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Dettaglio seduta n.45 del 29/02/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DEORSOLA


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione n. 314 della Consigliera Casari relativa alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio naturalistico. Richiesta informazioni eventuali necessarie iniziative legislative di aggiornamento e semplificazione intera materia


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 314, presentata dalla Consigliera Casari alla quale risponde l'Assessore Angeleri.



ANGELERI Antonello, Assessore ai parchi naturali

Il programma della VI legislatura regionale, esplicitato dal documento politico-programmatico del Governo Ghigo presentato il 26/5/1995 e precisato dal sottoscritto nella seduta della V Commissione consiliare del 13/10/1995, evidenzia la necessità di promuovere su tutto il territorio regionale modelli di sviluppo ecosostenibile, rispettosi dell'ambiente della biodiversità e delle risorse naturali per assicurarne il rinnovamento e la disponibilità per le generazioni future. In tal senso l'attenzione per la tutela dell'ambiente viene estesa a tutto il territorio regionale e non limitata alle aree protette segnando un deciso progresso in termini di tutela rispetto al passato in cui la politica delle aree protette si è mossa eccessivamente isolata, nel vuoto determinato dall'assenza di politiche territoriali ed ambientali coordinate ed ha assunto quindi il ruolo ed il significato improprio di modello di pianificazione e di gestione delle risorse ambientali e del territorio.
La specificità della tutela propria delle aree protette esige una specificità nelle forme di pianificazione e di gestione così come delineato dalla stessa legge quadro nazionale 6/12/1991, n. 394.
A fronte del quadro estremamente variegato degli strumenti di pianificazione in atto nella nostra Regione e della valutazione delle problematiche emerse in questi vent'anni di politica regionale sulle aree protette, l'orientamento della Giunta regionale è volto a riqualificare il significato ed il ruolo di tale politica nel senso di recuperarne la specificità come strumento di tutela e di valorizzare le caratteristiche proprie ad ogni area.
In tal senso e al fine di rendere più efficienti le strutture gestionali degli Enti, nell'ambito degli indirizzi e dei principi della legge quadro nazionale, si intende completare il processo di adeguamento della composizione degli Enti di gestione e provvedere al riordino degli stessi riducendone il numero sulla base di criteri territoriali e/o tipologici; in tal modo potranno essere recuperate parte delle ingenti risorse attualmente destinate all'amministrazione ordinaria per spostarle su attività di gestione e, soprattutto, di investimento e potrà essere inoltre razionalizzato l'impiego del personale sul territorio.
Il riparto 1995 dei fondi per le spese di investimento, dei finanziamenti previsti dal Regolamento CEE n. 2081/93 relativo ai fondi strutturali, abbinati allo stanziamento previsto dal Programma triennale per le aree naturali protette, è orientato a dotare tutte queste aree delle strutture necessarie per esplicare i propri compiti istituzionali e quindi per gestire i beni tutelati, per dotarsi delle strutture necessarie per il personale, per l'informazione, per l'ospitalità.
Si intende dare riconoscibilità al Sistema delle aree protette attraverso una campagna di informazione ed una riqualificazione della loro immagine.
Occorre inoltre meglio integrare le aree protette nelle realtà locali sia dal punto di vista economico, valorizzando il loro possibile ruolo di traino delle economie locali, sia dal punto di vista culturale e sociale coinvolgendo maggiormente le popolazioni nelle attività.
A tale scopo è stato avviato dal Settore Parchi naturali un progetto pilota per la promozione dello sviluppo economico di alcune aree protette e dei territori in cui esse gravitano, attraverso il censimento delle iniziative attivate ed attivabili direttamente dagli Enti di gestione o da altri soggetti pubblici e privati; il lavoro tende inoltre ad individuare i segmenti di utenza a cui rivolgersi, le possibili sinergie per garantire il raggiungimento degli obiettivi, le risorse finanziarie, umane professionali ed istituzionali necessarie.
E' inoltre opportuno procedere a tal fine, così come previsto dalla legge quadro nazionale, alla costituzione delle Comunità del Parco che hanno il compito di elaborare il piano pluriennale economico e sociale nonché a dare piena attuazione dell'art. 7 della legge quadro nazionale che prevede per i Comuni e le Province, il cui territorio è in tutto o in parte tutelato nonché per i privati, la priorità sulla concessione di finanziamenti statali e regionali per interventi sul patrimonio storico edilizio, per il recupero ambientale, per attività culturali, per lo sviluppo dell'agriturismo, per attività sportive compatibili, ecc.
Il raggiungimento di questo obiettivo di integrazione economica e socio culturale delle aree protette rispetto ai territori in cui esse stesse gravitano, sarà inoltre garantito dall'individuazione delle aree contigue di cui all'art. 32 della legge quadro nazionale; per tali aree è prevista la predisposizione di piani e programmi di sviluppo e di una disciplina tendente a favorire la popolazione residente rispetto all'esercizio di attività quali la caccia.
Gli obiettivi di tutela, di valorizzazione e di sviluppo di attività economiche compatibili saranno raggiunti sviluppando il quadro delle iniziative comunitarie sempre più orientate a finanziare tali interventi su tutto il territorio dell'Unione ed in particolare nelle aree di pregio ambientale e/o dichiarate sensibili.
La Regione Piemonte, nel quadro delle iniziative comunitarie volte alla tutela della biodiversità, alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica, ha aderito al Programma Bioitaly che contribuirà alla costituzione di una rete ecologica europea di zone speciali di conservazione (Rete Natura 2000) prevista dalla Direttiva CEE n. 92/43 Habitat. Tale rete viene realizzata mediante il censimento dei biotopi/siti di importanza comunitaria e di interesse regionale. L'attività è in corso di attuazione in base ad uno specifico finanziamento del Ministero dell'Ambiente e dell'Unione Europea e ha già comportato la segnalazione di 168 biotopi/siti di importanza comunitaria.
L'iniziativa costituisce il primo sistematico e completo censimento delle realtà di maggiore interesse naturalistico anche regionale e consentirà la predisposizione della Quarta integrazione del Piano regionale delle aree protette, previsto dall'art. 2 della L.R. 22/3/1990, n. 12 sulla base di una corretta e completa verifica a livello tecnico scientifico della realtà naturalistica regionale. Tale piano, a seguito dell'entrata in vigore della L.R. 3/4/1995, n. 47 "Norme per la tutela dei biotopi", deve infatti essere integrato con l'Elenco dei biotopi.
E' intenzione inoltre di questa Amministrazione procedere ad un riordino del patrimonio legislativo sulle aree protette che, dalla legge regionale quadro n. 43/75 ad oggi, ammonta a più di 150 provvedimenti. Esso si è sviluppato nei contenuti adeguandosi progressivamente alle nuove esigenze e disposizioni nazionali, ma è spesso disomogeneo, di difficile lettura ed interpretazione. Nel contesto di tale revisione normativa, che potrà sfociare in un'apposita e sistematica legge-quadro regionale sulle aree protette, si intende procedere nella direzione di una riduzione degli Enti di gestione, oggi eccessivamente numerosi, riconducendoli a nuove aggregazioni di tipo territoriale e/o funzionale.
Quanto sopra consentirà la definizione di nuove modalità gestionali volte ad ottimizzare i costi e a realizzare economie di scala che porteranno indubbi benefici alle risorse finanziarie regionali.
Questo è quanto rispetto alla richiesta della Consigliera Casari ed è il lavoro che è stato svolto dall'Assessorato ai parchi in questi mesi e che dovrebbe trovare definizione in prossimi provvedimenti che ho appena anticipato.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Casari.



CASARI Raimonda

Grazie, Presidente. Ringrazio l'Assessore per la sua cortese ed articolata risposta, notando con piacere che egli concorda con la nostra opinione che la legge quadro sulle aree protette del Piemonte deve essere riscritta; non già per sopprimere o limitare geograficamente gli ambiti di tutela, ma per poterne meglio gestire gli obiettivi di valorizzazione in collaborazione con gli Enti locali.
Si deve innanzitutto ridurre il ruolo gestionale della Regione e ricondurlo agli indirizzi ed al controllo delle politiche di sviluppo; in secondo luogo, valorizzare in tale scenario i contenuti culturali e progettuali delle risorse naturalistiche ed ambientali (ad evitare che il cittadino vi impatti solo per divieti ed autorizzazioni!); in terzo luogo destinarvi finanziamenti mirati ad una reale e non enfatica esaltazione della riqualificazione dell'habitat, i cui biotopi dovranno essere sempre più difesi dalle aggressioni dell'indifferenza e della disattenzione.
Io condivido i propositi espressi dall'Assessore, ma vorrei alcuni precisi impegni: 1) sulla semplificazione dei regimi normativi: i Piani d'area impattano indebitamente nella disciplina urbanistica locale e non affrontano i progetti di recupero e riqualificazione ambientale 2) la demagogia normativa a tutela della natura ha privilegiato aspetti "disciplinari" di dubbia efficacia ed apparati aziendali (le Aziende Parco) prive di qualsiasi logica nei rapporti costi-investimenti.
Una più mirata ed attenta strategia rivelerebbe l'inutilità di molti apparati amministrativi. Usi più professionali delle risorse umane permetterebbero un rapporto più credibile tra cittadini e Regione.
Una sola azienda per provincia è più che sufficiente per gestire il territorio delle aree protette e dei loro contorni.
Ora che finalmente le competenze Turismo e Parchi sono attribuite ad un unico Assessorato attendiamo che il progetto obiettivo deliberato conduca finalmente la nostra Regione a traguardi d'uso e di valorizzazione che non sono finora stati raggiunti.


Argomento: Artigianato

Interrogazione n. 344 dei Consiglieri Ghiglia, Casoni, Minervini, Salerno Griffini e Mancuso relativa allo stimato esorbitante numero di autoriparatori abusivi in attività in Piemonte. Necessità di adottare provvedimenti d'intesa con le Associazioni di categoria utili a combatterne la presenza


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 344, presentata dai Consiglieri Ghiglia, Casoni, Minervini, Salerno, Griffini e Mancuso.
Risponde l'Assessore Viglietta.



VIGLIETTA Matteo, Assessore al commercio e artigianato

In relazione all'interrogazione n. 344 del 21/12/1995, giunta a questo Assessorato in data 12/1/1996, si osserva quanto segue.
A seguito di verifiche sulle iscrizioni al RIAA e con le Associazioni di categoria del settore autoriparazioni si è appurato che il totale delle imprese di autoriparazioni in Piemonte è di circa 2.000 unità, più una stima, da parte delle stesse Associazioni di categoria, di altre 2.000 che risulterebbero non regolarizzate.
Per quanto concerne il problema generale dell'abusivismo nel settore artigiano si rammenta che, poiché la L.R. n. 55/92 in materia è risultata inapplicabile in quanto in contrasto con la vigente normativa in materia di sanzioni amministrative, lo schema di Testo Unico sull'artigianato che verrà presentato dalla Giunta regionale in Commissione tra pochi giorni ne prevede una rielaborazione che ne consenta l'applicabilità, assegnando un ruolo rilevante alle Commissioni Provinciali per l'Artigianato.
In relazione all'applicazione della legge n. 122/92, la Regione ha competenza diretta unicamente per quanto riguarda la decisione sui ricorsi avverso le decisioni delle Camere di Commercio in materia di iscrizione al Registro Imprese Attività di Autoriparazioni (RIAA).
Tuttavia si potrebbero ipotizzare iniziative da parte della Regione di sensibilizzazione sia sul versante dei soggetti titolari dell'attività di verifica e vigilanza (CCIAA, Uffici Provinciali della Motorizzazione civile, Comuni, Province) sia su quello dei fruitori dei servizi.
Tali iniziative potrebbero essere concordate con le Associazioni di categoria che si sono dimostrate particolarmente attive sulle problematiche in questione; la sensibilizzazione dell'utenza potrebbe inoltre essere oggetto di iniziative concordate e concertate con il Servizio Tutela del Consumatore.
E' in tale ottica e prospettiva che questo Assessorato intende muoversi.



PRESIDENTE

Gli interroganti si dichiarano soddisfatti.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Farassino e Picchioni.


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Esame proposta di deliberazione n. 169: "Regolamento per la disciplina della navigazione sul fiume Po, nel tratto fluviale del territorio comunale della Città di Torino e della Città di Moncalieri"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 169, di cui all'integrazione dell'o.d.g.
La parola al Presidente della II Commissione, Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni

La II Commissione esaminò questo provvedimento nel mese di dicembre e in quella occasione stabilì, all'unanimità, di consultare alcune Associazioni interessate a questo provvedimento per via informale attraverso lettera e quindi con risposta scritta. Abbiamo raccolto gli emendamenti presentati da queste Associazioni, per lo più Associazioni sportive di canottaggio ed Associazioni ambientaliste. Una volta ripresentato il provvedimento, la Commissione lo ha licenziato ed è quindi stato portato in Consiglio.
Naturalmente questo provvedimento prendeva spunto da una deliberazione di Giunta e necessariamente si è dovuto tenere conto del Codice della navigazione e del Regolamento di esecuzione da questo previsto. Le finalità del provvedimento sono contenute nell'art. 1; in pratica si intendeva disciplinare la sicurezza e la regolarità della navigazione sulle acque del fiume Po nel tratto di territorio comunale della città di Torino e della città di Moncalieri, in forme compatibili con la salvaguardia fluviale e la protezione dei beni culturali, ambientali e territoriali.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli e 9 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 2) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Esame proposta di deliberazione n. 201: "Integrazione alla DCR 18/12/1994 n. 911-13943 'Disposizioni e prescrizioni per la tutela della sicurezza della navigazione sulle acque interne piemontesi'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 201, di cui all'integrazione dell'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli e 9 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 2) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Viabilità

