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Dettaglio seduta n.47 del 25/03/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 19 e 21 dicembre 1995, 9 e 23 gennaio 1996, i quali verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Opere pubbliche

Interpellanza n. 45 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa al rinnovo del Comitato Regionale Opere Pubbliche (CROP)


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 45 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo Informo il Consiglio che ho anche le risposte, pervenute in "zona Cesarini" a tutte le altre interrogazioni, dalla n. 1 in poi, che consegnerò alla Presidenza.
Per quanto riguarda l'interpellanza n. 45 provvedo ora a dare risposta.
Con l'interpellanza in oggetto, i Consiglieri regionali Chiezzi e Papandrea vogliono conoscere, con riferimento al rinnovo del Comitato Regionale Opere Pubbliche, quale sia stata l'attività negli ultimi cinque anni, quali le valutazioni critiche e quali modifiche si intendono apportare alle strutture ed al funzionamento.
Giova innanzitutto ricordare che il CROP, istituito ai sensi dell'art.
23 della L.R. n. 18/84, esprime pareri ed approva progetti così come indicato dall'art. 18 della citata legge regionale, sui progetti delle opere igienico-sanitarie, che per legge devono essere approvati con decreto del Presidente della Giunta regionale; sui progetti delle opere e degli interventi ricadenti nell'ambito di applicazione del RD n. 523 del 25/7/1904 e sui progetti rilevanti o per interesse regionale o per particolari caratteristiche tecniche o per incidenza sull'ambiente naturale.
Inoltre, i soggetti attuatori individuati dall'art. 3 (Regione, Enti locali territoriali, Enti pubblici nel territorio regionale) hanno facoltà di richiedere che il Comitato Regionale per le Opere Pubbliche si pronunci sui progetti di opere di loro pertinenza: il parere reso non ha tuttavia carattere vincolante.
Il Regolamento di attuazione della citata legge regionale, promulgato con DPGR 29/4/1985 n. 3791, all'art. 28 precisa i limiti di competenza per l'espressione dei pareri tecnici da parte del CROP in seduta plenaria delle due sezioni in cui è articolato, Infrastrutture e Opere Edili; dei Servizi Opere Pubbliche e Difesa del Suolo, Forestazione ed Economia Montana.
In particolare, il CROP in seduta plenaria esprime parere su: l'ammissione dei contributi suppletivi di cui all'art. 13 della legge le proposte di risoluzione o rescissione di contratti per le opere finanziate dalla Regione ed a seguito di vertenze sorte con le imprese in corso d'opera o in sede di collaudo per maggiori compensi o per l'esonero di penalità contrattuali i programmi straordinari di intervento ogni altra questione in materia di opere e lavori pubblici richiesta dalla legislazione statale e dagli organi regionali e dai soggetti attuatori della legge.
Il CROP, attraverso le proprie sezioni, esprime parere su: i progetti rilevanti o per interesse regionale o per particolari caratteristiche tecniche o per incidenza sull'ambiente naturale, di cui all'art. 18, secondo comma i progetti sui quali i soggetti di cui all'art. 3 della legge hanno richiesto parere ai sensi dell'art. 18 i progetti che interessino il territorio di più di una provincia a prescindere dal limite di importo i progetti per i quali è richiesto il parere da specifici provvedimenti di finanziamento.
I Servizi Opere Pubbliche e Difesa del Suolo, nei limiti delle rispettive competenze, esprimono parere su progetti di importo comunque inferiore a 500 milioni, che siano: di non rilevante interesse regionale privi di caratteristiche tecniche particolari di modesta incidenza sull'ambiente naturale.
I Servizi di Forestazione ed Economia Montana esprimono parere sui progetti di sistemazione forestale a prescindere dai limiti di importo.
Il CROP resta in carica per la durata della legislatura, con funzioni consultive e di coordinamento tecnico in materia di Opere e Lavori Pubblici e di interesse pubblico.
La presidenza delle sezioni del CROP è stata delegata, per la sezione infrastrutture, con DPGR n. 2985 del 4/7/1995 all'Assessore Cavallera, per la sezione Opere Edili, con DPGR n. 2986 del 4/7/1995 all'Assessore Gallarini.
La composizione delle sezioni del CROP è definita dalla legge regionale come segue: n. 5 esperti di particolare competenza, nominati dal Consiglio regionale con voto limitato a tre nominativi n. 4 esperti in rappresentanza dei Comuni, delle Amministrazioni provinciali e delle Comunità montane di cui 2 designati dalla sezione regionale dell'ANCI, 1 designato dalla sezione regionale dell'UPI e 1 dalla delegazione regionale dell'UNCEM n. 1 rappresentante dell'Unione Edilizia del Piemonte e della Valle d'Aosta n. 6 funzionari dell'Amministrazione regionale, designati dalla Giunta, di cui almeno uno esperto in disciplina giuridico-amministrativa.
Le funzioni di segretario sono espletate da un funzionario appartenente all'Assessorato cui è affidata la presidenza della sezione del Comitato.
I relatori vengono nominati tra i membri effettivi così come previsto dall'art. 28 della L.R. n. 18/84.
Nel merito delle richieste formulate dagli interpellanti occorre rilevare che il CROP ha operato nell'ambito delle funzioni di istituto così come previsto dalla L.R. n. 18/84 e del relativo Regolamento di attuazione promulgato con DPGR n. 3791 del 29/4/1995.
Le due Sezioni del CROP si pronunciano riguardo a: progetti generali di massima e progetti a base appalto-concorso progetti generali esecutivi progetti esecutivi di lotti o stralci perizie di variante, suppletive, ecc.
contenzioso inerente le opere pubbliche contenzioso in materia di attuazione di Linee Elettriche e di Acque Pubbliche.
Le varie tipologie delle opere, oggetto di parere, rientrano generalmente tra quelle obbligatorie per l'approvazione da parte del Presidente della Giunta regionale.
Per quanto attiene la sezione Infrastrutture sono: acquedotti, fognature, impianti di depurazione, smaltimento rifiuti disinquinamento, opere idrauliche e di sistemazione idrogeologica.
Per quanto attiene la sezione Opere Edili sono: strutture ospedaliere, residenze socio-assistenziali, cimiteri.
Inoltre possono essere sottoposti all'esame del Comitato dei progetti rilevanti sia per interesse regionale e/o per particolari caratteristiche tecniche, sia per incidenza sull'ambiente naturale, opportunamente individuati quali: piano di insediamento produttivo, metanizzazioni, parcheggi, ecc.
Sezione Opere Edili.
Per quanto riguarda la sezione Opere Edili: nel 1990 sono pervenute n. 110 richieste di parere, sono state effettuate n. 12 sedute della durata media di ore 2,30, con iscrizione all'o.d.g. di n. 232 argomenti di cui 105 meritevoli di approvazione nel 1991 sono pervenute n. 118 richieste di parere, sono state effettuate n. 16 sedute della durata media di ore 2, con iscrizione all'o.d.g. di n. 254 argomenti di cui 109 meritevoli di approvazione nel 1992 sono pervenute n. 108 richieste di parere, sono state effettuate n. 19 sedute della durata media di ore 3, con iscrizione all'o.d.g. di n. 280 argomenti di cui 81 meritevoli di approvazione nel 1993 sono pervenute n. 122 richieste di parere, sono state effettuate n. 26 sedute della durata media di ore 2,30, con iscrizione all'o.d.g. di n. 275 argomenti di cui 90 meritevoli di approvazione nel 1994 sono pervenute n. 129 richieste di parere, sono state effettuate n. 16 sedute della durata media di ore 3, con iscrizione all'o.d.g. di n. 264 argomenti di cui 89 meritevoli di approvazione nel 1995 sono pervenute ad oggi n. 128 richieste di parere, sono state effettuate n. 8 sedute della durata media di ore 3, con iscrizione all'o.d.g. di n. 229 argomenti di cui 75 meritevoli di approvazione.
Sezione Infrastrutture.
Per quanto riguarda la sezione Infrastrutture: nel 1990 sono state effettuate n. 10 sedute della durata media di ore 3,15, con iscrizione all'o.d.g. di n. 427 argomenti di cui 307 meritevoli di approvazione nel 1991 sono state effettuate n. 8 sedute della durata media di ore 3,30 circa, con iscrizione all'o.d.g. di n. 383 argomenti di cui 256 meritevoli di approvazione nel 1992 sono pervenute n. 270 richieste di parere, sono state effettuate n. 12 sedute della durata media di ore 3,15, con iscrizione all'o.d.g. di n. 447 argomenti di cui 258 meritevoli di approvazione nel 1993 sono pervenute n. 235 richieste di parere, sono state effettuate n. 10 sedute della durata media di ore 3,15, con iscrizione all'o.d.g. di 379 n. argomenti di cui 187 meritevoli di approvazione nel 1994 sono pervenute n. 200 richieste di parere, sono state effettuate n. 12 sedute della durata media di ore 3, con iscrizione all'o.d.g. di n. 452 argomenti di cui 179 meritevoli di approvazione nel 1995 sono pervenute ad oggi n. 145 richieste di parere, sono state effettuate n. 7 sedute della durata media di ore 3 circa, con iscrizione all'o.d.g. di n. 286 argomenti di cui 105 meritevoli di approvazione.
Al fine di fornire alcuni elementi essenziali per una lettura critica dei dati su riportati è opportuno precisare che non tutti gli argomenti pervenuti per l'esame risultano completi di tutta la documentazione necessaria; in tal caso, l'esame viene sospeso con richiesta al Soggetto Attuatore di integrazione. Attualmente ogni pratica viene iscritta all'o.d.g. nella prima seduta utile, anche nel caso in cui il relatore non sia in grado di relazionare. Di norma le pratiche complete di tutti gli atti necessari vengono evase in tempi inferiori (mediamente 45 giorni) a quanto previsto dal dettato della L.R. n. 18/84 (60 giorni).
Alcuni argomenti sono sottoposti a parere del CROP più volte nel tempo ovvero ogni qualvolta vi sia una variazione o modifica di quanto già approvato, ad esempio: Progetto Generale di Massima, Progetto Generale Esecutivo, Perizie di Variante e/o Suppletive, ecc., di una stessa opera.
Pertanto la definizione dell'importo complessivo delle opere e la conseguente eventuale ricaduta sul sistema economico delle opere pubbliche da realizzare sul territorio piemontese non risulta così ovvia come potrebbe sembrare.
Fatta questa premessa si può in sintesi riportare gli importi complessivi degli argomenti trattati: per la sezione Opere Edili risultano: per l'anno 1990 L. 170 miliardi, per il 1991 L. 165 miliardi, per il 1992 L. 235 miliardi, per il 1993 L. 210 miliardi, per il 1994 L. 340 miliardi, per il 1995 L. 235 miliardi.
per la sezione Infrastrutture risultano: per il 1990 L. 656 miliardi per il 1991 L. 645 miliardi, per il 1992 L. 1.147 miliardi, per il 1993 L.
361 miliardi, per il 1994 L. 410 miliardi, per il 1995 L. 152 miliardi.
Il Comitato per il suo funzionamento si avvale del Servizio Segreteria CROP del Settore OO.PP. a Difesa Assetto Idrogeologico. Detto servizio ha provveduto, pur disponendo di un organico limitato, a svolgere tutte le funzioni ad esso demandate per lo stretto funzionamento del Comitato nell'ambito di attività delle rispettive sezioni.
A supporto della Segreteria, è stato approntato un sistema informativo che provvede a gestire le richieste in corso in tutti i passaggi relativi e a storicizzarle in apposito archivio, nonché a gestire le sedute del CROP e relativi atti. Gli argomenti pervenuti vengono esaminati durante le riunioni del CROP dal consenso dei membri effettivi con diritto di voto sentiti i relatori all'uopo nominati dal Presidente.
I relatori provvedono nei giorni precedenti la riunione ad analizzare l'oggetto di richiesta di parere, e la illustrano nel corso della seduta per la trattazione collegiale e la successiva espressione di parere del Comitato. Ai membri del Comitato, anche se relatori, viene riconosciuto il solo gettone di presenza. E' doveroso ricordare che la funzione di relatore richiede spesso un notevole impegno sia in ordine di tempo che di capacità professionale, ben al di fuori di quello necessario nell'ambito della seduta del Comitato.
Pur non disconoscendo il fatto che, fino ad ora, sia stato svolto un lavoro proficuo e significativo, con conseguente ricaduta positiva anche all'esterno dell'Ente stesso, si ritiene che l'esperienza maturata nel corso degli ultimi anni debba essere di supporto per l'impostazione di una gestione futura del Comitato tesa a migliorarne la funzionalità. In tal senso è in fase di studio e predisposizione una circolare esplicativa, al fine di richiamare l'attenzione dei Soggetti Attuatori sulla completezza degli atti oggetto di parere, nonché sulla corretta esposizione dell'oggetto dell'istanza e dei riferimenti circa pareri precedenti finalizzata ad un'esatta correlazione di tutti gli interventi.
Inoltre, è in avvio la revisione del supporto informatico bisognoso di radicale ridefinizione con messa in rete locale, al fine di permettere operazioni di analisi e statistiche sulle richieste pervenute, oltre alla gestione corrente della procedura.
Nel ridisegno organico dell'attuale struttura del Servizio di Segreteria del CROP potrà essere svolta la funzione di verifica della completezza degli atti pervenuti, propedeutica all'istruttoria per l'espressione del parere da parte del CROP stesso. Inoltre potranno essere attivate, trovando il giusto spazio, tutte le iniziative per il coordinamento tecnico in materia di opere e lavori pubblici e di interesse pubblico.
Il CROP dovrà rivestire un ruolo particolare per la funzione di indirizzo e di controllo nell'ambito di applicazione dei nuovi disposti legislativi in applicazione della legge n. 109/94 "Legge Quadro sui Lavori Pubblici" e successive modifiche ed integrazioni sia per quanto riguarda l'interno dell'Ente sia, maggiormente, per quanto riguarda i Soggetti Attuatori, così come definiti dall'art. 3 della più volte citata legge regionale. Per perseguire questi obiettivi si dovranno mettere in essere strumenti finalizzati a riconoscere in modo tangibile il ruolo svolto dai relatori nell'ambito del CROP, implementare con specifici profili professionali l'organico della Segreteria del CROP, e infine dotarla di nuovi strumenti informatici al passo con gli attuali standard.
L'attuazione dei supporti sopra descritti consentirà analisi sistematiche dei progetti in essere realizzando un monitoraggio che consenta l'estrapolazione di tutti quegli elementi necessari all'aggiornamento dell'elenco prezzi e al suo completamento con valutazioni generali dei costi, tempi e modalità di realizzazione delle opere significativi per la programmazione generale degli interventi.
Nello scorso mese di novembre si è insediato il nuovo Comitato Regionale Opere Pubbliche, a seguito della sua rinnovazione ai sensi dell'art. 27 della L.R. n. 18/84.
Si ritiene di investire il rinnovato Comitato Regionale Opere Pubbliche nella predisposizione della circolare che sarà emanata dai competenti organi e sarà trasmessa ai soggetti proponenti le istanze di parere anche al fine di uniformarle a modelli univoci, nonché di corredarle di tutti gli atti necessari per l'esame.
L'effetto che ci si propone di ottenere è l'individuazione immediata di ogni singola opera in esame e la possibilità di effettuare, all'atto del ricevimento della stessa, la verifica della sua completezza. L'obiettivo conseguente è quello di abbreviare i tempi propedeutici all'esame e di acquisire, attraverso i sistemi informatici, il massimo della trasparenza per fornire, in qualsiasi momento, lo stato di avanzamento delle richieste pervenute. Le informazioni desunte potranno costituire elemento a supporto dello "sportello del cittadino", così come previsto nell'ambito del Sistema Informativo Regionale. A tal fine è previsto il potenziamento del livello di informatizzazione del CROP, sia in termini di hardware che di risorse umane.
In un momento di rinnovamento della legislazione in materia di Opere Pubbliche risulta evidente ed indispensabile che la legislazione regionale venga opportunamente aggiornata, al fine di attualizzare norme e procedure in essere. Pertanto, si intende promuovere nelle sedi opportune la predisposizione dei necessari provvedimenti legislativi, mirati ad assicurare ed incrementare anche il livello di trasparenza e lo snellimento delle procedure.
E' comunque giusto ricordare che la legislazione nazionale in materia di Opere Pubbliche non è ancora interamente operante e definitiva, in quanto l'intero articolato non è applicabile e non sono stati ancora promulgati documenti fondamentali, quali il Regolamento.
Tale situazione crea uno stato di confusione e di incertezza sia agli operatori, nell'ambito di LL.PP., sia a coloro che devono provvedere ai relativi processi di verifica e di approvazione, non ultimo il CROP.
Nelle more di attuazione delle leggi citate in materia di Lavori Pubblici, l'Amministrazione regionale intende comunque proseguire nella predisposizione di appositi Regolamenti che fissino procedure, soggetti e modalità per il funzionamento del Comitato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie all'Assessore per una relazione ricca di informazioni sulla struttura e natura del CROP, ricca anche dei dati che erano stati richiesti nell'interpellanza circa l'attività svolta dal CROP stesso.
Dalla lunga relazione si può capire che le preoccupazioni implicitamente contenute nella nostra interpellanza sono fondate e che nei confronti di esse l'Amministrazione afferma di avere in animo di porre in lavorazione e successivamente in approvazione nuovi strumenti legislativi.
Cari colleghi, se avete seguito i numeri che ha fornito l'Assessore l'attività del CROP è un po' curiosa e molto discutibile. Il CROP esamina dei progetti per diverse centinaia di miliardi; se fate le divisioni dei numeri che l'Assessore ha fornito, potete notare come per approvare progetti così rilevanti si impiegano pochissimi minuti. Questa non è la media dei polli: è proprio così. Fatti tutti i debiti distinguo, il CROP è un luogo nel quale in grande solitudine - e questo è uno degli elementi su cui intervenire - un tecnico, denominato relatore, presenta una relazione su un progetto complesso e non riesce neppure ad esplorare l'intera materia oggetto della sua indagine perché il tempo a sua disposizione è già scaduto ed il progetto deve essere approvato.
Esaminare 235 pratiche in 19 sedute di 3 ore vuol dire dedicare da 5 a 10 minuti all'approvazione di ogni pratica: questo è un elemento di sofferenza gravissimo. Penso che l'Assessore avrà avuto modo di ricevere queste stesse lamentele anche da parte dei soggetti delegati ad un compito importante, di altissima responsabilità, che vedono il loro lavoro svolto in completa solitudine mentre esaminano il progetto e in completa solitudine anche quando il progetto viene approvato, perché non c'è quello spazio in grado di consentire un minimo di approfondimento e di dibattito critico su quanto viene esaminato. Di conseguenza, affermare che il CROP è un organismo che approva, nella sua quasi totalità, dei progetti senza sapere alcunché di questi progetti, se non ricevere passivamente una relazione scritta da un collega sulla quale non si può intervenire, penso che sia una descrizione della realtà molto vicina ai fatti.
Tutto ciò è preoccupante sia per la responsabilità grave di cui noi carichiamo il relatore, al quale certe volte piacerebbe disfarsene, sia per il fatto che non è certo una sede che permette un esame critico ed approfondito dei progetti.
Quelle dell'Assessore sono proposte di buona volontà; non abbiamo per sentito degli impegni precisi. Da anni si dicono queste cose a proposito del CROP; adesso sentiamo che si vuole dare un'implementazione informatica all'attività, che si vuole anche irrobustire la struttura con nuovo personale: tante buone intenzioni, ma il CROP continua a lavorare nel vecchio modo.
Chiederei all'Assessore di fare, fra qualche tempo, una comunicazione in Commissione per rendere edotti i Consiglieri regionali circa le misure e dei provvedimenti concreti, sia di natura transitoria (così come stanno le cose oggi) che di natura innovativa, relativamente a tutti i potenziamenti della struttura sia tecnici che di personale che volete intraprendere, in modo da affrontare veramente la fuoriuscita del CROP dallo stato di inadeguatezza rispetto ai compiti che ha, che è molto grave e che pu essere anche foriero di guai e di rischi consistenti nell'approvazione un po' superficiale di progetti difficili, con forti impatti ambientali e, in ogni caso, molto onerosi per la collettività.


