovato più volte a discutere del programma con il Presidente e la maggioranza tutta, dei possibili innesti ed elaborazioni successive che, prendendone spunto, dovranno approfondire taluni temi; soprattutto i temi economici, a me personalmente cari, tra i quali quello del costo del lavoro, pesantissimo impedimento in questo momento di crisi, per un vero rilancio dell'occupazione.
In questa direzione, trovando piena disponibilità da parte del Presidente, ho sollecitato uno studio progettuale sulla possibilità di diminuzione di questo carico aggiuntivo (costituito, come si sa, dalla contribuzione sociale INPS ed IRPEF) almeno nei confronti dei disoccupati per gradi di anzianità e per aree più depresse.
Non è il netto in busta il costo che oggi scoraggia l'impresa da nuove assunzioni, ma esattamente quel costo uguale ed aggiuntivo che l'impresa stessa versa a titolo contributivo. Se questo non ci fosse o fosse drasticamente ridotto, per lo meno nei confronti dei disoccupati di più lunga data, probabilmente troverebbero lavoro decine di migliaia di disoccupati.
Questa fu una delle prime innovazioni del Ministro Tremonti del Governo Berlusconi; erano agevolazioni piene, e forse mai lette dalle opposizioni per la prima occupazione.
In considerazione delle diverse competenze, ho prospettato uno studio di fattibilità nel quale, da una parte, si prevedano richieste al Governo centrale (legittime per un Piemonte in crisi) per una deregulation d'emergenza della disciplina del costo aggiuntivo su queste assunzioni e dall'altra, si concentrino richieste di fondi straordinari CEE ed interni che avrebbero il compito di compensarlo finanziariamente. Oltre a ciò, si potrebbero ipotizzare, per quanto riguarda il funzionamento della fiscalità generale, proposte di esemplificazione come quella formulata dalla Regione Toscana, dalla quale il Piemonte potrebbe trovare spunto per un'ulteriore necessaria proposta di riordino, visto che ogni anno fiscale aumentano le imposte in genere con saldi, acconti e tributi straordinari aggiuntivi.
Per tornare all'opposizione, mi è parso un dibattito da I Repubblica che non fa onore a tutto il Consiglio e che sottrae veramente tempo ai problemi. Questo dopo le critiche pesanti alle nostre presunte perdite di tempo, cosicché vi meritate il famoso proverbio secondo il quale "Predicate bene, ma razzolate molto male".
Spero tuttavia - e ce lo auguriamo tutti - di sentirvi nei tempi che verranno in maniera diversa e costruttiva, e non da copione, dopo che almeno le prime operazioni di gestione siano state compiute, in quanto soltanto queste dovrebbero essere oggetto di esame e di eventuale critica e non già per il solo fatto che noi siamo di qua e voi di là, come mi pare fino adesso abbiate fatto. Operazioni che purtroppo, come ben sappiamo, non saranno semplici e nemmeno in discesa, in quanto l'eredità è pesante per la gravità dei problemi e per la cronicità della loro mai avvenuta soluzione.
Andiamo dunque velocemente all'elezione della Giunta e del Presidente per poter immediatamente tradurre passione e volontà in azione concreta.
Auguri al Presidente Ghigo, a tutta la Giunta e soprattutto a questa maggioranza, affinché sappia lavorare con i criteri moderni e funzionali che le sono propri, per noi tutti e per il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Care colleghe e cari colleghi, intervengo a proposito delle critiche che hanno così dato fastidio al collega Salerno, e cioè che il documento presentato dal governo Ghigo è lacunoso e un po' pasticciato. Senz'altro è mancata una buona penna nello scriverlo, ma dal punto di vista di Rifondazione Comunista non è questo il problema. La buona penna non è stata trovata: probabilmente tutti i litigi che avete avuto vi hanno portato via troppo tempo; ma la critica che noi rivolgiamo a questo Programma non è sul suo confezionamento.
Nel Programma presentato non c'è un progetto, ma la destra ha bisogno di un progetto? Tuttavia, un non progetto, come quello da voi presentato può essere un buon programma. Lo sforzo che abbiamo compiuto è stato quello di andare a scavare, ad individuare tra le righe - là dove ci sono anche delle cose poco visibili - se questa destra è stata in grado, al di là della confezione, di proporre un proprio programma riconoscibile come tale un programma della destra italiana, non della destra che si immagina o che si vorrebbe.
Dobbiamo ammettere che questo non progetto è proprio un programma nel quale riconosciamo degli elementi classisti precisi, contro i quali combatteremo. Avete introdotto dei contenuti di classe: l'enfasi liberista è o non è un contenuto classista, di destra, chiaramente evidente lungo tutte le vostre righe, in modo esplicito ed implicito con riferimenti diretti e indiretti? Enfasi liberista che voi proponete a fianco - noi diciamo - del fallimento del liberismo: si produce di più, si guadagnano più profitti, diminuisce l'occupazione e diminuiscono i salari. A voi tutto questa va bene; a noi no, e lo combatteremo.
Le due righe che avete scritto sull'assistenza sono un'indicazione di lavoro che date; emerge la voglia di cemento: riesumate le città satellite con riferimenti a New York e Parigi. Ma la città di Torino non è nemmeno un pezzo di un quartiere di Parigi! Lungo tutto il vostro tracciato si avverte l'insofferenza per le regole di rispetto dell'ambiente, con l'attacco indiscriminato all'art. 30. Ad esempio, per quanto riguarda il grave problema della casa, è pressoch assente un'intonazione giusta sulla necessità di rilanciare l'edilizia residenziale pubblica e, accanto a questa, vi è la lode dei patti in deroga, quei patti in deroga che a nostro parere stanno affamando decine di migliaia di famiglie italiane.
L'enfasi sulla virtù del privato, che affacciate in forma innovativa con l'istituzione di agenzie per fare i conti, per discutere questo e quello, traspare in forma indiretta e solo sotto forma di occhiolino nel discorso sulla scuola privata, mentre noi diciamo: struttura pubblica efficiente ed efficace, scuola pubblica da ammodernare.
Nell'ambito del grande tema della sanità, proponete una fuorviante centralità al rapporto tra medico e paziente; centralità che invece noi assegniamo al servizio complesso che deve essere dato nel settore sanitario. Ad esempio, affidate allo sport compiti che non gli sono propri quasi che con le parate sportive si possa combattere la droga. Inoltre proponete in termini autoritari il bersaglio fisso della burocrazia.
Questi sono tutti elementi classisti nelle scelte economiche e sociali evidentissimi - se li si vuole vedere - nel vostro programma. Quello che manca, perché non ne sentite il bisogno e perché fa parte del vostro modo d'essere, è la funzione fondamentale che dovrebbe avere la Regione Piemonte in termini di Statuto, ovvero la programmazione. Voi non citate - e lo fate scientemente, perché ciò è connaturato alla vostra politica - i cardini fondamentali per i quali la Regione esiste. La Regione, in realtà, dovrebbe fare una cosa sola, che non c'è nel vostro programma: programmare.
C'è un elenco di strutture di programma che la Regione Piemonte dovrebbe mettere in piedi e che sono: il Piano regionale di sviluppo, che voi non citate perché non vi importa niente; il Piano dei trasporti; i Piani territoriali di coordinamento; i Piani paesistici; il Piano socio sanitario.
Queste strutture, che sono anche strutture politiche mentali e culturali, voi le avete trascurate, perché evidentemente la destra non ha bisogno di progetti: la destra fa viaggiare le cose, ha altri criteri di ragionamento amministrativo. Ed io voglio riconoscere "la dignità" di queste vostre omissioni, per ricavare da questa la forza di una critica.
Non si tratta di errori, di sbagli o di cattiva penna: è riconoscibile il punto di vista politico di destra, che noi cerchiamo di contrastare.
Ci sono poi due novità in questa Giunta. La prima è data dall'applicazione di un nuovo sistema di reclutamento. Per la prima volta ed è un elemento di novità che sottolineo - abbiamo un Presidente designato, che tra poco voterete, Ghigo, che si è impegnato in politica a seguito di una decisione del suo datore di lavoro.
Questo è un elemento di indubitabile novità. Noi - e parlo di chi ha frequentato per più tempo la politica - ci eravamo abituati a varie forme di reclutamento in politica. Abbiamo assistito a decisioni di far politica per farsi i propri affari, anche sporchi, depredando le risorse pubbliche delinquendo in tutte le direzioni, ma non siamo certo ansiosi di rivedere queste forme di reclutamento. Ci sono anche state forme di reclutamento legate a motivi ideali, ad una spinta al servizio pubblico. Però, quella rappresentata dal Presidente Ghigo è una novità.
Io terrei ben separati i motivi per i quali il datore di lavoro ha deciso di fare impegnare in politica propri dipendenti dai motivi che hanno portato quelle persone ad accettare di impegnarsi in politica. Non è detto che i due obiettivi debbano coincidere; dal mio punto di vista spero non coincidano.
Questa novità è assorbita in modo totale dal Presidente Ghigo, perch le persone di cui si è attorniato di pratiche, pratichine e praticacce politiche, invece, ne hanno mangiate tante in modo diretto o indiretto.
Questa è una novità della Presidenza della Regione.
Questa novità è un'incognita, e lo è anche il modo in cui si è mosso l'on. Ghigo. La stessa esplicita dichiarazione svolta in quest'aula, "Me ne vado, attenzione", rappresenta un'incognita. Cosa saprà fare il Presidente Ghigo? Sinceramente è un'incognita, e da questo punto di vista devo dire che il Piemonte, che di incognite ne ha già tante, forse non aveva bisogno anche di questa.
La seconda novità è rappresentata dai fascisti al governo. Perché lo dico in questo modo? Perché è un'obiettiva novità che i rappresentanti di Alleanza Nazionale siedano al tavolo di governo, e mi dispiace non aver sentito riprendere questo argomento se non dagli interventi di Rifondazione Comunista. Questa novità non è stata evidenziata da nessuno, nemmeno dal centro-sinistra.
Perché tendo a polemizzare dicendo: "I fascisti al governo"? Ha una ragione questa mia affermazione o è una pura polemica senza contenuti? Cari colleghi, tutto ciò ha una ragione, perché i conti con il fascismo non sono stati chiusi, e ciò non in astratto: non sono stati chiusi in quest'aula.
Infatti, in quest'aula colui che sarà Vicepresidente della Giunta e rappresenterà il Piemonte, insieme all'ex collega Marco Zacchera (erano i due rappresentanti del MSI nella passata legislatura), ha dichiarato di non aver chiuso i conti con il fascismo per un motivo semplicissimo.
Come potete leggere sui verbali del 1992 e del 1993, in occasione della celebrazione della Resistenza e della decisione di spendere dei soldi per costruire un monumento ai Partigiani, queste persone hanno proposto e ripropongono - ed è un atteggiamento eversivo, dal mio punto di vista, dal punto di vista costituzionale - all'Ente pubblico, ai governi la parità di dignità tra i diversi ideali che nella lotta di liberazione si sono confrontati. Gli ideali dell'antifascismo, di battere fascismo e nazismo devono essere equiparati agli ideali di chi si è alleato con la Repubblica di Salò e di chi ha giurato e fatto giurare ai militari ancora di leva (e quelli che non giuravano li ha internati) fedeltà alla Repubblica di Salò e al Führer.
I morti ricevono la pietà umana di tutti, la mia in particolare, ma un conto è la pietà umana, altro conto è il riconoscimento di un valore di una lotta. Non si può equiparare il valore della lotta di chi è morto per battere il fascismo al valore della morte di chi il fascismo l'ha sostenuto sino allo stretto connubio con Hitler.
Tale questione, che non è stata sollevata da nessuno, è fondante; noi la riproponiamo con tutta la nostra preoccupazione, perché Fiuggi non basta. Questo è quanto vorremmo vedere qui e che forse, Presidente costituzionalmente sarebbe dovuto; ho parlato di posizione eversiva, perch la Costituzione è netta e non si possono equiparare gli ideali. Ripeto, ho voluto sollevare la questione, perché Fiuggi non basta; noi siamo molto preoccupati e su di essa misureremo le decisioni che saranno prese.
Vi è poi una conferma macroscopica, caro collega Ghigo: la continuità dei grandi interessi. C'è un capitolo in cui scrivete "Grandi Interessi" (con la G e la I maiuscole), e su un altro aspetto di questo tornerò in seguito. L'ossatura concreta di questi grandi interessi è costituita, per questa Regione, da un documento fondamentale, che è l'Accordo di programma firmato negli anni passati dalla Regione Piemonte con il Governo.
Tale Accordo di programma, unitamente all'enorme investimento sull'Alta Velocità, si regge su giganteschi investimenti che io chiamo vetero infrastrutturali: una colata di pietrischetto bitumato e di cemento che dovrebbe coprire la nostra regione.
Questo Accordo di programma, questi grandi interessi sono passati indenni, senza una sola parola di distinzione attraverso tre confortevoli culle: quella del pentapartito, la prima che l'ha confezionato successivamente è stato traghettato senza una parola all'interno del centro sinistra, che ha ripreso lo stesso Accordo di programma senza rimetterlo in discussione nemmeno un minuto e, adesso, viene consegnato pari pari all'interno del centro-destra. Evidentemente certi ordini di pensiero e di azione non si distinguono all'interno di queste alleanze.
Dal punto di vista dei contenuti, della logica di uno sviluppo, di cos'è fondato, di quali sono le leve, ci troviamo di fronte ad una sorta di partito unico. Rispetto all'Accordo di programma, che a nostro parere andrebbe contestato radicalmente (in quanto si tratta di decine di migliaia di miliardi che dovrebbero essere indirizzate in altra direzione), c'è il silenzio, c'è il partito unico dei grandi interessi.
Vi è poi una questione di linguaggio e di contenuti. Ho letto e riletto, a pagina 10, i vostri principi del buon governo: in tutta sincerità, devo dirvi che sono più curioso di conoscere la mano di chi ha scritto questo capitoletto di quanto non sia curioso di conoscere la mano che teneva i tre pennarelli rosso, rosa e giallo, per sottolineare i nominativi dei dirigenti in funzione delle schedature politiche. Mi interesserebbe proprio capire da quale fondale esce un testo di questo genere, che forse è un po' il succo culturale del vostro modo d'essere.
C'è un linguaggio spiccio, sbrigativo, militaresco. Vi sono frasi del tipo "bandire dalla vita pubblica anche solo l'apparenza della scorrettezza" (nobile intento, idealismo assoluto), mentre dopo si citano avvenimenti - quale pudore! - che hanno segnato la vita dell'ultima legislatura, dicendo: "Si evidenzia la necessità di introdurre precauzioni ausiliarie". Ma cosa sono queste precauzioni ausiliarie da introdurre? Forse il Presidente Ghigo chiederà all'Assessore se ha usato precauzioni? E che tipo di precauzioni? Non rubare? C'è già scritto! Volete cambiare i Codici Civili? Non si capisce veramente! Poi aggiungete: "E' opportuno occuparsi in modo concreto della visibilità disciplinata delle attività di lobby". Studiatevi anche questa frase! Fatemi parlare fuori dall'aula con chi l'ha scritta! In modo concreto, cosa vuol dire? In cosa si sostanzia? Cosa vuol dire "della visibilità"? Se è visibile! Ma se bisogna disciplinare la visibilità allora non tutto sarà visibile! E' un modo di procedere che mi lascia perplesso! Un'altra frase dice: "Il buonsenso deve divenire il comune senso dell'agire istituzionale". Ma cos'è il buonsenso? Chi lo decide? Il capo? Allora il capo decida cos'è il buonsenso; dopodiché tutto l'agire istituzionale dovrà essere ossequiente al buonsenso interpretato dal capo che non è l'on. Ghigo. Spero proprio, collega Ghigo, che lei non abbia scritto queste frasi!



