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Dettaglio seduta n.438 del 11/01/00 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Innanzitutto buon anno, visto che questa è la prima seduta del 2000 speriamo che sia positiva.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: a) Congedi Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeli, Botta, Farassino, Ghigo Majorino, Mancuso, Pazè e Toselli.
b) Presentazione progetti di legge L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
c) Apposizione visto Commissario del Governo L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Ora procedo alla verifica della presenza delle condizioni per iniziare i lavori con il proseguimento dell'esame del disegno di legge n.
467.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Presidente Deorsola effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Constatata la mancanza del numero legale, essendo presenti in aula n.
23 Consiglieri anziché 27 (sono in congedo n. 7 Consiglieri), la seduta è sospesa, ai sensi dell'art. 52 del Regolamento del Consiglio regionale.



(La seduta, sospesa alle ore 10.23, riprende alle ore 10.57)


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri prima della seduta odierna i processi verbali del 7, 13, 15, 21 luglio 1999. Verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali

Proseguimento esame disegno di legge n. 467: "Disposizioni normative per l'attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 'Conferimento di funzioni e compiti dello Stato alle Regioni ed agli enti locali in attuazione del Capo I della L. 15.03.97, n. 59'" (richiamata in aula ai sensi dell'art. 34 del Regolamento)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 5) all'o.d.g. relativo al proseguimento dell'esame del disegno di legge n. 467.
E' stato distribuito un testo coordinato, che è soltanto uno strumento di lavoro.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Penso insieme ad altri colleghi, ho ricevuto dall'Assessore Vaglio un sollecito di esame urgente in merito ad alcuni provvedimenti, è una lettera datata 10 gennaio 2000.
Faccio mia questa richiesta e chiedo l'inversione dei punti all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Lei ha il titolo per farlo, però dobbiamo trattare in sede di Capigruppo.



CHIEZZI Giuseppe

Ho ricevuto la lettera il 10 Gennaio 2000, l'ho vista ieri sera.
Tenuto conto dell'urgenza segnalata e dello stato dei fatti per quanto riguarda il disegno di legge n. 467, che è a nostre mani e mi sembra sia in una situazione molta complessa dal punto di vista dell'esame, le consegno questa richiesta di cambiamento dei punti all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Se è una richiesta formale di inversione dei punti all'ordine del giorno, me la faccia avere, così, se l'ufficio mi aiuta, la porto in votazione.
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Mi associo alla richiesta avanzata dal Consigliere Chiezzi, aggiungendo anche le richieste pervenute dall'Assessore Bodo, relativamente alle urgenze su alcuni provvedimenti, e le altre richieste pervenute da altri Assessori su provvedimenti che dovevano passare. Ricordo comunque le perorazioni degli Assessori Leo e Racchelli - dico questo per il buon funzionamento del Consiglio - e anche altri atti esecutivi che hanno una certa urgenza.
Ritengo anch'io che, se esaminassimo questo provvedimento, rischieremmo che, per la fine della Legislatura, quegli altri non passino.



PRESIDENTE

Questa è, in parte, la discussione che abbiamo già fatto in sede di Capigruppo. Ci sono delle formalizzazioni. Avevamo detto, oggi, di svolgere l'esame del disegno di legge n. 467.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

E' necessario recuperare un attimo di tranquillità ed abbattere significativamente il brusìo in aula, perché così non si può proseguire.
Do lettura della richiesta pervenuta da parte del Consigliere Chiezzi: "Il sottoscritto Consigliere Pino Chiezzi in qualità di Capogruppo così come previsto all'art. 51 comma 2 del Regolamento interno, presenta richiesta di inversione dei punti all'o.d.g. relativamente all'odierna seduta di Consiglio, inserendo al punto 5) "Proseguimento esame disegno di legge 467" il punto 16) "Esame progetto di legge 372", al punto 6) la proposta 737 "Fasce altimetriche di marginalità socio-economica" e al punto 7) la determinazione dei programmi delle caratteristiche didattiche dell'attività di formazione, aggiornamento e qualificazione della Polizia locale in Piemonte, attualmente al punto 20)".
In buona sostanza, la proposta chiede che ai punti 5), 6) e 7) siano collocati gli attuali punti 16), 64) e 20).
Sono previsti due interventi: uno a favore e uno contro. Lei Consigliere Chiezzi, ha già illustrato le ragioni, per cui dò la parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Per quanto ci riguarda, non è che siamo contrari, ma siamo a favore della risoluzione adottata ieri nella Conferenza dei Capigruppo per esaminare il disegno di legge 467. Dopodiché abbiamo tutti in grandissima considerazione i provvedimenti segnalati dagli Assessori Vaglio e Bodo e anche quelli non segnalati per iscritto, ma segnalati verbalmente anche all'interno nostro di maggioranza, da parte di altri Assessori.
Ci riserviamo di esporre il quadro completo nella riunione dei Capigruppo programmata per lunedì alle ore 12. Ovviamente, sullo specifico siamo contrari.



PRESIDENTE

Portiamo in votazione la richiesta del Consigliere Chiezzi per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 12 voti contrari 28 La richiesta è respinta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.



MONTABONE Renato

Dopo questa votazione, vorrei fare solo una considerazione.
Inviterei gli Assessori che ritengono di perorare la causa rispetto ad alcuni provvedimenti urgenti a rivolgersi al Ministro dei Rapporti col Parlamento e a rivolgersi contemporaneamente non più ai Capigruppo di minoranza che danno le loro disponibilità, ma ai Capigruppo di maggioranza che forse hanno le loro proposte.
Quindi anche gli altri Assessori che hanno perorato delle istanze, se per conoscenza ce lo vogliono mandare, ma ce lo mandino solo per conoscenza.



PRESIDENTE

Credo che sia da intendersi come una notizia, come un'evidenziazione dell'urgenza.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali

Proseguimento esame disegno di legge n. 467: "Disposizioni normative per l'attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 'Conferimento di funzioni e compiti dello Stato alle Regioni ed agli enti locali in attuazione del Capo I della L. 15.03.97, n. 59'" (richiamata in aula ai sensi dell'art. 34 del Regolamento) (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo allora al proseguimento dell'esame del disegno di legge n.
467, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Siamo alla discussione generale. Ricordo che nella seduta del 30 dicembre è stata svolta la relazione da parte del Presidente della Giunta e dall'Assessore Vaglio; sono stati distribuiti gli emendamenti.
Gli uffici cortesemente hanno predisposto - e di questo li ringrazio un appunto come strumento di lavoro che vede annotati gli emendamenti della Giunta, perciò chi non ne fosse ancora in possesso e desiderasse averlo può richiederlo alla Presidenza.
Chi chiede di intervenire? Prego, Consigliere Riba.



RIBA Lido

Soltanto perché è passato un anno da quando abbiamo concluso la discussione su questo... è passato un millennio, è passato comunque un secolo e non so se poi politicamente le questioni sono coerenti con il tempo che è decorso. In ogni caso, eravamo incappati in un problema di definizione della procedura, perché la procedura che lei aveva ricordato e a mia volta ricordo, in caso di errore chiedo venia - prevedeva che, per un provvedimento trasferito in aula e sottratto pertanto alla naturale competenza della Commissione, doveva esserci un'introduzione del Presidente della Commissione competente, tant'è che si era generosamente offerto il Consigliere Scanderebech in quanto Vicepresidente, ma la questione non era di funzione, era anche soggettiva, di conduzione delle operazioni. Per cui abbiamo ascoltato una comunicazione del Presidente della Giunta in quanto Assessore preminente...



PRESIDENTE

Per cortesia, il brusìo deve essere assolutamente abbattuto per la prosecuzione dei nostri lavori.
Se intendo, credo che la richiesta del...



RIBA Lido

Vorrei che lei cortesemente riproponesse la procedura, in modo da sapere come procedere.



PRESIDENTE

L'argomento verrà preliminarmente illustrato dal proponente, dopo che il Presidente della Commissione avrà riferito sull'iter complessivo dello stesso. Perciò chiedo al Presidente della Commissione, Vindigni, di riferire sull'iter complessivo.



RIBA Lido

Presidente, ne approfitto visto che ho la parola per non interrompere successivamente. Mi pare che ieri, nelle conclusioni sempre non del tutto precise della riunione dei Capigruppo, lei avesse confermato di fare domani un'ora di interpellanze e di interrogazioni - questo era chiaro, non ho dubbi, l'ho soltanto richiamato - e, oggi, alcune deliberazioni urgenti sulle quali c'era l'ipotesi di un parere. Comunque, in Commissione, era già stato espresso un parere largamente convergente ed unitario.
Volevo soltanto sapere se ho inteso bene quando lei intende...



PRESIDENTE

Non è così.
Se lei ritiene che le conclusioni, che formulo sempre prima della chiusura, non siano sufficientemente chiare, gliele farò pervenire in forma scritta.
Ho ritenuto che la giornata di martedì fosse dedicata unicamente all'esame del disegno di legge n. 467. Avevo anche detto che avrei sentito in modo informale tutti i Capigruppo per valutare quali provvedimenti nella giornata di domani possano avere un iter veloce.
Ripeto questo a maggior chiarezza.



PRESIDENTE

RIBA Lido (fuori microfono)



PRESIDENTE

Adesso mi è chiaro.
La ringrazio.



PRESIDENTE

Presidente Vindigni, le chiedo di illustrare, a termine di Regolamento l'iter complessivo che ha avuto nella sua Commissione il disegno di legge n. 467.