Argomento: Calamità naturali

Interpellanza n. 1 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa ai nuovi rischi di esondazione del fiume Tanaro


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare una serie di interpellanze ed interrogazioni pregresse, sempre di competenza dell'Assessore Cavallera. La prima è l'interpellanza n. 1 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti.
Prego, Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo Intendo fare una proposta agli interpellanti. Poiché l'interpellanza si riferisce al mese di giugno 1995 e praticamente si tratta di puntualizzare una situazione che abbiamo già avuto modo di esprimere nei vari Comitati costituiti in proposito, chiedo al collega Chiezzi se è d'accordo a ricevere la risposta per iscritto; in caso contrario, non ho difficoltà a leggerla in aula. La risposta scritta è qui pronta, però occorre il consenso dell'interpellante.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola agli interpellanti, vorrei dare lettura dell'elenco completo delle interrogazioni ed interpellanze da trattare.
CAVALLERA, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo Signor Presidente, la mia richiesta si riferisce solo all'interpellanza n. 1. Se il collega Chiezzi è d'accordo, gli darei la risposta scritta.
Questa interpellanza riguarda la situazione che si era manifestata nei mesi di aprile e maggio 1995 sul fiume Tanaro. Pur dando conto della situazione nella risposta, ritengo che gli elementi che già sono stati discussi in aula e nella Commissione tecnica, costituita con deliberazione del Consiglio, possono essere solo confermati per iscritto, ma non si pu aggiungere né togliere nulla a quello che già è stato reso noto. Questo se i Consiglieri sono d'accordo, ovviamente; altrimenti leggo la risposta.
MORO Volevo ricordare che l'interpellanza, relativa a nuovi rischi di esondazione del fiume Tanaro, risale al 12/6/1995 e che era nata dalle preoccupazioni che l'Assessore conosce e dal panico che serpeggiava tra le popolazioni alessandrine subito dopo gli eventi alluvionali che avevano determinato la catastrofe del novembre 1994. In particolare, le piogge primaverili, sulla base delle non risoluzioni dei drammatici problemi idrogeologici, ecc., avevano creato nella popolazione delle gravi preoccupazioni. La stessa Prefettura, come l'Assessore ricorderà, era stata allertata; anche tale allertamento aveva destato gravi preoccupazioni.
A noi sta anche bene la risposta scritta, però deve essere chiaro che le risposte devono essere tempestive, soprattutto quando riguardano una popolazione che è molto arrabbiata. Non si può più discutere di cose relative alla risoluzione di questi problemi perché soldi non ne arrivano la situazione è drammatica sotto il profilo delle strade e delle frane quindi credo sia giusto dare delle risposte concrete, ma soprattutto realizzarle.
CAVALLERA, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo Va bene, le farò quindi avere la risposta scritta; faccio comunque presente che c'era ancora la Giunta precedente, infatti l'avevamo persa di vista per questa ragione.


Argomento: Linee elettriche

Interpellanza n. 11 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa al nuovo elettrodotto in provincia di Cuneo


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 11, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, cui risponde sempre l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'energia Diversamente dall'interpellanza precedente, a questa, relativa all'elettrodotto di Dogliani, credo sia opportuno dare risposta in aula anche perché il problema è ancora aperto.
L'interpellanza n. 11, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea e Simonetti, è riferita alla costruzione di un nuovo elettrodotto in provincia di Cuneo, per il quale l'ENEL con istanza del 16/9/1994 ha richiesto la pubblicazione all'Albo Pretorio dell'avviso di costruzione dell'impianto, la dichiarazione di pubblica utilità dell'opera ai sensi dell'art. 9 della L.R. n. 23/84, il nulla osta dei Comuni coinvolti.
In proposito gli interpellanti vogliono sapere se la Giunta regionale sia informata dei fatti; se gli uffici preposti abbiano avviato un'ampia istruttoria che consenta di esprimere un giudizio di merito sull'impatto ambientale e paesaggistico, sulle modalità che si potrebbero creare nell'esercizio di pubblici servizi, sugli eventuali danni al territorio ed ai suoi abitanti, e sulla completezza del progetto e dei suoi fini.
In relazione ai quesiti posti, con l'interpellanza in discussione si informa che l'Amministrazione regionale, a seguito di approfondita istruttoria, non ha autorizzato la costruzione della linea elettrica a 132 kV nei Comuni di Dogliani, Serravalle Langhe, Roddino, Monforte d'Alba e Cissone, sulla base del tracciato a suo tempo indicato. L'ENEL, preso atto di tale diniego, ha comunicato l'intenzione di studiare un nuovo tracciato tenendo conto delle osservazioni formulate nel frattempo dalle Amministrazioni comunali interessate.
Successivamente, con nota del 24/1/1996, il predetto Ente ha richiesto al Servizio OO.PP. di Cuneo l'autorizzazione ad accedere su fondi privati per studi e rilievi per la redazione del progetto di costruzione della nuova linea elettrica a 132 kV nei Comuni di Dogliani e Bossolasco (ovviamente con un nuovo tracciato).
Non essendo ancora stato presentato quest'ultimo progetto, ma essendone noto in linea di massima il tracciato, l'Amministrazione regionale, oltre ad avere posto il problema all'esame dei settori competenti, coordinerà una o più riunioni tra i Comuni interessati e l'ENEL al fine di approfondire tutti gli aspetti della questione prima del pronunciamento sul nuovo progetto.
Sarà comunque cura del sottoscritto tenere informato il Consiglio sull'evolversi della situazione. Questo è quanto ad oggi possiamo comunicare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Prima di replicare, chiedo all'Assessore di usarmi una cortesia: in che data è stata stesa la nota di cui lei ha dato lettura? CAVALLERA, Assessore all'energia In questi giorni.
CHIEZZI Bene; l'interpellanza invece era del 12/6/1995.
CAVALLERA, Assessore all'energia Il problema era fermo.
CHIEZZI Il problema è che se queste cose - a parte l'ultimo aggiornamento relativo al progetto dell'ENEL del gennaio di quest'anno - fossero state dette uno, due o tre mesi dopo, la soddisfazione ci sarebbe stata viceversa, stupisce che a fronte di questa sollecitazione l'Assessore, come si suol dire, se ne sia infischiato e non abbia richiesto alcunché agli uffici che, penso probabilmente con la stessa diligenza, avrebbero quasi un anno fa risposto alle preoccupazioni dei Consiglieri interpellanti.
Preoccupazioni che, l'Assessore lo sa, erano ben note ai Sindaci, tant'è che noi poi avemmo direttamente notizie di cronaca che il progetto originario dell'ENEL era stato fermato. Però dispiace un po' che le sedi competenti alle quali ci rivolgiamo per avere risposte su problemi urgenti non siano dall'Assessore state attivate per tempo.
Questo non so come interpretarlo: se sia arroganza, sufficienza distrazione, inerzia, altro a cui pensare; non lo so, ma rimane il fatto che è estremamente imbarazzante e dispiace discutere in questo modo su domande che rivolgiamo alla Giunta, in quanto far passare quasi un anno non torna a merito di nessuno.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 53 dei Consiglieri Rosso e Farassino relativa all'autorizzazione per l'insediamento di una discarica del Consorzio Chierese Smaltimento RSU nel Comune di Cambiano


PRESIDENTE

L'Assessore Cavallera risponde ancora all'interrogazione n. 53 presentata dai Consiglieri Rosso e Farassino.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Con l'interrogazione n. 53 del 21/7/1995, i Consiglieri regionali Rosso e Farassino vogliono avere notizie circa l'iter di autorizzazione per l'insediamento della discarica per Rifiuti Solidi Urbani da ubicarsi in Comune di Cambiano, presentato dal Consorzio Chierese per lo smaltimento rifiuti. In particolare, avanzano richiesta di riesame del progetto alla luce delle valutazioni negative espresse dall'USL di Chieri per la presenza di una falda acquifera, per l'inidoneità della strada provinciale Cambiano Pecetto di accesso alla discarica e per le prescrizioni della Sovrintendenza Archeologica del Piemonte, che individua il sito tutelato in quanto sede di ritrovamenti paleontologici di particolare interesse.
In risposta alla questione proposta, si fa presente quanto segue.
Sulla base delle risultanze istruttorie della Conferenza ex art. 3 bis della legge n. 441/87, tenutasi il 24/3/1994, a seguito dell'istanza di autorizzazione pervenuta dal Consorzio Chierese in data 17/1/1994, veniva attivata la procedura prevista dalla DGR n. 78-5942 del 6/5/1991, di applicazione dell'art. 11 della legge n. 241/90, laddove si prevedono gli accordi con il proponente.
Con nota n. 8943 del 21/7/1994 venivano richieste al Consorzio Chierese integrazioni ed adeguamenti progettuali presentati in data 28/9/1994.
Successivamente, con nota n. 11702 del 12/10/1994, si convocava ai sensi della sopracitata deliberazione regionale una riunione tecnica presso l'Assessorato regionale all'ambiente per l'esame delle suddette integrazioni.
Le risultanze di tale riunione, tenutasi il 2/11/1994, hanno determinato le seguenti conclusioni.
Dai dati in esame, la "falda sospesa" in discussione può essere correlata ad accumuli di acqua conseguenti ad abbondanti precipitazioni meteoriche in terreni permeabili, che hanno determinato l'innalzamento dei livelli piezometrici ai livelli massimi riscontrati. L'escursione massima della falda idrica vera e propria si attesta pertanto ad una profondità ampiamente cautelativa rispetto alla quota di fondo della discarica.
Inoltre, la viabilità di accesso alla discarica è oggetto di una specifica prescrizione contenuta nell'allegato A) alla deliberazione di autorizzazione al fine di renderla idonea a garantire la percorribilità in ogni periodo dell'anno e tale da ridurre la polverosità. Faccio presente che le prescrizioni devono essere soddisfatte prima dell'autorizzazione all'esercizio dell'impianto.
Infine, sulla questione archeologica era stata investita la Sovrintendenza a seguito di segnalazione anche del Comitato antidiscarica di Cambiano: la stessa aveva preteso che ai lavori di scavo assistesse un paleontologo. Il dottor Pietro Damarco, incaricato dal responsabile della costruzione della discarica, nelle sue relazioni del 26/7/1995 (relativa all'avvio dei lavori di scavo del 20/7/1995) e del 20/2/1996 (relativa al periodo di osservazione agosto-novembre 1995), dichiara che "non è stata rilevata alcuna presenza di fossili significativi" e che i "molluschi fossili appartengono a specie molto comuni nei sedimenti pliocenici del territorio astigiano e in questo caso si presentano generalmente non ben conservati". Tali relazioni risultano essere state inviate alla Sovrintendenza Archeologica del Piemonte, oltre che al costruttore.
Mi sono interessato personalmente presso il Comune di Cambiano e mi sono fatto inviare ulteriore documentazione in modo che questa possa essere conosciuta direttamente dagli interroganti, al di là della risposta.
La mole complessiva delle interrogazioni impone, nostro malgrado, un minimo di economicità di gestione nelle risposte stesse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.
ROSSO Noi non siamo soddisfatti di questa risposta, perché dai dati che sono stati presentati si è sottovalutato, secondo me, il discorso della falda acquifera, che sicuramente non è "poco pericolosa" come l'Assessore ci ha appena detto; il problema è che sui sette siti in cui si poteva far risiedere questa discarica è stato scelto proprio il sito peggiore.
Tremila persone hanno manifestato, inascoltate, contro questa discarica; nessuno ha voluto dare retta a queste persone. Lo stesso Consorzio Chierese per lo smaltimento dei rifiuti aveva dato un parere negativo, parlando di carenze progettuali, di inadeguatezza della valutazione dell'impatto ambientale, di inadeguatezza del sistema viario e di vincolo paleontologico della Sovrintendenza Archeologica del Piemonte.
Tra l'altro, anche l'Assessorato alla pianificazione territoriale della Regione ha inserito, nello studio del Piano paesaggistico della collina torinese, il suddetto sito, quindi chiedo che l'Assessore faccia un supplemento di indagine per verificare esattamente quello che sta succedendo a Cambiano e che, una volta tanto, si dia ascolto anche alla popolazione, perché la popolazione non ha rifiutato la discarica, ma ha presentato delle proposte per dei siti più logici e meno pericolosi.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 167 del Consigliere Cavaliere ed interpellanza n. 199 dei Consiglieri Chiezzi, Moro e Papandrea relative all'intercettazione di un carico di rifiuti industriali diretti a Beinasco


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 167 e l'interpellanza n. 199 alle quali risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Con l'interrogazione n. 167 e l'interpellanza n. 199 i Consiglieri regionali Cavaliere, Chiezzi, Moro e Papandrea, con riferimento all'intercettazione di un carico di rifiuti industriali diretti a Beinasco preoccupati che non ci si trovi di fronte ad un caso del tutto occasionale vogliono conoscere: il tipo di rifiuti del carico in oggetto la ditta responsabile del trasporto e dell'invio la provenienza dei rifiuti quali provvedimenti la Regione intende assumere per evitare il ripetersi di episodi analoghi.
In esito ai quesiti posti, sentita la Provincia di Torino competente in materia, si riferisce quanto segue.
L'incidente non si riferisce alla discarica di Beinasco, gestita dalla Servizi Ecologici S.p.A. di Torino, né allo smaltimento di rifiuti urbani o assimilabili, bensì al trasporto di rifiuti di origine industriale.
Il tipo di rifiuto in questione era: pentasolfuro di fosforo classificato tossico-nocivo.
La ditta che aveva curato l'invio era: Bedoni S.r.l. di Lugagnano (VR).
La provenienza dei rifiuti: formalmente dall'area veronese. In realtà l'autorità giudiziaria sta indagando sulla provenienza effettiva del carico che, comunque, non sembra di origine piemontese.
La destinazione iniziale del carico era presso la Servizi Torino S.p.A.
di Beinasco, però tale ditta è abilitata solamente allo smaltimento di rifiuti speciali ed assimilabili agli urbani.
Intercettato prima che arrivasse a destinazione (il trasporto aveva già causato i seri inconvenienti riportati da La Stampa di Torino il 4 ottobre u.s.), d'intesa fra i Carabinieri di Orbassano e le Polizie municipali di Orbassano, Beinasco e Rivalta, il carico è stato scortato presso l'impianto della Servizi Industriali S.r.l. di Orbassano, in grado di accoglierlo temporaneamente su ordinanza sindacale. Qui ha provocato un principio di incendio per autocombustione e d'onde, quindi, è ripartito per il luogo di origine dietro ulteriore ordinanza sindacale.
Nel caso, comunque, è intervenuta la Provincia di Torino quale Ente di controllo. Dal suo canto, la Regione ha promulgato la L.R. n. 59/95 entrata in vigore il 4 maggio u.s., che - all'art. 18 - fa divieto di importare rifiuti tossico-nocivi per lo stoccaggio a discarica. E' necessario pertanto che gli organi di vigilanza facciano rispettare tale divieto.
Colgo l'occasione per sottolineare il fatto che l'interrogazione e l'interpellanza in qualche modo riaprono e fanno continuare il dibattito sull'opportunità o meno di mantenere delle norme di blocco di importazione di rifiuti per la discarica provenienti dall'esterno. Anticipo forse osservazioni degli interroganti ed interpellanti nel dire che ci si augura che il sistema di controllo che esiste da parte di tutte le autorità, e in particolare da parte delle Province, sia efficace ed efficiente e tale da far sì che queste norme vengano rispettate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE L'Assessore ci ha riferito, con notevole ritardo, le notizie apparse sui giornali. Le cose che ci sono state illustrate abbiamo potuto leggerle sulla cronaca. E' un caso in cui si è individuato un chiaro esempio di illecito nell'ambito dei rifiuti tossico-nocivi industriali. Vorrei invece capire e chiedere all'Assessore - premesse le competenze di controllo date dalla precedente legge regionale alle Province, quindi alla Provincia di Torino, ma anche in presenza di autorizzazioni a suo tempo date dalla Regione Piemonte - come si configura la gestione della discarica di Beinasco da parte della Servizi Torino. Vorrei anche sapere se l'Assessore si è interessato di queste cose, qual è il rapporto tra la Servizi Torino e la Servizi Ecologici; come si configura il rapporto tra la Servizi Torino e la Servizi Ecologici. Come si configura il rapporto tra altri soggetti anche recentemente fatti oggetto di misure giudiziarie, e la discarica di Ceresole, la progettata discarica di Ceresole? Come si configurano cioè i protagonisti di chiacchierati aspetti della gestione, del trasporto e del "traffico" dei rifiuti nella nostra regione? L'Assessore ha individuato - non certo risolto - il problema? Ha individuato una zona d'ombra attorno alla gestione di queste ditte? Cosa intende fare? Quali mezzi ha messo in azione per superare questi problemi? Queste sono le cose che, a partire da quel particolare episodio, mi interesserebbe capire. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, condivido le considerazioni del Consigliere Cavaliere. Credo che questo episodio non sia isolato: non sempre si individuano i responsabili, a volte si individuano solo i fatti.
Questo episodio dimostra che ci troviamo di fronte ad una situazione a rischio. Il problema del trattamento dei rifiuti è un settore estremamente a rischio.
L'Assessore ha sostanzialmente detto che c'è una legge che dice che queste cose non devono essere fatte; in questo caso, i controlli hanno funzionato.
Data però la rilevanza del fenomeno, che è sicuramente ampia, noi vorremmo sapere, non per questo caso specifico ma in generale, come funziona il controllo. E' stata casuale questa individuazione, oppure si tratta di una prevenzione efficace che è in grado di bloccare, di individuare i fatti quando essi avvengono? Ritengo fondamentale essere a conoscenza di come effettivamente vengono effettuati i controlli, quali sono i meccanismi e qual è l'entità dei settori che sono interessati a questo tipo di opera. Ripeto: si tratta di cose di estrema pericolosità. Condivido le considerazioni che faceva il Consigliere Cavaliere circa il fatto che ci troviamo di fronte ad operatori che non sempre tengono comportamenti ineccepibili.
Quindi, proprio per l'interesse della comunità, sarebbe interessante avere conoscenza dell'insieme delle politiche di controllo che sono messe in atto.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Se il Presidente mi consente, farei una brevissima replica.
E' pervenuto il rapporto finale della Commissione d'inchiesta parlamentare sulle "ecomafie". Io l'ho fatto inviare in copia - non so se sia già arrivato - alla Commissione competente e alla Presidenza del Consiglio.
Ritengo che allo stretto quesito sia stato risposto, ma - giustamente i Consiglieri vogliono collocare la questione dei controlli in un contesto più ampio con tutta una serie di giudizi. Se i Consiglieri sono d'accordo potremmo chiedere al Presidente della Commissione ambiente del Consiglio di cogliere l'occasione per esaminare il risultato di questo rapporto secondo me importante e significativo anche in termini comparativi per una situazione delle varie Regioni - e in quella sede provvedere a fare delle riflessioni.
Ho rivisto l'interrogazione e l'interpellanza; i quesiti - giustamente come dicevano i colleghi - fatti in allora, all'indomani della notizia, la risposta l'hanno avuta.
Credo che quella delle interrogazioni ed interpellanze non possa essere la sede che consente di fare digressioni a tutto campo, anche se è giusto ed è dovere degli Assessori - dare le risposte le più esaurienti possibile.
Tuttavia, poiché questo è un problema che viene delineato nella sua complessità e nella sua interezza, io proporrei - se i colleghi sono d'accordo - di approfondire la questione in quella sede.
CAVALIERE Signor Presidente, chiedo la parola.



PRESIDENTE

Trenta secondi, perché ha già parlato.
CAVALIERE Ho già parlato, però se stiamo parlando di mele e l'Assessore parla di pere, ritengo giusto intervenire ancora.
Cosa c'entra la Commissione? C'entra in senso lato, nel senso che l'Assessore ci propone di parlare del problema del traffico illegale dei rifiuti in Puglia, che è interessantissimo e l'affronteremo.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente No, in Piemonte.
CAVALIERE In Piemonte. Allora, visto che lei è Assessore a questi problemi, le ricordo che cinque mesi fa noi abbiamo presentato un'interrogazione relativa a problemi che lei dovrebbe avere ben presenti e che sicuramente i suoi uffici hanno ben presenti.
Denuncio il fatto che lei non ci ha fornito un quadro perlomeno delineato del problema, oltre il fatto che è stato preso quel camion che poi ha preso fuoco quando è stato portato lì.
Sono particolari "folcloristici" interessanti, ma per quanto riguarda l'entità del problema e come i protagonisti si configurano nella fattispecie, nonché il ruolo di alcuni soggetti ben precisi, vorrei capire se voi questo fenomeno lo state studiando oppure no: dalle sue risposte devo dedurre di no.