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, lei è un ottimo maieuta, ma si ricordi il tempo.



CHIEZZI Giuseppe

Mi avvio alla conclusione.
Un'ultima frase, e qui siamo ai pennarelli colorati: "E' indispensabile adottare - questa è grossa! - nella Regione un modello amministrativo che non si ponga in posizione antagonista rispetto all'obiettivo che si vuole perseguire". Vien voglia di dire: "Spezzeremo le reni alla burocrazia!". In sostanza, individuate un percorso blindato: guai a chi osserva, guai a chi fa qualunque cosa. E poi volete che siano visibili queste relazioni intrattenute dai grandi interessi con i politici? Presidente Ghigo, dietro questo linguaggio vedo tempi bui; non vedo una razionalità, ma solo del buio. Vedo delle cose che non capisco, delle cose nascoste. Il buon governo poteva essere espresso in una forma molto più limpida e pulita. Dietro tutto questo non vedo il senso della ragione bensì il bastone del buonsenso, il bastone del pregiudizio.
L'ultimo capitolo - Presidente, la ringrazio della tolleranza - è relativo alle "pratiche lottizzatrici"; soprattutto il MSI, oggi AN parlava di "bandire le pratiche lottizzatrici". Tuttavia, desidero segnalare uno squilibrio nelle deleghe della Giunta, che è già figlio di pressioni, collega Ghigo: si inventa l'Assessorato alla montagna giustissimo, ma pieno d'aria, perché non vi sono competenze, e si concentrano - così leggo - in modo spropositato ed irrazionale delle competenze in capo ad un Assessorato (preso da AN), mettendo insieme l'industria, il lavoro, la formazione professionale, i trasporti, la viabilità e l'edilizia residenziale. Un fatto di questo genere - se ha ancora tempo di pensarci, Presidente Ghigo - qui non è mai successo; di lottizzazioni ne sono state fatte tante e la spartingaia degli Assessorati è sempre esistita e sempre esisterà, ma non si era mai arrivati al punto di inventare un Assessorato di questo genere! Tenga presente che in quest'aula più volte si era addirittura auspicato che la Giunta regionale avesse Assessorati determinati per legge, in modo da evitare perdite di tempo tra i vari pesi. C'è un limite di decoro a tutto questo, e non è decoroso inventare un Assessorato di questo genere! Ciò è frutto di pressioni di carattere partitico, quelle stesse pressioni che, secondo me, hanno indotto il collega Masaracchio ad accettare una cosa di questo genere, che non è accettabile in una sensata vita privata.
Come possiamo pensare che sia possibile gestire una pletora di incombenze di questo genere? Io mi stupisco, come chiunque di noi, che il Consigliere Masaracchio accetti una cosa di questo genere! Ciò significa che dietro c'è la politica legata ai poteri che i partiti hanno.
Vi ringrazio per l'attenzione; l'ultima cosa che voglio dire è semplicemente che in questa nostra opposizione cercheremo in tutti i modi di rafforzare il confronto programmatico con il centro-sinistra. E dalle cose che abbiamo sentito, di necessità di confronto vi è ragione d'essere.



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che è presente una delegazione della Fil Cams.
Prego l'Assessore designato, insieme al Vicepresidente Foco e ai Capigruppo interessati, di volerla ricevere in Sala Viglione.
Ringrazio anticipatamente l'Assessore Masaracchio, che già ieri ha lodevolmente rappresentato la futura Giunta, per la fatica supplementare che vorrà sostenere anche oggi.
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Grazie, Presidente. Colleghi Consiglieri, la formazione della Giunta Ghigo non si è sottratta né ha potuto sottrarsi alle logiche insite in tali operazioni, in quanto essa è stata sì il frutto della legge elettorale, mix di maggioritario e proporzionale, ma anche il frutto degli inevitabili compromessi politici conseguenti alla ricerca di un determinato punto di equilibrio sufficientemente garantista fra le diverse parti in causa. Così di fatto, il nuovo è diventato una parodia del vecchio ed il vecchio una simulazione del nuovo. D'altra parte, anche la semplificazione del mercato politico è stata più apparente che reale, perché dietro i cartelli continuano a celarsi tante forze politiche del nostro Paese, raggruppate dietro simboli più o meno universalisti, come oggi il Polo o l'Ulivo, ieri la Quercia o il Garofano.
In base al vecchio assioma secondo cui in democrazia i voti si contano ma non si pesano, abbiamo ritenuto così essenziale il loro apporto da pretendere la giusta caratura della propria rappresentanza o visibilità ai vari livelli istituzionali, per cui la deriva del vecchio si è sovrapposta al nuovo che, come ho già sostenuto nell'intervento della scorsa seduta, da alcuni è stato inteso come vertigine del cambiamento, da altri come via più o meno giustizialista per mutare rapporti, equilibri ed interessi che appartenevano ad una stagione politica passata. Ne è emersa una strana congiuntura, più complessa che conflittuale, più tattica che strategica più calibrata sui teoremi che sulle idee.
Dico questo non per giustificare le vischiosità iniziali del cammino della Presidenza Ghigo, ma per richiamare tutti a quella logica delle cose e dei fatti che, al di là dei nostri velleitarismi, ci deve sempre portare ad una mediazione realistica, non solo dei tempi, ma anche dei meccanismi tuttora operanti nella vita politica.
La Giunta Ghigo nasce quindi da un simile contesto, sul quale hanno pesato, è vero, alcune esercitazioni dialettiche di troppo, alcuni inutili rallentamenti di marcia, alcuni giochi estemporanei, perché venissero compresi dall'opinione pubblica. Ora la barca sta lasciando la riva, per cui la si giudicherà dalla navigazione e dalla tenuta della rotta prefissata. Certo, considerando la compagine di governo alla luce di alcune notizie giornalistiche, mi sembra che ci siano carichi assessorili non del tutto razionali ed equilibrati.
L'azione dell'esecutivo ha bisogno senza dubbio di un ritmo armonico e pertanto c'è il pericolo che qualche sovrappeso e qualche inesperienza possa far sbilanciare pericolosamente l'equilibrio complessivo. Se però il discorso delle deleghe potesse puntare più ai progetti che ai settori probabilmente certi accostamenti arditi, che paiono assomigliare ad un assemblaggio di poteri eterogenei, potrebbero avere invece il pregio della novità e della sperimentazione. Certo, ogni sperimentazione è un rischio ma la sperimentazione, quando significa tralasciare il piccolo cabotaggio di comode abitudini, probabilmente richiede un prezzo da pagare.
D'altra parte non si può ignorare come la rigida suddivisione delle deleghe della Regione Piemonte per materie ed Assessorati abbia comportato che la gestione ordinaria fosse privilegiata rispetto al ruolo politico strategico che l'Ente avrebbe potuto espletare secondo i principi istitutivi e le intenzioni dei sostenitori del decentramento regionale impedendo che la Regione svolgesse un forte impulso di sviluppo e di innovazione sul piano economico, sociale ed istituzionale. Tale problematica è già stata affrontata in più occasioni in passato (si vedano: il Piano di sviluppo, le leggi di organizzazione e le leggi di delega) senza tuttavia addivenire a soluzioni soddisfacenti.
L'esigenza di affrontare il rapido evolversi del sistema economico sociale, non per materia, ma per obiettivi e per progetti, in modo da risolvere i nodi fondamentali nella loro complessità ed articolazione intersettoriale, è dunque fortemente avvertita, tanto che alcuni Enti hanno già provveduto a riorganizzare il complesso delle deleghe, privilegiando quest'ultima ottica.
Nella scorsa legislatura qualche segno illuministico post-sessantottino faceva intravvedere che nella riduzione dei numeri degli Assessorati si potesse trovare la pietra filosofale del buon governo. Il problema non era certamente lì, tant'è vero che oggi il Comune di Torino aumenta il proprio organico assessorile di quattro unità, per poter rispondere alle esigenze sempre più complesse dell'azione amministrativa.
Il problema rimane, come ha indicato il Presidente. Il ruolo della Pubblica Amministrazione è il vero problema, la responsabilizzazione dei soggetti e l'individuazione di istituzioni flessibili nelle quali i cittadini e i dipendenti pubblici siano direttamente ed egualmente interessati al buon funzionamento dell'apparato amministrativo. Qui c'è la chiave politica della nuova Giunta; qui c'è la vera rivoluzione copernicana; qui c'è l'idea guida di questa amministrazione, che alcuni vedrebbero priva di valori e quindi di credibilità; qui c'è la capacità di realizzare una significativa discontinuità con il passato, passato nel quale tutti noi siamo stati colpevoli e vittime nello stesso tempo.
A proposito delle istituzioni flessibili, invito il Presidente incaricato - anticipando un più generale riassetto delle funzioni e delle strutture dell'Ente, che richiede passaggi legislativi non brevi - a verificare compiutamente fino in fondo, accanto alle deleghe per materia alcune deleghe per obiettivi, in relazione a progetti specifici, fatti eccezionali, situazioni particolarmente complesse.
Si sa che in questo campo alcune Regioni d'Italia hanno sperimentato soluzioni che credo, in Piemonte - e per via di alcuni determinati appuntamenti e per via di alcuni processi in atto, specialmente in campo europeo - necessitino di utilizzare nel modo più efficace le opportunità offerte, opportunità che l'Unione Europea mette a disposizione degli Stati membri, ad esempio con l'accesso ai finanziamenti comunitari.
A tal fine, a me sembra indispensabile l'istituzione di un servizio di informazione continua, selettiva e capillare, che metta in grado i diversi settori regionali, tutte le realtà locali e i cittadini di accedere alle informazioni che interessano, in tempi utili.
Le proposte che si possono fare sono numerose: dalla costituzione di una Banca dati regionali dei progetti finanziati a quelli di una Banca dati dinamica ed interattiva dei progetti da finanziare ad un osservatorio sulle politiche comunitarie alla messa in rete di un Bollettino Europeo che raccolga i bandi delle Gazzette Ufficiali.
Credo che questi possano essere alcuni spunti per una visione dinamica nei confronti dei versanti opposti a cui guarda l'istituzione regionale: nei confronti, da un lato, degli Enti locali e dei soggetti subregionali, con le deleghe di trasferimento di competenze e mezzi nei confronti, dall'altro, dell'Europa, attraverso una politica che al di là dell'ottimizzazione dei fondi strutturali comunitari, ci possa permettere un attento monitoraggio delle decisioni europee, per una tempestiva attuazione dei progetti e pertanto per uno sfruttamento integrale delle opportunità comunitarie.
Credo che le Giunte passate abbiano fatto moltissimo per accedere ai finanziamenti previsti dai Regolamenti comunitari; tutto ciò l'hanno fatto sì in modo altamente incisivo, ma non sufficientemente organico e sistematico.
Per concludere, un altro aspetto che mi preme sottolineare è la centralità del Consiglio, che è sempre stata una gelosa prerogativa dell'assemblea, non tanto per opporre la pretesa fine a se stessa della sua autonomia, ma per rivendicare e realizzare la sua funzione di organo che legifera e che, legiferando, elabora le grandi scelte strategiche.
Una centralità che nella scorsa legislatura, attraverso una progressiva deregulation delle forze partitiche, ha permesso che i problemi dei diversi assetti istituzionali trovassero - sia pure nella logica distinta di maggioranza e minoranza - una loro composizione, fatta di misura, di equilibrio e di rispetto di tutte le forze politiche in campo.
Sarebbe quindi altamente singolare che oggi preoccupazioni di ordine diverso ci riportassero ad un passato che, per tanti versi, ha mortificato la maturità politica dei componenti di questo Consiglio, privilegiando sedi decisionali che, pur essendo rispettabili, mi paiono, nella situazione politica attuale, assolutamente improprie.
E' stato detto da più parti nel dibattito, e per ultimo dal Consigliere Chiezzi, che tutto è ovvio, scontato. Ma la verità non è forse la banalità rivelata? E se il Presidente si è rifatto alle banalità della nostra vita politica, sociale ed amministrativa, lo ha fatto perché i termini della conoscenza dei problemi costituiscono un tessuto comune, condiviso indiscutibile di analisi e di riflessione.
Tutti siamo prigionieri dei nostri antichi problemi, e il fatto che le soluzioni non siano in "simil-oro", luccicanti, è indice di serietà, di prudenza nell'approccio.
Certo, nelle parole non c'è la fanfara del cambiamento, non c'è la retorica del nuovo: c'è la consapevolezza delle nuove dinamiche politiche e sociali, che devono essere messe in sequenza e in ordine.
Per questo mi sembrano forzate alcune polemiche che soggiacciono a certi ricatti impressivi, a certe sollecitazioni emotive.
Aspettiamo, senza dare giudizi definitivi e categorici, che i primi atti del governo regionale seguano le indicazioni di marcia, diano il senso compiuto della direzione. D'altra parte, la disponibilità psicologica ed umana del Presidente Ghigo merita che tutti noi gli diamo credito.
Oggi noi auguriamo al Presidente Ghigo, per il bene della Regione Piemonte, un buon viaggio, un buon inizio di questo governo, che sarà estremamente importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Franco Maria