VINDIGNI Marcello

Presidente, devo procedere basandomi molto sulla memoria. Se avessi saputo che mi sarebbe stato chiesto questo impegno, avrei chiesto alla segreteria dell'VIII Commissione una cronologia dettagliata dei lavori sull'argomento.
Faccio soltanto una premessa.
In occasione della discussione generale in relazione all'attuazione alla legge regionale, che ha portato all'approvazione della legge regionale n. 34, la cosiddetta legge madre, il Consiglio aveva convenuto che la materia relativa al decreto ministeriale n. 112, che comprendeva quasi il 70-80% dei compiti trasferiti o delegati dallo Stato alle Regioni, anzich essere esaminata nelle singole Commissioni, fosse esaminata in un'unica Commissione, nella fattispecie l'VIII.
Per valutare la complessità del compito che veniva assegnato all'VIII Commissione, ricordo che il decreto n. 112 prevedeva il conferimento di materie quali lo sviluppo economico, l'assetto del territorio, i servizi alla persona, la difesa del suolo, la protezione civile e così via. Quindi direi una congèrie piuttosto vasta e, per alcuni aspetti, eterogenea di argomenti.
Comunque, il disegno di legge n. 467 (comprendente ben 132 articoli) attuativo del decreto legislativo n. 112, è stato assegnato all'VII Commissione il 4 novembre 1998.
La discussione fu avviata nella seduta dell'11 gennaio e furono decise le consultazioni, che avvennero nei giorni 8, 13, 15 febbraio e 12 aprile 1999. Furono invitati ad esprimere le loro osservazioni più di trecento soggetti e, in particolare, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni economiche di categoria, le associazioni degli enti locali, le province, i comuni capoluoghi di provincia, le comunità montane, gli enti parco, i soggetti gestori dei servizi socio-assistenziali, i direttori delle A.S.L.
le associazioni delle varie realtà sociali, l'ARPA, l'ATC, le sovraintendenze, gli enti strumentali e gli ordini professionali.
In ultimo, nella seduta del 12 aprile 1999, furono invitati i rappresentanti di un settore che, nella nostra regione, sta assumendo un'importanza sempre maggiore e che, peraltro, è stato anche riconosciuto nell'ultima stesura del disegno di legge n. 467, comprensivo degli emendamenti apportati dalla Giunta nella seduta del 27 dicembre 1999, vale a dire il settore relativo all'associazionismo e alla protezione civile.
Questo aspetto, nella fase iniziale delle consultazioni, era sfuggito tant'è che la maggior parte delle consultazioni - come dicevo prima - erano state svolte nel mese di febbraio e di aprile.
Espletate le consultazioni, i materiali furono trasferiti alle Commissioni di merito perché potessero esprimere il parere di merito. Anche se questa procedura non era strettamente necessaria, la Commissione convenne sulla necessità di acquisire il parere delle Commissioni di merito, cosa che avvenne nelle settimane successive.
Il 12 luglio 1999, la Commissione stabilì di acquisire il parere della Conferenza permanente Regioni-Autonomie locali, ai sensi del comma secondo dell'art. 6 della legge n. 34/98, secondo il quale la Commissione pu chiedere alla Conferenza Regioni-Autonomie locali un parere sugli atti legislativi e deliberativi che hanno rilevanza per gli enti locali.
Quale atto più del decreto legislativo n. 112 poteva avere rilevanza per gli enti locali? Questo parere è stato espresso soltanto in data 22 aprile 1999.
Per la verità, non mi aspettavo questa lungaggine, tant'è che, sia per l'importanza dell'argomento assegnato alla Commissione da me presieduta e sia per una sollecitazione da parte del Presidente Ghigo, nell'imminenza delle ferie, avevo avuto modo di scrivere al Presidente Deorsola comunicandogli - ovviamente, avendo svolto una verifica preventiva presso la Commissione - che la Commissione era disponibile ad utilizzare anche la prima settimana di settembre - nella quale, solitamente, il Consiglio non è impegnato in proprie sedute - per un esame del provvedimento a tempo pieno.
Questa disponibilità era stata successivamente confermata da me nel corso della riunione dei Presidenti, che si tenne nei primissimi giorni di agosto, chiedendo, però, che in quel periodo non venissero convocate altre Commissioni.
Sottolineo questo aspetto per manifestare la massima disponibilità dimostrata dalla Commissione ad esaminare il provvedimento. Ciò non è potuto avvenire perché, con la ripresa dei lavori, tutte le Commissioni sono state convocate nelle giornate canoniche, rendendo praticamente impossibile dedicarsi full-time al disegno di legge n. 467. Situazione che comunque non avremmo potuto affrontare perché non era pervenuto il parere della Conferenza. Io avevo dato la disponibilità chiedendo che la Conferenza esprimesse il parere prima della ripresa dei lavori. Poiché la richiesta era stata avanzata il 12 luglio ed essendo un argomento molto sentito ed urgente, tant'è che il Presidente Ghigo ne aveva sollecitato la discussione, avevo pensato che la Conferenza avrebbe potuto rispondere, se non entro la fine di luglio, immediatamente alla ripresa dei lavori a settembre. Acquisito questo parere la Commissione poteva procedere.
In realtà - come dicevo prima - il parere della Conferenza è stato trasmesso soltanto in data 22 ottobre 1999.
Se ricordo bene, in quello stesso periodo erano stati presentati in Commissione alcuni disegni di legge attinenti allo status dei Consiglieri.
Inoltre, la Commissione era stata sollecitata ad esaminare le proposte di Statuto regionale avanzate in quel periodo e tutto ciò, ovviamente, ha interferito con il programma datoci, che dava una priorità assoluta al disegno di legge n. 467.
In ogni caso, acquisito il parere della Conferenza Regione-Autonomie locali, avevamo ripreso l'esame del provvedimento, se non che in data 18 novembre 1999 il Presidente della Giunta regionale ha richiesto, ai sensi dell'art. 34 del Regolamento consiliare, l'iscrizione del disegno di legge n. 467 all'o.d.g. dell'assemblea regionale. In data 23 novembre il provvedimento è stato iscritto all'o.d.g. dell'assemblea stessa.
Questo è stato l'iter. Mi si consenta ora un brevissimo commento. Di fronte a questa richiesta (per quello che mi risulta era la prima volta che un provvedimento in discussione in Commissione veniva avocato richiamando l'art. 34 del Regolamento) e considerata la delicatezza, l'urgenza e l'importanza della materia, io francamente mi aspettavo che nella prima seduta utile, successivamente all'iscrizione del provvedimento in aula avremmo cominciato l'esame del disegno di legge n. 467. Tutti noi abbiamo vissuto le ultime settimane e sappiamo che le cose non sono andate così. Do solo questa sottolineatura come motivo di riflessione per la Giunta che ha chiesto di procedere in questo modo; Giunta che poi, nella seduta del 27 dicembre 1999, ha apportato sostanziali modifiche al disegno di legge n.
467, eliminando una settantina di articoli. Mi pare che questi fatti si commentino da soli.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

Dopo l'intervento del Presidente della Commissione è aperta la discussione generale.
Chi intende prendere la parola? Per il momento non ho iscritti a parlare.
Prego, Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Per la verità avrei preferito che ci fosse stato uno stacco tra l'intervento in qualità di Presidente della Commissione e quello di Consigliere. Avrei gradito.



PRESIDENTE

Lo stacco c'è stato. Adesso interviene come componente del Gruppo DS.
Prego, Consigliere.



VINDIGNI Marcello

Intervengo, così non lascio i fatti a commentarsi da soli.
Credo che uno dei problemi maggiori con i quali il Paese, quindi anche il sistema politico, deve fare i conti è la questione della modernizzazione, perché solo un accentuato processo di modernizzazione delle nostre strutture può consentire di poter reggere le sfide della globalizzazione.
Questa modernizzazione riguarda in primo luogo la Pubblica Amministrazione, ma non solo.
Faccio un esempio che mi pare sia significativo per tutti: il sistema bancario del nostro Paese che era arrivato alle soglia del Duemila in uno stato quasi da Preistoria ha dovuto subire le grandi trasformazioni proprio per l'aggressività del sistema bancario internazionale, a seguito della creazione del Mercato Unico, che ha cercato di acquistare posizioni sempre più importanti anche nel nostro Paese.
La modernizzazione è stata la sfida maggiore dei Governi che si sono succeduti negli ultimi anni e che ha portato il primo governo di centro sinistra, il Governo presieduto dall'on. Prodi, ad affidare una delega specifica al Ministro Bassanini che ha prodotto la legge 59 e le successive modificazioni che prende nome appunto dal Ministro proponente e costituisce per usare un termine di moda - quasi un'icona nella lettura politica del Paese degli ultimi anni.
La legge Bassanini doveva trovare attuazione attraverso i decreti attuativi che definivano meglio i compiti che lo Stato si tratteneva e i compiti che venivano delegati o conferiti alle Regioni a seconda che si trattasse di materie indicate dalla Costituzione agli artt. 117, 118 e 119 (in questo caso si parlava di trasferimento) oppure, qualora si trattasse di materie non comprese dalla Costituzione, venivano delegate e come si sa le materie delegate possono anche essere ritolte.
Fra i decreti ministeriali che hanno dato attuazione alla legge 59 particolare significato assumeva, proprio per le materie trattate, il decreto ministeriale n. 112 del marzo 1998. Per dare un'idea di come questo decreto toccasse direttamente i processi di modernizzazione del Paese voglio solo citare un titolo: lo Sportello Unico, che ha ridisegnato - e lo abbiamo visto proprio in questi giorni attraverso i risultati del bando che è stato aperto dalla Regione Piemonte che ha coinvolto il sistema delle Autonomie locali della nostra Regione - il modo di leggere la realtà economica e sociale del nostro Piemonte e ci sta dando un'idea di un Piemonte che cammina, un'idea molto più ricca e profonda rispetto a quella che magari si ha da quest'aula.
Ma voglio anche ricordare la costituzione del fondo per l'impresa, del fondo unico gestito dalle Regioni per l'impresa, che finalmente consente alle Regioni di svolgere una politica a favore dell'industria con responsabilità dirette e maggiori rispetto a quelle che potevano essere esercitate dalle Regioni stesse.
Voglio ricordare ancora l'argomento molto interessante introdotto dall'art. 3 del decreto 112 relativo alla individuazione degli ambiti ottimali per la gestione delle attività economiche sul territorio.
Questo insieme di soggetti (Sportelli unici, Ambiti ottimali, Fondo per l'impresa) e le modifiche successivamente introdotte nella legge 488 per quanto riguarda la gestione del fondo per l'impresa, disegnano non solo il sistema economico-sociale delle Regioni, perché ovviamente il D. 112 non riguarda solo il Piemonte, ma con la creazione per esempio dello Sportello Unico si vuole dare una spinta decisiva per ridurre le lungaggini burocratiche che non sono più in passo con i tempi dell'economia. Quando un'impresa vuol fare un investimento, ha bisogno di aprire uno stabilimento o di ampliare i propri stabilimenti, non può passare presso decine di sportelli, perdere anni e anni per avere una concessione edilizia, perch nel frattempo magari le condizioni del mercato sono mutate e l'impresa, di fronte alle procedure e alle lungaggini che caratterizzavano la normativa italiana prima dell'attuazione del D. 112, magari decide di cambiare i suoi programmi e di fare investimenti in altre Regioni o in altri Paesi.
Ho voluto citare questo esempio per dire come il D. 112 effettivamente costituiva una leva importante per la modernizzazione del Paese. E all'attuazione del D. 112 la Regione doveva prestare la massima attenzione perché la nostra Regione, proprio perché sta vivendo una fase delicata di cambiamento e di trasformazione che ha visto messo in crisi il modello di sviluppo degli anni '80 e dei primi anni '90 basato sulla ristrutturazione su basi tradizionali, quello che è stato definito dall'IRES appunto la ristrutturazione su basi tradizionali, termine che è stato ripreso abbondantemente nei documenti preparatori del DOCUP per le zone obiettivo 2 e per il programma operativo obiettivo 3. La ristrutturazione su basi tradizionali ha mostrato il fiato, prova ne è che anche il nostro sistema produttivo regionale fa fatica a tenere il passo sul campo del commercio estero e, quindi, dell'esportazione dei beni prodotti in questa Regione.
Pertanto per innovare, per modernizzare il sistema occorre che la pubblica amministrazione si adegui secondo i dettami del decreto legislativo 112.
Peraltro, il decreto legislativo n. 112 prevedeva una scadenza - il 31/12/2000 - entro la quale doveva essere completato il trasferimento di personale e di mezzi dallo Stato alle Regione. Quindi, quella era una scadenza finale, un termine finale entro il quale noi dovevamo collocarci con i nostri atti.
Come dicevo prima, il Consiglio aveva colto l'importanza di esaminare celermente la materia, pur se complessa. Mi sono soffermato sulla prima parte del decreto legislativo n. 112, quella che tratta le questioni dell'industria, l'artigianato, la formazione, il ruolo delle Camere di commercio, il sistema fieristico. Il D.lgs 112 tratta anche altre materie: l'assetto del territorio, le politiche territoriali, la difesa del suolo l'utilizzo delle fonti energetiche, le cave e torbiere, i servizi alla persona, le politiche culturali. Si può dire che quasi tutte le competenze regionali sono toccate dal D.Lgs. n. 112.
Avendo colto l'importanza della materia era stato affidato all'VIII Commissione tale compito. Avevo già ricostruito il lavoro svolto in Commissione nel mio precedente intervento, mi si permetta di rilevare, in questa circostanza, che all'attenzione dimostrata dalla Commissione, quindi del Consiglio, alla materia, non ha corrisposto altrettanta attenzione da parte della Giunta. Mi è stato detto che il Presidente Ghigo, intervenendo nella seduta del 30 dicembre, ha avuto anche la compiacenza di richiamarmi personalmente, purtroppo quel giorno ero influenzato, facendo parte di quella percentuale del 6, 7 per mille di italiani che in questo periodo sono stati messi fuori combattimento, non ho sentito direttamente le cose dette dal Presidente Ghigo, ma se le avessi sentite gli avrei ricordato appunto che la Giunta regionale, e lui personalmente, che è alla presidenza della Conferenza Regioni-Enti Locali, ha impiegato quasi tre mesi per far pervenire alla Commissione il parere della Conferenza Regioni-Enti Locali.
Ma cosa ancora più grave è che la domanda praticamente era stata persa o non se ne era colta l'importanza. Tant'è che il parere nella prima seduta tenutasi dalla Commissione ai primi di settembre era stato ridotto al rango di una semplice comunicazione, quasi che il ruolo del Consiglio e delle Commissioni fosse un ruolo subordinato, la ruota di scorta rispetto all'attività della Giunta e quindi del rapporto fra la Giunta e la Commissione.
Abbiamo poi posto delle correzioni, tant'è che il parere, pervenuto nel mese di ottobre, perché abbiamo informato il Presidente che non era accoglibile la procedura secondo la quale si considerava acquisito il parere attraverso la semplice comunicazione alla Commissione: tutto ciò ha portato dei ritardi.
L'aspetto sul quale voglio soffermarmi è costituito dalla posizione quanto meno singolare, nella quale ci saremmo aspettati, proprio negli ultimi giorni, nelle ultimissime settimane, quando, a seguito della decisione della Giunta di discutere in aula il provvedimento, - io per primo mi sarei aspettato - che il giorno dopo avremmo iniziato l'esame del disegno di legge n. 467. Anche perché un provvedimento di 132 articoli discusso in aula, se lo si voleva effettivamente discutere, avrebbe dovuto richiedere il massimo impegno da parte del Consiglio. Basti pensare all'impegno che ha richiesto la discussione dei disegni di legge attuativi del decreto legislativo n. 114 presentati dell'Assessore Pichetto.
Invece sono rimasto molto sorpreso nel vedere che i lavori del Consiglio riguardavano materie che, forse, non avevano l'urgenza e la priorità che, invece, richiedeva il disegno di legge n. 467.
Penso, comunque, di aver capito la ragione per la quale la Giunta non ha sollecitato la discussione del D.Lgs. n. 112.
Cari colleghi è su questo aspetto che voglio richiamare la vostra attenzione, perché per me è un fatto sbalorditivo: il Consiglio regionale il 27 dicembre ha approvato emendamenti al disegno di legge n. 467 che limita le materie affrontate nel D.Lgs. n. 112 alle questioni economiche quindi industria, artigianato, commercio - trattato velocemente perché già evidenziato nelle leggi che prima citavo - Camere di commercio, fiere protezione civile...