Argomento: Cave e torbiere

Interpellanza n. 20 dei Consiglieri Moro e Chiezzi relativa alla Società Cerestar Bioproducts Italia - Proposta attivazione cava nel territorio del Comune di Pontecurone


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 20, presentata dai Consiglieri Moro e Chiezzi, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore a cave e torbiere Con l'interpellanza n. 20 del 27/6/1995, i Consiglieri regionali Francesco Moro e Pino Chiezzi vogliono conoscere, con riferimento alla L.R.
n. 59/95: "Norme per la riduzione, il riutilizzo e lo smaltimento dei rifiuti", se l'Assessorato regionale all'ambiente sia a conoscenza della richiesta avanzata della Società Cerestar Bioproducts Italia al Comune di Pontecurone per la localizzazione di una cava sita nel Comune attualmente di seconda categoria tipo "A" per inerti e che verrebbe trasformata in discarica di categoria seconda tipo "B" per rifiuti speciali per lo stoccaggio di gesso chimico proveniente dallo stabilimento Cerestar di Casei Gerola (PV). In particolare, si vuole conoscere se la richiesta non sia in contrasto con l'art. 18 della L.R. n. 59/95.
In proposito si deve segnalare che il Settore smaltimento rifiuti e risanamento atmosferico non ha ricevuto a tutt'oggi sollecitazioni, circa la questione posta dagli interpellanti, né dal Comune di Pontecurone, n dalla Provincia di Alessandria.
E' da precisare che la L.R. n. 59/95 vieta espressamente l'approvvigionamento degli impianti con rifiuti provenienti da fuori regione.
Inoltre, nei mesi scorsi, la Giunta regionale ha dato attuazione alla delega alle Province per l'adozione di tutti i provvedimenti relativi alla concessione di autorizzazioni a privati per lo smaltimento dei rifiuti.
Devo dire che questa notizia era circolata sulla stampa locale e giustamente - gli interpellanti hanno preso spunto per presentare l'interpellanza.
Devo anche dire che il divieto della L.R. n. 59/95 non è assoluto sarebbe possibile a fronte di eventuali accordi interregionali. Di tutto questo, a tutt'oggi, non vi è traccia agli atti dell'Assessorato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO Assessore, io volevo sottolineare che questa interpellanza, che avevamo presentato per Pontecurone, risale a parecchi mesi fa. In quel periodo non c'era solo il problema della cava di gesso; c'era il problema che riguardava la RAMOCO e l'ACNA per quanto concerne la Liguria che scaricava in Piemonte, ma c'era anche questa società che veniva dalla Lombardia e che minacciava seriamente il Piemonte. Erano state raccolte migliaia di firme e nella mobilitazione popolare a Pontecurone c'era un'indignazione notevole anche per i pericoli ambientali che si venivano a costruire sul territorio.
A tutt'oggi non abbiamo più saputo nulla, ma - ripeto - trattandosi di emergenza ambientale, trattandosi di problemi di una certa gravità che vedono coinvolto il Piemonte, che a mio avviso si sta avviando a diventare una "pattumiera", chiedevamo e chiediamo tuttora un intervento urgente da parte dell'Assessore e della Giunta regionale per bloccare questa situazione. In caso contrario rischiamo, dalla Liguria e dalla Lombardia di diventare la "pattumiera d'Italia".


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interpellanza n. 24 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa all'inadempienza della Ditta Servizi Ecologici nella gestione della discarica di Beinasco


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 24 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente L'interpellanza n. 24 si riferisce all'inadempienza della ditta Servizi Ecologici nella gestione della discarica di Beinasco.
Desidero fare una premessa: probabilmente bisognerebbe attivare una proposta cara al Presidente Picchioni già nella passata legislatura, quella del question time. In effetti, questioni che sono di attualità vedono passare un certo periodo prima di essere affrontate. Ho anche provveduto a richiamare i funzionari, perché in questo modo si può avere la sensazione che un problema sia superato, magari viene accantonato e la risposta tarda.
Si dovrebbero trovare dei meccanismi tali da consentire ad ogni domanda una risposta immediata.
Può sembrare assurdo detto dal sottoscritto, che ha molte interrogazioni in risposta oggi, ma essendo il sottoscritto uno degli Assessori più "gettonati" in termini di interrogazioni, chiedo ai colleghi a cui penso interessi la funzionalità complessiva del Consiglio, di trovare delle soluzioni, perché il meccanismo, per quanto veloce, è tale per cui passano comunque 15-20 giorni, anche nell'ipotesi di risposta la più rapida possibile, mentre i problemi si evolvono con delle dinamiche che magari la settimana successiva vedono superata la freschezza della risposta.
L'interpellanza in oggetto, comunque, era riferita all'inadempienza della ditta Servizi Ecologici nella discarica di Beinasco. I Consiglieri Chiezzi e Papandrea chiedevano dati aggiornati circa la discarica e notizie circa la possibilità di applicazione dei cosiddetti brevetti "TANA" e "TASCA" proposti dalla stessa ditta.
La società concessionaria della gestione dell'impianto di Beinasco ha adempiuto a tutte le prescrizioni adottate dagli enti di controllo, siano essi USL o Provincia di Torino, che erano intervenuti con provvedimenti inibitori nell'attività della discarica, tant'è che poi sono stati superati e non sono stati rinnovati. Ad oggi non si ha notizia di ulteriori interventi in tal senso e l'impianto risulta essere in attività senza che si siano verificati ulteriori inconvenienti.
Per quanto riguarda i sistemi "TANA" e "TASCA", questi due brevetti hanno dato, da quanto se ne può sapere, esito negativo e pertanto risulta che siano stati abbandonati.
Queste sono le notizie che in termini storici oggi possiamo dare certamente una risposta temporeggiata più a ridosso della domanda avrebbe potuto dare anche qualche elemento di maggiore attualità, che comunque risulta sinteticamente riecheggiato nelle parole che ho detto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Sulla risposta dell'Assessore non c'è molto da dire, se non che risulta incredibile che l'Assessore Cavallera sia sempre "l'ultimo nato", nel senso che si stupisce dei propri ritardi. Ritarda un anno a rispondere ad un'interpellanza, viene in aula e, da quel democristiano inveterato che rimane, dice: "Chissà come mai si è tardato tutto questo tempo a rispondere, bisognerebbe fare qualcosa in proposito". Ma l'unica cosa da fare, Assessore Cavallera, è rispondere! Proprio quello che l'Assessore non fa. Ma non per nulla l'Assessore Cavallera continua a gestire il potere, or in compagnia or in altra compagnia. Qualche merito e qualche virtù ce l'avrà pure questo Assessore! Prego di acquisire anche la virtù di rispondere subito, soprattutto alle interpellanze facili come questa. Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo nuovamente, soprattutto ai colleghi Consiglieri che volessero la risposta scritta, di sollecitarla in questo modo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione n. 76 del Consigliere Bertoli relativa al fallimento SALP di Rivarolo, interpellanza n. 117 dei Consiglieri Chiezzi, Moro e Papandrea relativa alla crisi della Olivetti, interrogazione n. 124 del Consigliere Cavaliere relativa alle Acciaierie Ferrero - Inquinamento ambientale conseguente - Procedura per individuazione nuovo sito, interpellanza n. 136 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti relativa al ruolo della Regione nella vicenda Italglass, interpellanza n. 147 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa alla rilocalizzazione dell'Azienda Ferrero di Settimo Torinese, interpellanza n. 172 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa alla proposta di conferenza di produzione Alenia, interrogazione n. 185 del Consigliere Riba relativa alla possibile chiusura dello stabilimento Nuova Merisinter di Caramagna con trasferimento attività sede di Torino, interrogazione n. 192 dei Consiglieri Ferraris, Marengo e Spagnuolo relativa alla rilocalizzazione delle Acciaierie Ferrero di Settimo Torinese, interpellanza n. 228 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Simonetti e Moro relativa all'Azienda OMT di Tortona ed interrogazione n. 246 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa al problema occupazionale nel Canavese