Esame proposta di deliberazione n. 199: "Piano stralcio attuativo triennale 1994/1996 del piano decennale della viabilità di grande comunicazione dello Stato (legge n. 531/82 art. 2). Indicazione degli interventi prioritari"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 199, di cui all'integrazione dell'o.d.g.
La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Colleghi Consiglieri, consentitemi di accennare brevemente alle difficoltà fin qui riscontrate, per trovare una qualche risoluzione che fosse positiva, ma nella intenzione di coinvolgere il Consiglio sulla determinazione di talune indicazioni per la realizzazione di parte di tutto ciò che il Piano ANAS da anni prefigura nell'ambito di un programma concordato e che avrebbe dovuto avere per il 1996 un finanziamento di 545 miliardi.
Sottolineo ciò senza avere mai notizie dirette, lo dico onde evitare che poi nascano equivoci da strumentalizzare sul piano dell'incontro scontro politico che in questo momento pre-elettorale è plausibile, ma comunque non è del tutto compatibile con le responsabilità di governo, e quindi con la responsabilità di un Assessore. Dopo reiterati incontri telefonici con persone che non potevano assumersi mai assoluta, diretta responsabilità, non avendo mai potuto avere un incontro diretto con il dottor D'Angiolino, alla fine, tra una notizia e l'altra, riguardante la Finanziaria, abbiamo appreso che l'ANAS non avrebbe avuto le risorse che ci avrebbero dato la possibilità di fruire di quei 545 miliardi già progettati per la Regione Piemonte.
Ci era parso, in un certo momento, di poter usufruire di almeno 270/280 miliardi, ma alla fine - dopo avere concordato in Giunta che la migliore risoluzione era quella di coinvolgere, attraverso la Commissione, il Consiglio regionale per una definizione di un gruppo di strade che ci consentisse di realizzare le opere che avrebbero meritato e che meriterebbero un completamento - ci giunge una comunicazione dell'ANAS che ci fa sapere che la Regione Piemonte dispone globalmente soltanto di 149 miliardi (quasi 150).
In sede di Commissione è stato contestato che la Giunta non avesse una proposta definitiva sulla scelta delle opere da cantierare, non riconoscendo alla Giunta il titolo di una proposta credibile per il coinvolgimento del Consiglio, in quanto secondo noi il rapporto con l'ANAS se parte da una posizione unitaria del Consiglio può essere un rapporto più credibile ai fini di una contrattazione - perché così dobbiamo definirla utile per il 1997.
Ieri pomeriggio ho voluto incontrare ancora una volta i dirigenti del Settore Trasporti per capire se quella della Giunta sia un'impostazione plausibile per il Consiglio, o se invece sia errata, e riprendendo le argomentazioni di tutto ciò che ci ha preoccupato fin qui mi è parso di potere chiedere ai collaboratori di stendere una nota, che vado a leggervi per risolvere le cose in questo modo.
Entro 15 giorni potremo fare una proposta di Giunta per il voto del Consiglio e per l'impiego dei 150 miliardi. Nel frattempo, nell'arco di un paio di mesi, al massimo tre, stando a ciò che l'ANAS ci comunica, rivedere tutto il piano per una proposta che sia assolutamente credibile e che soddisfi le esigenze del territorio, comprese quelle nuove, giacché dalle Province e da taluni Consiglieri regionali ci è giunto l'invito di inserire nuove emergenze e nuove priorità.
Ecco, quindi, il testo della comunicazione: "L'Amministratore dell'ANAS dott. Giuseppe D'Angiolino, con nota 16/2/1996, pervenuta alla Presidenza della Giunta con prot. in data 22 febbraio, ha comunicato che non sarà più dato corso al previsto piano stralcio attuativo triennale 1994/1996, che avrebbe dovuto concludere l'attuazione del Piano decennale della grande viabilità di comunicazione dello Stato legge n. 531/82.
Che pertanto, anche a seguito del parere dell'VIII Commissione della Camera del 2/8/1995, si è ritenuto di attuare per il 1996 un piano stralcio annuale che consenta di costruire nell'anno ulteriori opere previste nel piano decennale, ma programmate correttamente, in ragione delle effettive disponibilità che sono definitivamente note con l'approvazione della legge Finanziaria per il 1996, per poi passare dal 1997 al nuovo sistema di programmazione triennale, aggiornato annualmente secondo le indicazioni del Parlamento.
Per quanto sopra, il Commissario chiede alla Regione di voler riesaminare le indicazioni regionali per lo stalcio attuativo 1994/1996, al fine di poter comunicare quali opere debbano essere attuate nel limite dell'importo disponibile per la Regione, valutando tali iniziative nel quadro complessivo della viabilità regionale.
A tal fine, precisa che in base alla ripartizione delle risorse attribuite alla Regione dal piano decennale, pari al 6,7% dell'ammontare complessivo disponibile, risultano per il Piemonte 122,66 mld per nuove opere e 26,80 mld per punti neri regionali.
Inoltre, allega un elenco ufficiale aggiornato della situazione progettuale ed autorizzativa delle varie opere del piano decennale suddivise per statale, in fase di elaborazione presso l'Ente.
Alla luce di quanto sopra, si impone una riconsiderazione globale della proposta di deliberazione n. 101-4698 del 18/12/1995, all'esame del Consiglio, in quanto sono venuti a cadere i presupposti per la stessa ed è necessario procedere, alla luce dei nuovi fatti, ad una nuova proposta conseguente.
Pertanto la Giunta regionale ritiene necessario: a) di ritirare la DGR n. 101-4698 del 18/12/1995 all'esame del Consiglio regionale b) di impegnarsi a predisporre una nuova proposta di deliberazione al Consiglio regionale, da esaminare nella prima seduta utile, previa discussione in II Commissione consiliare.
I contenuti di tale deliberazione tratteranno: 1) individuazione delle opere prioritarie da attuarsi nell'ambito dello stralcio annuale 1996 nel limite delle disponibilità indicate dall'ANAS 2) individuazione delle opere contenute nelle convenzioni Regione-ANAS del 1984, ritenute ancora prioritarie, non ancora attuate e da finanziarsi con l'utilizzo dei ribassi d'asta conseguiti sulle opere recentemente appaltate in Piemonte (tale richiesta si configura come una proposta all'ANAS aggiuntiva alle disponibilità indicate di cui al punto precedente) 3) l'elenco delle rimanenti opere, già individuate nella deliberazione n. 101-4698 del 18/12/1995, come base di riferimento per le indicazioni regionali per la predisposizione del piano triennale 1997/1999 (tale elenco potrebbe essere eventualmente integrato con le proposte aggiuntive che sono state avanzate ultimamente dalle Province) 4) l'impegno della Giunta regionale a verificare detti interventi e predisporre un elenco di priorità sulla base dei criteri determinati dall'VIII Commissione della Camera nell'agosto 1995, con il parere rassegnato al Governo sul piano stralcio attuativo 1994/1996, integrati con i criteri regionali discussi in apposita riunione in II Commissione consiliare".



PRESIDENTE

La proposta dell'Assessore credo possa essere condivisa.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

La proposta inedita dell'Assessore di ritirare la deliberazione non è che sia condivisa, almeno dal Gruppo che rappresento. Prendiamo atto di questa decisione dell'Assessore, ma la condivisione è ben altro, nel senso che dovremmo condividere l'esplicita ammissione di incapacità di governo che l'Assessore compie.
Questo da noi non può essere condiviso, nel senso che prendiamo atto che la Giunta regionale, di fronte a decisioni importanti, ha lungamente discusso in modo contraddittorio in Commissione i termini espliciti e concreti di una progettualità su 150 miliardi disponibili; questo è un fallimento di cui segniamo il punto.
Non possiamo condividere questo fatto: al di là delle scelte di merito che saranno compiute, si tratta di 150 miliardi di investimenti che vedranno un ritardo di realizzazione nella Regione Piemonte. Segnalo questo come un elemento di sofferenza.
L'Assessore si è presentato in Commissione con una deliberazione che fissava un certo ordine di priorità; poi, durante i lavori della Commissione, ha ripudiato tale deliberazione, dicendo che era disponibile a concertare con le opposizioni un nuovo assetto della deliberazione stessa.
In quella sede, il Gruppo di Rifondazione Comunista si è dichiarato totalmente contrario ad ogni ipotesi di prassi consociativa deteriore ed ha chiesto che la Giunta regionale, in presenza di una certa quota di finanziamenti, decidesse essa, con le carte e le conoscenze di cui dispone solo una Giunta che governa, un progetto di investimento; su questo progetto noi, come opposizione, avremmo fatto i nostri rilievi.
Adesso l'Assessore Masaracchio si presenta ignudo di proposte a quest'aula e dice: "Torniamo in Commissione". Non vorrei che si tornasse in Commissione - come dice il Presidente del Consiglio, magari condividendo questa prassi - con l'impressione che, da parte ad esempio del mio Gruppo ci sia una condivisione per trattare con l'Assessore Masaracchio, in modo consociativo, i termini di una proposta che spetta alla Giunta fare.
Ho voluto fare questo intervento solo per chiarire all'Assessore il nostro punto di vista. In Commissione, in ogni caso, la Giunta regionale deve presentare una propria proposta e non presentarsi facendo finta di non essere maggioranza. La maggioranza governi!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Mi pare che alla fine l'Assessore abbia condiviso i suggerimenti che abbiamo dato come Popolari di ritirare quella proposta, perché è una proposta che non aveva molto senso. Infatti, gli elementi che ci aveva comunicato l'Assessore, e soprattutto la comunicazione dell'ANAS, venivano a far cadere quell'impostazione.
A parte questo riferimento a ciò che è capitato in Commissione, se ho capito bene non si tratta di ritornare in Commissione per rivedere la proposta del mese di dicembre, ma c'è qualcosa di più, Presidente: mi pare che la proposta dell'Assessore (se ho inteso bene) sia che la Giunta approverà un'altra deliberazione, ritirando questa deliberazione. E' così Assessore?



PRESIDENTE

Dopo il suo intervento chiederò all'Assessore di formulare la proposta con ulteriore chiarezza.



SAITTA Antonino

Comunque se questa proposta viene ritirata, la Giunta ne presenterà una nuova. Invito quindi la Giunta, nel momento in cui dovrà redigere una deliberazione nuova, a tenere conto delle risorse limitate (questo mi sembra un fatto scontato), ma soprattutto a non ripetere la procedura che ha adottato per questa deliberazione.
Ho qui la relazione di accompagnamento alla deliberazione presentata dall'Assessorato ai trasporti nel mese di dicembre, nella quale gli interventi, all'interno di ogni gruppo, sono volutamente elencati senza un ordine prioritario di individuazione e di importanza, ma solo secondo la numerazione progressiva della strada statale, lasciando al Consiglio la decisione sulle priorità. Questa mi pare una procedura da non seguire.
Quello che noi chiediamo è un ordine delle priorità, determinato sulla base di indicazioni che devono essere le più obiettive possibili, perch non può essere tutto abbandonato ad una sensazione o ad un fatto casuale come quello della numerazione delle strade statali. Quindi: individuazione precisa e priorità definite sulla base di alcuni parametri. Su quella proposta discuteremo in Commissione. Mi pare che debba essere questa la procedura.
Non vogliamo che ci sia una proposta orizzontale che poi diventa verticale, ma una proposta precisa. Questo è il metodo, secondo me, più corretto per definire in modo chiaro le posizioni tra maggioranza e minoranza e per avere un confronto che deve avvenire in Commissione prima e in Consiglio poi.
Se la proposta è quella di ritirare totalmente questa deliberazione (già allora le risorse disponibili erano 345 miliardi, mentre gli interventi ammontano a 1.800 miliardi) mi pare un fatto importante, che dà ragione a noi e non sicuramente alla maggioranza che ha sostenuto la deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni

Una breve premessa e poi una considerazione. Premesso che di tutto quanto noi contribuiremo ad elaborare ai fini della stesura di questo piano stralcio triennale, che discende dal piano più ampio decennale della viabilità, lo Stato, in particolare l'ANAS (ovvero l'Ente preposto alla gestione delle strade), potrà tranquillamente, anche se può sembrare un paradosso, non tenere conto delle nostre osservazioni. Questa mi sembra una premessa che va doverosamente sottolineata e portata all'attenzione di tutti i colleghi che non fanno parte della II Commissione e che possono non aver esaminato la documentazione che c'è dietro questo provvedimento.
La considerazione che volevo fare è che l'atteggiamento dell'Assessore a mio modo di vedere, è senz'altro positivo e va apprezzato, perché la sua richiesta in Commissione di contribuire a trovare quei criteri per scremare, per diminuire i provvedimenti, le opere da individuare e da porre nel piano stralcio triennale, dopo una breve e concitata discussione, ha ottenuto soltanto l'abbandono dell'aula da parte delle opposizioni.
L'Assessore Masaracchio ha ritenuto di portare ugualmente in aula il provvedimento per trasferire di fatto nella sede del Consiglio regionale quella discussione su questo provvedimento che non c'è stata, quel confronto necessario che è mancato nella sede opportuna, nella sua sede naturale che è la Commissione.
Le osservazioni che prima ha fatto il collega Chiezzi, ovviamente lecite da parte sua, non hanno tenuto conto, a mio parere, di queste ulteriori valutazioni. A fronte di un atteggiamento in quel momento ostativo di una parte dell'opposizione, l'Assessore ha semplicemente chiesto ai presenti, visto che il numero legale era ancora garantito, di votare il provvedimento; questo anche perché - ulteriore elemento di chiarezza - esiste una circolare (che ha semplicemente il valore di una circolare) di richiesta da parte dell'ANAS alle Regioni, e quindi anche al nostro Assessore che ha questa delega, per completare il provvedimento entro il 5 marzo. A questo punto, la data del 5 marzo non sarà rispettata non si tratta comunque di una scadenza di legge, bensì soltanto di un'indicazione. Si pensava di riuscire a rispettare questa richiesta formale da parte dell'ANAS, ma evidentemente non si è potuto.
E' chiaro che l'Assessore, tra la Commissione di una settimana fa e il Consiglio di oggi, ha valutato, d'intesa con i funzionari, di ritirare la deliberazione che destinava 545 miliardi, quanti ne erano previsti per la famosa decina di opere che erano state individuate come prioritarie fra le 41 (lo ricordo perché nell'accordo di programma si parlava di 41 opere per strade statali e di una dozzina per autostrade). Quindi, non avendo avuto il conforto per arrivare all'individuazione di un criterio di scelta, a fronte dei 149 miliardi - lo ricordava prima l'Assessore - che abbiamo disponibili oggi, ovviamente una qualche scelta va operata perché con una simile cifra si rischierebbe, tenendo conto anche di quello che ha detto l'VIII Commissione parlamentare nel suo documento dell'agosto 1995, di dare la precedenza a quelle grandi opere infrastrutturali che rischiano di non vedere il loro completamento e che a causa dei ritardi possono andare incontro a problemi di manutenzione. Con questa cifra, quindi, si sarebbe trattato di individuare uno, due o tre progetti di un certo rilievo, oppure una serie molto più numerosa di piccoli progetti, di piccole opere (relativamente piccole, naturalmente) da completare.
Mi pareva opportuno dire queste cose per definire la situazione nella quale ci siamo mossi nell'ambito della Commissione. Adesso l'Assessore chiede responsabilmente di riportare il provvedimento in Commissione: in quella sede lo riaffronteremo e faremo quello che si pensava, in modo un po' provocatorio visto l'atteggiamento dell'opposizione, di fare in aula oggi o al primo Consiglio utile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Ha fatto bene l'Assessore ad annunziare il ritiro della deliberazione che abbiamo discusso in Commissione perché era l'unica cosa ragionevole che poteva fare alla luce della discussione fatta in Commissione nella quale si criticava il fatto che non erano indicate delle priorità tra le decine di opere proposte per un ammontare di 1.800 miliardi circa e soprattutto alla luce della comunicazione, pervenuta proprio lo stesso giorno in cui si è tenuta la Commissione, dell'Amministratore straordinario dell'ANAS alla Regione Piemonte, che finalmente dà elementi di chiarezza e di certezza poiché indica le risorse destinate alla Regione Piemonte in 150 miliardi circa, di cui 120 per nuovi interventi e 30 miliardi per interventi atti a migliorare la sicurezza sulla rete esistente. Quindi ha fatto bene l'Assessore a prendere spunto dalla comunicazione dell'Amministratore delegato per proporci un percorso preciso, ragionevole e che io dico deve essere però rispettato, perché non possiamo permetterci il lusso di allontanare l'espressione del parere eccessivamente rispetto alla data del 5 marzo altrimenti potremmo anche correre il rischio di perdere queste risorse.
Ritengo pertanto che l'impegno non solo della Giunta, ma di tutto il Consiglio, debba essere quello di discutere ed approvare il nuovo provvedimento nella prossima seduta di Consiglio.
Certamente le risorse sono poche; la Giunta si deve assumere la responsabilità (io condivido quanto è stato detto dal collega Chiezzi e dal collega Saitta) di indicare delle priorità, fare delle scelte sulla base di criteri oggettivi. La Commissione parlamentare VIII con voto dell'agosto 1995 ha indicato alcuni di questi criteri; se li si applica ne discuteremo l'applicazione sia in Commissione che in Consiglio.
Voglio però rilevare altri due aspetti che mi sembrano interessanti della comunicazione dell'Assessore.
Il primo, laddove si richiama la convenzione stipulata con l'ANAS nel 1984. In base a questa convenzione l'ANAS si è impegnata a fare altre opere, con altre risorse. Quindi, chiedere all'ANAS il rispetto di quella convenzione, alla quale però la Regione deve concorrere con una quota parte dei contributi, significa incrementare le risorse destinate al Piemonte. E se in questo modo riusciamo a riportare in Piemonte i ribassi d'asta per le opere appaltate nel 1995, che ammontano ad alcune decine di miliardi complessivamente l'impegno finanziario per la rete stradale piemontese potrà superare i 150 miliardi che sono cosa molto esigua. Io mi auguro che a questa trattativa con l'ANAS l'Assessore vada agguerrito, in maniera tale da poter incrementare, con questo passaggio, le risorse a favore della nostra Regione.
Così pure mi pare apprezzabile l'impegno che ha preso l'Assessore di prospettare nel giro di alcuni mesi un quadro preciso delle priorità a livello regionale da cui attingere per la formazione del piano stralcio 1997/1999. Se ricordo bene dalla lettura che ha fatto l'Assessore della comunicazione dell'Amministratore delegato dell'ANAS, D'Angiolino, nella Commissione di giovedì scorso, l'ANAS ha anticipato la volontà di formare i nuovi piani (il piano triennale nella fattispecie) con criteri più precisi più certi, più trasparenti, rispetto a quanto non sia avvenuto in passato.
Evidentemente qui si tratta di adottare criteri oggettivi che devono coincidere il più possibile con quelli che proporrà l'ANAS. Occorre fare una discussione preventiva e l'Assessore si è impegnato a presentare queste proposte nel giro di pochi mesi, quindi la discussione si potrebbe fare prima delle ferie. Con questa fase istruttoria, quando arriverà dall'ANAS o dal nuovo Parlamento la richiesta di fare delle proposte, potremo essere preparati in maniera tale da non fare una discussione confusa e pasticciata, come purtroppo è avvenuto in occasione della deliberazione di cui l'Assessore ci comunica l'intenzione di ritirarla, sostituendola di fatto con una nuova deliberazione.
Concludo raccomandando all'Assessore di raccogliere nel frattempo, cioè nella fase di formazione del nuovo piano triennale 1997/1999, ogni informazione utile in merito all'attuazione dell'art. 2 della legge di accompagnamento della Finanziaria 1996, ossia la norma che stabilisce che la rete stradale del Piemonte sarà divisa in due grossi tronchi: una parte che resta di competenza ANAS e una parte che viene trasferita alla Regione perché verrà inserita una nuova categoria di strade che saranno appunto di competenza regionale. Nel momento in cui discuteremo le priorità dobbiamo sapere quali sono le strade di competenza regionale, per le quali dovremo intervenire noi, e quali le strade di competenza statale, per le quali possiamo chiedere i finanziamenti con il prossimo piano triennale.
Mi permetto di fare questo suggerimento in maniera tale che la prossima discussione, non quella che faremo sulla delibera di marzo, ma quella che faremo prima delle ferie presumibilmente, possa essere fatta sulla base di tutti gli elementi per poter, ripeto, lavorare in maniera più seria e più approfondita di quanto non abbiamo potuto fare in questa circostanza.