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, durante gli interventi di legittima critica svolti dall'opposizione al Programma del governo Ghigo sono stati mossi appunti all'intenzione della maggioranza di riformare la legge urbanistica regionale.
E' il caso di ricordare che la ricerca avviata con il Politecnico di Torino sullo stato della pianificazione urbanistica realizzata con la L.R.
n. 56 del 1977 si è conclusa. Le analisi e le valutazioni della ricerca costituiscono una base di partenza scientifica per procedere alla modifica della legge.
E' un fatto, caro Consigliere Cavaliere, che mentre le altre città europee riuscivano ad avviare processi di rinnovo di vaste aree, nel nostro Paese, nella nostra regione, nelle nostre città non si è fatto altrettanto.
Emerge chiaramente il disagio ambientale che accomuna le aree metropolitane, disagio derivante dall'inquinamento atmosferico e delle acque dei bacini idrografici che tali aree attraversano, dalle alterazioni climatiche, dalla difficoltà di affrontare e risolvere in modo adeguato il grave problema dello smaltimento rifiuti.
Tutti questi fattori combinati insieme determinano quel malessere diffuso, quello stato di crescente insoddisfazione che caratterizza la vita nelle città moderne, che è alimentato anche dal grave problema dell'inesistenza di condizioni idonee a garantire l'accessibilità, cioè il diritto di accedere facilmente alle funzioni e ai luoghi significativi della vita civile, per tutti coloro che gravitano sull'Area Metropolitana anche se non abitanti nel centro delle metropoli stesse.
D'altra parte, non può trascurarsi che è proprio la carenza di condizioni di accessibilità che determina nelle aree urbane la grave situazione di inquinamento, evidenziando uno stato globale di degrado che ormai non può essere ulteriormente tollerato.
E' quindi necessario affrontare il tema in una prospettiva nuova e diversa, tentando di disegnare una maglia di infrastrutture, di ripensare intere parti di città in una prospettiva che deve proiettarsi verso il futuro.
In questa logica, il risanamento ambientale deve diventare uno dei punti centrali dei nuovi progetti di intervento, realizzando un'interazione armonica dei fattori ambientali, sociali ed economici che si fondi sull'evidente considerazione che, soprattutto nelle aree metropolitane, la politica ambientale è una politica d'intervento, di trasformazione e non di mera conservazione dell'esistente.
In Piemonte, i ritardi accumulati nelle politiche di pianificazione territoriale risalgono agli anni '80. In quindici anni di assenza di indirizzi certi per la pianificazione comunale, la pianificazione territoriale è stata sostituita dal centralismo politico regionale: prima dalle Giunte di sinistra; poi, nelle ultime due legislature, dal consociativismo strisciante, più preoccupato di accondiscendere quello nazionale che l'elaborazione autonoma di strategie regionali.
L'ultimo sussulto di tale elaborazione risale agli anni '80, quando la Regione mise in atto una serie di verifiche per l'installazione della centrale nucleare di Trino. Poi è calato il silenzio su tutti i fronti.
Unica eccezione può essere individuata negli insediamenti infrastrutturali (interporti) con forti caratterizzazioni settoriali più che strategiche. Si pensi alla dissociazione fra tutta la riconversione delle aree ferroviarie torinesi, le cosiddette "aree dismesse" (acciaierie, Michelin, ecc.) e la riconversione del Lingotto.
La carenza di progettualità nelle politiche di pianificazione territoriale è stata pesantemente controbilanciata dalle politiche di tutela. Certo, erano e sono necessarie, ma non sono esaustive delle dinamiche espresse dalla realtà territoriale piemontese. Il documento varato dalla Giunta Brizio è un simulacro di Piano territoriale, con esclusiva valenza vincolistica! E' ripetitivo di proiezioni e classificazioni già delineate in altri documenti, la cui natura e valenza nella logica a ricaduta dei Piani, ripropone interrogativi e dilemmi sull'efficacia positiva per la stessa riqualificazione ambientale! In una Regione priva di efficaci strumenti di monitoraggio e controllo della dinamica fisiologica (alterazioni, frane, smaltimenti di rifiuti domestici ed industriali, ecc.) si impongono politiche territoriali di costante e mirato controllo progettuale, che assicurino effettive soluzioni di salvaguardia e riqualificazione, che solo la continuità degli investimenti può assicurare.
La Regione Piemonte non intende certo rinunciare a tale ruolo! Ci attendono cinque anni di lavoro per fare del Piemonte un "laboratorio vivente" della riconversione produttiva e terziaria in atto nell'Europa comunitaria. Se è vero, come stiamo constatando, che la conflittualità economica accentuerà i saldi di arretratezza territoriale accumulati dopo il 1975 tra Regioni europee, al Piemonte non restano che poche occasioni per assicurarsi le risorse nazionali necessarie.
Torino ha già perso da tempo, con le compiacenze e le responsabilità politiche e manageriali che tutti conosciamo e per le quali sono superflue le citazioni, l'occasione per essere una città attrezzata sul principale versante delle opportunità economiche: la mobilità (vedi Metropolitana).
Non permetteremo che la miopia delle Amministrazioni regionali e cittadine di sinistra perpetui l'irreversibile rinuncia ai collegamenti europei (trafori, Alta Velocità), ascoltando le cassandre delle sciagure ambientali che già si opposero ai collegamenti autostradali ed alle piste aeroportuali! Governeremo tale progettualità, perché sapremo essere al servizio della qualità insediativa e delle opportunità d'impiego delle nuove generazioni e delle nuove professionalità.
Ci attende una nuova gestione di rinnovata proposta politica! Non ci nasconderemo dietro l'agnosticismo dei Piani; li progetteremo e riprogetteremo aggiornandoli costantemente alla dinamica evolutiva della qualità insediativa ed ambientale.
In questa prospettiva, la conclusione delle procedure per il Piano territoriale regionale dovrà attestarsi ad un diverso rapporto con Comuni e Province; soprattutto i Comuni saranno i nostri interlocutori privilegiati.