PRESIDENTE

Consigliere Vindigni le ricordo il tempo.



VINDIGNI Marcello

Concludo Presidente.
Ripeto, Protezione civile, polizia regionale, ambiente, difesa del suolo e opere pubbliche, cioè la materia viene ridimensionata totalmente.
Inoltre, quando mi sono stati consegnati materiali ho visto che sono stati soppressi più della metà degli articoli, rispetto al D.Lgs. 112. Mi domando per quale motivo. Se c'era questa intenzione, mi domando il perch non è stato chiesto di continuare il lavoro in Commissione. Sicuramente la Commissione sarebbe stata in grado di procedere rapidamente all'esame del provvedimento, se era questa l'intenzione. Anche perché la parte relativa agli ambiti ottimali, altra materia delicata, era oggetto di un altro provvedimento.
Mi pare che questo modo di procedere dimostri una certa confusione, una certa superficialità, una certa sottovalutazione del provvedimento. Non possiamo lavorare sotto la spinta o lo stimolo delle organizzazioni che pensano di essere penalizzate dalla mancata approvazione nei tempi dati dagli accordi raggiunti in sede di Conferenza Stato-Regioni, rispetto all'esame del D.Lgs. 112.
Sono convinto che il D.Lgs n. 112, così come ci viene ora presentato dalla Giunta, a seguito degli emendamenti presentati nella seduta del 27 dicembre, possono avere un iter relativamente rapido, però tutto ci richiede una discussione di merito. Non possiamo accettare il mantenimento della concessione centralistica che, comunque, permane nell'impostazione generale del D.Lgs. n. 112. Questo va in contraddizione con la politica di modernizzazione della pubblica amministrazione che si basa sul decentramento, sul principio di sussidiarietà e di adeguatezza delle strutture.
Badate bene, c'è un episodio che mi pare la dica lunga sul fatto che questa maggioranza vuole mantenere forme di gestione centralistica - che poi sono forme di gestione del potere - anziché qualificare il lavoro della Regione in termini di programmazione di indirizzo; non vuole rinunciare alla concessione dei contributi, non vuole attuare il principio di sussidiarietà.
L'episodio sul quale voglio richiamare la vostra attenzione è che recentemente la Giunta regionale ha approvato un protocollo di intesa con il Comune di Torino per realizzare la nuova sede degli uffici della Giunta regionale. Superficie di 40 mila metri quadri. E' chiaro che applicando un standard di 15 metri quadri per dipendente, cioè una stanza di tre metri per cinque, 40 mila metri quadri significa una struttura di 2700/2800 persone - ripeto della Giunta - che ci lavorano. Se si prevede un palazzo per tremila persone, vuol dire che la struttura regionale attuale non dovrebbe subire modificazioni. Non stiamo parlando di fantasia, di ideologia, se si costruisce un palazzo della Giunta di queste dimensioni vuol dire che avete una certa idea della Regione che contraddice totalmente l'impostazione del decreto legislativo n. 112/98. Invece, dovrebbe essere di insegnamento il successo, che vi ha trovati impreparati, della politica degli sportelli unici.
Mi si consenta dire che questa politica è stata avviata per volontà del Consiglio, perché quando l'Assessore Vaglio ha proposto il disegno di legge n. 308 - rigettato ignominiosamente dalle autonomie locali del Piemonte ci siamo trovati, come Commissione, a svolgere un compito di mediazione perché questo giudizio rischiava di coinvolgere anche lo stesso Consiglio regionale, proponendo ed organizzando il convegno "Cooperazione fra Comuni e sviluppo economico" - del quale, magari, in futuro, se ne parlerà un po' di più di quanto non se ne parlò sul momento - che vide la partecipazione immediata, convinta e consapevole del dottor Messina, responsabile della Direzione sedicesima dell'Unione Europea per le politiche di sviluppo interessanti l'Italia.
Il successo di quel convegno, che coglieva già le novità emergenti a livello regionale, non ha certo trovato impreparato il sottoscritto quando ha saputo, leggendo il vostro comunicato stampa, che erano arrivate sessantasei proposte di istituzione di sportelli unici, interessanti settecento comuni. Guardate come siamo stati bravi! Tant'è che avete dovuto immediatamente intervenire portando da 2500 milioni a 7000 milioni lo stanziamento per finanziare tutte le proposte di sportello unico. Allora perché è citato questo altro esempio? Perché dovrebbe dimostrare che il modello di Regione che voi ci proponete ancora con il decreto legislativo n. 112/98 è superato. La volontà del Piemonte chiede altro.
Sono convinto che nei prossimi giorni si possano apportare delle correzioni e si debba dare uno spazio maggiore alla società piemontese in tutte le sue articolazioni, comprese quelle economiche. E' possibile non dire una parola sulla cooperazione, sul terzo settore, che sta diventando un pilastro dell'economia?



PRESIDENTE

Consigliere, la prego di terminare l'intervento.