PRESIDENTE

Chiedo alla cortesia dell'Assessore di precisare la proposta che mi è parsa di ritiro del provvedimento e di presentazione di uno nuovo in Commissione.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Credevo che le affermazioni lette fossero sempre quelle meno equivocabili; invece mi accorgo che quando leggo sono equivocato e quando parlo a braccio non sono equivocato. Quindi rileggo, non preciso nient'altro che una rilettura: "di impegnarsi a predisporre una nuova proposta di deliberazione al Consiglio regionale da esaminare nella prima seduta utile previa discussione in II Commissione consiliare".
Io accolgo le osservazioni anche perché sono estremamente collaborative e con assunzione di responsabilità ancorquando vengano dall'opposizione o comunque dalla minoranza, però bisogna far rilevare una volta per tutte un elemento, tanto per fugare ciò che strumentalmente si va affermando in questi ultimi giorni, sia in Commissione che in Consiglio, di una mia incapacità e di una mia poca competenza a gestire politicamente gli affari dell'Assessorato, del composito Assessorato.
Voi sapete benissimo che c'è un'impostazione politica da parte degli Assessori e poi c'è una gestione attraverso la funzione e quindi la burocrazia. Allora mi chiedo se la competenza o l'incompetenza a volte sia dell'Assessore o di tutta una struttura che nel tempo si è creata in Regione, una struttura che in altri momenti ho definito anello di congiunzione tra la partitocrazia all'esterno e i potentati da un'altra parte, sempre all'esterno. E' un'affermazione pesante: la riprendano i giornali; portino anche questo scandalo alla pubblica opinione. L'altra volta, forse nell'ultimo Consiglio, ho detto che non mancano persino - nel proprio diritto civile, per l'amor di Dio - funzionari e dirigenti che sono Consiglieri comunali, Consiglieri provinciali oppure addirittura componenti di partito. Mi chiedo quanto della impossibilità o della incapacità dell'Assessore possa essere riscontrata nelle pieghe delle difficoltà dell'Amministrazione, ma a parte questa considerazione, che spero i giornali vogliano portare fuori e che è non leggera ma pesante, tranne che non si voglia parlare di un vuoto cartesiano dove anche il peso diventa leggero, basta premere da una parte...



(Commenti del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Assessore, nessuno ha posto all'argomento valutazioni negative nei suoi confronti.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

E' stato chiesto, in Consiglio come in Commissione, che l'Assessore si dimetta per incapacità.



CHIEZZI Giuseppe

Si può avere il testo scritto?



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri a non disturbare.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

C'è sempre possibilità di aprire il dibattito e ognuno dica la sua quando chiede la parola. A parte queste considerazioni, che comunque andavano fatte in sede di Consiglio una volta per tutte, diciamo pure che tanto di pasticciato non c'è in questa deliberazione. Io ho accolto ciò che mi è stato non dico suggerito, ma presentato come opportunità. In questa deliberazione, che la Giunta ritira, le priorità, che non sono determinate in ordine di classificazione, sono comunque indicate nell'ordine dello stato dell'arte di tutta la struttura della viabilità nella progettazione esistente o non esistente, finanziata o non finanziata, finanziabile o non finanziabile.
Cosa avevo chiesto io alla Commissione, dopo aver ottenuto il consenso della Giunta? Che anziché fare una proposta determinata, come se nelle utilità o nelle opportunità della maggioranza ci fosse un'individuazione irreversibile, perché poi le maggioranze quando vogliono funzionare funzionano a colpi di voto e quindi avere l'opposizione in Commissione per dire "questa priorità non va, creiamone un'altra", onde scavalcare tutto l'inghippo, cavalcando la tigre, avevo detto che ci sono degli argomenti che determinano la possibilità di talune priorità in sede di Commissione insieme scegliamo le priorità che siano compatibili con quanto è scritto in delibera.
Se poi si vuole intendere che la deliberazione sia pasticciata intanto in quanto il vecchio stralcio non è più attendibile nell'attualità delle cose perché dal Governo attraverso l'ANAS ci vengono indicate nuove strade da perseguire, allora certamente tutto il vecchio stralcio è uno stralcio pasticciato o, meglio, non è attendibile alla data attuale delle cose. Ma per non allarmare più di tanto si tenga conto che nella delibera c'è tutto un elenco di opere che noi abbiamo definito come prospetto di interventi cantierati o cantierabili in corso di appalto o di soluzione extragiudiziale del contenzioso amministrativo, ex art. 6 DL n. 498/95 comunque finanziati con altri fondi, che è fuori dall'attesa della spesa dei 149 miliardi e che talune altre opere con il ribasso d'asta piuttosto considerevole (una con il 31%, l'altra con il 34%) sono opere che sono state già cantierate. E' nell'ambito di tutto ciò che rimane che bisogna individuare - adesso che mi pare ci possa essere un consenso più vasto di quanto non sia quello rappresentato dalla maggioranza - delle priorità che siano nella credibilità delle emergenze che nel frattempo sono subentrate.
Per quanto riguarda gli interventi cantierabili da finanziarsi in quanto opere necessarie per continuità e funzionalità con lotti già eseguiti e per problemi di sicurezza il mantenimento delle opere da realizzare (si tratta di quattro strade statali: n. 231, n. 232, n. 338 e n. 590), nel caso in cui questo gruppo non debba rientrare ancorquando si tratti di strade che hanno avuto lotti già realizzati nelle priorità rientra nel giudizio politico del Consiglio, della Commissione, dei Consiglieri, stabilire se queste non sono priorità. Si poteva stabilirlo persino in sede di Commissione, ma è anche vero che i colleghi Consiglieri hanno tutto il diritto di chiedere se la struttura burocratica ha esperito ulteriori elementi di valutazione quali per esempio la mobililtà, le emergenze, nuovi punti neri. Le strutture della Regione non sono state in condizione di dare ragione a questa reiterata richiesta, ragion per cui da quattro mesi e mezzo l'Assessore non è in condizioni di portare una delibera ben precisa. Ma non perché l'Assessore sia politicamente incapace bensì perché la struttura non ha dato gli strumenti operativi che i Consiglieri, opportunamente, quelli interessati sul piano delle competenze specifiche e comunque dell'attenzione specifica che hanno su queste problematiche, hanno di volta in volta indicato come elementi di assoluta priorità! Ringrazio i colleghi intervenuti. Sono certo che il Consiglio vorrà accettare questa nuova determinazione e garantisco - in questo caso il sottoscritto sarebbe disposto a mettere a disposizione il proprio mandato di Assessore - che nell'arco di 15 giorni al massimo si potrà avere un nuovo testo con delle indicazioni categoricamente precise su cui discutere e quindi chiedere l'approvazione prima in sede di Commissione e poi di Consiglio.



PRESIDENTE

Prendiamo dunque atto delle dichiarazioni dell'Assessore Masaracchio: la proposta di deliberazione viene ritirata.
Ha chiesto ancora la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Non intervengo sul contenuto; va bene che la proposta venga ritirata d'altronde l'abbiamo chiesto come minoranza. Chiedo soltanto al Presidente del Consiglio di valutare attentamente, se non l'ha fatto poco fa, ciò che ha detto l'Assessore in relazione ai giudizi negativi dati sul personale.
L'Assessore ha fatto delle affermazioni molto gravi: si è riferito al fatto che alcuni incidenti derivano dall'incapacità della struttura burocratica.
Allora, è bene sapere se l'Assessore conferma queste cose e se sono vere quali interventi ha assunto e che cosa intende fare. E' ora di finirla che ogni tanto qualche Assessore, è già successo con l'Assessore al bilancio quando c'è qualche problema dica che è colpa dei funzionari! Siccome ci sono delle responsabilità politiche precise, delle priorità ed è un problema politico, credo che gli Assessori prima di fare un'affermazione di questo tipo debbano essere ben attenti.



PRESIDENTE

Consigliere Saitta, andiamo oltre.



SAITTA Antonino

L'Assessore ha detto queste cose. Probabilmente non è stato ascoltato ma ha fatto delle affermazioni gravissime!



PRESIDENTE

E' stato ascoltato con attenzione e c'è comunque la registrazione. La proposta di deliberazione viene ritirata, la Giunta formalizzerà questa proposta di ritiro e presenterà un nuovo provvedimento. L'argomento perci verrà ripresentato in Commissione. Non apriamo alcun dibattito su questo.
Le dichiarazioni che sono state fatte sono registrate, l'Assessore si fa carico delle dichiarazioni che ha fatto e se riterrà che ci siano dei provvedimenti disciplinari ed organizzativi da adottare li proporrà nelle sedi competenti, cioè nelle sedi di Giunta.
L'argomento è chiuso. Sulle dichiarazioni dell'Assessore non si apre alcun dibattito.



(Il Consigliere Cavaliere chiede di intervenire)



PRESIDENTE

La deliberazione è stata ritirata. Il punto è ritirato, non esiste più.
Con il ritiro della proposta di deliberazione l'argomento non è più all'o.d.g. Già l'Assessore ha voluto anticipare alcune linee guida sull'argomento. Non voglio adottare provvedimenti di particolare dirigismo ma non c'è materia di discussione.



(Il Consigliere Cavaliere chiede nuovamente di intervenire)



PRESIDENTE

Lei è contrario al ritiro? Ma è un problema dell'Assessore. Quando la proposta di deliberazione viene ritirata non si interviene più.
Non intervenga sulle dichiarazioni; sul ritiro non c'è alcun atto formale da adottare.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente, io non sono qui per suo piacere. Abbiamo esaminato poc'anzi un punto all'o.d.g.: è stata presentata una deliberazione con la determinazione da parte dell'Assessore di rinviare la stessa in Commissione per ridefinirla. E' giusto?



PRESIDENTE

No, Consigliere Cavaliere, lei era disattento. L'Assessore ha ritirato il provvedimento a nome della Giunta, pertanto la proposta di deliberazione non esiste più.



CAVALIERE Pasquale

Esatto, Presidente.



PRESIDENTE

Non è una volontà da sottoporre all'esame del Consiglio.



CAVALIERE Pasquale

Anche se la deliberazione non esiste più per le motivazioni abbastanza argomentate e di un certo rilievo che ha dato l'Assessore, penso sia comunque possibile esprimere giudizi e chiedere delucidazioni. E' del tutto legittimo che si ritiri un provvedimento per i motivi enunciati dall'Assessore, però penso si possa riflettere, discutere e dialogare. Nel momento in cui si fa una comunicazione, perché di questo si tratta, credo si possa e si debba permettere di intervenire.



PRESIDENTE

Non sono d'accordo su questa interpretazione in quanto gli interventi dei Consiglieri erano sulla proposta di deliberazione. Il ritiro della deliberazione non deve essere sottoposto a valutazione del Consiglio. E' una premessa, perciò questo punto è esaurito.
La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Come fa l'Assessore a mantenere l'impegno, che ha assunto in questa sede, di presentare nel giro di 15-20 giorni una nuova deliberazione, con le caratteristiche enunciate, se dà sulla struttura il giudizio di inefficienza e di inaffidabilità che ha prima espresso?



PRESIDENTE

Questo argomento non è all'o.d.g.; l'Assessore ha fatto delle dichiarazioni, ha ripetuto che se ne fa carico, come è ovvio; valuteremo successivamente se non presenterà la documentazione.
Chiedono di intervenire nell'ordine i Consiglieri Chiezzi, Ghiglia e Riba.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Il problema è che l'Assessore, quando si è giunti al punto all'o.d.g. relativo a questa deliberazione, ha svolto un'ampia relazione e solo alla fine della stessa ha comunicato l'intenzione di presentare successivamente un'altra deliberazione. A me pare che, dato che c'è stata una lunga relazione da parte dell'Assessore, anche sulla comunicazione finale in merito all'intenzione di ripresentare la deliberazione, sia da concedere ai colleghi Consiglieri la possibilità di interloquire con tale relazione, relazione che si è conclusa con un'ipotesi di ritiro della deliberazione, e che quindi non debba essere fermato il dibattito. Si potrebbe pensare di fermare il dibattito se, una volta giunti a quel punto dell'o.d.g., l'Assessore non lo commenta e lo sfila immediatamente dall'o.d.g.
A quel punto si potrebbe discutere dell'inopportunità di qualsiasi discussione, ma in presenza di un'illustrazione della deliberazione mi sembra troppo costrittivo per l'aula impedire a chiunque di commentare quanto l'Assessore ha detto in un lungo intervento.



PRESIDENTE

Non è costrittivo, è semplicemente un'esigenza per il buon funzionamento dei lavori. L'Assessore ha ritenuto di motivare in modo articolato la proposta di ritiro che, ripeto, non deve essere sottoposta a votazione.
L'argomento è chiuso. L'aula può sempre intervenire, ma non su una proposta di deliberazione che al momento non è più all'o.d.g.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, io rinuncio all'intervento, perché sono ligio al Regolamento dell'aula, però pretenderei che lo stesso fosse fatto applicare, altrimenti questo diventa un club e io se desidero frequentare un club vado da un'altra parte.



PRESIDENTE

Sicuramente il Regolamento sarà fatto rispettare.
Il Consigliere Riba rinuncia all'intervento e si dichiara soddisfatto?



RIBA Lido

Rinuncio all'intervento.



PRESIDENTE

La ringrazio.


Argomento: Varie

Esame ordine del giorno n. 157 relativo all'istituzione di un Osservatorio sul fenomeno usura


PRESIDENTE

Ieri è stato iscritto all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 157 relativo all'istituzione di un Osservatorio sul fenomeno usura. Tale documento ha ottenuto le firme dei Consiglieri Vaglio, Deorsola, Casari, Cotto Montabone, Burzi, Ghiglia, Chiezzi, Papandrea, Marengo, Spagnuolo Ferraris, Rubatto, Dutto e Peano.
Vi chiedo di approvarlo perché credo che questo tipo di impegno da parte del Consiglio sia estremamente da sostenere.
Lo pongo pertanto in votazione nel testo seguente: "Preso atto della gravità del fenomeno usura che recenti processi e notizie di stampa hanno drammaticamente evidenziato anche nella nostra Regione; fenomeno che coinvolge ormai un vastissimo numero di persone considerato necessario acquisire il maggior numero di utili informazioni per cercare di quantificare le dimensioni del triste fenomeno il Consiglio regionale del Piemonte impegna il Presidente del Consiglio regionale ad istituire un Osservatorio sul fenomeno usura coinvolgendo: 1) le Associazioni di categoria dei: Commercianti Artigiani Coltivatori diretti Piccole Medie Imprese Casalinghe.
2) Fondi Antiusura.
3) Forze dell'Ordine (Guardia di Finanza, Questura, Carabinieri)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame progetto di legge n. 48: "Integrazioni alla L.R. 23/3/1995, n. 38 'Disciplina dell'agriturismo'" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 48, di cui al punto 10) dell'o.d.g.
La parola all'Assessore Angeleri.