PRESIDENTE

Questi interventi dei futuri Assessori possiamo intenderli non solamente come un'innovazione del dibattito, ma come una post fazione al libro di testo del documento Ghigo; pertanto, mi pare che possano essere effettivamente ritenuti come delle integrazioni utili per mettere a fuoco la macchina programmatica del nuovo governo.
La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, pretendere di dare nella quinta seduta di questa legislatura un giudizio completo e definitivo sulla nuova maggioranza sarebbe velleitario, presuntuoso ed ingiusto; non tentare qualche riflessione su quanto è successo sarebbe però superficiale ed inutilmente generoso, perché la maggioranza ha ormai compiuto alcuni passi rilevanti e ha cominciato a caratterizzare la sua azione, a definire il suo metodo e le sue scelte.
Concordo con la collega Carla Spagnuolo e condivido quanto lucidamente ci ha esposto ieri: qui non si avverte alcuno stacco, alcuna novità rispetto ad un passato disprezzato; il tiro delle marce non è cresciuto anzi mi pare paurosamente imballato.
Il centro-destra ha debuttato con un tradizionale litigio sugli assetti di potere; l'ha sistemato spostando qualche sgabello, in un clima bulgaro senza dare giustificazione politica decente ed annientando, se la dignità contasse qualcosa, l'improvvido on. Vietti, che aveva aperto una questione che a molti sembrava utile approfondire. Ha proseguito presentando, dopo due mesi di preparazione, un programma incredibile, che si può leggere partendo indifferentemente da qualunque punto, tanto è grigio e superficiale.
Non so se tutto ciò sia accaduto per una voluta e quindi allarmante mancanza di considerazione nei confronti del Consiglio: i programmi sono riti inutili, le cose che contano le decidiamo fuori di qui insieme a quelli che contano, le priorità matureranno quando sarà necessario e conveniente. Non so se ciò che è accaduto sia dovuto ad incapacità o sia frutto di inesperienza o di insufficiente cultura di governo, che si è espressa peraltro anche in alcune piccole, ma significative cadute di tono e di stile istituzionale.
La Giunta regionale, così come la chiama l'art. 121 della Costituzione è diventata un Governo; gli Assessori vengono presentati prima alla stampa che agli organi istituzionali; le deleghe sono un segreto strategico (peraltro di Pulcinella); gli Assessori non ancora eletti intervengono come tali nel dibattito rispondendo alle questioni poste. Forse ci sarà un po' di tutto ciò, e la cosa non suscita allegria, anzi suscita il timore che il rapporto con questa maggioranza possa diventare presto un parlare a sordi che le proposte siano inutili e che il ruolo di quest'aula possa diventare marginale.
E' evidente che le minoranze non si adegueranno a questo clima, se lo si volesse introdurre, ma è pure evidente che il ripristino di un rapporto politico meno teso, più collaborativo, più positivo dipenderà molto dai Gruppi di maggioranza. Dipenderà soprattutto da lei, on. Ghigo, dalla sua capacità e volontà di domare queste tendenze presenti pesantemente nel suo schieramento e dalla sua capacità e volontà di proporre e realizzare, come ha più volte detto, una politica nuova. Dico con franchezza che non dubito delle sue intenzioni, ma con la compagnia che si ritrova non so come farà.
Nel Programma che ci è stato proposto si invoca una nuova etica, la fine del nepotismo, si denuncia la vecchia pratica clientelare. Ma, on.
Ghigo, gli ex DC o PSDI, che non sono state comparse negli anni scorsi e che ricoprono ben otto su quindici posizioni di vertice della nuova maggioranza, hanno letto queste parole? Le hanno condivise? Forse è così che si risolve la discontinuità di cui parlava lo scomparso on. Vietti. Noi non vogliamo essere né maestri né predicatori, ma vi preghiamo di non esagerare.
Credo che tutti comprendano il ruolo forte e condizionante di AN in questa coalizione: è l'elemento di novità, ovviamente non positivo per noi.
Le contraddizioni di comportamento politico, però, non possono essere viste andando solo all'attacco: o si rimuovono o, alla lunga, si condividono.
Anche questo, on. Ghigo, è un nodo che siamo curiosi di capire come affronterà, così come siamo curiosi di capire quanto reggerà su queste posizioni AN e quanto coerenti o ambigue fossero anche le sue recenti battaglie. Basta ovviamente attendere qualche tempo.
Credo doveroso fare anche una riflessione sul programma, che peraltro è stato ampiamente analizzato dai Consiglieri. Ho contato un elenco di più o meno una sessantina di progetti, quasi tutti noti a quest'aula perch discussi, a volte accantonati, in alcuni casi già legge - e vi è sfuggito in altri casi pronti al taglio del nastro; sono quasi tutti onerosi e quindi da affrontare con maggiore cautela. In alcuni casi trovo onesta, ma preoccupante, la richiesta di rinviare la proposta di soluzione per scarsa conoscenza del problema.
Ovviamente non posso esaminare i progetti uno per uno. Ce ne sono alcuni interessanti, altri banali; alcuni utili sono stati dimenticati, ma li troverete sul tavolo degli Assessorati. Tuttavia, al di là del giudizio sui singoli punti, la sensazione complessiva che se ne trae è che non c'è convinzione, non c'è lievito. Quella che si affronta non è materia viva: non si sente la mano del demiurgo che muove l'argilla. Si parla del Piemonte, ma potremmo essere in Basilicata o in Friuli. Non si sente la storia, anche solo di questi ultimi anni del Piemonte, delle sue ansie delle sue speranze, delle sue tragedie e delle gioie. Non si individuano i nodi strutturali, non c'è la sensazione che si percepisca il diverso rilievo delle questioni.
Tutto ciò non provoca gerarchia e ordine: è tutto uguale, tutto grigio.
Anche graficamente tutti i titoli sono uguali, inanimati come un listino prezzi. E' quindi impossibile capire quali sono le priorità, le cose che ritenete più importanti ed urgenti. Non c'è un filone culturale unificante.
Il progetto del centro-destra è un calderone informe: qualche spunto liberista, un po' di assistenzialismo, tanta spesa, vuoti paurosi rispetto a tematiche cruciali, un po' di tecnocrazia.
Non è tutto da buttare: ci sono spunti interessanti, però non si capisce dove si vuole andare. Si parla di delega agli Enti locali, ma non si rammenta che a marzo, con legge, si sono trasferite la pianificazione territoriale, la formazione professionale e la gestione dei rifiuti alle Province, e che ora occorre organizzare questo nuovo contesto.
Si parla di delegificazione, ma si ignora che cos'è il Fondo Investimenti del Piemonte, né si intravvedono le questioni delle risorse dell'organizzazione. Si parla con qualche leggerezza di troppo della modifica alla legge n. 56 - qui ho colto l'affannosa ricerca di spiegazione da parte del Consigliere Botta - aprendo nel contempo questioni enormi che possono portare al blocco dell'attività edilizia e dell'urbanistica.
Si pensa di applicare il decreto legislativo n. 29, ma già si sfuma la sua portata. Il cuore del decreto legislativo distingue il potere di indirizzo e di controllo dei politici dal potere di gestione dei funzionari. Nel Programma si parla genericamente di nuovi compiti, non si sa quali, non si sa a chi affidati. Nelle questioni pur legittime che vengono affrontate, non c'è sicurezza ed univocità di risposta.
Ci sono alcuni clamorosi vuoti, ad esempio l'applicazione della legge n. 241, che si dice di volere attuare. C'è già la L.R. n. 27/94 che la recepisce, c'è un Regolamento d'accesso agli atti, sono stati individuati i procedimenti amministrativi ed i responsabili degli stessi. L'ufficio "Relazioni con il pubblico" potrebbe essere inaugurato oggi pomeriggio, ma si è fatto di più: è in corso di attrezzatura presso i Comuni, le Associazioni economiche e sindacali e i mass media, un punto di trasmissione quotidiana di testi e documenti. Si sta attivando una rete di videotel per creare in ogni Comune del Piemonte un punto di accesso dei cittadini ai documenti. E' possibile attivare in pochi giorni un numero verde, un accesso con fax ai documenti amministrativi.
Potrei proseguire con altri esempi, ma credo che ci saranno altre occasioni. Certo, la sensazione di non conoscenza di attività importanti è molto forte.
Non c'è alcuna percezione dei vincoli finanziari. Tra il 1995 e il 1997, se si blocca la spesa corrente agli attuali livelli, si potranno finanziare investimenti per 572 miliardi, dei quali una parte rilevante destinata al cofinanziamento delle politiche comunitarie.
Come si pensa di finanziare la politica di spesa che emerge dal programma? Non attuandola? Tagliando ancora le spese di funzionamento che da 331 miliardi del 1994 sono già destinate a scendere a 289 nel 1997 grazie ai risparmi strutturali del 1995? Comunque libererebbero poche ed insufficienti - anche se sempre gradite - risorse. O aumentando le tasse? Questo ce lo dovete dire subito, lo dovete dire subito ai piemontesi perché è decisivo per il giudizio che dovremo dare.
Nel Programma non c'è il riconoscimento che la nuova Giunta parte avendo a disposizione un bilancio in equilibrio finanziario; decine di leggi solo da attuare; politiche concertate direttamente o indirettamente con altri Enti per quasi 30 mila miliardi; un Piemonte attraversato da un forte vento di ripresa produttiva ed occupazionale, al quale la vecchia Giunta ha dato certezze, credibilità e solidità di riferimento.
Non c'è alcun riferimento ai processi di programmazione in atto, che hanno dato finalmente indirizzo al Piemonte, come già ricordato stamani, in modo particolare dal collega Chiezzi. Al termine della scorsa legislatura sono stati presentati un Programma regionale di sviluppo, un Piano territoriale, un documento preliminare del Piano dei trasporti: che fine faranno? Verranno rifatti, integrati, modificati o annullati? Si vuole ridare una funzione nobile alla Regione, ma la programmazione di bilancio e la pianificazione territoriale rimarranno? O saranno occasionali decisori esterni o forti interessi a guidare la bussola? O ci si affiderà al giorno per giorno? Che fine farà la politica di concertazione tra le parti sociali che finalmente ha segnato una svolta nelle relazioni democratiche e che non può che dare benefici, perch facilita la comprensione e le sinergie? C'è una pericolosa non valutazione dei compiti istituzionali della Regione, soprattutto in campo economico. Occorre non essere travolti da un euforico titanismo che vorrebbe la Regione onnipotente operatore istituzionale. Non è così, ed è velleitario e fuorviante pensare diversamente.
Occorre recuperare l'esatta percezione del ruolo istituzionale della Regione, che è politico; occorre recuperare un intervento diretto in una materia rigorosamente delimitata dalla Costituzione e che è soprattutto politica di coordinamento e di concerto, di potere autorizzativo e di controllo in campi chiaramente definiti.
C'è infine una limitata considerazione delle politiche sociali affrontate con qualche piatto tecnicismo. Il privato viene opposto al pubblico e non si dà valore alle vere risposte, al terzo settore, al volontariato, alle associazioni no profit. Le politiche per la famiglia delle quali avete fatto un cavallo di battaglia in campagna elettorale sono addirittura scomparse dal programma.
Su tutti questi temi, noi Popolari attendiamo risposte e giudicheremo soprattutto nei comportamenti reali, con buona pace del Consigliere Salerno. Non abbiamo premura.
Quindi, il nostro voto sulla Giunta, per i pesanti rilievi mossi sul piano politico e dei contenuti, è negativo. Non possiamo peraltro non auspicare che la nuova Giunta mediti sul suo avvio e sappia aprirsi ad un dialogo positivo. Viene coinvolto il Piemonte, e su questo mi auguro che il Presidente Ghigo sia attento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, gentili colleghi, cortesi cittadini, oggi si compie quell'atto che ieri, con una denominazione felice, il Consigliere Mancuso chiamava "liturgia". Anzi, non è un atto, è un rito.
Abbiamo avuto un giorno e mezzo di liturgia ed oggi andremo a concluderla. Da parte dell'opposizione si è svolta la solita, classica, se mi consentite un po' banale, liturgia, con lo stesso grigiore che si imputa alla maggioranza nella stesura del programma.
I teoremi che i Gruppi dell'opposizione hanno tentato di risolvere o di esporre sono stati quasi tutti uguali, hanno seguito il medesimo filone hanno detto le stesse cose. E' bello anche sottolineare il fatto che la maggioranza un obiettivo l'ha già raggiunto: compattarsi in una sorta di monocultura (perché il disegno è sempre quello).
La Giunta non è nuova, perché nella Giunta ci sono "ex qui, ex là" e anche Alleanza Nazionale (i cui componenti sono sì "ex", ma non più di tanto). Questo è quanto avete sostenuto tutti, dimenticando un particolare che per voi sarà sicuramente insignificante, ma che per noi, autentici democratici, è sempre stato importante: questa Giunta, questi uomini eletti direttamente con preferenza unica, sono stati voluti dai cittadini dai piemontesi. E' quindi inutile adesso cercare spiegazioni, preoccuparsi voler vedere ciò che non esiste, evocare fantasmi e continuare a disegnare questi teoremi, questi paesaggi, questi scenari foschi e preoccupanti.
Noi non siamo assolutamente preoccupati.
Io ho avuto un'altra impressione, cioè che l'opposizione e la maggioranza abbiano letto due documenti programmatici diversi: o qualcuno ha letto la bozza non corretta e agli altri è pervenuta quella definitiva oppure si è voluto, forzatamente - e questo è di una tale ovvietà che è inutile risottolinearlo - leggere il Programma della Giunta Ghigo con gli occhiali della preclusione aprioristica e del pregiudizio e non con gli occhi sereni dell'opposizione seria, non tanto costruttiva o distruttiva ma qualificata, che individua dei punti precisi, programmatici e seri su cui basare la propria critica. Questo non c'è stato assolutamente.
E' chiaro che su un documento programmatico o progettuale - sulla distinzione tra programma e progetto mi soffermerò successivamente - come quello di chi si appresta a governare una Regione per cinque anni mancherà sempre qualcosa. Ho sentito dire che mancano molte parole. Questo senz'altro; il vocabolario della lingua italiana, essendo uno dei più ricchi del mondo, ha tantissime parole che mancano in questo programma: sono d'accordo. Mancano dei richiami a delle leggi. Chiedo scusa se non tutti i Consiglieri regionali hanno ancora avuto il tempo di leggere le migliaia di leggi contenute nei Codici della Regione Piemonte, per cui magari qualche virgola ci è sfuggita. Vi ringraziamo della segnalazione sicuramente anche il Presidente ne terrà debito conto.
In sostanza, non mi sembra che ci sia stato un grande approfondimento di questo documento. Anche perché - ripeto - noi ne siamo soddisfatti, e spiegherò il motivo di qui a breve.
Ho invece sentito altre parole sulle quali vorrei soffermarmi. Non dico che mi abbiano preoccupato, ci mancherebbe; io mi preoccupo soltanto quando le cose non vanno, quando i progetti non diventano programmi e quando i programmi non vengono realizzati. E mi preoccupo ancora di più quando questi programmi vengano realizzati male o quando non vengono nemmeno pensati, anche se magari non hanno un progetto alle spalle. Sono queste le preoccupazioni che hanno un fondamento reale, attuale su quello che si fa e non viene fatto, e non sono delle riserve mentali, delle opposizioni culturali o, qualche volta, delle stantie prese di posizione perché qui ognuno deve interpretare la sua parte.