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare congiuntamente le interrogazioni e le interpellanze nn. 76, 117, 124, 136, 147, 172, 185, 192, 228 e 246.
Risponde a tutte l'Assessore Masaracchio.
MASARACCHIO, Assessore al lavoro Innanzitutto ringrazio i colleghi che mi consentono di rispondere globalmente a tutte queste interrogazioni ed interpellanze, le quali vertono sui punti critici del mondo della produzione e quindi dell'occupazione nella Regione Piemonte. Ho chiesto al Presidente del Consiglio la cortesia di aggiungere anche l'interpellanza n. 76, che riguarda la questione della SALP.
Prego di considerare queste risposte alle interrogazioni ed interpellanze come una vera e propria comunicazione su tutto quanto è stato lo sviluppo dei rapporti con l'azienda, con i rappresentanti dei lavoratori, i sindacati, per cercare di risolvere un problema, stante le ridotte possibilità della Regione Piemonte di intervenire direttamente. Fra l'altro, questa mattina in Prefettura abbiamo avuto un incontro con i rappresentanti della Banca San Paolo, per la Mandelli, e poi ancora con il Presidente della Giunta, Ghigo, per la quale situazione vedremo di poter dare una qualche comunicazione positiva tra qualche giorno.
Ad ogni modo, la situazione industriale piemontese registra, accanto ad una positiva ripresa, la persistenza di punti critici dovuti per lo più a specifiche situazioni settoriali e di singole aziende.
La chiusura positiva, avvenuta nel 1995, della vertenza Alenia con risultati insperati all'inizio del nuovo ciclo di ristrutturazione, non sgombra tutti i timori.
Certamente, il piano aeronautico nazionale, che in realtà è solo un insieme di orientamenti generali e di recupero di risorse finanziarie, ha permesso di risolvere il problema della permanenza a Torino di un polo aeronautico integrato, localizzato a Caselle, di cui inizieranno tra breve i lavori di ampliamento, e di un presidio industriale, seppur ridotto, in Corso Marche, ma non evidenzia ancora una strategia ben chiara sia nel settore dell'aeronautica civile che militare.
Ancor meno chiara appare la necessaria evoluzione del comparto spaziale, il cui problema non è tanto la localizzazione dell'ASI, ma quello di farle riacquistare un ruolo propulsivo nei confronti dell'Agenzia Europea e degli altri partner internazionali.
In campo spaziale, com'è noto, l'Alenia ha ripreso l'iniziativa, ha salvato i rapporti con la NASA, è entrata nei progetti scientifici; aspetti certamente positivi, ma non sufficienti a salvaguardare un ruolo significativo nei tempi lunghi.
Oggi pagano i grandi servizi di rete nel campo delle telecomunicazioni che hanno un riferimento determinante nelle tecnologie satellitari ad alto valore aggiunto (appurato che dal campo dei vettori siamo sostanzialmente esclusi) per l'intrinseco valore commerciale. Le attività spaziali torinesi sono del tutto estranee a questo campo.
Sono queste, molto sinteticamente, alcune considerazioni che motivano come la Regione Piemonte non si ritenga appagata dalla situazione, pur esprimendo qualche soddisfazione per le soluzioni occupazionali trovate.
In ogni caso, la mancanza di prospettiva industriale certa e duratura per l'area di Corso Marche, in gran parte già sostanzialmente dismessa, fa sì che la Regione si senta fin d'ora impegnata a sostenere eventuali iniziative di reindustrializzazione, che verranno seguite, anche nella verifica della solidità delle imprese, per evitare ciò che parzialmente sta avvenendo nell'area ex Philips di Alpignano (TO) ove alcune aziende da poco insediate, riassorbendo i lavoratori eccedenti, sono andate a loro volta in crisi, riproponendo problemi occupazionali.
Altra situazione critica alla quale molti Consiglieri hanno dimostrato la loro attenzione è quella delle Acciaierie Ferrero.
La cronistoria di questa complessa vicenda richiederebbe molto tempo così come entrare nei vari dettagli; ci limitiamo pertanto a fornire un sintetico quadro della situazione ad oggi.
La questione della rilocalizzazione dell'attuale area di Settimo Torinese alla nuova area Cebrosa, che può utilizzare le opportunità offerte dall'obiettivo 2) del Regolamento CEE n. 2081, per l'azione 5.1 (poli integrati di sviluppo), sembra oggi possibile sulla base del disegno di legge n. 80, approvato dalla Giunta regionale per la programmazione delle rilocalizzazioni delle aziende in situazioni di criticità ambientale (all'attenzione del Consiglio) che concede due anni di proroga, cioè sino a tutto il 1997, alle aziende che, presentando piani di rilocalizzazione risolvono problemi urbanistici ed ambientali importanti, anche nelle aree alluvionali, purché tali piani vadano a compimento entro quattro anni dalla loro presentazione.
Questo è stato motivo di confronto in sede di Commissione consiliare dove talune opposizioni hanno rilevato che, in ogni caso, le problematiche ambientali determinate dalle emanazioni delle acciaierie non si risolvono certo con la soluzione della rilocalizzazione dell'azienda per motivi di produttività, produzione ed occupazione.
Questa misura, se sarà accompagnata dallo sblocco dei prepensionamenti permetterà la sostanziale attuazione del Piano di ristrutturazione pattuito tra le Organizzazioni sindacali e l'azienda, e la stipula con il Comune di Settimo Torinese della convenzione per l'area di decollo.
E' ovvio che a questo punto si impone il ritiro da parte della Ferrero del piano di smantellamento avanzato ai sensi della normativa comunitaria nei vari confronti si è anche capito che l'azienda, in ogni caso, non è che sia così tanto interessata alla rilocalizzazione: siamo noi che, sul piano politico, determiniamo tali condizioni, onde evitare che l'azienda ricavi i vantaggi che si aspetta dall'Unione Europea non ricollocando la propria azienda, ma smantellandola. Voi sapete benissimo quali sono le problematiche che incombono nell'ambito della produzione dell'acciaio; in Piemonte abbiamo altri punti critici, oltre alle Acciaierie Ferrero, per esempio, le attività delle aziende che producono stampanti, tra cui la Mandelli.
Se gli avvenimenti si svilupperanno, come sembra ormai probabile, in questa direzione, la Regione avrà, senza alcuna deroga alle scelte di rigore ambientalistico, contribuito in modo sostanziale alla continuità della principale impresa di siderurgia primaria in Piemonte, incidente su un'area di crisi come la Valle di Susa e sull'Area metropolitana torinese.
Da questo punto di vista, la Regione ha fatto ciò che poteva e doveva nel rispetto delle regole comunitarie. L'altra condizione per risolvere la situazione è la concessione, da parte del Governo, di un sufficiente numero di prepensionamenti.
Sempre nell'Area metropolitana torinese, sembra avviata a soluzione l'annosa vicenda della Viberti di Nichelino; essa è stata acquisita dal fallimento da una partnership Acerbi-GEPI nell'asta di gennaio.
A questa soluzione la Regione ha contribuito nell'arco di questi anni in modo determinante, insistendo, pur non scartando altre ipotesi che via si sono affacciate e poi sparite, su una cordata che sembra offrire le migliori opportunità di ripresa, sia come disponibilità di mercati sia come capacità di gestione industriale, sia ancora, come effetti sinergici con una grande realtà come quella della Freinhauff del cui know-how Acerbi dispone. Purtroppo, il riavvio sarà lento e prevede, entro dicembre 1997 l'assorbimento di soli 200/240 lavoratori; assorbimento che se il mercato sarà favorevole potrà ampliarsi successivamente anche per permettere all'azienda di raggiungere il punto di break-even. Si pone quindi per i lavoratori che potranno rientrare in azienda dopo tale data, poich mantengono la precedenza nelle liste di mobilità, ma non il sostegno economico, il problema di studiare strumenti di sostegno al reddito, in base alla normativa che sarà in quel momento vigente. Per alcuni si sono attivati lavori socialmente utili e pare che in questo senso si possa procedere verso la cooperazione a gruppi che possano, nell'ambito del recupero dei beni culturali che in Piemonte determinano una svolta di politica di investimenti nell'ambito della cultura, determinare un nuovo modo di essere attivi nell'ambito del lavoro. Ho personalmente parlato con alcuni di questi lavoratori: queste prospettive le tengono di buon conto.
Per quanto attiene alla vicenda Italglass-DEA, l'Assessorato al lavoro e industria procedette nel novembre 1994 ad effettuare una verifica circa l'ipotesi imprenditoriale relativa alla realizzazione dello stabilimento Italglass di Trofarello, ipotesi che sulla scorta dei dati tecnico finanziari appariva fondata; successivamente, gli imprenditori interessati hanno rinunciato all'iniziativa in base a proprie valutazioni senza fornire alla Regione comunicazioni in merito, facendo così venir meno una possibilità di ricollocazione delle eccedenze DEA.
Va sottolineato in ogni caso il ruolo determinante che la Regione e l'Assessorato al lavoro e industria hanno rivestito nel salvataggio della DEA, industria leader nella produzione di macchine e strumenti di misura e di precisione.
Questa azienda infatti, dopo le travagliate vicende produttive e societarie, che hanno portato alla partnership con l'americana Brown Sharp, attuale capogruppo, ha chiuso positivamente il processo di ristrutturazione avviato nel 1991 senza ricorrere a licenziamenti utilizzando esodi agevolati, prepensionamenti, part-time e il ricorso alla mobilità per quel personale che non ha ritenuto opportuno accedere a soluzioni di rientro in azienda.
Per quanto riguarda l'americana Brown Sharp ho avuto di recente un incontro con i dirigenti della stessa, e pare che il loro trasferimento di produzione in Cina non debba incidere per quelle quindici unità che operano nel cosiddetto "nastro" dell'azienda torinese.
I prodotti DEA, presentati tra l'altro mediante un'open house, tenutasi nel maggio 1995 nello stabilimento di Moncalieri, continuano tuttora ad ottenere positivi risultati sul mercato europeo ed extraeuropeo e la stessa Regione, per quanto di sua competenza, continua a seguire costantemente la situazione.
Più critica appare invece, uscendo dall'Area metropolitana torinese, la situazione del Canavese ove a fianco della grave crisi dell'Olivetti e di quella ormai endemica dello stampaggio a caldo (nel Canavese occidentale) spicca la gravità della situazione ELCAT, azienda in fallimento dopo che una sentenza del Tribunale di Torino non ha ritenuto che sussistessero le condizioni per l'accesso all'Amministrazione straordinaria.
A tal proposito posso dire che personalmente mi ero portato presso il Tribunale per cercare di capire come si potesse ovviare al problema del fallimento onde trovare una soluzione diversa, o l'affittanza o il consorziamento dell'azienda, ma è stato inutile perché le ragioni del Tribunale pare che non debbano e non possano coincidere con le ragioni della politica.
Si sta operando per reperire un acquirente anche per la ELCAT, ed in questo senso si è già formata una solida cordata, che intende operare fuori dal tradizionale prodotto del sedile per auto, con un prodotto solo in parte adatto agli attuali impianti che saranno integrati con nuovi investimenti.
Voi sapete che per quanto riguarda la produzione dei sedili per auto pare che tutto sia dovuto ad una crisi aziendale, ma questa crisi è strettamente collegata con i difficili o non più continuati rapporti con la FIAT.
L'impegno assiduo della Regione, che si è svolto con costanza ed intensità, dovuta anche al valore emblematico della crisi ELCAT, può oggi farci sperare in una positiva soluzione per la continuità industriale e soprattutto per le maestranze.
L'auspicio è che i contatti in corso tra gli eventuali nuovi imprenditori e la Curatela portino ad un esito positivo che potrebbe anche tradursi, in caso d'intesa, in una ripresa produttiva abbastanza celere tramite un'affittanza a cui seguirebbe, a termini di legge, la regolare asta per la definitiva acquisizione.
Da ricordare poi il caso della SALP di Rivarolo. L'azienda, ora fallita, operava nel settore della lavorazione delle pelli e dava lavoro a circa 110 addetti. La chiusura di questa azienda, tradizionalmente così importante nell'area di Rivarolo, rappresenta per questa zona un fatto estremamente negativo sia dal punto di vista produttivo che occupazionale e devo aggiungere anche politico, perché non poche sono le responsabilità dell'Amministrazione locale che, nel tempo, non ha trovato soluzione alle problematiche di Piano Regolatore per consentire all'azienda di essere ricollocata e trasferita, intanto che si adducevano motivi di speculazione da parte dell'azienda per la liberalizzazione delle aree.
Inoltre, per quanto attiene all'informatica nell'area del Canavese prima di trattare dell'Olivetti, occorre evidenziare la presenza di un'altra significativa realtà produttiva rappresentata dalla Bull di Caluso, il cui livello occupazionale ha anch'esso subito a partire dal 1990 una consistente riduzione in seguito alla ristrutturazione della Bull Italia, e che solo ora, in seguito alla costituzione della Compuprint S.p.A., potrebbe subire un'inversione di tendenza.
Tuttavia l'assetto proprietario della Bull è ancora in corso di ridefinizione e la Regione sta seguendo, come già in passato, la questione con la dovuta attenzione.
La Bull è collegata con una grossa azienda francese e pare che questa dipendenza dalla grossa azienda francese, se le questioni dell'Olivetti fossero definitivamente risolte per intervento della politica di investimenti dello Stato italiano, potrebbe rappresentare, nella riarticolazione della nostra produzione, qualcosa di positivo e non di negativo. Comunque non ci sono minacce occupazionali nella Bull allo stato attuale delle cose.
Peraltro gli interventi a sostegno del settore informatico possono contribuire positivamente al mantenimento di questa importante realtà economica, garantendo sviluppo produttivo ed occupazionale.
In particolare, per quanto attiene all'Olivetti, occorre notare che per realizzare le trasformazioni tecnologiche e le riduzioni di costi necessari per mantenere la capacità concorrenziale, fin dall'inizio degli anni '90 l'Azienda ha operato più fasi di ristrutturazioni, che hanno avuto come conseguenza la riduzione dell'occupazione in Piemonte dai circa 13.000 dipendenti dell'anno 1990 ai circa 7.500 attuali, con una perdita complessiva di poco meno di 6.000 posti di lavoro, concentrati per la gran parte nel Canavese.
Le attuali note vicende dell'Olivetti con le difficoltà del gruppo e più in generale, del settore informatico sono seguite dalla Regione Piemonte in rapporto con i Ministeri competenti, con le Organizzazioni sindacali e gli Enti locali, con molta attenzione, vista la rilevanza strategica che il settore riveste per l'economia e l'occupazione canavesana e piemontese.
Il Consiglio regionale, dopo aver richiesto inutilmente un incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri Dini, ha sollecitato il Governo a predisporre efficaci iniziative di carattere infrastrutturale, fiscale e legislativo idonee a favorire l'insediamento di nuove imprese e ad accrescere la competitività di quelle presenti, nonché a potenziare la realtà tecnologica piemontese.
La Giunta regionale e l'Assessorato all'industria si sono infatti attivati per un rilancio delle attività economiche nell'area del Canavese destinando verso di essa parte delle risorse finanziarie provenienti dai fondi comunitari e attuando il Parco Tecnologico delle Biotecnologie localizzato a Colleretto Giacosa; sono previsti interventi per realizzare aree industriali attrezzate.
Inoltre il forte impegno dell'Amministrazione pubblica piemontese e, in particolare, della Regione nello sviluppare i processi di informatizzazione, dovrebbe avere ricadute positive sull'occupazione e sullo sviluppo dell'industria informatica in Piemonte nell'ambito di quella che viene definita "società dell'informazione".
Accanto agli interventi di politica industriale a sostegno dell'azienda e del settore informatico, la Regione si è anche attivata nelle sedi competenti per addivenire all'adozione di interventi straordinari di politica del lavoro necessari per una corretta ed efficace gestione degli eventuali esuberi.
Infine fra le molte situazioni minori di crisi esistenti in Piemonte due, in modo particolare, hanno attirato l'attenzione del Consiglio: quella della OMT di Tortona e quella della Nuova Merisinter di Caramagna.
Occorre dire che queste rilocalizzazioni corrispondono a disegni di concentrazione e razionalizzazione produttiva, che, pur rendendoci conto dei disagi che procurano alle maestranze, appaiono difficili da contrastare.
La Regione finora non ha attivato comunque interventi diretti in merito, perché non richiesti dalle parti sociali che intendono legittimamente svolgere il loro ruolo, in quella autonomia che costituisce un loro pieno diritto. La Regione è pronta ad intervenire quando ciò le sarà richiesto.
Intanto è stata conclusa la fase preliminare del monitoraggio sulle aree e le aziende a rischio, per una programmazione globale della politica regionale per lo sviluppo e l'occupazione.
Connessa al comparto metalmeccanico va considerata la crisi del Centro ricerche ISML - Alures di Novara, specializzato nei nuovi metodi tecnologici riguardanti la produzione e l'impiego delle leghe leggere.
La vicenda è stata sempre interconnessa alle altalenanti fasi del gruppo Alumix e della relativa holding pubblica EFIM di cui facevano parte.
E' ovvio che la messa in liquidazione dell'EFIM ha reso drammatico un problema che era comunque già serio.
La Regione in collaborazione con la Provincia ed il Comune di Novara nonché con le Organizzazioni sindacali, l'Unione Industriale, l'API, la Camera di Commercio e le Organizzazioni artigiane, prendendo lo spunto da un progetto di riconversione del Centro verso il settore della certificazione di qualità e di sicurezza elaborato dai tecnici del Centro stesso, aveva avviato verifiche di fattibilità che formalmente avevano trovato la disponibilità di tutti gli interlocutori.
Il progetto si collocava in un momento in cui pareva certo lo smantellamento dell'Alures per mancanza di acquirenti. Quando però si trattò di passare dalle parole ai fatti, cercando innanzitutto di verificare da parte di ogni categoria di operatori, teoricamente possibili utenti del Centro (nell'ipotesi di riconversione), incominciarono le esitazioni, i rinvii ed altro, fino alle loro assenze.
Ad un certo punto sembrò che tali tergiversazioni fossero attribuibili a dubbi circa la solidità finanziaria della nuova iniziativa, ma in effetti non era così.
Ho vissuto personalmente queste vicende con tutto quello che era necessario mettere in campo come volontà politica.
Il sottoscritto, che ha tenuto sotto suo diretto controllo la situazione, seguendo con puntualità le varie fasi della vicenda, convoc per il giorno 1/12/1995 una riunione presso l'Assessorato a cui erano invitati il Commissario dell'EFIM prof. Predieri, l'Amministratore delegato della GEPI dott. Franchini, Paolo Cattaneo Presidente della Provincia di Novara, il dott. Merusi, Sindaco di Novara, che avevano costituito con la Regione il Coordinamento istituzionale della vicenda e a cui in modo particolare appariva interessato il Comune di Novara, sia per ragioni urbanistiche sia perché aveva dato una disponibilità ad acquisire lo stabile per girare la parte necessaria alla nuova impresa.
Alla riunione si presentò solo la GEPI, perché il Commissario Predieri facendo sapere che nel frattempo aveva ceduto, in quanto liquidatore EFIM l'attività Alumix compresa l'ISML - Alures al gruppo Alcoa, non aveva più interesse a partecipare all'incontro.
L'Alcoa, grande gruppo americano dell'alluminio con attività sparse nel mondo, da noi interpellato, ha affermato l'interesse verso la posizione dell'ISML nell'ambito delle sue complessive strategie di ricerca, ma ha ovviamente rimandato ogni discorso più concreto a dopo la formale acquisizione della struttura, che avverrà probabilmente il 27 marzo essendo finora stato sottoscritto solo un preliminare di compravendita.
Questo lo conferma anche il Sindaco di Novara Merusi che, interpellato ha detto di avere avuto assicurazioni in tal senso.
Spero che i colleghi siano soddisfatti; in ogni caso, le problematiche sono una parte molto importante di quelle crisi che oggi rappresentano i punti critici della nostra situazione economica.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore, per tutte le sue risposte che, come convenuto nella Conferenza dei Capigruppo, sono state cumulative per argomenti.
Ha ora la parola il Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Sono uno degli interpellanti di parecchie di queste interpellanze ed interrogazioni. Affronto la prima che, seppure sia la più semplice, pone un problema specifico, quello dell'Italplast di Moncalieri. E' un problema più semplice perché riguarda pochi lavoratori; purtroppo, però, per questi il problema sussiste.
Sono persone che lavoravano alla DEA e hanno accettato la mobilità in quanto il sindacato e i lavoratori stessi hanno ricevuto un documento da parte della Regione Piemonte che garantiva sulla bontà di questa azienda specificando il tipo di caratteristiche, di progetti, di investimenti, di corsi di formazione messi in atto. Questi lavoratori hanno accettato di buon grado la mobilità per passare da un'azienda all'altra, sennonché poi questa azienda non aveva le caratteristiche sopra descritte. Aveva caratteristiche diverse, e questi lavoratori si sono ritrovati senza posto di lavoro.
Ripeto, il problema può sembrare meno grave perché riguarda un numero ridotto di lavoratori, però io credo che riguardi un po' di più la Regione nel senso che la Regione ha avuto un peso nel favorire l'accettazione della mobilità da parte dei lavoratori; in qualche modo appare "complice", in quanto ha favorito il fatto che questi lavoratori si siano poi trovati in una situazione drammatica.
Di questo l'Assessore non ha parlato; ha parlato d'altro, ha parlato della crisi della DEA, e va bene. Poi la crisi della DEA ha avuto una determinata soluzione, però questi lavoratori non hanno avuto la fortuna di seguire i loro colleghi che non hanno accettato la mobilità.
Su questo da parte della Regione occorre una maggiore attenzione, è necessario anche verificare perché avvengono questi fatti, come mai si è dato quel parere su un'azienda che poi si è dimostrata del tutto inaffidabile e che forse era interessata solo ad ottenere dei finanziamenti. L'azienda non aveva alcuna prospettiva produttiva reale, per cui la Regione, l'Assessorato debbono spiegare come mai si è dato quel tipo di parere.
Sul resto dei problemi - che non sono pochi - e sulle considerazioni che ha fatto l'Assessore ci sono cose anche interessanti; io noto solo uno stile un po' burocratico. Una crisi dietro l'altra e - purtroppo l'Assessore lo sa - oltre a queste se ne sono aggiunte altre; ogni settimana, chi di noi segue in particolare il mondo del lavoro lo sa, ci sono situazioni nuove: c'è la Mandelli (che l'Assessore ha citato), ma c'è l'ex Ilva di Torino, c'è il Macello di None (150 dipendenti). In sostanza c'è una serie di punti di crisi che si accumulano, si allungano e diventano sempre più gravi. Tra l'altro, partendo dalla prima di queste crisi che l'Assessore citava, quella dell'Alenia, io non mi sento di dare un giudizio positivo della soluzione dell'Alenia, così come per altre soluzioni di cui si è parlato successivamente, ad esempio della Ferrero e di altre aziende.
Così come era si era già verificato a suo tempo per la GFT, si è trovata una soluzione sindacale che ha risolto una vertenza, però la conclusione di queste vertenze è sempre una riduzione, anche consistente, di posti di lavoro: all'Alenia ci troviamo sull'ordine del migliaio di posti di lavoro in meno, al termine di questa vicenda; alla DEA, che citava l'Assessore, ci troviamo di fronte ad un fenomeno di diversa dimensione, ma con le stesse caratteristiche, cioè alla fine di un processo di ristrutturazione abbiamo meno posti di lavoro, e così via.
Credo che - e dirò poi sull'Olivetti e sulla Ferrero altre cose - la direzione purtroppo sia questa, cioè che anche le crisi che secondo l'Assessore si sono risolte positivamente siano invece drammatiche, perch vanno nella direzione di ridurre dei posti di lavoro nella nostra Regione aggravando il fenomeno della disoccupazione.
Per quanto riguarda l'Alenia, poi, ci troviamo di fronte ad una soluzione - lo diceva già lo stesso Assessore nella sua relazione - che tutti (in particolare chi segue con attenzione la questione) temiamo che non sia affatto una soluzione, ma che sia una tappa del processo di smantellamento, perché si è risolta la vertenza, ma non ci sono garanzie di prospettive occupazionali né per il settore spazio né per il settore aeronautico. Tra l'altro, io credo che forse la stessa conclusione della vicenda chieda che si faccia un passo successivo.
Relativamente a ciò credo che il problema che noi ponevamo nella nostra interpellanza, quello di affrontare anche con una conferenza di organizzazione la questione del comparto, rimanga vitale, anzi forse proprio perché siamo in una fase di stasi, in cui non c'è un conflitto acuto, occorrerebbe affrontare le prospettive di questo settore, per l'importanza che ha anche da un punto di vista tecnologico. Teniamo conto che solo la scorsa settimana è fallita la Fokker, uno dei grandi produttori aeronautici europei, e le prospettive per questo settore sono abbastanza difficili.
Allora, in assenza di una capacità di programmazione, di intervento, di fare una politica di lungo respiro, il mio timore è che si arriverà a registrare un ulteriore momento di ristrutturazione di questa azienda fino alla sua conclusione. Proprio per le considerazioni che faceva anche l'Assessore; tra l'altro, mi interesserebbe avere la risposta scritta per poter leggere meglio le sue considerazioni.
Punto Ferrero. A questo proposito, sono rimasto un po' colpito dalla risposta dell'Assessore, in quanto - lo sappiamo - nell'ultimo Consiglio abbiamo discusso una legge, che aveva un altro nome, ma che si poteva intitolare "legge Ferrero", per favorire la ricollocazione di queste acciaierie in un'altra area.
Adesso sentiamo dire dall'Assessore: "Sì, però questi non si sa bene se lo vogliono fare veramente o meno". Come? Noi abbiamo introdotto una legge per andare in quella direzione e adesso si pone il dubbio? Secondo punto. Sin da quando avevamo discusso quella legge - e anche in questo Consiglio l'avevo sottolineato un paio di volte negli interventi che ho svolto - c'era il problema di un comportamento come minimo ambiguo di questa azienda, perché mentre chiedeva la ricollocazione manteneva la richiesta di fondi CEE per chiudere, per dismettere gli impianti. Adesso la legge è stata varata da alcune settimane, ma ancora non ci si sa dire se questa azienda ha ritirato o meno la richiesta di dismissione. Quella era una delle richieste di fondo; la si facilita rispetto alle emissioni dei fumi, però deve presentare un piano e ritirare la richiesta di fondi CEE per chiudere. Non si può arrivare a tre settimane dopo e dire ancora: "Non sappiamo cosa fa l'azienda". Prima di tutto la Regione deve richiedere che si compia quel passo, deve avere un'azione più incisiva. Non possiamo farlo dopo, perché passano i mesi e non si sa come va a finire. No, su questo ci deve essere una richiesta esplicita, altrimenti quella legge la blocchiamo perché se la legge deve servire esclusivamente a permettere delle operazioni speculative sulle aree non possiamo accettarlo.
Dato che sappiamo che questo problema c'era, credo che non si possa andare avanti di Consiglio in Consiglio rispondendo: "Non sappiamo a che punto è". No, bisogna avere una risposta chiara e, se veramente l'azienda continua a mantenere aperta la prospettiva di chiusura, vuol dire che ha un comportamento ambiguo non più tollerabile. Bisogna che ci sia un'azione dell'Amministrazione più incisiva nei confronti dell'azienda stessa.
La Viberti fa parte dei casi che dicevo prima, cioè anche qui abbiamo risolto il problema Viberti, però attualmente i lavoratori che stanno discutendo con la nuova proprietà si sentono dire che ne saranno collocati in quell'azienda circa il 50%. Per certi aspetti, io stesso valuto che si tratta di un passo avanti, di una soluzione positiva, ma se noi la guardiamo in una strategia complessiva per la nostra Regione rispetto al problema occupazionale, vediamo come anche questa soluzione migliora poco nel senso che invece di 400 sono 200 coloro che rischiano di perdere il posto di lavoro. Indubbiamente è meglio che siano solo 200, però esiste questo problema, e lo abbiamo nell'insieme dei casi.
Secondo me, queste cose dimostrano la necessità di cominciare ad avere un'impostazione sul problema occupazionale, in particolare nella nostra Regione, di tipo complessivo: non più azienda per azienda, crisi per crisi ma è necessario avere un approccio, svolgere un intervento più globale sulle aziende.
Faccio un'ultima considerazione rispetto al Canavese e all'Olivetti.
Nel Canavese noi sottolineavamo che erano emerse delle possibilità di inserimento di aziende straniere, in particolare tedesche; credo che il problema sia ancora aperto anche se ci sono concorrenze, pur all'interno della nostra nazione, con la Puglia, rispetto al problema della collocazione di pezzi legati all'indotto auto, cioè di aziende legate all'indotto auto. Una delle possibili localizzazioni era proprio il Canavese, ma rimane un fatto incerto, tenendo conto appunto delle cose che ricordava l'Assessore (le crisi della SALP e dell'ELCAT), quindi la drammaticità della situazione di quell'area. Credo quindi che dovremmo svolgere un'azione più efficace per far sì che quell'area venga prescelta per questi nuovi insediamenti.
Per quanto riguarda l'Olivetti, i tempi passano e la situazione diventa sempre più drammatica, perché le ultime affermazioni fatte dalla direzione dell'azienda sono estremamente preoccupanti. Questa azienda dice che è disposta a mantenere in piedi il settore informatico se c'è un rilancio e dice anche che tipo di rilancio ci deve essere. Praticamente dice che ci deve essere un raddoppio della produzione nell'arco di un anno. E' una cosa del tutto irrealistica, perché al di là di queste affermazioni, cioè che per stare nel mercato è necessario avere il doppio di produzione e quindi di vendite rispetto ai livelli attuali, l'azienda non fa nulla per avere una presenza di quel tipo. Non ci troviamo di fronte ad una politica sia commerciale sia produttiva dell'azienda per favorire questo tipo di processo. Non ci troviamo di fronte ad un tentativo di stimolare la vendita dei suoi prodotti magari con una politica aggressiva sui prezzi o cose di questo genere. Tra l'altro, quello dei prezzi è uno degli elementi deboli della produzione dell'Olivetti.
Quando l'Amministratore delegato dice: "Se non raddoppiamo la produzione, chiudiamo", io leggo che vogliono chiudere! Poiché non fanno nulla per raggiungere l'ipotesi A, vuol dire che è vera l'ipotesi B, cioè la chiusura del settore informatico dell'Olivetti! E' una questione che abbiamo già discusso varie volte e che è drammatica! Non si pu semplicemente prendere atto che l'Olivetti agisce in questo modo, è necessario un intervento globale delle istituzioni e in particolare della nostra Regione per cercare in qualche modo di scongiurare questo scenario perché se le crisi si allungano non so dove arriveremo! Tra l'altro discuteremo anche, prima o poi, delle polemiche sollevate dalle dichiarazioni della volta scorsa sulla FIAT, per cui il quadro è quello che è! Rispetto a questo quadro, può anche andarmi bene che sia stata data una risposta complessiva a numerose interpellanze ed interrogazioni e a tutta una serie di crisi, però avrei preferito che oltre ad un elenco delle crisi ci fosse, proprio per questo motivo, un approccio e un'impostazione globale, cosa che io reputo necessaria. Ritengo che prossimamente il problema dell'occupazione e delle crisi industriali del Piemonte debba essere oggetto di un dibattito serio all'interno del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio per una breve replica.
MASARACCHIO, Assessore al lavoro Questo è uno dei rarissimi casi in cui l'interpellato deve dire che è pienamente d'accordo. Io ho dato delle risposte di rito per tutto ciò che concerne la Regione come amministrazione e per non magnificare più di tanto l'attività che l'Assessorato ha esplicato nel rapporto con le aziende e con i sindacati, mai soltanto con le aziende e poi soltanto con i sindacati, ma sempre con le aziende e i sindacati al tavolo di concertazione.
Certo, tutto il problema che riguarda la mobilità e quindi gli interventi dei cosiddetti ammortizzatori sociali, sono interventi che vanno concordati fuori dalle competenze della Regione. La Regione ha tutelato gli interessi dei lavoratori, patrocinando addirittura l'azione dei sindacati che concordano tutto quello che passa, per quanto riguarda le liste di mobilità, dalla Commissione Regionale per l'Impiego che prende atto della situazione del mercato del lavoro.
Nel complesso generale un'azione politica della Regione può essere attivata nel momento in cui ci si doterà di una leggina che consenta anche al Consiglio regionale di intervenire nell'ambito di opportuni investimenti.
Voi sapete benissimo - ne parleremo da qui a poco per quanto riguarda altre situazioni - quanto poco possa incidere la Finpiemonte. Sapete che abbiamo sottoscritto una convenzione con la GEPI; si spera di coinvolgere anche la SPI, che è un'altra società per gli interventi. Vedremo con la società per l'imprenditoria giovanile che cosa si potrà fare. Inoltre è parso opportuno sollecitare un monitoraggio della situazione nel territorio di tutte le aziende a rischio in ogni senso, sia sotto l'aspetto occupazionale che produttivo, per avere un quadro generale dentro cui questa Regione, Consiglio e Giunta, dovrà attivare una politica di investimenti capace di ovviare ai problemi della crisi che le macroeconomie delle grandi aziende impongono.
Per quanto riguarda l'Alenia, che volete che vi dica? Lasciatemi fare una battuta: mi hanno fatto dichiarare guerra all'America! In verità avevo solo puntualizzato talune cose che investono la responsabilità dei rapporti con l'America per quanto riguarda il progetto aerospaziale. Ora un qualche rapporto con la NASA è stato ripreso. Quando si dice che qualcosa di positivo è subentrato, è nel senso che in ogni caso la messa in mobilità il prepensionamento e quant'altro, hanno potuto consentire quanto meno di contenere in qualche modo la crisi dell'azienda. Il problema dell'Alenia non è un problema della Regione Piemonte, è un problema di più vasta portata che non può essere affrontato con gli strumenti della Regione Piemonte! Così come il problema della Olivetti e quello della FIAT! Subito dopo quelle affermazioni, per la FIAT è stato assicurato che nulla c'è da temere. Quando io ho chiesto a taluni dirigenti FIAT che cosa voglia significare l'espressione che il cuore e il cervello della FIAT rimangono a Torino, senza dirmi dove le braccia e le gambe vanno a finire, mi è stato risposto che si tratta di progetti di lunga portata; non sono problemi che possano far temere nient'altro che, comunque, ciò che la macroeconomia impone nell'aggiustamento: come dire che non sono 50.000 dipendenti della FIAT che saranno buttati sulla piazza, ma magari 500 o 1.000, di volta in volta, a seconda delle necessità aziendali. Questi sono i colpi mancini che riceve la Regione Piemonte.
Ben venga un dibattito in Consiglio nell'ambito di una programmazione e spero, prima di allora, di poter presentare un quadro generale desunto dal monitoraggio del territorio. Avremo elementi utili su cui discutere per stabilire una politica degli investimenti in stretto rapporto con la grande, la piccola e la media imprenditoria.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Interrogazione n. 519 dei Consiglieri Spagnuolo, Marengo e Ferraris relativa al supporto logistico per lo svolgimento a Torino della Sessione straordinaria del Parlamento europeo