ANGELERI Antonello, Assessore al turismo

Vorrei fare una proposta. Visto che ci sono alcuni problemi in ordine alla normativa nazionale e quindi di compatibilità rispetto a quanto proposto più che legittimamente dal proponente, richiederei prima dell'esame in aula un parere da parte del nostro Ufficio legale perch ritengo che il parere espresso dagli uffici non sia sufficiente sotto questo aspetto e quindi necessiti di una valutazione più approfondita.
Se è possibile, richiedo questo parere da parte dell'Ufficio legale, e poi sulla scorta dello stesso si potrà procedere alla discussione. Mi pare che il proponente concordi su questa tesi.



PRESIDENTE

La proposta dell'Assessore - se ho inteso bene - è di un ritorno in Commissione per ulteriore approfondimento.
Sentiamo la relatrice, Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela, relatrice

Accetto la proposta dell'Assessore di acquisire un parere legale per questa proposta di legge. Avremmo potuto pensarci prima; comunque un parere legale aiuterà senz'altro ad approfondire meglio il tutto. Avrei preferito un parere politico, però l'Assessore ha detto che questa proposta tornerà nuovamente in Consiglio e quindi si discuterà politicamente di essa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, secondo me questa cosa è improponibile. Poi fate come volete! Sono questioni della maggioranza; per noi non possiamo fare da comprimari su queste vicende! Ve lo diciamo in modo assolutamente franco. Questa cosa è stata discussa in Commissione: in quella sede la Giunta era presente, come è stata presente in tutta la parte istruttoria. Naturalmente chiedo alla Presidenza del Consiglio di considerare se la procedura è stata corretta oppure no. Ma poiché è stata assolutamente corretta - vi tolgo dall'imbarazzo - la questione è all'o.d.g. e non credo che possa essere ritirata da nessuno, perché non è un provvedimento di Giunta, è un provvedimento proposto da alcuni Consiglieri e come tale deve essere esaminato per un supplemento di parere legale.
Colleghi, qui si tratta di rispettare il Consiglio nella sua funzione.
Non nascondiamoci dietro a un dito. Io so benissimo che questa deliberazione è stata portata in Consiglio ai sensi del Regolamento ancorché respinta dalla maggioranza della Commissione, e proprio per questa ragione abbiamo esperito una procedura che è assolutamente perfetta in termini regolamentari. Come Presidente della Commissione non posso accettare una procedura che non ritengo assolutamente proponibile.
Dal punto di vista politico ritengo che una situazione di questo genere ci mette in forte imbarazzo. Chiedo anche al relatore di considerare questo aspetto perché il relatore è stato nominato dalla Commissione. Il fatto che ritenga eventualmente di aderire ad una proposta di non discussione apre una questione procedurale sulla quale io interpello la Presidenza del Consiglio, ma non ritengo che ci possano essere delle posizioni unilaterali di adesione o di ritiro quando si è relatori su una materia. Se poi devo aggiungere, aggiungo, ma abbiate pazienza, non siamo disposti a fare i comprimari su queste questioni.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Riba che è anche Presidente della III Commissione.
Devo solo riferire, per notizia del Consiglio, che proprio con lettera a firma del Presidente della III Commissione, Riba, viene comunicato che in data 30/1/1996 la Commissione ha respinto a maggioranza la proposta di legge n. 48. Hanno espresso voto favorevole: Patto dei Democratici, PDS Rifondazione Comunista e CDU. Ha espresso voto contrario il Gruppo AN. Si sono astenuti: Forza Italia, Federalisti, Lega Nord.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non intendo affatto discutere la tesi sostenuta dal collega Riba sulla legittimità della procedura seguita in III Commissione.
Peraltro non sono neanche così stupito che avvenga che di provvedimenti rilasciati, approvati o meno, da una Commissione, in aula si discuta poi la legittimità giuridica.
Ieri, come il collega Riba sa e come i colleghi che erano presenti ricorderanno, abbiamo lungamente discusso, nell'ambito di un progetto di legge, un'anticipazione del piano territoriale e se questa anticipazione rilasciata correttamente dalla II Commissione, fosse o meno giuridicamente legittima.
Ora, prendendo atto che l'Assessore sostiene che esiste la necessità di un approfondimento legale, che questo approfondimento legale possa avvenire, tenuto conto di esso nell'ambito della III Commissione, e da lì ritornare regolarmente in Consiglio, posso al limite convenire sulla non consuetudine, sulla non frequenza di tale procedura, ma è esattamente identica a quella che ieri il collega Chiezzi sosteneva nell'ambito dell'art. 20 come anticipazione del PTR regolarmente rilasciato dalla II Commissione e in questa sede, senza che nessuno avesse nulla da eccepire abbiamo lungamente discusso se fosse o meno giuridicamente ammissibile.
Quindi, non ci vedo niente di strano rispetto a ciò che ieri abbiamo discusso.
Per cui, per quanto mi riguarda, mi associo alla proposta dell'Assessore Angeleri di rimandare il testo in III Commissione e discuterlo previa acquisizione di un parere legale definitivo da parte degli uffici competenti.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Casoni, voglio solo precisare che nessuno ha messo in discussione la legittimità e la regolarità del lavoro svolto dalla III Commissione. Se ho inteso bene c'è da parte di alcune forze politiche una proposta di emendamento stravolgente che sta venendo fuori, ancorché non formalizzata, il che renderebbe possibile la valutazione del Consiglio sul rinvio o meno in Commissione.
Prego, Consigliere Casoni.



CASONI William

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, volevo ricordare ai Consiglieri l'iter che si è svolto nella III Commissione. Il collega Riba giustamente ha detto che questa proposta di legge è stata lungamente discussa ed è stata respinta dalla III Commissione. Tra l'altro sono arrivate delle audizioni scritte e tutte hanno fatto sorgere questo dubbio.
Sorge un forte dubbio di legittimità, in quanto questo provvedimento si porrebbe in contrasto con la legge quadro nazionale n. 730/85. Se poi entreremo nel merito, io farò il mio intervento e dirò quali sono i punti che, secondo me, possono metterne in discussione l'approvabilità da parte degli organi superiori al Consiglio regionale.
L'Assessore ha fatto una richiesta che la proponente ha accettato. Noi concordiamo con questa proposta, perché se dobbiamo discutere di un provvedimento dobbiamo essere sicuri che non ne discutiamo a vuoto in Consiglio oggi.



(Interruzione del Consigliere Riba)



CASONI William

Un relatore che è stato comunque il proponente iniziale.
Questa è una formalità, però lei sa meglio di me che la Consigliera Cotto ha proposto questa legge, che la Commissione l'ha respinta e nonostante questo, su richiesta della Consigliera Cotto abbiamo approvato che venisse comunque discussa in aula. Mi parrebbe però giusto verificarne la legittimità giuridica: solo questo, ed è quello che ha chiesto l'Assessore e che la Consigliera Cotto ha approvato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non entro nel merito delle valutazioni politiche rispetto a questo provvedimento perché c'è stata una richiesta di rinvio in Commissione.
Di conseguenza, come è capitato in tante altre occasioni, avendo esaminato la Commissione questa materia e non essendone uscita con il voto positivo, ed essendo tra l'altro materia che non ha volontà di immediatezza, in quanto tende a normare meglio una legge che peraltro avevo proposto io, ritengo che non sia una proposta assurda quella di un approfondimento soprattutto dal punto di vista della legittimità dell'accordo.
Sulle valutazioni politiche non entro adesso nel merito, lo farò nel momento in cui questa proposta tornerà in aula. I dubbi di legittimità sono quelli del contrasto con la legge nazionale, se ho capito bene.



PRESIDENTE

La proposta deve essere formalizzata. Se la richiesta cui faceva riferimento l'Assessore Angeleri si riferisce all'art. 81 del Regolamento occorre un emendamento che renda necessaria ed opportuna un'ulteriore istruttoria.
Ha chiesto nuovamente la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, volevo solamente ricordare che basta leggere quanto ci hanno segnalato non altri organi, ma le organizzazioni da noi consultate: tutte, nessuna esclusa! Leggo quella della Confagricoltura, perché si può dire che sono una la fotocopia dell'altra: "Le integrazioni alla L.R. n. 38/95, contenute nella proposta di legge regionale n. 48, sono assolutamente incompatibili con il quadro di riferimento normativo dell'attività agrituristica. Infatti, stando a quanto disposto dall'art. 2, primo comma, della legge n. 730/85, testualmente ripreso dall'art. 2 della L.R. n. 38/95: 'agli imprenditori agricoli, di cui all'art. 2135 del Codice Civile, singoli od associati, è consentito l'esercizio dell'agriturismo' attraverso l'utilizzazione della propria azienda in rapporto di connessione e complementarietà rispetto alle attività di coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento del bestiame che devono comunque rimanere principali".
Questo è il principio della legge quadro nazionale. Con questo provvedimento si permette che le cantine sociali possano fare l'agriturismo. Non mi sembra che le cantine sociali abbiano come attività principali la coltivazione del fondo, la silvicoltura o l'allevamento del bestiame. Quindi, mi sembra legittima la richiesta che è stata fatta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellion.



BELLION Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le osservazioni fatte poc'anzi dal Consigliere Casoni credo che non possano assolutamente trovare consistenza nella proposta di legge.
Dico questo anche perché se così fosse, collega Casoni, noi avremmo una legge regionale che disciplina l'agriturismo che entrerebbe anch'essa in questa sfera.
All'art. 2, la nostra legge regionale, infatti, sottolinea come siano considerati imprenditori agricoli ed associati (quelli a cui poi è consentito l'esercizio dell'attività agrituristica): "a) le società cooperative agricole".
Ciò vuol dire che, per legge regionale, le società cooperative agricole sono considerate imprenditori agricoli nel quadro della legge quadro nazionale, altrimenti, se così fosse, noi la legge regionale non l'avremmo mai avuta! Siccome ciò è consentito dalle stesse nostre leggi regionali, che sono state approvate in sede di Commissario del Governo nel passato, ritengo che questa osservazione non stia in piedi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Signor Presidente, partendo dalla considerazione che si vuole sempre seguire il Regolamento, seguiamolo anche oggi! Ieri è stato presentato un emendamento sul quale è stata svolta una votazione; preparino quindi l'emendamento, è inutile stare qui a disquisire giuridicamente se una cosa è più giusta di un'altra, si presenti questo emendamento e si voti il rinvio in Commissione.
Le altre discussioni sono tutte belle parole che si possono dire: uno la pensa in un modo, uno in un altro, ma ci ritroviamo sempre nella stessa posizione.
Condivido quanto ha detto il Consigliere Bellion. Giuridicamente non credo che sia impossibile. Sarebbe più opportuno - credo lo dicano anche le Associazioni di categoria - che le cantine sociali avessero la licenza commerciale, perché sono comunque cooperative a tutti gli effetti.
Chiedo quindi che si presenti l'emendamento e si voti su di esso.



PRESIDENTE

La proposta del Consigliere Angeli riassume quanto avevo cercato di dire prima ed è assolutamente corretta.
Mi perviene in questo momento l'emendamento, firmato dai Consiglieri Ghiglia e Toselli, che recita: - l'art. 1 viene abrogato.
E' un emendamento che sicuramente richiede un'ulteriore istruttoria in Commissione.
L'art. 81 del Regolamento recita: "1. Il Consiglio può rinviare alla Commissione l'esame dell'intero testo o di singoli articoli quando gli emendamenti proposti rendano necessaria ed opportuna un'ulteriore istruttoria.
2. La Commissione riferisce al Consiglio entro il termine da questo stabilito. Se gli emendamenti comportano maggiori spese o minori entrate l'intero progetto deve essere rinviato anche all'esame della Commissione Programmazione e Bilancio".
Ricordo che questo comportamento è lo stesso tenuto ieri dal Presidente Picchioni, quando in presenza di più emendamenti ha deciso, con il consenso dell'aula, di rinviare in Commissione un progetto di legge.
In base all'art. 81 il Consiglio deve pronunciarsi, avendo la possibilità di rinviare in Commissione l'esame dell'intero testo ritenendo necessaria un'ulteriore istruttoria.
Pongo dunque in votazione tale proposta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il rinvio è approvato con 30 voti favorevoli, 12 contrari e 1 astensione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 94 relativo al progetto di costruzione di un impianto di termodistruzione di rifiuti industriali speciali a Verrone (BI) - (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame dell'ordine del giorno n. 94 presentato dai Consiglieri Bortolin, Montabone, Burzi, Ferrero, Spagnuolo, Marengo Rubatto, Rosso, Griffini, Pichetto, Ghiglia, Cavaliere, Rossi, Ferraris Deorsola e Chiezzi, di cui al punto 17) dell'o.d.g.
La parola al Consigliere Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Eravamo d'accordo già in una precedente riunione dei Capigruppo che l'aula avrebbe rinviato l'argomento per un pre-esame alla V Commissione.



PRESIDENTE

Se l'aula acconsente, rinviamo l'ordine del giorno n. 94 in V Commissione.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame ordini del giorno n. 73 e n. 106 relativi alla necessità di adeguare le norme in materia urbanistica alle mutate condizioni socio-economiche attraverso l'approvazione di un nuovo documento urbanistico regionale