Si è parlato di mancanza di valori di riferimento, di frammentazione del documento, del fatto che manca un'idea del centro-destra e anche di programma senz'anima. Ciò è quanto è stato detto in questi giorni.
I valori di riferimento. Facciamo attenzione, perché io non pretendo assolutamente - non ne ho i titoli né la capacità - di dare lezioni ad alcuno, però ho sempre creduto che un governo, anche regionale, i valori di riferimento li debba avere alla base e che il programma di una Giunta debba essere invece un assemblaggio di progetti concreti e realizzabili. Ci senza andare a ripercorrere la storia culturale del mondo o delle nostre tradizioni culturali o delle culture che ci portiamo alle spalle: avremo altre sedi per dibattere di questi temi.
Credo che i valori di riferimento non possano essere banalizzati come preludio ad un programma, quasi a volerlo rendere un programma metafisico e metastorico. Il Programma di una Giunta regionale è qui ed ora. Il Programma di una Giunta regionale è, in primo luogo, la cosa da fare, la concretezza.
Il progetto. C'è la mania, in una certa parte della sinistra, del grande progetto. Personalmente, non credo che ciò sia importante. Capisco che questo vi avvantaggerà nel dire che il centro-destra non ha una cultura, che manca di anima ed altre cose del genere, ma a me del progetto interessa relativamente poco; io - scusate - nel mio becero pragmatismo bado molto di più al programma.
Il programma mi sembra serio e circostanziato; ovviamente non tiene conto di tutto quello che andremo a vivere, perché molto spesso le amministrazioni, i governi si trovano ad affrontare quello che non avevano potuto programmare prima. Ma questa è una cosa altrettanto ovvia. Mi sembra, invece, che nei punti rilevanti e sostanziali il documento Ghigo sia importante e corposo.
Il programma non è un romanzo: non deve esserci un prologo, una storia un epilogo; non ha bisogno necessariamente di un progetto. Noi, per adesso siamo umili e ci accontentiamo del programma. La prossima volta che governeremo il Piemonte, sulla base del programma realizzato, costituiremo un grande progetto per il terzo millennio; per adesso - ripeto - ci accontentiamo di fare questo.
Ho sentito parlare di programma grigio e di programma senza anima addirittura, ho sentito dire che i titoli sono tutti uguali. Se il problema è solo questo, chiederemo a qualche grafico di modificare con il computer i titoli dei vari capitoli, se questo serve alla lettura e alla comprensione del programma o magari solo alla meditazione o all'approfondimento del programma, e non soltanto a dire qualcosa per riempire il tempo.
Ho sentito parlare di programma senza anima. Io non ho mai saputo che i grandi progetti, le costituzioni, anche i testi sacri avessero un'anima.
L'anima ce l'hanno le persone che li dettano, che li scrivono, che li applicano, ma il programma in sé non necessariamente deve avere un'anima. E che anima è? Gli amministratori devono amministrare, forse ci sfugge questo particolare. So che molti di quelli che siedono in questa sala, magari all'opposizione, o non hanno mai governato (quindi non hanno mai avuto bisogno di amministrare, per cui è loro sufficiente dire qualcosa) o forse non sempre hanno amministrato per il meglio.
A me interessa l'anima di chi porta avanti il programma. Se vogliamo parlare di anima - anche se io parlerei più di onestà intellettuale, di onestà culturale, di capacità; parlerei più di competenza, di incontestabilità, di trasparenza, di adamantinità nei comportamenti e di serietà - le persone che conosco io (soprattutto i colleghi di AN, che ho modo di conoscere meglio, il Presidente Ghigo, che conosco un po' di più ed anche molti amici di Forza Italia e dei Popolari, che ho frequentato in questi mesi) sono sicuramente piene di anima e sapranno dare molto colore ad un programma che qualcuno ha voluto leggere in grigio o non ha saputo leggere nei suoi contenuti reali.
Ho sentito dire che non c'è novità nel centro-destra. Anche in questo caso, bisognerebbe ricollegarsi al discorso del progetto, al discorso dell'anima, ma lo evito. Novità nel centro-destra ce ne sono. Capisco che molti dei colleghi dell'opposizione non fossero preparati al fatto che il centro-destra andasse al governo in questa Regione e comprendo anche che non abbiano le basi culturali - se mi consentono - tradizionali per conoscere in maniera meno superficiale la cultura della destra italiana e della destra tradizionale. Questo è un peccato di inesperienza, come è un nostro peccato il fatto di non conoscere tutte le leggi contenute nei Codice della Regione Piemonte, e lo facciamo passare.
Mi permetto, anche qui, di sottolineare qualche punto che è sempre risultato ed è sempre stato palesato nei programmi della destra, del centro destra tradizionale (il centro-destra una volta non c'era ancora, comunque l'abbiamo costituito). Per esempio, l'esaltazione delle professionalità dei singoli, dei funzionari, dell'apparato Regione, non della macchina regionale, che è un bruttissimo termine - credo che nessun funzionario abbia quattro ruote o abbia un motore, ma delle professionalità l'esaltazione dell'individuo che, con la sua capacità amministrativa (e parlo anche dei funzionari), sa portare avanti il programma della Regione è presente nel nostro programma. In sostanza è un accordo, e non uno scontro tra il pubblico e il privato.
Ho sentito prima la solita lezione marxiana, che giustamente deriva da chi oggi, coerentemente e correttamente, porta ancora avanti certe tesi e certi timori sul liberismo e sulla sua diffusione. Ma non c'è scritto questo sul Programma! Il Programma è tutto basato su un accordo tra il pubblico e il privato.
Tende a migliorare il pubblico e ad incrementare, dove si può, il privato senza danneggiarlo, affinché i cittadini ne traggano beneficio. Si parla di accordo, e non più di scontro, quello scontro che ha fatto comodo alla partitocrazia e a chi le reggeva la coda. In questi anni ha fatto comodo un pubblico che non funzionasse, perché doveva essere un pubblico lottizzato perché doveva essere un pubblico diviso tra i partiti, perché doveva essere un pubblico fonte di posti di lavoro e riserva di clientele.
Noi invece vogliamo un pubblico che, nell'esaltazione delle professionalità, funzioni e vogliamo un privato che, sotto il controllo del pubblico, dell'Amministrazione, del governo regionale, riesca a porsi in un'ottica corretta, anche di giusta concorrenza rispetto al pubblico, per realizzare pragmatici obiettivi di concretezza. Vogliamo il miglioramento della vita dei cittadini attraverso una maggiore agibilità della Regione la possibilità per i cittadini di non impazzire nell'accedere e fruire degli uffici regionali, riuscendo, ad esempio tramite lo Sportello del cittadino, ad avere un unico referente nell'Ente Regione; ciò in modo da non dover dire: "Oddio, devo andare in Regione a fare una pratica e chissà se tornerò indietro, soprattutto chissà se riuscirò ad ottenere qualcosa!".
Gli Uffici del cittadino che citava prima il collega Ferraris - io purtroppo, sono testimone di quello che avviene al Comune di Torino - sono una balla. Neppure i Vigili Urbani del Comune di Torino sanno dov'è situato: non ci va nessuno e soprattutto non serve a niente; c'è una scrivania con un impiegato e mezzo computer. Cerchiamo di essere seri! Lo Sportello del cittadino che propone la Giunta del centro-destra è ben altro. E' uno Sportello dove chiunque può intrattenere, a qualsiasi livello, un rapporto con la Regione: ci si reca per depositare una richiesta e dopo poco tempo si ha una risposta, sempre dal solito referente, sempre dalla solita persona, senza essere costretti a fare il giro delle sette chiese, magari soltanto per avere una licenza.
Vi è sfuggita la grande attenzione al sociale e alle fasce deboli; vi è sfuggita la grande attenzione che questo Programma ha dedicato alla sanità e al lavoro. Questo vi è sicuramente sfuggito, anche perché è ora di finirla con il monopolio culturale, per cui una certa sinistra parla sempre a nome dei lavoratori, mentre quando arriva il centro-destra i lavoratori devono cominciare a temere.
Voi temete forse perché i lavoratori non seguono più, come hanno fatto in passato, un certo trend. Capisco che siate preoccupati, ma questo non deve farvi dire delle cose inesatte. Credo che di occupazione si sia parlato molto e bene in questo programma; si è parlato di incremento e di aiuto alla piccola e media impresa, e non solo di aiuto alla grande industria assistita, che invece voi avete sempre appoggiato e patrocinato facendo finta di niente, perché faceva comodo alla grande industria assistita, ai sindacati, a una parte della sinistra, ecc.
Nel Programma vi è grande attenzione alla socialità, alle fasce deboli alla sanità, all'assistenza, nonché alla razionalizzazione e riduzione delle spese; quest'ultimo elemento è sempre stato un cavallo di battaglia della destra e - se mi si consente - anche del centro-destra. Credo che non sia poca cosa; ne possono parlare tutti, ma pochi l'hanno attuato, e personalmente credo che il Governo Berlusconi, ad esempio, avesse iniziato in quest'opera. Ricordiamo che la finanziaria ultima, per cui in Italia sta aumentando qualche posto di lavoro, non l'ha fatta Ciampi: l'ha fatta il Governo Berlusconi; poi, per carità, ha fatto tanti errori, ma non importa.
Razionalizzazione e riduzione delle spese: pragmatismo. Anche qui bisognerebbe scendere in una dissertazione culturale fra i vari tipi di destra tradizionale che ci sono stati in Italia negli ultimi duecento anni ma lo evito. Tuttavia, il pragmatismo, unito allo spiritualismo - anche qui non c'è mai stata contrapposizione per la destra tradizionale - è sempre stato una bandiera del centro-destra e anche della destra italiana, che voleva concretizzare qualcosa per i cittadini, non fare progetti e scrivere tomi su progetti senza poi realizzare programmi concreti. Questi sono solo alcuni suggerimenti sui principi del centro-destra.
Vi sono poi grosse novità nel programma, a cui voi sicuramente non siete mai stati abituati, come ad esempio la sburocratizzazione: una brutta parola, ma con un bellissimo significato. La sburocratizzazione serve a rendere più agevoli quei rapporti che non sono mai stati tali fra la Regione e i cittadini; serve a fare della Regione qualcosa di veramente vivo, con l'anima, qualcosa di vitale, di disponibile ad incontrarsi con la gente.
Per chi è abituato, anche culturalmente, alle tortuosità mentali e ai pregiudizi culturali, questa semplificazione, questa sburocratizzazione non appare come una novità. Per noi, invece, è una delle novità.
Per quanto riguarda i Testi Unici, qualcuno ci potrà dire che, malgrado se ne sia sempre parlato come una novità, non si è mai fatto niente a questo proposito. Signori miei, vedremo. Credo che noi saremo capaci di fare i Testi Unici. Se mi consentite, magari non saranno una novità, per rappresenteranno una grande realizzazione di cui potremo vantarci.
Qualcuno si è stupito perché alcuni Assessori in pectore (non ancora nominati) hanno parlato e partecipato al dibattito. Personalmente non credo che ciò sia un'offesa, anzi, mi sembra una grande assunzione di responsabilità da parte loro. Forse quello che vi infastidisce (o che comunque ha infastidito molti) è che questi Assessori, nonostante l'opposizione che tentavate di imbastire, hanno dato delle risposte talmente puntuali e complete al punto che vi hanno un po' spiazzati.
Questo non ve l'aspettavate; credevate che gli Assessori fossero solo il risultato di una spartizione fatta negli antri romani o piemontesi (non ricordo bene dove), dove il povero Presidente della Giunta era stato costretto a scegliere in base alle impostazioni partitiche. Ma vi siete dovuti rendere conto, per la competenza delle risposte, che non è così. Io non mi scandalizzo se un Assessore risponde: magari gli Assessori avessero avuto sempre il coraggio o avessero ancora oggi il coraggio, per esempio al Comune di Torino, di esporsi subito senza trincerarsi dietro l'incompetenza e dietro il fatto di essere appena arrivati! Magari l'avessero fatto in passato! Questo è un grande segnale di novità, è un grande segnale di un centro-destra che non teme, che non ha certo paura di confrontarsi con chiunque.
Stavo dimenticando di fare una piccola citazione sul tanto enfatizzato Accordo di programma. Se esaminiamo gli Accordi di programma degli anni passati, constatiamo che erano più che altro delle "accozzaglie" o dei meri assemblaggi, spesso mai realizzati, in parte di competenza regionale, in parte di competenza di Enti diversi (vedete la differenza fra il progetto e il programma?). Io sono addirittura contento che questo sia un non progetto, perché sono fiero che sia un programma, quindi anche l'Accordo di programma forse non è così importante.
Concludo con un accenno al Presidente Ghigo, che in questo momento non vedo; da qualche parte lo leggerà, così nessuno potrà accusarmi di aver voluto fare una captatio benevolentiae nei suoi confronti, anche perché non ne ho bisogno.
Sono rimasto molto soddisfatto, come uomo e come politico dell'atteggiamento tenuto dal Presidente Ghigo nella composizione di questa Giunta. A dispetto di chi, un po' volgarmente, anzi molto volgarmente, gli contesta di essere stato nominato direttamente dal datore di lavoro, il Presidente Ghigo - che ha lavorato, non è vissuto di distacchi sindacali o di altre cose - ha gestito con grande umanità e con grande personalità la composizione di questa Giunta regionale; l'ha vissuta anche - se mi consentite - con un po' di sofferenza, perché le culture da cui noi siamo formati sono diverse. Però abbiamo trovato un programma (non un progetto) comune forte, per il quale batterci e sul quale sicuramente in maniera unita combatteremo.
Io non mi scandalizzo del fatto che, ad un certo punto, il Presidente Ghigo abbia detto: "Signori, o così o basta". Ho sentito dire che un capo queste cose non le dice mai. La prima qualità del capo è il senso di umanità, perché solo il senso di umanità consente di essere vicino a quello che è il Paese reale, a quello che la gente vive quotidianamente, a quelli che sono i problemi che noi vogliamo risolvere e che potremmo risolvere con questo programma. Il Presidente Ghigo questo lo ha dimostrato, oltre che capacità di mediazione, non di compromesso, perché chi oggi dice che anche questa Giunta è frutto del compromesso dimentica il passato.
Sicuramente nessun esponente della I Repubblica avrebbe avuto tanto coraggio da dire: "Signori, da oggi decido io". Quello sì era compromesso perché dietro al compromesso c'era la lottizzazione, c'erano i soldi c'erano tutte le cose importanti che reggevano i partiti di quei governi.
L'on. Ghigo, invece, ha avuto il coraggio di dirlo, ha avuto il coraggio di prendere questa posizione, ha avuto il coraggio di rimanere: rimane e rimarrà a capo di questa Giunta per cinque anni.
Al Presidente Ghigo, a tutti i componenti della Giunta, Alleanza Nazionale, da oggi e per i prossimi cinque anni, dà un appoggio leale corretto, onesto e anche dialettico - se servirà - nella sicurezza che questa sarà veramente la Giunta che ci porterà alla II Regione e che non solo governerà i prossimi cinque anni, ma cambierà tante cose in questa Regione che, in venticinque anni, non ha mai visto alcun cambiamento.