VINDIGNI Marcello

Concludo, Presidente Foco.
E' sufficiente vedere la nota che ci ha consegnato l'Assessore Goglio in merito all'articolazione del sistema cooperativistico della nostra Regione che mi ha lasciato sbalordito! Il decreto legislativo n. 112/98 è un occasione per entrare veramente in sintonia con le novità che si manifestano in questa Regione.
Noi speriamo che questa occasione sia colta apportando significative modifiche al disegno di legge n. 467, trovando i tempi e le sedi opportune affinché ciò avvenga.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, svolgerò un intervento molto breve.
Voglio dire, per prima cosa, che condivido molte delle osservazioni fatte dal Presidente della Commissione, il Consigliere Marcello Vindigni sia in qualità di relatore - in quanto Presidente di Commissione - sia in qualità di Consigliere regionale.
Non intendo quindi ripetere l'importanza che riveste, per la Regione Piemonte, l'attuazione del decreto n. 112, né intendo ribadire il ritardo in cui ci troviamo.
Voglio invece segnalare all'attenzione dell'aula la proposta fatta dal Presidente Vindigni, che ritengo possa essere utile per i nostri lavori.
L'attuazione del decreto n. 112 ha seguito un lungo percorso illustrato dal Presidente Vindigni. Ora ci troviamo di fronte a 157 emendamenti presentati dalla Giunta regionale che, di fatto, comportano la ristesura integrale del testo da noi esaminato per oltre un anno. E' una ristesura totale, che prevede la cancellazione di alcuni capi contenuti nella legge consegnata al Consiglio in ambiti di applicazione importanti come il territorio, i trasporti, l'edilizia, la sanità, i servizi sociali l'istruzione.
Penso che una materia così importante e complessa solo con molta difficoltà potrà essere esaminata da un'aula che ha ricevuto dalla sua Giunta 157 emendamenti. Potrebbe anche accadere, ma in ogni caso mi stupisce che questa sia la strada suggerita dalla maggioranza all'aula per l'approvazione del provvedimento.
Stando così i fatti, si può dedurre che la volontà della maggioranza non sia quella di giungere all'approvazione del provvedimento nel più breve tempo possibile ma, al contrario, quella di impiegarne il più possibile.
Gli emendamenti presentati riscrivono totalmente la legge e, esaminati in aula, comporterebbero una difficoltà di esame, di rapporti e di risposte che costringerebbe tutti noi ad impiegare molto tempo.
Ben diversamente accadrebbe se questi emendamenti venissero esaminati in quella sede agile che è la Commissione, dove i colleghi Consiglieri potrebbero avere anche il conforto dei pareri e delle osservazioni fatte oltre che un confronto rapido di opinioni con le strutture regionali che tecnicamente hanno elaborato o possono ancora elaborare elementi di giudizio sul nuovo testo consegnato.
Come Capogruppo, non posso che affermare la volontà del mio Gruppo di giungere ad un'attuazione - purtroppo parziale - del decreto n. 112, perch la Giunta propone lo stralcio di moltissimi ambiti di applicazione.
Comunque, almeno per gli ambiti per i quali la Giunta ha predisposto il nuovo testo di legge sotto forma di emendamenti, il mio Gruppo esprime tutta la volontà di giungere, prima della fine della legislatura all'approvazione.
Se il nostro obiettivo è quello di agire alla svelta, non credo sia questa la strada da seguire.
Per queste ragioni mi associo alla richiesta del Consigliere Vindigni Presidente dell'VIII Commissione. Anch'io chiedo che, alla fine delle dichiarazioni di carattere generale (che per il mio Gruppo si limitano alla procedura da seguire e all'importanza riconosciuta a questo provvedimento) si affronti la discussione dei 157 emendamenti nella sede più idonea e rapida, cioè l'VIII Commissione.
Alla fine di questa discussione generale, dopo aver sentito informalmente i colleghi, mi riservo, Presidente, di presentare con loro una proposta affinché si facilitino ed accelerino i lavori.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, anche noi abbiamo ascoltato l'esaudiente intervento del collega Vindigni, il quale, avendo presieduto la Commissione, ha potuto seguire, in questo ultimo anno, una materia così complessa, ma anche delicata ed importante, a tutti i livelli, seguendola anche in modo articolato, in tutti i suoi vari passaggi.
Questa mattina lo ha espresso, con i toni dovuti e credo un po' a nome di tutti quanti noi, come Presidente della Commissione ed anche come Consigliere di questo Consiglio.
La richiesta formulata dai Gruppi della minoranza, a nome del Consigliere Vindigni e anche da parte del Consigliere Chiezzi, alla quale anche noi ci associamo, riguarda il ripensamento, da parte della Giunta della possibilità di continuare la discussione su questo argomento oppure se, invece, non sia più opportuno, visto che il testo che oggi affrontiamo in Consiglio è completamente nuovo, affidarlo al Consiglio stesso, perché è un testo ampiamente ridimensionato: sono stati soppressi numerosi capitoli e articoli nelle materie più delicate ed importanti.
Soprattutto, mi pare necessario evidenziare che quanto rimane oggi in aula ha poco di federalismo e di sussidiarietà. Nelle materie che vengono affrontare rimane tutta la cultura della centralità regionale, così ben espressa dal Consigliere Vindigni.
Questo comporterà un ampio lavoro in Consiglio e verrà evidenziata la difficoltà, da parte della cultura politica di questa Giunta, di affrontare una materia così importante e la difficoltà di comprendere le richieste delle autonomie locali, in un periodo così importante di passaggio storico che siamo chiamati ad affrontare.
Quindi, anche noi ci associamo a questa domanda.
Comprendiamo l'assenza in aula del Presidente Ghigo e del Vicepresidente; forse, implica qualche difficoltà nel decidere, da parte della Giunta stessa, di accettare questa proposta e di ripensare un attimo se continuare o meno i lavori su questo argomento.
Presidente, credo sia opportuno attendere che la Giunta, in qualche modo, si esprima in merito a questo o, altrimenti, sentire un attimo i Capigruppo di maggioranza e di minoranza se, in merito a queste nostre richieste, non vogliano affrontare il dibattito all'interno dei Capigruppo ed, eventualmente, trasferire il tutto in Commissione.
Grazie.



PRESIDENTE

Dagli interventi effettuati in aula, mi pare che siano state rivolte precise richieste, anche se non ancora formalizzate, nei confronti della Giunta e della maggioranza. Ovviamente, la Presidenza ha ascoltato quello che è stato detto in aula.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Considerato che il Presidente, pur nella sua funzione istituzionale appartiene alla nostra area, non vorrei fosse un colloquio che ci coinvolge da soli, quindi, mi rivolgo ai colleghi che sicuramente ascoltano - lei sicuramente.
In effetti, la materia ha una complessità tale da non sfuggire a chi ha seguito l'iter della procedura. Tant'è che, in termini un po' pretenziosi si potrebbe dire che la procedura seguita dalla Giunta per l'approntamento del provvedimento sia stata de jure condendo; nel senso che ogni tanto se ne aggiungeva un pezzo dal punto di vista della definizione del testo scorrendolo poi lo abbiamo chiaro.
Mi rivolgo all'istituzione: nei miei dieci anni di esperienza quale Consigliere Regionale, soltanto nella fase finale di questa legislatura ci troviamo di fronte a provvedimenti praticamente approntati attraverso una continua rielaborazione sia del dispositivo e sia del progetto; in passato era assolutamente eccezionale che la Giunta richiamasse o ritornasse su un proprio provvedimento.



PRESIDENTE

Consigliere Riba, le chiedo scusa se la interrompo, però mi pare, non vorrei che fosse solo un'impressione personale, che stiamo affrontando un passaggio delicato di discussione per quanto riguarda il Consiglio.
Chiederei un minimo di attenzione al dibattito che sta avvenendo in aula che non mi pare marginale.
Quindi, pregherei i Consiglieri e la Giunta di voler seguire con attenzione il dibattito che sta avvenendo.
Le chiedo scusa, ma mi sembrava un aspetto doveroso e facente parte del mio ruolo.



RIBA Lido

La ringrazio Presidente per avere sottolineato un aspetto che complessivamente, non deve sfuggire alle istituzioni.
Invoco la testimonianza della nostra storia per dire che la ridefinizione, da parte della Giunta, di un provvedimento è sempre stato evento eccezionale e limitato a qualche aggettivo o capoverso o qualche linea di testo.
Quindi, di fronte a questa procedura fatta di eventualità e di operazioni successive, come avevamo già detto, è chiaro che l'istituzione Consiglio non è in grado di svolgere un lavoro di attestazione sulla base di una proposta che deve contenere precisi indirizzi politici, precise proposte di riforma e precisi contenuti tecnici ed operativi.
E' un po' imbarazzante l'assenza del Presidente Ghigo, ma attiene ad una sua diversa visione del destino politico di capo di una istituzione secondo lui, è legato ad una sua forma di rapporto diretto con l'elettorato, secondo il concetto del partito-azienda e non del partito organizzazione della democrazia.
Non posso non richiamare questo discorso, perché quella sedia vuota continua ad essere un elemento significativo quando si affrontano dibattiti di questo genere.
Cosa ebbe a dire il Presidente Ghigo l'altra volta? Non volete farci approvare il provvedimento per poter dire, in campagna elettorale, che c'è stata una inadempienza e una Giunta incapace di svolgere le maggiori funzioni conferite dalla riforma Bassanini.
Mi rivolgo esplicitamente ai Capigruppo della maggioranza: ve la sentireste, in questa sede - all'esterno, in termini di propaganda, ognuno usa il linguaggio e la tecnica che ritiene congrua rispetto alla sua ipotesi di comunicazione con l'elettorato - di dire che l'opposizione ha impedito il corso di questo provvedimento? Obbiettivamente, no.
O si contestano, ma con elementi assolutamente oggettivi, le cose dette dal Presidente Vindigni, oppure ci troviamo di fronte ad una Giunta che nell'economia del lavoro del Consiglio, ha considerato marginale l'operazione dell'applicazione del decreto legislativo n. 112, non ha proceduto ad acquisire il concerto dovuto con gli enti locali, ma, in vista di questa operazione, ha continuato a rielaborare il testo, sottraendolo alla competenza della Commissione naturale già due mesi fa - a fronte di una richiesta di una modalità di lavoro proposta dal Presidente della Commissione e condivisa dalla Commissione nel suo insieme (compresi i Consiglieri della maggioranza) - lo ha accantonato dopo la questione dei cinghiali e dopo tutto quello che costituiva materia di grande determinazione politica; oggi, lo ripropone in una condizione di materiale impossibilità di svolgere in aula un lavoro che, per sua natura, deve essere svolto dalle Commissioni.
Sto cercando di capire se vogliamo veramente, a questo punto, preso atto della situazione e preso atto, da parte della maggioranza, che all'opposizione interessa eccome che questo provvedimento sia definito diventi operativo per ciò che implica in termini di riforma istituzionale e per ciò che implica nei confronti degli interessi. Vedo qui alcuni interessi, ma sono numericamente pochi, anche se naturalmente quantitativamente rappresentano molto; le altre volte in cui abbiamo trattato questa materia c'erano altri interessi: sono gli interessi che obiettivamente mettiamo in difficoltà, perché la procedura di attuazione del D.Lgs. 112 è preliminare ad una certa organizzazione del bilancio della spesa e della modalità di gestire i rapporti con gli enti, con le istituzioni, con l'utenza.
Però due questioni sono importanti. E mi rivolgo al Consigliere Gallarini in quanto è il più attento - gliene dò atto - e lo apprezzo perché se su questa materia il Presidente è costretto alcune volte ad intervenire per chiedere cortesemente sensibilità da parte del Consiglio questo è il segno di una gravissima difficoltà ad assolvere al ruolo che è apicale quando si tratta di gestire un'operazione di questa portata. Poi Carla Spagnuolo ci richiamerà sul fatto di come sono andati a finire i lavori sullo Statuto, abbandonato perché in qualche maniera non costitutivo di una materia di immediata rilevanza politica comunicabile e capace di coinvolgere rapporti anche esterni.
Ebbene, su una materia di questo genere, è chiaro che noi non siamo disposti a procedere se in primo luogo non individuiamo con chiarezza una filosofia riformatrice.
L'ha detto il Consigliere Vindigni e ritengo di doverlo ribadire: provvedimenti di questo genere sono affrontati in questa maniera pericolosamente, attraverso una specie di vanvera operativa. Non voglio dare particolari significati critici al termine, ma comincia l'Assessore Vaglio, poi non ce la fa, interviene come al solito l'Assessore Pichetto che per la sua materia eventualmente pensa di farcela... Personalmente non credo che ce la farà neanche lui, se la questione rimane in questi termini perché si riaffronta un materiale composito e lo si presenta al Consiglio dicendo: "Fate". Ma se lo deve fare il Consiglio, il Consiglio deve: 1) definire una filosofia che faccia da filo conduttore dei contenuti dei 130 articoli; 2) acquisire il concerto con gli enti locali, perché questo è previsto per legge e per la nostra legge di applicazione della L. 59/97 l'istituzione della Conferenza Regione-Autonomie locali è precisa. La Giunta non ha acquisito questo concerto, il Consiglio ne potrebbe prescindere; evidentemente no, può darsi che non ci sia l'accordo, ma il parere deve essere comunque espresso. Dobbiamo quindi attivare una procedura imprescindibile di rapporto con le istituzioni che devono esprimere il loro parere.
Terza questione: per la prima volta dovremo prendere in esame un testo che, nella stesura in cui viene adesso proposto, è dato in visione direttamente al Consiglio e non alla Commissione né alle Commissioni.
Ultima cosa: sono stralciate materie significative al fine di comporre il quadro di riforma istituzionale sotteso al D.Lgs. 112. Perché? Perché il Consiglio, se si assume un ruolo di supplenza rispetto alla Commissione - e direi anche alla Giunta, a questo punto, che porta un testo privo del corredo istituzionale, del corredo procedurale che gli compete - allora ha il compito di prendere il D.Lgs. 112 ed attuarlo, non di prendere questa proposta ed esaminarla nelle sue proposte, prescindendo dai suoi limiti.
Quest'ultima questione è significativa. Noi chiediamo che il testo presenti l'applicazione dell'intero D.Lgs. 112 e non soltanto di quelle parti che, andando istituzionalmente a vanvera fra i vari pezzi, sono pronti, anzi c'è la sollecitazione democratica esterna a cui dobbiamo dare una risposta.
Per quanto riguarda gli altri, invece, c'è l'attesa di una democrazia che non si organizza, che non si attrezza. Quella può aspettare, perché in realtà non abbiamo avuto tempo; l'abbiamo avuto per tante di quelle altre cose che non voglio più citare, perché ovviamente c'è una gerarchia dell'urgenza di cui non possiamo evidentemente condividere l'impostazione.
Questo provvedimento, quindi, deve avere adesso lo spazio che gli compete.
La proposta è già stata in qualche maniera tracciata; io la perfeziono.
Noi proponiamo che questo testo, che per la prima volta viene presentato ai Consiglieri, sia discusso per la parte di competenza dalle quattro Commissioni che hanno attinenza alla materia (la V, la VII, l'VIII in parte la II).
In questo senso ritengo di formulare la proposta - che mi pare anche un po' condivisa dal centro-sinistra, ma in ogni caso ci riserviamo di approfondire se c'è una disponibilità di massima - di restituire questo testo alle riunioni delle Commissioni affinché lo esaminino per la loro parte, facendo il lavoro necessario. Ci rendiamo conto anche noi che tra un mese il Consiglio potrebbe essere sciolto e che è interesse del Piemonte approvare anche il bilancio preventivo per l'anno prossimo, ma senza ricatti. Avete lì delle delibere approvate all'unanimità che potrebbero essere già state approvate e messe a disposizione, per quanto riguarda i loro contenuti, delle attese delle Amministrazioni e delle strutture economiche del Piemonte. Il Presidente dice: "No, prima questo". Ma non è questione di un prima e un dopo; la questione è se ci sono le condizioni e se si ipotizza una procedura che ci consenta di fare questo tipo di lavoro.
Allora la nostra proposta è di completare il dibattito generale.
Abbiamo bisogno di sapere, di sentire dai Consiglieri, dalla Giunta se ritiene e anche dai Gruppi della maggioranza, quali elementi si intendono mettere a disposizione in termini di orientamento politico per dare una struttura, per dare un senso, per dare una portanza all'applicazione del D.Lgs. 112, ancorché parziale, ancorché limitata a quella dei 130 articoli e non estesa all'intero testo.
Col corredo di questo dibattito, la prossima settimana si facciano solo riunioni di quelle Commissioni per approfondire questo documento e poi il documento ritorni in aula. Credo che a quel punto, avendo sopperito con una procedura che ha un suo minimo di razionalità, ancorché non di piena congruità, potremo essere in grado di concludere l'iter di questo provvedimento in tempi che, tenuto conto delle situazioni, potranno essere ancora accettabili. Altrimenti non so come potremo superare tutte le complessità della discussione diretta in aula di una materia così complessa, che ci viene affidata senza il filtro di un lavoro nelle Commissioni. Naturalmente da parte nostra la proposta è fatta e con la consapevolezza della difficoltà e con l'impegno di una attiva partecipazione e di un'attiva iniziativa affinché il lavoro possa produrre il risultato che riteniamo debba essere prodotto ai fini di varare questo provvedimento non nella settimana prossima, ma in quella successiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pierluigi