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 519, presentata dai Consiglieri Spagnuolo, Marengo e Ferraris, alla quale risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Ho fatto un'indagine presso l'Unione Europea e mi è stato spiegato che questa criticità era emersa da parte di molti parlamentari presso l'Assemblea di Bruxelles. I parlamentari avevano già sollecitato un loro coinvolgimento nella Conferenza intergovernativa, però mi è stato spiegato che i trattati internazionali non prevedono la partecipazione di deputati del Parlamento europeo. Ciò nonostante mi è anche stato detto che l'iter di preparazione della Conferenza ha visto coinvolti due parlamentari europei italiani: ho cercato di sapere i nomi di questi due parlamentari, ma non sono ancora riuscito ad averli.
Essendo stato a Bruxelles la scorsa settimana per la riunione delle Regioni, ho avuto modo di parlare con parecchi parlamentari europei e ritengo che, comunque, da parte del Consiglio regionale, debba esserci un atteggiamento di solidarietà e di sostegno nei loro confronti. Nello specifico, per la Conferenza intergovernativa di fine mese, non credo si possa ad oggi fare qualcosa, se non esprimere la nostra solidarietà nei confronti della loro richiesta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Credo di dover ringraziare il Presidente della Giunta per essersi attivato intorno a questo problema, sollecitato direttamente dai parlamentari europei; credo sia stato apprezzabile un coinvolgimento del Consiglio regionale in questo senso. Pregherei il Presidente della Giunta per quello che è possibile, di continuare a seguire questa vicenda, perch anche come Regione abbiamo tutto l'interesse a che il Parlamento europeo svolga un ruolo prioritario e politico, non soltanto per l'evento che si deve aprire, ma anche nella prospettiva di sostegno allo sviluppo delle politiche della comunità. Se da qui alla Conferenza dei Capigruppo, o nei prossimi giorni qualora si riunisse ancora il Consiglio, lei ottenesse altri elementi conoscitivi, potremo valutare se e come esistono le condizioni per attivarci. In questo senso, la ringrazio.


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati - Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Presentazione ordine del giorno n. 186 connesso al dibattito sull'occupazione


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Abbiamo terminato il punto relativo alle interrogazioni ed interpellanze. Una serie notevole di queste concerneva il tema dell'occupazione e c'è stato anche un dibattito in aula, al termine del quale l'Assessore, condividendo osservazioni giunte dai banchi, ha ritenuto importante dichiararsi disponibile ad affrontare prossimamente in Consiglio regionale il tema dello sviluppo e dell'occupazione.
Insieme al collega Papandrea, ho preparato un ordine del giorno che allegherei, se possibile, a norma di Regolamento, a questa discussione per riuscire a discuterlo e votarlo nelle giornate di oggi o di domani. Lo consegno per attinenza. Se è necessario iscriverlo all'o.d.g. con i 41 voti è un altro discorso, ma se può essere accettato come accessorio a questa discussione forse acceleriamo i tempi. Grazie.



PRESIDENTE

E' connesso.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Casoni, Farassino e Mancuso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Gruppi consiliari

d) Nomina del Presidente del Gruppo Lega Nord Piemont


PRESIDENTE

Comunico inoltre che in data 28/2/1996 il Gruppo consiliare Lega Nord Piemont mi ha informato di avere nominato, quale Presidente del Gruppo, il Consigliere Roberto Rosso, Vicepresidente l'on. Giuseppe Farassino e Segretario il Consigliere Claudio Dutto.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Sentenza della Corte Costituzionale n. 26 del 5/2/1996 di illegittimità costituzionale dell'art. 6, comma secondo, ultimo periodo (per parte) della legge regionale recante "Programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale in attuazione dell'art. 16 della legge 17/2/1992, n. 179" - Adempimenti ai sensi dell'art. 86 del Regolamento interno del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g. relativo alla sentenza della Corte Costituzionale n. 26 del 5/2/1996 di illegittimità costituzionale dell'art.
6, comma secondo, ultimo periodo (per parte), della legge regionale recante "Programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale in attuazione dell'art. 16 della legge 17/2/1992, n. 179".
Come ho già comunicato nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi in data 23/2/1996 e al Consiglio regionale nella seduta del 28/2/1996, ho provveduto ad informare la II Commissione consiliare della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge suddetta. La Commissione ne ha reso comunicazione nella seduta del 7 marzo u.s.
Di tale comunicazione, dalla quale non sono emerse osservazioni, mi è stata inviata copia e, in base ai suoi contenuti, desidero esporre quanto segue: "Considerato che la dichiarata incostituzionalità della disposizione impugnata non pregiudica l'applicabilità delle previsioni normative del deliberato legislativo dell'8/3/1995, vorrei proporre che il Consiglio regionale prenda atto della suscettibilità di applicazione del suddetto deliberato, anche in presenza dell'intervenuta abrogazione di parte dell'ultimo periodo del comma secondo dell'art. 6 (da: 'decorsi i quali' fino a: 'osservazioni'), come evidenziato nella lettera della Commissione e, se nulla osta, inviterei il Presidente della Regione a procedere alla promulgazione del deliberato legislativo dell'8/3/1995 recante: 'Programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale in attuazione dell'art. 16 della legge 17/2/1992, n. 179', nel testo così come risulta a seguito della sopra richiamata sentenza della Corte Costituzionale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Signor Presidente, chiedo la parola per capire se questa decisione (promulgare la legge, accettando la parte che è stata respinta come incostituzionale da parte della Corte Costituzionale) sia una decisione, un invito che il Consiglio fa al Presidente della Giunta regionale o un invito che il Presidente del Consiglio regionale fa al Presidente della Giunta regionale. Questo era preliminare al nostro dibattito.
Per quanto concerne la legge - vado a memoria - erano numerosi i motivi di perplessità da parte del nostro Gruppo. Su molte perplessità la Corte Costituzionale non ha eccepito; probabilmente si trattava di perplessità di carattere politico.
Invece questa norma (che pareva anche al mio Gruppo una grossolana violazione del diritto, nel senso che non si possono cambiare gli strumenti urbanistici con il silenzio-assenso) è stata cassata dalla Corte Costituzionale, e il mio Gruppo condivide l'interpretazione che è stata data, mentre rimane perplesso su alcune altre serie di normative che erano contenute nella legge di allora.
Questa è una dichiarazione di carattere generale.
Se invece si tratta di votare o meno la proposta del Presidente chiederei dei chiarimenti: questo invito al Presidente della Giunta regionale è un invito che fa il Consiglio regionale o è un invito che fa il Presidente del Consiglio regionale? Perché - come lei ha letto - mi è sembrato di capire che il Presidente del Consiglio regionale invitasse il Presidente della Giunta, nel qual caso i Gruppi non intervengono nel merito, ma possono fare delle dichiarazioni. Se invece si tratta del Consiglio regionale, bisogna procedere ad una votazione.
E' una richiesta di chiarimento perché dal Regolamento non lo capisco né mi sono informato a sufficienza.



PRESIDENTE

Io mi sono attenuto all'art. 86 del Regolamento, che è relativo alla "Illegittimità o annullamento di leggi regionali".
Lo leggo per contezza dei Consiglieri: "Nel caso che la Corte Costituzionale dichiari la illegittimità, anche parziale, di una legge regionale, o nel caso di annullamento della legge da parte del Parlamento, il Presidente ne informa il Consiglio nella prima seduta e la questione relativa ai provvedimenti consequenziali è iscritta all'o.d.g. della prima seduta successiva del Consiglio".
Io ho usato un termine molto cautelativo: "Proporrei che il Consiglio potesse prendere atto della suscettibilità della promulgazione, stanti pure le riserve della Corte Costituzionale su quel comma. Se nessuno obietta ovviamente". Se ci sono delle obiezioni, ovviamente questo si rimette alla potestà del Consiglio.
La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Signor Presidente, come era presumibile, la Corte Costituzionale ha cassato un comma, così come la stessa aveva già proceduto su altre leggi promulgate da altre Regioni italiane.
La posizione dei Popolari su questa ipotesi della promulgazione è una posizione contraria per il semplice fatto che, oltre a questo limite che conteneva la vecchia proposta della Giunta regionale approvata lo scorso anno, la proposta nel suo complesso aveva alcuni limiti che sono stati recepiti anche nella proposta della Giunta regionale perché ha fatto una proposta successiva e anche nella proposta che abbiamo formulato noi, cioè sulla questione dei programmi integrati, dell'applicazione della legge Botta-Ferrarini, la legge n. 179, attualmente è depositato un disegno di legge della Giunta regionale e una proposta di legge del Gruppo dei Popolari, che in qualche maniera hanno acquisito tutto ciò che di innovativo è avvenuto negli ultimi anni in relazione ai programmi integrati.
In modo particolare, la proposta di legge che noi abbiamo fatto tendeva a trasformare i programmi integrati da strumento urbanistico a programmi.
Questo fatto non è irrilevante perché tende a dare il significato ai programmi integrati di strumento operativo e non di ulteriore strumento urbanistico così come prevedeva la legge urbanistica. In più tutte e due le proposte, quella della Giunta e quella del Gruppo Popolare, hanno tentato e tentano di introdurre l'accordo di programma anche per accelerare l'attuabilità dei programmi integrati.
Credo che le due proposte, della Giunta e del Gruppo dei Popolari contengano degli elementi innovativi che in qualche maniera debbono essere tenuti presenti.
In sostanza il Gruppo dei Popolari sarebbe per soprassedere alla promulgazione, se possibile - dico soprassedere, non so quale sia il meccanismo - e per accelerare invece in Commissione le procedure per giungere al nuovo testo, in modo da raccogliere tutto ciò che di innovativo è maturato sul campo legislativo e anche sulla base delle esperienze e delle proposte che sono state inoltrate.
Credo che ne valga la pena, altrimenti viene data attuazione ad uno strumento già vecchio e superato. E' superato per diversi motivi e non sto qui a dilungarmi. Il vantaggio è complessivo per tutto il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Signor Presidente e colleghi Consiglieri, prima che risponda l'Assessore, volevo sottolineare, come hanno fatto i precedenti colleghi che sono intervenuti, il fatto che troviamo giusto il rilievo della Corte Costituzionale relativo a quel problema, che però lascia aperta, per quanto riguarda il nostro Ente, una questione fondamentale, quella dei tempi. Noi dobbiamo e vogliamo sapere dall'Assessore come la Regione intende organizzarsi per dare una risposta tecnica alle procedure che comunque subiscono dei gravi ritardi. Non vorremmo che ci fosse un lassismo tale da far sperare poi modificazioni diverse delle leggi urbanistiche proprio approfittando del limite reale che i Comuni, e non solo i Comuni, vivono rispetto ai tempi delle risposte delle pratiche e delle procedure. C'è questo problema e bisogna rispondere subito.
Non ho approfondito l'altro aspetto che proponeva il collega Saitta quindi sospendo il giudizio del mio Gruppo sul problema da lui sollevato.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore ai beni ambientali, Majorino.
MAJORINO, Assessore ai beni ambientali Ad avviso della Giunta, costituisce atto dovuto la promulgazione di questa legge, la quale è stata dichiarata incostituzionale relativamente ad un inciso, e più precisamente a quella norma, come è noto, la quale prevedeva che, decorsi i termini, il programma integrato si intende approvato unicamente alle relative determinazioni assunte dal Consiglio regionale sulle osservazioni.
Questo è l'inciso normativo incriminato e dichiarato incostituzionale eliminato il quale la sostanza della legge non viene a cambiare. Questo inciso non ha una ripercussione su altre norme, ma può, per così dire essere isolato; una volta isolato, se ne coglie l'incostituzionalità dichiarata. A questo punto, la legge può essere promulgata.
D'altro canto, il Regolamento, quando ci dice che nel caso in cui la Corte Costituzionale dichiari la illegittimità anche parziale - e qui è dichiarata una illegittimità parziale di una legge regionale - il Presidente ne informa il Consiglio nella prima seduta, e la questione relativa ai provvedimenti consequenziali è iscritta all'o.d.g. Quali sono i provvedimenti consequenziali, in questo caso concreto? Il provvedimento consequenziale è la promulgazione di quell'intero testo di legge al di fuori dell'inciso dichiarato incostituzionale e che non stravolge la sostanza della legge.
Questo è il pensiero della Giunta.



PRESIDENTE

Grazie alla Giunta per il suo pensiero. Credo che proceduralmente bisognerebbe che la Giunta, o la maggioranza, potesse formalizzare un documento, una mozione di approvazione e promulgazione della legge. Se la maggioranza la vuole proporre, noi la metteremo poi in votazione, ricadendo questa nei provvedimenti consequenziali.
Mi pare che sia questa l'unica soluzione per esprimere la volontà del Consiglio relativamente ai provvedimenti consequenziali rispetto al problema specifico.
Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.
SAITTA Signor Presidente, ritengo che questo tema lo stiamo discutendo ad un livello procedurale, formale. La possibilità di promulgare o meno (mi pare che questa possibilità ci sia), nel senso che il Consiglio potrebbe dire: "Soprassediamo alla promulgazione e procediamo alla stesura del nuovo testo", dipende da quale sarà la mozione che proporrà la maggioranza.
Credo che un rilievo di merito occorra farlo, perché la risposta del collega Majorino è esclusivamente formale. Per contestare tale impostazione formale, potrei leggere la relazione dell'Assessore Botta al disegno di legge sui programmi integrati, relazione che individuava i limiti della precedente proposta; non per nulla è stato fatto un disegno di legge apposito. Vorrei leggere anche la relazione che abbiamo presentato alla nostra proposta, però credo che sia inopportuno aprire una polemica; quello che posso garantire - poi chi ha esperienza di queste tematiche lo sa - è che intendere i programmi integrati come strumento urbanistico è notevolmente superato. Non è solo una questione di teoria, perché se viene inteso come strumento urbanistico, le procedure per dare attuazione sono molto lunghe, sono tutte le procedure della legge n. 56, che sono anche molto complicate.
L'abbiamo detto in diverse occasioni in Consiglio, l'abbiamo detto noi come Popolari, l'hanno ripetuto tutti, anche la stessa maggioranza.
D'altronde volevo far rilevare che lo stesso legislatore, nella legge Botta Ferrarini, la legge n. 179 - ho qui la relazione di chi propose la legge l'on. Botta - diceva chiaramente che per dare attuazione, concretezza validità al programma integrato bisogna non intenderlo come strumento urbanistico. Di questo bisogna tenere conto. D'altronde c'è un elemento nuovo per il quale bisogna fare in modo che anche i programmi di recupero urbano siano equiparati ai programmi integrati, e i programmi di recupero urbano previsti dalla legge n. 493 del 1993 hanno un grandissimo valore soprattutto se pensiamo all'attuazione del Piano Regolatore del Comune di Torino. Se viene data questa possibilità, credo che si daranno le gambe per attuare il recupero di alcune zone della città di Torino, e non soltanto della città di Torino. Vorrei cioè invitare, al di là di una questione formale, a ripensarci bene, perché questo è uno strumento che ha grandissime potenzialità; ad esempio, così come l'abbiamo inteso noi consentiamo la possibilità di creare delle varianti al Piano Regolatore attraverso lo strumento dei programmi integrati con la procedura degli accordi di programmi, avviati dal Presidente della Regione o addirittura dai Sindaci, che attraverso lo strumento degli accordi di programmi possono addirittura superare alcune procedure molto lunghe, quindi mettere in piedi degli strumenti molto più agili e uno strumento di attuazione molto più concreto rispetto a quelli previsti dall'attuale L.R. n. 56/77.
E' questo l'invito che faccio perché la potenzialità dei programmi integrati è enorme, è notevole e credo che daremo un contributo ai Comuni per dare loro una possibilità di modificare e di attuare gli strumenti urbanistici in modo diverso rispetto alle procedure consuete dei programmi integrati.
Invito, al limite, prima di prendere una decisione, a fare una riflessione nella Commissione in cui sono depositati gli atti. Se questo avverrà con una riflessione - come io credo - non faziosa, seria, tutti riconosceremo l'opportunità di mettere insieme i due strumenti che sono stati presentati.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere. Il Vicepresidente della Giunta, Majorino sottolineava la necessità che questo provvedimento fosse rimesso in Commissione per una verifica ulteriore, al di là di una presa d'atto, che potrebbe essere oggetto di una mozione, sulla promulgazione della legge perché la legge sta in piedi.
Questa era una necessità politica che il Consigliere Saitta rilevava.
Non so se la Giunta è d'accordo. Al di là della firma della mozione quindi, il Consigliere Saitta rilevava la necessità che questa legge venga rimessa in Commissione prima della promulgazione della Giunta. Mi rimetto alla Giunta per vedere cosa ne pensa.
La parola all'Assessore Botta.
BOTTA, Assessore all'urbanistica Signor Presidente e colleghi, devo dire che questa sentenza di legittimità della Corte Costituzionale ci ha colto nell'iter di esame da parte della Commissione dei due disegni di legge, uno presentato a firma del Gruppo Popolare e l'altro firmato dalla Giunta regionale, che in sostanza è la riproposizione già con la depurazione di quella parte che avrebbe dovuto essere poi censurata di illegittimità costituzionale come è effettivamente avvenuto con sentenza.
Se dal punto di vista procedurale - e mi appello alla Presidenza del Consiglio - è possibile la riflessione che richiedeva il Consigliere Saitta, ritengo si possa fare quanto richiesto, sempre che ci sia il conforto della legittimità sotto il profilo della procedura.