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 73 presentato dai Consiglieri Ferraris, Peano e Saitta, di cui al punto 18) dell'o.d.g.
La discussione di questo documento comprende anche quella sull'ordine del giorno n. 106, presentato dai Consiglieri Burzi, Montabone, Deorsola Ghiglia e Vaglio, il quale tratta analoga materia.
La parola al Consigliere Saitta per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 73.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'ordine del giorno che abbiamo presentato è di una certa articolazione in quanto, oltre ad indicare una procedura, ha anche un contenuto per compiere qualche passo verso una nuova legislazione urbanistica.
Il tema mi pare di grande importanza, per cui utilizzerò tutto il tempo che il Regolamento mi consente per poterlo illustrare.
Noi sostanzialmente presentiamo una proposta di revisione completa e totale della legge urbanistica n. 56. Abbiamo anche allegato all'ordine del giorno un documento che esprime, pur se in termini sintetici, l'obiettivo che ci poniamo, cioè quello del passaggio dal vincolo al "non fare" alla condizione "a fare", cioè il passaggio dall'attuale legge n. 56 ad una nuova legge.
Il percorso che noi suggeriamo per giungere ad una nuova legge è duplice, e ci pare anche abbastanza semplice. Riteniamo che anziché porre le mani alla legge n. 56 così come sta avvenendo per piccole varianti, sia importante che il Consiglio regionale e non soltanto la Giunta, attraverso l'Assessore, definisca gli obiettivi di fondo che si vogliono raggiungere con una nuova legge urbanistica regionale, sempreché il Consiglio decida di modificare la legge urbanistica regionale.
Il secondo percorso che noi proponiamo è che la Regione assegni ad un gruppo di lavoro, di indiscussa competenza urbanistica e giuridica, il compito di trasformare gli obiettivi in progetto di legge entro un tempo definito, che noi abbiamo indicato in nove mesi. La Giunta ha già in parte provveduto ad individuare un gruppo di urbanisti e di giuristi per una nuova legge urbanistica, però non ha proceduto a definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere, cioè non ha definito bene il compito che deve svolgere questo gruppo di lavoro. Pertanto sottolineiamo che ciò che ha fatto la Giunta non corrisponde, secondo noi, ad una procedura corretta: che senso ha incaricare un gruppo di lavoro per modificare la legge n. 56 se di questo gruppo di lavoro non vengono definiti gli obiettivi? Obiettivi che non possono essere soltanto di competenza della Giunta o dell'Assessore, ma debbono essere obiettivi di tutto il Consiglio regionale, questo perché una nuova legge urbanistica è un fatto importante.
Se si procede in questo senso, cioè su una strada diversa rispetto a quella seguita dall'Assessore, credo che entro un anno sia possibile avere la proposta di una nuova legge urbanistica ampiamente condivisa: se gli obiettivi sono condivisi dal Consiglio regionale la procedura sarà molto più veloce.
La nostra proposta non è un articolato, ma un documento che nasce da una valutazione degli effetti non sempre positivi della legge urbanistica n. 56 voluta nel 1977 dal prof. Astengo.
La legge n. 56 ha avuto il grande merito, che credo sia doveroso riconoscere, di aver consentito in questi anni la tutela del territorio; ha consentito a tutti i Comuni di dotarsi del Piano regolatore, quindi è un fatto estremamente positivo. Ciò nonostante la legge n. 56 è stata sempre aspramente criticata per la sua pretesa di controllare dal centro, a livello regionale, ogni atto urbanistico locale. Questa è stata una critica consueta, continua da parte dei Sindaci, ed è stata anche criticata la legge n. 56 fin dal suo inizio, e ancora oggi, per aver intralciato, con numerosi vincoli, molti dei quali di carattere formale, lo sviluppo del settore. Questa è una critica che è pervenuta e continua a pervenire dagli imprenditori edili.
Noi non concordiamo sul fatto di procedere ad un piccolo aggiustamento della legge n. 56, perché tale legge nel tempo ha subìto tante modifiche (per l'esattezza tredici), ma sull'impianto originario frutto della cultura degli anni '70 che non è stato assolutamente scalfito.
Non per nulla gli amministratori comunali non accettano di essere considerati dalla Regione minorenni sotto tutela nella gestione del territorio, perché tutti gli atti urbanistici, dal Piano regolatore alla più banale modificazione, alla più piccola variante, sono soggetti al controllo regionale. Gli amministratori sappiamo che ritengono assurdi i tempi che la Regione impiega per esercitare i controlli di merito sul Piano regolatore (il tempo medio è di venti mesi), a cui devono sommarsi altri quindici mesi per le controdeduzioni comunali. Recentemente la Commissione tecnico-urbanistica ha esaminato il Piano regolatore del Comune di Chieri che ha avviato la procedura per la formazione del Piano addirittura nel 1986, tempi veramente assurdi.
In ogni caso non possiamo ignorare il fatto che tutti gli amministratori comunali si chiedono che senso abbia impiegare cinque o sei anni e tante risorse per predisporre un Piano regolatore che nel momento della sua attuazione spesso è superato e quindi da revisionare. Si chiedono e ci chiediamo perché gli Enti locali debbano sottoporre le loro decisioni alla Regione che non si è mai dotata di un suo Piano territoriale che dovrebbe essere l'unico strumento legittimo sulla base del quale esercitare i controlli. Ci chiediamo, e tutti si chiedono, come mai il Comune di Torino e quello di Rosta debbano produrre gli stessi elaborati per dotarsi del Piano regolatore.
Questi limiti sono stati tutti censiti e sistematizzati nella ricerca condotta dal Politecnico di Torino sull'applicazione della legge n. 56/77 ricerca fatta per conto della Regione, i cui risultati furono presentati a marzo dello scorso anno in un apposito convegno. In quella occasione il prof. Ognibene, che fu il coordinatore della ricerca, concluse il suo intervento ponendo un nodo di carattere politico al quale il Consiglio regionale deve dare una risposta. Diceva il prof. Ognibene che la struttura della legge si è dimostrata molto solida e frutto di una logica non facilmente scalfibile, tuttavia il tempo, le condizioni economiche, di mercato, i fenomeni territoriali, lo sviluppo, la pianificazione territoriale, l'evolversi delle discipline della struttura stessa della Regione, hanno contribuito a far emergere gli aspetti più datati della legge e la necessità di cambiamenti.
Sono considerazioni che noi condividiamo totalmente e che lasciano irrisolto un problema la cui soluzione è esclusivamente politica. Problema politico che può essere sintetizzato in un interrogativo: quale strada scegliere per la revisione della legge n. 56/77? Quella più moderata della continuità o quella più radicale del cambiamento? Ho la sensazione che la maggioranza, la Giunta, voglia seguire la strada più moderata della continuità. La proposta avanzata recentemente di una modifica della legge n. 56 per la parte relativa alle varianti non varianti, mi pare quella delle modificazioni marginali e non quella di un radicale cambiamento.
La nostra opinione è per un radicale cambiamento e chiediamo un pronunciamento complessivo da parte del Consiglio, soprattutto di alcune forze politiche, in modo particolare di Forza Italia, che hanno posto questo problema in termini non secondari durante la campagna elettorale.
E' chiaro che la strada di un radicale cambiamento è un obiettivo ambizioso.
Riteniamo, in sostanza, che l'esperienza degli aggiustamenti normativi di questi anni non sia più perseguibile, perché ha dimostrato in modo inequivocabile che quando si fanno degli aggiustamenti marginali non si riescono ad innestare modifiche sostanziali sulla logica dirigistica della legge n. 56, oppure si producono degli effetti contraddittori, perché la legge n. 56 ha una sua completezza ed una sua logica.
Per esemplificare, si potrebbe anche pensare di studiare una modifica dei tempi per l'esame dei Piani regolatori o delle varianti o per procedure in genere, ma queste modifiche sarebbero una norma scritta sulla sabbia inapplicabile, così come non è applicabile l'attuale legge n. 56 sulle procedure e sui tempi, perché i controlli regionali sono sempre molto lunghi, perché non sono controlli di compatibilità con un Piano territoriale regionale, ma controlli puntuali e precisi. Quindi, anche un'ipotesi di riduzione dei tempi per l'esame degli strumenti urbanistici sarebbe una modifica sicuramente non applicabile da parte della struttura.
La nuova legge, secondo noi, deve essere finalizzata a consentire alla Regione di programmare, affidando ai poteri decentrati, cioè alle Province ed ai Comuni, il controllo e la gestione del territorio sulla base di un criterio di compatibilità e di coerenza. La chiave di volta di una nuova legge urbanistica deve essere la legge n. 142/90 che consente di esaltare i poteri decisionali sia della Provincia sia dei Comuni. Proponiamo di smontare questo apparato, questo controllo regionale; non immaginiamo un processo a cascata, dove c'è la Regione che controlla le Province, e le Province che controllano i Comuni, ma un'articolazione di reciproche responsabilità e di reale autonomia dei diversi livelli degli Enti locali.
Chiediamo una nuova disciplina urbanistica per tutto il Piemonte.
Nel documento abbiamo specificato e sviluppato le caratteristiche che deve avere la nuova legge urbanistica, ma desidero indicare, in termini molto sintetici, anche alcuni obiettivi.
Il primo obiettivo è che la disciplina urbanistica deve andare oltre alcuni ideologismi degli anni '70 ed oltre alcuni miti; la trasformazione del territorio piemontese deve essere orientata al benessere della gente mediante lo strumento dello sviluppo economico, e alla condizione della qualità ambientale, che ci sembra un vincolo essenziale.
Rispetto alla legge n. 56, chiediamo che le attese delle famiglie e degli imprenditori non debbano più essere adattate alle previsioni del piano; occorre invece adattare le previsioni del piano alle attese delle famiglie e degli imprenditori.
Secondo obiettivo: centralità dell'autonomia locale oltre il centralismo regionale. Deve essere garantita la piena affermazione dell'autonomia delle Province e dei Comuni per eliminare il centralismo regionale. La Regione dovrà formare il proprio programma di sviluppo, le Province lo tradurranno in Piani territoriali ed i Comuni infine amministreranno ognuno il proprio territorio in piena autonomia di scelte alla sola condizione che queste siano coerenti con i piani provinciali ed i piani regionali. La verifica delle coerenze dovrà essere preventiva e non più successiva, e questa competenza deve essere delegata alla Provincia.
Terzo obiettivo: la qualità ambientale deve essere una condizione essenziale e centrale nelle trasformazioni territoriali. La legge n. 56/77 voleva proteggere il territorio per mezzo di vincoli a "non fare". La nuova legge dovrà sostituire a questo principio quello della condizione "a fare".
Pertanto nessun intervento potrà essere ammesso se degrada l'ambiente, ed analogamente nessun intervento potrà essere impedito se lo migliora nel rispetto della disciplina urbanistica. La tutela della qualità ambientale non deve significare soltanto la protezione dei "beni eccezionali": i centri storici sono da tutelare, ma è anche necessario qualificare le periferie.
Un altro obiettivo è quello di definire nuovi standard per garantire la qualità dei servizi. L'Assessore ci ha proposto una modifica degli standard quantitativi; noi proponiamo di fare un passo in più. La domanda di qualità nell'abitazione, nei luoghi di lavoro, nei servizi sociali, nella fruibilità dell'ambiente richiede l'introduzione di standard urbanistici qualitativi non soltanto e non più quantitativi. Il tema della capacità insediativa e del dimensionamento dei piani è radicalmente mutato per effetto delle trasformazioni sociali e non può essere affrontato con gli standard quantitativi della legge n. 56, che costituiscono ormai soltanto un primo incompleto, se pur necessario, traguardo verso migliori condizioni di vita urbana.
La nuova legge urbanistica dovrà porsi un altro obiettivo importante: favorire la trasformazione interna delle città. Non bisogna più occupare altro territorio.
Dovrà sostanzialmente ridursi la dimensione delle espansioni nel territorio agricolo a vantaggio dello sviluppo interno della città, perch lo spazio disponibile per la produzione agricola "vicina" al territorio urbano deve essere protetto, perché lo spazio di cui le città hanno necessità per trasformarsi esiste già, ed è tutto al loro interno.
Altro obiettivo: bisogna governare con il piano le trasformazioni. La legge n. 56 non aveva questo obiettivo, si poneva soltanto quello di fare i Piani regolatori. Oggi la necessità è quella di governare realmente le trasformazioni territoriali, in modo limpido e trasparente.
L'esigenza delle Amministrazioni comunali oggi non è più fare, ma come cambiare il Piano regolatore, per affrontare efficacemente questioni che esso non aveva saputo o potuto prevedere, e che forse non sarà mai in grado di prevedere, ma con le quali oggi gli Enti locali devono fare i conti, non potendo né volendo eludere le norme.
La nuova legge dovrà prevedere procedure trasparenti e snelle per consentire l'aggiornamento delle previsioni urbanistiche, secondo il mutare delle realtà insediative, degli interventi emergenti e nel rispetto delle autonomie locali.
Altro obiettivo: la legge n. 56 deve porsi l'obiettivo di avviare una concertazione tra pubblico e privato per una trasformazione urbana condizionata dal beneficio sociale.
Per le trasformazioni urbane occorrerà sviluppare le potenzialità, con norme semplici, di tutti i nuovi modi d'intesa tra Amministrazioni locali ed imprenditori: programmi integrati d'intervento, programmi di recupero urbano, accordi di programma, conferenze di servizio.
La concertazione dovrà fare i conti con il "mercato". Bisogna introdurre questo concetto anche nella nuova legge urbanistica, cioè fare i conti con il mercato e, per conseguenza, fattori insediativi importanti come la consistenza fabbricativa, le dotazioni sociali e la qualità ambientale si debbono porre al confronto tra "pubblico" e "privato" non come immutabili condizioni a priori, ma come variabili da rendere oggetto di un'intesa mirata a rendere il reddito d'impresa compatibile con significative quote di concreto beneficio sociale.
Altro obiettivo: la trasformazione del territorio agricolo deve essere determinata dai programmi imprenditoriali. L'imprenditore agricolo che intende impegnarsi nello sviluppo della propria azienda, e si assume la responsabilità dei propri propositi e delle proprie scelte, ha il diritto di esigere dalla Pubblica Amministrazione che gli sia consentito di sostenere i conseguenti processi di produzione mediante i fattori a suo giudizio necessari, abitazioni rurali comprese. Egli autocertificherà programmi e richieste.
Altro obiettivo che bisogna introdurre nella legge n. 56 è quello di dare valore ed incidenza al programma del Sindaco. Vuol dire tenere conto della legge n. 142 e del nuovo ruolo del Sindaco.
I cittadini eleggono il Sindaco e la maggioranza che lo sostiene considerandone anche il programma urbanistico. Tra popolazione e Sindaco eletto si conviene pertanto un'intesa che concerne anche il territorio, le sue trasformazioni e le risorse presumibilmente disponibili a tal fine. Il programma del Sindaco dovrà dunque venir assunto come riferimento di base per la politica urbanistica locale durante i quattro anni di mandato amministrativo.
Ultimo obiettivo: bisogna collegare bilanci ed urbanistica. Non è più accettabile che bilancio ed urbanistica siano totalmente scollegati: se è vero che la trasformazione insediativa implica costi ed entrate a bilancio pubblico, il coordinamento tra bilanci e piani dovrà avvenire non solo come criterio "consuntivo", ma come regola necessaria di buon governo, dunque come criterio preventivo.
Sono questi, in termini sintetici, gli obiettivi che noi riteniamo di dover suggerire al Consiglio per una nuova legge urbanistica regionale.
E' certo che fare una nuova legge urbanistica non vuol dire che la Regione deve fermarsi in questi anni: bisogna definire gli obiettivi e poi anticipare alcuni pezzi della nuova legge. Credo che possa essere sicuramente anticipata alle Province la delega delle funzioni attualmente della Regione, soprattutto in termini di controlli; sicuramente si possono modificare alcune procedure di approvazione dei Piani regolatori sicuramente è possibile fare qualcosa di diverso sui programmi integrati rispetto alla legge approvata lo scorso anno dalla Regione. L'importante è che tutte le leggi, tutte le proposte, siano coerenti con una nuova impostazione che bisogna dare alla legge urbanistica regionale impostazione che la Regione deve presto definire.
La nostra è una proposta, un contributo affinché si apra un confronto utile per una nuova legge urbanistica che tuteli il territorio promuovendo lo sviluppo e che liberi la legislazione regionale da vincoli burocratici senza però cadere in liberismi selvaggi, che sono soltanto scorciatoie oppure cadere in abusi o ulteriori compromissioni dell'ambiente.
Noi temiamo che, senza aver definito obiettivi di carattere generale con piccole modifiche si cada nel liberismo più selvaggio, si cada in scorciatoie verso abusi o ulteriori compromissioni. Di conseguenza chiediamo che, prima di procedere a piccole modifiche della legge n. 56, ci sia un dibattito ampio in Consiglio regionale.
Credo che tale dibattito non potrà avvenire in questa disattenzione del Consiglio regionale, probabilmente bisognerà seguire altre strade suggerisco al Presidente, se il Consiglio concorda, di avviare il dibattito in sede di Commissione per definire gli obiettivi.
Quello che non accettiamo è che la Giunta proceda ad affidare degli incarichi per revisionare la legge n. 56 senza che il Consiglio definisca gli obiettivi che devono essere perseguiti con una nuova legislazione urbanistica. In questo senso riteniamo che la nostra proposta sia un contributo e riteniamo che questi obiettivi o altri che il Consiglio vorrà definire dovranno essere gli obiettivi di carattere generale che la Giunta dovrà seguire e che i consulenti della Giunta dovranno seguire per una nuova legge urbanistica.
Riteniamo che ciò che ha fatto la Giunta, cioè di procedere alla nomina di un gruppo di consulenti, sia stato un grande errore: non si procede in questo senso se prima non sono chiari gli obiettivi che devono essere perseguiti. In ogni caso, rileviamo che un gruppo di urbanisti e di giuristi deve essere all'altezza dei compiti che devono essere raggiunti ma i compiti bisogna definirli. Ci pare che questa Commissione, sulla quale non entreremo nel merito, sia una Commissione sbilanciata, più fatta da giuristi che non da urbanisti.
Se si vuole seguire una strada nuova e di grande innovazione, credo che anche questo gruppo di lavoro debba essere rivisto, ma ancor prima bisogna che il Consiglio dica chiaramente quali sono gli obiettivi che devono essere raggiunti. Ciò per evitare ulteriori compromissioni del territorio che possono essere raggiunte con modifiche piccole, che magari possono sembrare marginali, ma che in realtà possono aprire la strada ad un liberismo selvaggio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Intervengo sull'ordine del giorno a firma del Consigliere Saitta e nel contempo anche sul n. 106 presentato dai Gruppi di maggioranza.
L'argomento trattato in questi due ordini del giorno, quello della nuova legge urbanistica o della legge urbanistica in generale, è un argomento di importanza notevole per questa Regione, perché penso che tutte le parti politiche, al di là delle posizioni ideologiche, si rendano conto che c'è un superamento di quella che è stata finora l'impostazione seguita.
La cultura urbanistica degli anni '70 ha prodotto nella nostra Regione la legge n. 56/77, che allora era in armonia con determinati principi logici, ma che in questo momento condiziona fortemente e negativamente lo sviluppo del territorio piemontese. Mi permetterei di dire che se la vituperata legge n. 56 fosse venuta trent'anni prima, forse avrebbe avuto una valenza molto superiore; ora, però, dobbiamo fare un salto di qualità e il ragionamento che io ritengo si debba fare è innanzitutto quello di partire da una valutazione.
Quella della legge n. 56 era un'impostazione essenzialmente quantitativa, in un periodo in cui il Piemonte viveva una forte immigrazione e dove vi era la necessità di regolamentare un sistema scoordinato. Ecco perché dico che forse la legge doveva arrivare nel 1947 e non nel 1977, perché comunque è arrivata a frontiere chiuse e trovando una situazione ormai consolidata a livello urbanistico.
Ora il salto di qualità, per ragioni anche di carattere demografico, è quello della ricerca di soluzioni qualitative, cioè quello di rendere il Piemonte una Regione piacevole per chi ci vive e per chi la visita, dando alla nostra Regione la possibilità di competere dinamicamente con l'evoluzione sociale.
Ormai l'attuale legge n. 56 è incapace nel modo più assoluto di assecondare le necessità di cambiamento continuo e sempre meno prevedibile che impongono alle imprese della nostra Regione la sfida di globalizzazione dei mercati, l'evoluzione dei modelli di produzione. D'altra parte la normativa attuale è incapace di rispondere alle necessità delle Amministrazioni locali di far fronte alle nuove esigenze della società: le mutate strutture familiari, la senescenza della popolazione, la necessità di trasporti ed infrastrutture di tipo diverso. Di qui la necessità di ripensare alla legge n. 56. Ma come ripensarci? Innanzitutto dando certezza a questo superamento e riconoscendo comunque quelli che sono stati dei benefici, non tutte pecche sulla L.R. n.
56/77. Questa legge non solo ha permesso al Piemonte di avere 1.200 Comuni su 1.209 dotati di Piano regolatore, ma ha anche permesso di dare un know how ai pubblici amministratori piemontesi dei nostri Comuni, nel senso di corrette regole della gestione urbanistica. Ora però bisogna pensare che la pianificazione, quindi l'impostazione base della legge n. 56 (la pianificazione settoriale, industriale, urbana, agricola), ha fatto il suo tempo come struttura di pianificazione. E' necessario quindi ragionare in modo globale perché la crescita economica e sociale che stiamo vivendo in questi anni ha una rapidità così forte da rendere obsoleta ogni scelta precostituita, già prima addirittura che si possa portare una scelta legislativa alla sua approvazione. Cosa deve fare quindi la Regione? Prima di tutto dobbiamo dotarci - e qui sono d'accordo con il collega Saitta in parte sull'approfondimento - di quelle strutture, e l'Assessore va in questa direzione perché la nomina di una struttura di consulenti, di una Commissione (non so quale sia il termine più appropriato), a nostro parere va proprio in questa direzione; una Commissione che faccia un pre studio che parta dall'analisi della situazione attuale, portando alla Giunta e quindi al Consiglio le valutazioni sugli indirizzi che si vogliono dare e quali sono le aspettative, quali sono le esigenze affinché possa esserci un dibattito ampio. Da lì deve partire la nuova legge che deve avere sicuramente un'applicazione pragmatica del principio della sussidiarietà tale da consentire alle Amministrazioni locali di attuare in modo agile l'adattamento dell'ambiente urbano alle esigenze dei propri cittadini. Quindi l'amministratore locale deve essere posto nelle condizioni di perseguire gli obiettivi consentendogli con una legge, se non di precorrere, quanto meno di rincorrere in modo rapido quelle che sono le esigenze di una società che muta continuamente, di minuto in minuto, con una rapidità che è ormai in progressione geometrica rispetto a quella che si aveva nell'evoluzione della società fino a pochi decenni orsono.
Ho detto "rincorrere" perché dobbiamo sapere che oggi non conosciamo almeno il 30% delle professioni che ci saranno fra dieci anni, perché forse (invito chi conosce la legge n. 56 a considerare la divisione tra residenziale e terziario) fra dieci anni avremo il laboratorio-ufficio casa. Fra dieci anni l'era della computerizzazione farà dei luoghi residenziali luoghi di lavoro: è un'ipotesi, ma non è poi così avveniristica. Ormai la prassi di avere il computer in casa e di lavorare dalla propria abitazione sta entrando con una rapidità notevole nella nostra società e quindi saranno rivoluzionate le attuali abitudini di vita il concetto di posto di lavoro che ancora oggi abbiamo.
Com'è possibile, in una situazione del genere, pianificare, se addirittura sono già falliti i sistemi di pianificazione quando l'evoluzione era ad un livello molto più lento? E' solo possibile, a questo punto, con una nuova legge (e qui posso essere d'accordo, può essere il "piano del Sindaco" o come lo vogliamo chiamare), stabilire i grandi margini. Quindi la legge regionale deve stabilire i grandi margini e le regole per l'adattamento ai livelli inferiori, ai livelli degli Enti locali, che possono essere Province o Comunità montane, questo è tutto da valutare. Questi grandi margini devono consentire ai livelli inferiori il giusto adattamento, il quale a sua volta, nell'ambito di questi piani strutturali, direttori, deve poi intervenire qualitativamente e non quantitativamente, qualificando il patrimonio architettonico, intervenendo sulle periferie, intervenendo con regole specifiche, ad hoc, su alcune situazioni. Cito un esempio: ho scoperto finalmente perché in Italia non abbiamo gli androni, le entrate dei palazzi così grandi e maestose come in Francia dove c'è in effetti una presentabilità diversa rispetto alle nostre strettoie. Per una banalità legislativa: da noi fanno volumetria, mentre in Francia no, quindi non vengono conteggiati nei volumi. Sono piccoli accorgimenti di ordine tecnico che però servono ad un intervento di qualificazione della struttura urbanistica.
Si tratta quindi di una scelta di qualità e non più di quantità. Non c'è più un'esigenza di quantità; si potrà pertanto arrivare ad un'impostazione della nuova legge urbanistica che a fianco dello sviluppo di questi piani direttori, che vanno a superare quindi l'anchilosato strumento del Piano regolatore generale, possa diventare il contenitore (il piano direttore) di tutta una serie di interventi locali mirati che adeguino la realtà strutturale alle esigenze dei cittadini.
E' un ragionamento di politica concreta, che vuole staccarsi da quello che può essere un dirigismo di carattere filosofico.
Per quanto riguarda gli ordini del giorno, devo rilevare che il n. 106 presentato dai Consiglieri di maggioranza, è molto più aperto: assume l'impegno generico di rivedere la legge urbanistica e in proposito io dico che va rivista completamente, va rifatta completamente, va ripensata completamente, ma c'è anche un periodo transitorio ed è proprio in questo periodo transitorio che determinati interventi vanno fatti sulla L.R. n.
56/77 allo scopo di adattare questa legge all'evoluzione dei tempi.
Pertanto, l'intervento che sta portando avanti l'Assessorato all'urbanistica di modifica degli artt. 17 e 21 è un intervento giusto perché i tempi per rifare una legge urbanistica, quando onestamente non sappiamo ancora come e in che modo riusciremo a farla, non sono così immediati.
Auguro a questo Consiglio di riuscire a formulare una proposta e quindi giungere all'approvazione di una nuova legge nell'arco della legislatura non in sei mesi o un anno, proprio perché effettivamente dovrà essere lo strumento che governerà per i prossimi venti o trent'anni, quindi il primo trentennio del Terzo Millennio, lo sviluppo del Piemonte.
Per quanto riguarda invece l'ordine del giorno presentato dal Gruppo del PPI devo dire che la parte di impostazione iniziale va bene, mi pare però, collega Saitta, che la conclusione dell'ordine del giorno, che prevede di vincolare fin d'ora agli obiettivi che il pregevole documento del Partito Popolare ha individuato, sia un po' restrittiva. E' necessario fare prima un'analisi completa, poi io non scarto che la conclusione possa anche essere quella dell'indirizzo dato da questo pregevolissimo documento che il Partito Popolare Italiano ha elaborato, ma in questo momento ci sembra un po' affrettato andare a definire degli obiettivi quando mancano ancora le basi di analisi ed è per questo che io ritengo che il documento così com'è non possa essere votato.