(Applausi da parte del pubblico)



PRESIDENTE

Il pubblico è pregato di astenersi da qualunque manifestazione: è il nostro Regolamento. Grazie per la cortesia.
La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Anch'io, signor Presidente, approfitterò di qualche minuto di recupero rispetto ai tempi risparmiati dal mio Gruppo. Non ne approfitterò troppo anche perché gli interventi precedenti, sia delle compagne e dei compagni del mio Gruppo sia dei colleghi Consiglieri del centro-sinistra, hanno già sufficientemente puntualizzato le nostre posizioni e svolto le critiche di merito rispetto ai singoli punti, nonché le critiche di carattere generale.
Voglio partire da una considerazione di carattere generale sperando Consigliere Ghiglia, di aver letto il documento giusto. Io ho letto il documento che mi ha inviato il Presidente Ghigo, sul quale c'è scritto "Governo Ghigo": spero che sia quello giusto.
Forse il Consigliere Ghiglia ha letto un altro documento, dato che parlava di bozza non corretta e forse, soprattutto, il Consigliere Ghiglia ha sentito un altro dibattito in questo Consiglio, viste alcune considerazioni da lui svolte rispetto agli interventi dell'opposizione.
Sono stati tutti interventi puntuali, che hanno affrontato le questioni di merito delle nostre proposte; certo, perché da altre parti proposte non ne abbiamo trovate.
Io, diversamente dal Consigliere Chiezzi, che è partito dalla capacità della destra di non presentare proposte essendo una destra capace, la penso in modo molto diverso e sono rimasto deluso. Mi aspettavo un documento di presentazione della Giunta pieno di novità e di obiettivi concreti pragmatici, tipico di una cultura di destra e di chi ha svolto esperienze manageriali; un documento fondato su basi culturali e politiche certamente opposte alle mie, ma sulle quali fosse possibile confrontarsi, opporsi e anche discutere, a partire da un'idea guida di governo alla quale conseguissero indicazioni politico-programmatiche, obiettivi concreti priorità da affrontare, azioni di governo, per realizzare quegli obiettivi e quelle priorità, nonché l'individuazione di interlocutori e metodi con i quali rapportarsi alla società piemontese. Tutto questo non l'ho trovato.
Ci sono alcuni messaggi di carattere ideologico, che sicuramente danno una filosofia di destra al documento, come il richiamo continuo al liberismo, che poi, sappiamo bene - perché l'abbiamo verificato nel Governo Berlusconi - nella realtà si traduce nel massimo assistenzialismo possibile; ciò proprio da chi invoca il maggior liberismo in questo Paese e che invece porta avanti politiche e pratiche fortemente assistenzialistiche.
Ho colto molte buone intenzioni, ma anche genericismo e un'analisi superficiale rispetto alla situazione del Piemonte e ai problemi che ha di fronte. Un fatto sostanzialmente rituale, quello della presentazione di questo documento da parte del Presidente designato, on. Ghigo.
La discussione politica delle scorse settimane è stata importante: ha diviso la maggioranza rispetto all'elezione del Presidente del Consiglio regionale e dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio. Quella della discontinuità era una discussione politica molto importante, e io voglio dire che tale discontinuità si è realizzata davvero. Io rivendico che ci sia discontinuità tra la Giunta precedente di centro-sinistra e ciò che questa Giunta ha proposto o, meglio, non ha proposto in questa sede consiliare.
Vedete, questa differenza c'è nel programma. Quando noi ci siamo insediati, a giugno dell'anno scorso (più o meno un anno fa), abbiamo presentato un programma vero, nel quale erano indicati obiettivi, priorità azioni di governo concrete da parte di questa Regione, che hanno permesso di tradurre il documento programmatico e il confronto politico che c'è stato in un lavoro che, in circa dieci mesi, in termini di azioni amministrative e di legislazione da parte di questa Regione, ha prodotto molto più di quanto si fosse fatto nei quattro anni precedenti, con leggi e decisioni molto importanti, che hanno toccato gli interessi reali del Piemonte.
C'è invece una continuità nella composizione della Giunta, e non solo perché ci sono alcune persone già presenti in quella precedente. Vede Consigliere Ghiglia, lei faceva riferimento a partiti che hanno utilizzato metodi lottizzatori, ma in questa Giunta ci sono persone che hanno fatto parte di quei partiti, che sono sempre state al governo con altri partiti.
Mi pare che il metodo utilizzato per la definizione di questa Giunta, a partire da quello che doveva essere "il preambolo sulla discontinuità" (che poi abbiamo visto come si è tradotto), sia la continuità - questa sì davvero - con i peggiori metodi spartitori del passato. Noi questa cultura la conosciamo bene! Ci siamo opposti per anni ad essa, e ce la ritroviamo oggi egemone in parte di questa Giunta.
La novità vera l'abbiamo sentita ancora questa mattina. Se qualcuno avesse avuto dei dubbi - io non ne avevo - sentendo l'intervento del Consigliere Ghiglia, ha avuto la conferma esatta di quale sia il peso di Alleanza Nazionale all'interno di questa maggioranza e di come Alleanza Nazionale intenda esercitarlo fino in fondo, non solo in termini culturali ma anche in termini politici.
Mi preoccupa l'arroganza, l'aggressività, il sostanziale disprezzo con il quale si trattano le altre culture e le opposizioni che abbiamo sentito nell'intervento del Consigliere Ghiglia. Credo che questi metodi, queste posizioni e questo modo di affrontare i problemi più che me e le opposizioni debbano preoccupare la maggioranza.
Siamo molto lontani dalle intenzioni sviluppate nella campagna elettorale e dalle ambizioni proclamate. Siamo di fronte ad un documento che - per definirlo in termini molto brevi - rispetto alle ambizioni proclamate, è troppo stretto per l'Europa e troppo largo per il Piemonte cioè non va da nessuna parte.
Partiamo dall'esame della realtà economica del Piemonte, perché credo che questo sia importante, sia la priorità sulla quale abbiamo bisogno di soffermarci per intervenire con le azioni di governo.
Quella attuale è una fase economica di ripresa produttiva positiva, con determinate caratteristiche che partono proprio dalla tipologia dell'industria torinese e piemontese. Questa ha una forte vocazione all'esportazione, cosa che ha avuto anche negli anni di crisi. L'industria della nostra Regione ha un alto grado di competitività (e ciò non solo oggi, perché favorita dalla svalutazione della lira), fondato sulle innovazioni tecnologiche diffuse nei processi e nei prodotti, che sono patrimonio di grandi e piccole aziende. Tuttavia, non sempre a questa situazione ha corrisposto un'innovazione di qualità dei prodotti e dei modelli in tempi utili per i mercati: da ciò sono derivate le difficoltà avute dalla FIAT nel passato e il loro superamento determinatosi in quest'ultima fase rispetto ai mercati internazionali. Questo spiega anche il recupero attuale.
Per il ruolo sempre più importante che le imprese minori hanno nel tessuto produttivo piemontese, esse hanno bisogno di modernizzazione, di innovazione dei processi, di una strategia di crescita finanziaria, di diversificazione produttiva, di sbocchi di mercato, di ricerca e di commercializzazione.
L'aspetto più negativo e preoccupante dell'apparato produttivo torinese e piemontese è il seguente. Da un lato, c'è una crescita produttiva che dà grandi utili alle imprese, e di qui il grande ottimismo emerso ancora nell'ultima indagine trimestrale della Federazione degli industriali del Piemonte (questo ottimismo viene espresso dalla quasi totalità del campionario verificato dei mille imprenditori, e anche con investimenti).
Dall'altro, però, tale crescita non ha praticamente effetti occupazionali anzi, siamo ancora di fronte a perdite occupazionali rispetto agli anni precedenti.
L'altro aspetto che penalizza fortemente l'industria piemontese è la scarsa diversificazione produttiva, vero limite dell'apparato produttivo torinese e piemontese.
Proprio perché, alle soglie degli anni 2000, abbiamo bisogno di rapportarci fortemente con l'Europa, questa ripresa dello sviluppo economico e produttivo della nostra Regione credo che sia un'occasione da non perdere.
Desidero svolgere una considerazione sull'utilizzo dei fondi strutturali del Programma 2081 - Obiettivo 2, cioè l'intervento a favore delle zone a declino industriale sul quale abbiamo lavorato in questi mesi.
Il Presidente Ghigo nel suo documento dice che bisogna dialogare con Bruxelles: noi abbiamo dialogato e anche lottato per avere quei finanziamenti e quei fondi strutturali. I progetti da noi definiti sono sostanzialmente a compimento, si tratta ora di raccogliere e di utilizzare al meglio i fondi rispetto al lavoro che è stato fatto.
Queste sono risorse molto importanti, che però devono essere finalizzate alla forte innovazione della piccola e media impresa e alle sue ricadute occupazionali. In particolare, quella della ripresa produttiva deve essere una grande occasione per uscire dalla necessità del Programma 2081 - Obiettivo 2. Noi abbiamo bisogno di uscire dalla categoria "zone a declino industriale": questa è la grande scommessa sulla quale dobbiamo impostare la nostra azione di governo, per rilanciare lo sviluppo di questa Regione.
E come si può consolidare lo sviluppo in questa Regione? L'elemento essenziale è innanzitutto la qualità dello sviluppo, se vogliamo rilanciarlo e consolidarlo. Credo che la qualità dello sviluppo debba essere fondata su tre elementi tra loro inscindibili: la qualità del lavoro, la qualità dei prodotti e la qualità del sistema complessivo.
Per realizzare questi obiettivi, la Regione può e deve svolgere un ruolo di governo e quindi un ruolo molto concreto. Altro che unicamente principi e culture! Ruolo di governo concreto, azione ed iniziativa immediata! Abbiamo bisogno di creare un'area a sistema integrato tra industria servizi, ricerca, formazione ed infrastrutture che determini uno sviluppo organico della nostra Regione, se vogliamo essere davvero area forte dell'Europa e, da questo punto di vista, dialogare alla pari, e non come area a declino industriale: questo è il dialogo che dobbiamo riuscire a sviluppare nei confronti dell'Europa! Credo che a questi obiettivi di merito e programmatici debba corrispondere anche un metodo di governo. Ritengo che il metodo della concertazione con le parti economiche e sociali, quello che noi abbiamo verificato ed instaurato, sia l'unico possibile per riuscire a consolidare questi obiettivi.
Nella passata legislatura noi abbiamo attuato uno strumento, una sede di confronto molto importante: il Comitato Regionale Economia e Lavoro. Nel documento non ne ho trovato traccia, neppure il titolo. Eppure questo strumento corrisponde a quel metodo di cui parlavo prima, ovvero al metodo della concertazione con tutte le parti istituzionali, economiche e sociali come condizione prioritaria per riuscire a governare e rilanciare lo sviluppo di questa Regione.
Altro elemento per consolidare lo sviluppo: bisogna sapere se si rilancia, se si risolve o se si presentano iniziative per risolvere il problema dell'occupazione.
Cari colleghi, le politiche attive del lavoro - mi rivolgo soprattutto al collega Masaracchio, che sarà chiamato a svolgere tale ruolo, anche perché credo di conoscere bene le penne che hanno scritto quella parte sulle politiche attive del lavoro - non sono fatte solo di strumenti. Le risorse non possono essere utilizzate solo per costruire degli strumenti le risorse debbono essere finalizzate ad iniziative vere sulle politiche del lavoro, dalle politiche formative alle proposte di carattere strutturale. Ad esempio, quella degli orari è una questione ineludibile della quale la Regione, pur non avendo competenze dirette, dovrebbe farsi carico in termini di proposta politica complessiva.
Allo stesso modo, credo che il settore della formazione professionale e a questo proposito esiste una legge innovativa - vada gestito in modo da ottenere una formazione adeguata, che rappresenti davvero un punto di partenza per la qualità del lavoro.
Prima facevo riferimento al grande limite dell'industria piemontese ovvero la diversificazione produttiva. Tutti i settori strategici di diversificazione produttiva, che sono pochi ma che esistono nell'area torinese, rischiano di saltare. Ieri abbiamo avuto la manifestazione dell'Alenia, che rappresenta un settore importante di diversificazione produttiva rispetto alla monocultura industriale, ma che rischia di saltare completamente; abbiamo industrie come la Viberti, che attendono ancora delle risposte; abbiamo importanti aziende nel settore delle telecomunicazioni, sulle quali dobbiamo continuare ad intervenire affinch non vengano distrutti un tessuto produttivo, un patrimonio tecnologico e un patrimonio professionale.
Di queste vertenze, di queste manifestazioni nei prossimi giorni e nelle prossime settimane ce saranno tante davanti al palazzo della Regione per chiedere la difesa del posto di lavoro, ma anche la difesa di un patrimonio tecnologico e di un tessuto produttivo.
In questo Paese c'è una cultura di destra che porta avanti promesse obiettivi e c'è un'altra destra in questa Europa che porta avanti non tanto delle promesse, ma che cerca di affrontare i problemi con scelte reali: Chirac, in Europa, rappresenta l'altra destra. Anche Chirac deve fare i conti con l'occupazione; vuole realizzare 700.000 posti di lavoro nel 1996 e sa bene che per fare questo ha bisogno di risorse, per cui pensa di tassare i patrimoni e di trarre da questo la possibilità di avere risorse che non indebitino ulteriormente lo Stato, ma che vadano nella direzione dello sviluppo e dell'occupazione. Ciò è l'esatto opposto di quello che ha promesso, predicato e mai praticato Berlusconi.
Se questa destra vuole qualificarsi ed affrontare davvero i problemi deve richiamarsi più a Chirac che non a Berlusconi, se davvero vuole entrare in Europa. Sicuramente non è possibile mandare questo documento in Europa, in quanto occorre un programma credibile e fondato su progetti reali.
Se vogliamo realizzare questi obiettivi, occorre coniugare davvero sviluppo e solidarietà. Non è solo una questione di scelta di valori - che di per sé è molto importante, per lo meno per noi, ma credo anche per altri che fanno parte della maggioranza e che sono cresciuti su questi valori ma è la condizione per governare.
In un'era nella quale, da una parte, si alimentano le spinte dei Cobas o, dall'altra, si assumono le spinte più conservatrici e corporative di questa società, la riforma delle pensioni è l'esempio emblematico di come da sponde opposte, si agisca sostanzialmente per lo stesso obiettivo e si rischi la distruzione dell'economia e dello Stato sociale. Credo che per lo sviluppo dell'economia, ma anche per avere una dialettica democratica siano indispensabili una serenità di prospettiva, delle garanzie democratiche sul piano istituzionale per i diritti di tutti ed un rilancio dei valori nell'azione concreta di governo.
Mi meraviglio che un Consigliere come Giampiero Leo, molto sensibile a questi problemi, non si sia preoccupato che questi concetti fossero contenuti nel documento che qui è stato presentato.
Vi sono questioni grandi, come ad esempio l'immigrazione, con la quale bisognerà fare i conti, e i conti si fanno tutti i giorni. Questo non è solo un problema, ma può essere anche una grande risorsa, come ha detto la Fondazione Agnelli in un recente convegno. Non un convegno dell'ultrasinistra o degli autonomi, ma un convegno della Fondazione Agnelli ha detto che l'immigrazione può essere una grande risorsa soprattutto in questa Regione dove nel 2038 coloro che avranno più di 65 anni costituiranno il 70% della popolazione. Non possiamo aspettare il 2037 per affrontare tale questione, ma dobbiamo incominciare ad affrontarla concretamente oggi, e la Regione su questo può svolgere un'azione di governo.
Di tutto questo io non ho trovato traccia nel documento, e credo di averlo letto in maniera giusta.
Presidente Ghigo, noi abbiamo posto questioni di merito in tutti gli interventi e ho cercato di porne alcune anch'io; abbiamo affrontato gli interessi generali del Piemonte, certo dal nostro punto di vista e con delle nostre proposte concrete. Aspettiamo ed incalzeremo la Giunta e la maggioranza per avere risposte ai problemi di merito qui sollevati incalzeremo la Giunta in Consiglio; dialogheremo con proposte nostre e con nostri programmi con tutte le istituzioni locali del Piemonte, con le forze sociali e con la società piemontese; faremo opposizione in quest'aula costruiremo l'opposizione collegandoci fortemente alle aspettative dei piemontesi.
Sul merito dei problemi la nostra opposizione sarà dura ed intransigente, in quest'aula come fuori da essa; saremo aprioristici, ma non faremo sconti, per l'interesse del Piemonte e dei piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Signor Presidente e signori Consiglieri, il governo Ghigo, per il quale il Gruppo di Forza Italia, che ho l'onore di presiedere, esprime dichiarazione di voto favorevole, è di per se stesso il primo fatto nuovo positivamente nuovo (perché non sempre la novità è solo un fatto positivo) per il Consiglio regionale e per questa Regione. Questo è il primo Consiglio eletto con la legge elettorale di tipo maggioritario, con l'indicazione del Presidente designato.
Noi oggi, con la procedura di voto che espleteremo nei prossimi minuti colmiamo un vuoto, perché i cittadini ritengono già da due mesi di avere un Presidente della Giunta, della Regione. Noi oggi, grazie anche alle carenze di una burocrazia che in parte sarà nei nostri compiti rendere più vivibile e più umana per i cittadini, andiamo a chiudere un vuoto.
Molte sono state le obiezioni sollevate da parte delle opposizioni; a molte di esse i colleghi Consiglieri, i Presidenti dei Gruppi e gli Assessori designati hanno già risposto. Ne scelgo due come emblematiche del dibattito, peraltro molto civile che si è svolto in questi due giorni.
La prima è un richiamo fatto dal precedente Presidente del Consiglio Carla Spagnuolo, per un gentile applauso che ha chiuso l'esposizione del Programma del Presidente Ghigo: non voleva certamente essere una rottura di rispetto per l'istituzione. Piccolo è stato il rammarico per questo richiamo, ma grande è stata la gioia per i complimenti che l'attuale Presidente del Consiglio ha fatto all'assemblea per una gestione del dibattito molto civile, attenta e rispettosa non solo dell'istituzione, ma anche del ruolo che questo Consiglio ha avuto nel dibattito e avrà soprattutto nei prossimi giorni.
La seconda è invece un'obiezione di merito del Consigliere Chiezzi quando riduce quella che noi consideriamo forse la principale delle carenze strutturali della nostra Regione, ovvero la carenza di infrastrutture.
Ricordo che esiste uno studio - non cito la fonte, perché non ricordo quale sia, forse l'OCSE - secondo il quale il triangolo del nord Italia è sottostimato per più di 500 mila miliardi di infrastrutture, che sarebbero necessarie per renderlo adeguato alla competizione con i Paesi della Comunità europea.
Noi crediamo che a questo si debba dare rimedio. Il fatto che il Consigliere Chiezzi riduca l'intera questione ad una caduta di "pietrischetto e bitume" ci tranquillizza, perché rappresentiamo un modello altrettanto legittimo quanto quello di Rifondazione Comunista, anche se diverso.
Noi pensiamo che non possa esserci una totale pianificazione razionale dell'economia e della società, perché crediamo che la complessità del tessuto di relazioni che costituisce la nostra società ponga dei limiti alla capacità previsionale. Da questa considerazione nasce la decisione di non voler organizzare la Regione come una guida centrale ed onnipotente.
Non vogliamo sottomettere la Regione ad una burocrazia pianificatrice, non vogliamo fonderla in un blocco più o meno compatto. Se facessimo questo tradiremmo il patrimonio spirituale della nostra Regione ed anche i nostri valori.
Crediamo che un dirigismo economico regionale e una politica che pervade tutti i campi delle attività individuali e collettive non rappresentino un progresso rispetto allo statalismo centralista che, da alcuni commenti dell'opposizione, sembrava trasparire come rimpianto (da cui gli italiani hanno fatto capire chiaramente ed inequivocabilmente di volersi affrancare).
Questo non significa non scegliere una politica pianificatrice dirigistica e di non credere nell'operatività. In questa direzione va il primo ordine del giorno che i Capigruppo della maggioranza hanno ieri stilato, sottoscritto e sottoposto alla Presidenza del Consiglio, che richiede urgentemente all'assemblea di esprimersi sulla richiesta di emissione di Regolamenti da parte dello Stato centrale a supporto dell'emissione dei Buoni Ordinari Regionali. Questi ultimi rappresentano una delle componenti - non certo l'unica - a sostegno della ridotta disponibilità di finanza pubblica della Regione Piemonte.
La politica non può coprire ogni aspetto della vita umana e non pu certo fare tutto. Partendo da questa considerazione, il nostro programma elettorale prima e di governo adesso ha posto la delegiferazione, la deregolamentazione e la sburocratizzazione come obiettivi primari.
La ricetta che ci suggerisce questa scelta ci porta a strade pressoch obbligate: più decentramento; maggiori assunzioni dirette di responsabilità personali da parte di tutti i soggetti coinvolti; maggiore creatività e senso di responsabilità in tutti i ruoli direttivi; radicale riorganizzazione in senso "aziendale" di tutti gli uffici rivolti alla produzione di servizi pubblici.
Una parte dell'opposizione criticava la mancanza di idee guida.
Personalmente credo che, se la maggioranza saprà realizzare nella prossima legislatura soltanto una piccola parte dei suoi intenti, la Regione potrà cambiare volto.
Un altro punto che voglio argomentare è quello sull'impronta federalista del nostro programma, che non è l'adeguamento ad una moda politica, ma una riconsiderazione in chiave federalista del nostro essere liberaldemocratici. Il federalismo a cui il nostro movimento fa riferimento è quello classico per quanto riguarda i suoi valori fondamentali: il federalismo che si rifà al pensiero di Kant, Hamilton, Robbins, Einaudi Spinelli, Monnet; il federalismo come mezzo per unire in un'unica entità politica ed istituzionale delle entità separate.
E' un federalismo moderno, per quanto riguarda i livelli di governo di un sistema federale in cui è presente un insieme di governi indipendenti e coordinati, senza che uno prevalga sugli altri.
Noi pensiamo che il federalismo sia un teoria capace di conciliare il perseguimento dei nostri ideali di libertà, di democrazia, di solidarietà e di pace con la complessità dei caratteri fondamentali del nostro tempo.
Nel pensiero e nella pratica federalista cogliamo un altro aspetto per noi molto importante, e cioè la tutela del pluralismo attraverso il diritto; l'esaltazione della libertà, sia individuale che sociale, nel rispetto della libertà altrui e nell'osservanza delle leggi.
In questo aspetto implicito del pensiero federalista evidenziamo la possibilità di una maggiore libertà di scelta individuale, e pertanto un naturale antidoto, culturale e fattuale contro i monopoli, di qualunque genere essi siano.
Siamo convinti che avvicinando quanto più è possibile i poteri politici o amministrativi al cittadino, scopo che persegue l'autogoverno, si ottengano due risultati.
Il primo è morale, perché trasforma i cittadini da soggetti passivi in protagonisti del proprio destino (l'autogoverno infatti responsabilizza perché consente di esprimere in modo più diretto le proprie preferenze fondamentali).
Il secondo motivo è politico, perché i cittadini, avendo le istituzioni che li governano più vicine, possono esercitare meglio quella funzione di controllo del potere politico ed amministrativo che più di altre caratterizza la democrazia.
Strettamente collegato al principio di autogoverno, ci deve essere il federalismo fiscale, che consente ai diversi livelli di governo di agire in piena autonomia, sulla base delle risorse raccolte fra i cittadini contribuenti. Il federalismo fiscale, coordinato con il livello di governo adeguato, deve anche garantire la solidarietà tra Regioni ricche e povere al fine di evitare squilibri regionali eccessivi in termini di reddito e di servizi.
L'autogoverno e il federalismo fiscale assolvono ad un altro aspetto per noi molto importante: rendono visibile all'opinione pubblica la corrispondenza tra autorità e responsabilità. Riteniamo che questa visibilità del governo induca nei politici comportamenti eticamente corretti, una gestione più oculata della cosa pubblica e nel contempo consenta agli elettori scelte più consapevoli.
Non credo che la questione morale sia stata abbandonata come pensiero della cultura di sinistra; noi vorremmo non soltanto riprenderla come tema ma cercare di renderla operativa negli ideali e nei comportamenti.
Pensiamo che questi meccanismi istituzionali e queste regole portino ad una maggiore convergenza tra dimensione morale ed istituzionale; questa convergenza avrà come conseguenza un governo della cosa pubblica più efficiente ed efficace.
Per quanto riguarda specificamente l'Europa, siamo convinti che essa rappresenti un'opportunità irrinunciabile per il Piemonte e per l'Italia.
L'Italia con le sue Regioni non si può salvare senza l'Europa, cioè se non diventa uno stato membro della Federazione europea. Siamo convinti che il Piemonte e l'Italia non si possano salvare senza l'Europa, perché essere e restare in Europa vuol dire innanzitutto realizzare le condizioni minime di risanamento economico-finanziario, di riforma politico-istituzionale e di adeguamento infrastrutturale della nostra Regione e del Paese.
Questa è una premessa indispensabile per avere livelli di efficienza politica ed economica non inferiori a quelli degli altri Paesi, livelli che consentano alle nostre imprese ed alle nostre istituzioni di essere competitive e, di conseguenza, realmente integrate in Europa.
Ed è ritornando alle origini della costruzione europea che voglio concludere questo intervento. Anche se questo Consiglio non è il luogo elettivamente deputato alla politica estera, voglio ricordare in modo non retorico la nostra angoscia, la nostra impotenza, come cittadini piemontesi, italiani ed europei, di fronte alle barbarie che si sono perpetrate - e si stanno perpetrando - in Jugoslavia, in Ruanda ed in tante altre aree del nostro mondo, citando una frase di Einaudi del 1954, al tempo della prima ratifica della CED: "Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l'unione può farli durare".
Ebbene, anche le nostre speranze, il nostro desiderio e la nostra volontà di una Regione e di un'Italia migliore, meglio amministrata, più civile, più tollerante, più colta diventeranno polvere senza sostanza, se tutto il Consiglio non saprà trovare insieme ai nostri concittadini un nuovo patto di cittadinanza quale fondamento per ricreare la fiducia nelle istituzioni e le basi stesse di una rinnovata convivenza civile.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori interventi, dichiaro chiusa la discussione.
La parola all'on. Ghigo per la replica.