PRESIDENTE

Formalmente, non c'è alcuna possibilità di ritornare in Consiglio informalmente, penso potrebbe essere una via d'uscita rivedere questa posizione nell'ordine del giorno della Commissione competente, magari ancorandola sotto una voce generica, quale, per esempio, "Comunicazioni del Presidente".
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Intervengo per una riflessione sulla procedura. Non ho in questo momento sott'occhio la sentenza della Corte Costituzionale, sentenza molto chiara ed inequivoca: dichiara l'illegittimità di un tratto della legge nominandolo in modo sintetico, ma inequivoco.
Se è vero che togliere la parte in questione non nuoce assolutamente all'impianto, proceduralmente ritengo che la sentenza, assolutamente chiara nei suoi intenti, debba essere tradotta in norma scritta nella legge.
E' mia opinione, quindi, che pur essendo la sentenza in termini sintetici - viene dichiarata incostituzionale la parte della legge dove si parla di un certo argomento, senza però specificare né dove né come - sia necessario, per il Consiglio regionale che intenda chiedere alla Giunta regionale di promulgare la legge, tradurre la volontà chiara della Corte Costituzionale in una norma riscritta. Riscritta nel senso che ci sarà un punto dove c'era una virgola, e che non compariranno più le frasi che, in modo inequivoco, partendo dalla sentenza della Corte Costituzionale, si comprende debbano essere soppresse.
Tale nuova fattura della legge deve essere comunque prodotta, pur nell'ambito di una procedura che chiede di promulgarla: non può essere implicita. Abbiamo un testo di legge che va spurgato di una certa parte; la Corte Costituzionale non dice quali sono le parole che devono essere tolte.
Occorre un nostro provvedimento che dica "l'articolo tal de' tali", "le parole da a" sono soppresse.
Penso che ciò sia necessario, anche se è chiarissimo tutto: occorre unicamente l'atto che traduca la norma da illegittima a legittima. Grazie.



PRESIDENTE

Penso sia opportuno sospendere per alcuni minuti la trattazione dell'argomento.


Argomento: Cave e torbiere

Esame progetti di legge n. 47 e n. 67: "Sostituzione dell'art. 10 della L.R. n. 69/78 'Coltivazione di cave e torbiere'"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora i progetti di legge n. 47 e n. 67, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Racchelli.
RACCHELLI, relatore Illustre Presidente, egregi Consiglieri, con questa legge si è voluto affrontare il tema inerente ad un'attività rilevante nel sistema socio economico piemontese, legato soprattutto ad alcuni territori montani, quali l'Ossola, la Valle di Luserna ed alcune componenti legate alle zone dei laghi.
La legge n. 69, che regola la normativa regionale nel campo delle cave di pietre ornamentali, ha di fatto una sua applicazione su territori che in Piemonte sono perlopiù vincolati dalle leggi di tutela ambientale n.
1497/39 e n. 431/85. Questa particolarità rende il settore soggetto ad una pluralità di vincoli che, seppur importanti per quanto riguarda la fase di autorizzazione all'apertura della cava e la serie di procedimenti e procedure quali il Piano di coltivazione della cava, gli aspetti minerari ambientali, ecc., di fatto vincolano anche l'intera normativa relativa ai rinnovi.
Ciò poiché a seguito del limite dato dalla legge n. 431/85 sulla durata delle autorizzazioni relative a queste leggi di tutela ambientale, di fatto la Commissione cave analizza, certifica ed autorizza coltivazioni entro i cinque anni, pur potendo in effetti, valutare il processo di coltivazione per tutto l'arco dei dieci anni.
Ciò limita innanzitutto l'investimento da parte degli operatori economici; questi ultimi, infatti, una volta autorizzati ad aprire la cava devono seguire le procedure previste: attrezzare la cava stessa, ovvero predisporre sentieri d'accesso, spianare i lochi, pulire i bancali rocciosi e quant'altro, che di fatto comportano tempi di uno-due anni prima che la cava possa essere effettivamente resa operativa. A fronte di un'autorizzazione di cinque anni, un anno e mezzo-due vengono spesi per l'attrezzatura della cava; restano due-tre anni per la coltivazione reale.
Trascorsi i tre anni, l'intera procedura deve essere ripresa nella sua totalità e globalità, dovendosi ripresentare tutte le domande già dovute in prima istanza. Questo comporta innanzitutto una perdita di tempo notevolissima; i tempi, di fatto, potrebbero essere intorno ai quattro mesi, ma le procedure burocratiche previste soprattutto per le autorizzazioni di cui alle leggi n. 1457 e n. 45, e i relativi pareri necessari affinché il Comune possa inviare la documentazione alla Commissione cave, rendono il rinnovo della cava molto, molto lungo. Questo di fatto fa sì che il cavatore non proceda alla continuazione della cava ma sia portato ad aprire più cave.
Questo, secondo noi, porta ad un primo danno, quello ambientale: se diamo al cavatore la possibilità di cavare per un termine definito - dieci anni - eliminiamo la sequela di domande per l'apertura di nuove cave.
In secondo luogo, permettendo una coltivazione per dieci anni, diamo al cavatore la possibilità di un investimento definito, continuo, sul quale poter basare un piano economico che gli permetta reinvestimenti nella lavorazione delle pietre.
Con questa modifica alla legge n. 69, art. 10, si è inteso innanzitutto far sì che la Commissione consultiva delle cave dia una valutazione per tutto l'arco di coltivazione delle cave.
Con questa politica si è voluto innanzitutto far sì che la Commissione consultiva delle cave dia una valutazione per tutto l'arco di coltivazione delle cave, per cui dieci anni.
Inoltre si è voluto far sì che nella fase di rinnovo della cava, il Comune delegato a riautorizzare la cava, lo possa fare attraverso una delega che, con la modifica della legge n. 20, gli viene autorizzata.
Questo comporta innanzitutto una diminuzione dei tempi per il rinnovo della cava, ma soprattutto una diminuzione dei costi, perché le stesse domande e le stesse procedure sono già state fatte in fase di prima istanza, quindi nella domanda di apertura della cava stessa.
Una situazione che si era verificata all'interno della VII Commissione era stata data in funzione ad una deregulation all'interno di questa normativa, perché si pensava che in questo modo si potesse, di fatto permettere un'apertura e una coltivazione delle cave senza regole.
Vorrei invece precisare che la VII Commissione ha fatto un lavoro molto attento, soprattutto considerando gli enti e le associazioni che sono impegnate in questo settore.
Anche l'Assessorato ha fornito delle documentazioni che hanno dato il senso della dimensione economica di questo settore all'interno della Regione Piemonte, dando un piano delle cave ed un piano occupazionale molto preciso e dettagliato.
Ribadiamo che, con la modifica all'art. 10, non abbiamo di fatto migliorato o diminuito alcuna procedura o agevolazione all'apertura o alla documentazione che il cavatore deve presentare alla Regione e al Comune per l'apertura di una cava. Abbiamo voluto solamente regolamentare i rinnovi ma soprattutto diminuire quel carico di procedure che, di fatto, rendono molto burocratico l'iter delle domande e senza costrutto al fine dell'attività stessa.
Crediamo che con la modifica all'art. 10 della legge n. 69 e con la modifica all'art. 2 della legge n. 20, che permette ai Comuni di autorizzare il rinnovo per soli cinque anni successivi alla prima autorizzazione, si sia fatto un passo verso una categoria molto importante in alcune zone della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE La legge, così come si va a votare oggi, è di natura diversa dalla proposta iniziale dello stesso collega Racchelli. La sua proposta è stata molto criticata anche da noi, proprio perché conteneva tutti quegli elementi che lui stesso adesso dice che questa legge non contiene.
Questa legge è stata modificata in un iter di dibattito della Commissione, andando a rispondere ai motivi, in parte strumentali, che venivano posti.
Noi, comunque, voteremo contro questa legge, perché crediamo sia abbastanza sbagliata. E' successo per questa legge e per altre, in particolare sulle politiche territoriali, che si sia proceduto con leggine di tre righe, atte a modificare parzialmente degli aspetti, magari anche discutibili, quando manifestamente si pone il problema di una modifica generale.
Vorremmo che si entrasse nel merito dei veri limiti delle leggi fondamentali, che si vadano a discutere approfonditamente e a modificare in termini generali tutte le strutture e i miglioramenti che possono essere effettuati su queste normative e su queste materie.
Nella fattispecie, è stata aggiustata una pretesa, a nostro parere sbagliata, che si voleva estendere non alle cave di pietre ornamentali, ma a tutti gli altri tipi di escavazioni; però ci troviamo a rimaneggiare degli aspetti particolari, a volte molto particolari, e a non affrontare i veri problemi di ammodernamento e delle estensioni migliori di leggi importanti come questa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.
GALLI Signor Presidente, la modifica proposta potrebbe introdurre una deregulation che può essere considerata positiva, dal momento che contribuisce ad allentare uno dei tanti legacci normativi che bloccano l'attività sul territorio da ormai più di mezzo secolo, imposti da normative nazionali, quali la legge n. 1497 del 1939 e la legge n. 431 del 1985, che non aveva fatto altro che approfondire ed inasprire i vincoli imposti dalla legge precedente. Tali leggi, a mio giudizio, andrebbero integralmente riesaminate.
La rettifica dell'art. 10 della L.R. n. 69/78, e così pure l'emendamento presentato dal Consigliere Cavallera al progetto di legge n.
38 "Modifica della L.R. n. 20/89", è in questo caso molto puntuale ed interessa solo un settore determinato, e le imprese che qui vi operano conferendo loro - bisogna dirlo - una certa maggiore sicurezza, anche economica.
Il vantaggio appena esposto, senz'altro positivo, ed al quale la Lega Nord non può che essere favorevole, dovrà però essere controbilanciato anche per evitare precedenti che possono essere intesi come favori verso certi tipi di lobby imprenditoriali, da adeguate garanzie necessarie per controllare adeguatamente i livelli di escavazione, per garantire la tutela ambientale ed, in particolar modo, il completo recupero paesaggistico, nel momento in cui l'attività di escavazione delle pietre ornamentali sia terminata; in particolare, dovrà essere definita la sorte ultima dei detriti di scarto che, accumulati in colline informi, deturpano notevolmente il contesto naturale circostante.
Noi saremo dell'opinione di suggerire alcune modifiche che vorremmo attuare con un nostro progetto di legge che verrà presentato nei prossimi giorni.
Le modifiche relative all'articolato di questa legge, alla quale comunque daremo voto favorevole, sono le seguenti: Art. 1: dopo il comma secondo dell'art. 1 del disegno di legge regionale n. 67, sostitutivo dell'art. 10 della L.R. n. 69/78 "Coltivazione di cave e torbiere", inserire il seguente comma: "2 bis. Nel caso in cui il progetto di cui al comma secondo preveda un arco temporale di realizzazione superiore al limite di efficacia delle autorizzazioni ambientali da richiedersi, e comunque non superiore ai dieci anni, questo dovrà esplicitamente contenere il limite massimo di escavazione che si intende complessivamente raggiungere, graficamente espresso attraverso un disegno in sezione verticale, nella scala adeguata.
Tale limite massimo di escavazione dovrà essere inferiore al limite determinato dalla Commissione tecnico-consultiva di cui all'art. 6 della presente legge, all'atto della richiesta di parere da parte dell'Amministrazione regionale o dei Comuni interessati". - Dopo il comma secondo dell'art. 1 del disegno di legge regionale n. 67, sostitutivo dell'art. 10 della L.R. n. 69/78 "Coltivazione di cave e torbiere" inserire il seguente comma: "2 ter. Il progetto di cui al precedente comma dovrà contenere un preciso e preventivo programma di ripristino progressivo del paesaggio entro l'arco temporale complessivo di dieci anni, ed in esso dovrà essere definito anche un piano per l'eliminazione dal sito della cava dei detriti rocciosi residuali accumulati, che potrà avvenire attraverso: a) il riutilizzo degli stessi come materiale da riempimento, da costruzione di murature di sostegno strutturali, come sottofondo per la costruzione di strade, per rilevati o qualsiasi altro utilizzo ai fini di ridurre almeno del 50% il quantitativo destinato alle apposite discariche b) il trasporto e lo smaltimento dei detriti rocciosi residuali in discariche di II Categoria tipo A, ex DPR n. 915/82".



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Galli, lei ha presentato degli emendamenti? GALLI No, non ho presentato emendamenti; mi propongo di presentare questi suggerimenti in un prossimo testo di legge.