Non voglio aggiungere altre mezze ore agli interventi che già si sono succeduti, perché è da un'ora e mezzo che ascoltiamo interventi dell'opposizione e in un'ora e mezzo non è uscita una sola virgola di proposta concreta relativamente a quello pseudo-neocentralismo regionale contenuto all'interno di questo disegno di legge, sbandierato a parole, ma senza che sia uscito un solo concetto in questa direzione.
Il collega Vindigni ha fatto un esame rigoroso. Gli esami sono sempre parziali; io, per necessità e per economia di tempo, non voglio farne altri da altri versanti, in quanto ritengo che occorra andare avanti. Tuttavia il collega aveva omesso di dedicare 10 secondi del suo intervento al fatto che il 29 dicembre la Presidente Bresso ha inviato una lettera al Presidente Ghigo e all'Assessore chiedendo di discutere il tutto, perché di riunioni ne erano state fatte "n" con l'Unione delle Province. Per cui 10 secondi potevano essere, per fedeltà di ricostruzione, dedicati anche a questo, ma non voglio entrare in questi particolari.
Noi riteniamo che si debba iniziare l'articolato, se la Giunta è d'accordo. Ovviamente ci riserviamo di andare in sintonia con quella che è la posizione della Giunta, ma riteniamo che la Giunta abbia quantomeno la stessa nostra urgenza di Consiglio di andare a finalizzare questo articolato affinché finalmente si possa concludere questa vicenda, che il Consigliere Vindigni ha ricostruito, certo, ma ci sarebbero parentesi tonde, quadre, graffe da aprire all'interno delle ore e ore di discussione.
Ho avuto modo di partecipare all'VIII Commissione e anche ad altre, ma soprattutto all'VIII, e di vivere sostanzialmente tutte le mezze giornate che sono state dedicate all'argomento, ma non voglio adesso andare a scandagliare e a ricostruire attraverso analisi dettagliate di questo tipo.
Noi ci auguriamo che iniziando l'esame dell'articolato, finalmente escano i concetti e le proposte concrete perché non occorre molto.
Se si ritiene che la filosofia che sottende al disegno di legge sia una filosofia di neocentralismo regionale, si presenti un emendamento che sblocchi questa situazione e che sposti il baricentro dall'altra parte. A questo punto, si discuterà e la Giunta assumerà una posizione. Finora di tutto questo non abbiamo visto nulla.
Quindi, vengano finalmente in superficie le eventuali proposte sintetiche - anche se stravolgenti la Giunta le esaminerà - perché neanche nei lunghi mesi durante i quali il discorso è stato trattato in Commissione è giunta una proposta precisa.
A questo punto, abbiamo deciso di dedicare la giornata odierna e quella di domani, fino alle ore 17, all'esame del disegno di legge. Nel frattempo vedremo cosa emerge e non ci presteremo ad aprire parentesi su psudo provvedimenti approvati all'unanimità perché nessuno dei presenti ha nulla da dire a parole, poi, nei fatti, giustamente, c'è sempre qualcuno che ha qualcosa da dire, perché come si fa a blindare un provvedimento affinch nessun Consigliere possa esprimere la propria posizione al riguardo? Questa è la nostra posizione e ritengo sia condivisa da tutta la maggioranza. Per quanto riguarda la Giunta, immaginiamo sia la posizione della stessa, per quanto ne sappiamo. Se ci fosse qualche virgola di differenza, eventualmente, la Giunta lo può dire, ma noi riteniamo che il percorso debba essere questo, al fine di conoscere le eventuali proposte di modifica e, quindi, poter riflettere, ragionare e atteggiarsi su queste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Sentendo quanto detto dal collega Gallarini, ho voluto rinfrescare la memoria chiedendo informazione agli uffici. In realtà, in una fase dei lavori della Commissione ho chiesto ai Gruppi di depositare gli emendamenti: la maggioranza ha presentato due o tre emendamenti e la minoranza ha presentato questo pacco di emendamenti, che ne comprende 280.
Quindi, il lavoro di merito era stato così chiesto e prodotto.
Dopodiché avevamo cominciato l'esame del provvedimento sostanzialmente, quando abbiamo acquisito il parere della Conferenza Regione-Autonomie locali ed eravamo arrivati - credo - al terzo o al quarto articolo, secondo l'ipotesi del testo di 132 articoli.
Francamente, ero atterrito al pensiero dell'arrivo alla fase relativa al territorio. Però, visto che la parte "territoriale" e la parte "servizi alla parola" è stata tolta, se questa era l'intenzione, probabilmente, a quest'ora, l'iter (compresa la gran parte degli emendamenti che riguardavano questa materia) in Commissione sarebbe stato concluso.
Comunque, ho voluto soltanto ricordare al collega Gallarini che gli emendamenti erano stati presentati e sono qui.