Argomento: Questioni internazionali

Iscrizione ed esame ordine del giorno n. 165 relativo alla drammatica situazione in cui versa il Tibet


PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Chiezzi, propongo di iscrivere all'o.d.g. della seduta odierna l'ordine del giorno n. 165 relativo alla drammatica situazione in cui versa il Tibet, che è stato sottoscritto dai Consiglieri Cavaliere, Rubatto, Leo, Deorsola, Ferraris, Ghiglia, Casari Rosso, Dutto, Ghigo, Marengo, Spagnuolo, Chiezzi, Montabone e Burzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è iscritto all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: il Tibet nel 1949 fu invaso dalle armate della Repubblica Popolare Cinese ne è seguita un'occupazione di una grave ferocia, fatta di imprigionamenti e torture, ma anche di distruzione del patrimonio culturale, religioso ed ecologico considerato che: il popolo tibetano da quattro decenni si oppone all'invasione dei Cinesi rifiutando tenacemente di sottomettersi con una resistenza non-violenta i Cinesi, negli anni '80, hanno elaborato una 'soluzione finale' avviando un gigantesco trasferimento di popolazione dalla Repubblica Popolare Cinese verso il Tibet, tale da rendere minoranza i Tibetani nel loro stesso Paese preso atto che: tale 'soluzione' renderà possibile, nel 2020, la presenza in Tibet di circa 40 milioni di Cinesi la lingua, la cultura, la religione, la tradizione millenaria tibetana sarà consegnata definitivamente ai libri di storia il Consiglio regionale del Piemonte consapevole della necessità di porre fine al genocidio silenzioso di un intero popolo e della sua cultura millenaria impegna la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo nazionale al fine di esprimere un'energica iniziativa di protesta ufficiale al Governo cinese perché le autorità di Pechino inizino, senza indugio alcuno, un vasto processo di decolonizzazione e che da subito garantiscano il pieno rispetto dei diritti della persona, dei diritti civili e politici del popolo Tibetano.
Inoltre, si impegna a sottoscrivere l'appello 'Libertà per il Tibet' affinché il 10 marzo prossimo, anniversario dell'insurrezione non-violenta di Lhasa dal 1959, diventi giornata di azione e di speranza concreta per la libertà del Tibet".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame ordini del giorno n. 73 e n. 106 relativi alla necessità di adeguare le norme in materia urbanistica alle mutate condizioni socio-economiche attraverso l'approvazione di un nuovo documento urbanistico regionale (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo la discussione sugli ordini del giorno relativi alla legge urbanistica.
E' iscritto a parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, inizio con un ringraziamento al Gruppo PPI che, quanto meno sul piano del metodo, ha proposto alla discussione di quest'aula il problema dell'opportunità di rivedere la legge urbanistica regionale. Lo ringrazio perché nel momento in cui si pone questo come uno degli obiettivi del governo di questa legislatura, vorrebbe che così ci si comportasse.
Il Gruppo PPI ha presentato una bozza di indirizzi legislativi e l'ha accompagnata con un ordine del giorno in cui propone di far propri questi indirizzi. Comunque è un'attività di Gruppo che consente un'interlocuzione dei vari punti di vista. Purtroppo questa iniziativa è di un solo Gruppo consiliare; non è stata l'iniziativa del governo, che dovrebbe far precedere ogni tipo di iniziativa di revisione della legge da comportamenti di questo genere. Quindi accanto al documento di un Gruppo sarebbe stato necessario, e prima addirittura di questo, che il Consiglio regionale avesse a disposizione non un esangue ordine del giorno cosiddetto di maggioranza, ma un documento di maggioranza.
Sul primo ordine del giorno presentato dal PPI, nel merito delle considerazioni che si svolgono, ci sono molte cose da dire. Penso che potremmo farlo in Commissione, ma l'osservazione che mi sento di fare è che noi ci troviamo di fronte ad una situazione, che dura da qualche tempo, di progressiva destrutturazione della legge urbanistica regionale. La legge urbanistica non è più la legge urbanistica degli anni '70, è una legge urbanistica che nel corso degli ultimi anni ha subìto diversi provvedimenti che l'hanno in qualche modo resa strutturalmente instabile, pletorica e in certi momenti anche contraddittoria. Ha subìto degli attacchi e questi attacchi non sono terminati.
La situazione politica, dal punto di vista della concezione dell'urbanistica, è ancora una situazione nella quale questo governo intende condurre degli interventi di ulteriore amputazione di parti importanti della legge urbanistica in assenza di un progetto, come quello che ha presentato il PPI, di nuovo indirizzo urbanistico per il Piemonte.
In questa situazione io ritengo che pensare di essere in una situazione nella quale la legge urbanistica regionale possa essere migliorata negli interessi delle popolazioni sia un abbaglio politico.
La legge urbanistica regionale contiene dei principi che danno fastidio non certo ai cittadini, ma a chi ritiene che il territorio sia un luogo di ventura, che il territorio sia il luogo in cui è possibile, attraverso attività di trasformazione dello stesso, lucrare ingentissime somme di denaro, con grande facilità e poco dispendio di mezzi e pochissimo rischio.
Questa pulsione da parte di certe forze economiche trova in questa Giunta regionale molta ricettività, tant'è che questa Giunta regionale si sta proponendo di amputare la legge regionale di alcuni punti cardine, quelli che garantiscono la qualità della vita per i cittadini. E' fermo in discussione un progetto di legge che toglierà ai cittadini piemontesi la possibilità di vivere meglio e li costringerà a vivere peggio. Quindi l'atteggiamento verso la legge urbanistica regionale, a modo di vedere del Gruppo, è quello di una difesa strenua dei principi fondanti di questa legge contro ogni tentativo di destrutturazione.
Nel documento presentato dal Gruppo PPI - rientreremo nel merito in Commissione - c'è una visione dialettica di determinati problemi, ad esempio sulla concertazione pubblico-privato, che viene nominato anche dal documento di maggioranza. E' un punto delicatissimo dell'assetto normativo urbanistico. Se noi poniamo come priorità politica, nel rapporto che la Pubblica Amministrazione ha nel governare il proprio territorio, la necessità della concertazione pubblico-privato ponendo quindi in subordine a questo il raggiungimento di obiettivi di carattere sociale, nel momento in cui si trasforma il territorio, secondo me iniziamo nel modo sbagliato.
Il modo giusto è quello di avere una cultura ed una politica che fissino quali sono oggi, nel 2000, i parametri fisici cui far corrispondere il concetto di qualità della vita. Questa è la ricerca dell'interesse generale di un legislatore.
Noi sappiamo che la cultura urbanistica di questo secolo ha prodotto anche dei numeri che segnalano le condizioni minime per consentire ai cittadini di vivere nel proprio territorio in condizioni ambientalmente corrette. Questo viene prima, cioè viene prima la cultura, il senso della società. Dopo viene il modo in cui raggiungere questi obiettivi e io non escludo che in questo modo di raggiungere gli obiettivi ci siano solo gli interventi pubblici, per metà pubblici e metà privati, ma anche - perch no? - tutti privati. Viceversa questo peso, questo ruolo della concertazione, viene proposto come il modo d'essere dell'urbanistica mentre io penso che potrebbe essere uno dei modi d'essere dell'urbanistica in ogni caso subordinato. Ma avremo modo, collega Saitta, di parlarne.
Questi sono solo i primi approcci. Come pure discuteremo sul fatto che con le nuove leggi elettoriali, con il nuovo ruolo dei Sindaci, anche l'impostazione urbanistica dovrebbe essere sotto forma di delibera programmatica, addirittura ex ante, cioè dovrebbe già esistere: come nasce un Sindaco, dicono i Popolari, dovrebbe essere nata anche l'urbanistica di quel Sindaco, quindi la delibera programmatica prevista dalla legge n. 56 dovrebbe addirittura essere incorporata nei programmi. Sappiamo, collega Saitta, che questa è proprio una visione; magari dovrebbe anche essere così, ma poi nei fatti vediamo come i programmi vengono predisposti. E' in corso proprio in questi giorni un dibattito su cosa dovrebbe succedere non nel nostro Piemonte, ma nel nostro Stato, dibattito in cui si parla di tutto meno che di programmi. Quindi, forse, la delibera programmatica, a mio modo di vedere, rimane comunque uno dei punti centrali dell'urbanistica: dovrebbe essere il punto più importante di tutto il processo urbanistico, viceversa viene visto come un atto dovuto, un po' faticoso, un po' generico e via dicendo. Comunque lavoreremo su questo.
Cari amici del PPI, questo ordine del giorno - che per questi motivi noi non voteremo, ma vi ringraziamo per averlo proposto - è legato anche a capire l'atteggiamento che si può avere, come forze di opposizione, pur con idee diverse sulle minute tracce di una nuova legge urbanistica, per impedire che avvengano delle ulteriori amputazioni alla legge urbanistica vigente.
Per il mio Gruppo questo è determinante, nel senso che se si intraprendesse una battaglia comune contro questa ipotesi, allora forse potremmo dialogare diversamente. Viceversa ci sembra - da un lato aprire la strada alla revisione, dall'altro non condurre battaglie ostative ad ogni intervento pregiudiziale - che rotoliamo poi tutti a casa d'altri.
Sulla base di queste motivazioni, su questo ordine del giorno, se verrà posto in votazione, noi ci asterremo, con un ringraziamento ancora al Gruppo Popolari per aver posto, come metodo, correttamente il problema. Ci dividono punti di vista su cui c'è dialettica politica.
Viceversa, signor Presidente, sul secondo ordine del giorno, faccio un'osservazione sperando che la Presidenza, per digerire questo documento usi gli stessi succhi gastrici per tutti. Ci sono stati casi in cui la Presidenza ha esaminato con il microscopio documenti della minoranza - e ha fatto bene, la ringrazio - altri in cui i documenti della minoranza sono stati rifiutati perché non pertinenti al Regolamento (abbiamo presentato un paio di interpellanze che sono state respinte perché irricevibili; il Gruppo le ha riproposte e lo farà per tutti gli anni che avremo a disposizione e vedremo come andrà a finire).
Non più tardi di ieri un nostro emendamento è stato dichiarato irricevibile perché la frase non aveva più senso. Ringrazio perché siamo qui per imparare. Noi sbagliamo moltissimo. All'emendamento di ieri dovevo forse aggiungere una virgola; non l'ho fatto e la Presidenza l'ha respinto.
Chiedo che questi stessi succhi gastrici, che sezionano il materiale con tanta violenza e giustezza, vengano applicati anche a questo documento incomprensibile, che non era né ricevibile né discutibile così come consegnato e protocollato: è assolutamente incomprensibile, non sono in grado di votare un documento che non ha il soggetto. Manca il soggetto manca la parte principale - così mi sembra - quindi chiedo che la Presidenza prenda atto della irricevibilità in quest'aula di un documento privo di soggetto e ne demandi la votazione ad altra data, non accettando nessuna correzione in quanto in questo modo si predisporrebbe un nuovo documento che, semmai, potrebbe essere acquisito all'o.d.g. di questa seduta con i 41 voti necessari.
Sul documento della maggioranza io non entro nel merito perché non è leggibile, non lo capisco, non c'è il soggetto; quando ci sarà un soggetto mi esprimerò in merito.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, come potrà verificare dalla documentazione fotocopiata, l'ordine del giorno n. 106 è stato protocollato in data 23/1/1996, è su carta intestata, perciò il soggetto si riferisce ovviamente a quello che è stampato, ovvero al Consiglio regionale.