PRESIDENTE

Bene, la ringrazio.
La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Sono d'accordo con le considerazioni svolte dal Consigliere Cavaliere.
Ci troviamo di fronte ad una serie di provvedimenti puntuali su leggi che tutti ritengono siano da ridiscutere e rivedere in modo globale, mentre noi non condividiamo questo tipo di metodo relativamente alla legge n. 67 ma anche, come vedremo, alla legge n. 20.
Noi riteniamo più seria una discussione globale. Con ciò non vogliamo andare nella direzione dell'intervento che mi ha preceduto e, secondo me anche dello spirito dei promotori della legge, cioè quello di eliminare una serie di controlli. Checché se ne dica, io credo che questa sia la volontà reale: privilegiare alcuni interessi rispetto ad altri. Si privilegiano gli interessi economici rispetto a quelli di tutela dell'ambiente, in altre occasioni magari di tutela stessa delle persone. Secondo me, cose di questo tipo, come quelle che la scorsa settimana sono successe in Inghilterra dimostrano come questa logica spesso sia perversa e poi negativa da tutti i punti di vista.
Nello specifico, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che arriva qui monco, perché una parte viene rinviata su un'altra legge. Infatti, nel corso della discussione una parte del provvedimento, inizialmente inserita in questa legge, è finita in un'altra legge che analizzeremo successivamente. In questa parte non è che una serie di procedure, di cose burocratiche non si debbano più fare, ma semplicemente si sposta l'ambito da cui vengono fatte, cioè dalla Regione al Comune, in particolare per quanto riguarda la tutela ambientale.
Questo ci preoccupa particolarmente, in quanto riteniamo che si vada ad affidare un compito ad un ente che ha meno strumenti per svolgerlo e che può essere più soggetto a pressioni rispetto all'Ente Regione. Vale in particolare la prima considerazione, cioè il fatto che l'Ente Comune non ha gli strumenti in grado di fare le verifiche necessarie.
E' vero che si tratta solo di una verifica in corso d'opera, alla metà del periodo, ma è anche vero che questa necessità per le cave e torbiere in determinate aree era stata inserita perché si riteneva che lo svolgimento stesso dei lavori potesse in qualche modo influire e che quindi andasse analizzato lo svolgimento stesso dei lavori. Ora questa fase successiva di analisi e di osservazione viene rinviata ai Comuni, spesso piccolissimi può darsi - se siamo fortunati - che abbiano le competenze necessarie, ma questo non è assolutamente garantito e scontato, mentre queste competenze in Regione esistono.
Per questi motivi, secondo noi l'insieme del provvedimento - adesso qui lo votiamo in due parti, però la discussione in Commissione era stata fatta globalmente - non ci convince e quindi voteremo contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.
VINDIGNI Il Consigliere Racchelli, con il disegno di legge che ha presentato e poi ritirato in quanto assorbito dalla Giunta, ha avuto il merito di riportare all'attenzione del Consiglio una sfasatura che si era venuta a creare fra la L.R. n. 69 e la legge nazionale n. 431. Infatti, la L.R. n.
69 dà la possibilità, sentita l'apposita Commissione ex art. 6, di autorizzare dei progetti di coltivazione di cava per un periodo di dieci anni, mentre la legge nazionale n. 431, in determinate zone che sono peraltro quelle nelle quali si coltivano i giacimenti di pietre ornamentali, il parere non può superare i cinque anni.
E' da dire che il testo della proposta di legge iniziale del Consigliere Racchelli era un po' confuso e credo che in ciò incida la scarsa esperienza che molti Consiglieri, fra i quali il sottoscritto, hanno dell'attività legislativa e anche l'inadeguatezza dei servizi di supporto di cui ci si può avvalere. Tuttavia, attraverso il dibattito fatto in Commissione e anche grazie all'apporto degli uffici della Giunta, si è arrivati ad una formulazione che sostanzialmente consente di superare la discrasia fra la legge n. 69 e la legge n. 431.
Noi riteniamo che, pur essendo questo argomento interessante in particolare per alcune comunità locali (ci sono interi paesi che vivono di questa economia), non si possa solo per questo pensare che questi provvedimenti rispondano ad interessi locali o particolaristici. L'economia regionale è fatta di tanti sistemi, di tante economie e anche di piccole economie con le quali dobbiamo fare i conti, ragione per la quale avendo attraverso il processo e il percorso di discussione in Commissione migliorato il testo rendendolo più chiaro e superata la disfunzione che effettivamente in questi anni si è manifestata, noi riteniamo di essere stati protagonisti di questo processo di chiarimento e votiamo a favore della modifica all'art. 10 della legge n. 69.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore a cave e torbiere Intervengo solo per confermare anche in questa sede quanto annunciato in Commissione. Noi siamo impegnati a presentare la nuova legge n. 69 sull'attività estrattiva e quindi in quella sede avremo modo di individuare le soluzioni richieste da più parti.
Una precisazione anche in ordine alla questione dei detriti, a cui faceva riferimento il collega Galli: è una segnalazione che è già stata fatta, proprio anche a richiesta degli interessati, sia a coloro che redigono il Piano delle attività estrattive per quanto riguarda i materiali di riempimento, i materiali litoidi, ecc., sia a coloro che conducono le Conferenze per la ricerca dei materiali per l'Alta Velocità; quindi qualche prospettiva di pulizia ambientale (perché anche io la definirei allo stesso modo) deve essere portata avanti.
Per il resto, gli interventi svolti dai colleghi complessivamente iniziando da quello del relatore, sono talmente chiari e convergenti quelli che convergono e divergenti gli altri che non credo debbano richiedere particolari forme di replica da parte mia.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI' 44 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri L'art. 1 e pertanto l'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame disegno di legge n. 56: "Sostegno finanziario ai Comuni per l'adeguamento obbligatorio della strumentazione urbanistica"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 56, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Grasso.
GRASSO, relatore Illustre Presidente, egregi Consiglieri, la Regione da sempre avverte la necessità di fornire ai piccoli Comuni un adeguato sostegno finanziario per la formazione dei Piani Regolatori.
Attualmente è in vigore la L.R. 22/12/1978 n. 82, che prevede l'erogazione di contributi a Comuni, loro Consorzi e Comunità montane, per la formazione di strumenti urbanistici, e che ha sostanzialmente promosso la prima fase di formazione dei Piani Regolatori in Piemonte, con un'erogazione di contributi totali pari a L. 7.500.000.000 suddivisi tra 1.113 Comuni.
L'esperienza acquisita nella gestione di questa legge, il conseguimento ormai prossimo dell'obiettivo per cui era stata concepita (il finanziamento dei Piani Regolatori in tutti i Comuni della Regione), la sua inadeguatezza a risolvere le difficoltà dei Comuni economicamente più deboli suggeriscono la predisposizione di una nuova legge regionale che introduca nella materia criteri operativi più efficaci e adeguati alle esigenze che dovranno affrontare i Comuni nei prossimi anni, e si rivolga prevalentemente alle Varianti di Piano, in particolare se dettate da motivi o cause esterne alla volontà comunale (e quindi dai Comuni non agevolmente prevedibili o programmabili).
E' facilmente constatabile infatti il proliferare di piani, programmi e provvedimenti, emanati non solo dalla Regione, che contengono indicazioni e prescrizioni che richiedono la necessaria, e spesso urgente, modificazione del Piano Regolatore Comunale.
Per citare alcuni esempi, si possono ricordare: le Varianti di adeguamento richieste dal PTO del Po; quelle rese necessarie da eventi calamitosi (alluvioni e frane) che si ripetono con frequenze ormai inquietanti; quelle finalizzate ad anticipare, se individuate tempestivamente le possibili cause, il verificarsi di tali eventi; quelle richieste per ripristinare condizioni di sicurezza nei casi di individuazione delle aziende a rischio.
La presente legge si propone quindi i seguenti obiettivi: 1) previsione del sostegno finanziario solo per l'adeguamento dei Piani Regolatori reso obbligatorio da piani, progetti o provvedimenti approvati dalla Regione, o reso necessario a seguito di calamità naturali, o comunque motivato da gravi ed urgenti necessità di sicurezza pubblica o di tutela ambientale 2) limitazione dell'intervento di sostegno ai soli Comuni di minor dimensione (peraltro assai numerosi in Piemonte e individuati in quelli con meno di 5.000 abitanti) anche associati tra loro 3) entità del contributo commisurata alla parcella professionale nella misura del 70% con un massimo complessivo di L. 50.000.000 per Comune (somma determinata sulla base di simulazioni, e ritenuta un sostegno adeguato per coprire le spese di una Variante in un Comune della fascia considerata) 4) affidamento alla Giunta regionale del compito di specificare ulteriormente le priorità per l'ammissione a contributo già indicate all'art. 4 del disegno di legge.
Il testo presentato dalla Giunta in data 6/11/1995 è stato esaminato dalla II Commissione dopo le consultazioni svolte con gli Enti e le Associazioni interessati alla materia. In sede istruttoria sono state apportate alcune modifiche sostanzialmente volte a soddisfare esigenze di chiarezza di norma (ad esempio, le abrogazioni esplicite della vigente normativa) e a ridurre gli oneri a carico del bilancio regionale 1996.
Tale riduzione consegue alla possibilità, non ancora certa al momento della predisposizione dell'articolato in Giunta, di attingere, per i Comuni alluvionati, ai fondi della legge 16/2/1995, n. 35, che sono stati ripartiti tra le Regioni con deliberazione assunta dalla Conferenza Stato Regioni in data 23/11/1995.
Il progetto di legge così formulato e munito del prescritto parere della I Commissione per la parte finanziaria è stato licenziato a maggioranza nella seduta del 7/3/1996 e viene ora sottoposto all'attenzione dell'aula.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Grasso è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, il Gruppo Rifondazione Comunista esprime netta contrarietà a questo disegno di legge motivata nel seguente modo.
Questa legge rappresenta un arretramento della volontà della Regione Piemonte di aiutare i Comuni nella predisposizione dei propri strumenti urbanistici: restringe il numero dei Comuni che possono avere i contributi e restringe, all'interno dei Comuni, gli strumenti urbanistici per i quali si possono avere contributi. Quindi è un arretramento molto vasto, sia dei Comuni che degli strumenti urbanistici.
Questa volontà stupefacente è sorretta da una certa cultura, quella che il Consigliere Grasso ha provato ad illustrare. E' una cultura, anche questa, veramente inadeguata ai tempi, perché che si dica, come ha detto il Consigliere Grasso - udite, udite! - che ormai i Comuni hanno tutti i Piani Regolatori e quindi "basta", è veramente un'affermazione grave. Grave sul piano della qualità degli strumenti urbanistici, perché presuppone una cultura per cui, considerato che i Comuni adesso hanno a disposizione questi strumenti urbanistici, non se ne parli più! Ma che tipo di concezione politico-culturale c'è dietro ad un'affermazione di questo genere? Sappiamo che i Comuni, dopo molte fatiche e chissà quanti guai, e in alcuni casi con grandissimo ritardo, finalmente si sono adeguati alle previsioni della legge urbanistica. Sappiamo bene che la strumentazione urbanistica, per essere di qualità - e non tutta quella che hanno approvato i Comuni è di qualità, perché consideriamo che siamo ancora in prima fase di approvazione del Piano - non smette di aggiornarsi con l'esigenza del proprio territorio e della propria comunità.
Per legge è previsto che periodicamente i Piani vengano aggiornati. Da un esame che è stato fatto dalla Regione Piemonte e dal Politecnico di Torino è emerso che ormai quasi tutti i Comuni hanno adottato i Piani, ma è anche vero che i Piani sono di discutibile qualità, cioè hanno subìto procedure e tempi per i quali un aggiornamento della normativa sarebbe largamente auspicabile sia per carenze intrinseche di Piano sia perch l'evoluzione delle comunità è progredita. Quindi sentir dire che ormai se ne può parlare meno perché finalmente i Piani Regolatori sono di possesso di ciascun Comune, fa cadere le braccia. Viceversa, bisognerebbe dire almeno a giudizio del nostro Gruppo, che l'attività di pianificazione deve continuare più e meglio di prima.
Per quel Comune che ha un Piano Regolatore Generale approvato da qualche anno, è bene che la Regione Piemonte intervenga in modo da consentire al Comune stesso di verificarne la qualità ed eventualmente adeguarlo alle nuove esigenze. Questo è quello di cui ci sarebbe bisogno: viceversa, traspare una concezione per cui il "malanno" Piano Regolatore ormai ce lo siamo tolto e adesso "basta". Ma come adesso basta? Il Piano Regolatore va cambiato, va adeguato e bisogna aiutare i Comuni nel fare questo. Pare invece che rimanga solo la volontà rachitica di dire che visto che la legge esiste e bisogna fare qualcosa, ai Comuni sotto i 5.000 abitanti diamo ancora qualcosa, ma diamo qualcosa solo in funzione dell'adeguamento a strumenti urbanistici di livello superiore o a decisioni dello Stato e della Regione che fanno piovere sul proprio territorio alcuni interventi infrastrutturali che richiedono una modifica.
Ciò è mortificante, Presidente. Di conseguenza, il nostro giudizio è totalmente negativo.
Abbiamo provato, ma solo per uno degli elementi contenuti nella legge a formulare un emendamento insieme ad altri colleghi, anche per saggiare un po' il terreno e la sensibilità. La nostra proposta è che la Regione Piemonte continui a prevedere, come possibili contributi, anche le revisioni generali dei Piani Regolatori o i nuovi Piani Regolatori che vogliono darsi, in variante generale, proprio per segnalare, sia pure all'interno di una logica di una legge che non condividiamo (solo i Comuni sotto i 5.000 abitanti) che è interesse della Regione aiutare i piccoli Comuni che non solo si adeguano rispetto a strumenti urbanistici superiori ma i piccoli Comuni che vogliono riprogettare in modo più adeguato lo sviluppo della propria comunità.
Vorremmo estendere a tutti i Comuni la facoltà di ricevere i contributi, salvo poi la decisione della Giunta regionale, in relazione alle risorse che ritiene di dover destinare a questa materia, dell'ordine di priorità dei criteri di scelta.
Ci siamo limitati alla presentazione di un solo emendamento che ora illustro. Un solo emendamento proprio perché vogliamo capire se la maggioranza riserva ancora toni sensibili su questa materia, oppure se è sulla linea illustrata dal collega Grasso, che dice che ormai i Piani ci sono per cui tanto vale ridurre al lumicino la nostra attività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Anch'io intervengo per esprimere l'opinione contraria a questo disegno di legge, non soltanto perché è il n. 56, come la vecchia legge urbanistica regionale, che è ormai superata, ma per il merito, anche se bisogna ammettere che la discussione in Commissione è stata utile perché ha consentito un miglioramento rispetto al testo originario presentato dall'Assessore.
Sono stati accolti parecchi suggerimenti da parte di diversi colleghi.
Tuttavia si è ritenuto di scegliere una strada che, secondo me, non è condivisibile, cioè quella di non finanziare più la vecchia legge, la legge n. 82/78, la quale prevedeva finanziamenti per tutti i Comuni; si è sostanzialmente deciso, invece, di restringere il campo, cioè di consentire l'accesso ai finanziamenti soltanto ai Comuni che sono obbligati ad adeguare i propri strumenti urbanistici. Questo ci sembra un grande errore perché - ha ragione il collega Chiezzi - bisognava mantenere in piedi una legislazione alla quale potessero accedere tutti i Comuni, in quanto, fatto lo strumento urbanistico, i problemi non sono superati.
Chi è amministratore lo sa, i Piani Regolatori richiedono continuamente un aggiornamento, anche perché per fare il Piano Regolatore occorre tantissimo tempo e quando questi vengono finalmente approvati sono ormai superati. Bisognerebbe iniziare subito ad adeguarli ai cambiamenti che sono avvenuti ed in ogni caso l'attuazione dello strumento urbanistico del Piano Regolatore avviene - questo è dimostrato anche attraverso la ricerca che è stata citata prima dal collega Chiezzi - attraverso lo strumento della variante al Piano Regolatore.
Oggi si attuano gli strumenti urbanistici attraverso le Varianti ai Piani Regolatori, quindi buon senso avrebbe voluto che i Comuni fossero aiutati ad adeguare lo strumento urbanistico attraverso le Varianti, quindi attraverso forme di finanziamento.
La procedura che ci sembra più corretta è quella di mantenere la vecchia legge, rifinanziarla, stabilire - fermo restando la vecchia legge delle priorità. Si poteva, caso mai, in quest'anno in corso indicare come priorità quella dei Comuni che debbono adeguare, in modo obbligatorio, il proprio strumento urbanistico alle necessità previste dalla legislazione in corso.
La nostra proposta è di sostegno all'emendamento prima illustrato dal Consigliere Chiezzi, perché ci sembra anche, se non la procedura più corretta, ma ferma restando questa volontà, un modo per indicare questa necessità.
A queste osservazioni in Commissione ci è stato risposto, da parte dell'Assessore, che non ci sono i soldi necessari per consentire che tutti i Comuni possano attingere a questa possibilità. Questo è vero se si dovesse decidere di fare le Varianti e gli adeguamenti contemporaneamente ma così non è.
Si sarebbe potuto prevedere un finanziamento, così come è stato previsto per quest'anno, e poi altri finanziamenti per gli anni successivi.
In questa maniera il provvedimento avrebbe potuto funzionare.
In definitiva, la posizione dei Popolari è di questo tipo: noi siamo per il mantenimento del vecchio testo, finanziando la vecchia legge, in modo da consentire a tutti i Comuni di poter accedere. Non sento sia questa la volontà della maggioranza, della Giunta, quindi credo che la subordinata sia quella dell'emendamento illustrato dal collega Chiezzi. Ci pare assurdo restringere il campo rispetto ad un'impostazione corretta della Giunta precedente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.
VINDIGNI Noi abbiamo presentato, assieme ad altri colleghi, un emendamento al disegno di legge proposto dalla Giunta. Se quegli emendamenti presentati vengono accolti, noi votiamo a favore; altrimenti votiamo contro. Quindi aspettiamo di conoscere l'opinione della Giunta sugli emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.
GALLI Signor Presidente e colleghi Consiglieri, condividiamo il contenuto generale e gli obiettivi del disegno di legge, ma riteniamo opportuno cogliere l'occasione per specificare alcune necessità relative alle prescrizioni di cui agli artt. 2 ("Concessione dei contributi") e 4, comma secondo ("Priorità di ammissione ai contributi").
Riteniamo necessario innanzitutto che vengano ritenuti assolutisticamente prioritari gli interventi pianificatori dovuti all'urgenza degli adeguamenti motivati da gravi calamità naturali e da elevato rischio geologico ambientale, e quindi, in particolare, gli interventi destinati ai Comuni compresi nelle Comunità montane (i contributi dovranno essere affidati in questi casi, in via ordinaria e non straordinaria come riporta la relazione di accompagnamento al disegno di legge).
Inoltre, non riteniamo corretto individuare, sotto la soglia dei 5.000 abitanti, la necessità del contributo in modo inversamente proporzionale al numero degli abitanti. Pensiamo che vada individuato un diverso parametro meno superficiale del numero degli abitanti, che oggettivamente possa definire il livello di ammissibilità al contributo regionale. Questo potrebbe essere individuato dalla "redditività dell'ICI - Imposta Comunale sugli Immobili" oppure sulla media del bilancio amministrativo annuale degli ultimi tre anni.
Infine riteniamo necessario che, per accedere al contributo regionale l'affidamento degli incarichi professionali urbanistici e di indagine geologica non avvenga su base fiduciaria, ma in conseguenza all'adozione da parte dell'Amministrazione interessata, di una deliberazione di intenti con validità triennale, in cui venga stabilito che il criterio fondamentale di selezione è il raggiungimento della massima qualità del progetto e si definisca un disciplinare di incarico con procedure concordate con gli Ordini professionali provinciali competenti in materia.
Tutto quanto sopra detto al fine di permettere alle Amministrazioni comunali una scelta ragionata ed obiettiva che vada a sostituire l'affidamento soggettivo degli incarichi per "conoscenza", per "amicizia" o per "colore partitico", senza basarsi sulla qualità e sull'utilità del progetto stesso.
Per questi motivi abbiamo presentato gli emendamenti agli artt. 2 e 4.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Assessore Botta, potrebbe dare una risposta anche sugli emendamenti presentati? Grazie per la cortesia.
BOTTA, Assessore all'urbanistica Come ha già evidenziato il relatore Consigliere Grasso, le finalità della legge sono state chiaramente illustrate in sede di dibattito in II Commissione consiliare e sono quelle di sostenere finanziariamente quei Comuni, al di sotto dei 5.000 abitanti, che si trovino nella situazione di dover adeguare la strumentazione urbanistica alle misure di pianificazione sovraccomunale, sia essa provinciale, regionale o nazionale, e a quelle misure di ordine cautelare come le misure dell'art. 9 bis, le misure previste dal Piano Territoriale Operativo e dal Piano Territoriale Regionale.
Ho presentato un emendamento, l'art. 6 bis (che andrebbe inserito prima dell'art. 7), il quale al primo comma recita che "in sede di prima applicazione, le domande di contributo sono presentate entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge" e al comma secondo: "Per i Comuni privi di Piano Regolatore Generale, ai sensi del Titolo III della L.R. 56/77, i contributi di cui alla presente legge sono concessi per la redazione del primo Piano Regolatore Generale".
Le motivazioni dell'emendamento presentato sono di due tipi.
La prima riguarda il raccordo temporale fra i termini di presentazione delle domande a regime, 31 marzo, e quelli relativi alla prima applicazione della legge, cioè 90 giorni dopo l'entrata in vigore della stessa.
La seconda, che è contenuta nel comma secondo, è motivata dall'abrogazione delle precedenti leggi di contributo che non esclude dall'applicazione delle leggi in oggetto quei pochi Comuni ancora privi di strumento urbanistico che dovessero trovarsi nelle condizioni di cui all'art. 1 del disegno di legge n. 56.
Per quanto concerne l'emendamento proposto dai Consiglieri Saitta e Chiezzi, ritengo che si tratti di un emendamento che estenderebbe - come già detto in Commissione - il contributo a tutti i Comuni, come ovviamente intende l'emendamento, e invece il disegno di legge della Giunta intende rivolgere l'aiuto finanziario solo ai Comuni inferiori ai 5.000 abitanti che siano obbligati a modificare il Piano Regolatore come conseguenza come ho già detto - di provvedimenti emanati dalla Regione.
Questo, sostanzialmente, per due ragioni.
La prima è la scarsità di risorse economiche già richiamate anche negli interventi dei Consiglieri: 3 miliardi stimati per il disegno di legge per il triennio e 39 miliardi invece di spesa complessiva stimata se venisse accolto l'emendamento.
La seconda ragione è che il momento in cui viene assunto il provvedimento è quello della conclusione della prima fase della pianificazione urbanistica per tutti i Comuni.
In conclusione, ritengo che l'emendamento proposto dai Consiglieri Saitta e Chiezzi non sia accoglibile, in quanto incompatibile con i criteri informatori del disegno di legge stesso. L'accoglimento di un emendamento che introducesse un finanziamento a pioggia per un qualunque tipo di strumento - i Comuni inferiori, lo voglio ricordare, ai 5.000 abitanti sono 1.085 - chiederebbe una rielaborazione o un rifacimento totale del disegno di legge per renderlo coerente con questa impostazione. Si tratterebbe infatti di rivedere la finalità della legge, il budget finanziario e forse la stessa soglia massima di contributo.
Queste sono le stesse ragioni che, pur apprezzando lo sforzo del Gruppo consiliare della Lega Nord, fanno dire che non sono coerenti con i principi informatori del disegno di legge. Chiedo quindi che non siano approvati.



PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame dell'articolato e alla votazione degli emendamenti già illustrati.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Saitta: all'art. 1, comma primo, aggiungere al fondo: "La Regione inoltre sostiene finanziariamente la redazione del nuovo PRG e delle varianti generali del PRG".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 19 contrari e 3 astensioni.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Saitta: all'art. 1, comma secondo, aggiungere le seguenti lettere: "c) del progetto per il nuovo PRG d) delle varianti generali del PRG".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 19 contrari e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 1 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 21 voti contrari 15 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 3) Emendamento presentato dai Consiglieri Galli, Farassino, Bellingeri Dutto e Rosso: all'art. 2 del disegno di legge n. 56 del 6/11/1995 "Sostegno finanziario ai Comuni per l'adeguamento obbligatorio della strumentazione urbanistica" è aggiunto il seguente comma: "1 bis. I contributi in conto capitale di cui all'art. 1 e nella misura del precedente comma, sono concessi ai Comuni che hanno già adottato al momento del conferimento dell'incarico, una Deliberazione d'Intenti, con validità triennale, in cui viene stabilito che il criterio fondamentale di selezione è il raggiungimento della massima qualità del progetto, ed un conseguente disciplinare di incarico con procedure di affidamento concordate con gli Ordini professionali provinciali competenti in materia".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 25 contrari e 5 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 2 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 28 voti contrari 14 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 28 voti contrari 14 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 4) Emendamento presentato dai Consiglieri Galli, Farassino, Bellingeri Dutto e Rosso: il comma primo dell'art. 4 del disegno di legge n. 56 del 6/11/1995 "Sostegno finanziario ai Comuni per l'adeguamento obbligatorio della strumentazione urbanistica", è così sostituito: "1. L'ammissione a contributo è riservata ai Comuni obbligati all'adeguamento dello strumento urbanistico da specifiche previsioni di piani, progetti, provvedimenti regionali approvati, oltre che ai Comuni interessati da calamità naturali o da elevato rischio geologico ed ambientale ed ai Comuni facenti parte di Comunità montane".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 30 astensioni.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Galli, Farassino, Bellingeri Dutto e Rosso: il comma secondo dell'art. 4 del disegno di legge n. 56 del 6/11/1995 "Sostegno finanziario ai Comuni per l'adeguamento obbligatorio della strumentazione urbanistica", è così sostituito: "2. L'ammissione a contributo è effettuata con riferimento alle priorità di seguito elencate, ulteriormente specificabili con deliberazione della Giunta regionale assunta secondo i principi dell'art. 4 della L.R.
25/7/1994, n. 27 'Norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi': a) l'urgenza degli adeguamenti motivati da gravi calamità naturali o da elevato rischio geologico ed ambientale oppure l'appartenenza ad una Comunità montana b) la rilevanza e l'urgenza degli adeguamenti proposti in ordine all'attuazione di direttive specificamente previste dagli strumenti di pianificazione regionali o provinciali c) la necessità economica del Comune ricavata dalla redditività dell'ICI relativa all'anno precedente quello della richiesta del contributo regionale d) la previsione, nell'ambito del territorio comunale, di ulteriori provvedimenti regionali di tutela, recupero e valorizzazione e) la formazione di strumenti urbanistici in forma associata tra Comuni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 5 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 4 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 27 voti contrari 16 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 27 voti contrari 16 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 27 voti contrari 16 L'art. 6 è approvato.
6) Emendamento presentato dall'Assessore Botta che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 6 bis - Norme di prima applicazione.
1. In sede di prima applicazione, le domande di contributo sono presentate entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge.
2. Per i Comuni privi di PRG, ai sensi del Titolo III della L.R. n. 56/77 i contributi di cui alla presente legge sono concessi per la redazione del primo Piano Regolatore Generale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 15 contrari.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 28 voti contrari 15 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 28 voti contrari 15 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 28 voti contrari 15 L'art. 9 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI' 28 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame progetto di legge n. 68: "Adesione al Centro Estero Camere Commercio piemontesi" - Esame connesso ordine del giorno n. 171 (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g., che prevede l'esame del progetto di legge n. 68 e del connesso ordine del giorno n. 171, viene rinviato ad una successiva seduta.


Argomento: Assestamento di bilancio - Parchi e riserve

Esame disegno di legge n. 137: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1995 dell'Ente di gestione delle aree protette della fascia fluviale del Po - Tratto torinese"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il disegno di legge n. 137, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Salerno.
SALERNO, relatore Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la I Commissione ha esaminato il disegno di legge n. 137 predisposto dalla Giunta regionale e relativo all'approvazione dell'assestamento al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1995 dell'Ente di gestione delle aree protette della fascia fluviale del Po - Tratto torinese.
La I Commissione ha approvato a maggioranza il disegno di legge n. 137 e lo rassegna all'aula, auspicandone una sollecita approvazione trattandosi di specifico adempimento al disposto della L.R. 29/12/1981, n. 55 "Norme di contabilità regionale".