PRESIDENTE

Consideriamo l'intervento del Presidente di Commissione come un'integrazione al precedente intervento.
La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, alcuni giorni fa, sostenni che in democrazia l'unica cosa che conta sono i numeri: né la bellezza n l'intelligenza né le capacità, soltanto i numeri.
Questa mattina, pur rispettando questo principio secondo il quale la democrazia è basata sui numeri di volontà popolare, di volontà delegata, di volontà trasferita, nessuno ci vieta di applicare anche un altro principio secondo il quale su alcuni provvedimenti i numeri non sono sufficienti anche se la democrazia sui numeri vince sempre e io sono assolutamente d'accordo.
Credo che questo provvedimento sia stato perorato da parte delle Regioni e delle autonomie locali almeno da una decina di anni. Cioè invertire la scala dei valori che precedentemente faceva parte della filosofia generale del sistema legislativo, secondo il quale lo Stato era detentore di tutti i poteri e le autonomie locali avevano i poteri che venivano definiti dallo Stato.
Mi pare che questa volta con il grande sforzo della legge delega n.
59/95, del decreto legislativo n. 112/98 e degli altri decreti legislativi si sia invertita tale filosofia. Lo Stato stabilisce i propri compiti e trasferisce le rimanenti materie alle regioni e alle autonomie locali (tramite le regioni), con il provvedimento in discussione, perché è lì che c'è il rapporto con il cittadino. Non c'è un rapporto con il cittadino a livello dello Stato, anche se, in termini generali, lo Stato siamo noi. E' indubbio che il rapporto diretto con il cittadino sia a livello delle autonomie locali.
Credo che una delle filosofie portanti della legge delega n. 59/95 e del decreto legislativo n. 112/98 fosse far diventare la Regione l'organismo legislativo per eccellenza.
Anni fa - credo nel primo anno di legislatura - sostenni che i Consiglieri regionali dovevano essere chiamati deputati, perché sono deputati a legiferare, e non onorevoli. Poi, qualcuno ha travisato dicendo onorevoli - onorevoli sono i deputati della Camera e del Senato - ma erano deputati, come vengono chiamati nella Regione Sicilia - lì, forse, li chiamano anche onorevoli - e nella Regione Lazio.
In base a questo principio, all'inizio della discussione della legge n.
467, chiedemmo - su un'affermazione dell'Assessore Vaglio a illustrazione del disegno di legge - il trasferimento alle autonomie locali da parte della Regione - la previsione era dal 40 al 60%, ma era ancora in fase di definizione perché era la prima verifica del disegno di legge - del personale, quindi, di conseguenza, anche di una parte consistente del bilancio regionale.
Appena fu inviato in Commissione il disegno di legge n. 467, ricordando all'Assessore le affermazioni che lo stesso fece in quel momento, chiesi se era in grado di definire meglio, visto che lì erano già elencate ed era organizzato un certo sistema, la portata di questo disegno di legge per quanto riguarda il personale della Regione Piemonte e le poste di bilancio che metteva in essere la definizione di questo disegno di legge.
Non abbiamo mai ottenuto una risposta nel merito. Sarebbe stato un lavoro non da poco, ma nello svolgimento dell'iter chiedemmo un approfondimento perché è uno di quei disegni di legge che trasformano o almeno, danno un notevole contributo alla trasformazione in termini generali della Pubblica Amministrazione, in tutte le sue componenti partendo dalle Regioni, quale organo legislativo e arrivando alle province e agli enti locali, quali organi amministrativi.
Credo che spiacerebbe a chiunque trovarsi, come questa mattina, con uno smembramento totale del disegno di legge n. 467 senza averne avuto notizia in Commissione. Credo che ogni Consigliere regionale di maggioranza e di minoranza sia assolutamente padrone di tutta la materia - lo credo, almeno ma il sottoscritto, sicuramente, non è padrone di tutta la materia.
Ho condiviso la relazione svolta dal Presidente Vindigni, che è colui che si è dedicato maggiormente a questo compito, seguendo più da vicino tutta l'organizzazione della legge.
Visto che si è arrivati ad un stralcio, mi chiedo se, al di là dei numeri, non ci si possa appellare anche ad una deontologia. Il lavoro sulle parti rimaste potrebbe essere licenziato dalla Commissione competente in due settimane se, come è già stato chiesto dalla minoranza del Consiglio regionale, i singoli provvedimenti non venissero assegnati alle singole Commissioni per un approfondimento.
Continuo a insistere sul problema - lo hanno già fatto altri - per tentare di trovare una soluzione che regga e che permetta di apportare quelle modifiche in una discussione più semplice e dialettica all'interno della Commissione, senza impiegare più del tempo necessario, in modo che in due settimane il provvedimento potrebbe essere licenziato, portato in Consiglio e votato, con ampia soddisfazione.
Poi, magari, non si riuscirà a modificarlo, come ognuno di voi vorrebbe, per ogni singolo capitolo. Sono circa trenta le materie trattate dal decreto legislativo n. 112/98, quindi dal disegno di legge n. 467, e credo che la metà siano state stralciate dal disegno di legge originale e quindi, l'iter potrebbe essere assolutamente velocizzato con un approfondimento in Commissione che non ci costringa a misurarci su questo provvedimento soltanto sui numeri, perché sarebbe un delitto e una sottovalutazione dell'importanza del lavoro che stiamo svolgendo dell'importanza che ha avuto la legge delega n. 59/95 e i decreti legislativi conseguenti, quale il n. 112/98, che tratta una quantità enorme di materie, le più svariate. Successivamente, riprendendo le parti stralciate e facendo lo stesso iter, credo che in circa un mese si passi l'intero disegno di legge n. 467 in applicazione del decreto legislativo n.
112/98. Mi pare che sarebbe una saggia decisione.
Ha ragione la Consigliera Spagnuolo per quanto riguarda la fine vergognosa della Commissione Statuto - non sicuramente per i suoi Presidenti, ma credo per la volontà della Giunta di affossarla - che aveva già svolto un ampio iter e che avrebbe dato ampio fiato perché, già allora nello stesso Statuto, avevamo deciso di non rimanere soltanto all'interno dei poteri che ci venivano conferiti dalla Costituzione, ma guardare oltre e tentare di presentare proposte che stessero in piedi a Costituzione variata.
Questo non è stato possibile.
In questo momento, credo che, almeno in merito a questo provvedimento ci dovrebbe essere l'accortezza e il guizzo di intelligenza da parte del Consiglio regionale per procedere con un iter veloce, sicuramente non ostruzionistico, che veda impegnate a fondo le Commissioni competenti. In quindici giorni si potrebbe addivenire ad una soluzione soddisfacente non soltanto per quella parte di maggioranza che utilizzerà i propri voti per far passare tutti gli emendamenti e la stessa legge, ma che vede anche un contributo notevole da parte della minoranza.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore regionale

A nome della Giunta abbiamo attentamente considerato le osservazioni pervenute, anche da parte dell'opposizione.
Senza voler rifare tutta la storia, ampiamente illustrata dal collega Vindigni, dobbiamo manifestare le esigenze e ribadire - non giustificare il percorso già esternato in quest'aula, nella seduta precedente, dal Presidente Ghigo e dal collega Vaglio, resisi conto - molto francamente delle difficoltà ad esaminare in VIII Commissione, in un anno e mezzo, il disegno di legge n. 467, attuativo del decreto legislativo n. 112. Mi sia permesso rimarcare che è in attuazione di un decreto legislativo, perch anche il Governo nazionale ha definito il provvedimento con un decreto legislativo perché, se arrivava in aula con un provvedimento di questo genere, loro ben si rendono conto che non sarebbe mai uscito dal Parlamento.
Noi siamo l'esempio; siamo stati in Commissione due anni perché molte volte mancava il numero legale o, altre volte, perché non si riusciva ad ingranare. Questa situazione ha determinato la richiesta di passare in aula, ma anche con una considerazione di rispetto verso l'aula che io ritengo debba essere considerata dai colleghi, che è quella non di far passare tutto il blocco, ma di presentarci con quelle parti che riteniamo e sono le più urgenti peraltro con un atto di ulteriore disponibilità alla mediazione, un passo avanti della Giunta che ha accolto tutta una serie di osservazioni presentate dai colleghi del Consiglio regionale, dalle autonomie locali: Province, Comuni e Comunità montane.
Di qui il risultato di questo stralcio che ha, almeno per la parte relativa alle attività produttive, visto comunque una discussione anche in Commissione.
E' l'unica parte, perché sono i primi articoli, ma il collega Vindigni Presidente della Commissione, può darne atto: eliminato l'articolo sulle cave, sulla polizia locale, sulle torbiere, la parte relativa alle attività produttive ha avuto la discussione in VIII Commissione. Peraltro, con la mediazione delle parti. Si è ritenuto, infatti, di condividere le osservazioni che provenivano dai colleghi Consiglieri sia di concertazione presentazione del documento da parte della Giunta regionale, sia di consultazione da parte della competente Commissione del Consiglio regionale.
Quindi a questo punto ritengo che il problema sia seguire un metodo nell'esame del provvedimento.
Personalmente, poi su questo la Giunta dovrà riunirsi, anche gli stessi Capigruppo dovranno esprimersi, ma ritengo che si possa continuando la discussione in aula fornendo - esprimo una posizione personale - tutte le comunicazioni di chiarimento possibili, qualora non si volessero discutere in aula possono essere fornite come comunicazione in Commissione. Però noi dobbiamo iniziare l'iter di approvazione del provvedimento in aula, questo come dovere verso il mondo esterno, verso l'economia piemontese. Non ha senso - mi sia permesso di dirlo come Consigliere regionale, ed è una manifestazione di grande impotenza da parte di tutti - tenere il provvedimento in Commissione per un anno e mezzo e poi presentarlo in aula e chiedere il ritorno in Commissione. Probabilmente se questa mattina avessimo iniziato subito a discutere il provvedimento, invece di soffermarci sulla procedura, sugli articoli, forse alcune parti, quelle maggiormente condivise, potevano già essere approvate, per esempio l'art.
1, l'art, 2...



PRESIDENTE

Scusi, Assessore, stiamo innovando molto, ma la discussione generale sui provvedimenti la dobbiamo fare.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore regionale

Propongo di mantenere in aula il provvedimento, al limite con la riserva di esprimere comunicazioni o considerazioni in sede di Commissione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Siamo di fronte di un provvedimento molto importante; che sia stato a lungo all'esame dell'attività della Commissione direi che è abbastanza normale in quanto risponde alla dimensione e alla pluralità delle problematiche trattate.
A questo punto non penso sia utile respingere l'esigenza di ulteriori approfondimenti.
Se la preoccupazione - esprimo un'opinione che ho confrontato con qualche collega - è quella che il provvedimento venga incardinato - termine molto usato negli ultimi tempi - in aula, a questa preoccupazione si pu dare una risposta positiva. Nel senso che non ritengo che il provvedimento debba essere formalmente rinviato all'esame della Commissione.
Credo che il provvedimento possa rimanere iscritto all'o.d.g. dei lavori del Consiglio, come spesso è successo per altri provvedimenti meno importanti di questo.
Ci rendiamo perfettamente conto dell'importanza della materia; potremmo comunque concordare i tempi di approfondimento in Commissione. Mi sembra Assessore Pichetto - mi rivolgo anche all'Assessore Cavallera che ha già chiesto di intervenire per esprimere il proprio punto di vista - che questa potrebbe essere una strada che facilita il percorso.
Mi auguro che l'Assessore Cavallera, non evidentemente per auspicare contrasti nella Giunta, ma per ragione di semplice chiarimento, segua tale strada. Eventualmente, Presidente del Consiglio, si potrebbe convocare una Conferenza dei Capigruppo, anche breve, per definire i tempi della permanenza del provvedimento in Commissione. Non - ripeto - prevedendo che il provvedimento venga stralciato dall'o.d.g., ma consentendo che il provvedimento rimanga iscritto all'o.d.g. dei lavori del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Quante volte, in un periodo di profonde...



(Commenti del Vicepresidente della Giunta Masaracchio)



MONTABONE Renato

Se vuole dare la parola al Vicepresidente Masaracchio.



PRESIDENTE

Vi prego Consiglieri, il Presidente ha già difficoltà a dirigere i lavori.



MONTABONE Renato

Guardi che le difficoltà sono di tutti in quest'aula e non da adesso l'unico che non ha difficoltà è Salvemìni.