(Proteste del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

In data 23/1/1996 la Presidenza lo ritenne accoglibile, quindi non ho motivo per non accoglierlo.



CHIEZZI Giuseppe

Il Regolamento vale per tutti! Questo documento è senza soggetto... La carta intestata non conta. Si usano due pesi e due misure!



GHIGLIA Agostino

Qui non siamo al mercato! Vai al mercato!



(Scambio di battute tra i Consiglieri Chiezzi e Ghiglia)



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia e Consigliere Chiezzi, il Presidente del Consiglio in data 23/1/1996 ritenne ricevibile il documento; non ho motivo per cambiare la decisione perché era concorde.
La parola al Consigliere Grasso.



CHIEZZI Giuseppe

Il soggetto non esiste! Lei dice il falso!



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, non le permetto di usare dei termini che sono offensivi per la Presidenza e che comunque non trovano ufficialmente riscontro nella documentazione! Legga con attenzione il documento e vedrà che è assolutamente comprensibile. Le tolgo la parola!



(Proteste del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Le ho già detto che non accetto, non per la mia persona ma per il ruolo che in questo momento mi trovo a ricoprire, delle affermazioni che sono lesive e che dalla verbalizzazione mi riservo, per tutelare il buon nome di questa assemblea, di perseguire in ogni sede. Le tolgo la parola! La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Grazie, Presidente. Per quanto riguarda questo ultimo contraddittorio devo dire che non ho mai avuto dei voti eccelsi in italiano, però quando ho letto l'ordine del giorno l'ho capito, quindi probabilmente non so se dialetticamente...



(Proteste del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, lei non ha parola! Rispetti le regole!



GRASSO Luciano

...se dialetticamente poteva avere qualche incongruenza, però era ampiamente comprensibile nell'oggetto.
Per quanto riguarda la legge n. 56, cosa si può dire? Tutti o quasi tutti noi qui presenti, in campagna elettorale abbiamo dibattuto sul fatto che la legge n. 56 andasse modificata. Era nata in un periodo molto particolare, in cui esisteva una certa deregulation nell'edilizia e nell'urbanistica. Per contrasto è nata una legge molto restrittiva definita anche la più restrittiva di tutta Italia, con degli sviluppi positivi perché ha introdotto dei limiti all'edificazione selvaggia, ma determinando anche un'edificazione vincolata dall'alto con scarsi sviluppi economici. Oggi questa legge non è più attuale, bisogna modificarla; gran parte di quello che ha detto il collega Pichetto è nato anche dalle discussioni che si sono sviluppate all'interno del nostro Gruppo consiliare. Quello che bisogna modificare, al di là degli indirizzi tecnici ed urbanistici, bisogna anche modificarlo nell'aspetto regolamentare e questo è un fatto... Mi dispiace che ci sia questa confusione in aula.



PRESIDENTE

Mi permetta, Consigliere Grasso.
Chiedo ai Consiglieri di stare seduti diligentemente, ci stiamo avviando alla conclusione; l'argomento in discussione è estremamente interessante. Per riguardo all'aula, e in particolare al Consigliere Grasso che sta svolgendo le sue considerazioni, vi chiedo di prestare un attimo di attenzione. In particolare richiamo i Presidenti dei Gruppi che dovrebbero dare l'esempio ad essere presenti.
Prego, Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Il problema che non è stato esaminato è quello della certezza del diritto e della certezza delle norme. La L.R. n. 56/77 è una legge particolare, che in alcuni casi non dà certezza delle norme. Di esempi se ne possono fare tanti, ma un esempio particolare potrebbe essere quello delle concessioni edilizie, strumenti che tutti conoscono per esperienza amministrativa. La concessione edilizia, per chi ha avuto la ventura di incappare in questioni anche penalmente rilevanti, non ha alcun valore, è un pezzo di carta, come deriva dall'art. 20 della legge n. 56. Anche se la concessione è rilasciata, anche se un soggetto privato ha costruito in base alla concessione edilizia, senza sgarrare di una virgola, in ultima analisi quando succede il caso questo non vale nulla perché chi l'ha rilasciata poteva anche aver sbagliato.
Noi vogliamo che ci sia questa certezza del diritto, perché non è possibile che il privato cittadino si ponga di fronte alla Magistratura e all'Amministrazione pubblica dovendo sapere tutto. Il privato cittadino che chiede una concessione non può sapere tutto! Così come non può sapere tutto neppure l'impresa.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Grasso, devo ancora interromperla un secondo.
Consigliere Chiezzi, in base all'art. 55 del Regolamento, la richiamo formalmente.
Le chiedo di osservare nei confronti del collega che sta parlando quella cortesia che normalmente tutti i Consiglieri usano nei suoi confronti. La richiamo formalmente in base all'art. 55 e la prego, per il prosieguo di questa assemblea, di conservare un atteggiamento di riguardo nei confronti del collega che sta parlando!



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Lasciate proseguire il collega!



GRASSO Luciano

Presidente, concludo, perché quando si discute o si parla in un clima di brusìo non si riesce ad ottenere nulla.



PRESIDENTE

Mi scuso con lei, Consigliere Grasso, perché non siamo riusciti ad ascoltare, forse con la dovuta attenzione, tutto il suo intervento.



(Interruzioni in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Montabone!



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, so cosa devo fare. E' la prima volta che richiamo il Consigliere Montabone; lei è intemperante da molti minuti.
La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarò molto breve.
Il problema, essenzialmente, è questo.
Penso che ogni Gruppo abbia in previsione la revisione della legge n.
56/77.
Io rivendico, all'insediamento del governo Ghigo, di avere parlato molto chiaramente, dicendo che "si richiede all'insediata Giunta un chiaro impegno alla stesura di un nuovo testo unico in sostituzione dell'obsoleta L.R. n. 56/77 affinché la trasparenza amministrativa e la rapidità decisionale siano obiettivi prioritari del Settore pianificazione del territorio".
Ovviamente questa proposta di ordine del giorno è di stimolo e, per molti versi, l'apprezzo: ci sono vari punti che reputo validi; per ritengo, come giustamente ha rilevato il Consigliere Saitta, che debba essere discussa in II Commissione, dove noi abbiamo intenzione come Gruppo di presentare un testo di legge di revisione della L.R. n. 56/77 che evito in questa sede di cominciare a leggere per non fare notte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo del Partito Popolare ha avuto il merito, presentando questo ordine del giorno, di creare le condizioni per una prima discussione in quest'aula sulla revisione della legge urbanistica regionale.
Gli elementi, attraverso i quali una parte dei Gruppi presenti in quest'aula, ma anche lo stesso Assessore, intendevano e intendono muoversi erano già stati oggetto di un primo confronto pubblico nel corso di un convegno che si è svolto nei primi di gennaio proprio per iniziativa del Partito Popolare.
In questa sede non ribadirò quanto ebbi modo di dire in quel convegno.
La situazione economica e sociale, ma anche l'inquadramento politico nel quale oggi si trova il nostro Piemonte, sono ben diversi da quelli che avevano portato nel 1976/1977 l'allora compianto Assessore Astengo a lavorare ad un disegno di legge che era un punto di riferimento per tutta la legislazione urbanistica italiana.
Il valore di questo disegno di legge - se mi consentite - ha avuto una conferma nell'ordine del giorno che è stato approvato ieri all'unanimità a proposito dei processi di rilocalizzazione industriale.
La legge n. 56 è stata la prima legge regionale che anticipava questo fenomeno, che negli anni '80 sarebbe diventato uno dei più rilevanti fenomeni che interessano le nostre città.
Quindi, io starei attento e sarei cauto - questa raccomandazione la faccio agli Assessori e ai Consiglieri di maggioranza quando parlano di legge n. 56 - a richiamare episodi, concetti che non hanno niente a che fare con quel dibattito culturale, con le scelte politiche che allora portarono ad approvare la legge n. 56! Mi riferisco, per esempio, ad una serie di citazioni (quali: la caduta del muro di Berlino o a concezioni bulgare) che sono contenute nella relazione che accompagna il disegno di legge presentato dalla Giunta con cui si propone la modifica degli artt. 17, 21 e 22 della stessa legge n.
56.
Dico questo perché tali citazioni sono delle cadute di stile che danneggiano più chi le scrive di chi dovrebbe essere toccato da queste citazioni.
L'argomento richiede - mi si consenta - ben altro respiro, ben altra capacità strategica. E nel momento stesso in cui abbiamo approvato il disegno di legge, su proposta del Presidente del Consiglio regionale, per avviare gli Stati generali, cioè una grande riflessione strategica sulla nostra Regione, dobbiamo stare attenti che su tutti gli strumenti - e la legge n. 56 è uno degli strumenti che concorrono ad attuare una strategia nel momento in cui lavoriamo con questo profilo, nel momento in cui lavoriamo con questa tensione, non ci siano cadute di stile.
Sulla legge n. 56 queste cadute di stile ci sono state, e io le registro.
La Giunta che cosa ha fatto nelle ultime settimane? Ha approvato una deliberazione con cui incarica alcuni esperti, alcuni professionisti, a procedere rapidamente (sei-otto mesi, si dice) alla ristesura di una nuova legge urbanistica regionale. Contemporaneamente la Giunta presenta un disegno di legge che ancora non è stato discusso in Commissione che esamina alcuni aspetti importanti della legge n. 56: la modifica degli art. 17, 21 e 22. E' chiaro che c'è qualcosa che non funziona, perché non si pu avviare una procedura per la revisione generale della legge n. 56 dando un termine di otto mesi per concludere i lavori e contemporaneamente mandare avanti dei palloni sonda, modificare l'art. 17, l'art. 21 e l'art. 22.
C'è bisogno di fare un po' di chiarezza. E la chiarezza non può che essere costituita da una sorta di documento di indirizzo generale che la Giunta deve proporre e che potrebbe essere anche la base per il lavoro di questa Commissione di esperti che avete insediato e che deve essere oggetto di una discussione non occasionale fra tutte le forze politiche. Può darsi che su questo documento a indirizzo generale, in tutto o in parte, si possano realizzare delle convergenze, ma certamente un documento di indirizzo generale in qualche modo induce, anzi costringe i diversi Gruppi presenti in quest'aula a fare le loro proposte. Meritoriamente questo lavoro è stato fatto dal Gruppo del Partito Popolare. Credo che sia doveroso che questo avvenga da parte della Giunta, a maggior ragione avendo avviato questo lavoro, avendo incaricato cinque o sei esperti - non ricordo esattamente - per la revisione generale.
Non possiamo allora considerare la discussione che abbiamo fatto oggi in cui si sono già espressi alcuni primi orientamenti, come una tappa di un percorso che rapidamente abbia una seconda tappa nella Commissione e che si traduca attraverso la discussione in quella sede nella presentazione di posizioni e di documenti più meditati da parte dei diversi partiti? Questa è la richiesta che faccio a nome del Gruppo PDS ai presentatori dei due ordini del giorno, cioè che entrambi i documenti vadano in Commissione e che in quella sede si riprenda la discussione, sulla base però di una relazione più completa, perché la deliberazione della Giunta regionale che ho prima richiamato in termini di indicazione e di contenuto non dice una parola. La discussione, aperta nella sede propria della Commissione sulla base degli orientamenti della Giunta, potrà poi concludersi in sede di Consiglio. Facciamo questa proposta perché vogliamo conoscere l'opinione dei presentatori e della stessa Giunta e sulla base delle opinioni che raccoglieremo esprimeremo eventualmente il nostro giudizio di voto, nel caso in cui si volesse andare alla votazione dei due ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Anch'io ringrazio il collega Saitta per averci permesso questa discussione, anche perché abbiamo presentato interrogazioni alla Giunta circa le sue iniziative sulla modifica della legge n. 56 senza aver finora ottenuto la minima attenzione.
Già al tempo dell'insediamento della Giunta si ebbe modo di esprimere la nostra perplessità sui richiami che la stessa fece sulle necessità di modifica della legge urbanistica. Sia ben chiaro: sulle filosofie che sottendono all'intenzione delle modifiche, perché sul fatto che la legge n.
56, come tutte le leggi che hanno qualche decennio, debba essere in qualche modo aggiornata, su questo nessuno pone dei dubbi. Credo però che a nessuno sfugga, e tra l'altro anche l'ordine del giorno, quello a firma del Consigliere Burzi, quello senza soggetto...



(Interruzione del Consigliere Burzi)



CAVALIERE Pasquale

No, è per far capire qual è, perché tutti l'hanno chiamato così. Appare chiaro in questo ordine del giorno, così come nella relazione di accompagnamento del disegno di legge della Giunta sulla modifica degli artt. 17, 21 e 22 della L.R. n. 56/77 (invito tutti coloro che non l'abbiano ancora fatto a leggerla, l'ha già richiamata il collega Vindigni) che credo abbia scritto l'Assessore Botta, dove si dice: "Fallito il socialismo reale e le sue concezioni dirigistiche e burocratiche, ecc., si rende necessaria in Piemonte la modifica della legge...". Caduto il muro di Berlino, forse sono avanzati dei mattoni e si possono...