GHIGO Enzo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in relazione al dibattito che si è svolto in quest'aula ieri ed oggi, ribadisco la mia personale soddisfazione per il tono e lo stile usato da tutti gli interventi, pur con un'inaspettata eccezione, sulla quale mi soffermerò successivamente.
Mi riferisco, in particolare, ai Consiglieri dell'opposizione, che per la stragrande maggioranza non si sono limitati a motivare genericamente il loro voto contrario alla Giunta da me presieduta, ma hanno mosso rilievi specifici a singoli punti del Programma. Non è questa la sede per approfondire le loro osservazioni e i loro suggerimenti, ma invito tutti gli Assessori competenti per materia a tenerne conto, come farò io stesso.
Da più parti è stata mossa a questo esecutivo la critica di una presunta mancanza di disegno strategico, addirittura di un'assenza di influenza della cultura della destra europea, come se dovessimo necessariamente richiamarci a modelli ed esperienze che poco hanno a che fare con la cultura di questa maggioranza. Certo, taluni nostalgici dello scontro politico permanente avrebbero magari preferito un programma di ispirazione thatcheriana o, peggio ancora, lepeniana, per unire da Londra a Liverpool, da Tolone a Torino le forze del progresso contro quelle retrive della conservazione.
Spiacente di deluderli, ma così non è, e non sarà. Sicuramente sarebbe stato per molti più facile criticare un programma farcito di interventi discriminatori, tagli, epurazioni e via dicendo, e non un programma, quale quello presentato ieri, che unisce idee e soluzioni in un progetto generale di lungo respiro, denso di valori e di buonsenso.
Questa Giunta, che pure si ispira ai valori del liberismo europeo, non depone tutte le sue speranze nel libero funzionamento del mercato, ma crede fortemente nel ruolo delle istituzioni di governo quale motore di un'equa regolamentazione e quale volano della ridistribuzione delle risorse, delle ricchezze e delle opportunità; per tutti i cittadini, i più deboli come i più forti, i più anziani come i più giovani, le donne come gli uomini.
Sappiamo però che in questo difficile compito non è sufficiente l'operato delle istituzioni e del volontariato laico e religioso, giacché è fondamentale il quotidiano lavoro formativo ed educativo delle famiglie che intendiamo sostenere in tutti i modi possibili. Anche la nostra Regione come ha già fatto il Governo e molti Enti locali in questi ultimi anni deve ritirarsi da ruoli che aveva impropriamente assunto, specie quelli di gestione, per essere sempre più capace di coniugare le ragioni dello sviluppo e quelle della solidarietà.
Non posso nascondere un leggero ed inaspettato senso di delusione nei confronti degli interventi dei componenti dell'opposizione. Soprattutto da quei partiti e movimenti del centro-sinistra che formano lo schieramento più forte dell'opposizione, mi sarei aspettato un progetto alternativo a quello presentato dalla Giunta che sinceramente non vedo o fatico a vedere.
E' bene per tutti superare questa, per alcuni scontata, fase polemica per passare al confronto sui singoli provvedimenti.
Quanto è avvenuto ieri mattina davanti all'ingresso di questo palazzo durante la manifestazione dei lavoratori dell'Alenia, ci deve indurre a riflettere sulle conseguenze sociali che comporta la crisi economica ed occupazionale. Pur deprecando gli scontri avvenuti, non possiamo che comprendere la rabbia e talvolta la disperazione di persone a cui sembra negata qualunque prospettiva di futuro. Vanno quindi posti - come ho già detto nel mio intervento di ieri - i grandi temi che affliggono il Piemonte. A questi si deve rispondere con soluzioni concrete e realizzabili e non genericamente, come forse qualcuno auspicava, riempiendo di sogni i nostri cassetti.
Ancora alcune brevi riflessioni. La prima riguarda le categorie più deboli. Mi dispiace se dalla lettura del Programma non sia emersa con sufficiente chiarezza la volontà di questa Giunta di voler assicurare a questa fascia di persone, ahimé sempre più vasta, non solo le condizioni minimali di assistenza, ma anche concrete e durature opportunità di inserimento nel tessuto sociale.
E' stata politicamente rilevata ieri l'assenza di donne in questo esecutivo; vorrei rassicurare tutti che non si tratta di una volontà discriminatoria, essendo io il primo conoscere e voler valorizzare le qualità e le doti anche delle donne presenti in quest'aula.
Per concludere, con il sorriso sulle labbra, permettetemi alcune battute. Questo programma è frutto del lavoro di persone della Giunta e delle forze di maggioranza e di un serrato confronto con esponenti della società civile. Se fossi andato ad Arcore, come è stato maliziosamente detto ieri, avrei trovato unicamente magnati australiani ed arabi che poco sanno dei problemi del nostro Piemonte.
Rispondendo alle preoccupazioni del Consigliere Chiezzi, voglio dire che onestamente e sinceramente non ho mai ricevuto pressioni da parte dell'on. Silvio Berlusconi su alcun argomento. Anzi forse sbaglio, su un argomento sì: ha tentato di convincermi a diventare tifoso del Milan, ma ho resistito e sono rimasto tifoso della Juventus.
Per quanto l'augurio avanzato da un altro esponente dell'opposizione sulla durata e sui danni che procurerà questa Giunta, mi sia consentito con tutto il cuore di augurare invece di durare per l'intera legislatura, di non fare alcun danno, ma semmai solo del bene per l'intera comunità piemontese.
Prometto che ogni sera, quando, tardi, avremo finito di lavorare per il bene del Piemonte, spegneremo tutte le luci.



PRESIDENTE

Il Programma prevede eventuali dichiarazioni di voto da parte di un Consigliere per Gruppo. Nel caso in cui qualche Consigliere si dovesse dissociare dalle dichiarazioni del suo Gruppo, ha la possibilità di intervenire per dichiarazione di voto.
Voglio ricordare che il comma terzo dell'art. 61 recita testualmente: "Non possono superare i cinque minuti gli interventi di presentazione e discussione degli emendamenti, le illustrazioni delle interpellanze, la replica dell'interpellante e dell'interrogante, le dichiarazioni di voto nonché tutti gli interventi di carattere procedurale o incidentale".
Poiché credo di essere stato molto liberale nella concessione del tempo durante la discussione generale, mi permetterete di richiamare tutti all'osservanza scrupolosa dei minuti assegnati.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Procediamo pertanto con le dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Farassino.



FARASSINO Giuseppe

Queste sono cose che succedono nelle più classiche comiche americane allora meglio dire la verità e non fare come quel tale che, essendo caduto da cavallo, disse che voleva scendere. Tra l'altro, per me è una giornata un po' strana, perché ho dovuto anche cambiare e riscrivere in tutta fretta quelli che erano gli estremi della mia dichiarazione di voto, in quanto il mio ufficio stampa, con quelle rarissime folgorazioni di ingegno ed intelligenza che accadono soltanto ogni settanta-ottant'anni al passaggio di una cometa o all'insediamento di un grande Papa, ha consegnato anticipatamente ieri a Repubblica le mie dichiarazioni di voto. Dimodoch le hanno già lette tutti e quindi ho dovuto cambiarle.
Ciò non significa che voto a favore, ma devo rilevare delle contraddizioni. Ieri è stato "rintuzzato" qualcuno dell'opposizione dicendo: "Ma voi volevate il programma approfondito, mentre un programma santo cielo! - deve essere più che altro un'indicazione di linee programmatiche"; adesso invece si dice: "Avremmo voluto che si entrasse di più nel merito di quello che è l'effettivo programma e non sentire accuse vaghe".
Ho appreso che il Presidente Ghigo non ha mai ricevuto pressioni dall'on. Berlusconi; ciò mi fa molto piacere, perché questo è un Ente libero di una libertà pedemontana; poi, però, si è tradito un pochino perché ha detto: "Se io fossi andato ad Arcore, avrei trovato soltanto arabi e magnati neozelandesi". Ed appunto, quello è il sospetto che abbiamo avuto quando abbiamo letto il programma: che fosse stato scritto da arabi e neozelandesi, che nulla capivano del Piemonte.
Siamo quindi giunti alle dichiarazioni di voto. Il governo regionale si è finalmente insediato, presentando il suo programma, nel quale tutto è accennato, poco approfondito, il tutto nella migliore tradizione partitocratica. Questo si può dire, vero? Adesso dovrete farci vedere di che stoffa siete. Qualche idea ce l'abbiamo già, perché tante facce, che sono state presentate come nuove, in verità per noi sono vecchie conoscenze e sappiamo quanto ci sia da aspettarsi.
Vi misurerete con grandi sfide (l'abbiamo appena sentito); avete annunciato che al Piemonte - vero, collega Burzi? - occorrerebbero 500 mila miliardi per diventare perlomeno competitivo. Vi misurerete quindi con l'Alta Velocità, le infrastrutture per i Campionati mondiali di sci, il Giubileo del nuovo millennio - la luce è sempre accesa, qua! - tutti grandi appalti e grandi opportunità da non perdere per chi vive solo di queste occasioni.
Noi cosa dobbiamo dire? Siamo i più poveri, gli ultimi arrivati. Vi aspettiamo sul campo e vi marcheremo stretti (classica frase che va bene per tutte le famiglie)! D'altronde, abbiamo la forza di un movimento che ha piantato forti radici sul territorio.
Siamo - concedetecelo! - uno dei pochi soggetti popolari che ancora esistono in questo Paese. Abbiamo un'identità che ha saputo resistere agli attacchi e alle menzogne della stampa padronale e alle lusinghe del potere per il potere. Anche a queste lusinghe abbiamo resistito, non abbiamo ceduto, a costo di tagli anche dolorosi nelle nostre file, dolorosi ancorché salutari, perché bisogna sempre essere ottimisti.
Il nostro obiettivo, d'altronde, è molto semplice, semplicissimo: un'Italia federale, con un Piemonte restituito al suo ruolo storico di nazione-ponte sulle Alpi, un Piemonte verso un'Europa dei popoli. Abbiamo già un merito storico: aver rilanciato in Italia l'idea, che prima di noi era solo oggetto di dibattito teorico, dei vari circoli culturali. Abbiamo preso questa idea e ne abbiamo fatto un patrimonio di massa, una discriminante e pregiudiziale politica sulla quale misurare la libertà intesa nelle sue tre principali connotazioni: autonomia, autodeterminazione e partecipazione al cambiamento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Farassino.



FARASSINO Giuseppe

Le prime due sono le libertà care alla più limpida ed antica tradizione liberale; l'ultima è patrimonio rivendicato da tutti i movimenti di liberazione sociale, e l'esimio e dotto Presidente del Consiglio sa che l'ultima citazione, quella della partecipazione al cambiamento, non è frase mia, né sua: è di Norberto Bobbio, il nostro illustre concittadino, che tutti ammiriamo al di là delle convinzioni partitico-politiche.
Ma proprio in questo caso, in questo senso, in questo consesso, io devo rendere omaggio a tutti coloro che hanno parlato di federalismo; tutti ormai parlano di federalismo, e lungi da me l'idea di dire: "Oh guarda, non siamo più soltanto noi a parlare di federalismo". Anzi, ben venga: più un'idea è diffusa, meglio è. Amico Leo: il Cristo ha iniziato così, no? Con dodici pescatori, disse: "Andate in giro per il mondo, parlatene parlatene! - frase poi ripresa da Goebbels - Parlatene, parlatene, qualche cosa rimane".
Ma devo rendere soprattutto omaggio all'astuzia del neo Presidente del Consiglio, Rolando Picchioni, che nel suo intervento di insediamento ha giocato d'incontro con una dotta disquisizione sul federalismo ormai a porte chiuse, quando più nessuno poteva dare una risposta, una replica. Ha fregato tutti! Non abbiamo però capito bene, e qua mi scuso della mia limitata cultura...



PRESIDENTE

Questa è una buona tattica, da grande maestro della scena: citarmi per poter sforare i minuti.



FARASSINO Giuseppe

Non abbiamo capito se il suo è stato una sfoggio di cultura o una dichiarazione di intenti, in quanto potrebbe anche essere letto in questa visione; in tal caso siamo costretti a ricordare al Presidente Picchioni che nel suo intervento ha evitato accuratamente - o si è dimenticato di dire, il suo cervello è in tutt'altre faccende affaccendato - che per ottenere il federalismo vero, e non quello fasullo dichiarato da ormai tutte le formazioni partitiche, occorre modificare sostanzialmente la Costituzione vigente.



MASARACCHIO Antonino

Pensavo che non lo sapessi!



PRESIDENTE

No, vi prego: non possiamo sforare così!



FARASSINO Giuseppe

Doveva dirlo lei, caro collega, perché almeno avremmo capito che lo sapeva anche lei, e invece non lo ha fatto.



PRESIDENTE

Onorevole Farassino, le darò la risposta in un altro momento e in un'altra sede. Mi permetta, per cortesia, di richiamarla al rispetto dei tempi.