(Risate in aula)



MONTABONE Renato

Ripeto, quante volte ci siamo detti, in un periodo di consistenti riforme - che non so se ci faranno vivere un'epoca migliore rispetto al passato, ma certamente non possono farci vivere un'epoca peggiore della presente - che nella riforma di tutte le istituzioni, a cominciare dallo Stato centrale, ci voleva molto coraggio. Ricordo dei convegni sull'argomento, anche svoltosi in quest'aula, che rimarcavano come fintanto che lo Stato centrale non avesse avuto il coraggio di dire non quali erano le materie delegate, dal punto di vista legislativo, alle Regioni, ma quali erano le materie che teneva a sé, mentre tutte le altre venivano delegate alle Regioni.
Quante volte abbiamo detto che forse quest'epoca di grandi riforme non ci avrebbe portati ad alcun traguardo. Così come il legislatore regionale il Consiglio regionale, il Governo della Regione Piemonte e domani il Presidente della Regione Piemonte (eletto direttamente dai cittadini piemontesi) avrebbe dovuto sapere ed avere il coraggio di manifestare le materie che, dal punto di vista legislativo, teneva a sé, quindi stendere un piccolissimo elenco delle stesse, mentre tutte le altre sarebbero state delegate agli enti locali.
Esprimo questo pensiero perché sono certo che il futuro delle Regioni italiane sarà legato alla differenziazione, non dal potere legislativo centrale, ma in termini di competenze rispetto agli enti locali.
I cittadini della nostra regione non riescono a distinguere bene quali sono i compiti della Regione Piemonte, perché tutti considerano la Regione Piemonte come un grande Comune e la Provincia come un Comune un po' meno grande della Regione ed un po' più grande delle Città. Nessuno riesce a fare distinzione in merito ai compiti istituzionali che attualmente hanno le Regioni e che domani dovranno avere sempre di più, cioè il potere legislativo regionale su materie che non sono competenza dello Stato centrale.
Un po' di confusione l'ha fatta anche il Governo centrale quando istituendo la Conferenza Stato-Regioni, ha inserito in aggiunta anche le grandi città.
Questo è un segnale significativo perché ha creato confusione tra i poteri tipicamente amministrativi degli enti locali e i poteri legislativi dello Stato centrale e delle Regioni.
Questa è stata la prima confusione. Quindi, vedete che non ne faccio una questione di parte all'interno di questo Consiglio Regionale. Questa è stata la confusione creata dal Governo Prodi. Ad un certo punto, nella Conferenza Stato-Regioni si è creata ambiguità a causa di una sorta di coordinamento che lo Stato centrale voleva tenere a sé, rispetto alle grandi città e ai loro problemi, e dell'inserimento anche dello Stato delle Regioni, degli enti locali e delle grandi città.
Questa situazione può sembrare banale, invece è estremamente significativa, perché il futuro delle Regioni potrà non essere schiacciato e compresso fra lo Stato centrale, le grandi città e gli enti locali soltanto se saprà coordinare sotto il profilo legislativo gli enti locali stessi.
Noi abbiamo fatto un tentativo con la Conferenza Regioni-Enti Locali che però deve essere analizzato nel tempo.
Oggi, a ragion veduta, dopo un anno di funzionamento, possiamo dire che se il bel giorno si vede dal mattino, questa Conferenza ha sempre brutto tempo. Ho potuto assistere soltanto ad una Conferenza - noi non vi possiamo accedere, nel senso che non vi è un divieto ma non vi è neanche un invito tranne un'occasione in cui il Presidente della Commissione è stato invitato e, di conseguenza, sono stati invitati anche i Commissari presenti - e mai Conferenza riesce ad attribuire agli appartenenti alla Conferenza stessa la responsabilità di quello che dicono e di quello che chiedono. Tutto viene detto e verbalizzato, non vi è mai una votazione sul concreto e un'assunzione di responsabilità.
Questo cosa vuol dire? Vuol dire coordinare gli enti locali? Vi ricordate quando si diceva che si doveva modificare la legge elettorale perché il cittadino doveva conoscere a chi apparteneva la responsabilità e, se il Sindaco veniva eletto direttamente, si sapeva che gli sbagli erano del Sindaco? Invece, no. In questo caso, gli sbagli non li fa la Regione rispetto alle Conferenze che convoca per sentirsi dire dagli enti locali quello che si dice; non li fa il Governo regionale. Di qui la confusione dei cittadini tra le competenze di un Governo regionale e di un Consiglio regionale. Oggi, nella mentalità dei cittadini non c'è la distinzione delle competenze.
Perché non è il Presidente della Giunta regionale? Perché il Presidente della Giunta regionale ha sentito tutti. Non si è mai arrivati ad una votazione o ad una definizione del problema, però si sono sentiti tutti. La partecipazione allargata è per fare ciò che si vuole, senza mai arrivare ad una decisione che magari tenga in considerazione parti di maggioranza e di minoranza, perché su alcuni problemi non necessariamente tutti la devono vedere allo stesso modo.
Sono convinto che vi sia una profonda divisione all'interno degli enti locali, fra i Comuni e le Province, rispetto alle attribuzioni che i Comuni vorrebbero per loro e le Province, a loro volta, vorrebbero per sé. Per quando si chiede un parere alle Conferenze, il parere non può essere lanciato in aria e mai realizzato, sì da far capire anche ai legislatori regionali le volontà e le espressioni degli enti locali.
Come dicevo prima, mi sembra che, se ho capito bene, gli Assessori Pichetto e Cavallera, abbiano più competenza rispetto a queste materie perché, in passato, sono state le meno delegate. Poi, per esempio, leggo in merito al turismo - e ha ragione chi lo ha scritto - che gran parte delle competenze erano già state delegate in passato agli enti locali, non ultima la recente legge, non brillantissima, ma che ha effettuato delle deleghe sostanziali alle Province ed ai Comuni.
Detto questo, vista l'importanza del tema, se il Presidente della Giunta Regionale fosse presente - c'è il Vicepresidente - gli chiederei di dirci attraverso questo provvedimento quali sono le due o tre materie amministrative che, dal punto di vista legislativo, la Regione intende tenersi per delegare tutte le altre agli enti locali, per rendere operativa la distinzione fra l'ente locale (con poteri amministrativi) e l'ente regionale (con poteri di indirizzo).
Se chiedessi quali sono le uniche materie che si è tenuta a sé, perch hanno una valenza sovraprovinciale, perché hanno una valenza non delegabile dal punto di vista dei princìpi, cioè due o tre materie.
Meno il Presidente Ghigo che non il Vicepresidente Masaracchio, che invece, è presente...



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Masaracchio)



MONTABONE Renato

L'art. 6 si riferisce alla presenza del Vicepresidente.



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Masaracchio)



MONTABONE Renato

Non mi riferivo al Regolamento.
Assessore, le facevo un complimento rispetto al non complimento che facevo al Presidente Ghigo. Le facevo il complimento della presenza. Almeno quello della presenza.



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Masaracchio)



MONTABONE Renato

Ho sentito con attenzione, per esempio, l'intervento del Consigliere Miglietti, il quale accennava ad un fatto particolare.
Se le Regioni fossero veramente interessate alle proprie autonomie rispetto allo Stato centrale, in questi mesi, dovrebbero lavorare soltanto alla modifica del proprio Statuto.
Vicepresidente Masaracchio, pensi alla legge elettorale, che hanno fatto senza neanche chiederci il parere, che noi potremmo modificare.
Come si fa a fare una legge elettorale regionale senza chiedere il parere alle Regioni? L'hanno fatta senza chiederci il parere! Noi potremmo modificarla! Sapete come hanno fatto a non chiederci il parere? Ad un certo punto hanno scritto che le singole Regioni avrebbero potuto legiferare in materia elettorale con la modifica dei propri Statuti.
Se la Regione fosse seria e avesse voglia di chiedere l'autonomia, che in qualche modo deve essergli concessa, in questo momento, lavorerebbe per modificare il proprio Statuto prima ancora delle elezioni; invece, no.
Sapete cosa avete fatto voi? Avete smontato la Commissione Statuto qualche tempo fa.
Sapete perché? Perché, tolta una prima fase (quando era presieduta dall'Assessore Burzi e, poi, dalla collega Spagnuolo, in qualità di Vicepresidente), non vi siete neanche più messi d'accordo o non siete stati capaci di individuare una persona che potesse portare avanti questi temi fondamentali! Ho quasi terminato. E' giusto che lei mi inviti a terminare l'intervento, ma prima il Vicepresidente Masaracchio mi ha fatto perdere un po' di tempo e, quindi, me lo deve concedere in recupero.
Se questa fosse una Regione seria, chiederebbe con forza al Governo centrale di dire quali sono le materie che anche in termini legislativi intende tenersi. Dovrebbe avere il coraggio di dire quali materie intende tenere per sé e delegare tutte le altre agli enti locali.
Così non è perché questa Regione continua nel vizio di tutte le legislature precedenti, quindi non ne faccio una questione di parte, a voler tenere a sé i poteri amministrativi senza delegarli ai Comuni.
Ebbene, noi avremo una profonda divisione nel nostro Paese rispetto alle cose che ho detto. Avremo le divisioni dello Stato centrale con i Governi regionali, che non vedranno appagate le loro volontà e le loro autonomie; e avremo una profonda divisione tra le Regioni e gli enti locali (Province, Comuni ed altri) che non vedranno appagate le loro volontà autonomistiche, perché non si è stati capaci di buttare il cuore oltre l'ostacolo. Non si è stati capaci di pensare un pochino in nuovo. Il nuovo della politica non può essere tutto quello che è avvenuto in questi cinque anni in quest'aula. Il nuovo della politica vuol dire fantasia, capacità ed esperienza - che proprio qui non c'è.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore Regionale.