(Commenti in aula)



CAVALIERE Pasquale

Infatti, ma li hanno già venduti con gli autografi! Nell'ordine del giorno del Consigliere Burzi e in altri documenti vi è questo aspetto tutto ideologico, e siccome siamo abbastanza esperti su come viene usata nelle questioni empiriche l'ideologia, c'è un grande richiamo di principio per disegni minimi e molto bassi. Quando cioè non si hanno argomenti per discutere sulla questione basta mettere la parola d'ordine "ideologica" così si evita di entrare nel merito. Per entrare nel merito credo che dalla proposta di modifica della legge n. 56 sia del tutto evidente che - stringo i ragionamenti e quindi rischio di essere riduttivo si ritiene che la legge stessa abbia fatto costruire poco, abbia avuto troppi vincoli, ci sia cioè poca capacità di intervenire nel territorio per una legge in definitiva troppo vincolistica. Questi sono i riassunti di fondo richiamati in tutti gli interventi, tranne dal Consigliere Pichetto il quale fa la faccia democratica di Botta, e poi la reale intenzione...



PRESIDENTE

Si attenga alle questioni; è una battuta, la prendiamo come una battuta...



CAVALIERE Pasquale

Non è una battuta, nel senso che il Consigliere Pichetto dà la versione di sinistra degli argomenti urbanistici (non è un'offesa, è un modo per spiegare cosa è già avvenuto), mentre la volontà chiara è quella che porta avanti l'Assessore Botta, intendendo per Botta la Giunta, l'Assessorato all'urbanistica.
Come dicevo, si è potuto costruire poco, ci sono troppi vincoli, allora andiamo a togliere questi vincoli! La legge n. 56 - è già stato detto - è difficile da modificare senza modificarla completamente, nel senso che toglierne alcuni aspetti rischia di snaturare completamente una legge che aveva ed ha una sua chiara filosofia, che è soprattutto quella di governare il territorio. Una legge regionale sull'urbanistica deve governare il territorio, questo è evidente; anche in situazioni di ampia e grandissima deregulation vi è comunque un minimo di governo del territorio. In Francia vi è una filosofia di governo del territorio molto chiara in presenza di un territorio del tutto diverso, ma lì si preferisce intervenire in poche zone, anche con cubature elevate, perché vi è la concezione di non toccare di non antropizzare molto il territorio, ma di andare a riempire nelle zone già abitate ed antropizzate.
Ho ridotto il ragionamento, ma non si può fare altro che dirigere perché l'alternativa è di dare in mano ai geometri - senza aver nulla contro di loro - la materia, cioè i geometri decidono dove costruire quando, come e in quale entità.
Numerosi e qualificati ambienti sociali, culturali, non solo dell'ambientalismo, sono molto preoccupati per come nella nostra Regione è iniziato il dibattito su questi argomenti, perché ancorché riconoscere legittimo da parte di una maggioranza di proporre e di essere indirizzata verso una certa meta ci si aspettava che, su un argomento che ha fatto molto discutere al tempo della sua realizzazione, della sua applicazione e delle sue varie modifiche, ci fosse una discussione abbastanza approfondita per capire (sono solo state abbozzate delle ipotesi) bene che idee ha la Giunta, verso quale indirizzo culturale è indirizzata, quali contributi ci possono essere in questo Consiglio. Così non si è fatto né si sta facendo l'Assessore Botta presenta un disegno di legge di modifica, di una modifica fondamentale senza alcuna discussione, quando si è, in anticipo, proposta e composta una Commissione di esperti per la modifica generale della legge urbanistica che dovrà lavorare otto mesi e presentare tale proposta di modifica. Che senso ha presentare un disegno di legge di questa natura, che è di un'entità abbastanza elevata, quando noi tra breve dovremo affrontare la modifica complessiva della legge n. 56? Che senso ha? Non ha alcun senso, è una forzatura abbastanza elevata. Per questo, al di là degli ordini del giorno, con o senza articoli, abbiamo presentato un ordine del giorno in cui si chiede di ritirare quel provvedimento, di approfondire in Commissione l'argomento in attesa della discussione generale sulla modifica della legge urbanistica.
Vi è poi il problema di chi sta lavorando alla modifica della legge urbanistica, perché ritengo del tutto legittimo che l'Assessore indichi e scelga degli esperti per fare questo lavoro, ma proprio per la delicatezza dell'argomento ci si aspettava che gli esperti fossero individuati con criteri diversi da quelli della semplice appartenenza e del loro legame politico con l'Assessore e la Giunta. Questo è il problema! Se questa è una legge importante, se questo è un argomento importante, non si può nominare una Commissione prevalentemente composta da esperti che sono conosciuti per la loro storia politica, legata alle attuali formazioni del Polo! Tale situazione inficia gravemente questo lavoro, toglie autorevolezza a questo lavoro. Ma ciò che più ci preoccupa di più, caro Assessore Botta, è discutere - siccome, come dice il collega Burzi, abbiamo studiato e ristudiato quei documenti, quelli che venivano scritti venti o trent'anni fa dai responsabili del sacco urbanistico di Torino negli anni '60 e '70 tali argomenti in questo modo e vedere nell'entourage dell'Assessore i protagonisti della modifica della legge urbanistica e i protagonisti del sacco urbanistico di Torino degli anni '70! Credo che questo sia davvero preoccupante per il Piemonte!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Sono entrato in aula ed ho assistito in ritardo, cioè non completamente, alla discussione avvenuta tra il Presidente e il Consigliere Chiezzi. Adesso è cinque minuti che mi leggo il testo in questione e non trovo il soggetto. Sottolineo che nel testo scritto e presentato io non trovo il soggetto! Poiché ieri un nostro emendamento è stato respinto perch incomprensibile, chiediamo alla Presidenza per quale motivo assume questo atteggiamento diversificato a seconda di chi presenta i testi.



PRESIDENTE

Le rispondo subito, spero con sufficiente chiarezza.
Il testo è assolutamente comprensibile, almeno al Presidente, in quanto è redatto su carta intestata. Ciò significa che, non essendo stato accertato un uso improprio della carta intestata ed essendo i firmatari Consiglieri del Consiglio regionale del Piemonte, il soggetto è assolutamente comprensibile.
La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Propongo un piccolo emendamento che consiste nello scrivere sopra al testo dell'ordine del giorno "il Consiglio regionale", siete contenti? Stiamo discutendo da un'ora su questo, allora mettiamolo!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Siccome le questioni che stiamo discutendo in coda a questa riunione del Consiglio regionale sono di grandissima importanza, credo non possano essere frammiste anche a questioni di carattere procedurale.
Discutendo di questi problemi mi viene in mente un intervento che il Presidente della Giunta regionale, Ghigo, fece qualche tempo fa in quest'aula a proposito di regole e di obiettivi di fondo. Questa è una materia che ha tutte le caratteristiche per un confronto ampio tra maggioranze e minoranze. Credo che nessuno possa impossessarsi di questi temi perché sono temi che per forza di cose devono avere il massimo di condivisione possibile. Quindi lo sforzo bisogna compierlo, non credo che una nuova legge urbanistica sia possibile soltanto con il voto della maggioranza, si tratta di regole di sviluppo del territorio. Quindi essendo questo l'obiettivo di fondo, credo che occorra, prima di radicalizzare delle posizioni, tentare ancora qualche confronto serio ragionando più che sulla tecnica legislativa, sulle modalità con cui semplificare le procedure, vedere l'impianto culturale. Se si definisce bene l'impianto culturale, cioè l'obiettivo di fondo riferito alla gente che è poi l'obiettivo politico generale, tutto il resto diventa un fatto secondario, diventa uno strumento.
Faccio pertanto la seguente proposta. Se il Consiglio regionale concorda, ritirerei l'ordine del giorno che ho presentato, affinché la discussione continui in Commissione, per verificare in quella sede attraverso una discussione più approfondita e probabilmente più utile di quella ora in atto, se ci sono gli elementi comuni sui quali poter lavorare in modo che vengano definiti gli obiettivi da assegnare ai consulenti per giungere alla nuova legge urbanistica.
Se questo non avviene, credo che ci muoviamo in modo sbagliato, cioè cominciamo a fare delle cose senza capire quali sono le conclusioni.
Se gli altri presentatori concordano su questa procedura, credo si possa sospendere questa discussione e continuarla in altra sede per giungere ad un documento il più possibile condiviso da parte delle forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni

Intervengo per dire che avremo presto in Commissione l'occasione di parlare del provvedimento, perché esiste una proposta di legge per modificare gli artt. 17 e 21 della L.R. n. 56/77. Lo ricordo a quanti non lo sapessero. Quella sarà un'occasione che ci è fornita per entrare nel merito della questione.
Aprire una specie di dibattito anche in Commissione su una nuova legge urbanistica, sapendo che sono discussioni che assorbono un intero mandato elettorale, perché una proposta già è depositata e la Giunta prossimamente farà avere la sua in tempi opportuni, mi sembrerebbe come sdoppiare la questione, e il rischio che ne conseguirebbe sarebbe quello di allungare i tempi.
Quindi, partendo dal presupposto che abbiamo in calendario, a breve, la discussione sulla modifica di questi due articoli, attorno a quello credo che i membri della Commissione non potranno esimersi dal fare delle valutazioni che entrino nella filosofia della legge, non limitandosi soltanto alla discussione del mero contenuto dei due articoli.
Se poi il collega Saitta, eventualmente per accelerare il dibattito di oggi, ritiene di ritirare l'ordine del giorno, può essere una cosa positiva. Mi premeva ribadire, come Presidente della Commissione, che ovviamente l'attenzione della Commissione su questo tema è totale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Intervengo non per entrare nel merito dei due ordini del giorno, ma per dire che condivido la proposta del Consigliere Saitta soltanto in parte.
L'esame andrebbe sospeso o rinviato ad una prossima seduta, vista la materia, per cercare di concordare, attraverso una riunione dei Capigruppo un ordine del giorno il più possibile unitario.
Non sono d'accordo invece ad andare in Commissione per redigere un ordine del giorno, perché sarebbe una competenza non specifica delle Commissioni stesse, che dovrebbero invece prendere in considerazione i documenti che vengono proposti.
Quindi, addivengo alla proposta del Consigliere Saitta, se l'intesa è quella di sospendere la discussione sugli ordini del giorno e di verificare, a tempi brevissimi, la possibilità di redigere un ordine del giorno il più possibile unitario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, sono contrario all'ipotesi rilanciata in questo momento dal Capogruppo Montabone, a meno che il possibile ordine del giorno unitario non venga stilato questa mattina stessa.
Ritengo che la materia sia già stata sufficientemente approfondita, ne stiamo discutendo da tanto tempo. Se ci sono delle posizioni compatibili possono trovare una formulazione in un ordine del giorno unitario questa mattina. Diversamente, chiedo che si proceda alla votazione.



PRESIDENTE

Propongo una sospensione dei lavori e l'immediata convocazione della Conferenza dei Capigruppo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Sono favorevole ad un'immediata convocazione dei Capigruppo della maggioranza, anche se sono molto dubbioso che si possa arrivare alla composizione di in unico ordine del giorno, e spiego anche il motivo.
Non sono certo che discutendo nel merito con il collega Saitta le visioni possano anche essere diverse, ma componibili, e dal momento che la minoranza non è affatto omogenea, dubito che questo concetto sia estensibile all'intera minoranza. Anzi, sono convinto che non lo sia.
Inoltre, quando si discute con molta leggerezza di una Commissione di esperti regolarmente e legittimamente nominata dalla Giunta, e qualcuno in quest'aula sostiene che costoro siano stati responsabili del sacco urbanistico di Torino, aspetto che costoro prendano atto di essere responsabili di quel sacco, che se è stato lo sarà, ma qualcuno lo dovrà giudicare.
Credo non sia questo il modo di affrontare un tema così importante come quello della legge n. 56, che è onorato di avere in questa legislatura il contributo serio che anch'io, pur non condividendone totalmente la struttura dei suggerimenti né del seminario né dell'ordine del giorno riconosco al Gruppo dei Popolari, ma evidentemente non è così serio da parte di tutti.
Quindi, escludo in maniera categorica che i lavori della Commissione per quanto riguarda il mio Gruppo possano essere turbati ulteriormente come penso lo sarebbero, da discussioni che considero inutili, prima che la Giunta abbia legittimamente il diritto di proporre la sua visuale urbanistica.
Esistono scuole urbanistiche diverse, non sempre sono componibili le teorie "astenghiane" con quelle di altre visioni che considero più liberali oggi, nell'ambito dell'urbanistica. Ci sarà certamente un discorso da fare ma non sarà facilmente componibile. Quindi, procediamo con la sospensione ma convengo con il collega Ghiglia che se un ordine del giorno comune deve emergere, emerga oggi, altrimenti andiamo avanti con i nostri lavori per evitare, come temo, di perdere solo del tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sia per il programma della maggioranza sia per il cosiddetto ordine del giorno accettato dalla Presidenza, pur senza soggetto (fatto che costituisce precedente), non ritengo che ci siano le condizioni politiche almeno per il mio Gruppo, per procedere ad un'interruzione dei lavori del Consiglio per verificare la possibilità di un ordine del giorno comune perché siamo su posizioni diverse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Anche questa discussione cade nelle secche classiche dei tatticismi all'interno delle maggioranze e delle minoranze.
Io richiamo ancora invece l'importanza delle questioni che stiamo discutendo, per cui anch'io ritengo che una sospensione per stilare un ordine del giorno, in qualche maniera costruito e probabilmente molto generico, non ha senso. Credo sia più utile un ulteriore approfondimento o attraverso la continuazione della nostra discussione dedicando una seduta apposita del Consiglio regionale che si concluda con l'approvazione di un ordine del giorno oppure la Conferenza dei Capigruppo (un'altra sede in sostanza). Se questo confronto avviene in modo trasparente, anche in modo pubblico, ne abbiamo vantaggio tutti quanti. Questo secondo me bisogna che avvenga, per cui se la sospensione è soltanto di mezz'ora, complessivamente mi pare inutile.
Mi dispiace che si crei questa frattura su un tema così importante, ma per evitare la frattura bisogna pensare che stiamo discutendo non della crisi occupazionale di una piccola azienda per la quale si tratta di votare il classico ordine del giorno, ma stiamo definendo una procedura, un obiettivo, un impianto per giungere ad una nuova legge. E' una cosa molto complessa che probabilmente neppure il nostro ordine del giorno contiene.
Infatti ho già detto che il nostro documento ha dei grossi limiti e probabilmente bisogna costruire qualcosa di nuovo, per cui non vantiamo alcun diritto di primogenitura. Crediamo semplicemente di aver dato un contributo affinché questo tema sia affrontato in termini più globali anziché con una piccola modifica della legge n. 56. Dopodiché, se si vuol procedere, sappiate che noi non siamo disponibili a stilare un ordine del giorno in due minuti, preferiamo mantenerlo e andare in minoranza.



PRESIDENTE

La ringrazio per il chiarimento.
Credo che una breve sospensione dei lavori per una riunione immediata dei Capigruppo possa essere utile: se non per raggiungere l'obiettivo di un ordine del giorno comune, almeno per individuare, al di fuori di questi che il Consigliere Saitta ha descritto come tatticismi di parte, una linea di comportamento per affrontare in successivi momenti l'argomento.
Credo pertanto che una riunione di un quarto d'ora per questo secondo passaggio possa essere sufficiente.
Il Consigliere Chiezzi intende fare anco- delle precisazioni?



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo sulla sua proposta di riunire i Capigruppo per esaminare la questione.
Il Gruppo Rifondazione Comunista non è interessato e pertanto non parteciperà alla riunione.



PRESIDENTE

E' pertanto immediatamente convocata la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,25 riprende alle ore 13,55)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
In mancanza del numero legale, la prosecuzione dei lavori del Consiglio viene rinviata alla sessione pomeridiana che era formalmente convocata per le ore 14,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,57)



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