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Salerno.
Non essendovi interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI' 25 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 1 e pertanto l'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Bilanci preventivi - Parchi e riserve

Esame disegno di legge n. 138: "Seconda integrazione alla L.R. 26/1/1996 n. 7 'Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1996'"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 9) all'o.d.g. che prevede l'esame del disegno di legge n.
138.
La parola al relatore, Consigliere Salerno.
SALERNO, relatore La I Commissione ha già approvato a maggioranza i bilanci di previsione degli ultimi quattro Enti che erano in esercizio provvisorio. Poich l'autorizzazione all'esercizio provvisorio scade il 31 marzo, si richiede d'urgenza l'approvazione.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 23 voti contrari 15 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 23 voti contrari 15 L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI' 23 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Formazione professionale

Esame disegno di legge n. 112: "Modificazione dell'art. 22 della L.R. 13/4/1995, n. 63 'Disciplina delle attività di formazione e orientamento professionale'"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame del disegno di legge n. 112.
La parola al relatore, Consigliere Salerno.
SALERNO, relatore Questo provvedimento è un po' complesso, quindi ritengo meriti più attenzione.
Si tratta della legge regionale che dispone la procedura per finanziare tutte quelle attività per le quali si può usufruire dei fondi destinati alla formazione professionale.
Normalmente la Regione effettua il pagamento alle aziende che usufruiscono dei fondi successivamente, non prima o durante la stipula delle convenzioni, contrariamente all'Unione Europea, la quale stanzia questi fondi alla Regione precedentemente all'uso.
Quindi, per evitare talvolta l'impossibilità di poter procedere all'inizio di alcune iniziative da parte degli operatori, si richiede che la Regione possa finanziare prima dell'avvio, sulla base di convenzioni stipulate, e non successivamente in virtù di pagamenti già effettuati o di stati di avanzamento di lavoro.
In questo modo si darebbe un'ulteriore possibilità agli operatori di avere delle garanzie e di ottenere i finanziamenti.
Credo sia agevolativa e che, in questo senso, sia di promozione all'iniziativa di formazione lavoro.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 33 voti contrari 4 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 33 voti contrari 4 L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI' 37 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere La legge è approvata.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame progetto di legge n. 38: "Modifica alla L.R. 3/4/1989, n. 20 'Norme in materia di tutela dei beni culturali, ambientali e paesistici'" - Esame ordine del giorno n. 124


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare il progetto di legge n. 38, di cui al punto 12) all'o.d.g.
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Pichetto.
PICHETTO, relatore Questo disegno di legge ritorna in aula dopo un riesame da parte della Commissione sull'elaborato, quindi con una rielaborazione del testo.
Brevemente ripeterò la relazione che a suo tempo avevo già fatto.
La legge 8/8/1985 n. 431, concernente "Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale" prevedeva all'art. 1 quater, richiamando l'art. 82 del DPR 24/7/1977 n. 616, che le Regioni determinassero l'elenco dei corsi d'acqua da escludere dal vincolo in quanto irrilevanti ai fini paesaggistici.
Il comma primo dell'art. 1 quater, infatti, testualmente recita: "In relazione al vincolo paesistico, imposto sui corsi d'acqua ai sensi del quinto comma, lettera c), dell'art. 82 del Decreto del Presidente della Repubblica 24/7/1977, n. 616, come integrato dal precedente art. 1, le Regioni, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, determinano quali dei corsi d'acqua classificati pubblici, ai sensi del Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio Decreto 11/12/1933 n. 1775, possono, per la loro irrilevanza ai fini paesistici, essere esclusi, in tutto o in parte, dal predetto vincolo, e ne redigono e rendono pubblico, entro i successivi 30 giorni, apposito elenco".
La Regione Piemonte non esercitò, nei tempi e nei modi prescritti dalla legge n. 431/85, il proprio diritto di riclassificazione dei corpi idrici superficiali.
Ne deriva, di conseguenza, che il vincolo espresso dalla legge sui corsi d'acqua (che la legge definisce come: "i fiumi, i torrenti ed i corsi d'acqua iscritti negli elenchi di cui al Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con RD 11/12/1933, n.
1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna") è valido su tutti quelli del Piemonte che in termini numerici tenendo conto anche dei cambiamenti di denominazione lungo il loro corso superano le 6.000 unità.
La legge n. 431/85, rendendo possibile la classificazione dei richiamati corsi d'acqua secondo le loro caratteristiche paesistiche lascia intendere, nelle finalità che hanno ispirato la sua stesura, che non è la totalità degli stessi (riconosciuti dalla legge come "categoria" e dunque, non come specifico bene da salvaguardare "rilevante ai fini paesaggistici"), ma solo quel sottoinsieme la cui individuazione giustamente, era demandata alle Regioni, quali enti più vicini alle specifiche realtà territoriali.
Come detto, la Regione Piemonte non ha attuato tale selezione, per cui non sussiste più la possibilità giuridica (essendo ampiamente trascorsi i tempi definiti, ovvero 90 giorni dall'entrata in vigore della legge n.
431/85, avvenuta con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 16/9/1985) di escludere dal vincolo particolari corsi d'acqua, mentre permane il problema reale: salvaguardare esclusivamente i corpi idrici superficiali che presentano effettivamente un elevato valore paesaggistico.
La Regione Piemonte, in attuazione della L.R. n. 45/94, che definisce i modi e i contenuti del Piano Territoriale Regionale, all'inizio del 1995 ha predisposto il suo primo strumento territoriale a valenza regionale. Il Piano Territoriale Regionale (adottato dalla Giunta regionale il 30/1/1995 e successivamente variato, per un aspetto relativo alle Norme di attuazione, il 10/4/1995) è attualmente in fase di analisi delle osservazioni pervenute e di esame alle competenti Commissioni tecniche regionali.
Tra i suoi contenuti, il Piano Territoriale Regionale individua l'elenco dei corsi d'acqua che, per le loro caratteristiche, costituiscono la "rete regionale". L'elenco, escludendo i laghi, comprende 241 corpi idrici, riguarda le acque che, a seguito dell'approvazione del Piano resteranno di competenza autorizzativa della Regione, mentre per quelle non elencate le relative autorizzazioni verranno subdelegate ai Comuni ai sensi degli artt. 13 e 13 bis della L.R. n. 20/89.
Tale indicazione, che persegue correttamente lo spirito della legge n.
431/85, rischia, qualora l'approvazione del Piano Territoriale Regionale sia posticipata nel tempo, di restare sulla carta e non divenire operativa a tempi brevi, come invece fortemente auspicano le Autonomie locali. Tale adempimento, tra l'altro, sarebbe altresì in grado di ridurre il numero delle autorizzazioni di rilevanza minore che attualmente la Regione rilascia per le opere relative ai corsi d'acqua.
L'effetto stimabile in un abbattimento del 70-80% del numero di autorizzazioni regionali permetterebbe di operare sulle 5.000/6.000 pratiche dei corsi d'acqua più importanti, con maggiore attenzione ed approfondimento, lasciando le restanti 12/15.000 autorizzazioni ai Comuni.
Il competente Servizio regionale potrebbe a questo punto essere veramente l'organo di programmazione, indirizzo e controllo, oltre che soggetto comunque di poteri sostitutivi in caso di necessità.
Appare di conseguenza fortemente giustificato adeguare i contenuti dell'art. 13 della L.R. 3/4/1989, n. 20 per rendere operante immediatamente l'indicazione contenuta nel Piano Territoriale Regionale relativamente alla rete dei corsi d'acqua.
La proposta di legge consiste in un articolo che integra l'attuale comma primo dell'art. 13 della L.R. 3/4/1989, n. 20, inserendo, in calce al comma stesso, una nuova lettera di specificazione delle funzioni amministrative subdelegate ai Comuni per il rilascio delle autorizzazioni di cui all'art. 7 della legge 29/6/1989, n. 1497, allegando l'elenco dei 241 corsi d'acqua che rimangono di autorizzazione regionale.
Con lo stesso provvedimento vengono altresì subdelegate ai Comuni le competenze relative al rinnovo, limitatamente ad una sola volta dell'autorizzazione per l'attività estrattiva ex L.R. n. 69/78 di pietre ornamentali per progetti di coltivazione già autorizzati.
La normativa attualmente in vigore per l'attività di cava prevede, per i rinnovi, le stesse procedure per le autorizzazioni ex novo. Inoltre, per le cave di pietre ornamentali, sottoposte nella loro totalità a vincolo idrogeologico, ex L.R. n. 45/89, e a vincolo ambientale, ex legge n.
1497/39 e legge n. 431/85, le procedure richiedono nuove istanze anche ai sensi delle leggi vincolistiche sopra richiamate. Le ditte, per poter proseguire nella coltivazione, sono quindi tenute a presentare istanze di rinnovo all'Amministrazione comunale ai sensi delle LL.RR. n. 69/78 e n.
45/89 ed un'ulteriore terza istanza al Presidente della Giunta regionale ai sensi della legge n. 431/85.
L'Amministrazione comunale, delegata al rilascio dell'autorizzazione e relativi rinnovi, si avvale per l'istruttoria degli uffici regionali (art.
5, L.R. n. 69/78). Tale istruttoria si conclude con il parere della Commissione tecnico-consultiva sulle cave la quale deve acquisire preventivamente all'espressione di parere, le autorizzazioni sul vincolo idrogeologico e sul vincolo ambientale.
Nel caso in cui l'area interessata dal progetto di coltivazione sia sottoposta a tutela ambientale, la valutazione dei progetti da parte della Commissione tecnico-consultiva è limitata all'arco di validità temporale dell'autorizzazione ex legge n. 431/85, cioè cinque anni.
In tal modo la conseguente autorizzazione comunale, di solito, non prende in considerazione l'attività di cava nel suo completo sviluppo limitandosi ad una valutazione frammentaria e penalizzante, fra l'altro per una corretta impostazione anche economica dell'attività. Una modifica già proposta alla L.R. n. 69/78 assegna, anche in questi casi, alla Commissione tecnico-consultiva la facoltà di valutare il progetto nella sua interezza (dieci anni), sempre che le condizioni giacimentologiche e le caratteristiche dei luoghi lo consentano.
Di conseguenza, le Amministrazioni comunali possono autorizzare un primo quinquennio e successivamente provvedere direttamente ad un ulteriore rinnovo quinquennale, salvo verifica del rispetto delle prescrizioni di coltivazione e di recupero ambientale già contenute nel parere della Commissione, senza dover ripetere il lungo iter procedurale sopra illustrato.
La modifica proposta con il comma secondo dell'art. 1 del progetto di legge oggi in esame tende quindi ad armonizzarsi con questo indirizzo di semplificazione, prevedendo analoga delega in materia ambientale ai Comuni.
In virtù di questa modifica, sulla base di un progetto di coltivazione di cava predisposto e valutato su un arco temporale decennale, per il quale la Regione abbia rilasciato una prima autorizzazione ambientale di durata quinquennale, l'Amministrazione comunale delegata può, limitatamente ad una sola volta, rilasciare una seconda autorizzazione per l'attività estrattiva di pietre ornamentali.
A questo proposito è già stata svolta la relazione e il dibattito in quest'aula in data odierna, per cui non mi dilungo oltre. Voglio solo ricordare che trattasi di impedire che a metà procedura di estrazione, che normalmente ha un'autorizzazione decennale, vi sia la necessità di ripetere tutta la procedura a cinque anni, perché comunque le autorizzazioni in base alla legge n. 431 sono di un quinquennio. In sostanza, si tratta di adeguare e semplificare una procedura che era astrusa e creava un impedimento e una difficoltà all'economia reale delle imprese, nonché un aggravio agli enti regionali con conseguenti disfunzioni dovute ad una valutazione frammentaria (che c'era) tra Comune, soggetto deputato ad autorizzare, e Regione. Con questo, ne raccomando l'approvazione.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Chiezzi per la relazione di minoranza.
CHIEZZI, relatore Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, la proposta di legge, di cui è relatore il collega Pichetto, vìola il vincolo paesistico prescritto dalla legge n. 431/85 e vìola le norme di salvaguardia relative al Piano Territoriale Regionale con valenza paesistica adottato dalla Giunta regionale il 30/4/1995.
Nella Regione Piemonte, in base alla normativa vigente ex legge n.
431/85, tutti i corsi d'acqua sono soggetti a vincolo paesistico e sono di competenza autorizzativa della Regione.
La L.R. 3/4/1989 n. 20 prevede la subdelega, ai Comuni dotati di PRG approvato ex L.R. n. 56/77, delle autorizzazioni in caso di interventi normati dai Piani paesistici.
Attualmente la Regione non dispone dello strumento di pianificazione territoriale e tutela paesistica approvato: il Piano Territoriale Regionale con valenza paesistica è soltanto adottato e per i suoi contenuti operano soltanto le misure di salvaguardia.
Nella presente proposta di legge si inserisce nell'allegato A) un elenco di corsi d'acqua per i quali si conferma il vincolo paesistico e la necessità di autorizzazione regionale senza alcuna motivazione di merito.
Non vengono resi noti i motivi per i quali per questi corsi d'acqua si ritiene di mantenere il vincolo paesistico e l'autorizzazione regionale e neppure i motivi per i quali per tutti i rimanenti innominati corsi d'acqua venga eliminato il vincolo paesistico e l'autorizzazione regionale. Anche questi ultimi corsi d'acqua sono gravati da vincolo paesistico ex legge n.
431/85 ed in assenza di una normativa paesistica approvata non è possibile per i Comuni l'esercizio della subdelega.
La subdelega ai Comuni è subordinata infatti all'esistenza di una normativa paesistica approvata, ex lettera h), art. 13, L.R. 3/4/1989, n.
20. In assenza di questa, diventa impossibile per il Sindaco decidere quali interventi possano essere consentiti e quali no, visto che la normativa regionale di tutela paesistica non è approvata ed il Piano Territoriale Regionale con valenza paesistica è in regime di salvaguardia.
Non è possibile con questa legge neutralizzare e rendere operante od inoperante la normativa paesistica semplicemente adottata allegando un elenco di nomi di corsi d'acqua alla presente proposta di legge.
La stessa sola mancanza di motivazioni rende la legge non approvabile.
Vi è in aggiunta la situazione paradossale data dal fatto che la Giunta regionale ha deciso, su proposta del Consiglio regionale, di riavviare le consultazioni sullo stesso Piano Territoriale Regionale con valenza paesistica adottato il 30/4/1995 allo scopo di aggiornarlo, con la possibilità quindi di aggiornare le stesse normative paesistiche sui corsi d'acqua.
La Corte Costituzionale ha confermato il preminente interesse nazionale della tutela del paesaggio.
L'accelerazione dell'approvazione del Piano Territoriale Regionale con valenza paesistica rimane l'unica strada per poter procedere alle subdeleghe ai Comuni nel rispetto dei vincoli paesistici.
In sostanza, la proposta di legge vorrebbe considerare le norme paesistiche del Piano Territoriale Regionale solo adottato come già operanti, e questo senza dare alcuna motivazione.
Per i suddetti motivi di illegittimità si propone di non approvare il progetto di legge n. 38.



PRESIDENTE

Sulle relazioni dei Consiglieri Pichetto e Chiezzi è aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.
SAITTA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la pausa di riflessione che abbiamo avuto per questa proposta di legge è stata utile perché ci ha permesso di migliorarla e di integrarla; di migliorarla con ciò che ha detto poco fa il collega Pichetto relativamente alle attività estrattive.
Questo è stato utile perché con un unico provvedimento riusciamo ad affrontare due questioni importanti.
Sulla proposta nel suo complesso il giudizio non può che essere positivo, anche se ricordo che è condizionata un'opinione della maggioranza sull'ordine del giorno relativo al Piano Territoriale. Il giudizio è positivo, anche se rileviamo alcuni aspetti che secondo noi non sono condivisibili: non tanto sul testo, quanto sulla procedura.
La prima questione non condivisibile sulla procedura è che procediamo al trasferimento di deleghe in modo episodico. Abbiamo già osservato che questa materia avrebbe dovuto essere affrontata in termini più completi integrati. Non solo, ma se questo trasferimento di deleghe non è accompagnato da norme precise e puntuali sulla gestione, si rischia di trasferire delle deleghe dando la sensazione in modo virtuale ai Comuni di disporre di un potere nuovo, ma in realtà, se non è poi normato, rischia di essere un fatto puramente teorico. Comunque mi pare ci sia un impegno a procedere per colmare questo vuoto.
La seconda considerazione di carattere metodologico è che sarebbe stato più utile approvare questa norma insieme al Piano Territoriale perché la gestione sarebbe stata più completa, ma i tempi sono quelli che ha voluto la Giunta regionale, tempi lunghi, per cui non si può procedere in questo senso e ne prendiamo atto con rammarico.
La terza considerazione è che nonostante questi errori e la non condivisione della procedura adottata dalla Giunta e dalla maggioranza riteniamo che un provvedimento di questo tipo sia utile per i Comuni e farne derivare un atteggiamento negativo sarebbe uno svantaggio per le Amministrazioni comunali che invece attendono questo provvedimento. Per questo motivo siamo consigliati a dare un giudizio positivo.
Ho detto all'inizio che il testo è migliorato e lo condividiamo nonostante le considerazioni di tipo negativo sulla procedura, chiediamo però che ci sia una presa di posizione sull'ordine del giorno che abbiamo presentato e che la volta scorsa la maggioranza ha detto di condividere.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.
MANICA Ricordo che collegato a questo provvedimento vi è un testo di ordine del giorno di cui avevamo parlato già nello scorso Consiglio e su cui l'Assessore si era espresso favorevolmente, tranne su una parte relativa ai tempi, cioè di uno spostamento rispetto ai mesi su cui noi ci eravamo dichiarati d'accordo perché siamo già ad un superamento di quelle date.
Ascoltiamo pertanto la proposta temporale di uno spostamento da parte dell'Assessore, che può trovare consenzienti. Sarebbe quindi utile che l'ordine del giorno venisse votato prima del testo stesso o, quanto meno ci fosse una votazione contestuale nella stessa seduta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.
BOTTA, Assessore all'urbanistica La Consigliera Manica ha riportato esattamente quello che era l'intendimento della Giunta in merito all'ordine del giorno presentato; c'è solo una questione di sfasamento temporale - come ha già ricordato riguardante le consultazioni.
La Consigliera Manica e il Presidente della II Commissione, Mancuso sono stati presenti, ad esempio, alle consultazioni sul PTR a Novara.
Abbiamo svolto cinque consultazioni sul territorio con le Province di Vercelli, Biella, Novara, Cuneo e, in ultimo, di Asti; è stato richiesto uno slittamento dalla Provincia di Alessandria, con tutti i Comuni ovviamente, e c'è di mezzo la sospensione per il periodo elettorale. Quindi direi che entro il 30 giugno si potrebbe effettivamente ipotizzare la possibilità di portarlo all'approvazione della Commissione e proseguire l'iter del Piano Territoriale Regionale.



PRESIDENTE

Con questa assicurazione dell'Assessore possiamo procedere alla votazione del progetto di legge n. 38, che è costituito da un solo articolo.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI' 34 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri L'art. 1 e pertanto l'intero testo della legge è approvato.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 124 presentato dai Consiglieri Saitta, Manica, Angeli e Rubatto.
La Consigliera Manica e l'Assessore Botta presentano il seguente emendamento: sostituire la parola "febbraio" con le parole "31/7/1996".
L'emendamento viene accolto dai presentatori.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte nell'approvare la proposta di legge regionale n. 38 'Modifica alla L.R.
3/4/1989, n. 20' che fa riferimento al Piano Territoriale adottato dalla Giunta regionale il 30/1/1995 e successivamente riadottato impegna la Giunta a non modificare in fase di approvazione del Piano Territoriale l'elenco dei corsi d'acqua contenuti nell'art. 20 delle Norme di attuazione a confermare nella sostanza le scelte metodologiche, strategiche e normative del Piano Territoriale adottato a trasmettere il Piano Territoriale al Consiglio per l'approvazione entro il 31/7/1996".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 34 voti favorevoli, 4 contrari e 1 astensione.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,55)



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