Inizierei con la considerazione secondo la quale, probabilmente, si deve mettere in discussione tutto l'impianto della riforma Bassanini perché, in questo caso, di cuore oltre l'ostacolo ne abbiamo visto poco. In sostanza, abbiamo avuto la proposta di attuare un federalismo amministrativo attraverso procedure molto pesanti e prevedendo una serie di tappe che mettono in luce la difficoltà in generale, non solo nella Regione Piemonte, ad attuare veramente quella che era la proposizione iniziale e non soltanto la questione, sulla quale sono d'accordo, sollevata dal Collega Montabone, dell'aver istituito la Conferenza Stato-Regioni-Province Enti Locali, che forse era stata pensata all'inizio per far litigare divide et impera dicevano gli imperatori romani - che poi si è trasformata in una situazione ingovernabile.
Non sfugge a nessuno che il provvedimento più importante della Bassanini, quello previsto dall'art. 7 del decreto legislativo n. 112/98 cioè la ricognizione delle risorse finanziarie, dei mezzi strumentali e del personale che deve essere trasferito, sostanzialmente, non è ancora stato definito.
Per cui ci troviamo veramente in una situazione di difficoltà e, oggi dopo quasi due anni dall'emanazione del decreto legislativo n. 112/98 possiamo cominciare a tirare qualche bilancio.
Certamente si deve partire dagli Statuti e dalla riforme costituzionali che mettono le Regioni nella condizione di decidere in piena autonomia l'articolazione del potere amministrativo all'interno dei propri territori avuto riguardo delle specificità e delle storie che contraddistinguono una Regione rispetto ad un'altra.
E' chiaro che noi siamo caratterizzati da 1200 Comuni, la Regione Lombardia da 1500-1600 Comuni, quindi abbiamo particolari problemi, quale il 50% di territorio montano e tante altre criticità che tutti ben conoscono perché sono parecchi anni che sono sulla scena politico amministrativa.
Quindi, credo che ce ne sia per tutti.
A mio avviso, la Regione Piemonte, per quanto riguarda l'approntamento dei provvedimenti, non è stata seconda a nessuno.
Devo dire che, vedendo complessivamente i provvedimenti via via definiti, vi è una progressiva tendenza a dare tassatività ad alcune scelte. Per esempio, richiamo l'art. 4 del provvedimento che stiamo discutendo, che prevede la tassatività delle competenze. Cioè, la Regione con questo e con altri provvedimenti stabilisce i propri compiti e ovviamente, affida tutto il resto agli enti locali; non in regime anarchico, è prevista poi la ricognizione con atto amministrativo, per certi princìpi sono posti.
Penso che non debba sfuggire a nessuno quel particolare emendamento all'art. 2, comma primo, dove si dice che l'effettivo esercizio, da parte degli enti locali, delle funzioni è stabilito con provvedimento successivo sentiti gli enti locali stessi.
La Conferenza - si potrà esprimere il giudizio che si vuole sulla Conferenza Regione-Enti Locali - è lo strumento di rapporto con gli enti locali.
Vi era una grande preoccupazione che, a volte, condizionava l'espressione di parere da parte degli enti locali, cioè che, all'indomani dell'approvazione di questa legge, si andasse subito in onda con le nuove competenze. Non può essere, perché ci si deve preparare, si devono espletare delle ricognizioni e stabilire dei percorsi pratici ed effettivi per poter trasferire queste competenze e non soltanto passare dei cerini accesi o delle patate bollenti da una mano all'altra.
Credo che il testo, così come viene presentato oggi, per quanto riguarda anche i suoi articoli di carattere generale, sia un testo che tranquillizza, che tiene conto anche dei rilievi critici che qui abbiamo ascoltato da parte di diversi colleghi e, soprattutto, tiene conto anche dei punti di vista manifestati all'interno della Conferenza Regioni-Enti Locali.
La Conferenza Regioni-Enti Locali non è un organismo qualsiasi, non pu dare soltanto un parere. Cioè: ha espresso un parere, obbligatorio ma non vincolante, l'aula come corpo legislativo è sovrana e il discorso andrà avanti. Mi sembra che nel testo del provvedimento i richiami alla Conferenza siano molteplici, ma, soprattutto, è importantissimo il comma primo dell'Art. 2.
Per quanto riguarda poi le questioni di merito e di mia competenza, è stato compiuto un ulteriore sforzo per quanto riguarda l'ambiente, le infrastrutture e la Protezione Civile per ridefinire chiaramente il ruolo in via generale della Regione, della Provincia, della Comunità montana, del Comune ed dell'Arpa, che, ovviamente, è un soggetto importante in materia ambientale.
Le attese e le sollecitazioni espresse dal collega Montabone, nello specifico, sono state accolte, così come, in sostanza, devo anche dire che in materia di ambiente, forse meno in materia di difesa del suolo, già nel passato, siamo ricorsi a deleghe generalizzate; tant'è che adesso abbiamo la possibilità di completarle al 100% per quanto riguarda i rifiuti e la qualità dell'aria, riservando proprio alla Regione i compiti legislativi di pianificazione e di programmazione che gli sono propri. Ovviamente demandando alle Province ciò che è inseribile nella pianificazione territoriale ed ambientale di loro competenza; ai Comuni e alle Comunità montane ciò che è trasferibile a loro in termini gestionali.
Non entro nel merito dello stralcio perché questa è una scelta politica complessiva del Presidente e collegiale della Giunta. Attenendomi alle materie residuali presenti all'interno del provvedimento, devo sottolineare che sono materie importanti perché, qualora non trovassero un'adeguata risposta da parte del Consiglio regionale, potrebbero crearsi situazioni pericolose - chiunque poi governerà dopo le elezioni amministrative soprattutto per quanto riguarda il dialogo con lo Stato e con le altre regioni, pensiamo, ad esempio, alla difesa del suolo per quanto riguarda il trasferimento delle competenze idrauliche dallo Stato alle Regioni, che necessiterà certamente anche di un'intesa interregionale, come introdotto dall'art. 55, comma secondo.
Quindi, per quanto mi riguarda, è un provvedimento limitato alle esigenze attivate dal decreto legislativo n. 112.
Si è evitato anche di appesantire troppo il provvedimento perch settorialmente dovranno essere approvati gli adeguamenti delle varie leggi di settore.
Per quanto mi riguarda, lo abbiamo già detto l'altra volta quando abbiamo parlato del CROP, si dovrà rivisitare tutta le legge regionale sui lavori pubblici - temi di lavoro per la prossima legislatura - la legge di difesa del suolo e di sistemazione idrogeologica, certamente, necessiterà di un aggiornamento.
Questo è importante perché qui definiamo ciò che svolge la Regione, la Provincia e il Comune.
Sono quotidianamente in contatto con le realtà rappresentative degli enti locali e delle province, con questo o con quell'altro Presidente. Ha ragione il collega Montabone quando dice che non tutti gli enti locali piemontesi sono all'unisono.
E' vero, ci sono diverse realtà, non perché vi sia un contrasto particolare di tipo pregiudiziale dal punto di vista politico, ma perché vi sono grandi e piccole province con alle spalle storie diverse.
Come potete notare, all'art. 56, in merito alla difesa del suolo abbiamo introdotto elementi di flessibilità e di gradualità nel conferimento delle funzioni di pianificazione - certamente, è più facile trasferirle, perché si integra il piano territoriale provinciale - e per quanto riguarda l'attuazione e la gestione della progettazione degli interventi di difesa del suolo, abbiamo previsto la possibilità, previo accordo di programma, di demandare tutti questi compiti. Quindi, credo sarebbe veramente grave se non riuscissimo ad approvare questo provvedimento.
Poi, è stato posto un problema: il metodo.
Mi sembra che la strada sia tracciata. Siamo in aula, c'è da fare un dibattito, si fa un dibattito generale e poi si entra nel merito dei singoli articoli.
Mi sembra che lo sfrondamento fatto dalla Giunta, che non è casuale aiuti la conclusione su certi temi - sui quali, a differenza di altri, si potrà riflettere più approfonditamente - che, se non approvati determinerebbero conseguenze negative. Pensiamo, ad esempio, alla possibilità di definire il demanio idrico o il demanio fluviale; qui, si deve legiferare. Ma, allora, è nostro o non è nostro? Viene conferito o non viene conferito? Noi abbiamo già fatto una serie incontri con le Intendenze di Finanza di tutto il Piemonte, ci stiamo organizzando, ma se poi viene meno l'ancoraggio dell'organo legislativo tutto cade. Pensiamo anche al periodo a cui andiamo incontro, che prevederà di fatto una stasi, e alle altre incombenze dell'inizio della legislatura, ci saranno altre attenzioni che riguarderanno lo Statuto e quant'altro.
Sarebbe positivo che da parte dei colleghi intervenisse una manifestazione di disponibilità a trovare una soluzione. Concordo con il collega Gallarini qualora la soluzione emergesse in termini chiari da un punto di vista metodologico e procedurale: siamo qui.
In assenza di definizioni assembleari, che non mi competono, poiché il provvedimento è nelle mani della Presidenza dei Capigruppo, concordo con quanto detto dal collega Pichetto: trattiamo materie che, non tanto per il risvolto con il mondo produttivo (per quanto riguarda le materie di mia competenza), ma per quanto riguarda i risvolti con il mondo amministrativo e a tutela degli interessi della Regione - intesa con la "R" maiuscola, in senso lato - presuppongono che si giunga al più presto ad una definizione.
Mi auguro che questo percorso vada in porto al più presto. L'importante è conoscere con precisione l'obiettivo che si deve perseguire, che è l'approvazione di questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore agli enti locali

Intervengo per concludere gli interventi relativi alla Giunta.
Non è sfuggito ai colleghi che la gestione di questo argomento, proprio su indicazione del Consiglio, è stata più che collegiale; è stata una gestione di gruppo dove ognuno degli Assessori competenti ha svolto la propria parte ed ha trattato - io direi concertato - con i soggetti delle deleghe la miglior forma.
Devo sottolineare che oggi in Consiglio regionale noi abbiamo a disposizione un testo coordinato con gli emendamenti che sono emersi come necessari, obbligatori, in alcuni casi, in ossequio alle leggi nazionali.
Quindi, è un testo coordinato di una certa qual snellezza.
La prima parte comprende le disposizioni generali concordate e discusse per oltre un anno in VIII Commissione. Sono cose note che abbiamo discusso tra di noi, che abbiamo assimilato, e che, ormai, abbiamo, se non completamente condiviso, per lo meno, completamente compreso.
La seconda parte riguarda lo stralcio vero e proprio esclusivamente in ordine alle materie improrogabili, perché sono quelle materie che, in carenza regionale dal punto di vista legislativo, saranno oggetto di provvedimento di commissariamento da parte del Governo, che mi auguro nessuno di noi voglia.
In sede di conferenza permanente, l'unico aspetto chiaro emerso riguarda gli argomenti sui quali vogliamo rapidamente legiferare. Gli argomenti identificati riguardano lo sviluppo economico, le attività produttive, l'ambiente, la formazione professionale e la polizia amministrativa.
Oggi, disponiamo di un testo che - per carità, discutibilissimo dichiara la precisa volontà regionale di legiferare e di non cedere alle spinte corporativistiche che, sovente, sono arrivate in fase di concertazione.
Dobbiamo dire chiaramente che gli enti locali non sono - compresi noi stessi - ancora maturi per una forma evoluta di concertazione. Non lo siamo ancora o non lo siamo ancora al meglio, per cui alcuni attriti o alcune ruggini possono emergere nel corso delle sedute della Conferenza.
Questo non significa che, se il buongiorno si vede dal mattino, in Conferenza tuona dal mattino alla sera. Non è così. La Conferenza sta operando, sta operando bene, le spinte corporativistiche stanno diminuendo e il livello di responsabilità di chi partecipa a questo sistema concertativo è in costante aumento.
Devo dire che noi, membri della Giunta, operando in modo sinergico lavorando in squadra, creando una équipe che doveva arrivare al testo coordinato, ci siamo resi conto della difficoltà di intervenire su questi argomenti; ma ci siano anche resi conto che non esistono argomenti di competenza esclusiva.
Per cui la Regione non ha rinunciato ad esprimere gli argomenti di sua esclusiva competenza, ma ha voluto esprimere sui singoli argomenti trasferiti dalle leggi nazionali quale doveva essere il livello di competenza da parte della Regione, quale doveva essere il livello gestionale e come poteva essere suddiviso.
Colleghi, credo che il documento che la Giunta chiede venga immediatamente discusso, articolo per articolo, dal Consiglio sia un documento che risponde ai canoni della legge n. 59, ai canoni della legge regionale n. 34, che noi abbiamo voluto, ed è un documento che respinge alcune facili conclusioni a cui sono arrivati certi soggetti.
Non più tardi di questa mattina, leggevo su un giornale delle organizzazioni professionali agricole che la concertazione è cosa morta e che le conferenze non servono.
Noi crediamo che la concertazione sia il metodo più moderno per arrivare ad elaborare dei testi legislativi condivisi ed utili; che i momenti di incontro tra i singoli soggetti siano fondamentali, purch rimangano chiare le competenze di ognuno, e che chi viene consultato non pretenda di diventare legislatore e chi è legislatore non pretenda di diventare l'avvocato del diavolo.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
Chiudiamo i lavori della mattinata, riprenderemo oggi pomeriggio alle ore 15.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.15)



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