FARASSINO Giuseppe

Siamo ormai nauseati di stravaganti polpettoni di compromesso fra Stato centrale, federalismo, formule vecchie più volte partorite e nello stesso tempo abortite, quando la volontà di decentrare ha cozzato contro gli interessi del potere centrale. Sono evidenti anche ai più sprovveduti i poteri limitati delle Regioni e quelli praticamente inesistenti del decentramento amministrativo.
Il Presidente Picchioni - che mi fa dei gesti - enfant prodige della politica, era già sicuramente sulla breccia negli anni '70 e ricorderà i dibattiti a favore del decentramento amministrativo, i principi dello Stato orizzontale, delle città ai cittadini: erano ideali condivisi da tutti, sia dai sostenitori del più puro liberismo che dalle basi progressiste e da quelle del movimento cattolico; ovviamente erano contrastati ferocemente da chi detesta la democrazia, vale a dire dai fascisti, e da chi allora occupava saldamente le stanze dei bottoni, prima di tutti la partitocrazia democristiana alla quale il Presidente Picchioni apparteneva ed appartiene tuttora - bontà sua - nonché dallo stesso Partito comunista. Il PCI utilizzò allora...



PRESIDENTE

Mi permetta, Consigliere Farassino: siamo cinque minuti oltre il tempo assegnatole. Lei ha fatto un discorso che è cominciato con grande disincanto, molto piacevole; adesso si inoltra in argomenti che riprenderemo un'altra volta, glielo assicuro.



FARASSINO Giuseppe

Vado alla fine. Guardi, io avrei preparato un intervento anche molto interessante.



PRESIDENTE

Io l'ho sentita con molto piacere, però ci vuole rispetto anche per gli altri, per i tempi dell'assemblea.



FARASSINO Giuseppe

Ripetendomi per chi non l'avesse sentito, aspettiamo con ansia di Consiglieri e cittadini di vedere quale futuro questa Giunta saprà presentare al nostro Piemonte. Dico soltanto che il principio non è stato lusinghiero: due mesi per dare un governo al Piemonte, per derimere pretese di poltrone e litigi, nel più bello stile della I Repubblica. Complimenti signor Ghigo! Sarei quasi tentato di darle la mia solidarietà: lei ne avrà bisogno. Anche la reclamizzata efficienza del suo partito-azienda, fondato dalle fortune del signor Berlusconi, sta imparando...



PRESIDENTE

Non riprenda i fogli. Esprima la solidarietà, e concluda.



FARASSINO Giuseppe

Faccia comunque attenzione alle reliquie democristiane e socialiste faccia attenzione, soprattutto in questo caso, a non finire le scorte di champagne, perché questi soggetti conoscono benissimo il vecchio detto delle entraîneuse: "Finito champagne, finito amore".
Tanti auguri, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Il mio intervento sarà molto meno articolato di quello del collega che mi ha preceduto. Già nell'intervento di ieri avevamo annunciato il voto favorevole del nostro Gruppo, che viene oggi riconfermato anche a seguito del dibattito svoltosi in questi giorni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Intervengo per sottolineare l'appoggio incondizionato e il voto favorevole del Gruppo Federalisti Liberaldemocratici alla Giunta designata e per riconoscere nel documento programmatico le linee che sono dell'alleanza alla quale tutti abbiamo contribuito fattivamente, al di là di quanto possano aver pensato alcuni colleghi.
Sottolineo brevemente un passaggio di un collega all'opposizione che ventilava la possibilità che questo documento fosse stato steso da chissà quale azienda specializzata nel settore. Commentavo con il collega Gallarini, con il quale abbiamo passato lunghissime ore insieme ad altri colleghi lavorando al programma, che se così fosse avremmo avuto qualche merito in più e probabilmente avremmo potuto staccare qualche fattura qualora una nuova maggioranza in un nuovo Ente avesse bisogno di consulenza.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Pochissimi secondi, quasi doverosi, per ribadire il voto contrario del nostro Gruppo, un voto che viene dopo aver letto il documento programma o documento progetto (quello che ci è stato dato), anche alla luce - come ho già cercato di richiamare nel mio intervento iniziale - del voto oggettivamente espresso dal Piemonte.
Ho seguito con molta attenzione il dibattito e anche le riflessioni portate dai componenti della maggioranza, che comunque mi portano a ribadire il voto negativo. Va detto oggettivamente che alcuni interventi hanno completato il programma stesso, per certi versi lo hanno arricchito mi riferisco alla parte culturale e alla menzione sulla grande questione dei parchi culturali. Quest'ultima è una delle migliori proposte sul tappeto, sulla quale vi invito a lavorare ulteriormente perché si intrecciano i grandi valori della cultura, del patrimonio, dell'ambiente del paesaggio che parlano di Piemonte. L'argomento ci è sembrato comunque un po' troppo sfumato, ma avremo modo di cominciare a lavorarvi e di confrontarci con civiltà.
Se alcuni interventi della maggioranza mi sono parsi di arricchimento altri mi hanno invece portato a riflessioni di carattere politico che consegno in particolare al Presidente Ghigo, che in questo senso si è molto differenziato; gliene dò atto ed ho apprezzato, come donna prima ancora che come politica, la sua emozione. La sua emozione è un valore, almeno io la considero tale. E di questa emozione personalmente lo ringrazio.
Nel concludere questa mia dichiarazione di voto, che comunque ribadisce il voto contrario, intendo aggiungere solo due cose. Una rispetto ad alcuni interventi della maggioranza che, secondo me, erano ispirati quasi ad una sorta di irritazione, che non mi sembra legittima, sulla quale però mi sembra dovrà riflettere più il Presidente designato della Giunta che non l'opposizione, perché bisogna anche capire che tipo di rapporto questa maggioranza vuole avere con l'opposizione. E' una riflessione che mi sembra tocchi a voi in questa fase.
L'altra, se mi è permesso, è soltanto una piccola annotazione con il sorriso sulle labbra. Per carità, non era certamente nelle intenzioni di una vecchia socialista come sono io, che ama la gioia di vivere, quella di toglierle un momento di gioia per quell'applauso che era più che legittimo si trattava di un ragionamento rivolto al nostro squisito Presidente del Consiglio, soprattutto per la gestione dei lavori che sarebbero seguiti.
Tutto qui. Con il sorriso sulle labbra perché, tutto sommato, si può dire di no anche sorridendo, si può dire di no anche con grande determinazione e convinzione, come quella che io porto oggi in questa dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Con il sorriso sulle labbra, le dico grazie.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Sarò brevissimo, signor Presidente. Colleghi Consiglieri, intervengo per dire che il richiamo alla cultura liberaldemocratica fatto dal Capogruppo di Forza Italia e anche dal Presidente incaricato è un richiamo a cui voglio dare qualche credito. Penso che esista sinceramente da parte di qualche esponente del Polo delle Libertà questo filone di cultura politica, economica e sociale che, a dire il vero, nel nostro Paese ha poco modo di essere e di sperimentarsi.
Ciò che temo e ciò che credo debbano temere i cittadini della nostra Regione - perché poi sono i numeri quelli che determinano la forza dell'andare avanti delle idee - è cosa accadrà quando questa cultura si incontrerà con la cultura che oserei chiamare pentapartitica. Cosa accadrà quando la cultura liberaldemocratica del Consigliere Burzi si incontrerà con - che so? - la cultura pentapartitica di Goglio o di quant'altro? Come interpreteranno l'economia liberaldemocratica gli Assessori Goglio, Botta Angeleri e quanti altri? Credo che questo sia il vero problema. Credo che il nodo centrale sia la gestione delle grandi infrastrutture, di cui si è parlato in queste ore e in questi giorni di dibattito, con cui dovremo comunque confrontarci (come diceva il Consigliere Burzi).
Sinora nella nostra Regione, ma non solo nella nostra, la gestione, la realizzazione delle grandi opere pubbliche, le società autostradali, l'Alta Velocità sono stati gestiti in un regime di monopolio che nulla ha a che fare e a che vedere con l'economia liberale, perché il sistema delle concessioni nei Paesi europei è rappresentato insieme al privato.
Nel nostro Paese il pubblico mette tutto il denaro e il privato gestisce la concessione. Questo avviene e questo avverrà anche per l'Alta Velocità. Questo avviene anche per l'Asti-Cuneo e per tutte le altre opere pubbliche.
Questo è il nodo: qual è la cultura liberaldemocratica all'interno di questa gestione da monopolio dei lavori pubblici? Collega Botta, questo è il problema. Questo è il problema, dottor Picchioni.
Credo invece che vi sia un continuismo molto evidente con quello che richiamavo, e da ciò deriva una grande preoccupazione da parte nostra per come verranno affrontate le gravi emergenze ambientali - come ricordavo nel mio intervento di ieri - della ricostruzione, ma anche delle acque, dei rifiuti, della gestione dei parchi e di quant'altro. Questi sono i motivi del nostro convinto voto contrario a questa Giunta.
Sono già stati dati molti consigli al dottor Ghigo. Visto che egli in ultimo ha promesso di chiudere sempre la sera tutte le luci, io posso suggerirgli: le chiuda tutte, però non spenga mai il lumino sotto Santa Dorotea; quello è indispensabile, perché la devozione non venga meno e con essa il consenso.



PRESIDENTE

Non essendovi più iscritti a parlare per dichiarazione di voto dichiaro chiuso il dibattito.
Possiamo procedere all'elezione del Presidente della Giunta regionale.
Preciso che la votazione avviene per appello nominale: dicendo "sì", si intende approvato il Programma, il suo contenuto ed il Presidente proposto.
Prego il Consigliere Segretario Peano di procedere all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 60 votanti 60 maggioranza richiesta 31 hanno risposto SI' 33 Consiglieri hanno risposto NO 27 Consiglieri Proclamo quindi eletto Presidente della Giunta regionale il Consigliere Enzo Ghigo, che ha ottenuto la maggioranza richiesta dallo Statuto.
Lo invito pertanto a prendere posto al banco della Presidenza della Giunta.



(Applausi da parte dei presenti - Il Presidente neo eletto Enzo Ghigo prende posto al banco della Presidenza della Giunta regionale)



PRESIDENTE

Procediamo ora all'elezione della Giunta regionale, ai sensi del comma settimo dell'art. 32 dello Statuto.
Ricordo che gli Assessori proposti sono i seguenti: Angeleri Antonello, Bodo Giovanni, Botta Franco, Cavallera Ugo D'Ambrosio Antonio, Gallarini Pierluigi, Goglio Giuseppe, Leo Giampiero Majorino Gaetano, Masaracchio Antonino, Vaglio Roberto e Viglietta Matteo.
Dicendo "sì" si intende approvata l'intera lista.
Prego il Consigliere Segretario Peano di procedere all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 60 votanti 60 hanno risposto SI' 33 Consiglieri hanno risposto NO 27 Consiglieri Poiché è stata raggiunta la maggioranza semplice richiesta, proclamo eletti Assessori i Consiglieri: ANGELERI Antonello - BODO Giovanni - BOTTA Franco - CAVALLERA Ugo D'AMBROSIO Antonio - GALLARINI Pierluigi - GOGLIO Giuseppe - LEO Giampiero MAJORINO Gaetano - MASARACCHIO Antonino - VAGLIO Roberto - VIGLIETTA Matteo.
Invito quindi i neo Assessori a prendere posto ai banchi della Giunta regionale.



(Applausi da parte dei presenti Gli Assessori prendono posto ai banchi della Giunta regionale)


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Discorso di insediamento del Presidente della Giunta regionale, Enzo Ghigo


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, che intende rivolgere un saluto.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Voglio ringraziare tutti: Consiglieri dell'opposizione, Consiglieri della maggioranza e coloro che da Consiglieri in questo momento sono diventati Assessori.
Voglio sottolineare, prendendo lo spunto da un intervento svolto dalla Consigliera Spagnuolo, che l'emozione è sicuramente un sentimento importante, ma non è l'unico che ho. I sentimenti che mi hanno portato ad assumere questo ruolo e a tentare, insieme ai colleghi Assessori e Consiglieri della maggioranza, di fare qualcosa di veramente buono per il Piemonte sono valori ai quali mi sono sempre ispirato nel corso della mia vita.
La mia vita è stata sempre densa di lavoro, di affetti, di buonsenso e animata da una grande volontà, dal punto di vista professionale, a raggiungere un obiettivo nel mio sentiero di carriera. Anche se inizialmente poteva essere interpretato in senso egoistico, oggi invece quell'obiettivo non si rivela assolutamente tale, perché per carattere e per cultura non cerco facili allori, non cerco la gloria: voglio solo, con il mio lavoro, tentare di dare delle risposte ai cittadini piemontesi.
Grazie.



(Applausi da parte dei presenti)



PRESIDENTE

Presidente Ghigo, prima di chiudere la seduta, mi permetta di rivolgere a lei e alla Giunta, a nome personale, ma credo anche dell'Ufficio di Presidenza, l'augurio di buon lavoro. Non è un augurio rituale; è un augurio che ha accompagnato questi giorni - diciamolo pure - travagliati e questa discussione, direi libera, nella quale si sono confrontate tante scuole di pensiero e nella quale si sono confrontate - mi permetta Consigliere Marengo - non l'arroganza delle parti, ma uno spirito dialettico, che è stato arricchito dall'apporto culturale di ognuno di noi.
Sentiremo spesso, in quest'aula, i procedimenti maieutico-socratici dell'amico Chiezzi e questa mattina abbiamo scoperto anche la pedagogia avvolgente, per fare due esempi calzanti delle ultime ore, dell'amico Ghiglia. Credo che dalle prove d'orchestra tenute in queste ore si possa trarre la sensazione non solamente di una Giunta - mi auguro - capace e pronta ai compiti che le spettano, ma anche di un Consiglio la cui cultura disponibilità e i cui valori saranno, dovranno - se mi permette questo termine in positivo, Presidente Ghigo - essere recepiti dalla Giunta che lei presiede. Penso che questo possa essere l'augurio migliore per il suo lavoro e per il suo cammino.
Questa mattina il Consigliere Montabone ha voluto ricordare la centralità di questo Consiglio; io credo che questa centralità non sia un richiamo astratto, perché si storicizza nella cultura, nella capacità, nell'esperienza dei singoli Consiglieri.
Questa centralità sarà tanto più ricca in quanto la Giunta e lei che la rappresenta, Presidente Ghigo, potranno dare una moneta di ritorno di pari capacità, di pari disponibilità e di pari cultura.
Credo che questo sia l'augurio che possiamo formulare all'intera Giunta e a lei, Presidente; un augurio che personalmente e particolarmente mi emoziona. Mi pare che le emozioni abbiano ancora un valore; si diceva una volta: "Guai ad un uomo che non piange". E mi pare che le emozioni possano essere anche il sostrato umano della nostra vicenda politica.
E poi vorrei ringraziare tutti voi Consiglieri, perché avete dato un impeccabile esempio di serietà - l'ho detto ieri - di stile, di compostezza e di tenuta; non ci sono state le deambulazioni degli anni passati, ma la consapevolezza di un momento importante della nostra Regione. Pertanto avete aiutato l'Ufficio di Presidenza a tenere alto anche lo stile di quest'assemblea, e questa mi pare che sia un'alba buona di un buon mattino e di una buona giornata. Grazie a tutti.



(Applausi da parte dei presenti)



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,45)



< torna indietro